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• del 20% per l’ictus celebrale. Ovviamente, se si aumenta la quantità di alcol aumenta anche la percentuale di rischio (cfr. Anderson P., 2003). 2. La Dipendenza L’alcol è riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come droga in quanto in grado di produrre dipendenza; come tutte le droghe anche l’alcol ha un potere psicoattivo e il suo uso protratto nel tempo induce assuefazione. La dipendenza da sostanze alcoliche consiste in un estensione ed incremento dei comportamenti d’abuso caratterizzati dalla presenza di quattro fattori fondamentali: • tolleranza: fenomeno biologico che consiste nel bisogno di dosi sempre più elevate di alcol per raggiungere l’effetto desiderato (assuefazione), mentre l’uso continuativo della stessa quantità di alcol assunta produce un effetto sempre minore. In questo modo l’organismo ha la possibilità di tollerare dosi sempre più elevate oltre le normali dosi tossiche e persino letali; • astinenza: consiste nella manifestazione di due o più sintomi in un periodo variabile da alcune ore ad alcuni giorni dalla sospensione del consumo di alcolici: iperattività del Sistema Nervoso Autonomo (per es. sudorazione o frequenza del polso maggiore di 100), aumento tremore delle mani, insonnia, nausea e vomito, allucinazioni visive, tattili o uditive transitorie, agitazione psicomotoria, ansia, crisi epilettiche. • incremento di consumo di bevande alcoliche in quantità sempre maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dalla persona. • desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre le bevande alcoliche. Può nel tempo stabilirsi un legame specifico che condiziona negativamente lo stile di vita della persona che ne fa uso mettendone a rischio la salute fisica, psichica, familiare e sociale. L’essere umano è infatti da considerarsi nella sua armonica specificità psico-biologica inserito nel suo contesto familiare e sociale. L’alcoldipendenza è un insieme di fenomeni fisiologici, comportamentali e cognitivi in cui l’uso di alcol costituisce per l’individuo una priorità sempre maggiore rispetto ad abitudini che prima rivestivano ruoli principali. E’ errato, infatti, imputare esclusivamente alla sostanza e ai suoi effetti fisiopatologici la capacità di indurre la tossicodipendenza dal momento che processi psicologici controllano lo stato di intossicazione impedendo la dipendenza. Nella dipendenza vi è, infatti, la comparsa del desiderio compulsivo di bere anche in assenza di intossicazione: “La dipendenza psichica è più simile al desiderio di un 40

esperienza positiva fino a diventare craving, voglia incontenibile di un piacere assoluto che ottunde la ragione…” (Malizia E., Borgo S., 2006, p.16). L’uso delle sostanze alcoliche può essere associato all’incapacità di gestire le difficoltà della vita quotidiana. In condizioni di sofferenza e problematicità umana (un trauma esterno improvviso o un calo delle capacità di risoluzione dei problemi) l’alcol, agendo sulle vie del piacere, può apparire un aiuto. Questo inganno della coscienza conduce in modo subdolo alla dipendenza che può dunque comparire inaspettatamente, senza che la persona ne sia consapevole. Probabilmente alla base si può riscontrare anche una certa vulnerabilità della persona, magari imputabile a sentimenti di bassa autostima e di inadeguatezza che la rendono incapace di stabilire relazioni soddisfacenti con gli altri e di comunicare adeguatamente il proprio disagio. Va comunque considerato che esistono diverse condizioni sociali ed economiche più o meno gravi o situazioni apparentemente banali che possono avere un ruolo essenziale nel consumo nocivo e pericoloso di alcol e svolgere un ruolo determinante nello scatenare la dipendenza da questa sostanza quali ad esempio: stress sul lavoro; onere eccessivo di lavoro; perdita del lavoro; disoccupazione; precarietà; perdita della casa; perdita di una persona cara; separazione coniugale o divorzio; frustrazioni legate alla condizione di casalinga; difficoltà scolastiche ecc. Si capisce, dunque, come non sia così semplice individuare una linea di netta demarcazione tra l’uso e l’abuso di alcolici. Non va dimenticato, infatti, che nel tentativo di superare le difficoltà che si incontrano nel formulare una diagnosi precoce di “abuso” di alcol, l’Associazione Americana di Psichiatria nella terza edizione e in quelle successive del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-III, DSM-III r, DSM- IV) ha raccolto in un unico capitolo i Disturbi da Uso di Sostanze, dove è possibile valutare e classificare ogni singolo caso in relazione a vari assi, ognuno dei quali di riferisce ad una classe diversa di informazioni. Ciò consente al medico di fare una valutazione multiassiale ovvero di non concentrarsi solo sul singolo problema ma di indirizzare l’attenzione oltre che sui disturbi, anche sugli aspetti ambientali e aree di funzionamento altrimenti trascurati (cfr. Ceccanti M.,, Calducci G, 2006). In associazione agli stili di vita possono, dunque, agire altri determinanti di salute quali: caratteristiche genetiche e fattori di rischio individuali, ambiente, disponibilità di accesso ed efficacia dei servizi socio-sanitari nonché fattori socio-economici. E’, infatti, piuttosto noto come il livello socio-economico a cui l’individuo appartiene, sia in grado di influire sullo sviluppo del bere problematico. Bassi livelli socio-economici possono essere associati ad una minore speranza di vita, alta mortalità infantile, una maggiore probabilità di contrarre malattie infettive, un maggiore consumo di tabacco, alcol e sostanze stupefacenti, una maggiore prevalenza di malattie cronicodegenerative, depressione, suicidi, comportamenti anti-sociali e violenza, ed un maggiore rischio di 41

