Guida del Golfo dei Poeti - Turismo Cultura Commercio - La Spezia

golfo
dei poeti
La Spezia
Lerici
Porto venere
STORIA • ARTE • NATURA • ESCURSIONI • GASTRONOMIA
€ 4,00 (i.i.)

La Spezia
RONCO SCRIVIA
TORRIGLIA
CICAGNA
NERVI
RECCO
S. MARGHERITA CHIAVARI
PORTOFINO
SESTRI LEVANTE
VARESE LIGURE
DEIVA MARINA
LEVANTO
MONTEROSSO LA SPEZIA
RIOMAGGIORE
PORTO VENERE
SARZANA
LERICI
Un po’ di storia
Posta al centro del golfo che dalla città prende il
nome, la Spezia ha volto moderno ma cuore antico.
Se è pur vero, difatti, che la città che oggi balza
maggiormente agli occhi è quella datata all’Otto e
Novecento, secoli in cui conobbe una grande, smisurata
crescita, la Spezia ha la sua prima attestazione
documentaria già nel XII secolo. A metà del XIII secolo
Nicolò Fieschi la elegge capitale della sua breve
signoria, fondata nel tentativo di contrastare la politica
ghibellina di Genova. Sconfitto Nicolò e tramontato il
sogno di una signoria autonoma, la Spezia dal 1273
entra nell’orbita genovese, divenendo nel 1343 sede di
podesteria, di vicariato nel 1371 e nel 1575 di capitanato.
Cresciuta pertanto placidamente in seno alla
capitale, conosce un momento di svolta fondamentale
nel corso dell’Ottocento, dapprima grazie ai progetti
redatti dagli ingegneri napoleonici, che intuivano
informazioni
e numeri utili
Comune della Spezia
Piazza Europa, 1
tel. 0187.7271
ufficio URP – tel. 0187.727457
urp@comune.sp.it
Ufficio Turismo del Comune
della Spezia
Via Fiume, 207
tel. 0187.745627
fax 0187.745643
www.comune.sp.it
cavallini.turismo@comune.sp.it
Azienda di promozione
turistica Cinque Terre e Golfo
dei Poeti – Ufficio IAT
Viale Mazzini, 45
tel. 0187.770900
www.aptcinqueterre.sp.it
info@aptcinqueterre.sp.it

LA SPEZIA
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Veduta notturna della Spezia e del golfo verso ponente
nella vastità articolata del suo golfo le intrinseche qualità
militari – l’Imperatore vagheggiava di fondare su
queste rive una città grandiosa che portasse il suo
nome –, quindi nella seconda metà del secolo quando
i Savoia impiantano effettivamente il grande cantiere
del Regio Arsenale. Il sogno di Napoleone diviene pertanto
la certezza di Cavour, che negli anni Sessanta del
XIX secolo realizza l’Arsenale Militare e le opere ad
esso collegate, affidandone la progettazione a
Domenico Chiodo. Nasce la Spezia moderna, che si
adegua alla città militare, sostituendosi e sovrapponendosi
al nucleo storico. I grandi viali alberati, i porticati,
le vie spaziose e ortogonali, funzionali alle esigenze
militari, ampliano le dimensioni della città. La città del
Novecento, capoluogo di provincia nel 1923 e sede
diocesana dal 1929, nella morbidezza del Liberty e nei
fragori del Futurismo sembra infine identificare il profilo
del suo volto moderno.
Dal dopoguerra in poi, profondamente ferita dai bombardamenti,
la Spezia ha avviato un processo di ricostruzione,
non solo materiale, ma anche di identità,
che ha nel recupero del nucleo antico, nel ricco percorso
museale e nella valorizzazione del rapporto col
mare i suoi punti di forza.

LA SPEZIA
Una visita
al centro storico
Scorcio della città dal mare
Il monumento più
rappresentativo
dell’abitato storico è
certo il castello di San
Giorgio, oggi sede delle
Civiche Collezioni
Archeologiche. Alto
sulla città, il castello è
un interessante
esempio di opera
fortificata, costruita e
Il castello di San Giorgio
ampliata a più riprese,
a partire dal XIII secolo
fino al XVII. Dalle sue
terrazze è possibile
osservare l’ampio
panorama del golfo
e della città.
Nella sottostante piazza
Sant’Agostino spicca la
cortina muraria continua
formata dai palazzi
barocchi, edificati a loro
volta su precedenti case
torri di fondazione
bassomedievale, nate
con ovvie funzioni
difensive. Nella palazzata
emerge fra tutti, anche
per il recente restauro,
il palazzo già abitato
dalla Contessa di

