Camminare Insieme Anno 2009 - Diocesi Altamura - Gravina ...
Camminare Insieme Anno 2009 - Diocesi Altamura - Gravina ...
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RIVISTA TRIMESTRALE DELLA DIOCESI DI ALTAMURA • GRAVINA • ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
UFFICIALE PER GLI ATTI DEL VESCOVO E DELLA CURIA<br />
Nuova Serie • <strong>Anno</strong> XV <strong>2009</strong><br />
Nuova Serie • <strong>Anno</strong> XV <strong>2009</strong>
In copertina:<br />
Cattedrale di <strong>Altamura</strong>.<br />
Cortile interno con ingresso alla Curia.
BOLLETTINO PERIODICO DELLA DIOCESI<br />
DI ALTAMURA • GRAVINA<br />
ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />
UFFICIALE PER GLI ATTI<br />
DEL VESCOVO E DELLA CURIA<br />
Nuova Serie • <strong>Anno</strong> XV • <strong>2009</strong>
CAMMINARE INSIEME<br />
Rivista della <strong>Diocesi</strong><br />
di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />
ufficiale per gli atti del Vescovo e della Curia<br />
Nuova Serie - <strong>Anno</strong> XV - <strong>2009</strong><br />
Registrazione Tribunale di Bari n. 1384 del 06.08.1998<br />
Direttore Responsabile: Nunzio Falcicchio<br />
Redazione: Vincenzo Panaro<br />
Anna Garziano - Marisa Piazza<br />
Amministrazione:<br />
Curia Diocesana di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />
Arco Duomo, 1 - 70022 <strong>Altamura</strong> (BA)<br />
Tel. e Fax 080/3117024 - e-mail: curiadiocesana@libero.it<br />
www.diocesidialtamura.it<br />
Fotografie: Archivio di Curia<br />
Impianti e Stampa:<br />
Grafiche Grilli srl<br />
Via Manfredonia Km 2.200 - 71100 Foggia<br />
Tel. 0881/568034-568040 - Fax 0881/755525
Benedetto XVI
Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - esterno.
5<br />
Lettera<br />
ai Vescovi della Chiesa Cattolica<br />
riguardo alla remissione della scomunica<br />
dei quattro Vescovi consacrati dall’Arcivescovo Lefebvre<br />
Cari Confratelli nel ministero episcopale!<br />
La remissione della scomunica ai quattro Vescovi, consacrati nell’anno<br />
1988 dall’Arcivescovo Lefebvre senza mandato della Santa Sede,<br />
per molteplici ragioni ha suscitato all’interno e fuori della Chiesa Cattolica<br />
una discussione di una tale veemenza quale da molto tempo non si<br />
era più sperimentata. Molti Vescovi si sono sentiti perplessi davanti a un<br />
avvenimento verificatosi inaspettatamente e difficile da inquadrare positivamente<br />
nelle questioni e nei compiti della Chiesa di oggi. Anche se<br />
molti Vescovi e fedeli in linea di principio erano disposti a valutare in<br />
modo positivo la disposizione del Papa alla riconciliazione, a ciò tuttavia<br />
si contrapponeva la questione circa la convenienza di un simile gesto<br />
a fronte delle vere urgenze di una vita di fede nel nostro tempo. Alcuni<br />
gruppi, invece, accusavano apertamente il Papa di voler tornare indietro,<br />
a prima del Concilio: si scatenava così una valanga di proteste, la cui<br />
amarezza rivelava ferite risalenti al di là del momento. Mi sento perciò<br />
spinto a rivolgere a voi, cari Confratelli, una parola chiarificatrice, che<br />
deve aiutare a comprendere le intenzioni che in questo passo hanno guidato<br />
me e gli organi competenti della Santa Sede. Spero di contribuire in<br />
questo modo alla pace nella Chiesa.<br />
Una disavventura per me imprevedibile è stata il fatto che il caso Williamson<br />
si è sovrapposto alla remissione della scomunica. Il gesto discreto<br />
di misericordia verso quattro Vescovi, ordinati validamente ma<br />
non legittimamente, è apparso all’improvviso come una cosa totalmente<br />
diversa: come la smentita della riconciliazione tra cristiani ed ebrei,<br />
e quindi come la revoca di ciò che in questa materia il Concilio aveva<br />
chiarito per il cammino della Chiesa. Un invito alla riconciliazione con<br />
un gruppo ecclesiale implicato in un processo di separazione si trasformò<br />
così nel suo contrario: un apparente ritorno indietro rispetto a tutti i<br />
passi di riconciliazione tra cristiani ed ebrei fatti a partire dal Concilio –<br />
passi la cui condivisione e promozione fin dall’inizio era stato un obiet-
6<br />
tivo del mio personale lavoro teologico. Che questo sovrapporsi di due<br />
processi contrapposti sia successo e per un momento abbia disturbato la<br />
pace tra cristiani ed ebrei come pure la pace all’interno della Chiesa, è<br />
cosa che posso soltanto deplorare profondamente. Mi è stato detto che<br />
seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’internet avrebbe<br />
dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema.<br />
Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestar<br />
più attenzione a quella fonte di notizie. Sono rimasto rattristato dal fatto<br />
che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come<br />
stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un’ostilità pronta<br />
all’attacco. Proprio per questo ringrazio tanto più gli amici ebrei che<br />
hanno aiutato a togliere di mezzo prontamente il malinteso e a ristabilire<br />
l’atmosfera di amicizia e di fiducia, che – come nel tempo di Papa Giovanni<br />
Paolo II – anche durante tutto il periodo del mio pontificato è esistita<br />
e, grazie a Dio, continua ad esistere.<br />
Un altro sbaglio, per il quale mi rammarico sinceramente, consiste<br />
nel fatto che la portata e i limiti del provvedimento del 21 gennaio <strong>2009</strong><br />
non sono stati illustrati in modo sufficientemente chiaro al momento<br />
della sua pubblicazione. La scomunica colpisce persone, non istituzioni.<br />
Un’Ordinazione episcopale senza il mandato pontificio significa il pericolo<br />
di uno scisma, perché mette in questione l’unità del collegio episcopale<br />
con il Papa. Perciò la Chiesa deve reagire con la punizione più dura,<br />
la scomunica, al fine di richiamare le persone punite in questo modo<br />
al pentimento e al ritorno all’unità. A vent’anni dalle Ordinazioni, questo<br />
obiettivo purtroppo non è stato ancora raggiunto. La remissione della<br />
scomunica mira allo stesso scopo a cui serve la punizione: invitare i<br />
quattro Vescovi ancora una volta al ritorno. Questo gesto era possibile<br />
dopo che gli interessati avevano espresso il loro riconoscimento in linea<br />
di principio del Papa e della sua potestà di Pastore, anche se con delle<br />
riserve in materia di obbedienza alla sua autorità dottrinale e a quella<br />
del Concilio. Con ciò ritorno alla distinzione tra persona ed istituzione.<br />
La remissione della scomunica era un provvedimento nell’ambito della<br />
disciplina ecclesiastica: le persone venivano liberate dal peso di coscienza<br />
costituito dalla punizione ecclesiastica più grave. Occorre distinguere<br />
questo livello disciplinare dall’ambito dottrinale. Il fatto che la<br />
Fraternità San Pio X non possieda una posizione canonica nella Chiesa,
non si basa in fin dei conti su ragioni disciplinari ma dottrinali. Finché la<br />
Fraternità non ha una posizione canonica nella Chiesa, anche i suoi ministri<br />
non esercitano ministeri legittimi nella Chiesa. Bisogna quindi distinguere<br />
tra il livello disciplinare, che concerne le persone come tali, e<br />
il livello dottrinale in cui sono in questione il ministero e l’istituzione.<br />
Per precisarlo ancora una volta: finché le questioni concernenti la dottrina<br />
non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella<br />
Chiesa, e i suoi ministri – anche se sono stati liberati dalla punizione<br />
ecclesiastica – non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella<br />
Chiesa.<br />
Alla luce di questa situazione è mia intenzione di collegare in futuro<br />
la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” – istituzione dal 1988 competente<br />
per quelle comunità e persone che, provenendo dalla Fraternità<br />
San Pio X o da simili raggruppamenti, vogliono tornare nella piena<br />
comunione col Papa – con la Congregazione per la Dottrina della Fede.<br />
Con ciò viene chiarito che i problemi che devono ora essere trattati sono<br />
di natura essenzialmente dottrinale e riguardano soprattutto l’accettazione<br />
del Concilio Vaticano II e del magistero post-conciliare dei Papi.<br />
Gli organismi collegiali con i quali la Congregazione studia le questioni<br />
che si presentano (specialmente la consueta adunanza dei Cardinali<br />
al mercoledì e la Plenaria annuale o biennale) garantiscono il coinvolgimento<br />
dei Prefetti di varie Congregazioni romane e dei rappresentanti<br />
dell’Episcopato mondiale nelle decisioni da prendere. Non si può<br />
congelare l’autorità magisteriale della Chiesa all’anno 1962 – ciò deve<br />
essere ben chiaro alla Fraternità. Ma ad alcuni di coloro che si segnalano<br />
come grandi difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria<br />
che il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa.<br />
Chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata<br />
nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive.<br />
Spero, cari Confratelli, che con ciò sia chiarito il significato positivo<br />
come anche il limite del provvedimento del 21 gennaio <strong>2009</strong>. Ora<br />
però rimane la questione: Era tale provvedimento necessario? Costituiva<br />
veramente una priorità? Non ci sono forse cose molto più importanti?<br />
Certamente ci sono delle cose più importanti e più urgenti. Penso di<br />
aver evidenziato le priorità del mio Pontificato nei discorsi da me pronunciati<br />
al suo inizio. Ciò che ho detto allora rimane in modo inalterato<br />
la mia linea direttiva. La prima priorità per il Successore di Pietro è sta-<br />
7
8<br />
ta fissata dal Signore nel Cenacolo in modo inequivocabile: “Tu … conferma<br />
i tuoi fratelli” (Lc 22, 32). Pietro stesso ha formulato in modo nuovo<br />
questa priorità nella sua prima Lettera: “Siate sempre pronti a rispondere<br />
a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,<br />
15). Nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo<br />
di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità<br />
che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo<br />
e di aprire agli uomini l’accesso a Dio. Non ad un qualsiasi dio, ma<br />
a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo<br />
nell’amore spinto sino alla fine (cfr Gv 13, 1) – in Gesù Cristo crocifisso<br />
e risorto. Il vero problema in questo nostro momento della storia è che<br />
Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce<br />
proveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento,<br />
i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più.<br />
Condurre gli uomini verso Dio, verso il Dio che parla nella Bibbia:<br />
questa è la priorità suprema e fondamentale della Chiesa e del Successore<br />
di Pietro in questo tempo. Da qui deriva come logica conseguenza<br />
che dobbiamo avere a cuore l’unità dei credenti. La loro discordia, infatti,<br />
la loro contrapposizione interna mette in dubbio la credibilità del loro<br />
parlare di Dio. Per questo lo sforzo per la comune testimonianza di fede<br />
dei cristiani – per l’ecumenismo – è incluso nella priorità suprema. A ciò<br />
si aggiunge la necessità che tutti coloro che credono in Dio cerchino insieme<br />
la pace, tentino di avvicinarsi gli uni agli altri, per andare insieme,<br />
pur nella diversità delle loro immagini di Dio, verso la fonte della Luce<br />
– è questo il dialogo interreligioso. Chi annuncia Dio come Amore “sino<br />
alla fine” deve dare la testimonianza dell’amore: dedicarsi con amore ai<br />
sofferenti, respingere l’odio e l’inimicizia – è la dimensione sociale della<br />
fede cristiana, di cui ho parlato nell’Enciclica Deus caritas est.<br />
Se dunque l’impegno faticoso per la fede, per la speranza e per l’amore<br />
nel mondo costituisce in questo momento (e, in forme diverse, sempre)<br />
la vera priorità per la Chiesa, allora ne fanno parte anche le riconciliazioni<br />
piccole e medie. Che il sommesso gesto di una mano tesa abbia<br />
dato origine ad un grande chiasso, trasformandosi proprio così nel<br />
contrario di una riconciliazione, è un fatto di cui dobbiamo prendere atto.<br />
Ma ora domando: Era ed è veramente sbagliato andare anche in questo<br />
caso incontro al fratello che “ha qualche cosa contro di te” (cfr Mt 5,<br />
23s) e cercare la riconciliazione? Non deve forse anche la società civi-
le tentare di prevenire le radicalizzazioni e di reintegrare i loro eventuali<br />
aderenti – per quanto possibile – nelle grandi forze che plasmano la vita<br />
sociale, per evitarne la segregazione con tutte le sue conseguenze? Può<br />
essere totalmente errato l’impegnarsi per lo scioglimento di irrigidimenti<br />
e di restringimenti, così da far spazio a ciò che vi è di positivo e di ricuperabile<br />
per l’insieme? Io stesso ho visto, negli anni dopo il 1988, come<br />
mediante il ritorno di comunità prima separate da Roma sia cambiato il<br />
loro clima interno; come il ritorno nella grande ed ampia Chiesa comune<br />
abbia fatto superare posizioni unilaterali e sciolto irrigidimenti così che<br />
poi ne sono emerse forze positive per l’insieme. Può lasciarci totalmente<br />
indifferenti una comunità nella quale si trovano 491 sacerdoti, 215 seminaristi,<br />
6 seminari, 88 scuole, 2 Istituti universitari, 117 frati, 164 suore<br />
e migliaia di fedeli? Dobbiamo davvero tranquillamente lasciarli andare<br />
alla deriva lontani dalla Chiesa? Penso ad esempio ai 491 sacerdoti.<br />
Non possiamo conoscere l’intreccio delle loro motivazioni. Penso tuttavia<br />
che non si sarebbero decisi per il sacerdozio se, accanto a diversi elementi<br />
distorti e malati, non ci fosse stato l’amore per Cristo e la volontà<br />
di annunciare Lui e con Lui il Dio vivente. Possiamo noi semplicemente<br />
escluderli, come rappresentanti di un gruppo marginale radicale, dalla<br />
ricerca della riconciliazione e dell’unità? Che ne sarà poi?<br />
Certamente, da molto tempo e poi di nuovo in quest’occasione concreta<br />
abbiamo sentito da rappresentanti di quella comunità molte cose<br />
stonate – superbia e saccenteria, fissazione su unilateralismi ecc. Per<br />
amore della verità devo aggiungere che ho ricevuto anche una serie di<br />
testimonianze commoventi di gratitudine, nelle quali si rendeva percepibile<br />
un’apertura dei cuori. Ma non dovrebbe la grande Chiesa permettersi<br />
di essere anche generosa nella consapevolezza del lungo respiro<br />
che possiede; nella consapevolezza della promessa che le è stata data?<br />
Non dovremmo come buoni educatori essere capaci anche di non badare<br />
a diverse cose non buone e premurarci di condurre fuori dalle strettezze?<br />
E non dobbiamo forse ammettere che anche nell’ambiente ecclesiale<br />
è emersa qualche stonatura? A volte si ha l’impressione che la nostra<br />
società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna<br />
tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio.<br />
E se qualcuno osa avvicinarglisi – in questo caso il Papa – perde anche<br />
lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore<br />
e riserbo.<br />
9
10<br />
Cari Confratelli, nei giorni in cui mi è venuto in mente di scrivere questa<br />
lettera, è capitato per caso che nel Seminario Romano ho dovuto interpretare<br />
e commentare il brano di Gal 5, 13-15. Ho notato con sorpresa<br />
l’immediatezza con cui queste frasi ci parlano del momento attuale:<br />
“Che la libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne,<br />
ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti<br />
trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come<br />
te stesso. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non<br />
distruggervi del tutto gli uni gli altri!” Sono stato sempre incline a considerare<br />
questa frase come una delle esagerazioni retoriche che a volte si<br />
trovano in san Paolo. Sotto certi aspetti può essere anche così. Ma purtroppo<br />
questo “mordere e divorare” esiste anche oggi nella Chiesa come<br />
espressione di una libertà mal interpretata. È forse motivo di sorpresa che<br />
anche noi non siamo migliori dei Galati? Che almeno siamo minacciati<br />
dalle stesse tentazioni? Che dobbiamo imparare sempre di nuovo l’uso<br />
giusto della libertà? E che sempre di nuovo dobbiamo imparare la priorità<br />
suprema: l’amore? Nel giorno in cui ho parlato di ciò nel Seminario maggiore,<br />
a Roma si celebrava la festa della Madonna della Fiducia. Di fatto:<br />
Maria ci insegna la fiducia. Ella ci conduce al Figlio, di cui noi tutti possiamo<br />
fidarci. Egli ci guiderà – anche in tempi turbolenti. Vorrei così ringraziare<br />
di cuore tutti quei numerosi Vescovi, che in questo tempo mi hanno<br />
donato segni commoventi di fiducia e di affetto e soprattutto mi hanno<br />
assicurato la loro preghiera. Questo ringraziamento vale anche per tutti<br />
i fedeli che in questo tempo mi hanno dato testimonianza della loro fedeltà<br />
immutata verso il Successore di san Pietro. Il Signore protegga tutti<br />
noi e ci conduca sulla via della pace. È un augurio che mi sgorga spontaneo<br />
dal cuore in questo inizio di Quaresima, che è tempo liturgico particolarmente<br />
favorevole alla purificazione interiore e che tutti ci invita a guardare<br />
con speranza rinnovata al traguardo luminoso della Pasqua.<br />
Con una speciale Benedizione Apostolica mi confermo<br />
Dal Vaticano, 10 Marzo <strong>2009</strong><br />
Vostro nel Signore<br />
Benedictus PP. XVI
11<br />
Udienza<br />
ai Vescovi italiani<br />
in occasione della 59 a Assemblea Generale della CEI<br />
28 maggio <strong>2009</strong><br />
Cari Fratelli Vescovi italiani,<br />
sono lieto di incontrarvi ancora una volta tutti insieme, in occasione<br />
di questo significativo appuntamento annuale che vi vede riuniti in<br />
assemblea per condividere le ansie e le gioie del vostro ministero nelle<br />
<strong>Diocesi</strong> della diletta Nazione italiana. La vostra assemblea, infatti, esprime<br />
visibilmente e promuove quella comunione di cui la Chiesa vive, e<br />
che si attua anche nella concordia delle iniziative e dell’azione pastorale.<br />
Con la mia presenza vengo a confermare quella comunione ecclesiale<br />
che ho visto costantemente accrescersi e rinsaldarsi. In particolare, ringrazio<br />
il Cardinale Presidente che, a nome di tutti, ha confermato la fraterna<br />
adesione e la cordiale comunione con il magistero e il servizio pastorale<br />
del Successore di Pietro, riaffermando così la singolare unità che<br />
lega la Chiesa in Italia alla Sede Apostolica. Ho ricevuto in questi mesi<br />
veramente tante commoventi testimonianze di questa adesione. Vi posso<br />
solo dire con tutto il cuore: grazie! In questo clima di comunione si può<br />
nutrire proficuamente della Parola di Dio e della grazia dei sacramenti il<br />
popolo cristiano, che sperimenta il profondo inserimento nel territorio, il<br />
vivo senso della fede e la sincera appartenenza alla comunità ecclesiale:<br />
tutto ciò grazie alla vostra guida pastorale, al servizio generoso di tanti<br />
presbiteri e diaconi, di religiosi e fedeli laici che, con assidua dedizione,<br />
sostengono il tessuto ecclesiale e la vita quotidiana delle numerose<br />
parrocchie disseminate in ogni angolo del Paese. Non ci nascondiamo le<br />
difficoltà che esse incontrano nel condurre i propri membri ad una piena<br />
adesione alla fede cristiana nel nostro tempo. Non a caso si invoca da varie<br />
parti un loro rinnovamento nel segno di una crescente collaborazione<br />
dei laici, e di una loro corresponsabilità missionaria.<br />
Per queste ragioni avete voluto opportunamente approfondire<br />
nell’azione pastorale l’impegno missionario, che ha caratterizzato il<br />
cammino della Chiesa in Italia dopo il Concilio, mettendo al centro della<br />
riflessione della vostra assemblea il compito fondamentale dell’educazione.<br />
Come ho avuto modo a più riprese di ribadire, si tratta di una
12<br />
esigenza costitutiva e permanente della vita della Chiesa, che oggi tende<br />
ad assumere i tratti dell’urgenza e, perfino, dell’emergenza. Avete avuto<br />
modo, in questi giorni, di ascoltare, riflettere e discutere sulla necessità<br />
di porre mano ad una sorta di progetto educativo che nasca da una coerente<br />
e completa visione dell’uomo quale può scaturire unicamente dalla<br />
perfetta immagine e realizzazione che ne abbiamo in Cristo Gesù. È Lui<br />
il Maestro alla cui scuola riscoprire il compito educativo come un’altissima<br />
vocazione alla quale ogni fedele, con diverse modalità, è chiamato.<br />
In un tempo in cui è forte il fascino di concezioni relativistiche e nichilistiche<br />
della vita, e la legittimità stessa dell’educazione è posta in discussione,<br />
il primo contributo che possiamo offrire è quello di testimoniare<br />
la nostra fiducia nella vita e nell’uomo, nella sua ragione e nella sua capacità<br />
di amare. Essa non è frutto di un ingenuo ottimismo, ma ci proviene<br />
da quella «speranza affidabile» (Spe salvi, 1) che ci è donata mediante<br />
la fede nella redenzione operata da Gesù Cristo. In riferimento a questo<br />
fondato atto d’amore per l’uomo può sorgere una alleanza educativa<br />
tra tutti coloro che hanno responsabilità in questo delicato ambito della<br />
vita sociale ed ecclesiale.<br />
La conclusione, domenica prossima, del triennio dell’Agorà dei giovani<br />
italiani, che ha visto impegnata la vostra Conferenza in un percorso<br />
articolato di animazione della pastorale giovanile, costituisce un invito<br />
a verificare il cammino educativo in atto e a intraprendere nuovi progetti<br />
per una fascia di destinatari, quella delle nuove generazioni, estremamente<br />
ampia e significativa per le responsabilità educative delle nostre<br />
comunità ecclesiali e della società tutta. L’opera formativa, infine,<br />
si allarga anche all’età adulta, che non è esclusa da una vera e propria responsabilità<br />
di educazione permanente. Nessuno è escluso dal compito<br />
di prendersi a cura la crescita propria e altrui verso la «misura della pienezza<br />
di Cristo» (Ef 4, 13).<br />
La difficoltà di formare autentici cristiani si intreccia fino a confondersi<br />
con la difficoltà di far crescere uomini e donne responsabili e maturi,<br />
in cui coscienza della verità e del bene e libera adesione ad essi siano<br />
al centro del progetto educativo, capace di dare forma ad un percorso<br />
di crescita globale debitamente predisposto e accompagnato. Per questo,<br />
insieme ad un adeguato progetto che indichi il fine dell’educazione alla<br />
luce del modello compiuto da perseguire, c’è bisogno di educatori autorevoli<br />
a cui le nuove generazioni possano guardare con fiducia. In que-
sto <strong>Anno</strong> paolino, che abbiamo vissuto nell’approfondimento della parola<br />
e dell’esempio del grande Apostolo delle genti, e che avete in vari<br />
modi celebrato nelle vostre <strong>Diocesi</strong> e proprio ieri tutti insieme nella Basilica<br />
di San Paolo fuori le mura, risuona con singolare efficacia il suo<br />
invito: «Fatevi miei imitatori» (1Cor 11, 1). Una parola coraggiosa, ma<br />
un vero educatore mette in gioco in primo luogo la sua persona e sa unire<br />
autorità ed esemplarità nel compito di educare coloro che gli sono affidati.<br />
Ne siamo consapevoli noi stessi, posti come guide in mezzo al popolo<br />
di Dio, ai quali l’apostolo Pietro rivolge, a sua volta, l’invito a pascere<br />
il gregge di Dio facendoci «modelli del gregge» (1Pt 5, 3). Anche<br />
questa è una parola sulla quale meditare.<br />
Risulta pertanto singolarmente felice la circostanza che ci vede pronti<br />
a celebrare, dopo l’anno dedicato all’Apostolo delle genti, un <strong>Anno</strong><br />
sacerdotale. Siamo chiamati, insieme ai nostri sacerdoti, a riscoprire la<br />
grazia e il compito del ministero presbiterale. Questo ministero è un servizio<br />
alla Chiesa e al popolo cristiano che esige una profonda spiritualità.<br />
In risposta alla vocazione divina, tale spiritualità deve si nutrirsi della<br />
preghiera e di una intensa unione personale con il Signore per poterlo<br />
servire nei fratelli attraverso la predicazione, i sacramenti, una ordinata<br />
vita di comunità e l’aiuto ai poveri. In tutto il ministero sacerdotale risalta,<br />
in tal modo, l’importanza dell’impegno educativo, perché crescano<br />
persone libere, veramente libere, e cioè responsabili, cristiani maturi<br />
e consapevoli.<br />
Non c’è dubbio che dallo spirito cristiano attinga vitalità sempre rinnovata<br />
quel senso di solidarietà che è profondamente radicato nel cuore<br />
degli italiani e trova modo di esprimersi con particolare intensità in alcune<br />
circostanze drammatiche della vita del Paese, ultima delle quali è stato<br />
il devastante terremoto che ha colpito talune aree dell’Abruzzo. Come<br />
già detto dal vostro presidente, ho avuto modo, nella mia visita a quella<br />
terra tragicamente ferita, di rendermi conto di persona dei lutti, del dolore<br />
e dei disastri prodotti dal terribile sisma, ma anche, questo è stato<br />
per me realmente molto impressionante, della fortezza d’animo di quelle<br />
popolazioni insieme al movimento di solidarietà che si è prontamente<br />
avviato veramente da tutte le parti d’Italia. Le nostre comunità hanno<br />
risposto con grande generosità alla richiesta di aiuto che saliva da quella<br />
regione sostenendo le iniziative promosse dalla Conferenza Episcopale<br />
tramite le Caritas. Desidero rinnovare ai Vescovi abruzzesi e, attraverso<br />
13
14<br />
di loro, alle comunità locali l’assicurazione della mia costante preghiera<br />
e della perdurante affettuosa vicinanza.<br />
Da mesi stiamo constatando gli effetti di una crisi finanziaria ed economica<br />
che ha colpito duramente lo scenario globale e raggiunto in varia<br />
misura tutti i Paesi. Nonostante le misure intraprese a vari livelli, gli effetti<br />
sociali della crisi non mancano di farsi tuttora sentire, e anche duramente,<br />
in modo particolare sulle fasce più deboli della società e sulle famiglie.<br />
Desidero pertanto esprimere il mio apprezzamento e incoraggiamento<br />
per l’iniziativa del fondo di solidarietà denominato “Prestito della<br />
speranza”, che avrà proprio domenica prossima un momento di partecipazione<br />
corale nella colletta nazionale, che costituisce la base del fondo<br />
stesso. Questa rinnovata richiesta di generosità, che si aggiunge alle<br />
tante iniziative indette da numerose <strong>Diocesi</strong>, evocando il gesto della colletta<br />
promossa dall’apostolo Paolo a favore della Chiesa di Gerusalemme,<br />
è una eloquente testimonianza della condivisione dei pesi gli uni degli<br />
altri. In un momento di difficoltà, che colpisce in modo particolare<br />
quanti hanno perduto il lavoro, ciò diventa un vero atto di culto che nasce<br />
dalla carità suscitata dallo Spirito del Risorto nel cuore dei credenti.<br />
È un annuncio eloquente della conversione interiore generata dal Vangelo<br />
e una manifestazione toccante della comunione ecclesiale.<br />
Una forma essenziale di carità su cui le Chiese in Italia sono vivamente<br />
impegnate è anche quella intellettuale. Ne è un esempio significativo<br />
l’impegno per la promozione di una diffusa mentalità a favore della<br />
vita in ogni suo aspetto e momento, con un’attenzione particolare a quella<br />
segnata da condizioni di grande fragilità e precarietà. Tale impegno è<br />
ben testimoniato dal manifesto “Liberi per vivere. Amare la vita fino alla<br />
fine”, che vede il laicato cattolico italiano concorde nell’operare affinché<br />
non manchi nel Paese la coscienza della piena verità sull’uomo e<br />
la promozione dell’autentico bene delle persone e della società. I “sì” e<br />
i “no” che vi si trovano espressi disegnano i contorni di una vera azione<br />
educativa e sono espressione di un amore forte e concreto per ogni persona.<br />
Il pensiero torna dunque al tema centrale della vostra assemblea –<br />
il compito urgente dell’educazione – che esige il radicamento nella Parola<br />
di Dio e il discernimento spirituale, la progettualità culturale e sociale,<br />
la testimonianza dell’unità e della gratuità.<br />
Carissimi Confratelli, pochi giorni appena ci separano dalla solennità<br />
di Pentecoste, in cui celebreremo il dono dello Spirito che abbatte
le frontiere e apre alla comprensione della verità tutta intera. Invochiamo<br />
il Consolatore che non abbandona chi a Lui si rivolge, affidandoGli<br />
il cammino della Chiesa in Italia e ogni persona che vive in questo amatissimo<br />
Paese. Venga su tutti noi lo Spirito di vita e accenda i nostri cuori<br />
col fuoco del suo infinito amore.<br />
Di cuore benedico voi e le vostre comunità!<br />
15
16<br />
Lettera<br />
per l’indizione dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale<br />
in occasione del 150° anniversario<br />
del dies natalis del Santo Curato d’Ars<br />
Cari fratelli nel Sacerdozio,<br />
nella prossima solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, venerdì 19<br />
giugno <strong>2009</strong> – giornata tradizionalmente dedicata alla preghiera per la<br />
santificazione del clero –, ho pensato di indire ufficialmente un “<strong>Anno</strong><br />
Sacerdotale” in occasione del 150° anniversario del “dies natalis”<br />
di Giovanni Maria Vianney, il Santo Patrono di tutti i parroci del mondo<br />
1 . Tale anno, che vuole contribuire a promuovere l’impegno d’interiore<br />
rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza<br />
evangelica nel mondo di oggi, si concluderà nella stessa solennità<br />
del 2010. “Il Sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”, soleva dire<br />
il Santo Curato d’Ars 2 . Questa toccante espressione ci permette anzitutto<br />
di evocare con tenerezza e riconoscenza l’immenso dono che i sacerdoti<br />
costituiscono non solo per la Chiesa, ma anche per la stessa umanità.<br />
Penso a tutti quei presbiteri che offrono ai fedeli cristiani e al mondo<br />
intero l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo,<br />
cercando di aderire a Lui con i pensieri, la volontà, i sentimenti e lo stile<br />
di tutta la propria esistenza. Come non sottolineare le loro fatiche apostoliche,<br />
il loro servizio infaticabile e nascosto, la loro carità tendenzialmente<br />
universale? E che dire della fedeltà coraggiosa di tanti sacerdoti<br />
che, pur tra difficoltà e incomprensioni, restano fedeli alla loro vocazione:<br />
quella di “amici di Cristo”, da Lui particolarmente chiamati, prescelti<br />
e inviati?<br />
Io stesso porto ancora nel cuore il ricordo del primo parroco accanto<br />
al quale esercitai il mio ministero di giovane prete: egli mi lasciò l’esempio<br />
di una dedizione senza riserve al proprio servizio pastorale, fino a<br />
trovare la morte nell’atto stesso in cui portava il viatico a un malato grave.<br />
Tornano poi alla mia memoria gli innumerevoli confratelli che ho in-<br />
1<br />
Tale lo ha proclamato il Sommo Pontefice Pio XI nel 1929.<br />
2<br />
«Le Sacerdoce, c’est l’amour du cœur de Jésus» (in Le curé d’Ars. Sa pensée - Son<br />
cœur. Présentés par l’Abbé Bernard Nodet, éd. Xavier Mappus, Foi Vivante, 1966,<br />
p. 98). In seguito: Nodet. L’espressione è citata anche nel Catechismo della Chiesa<br />
Cattolica, n. 1589.
