Fabra - Associazione Araldica Genealogica Nobiliare Della Sardegna

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FABRA I Fabra appartenevano ad una famiglia d'origine valenciana passata in Sardegna nella seconda metà del XV secolo con Giovanni Fabra, Procuratore Reale del Regno di Sardegna dal 1469 al 1494. La Procuratoria Reale aveva competenza sui donativi, le regalie, i diritti sovrani e le altre proprietà reali, aveva voce nella concessione dei feudi, amministrava le saline, i porti, i macelli e le miniere: si trattava di un ufficio in parte simile a quello del Viceré, anche se limitato ai soli aspetti finanziari del Regno, dei quali il Procuratore rispondeva soltanto davanti al Sovrano. I dati ricavati dall’esame dei Quinque Libri consentono di costruire una genealogia a partire da Onofrio Fabra y Dejar. Tuttavia le notizie note su i precedenti familiari permettono di ricostruire con sufficiente correttezza una genealogia a sette generazioni. PRIMA GENERAZIONE Alla prima generazione appartenne Giovanni Fabra, Procuratore reale del Regno di Sardegna dal 1469 al 1494. Sposò Antonia Cano, vedova di Pietro Cedrellas. Morì nel 1502. SECONDA GENERAZIONE Alla seconda generazione appartenne Gaspare Fabra y Cano, Procuratore Reale dal 1502 alla morte, che avvenne nel 1512. Aveva sposato Isabella de Casteller y Vilaragut. Nel 1481 acquistò la Signoria di Parte Barigadu che lasciò alle figlie Giovanna, Castellana, Angela e Isabella. I suoi figli appartennero alla terza generazione TERZA GENERAZIONE Alla terza generazione appartennero i figli di Gaspare Fabra e Isabella de Casteller Giovanni Fabra y Casteller, fu Podestà del Procuratore Reale, cioè del padre, nel 1509, e poi Procuratore Reale effettivo sino al 1543 anno in cui presumibilmante morì 1 . Aveva sposato Francesca de Castelvì y de Flors, figlia di Gerolamo de Castelvì y Montañans e di Michela Flors. Francesca Fabra y de Castelvì morì il 12 agosto 1598. I loro figli appartennero alla quarta generazione. Giovanna Fabra y de Casteller, sposò Ferdinando de Tuttibus, Baiulo generale di Valencia. Morì prima del 1520. Castellana Fabra y de Casteller, sposò Aimerico de Çentelles, alias Pedro Sanchez de Calatayud. Nel 1520 Castellana e la sorella Isabella vendettero per 9500 ducati la Signoria di Parte Barigadu a don Carlo de Alagon e a don Nicola Torresani. Angela Fabra y de Casteller sposò Santo de Noroja, conte del Faro e di Odemisa (Portogallo). Morì prima del 1520. Isabella Fabra y de Casteller, fu cameriera della regina d’Aragona. Sposò Raimondo Despars, aragonese. QUARTA GENERAZIONE. Alla quarta generazione appartennero i figli di Giovanni Fabra e di Isabella de Castelvì. Anna Fabra y de Castelvì che sposò Gerolamo De Ixar o Dejar 2 . I loro figli appartennero alla quinta generazione. Petronilla Fabra y de Castelvì 3 che sposò Michele Cabillo. QUINTA GENERAZIONE Alla quinta generazione appartenne il figlio di Anna Fabra e Gerolamo Dejar Onofrio Dejar y Fabra comunemente detto don Nofre, nacque nella prima metà del 1500 4 . Egli doveva avere circa trent'anni quando divenne Procuratore Reale. Secondo Francesco Floris 5 , 1 A.A.R., vol. BC n. 29 fg. 5. 2 Il cognome originario pare fosse de Ixar, appartenente ad una famiglia catalana discendente da Pietro de Ixar, figlio naturale di Giacomo il Giusto, re d'Aragona Il cognome de Ixar si mutò in De Hijar e in Dejar, ma si trova talvolta anche nelle forme De Ixar e Dixart. Per ragioni di omogeneità utilizzeremo la forma Dejar 3 Non è certa l’agnazione.