La Spezia
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Andrea della Robbia,
L’incoronazione della Vergine
Castiglione, nata
marchesa Oldoini, oggi
di proprietà De Nobili.
Decentrata rispetto alla
piazza, in posizione
nascosta, la chiesa
dei Santi Giovanni e
Agostino, nata come
oratorio per la cura dei
defunti, assomma nel
titolo la dedica del
perduto convento degli
Agostiniani, che era
posto nella parte
superiore della piazza.
Sulla moderna piazza
Beverini, che si apre
dove dal Medioevo
esisteva l’originaria
piazza del Comune,
la chiesa di Santa Maria,
di origine gotica, in gran
parte ridisegnata nel
corso del Rinascimento
e quasi interamente
ricostruita dopo i danni
della seconda guerra
mondiale, conserva
all’interno numerose
opere d’arte, fra le quali
si segnala la terracotta
invetriata raffigurante
L’incoronazione della
Vergine di Andrea della
Robbia, la tela
raffigurante Il martirio di
San Bartolomeo di Luca
Cambiaso, e
l’importante Crocifisso
ligneo eseguito attorno
alla metà del
Quattrocento da un
anonimo maestro di
probabile cultura ligurepiemontese,
posto
nell’omonima attigua
cappella.
Proseguendo in
direzione monte lungo la
via Prione si incontrano
piazza Garibaldi e piazza
Saint Bon. Il viale
Garibaldi nasce come
arteria militare, costruita,
al pari delle vie ideate a
La passeggiata Morin
reticolo con tale
funzione, a spese della
regia Marina. Progettato
negli anni Settanta
dell’Ottocento si
conclude nella piazza,
importante snodo di
raccordo fra la città
storica e le nuove
necessità militari, che
vedevano realizzata la
possibilità di collegare
velocemente tramite
questo tracciato
l’Arsenale Militare con
la stazione ferroviaria.
La piazza, recentemente
pedonalizzata, si apre
intorno alla fontana
centrale.

La Spezia
Il liberty e la Città
del Novecento
Non distante dalla piazza, lungo il viale, spicca la chiesa
di Nostra Signora della Neve progettata nel
1901 da Giuseppe Ferrari D’Orsara: a pianta basilicale e
rialzata su un alto podio sul rettifilo del viale Garibaldi, appare
decorata da ornamentazioni di gusto neomedievale.
In direzione di piazza Saint Bon e di via Spallanzani sono
di notevole interesse alcuni edifici liberty, progettati all’inizio
del XX secolo: si segnalano in particolar modo il
palazzo Bianchi Cavallo, edificato fra il 1904-1906, il palazzo
Castrucci, in via Spallanzani 14, del 1903, e in via
Cappellini 9 l’elegante palazzo Campodonico, del 1909,
tutti progettati da Vincenzo Bacigalupi.
Non lontano è posto il quartiere Umbertino, sorto alla
fine dell’Ottocento al fine di fornire gli alloggi indispensabili
alle genti qui giunte per l’Arsenale. Di impianto ortogonale,
è posto nella porzione a monte di corso Cavour,
compreso fra la stazione ferroviaria e la caserma Duca
degli Abruzzi.
Episodio notevole nell’urbanistica di fine secolo, utile a risolvere
i problemi igienici conseguenti l’aumento demografico
smisurato, il quartiere ha il suo cuore nella piazza.
Su questa, al centro della quale è posta la fontana di Mirko
Basaldella iniziata nel 1955, si affaccia la chiesa di Nostra
Signora della Scorza. Notevole all’interno il seicentesco
dipinto rappresentante L’educazione della Vergine di
Giovanni Andrea De Ferrari.
Il retro del Teatro Civico su corso Cavour
Lampione floreale in piazza Verdi
VILLA MARMORI
La villa urbana voluta
dalla famiglia Marmori
nel 1923 è stata
progettata da Franco
Oliva ed edificata in una
porzione urbana di
particolare prestigio,
nell’ambito di un vasto
progetto di lottizzazione
delle proprietà dei
marchesi Oldoini.
Gli affreschi ed i pannelli
dipinti che ancor oggi
ornano la villa si devono
a Luigi Agretti, mentre le
tele, appositamente
commissionate per le
sale di rappresentanza a
Discovolo e a Ferri, non
sono più conservate
all’interno della casa.
I ferri battuti, in gran
parte ancora presenti,
sono invece riconducibili
al catalogo di
Mazzuccottelli.
Di particolare pregio
le vetrate di Beltrame,
che dotano di luce
filtrata gli ambienti della
villa. La villa è sede, dal
1984, del Conservatorio
di Musica oggi intitolato
a Giacomo Puccini
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La Spezia
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Un patrimonio
d’eccezione:
il percorso museale
La Spezia custodisce
un interessantissimo
patrimonio museale,
arricchito e
particolarmente
valorizzato negli ultimi
anni. Per lungo tempo
unica sede museale
pubblica dell’intera
Lunigiana, alle collezioni
storiche, sia di carattere
archeologico e artistico
che etnografico e
naturalistico, si sono
aggiunte ultimamente
importanti donazioni
private.
Il Museo “Lia”, nato nel
1996 in seguito alla
donazione che Amedeo
Lia e la sua famiglia
hanno compiuto al
comune della Spezia,
è ospitato nel
seicentesco complesso
conventuale dei frati di
San Francesco di Paola
posto lungo la via Prione,
per l’occasione
recuperato ed adattato
all’esigenze
i allestimento.
Gli importanti nuclei
collezionistici
costituiscono un
seducente viaggio nella
storia dell’arte: dipinti dal
XIII al XVIII secolo, e fra
questi opere di Pietro
Lorenzetti, Matteo
di Giovanni,Tiziano,
Tintoretto, Pontormo,
avori, smalti, miniature,
bronzi, oreficerie, sculture
in marmo e terracotta,
vetri e cristalli di rocca..
Attigua al Museo “Lia”
la Palazzina delle Arti è
sede della Biblioteca
speciale d’Arte e
Archeologia con annessi
laboratori didattici,
dell’esposizione
permanente della
collezione dei sigilli, di
spazi destinati a mostre
temporanee e a
convegni. Il Museo del
Sigillo deriva dalla
donazione dei coniugi
Capellini e raccoglie
oggetti di epoca e
provenienza molto
lontane, da quelli
dell’antico Egitto a matrici
prodotte in Cina,Tibet
e Nepal, per giungere ai
sigilli occidentali, datati dal
Medioevo al Novecento.
Nel restaurato castello,
si diceva, i reperti ordinati
costituiscono un
indispensabile percorso
per conoscere la
frequentazione e l’uso del
territorio lunigianese a
partire dalla Preistoria per
giungere all’Età medievale.
I due nuclei principali del
museo sono senz’altro
rappresentati dal gruppo
delle enigmatiche statue
stele e dalla collezione
Fabbricotti, vale a dire la
vasta raccolta di materiale
romano proveniente da
Luni e già appartente alla
famiglia Fabbricotti.
Dalle terrazze del
Castello, animate da
manifestazioni estive, lo
sguardo giunge a
comprendere tutto il
Golfo, le sue colline ed il
Museo Lia
CAMeC
Museo Archeologico

