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la figlia cristiana provveduta - Don Bosco

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<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> - La Figlia Cristiana <strong>provveduta</strong> [4a edizione]<br />

sua deso<strong>la</strong>zione dirà: Addio, compagne; addio, amiche, che abitate nel regno del<strong>la</strong> gloria; addio,<br />

padre, madre, fratelli, sorelle; voi godrete per sempre, io sarò per sempre tormentata. Addio,<br />

Angelo Custode, Angeli e Santi tutti del Paradiso; io non vi rivedrò mai più. Addio, o Salvatore;<br />

addio, o Croce santa; addio, o Sangue sparso invano per me, io non vi rivedrò mai più. In questo<br />

momento io cesso di essere <strong>figlia</strong> di Dio, e sarò per sempre schiava dei demonii nell’inferno.<br />

Allora quest’anima infelice viene abbandonata nelle mani dei demonii, i quali <strong>la</strong> strascinano, <strong>la</strong><br />

urtano e <strong>la</strong> fanno piombare in quegli abissi di pene, di miserie e di tormenti eterni.<br />

Non temi per te una simile sentenza? Ah per amor di Gesù e di Maria! preparati con<br />

opere buone a procurarti <strong>la</strong> sentenza favorevole, e ricordati che quanto più spaventa <strong>la</strong> sentenza<br />

proferita contro del peccatore, altrettanto sarà conso<strong>la</strong>nte l’invito, che Gesù farà all’anima che<br />

visse <strong>cristiana</strong>mente. Vieni, dirà, vieni al possesso del<strong>la</strong> gloria, che ti preparai. Tu mi sei stata<br />

fedele nel poco, ora godrai molto in eterno: Intra in gaudium Domini tui. - Gesù mio, fatemi<br />

grazia che io possa essere una di queste benedette. Vergine Santissima, aiutatemi voi;<br />

proteggetemi in vita ed in morte, e specialmente quando mi presenterò al divin vostro Figlio per<br />

essere giudicata. {46 [224]}<br />

Giovedì. Dell’Inferno, e dell’eternità delle pene.<br />

1. L’Inferno è un luogo destinato dal<strong>la</strong> Divina Giustizia per punire con supplizio eterno<br />

quelli che muoiono in peccato mortale. La prima pena che i dannati patiscono nell’inferno si è <strong>la</strong><br />

pena dei sensi, che sono tormentati da un fuoco orribile che brucia sempre senza mai diminuire.<br />

Fuoco negli occhi, fuoco nel<strong>la</strong> bocca, fuoco in ogni parte. Ogni senso patisce <strong>la</strong> propria pena. Gli<br />

occhi sono accecati dal fuoco e dalle tenebre, atterriti dal<strong>la</strong> vista dei demonii e degli altri dannati.<br />

Le orecchie giorno e notte non odono che continui urli, pianti e bestemmie. L’odorato è in<br />

sommo abborrimento pel fetore di quello zolfo e bitume ardente, che li soffoca. La bocca è<br />

crucciata da ardentissima sete e fame canina: famem patientur ut canes. Il ricco Epulone dal<br />

mezzo di quei tormenti alzò uno sguardo e chiese per somma grazia una picco<strong>la</strong> goccia d’acqua<br />

per temperare l’arsura del<strong>la</strong> sua lingua, e una goccia d’acqua gli fu negata. Onde quegli<br />

sventurati in mezzo alle ardenti fiamme, arsi dal<strong>la</strong> sete, divorati dal<strong>la</strong> fame, tormentati dal fuoco,<br />

piangono, ur<strong>la</strong>no e si disperano. Oh inferno, inferno, quanto sono infelici quelli che vi cadono!<br />

Che dici, o <strong>figlia</strong>, se avessi a morire in questo momento, dove andresti? Se ora non puoi reggere<br />

un dito sopra il lume di una cande<strong>la</strong>, non puoi soffrire una scintil<strong>la</strong> di fuoco sul<strong>la</strong> mano senza<br />

gridare, come potrai reggere tra quelle fiamme per tutta l’eternità? S. Caterina da Siena<br />

desiderava {47 [225]} di essere collocata da Dio sul<strong>la</strong> bocca dell’inferno per impedire col<strong>la</strong> sua<br />

persona che nessuno vi entrasse più e diceva: se i poveri peccatori vedessero <strong>la</strong> minima di quelle<br />

pene che ho veduto io nell’inferno, eleggerebbero di patire dieci volte <strong>la</strong> morte del corpo, se<br />

fosse possibile, anzichè una minima particel<strong>la</strong> di quelle pene per un giorno solo.<br />

2. Considera, o anima <strong>cristiana</strong>, il rimorso che proverà <strong>la</strong> coscienza dei dannati. Essi<br />

soffriranno un inferno nel<strong>la</strong> memoria, nell’intelletto, nel<strong>la</strong> volontà. Si ricorderanno<br />

continuamente del motivo, per cui si sono perduti, cioè per un piacere, per un momento di<br />

vanagloria, per uno sfogo di passione; questo è quel verme che non muore mai: vermis eorum<br />

non moritur. Penseranno al tempo, che loro fu dato da Dio per riparare al<strong>la</strong> loro eterna<br />

perdizione, ai buoni esempi delle compagne, ai propositi fatti e non eseguiti. Penseranno alle<br />

prediche udite, agli avvisi del confessore, alle buone inspirazioni di <strong>la</strong>sciare il peccato, e vedendo<br />

che non vi è più rimedio manderanno urli disperati. La volontà non avrà mai più niente di quello<br />

che vuole, e al contrario patirà tutti i mali. L’intelletto conoscerà il gran bene che ha perduto.<br />

L’anima separata dal corpo e presentata al divin tribunale ha visto <strong>la</strong> bellezza di Dio, conobbe<br />

tutta <strong>la</strong> sua bontà, contemplò per un istante lo splendore del Paradiso, udì i canti dolcissimi degli<br />

Angeli e dei Santi. Ed ahi! che dolore vedendo che tutto ha perduto per sempre! Chi potrà mai<br />

resistere a tali tormenti!<br />

www.donboscosanto.eu 19/263

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