17<br />
contrato e che continuo ad incontrare, anche durante i miei viaggi pastorali<br />
nelle diverse nazioni, generosamente impegnati nel quotidiano esercizio<br />
del loro ministero sacerdotale. Ma l’espressione usata dal Santo<br />
Curato evoca anche la trafittura del Cuore di Cristo e la corona di spine<br />
che lo avvolge. Il pensiero va, di conseguenza, alle innumerevoli situazioni<br />
di sofferenza in cui molti sacerdoti sono coinvolti, sia perché partecipi<br />
dell’esperienza umana del dolore nella molteplicità del suo manifestarsi,<br />
sia perché incompresi dagli stessi destinatari del loro ministero:<br />
come non ricordare i tanti sacerdoti offesi nella loro dignità, impediti<br />
nella loro missione, a volte anche perseguitati fino alla suprema testimonianza<br />
del sangue?<br />
Ci sono, purtroppo, anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in<br />
cui è la Chiesa stessa a soffrire per l’infedeltà di alcuni suoi ministri. È il<br />
mondo a trarne allora motivo di scandalo e di rifiuto. Ciò che massimamente<br />
può giovare in tali casi alla Chiesa non è tanto la puntigliosa rilevazione<br />
delle debolezze dei suoi ministri, quanto una rinnovata e lieta<br />
coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide<br />
figure di generosi Pastori, di Religiosi ardenti di amore per Dio e per le<br />
anime, di Direttori spirituali illuminati e pazienti. A questo proposito, gli<br />
insegnamenti e gli esempi di san Giovanni Maria Vianney possono offrire<br />
a tutti un significativo punto di riferimento: il Curato d’Ars era umilissimo,<br />
ma consapevole, in quanto prete, d’essere un dono immenso per<br />
la sua gente: “Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il<br />
più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una parrocchia e<br />
uno dei doni più preziosi della misericordia divina” 3 . Parlava del sacerdozio<br />
come se non riuscisse a capacitarsi della grandezza del dono e del<br />
compito affidati ad una creatura umana: “Oh come il prete è grande!...<br />
Se egli si comprendesse, morirebbe… Dio gli obbedisce: egli pronuncia<br />
due parole e Nostro Signore scende dal cielo alla sua voce e si rinchiude<br />
in una piccola ostia…” 4 . E spiegando ai suoi fedeli l’importanza dei sacramenti<br />
diceva: “Tolto il sacramento dell’Ordine, noi non avremmo il<br />
Signore. Chi lo ha riposto là in quel tabernacolo? Il sacerdote. Chi ha accolto<br />
la vostra anima al primo entrare nella vita? Il sacerdote. Chi la nutre<br />
per darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il sacerdote. Chi<br />
la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola per l’ultima volta nel<br />
3<br />
Nodet, p. 101.<br />
4<br />
Ibid., p. 97.
18<br />
sangue di Gesù Cristo? Il sacerdote, sempre il sacerdote. E se quest’anima<br />
viene a morire [per il peccato], chi la risusciterà, chi le renderà la calma<br />
e la pace? Ancora il sacerdote... Dopo Dio, il sacerdote è tutto!... Lui<br />
stesso non si capirà bene che in cielo” 5 . Queste affermazioni, nate dal<br />
cuore sacerdotale del santo parroco, possono apparire eccessive. In esse,<br />
tuttavia, si rivela l’altissima considerazione in cui egli teneva il sacramento<br />
del sacerdozio. Sembrava sopraffatto da uno sconfinato senso di<br />
responsabilità: “Se comprendessimo bene che cos’è un prete sulla terra,<br />
moriremmo: non di spavento, ma di amore… Senza il prete la morte e la<br />
passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il prete che continua<br />
l’opera della Redenzione sulla terra… Che ci gioverebbe una casa<br />
piena d’oro se non ci fosse nessuno che ce ne apre la porta? Il prete possiede<br />
la chiave dei tesori celesti: è lui che apre la porta; egli è l’economo<br />
del buon Dio; l’amministratore dei suoi beni… Lasciate una parrocchia,<br />
per vent’anni, senza prete, vi si adoreranno le bestie… Il prete non è prete<br />
per sé, lo è per voi” 6 .<br />
Era giunto ad Ars, un piccolo villaggio di 230 abitanti, preavvertito<br />
dal Vescovo che avrebbe trovato una situazione religiosamente precaria:<br />
“Non c’è molto amor di Dio in quella parrocchia; voi ce ne metterete”.<br />
Era, di conseguenza, pienamente consapevole che doveva andarvi ad<br />
incarnare la presenza di Cristo, testimoniandone la tenerezza salvifica:<br />
“[Mio Dio], accordatemi la conversione della mia parrocchia; accetto di<br />
soffrire tutto quello che vorrete per tutto il tempo della mia vita!”, fu con<br />
questa preghiera che iniziò la sua missione 7 . Alla conversione della sua<br />
parrocchia il Santo Curato si dedicò con tutte le sue energie, ponendo in<br />
cima ad ogni suo pensiero la formazione cristiana del popolo a lui affidato.<br />
Cari fratelli nel Sacerdozio, chiediamo al Signore Gesù la grazia di<br />
poter apprendere anche noi il metodo pastorale di san Giovanni Maria<br />
Vianney! Ciò che per prima cosa dobbiamo imparare è la sua totale identificazione<br />
col proprio ministero. In Gesù, Persona e Missione tendono<br />
a coincidere: tutta la sua azione salvifica era ed è espressione del suo<br />
“Io filiale” che, da tutta l’eternità, sta davanti al Padre in atteggiamento<br />
di amorosa sottomissione alla sua volontà. Con umile ma vera analogia,<br />
anche il sacerdote deve anelare a questa identificazione. Non si trat-<br />
5<br />
Ibid., pp. 98-99.<br />
6<br />
Ibid., pp. 98-100.<br />
7<br />
Ibid., p. 183.
19<br />
ta certo di dimenticare che l’efficacia sostanziale del ministero resta indipendente<br />
dalla santità del ministro; ma non si può neppure trascurare<br />
la straordinaria fruttuosità generata dall’incontro tra la santità oggettiva<br />
del ministero e quella soggettiva del ministro. Il Curato d’Ars iniziò<br />
subito quest’umile e paziente lavoro di armonizzazione tra la sua vita di<br />
ministro e la santità del ministero a lui affidato, decidendo di “abitare”<br />
perfino materialmente nella sua chiesa parrocchiale: “Appena arrivato<br />
egli scelse la chiesa a sua dimora… Entrava in chiesa prima dell’aurora<br />
e non ne usciva che dopo l’Angelus della sera. Là si doveva cercarlo<br />
quando si aveva bisogno di lui”, si legge nella prima biografia 8 .<br />
L’esagerazione devota del pio agiografo non deve farci trascurare il<br />
fatto che il Santo Curato seppe anche “abitare” attivamente in tutto il territorio<br />
della sua parrocchia: visitava sistematicamente gli ammalati e le<br />
famiglie; organizzava missioni popolari e feste patronali; raccoglieva ed<br />
amministrava denaro per le sue opere caritative e missionarie; abbelliva<br />
la sua chiesa e la dotava di arredi sacri; si occupava delle orfanelle della<br />
“Providence” (un istituto da lui fondato) e delle loro educatrici; si interessava<br />
dell’istruzione dei bambini; fondava confraternite e chiamava<br />
i laici a collaborare con lui.<br />
Il suo esempio mi induce a evidenziare gli spazi di collaborazione<br />
che è doveroso estendere sempre più ai fedeli laici, coi quali i presbiteri<br />
formano l’unico popolo sacerdotale 9 e in mezzo ai quali, in virtù del sacerdozio<br />
ministeriale, si trovano “per condurre tutti all’unità della carità,<br />
‘amandosi l’un l’altro con la carità fraterna, prevenendosi a vicenda nella<br />
deferenza’ (Rm 12, 10)” 10 . È da ricordare, in questo contesto, il caloroso<br />
invito con il quale il Concilio Vaticano II incoraggia i presbiteri a “riconoscere<br />
e promuovere sinceramente la dignità dei laici, nonché il loro<br />
ruolo specifico nell’ambito della missione della Chiesa… Siano pronti<br />
ad ascoltare il parere dei laici, considerando con interesse fraterno le<br />
loro aspirazioni e giovandosi della loro esperienza e competenza nei diversi<br />
campi dell’attività umana, in modo da poter insieme a loro riconoscere<br />
i segni dei tempi” 11 .<br />
8<br />
Monnin A., Il Curato d’Ars. Vita di Gian-Battista-Maria Vianney, vol. I, ed. Marietti,<br />
Torino 1870, p. 122.<br />
9<br />
Cfr. Lumen genitum, 10.<br />
10<br />
Presbyterorum ordinis, 9.<br />
11<br />
Ibid.
20<br />
Ai suoi parrocchiani il Santo Curato insegnava soprattutto con la testimonianza<br />
della vita. Dal suo esempio i fedeli imparavano a pregare,<br />
sostando volentieri davanti al tabernacolo per una visita a Gesù Eucaristia<br />
12 . “Non c’è bisogno di parlar molto per ben pregare” – spiegava loro<br />
il Curato – “Si sa che Gesù è là, nel santo tabernacolo: apriamogli il<br />
nostro cuore, rallegriamoci della sua santa presenza. È questa la migliore<br />
preghiera” 13 . Ed esortava: “Venite alla comunione, fratelli miei, venite<br />
da Gesù. Venite a vivere di Lui per poter vivere con Lui…” 14 “È vero<br />
che non ne siete degni, ma ne avete bisogno!” 15 . Tale educazione dei fedeli<br />
alla presenza eucaristica e alla comunione acquistava un’efficacia<br />
particolarissima, quando i fedeli lo vedevano celebrare il Santo Sacrificio<br />
della Messa. Chi vi assisteva diceva che “non era possibile trovare<br />
una figura che meglio esprimesse l’adorazione… Contemplava l’Ostia<br />
amorosamente” 16 . “Tutte le buone opere riunite non equivalgono al sacrificio<br />
della Messa, perché quelle sono opere di uomini, mentre la Santa<br />
Messa è opera di Dio” 17 , diceva. Era convinto che dalla Messa dipendesse<br />
tutto il fervore della vita di un prete: “La causa della rilassatezza del<br />
sacerdote è che non fa attenzione alla Messa! Mio Dio, come è da compiangere<br />
un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!” 18 .<br />
Ed aveva preso l’abitudine di offrire sempre, celebrando, anche il sacrificio<br />
della propria vita: “Come fa bene un prete ad offrirsi a Dio in sacrificio<br />
tutte le mattine!” 19 .<br />
Questa immedesimazione personale al Sacrificio della Croce lo conduceva<br />
– con un solo movimento interiore – dall’altare al confessionale.<br />
I sacerdoti non dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali<br />
né limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli nei riguardi<br />
di questo sacramento. Al tempo del Santo Curato, in Francia, la confessione<br />
non era né più facile, né più frequente che ai nostri giorni, da-<br />
12<br />
«La contemplazione è sguardo di fede fissato su Gesù. “Io lo guardo ed egli mi<br />
guarda”, diceva, al suo santo Curato, il contadino d’Ars in preghiera davanti al Tabernacolo»<br />
(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2715).<br />
13<br />
Nodet, p. 85.<br />
14<br />
Ibid., p. 114.<br />
15<br />
Ibid., p. 119.<br />
16<br />
Monnin A., o.c., II, pp. 430ss.<br />
17<br />
Nodet, p. 105.<br />
18<br />
Ibid., p. 105.<br />
19<br />
Ibid., p. 104.
21<br />
to che la tormenta rivoluzionaria aveva soffocato a lungo la pratica religiosa.<br />
Ma egli cercò in ogni modo, con la predicazione e con il consiglio<br />
persuasivo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani il significato e la bellezza<br />
della Penitenza sacramentale, mostrandola come un’esigenza intima<br />
della Presenza eucaristica. Seppe così dare il via a un circolo virtuoso.<br />
Con le lunghe permanenze in chiesa davanti al tabernacolo fece<br />
sì che i fedeli cominciassero ad imitarlo, recandovisi per visitare Gesù,<br />
e fossero, al tempo stesso, sicuri di trovarvi il loro parroco, disponibile<br />
all’ascolto e al perdono. In seguito, fu la folla crescente dei penitenti,<br />
provenienti da tutta la Francia, a trattenerlo nel confessionale fino a 16<br />
ore al giorno. Si diceva allora che Ars era diventata “il grande ospedale<br />
delle anime” 20 . “La grazia che egli otteneva [per la conversione dei peccatori]<br />
era sì forte che essa andava a cercarli senza lasciar loro un momento<br />
di tregua!”, dice il primo biografo 21 . Il Santo Curato non la pensava<br />
diversamente, quando diceva: “Non è il peccatore che ritorna a Dio<br />
per domandargli perdono, ma è Dio stesso che corre dietro al peccatore e<br />
lo fa tornare a Lui” 22 . “Questo buon Salvatore è così colmo d’amore che<br />
ci cerca dappertutto” 23 .<br />
Tutti noi sacerdoti dovremmo sentire che ci riguardano personalmente<br />
quelle parole che egli metteva in bocca a Cristo: “Incaricherò i miei<br />
ministri di annunciare ai peccatori che sono sempre pronto a riceverli,<br />
che la mia misericordia è infinita” 24 . Dal Santo Curato d’Ars noi sacerdoti<br />
possiamo imparare non solo un’inesauribile fiducia nel sacramento<br />
della Penitenza che ci spinga a rimetterlo al centro delle nostre preoccupazioni<br />
pastorali, ma anche il metodo del “dialogo di salvezza” che in<br />
esso si deve svolgere. Il Curato d’Ars aveva una maniera diversa di atteggiarsi<br />
con i vari penitenti. Chi veniva al suo confessionale attratto da<br />
un intimo e umile bisogno del perdono di Dio, trovava in lui l’incoraggiamento<br />
ad immergersi nel “torrente della divina misericordia” che trascina<br />
via tutto nel suo impeto. E se qualcuno era afflitto al pensiero della<br />
propria debolezza e incostanza, timoroso di future ricadute, il Curato<br />
gli rivelava il segreto di Dio con un’espressione di toccante bellezza:<br />
20<br />
Monnin A., o.c., II, p. 293.<br />
21<br />
Ibid., II, p. 10.<br />
22<br />
Nodet, p. 128.<br />
23<br />
Ibid., p. 50.<br />
24<br />
Ibid., p. 131.
22<br />
“Il buon Dio sa tutto. Prima ancora che voi vi confessiate, sa già che peccherete<br />
ancora e tuttavia vi perdona. Come è grande l’amore del nostro<br />
Dio che si spinge fino a dimenticare volontariamente l’avvenire, pur di<br />
perdonarci!” 25 . A chi, invece, si accusava in maniera tiepida e quasi indifferente,<br />
offriva, attraverso le sue stesse lacrime, la seria e sofferta evidenza<br />
di quanto quell’atteggiamento fosse “abominevole”: “Piango perché<br />
voi non piangete” 26 , diceva. “Se almeno il Signore non fosse così<br />
buono! Ma è così buono! Bisogna essere barbari a comportarsi così davanti<br />
a un Padre così buono!” 27 . Faceva nascere il pentimento nel cuore<br />
dei tiepidi, costringendoli a vedere, con i propri occhi, la sofferenza di<br />
Dio per i peccati quasi “incarnata” nel volto del prete che li confessava.<br />
A chi, invece, si presentava già desideroso e capace di una più profonda<br />
vita spirituale, spalancava le profondità dell’amore, spiegando l’indicibile<br />
bellezza di poter vivere uniti a Dio e alla sua presenza: “Tutto sotto<br />
gli occhi di Dio, tutto con Dio, tutto per piacere a Dio… Com’è bello!” 28 .<br />
E insegnava loro a pregare: “Mio Dio, fammi la grazia di amarti tanto<br />
quanto è possibile che io t’ami” 29 .<br />
Il Curato d’Ars, nel suo tempo, ha saputo trasformare il cuore e la vita<br />
di tante persone, perché è riuscito a far loro percepire l’amore misericordioso<br />
del Signore. Urge anche nel nostro tempo un simile annuncio<br />
e una simile testimonianza della verità dell’Amore: Deus caritas est<br />
(1Gv 4, 8). Con la Parola e con i Sacramenti del suo Gesù, Giovanni Maria<br />
Vianney sapeva edificare il suo popolo, anche se spesso fremeva convinto<br />
della sua personale inadeguatezza, al punto da desiderare più volte<br />
di sottrarsi alle responsabilità del ministero parrocchiale di cui si sentiva<br />
indegno. Tuttavia con esemplare obbedienza restò sempre al suo posto,<br />
perché lo divorava la passione apostolica per la salvezza delle anime.<br />
Cercava di aderire totalmente alla propria vocazione e missione mediante<br />
un’ascesi severa: “La grande sventura per noi parroci – deplorava<br />
il Santo – è che l’anima si intorpidisce” 30 ; ed intendeva con questo un<br />
pericoloso assuefarsi del pastore allo stato di peccato o di indifferenza in<br />
25<br />
Ibid., p. 130.<br />
26<br />
Ibid., p. 27.<br />
27<br />
Ibid., p. 139.<br />
28<br />
Ibid., p. 28.<br />
29<br />
Ibid., p. 77.<br />
30<br />
Ibid., p. 102.
23<br />
cui vivono tante sue pecorelle. Egli teneva a freno il corpo, con veglie e<br />
digiuni, per evitare che opponesse resistenze alla sua anima sacerdotale.<br />
E non rifuggiva dal mortificare se stesso a bene delle anime che gli erano<br />
affidate e per contribuire all’espiazione dei tanti peccati ascoltati in<br />
confessione. Spiegava ad un confratello sacerdote: “Vi dirò qual è la mia<br />
ricetta: dò ai peccatori una penitenza piccola e il resto lo faccio io al loro<br />
posto” 31 . Al di là delle concrete penitenze a cui il Curato d’Ars si sottoponeva,<br />
resta comunque valido per tutti il nucleo del suo insegnamento:<br />
le anime costano il sangue di Gesù e il sacerdote non può dedicarsi alla<br />
loro salvezza se rifiuta di partecipare personalmente al “caro prezzo”<br />
della redenzione.<br />
Nel mondo di oggi, come nei difficili tempi del Curato d’Ars, occorre<br />
che i presbiteri nella loro vita e azione si distinguano per una forte<br />
testimonianza evangelica. Ha giustamente osservato Paolo VI: “L’uomo<br />
contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se<br />
ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” 32 . Perché non nasca un<br />
vuoto esistenziale in noi e non sia compromessa l’efficacia del nostro<br />
ministero, occorre che ci interroghiamo sempre di nuovo: “Siamo veramente<br />
pervasi dalla Parola di Dio? È vero che essa è il nutrimento di<br />
cui viviamo, più di quanto lo siano il pane e le cose di questo mondo? La<br />
conosciamo davvero? La amiamo? Ci occupiamo interiormente di questa<br />
Parola al punto che essa realmente dia un’impronta alla nostra vita e<br />
formi il nostro pensiero?” 33 . Come Gesù chiamò i Dodici perché stessero<br />
con Lui (cfr. Mc 3, 14) e solo dopo li mandò a predicare, così anche ai<br />
giorni nostri i sacerdoti sono chiamati ad assimilare quel “nuovo stile di<br />
vita” che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è stato fatto proprio dagli<br />
Apostoli 34 .<br />
Fu proprio l’adesione senza riserve a questo “nuovo stile di vita” che<br />
caratterizzò l’impegno ministeriale del Curato d’Ars. Il Papa Giovanni<br />
XXIII nella Lettera enciclica Sacerdotii nostri primordia, pubblicata<br />
nel 1959, primo centenario della morte di san Giovanni Maria Vianney,<br />
ne presentava la fisionomia ascetica con particolare riferimento al tema<br />
31<br />
Ibid., p. 189.<br />
32<br />
Evangelii nuntiandi, 41.<br />
33<br />
Benedetto XVI, Omelia nella Messa del S. Cirsma, 9.4.<strong>2009</strong>.<br />
34<br />
Cfr. Benedetto XVI, Discorso all’Assemblea plenaria della Congregazione del<br />
Clero, 16.03.<strong>2009</strong>.