La Spezia
derivano dalla corvetta
San Giovanni, dal Regio
Trasporto Cambria del
1846 e la polena già
posta sulla Regia Fregata
Italia, ex Farnese della
Reale Marina Napoletana.
Museo Tecnico Navale
lucore perenne delle
Alpi Apuane.
Il Centro per l’Arte
Moderna e
Contemporanea
(CAMeC) ospita le opere
derivanti dal Premio del
Golfo, istituzione voluta da
Marinetti nel 1933 e
ripresa quindi con fortuna
negli anni compresi fra il
1949 e il 1965 e poi
nuovamente nel 2000,
e ancora la collezione
Cozzani e la collezione
Battolini, nuclei derivati da
donazioni private.
Il Museo inoltre si pone
come un grande
laboratorio aperto alle
esposizioni, che a
rotazione esplorano la
contemporaneità.
Lo consacrato oratorio di
San Bernardino ospita il
Museo Diocesano della
Spezia, ad integrazione di
quelli di Sarzana e
Brugnato, nel quadro della
complessa vicenda storica
della Diocesi di Luni.
Gli spazi sono divisi con il
Museo Etnografico, che
trae origine dalle indagini
di Giovanni Podenzana,
l’appassionato raccoglitore
che sullo scorcio del XIX
secolo recuperò elementi
della tradizione popolare
e della vita associata del
contado che stava
svanendo sull’onda
dell’industrializzazione.
In corso di un vasto
progetto di riallestimento
è il Museo Navale della
Marina Militare, a tutt’oggi
una tappa irrinunciabile
per la storia della Marina
e per lo studio
dell’evoluzione tecnica
legata al mare e alla
navigazione.
Il Museo espone difatti
un’interessantissima e
ricchissima scelta di
materiale, ordinato, pur
nella vastità ed
eterogeneità, secondo
criteri tanto tipologici che
cronologici, ad iniziare dai
modellini di imbarcazioni
dell’antichità.
Una delle sezioni di
maggior fascino e di
particolare pregio è
certamente quella
costituita dalle polene,
e fra queste risultano
notevoli quelle che
Si segnala ancora il Museo
Nazionale dei Trasporti, le
cui collezioni sono
formate da mezzi di
trasporto su gomma,
filobus e autobus, e mezzi
ferroviari, sia locomotive
che materiale rimorchiato.
I mezzi su strada sono
provvisoriamente ospitati
nel capannone storico
dell’A.T.C., mentre i veicoli
ferroviari sono esposti in
uno spazio idoneo
prossimo alla stazione
ferroviaria della Spezia.
NUMERI
TELEFONICI
DEI MUSEI
Museo Civico “Amedeo Lia”
tel. 0187.731100
Centro Arte Moderna
e Contemporanea (CAMeC)
tel. 0187.734593
Museo del Castello.
Collezioni Archeologiche
“Ubaldo Formentini”
tel.-fax 0187.751142.
Palazzina delle Arti
“L.R. Rosaia” e Civico
Museo del Sigillo
tel. 0187.778544
Museo Diocesano
e Museo Civico Etnografico
tel. 0187.258570
Museo Tecnico Navale
tel. 0187.783016
Museo dei Trasporti
tel. 0187.718912
www.comune.sp.it/
citta/musei.htm
7

La Spezia
8
E ancora…
Si visitino ancora i
giardini pubblici, che
collegano la città al
lungomare, e che sono
il prodotto di numerosi
ampliamenti dello
spazio dedicato al verde
pubblico, a partire dalla
porzione più prossima a
via Chiodo, dove è
posto il palco della
musica, primo nucleo
dei giardini progettato
I mosaici futuristi nel Palazzo delle Poste
nel 1825, per
proseguire fino agli anni
Venti del Novecento.
Il Teatro Civico, che
sostituisce un
precedente edificio
disegnato da Ippolito
Cremona negli anni
Quaranta del XIX
secolo, è stato edificato
nel 1930-1933 da
Franco Oliva con il
concorso dello scultore
Augusto Magli, autore
dell’apparato
decorativo.
Il Palazzo delle Poste,
progettato nel 1933 da
Angiolo Mazzoni,
conserva al suo
interno, nella torre
dell’orologio, i mosaici
futuristi di Fillia e
Prampolini
rappresentanti Le
Comunicazion aeree,