FABRA<br />

I <strong>Fabra</strong> appartenevano ad una famiglia d'origine valenciana passata in <strong>Sardegna</strong> nella seconda<br />

metà del XV secolo con Giovanni <strong>Fabra</strong>, Procuratore Reale del Regno di <strong>Sardegna</strong> dal 1469 al<br />

1494.<br />

La Procuratoria Reale aveva competenza sui donativi, le regalie, i diritti sovrani e le altre proprietà<br />

reali, aveva voce nella concessione dei feudi, amministrava le saline, i porti, i macelli e le miniere:<br />

si trattava di un ufficio in parte simile a quello del Viceré, anche se limitato ai soli aspetti finanziari<br />

del Regno, dei quali il Procuratore rispondeva soltanto davanti al Sovrano.<br />

I dati ricavati dall’esame dei Quinque Libri consentono di costruire una genealogia a partire da<br />

Onofrio <strong>Fabra</strong> y Dejar. Tuttavia le notizie note su i precedenti familiari permettono di ricostruire<br />

con sufficiente correttezza una genealogia a sette generazioni.<br />

PRIMA GENERAZIONE<br />

Alla prima generazione appartenne<br />

Giovanni <strong>Fabra</strong>, Procuratore reale del Regno di <strong>Sardegna</strong> dal 1469 al 1494. Sposò Antonia<br />

Cano, vedova di Pietro Cedrellas. Morì nel 1502.<br />

SECONDA GENERAZIONE<br />

Alla seconda generazione appartenne<br />

Gaspare <strong>Fabra</strong> y Cano, Procuratore Reale dal 1502 alla morte, che avvenne nel 1512. Aveva<br />

sposato Isabella de Casteller y Vilaragut. Nel 1481 acquistò la Signoria di Parte Barigadu che<br />

lasciò alle figlie Giovanna, Castellana, Angela e Isabella. I suoi figli appartennero alla terza<br />

generazione<br />

TERZA GENERAZIONE<br />

Alla terza generazione appartennero i figli di Gaspare <strong>Fabra</strong> e Isabella de Casteller<br />

Giovanni <strong>Fabra</strong> y Casteller, fu Podestà del Procuratore Reale, cioè del padre, nel 1509, e poi<br />

Procuratore Reale effettivo sino al 1543 anno in cui presumibilmante morì 1 . Aveva sposato<br />

Francesca de Castelvì y de Flors, figlia di Gerolamo de Castelvì y Montañans e di Michela Flors.<br />

Francesca <strong>Fabra</strong> y de Castelvì morì il 12 agosto 1598. I loro figli appartennero alla quarta<br />

generazione.<br />

Giovanna <strong>Fabra</strong> y de Casteller, sposò Ferdinando de Tuttibus, Baiulo generale di Valencia. Morì<br />

prima del 1520.<br />

Castellana <strong>Fabra</strong> y de Casteller, sposò Aimerico de Çentelles, alias Pedro Sanchez de<br />

Calatayud. Nel 1520 Castellana e la sorella Isabella vendettero per 9500 ducati la Signoria di Parte<br />

Barigadu a don Carlo de Alagon e a don Nicola Torresani.<br />

Angela <strong>Fabra</strong> y de Casteller sposò Santo de Noroja, conte del Faro e di Odemisa (Portogallo).<br />

Morì prima del 1520.<br />

Isabella <strong>Fabra</strong> y de Casteller, fu cameriera della regina d’Aragona. Sposò Raimondo Despars,<br />

aragonese.<br />

QUARTA GENERAZIONE.<br />

Alla quarta generazione appartennero i figli di Giovanni <strong>Fabra</strong> e di Isabella de Castelvì.<br />

Anna <strong>Fabra</strong> y de Castelvì che sposò Gerolamo De Ixar o Dejar 2 . I loro figli appartennero alla<br />

quinta generazione.<br />

Petronilla <strong>Fabra</strong> y de Castelvì 3 che sposò Michele Cabillo.<br />