24<br />
dei “tre consigli evangelici”, giudicati necessari anche per i presbiteri:<br />
“Se, per raggiungere questa santità di vita, la pratica dei consigli evangelici<br />
non è imposta al sacerdote in virtù dello stato clericale, essa si presenta<br />
nondimeno a lui, come a tutti i discepoli del Signore, come la via<br />
regolare della santificazione cristiana” 35 . Il Curato d’Ars seppe vivere i<br />
“consigli evangelici” nelle modalità adatte alla sua condizione di presbitero.<br />
La sua povertà, infatti, non fu quella di un religioso o di un monaco,<br />
ma quella richiesta ad un prete: pur maneggiando molto denaro (dato<br />
che i pellegrini più facoltosi non mancavano di interessarsi alle sue opere<br />
di carità), egli sapeva che tutto era donato alla sua chiesa, ai suoi poveri,<br />
ai suoi orfanelli, alle ragazze della sua “Providence” 36 , alle sue famiglie<br />
più disagiate. Perciò egli “era ricco per dare agli altri ed era molto<br />
povero per se stesso” 37 . Spiegava: “Il mio segreto è semplice: dare tutto e<br />
non conservare niente” 38 . Quando si trovava con le mani vuote, ai poveri<br />
che si rivolgevano a lui diceva contento: “Oggi sono povero come voi,<br />
sono uno dei vostri” 39 . Così, alla fine della vita, poté affermare con assoluta<br />
serenità: “Non ho più niente. Il buon Dio ora può chiamarmi quando<br />
vuole!” 40 . Anche la sua castità era quella richiesta a un prete per il suo<br />
ministero. Si può dire che era la castità conveniente a chi deve toccare<br />
abitualmente l’Eucaristia e abitualmente la guarda con tutto il trasporto<br />
del cuore e con lo stesso trasporto la dona ai suoi fedeli. Dicevano di<br />
lui che “la castità brillava nel suo sguardo”, e i fedeli se ne accorgevano<br />
quando egli si volgeva a guardare il tabernacolo con gli occhi di un innamorato<br />
41 . Anche l’obbedienza di san Giovanni Maria Vianney fu tutta<br />
incarnata nella sofferta adesione alle quotidiane esigenze del suo ministero.<br />
È noto quanto egli fosse tormentato dal pensiero della propria inadeguatezza<br />
al ministero parrocchiale e dal desiderio di fuggire “a piangere<br />
la sua povera vita, in solitudine” 42 . Solo l’obbedienza e la passione<br />
35<br />
P.I.<br />
36<br />
Nome che diede alla casa dove fece accogliere ed educare più di 60 ragazze abbandonate.<br />
Per mantenerla era disposto a tutto: “J’ai fait tous les commerces imaginables”,<br />
diceva sorridendo (Nodet, p. 214).<br />
37<br />
Nodet, p. 216.<br />
38<br />
Ibid., p. 215.<br />
39<br />
Ibid., p. 216.<br />
40<br />
Ibid., p. 214.<br />
41<br />
Cfr. Ibid., p. 112.<br />
42<br />
Cfr. Ibid., pp. 82-84; 102-103.
25<br />
per le anime riuscivano a convincerlo a restare al suo posto. A se stesso e<br />
ai suoi fedeli spiegava: “Non ci sono due maniere buone di servire Dio.<br />
Ce n’è una sola: servirlo come lui vuole essere servito” 43 . La regola d’oro<br />
per una vita obbediente gli sembrava questa: “Fare solo ciò che può essere<br />
offerto al buon Dio” 44 .<br />
Nel contesto della spiritualità alimentata dalla pratica dei consigli<br />
evangelici, mi è caro rivolgere ai sacerdoti, in quest’<strong>Anno</strong> a loro dedicato,<br />
un particolare invito a saper cogliere la nuova primavera che lo Spirito<br />
sta suscitando ai giorni nostri nella Chiesa, non per ultimo attraverso<br />
i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità. “Lo Spirito nei suoi doni è<br />
multiforme… Egli soffia dove vuole. Lo fa in modo inaspettato, in luoghi<br />
inaspettati e in forme prima non immaginate… ma ci dimostra anche<br />
che Egli opera in vista dell’unico Corpo e nell’unità dell’unico Corpo” 45 .<br />
A questo proposito, vale l’indicazione del Decreto Presbyterorum ordinis:<br />
“Sapendo discernere quali spiriti abbiano origine da Dio, (i presbiteri)<br />
devono scoprire con senso di fede i carismi, sia umili che eccelsi,<br />
che sotto molteplici forme sono concessi ai laici, devono ammetterli con<br />
gioia e fomentarli con diligenza” 46 . Tali doni che spingono non pochi a<br />
una vita spirituale più elevata, possono giovare non solo per i fedeli laici<br />
ma per gli stessi ministri. Dalla comunione tra ministri ordinati e carismi,<br />
infatti, può scaturire “un valido impulso per un rinnovato impegno<br />
della Chiesa nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo della speranza<br />
e della carità in ogni angolo del mondo” 47 . Vorrei inoltre aggiungere,<br />
sulla scorta dell’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis del<br />
Papa Giovanni Paolo II, che il ministero ordinato ha una radicale ‘forma<br />
comunitaria’ e può essere assolto solo nella comunione dei presbiteri<br />
con il loro Vescovo 48 . Occorre che questa comunione fra i sacerdoti<br />
e col proprio Vescovo, basata sul sacramento dell’Ordine e manifestata<br />
nella concelebrazione eucaristica, si traduca nelle diverse forme concrete<br />
di una fraternità sacerdotale effettiva ed affettiva 49 . Solo così i sacer-<br />
43<br />
Ibid., p. 75.<br />
44<br />
Ibid., p. 76.<br />
45<br />
Benedetto XVI, Omelia nella Veglia di Pentecoste, 3.06.2006.<br />
46<br />
N. 9.<br />
47<br />
Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi amici del Movimento dei Focolari e della<br />
Comunità di Sant’Egidio, 8.02.2007.<br />
48<br />
Cfr. n. 17.<br />
49<br />
Cfr. Giovanni Paolo II, Esort. Ap. Pastores dabo vobis, 74.
26<br />
doti sapranno vivere in pienezza il dono del celibato e saranno capaci di<br />
far fiorire comunità cristiane nelle quali si ripetano i prodigi della prima<br />
predicazione del Vangelo.<br />
L’<strong>Anno</strong> Paolino che volge al termine orienta il nostro pensiero anche<br />
verso l’Apostolo delle genti, nel quale rifulge davanti ai nostri occhi<br />
uno splendido modello di sacerdote, totalmente “donato” al suo ministero.<br />
“L’amore del Cristo ci possiede – egli scriveva – e noi sappiamo<br />
bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti” (2Cor 5, 14).<br />
Ed aggiungeva: “Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano<br />
più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro” (2Cor<br />
5, 15). Quale programma migliore potrebbe essere proposto ad un sacerdote<br />
impegnato ad avanzare sulla strada delle perfezione cristiana?<br />
Cari sacerdoti, la celebrazione del 150 .mo anniversario della morte di<br />
san Giovanni Maria Vianney (1859) segue immediatamente le celebrazioni<br />
appena concluse del 150 .mo anniversario delle apparizioni di Lourdes<br />
(1858). Già nel 1959 il beato Papa Giovanni XXIII aveva osservato:<br />
“Poco prima che il Curato d’Ars concludesse la sua lunga carriera<br />
piena di meriti, la Vergine Immacolata era apparsa, in un’altra regione<br />
di Francia, ad una fanciulla umile e pura, per trasmetterle un messaggio<br />
di preghiera e di penitenza, di cui è ben nota, da un secolo, l’immensa risonanza<br />
spirituale. In realtà la vita del santo sacerdote, di cui celebriamo<br />
il ricordo, era in anticipo un’illustrazione vivente delle grandi verità<br />
soprannaturali insegnate alla veggente di Massabielle. Egli stesso aveva<br />
per l’Immacolata Concezione della Santissima Vergine una vivissima<br />
devozione, lui che nel 1836 aveva consacrato la sua parrocchia a Maria<br />
concepita senza peccato, e doveva accogliere con tanta fede e gioia la<br />
definizione dogmatica del 1854” 50 . Il Santo Curato ricordava sempre ai<br />
suoi fedeli che “Gesù Cristo dopo averci dato tutto quello che ci poteva<br />
dare, vuole ancora farci eredi di quanto egli ha di più prezioso, vale a dire<br />
della sua Santa Madre” 51 .<br />
Alla Vergine Santissima affido questo <strong>Anno</strong> Sacerdotale, chiedendole<br />
di suscitare nell’animo di ogni presbitero un generoso rilancio di quegli<br />
ideali di totale donazione a Cristo ed alla Chiesa che ispirarono il<br />
pensiero e l’azione del Santo Curato d’Ars. Con la sua fervente vita di<br />
preghiera e il suo appassionato amore a Gesù crocifisso Giovanni Maria<br />
50<br />
Lettera enc. Sacerdoti nostri primordia, P. III.<br />
51<br />
Nodet, p. 244.
27<br />
Vianney alimentò la sua quotidiana donazione senza riserve a Dio e alla<br />
Chiesa. Possa il suo esempio suscitare nei sacerdoti quella testimonianza<br />
di unità con il Vescovo, tra loro e con i laici che è, oggi come sempre,<br />
tanto necessaria. Nonostante il male che vi è nel mondo, risuona sempre<br />
attuale la parola di Cristo ai suoi Apostoli nel Cenacolo: “Nel mondo<br />
avrete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo” (Gv 16,<br />
33). La fede nel Maestro divino ci dà la forza per guardare con fiducia al<br />
futuro. Cari sacerdoti, Cristo conta su di voi. Sull’esempio del Santo Curato<br />
d’Ars, lasciatevi conquistare da Lui e sarete anche voi, nel mondo di<br />
oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace!<br />
Con la mia benedizione.<br />
Dal Vaticano, 16 giugno <strong>2009</strong><br />
Benedictus PP. XVI
28<br />
Lettera Apostolica Motu proprio<br />
Ecclesiae unitatem<br />
a proposito della Commissione Ecclesia Dei<br />
1. Il compito di custodire l’unità della Chiesa, con la sollecitudine di offrire<br />
a tutti gli aiuti per rispondere nei modi opportuni a questa vocazione<br />
e grazia divina, spetta in modo particolare al Successore<br />
dell’Apostolo Pietro, il quale è il perpetuo e visibile principio e fondamento<br />
dell’unità sia dei Vescovi che dei fedeli 1 . La priorità suprema<br />
e fondamentale della Chiesa, in ogni tempo, di condurre gli uomini<br />
verso l’incontro con Dio deve essere favorita mediante l’impegno<br />
di giungere alla comune testimonianza di fede di tutti i cristiani.<br />
2. Nella fedeltà a tale mandato, all’indomani dell’atto con cui l’Arcivescovo<br />
Marcel Lefebvre, il 30 giugno 1988, conferì illecitamente l’ordinazione<br />
episcopale a quattro sacerdoti, il Papa Giovanni Paolo II,<br />
di venerata memoria, istituì, il 2 luglio 1988, la Pontificia Commissione<br />
Ecclesia Dei “con il compito di collaborare con i Vescovi, con i<br />
Dicasteri della Curia Romana e con gli ambienti interessati, allo scopo<br />
di facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi,<br />
comunità o singoli religiosi e religiose finora in vario modo legati<br />
alla Fraternità fondata da Mons. Lefebvre, che desiderino rimanere<br />
uniti al Successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le<br />
loro tradizioni spirituali e liturgiche, alla luce del Protocollo firmato<br />
lo scorso 5 maggio dal Cardinale Ratzinger e da Mons. Lefebvre” 2 .<br />
3. In questa linea, aderendo fedelmente al medesimo compito di servire<br />
la comunione universale della Chiesa nella sua manifestazione anche<br />
visibile e compiendo ogni sforzo perché a tutti quelli che hanno veramente<br />
il desiderio dell’unità sia reso possibile di rimanervi o di ritrovarla,<br />
ho voluto ampliare e aggiornare, con il Motu Proprio Summo-<br />
1<br />
Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, 23; Conc.<br />
Ecum. Vat. I, Cost. dogm. sulla Chiesa di Cristo Pastor aeternus, cap. 3: DS<br />
3060.<br />
2<br />
Giovanni Paolo II, Litt. Ap. Motu proprio datae Ecclesia Dei (2 luglio 1988), n.<br />
6: AAS 80 (1988), 1498.
29<br />
rum Pontificum, l’indicazione generale già contenuta nel Motu Proprio<br />
Ecclesia Dei circa la possibilità di usare il Missale Romanum del<br />
1962, attraverso norme più precise e dettagliate 3 .<br />
4. Nello stesso spirito e con il medesimo impegno di favorire il superamento<br />
di ogni frattura e divisione nella Chiesa e di guarire una ferita<br />
sentita in modo sempre più doloroso nel tessuto ecclesiale, ho voluto<br />
rimettere la scomunica ai quattro Vescovi ordinati illecitamente da<br />
Mons. Lefebvre. Con tale decisione, ho inteso togliere un impedimento<br />
che poteva pregiudicare l’apertura di una porta al dialogo e invitare<br />
così i Vescovi e la “Fraternità San Pio X” a ritrovare il cammino verso<br />
la piena comunione con la Chiesa. Come ho spiegato nella Lettera<br />
ai Vescovi cattolici del 10 marzo scorso, la remissione della scomunica<br />
è stata un provvedimento nell’ambito della disciplina ecclesiastica<br />
per liberare le persone dal peso di coscienza rappresentato dalla censura<br />
ecclesiastica più grave. Ma le questioni dottrinali, ovviamente, rimangono<br />
e, finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto<br />
canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo<br />
legittimo alcun ministero.<br />
5. Proprio perché i problemi che devono ora essere trattati con la Fraternità<br />
sono di natura essenzialmente dottrinale, ho deciso – a ventuno<br />
anni dal Motu Proprio Ecclesia Dei, e conformemente a quanto mi<br />
ero riservato di fare 4 – di ripensare la struttura della Commissione Ecclesia<br />
Dei, collegandola in modo stretto con la Congregazione per la<br />
Dottrina della Fede.<br />
6. La Pontificia Commissione Ecclesia Dei avrà, pertanto, la seguente<br />
configurazione:<br />
a) Il Presidente della Commissione è il Prefetto della Congregazione<br />
per la Dottrina della Fede.<br />
b) La Commissione ha una propria tabella organica composta dal Segretario<br />
e da Officiali.<br />
c) Sarà compito del Presidente, coadiuvato dal Segretario, sottopor-<br />
3<br />
Cfr. Benedetto XVI, Litt. Ap. Motu proprio datae Summorum Pontificum (7 luglio<br />
2007): AAS 99 (2007), 777-781.<br />
4<br />
Cfr. ibid. art. 11, 781.
30<br />
re i principali casi e le questioni di carattere dottrinale allo studio<br />
e al discernimento delle istanze ordinarie della Congregazione per<br />
la Dottrina della Fede, nonché sottometterne le risultanze alle superiori<br />
disposizioni del Sommo Pontefice.<br />
7. Con questa decisione ho voluto, in particolare, mostrare paterna sollecitudine<br />
verso la “Fraternità San Pio X” al fine di ritrovare la piena<br />
comunione con la Chiesa. Rivolgo a tutti un pressante invito a pregare<br />
senza sosta il Signore, per l’intercessione della Beata Vergine Maria,<br />
“ut unum sint”.<br />
Dato a Roma, presso San Pietro, il 2 luglio <strong>2009</strong>, anno quinto del Nostro<br />
Pontificato.<br />
Benedictus PP. XVI
31<br />
Enciclica<br />
“Caritas in veritate”<br />
Si riportano di seguito gli interventi del Card. Renato Raffaele Martino,<br />
Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace;<br />
del Card. Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio “Cor<br />
Unum”; di S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo-Vescovo eletto<br />
di Trieste, finora Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e<br />
della Pace; del Prof. Stefano Zamagni, Professore ordinario di Economia<br />
Politica all’Università di Bologna, Consultore del Pontificio Consiglio<br />
della Giustizia e della Pace, in occasione della Conferenza Stampa<br />
di presentazione il 7 luglio <strong>2009</strong>.<br />
Intervento<br />
del Card. Renato Raffaele Martino<br />
La Caritas in veritate è la terza enciclica di Benedetto XVI ed è<br />
un’enciclica sociale. Essa si inserisce nella tradizione delle encicliche<br />
sociali che, nella loro fase moderna, siamo soliti far iniziare con la Rerum<br />
novarum di Leone XIII ed arriva dopo 18 anni dall’ultima enciclica<br />
sociale, la Centesimus annus di Giovanni Paolo II. Quasi un ventennio<br />
ci separa quindi dall’ultimo grande documento di dottrina sociale.<br />
Non che in questo ventennio l’insegnamento sociale dei Pontefici<br />
e della Chiesa si sia ritirato in secondo piano. Si pensi per esempio al<br />
Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, pubblicato dal Pontificio<br />
Consiglio della Giustizia e della Pace nel 2004 o all’enciclica Deus<br />
caritas est di Benedetto XVI che contiene una parte centrale espressamente<br />
dedicata alla Dottrina sociale della Chiesa e che io, a suo tempo,<br />
ho definito una “piccola enciclica sociale”. Si pensi soprattutto al magistero<br />
ordinario di Benedetto XVI, su cui tornerò tra poco. La scrittura<br />
di una enciclica, però, assume un valore particolare, rappresenta un sistematico<br />
passo in avanti dentro una tradizione che i pontefici assunsero<br />
in sé non per spirito di supplenza ma con la precisa convinzione di rispondere<br />
così alla loro missione apostolica e con l’intento di garantire<br />
alla religione cristiana il “diritto di cittadinanza” nella costruzione della<br />
società degli uomini.
32<br />
Perché una nuova enciclica? Come sappiamo, la Dottrina sociale della<br />
Chiesa ha una dimensione che permane ed una che muta con i tempi.<br />
Essa è l’incontro del Vangelo con i problemi sempre nuovi che l’umanità<br />
deve affrontare. Questi ultimi cambiano, ed oggi lo fanno ad una velocità<br />
sorprendente. La Chiesa non ha soluzioni tecniche da proporre, come<br />
anche la Caritas in veritate ci ricorda, ma ha il dovere di illuminare<br />
la storia umana con la luce della verità e il calore dell’amore di Gesù Cristo,<br />
ben sapendo che “se il Signore non costruisce la casa invano si affannano<br />
i costruttori”.<br />
Se ci guardiamo indietro nel tempo e ripercorriamo questi vent’anni<br />
che ci separano dalla Centesimus annus ci accorgiamo che grandi cambiamenti<br />
sono avvenuti nella società degli uomini.<br />
Le ideologie politiche, che avevano caratterizzato l’epoca precedente<br />
al 1989, sembrano aver perso di virulenza, sostituite però dalla nuova<br />
ideologia della tecnica. In questi venti anni, le possibilità di intervento<br />
della tecnica nella stessa identità della persona si sono purtroppo sposate<br />
con un riduzionismo delle possibilità conoscitive della ragione, su cui<br />
Benedetto XVI sta impostando da tempo un lungo insegnamento. Questo<br />
scostamento tra capacità operative, che ormai riguardano la vita stessa,<br />
e quadro di senso, che si assottiglia sempre di più, è tra le preoccupazioni<br />
più vive dell’umanità di oggi e, per questo, la Caritas in veritate lo<br />
ha affrontato. Se nel vecchio mondo dei blocchi politici contrapposti la<br />
tecnica era asservita all’ideologia politica ora, che i blocchi non ci sono<br />
più e il panorama geopolitico è di gran lunga cambiato, la tecnica tende<br />
a liberarsi da ogni ipoteca. L’ideologia della tecnica tende a nutrire questo<br />
suo arbitrio con la cultura del relativismo, alimentandola a sua volta.<br />
L’arbitrio della tecnica è uno dei massimi problemi del mondo d’oggi,<br />
come emerge in maniera evidente dalla Caritas in veritate.<br />
Un secondo elemento distingue l’epoca attuale da quella di venti anni<br />
fa: l’accentuazione dei fenomeni di globalizzazione determinati, da<br />
un lato, dalla fine dei blocchi contrapposti e, dall’altro, dalla rete informatica<br />
e telematica mondiale. Iniziati nei primi anni Novanta del secolo<br />
scorso, questi due fenomeni hanno prodotto cambiamenti fondamentali<br />
in tutti gli aspetti della vita economica, sociale e politica. La Centesimus<br />
annus accennava al fenomeno, la Caritas in veritate lo affronta organicamente.<br />
L’enciclica analizza la globalizzazione non in un solo punto,<br />
ma in tutto il testo, essendo questo un fenomeno, come oggi si dice, “tra-
sversale”: economia e finanza, ambiente e famiglia, culture e religioni,<br />
migrazioni e tutela dei diritti dei lavoratori; tutti questi elementi, ed altri<br />
ancora, ne sono influenzati.<br />
Un terzo elemento di cambiamento riguarda le religioni. Molti osservatori<br />
notano che in questo ventennio, pure a seguito della fine dei blocchi<br />
politici contrapposti, le religioni sono tornate alla ribalta della scena<br />
pubblica mondiale. A questo fenomeno, spesso contraddittorio e da<br />
decifrare con attenzione, si contrappone un laicismo militante, e talvolta<br />
esasperato, che tende ad estromettere la religione dalla sfera pubblica.<br />
Ne discendono conseguenze negative e spesso disastrose per il bene<br />
comune. La Caritas in veritate affronta il problema in più punti e lo vede<br />
come un capitolo molto importante per garantire all’umanità uno sviluppo<br />
degno dell’uomo.<br />
Un quarto ed ultimo cambiamento su cui voglio soffermarmi è<br />
l’emergenza di alcuni grandi Paesi da una situazione di arretratezza, che<br />
sta mutando notevolmente gli equilibri geopolitici mondiali. La funzionalità<br />
degli organismi internazionali, il problema delle risorse energetiche,<br />
nuove forme di colonialismo e di sfruttamento sono anche collegate<br />
con questo fenomeno, positivo in sé, ma dirompente e che ha bisogno di<br />
essere bene indirizzato. Torna qui, impellente, il problema della governance<br />
internazionale.<br />
Queste quattro grandi novità, emerse nel ventennio che ci separa<br />
dall’ultima enciclica sociale, novità rilevanti che hanno cambiato in<br />
profondità le dinamiche sociali mondiali, basterebbero da sole a motivare<br />
la scrittura di una nuova enciclica sociale. All’origine della Caritas<br />
in veritate, c’è, però, un altro motivo che non vorrei venisse dimenticato.<br />
Inizialmente la Caritas in veritate era stata pensata dal Santo Padre<br />
come una commemorazione dei 40 anni della Populorum progressio<br />
(PP) di Paolo VI. La redazione della Caritas in veritate ha richiesto<br />
più tempo e quindi la data del quarantennio della Populorum progressio<br />
– il 2007 – è stato superato. Ma questo non elimina l’importante collegamento<br />
con l’enciclica paolina, evidente già dal fatto che la Caritas in<br />
veritate viene detta una enciclica “sullo sviluppo umano integrale nella<br />
carità e nella verità”. Collegamento evidente, poi, per il primo capitolo<br />
dell’enciclica, che è dedicato proprio a riprendere la Populorum progressio,<br />
ed a rileggerne l’insegnamento dentro il magistero complessivo<br />
di Paolo VI. Il tema della Caritas in veritate non è lo “sviluppo dei<br />
33
34<br />
popoli”, ma “lo sviluppo umano integrale”, senza che questo comporti<br />
una trascuratezza del primo. Si può dire, quindi, che la prospettiva della<br />
Populorum progressio venga allargata, in continuità con le sue profonde<br />
dinamiche.<br />
Credo che non vada dimenticato che la Caritas in veritate dimostra<br />
con chiarezza non solo che il pontificato di Paolo VI non ha rappresentato<br />
nessun “arretramento” nei confronti della Dottrina sociale della<br />
Chiesa, come troppo spesso si è detto, ma che questo Papa ha contribuito<br />
in modo significativo ad impostare la visione della Dottrina sociale<br />
della Chiesa sulla scia della Gaudium et spes e della tradizione precedente<br />
ed ha costituito le basi, su cui si è poi potuto inserire Giovanni Paolo<br />
II. Non deve sfuggire l’importanza di queste valutazioni della Caritas<br />
in veritate, che eliminano tante interpretazioni che hanno pesato –<br />
e tuttora pesano – sull’utilizzo della Dottrina sociale della Chiesa e sulla<br />
stessa idea della sua natura ed utilità. La Caritas in veritate mette bene<br />
in luce come Paolo VI abbia strettamente collegato la Dottrina sociale<br />
della Chiesa con la evangelizzazione (Evangelii nuntiandi) ed abbia<br />
previsto l’importanza centrale che avrebbero assunto nelle problematiche<br />
sociali i temi legati alla procreazione (Humanae vitae).<br />
La prospettiva di Paolo VI e gli spunti della Populorum progressio<br />
sono presenti in tutta la Caritas in veritate e non solo nel primo capitolo,<br />
espressamente dedicato a ciò. A parte l’utilizzo di alcuni spunti particolari<br />
relativi alle problematiche specifiche dello sviluppo dei Paesi<br />
poveri, la Caritas in veritate fa proprie tre prospettive di ampio respiro,<br />
contenute nell’enciclica di Paolo VI. La prima è l’idea che «il mondo<br />
soffre per mancanza di pensiero» (PP [Populorum progressio] 85).<br />
La Caritas in veritate sviluppa questo spunto articolando il tema della<br />
verità dello sviluppo e nello sviluppo fino a sottolineare l’esigenza<br />
di una interdisciplinarietà ordinata dei saperi e delle competenze a servizio<br />
dello sviluppo umano. La seconda è l’idea che “Non vi è umanesimo<br />
vero se non aperto verso l’Assoluto” (PP 42) ed anche la Caritas<br />
in veritate si muove nella prospettiva di un umanesimo veramente integrale.<br />
Il traguardo di uno sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini è<br />
ancora davanti a noi. La terza è che all’origine del sottosviluppo c’è una<br />
mancanza di fraternità (PP 66). Anche Paolo VI faceva appello alla carità<br />
e alla verità quando invitava ad operare «con tutto il loro cuore e tutta<br />
la loro intelligenza» (PP 82).
