COMUNICAZIONI - Giornale Italiano di Cardiologia

G Ital Cardiol Vol 8 Suppl 2-5 2007
prelevato i campioni per la determinazione dei livelli plasmatici di apelina, PCR
ad elevata sensibilità, BNP e TNF-. Tutti i pazienti sono stati rivalutati a distanza
di un mese dalla CVE mediante visita clinica ed esecuzione di un ECG secondo
Holter. Abbiamo considerato recidive aritmiche la comparsa di FA sintomatica o
asintomatica documentata elettrocardiograficamente, oppure il riscontro di
almeno un episodio della durata superiore ad un’ora durante il monitoraggio
EGC.
Risultati. Al termine di un mese di follow-up abbiamo riscontrato recidive
aritmiche in 14 pazienti. I soggetti che hanno avuto recidive rispetto a quelli che
non ne hanno avute, presentavano in basale livelli più elevati di BNP (247±130
vs 124±99 pg/ml, p6 mesi)
per il quale la cardioversione non è risultata efficace. Fra i 18 pazienti in cui era
stato ripristinato il RS, 14 hanno proseguito la terapia con amiodarone.
In un follow-up medio di 28±20 mesi 15 pazienti sono deceduti (7%), 3 (1%) sono
stati sottoposti a trapianto ortotopico di cuore. Tra i 166 pazienti senza episodi di
FA pre-impianto 8 (5%) hanno avuto un nuovo episodio; nel gruppo dei pazienti
in RS all’impianto ma con precedenti episodi di FA pre-impianto 7 hanno
presentato delle recidive, 6 nel gruppo di 18 (33%) pazienti efficacemente
cardiovertiti all’impianto (dei quali 5 presentavano una FA di durata >6 mesi). Nel
complesso, in una popolazione che presentava precedenti anamnestici di FA nel
20% dei casi la strategia terapeutica seguita si è associata a
persistenza/mantenimento del RS, dopo un follow-up di 28±20 mesi, nel 40% dei
casi (16/39).
Conclusione. La FA è presente all’impianto di CRT o nella storia clinica in circa
1 paziente su 5 dei candidati alla CRT. L’esecuzione della CV al momento
dell’impianto del device risulta consigliabile in caso di FA di durata ≤6 mesi e può
essere presa in considerazione (associando profilassi con amiodarone) anche in
pazienti con FA >6 mesi. È verosimile che esistano sinergie fra il miglioramento
emodinamico indotto dalla CRT e la persistenza/mantenimento del RS.
C77
ATRIAL FIBRILLATION AND HOSPITALIZATION RATE IN PATIENTS WITH
IDIOPATHIC DILATED CARDIOMYOPATHY
A. Aleksova, M. Merlo, I. Tavcar, S. Pyxaras, A. Magagnin, M. Zecchin,
A. Pascotto, F. Lo Giudice, A. Di Lenarda, G. Sinagra
Cardiovascular Department, “Ospedali Riuniti” and University of Trieste, Trieste,
Italy
Background. Atrial Fibrillation (AF) is common in patients (pts) with heart failure
(HF). The aim of our study was to determine the prognostic impact of AF on
quality of life in patients with idiopathic dilated cardiomyopathy (IDC).
Methods. The study included 682 pts consecutively enrolled in Heart Muscle
Disease Registry of Trieste (mean age 45±14 years, males 74%, LVEF
0.32±0.11, NYHA III-IV 25%, ACE inhibitors 79%, beta-blockers (BB) 70%).
Results. During the follow-up of 97±67 months 269 pts were hospitalized for
cardiac cause, 33 pts (50%) with AF and 236 (38%) of those in sinus rhythm (SR),
p=0.047. At multivariable analysis, the baseline AF was associated with
increased risk of hospitalization (OR 2.59; CI 95% 1.54-4.36; p