QUINTA GENERAZIONE<br />

Alla quinta generazione appartenne il figlio di Anna <strong>Fabra</strong> e Gerolamo Dejar<br />

Onofrio Dejar y <strong>Fabra</strong> comunemente detto don Nofre, nacque nella prima metà del 1500 4 . Egli<br />

doveva avere circa trent'anni quando divenne Procuratore Reale. Secondo Francesco Floris 5 ,<br />

1 A.A.R., vol. BC n. 29 fg. 5.<br />

2 Il cognome originario pare fosse de Ixar, appartenente ad una famiglia catalana<br />

discendente da Pietro de Ixar, figlio naturale di Giacomo il Giusto, re d'Aragona Il cognome<br />

de Ixar si mutò in De Hijar e in Dejar, ma si trova talvolta anche nelle forme De Ixar e Dixart.<br />

Per ragioni di omogeneità utilizzeremo la forma Dejar<br />

3 Non è certa l’agnazione.


Onofrio Dejar, ereditando dai <strong>Fabra</strong> l'ufficio di Procuratore Reale, cominciò a farsi chiamare <strong>Fabra</strong><br />

Dejar. Don Nofre divenne Procuratore Reale nel 1560 6 , o nel 1563, come sostenne egli stesso 7 ,<br />

rimanendolo sino alla morte avvenuta nel 1615. Da un primo matrimonio, del quale non si sono<br />

ritrovati gli estremi, ebbe un figlio chiamato Giovanni.<br />

Rimasto vedovo, Onofrio <strong>Fabra</strong> sposò, in seconde nozze donna Aldonça de Castelvì, signora delle<br />

baronie di Siligo e di Banari, sorella del 3° conte di Laconi, don Giacomo de Castelvì, consolidando<br />

così la sua posizione nel giro dei Castelvì.Don Nofre morì il 23 novembre 1615 8 . Ebbe tutti i<br />

Sacramenti, tranne la Estrema Unzione. Gli fu fatto ufficio pontificale celebrato dal canonico don<br />

Alonso de Castelvì che poi lo accompagnò in corteo sino alla porta di Cagliari (Porta San<br />

Pancrazio). Da lì il feretro fu portato in San Francesco di Stampace ove don Nofre venne sepolto.<br />

Prima di morire aveva fatto testamento in potere di Michele Angelo Bonfant, notaio. Donna<br />

Aldonça <strong>Fabra</strong> y de Castelvì morì all’improvviso il 22 marzo 1622. Il domer annotò che era morta di<br />

pura vecchiaia. Ebbe ufficio canonicale fatto dal canonico Antoni Tola, che l’accompagnò sino alla<br />

porta di Castello. Fu sepolta nella chiesa di Jesus. I figli di don Nofre appartennero alla sesta<br />

generazione.<br />

I <strong>Fabra</strong>, che nel XV secolo avevano fatto parte della consorteria dei Carròç, nella seconda metà<br />

del 1500 entrarono nell'orbita dei Castelvì, cui erano legati da nozze.<br />

Nel 1601 9 don Nofre ottenne dal Sovrano per il figlio Giovanni, la nomina a Coadiutore del<br />

procuratore reale, con l'esplicita riserva di nominarlo Procuratore Reale al suo ritiro. Da quel<br />

momento don Nofre cominciò a lasciare sempre più spazio al figlio per prepararlo al futuro<br />

compito. Nel 1602 padre e figlio furono coinvolti nella accusa di negligenza ed omissioni nei<br />

controlli del loro ufficio, fatta dall'Arcivescovo di Cagliari, Monsignor Alonso Lasso Sedeño e dal<br />

dottor Monserrato Rossellò, Visitatori del Regno di <strong>Sardegna</strong>. L'avvocato fiscale, dovette, suo<br />

malgrado, aprire una inchiesta contro i due <strong>Fabra</strong> che, con suo grande sollievo, venne trasferita al<br />