Alla Populorum progressio viene conferito lo stesso onore dato alla<br />
Rerum novarum: venire periodicamente ricordata e commentata. Essa è<br />
quindi la nuova Rerum novarum della famiglia umana globalizzata.<br />
All’interno di questo umanesimo integrale, la Caritas in veritate parla<br />
anche della attuale crisi economica e finanziaria. La stampa si è dimostrata<br />
interessata soprattutto a questo aspetto ed i giornali si sono chiesti<br />
cosa avrebbe detto la nuova enciclica sulla crisi in atto. Vorrei dire che<br />
il tema centrale dell’enciclica non è questo, però la Caritas in veritate<br />
non si è sottratta alla problematica. L’ha affrontata, non in senso tecnico,<br />
ma valutandola alla luce dei principi di riflessione e dei criteri di giudizio<br />
della Dottrina sociale della Chiesa ed all’interno di una visione più<br />
generale dell’economia, dei suoi fini e della responsabilità dei suoi attori.<br />
La crisi in atto mette in evidenza, secondo la Caritas in veritate, che<br />
la necessità di ripensare anche il modello economico cosiddetto “occidentale”,<br />
richiesta dalla Centesimus annus circa venti anni fa, non è stato<br />
attuato fino in fondo. Dice questo, però, dopo aver chiarito che – come<br />
già aveva visto Paolo VI e come ancor più vediamo noi oggi – il problema<br />
dello sviluppo si è fatto policentrico e il quadro delle responsabilità,<br />
dei meriti e delle colpe, si è molto articolato. Secondo la Caritas<br />
in veritate, «La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci<br />
nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, a puntare sulle esperienze<br />
positive e a rigettare quelle negative. La crisi diventa così occasione<br />
di discernimento e di nuova progettualità. In questa chiave, fiduciosa<br />
piuttosto che rassegnata, conviene affrontare le difficoltà del momento<br />
presente» (n. 21). Dall’enciclica emerge una visione in positivo,<br />
di incoraggiamento all’umanità perché possa trovare le risorse di verità<br />
e di volontà per superare le difficoltà. Non un incoraggiamento sentimentale,<br />
dato che nella Caritas in veritate vengono individuati con lucidità<br />
e preoccupazione tutti i principali problemi del sottosviluppo di vaste<br />
aree del pianeta. Ma un incoraggiamento fondato, consapevole e realistico<br />
perché nel mondo sono all’opera molti protagonisti ed attori di<br />
verità e di amore e perché il Dio che è Verità e Amore è sempre all’opera<br />
nella storia umana.<br />
Nel titolo della Caritas in veritate appaiono i due termini fondamentali<br />
del magistero di Benedetto XVI, appunto la Carità e la Verità. Questi<br />
due termini hanno segnato tutto il suo magistero in questi anni di pontificato,<br />
in quanto rappresentano l’essenza stessa della rivelazione cristia-<br />
35
36<br />
na. Essi, nella loro connessione, sono il motivo fondamentale della dimensione<br />
storica e pubblica del cristianesimo, sono all’origine, quindi,<br />
della Dottrina sociale della Chiesa. Infatti, «Per questo stretto collegamento<br />
con la verità, la carità può essere riconosciuta come espressione<br />
autentica di umanità e come elemento di fondamentale importanza nelle<br />
relazioni umane, anche di natura pubblica. Solo nella verità la carità risplende<br />
e può essere autenticamente vissuta» (n. 3).<br />
Intervento<br />
del Card. Paul Josef Cordes<br />
Gentili Signore Signori,<br />
Mi è stato proposto di collocare l’enciclica Caritas in veritate nel contesto<br />
del pensiero e del magistero di Benedetto XVI. La sua prima enciclica,<br />
Deus caritas est, sulla teologia della carità, conteneva indicazioni<br />
sulla dottrina sociale (n. 26-29). Ora siamo di fronte ad un testo dedicato<br />
interamente a questa materia. Ma balza agli occhi che il concetto centrale<br />
resta la caritas intesa come amore divino manifestato in Cristo. Essa<br />
è la fonte ispiratrice del pensare e dell’agire del cristiano nel mondo.<br />
Alla sua luce, la verità diventa “dono…, non è prodotta da noi, ma sempre<br />
trovata o, meglio, ricevuta” (n. 34). Non può venire ridotta a semplice<br />
volersi bene umano o a filantropia. Nel mio intervento desidero prima<br />
commentare il compito della dottrina sociale dentro la missione della<br />
Chiesa, e poi toccare un suo principio: la centralità dell’uomo.<br />
1. La dottrina sociale nella missione della Chiesa<br />
1.1. Non è la Chiesa a creare una società giusta.<br />
La Chiesa è stata costituita da Cristo per essere sacramento di salvezza<br />
per tutti i popoli (Lumen gentium 1). La sua missione specifica la strappa<br />
ad un malinteso ricorrente: secolarizzarla fino a farne un agente politico.<br />
La Chiesa ispira, ma non fa politica. Riprendendo la Populorum Progressio,<br />
l’enciclica di oggi afferma chiaramente: “La Chiesa non ha soluzioni<br />
tecniche da offrire e non pretende minimamente d’intromettersi nella politica<br />
degli Stati” (n. 9). La Chiesa non è un partito politico, né un attore politicizzante.<br />
Guai a chi riducesse la missione della Chiesa ad essere un movimento<br />
intramondano di pressione per ottenere risultati politici. Lo stes-
37<br />
so Card. Ratzinger si è opposto negli anni ’80, da prefetto della Congregazione<br />
per la Dottrina della Fede, nel confronto con alcune teologie della liberazione,<br />
a questo possibile malinteso (Instructio del 6.8.1984).<br />
Questo implica a sua volta che la dottrina sociale della Chiesa non è<br />
una “terza via”, cioè un programma politico da realizzare per giungere<br />
ad una società perfetta. Chi la pensa così rischia paradossalmente di preparare<br />
una teocrazia, dove i principi validi nel discorso della fede diventano<br />
tout court principi da applicare al vivere sociale, sia per chi crede,<br />
sia per chi non crede, abbracciando anche la violenza. Di fronte a tali errori,<br />
la Chiesa salvaguarda, insieme alla libertà religiosa, la giusta autonomia<br />
dell’ordine creato, come già il Concilio Vaticano II ha assicurato.<br />
1.2. La dottrina sociale della Chiesa è un elemento dell’evangelizzazione<br />
In positivo, l’enciclica Caritas in veritate esprime il significato della<br />
dottrina sociale della Chiesa in diverse parti, per es. al n. 15, quando<br />
ne va del rapporto tra evangelizzazione e promozione umana, partendo<br />
dalla Populorum Progressio. Mentre finora l’accento della dottrina sociale<br />
era piuttosto sull’azione per promuovere la giustizia, ora si avvicina<br />
in senso lato alla pastorale: la dottrina sociale è affermata elemento<br />
dell’evangelizzazione. Cioè l’annuncio di Cristo morto e risorto che la<br />
Chiesa proclama lungo i secoli ha una sua attualizzazione anche rispetto<br />
al vivere sociale. Questa affermazione contiene due aspetti.<br />
Non possiamo leggere la dottrina sociale fuori dal contesto del vangelo<br />
e del suo annuncio. La dottrina sociale, come mostra questa enciclica,<br />
nasce e si interpreta alla luce della rivelazione.<br />
D’altra parte, la dottrina sociale non si identifica con l’evangelizzazione,<br />
ma ne è un elemento. Il vangelo riguarda il vivere dell’uomo anche<br />
in relazioni sociali e in istituzioni che da queste relazioni nascono,<br />
ma non si può restringere l’uomo al suo vivere sociale. Questo pensiero è<br />
stato ribadito con vigore da Giovanni Paolo II nella Redemptoris missio<br />
(n. 11). E dunque la dottrina sociale della Chiesa non può sostituire tutta<br />
l’opera di annuncio del Vangelo nell’incontro da persona a persona.<br />
1.3. La dottrina sociale: non senza rivelazione<br />
Un breve percorso storico: a motivo della rivoluzione industriale<br />
(19.mo secolo) e delle sue conseguenze nefaste il monito della Chiesa
38<br />
chiedeva allo Stato urgentemente una reazione per ristabilire la giustizia<br />
sociale e la dignità della persona in termini filosofici. Più tardi, con<br />
la Pacem in terris, Giovanni XXIII attinge maggiormente all’orizzonte<br />
della fede e parla del peccato e del suo superamento mediante l’opera<br />
divina di salvezza. Giovanni Paolo II ha introdotto poi il concetto di<br />
“strutture di peccato” e applica la salvezza anche alla lotta contro la miseria<br />
umana. La sua Sollicitudo rei socialis integrava la dottrina sociale<br />
nella teologia morale: “Essa appartiene, perciò, non al campo dell’ideologia,<br />
ma della teologia, e specialmente della teologia morale” (n. 41).<br />
Da questo passo la dottrina sociale si muove chiaramente nel campo della<br />
teologia. I principi della dottrina sociale non sono dunque rimasti meramente<br />
filosofici, ma hanno la loro origine in Cristo e nella sua parola.<br />
Nella Deus caritas est, Benedetto XVI scrive che la fede purifica la ragione<br />
e la aiuta così a creare un ordine giusto nella società; qui si colloca<br />
la dottrina sociale (cfr. 28 a).<br />
Essa si muove dunque appoggiandosi ad un discorso accessibile ad<br />
ogni ragione, e perciò sul fondamento del diritto naturale. Ma riconosce<br />
la sua dipendenza dalla fede.<br />
La nuova enciclica tratta più esplicitamente e più decisamente tutto<br />
ciò, ponendosi sul terreno della carità. Insegna che la “carità è la via maestra<br />
della dottrina sociale della Chiesa” (n. 2). La carità che qui si intende<br />
è quella “ricevuta e donata” da Dio (n. 5).<br />
L’amore di Dio Padre Creatore e del Figlio redentore, effuso in noi<br />
dallo Spirito santo permette il vivere sociale dell’uomo in base a certi<br />
principi. Afferma per lo sviluppo la “centralità … nella carità” (n. 19).<br />
La sapienza – si scrive anche – capace di orientare l’uomo, “deve essere<br />
‘condita’ con il ‘sale’ della carità” (n. 30). Queste semplici – apparentemente<br />
scontate – affermazioni nascondono delle implicazioni importanti.<br />
Slegata dall’esperienza cristiana, la dottrina sociale diventa esattamente<br />
quella ideologia che Giovanni Paolo II insegnava non essere. Oppure<br />
appunto un manifesto politico senz’anima. La dottrina sociale impegna<br />
invece in primo luogo il cristiano a “incarnare” la sua fede. Come<br />
scrive l’enciclica: “La carità manifesta sempre anche nelle relazioni<br />
umane l’amore di Dio, essa dà valore teologale e salvifico ad ogni impegno<br />
nel mondo” (n. 6). Alla domanda spesso formulata: “Che contributo<br />
dà il cristiano alla edificazione del mondo?”, risponde la dottrina sociale<br />
della Chiesa.
39<br />
2. Un approccio antropocentrico<br />
Il cuore della dottrina sociale resta l’uomo. Ho già accennato che in<br />
una prima fase l’attenzione di questa disciplina era piuttosto orientata<br />
sulle situazioni problematiche della società: regolamentazione del lavoro,<br />
accesso ad un equo salario, rappresentanza dei lavoratori. Più tardi<br />
queste problematiche sono state affrontate ad un livello internazionale:<br />
lo squilibrio tra ricchi e poveri, lo sviluppo, i rapporti internazionali.<br />
Con l’accentuazione teologica si affaccia più fortemente con Giovanni<br />
XXIII la domanda circa la ricaduta di tutto questo sull’uomo – siamo<br />
ad una seconda fase nella evoluzione di questa disciplina. Giovanni Paolo<br />
II ha rafforzato ulteriormente questa consapevolezza centrando sul<br />
problema antropologico la riflessione sociale. Questo aspetto è fortemente<br />
presente nel documento di oggi: “Il primo capitale da salvaguardare<br />
e da valorizzare è l’uomo, la persona, nella sua integrità” (n. 25);<br />
“La questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica”<br />
(n. 75). Il progresso, per essere tale veramente, deve cioè far crescere<br />
l’uomo nella sua completezza: troviamo nel testo riferimenti all’ambiente,<br />
al mercato, alla globalizzazione, alla questione etica, alla vita, alla<br />
cultura, cioè ai diversi ambiti nel quali l’uomo esplica la sua attività.<br />
Questo scopo rimane un’eredità preziosa della dottrina sociale dal suo<br />
inizio. Ma più a fondo, la questione antropologica implica che si deve<br />
rispondere ad una domanda centrale: quale uomo vogliamo promuovere?<br />
Possiamo considerare vero sviluppo uno sviluppo che chiude l’uomo<br />
in un orizzonte intraterreno, fatto solo di benessere materiale, e che prescinde<br />
dalla questione dei valori, dei significati, dell’infinito cui l’uomo<br />
è chiamato? Può una civiltà sopravvivere senza riferimenti fondanti,<br />
senza sguardo all’eternità, negando all’uomo una risposta ai suoi interrogativi<br />
più profondi? Può esserci vero sviluppo senza Dio?<br />
Nella logica di questa enciclica si affaccia dunque prepotentemente<br />
un ulteriore passaggio, forse una terza fase della riflessione della dottrina<br />
sociale. Non è un caso se si è posta la carità come punto di snodo:<br />
dunque la carità divina cui risponde come atto umano una virtù teologale,<br />
lo dicevo all’inizio. L’uomo allora non si pone solo come obiettivo<br />
di un processo, ma come il soggetto di questo processo. L’uomo che<br />
ha conosciuto Cristo si fa attore di cambiamento perché la dottrina sociale<br />
non resti lettera morta. Scrive Benedetto XVI: “Lo sviluppo è im-
40<br />
possibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici<br />
che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello al bene comune”<br />
(n. 71). Qui siamo in diretta continuità con l’enciclica Deus caritas est,<br />
che, nella sua seconda parte, ha considerato le caratteristiche di chi opera<br />
negli organismi caritativi. E lo sguardo si amplia al mondo della vita<br />
pubblica, in cui assistiamo spesso, a nord e a sud, a fenomeni noti a tutti,<br />
e che impediscono la crescita di un popolo: la corruzione e l’illegalità<br />
(cfr. n. 22), la sete di potere (cfr. DCE 28). Il “peccato delle origini”, come<br />
ricorda il nostro testo al n. 34, impedisce in molti luoghi la costruzione<br />
della società. Anche in chi le guida. Non si può affrontare la questione<br />
sociale senza riferirsi alla questione etica. L’enciclica fa riferimento<br />
all’uomo nuovo in senso biblico (n. 12). Non c’è società nuova senza<br />
uomini nuovi. La dottrina sociale non rimane carta o ideologia solo se ci<br />
sono cristiani disposti viverla nella carità, con l’aiuto di Dio. Aspetta autenticità<br />
da parte di tutti gli attori. Formula, senza giri di parole: “Lontano<br />
da Dio, l’uomo è inquieto e malato” (n. 76). È altamente significativo<br />
che l’ultimo numero dell’enciclica (79) è dedicato alla preghiera e alla<br />
necessità della conversione: Dio rinnova il cuore dell’uomo perché questi<br />
possa dedicarsi a vivere nella carità e nella giustizia. Perciò i cristiani<br />
non stanno semplicemente alla finestra a guardare o a protestare, contagiati<br />
dalla moderna cultura della denuncia (Kultur des Einspruchs), ma<br />
si lasciano convertire per costruire, in Dio, una cultura nuova. Questo<br />
vale anche per i membri della Chiesa, singoli o associati.<br />
3. Il progresso<br />
Voglio finire con una considerazione circa il concetto di progresso.<br />
Paolo VI – lo ricorda anche questa enciclica – ne ha parlato in forma articolata<br />
(Populorum Progressio, 21). Purtroppo si è pensato spesso che<br />
la crescita umana è come indipendente rispetto alla questione della fede,<br />
cosicché da una parte ci sarebbe la promozione umana, dall’altra l’annuncio<br />
della fede come ambiti separati. Ma nella Populorum progressio<br />
il progresso, cristianamente inteso, culmina nella fede e nella carità in<br />
Cristo. Oltre ad unificare le due dimensioni, questo documento introduce<br />
un ulteriore elemento nel concetto di progresso: la speranza (n. 34).<br />
Come ribadiva Benedetto XVI nella Spe salvi, la speranza non può<br />
essere però quella di un progresso che costruisca per sempre un regno
41<br />
di benessere quaggiù (n. 30), perché questo non fa i conti con la libertà<br />
umana (n. 23-24): il fondamento della speranza cristiana invece è il dono<br />
di Dio (n. 31). Dunque la speranza ci aiuta a non chiudere il progresso<br />
nella costruzione di un regno di quaggiù, ma ci apre al dono: in Dio trova<br />
coronamento il desiderio di bene dell’uomo. È sempre in questa relatività<br />
che la Chiesa formula la sua dottrina sociale e i cristiani trovano in<br />
essa ispirazione per il loro impegno in questo mondo.<br />
Signore e signori,<br />
l’interesse per l’enciclica Caritas in veritate è grande. Letto bene il<br />
testo di Benedetto XVI, è una luce per la società e non da ultimo per noi<br />
cristiani.<br />
Intervento<br />
di Mons. Giampaolo Crepaldi<br />
Anche la Caritas in veritate (CV), come tutte le encicliche sociali,<br />
costituisce un approfondimento delle verità già insegnate dal Magistero<br />
precedente per illuminare i problemi nuovi che stanno davanti all’umanità.<br />
Con il presente intervento, vorrei soffermarmi a segnalare le principali<br />
di queste novità o, se preferiamo, di questi approfondimenti.<br />
Prima di sottolineare singole tematiche, vorrei indicare il punto di vista<br />
sintetico assunto dall’enciclica e che esprimerei con la seguente frase:<br />
il ricevere precede il fare. Su questo la Caritas in veritate propone<br />
una vera e propria “conversione” ad una nuova sapienza sociale. Conversione<br />
da una visione che parte dagli uomini stessi ritenendoli unici<br />
e originari costruttori della società e della grammatica che regola le relazioni<br />
tra i cittadini, ad una visione che invece si pone in ascolto di un<br />
senso che ci viene incontro, espressione di un progetto sull’umanità che<br />
non disponiamo noi. L’uomo moderno fatica a leggere nelle cose e in se<br />
stesso significati a lui indisponibili, a sentirsi quindi interpellato da una<br />
parola che suscita un impegno e una responsabilità non arbitrari. La ragione<br />
positivista trasforma tutto in un semplice fatto, che non rivela che<br />
se stesso. Ogni azione si riduce a produzione. Bisogna invece convertirsi<br />
a vedere l’economia e il lavoro, la famiglia e la comunità, la legge naturale<br />
posta in noi ed il creato posto davanti a noi e per noi, come una<br />
chiamata – la parola “vocazione” ricorre spesso nell’enciclica – ad un
42<br />
assunzione solidale di responsabilità per il bene comune. Se i beni sono<br />
solo beni, se l’economia è solo economia, se stare insieme significa solo<br />
essere “vicini”, se il lavoro è solo produzione e il progresso solo crescita<br />
… se niente “chiama” tutto ciò ad essere di più e se tutto ciò non chiama<br />
noi ad essere di più, le relazioni sociali implodono su se stesse. Se tutto è<br />
dovuto al caso o alla necessità l’uomo rimane sordo, niente nella sua vita<br />
gli parla o gli si rivela. Ma allora anche la società sarà solo una somma<br />
di individui, non una vera comunità. I motivi per stare vicini li possiamo<br />
produrre noi, ma i motivi per essere fratelli non li possiamo produrre<br />
noi.<br />
Per questo la Caritas in veritate ritiene che la verità e l’amore abbiano<br />
una forza sociale fondamentale proprio perché non possiamo darceli<br />
da soli. Nel paragrafo 34 della Caritas in veritate il Santo Padre Benedetto<br />
XVI spiega molto bene che la verità e l’amore ci vengono incontro<br />
e fanno sì che le cose e gli altri uomini ci svelino un loro significato che<br />
non abbiamo prodotto noi e, così facendo, ci indichino un quadro di doveri<br />
entro i quali inserire i diritti. Amore e verità non si possono costruire,<br />
pianificare, pretendere: sono sempre un dono ricevuto e attestano una<br />
eccedenza dell’essere rispetto alle nostre pretese. Amore e verità motivano<br />
le nostre attese e le nostre speranze e disciplinano i nostri bisogni.<br />
La società ha bisogno di elementi ricevuti e non prodotti da noi, ha bisogno<br />
di essere con-vocata e non prodotta con un contratto. La società<br />
ha bisogno di verità e di amore. Il cristianesimo è la religione della Verità<br />
e dell’Amore. È la religione della verità nella carità e della carità nella<br />
verità. Cristo è la Sapienza creatrice ed è l’Amore redentore. Il più grande<br />
aiuto che la Chiesa può dare allo sviluppo è l’annuncio di Cristo.<br />
Da ciò derivano le importanti precisazioni della Caritas in veritate<br />
sulla natura della Dottrina sociale della Chiesa, dottrina definita nell’enciclica<br />
come “caritas in veritate in re sociali: annuncio della verità<br />
dell’amore di Cristo nella società” (n. 5). La prima riguarda la sua appartenenza<br />
alla “Tradizione” viva della Chiesa, aspetto già enunciato<br />
in precedenza, ma qui molto approfondito. La seconda è che il punto<br />
di vista della Dottrina sociale della Chiesa non è la realtà sociale sociologicamente<br />
intesa, ma la fede apostolica. Queste importanti precisazioni<br />
di Benedetto XVI provengono dalla considerazione della importanza<br />
fondativa della Verità e dell’Amore per l’organizzazione sociale.<br />
Il Cristianesimo ha un proprio diritto di cittadinanza nell’ambito pubbli-
co in quanto svela un progetto di verità e amore sul creato e sulla società,<br />
li libera dalla schiavitù dei propri limiti e dalle catene dell’autosufficienza.<br />
Così facendo, però, il cristianesimo non si impone dall’esterno,<br />
ma risponde ad una attesa della realtà stessa. La fede risponde ad un bisogno<br />
della stessa ragione, di cui tonifica le forze nel mentre le indica le<br />
proprie verità. Tutta l’enciclica è scritta all’insegna del concetto di “purificazione”:<br />
Amore e Verità purificano l’economia e la politica, non negandole<br />
nella loro autonoma consistenza, ma aprendole alla loro vera e<br />
completa vocazione. In questo modo il cristianesimo dà all’economia e<br />
alla politica ciò di cui hanno bisogno, ma che da sole non possono darsi.<br />
La Dottrina sociale della Chiesa non potrebbe fare questo se assumesse<br />
il punto di vista sociologico; può farlo se assume il punto di vista della<br />
fede apostolica e annuncia il Dio “dal volto umano”. Corollario immediato,<br />
e di non poco conto, di questa precisazione, è che non si devono<br />
proiettare sullo sviluppo storico della Dottrina sociale della Chiesa suddivisioni<br />
astratte e a carattere ideologico e che tra la fase preconciliare<br />
della Dottrina sociale della Chiesa e quella postconciliare non c’è nessuna<br />
frattura né tantomeno contrapposizione. Si tratta di precisazioni dalla<br />
grande forza orientativa sia per la teoria che per la pratica, in coerenza<br />
con la corretta ermeneutica del Concilio Vaticano II già insegnata da<br />
Benedetto XVI.<br />
L’idea di fondo che il ricevere precede il fare spiega un’altra novità<br />
di grande portata della Caritas in veritate. I due fondamentali diritti alla<br />
vita e alla libertà religiosa trovano per la prima volta una esplicita e corposa<br />
collocazione in una enciclica sociale. Non che nelle precedenti encicliche<br />
fossero stati trascurati, ma certamente qui sono organicamente<br />
collegati con il tema dello sviluppo e la Caritas in veritate ne mette in<br />
evidenza le ricadute negative anche di ordine economico e politico sullo<br />
sviluppo quando non venissero rispettati. Nella Caritas in veritate la cosiddetta<br />
“questione antropologica” diventa a pieno titolo “questione sociale”.<br />
La procreazione e la sessualità, l’aborto e l’eutanasia, le manipolazioni<br />
dell’identità umana e la selezione eugenetica sono valutati come<br />
problemi sociali di primaria importanza che, se gestiti secondo una logica<br />
di pura produzione, deturpano la sensibilità sociale, minano il senso<br />
della legge, corrodono la famiglia e rendono difficile l’accoglienza del<br />
debole. Queste indicazioni della Caritas in veritate non hanno solo valore<br />
esortativo, ma invitano ad un nuovo pensiero e ad una nuova prassi<br />
43
44<br />
per lo sviluppo che tengano conto delle sistematiche interconnessioni tra<br />
i temi antropologici legati alla vita e alla dignità umana e quelli economici,<br />
sociali e culturali relativi allo sviluppo. Non sarà più possibile, per<br />
esempio, impostare programmi di sviluppo solo di tipo economico-produttivo<br />
che non tengano sistematicamente conto anche della dignità della<br />
donna, della procreazione, della famiglia e dei diritti del concepito.<br />
Ci sono nella Caritas in veritate due altre tematiche nuove. La prima<br />
è quella dell’ambiente, argomento richiamato anche dalle encicliche<br />
sociali di Giovanni Paolo II. Anche qui la Caritas in veritate propone<br />
una impostazione in termini di precedenza del ricevere sul fare: da<br />
una natura come deposito di risorse materiali alla natura vista come parola<br />
creata. Non semplici cose, ma l’affidamento all’uomo di un compito<br />
per il bene di tutti. I due diritti alla vita e alla libertà religiosa, già visti<br />
prima, sono strettamente collegati dalla Caritas in veritate con l’ecologia<br />
ambientale. Questa, infatti, deve liberarsi da alcune ipoteche ideologiche<br />
che consistono nel trascurare la superiore dignità della persona<br />
umana e nel considerare la natura solo materialisticamente prodotta dal<br />
caso o dalla necessità. Tentazioni ideologiche oggi presenti in molte versioni<br />
dell’ecologismo. L’impegno per l’ambiente non sarà pienamente<br />
fruttuoso se non verrà sistematicamente associato al diritto alla vita della<br />
persona umana, primo elemento di una ecologia umana che faccia da<br />
cornice di senso per una ecologia ambientale.<br />
L’altro tema nuovo dell’enciclica è l’ampia trattazione del problema<br />
della tecnica svolta nel capitolo VI. Anche qui ci troviamo di fronte ad<br />
una novità assoluta: è la prima volta che un’enciclica affronta in modo<br />
così organico questo tema, dopo gli approfondimenti antropologici sulla<br />
tecnica della Laborem exercens di Giovanni Paolo II. L’idea di fondo<br />
è che la crisi delle grandi ideologie politiche abbia lasciato il campo<br />
alla nuova ideologia della tecnica o, possiamo dire, alla “tecnicità” come<br />
mentalità. Si tratta della più grande sfida al principio della precedenza<br />
del ricevere sul fare. La mentalità esclusivamente tecnica, infatti, riduce<br />
tutto a puro fare. Per questo essa si sposa bene con la cultura nichilista<br />
e relativista.<br />
Comprendiamo da queste osservazioni come la Caritas in veritate<br />
faccia una grande proposta culturale e di mentalità a servizio dell’autentico<br />
sviluppo. Le risorse da utilizzare per lo sviluppo non sono solo<br />
economiche, ma immateriali e culturali, di mentalità e di volontà. Si ri-
chiede una nuova prospettiva sull’uomo che solo il Dio che è Verità e<br />
Amore può dare.<br />
Verità e amore sono gratuiti. Essi superano la semplice dimensione<br />
della fattibilità e ci aprono alla dimensione dell’indisponibile. Tutta<br />
l’enciclica afferma che senza questa prospettiva lo sviluppo umano diventa<br />
impossibile. Questo permette di affrontare in modo nuovo le problematiche<br />
dell’economia e della finanza legate alla globalizzazione dei<br />