La Spezia
9
Manifestazioni
I Giardini Pubblici con il monumento a Garibaldi di Garella
marittime e terrestri.
Nei dintorni si
segnalano la pieve
di Santo Stefano
di Marinasco, chiesa
matrice della comunità
spezzina, già citata nel
950 e dal rimaneggiato
impianto gotico, e la
romanica pieve di San
Venerio, interessante
La pieve di Santo Stefano di Marinasco
esempio di chiesa a
due navate.
Il collinare abitato di
Campiglia, che un
suggestivo sentiero
collega a Porto Venere,
offre il panorama sul
golfo e il prodigioso
affaccio sulla costa di
Porto Venere e delle
Cinque Terre.
Fra le numerose
manifestazioni che
hanno luogo nel
capoluogo,
si segnalano per “antichità”
l’annuale Fiera
di San Giuseppe, istituita
nel 1565, che ha
luogo il 19 marzo e
nei giorni immediatamente
a ridosso, e la
Festa del Mare con il
Palio del Golfo, disfida
remiera delle tredici
borgate che avviene
la prima domenica di
agosto
e che proprio quest’anno
festeggia l’ottantesimo
compleanno.
In conclusione della
manifestazione è di
grande suggestione
e richiamo lo straordinario
spettacolo di
fuochi d’artificio.
www.comune.sp.it/
eventi/index.htm
Il Palio del Golfo

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Il castello di Lerici

Lerici
La spiaggia della Venere Azzurra, il promontorio di Marigola e San Terenzo
breve storia
Quando nel 1152 Genova acquista il mons Illicis,il
promontorio sul quale è insediato Lerici,
l’intenzione è quella di erodere il potere di matrice
feudale ancora esercitato nella zona dai potenti
Malaspina. Dopo l’acquisizione da parte di Genova,
Lerici si trova coinvolta nelle lotte fra Lucca, appoggiata
dai Genovesi, e Pisa che, vittoriosa alla battaglia
dell’isola del Giglio del 1241, ne entra in possesso, la
conquista e la fortifica. Lerici resta pisana per soli
quindici anni, fino al 1256, anni sufficienti per dotarla in
grande misura del suo monumento più significativo: a
questa fase si data difatti la costruzione del primo
nucleo del grande e poderoso castello. In seguito alla
riconquista genovese la fortificazione viene ampliata e
modificata, per subire ulteriori adattamenti nel 1555,
adattamenti che causano l’aspetto che ancor oggi, nel
complesso, conserva.
informazioni
e numeri utili
Comune di Lerici
Piazza Bacigalupi, 9
tel. 0187.9601 (centralino)
ufficio URP – tel. 0187.960213
ufficio turismo, sport, cultura
tel. 0187.960288
www.comune.lerici.sp.it
urp@comune.lerici.sp.it
APT
Azienda di promozione turistica
Via Biaggini, località Venere Azzurra
tel. 0187.967346

Lerici
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Il centro storico
e i suoi monumenti
Il castello è oggi sede
del Museo
Geopaleontologico e
teatro di manifestazioni
culturali. Al suo interno,
nella parte più antica
della struttura edificata
dai Genovesi, si
conserva la cappella di
Sant’Anastasia,
importante e notevole
esempio di architettura
religiosa castrense.
Piazza Garibaldi e il campanile di San Rocco
Nella lunetta del
portale che consente
l’accesso alla cappella è
inserita un’epigrafe che
ne data al 1256 la
costruzione, anche se è
probabile che tale data
costituisca l’avvio dei
lavori conclusi attorno
al 1260. La coincidenza
cronologica con la fase
gotica di San Pietro a
Porto Venere è
evidente, anche se al
castello di Lerici sono
con certezza
impegnate Maestranze
Antelamiche, a
differenza di quanto
avviene a San Pietro.
Ai piedi del castello e
lungo i percorsi che qui
convergono si
addossano le case del
primitivo abitato
medievale, che appunto
nella fortificazione
trovavano il loro
baluardo difensivo.
Si noti la via del Ghetto
che nel nome ricorda
la presenza
dell’insediamento
ebraico.
La parrocchiale di Lerici
è la chiesa di San
Francesco, di
fondazione francescana,
rimaneggiata nel 1636-
1666 e ancora nella
seconda metà del XVIII
secolo. Al suo interno
sono conservate la
Madonna di Maralunga,
venerata immagine
della fine del XV secolo
proveniente dal
perduto convento di
Maralunga, posto in

Lerici
13
Il giardino all’italiana di villa Marigola
direzione di Fiascherino
dove è ora la batteria
militare, e tele di
Domenico Fiasella,
Giovanni Bernardo
Carbone, e il grande
dipinto di Jean Miel,
qui giunto nel 1657.
Prossimo alla
parrocchiale, l’oratorio
di San Bernardino, oggi
chiuso al culto e già
sede di una
confraternita di
disciplinati, conserva un
trittico di Domenico
Gare.
Sulla piazza Garibaldi,
recentemente del tutto
restituita alla sua
funzione pedonale, si
apre l’oratorio di San
Rocco, edificato nella
prima metà del XVI
secolo in luogo della
chiesa già dedicata ai
Santi Martino e
Cristoforo, fondata nel
1287. All’interno sono
da notare la tavola
cinquecentesca
raffigurante i Santi
Sebastiano, Cristoforo,
Martino e Rocco, che di
recente Piero Donati
ha acutamente
suggerito possa essere
ricondotta a Teramo
Piaggio (o alla fase
iniziale di suo figlio
Andrea), e tele di
Domenico Fiasella.
Sul campanile è inserito
un bel rilievo
cinquecentesco di
Domenico Gare.
I palazzi
cinquecenteschi che in
questa parte
dell’abitato si
concentrano, fra i quali
si segnala la casa Doria
con le belle lavagne
incise, sia pur in parte
alterati, restituiscono
l’aspetto rinascimentale
di questa sezione del
centro storico.
Percorrendo la
passeggiata che
conduce nella frazione
di San Terenzo si trova,
alle spalle della spiaggia
della Venere Azzurra,
il promontorio di
Marigola, dove ha sede
l’elegante villa, oggi
sede del Centro Studi
della Cassa di
Risparmio della Spezia.
La villa, che ospita
convegni e
manifestazioni culturali,
è da segnalarsi in
special modo per
l’importante e ben
conservato giardino,
formato dal romantico
parco all’inglese e da
spazi aperti e solari,
affacciati sul mare,
geometricamente
composti secondo
il gusto all’italiana.

