Medicina Preventiva Riabilitativa e Sociale Prof. Fabrizio Iecher ...
Medicina Preventiva Riabilitativa e Sociale Prof. Fabrizio Iecher ...
Medicina Preventiva Riabilitativa e Sociale Prof. Fabrizio Iecher ...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
LE COMUNITA’ TERAPEUTICHE<br />
Dott.ssa Lucia Taddei<br />
Il primo tipo di comunità terapeutica si sviluppa in ambito psichiatrico nella prima metà dell’800.<br />
J.Connolly considerò l’importanza dei rapporti interpersonali e della dimensione psicologica nella<br />
vita di un ospedale. Tuttavia il mono scientifico non era ancora pronto a valutare il senso di queste<br />
osservazioni, teso alla localizzazione dei danni cerebrali come la paralisi progressiva e alle ricerche<br />
delle cause fisiche del disturbo psichico. Un secolo più tardi Maxwell Jones, sentì la necessità di<br />
ovviare alle gravi conseguenze dell’istituzionalizzazione. La Comunità Terapeutica (CT) nasceva<br />
sulla spinta di una critica di carattere sociologico del potere esercitato sui malati di mente,<br />
attraverso il loro internamento e la loro esclusione dalla società. Si evidenziava pertanto una<br />
tenenza a trasformare l’ospedale psichiatrico in senso più democratico e umano, considerando la<br />
riabilitazione sociale alla stregua di un processo educativo. Ciò poteva essere attuato eliminando gli<br />
squilibri di potere tra staff dei medici e paziente. Si cercava di introdurre un processo educativo<br />
capace di utilizzare il potenziale terapeutico dello staff e dei pazienti. Gli strumenti utilizzati<br />
furono:<br />
1. Vita di comunità<br />
2. Atmosfera terapeutica<br />
3. Interscambiabilità dei ruoli<br />
4. Confronto quotidiano che stimola l’apprendimento di nuovi modi di rapporto con gli altri.<br />
Vengono pertanto messi a confronto il decorso della malattia con il tipo di trattamento e<br />
l’istituzionalizzazione con la cronicità dei pazienti psichiatrici. Le CT hanno in linea di massima,<br />
accettato il ruolo di terapia accessoria alle terapie più direttamente collegate alla pratica del medico<br />
psichiatra: un ruolo negato in forma chiara e conseguente, neglia anni Sessanta, dalla pratica antiistituzionale<br />
portata avanti a Gorizia da Franco Basaglia:<br />
“La nostra azione attuale, egli scriveva, non può essere che una negazione che, nata come<br />
rovesciamento istituzionale e scientifico, giunge al rifiuto dell’atto terapeutico come risoluzione di<br />
conflitti sociali che non possono essere superati attraverso l’adattamento di chi li subisce. I primi<br />
passi di questo rovesciamento si sono, quindi, attuati attraverso la proposta di una nuova<br />
dimensione istituzionale che abbiamo definito una comunità terapeutica, prendendo a modello<br />
quella anglosassone” (F. Basaglia, Le Comunità terapeutiche, in Scritti, Einaudi, Torino 1981)<br />
Negli USA Dederich mise a punto un tipo di organizzazione comunitaria utilizzando il m odello<br />
dell’Anonima Alcolisti che si basava sul principio di stimolare negli individui le giuste<br />
31