mercati. Il prof. Zamagni ne parlerà tra poco. Per quanto mi riguarda,<br />
senza entrare nel merito delle problematiche economiche, vorrei sottolineare<br />
come la Caritas in veritate spieghi molto bene che l’elemento non<br />
prodotto ma ricevuto della fraternità, e quindi di una dimensione di dono<br />
e gratuità nelle relazioni umane, sia oggi di fondamentale importanza<br />
per la soluzione dei più spinosi problemi che abbiamo davanti. Dimensione<br />
di dono e gratuità che lo stesso mercato richiede per poter funzionare.<br />
Si tratta di una importantissima applicazione del principio secondo<br />
cui il ricevere precede il fare. Perché questo avvenga, però, bisogna che<br />
la reciprocità propria della fraternità entri pienamente dentro i meccanismi<br />
economici e sia motivo di ridistribuzione, di giustizia sociale e di solidarietà<br />
non successivamente o a latere degli stessi. Nella Caritas in veritate<br />
Benedetto XVI riprende le indicazioni della Centesimus annus sul<br />
rapporto a tre tra Stato, mercato e società civile, approfondendole e sviluppandole<br />
fino ad abbozzare i tratti di una economia civile del dono o<br />
della reciprocità.<br />
Vorrei fare un’ultima osservazione. Il riferimento continuo alla Verità<br />
e all’Amore infonde alla Caritas in veritate una grande libertà di pensiero<br />
con cui l’enciclica toglie di mezzo tutte le ideologie che purtroppo gravano<br />
ancora sullo sviluppo. La gratuità della verità e dell’amore conducono<br />
verso il vero sviluppo anche perché eliminano riduzionismi e visioni interessate.<br />
Da questo punto di vista l’enciclica ha il grande merito di togliere<br />
di mezzo visioni obsolete, schemi di analisi superati, semplificazioni di<br />
problemi complessi. Un eccessivo riduzionismo Nord-Sud dei problemi<br />
dello sviluppo, dopo il crollo del riduzionismo Est-Ovest; una frequente<br />
sottovalutazione dei problemi culturali del sottosviluppo; un ecologismo<br />
spesso separato da una completa visione della persona umana; l’attenzione<br />
verso i problemi economici in senso stretto più che verso quelli istituzionali;<br />
una visione assistenzialista e non sussidiaria dello sviluppo sono<br />
alcune di queste residuali ideologie che l’enciclica decisamente supera.<br />
45
46<br />
L’attenzione è ancora una volta indirizzata all’uomo concreto, oggetto di<br />
verità e di amore ed esso stesso capace di verità e di amore.<br />
Intervento<br />
del Prof. Stefano Zamagni<br />
Numerosi e di grande momento gli stimoli per la riflessione e le indicazioni<br />
per l’azione che promanano dalla Caritas in veritate (CV).<br />
Mi limito qui a toccare i punti che reputo di maggiore originalità e rilevanza<br />
pratica.<br />
a) Un primo messaggio di rilievo concerne l’invito a superare l’ormai<br />
obsoleta dicotomia tra sfera dell’economico e sfera del sociale.<br />
La modernità ha lasciato in eredità questo convincimento: che per<br />
avere titolo di accesso al club dell’economia sia indispensabile mirare<br />
al profitto ed essere animati da intenti esclusivamente autointeressati;<br />
quanto a dire che non si è pienamente imprenditori se non si persegue<br />
la massimizzazione del profitto. Altrimenti, ci si deve accontentare<br />
di far parte dell’ambito del sociale. Questa assurda concettualizzazione<br />
– a sua volta figlia di quell’errore teorico che confonde<br />
l’economia di mercato che è il genus con una sua particolare species<br />
quale è il sistema capitalistico – ha portato ad identificare l’economia<br />
con il luogo della produzione della ricchezza (o del reddito) e il sociale<br />
con il luogo della solidarietà e/o della compassione.<br />
La CV [Caritas in veritate] ci dice, invece, che si può fare impresa<br />
anche se si perseguono fini di utilità sociale e si è mossi all’azione da<br />
motivazioni di tipo pro-sociale. È questo un modo concreto, anche se<br />
non l’unico, di colmare il pericoloso divario tra l’economico e il sociale<br />
– pericoloso perché se è vero che un agire economico che non<br />
incorporasse al proprio interno la dimensione del sociale non sarebbe<br />
eticamente accettabile, del pari vero è che un sociale meramente redistributivo<br />
che non facesse i conti col vincolo delle risorse non risulterebbe<br />
alla lunga sostenibile: prima di poter distribuire occorre, infatti,<br />
produrre.<br />
b) Ampliando un istante la prospettiva di discorso, dire mercato significa<br />
dire competizione e ciò nel senso che non può esistere il merca-
to laddove non c’è pratica di competizione (anche se il contrario non<br />
è vero). E non v’è chi non veda come la fecondità della competizione<br />
stia nel fatto che essa implica la tensione, la quale presuppone la presenza<br />
di un altro e la relazione con un altro. Senza tensione non c’è<br />
movimento, ma il movimento – ecco il punto – cui la tensione dà luogo<br />
può essere anche mortifero, generatore di morte. È tale quella forma<br />
di competizione che si chiama posizionale. Si tratta di una forma<br />
relativamente nuova di competizione, poco presente nelle epoche<br />
precedenti, e particolarmente pericolosa perché tende a distruggere<br />
il legame con l’altro. Nella competizione posizionale, lo scopo<br />
dell’agire economico non è la tensione verso un comune obiettivo –<br />
come l’etimo latino “cum-petere” lascerebbe chiaramente intendere<br />
– ma l’hobbesiana “mors tua, vita mea”. È in ciò la stoltezza della posizionalità,<br />
che mentre va a selezionare i migliori facendo vincere chi<br />
arriva primo, elimina o neutralizza chi arriva “secondo” nella gara di<br />
mercato. È così che il legame sociale viene ridotto al “cash nexus” e<br />
l’attività economica tende a divenire inumana e dunque ultimamente<br />
inefficiente.<br />
Ebbene, il guadagno, certo non da poco, che la CV ci offre è quello di<br />
prendere posizione a favore di quella concezione del mercato, tipica<br />
dell’economia civile, secondo cui si può vivere l’esperienza della socialità<br />
umana all’interno di una normale vita economica e non già al<br />
di fuori di essa o a lato di essa, come suggerisce il modello dicotomico<br />
di ordine sociale. È questa una concezione che è alternativa, ad un<br />
tempo, sia a quella che vede il mercato come luogo dello sfruttamento<br />
e della sopraffazione del forte sul debole, sia a quella che, in linea<br />
con il pensiero anarco-liberista, lo vede come luogo in cui possono<br />
trovare soluzione tutti i problemi della società.<br />
La Dottrina Sociale della Chiesa va oltre (ma non contro) l’economia<br />
di tradizione smithiana che vede il mercato come l’unica istituzione<br />
davvero necessaria per la democrazia e per la libertà. La Dottrina Sociale<br />
della Chiesa ci ricorda invece che una buona società è frutto certamente<br />
del mercato e della libertà, ma ci sono esigenze, riconducibili<br />
al principio di fraternità, che non possono essere eluse, né rimandate<br />
alla sola sfera privata o alla filantropia. Al tempo stesso, la Dottrina<br />
Sociale della Chiesa non parteggia con chi combatte i mercati e vede<br />
l’economico in endemico e naturale conflitto con la vita buona, invo-<br />
47
48<br />
cando una decrescita e un ritiro dell’economico dalla vita in comune.<br />
Piuttosto, essa propone un umanesimo a più dimensioni, nel quale il<br />
mercato è visto come momento importante della sfera pubblica – sfera<br />
che è assai più vasta di ciò che è statale – e che, se concepito e vissuto<br />
come luogo aperto anche ai principi di reciprocità e del dono, costruisce<br />
la “città”.<br />
c) La parola chiave che oggi meglio di ogni altra esprime questa esigenza<br />
è quella di fraternità, parola già presente nella bandiera della Rivoluzione<br />
Francese, ma che l’ordine post-rivoluzionario ha poi abbandonato<br />
– per le note ragioni – fino alla sua cancellazione dal lessico<br />
politico-economico. È stata la scuola di pensiero francescana a<br />
dare a questo termine il significato che esso ha conservato nel corso<br />
del tempo. Che è quello di costituire, ad un tempo, il complemento e<br />
l’esaltazione del principio di solidarietà. Infatti mentre la solidarietà<br />
è il principio di organizzazione sociale che consente ai diseguali di<br />
diventare eguali, il principio di fraternità è quel principio di organizzazione<br />
sociale che consente agli eguali di esser diversi. La fraternità<br />
consente a persone che sono eguali nella loro dignità e nei loro diritti<br />
fondamentali di esprimere diversamente il loro piano di vita, o il loro<br />
carisma. Le stagioni che abbiamo lasciato alle spalle, l’800 e soprattutto<br />
il ‘900, sono state caratterizzate da grosse battaglie, sia culturali<br />
sia politiche, in nome della solidarietà e questa è stata cosa buona; si<br />
pensi alla storia del movimento sindacale e alla lotta per la conquista<br />
dei diritti civili. Il punto è che la buona società non può accontentarsi<br />
dell’orizzonte della solidarietà, perché una società che fosse solo solidale,<br />
e non anche fraterna, sarebbe una società dalla quale ognuno<br />
cercherebbe di allontanarsi. Il fatto è che mentre la società fraterna è<br />
anche una società solidale, il viceversa non è necessariamente vero.<br />
Aver dimenticato il fatto che non è sostenibile una società di umani in<br />
cui si estingue il senso di fraternità e in cui tutto si riduce, per un verso,<br />
a migliorare le transazioni basate sullo scambio di equivalenti e,<br />
per l’altro verso, a aumentare i trasferimenti attuati da strutture assistenziali<br />
di natura pubblica, ci dà conto del perché, nonostante la qualità<br />
delle forze intellettuali in campo, non si sia ancora addivenuti ad<br />
una soluzione credibile del grande trade-off tra efficienza ed equità.<br />
Non è capace di futuro la società in cui si dissolve il principio di fra-
49<br />
ternità; non è cioè capace di progredire quella società in cui esiste solamente<br />
il “dare per avere” oppure il “dare per dovere”. Ecco perché,<br />
né la visione liberal-individualista del mondo, in cui tutto (o quasi) è<br />
scambio, né la visione statocentrica della società, in cui tutto (o quasi)<br />
è doverosità, sono guide sicure per farci uscire dalle secche in cui<br />
le nostre società sono oggi impantanate.<br />
d) Cosa comporta, a livello pratico, l’accoglimento della prospettiva<br />
della gratuità entro l’agire economico? Di due conseguenze, tra le<br />
tante, desidero qui dire in breve. La prima concerne il modo di guardare<br />
alla relazione tra crescita economica e programmi di welfare.<br />
Vien prima la crescita economica o il welfare? Per dirla in altro modo,<br />
la spesa per il welfare va considerata consumo sociale oppure investimento<br />
sociale? La tesi difesa nella CV è che, nelle condizioni<br />
storiche attuali, la posizione di chi vede il welfare come fattore di sviluppo<br />
economico è assai più credibile e giustificabile della posizione<br />
contraria.<br />
La seconda conseguenza che discende dal riconoscere al principio di<br />
gratuità un posto di primo piano nella vita economica ha a che vedere<br />
con la diffusione della cultura e della prassi della reciprocità. Assieme<br />
alla democrazia, la reciprocità è valore fondativo di una società.<br />
Anzi, si potrebbe anche sostenere che è dalla reciprocità che la regola<br />
democratica trae il suo senso ultimo.<br />
In quali “luoghi” la reciprocità è di casa, viene cioè praticata ed alimentata<br />
? La famiglia è il primo di tali luoghi: si pensi ai rapporti tra<br />
genitori e figli e tra fratelli e sorelle. Poi c’è la cooperativa, l’impresa<br />
sociale e le varie forme di associazioni. Non è forse vero che i rapporti<br />
tra i componenti di una famiglia o tra soci di una cooperativa sono<br />
rapporti di reciprocità? Oggi sappiamo che il progresso civile ed<br />
economico di un paese dipende basicamente da quanto diffuse tra i<br />
suoi cittadini sono le pratiche di reciprocità. Senza il mutuo riconoscimento<br />
di una comune appartenenza non c’è efficienza o accumulazione<br />
di capitale che tenga. C’è oggi un immenso bisogno di cooperazione:<br />
ecco perché abbiamo bisogno di espandere le forme della gratuità<br />
e di rafforzare quelle che già esistono. Le società che estirpano<br />
dal proprio terreno le radici dell’albero della reciprocità sono destinate<br />
al declino, come la storia da tempo ci ha insegnato.
50<br />
e) Tre i principali fattori strutturali della crisi. Il primo concerne il mutamento<br />
radicale nel rapporto tra finanza e produzione di beni e servizi<br />
che si è venuto a consolidare nel corso dell’ultimo trentennio. A partire<br />
dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso, la più parte dei paesi occidentali<br />
hanno condizionato le loro promesse in materia pensionistica<br />
ad investimenti che dipendevano dalla profittabilità sostenibile dei<br />
nuovi strumenti finanziari. Al tempo stesso, la creazione di questi nuovi<br />
strumenti ha via via esposto l’economia reale ai capricci della finanza,<br />
generando il bisogno crescente di destinare alla remunerazione dei<br />
risparmi in essi investiti quote crescenti di valore aggiunto. Le pressioni<br />
sulle imprese derivanti dalle borse e dai fondi di private equity si<br />
sono trasferite in pressioni ancora maggiori in altre direzioni: sui dirigenti<br />
ossessivamente indotti a migliorare continuamente le performance<br />
delle loro gestioni allo scopo di ricevere volumi crescenti di stocks<br />
options; sui consumatori per convincerli, mediante l’impiego di sofisticate<br />
tecniche di marketing, a comprare sempre di più pur in assenza<br />
di potere d’acquisto; sulle imprese dell’economia reale per convincerle<br />
ad aumentare il valore per l’azionista (shareholder value). E così<br />
è accaduto che la richiesta persistente di risultati finanziari sempre più<br />
brillanti abbia cominciato a ripercuotersi, attraverso un tipico meccanismo<br />
di trickle down (di sgocciolamento), sull’intero sistema economico,<br />
fino a diventare un vero e proprio modello culturale. Per rincorrere<br />
un futuro sempre più radioso, si è così dimenticato il presente. Il secondo<br />
fattore è la diffusione a livello di cultura popolare dell’ethos dell’efficienza<br />
come criterio ultimo di giudizio e di giustificazione della realtà<br />
economica. Per un verso, ciò ha finito col legittimare l’avidità – che è<br />
la forma più nota e più diffusa di avarizia – come una sorta di virtù civica:<br />
il greed market che sostituisce il free market. “Greed is good, greed<br />
is right” (l’avidità è buona; l’avidità è giusta), predicava Gordon Gekko,<br />
il protagonista del celebre film del 1987, Wall Street. Per l’altro verso,<br />
l’ethos dell’efficienza è all’origine dell’alternanza, ormai sistematica,<br />
di avidità e panico. Né vale, come più di un commentatore ha cercato<br />
di spiegare, che il panico sarebbe conseguenza di comportamenti<br />
irrazionali da parte degli operatori. Perché il panico è nient’altro che<br />
un’euforia col segno meno davanti; dunque se l’euforia, secondo la teoria<br />
prevalente, è razionale, anche il panico lo è. Il fatto è che è la teoria<br />
ad essere aporetica, come dirò nel prossimo paragrafo.
La terza causa remota ha a che vedere con le specificità della matrice<br />
culturale che si è andata consolidando negli ultimi decenni sull’onda,<br />
da un lato, del processo di globalizzazione e, dall’altro, dall’avvento<br />
della terza rivoluzione industriale, quella delle tecnologie info-telematiche.<br />
Due aspetti specifici di tale matrice sono rilevanti ai fini presenti.<br />
Il primo riguarda la presa d’atto che alla base dell’attuale economia<br />
capitalistica è presente una seria contraddizione di tipo pragmatico.<br />
Quella capitalistica è certamente un’economia di mercato,<br />
cioè un assetto istituzionale in cui sono presenti e operativi i due principi<br />
basilari della modernità: la libertà di agire e fare impresa; l’eguaglianza<br />
di tutti di fronte alla legge. Al tempo stesso, però, l’istituzione<br />
principe del capitalismo – l’impresa capitalistica, appunto – è andata<br />
edificandosi nel corso degli ultimi tre secoli sul principio di gerarchia.<br />
Ha preso così corpo un sistema di produzione in cui vi è una<br />
struttura centralizzata alla quale un certo numero di individui cedono,<br />
volontariamente, in cambio di un prezzo (il salario), alcuni dei loro<br />
beni e servizi, che una volta entrati nell’impresa sfuggono al controllo<br />
di coloro che li hanno forniti.<br />
Il secondo aspetto riguarda l’insoddisfazione, sempre più diffusa, circa<br />
il modo di interpretare il principio di libertà. Come è noto, tre sono<br />
le dimensioni costitutive della libertà: l’autonomia, l’immunità, la<br />
capacitazione. L’autonomia dice della libertà di scelta: non si è liberi<br />
se non si è posti nella condizione di scegliere. L’immunità dice, invece,<br />
dell’assenza di coercizione da parte di un qualche agente esterno.<br />
La capacitazione (letteralmente: capacità di azione), infine, dice della<br />
capacità di conseguire gli obiettivi, almeno in qualche misura, che<br />
il soggetto si pone. Non si è liberi se mai (o almeno in parte) si riesce<br />
a realizzare il proprio piano di vita. Ebbene, mentre l’approccio liberal-liberista<br />
vale ad assicurare la prima e la seconda dimensione della<br />
libertà a scapito della terza, l’approccio stato-centrico,vuoi nella versione<br />
dell’economia mista vuoi in quella del socialismo di mercato,<br />
tende a privilegiare la seconda e la terza dimensione a scapito della<br />
prima. Il liberismo è bensì capace di far da volano del mutamento, ma<br />
non è altrettanto capace di gestirne le conseguenze negative, dovute<br />
all’elevata asimmetria temporale tra la distribuzione dei costi del mutamento<br />
e quella dei benefici. I primi sono immediati e tendono a ricadere<br />
sui segmenti più sprovveduti della popolazione; i secondi si<br />
51
52<br />
verificano in seguito nel tempo e vanno a beneficiare i soggetti con<br />
maggiore talento. D’altro canto, il socialismo di mercato – nelle sue<br />
plurime versioni – se propone lo Stato come soggetto incaricato di far<br />
fronte alle asincronie di cui si è detto, non intacca la logica del mercato<br />
capitalistico; ma restringe solamente l’area di operatività e di incidenza.<br />
La sfida da raccogliere è allora quella di fare stare insieme tutte<br />
e tre le dimensioni della libertà: è questa la ragione per la quale il<br />
paradigma del bene comune appare come una prospettiva quanto meno<br />
interessante da esplorare.<br />
f) Quanto mai opportuna l’insistenza della CV sulla necessità di attuare<br />
una governance globale, ma di tipo sussidiario e poliarchico. Ciò implica,<br />
per un verso, il rifiuto di dare vita ad una sorta di superstato, per<br />
l’altro verso, l’urgenza di completare e aggiornare l’opera svolta nel<br />
1944 a Bretton Woods quando si disegnò il nuovo ordine economico<br />
internazionale.<br />
A mio giudizio si tratta di: 1) affiancare all’attuale assemblea delle<br />
NU una seconda assemblea in cui siedano i rappresentanti delle varie<br />
espressioni della società civile transnazionale; 2) dare vita al Consiglio<br />
di Sicurezza socio-economica delle NU in appoggio all’attuale<br />
Consiglio di Sicurezza militare; 3) istituire una Organizzazione Mondiale<br />
delle Migrazioni e una Organizzazione Mondiale per l’Ambiente<br />
sul modello della Organizzazione Mondiale per il Commercio;<br />
4) intervenire sul FMI per affrontare il problema di una valuta globale<br />
e realizzare la riforma delle riserve monetarie globali, come è stato<br />
proposto dalla Conferenza delle NU del 23 giugno <strong>2009</strong>.
53<br />
Motu Proprio<br />
“Omnium in mentem”<br />
con il quale vengono mutate<br />
alcune norme del Codice di Diritto Canonico<br />
La Costituzione Apostolica Sacrae disciplinae leges, promulgata il<br />
25 gennaio 1983, ha richiamato all’attenzione di tutti che la Chiesa, in<br />
quanto comunità allo stesso tempo spirituale e visibile, e ordinata gerarchicamente,<br />
ha bisogno di norme giuridiche «affinché l’esercizio delle<br />
funzioni a lei affidate da Dio, specialmente quella della sacra potestà e<br />
dell’amministrazione dei sacramenti, possa essere adeguatamente organizzato».<br />
In tali norme è necessario che risplenda sempre, da una parte,<br />
l’unità della dottrina teologica e della legislazione canonica e, dall’altra,<br />
l’utilità pastorale delle prescrizioni, mediante le quali le disposizioni ecclesiastiche<br />
sono ordinate al bene delle anime.<br />
Al fine di garantire più efficacemente sia questa necessaria unità dottrinale,<br />
sia la finalità pastorale, talvolta la suprema autorità della Chiesa,<br />
dopo aver ponderato le ragioni, decide gli opportuni mutamenti delle<br />
norme canoniche, oppure introduce in esse qualche integrazione. Questa<br />
è la ragione che Ci induce a redigere la presente Lettera, che riguarda<br />
due questioni.<br />
Anzitutto, nei canoni 1008 e 1009 del Codice di Diritto Canonico sul<br />
sacramento dell’Ordine, si conferma l’essenziale distinzione tra il sacerdozio<br />
comune dei fedeli ed il sacerdozio ministeriale e, nello stesso tempo,<br />
si evidenzia la differenza tra episcopato, presbiterato e diaconato.<br />
Or dunque, dopo che, sentiti i Padri della Congregazione per la Dottrina<br />
della Fede, il nostro venerato Predecessore Giovanni Paolo II stabilì<br />
che si dovesse modificare il testo del numero 1581 del Catechismo della<br />
Chiesa Cattolica, al fine di riprendere più adeguatamente la dottrina sui<br />
diaconi della Costituzione dogmatica Lumen gentium (n. 29) del Concilio<br />
Vaticano II, anche Noi riteniamo si debba perfezionare la norma canonica<br />
che riguarda questa stessa materia. Pertanto, sentito il parere del<br />
Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, stabiliamo che le parole dei<br />
suddetti canoni siano modificate come successivamente indicato.<br />
Inoltre, poiché i sacramenti sono gli stessi per tutta la Chiesa, è di<br />
competenza unicamente della suprema autorità approvare e definire i
54<br />
requisiti per la loro validità, e anche determinare ciò che riguarda il rito<br />
che bisogna osservare nella celebrazione dei medesimi (cfr. can. 841),<br />
cose tutte che certamente valgono anche per la forma che deve essere osservata<br />
nella celebrazione del matrimonio, se almeno una delle parti sia<br />
stata battezzata nella Chiesa cattolica (cfr. cann. 11 e 1108).<br />
Il Codice di Diritto Canonico stabilisce tuttavia che i fedeli, i quali<br />
si sono separati dalla Chiesa con “atto formale”, non sono tenuti<br />
alle leggi ecclesiastiche relative alla forma canonica del matrimonio<br />
(cfr. can. 1117), alla dispensa dall’impedimento di disparità di culto<br />
(cfr. can. 1086) e alla licenza richiesta per i matrimoni misti (cfr. can. 1124).<br />
La ragione e il fine di questa eccezione alla norma generale del can. 11 aveva<br />
lo scopo di evitare che i matrimoni contratti da quei fedeli fossero nulli<br />
per difetto di forma, oppure per impedimento di disparità di culto.<br />
Tuttavia, l’esperienza di questi anni ha mostrato, al contrario, che<br />
questa nuova legge ha generato non pochi problemi pastorali. Anzitutto<br />
è apparsa difficile la determinazione e la configurazione pratica, nei casi<br />
singoli, di questo atto formale di separazione dalla Chiesa, sia quanto<br />
alla sua sostanza teologica sia quanto allo stesso aspetto canonico. Inoltre<br />
sono sorte molte difficoltà tanto nell’azione pastorale quanto nella<br />
prassi dei tribunali. Infatti si osservava che dalla nuova legge sembravano<br />
nascere, almeno indirettamente, una certa facilità o, per così dire, un<br />
incentivo all’apostasia in quei luoghi ove i fedeli cattolici sono in numero<br />
esiguo, oppure dove vigono leggi matrimoniali ingiuste, che stabiliscono<br />
discriminazioni fra i cittadini per motivi religiosi; inoltre essa rendeva<br />
difficile il ritorno di quei battezzati che desideravano vivamente di<br />
contrarre un nuovo matrimonio canonico, dopo il fallimento del precedente;<br />
infine, omettendo altro, moltissimi di questi matrimoni diventavano<br />
di fatto per la Chiesa matrimoni cosiddetti clandestini.<br />
Tutto ciò considerato, e valutati accuratamente i pareri sia dei Padri<br />
della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Pontificio Consiglio<br />
per i Testi Legislativi, sia anche delle Conferenze Episcopali che sono<br />
state consultate circa l’utilità pastorale di conservare oppure di abrogare<br />
questa eccezione alla norma generale del can. 11, è apparso necessario<br />
abolire questa regola introdotta nel corpo delle leggi canoniche attualmente<br />
vigente.<br />
Stabiliamo quindi di eliminare nel medesimo Codice le parole: “e<br />
non separata da essa con atto formale” del can. 1117, “e non separata da
55<br />
essa con atto formale” del can. 1086 § 1, come pure “e non separata dalla<br />
medesima con atto formale” del can. 1124.<br />
Pertanto, avendo sentito in merito la Congregazione per la Dottrina<br />
della Fede ed il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e chiesto anche<br />
il parere ai Nostri Venerabili Fratelli Cardinali di S.R.E. preposti ai<br />
Dicasteri della Curia Romana, stabiliamo quanto segue:<br />
Art. 1. Il testo del can. 1008 del Codice di Diritto Canonico sia modificato<br />
in modo che d’ora in poi risulti così:<br />
“Con il sacramento dell’ordine per divina istituzione alcuni tra i<br />
fedeli, mediante il carattere indelebile con il quale vengono segnati,<br />
sono costituiti ministri sacri; coloro cioè che sono consacrati<br />
e destinati a servire, ciascuno nel suo grado, con nuovo e<br />
peculiare titolo, il popolo di Dio”.<br />
Art. 2. Il can. 1009 del Codice di Diritto Canonico d’ora in poi avrà tre<br />
paragrafi, nel primo e nel secondo dei quali si manterrà il testo<br />
del canone vigente, mentre nel terzo il nuovo testo sia redatto in<br />
modo che il can. 1009 § 3 risulti così:<br />
“Coloro che sono costituiti nell’ordine dell’episcopato o del<br />
presbiterato ricevono la missione e la facoltà di agire nella persona<br />
di Cristo Capo, i diaconi invece vengono abilitati a servire<br />
il popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della parola e della<br />
carità”.<br />
Art. 3. Il testo del can. 1086 § 1 del Codice di Diritto Canonico viene<br />
così modificato:<br />
“È invalido il matrimonio tra due persone, di cui una sia battezzata<br />
nella Chiesa cattolica o in essa accolta, e l’altra non battezzata”.<br />
Art. 4. Il testo del can. 1117 del Codice di Diritto Canonico viene così<br />
modificato:<br />
“La forma qui sopra stabilita deve essere osservata se almeno<br />
una delle parti contraenti il matrimonio è battezzata nella Chiesa<br />
cattolica o in essa accolta, salve le disposizioni del can. 1127<br />
§ 2”.