Lerici
14
I luoghi dei poeti
ASan Terenzo
l’abitato storico si
stringe attorno al
castello, piccola
fortificazione
seicentesca di appoggio
al baluardo lericino. È’
previsto che il castello
debba divenire sede del
Museo dedicato a
Percey Shelley, che
proprio nella non
lontana villa Magni, ai
piedi di Marigola, ebbe
la sua ultima dimora
Il castello di San Terenzo dalla spiaggia
terrena, e a sua moglie
Mary Godwin. La chiesa
parrocchiale di San
Terenzo è dedicata alla
Natività della Vergine
ma è conosciuta come
Nostra Signora
dell’Arena, edificata nel
1619. Al suo interno
sono di particolare
interesse la venerata
immagine della
Madonna dell’Arena,
tavola dipinta forse da
Gottardo da Piacenza
ville e giardini
A Lerici e sulle alture
che si affacciano sul
suo mare numerose
sono le ville storiche
volute ed edificate in
passato dalla nobiltà:
la villa De Benedetti,
ora Picedi, a Barcola,
la villa Miniati a
Pugliola, la villa
Fabbricotti a Bagnola,
la villa Marigola,
di cui si diceva…
Nello splendido
giardino di Marigola
ogni anno, d’estate,
vengono fra l’altro
organizzati gli
“Incontri d’Autore”,
appuntamenti letterari
con importanti
scrittori, poeti e
giornalisti che
secondo un
calendario prefissato
presentano le loro più
recenti fatiche
letterarie.
La manifestazione è
organizzata da
Fondazione Cassa di
Riparmio della Spezia,
Carispe e Comune di
Lerici.

Lerici
Il nucleo compatto di Tellaro con la chiesa di San Giorgio
nel 1483, e la lastra
marmorea di Domenico
Gare, eseguita dopo il
1528, raffigurante i Santi
Fabiano, Rocco
e Sebastiano.
In direzione opposta la
costa prosegue con
Maralunga, Maramozza,
la Caletta, l’Eco del
Mare e Fiascherino,
dove sostò Herbert
Lawrence e dove
ebbero casa Percy
Lubbock e Iris Origo.
Qui la rigogliosa
vegetazione della
macchia mediterranea
e dei giardini privati
giunge al mare.
Giunti a Tellaro, che
dalle fonti sappiamo dal
1238 dotata di un
proprio sistema
difensivo, si visiti la
chiesa di San Giorgio, la
cui abside precipita sul
mare e dove sono
conservati alcuni rilievi
che potrebbero
derivare dalla distrutta
chiesa di San Giorgio di
Barbazzano, da cui
appunto Tellaro
dipendeva. San Giorgio
appare edificata nella
seconda metà del XVI
secolo, in luogo di un
oratorio dedicato alla
Vergine.
All’interno era
conservato uno dei testi
artistici fondamentali
della storia del
territorio, la trecentesca
tavola con la Vergine ed
il Bambino realizzata da
un anonimo maestro
(denominato appunto
della Madonna di
Tellaro) di raffinata e
complessa cultura.
In tempi recentissimi la
tavola è stata trasferita
nella moderna chiesa
dedicata a Maria Stella
Maris, alta sull’abitato.
Sul mare l’oratorio di
Santa Maria in Selaa,
dal 1660 sede della
compagnia dei Battuti di
Santa Maria, è
attualmente in attesa di
restauro.
Tellaro è entrato a far
parte dal 2004
del club “I borghi più
belli d’Italia”
Situati sulle alture di
Fiascherino i seducenti
resti di Barbazzano,
da cui appunto Tellaro
dipendeva, borgo
murato già citato
nel diploma di Ottone II
del 981 ed
abbandonato
nel Bassomedioevo.

Lerici
16
ESCURSIONE
CONSIGLIATA
Falconara-Baia Blu-Santa Teresa-
Lerici o Bocca di Magra
Con partenza dal monte Falconara (sopra la frazione di
San Terenzo), si imbocca il sentiero che scende al mare
attraverso il bosco mediterraneo, si attraversa tutta la
spiaggia di cala Chiappara, più nota col recente nome di
Baia Blu, e da qui si prende la scalinata per Santa Teresa,
dove è possibile osservare affioramenti rocciosi caratteristici
di calcare cavernoso. Presso la punta di Santa Teresa,
già area di una fortificazione, ha sede il Centro Velico
Caprera. Ritornati alla spiaggia di cala Chiappara si raggiunge
la strada carrozzabile dove è possibile con servizio
bus arrivare a Lerici e ancora a Bocca di Magra.
Dalla foce del fiume si raggiunge punta Bianca, dalle caratteristiche
rocce di breccia apuana venate di viola e verde,
con bus di linea e si percorre il sentiero immersi nella
macchia mediterranea frammista a leccete. Da punta
Bianca è possibile proseguire lungo i sentieri fino a Lerici
(circa 3 ore) oppure tornare a Bocca di Magra dove con
un autobus di linea si raggiunge Lerici via Sarzana. In alternativa
si prende il traghetto dal quale si può apprezzare
un lungo tratto di costa a strapiombo sul mare ed in particolare
la stessa punta Bianca e punta Corvo.
Pugliola
e la Serra
A Pugliola, nella chiesa
di Santa Lucia, è
conservata la tela
raffigurante la
Madonna con il
Bambino e i Santi
Nicola di Bari, Lucia e
Lorenzo, dovuta a
Domenico Fiasella e
Valerio Castello. In
posizione privilegiata,
in vista del mare, si
segnala la bella villa
Cochrane, oggi Miniati:
non si visita, ma se ne
“respira” il bellissimo
giardino. La frazione
della Serra, elevata, ha
nella primitiva
parrocchiale di San
Giovanni Battista il suo
polo di aggregazione:
forse già esistente nel
1316, così come
sembra suggerire
un’epigrafe,
nell’aspetto pare
databile alla fine del
XVI secolo.
Cala Chiappara, comunemente nota come Baia Blu