esperienza positiva fino a diventare craving, voglia incontenibile di un piacere assoluto che ottunde<br />

la ragione…” (Malizia E., Borgo S., 2006, p.16). L’uso delle sostanze alcoliche può essere<br />

associato all’incapacità di gestire le difficoltà della vita quotidiana. In condizioni di sofferenza e<br />

problematicità umana (un trauma esterno improvviso o un calo delle capacità di risoluzione dei<br />

problemi) l’alcol, agendo sulle vie del piacere, può apparire un aiuto. Questo inganno della<br />

coscienza conduce in modo subdolo alla dipendenza che può dunque comparire inaspettatamente,<br />

senza che la persona ne sia consapevole. Probabilmente alla base si può riscontrare anche una certa<br />

vulnerabilità della persona, magari imputabile a sentimenti di bassa autostima e di inadeguatezza<br />

che la rendono incapace di stabilire relazioni soddisfacenti con gli altri e di comunicare<br />

adeguatamente il proprio disagio. Va comunque considerato che esistono diverse condizioni sociali<br />

ed economiche più o meno gravi o situazioni apparentemente banali che possono avere un ruolo<br />

essenziale nel consumo nocivo e pericoloso di alcol e svolgere un ruolo determinante nello<br />

scatenare la dipendenza da questa sostanza quali ad esempio: stress sul lavoro; onere eccessivo di<br />

lavoro; perdita del lavoro; disoccupazione; precarietà; perdita della casa; perdita di una persona<br />

cara; separazione coniugale o divorzio; frustrazioni legate alla condizione di casalinga; difficoltà<br />

scolastiche ecc. Si capisce, dunque, come non sia così semplice individuare una linea di netta<br />

demarcazione tra l’uso e l’abuso di alcolici. Non va dimenticato, infatti, che nel tentativo di<br />

superare le difficoltà che si incontrano nel formulare una diagnosi precoce di “abuso” di alcol,<br />

l’Associazione Americana di Psichiatria nella terza edizione e in quelle successive del Manuale<br />

Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-III, DSM-III r, DSM- IV) ha raccolto in un<br />

unico capitolo i Disturbi da Uso di Sostanze, dove è possibile valutare e classificare ogni singolo<br />

caso in relazione a vari assi, ognuno dei quali di riferisce ad una classe diversa di informazioni. Ciò<br />

consente al medico di fare una valutazione multiassiale ovvero di non concentrarsi solo sul singolo<br />

problema ma di indirizzare l’attenzione oltre che sui disturbi, anche sugli aspetti ambientali e aree<br />

di funzionamento altrimenti trascurati (cfr. Ceccanti M.,, Calducci G, 2006).<br />

In associazione agli stili di vita possono, dunque, agire altri determinanti di salute quali:<br />

caratteristiche genetiche e fattori di rischio individuali, ambiente, disponibilità di accesso ed<br />

efficacia dei servizi socio-sanitari nonché fattori socio-economici. E’, infatti, piuttosto noto come il<br />

livello socio-economico a cui l’individuo appartiene, sia in grado di influire sullo sviluppo del bere<br />

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alta mortalità infantile, una maggiore probabilità di contrarre malattie infettive, un maggiore<br />

consumo di tabacco, alcol e sostanze stupefacenti, una maggiore prevalenza di malattie cronicodegenerative,<br />

depressione, suicidi, comportamenti anti-sociali e violenza, ed un maggiore rischio di<br />

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