56<br />
Art. 5. Il testo del can. 1124 del Codice di Diritto Canonico viene così<br />
modificato:<br />
“Il matrimonio fra due persone battezzate, delle quali una sia<br />
battezzata nella Chiesa cattolica o in essa accolta dopo il battesimo,<br />
l’altra invece sia iscritta a una Chiesa o comunità ecclesiale<br />
non in piena comunione con la Chiesa cattolica, non può essere<br />
celebrato senza espressa licenza della competente autorità”.<br />
Quanto abbiamo deliberato con questa Lettera Apostolica in forma<br />
di Motu Proprio, ordiniamo che abbia fermo e stabile vigore, nonostante<br />
qualsiasi cosa contraria anche se degna di particolare menzione, e che<br />
venga pubblicato nel commentario ufficiale Acta Apostolicae Sedis.<br />
Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 26 del mese di ottobre<br />
dell’anno <strong>2009</strong>, quinto del Nostro Pontificato.<br />
Benedicus PP XVI<br />
* * *<br />
Il Motu proprio “Omnium in mentem”<br />
Le ragioni di due modifiche<br />
Il Motu proprio “Omnium in mentem” che oggi viene pubblicato contiene<br />
alcune modifiche da apportare al Codice di Diritto Canonico, che<br />
da tempo erano sottoposte allo studio dei Dicasteri della Curia romana<br />
e delle Conferenze episcopali. Le variazioni riguardano due diverse<br />
questioni, e cioè: adeguare il testo dei canoni che definiscono la funzione<br />
ministeriale dei Diaconi al relativo testo del Catechismo della Chiesa<br />
Cattolica (n. 1581); e sopprimere, in tre canoni concernenti il Matrimonio,<br />
un inciso che l’esperienza ha rilevato inidoneo. Nei cinque articoli<br />
che contiene il presente Motu proprio viene indicata la nuova redazione<br />
dei canoni modificati.<br />
La prima variazione riguarda il testo dei canoni 1008 e 1009 del Codice<br />
di Diritto Canonico che si riferiscono ai sacri ministri. Nell’esporre
“gli effetti del Sacramento dell’Ordine”, la prima edizione del Catechismo<br />
della Chiesa Cattolica affermava che: “Per ordinationem recipitur<br />
capacitas agendi tamquam Christi legatus, Capitis Ecclesiae, in eius triplici<br />
munere sacerdotis, prophetae et regis” (secondo periodo del n. 1581).<br />
Successivamente, però, per evitare di estendere al grado del Diaconato la<br />
facoltà di “agere in persona Christi Capitis”, che è riservata soltanto ai<br />
Vescovi ed ai Presbiteri, la Congregazione per la Dottrina della Fede ritenne<br />
necessario modificare, nell’edizione tipica, la redazione di questo<br />
n. 1581 nel modo seguente: “Ab eo (= Christo) Episcopi et presbiteri missionem<br />
et facultatem agendi in persona Christi Capitis accipiunt, diaconi<br />
vero vim populo Dei serviendi in ‘diaconia’ liturgiae, verbi et caritatis”.<br />
Il 9 ottobre 1998, il Servo di Dio Giovanni Paolo II approvò questa modifica<br />
e dispose che ad essa si adeguassero anche i canoni del Codice di Diritto<br />
Canonico.<br />
Il Motu proprio “Omnium in mentem”, quindi, modifica il testo del<br />
can. 1008 CIC che, in riferimento indistinto ai tre gradi dell’Ordine, non<br />
affermerà più che il sacramento conferisce la facoltà di agire nella persona<br />
di Cristo Capo, ma si limiterà ad affermare, in maniera più generica,<br />
che chi riceve l’Ordine Sacro è destinato a servire il popolo di Dio per un<br />
nuovo e peculiare titolo.<br />
La distinzione che a questo riguardo esiste fra i tre gradi del sacramento<br />
dell’Ordine viene adesso ripresa nel can. 1009 CIC con l’aggiunta<br />
di un terzo paragrafo nel quale viene precisato che il ministro costituito<br />
nell’Ordine dell’Episcopato o del Presbiterato riceve la missione e<br />
la facoltà di agire in persona di Cristo Capo, mentre i Diaconi ricevono<br />
l’abilitazione a servire il Popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della<br />
Parola e della Carità.<br />
Non è stato necessario, invece, introdurre alcuna modifica nei correlativi<br />
canoni 323 § 1; 325 e 743 del Codice dei Canoni delle Chiese<br />
Orientali perché in tali norme non è adoperata l’espressione “agere in<br />
persona Christi Capitis”.<br />
L’altra modifica che introduce il Motu proprio “Omnium in mentem”<br />
riguarda la soppressione della clausola “actus formalis defectionis ab<br />
Ecclesia Catholica” nei canoni 1086 § 1, 1117 e 1124 del Codice di Diritto<br />
Canonico, che dopo un lungo studio è stata ritenuta non necessaria<br />
e inidonea. Si tratta di un inciso, che non appartiene alla tradizione<br />
canonica e non è riportata nemmeno nel Codice dei Canoni delle Chie-<br />
57
58<br />
se Orientali, con il quale si intendeva stabilire una eccezione alla regola<br />
generale del can. 11 CIC circa l’obbligatorietà delle leggi ecclesiastiche,<br />
col proposito di facilitare l’esercizio dello “ius connubii” a quei fedeli<br />
che, a causa del loro allontanamento dalla Chiesa, difficilmente avrebbero<br />
osservato la legge canonica che esige una forma per la validità del<br />
loro matrimonio.<br />
Le difficoltà di interpretazione e di applicazione di detta clausola, però,<br />
sono emerse in diversi ambiti. In questo senso, l’allora Pontificio<br />
Consiglio per l’Interpretazione dei Testi legislativi esaminò la convenienza<br />
di sopprimere dai tre canoni l’inciso citato. La questione fu trattata<br />
inizialmente nella Sessione Plenaria del 3 giugno 1997. I Padri della<br />
Plenaria approvarono la formula di un dubium e il relativo responsum<br />
per realizzare eventualmente una Interpretazione autentica sulla precisa<br />
portata giuridica di detta clausola, ma ritennero opportuno procedere<br />
prima a una consultazione delle Conferenze episcopali circa le esperienze,<br />
positive e negative, provenenti da queste prescrizioni, al fine di poter<br />
valutare tutte le circostanze prima di prendere una decisione.<br />
La consultazione delle Conferenze episcopali è avvenuta nei due anni<br />
successivi e al Pontificio Consiglio sono pervenute una cinquantina di<br />
motivate risposte, rappresentative dei cinque Continenti, compresi tutti<br />
i Paesi con un episcopato rilevante come numero. In alcuni luoghi non<br />
c’erano significative esperienze in argomento; nella maggioranza, però,<br />
emergeva il bisogno di un chiarimento sulla portata precisa di questo inciso<br />
o, meglio, si desiderava la sua completa soppressione. A questo proposito<br />
vennero segnalate motivazioni coincidenti, provenienti dall’esperienza<br />
giuridica: la convenienza di non avere in questi casi un trattamento<br />
diverso da quello dato alle unioni civili dei battezzati che non fanno<br />
alcun atto formale di abbandono; la necessità di mostrare con coerenza<br />
l’identità “matrimonio-sacramento”; il rischio di favorire matrimoni<br />
clandestini; le ulteriori ripercussioni nei paesi dove il Matrimonio canonico<br />
possiede effetti civili, e così via.<br />
I risultati della consultazione vennero poi sottoposti a una nuova<br />
sessione Plenaria del Pontificio Consiglio, tenutasi il 4 giugno 1999,<br />
che approvò all’unanimità di proporre la soppressione del menzionato<br />
inciso, e il Servo di Dio Giovanni Paolo II confermò tale decisione<br />
nell’Udienza del 3 luglio 1999, incaricando di preparare l’opportuno testo<br />
normativo.
Nel frattempo, la soppressione di questo inciso riguardante la disciplina<br />
canonica del Matrimonio è stata messa in collegamento con una<br />
questione del tutto diversa, che richiedeva però opportuno chiarimento,<br />
e riguardava esclusivamente alcuni Paesi centro-europei: si trattava<br />
dell’efficacia ecclesiale dell’eventuale dichiarazione fatta da un cattolico<br />
davanti al funzionario civile delle tasse di non appartenere alla Chiesa<br />
cattolica e, in conseguenza, di non essere tenuto a versare la cosiddetta<br />
tassa per il culto.<br />
A questo concreto proposito e, quindi, in ambito diverso da quello<br />
strettamente matrimoniale al quale faceva riferimento il summenzionato<br />
inciso nei tre canoni del Codice, venne avviato uno studio da parte del<br />
Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi in collaborazione con la Congregazione<br />
per la Dottrina della Fede per precisare quali siano i requisiti<br />
essenziali della manifestazione di volontà di defezione dalla Chiesa cattolica.<br />
Tali condizioni di efficacia sono state indicate nella Lettera Circolare<br />
ai Presidenti delle Conferenze Episcopali che, con approvazione<br />
del Santo Padre Benedetto XVI, il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi<br />
inviò il 13 marzo 2006 (cfr. Communicationes XXXVIII (2006),<br />
170-184).<br />
Pur avendo obiettivi diversi dal presente Motu proprio, la pubblicazione<br />
della Lettera Circolare contribuì a rafforzare il convincimento circa<br />
l’opportunità di sopprimere la suddetta clausola nei canoni sul Matrimonio.<br />
Ciò, appunto, viene fatto nel presente documento pontificio.<br />
Il testo di questo Motu proprio è stato studiato dalla Plenaria del Pontificio<br />
Consiglio per i Testi Legislativi, presieduta nell’occasione dal Cardinale<br />
Segretario di Stato, in data 16 giugno <strong>2009</strong>.<br />
La rilevanza concreta della modifica dei canoni 1086 § 1, 1117 e 1124<br />
del Codice riguarda, dunque, l’ambito matrimoniale. Dall’entrata in vigore<br />
del Codice di Diritto Canonico nell’anno 1983 al momento dell’entrata<br />
in vigore di questo Motu proprio, i cattolici che avessero fatto un<br />
atto formale di abbandono della Chiesa cattolica non erano tenuti alla<br />
forma canonica di celebrazione per la validità del matrimonio (can. 1117<br />
CIC), né vigeva per loro l’impedimento di sposare non battezzati (disparità<br />
di culto, can. 1086 § 1 CIC), né li riguardava la proibizione di sposare<br />
cristiani non cattolici (can. 1124 CIC). Il menzionato inciso inserito in<br />
questi tre canoni rappresentava una eccezione di diritto ecclesiastico, ad<br />
un’altra più generale norma di diritto ecclesiastico, secondo la quale tut-<br />
59
60<br />
ti i battezzati nella Chiesa cattolica o in essa accolti sono tenuti all’osservanza<br />
delle leggi ecclesiastiche (can. 11 CIC).<br />
Dall’entrata in vigore del nuovo Motu proprio, quindi, il can. 11 del<br />
Codice di Diritto Canonico riacquista vigore pieno per quanto riguarda<br />
il contenuto dei canoni ora modificati, anche nei casi in cui sia avvenuto<br />
un abbandono formale. Di conseguenza, per regolarizzare successivamente<br />
eventuali unioni fatte nella non osservanza di queste regole si<br />
dovrà far ricorso, sempre che sia possibile, ai mezzi ordinari offerti per<br />
questi casi dal Diritto Canonico: dispensa dell’impedimento, sanazione,<br />
e così via.<br />
In conformità con quanto stabilito dal can. 8 del Codice di Diritto Canonico,<br />
il Motu proprio “Omnium in mentem” sarà formalmente promulgato<br />
con la pubblicazione negli Acta Apostolicae Sedis ed entrerà<br />
“in vigore compiuti tre mesi dal giorno apposto al numero degli Acta”.<br />
Francesco Coccopalmerio<br />
Presidente del Pontificio Consiglio<br />
per i Testi Legislativi
61<br />
Costituzione Apostolica<br />
Anglicanorum coetibus<br />
circa l’istituzione di Ordinariati Personali<br />
per Anglicani che entrano<br />
nella piena comunione con la Chiesa Cattolica<br />
In questi ultimi tempi lo Spirito Santo ha spinto gruppi anglicani a<br />
chiedere più volte e insistentemente di essere ricevuti, anche corporativamente,<br />
nella piena comunione cattolica e questa Sede Apostolica ha<br />
benevolmente accolto la loro richiesta. Il Successore di Pietro infatti,<br />
che dal Signore Gesù ha il mandato di garantire l’unità dell’episcopato<br />
e di presiedere e tutelare la comunione universale di tutte le Chiese 1 ,<br />
non può non predisporre i mezzi perché tale santo desiderio possa essere<br />
realizzato.<br />
La Chiesa, popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito<br />
Santo 2 , è stata infatti istituita da Nostro Signore Gesù Cristo come<br />
“il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio<br />
e dell’unità di tutto il genere umano” 3 . Ogni divisione fra i battezzati in<br />
Gesù Cristo è una ferita a ciò che la Chiesa è e a ciò per cui la Chiesa esiste;<br />
infatti “non solo si oppone apertamente alla volontà di Cristo, ma è<br />
anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione<br />
del Vangelo ad ogni creatura” 4 . Proprio per questo, prima di<br />
spargere il suo sangue per la salvezza del mondo, il Signore Gesù ha pregato<br />
il Padre per l’unità dei suoi discepoli 5 .<br />
È lo Spirito Santo, principio di unità, che costituisce la Chiesa come<br />
comunione 6 . Egli è il principio dell’unità dei fedeli nell’insegnamento<br />
degli Apostoli, nella frazione del pane e nella preghiera 7 . Tuttavia la<br />
Chiesa, per analogia al mistero del Verbo incarnato, non è solo una co-<br />
1<br />
Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 23; Congregazione<br />
per la Dottrina della Fede, Lett. Communionis notio, 12; 13.<br />
2<br />
Cf. Cost. dogm. Lumen gentium, 4; Decr. Unitatis redintegratio, 2.<br />
3<br />
Cost. dogm. Lumen gentium, 1.<br />
4<br />
Decr. Unitatis redintegratio, 1.<br />
5<br />
Cf. Gv 17, 20-21; Decr. Unitatis redintegratio, 2.<br />
6<br />
Cf. Cost. dogm. Lumen gentium, 13.<br />
7<br />
Cf. Ibidem; At 2, 42.
62<br />
munione invisibile, spirituale, ma anche visibile 8 ; infatti, “la società costituita<br />
di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l’assemblea visibile<br />
e la comunità spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita<br />
di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse<br />
formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento,<br />
umano e divino” 9 . La comunione dei battezzati nell’insegnamento<br />
degli Apostoli e nella frazione del pane eucaristico si manifesta visibilmente<br />
nei vincoli della professione dell’integrità della fede, della celebrazione<br />
di tutti i sacramenti istituiti da Cristo e del governo del Collegio<br />
dei Vescovi uniti con il proprio capo, il Romano Pontefice 10 .<br />
L’unica Chiesa di Cristo infatti, che nel Simbolo professiamo una,<br />
santa, cattolica e apostolica, “sussiste nella Chiesa Cattolica governata<br />
dal successore di Pietro, e dai Vescovi in comunione con lui, ancorché al<br />
di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione<br />
e di verità, che, quali doni propri della Chiesa di Cristo, spingono verso<br />
l’unità cattolica” 11 .<br />
Alla luce di tali principi ecclesiologici, con questa Costituzione Apostolica<br />
si provvede ad una normativa generale che regoli l’istituzione e<br />
la vita di Ordinariati Personali per quei fedeli anglicani che desiderano<br />
entrare corporativamente in piena comunione con la Chiesa Cattolica.<br />
Tale normativa è integrata da Norme Complementari emanate dalla Sede<br />
Apostolica.<br />
I. § 1. Gli Ordinariati Personali per Anglicani che entrano nella piena<br />
comunione con la Chiesa Cattolica vengono eretti dalla Congregazione<br />
per la Dottrina della Fede all’interno dei confini territoriali<br />
di una determinata Conferenza Episcopale, dopo aver consultato<br />
la Conferenza stessa.<br />
§ 2. Nel territorio di una Conferenza dei Vescovi, uno o più Ordinariati<br />
possono essere eretti, a seconda delle necessità.<br />
8<br />
Cf. Cost. dogm. Lumen gentium, 8; Lett. Communionis notio, 4.<br />
9<br />
Cost. dogm. Lumen gentium, 8.<br />
10<br />
Cf. CIC, can. 205; Cost. dogm. Lumen gentium, 13; 14; 21; 22; Decr. Unitatis redintegratio,<br />
2; 3; 4; 15; 20; Decr. Christus Dominus, 4; Decr. Ad gentes, 22.<br />
11<br />
Cost. dogm. Lumen gentium, 8; Decr. Unitatis redintegratio, 1; 3; 4; Congregazione<br />
per la Dottrina della Fede, Dich. Dominus Iesus, 16.
63<br />
§ 3. Ciascun Ordinariato ipso iure gode di personalità giuridica pubblica;<br />
è giuridicamente assimilato ad una diocesi 12 .<br />
§ 4. L’Ordinariato è formato da fedeli laici, chierici e membri d’Istituti<br />
di Vita Consacrata o di Società di Vita Apostolica, originariamente<br />
appartenenti alla Comunione Anglicana e ora in piena comunione<br />
con la Chiesa Cattolica, oppure che ricevono i Sacramenti dell’Iniziazione<br />
nella giurisdizione dell’Ordinariato stesso.<br />
§ 5. Il Catechismo della Chiesa Cattolica è l’espressione autentica<br />
della fede cattolica professata dai membri dell’Ordinariato.<br />
II.<br />
III.<br />
IV.<br />
L’Ordinariato Personale è retto dalle norme del diritto universale<br />
e dalla presente Costituzione Apostolica ed è soggetto alla Congregazione<br />
per la Dottrina della Fede e agli altri Dicasteri della<br />
Curia Romana secondo le loro competenze. Per esso valgono anche<br />
le suddette Norme Complementari ed altre eventuali Norme<br />
specifiche date per ciascun Ordinariato.<br />
Senza escludere le celebrazioni liturgiche secondo il Rito Romano,<br />
l’Ordinariato ha la facoltà di celebrare l’Eucaristia e gli altri<br />
Sacramenti, la Liturgia delle Ore e le altre azioni liturgiche secondo<br />
i libri liturgici propri della tradizione anglicana approvati dalla<br />
Santa Sede, in modo da mantenere vive all’interno della Chiesa<br />
Cattolica le tradizioni spirituali, liturgiche e pastorali della Comunione<br />
Anglicana, quale dono prezioso per alimentare la fede<br />
dei suoi membri e ricchezza da condividere.<br />
Un Ordinariato Personale è affidato alla cura pastorale di un Ordinario<br />
nominato dal Romano Pontefice.<br />
V. La potestà (potestas) dell’Ordinario è:<br />
a) ordinaria: annessa per il diritto stesso all’ufficio conferitogli<br />
dal Romano Pontefice, per il foro interno e per il foro esterno;<br />
b) vicaria: esercitata in nome del Romano Pontefice;<br />
c) personale: esercitata su tutti coloro che appartengono all’Ordinariato.<br />
12<br />
Cf. Giovanni Paolo II, Cost. Ap. Spirituali militum curae, 21 aprile 1986, I § 1.
64<br />
Essa è esercitata in modo congiunto con quella del Vescovo<br />
diocesano locale nei casi previsti dalle Norme Complementari.<br />
VI. § 1. Coloro che hanno esercitato il ministero di diaconi, presbiteri o<br />
vescovi anglicani, che rispondono ai requisiti stabiliti dal diritto<br />
canonico 13 e non sono impediti da irregolarità o altri impedimenti<br />
14 , possono essere accettati dall’Ordinario come candidati<br />
ai Sacri Ordini nella Chiesa Cattolica. Per i ministri coniugati<br />
devono essere osservate le norme dell’Enciclica di Paolo VI<br />
Sacerdotalis coelibatus, n. 42 15 e della Dichiarazione In June 16 .<br />
I ministri non coniugati debbono sottostare alla norma del celibato<br />
clericale secondo il can. 277, §1.<br />
§ 2. L’Ordinario, in piena osservanza della disciplina sul celibato clericale<br />
nella Chiesa Latina, pro regula ammetterà all’ordine del<br />
presbiterato solo uomini celibi. Potrà rivolgere petizione al Romano<br />
Pontefice, in deroga al can. 277, § 1, di ammettere caso per<br />
caso all’Ordine Sacro del presbiterato anche uomini coniugati,<br />
secondo i criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede.<br />
§ 3. L’incardinazione dei chierici sarà regolata secondo le norme del<br />
diritto canonico.<br />
§ 4. I presbiteri incardinati in un Ordinariato, che costituiscono il suo<br />
presbiterio, debbono anche coltivare un vincolo di unità con il<br />
presbiterio della <strong>Diocesi</strong> nel cui territorio svolgono il loro ministero;<br />
essi dovranno favorire iniziative e attività pastorali e caritative<br />
congiunte, che potranno essere oggetto di convenzioni stipulate<br />
tra l’Ordinario e il Vescovo diocesano locale.<br />
§ 5. I candidati agli Ordini Sacri in un Ordinariato saranno formati insieme<br />
agli altri seminaristi, specialmente negli ambiti dottrinale e<br />
pastorale. Per tener conto delle particolari necessità dei seminaristi<br />
dell’Ordinariato e della loro formazione nel patrimonio anglicano,<br />
l’Ordinario può stabilire programmi da svolgere nel seminario<br />
o anche erigere case di formazione, connesse con già esistenti<br />
facoltà di teologia cattoliche.<br />
13<br />
Cf. CIC, cann. 1026-1032.<br />
14<br />
Cf. CIC, cann. 1040-1049.<br />
15<br />
Cf. AAS 59 (1967) 674.<br />
16<br />
Cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione del 1 aprile<br />
1981, in Enchiridion Vaticanum 7, 1213.