Lerici
MANIFESTAZIONI 17
Sagra Marinara di Sant’Erasmo
Ogni prima domenica di luglio si festeggia la festa di
Sant’Erasmo, il patrono di tutti coloro che svolgono attività
inerenti al mare. I festeggiamenti iniziano verso
sera con il trasporto della statua del Santo dall’oratorio
di San Rocco sino al Borgo Antico dove, tra innumerevoli
lumini galleggianti, viene imbarcata su un
natante e portata in processione via mare fino a Tellaro,
con sosta presso la punta di Maralunga – con
deposizione di corona in mare, lettura della Preghiera
del Marinaio e suono del Silenzio fuori ordinanza.
La processione prosegue fino a San Terenzo per poi
rientrare a Lerici accolta dalla luce delle fiaccole che
l’accompagnano sino alla chiesa parrocchiale di San
Francesco.
In occasione della festa, presso calata Mazzini, viene
offerto il pesce alla “bragossaia” (pesce del golfo fritto
in grandi padelle). In conclusione il consueto spettacolo
pirotecnico.
Natale
subacqueo
Da trentaquattro
anni, il 24 dicembre, a
Tellaro, si svolge
questa tradizionale
manifestazione a cura
dell’Unione Sportiva.
Per l’occasione il
borgo si illumina
della luce calda di
migliaia di lumini di
cera e dal mare i sub
portano alla luce
Gesù in una
suggestiva e
scenografica pioggia
di fuochi d’artificio
che cadono sui tetti.
Il Natale subacqueo a Tellaro

18
La punta dell’Arpaia con San Pietro

PORTO VENERE
PORTO VENERE
PATRIMONIO MONDIALE
DELL’UMANITÀ
La frequentazione
del sito
e la sua storia
Ètradizione comune che Porto Venere affondi nella
romanità le sue radici e la sua storia. Non tanto
per il toponimo, quanto per alcuni eloquenti indizi riconducibili
all’epoca repubblicana e poi imperiale.
Citato negli Itinerari Marittimi, conserva importanti resti
romani nella non lontana villa del Varignano e all’isola
del Tino, che insieme alla più grande Palmaria e al
minuscolo Tinetto costituisce il piccolo arcipelago che
è posto di fronte all’abitato. Porto bizantino di una
certa importanza, Porto Venere entra precocemente
nell’orbita genovese, fin dal 1104, avamposto utile alla
conquista del Levante ligure.
L’edificazione dell’abitato genovese, ancor oggi perfettamente
leggibile, è datata con precisione al periodo
compreso fra il 1113, anno in cui i Signori di Vezzano
vendono il loro dominio di Porto Venere a Genova legittimizzando
così la presa militare avvenuta nel 1104, e
il 1161, quando viene conclusa l’edificazione della cinta
muraria con l’innalzamento della torre capitolare.
In realtà l’aspetto attuale del centro storico è perlopiù
imputabile proprio a questa fase, quando appunto i Genovesi,
nell’urgenza di allargare i proprii domini e conquistare
la porzione orientale della Liguria, giungono appunto
a Porto Venere e affiancano all’antico abitato bizantino,
i cui resti sono avvertibili sulla punta dell’Arpaia, in particolare
dove è oggi la locanda San Pietro, il loro nuovo abitato.
Nel volgere di pochi decenni Porto Venere muta il
proprio aspetto da castrum di impronta feudale a borgo
fortificato.
In una prima fase i due borghi sono entità ben distinte,
chiamati il castrum novum e il castrum vetus, hanno due
castellani differenti e vengono pertanto amministrati autonomamente
l’uno dall’altro.Tale situazione persiste fino
al 1340, quando un grande incendio distrugge quasi per
intero l’abitato bizantino causando di conseguenza l’unificazione,
anche giuridica, dell’insediamento tutto.
informazioni
e numeri utili
19
Comune di Porto Venere
Via Garibaldi, 11
tel. 0187.794800 (centralino)
ufficio URP – tel. 0187.1878685
ufficio turismo – tel. 0187.794845
www.comune.portovenere.sp.it
urp@comunediportovenere.it
Pro Loco Porto Venere
Piazza Bastreri
tel. 0187.790691

