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“Alla solitudine si accompagna spesso l’alcool, per sentirsi più disinibiti, capaci di<br />
relazionarsi con gli altri, per sopportare meglio l’esclusione e la sofferenza, per scaldarsi<br />
e per anestetizzare il dolore fi sico. Vivere la strada, contrariamente a quanto si pensa,<br />
raramente è una scelta, tanto meno costituisce una scelta di libertà. Il capoluogo, per la sua<br />
ubicazione spaziale e per la presenza dei servizi, assume per molte persone il carattere di<br />
polo d’attrazione che genera una forte concentrazione delle presenze sull’area urbana. La<br />
quantifi cazione dei senza dimora è resa diffi cile dall’esistenza di una parte di sommerso,<br />
composto da persone che per vari motivi non si rivolgono ai servizi di prima accoglienza e<br />
non risultano, quindi, registrabili secondo i metodi di rilevazione uffi ciali.<br />
Una parte dei senza dimora presenti in città, necessitano solo di servizi di prima accoglienza,<br />
essendo Bolzano per essi soprattutto un luogo di transito. Esiste, invece, una quota di<br />
persone per le quali il tipo di intervento richiesto è molto più complesso, di tipo sanitario,<br />
<strong>sociale</strong>, di sostegno al reddito, di formazione o inserimento lavorativo.”<br />
Tratto da “Progetto Oltre la strada” – Associazione Volontarius – Cooperativa<br />
<strong>sociale</strong> River Equipe – relazione annuale <strong>2006</strong>.<br />
“<br />
Famiglie immigrate irregolarmente<br />
con figli e<br />
senza dimora; è questa<br />
la categoria di persone<br />
maggiormente difficile da<br />
aiutare dal punto di vista<br />
dell’inclusione <strong>sociale</strong>?<br />
Quale, invece, la situazione<br />
dei minori stranieri<br />
non accompagnati?<br />
”<br />
“La risposta alla prima domanda è sì, certamente. Queste famiglie hanno<br />
diritto al nostro aiuto perché i minori vanno tutelati, ma gli interventi che<br />
possiamo mettere in atto spesso sono in deroga alle leggi esistenti. C’è<br />
inoltre molta discordanza fra le varie regole di enti e servizi. Si tratta<br />
poi di famiglie multiproblematiche e il loro passato per noi è un buco<br />
nero: abbiamo pochissime informazioni – e loro sono l’unica fonte – per<br />
stilare dei progetti. Così, non disponendo di un quadro completo della<br />
loro situazione (<strong>sociale</strong>, psicologica, scolastica, ecc.) è molto diffi cile<br />
lavorare. Non sempre poi si riesce a conquistare la fi ducia delle famiglie<br />
e, dunque, a farle collaborare. L’inclusione, insomma, è una méta davvero<br />
lontana. Per quanto riguarda i minori non accompagnati, invece, devo<br />
dire che abbiamo ottenuto anche dei successi. L’obiettivo dei progetti<br />
che elaboriamo è quello di farli vivere nella legalità e attualmente si sta<br />
cercando di favorire il loro rimpatrio attivando delle risorse anche nei<br />
loro Paesi d’origine. Lavoriamo sull’alfabetizzazione, sulla formazione,<br />
sull’inserimento al lavoro tramite stage, sulla sistemazione in alloggi<br />
protetti e così via. Il tutto per far raggiungere loro una totale autonomia e<br />
un corretto inserimento <strong>sociale</strong>.“<br />
Gemma Slanzi, assistente <strong>sociale</strong> del Servizio Integrazione<br />
Sociale (SIS) del Distretto Centro Piani Rencio<br />
IL SERVIZIO ASSISTENZA DI STRADA<br />
Il servizio di assistenza di strada, offerto dalla Cooperativa Sociale “River Equipe”, è il servizio<br />
che per primo viene a contatto con le persone che vivono in stato di emarginazione grave<br />
con interventi diretti sulla strada. Nel corso della sua attività la cooperativa ha rilevato che<br />
sempre più spesso i motivi che portano a vivere la strada non sono riconducibili ad eventi<br />
eccezionali o a storie di particolare emarginazione e che tale condizione non è più una<br />
prerogativa di uomini adulti, ma anche di donne e minori di ambo i sessi. Il fenomeno non<br />
è omogeneo ed è assai stratifi cato, sia in merito alle cause, sia alle stesse disponibilità di<br />
risorse per sopravvivere. Non fa differenza che la sofferenza psichica o il disagio siano la<br />
causa o l’effetto dell’esclusione <strong>sociale</strong>; essa si manifesta comunque con:<br />
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