la figlia cristiana provveduta - Don Bosco
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<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> - La Figlia Cristiana <strong>provveduta</strong> [4a edizione]<br />
Le disposizioni necessarie per fare una buona confessione sono: Esame, Dolore,<br />
Proponimento, Confessione e Penitenza. Le più importanti sono il dolore o contrizione e il<br />
proponimento.<br />
1. La contrizione è un dolore dell’animo ed una detestazione dei peccati, almeno dei<br />
mortali, che furono commessi, con una ferma risoluzione di non più commetterli per l’avvenire.<br />
Senza <strong>la</strong> contrizione Iddio non concede mai ad alcuno il perdono dei peccati. Questo<br />
dolore deve essere interno, soprannaturale, sommo ed universale.<br />
2. Deve essere interno; perciò non basta recitare <strong>la</strong> fomo<strong>la</strong> dell’atto di contrizione; ma<br />
bisogna avere nel cuore un vero dolore, un vero dispiacere di aver offeso Dio.<br />
3. Deve essere suprannaturale, vale a dire eccitato dal<strong>la</strong> grazia dello Spirito Santo e<br />
concepito per motivi suggeriti dal<strong>la</strong> fede. Così quando si detesta il peccato, perchè ci ha<br />
cagionato {100 [278]} qualche disgrazia temporale, un castigo, una ma<strong>la</strong>ttia, <strong>la</strong> perdita di<br />
qualche bene terreno, non sono motivi sufficienti ad un atto di contrizione che valga ad ottenerci<br />
il perdono dei peccati. Bisogna pertanto pentirci perchè il peccato ha offeso gravemente Iddio, ci<br />
ha fatti indegni del paradiso e meritevoli dell’inferno.<br />
A fine di eccitarci al pentimento giova molto considerare, che col peccato abbiamo offeso<br />
Iddio, che è nostro padrone, a cui noi dobbiamo obbedire. Che Dio è infinitamente buono è<br />
nostro Creatore, nostro Padre, nostro Salvatore, che ci ha comperati col prezzo del suo Sangue.<br />
La contrizione perfetta è il dispiacere di aver offeso Dio, perchè egli in se stesso è infinitamente<br />
perfetto e infinitamente degno del nostro amore.<br />
Questa contrizione, se è in grado perfetto e congiunta a vivo desiderio del sacramento,<br />
quando questo non si potesse veramente ricevere, basta per ottenerci da Dio il perdono, ma con<br />
obbligo di confessarci poi quando si possa.<br />
Dobbiamo eziandio fare riflessione sopra i castighi meritati pel peccato, il paradiso<br />
perduto, l’inferno meritato. Questi motivi devono eccitare nel nostro cuore un vero dolore del<br />
peccato, senza cui Dio non perdona mai.<br />
4. Il dolore del peccato mortale deve essere sommo; vale a dire il più grande di tutti i<br />
dispiaceri; imperciocchè il peccato mortale è il più grande di tutti i mali, in quanto che offende<br />
Iddio, e fa un grandissimo torto a noi medesimi.<br />
Dobbiamo adunque essere più afflitti dell’offesa fatta a Dio, che di tutti i mali del mondo.<br />
{101 [279]}<br />
Tuttavia non è necessario che noi versiamo <strong>la</strong>grime, come facciamo talora per altri mali;<br />
basta che il nostro dolore sia sommo, avuto riguardo, che abbiamo offeso <strong>la</strong> somma maestà e<br />
bontà di Dio da stimarsi e da amarsi più di tutte le altre cose.<br />
5. Questo dolore deve essere universale, cioè estendersi sopra tutti i peccati mortali<br />
commessi. Se ce ne fosse un solo, di cui non si avesse questa contrizione, Iddio non<br />
perdonerebbe nè questo, nè gli altri, perchè un solo peccato mortale merita e attira sopra di noi<br />
l’inimicizia di Dio.<br />
6. Bisogna che il dolore sia congiunto ad un fermo proponimento, ossia ad una promessa<br />
o risoluzione di voler piuttosto morire, che ricadere in alcun peccato mortale: senza di ciò non si<br />
ottiene il perdono. La mancanza di questa risoluzione è una prova evidente, che non vi è il vero<br />
dolore; imperciocchè se siamo veramente pentiti di aver fatto un male, dobbiamo essere decisi di<br />
non più commetterlo in avvenire per qualsiasi ragione.<br />
7. Se questa risoluzione è ferma, presto si vedranno abbandonate le occasioni, che<br />
possono condurre al peccato mortale, poichè chiunque si ponga volontariamente nel pericolo di<br />
peccare, è già reo di peccato. Un segno evidente di questo dolore si è quando succede al<strong>la</strong><br />
confessione un cangiamento interno ed esterno; quando si soddisfa al<strong>la</strong> giustizia di Dio col<strong>la</strong><br />
penitenza, o con altre buone opere; si riparano i danni cagionati al prossimo nell’onore, nel<strong>la</strong><br />
roba o nel<strong>la</strong> persona, e si pone pronto rimedio agli scandali dati. {102 [280]}<br />
8. L’assoluzione, per cui riceviamo il perdono dei peccati, non si riceve se non quando il<br />
confessore, dopo di aver udita tutta <strong>la</strong> confessione, pronunzia le parole che diconsi sacramentali.<br />
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