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ISSN 1974-0301 - Rivista Vai

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VAi<br />

n°373<br />

Vasaloppet:<br />

non dimenticherò mai<br />

Da Salen a Mora, novanta chilometri a tecnica classica<br />

di Luciana Rota<br />

Me ne aveva parlato una donna e<br />

avevo capito bene. Renata mi<br />

aveva sussurrato un giorno della<br />

Vasaloppet. Lo aveva fatto qualche anno fa.<br />

Alla Marcialonga. Poche parole, nel suo stile,<br />

e una luce negli occhi che si accendeva. E<br />

parlava da sola... Me la ero immaginata, con<br />

uno dei suoi travestimenti da uomo, per tentare<br />

una sfida d’altri tempi. Per uomini e non<br />

per tutti. Già. Adesso credo di avere capito<br />

meglio.<br />

Sci di fondo<br />

18<br />

Non dimenticherò mai la quiete della zona<br />

di partenza la sera prima della gara. La bolgia<br />

infernale della prima salita dove incolonnati<br />

come dannati attendevamo che<br />

quattro angioloni con le trombe in bocca ci<br />

autorizzassero a passare.<br />

Quel povero signore scivolato dopo 100<br />

metri e travolto dalla massa. Il cartello 88<br />

km al traguardo dopo quaranta minuti.<br />

La fila silenziosa di atleti, ognuno con la sua<br />

impresa nella testa, gli spazi di neve sconfinati<br />

solcati dalle motoslitte degli organizzatori,<br />

un cane raggomitolato a bordo pista<br />

con lo sguardo rivolto altrove, le discese<br />

belle, lunghe e i ristori dove ti aspettavi<br />

di tutto ma trovavi solo liquidi e qualche<br />

Non dimenticherò mai<br />

tozzo di pane.<br />

Il cartello dei 30 km all'arrivo che mi ha fatto<br />

pensare di essere a buon punto mentre<br />

ero ancora in alto mare.<br />

Un ragazzotto robusto che saltavo in salita<br />

e puntualmente mi recuperava nei falsopiani<br />

con vigorose bracciate, vecchi, tanti<br />

vecchi, veloci, donne, tante donne, veloci.<br />

La discesa finale prima di Mora, la lunga fila<br />

di quelli che già avevano finito da un pezzo<br />

la gara, il rush finale, il buio che cala, gli<br />

arrivi degli amici, l'abbraccio di chi mi<br />

aspettava congelata, il freddo dell'attesa,<br />

la puzza del pub vicino all'arrivo, la sensazione<br />

di aver concluso un'avventura vittorioso,<br />

anche se solo 8.700 e passa ...<br />

L’arrivo<br />

A Salen ti senti come su un panettone ben<br />

farcito di Natale. Morbidissimo, tutto zucchero<br />

a velo, con una casetta qua e là - di<br />

marzapane colorato - finestre senza tende e<br />

lucine rosse che ti dicono che qualcuno, lì<br />

dentro, se ne sta lì al caldo, a sorseggiare the<br />

alla cannella, morsicchiando biscotti fatti in<br />

casa. La spesa, quelli lì, la fanno con la slitta.<br />

Anche di questi tempi. I bambini, quelli lì<br />

(beati) escono sul bob, scivolano prima di<br />

correre. E di camminare. E sciano. Dalla mattina<br />

alla sera. In verticale o in orizzontale. Poca<br />

differenza. Basta scivolare. Ecco che stai<br />

per raggiungere la Vasaloppet. Non fai in<br />

tempo a capire dove sei finito, dopo 400 km<br />

di strada infinita e ghiacciata, dall'aereoporto<br />

di Stoccolma, che arriva la vigilia della<br />

"gara". La vigilia è una spesa improvvisata<br />

al market del panettone Salen, con la verdura<br />

finta ben organizzata. Spesa per una cena<br />

da improvvisare - chi c'è c'è - in una casa di<br />

legno aperta: a chi passa di lì, e non per caso,<br />

per essere vicino alla partenza la mattina<br />

dopo un po' meno all'alba. Per incolonnarsi<br />

in fretta fra i quindicimila della Vasa. Salmone<br />

e pasta all'italiana, verdura per mettersi a<br />

posto la coscienza, poi cioccolato svedese<br />

come dessert.<br />

Tutto infarcito da qualche birra bionda, prima<br />

del sonno che tarda ad arrivare. Mentre<br />

in corridoio li senti, i giovani svedesi che sciolinano<br />

a colpi di phon e cucinano un improbabile<br />

piatto di tagliatelle ai funghi. I più accorti<br />

sono già lì, alla partenza. Molti molti altri<br />

avranno una notte corta. E le quattro del<br />

mattino da tirare per iniziare la marcia verso<br />

la colonna dei bisonti. Quelli che partono,<br />

che arrivano a fiotte, tutti insieme e non capisci<br />

come. Proprio lì in quel posto lontano<br />

dal mondo. Quelli che seguono. E li guardano<br />

partire, dietro a rami ghiacciati, avanza-

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