65<br />
VII.<br />
L’Ordinario, con l’approvazione della Santa Sede, può erigere<br />
nuovi Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica e<br />
promuoverne i membri agli Ordini Sacri, secondo le norme del<br />
diritto canonico. Istituti di Vita Consacrata provenienti dall’Anglicanesimo<br />
e ora in piena comunione con la Chiesa Cattolica<br />
per mutuo consenso possono essere sottoposti alla giurisdizione<br />
dell’Ordinario.<br />
VIII. § 1. L’Ordinario, a norma del diritto, dopo aver sentito il parere del<br />
Vescovo diocesano del luogo, può, con il consenso della Santa<br />
Sede, erigere parrocchie personali, per la cura pastorale dei fedeli<br />
appartenenti all’Ordinariato.<br />
§ 2. I parroci dell’Ordinariato godono di tutti i diritti e sono tenuti<br />
a tutti gli obblighi previsti nel Codice di Diritto Canonico, che,<br />
nei casi stabiliti nelle Norme Complementari, sono esercitati in<br />
mutuo aiuto pastorale con i parroci della <strong>Diocesi</strong> nel cui territorio<br />
si trova la parrocchia personale dell’Ordinariato.<br />
IX.<br />
Sia i fedeli laici che gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di<br />
Vita Apostolica, che provengono dall’Anglicanesimo e desiderano<br />
far parte dell’Ordinariato Personale, devono manifestare<br />
questa volontà per iscritto.<br />
X. § 1. L’Ordinario nel suo governo è assistito da un Consiglio di governo<br />
regolato da Statuti approvati dall’Ordinario e confermati<br />
dalla Santa Sede 17 .<br />
§ 2. Il Consiglio di governo, presieduto dall’Ordinario, è composto<br />
di almeno sei sacerdoti ed esercita le funzioni stabilite nel Codice<br />
di Diritto Canonico per il Consiglio Presbiterale e il Collegio<br />
dei Consultori e quelle specificate nelle Norme Complementari.<br />
§ 3. L’Ordinario deve costituire un Consiglio per gli affari economici<br />
a norma del Codice di Diritto Canonico e con i compiti da<br />
questo stabiliti 18 .<br />
§ 4. Per favorire la consultazione dei fedeli nell’Ordinariato deve<br />
essere costituito un Consiglio Pastorale 19 .<br />
17<br />
Cf. CIC, cann. 495-502.<br />
18<br />
Cf. CIC, cann. 492-494.<br />
19<br />
Cf. CIC, can. 511.
66<br />
XI.<br />
XII.<br />
XIII.<br />
L’Ordinario ogni cinque anni si deve recare a Roma per la visita<br />
ad limina Apostolorum e tramite la Congregazione per la Dottrina<br />
della Fede, in rapporto anche con la Congregazione per i<br />
Vescovi e la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli,<br />
deve presentare al Romano Pontefice una relazione sullo stato<br />
dell’Ordinariato.<br />
Per le cause giudiziali il tribunale competente è quello della<br />
<strong>Diocesi</strong> in cui una delle parti ha il domicilio, a meno che l’Ordinariato<br />
non abbia costituito un suo tribunale, nel qual caso il<br />
tribunale d’appello sarà quello designato dall’Ordinariato e approvato<br />
dalla Santa Sede.<br />
Il Decreto che erigerà un Ordinariato determinerà il luogo della<br />
sede dell’Ordinariato stesso e, se lo si ritiene opportuno, anche<br />
quale sarà la sua chiesa principale.<br />
Vogliamo che queste nostre disposizioni e norme siano valide ed efficaci<br />
ora e in futuro, nonostante, se fosse necessario, le Costituzioni e le<br />
Ordinanze apostoliche emanate dai nostri predecessori, e ogni altra prescrizione<br />
anche degna di particolare menzione o deroga.<br />
Dato a Roma, presso San Pietro, il 4 novembre <strong>2009</strong>, Memoria di San<br />
Carlo Borromeo<br />
* * *<br />
Benedictus PP. XVI<br />
Norme complementari<br />
alla Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus<br />
Dipendenza dalla Santa Sede<br />
Articolo 1<br />
Ciascun Ordinariato dipende dalla Congregazione per la Dottrina<br />
della Fede e mantiene stretti rapporti con gli altri Dicasteri Romani a seconda<br />
della loro competenza.
67<br />
Rapporti con le Conferenze Episcopali e i Vescovi diocesani<br />
Articolo 2<br />
§ 1. L’Ordinario segue le direttive della Conferenza Episcopale nazionale<br />
in quanto compatibili con le norme contenute nella Costituzione<br />
Apostolica Anglicanorum coetibus.<br />
§ 2. L’Ordinario è membro della rispettiva Conferenza Episcopale.<br />
Articolo 3<br />
L’Ordinario, nell’esercizio del suo ufficio, deve mantenere stretti legami<br />
di comunione con il Vescovo della <strong>Diocesi</strong> in cui l’Ordinariato è<br />
presente per coordinare la sua azione pastorale con il piano pastorale<br />
della <strong>Diocesi</strong>.<br />
L’Ordinario<br />
Articolo 4<br />
§ 1. L’Ordinario può essere un vescovo o un presbitero nominato dal<br />
Romano Pontefice ad nutum Sanctae Sedis, in base ad una terna<br />
presentata dal Consiglio di governo. Per lui si applicano i cann.<br />
383-388, 392-394 e 396-398 del Codice di Diritto Canonico.<br />
§ 2. L’Ordinario ha la facoltà di incardinare nell’Ordinariato i ministri anglicani<br />
entrati nella piena comunione con la Chiesa Cattolica e i candidati<br />
appartenenti all’Ordinariato da lui promossi agli Ordini Sacri.<br />
§ 3. Sentita la Conferenza Episcopale e ottenuto il consenso del Consiglio<br />
di governo e l’approvazione della Santa Sede, l’Ordinario,<br />
se ne vede la necessità, può erigere decanati territoriali, sotto la<br />
guida di un delegato dell’Ordinario e comprendenti i fedeli di più<br />
parrocchie personali.<br />
I fedeli dell’Ordinariato<br />
Articolo 5<br />
§ 1. I fedeli laici provenienti dall’Anglicanesimo che desiderano appartenere<br />
all’Ordinariato, dopo aver fatto la Professione di fede
68<br />
e, tenuto conto del can. 845, aver ricevuto i Sacramenti dell’Iniziazione,<br />
debbono essere iscritti in un apposito registro dell’Ordinariato.<br />
Coloro che sono stati battezzati nel passato come cattolici<br />
fuori dall’Ordinariato non possono ordinariamente essere ammessi<br />
come membri, a meno che siano congiunti di una famiglia<br />
appartenente all’Ordinariato.<br />
§ 2. I fedeli laici e i membri di Istituti di Vita Consacrata e di Società<br />
di Vita Apostolica, quando collaborano in attività pastorali o caritative,<br />
diocesane o parrocchiali, dipendono dal Vescovo diocesano<br />
o dal parroco del luogo, per cui in questo caso la potestà di questi<br />
ultimi è esercitata in modo congiunto con quella dell’Ordinario<br />
e del parroco dell’Ordinariato.<br />
Il clero<br />
Articolo 6<br />
§ 1. L’Ordinario, per ammettere candidati agli Ordini Sacri deve ottenere<br />
il consenso del Consiglio di governo. In considerazione<br />
della tradizione ed esperienza ecclesiale anglicana, l’Ordinario<br />
può presentare al Santo Padre la richiesta di ammissione di uomini<br />
sposati all’ordinazione presbiterale nell’Ordinariato, dopo un<br />
processo di discernimento basato su criteri oggettivi e le necessità<br />
dell’Ordinariato. Tali criteri oggettivi sono determinati dall’Ordinario,<br />
dopo aver consultato la Conferenza Episcopale locale, e<br />
debbono essere approvati dalla Santa Sede.<br />
§ 2. Coloro che erano stati ordinati nella Chiesa Cattolica e in seguito<br />
hanno aderito alla Comunione Anglicana, non possono essere<br />
ammessi all’esercizio del ministero sacro nell’Ordinariato. I chierici<br />
anglicani che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari<br />
non possono essere ammessi agli Ordini Sacri nell’Ordinariato.<br />
§ 3. I presbiteri incardinati nell’Ordinariato ricevono le necessarie facoltà<br />
dall’Ordinario.<br />
Articolo 7<br />
§ 1. L’Ordinario deve assicurare un’adeguata remunerazione ai chierici<br />
incardinati nell’Ordinariato e provvedere alla previdenza so-
69<br />
ciale per sovvenire alle loro necessità in caso di malattia, di invalidità<br />
o vecchiaia.<br />
§ 2. L’Ordinario potrà convenire con la Conferenza Episcopale eventuali<br />
risorse o fondi disponibili per il sostentamento del clero<br />
dell’Ordinariato.<br />
§ 3. In caso di necessità, i presbiteri, con il permesso dell’Ordinario,<br />
potranno esercitare una professione secolare, compatibile con<br />
l’esercizio del ministero sacerdotale (cf. CIC, can. 286).<br />
Articolo 8<br />
§ 1. I presbiteri, pur costituendo il presbiterio dell’Ordinariato, possono<br />
essere eletti membri del Consiglio Presbiterale della <strong>Diocesi</strong><br />
nel cui territorio esercitano la cura pastorale dei fedeli dell’Ordinariato<br />
(cf. CIC, can. 498, § 2).<br />
§ 2. I presbiteri e i diaconi incardinati nell’Ordinariato possono essere,<br />
secondo il modo determinato dal Vescovo diocesano, membri<br />
del Consiglio Pastorale della <strong>Diocesi</strong> nel cui territorio esercitano<br />
il loro ministero (cf. CIC, can. 512, § 1).<br />
Articolo 9<br />
§ 1. I chierici incardinati nell’Ordinariato devono essere disponibili a<br />
prestare aiuto alla <strong>Diocesi</strong> in cui hanno il domicilio o il quasi-domicilio,<br />
dovunque sia ritenuto opportuno per la cura pastorale dei<br />
fedeli. In questo caso dipendono dal Vescovo diocesano per quello<br />
che riguarda l’incarico pastorale o l’ufficio che ricevono.<br />
§ 2. Dove e quando sia ritenuto opportuno, i chierici incardinati in una<br />
<strong>Diocesi</strong> o in un Istituto di Vita Consacrata o in una Società di Vita<br />
Apostolica, col consenso scritto rispettivamente del loro Vescovo<br />
diocesano o del loro Superiore, possono collaborare alla cura pastorale<br />
dell’Ordinariato. In questo caso dipendono dall’Ordinario per<br />
quello che riguarda l’incarico pastorale o l’ufficio che ricevono.
70<br />
§ 3. Nei casi previsti nei paragrafi precedenti deve intervenire una<br />
convenzione scritta tra l’Ordinario e il Vescovo diocesano o il Superiore<br />
dell’Istituto di Vita Consacrata o il Moderatore della Società<br />
di Vita Apostolica, in cui siano chiaramente stabiliti i termini<br />
della collaborazione e tutto ciò che riguarda il sostentamento.<br />
Articolo 10<br />
§ 1. La formazione del clero dell’Ordinariato deve raggiungere due<br />
obiettivi: 1) una formazione congiunta con i seminaristi diocesani<br />
secondo le circostanze locali; 2) una formazione, in piena armonia<br />
con la tradizione cattolica, in quegli aspetti del patrimonio anglicano<br />
di particolare valore.<br />
§ 2. I candidati al sacerdozio riceveranno la loro formazione teologica<br />
con gli altri seminaristi in un seminario o in una facoltà teologica,<br />
sulla base di un accordo intervenuto tra l’Ordinario e il Vescovo<br />
diocesano o i Vescovi interessati. I candidati possono ricevere una<br />
particolare formazione sacerdotale secondo un programma specifico<br />
nello stesso seminario o in una casa di formazione appositamente<br />
eretta, col consenso del Consiglio di governo, per la trasmissione<br />
del patrimonio anglicano.<br />
§ 3. L’Ordinariato deve avere una sua Ratio institutionis sacerdotalis,<br />
approvata dalla Santa Sede; ogni casa di formazione dovrà redigere<br />
un proprio Regolamento, approvato dall’Ordinario (cf. CIC,<br />
can. 242, §1).<br />
§ 4. L’Ordinario può accettare come seminaristi solo i fedeli che fanno<br />
parte di una parrocchia personale dell’Ordinariato o coloro che<br />
provengono dall’Anglicanesimo e hanno ristabilito la piena comunione<br />
con la Chiesa Cattolica.<br />
§ 5. L’Ordinariato cura la formazione permanente dei suoi chierici, partecipando<br />
anche a quanto predispongono a questo scopo a livello<br />
locale la Conferenza Episcopale e il Vescovo diocesano.
71<br />
I Vescovi già anglicani<br />
Articolo 11<br />
§ 1. Un Vescovo già anglicano e coniugato è eleggibile per essere nominato<br />
Ordinario. In tal caso è ordinato presbitero nella Chiesa cattolica<br />
ed esercita nell’Ordinariato il ministero pastorale e sacramentale<br />
con piena autorità giurisdizionale.<br />
§ 2. Un Vescovo già anglicano che appartiene all’Ordinariato può essere<br />
chiamato ad assistere l’Ordinario nell’amministrazione dell’Ordinariato.<br />
§ 3. Un Vescovo già anglicano che appartiene all’Ordinariato può essere<br />
invitato a partecipare agli incontri della Conferenza dei Vescovi<br />
del rispettivo territorio, nello stesso modo di un vescovo emerito.<br />
§ 4. Un Vescovo già anglicano che appartiene all’Ordinariato e che non<br />
è stato ordinato vescovo nella Chiesa Cattolica, può chiedere alla<br />
Santa Sede il permesso di usare le insegne episcopali.<br />
Il Consiglio di governo<br />
Articolo 12<br />
§ 1. Il Consiglio di governo, in accordo con gli Statuti approvati<br />
dall’Ordinario, ha i diritti e le competenze che secondo il Codice di<br />
Diritto Canonico sono propri del Consiglio Presbiterale e del Collegio<br />
dei Consultori.<br />
§ 2. Oltre tali competenze, l’Ordinario ha bisogno del consenso del<br />
Consiglio di governo per:<br />
a. ammettere un candidato agli Ordini Sacri;<br />
b. erigere o sopprimere una parrocchia personale;<br />
c. erigere o sopprimere una casa di formazione;<br />
d. approvare un programma formativo.<br />
§ 3. L’Ordinario deve inoltre sentire il parere del Consiglio di governo<br />
circa gli indirizzi pastorali dell’Ordinariato e i principi ispiratori<br />
della formazione dei chierici.
72<br />
§ 4. Il Consiglio di governo ha voto deliberativo:<br />
a. per formare la terna di nomi da inviare alla Santa Sede per la<br />
nomina dell’Ordinario;<br />
b. nell’elaborare le proposte di cambiamento delle Norme Complementari<br />
dell’Ordinariato da presentare alla Santa Sede;<br />
c. nella redazione degli Statuti del Consiglio di governo, degli<br />
Statuti del Consiglio Pastorale e del Regolamento delle case<br />
di formazione.<br />
§ 5. Il Consiglio di governo è composto secondo gli Statuti del Consiglio.<br />
La metà dei membri è eletta dai presbiteri dell’Ordinariato.<br />
Il Consiglio Pastorale<br />
Articolo 13<br />
§ 1. Il Consiglio Pastorale, istituito dall’Ordinario, esprime il suo parere<br />
circa l’attività pastorale dell’Ordinariato.<br />
§ 2. Il Consiglio Pastorale, presieduto dall’Ordinario, è retto dagli Statuti<br />
approvati dall’Ordinario.<br />
Le parrocchie personali<br />
Articolo 14<br />
§ 1. Il parroco può essere assistito nella cura pastorale della parrocchia<br />
da un vicario parrocchiale, nominato dall’Ordinario; nella<br />
parrocchia dev’essere costituito un Consiglio pastorale e un Consiglio<br />
per gli affari economici.<br />
§ 2. Se non c’è un vicario, in caso di assenza, d’impedimento o di morte<br />
del parroco, il parroco del territorio in cui si trova la chiesa della<br />
parrocchia personale, può esercitare, se necessario, le sue facoltà<br />
di parroco in modo suppletivo.<br />
§ 3. Per la cura pastorale dei fedeli che si trovano nel territorio di <strong>Diocesi</strong><br />
in cui non è stata eretta una parrocchia personale, sentito il<br />
parere del Vescovo diocesano, l’Ordinario può provvedere con<br />
una quasi-parrocchia (cf. CIC, can. 516, § 1).
73<br />
Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, nell’Udienza concessa al sottoscritto<br />
Cardinale Prefetto, ha approvato le presenti Norme Complementari<br />
alla Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus, decise dalla<br />
Sessione Ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato le pubblicazione.<br />
Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 4<br />
novembre <strong>2009</strong>, Memoria di San Carlo Borromeo<br />
William Card. Levada<br />
Prefetto<br />
Luis. F. Ladaria, S.I.<br />
Arcivescovo tit. di Thibica<br />
Segretario<br />
* * *<br />
Il significato<br />
della Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus<br />
P. Gianfranco Ghirlanda, S.I.,<br />
Rettore Magnifico della Pontificia Università Gregoriana<br />
La Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus del 4 novembre<br />
<strong>2009</strong>, offre una normativa essenziale che regola l’istituzione e la vita<br />
di Ordinariati Personali per quei fedeli anglicani che desiderino entrare<br />
corporativamente o singolarmente in piena comunione con la Chiesa<br />
Cattolica. Con essa, come viene espresso nel Proemio, il Santo Padre<br />
Benedetto XVI, come Pastore Supremo di tutta la Chiesa e garante, per<br />
mandato di Cristo, dell’unità dell’episcopato e della comunione universale<br />
di tutte le Chiese, manifesta la sua paterna sollecitudine verso quei
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fedeli anglicani, laici, chierici e membri di Istituti di vita consacrata e<br />
di Società di vita apostolica, che hanno ripetutamente chiesto alla Sede<br />
Apostolica di essere ricevuti nella piena comunione cattolica.<br />
Il Proemio ci dà la ratio legis, mettendo in risalto alcuni elementi che<br />
conviene richiamare:<br />
- la Chiesa, nella sua unità e diversità, ha come modello la Santissima<br />
Trinità, ed è stata istituita come “il sacramento, ossia il segno e<br />
lo strumento, dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere<br />
umano” (Lumen gentium, 1) per cui ogni divisione fra i battezzati<br />
è una ferita a ciò che la Chiesa è e a ciò per cui la Chiesa<br />
esiste ed è quindi uno scandalo, perché contraddice la preghiera di<br />
Gesù prima della Sua passione e morte (cf. Gv 17, 20-21);<br />
- la comunione ecclesiale, costituita dallo Spirito Santo, che è il<br />
principio di unità della Chiesa, per analogia al mistero del Verbo<br />
incarnato è allo stesso tempo spirituale, invisibile e visibile,<br />
gerarchicamente organizzata; quindi la comunione fra i battezzati<br />
per essere piena non può che manifestarsi “visibilmente nei vincoli<br />
della professione dell’integrità della fede, della celebrazione di<br />
tutti i sacramenti istituiti da Cristo e del governo del Collegio dei<br />
Vescovi uniti con il proprio capo, il Romano Pontefice”;<br />
- sebbene l’unica Chiesa di Cristo sussista nella Chiesa Cattolica<br />
governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con<br />
lui, tuttavia fuori del suo organismo visibile, quindi nelle Chiese e<br />
nelle Comunità cristiane separate, si trovano parecchi elementi di<br />
santificazione e di verità che, per il fatto di essere doni propri della<br />
Chiesa di Cristo, spingono verso l’unità cattolica.<br />
Quei fedeli anglicani che hanno chiesto di entrare in piena comunione<br />
con la Chiesa Cattolica, sotto l’azione dello Spirito Santo, sono stati<br />
spinti verso la ricostituzione dell’unità dagli elementi propri della Chiesa<br />
di Cristo che sono stati sempre presenti nella loro vita cristiana personale<br />
e comunitaria.<br />
Per questo la promulgazione della Costituzione Apostolica Anglicanorum<br />
coetibus da parte del Santo Padre e ciò che ne seguirà segnano un<br />
tempo di azione dello Spirito.<br />
Il mezzo giuridico che il Santo Padre ha preordinato per ricevere nella<br />
piena comunione cattolica dei fedeli anglicani è quello dell’erezione<br />
di Ordinariati Personali (I § 1).
