Viaggio nelle missioni africane

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Repubblica Dem. del Congo da parte il proprio “io”, hanno pensato che, nel nome del Cristo da loro abbracciato, fosse più importante portare anche agli altri, in questo caso ai fratelli del Congo (poi Zaire), la gioia del Risorto, anche se questo significava condividere con loro fame, malattie e povertà: padre Marcellino Forcellini, padre Germano Gentiletti, padre Paolo Rinelli, padre Mario Ottaviani, padre Lino Stroboni, padre Dario Cumer, padre Ugo Serafini, padre Raffaele Amendolagine, fra’ Giovanni Caterina, fra’ Pietro D’Alfonso, ecc. Dal 1968 al 1989 essi si sono occupati della Missione di Ntambue e della Parrocchia Notre Père di Kananga II. Dal 1989 la loro attività si è svolta solo in quest’ultima località. Conoscere ed amare quel mondo è stato un tutt’uno e questo mi ha portato ad intraprendere altri viaggi (sarà questo il mal d’Africa?) ed a metterne in progetto un altro che dovrebbe effettuarsi verso la fine di settembre di quest’anno. Nel 1999 poi, padre Germano Gentiletti, padre Mario Ottaviani e fra’ Giovanni Caterina sono rientrati in Italia. Il loro ritorno, però, non ha segnato il disimpegno della Provincia Romana dalla missione, ma A sinitra, i bambini attendono di entrare a scuola. A destra, Roberto Scaccia è con alcuni bambini al centro nutrizionale di Tshikara. 21
Repubblica Dem. del Congo ha sottolineato la continuazione dell’opera carmelitana in Congo tramite frati e suore locali. In Italia continua ad esserci un responsabile della “Missione” o, per dirla con termine più tecnico, lo “Zelatore Missionario”, figura oggi ricoperta da padre Mario Ottaviani (attualmente presso la Parrocchia San Valentino di Terni), da cui dipendono tutte le attività missionarie (adozioni a distanza, iniziative per reperire fondi, scelta dei progetti da sovvenzionare, organizzazione di incontri, ecc.). Nel corso dei miei viaggi mi sono reso conto che i missionari, pur forti per avere il Cristo al loro fianco, materialmente poco potrebbero se non avessero alle spalle qualcuno che, anche se da lontano, appoggia le loro iniziative. Infatti, per finanziare i progetti da realizzare in quelle terre, essi hanno sempre fatto molto affidamento sulle offerte Un’offerta non è “fare l’elemosina” ma è una dimostrazione materiale dell’amore di Cristo e sull’impegno di persone sensibili al discorso missionario. Ad un certo punto, per identificare in qualche modo queste persone, nella Provincia Romana ha iniziato a circolare il nome di A.MI.CA. – Amicizia MIssionaria CArmelitana, un’associazione un po’ sui generis che non richiede né tessere né qualsiasi altra forma di “affiliazione”, ma è formata da tutti coloro che si sentono vicini sia al carisma carmelitano che alla sensibilità missionaria dei carmelitani. Ricordo di aver iniziato a sentire questo nome, agli inizi degli anni ’90, da padre Paolo Rinelli, che ne parlava come di un qualcosa che aveva avuto anche una precedente vita. Proprio per presentare A.MI.CA., prima padre Paolo Rinelli e poi, con qualche integrazione, padre Germano Gentiletti hanno usato queste parole (parole che è possibile ritrovare sul sito internet della Provincia Romana dei Carmelitani Scalzi: “www. carmelitaniroma.it”): «È una libera associazione di persone di buona volontà, unite dal comune desiderio di impegnarsi in gesti concreti di solidarietà in favore delle popolazioni più povere, assistite dalla nostra presenza carmelitana, soprattutto in Africa, nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire) e, negli ultimi tempi, anche nel Camerun». E la buona volontà e l’impegno di tante persone, che hanno capito che un’offerta non è “fare l’elemosina” ma è una dimostrazione materiale dell’amore di Cristo, ha portato i suoi risultati. Nel corso dei 16 anni di cui sono testimone se ne sono ottenuti tanti, come potete vedere di seguito. 22
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