porto venere
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Gli edifici religiosi:
San Pietro
e San Lorenzo
Il monumento più
rappresentativo
dell’abitato, anche per la
sua seducente posizione
a picco sul mare, è
certamente la chiesa di
San Pietro, che la
tradizione, priva di alcun
fondamento, vuole
edificata sul tempio
romano dedicato a
Venere. In realtà la
chiesa, sia pur
fortemente rimaneggiata
dai restauri effettuati
negli anni Trenta,
è il risultato
dell’accostamento di
due distinti edifici, l’uno
romanico e l’altro
gotico. Il primitivo
edificio che si conserva
La chiesa di San Pietro dall’isola Palmaria
è infatti databile alla fine
dell’XI secolo, ed era
costituito da una piccola
aula ancora riconoscibile
nella parte destra della
chiesa per chi entra.
A questa primitiva
cappella, comunque
forse edificata su un più
antico edificio cristiano,
faceva capo un
complesso sistema
difensivo e fortificato di
cui sono conservati
molti brani di mura,
posti ancora a cingere la
punta dell’Arpaia, e che
aveva il suo apice in
quel castrum vetus di
cui si parlava, da
collocarsi dove ora è
posto il piccolo edificio
a monte di San Pietro.
In pratica San Pietro era
quindi in origine la
chiesa castrense del
complesso fortificato
che preesisteva alla
conquista genovese del
luogo. A questo edificio,
come si diceva, ne viene
addossato uno nuovo,
che una lapide non più
leggibile dice concluso
nel 1277. Questa nuova
chiesa gotica,
probabilmente edificata
a partire dal 1256, anno
in cui viene acquisito da
parte della Repubblica il
castello di Lerici, ha la
parte absidale
insolitamente rivolta a
sud e si collega alla
cappella romanica
attraverso due arconi a
tutto sesto. In parte
contraddistinta dal
paramento murario a
fasce alternate, dove
emerge l’uso del
marmo, si assomma al
più antico edificio e
fondendosi con questo
forma un tutt’uno.
L’altro importante
edificio religioso
è la chiesa di San
Lorenzo, che emerge
alta sull’abitato. Eretta
dai maestri antelami
all’epoca della conquista
genovese, e per questo

Particolare della palazzata, San Lorenzo e il castello
motivo dedicata a
Lorenzo, santo titolare
della cattedrale della
città, consacrata da papa
Innocenzo II nel 1130
quando era ancora in
costruzione, è una
chiesa di chiara
impronta genovese. Di
impianto pertanto
romanico, la chiesa è
stata più volte
rimaneggiata, a partire
dalla ricostruzione
databile dopo il 1340
sempre dovuta agli
Antelami, e poi ancora
alla fine del
Quattrocento a seguito
del disastroso attacco
sferrato al borgo dalle
truppe aragonesi.
All’interno si
conservano la venerata
immagine della Madonna
Bianca, probabile
xilografia veneta databile
alla fine del Trecentoinizi
del Quattrocento, e
porto venere
numerosi oggetti d’arte
e dipinti riuniti nel
cosiddetto Tesoro di San
Lorenzo, fra i quali si
segnalano i cofanetti in
avorio altomedievali di
produzione islamica.
Si osservi ancora il
polittico di San Martino,
databile alla fine del
Quattrocento-inizio
Cinquecento, e il trittico
raffigurante La Vergine,
San Giovanni, San
Gottardo e San Vincenzo
Ferrer, da riconnettersi
alla problematica figura
del Maestro delle
Cinque Terre, un
anonimo, interessante
pittore attivo allo
scadere del
Quattrocento sulla costa
e nell’immediato
entroterra. Si segnala
anche una tela dovuta a
Giovanni Battista Casoni
e a Domenico Fiasella,
datata al 1645.
Il castello
e il perfetto
sistema
difensivo
Ancora più in alto, in
posizione emergente, il
castello, edificato e
rimaneggiato nel corso
del XVI e XVII secolo, in
sostituzione del presidio
medievale, costituisce
l’apice di quel perfetto
apparato fortificato
formato dalla cinta
muraria con le torri, che
insieme alla palazzata a
mare formava appunto
l’efficacissimo sistema di
difesa dell’abitato.
Il castello è oggi sede di
importanti
manifestazioni culturali,
sia di carattere
espositivo che teatrale.
La palazzata, formata
dalle case torri
continue, si concludeva
un tempo direttamente
sul mare, priva della
calata Doria che oggi
costituisce l’elegante
passeggiata che
permette di raggiungere
in alternativa al carrugio
interno la punta
dell’Arpaia con la chiesa
di San Pietro e la grotta
Byron. Alti sulla grotta
Byron sono evidenti
i poderosi resti
della batteria di
Sant’Ambrogio, che
insieme alla torre Scola,
posta in mare aperto,
completava all’inizio del
XVII secolo quel
perfetto apparato di
difesa di cui si diceva.
21