Consiglio Supremo di Aragona. Il 13 marzo 1603 10 Filippo III, ritenute manifestamente infondate le<br />

accuse, assolse il Procuratore e suo figlio, confermandoli nei loro incarichi.<br />

Fu una vittoria per il vecchio don Nofre che, dopo 40 anni di servizio, si trovò di nuovo saldo alla<br />

Procuratoria, e la gente commentò che era giusto. Don Giovanni Dejar non gioì a lungo di quella<br />

vittoria: egli morì il 9 agosto 1606 11 e per don Nofre fu un grande dolore. Don Nofre aveva avuto<br />

otto figli, ma nel 1610 ne rimanevano soltanto due, Marianna e Maria, e su queste il vecchio<br />

Procuratore concentrò affetto ed ambizione.<br />

Nel 1611 don Nofre fu messo di nuovo sott'accusa dal canonico Martin Carrillo, Visitatore<br />

Generale, inviato da Filippo III a controllare l'operato dei suoi<br />

amministratori nel Regno di <strong>Sardegna</strong>, ma anche questa volta il vecchio Procuratore uscì assolto.<br />

Nel 1615, giunto al termine della sua lunga vita don Nofre inviò una supplica 12 al Sovrano, con la<br />

quale chiese che, come ringraziamento per il lungo servizio, alla sua morte l'ufficio della<br />

Procuratoria Reale venisse assegnato al genero, don Paolo de Castelvì, cavaliere di Santjago.<br />

Tale era la influenza e il prestigio di don Nofre che Filippo III non poté rifiutare la richiesta. Il 7<br />

giugno 1616 13 don Paolo de Castelvì ricevette in Duomo, alla presenza del marchese di Lombay,<br />

4 Non è possibile ricostruire con esattezza la data di nascita di Onofrio <strong>Fabra</strong>, ma ritenendo<br />

che Giovanni <strong>Fabra</strong> nel 1509, quando fu nominato Podestà del Procuratore Reale, potesse<br />

avere circa vent'anni, si può ipotizzare la nascita della figlia Anna attorno al 1510 o 1512, le<br />

sue nozze con Gerolamo Dejar una ventina d'anni dopo, e porre la nascita di Onofrio <strong>Fabra</strong><br />

attorno al 1630.<br />

5 F.Floris e S.Serra. Cagliari 1986<br />

6 Pinna M., 1909.<br />

7 A.A.R. di Ca., vol. P 6, fgg. 245 v., 246<br />

8 Q.L. Castello n.5, fg. 217. Se nato nel 1530, doveva avere 85 anni.<br />

9 A.A..R. di Ca., vol. H 12, fgg. 1,4<br />

10 A.A..R. di Ca., vol.H 12, fgg. 1,2<br />

11 Q.L. Castello n. 4 fg.<br />

12 A.A..R. di Ca., vol. H 14, fg. 233<br />

13 A. A. R. di C., vol H 14, fg. 236 v.


don Francesco Borgia, figlio del Viceré, e di don Raimondo Zatrillas, l'investitura della Procuratoria<br />

Reale.<br />

SESTA GENERAZIONE<br />

Appartennero alla sesta generazione i figli di don Onofrio <strong>Fabra</strong> y Dejar.<br />

Giovanni Dejar, figlio di primo letto. Negli atti ufficiali mentre don Onofrio è chiamato indifferente<br />

<strong>Fabra</strong>, o Dejar, oppure <strong>Fabra</strong> Dejar, il figlio Giovanni è sempre chiamato Dejar (o anche Deyar) 14 .<br />

Nel 1601 Giovanni Dejar affiancò il padre come sostituto o assistente della Procuratoria Reale.<br />

Avrebbe dovuto sostituire il padre dopo la morte, ma lo precedette morendo il 9 agosto 1606.<br />

Aveva sposato Anna de Castelvì y Cavaller, figlia di don Emanuele de Castelvì e di donna Anna de<br />

Cavaller.Donna Anna Dejar y de Castelvì morì il 30 luglio 1594, poco dopo la nascita della figlia<br />

