Argingrosso off limits al calar del sole - Il Reporter
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attu<strong>al</strong>ità<br />
SAN LORENZO/2. In aumento il numero dei commercianti <strong>del</strong>l’estremo oriente che affittano bancarelle<br />
E tra i banchi si parla sempre più cinese<br />
15<br />
Riccardo Bianchi<br />
Quando chiedi di un<br />
cinese che ha un<br />
banco di <strong>al</strong>imentari<br />
nel mercato coperto<br />
di San Lorenzo, qu<strong>al</strong>cuno<br />
dice che forse ti sbagli. Eppure<br />
Dong è lì, e da quattro mesi<br />
vende la sua verdura. Qui è il<br />
primo <strong>del</strong>la sua etnia: “Volevo<br />
lavorare - dice - il mercato mi<br />
piaceva e ho provato”. Accanto,<br />
due bangladeshi che vendono<br />
frutta. “Anni fa i bangladeshi<br />
hanno comprato tanti banchi e<br />
vendevano tutti frutta e verdura<br />
- dice Alessandro, uno degli<br />
operatori storici - ma è andata<br />
m<strong>al</strong>e. Hanno smesso quasi tutti”.<br />
Nessuno commercia carne<br />
o pesce: i frigoriferi costano<br />
tantissimo. Anche fuori, tra le<br />
242 bancarelle, gli ultimi arrivati<br />
sono originari di Cina e<br />
Bangladesh, ma sono già tanti.<br />
Negli anni ci sono stati prima<br />
i persiani, poi i p<strong>al</strong>estinesi, poi<br />
gli slavi, i rumeni e i brasiliani.<br />
Adesso loro, che per <strong>al</strong>cuni<br />
hanno superato le <strong>al</strong>tre etnie. E,<br />
pure qui, vendono tutti la stessa<br />
roba: vestiti e foulard i cinesi,<br />
borse e ciondoli gli <strong>al</strong>tri. Tutto<br />
a pochi euro. Parlarci è difficile.<br />
Qu<strong>al</strong>cuno sa l’inglese, l’it<strong>al</strong>iano<br />
il minimo indispensabile.<br />
Ma gli affari vanno m<strong>al</strong>e: “è<br />
mezzogiorno e ho venduto 15<br />
euro. Lui zero e lei pure - racconta<br />
Otello, quarant’anni di<br />
esperienza, indicando il vicino<br />
seneg<strong>al</strong>ese e la vicina mandarina<br />
- I cinesi ci provano. Ma il<br />
problema è che c’è qu<strong>al</strong>cuno,<br />
it<strong>al</strong>iano, che affitta i banchi a<br />
prezzi <strong>al</strong>ti nonostante la crisi.<br />
Li frega”. Le cifre vanno dai<br />
2.500 euro <strong>al</strong> mese per un posto<br />
intorno <strong>al</strong>la basilica ai 500<br />
di via Panic<strong>al</strong>e, dove ci sono<br />
tanti posti vuoti, perché aprire<br />
<strong>al</strong> mattino costa più che tenere<br />
chiuso.<br />
A San Lorenzo quasi tutti vendono<br />
accessori in pelle, vestiti<br />
Nell’area esterna sono tanti<br />
gli ambulanti asiatici, mentre in quella<br />
coperta per adesso c’è solo Dong,<br />
che da quattro mesi vende lì la sua verdura<br />
e poco <strong>al</strong>tro. Colpa anche di un<br />
turismo più povero. “I cinesi<br />
pagano sempre - li difende Angelo,<br />
che gestisce una <strong>del</strong>le cooperative<br />
che monta i banchi <strong>al</strong><br />
mattino e li smonta la sera - Con<br />
i bangladeshi si fa fatica, ma<br />
anche con gli it<strong>al</strong>iani. Solo che<br />
se loro poi se ne vanno, chi ti<br />
paga?”. Qu<strong>al</strong>che commerciante<br />
li accusa di sle<strong>al</strong>tà: “Vendono la<br />
tua stessa merce, ma abbassano<br />
il prezzo. Ti fanno chiudere”,<br />
sostiene Edgar, brasiliano. Ma<br />
ormai nel mercato è quasi tutto<br />
ugu<strong>al</strong>e, fatto in Cina o comunque<br />