porto venere
22
L’arcipelago:
la Palmaria, il Tino
e il Tinetto
Poste di fronte a Porto
Venere, prosecuzione
dello stesso promontorio,
le isole della Palmaria,Tino
e Tinetto erano un tempo
unite alla terraferma.
La frequentazione
preistorica dell’isola
maggiore, la Palmaria, è
confermata da
ritrovamenti conservati al
Museo Archeologico del
castello della Spezia, dove i
corredi sepolcrali derivanti
dalla grotta dei Colombi
sono riferibili agli uomini e
alla donne delle statue
stele, cronologicamente
inquadrabili all’Età del
rame. Nell’isola
l’ottocentesco forte
Umberto I – oggi
“Fortezza del mare” gestita
dall’associazione
“Marenostrum” – ospita
mostre tematiche,
convegni, spettacoli ed
eventi culturali. Poiché
l’isola Palmaria per tutta la
sua estensione insiste
L’isola del Tino
nell’area del “Parco
Naturale Regionale di
Porto Venere”, il Comune
si è attivato per la
realizzazione di
importanti azioni volte
alla sua tutela, ma
soprattutto alla
definizione di un progetto
finalizzato ad una
fruizione intelligente delle
sue peculiarità naturali e
paesaggistiche. In questo
ambito propositivo è
stato costituito nel 1994
il C.E.A. (Centro di
Educazione Ambientale),
gestito
dall’Amministrazione
Comunale attraverso la
Società “Porto Venere
Servizi Portuali e Turistici”,
ed ubicato in un fortilizio
che ospitava una batteria
sperimentale della Marina
Militare.
Al Tino, zona militare e
pertanto inaccessibile,
sono visitabili il 13
settembre, giorno del
patrono del golfo San
Venerio, i resti del
monastero benedettino
fondato nell’XI secolo su
importanti preesistenze
altomedievali – ma anche
romane – e rimaneggiato
dagli Olivetani, dal 1432
assegnatari per volere di
Eugenio IV del cenobio a
quella data ormai
abbandonato. Il potente
monastero di San Venerio
e Santa Maria del Tino
sorge appunto a metà
dell’XI secolo dove la
tradizione vuole fosse
stato sepolto il Santo
Venerio, qui vissuto in
eremitaggio nel VII secolo.
Al complesso
monumentale del Tino
sono collegati anche i
resti degli edifici sacri
posti nel minuscolo
Tinetto, con un primitivo
insediamento forse
databile fra VI e VII
secolo e una costruzione
maggiore coeva al
monastero sul Tino
e alla fase romanica di
San Pietro, vale a dire alla
seconda metà dell’XI
secolo.

porto venere
Lungo la costa
23
Nei dintorni è
visitabile l’area
archeologica della villa
romana del Varignano,
complesso residenziale
e agricolo in uso
dall’epoca repubblicana
fino al periodo
tardoantico.
Di particolare
suggestione la grande
cisterna voltata utile
all’approvvigionamento
idrico, il torchio oleario
della pars rustica e i
pavimenti musivi
dell’abitazione signorile,
le cui stanze si
affacciavano in gran
parte su un’ampia
darsena privata, oggi
La costa verso le Cinque Terre
interrata. È in corso di
allestimento una nuova
struttura museale utile a
mettere in luce la fasi
della villa e i reperti
recuperati nel corso
degli scavi.
Alle Grazie, dove gli
Olivetani trasferirono il
monastero di San
Venerio e Santa Maria
poco prima del 1470,
si visita la parrocchiale
con gli attigui resti del
convento, dove sono in
parte conservati gli
importanti affreschi
eseguiti da Niccolò
Corso negli anni
Novanta del
Quattrocento. Nella
chiesa si segnala il leggio
ligneo intarsiato, opera di
Paolo da Recco,
realizzato nel periodo
compreso fra il 1496 e il
1501 e la venerata
immagine della Madonna
delle Grazie, tavola
realizzata da Andrea
de Aste nel 1423.
Ancora più interno al
golfo, in direzione della
Spezia, Fezzano conserva
il suo carattere marinaro.
La chiesa dedicata a San
Giovanni Battista è stata
edificata attorno al 1740,
dopo il distacco dalla
parrocchia di Marola,
nel Comune della
Spezia, da cui dipendeva.

porto venere
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MANIFESTAZIONI
La festa della Madonna Bianca, protettrice di Porto
Venere, si svolge ogni anno il 17 agosto con una
processione che si snoda per le vie del borgo. Il fascino
di questa festa è perlopiù dovuto alle 1500 fiaccole
che vengono accese sul promontorio roccioso di
San Pietro. Inoltre gli abitanti decorano i carrugi di festoni
fioriti.
Un altro evento suggestivo è la festa di San Venerio,
con un corteo di barche che da Porto Venere giunge
all’eremo del Santo sull’isola del Tino, eccezionalmente
aperta al pubblico il 13 settembre.
Il borgo di Fezzano festeggia ogni anno il 24 giugno
San Giovanni Battista e, per quest’occasione, offre manifestazioni
di folclore, la fiera e gare remiere.
Il borgo delle Grazie festeggia la sua venerata Madonna
l’8 settembre di ogni anno.
La Madonna Bianca
U purpo
dü Zavorante
Questa ricetta è
originaria di Porto
Venere e risale al secolo
scorso, quando le barche
da lavoro partivano per
lente navigazioni, sempre
costeggiando. I marinai di
tali imbarcazioni erano
detti “gli zavorranti”,
poiché i natanti allora
avevano bisogno di una
zavorra abbondante e
facile da scaricare. La
“zavorra” consisteva in
pietre di mare che
venivano raccolte lungo
le varie insenature del
golfo dove spesso i
marinai catturavano i
polpi. La permanenza in
mare poteva durare
anche alcune settimane
e bisognava affrontare il
problema del cibo in
tempi in cui le tecniche
di conservazione erano
precarie. Gli “zavorranti”
pertanto spalmavano
sulle “gallette da
marinaio” un po' di
polpo, preparato in
questo modo: far bollire
il polpo, spellarlo e poi a
tocchetti batterlo in un
mortaio fino a ridurlo in
una pasta, alla quale si
aggiungono prezzemolo,
aglio, capperi tritati e fatti
rosolare per alcuni
minuti in olio ligure.
“U purpo dü zavorrante”
veniva poi conservato in
barattoli di vetro e
quindi usato come unico
cibo durante le lente
navigazioni costiere.