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la figlia cristiana provveduta - Don Bosco

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<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> - La Figlia Cristiana <strong>provveduta</strong> [4a edizione]<br />

Dobbiamo qui ripetere riguardo all’esame che non basta esporre semplicemente il<br />

peccato, ma dobbiamo dire il numero delle volte, che abbiamo commesso questo o quell’altro<br />

peccato. Per esempio non basta dire: ho fatto cattivi discorsi, ma dire il numero delle volte che<br />

furono fatti. In quanto poi al peccato di scandalo dobbiamo esaminarci in partico<strong>la</strong>re e riflettere,<br />

se i nostri discorsi, le nostre parole, le nostre azioni furono ad altri occasione di peccato. Perciò<br />

quante sono le persone, che ascoltarono quei discorsi, altrettanti sono i peccati di scandalo, di cui<br />

dobbiamo accusarci. Che se non ci siamo mai esaminati così pel passato, dobbiamo darci <strong>la</strong><br />

massima sollecitudine di farlo presentemente, {105 [283]} chiedere sopra di ciò consiglio al<br />

confessore, e se egli lo giudica bene, anche rifare le confessioni passate.<br />

Fatto l’esame dobbiamo eccitarci ad un vero dolore; quindi mettendoci al<strong>la</strong> presenza di<br />

Dio faremo <strong>la</strong> preghiera seguente:<br />

Atto di pentimento.<br />

Eccomi, o mio Dio, innanzi a voi ripiena di confusione e di rincrescimento per avervi<br />

offeso. Ahimè! le mie iniquità mi circondano, <strong>la</strong> loro immagine mi angustia, <strong>la</strong> loro moltitudine<br />

mi spaventa. Oh non le avessi mai commesse! Oh non mi fossi mai staccata dall’osservanza del<strong>la</strong><br />

vostra santa legge! Io vi ho offeso, mio buon Dio, ed ho corrisposto al vostro amore col<strong>la</strong> più<br />

nera ingratitudine. Ho oltraggiata <strong>la</strong> vostra giustizia. O mio Dio, quanto mai è amara <strong>la</strong> memoria<br />

de’miei peccati! Quanto mi rincresce di averli commessi! Ah! Signore d’infinita bontà, e degno<br />

per voi medesimo di essere amato da ogni cuore e sopra ogni cosa, io vi domando perdono. Il<br />

sangue di G. C. sparso per me sul<strong>la</strong> croce chiede al trono vostro pietà e misericordia. Deh!<br />

ascoltate, o mio Dio, le voci di questo Sangue divino, e perdonatemi. Io non vi offenderò mai<br />

più, sono disposta di perdere ogni cosa del mondo piuttostochè ritornare ad offendervi. Vi<br />

prometto di fuggire il peccato e le occasioni di {106 [284]} peccare: abbandonerò quei luoghi,<br />

quelle amicizie, quelle compagnie che pur troppo furono <strong>la</strong> cagione delle mie ricadute nel<br />

peccato. Voi, o Dio di bontà e di misericordia, avvalorate questi miei proponimenti col<strong>la</strong> vostra<br />

grazia, da cui dipende tutta <strong>la</strong> mia forza e <strong>la</strong> speranza di perseverare nel bene. Vergine<br />

immaco<strong>la</strong>ta, cara madre del mio Gesù, s. Giuseppe, s. Luigi Gonzaga, ottenetemi in questo<br />

momento le grazie necessarie per fare una buona Confessione.<br />

Del<strong>la</strong> Confessione.<br />

La confessione sacramentale è un’accusa che fa il penitente dei propri peccati ad un<br />

confessore approvato per riceverne l’assoluzione.<br />

I caratteri che devono accompagnare questa, accusa dei peccati sono: l’integrità, l’umiltà<br />

e <strong>la</strong> sincerità.<br />

Integrità. Non si taccia mai alcun peccato mortale, nè per negligenza, nè per vergogna.<br />

Tacendo volontariamente un peccato mortale, invece di ricevere un sacramento, che scancel<strong>la</strong> i<br />

peccati, si commetterebbe un sacrilegio. Che disgraziatamente per rossore od anche per<br />

dimenticanza avesse tra<strong>la</strong>sciato qualche peccato, prima di ogni altra cosa se ne accusi in questa<br />

confessione, e se il confessore lo giudica a proposito rifaccia le sue confessioni fino a quel<strong>la</strong>, in<br />

cui si è taciuto o dimenticato qualche peccato.<br />

Umiltà. Un sentimento di umiliazione e di con fusione deve essere proprio di chi si<br />

presenta {107 [285]} in forma di reo al suo giudica, e in faccia a colui che tiene luogo di Dio<br />

sopra <strong>la</strong> terra.<br />

Sincerità. Si manifestino i peccati schiettamente e senza scusa. Si sfugga <strong>la</strong> prolissità nel<br />

dire, l’apporre ad altri <strong>la</strong> cagione dei propri mancamenti. Confessiamo i peccati certi come certi,<br />

e i dubbi come dubbi.<br />

Giova qui richiamare a memoria il grande segreto del<strong>la</strong> confessioni! Il confessore non<br />

può dire ad altri alcuna delle cose udite in confessione: nè può servirsene per se stesso, si<br />

trattasse anche di liberare si od altri dal<strong>la</strong> morte. Queste cose ci devono inspirare grande<br />

www.donboscosanto.eu 43/263

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