Francesca. I figli di Giovanni Dejar e Anna de Castelvì appartennero alla settima generazione.<br />

Simone Dejar y de Castelvì, figlio di secondo letto, morì il 6 giugno 1610. Ebbe ufficio pontificale<br />

dall’arcivescovo don Francisco Desquivel e venne accompagnato da tutto il clero della cattedrale<br />

sino alla chiesa di San Francesco di Stampace, ove fu sepolto.<br />

Paolo Dejar y de Castelvì, morto l’8 novembre 1606.<br />

Gerolamo Tomaso Dejar y de Castelvì, battezzato in duomo il 19 ottobre 1576 dal canonico<br />

Montanacho con padrini don Giovanni Naharro e donna Anna de Aragall y Alagon, moglie del<br />

Governatore del Capo di Cagliari e di Gallura.<br />

Cristoforo Pancrazio Antonio Gimiliano Dejar y de Castelvì, battezzato il 12 luglio 1578 dal<br />

canonico Michele Lopez con padrini il beneficiato Andrea Tahuenza e Caterina Sanna, suora.<br />

Giovanni Francesco Antonio Pietro Benedetto Dejar y de Castelvì, battezzato il 2 marzo 1586<br />

dal canonico Michele Lopez e padrini don Giovanni de Castelvì e donna Maddalena Sasso. Morì il<br />

15 dicembre 1602 durante l’epidemia di vaiolo. Fu sepolto nella chiesa di Jesus.<br />

Marianna Francesca Dejar y de Castelvì battezzata il 4 aprile 1587 dai padrini don Francesco De<br />

Sena e donna (Angela?) de Çervellon. Fu cresimata nel 1588. Il 26 luglio 1604 sposò in duomo<br />

don Paolo de Castelvì y Aymerich, figlio di don Giacomo de Castelvì, marchese di Laconi e di<br />

donna Anna Aymerich. La cerimonia fu ufficiata dal canonico Giovanni Tomaso Caldentey decano<br />

e vicario generale alla presenza di don Gilalberto Carròç y Çentelles, conte di Quirra, del dottor<br />

Giovanni Masons e del Reggente la Cancelleria dottor Giovanni Pietro Soler. Marianna de Castelvì<br />

y Dejar morì il 17 luglio 1632 e fu sepolta nella chiesa dei frati Osservanti di Jesus.<br />

Anna Maria Francesca Dejar y de Castelvì, battezzata il 27 gennaio 1594 dai padrini don<br />

Giacomo de Castelvì, conte di Laconi, e donna Anna de Aragall y Alagon. Il 12 giugno 1611 sposò<br />

il barone Francesco Virdis. Rimasta vedova donna Anna Maria Dejar si risposò il 2 ottobre 1619<br />

con il conte Alfonso Manjo, celibe, nato a Pavia. La cerimonia fu ufficiata nel Palazzo del Viceré ed<br />

ebbe per testimoni don Giovanni Battista de Castelvì e don Melchiorre Silva, Vehedor reale. Donna<br />

Anna Maria , nota come contessa Manjo, morì il 12 febbraio 1665, ebbe ufficio pontificale e fu<br />

sepolta nel convento della Santissima Trinità.<br />

SETTIMA GENERAZIONE<br />

Alla settima generazione appartennero le figlie di Giovanni Dejar e Anna de Castelvì<br />

Francesca Alessia Dejar y de Castelvì, nata nel 1594 e battezzata per necessità dalla levatrice.<br />

Il 18 luglio fu fatto il battesimo in chiesa dal canonico Gregoiro Guerau de Piña e padrini don<br />

Guglielmo de Çervellon e donna Geronima de Çervellon.<br />

Angeleta Dejar y de Castelvì, cresimata da monsignor Des Vall il 18 giugno 1595.<br />

Maria Dejar y de Castelvì, cresimata il 18 giugno 1595.Morì forse il 7 novembre 1598.<br />

14 A.A.R., vol. H 12, fg. 4.

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