Medicina Preventiva Riabilitativa e Sociale Prof. Fabrizio Iecher ...
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maggiore che si rileva nell’osservazione clinica (cfr., Mancinelli R.,Guiducci M.S., 2004). In effetti<br />
il problema dell’alcolismo in ambito femminile non è stato sufficientemente approfondito anche<br />
perché fino a non molti anni fa si pensava che nelle donne ci fossero meno problemi a fronte di<br />
minori consumi, e a fronte di una netta preponderanza di uomini alcoldipendenti.<br />
Le donne sono sicuramente più esposte ai rischi di violenze psicologiche, relazionali e<br />
sessuali causate dall’abuso alcolico o dall’alcoldipendenza altrui, ma, ormai, anche sempre più<br />
frequentemente vittime del personale abuso di alcol spesso misconosciuto o sottovalutato. A questo<br />
proposito si riscontra che, mentre le modalità del bere delle adolescenti sono più facilmente<br />
assimilabili a quelle dei loro coetanei maschi, le donne più mature e sopratutto le anziane seguono<br />
un modello comportamentale nei confronti del bere ancora parzialmente relegato al contesto<br />
privato e spesso dissimulato per timori di riprovazione sociale. Questo rende più difficile<br />
l’identificazione precoce di possibili problematiche alcolcorrelate e, forse, giustificherebbe in parte<br />
il più elevato riscontro di alcoldipendenza tra casalinghe e pensionate (cfr. Scafato E., Russo R.,<br />
2004).<br />
Diventa così sicuramente prioritaria la necessità di dedicare un’ attenzione specifica al mondo<br />
femminile nell’ambito delle campagne di informazione, prevenzione e promozione alla salute<br />
rivolte, all’interno di strategie di più ampio respiro, all’intera popolazione. Si rendono, inoltre,<br />
necessari, ai fini di una maggiore consapevolezza dei rischi del bere in gravidanza, interventi di<br />
informazione, educazione e formazione diretti non solo alle donne in gravidanza e alle donne in età<br />
fertile, ma anche agli operatori socio-sanitari. Sono ormai noti, infatti, gli effetti diretti dell’alcol sul<br />
feto: i livelli di alcolemia riscontrabili nei tessuti fetali sono simili a quelli materni, anche se non è<br />
stata stabilita con certezza una dose minima tossica. Attualmente è poco chiaro quali siano le<br />
quantità di alcol da potersi ritenere sicure, né se prodotti alcolici diversi, quali vino, birra,<br />
superalcolici, possano determinare effetti nocivi diversi. Allo stato attuale è difficile, infatti,<br />
individuare la dose minima di alcol sufficiente a non danneggiare l’embrione poiché sono<br />
documentati segni sfumati, identificabili solo tardivamente, e poiché esistono fattori individuali che<br />
aumentano la vulnerabilità del feto. Tuttavia, un gran numero di evidenze cliniche e sperimentali<br />
hanno definitivamente dimostrato che l’esposizione prenatale all’alcol può causare alterazioni di<br />
sviluppo nel feto determinando ciò che è noto a livello clinico come disturbo da Fetopatia Alcolica<br />
(FASD). Queste alterazioni possono comprendere anomalie fisiche, alterazioni mentali,<br />
comportamentali e/o deficit dell’apprendimento generalmente a carattere permanente. Si tratta di un<br />
problema grave ma totalmente prevenibile raccomandando, specialmente da parte degli operatori<br />
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