dai cinesi. A punirli, però,<br />
è l’inesperienza. “Sono anch’io<br />
straniero - dice Dragosh, che ha<br />
un banco in via Panic<strong>al</strong>e - ma<br />
ho lavorato come commesso per<br />
otto anni, prima di mettermi in<br />
proprio. Loro aprono d<strong>al</strong>l’oggi<br />
<strong>al</strong> domani e si fanno concorrenza.<br />
Non sanno come si lavora.<br />
Alcuni hanno già chiuso. Andrà<br />
così anche per gli <strong>al</strong>tri”.<br />
FOCUS. C<strong>al</strong>o di vendite anche per gli stranieri<br />
“La crisi c’è anche per noi”<br />
In via Panic<strong>al</strong>e un ragazzo nero<br />
<strong>al</strong>ticcio s<strong>al</strong>uta un uomo bianco<br />
e gli mette una mano sulla<br />
sp<strong>al</strong>la. “Amore?”, chiede, e lo<br />
accompagna in un negozio, sorpassando<br />
due africani che stanno<br />
sulla porta. Dopo dieci minuti,<br />
l’uomo è ancora seduto accanto<br />
<strong>al</strong>la cassa, in fondo <strong>al</strong> loc<strong>al</strong>e.<br />
Scene <strong>del</strong> genere si ripetono ancora<br />
nella strada, un tempo feudo<br />
dei neri.<br />
Ma oggi non più. Nel bazar col<br />
nome africano c’è un cinese.<br />
Ovunque rivendite e c<strong>al</strong>l center<br />
di bangladeshi. “Si notano di<br />
più da quando fanno capannello<br />
fuori d<strong>al</strong> centro Snai” dicono<br />
i commercianti it<strong>al</strong>iani. Ma<br />
c’è chi è storico, come Alamgir,<br />
che nel 2001 ha aperto l’Orient<strong>al</strong><br />
Alimentari, un supermarket<br />
etnico: “Vendiamo solo a stranieri,<br />
anche operatori <strong>del</strong> mercato.<br />
Abbiamo avuto un c<strong>al</strong>o <strong>del</strong><br />
70 per cento in pochi anni, ma<br />
Perso il 50 per<br />
cento in un anno,<br />
se continua così<br />
noi chiudiamo<br />
continuo a pagare 1400 euro <strong>al</strong><br />
mese di affitto”. Ad un it<strong>al</strong>iano.<br />
In piazza <strong>del</strong> mercato, un piccolo<br />
negozio di accessori ha aperto<br />
vicino <strong>al</strong> kebabbaro. Dentro due<br />
ragazzi cinesi. Una, molto bella,<br />
non capisce l’it<strong>al</strong>iano. L’<strong>al</strong>tro<br />
dice che l’attività, di tre mesi, è<br />
<strong>del</strong> fratello. Ma <strong>del</strong>la crisi non sa<br />
niente. Nel senso che non conosce<br />
la parola. I cinesi stanno acquistando<br />
i tanti fondi vuoti <strong>del</strong><br />
quartiere. Via Faenza e le strade<br />
limitrofe sono una costellazione<br />
di commercianti asiatici. Tra i<br />
colleghi it<strong>al</strong>iani la frase è: “Sono<br />
bravi, non danno noia. Ma mi<br />
domando chi e perché gli affitta<br />
i fondi”. Le clientele sono separate.<br />
Al mini-market <strong>al</strong>l’incrocio<br />
con via Panic<strong>al</strong>e una commessa<br />
anziana con gli occhi a mandorla<br />
dice che la sua è solo asiatica.<br />
Alla friggitoria numero 34,<br />
come riportato sulla targa storica,<br />
i gestori ora sono cinesi. La<br />
ragazza <strong>al</strong> banco spiega che gli<br />
affari sono c<strong>al</strong>ati perché non ci<br />
sono turisti: “Meno 50 per cento<br />
in un anno. Abbiamo mandato<br />
via una commessa. Ma l’affitto<br />
non è c<strong>al</strong>ato. Se continua così,<br />
chiudiamo”. Chi è il proprietario?<br />
“Un it<strong>al</strong>iano”. /R.B.<br />
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