La competenza dell’erezione è data alla Congregazione per la Dottrina<br />
della Fede, per il fatto che quest’ultima lungo tutto l’iter che ha portato<br />
alla Costituzione Apostolica ha dovuto affrontare questioni di carattere<br />
dottrinale e questioni dello stesso carattere si presenteranno anche<br />
al momento dell’erezione dei singoli Ordinariati e della piena incorporazione<br />
di gruppi di fedeli anglicani nella piena comunione cattolica, attraverso<br />
gli Ordinariati che verranno eretti. Tuttavia, per singoli atti, ogni<br />
Ordinariato è soggetto non solo alla Congregazione per la Dottrina della<br />
Fede, ma anche agli altri Dicasteri della Curia Romana secondo le loro<br />
competenze (Cost. Ap. II), per esempio: per le associazioni di fedeli,<br />
al Pontificio Consiglio per i Laici; per la formazione dei chierici e la loro<br />
vita, alla Congregazione per il Clero; per le varie forme di vita consacrata,<br />
alla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di<br />
vita apostolica, ecc. Solo per quello che riguarda la visita ad limina Apostolorum,<br />
a cui l’Ordinario è tenuto ogni cinque anni, oltre la Congregazione<br />
per la Dottrina della Fede, la Costituzione Apostolica menziona<br />
espressamente la Congregazione per i Vescovi e la Congregazione per<br />
l’Evangelizzazione dei Popoli (Cost. Ap. XI).<br />
Con la previsione dell’erezione di Ordinariati Personali per Anglicani<br />
che entrano nella piena comunione con la Chiesa Cattolica, la Costituzione<br />
Apostolica Anglicanorum coetibus non viene a creare una nuova<br />
figura nell’ordinamento canonico vigente, ma applica la figura dell’Ordinariato<br />
Personale, già prevista per la cura pastorale dei militari dalla<br />
Costituzione Apostolica Spirituali militum cura, data da Giovanni Paolo<br />
II il 21 aprile 1986. È evidente che essendo diversa la finalità degli<br />
Ordinariati Militari e quella degli Ordinariati Personali per i fedeli provenienti<br />
dall’Anglicanesimo, pur essendovi delle analogie tra i due tipi<br />
di Ordinariati Personali, tuttavia vi sono anche differenze significative.<br />
Ci muoviamo nell’ambito di figure che sono dalla Chiesa create per far<br />
fronte a varie situazioni particolari che eccedono dall’ordinarietà della<br />
vita e delle necessità dei fedeli. La sollecitudine pastorale della Chiesa e<br />
l’elasticità del suo ordinamento canonico permettono di configurare circoscrizioni<br />
che siano le più adatte a venire incontro a tali necessità per il<br />
bene spirituale dei fedeli, purché esse non contraddicano i principi che<br />
fondano l’ecclesiologia cattolica.<br />
Come gli Ordinariati Militari non sono previsti espressamente nel<br />
Codice di Diritto Canonico così non lo sono gli Ordinariati Personali per<br />
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gli Anglicani che entrano nella piena comunione con la Chiesa Cattolica.<br />
Tuttavia, come gli Ordinariati Militari nella Costituzione Apostolica<br />
Spirituali militum curae sono considerati peculiari circoscrizioni ecclesiastiche<br />
e vengono giuridicamente assimilati alle diocesi (Cost. Ap. I §<br />
1), così anche gli Ordinariati Personali per i fedeli provenienti dall’Anglicanesimo<br />
nella Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus sono<br />
giuridicamente assimilati alle diocesi (Cost. Ap. I § 3).<br />
Tali Ordinariati Personali non si possono considerare una Chiesa particolare<br />
rituale, in quanto la tradizione liturgica, spirituale e pastorale<br />
anglicana viene a configurarsi piuttosto come una particolarità all’interno<br />
della Chiesa Latina; inoltre scegliere la figura giuridica di una Chiesa<br />
rituale avrebbe potuto creare problemi ecumenici. Neppure possono<br />
essere considerati Prelature personali, in quanto, secondo il can. 294 le<br />
Prelature personali sono formate da presbiteri e diaconi del clero secolare,<br />
mentre i laici, secondo il can. 296, possono semplicemente dedicarsi<br />
alle opere apostoliche di esse mediante convenzioni; i membri di Istituti<br />
di vita consacrata o di Società di vita apostolica nei canoni riguardanti le<br />
Prelature personali non vengono neanche menzionati.<br />
Gli Ordinariati per i fedeli provenienti dall’Anglicanesimo sono, allora,<br />
circoscrizioni personali, in quanto la giurisdizione dell’Ordinario,<br />
e di conseguenza dei parroci, non è circoscritta da un territorio all’interno<br />
di una Conferenza Episcopale come una Chiesa particolare territoriale,<br />
ma è esercitata “su tutti coloro che appartengono all’Ordinariato”<br />
(Cost. Ap. V). Inoltre, nel territorio di una stessa Conferenza Episcopale,<br />
a seconda delle necessità, possono essere eretti anche più Ordinariati<br />
Personali (Cost. Ap. I § 2).<br />
Dalla lettura della Costituzione Apostolica e delle Norme Complementari<br />
emanate dalla Sede Apostolica si percepisce chiaramente l’intento,<br />
con la previsione di erezione di Ordinariati Personali, di comporre<br />
due esigenze: da una parte quella di “mantenere vive all’interno della<br />
Chiesa Cattolica le tradizioni spirituali, liturgiche e pastorali della Comunione<br />
Anglicana, quale dono prezioso per alimentare la fede dei suoi<br />
membri e ricchezza da condividere” (Cost. Ap. III); dall’altra quella di<br />
una piena integrazione di gruppi di fedeli o di singoli, già appartenenti<br />
all’Anglicanesimo, nella vita della Chiesa Cattolica.<br />
L’arricchimento è reciproco: i fedeli provenienti dall’Anglicanesimo,<br />
entrando nella piena comunione cattolica, ricevono la ricchezza del-
la tradizione spirituale, liturgica e pastorale della Chiesa Latina Romana,<br />
per integrarla con la loro tradizione, di cui viene ad arricchirsi la stessa<br />
Chiesa Latina Romana. D’altra parte proprio tale tradizione anglicana,<br />
che viene ricevuta nella sua autenticità nella Chiesa Latina Romana,<br />
nell’Anglicanesimo ha costituito uno di quei doni della Chiesa di Cristo<br />
che hanno spinto tali fedeli verso l’unità cattolica.<br />
Si tratta, allora, di un provvedimento che va al di là della Pastoral<br />
Provision adottata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e approvata<br />
da Giovanni Paolo II il 20 giugno 1980. Infatti, mentre la Pastoral<br />
Provision prevedeva che i fedeli provenienti dall’Anglicanesimo appartenessero<br />
alla diocesi in cui avessero il domicilio, pur essendo oggetto<br />
di una particolare cura pastorale da parte del Vescovo diocesano, la<br />
Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus prevede che fanno parte<br />
dell’Ordinariato Personale, non della diocesi in cui stabiliscono il loro<br />
domicilio, fedeli di ogni stato di vita (laici, chierici, membri di Istituti<br />
di vita consacrata e Società di vita apostolica), provenienti, come singoli<br />
o in gruppi, dall’Anglicanesimo o che ricevono i sacramenti dell’iniziazione<br />
nell’Ordinariato stesso (Cost. Ap. I § 4).<br />
I chierici sono ascritti all’Ordinariato Personale tramite l’incardinazione,<br />
regolata secondo il Codice di Diritto Canonico (Cost. Ap. VI §<br />
3), mentre i laici e gli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita<br />
apostolica, provenienti dall’Anglicanesimo, debbono manifestare per<br />
iscritto la volontà di entrare a far parte dell’Ordinariato (Cost. Ap. IX).<br />
Le Norme Complementari (= NC) prevedono che tali laici e Istituti di<br />
vita consacrata e Società di vita apostolica siano iscritti in un apposito<br />
registro dell’Ordinariato (Art. 5 § 1). Infatti, mentre si fa parte di una<br />
Chiesa particolare territoriale per il fatto del domicilio o quasi domicilio,<br />
si fa parte dell’Ordinariato Personale sulla base del fatto oggettivo<br />
della precedente appartenenza all’Anglicanesimo oppure perché si è venuti<br />
alla fede cattolica tramite l’Ordinariato. Possiamo dire che l’iscrizione<br />
nel registro sostituisce il fatto del domicilio o quasi domicilio che<br />
in relazione all’appartenenza ad una struttura di carattere personale è irrilevante.<br />
La Costituzione Apostolica in questo momento vuole innanzitutto<br />
provvedere al ristabilimento della piena comunione in un qualche modo<br />
“corporativa”, da parte di gruppi che comprendono vari stati di vita.<br />
Gli Ordinariati Personali per tali gruppi sono sembrati le strutture cano-<br />
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niche più adatte a proteggere e alimentare la tradizione spirituale, liturgica<br />
e pastorale sviluppatasi nell’Anglicanesimo e che la Chiesa Cattolica<br />
riconosce come autentica. Ciò non esclude che possano far parte di un<br />
Ordinariato Personale anche singoli fedeli provenenti dall’Anglicanesimo<br />
o singoli fedeli che giungono alla fede cattolica attraverso l’attività<br />
pastorale e missionaria dell’Ordinariato Personale e che in esso ricevono<br />
i sacramenti dell’iniziazione. La Pastoral Provision non è sembrata<br />
un mezzo adatto per la nuova situazione cui la Sede Apostolica è stata<br />
sollecitata a rispondere.<br />
L’Ordinario che ha la cura pastorale dei fedeli che fanno parte dell’Ordinariato<br />
Personale, esercita infatti una potestà ordinaria vicaria in nome<br />
del Romano Pontefice (Cost. Ap. V.b), e quindi, godendo di una sua<br />
giusta autonomia rispetto alla giurisdizione dei Vescovi diocesani in cui<br />
i fedeli dell’Ordinariato hanno il domicilio, può meglio garantire che<br />
sia evitata un’assimilazione di tali fedeli nelle diocesi in un modo tale<br />
da perdere la ricchezza della loro tradizione anglicana, apportando un<br />
impoverimento a tutta la Chiesa. D’altra parte l’Ordinario, nell’esercizio<br />
della sua potestà vicaria, deve anche garantire l’integrazione piena<br />
dell’Ordinariato nella vita della Chiesa Cattolica, evitando che esso si<br />
trasformi in una “chiesuola” al suo interno.<br />
La tutela e l’alimento della tradizione anglicana sono assicurati:<br />
a) dalla concessione all’Ordinariato della facoltà di celebrare l’Euca-<br />
ristia e gli altri Sacramenti, la Liturgia delle Ore e le altre azioni liturgiche<br />
secondo i libri liturgici propri della tradizione anglicana<br />
approvati dalla Santa Sede, senza però escludere che le celebrazioni<br />
liturgiche avvengano secondo il Rito Romano (Cost. Ap. III);<br />
b) dal fatto che l’Ordinario, per la formazione dei seminaristi dell’Ordinariato<br />
che vivono in un seminario diocesano, può stabilire programmi<br />
specifici oppure erigere una casa di formazione per loro<br />
(Cost. Ap. VI § 5; NC Art. 10 § 2); i seminaristi debbono provenire<br />
da una parrocchia personale dell’Ordinariato o comunque<br />
dall’Anglicanesimo (NC Art. 10 § 4);<br />
c) dalla concessione che coloro che erano ministri coniugati nell’An-<br />
glicanesimo, anche vescovi, possono essere ordinati nel grado del<br />
presbiterato, a norma dell’Enciclica di Paolo VI Sacerdotalis coelibatus,<br />
n. 42 e della Dichiarazione In June, cioè rimanendo nello<br />
stato matrimoniale (Cost. Ap. VI § 1);
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d) dalla possibilità, dopo un processo di discernimento basato su criteri<br />
oggettivi e le necessità dell’Ordinariato (NC Art. 6 § 1), di chiedere<br />
al Romano Pontefice di ammettere caso per caso all’Ordine<br />
Sacro del presbiterato anche uomini coniugati, in deroga al CIC<br />
can. 277, §1, sebbene la regola sia che vengono ammessi all’ordine<br />
del presbiterato solo uomini celibi (Cost. Ap. VI § 2);<br />
e) dall’erezione di parrocchie personali da parte dell’Ordinario, do-<br />
po aver sentito il parere del Vescovo diocesano del luogo e ottenuto<br />
il consenso della Santa Sede (Cost. Ap. VIII § 1);<br />
f) dalla possibilità di ricevere Istituti di vita consacrata e Società di<br />
vita apostolica provenienti dall’Anglicanesimo e di erigerne di<br />
nuovi (Cost. Ap. VII);<br />
g) dal fatto che, per il rispetto della tradizione sinodale dell’Anglicanesimo:<br />
1) l’Ordinario è nominato dal Romano Pontefice, sulla<br />
base di una terna di nomi presentata dal Consiglio di Governo<br />
(NC Art. 4 § 1); 2) la costituzione del Consiglio Pastorale è prevista<br />
come obbligatoria (Cost. Ap. X § 2); 3) il Consiglio di Governo,<br />
composto di almeno sei sacerdoti, oltre le funzioni stabilite dal<br />
Codice di Diritto Canonico per il Consiglio Presbiterale e il Collegio<br />
dei Consultori, esercita anche quelle specificate nelle Norme<br />
Complementari, dovendo in alcuni casi dare il suo consenso o<br />
esprimere il suo voto deliberativo (Cost. Ap. X § 2; NC Art. 12).<br />
L’integrazione nella vita della Chiesa Cattolica è assicurata da quelle<br />
norme che disciplinano la professione di fede e le relazioni con le Conferenze<br />
Episcopali e con i singoli Vescovi diocesani, secondo le quali:<br />
a) il Catechismo della Chiesa Cattolica è considerato l’espressione<br />
autentica della fede dei membri dell’Ordinariato (Cost. Ap. I § 5);<br />
b) un Ordinariato personale viene eretto dalla Santa Sede all’interno<br />
dei confini territoriali di una Conferenza Episcopale, dopo che<br />
quest’ultima sia stata consultata (Cost. Ap. I § 1);<br />
c) l’Ordinario è membro della rispettiva Conferenza Episcopale, di<br />
cui è tenuto a seguire le direttive, a meno che non siano incompatibili<br />
con la Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus (NC<br />
Art. 2);<br />
d) l’ordinazione di ministri provenienti dall’Anglicanesimo è prevista<br />
come assoluta, nel rispetto dell’Epistola Apostolicae curae data<br />
da Leone XIII il 13 settembre 1896; in nessun modo viene pre-
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visto che siano ammessi all’ordine dell’episcopato uomini coniugati<br />
(NC Art 11 § 1), questo per rispetto a tutta la tradizione cattolica<br />
latina e delle Chiese orientali cattoliche, nonché della tradizione<br />
ortodossa;<br />
e) i presbiteri incardinati in un Ordinariato costituiscono il suo pre-<br />
sbiterio, ma debbono coltivare un vincolo di unità con il presbiterio<br />
della diocesi nel cui territorio svolgono il loro ministero e favorire<br />
iniziative e attività pastorali e caritative congiunte, che potranno<br />
essere oggetto di convenzioni stipulate tra l’Ordinario e il Vescovo<br />
o i Vescovi diocesani interessati (Cost. Ap. VI § 4; NC Art.<br />
3); è prevista la possibilità di mutuo aiuto pastorale tra i chierici<br />
incardinati nell’Ordinariato e quelli incardinati nella diocesi in cui<br />
si trovano fedeli dell’Ordinariato (NC Art. 9 §§ 1 e 2);<br />
f) i presbiteri dell’Ordinariato possono essere eletti membri del Con-<br />
siglio Presbiterale della <strong>Diocesi</strong> nel cui territorio esercitano la cura<br />
pastorale dei fedeli dell’Ordinariato (NC Art. 8 § 1);<br />
g) i presbiteri e i diaconi dell’Ordinariato possono essere membri del<br />
Consiglio Pastorale della <strong>Diocesi</strong> nel cui territorio esercitano il loro<br />
ministero (NC Art. 8 § 2);<br />
h) la potestà dell’Ordinario è esercitata in modo congiunto con il Vescovo<br />
diocesano nei casi previsti dalle Norme Complementari<br />
(Cost. Ap. V; NC Art. 5 § 2);<br />
i) i candidati agli Ordini sacri debbono essere formati insieme agli<br />
altri seminaristi, specialmente per quello che riguarda gli ambiti<br />
dottrinale e pastorale, anche se può essere per loro previsto un programma<br />
particolare oppure può essere eretta una casa di formazione<br />
(Cost. Ap. VI § 5; NC Art. 10 § 2);<br />
j) per erigere una parrocchia personale l’Ordinario deve aver sentito<br />
il parere del Vescovo diocesano del luogo (Cost. Ap. VIII § 1);<br />
k) le Norme Complementari stabiliscono quando i diritti e i doveri<br />
propri del parroco dell’Ordinariato saranno esercitati in mutuo<br />
aiuto pastorale col parroco del territorio in cui è eretta la parrocchia<br />
personale (Cost. Ap. VIII § 2; NC 14 § 2);<br />
l) il tribunale competente per le cause giudiziali riguardanti i fedeli<br />
appartenenti all’Ordinariato è quello della diocesi in cui una delle<br />
parti ha il domicilio, a meno che l’Ordinariato non abbia costituito<br />
un suo tribunale (Cost. Ap. XII).
Come si può vedere, la Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus<br />
predispone norme che stabiliscono la natura e regolano in modo generale<br />
la vita degli Ordinariati Personali appositamente eretti per Anglicani<br />
che entrano nella piena comunione con la Chiesa Cattolica. Viene<br />
così istituita una struttura canonica flessibile, in quanto si può prevedere<br />
che i Decreti di erezione dei singoli Ordinariati terranno conto della<br />
situazione particolare dei vari luoghi adattando ad essa quanto contenuto<br />
nella presente Costituzione Apostolica e nelle Norme Complementari.<br />
Come lo Spirito Santo ha guidato il lavoro preparatorio di questa Costituzione<br />
Apostolica, così assisterà nell’applicazione di essa.<br />
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Messaggio<br />
al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana<br />
in occasione dei lavori della 60 a Assemblea Generale<br />
della CEI<br />
(Assisi, 9-12 novembre <strong>2009</strong>)<br />
Al Venerato Fratello<br />
il Signor Card. Angelo Bagnasco<br />
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana<br />
In occasione dei lavori della 60 a Assemblea Generale della Conferenza<br />
Episcopale Italiana, mi è particolarmente gradito inviare il mio affettuoso<br />
saluto a Lei, al Segretario della CEI e a tutti i Pastori della Chiesa<br />
che è in Italia, riuniti in Assisi, città simbolo di quella vita cristiana<br />
condotta “secondo la forma” del Vangelo, incarnata nell’esistenza di<br />
san Francesco e santa Chiara, che continuano ad esercitare in Italia e nel<br />
mondo un irresistibile fascino spirituale. Idealmente presente esprimo<br />
a tutti la mia vicinanza spirituale, ben conoscendo lo zelo con cui voi,<br />
venerati e cari Fratelli, operate quotidianamente al servizio delle comunità<br />
affidate alle vostre cure pastorali. Nei viaggi apostolici che vado<br />
compiendo nelle diocesi italiane, come pure in altre occasioni che mi<br />
portano a contatto con l’amata Chiesa che è in Italia, incontro comunità<br />
vive, salde nel loro legame col Successore di Pietro e nella comunione<br />
reciproca. Per questo, “continuamente rendo grazie per voi ricordandovi<br />
nelle mie preghiere” (Ef 1, 16), insieme ai presbiteri, vostri primi collaboratori<br />
nelle fatiche apostoliche, insieme ai diaconi, ai religiosi e alle<br />
religiose e ai fedeli laici che condividono la vostra gioia e la vostra responsabilità<br />
di testimoni di Cristo in ogni ambito della società italiana.<br />
Questi periodici incontri – ne sono certo – alimentano la vostra reciproca<br />
cooperazione indispensabile per realizzare il mandato, che contraddistingue<br />
la vostra azione apostolica, di incrementare nel popolo cristiano<br />
la fede, la speranza e la carità, di alimentare i rapporti con le altre<br />
comunità religiose e le autorità civili, di operare per la presenza del<br />
lievito del Vangelo nella cultura e nel tessuto della società italiana, per<br />
la tutela della vita umana, per la promozione della pace e della giustizia<br />
e per la difesa del creato. Lo scambio e la fraternità che caratterizzano<br />
i vostri lavori assembleari danno forza e vivacità all’impegno comu-
ne per l’unica Chiesa di Cristo e per la crescita del tessuto umano della<br />
società.<br />
Sono trascorsi pochi mesi dal nostro incontro in occasione dell’Assemblea<br />
Generale svoltasi a maggio, nel corso della quale è stata individuata<br />
nell’educazione la prospettiva di fondo degli orientamenti pastorali<br />
per il prossimo decennio. L’emergere dell’istanza educativa è un segno<br />
dei tempi che provoca l’Italia intera a porre la formazione delle nuove<br />
generazioni al centro dell’attenzione e dell’impegno di ciascuno, secondo<br />
le rispettive responsabilità e nel quadro di un’ampia convergenza<br />
di intenti. Come ricordavo nel mio intervento del 28 maggio scorso,<br />
l’educazione è “una esigenza costitutiva e permanente della vita della<br />
Chiesa” e si colloca nel cuore della sua missione, volta a far sì che<br />
ogni persona possa incontrare e seguire il Signore Gesù, Via che conduce<br />
all’autenticità dell’amore, Verità che ci viene incontro e Vita del mondo.<br />
La sfida educativa attraversa tutti i settori della Chiesa ed esige che<br />
siano affrontate con decisione le grandi questioni del tempo contemporaneo:<br />
quella relativa alla natura dell’uomo e alla sua dignità – elemento<br />
decisivo per una formazione completa della persona – e la “questione<br />
di Dio”, che sembra quanto mai urgente nella nostra epoca. Vorrei richiamare,<br />
in proposito, ciò che ebbi a dire, il 24 luglio scorso, durante la<br />
celebrazione dei Vespri nella Cattedrale di Aosta: “Se la relazione fondamentale<br />
– la relazione con Dio – non è viva, non è vissuta, anche tutte<br />
le altre relazioni non possono trovare la loro forma giusta. Ma questo vale<br />
anche per la società, per l’umanità come tale. Anche qui, se Dio manca,<br />
se si prescinde da Dio, se Dio è assente, manca la bussola per mostrare<br />
l’insieme di tutte le relazioni per trovare la strada, l’orientamento dove<br />
andare. Dio! Dobbiamo di nuovo portare in questo nostro mondo la<br />
realtà di Dio, farlo conoscere e farlo presente” (L’Osservatore Romano,<br />
26 luglio <strong>2009</strong>, p. 8).<br />
Perché ciò si realizzi occorre che noi per primi, cari Fratelli Vescovi,<br />
con tutto il nostro essere, diventiamo adorazione vivente, dono che trasforma<br />
il mondo e lo restituisce a Dio. È questo il messaggio profondo<br />
dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale, che costituisce una straordinaria occasione per<br />
andare al cuore del ministero ordinato, riconducendo a unità, in ciascun<br />
sacerdote, l’identità e la missione. Sono contento di vedere come, nelle<br />
vostre <strong>Diocesi</strong>, questa speciale proposta stia generando non poche iniziative<br />
soprattutto di carattere spirituale e vocazionale, e contribuisca a<br />
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mettere in luce il cammino di santità tracciato nel tempo da tanti Vescovi<br />
e presbiteri italiani. La storia d’Italia, infatti, è anche la storia di un’innumerevole<br />
schiera di sacerdoti che si sono chinati sulle ferite di un’umanità<br />
smarrita e sofferente, facendo di se stessi un’offerta di salvezza.<br />
Mi auguro che possiate raccogliere abbondanti frutti da questa corale<br />
preghiera e meditazione sul dono del sacerdozio, scaturito dal cuore di<br />
Cristo per la salvezza del mondo.<br />
Un altro tema al quale sarà dedicato ampio spazio nei lavori della<br />
vostra Assemblea, è la “questione meridionale”. A vent’anni dalla pubblicazione<br />
del documento “Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e<br />
Mezzogiorno”, avvertite il bisogno di farvi voce e carico delle esigenze<br />
di un Paese che non crescerà se non insieme. Nelle terre del Sud la presenza<br />
della Chiesa è germe di rinnovamento, personale e sociale, e di<br />
sviluppo integrale. Possa il Signore benedire gli sforzi di coloro che operano,<br />
con la tenace forza del bene, per la trasformazione delle coscienze<br />
e la difesa della verità dell’uomo e della società.<br />
Nel corso della vostra Assemblea, inoltre, verrà esaminata la nuova<br />
edizione italiana del Rito delle esequie. Essa risponde alla necessità di<br />
coniugare la fedeltà all’originale latino con gli opportuni adattamenti<br />
alla situazione nazionale, facendo tesoro dell’esperienza maturata dopo<br />
il Concilio Vaticano II, con sguardo attento al mutato contesto socioculturale<br />
e alle esigenze della nuova evangelizzazione. Il momento delle<br />
esequie costituisce un’importante occasione per annunciare il Vangelo<br />
della speranza e manifestare la maternità della Chiesa. Il Dio che<br />
“verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti”, è Colui che “asciugherà<br />
ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento<br />
né affanno” (Ap 21, 4). In una cultura che tende a rimuovere il pensiero<br />
della morte, quando addirittura non cerca di esorcizzarla riducendola<br />
a spettacolo o trasformandola in un diritto, è compito dei credenti gettare<br />
su tale mistero la luce della rivelazione cristiana, certi “che l’amore<br />
possa giungere fin nell’aldilà, che sia possibile un vicendevole dare e ricevere,<br />
nel quale rimaniamo legati gli uni agli altri con vincoli di affetto”<br />
(Spe salvi, 48).<br />
Signor Cardinale e venerati Fratelli nell’Episcopato, cinquant’anni<br />
fa, al termine del XVI Congresso Eucaristico Nazionale e dopo una<br />
straordinaria Peregrinatio Mariae, i Vescovi italiani vollero consacrare<br />
l’Italia al Cuore Immacolato di Maria. Di tale atto così significativo e fe-
85<br />
condo, voi rinnoverete la memoria, confermando il particolarissimo legame<br />
di affetto e devozione che unisce il popolo italiano alla celeste Madre<br />
del Signore. Volentieri mi unisco a questo ricordo, affidando i lavori<br />
della vostra Assemblea, la Chiesa che è in Italia e l’intera Nazione alla<br />
materna protezione della Vergine Maria, Regina degli Angeli e immagine<br />
purissima della Chiesa. Invoco la sua intercessione, con quella dei<br />
santi Francesco e Chiara d’Assisi e di tutti i santi e le sante della terra italiana.<br />
Con tali sentimenti imparto di cuore a Lei, ai Vescovi, ai loro collaboratori<br />
e a tutti i presenti la Benedizione Apostolica.<br />
Dal Vaticano, 4 novembre <strong>2009</strong><br />
Benedictus PP. XVI
Santa Sede
Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - esterno.
89<br />
CONGREGAZIONE PER I VESCOVI<br />
Prot. N. 84/2007<br />
Vaticano, 19 gennaio <strong>2009</strong><br />
Eccellenza Reverendissima,<br />
Sono lieto di comunicarLe che è stata letta con attenzione la Relazione<br />
quinquennale che presenta un essenziale ma accurato quadro della situazione<br />
pastorale della diocesi di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle<br />
Fonti, di cui Vostra Eccellenza è zelante Pastore dal 1997.<br />
Al riguardo, desidero, innanzi tutto, esprimere sincero apprezzamento<br />
per gli elementi rassicuranti sul buon andamento di codesta diocesi:<br />
il clero vive in maniera gioiosa il proprio ministero sacerdotale e riscuote<br />
stima ed apprezzamento da parte dei fedeli laici; il laicato presta generosamente<br />
la sua collaborazione ed il suo servizio nelle comunità parrocchiali,<br />
nei movimenti e nelle associazioni; nonostante l’influsso della<br />
secolarizzazione, la religiosità popolare, opportunamente purificata e<br />
catechizzata, è diffusa e profonda; inoltre l’incremento del numero dei<br />
catechisti rivela il desiderio dei laici di avere una fede più adulta, capace<br />
di essere testimoniata nella vita.<br />
Dallo studio della Relazione risulta che, malgrado i problemi sociali ed<br />
occupazionali che affliggono il centro sud per lo scarso sviluppo economico,<br />
la comunità ecclesiale di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle<br />
Fonti, sostenuta da Vostra Eccellenza, è impegnata a percorrere le<br />
vie della evangelizzazione, attraverso percorsi formativi, l’ascolto della<br />
Parola di Dio ed una consapevole vita sacramentale, per una società<br />
sempre più intrisa del vangelo della vita.<br />
Esprimo apprezzamento per la Visita Pastorale, che si è svolta negli anni<br />
2001-2002, e che ha coinvolto i sacerdoti, i religiosi e i fedeli impegnati<br />
nelle parrocchie, nei movimenti e nelle associazioni. Per Vostra<br />
Eccellenza è stata l’occasione per conoscere in profondità le comunità<br />
parrocchiali sparse nel territorio diocesano, sollecitandole all’impegno<br />
per il rinnovamento della società. Tale evento di grazia, che riflet-
90<br />
te in qualche misura la visita del “supremo pastore” (1Pt 5, 4), rivela un<br />
aspetto importante della missione del Vescovo, chiamato ad essere principio<br />
e fondamento visibile dell’unità della Chiesa locale.<br />
Ho letto con piacere che il clero è numericamente sufficiente per rispondere<br />
alle necessità pastorali di codesta diocesi. Questo confortante risultato<br />
è dovuto alle scelte prioritarie, che Vostra Eccellenza ha inserito nel<br />
Programma pastorale Diocesano, cioè la famiglia, i giovani, il Giorno<br />
del Signore.<br />
Vostra Eccellenza segue con paterno zelo il clero e i diaconi permanenti,<br />
affaticati per l’intenso ministero a cui devono provvedere, con gli incontri<br />
di formazione permanente, con i corsi di esercizi spirituali annuali<br />
e mensili e con i fraterni colloqui personali, attraverso i quali ottiene una<br />
conoscenza più profonda delle doti dei suoi sacerdoti e stabilisce con loro<br />
un rapporto di intima comunione per il bene delle anime, e con le visite<br />
ai sacerdoti anziani ed ammalati. Seguire i propri sacerdoti è un impegno<br />
prioritario del Vescovo: “Come Gesù manifestò il suo amore verso<br />
gli Apostoli, così anche il Vescovo, padre della famiglia presbiterale,<br />
per mezzo del quale il Signore Gesù Cristo Supremo Pontefice è presente<br />
fra i credenti, sa che è suo dovere rivolgere il suo amore e la sua sollecitudine<br />
particolare verso i sacerdoti e i candidati al sacro ministero”<br />
(Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi, n. 75).<br />
L’inaugurazione della nuova sede del Seminario diocesano, alla quale<br />
ho avuto la gioia di prendere parte il 30 settembre 2006, è un segno<br />
dell’impegno di Vostra Eccellenza per la promozione della pastorale vocazionale<br />
e l’incremento del numero dei seminaristi. Incoraggio Vostra<br />
Eccellenza nell’impegno di esortare i parroci a seguire e a curare spiritualmente<br />
i giovani inseriti nei vari gruppi ed associazioni, in modo particolare<br />
i ministranti. Vanno privilegiati, infatti, i rapporti personali e le<br />
forme di comunicazione diretta, fra cui spiccano – come ha ricordato il<br />
Santo Padre ai Vescovi italiani – la Confessione sacramentale e la direzione<br />
spirituale per far percepire ai giovani “il volto di quel Dio che è il<br />
vero amico dell’uomo”.<br />
Un posto particolarmente importante deve essere riservato alla pastorale<br />
familiare, che comprende i corsi di preparazione al matrimonio, l’educazione<br />
dei giovani al senso dell’amore umano e del matrimonio cristiano,<br />
il sostegno alle famiglie cristiane, l’istituzione di centri di ascolto per le
91<br />
coppie che si trovano in crisi e la preparazione di coppie cristiane che<br />
con generosità offrano la loro collaborazione nell’ambito dell’annuncio<br />
e della catechesi.<br />
La famiglia cristiana, “come chiesa domestica” e “cellula della società<br />
civile”, che deve ispirarsi costantemente al modello offerto dalla Santa<br />
Famiglia di Nazareth, è chiamata ad essere la prima scuola di comunione,<br />
di riconciliazione e di pace, il luogo dove si riceve il primo annuncio<br />
della fede e l’ambiente dove si promuove e si tutela la vita dal suo sorgere<br />
fino al suo naturale compimento. Non a caso nell’attuale contesto ecclesiale<br />
e sociale è sentito con particolare urgenza il bisogno di educare<br />
le giovani generazioni, specialmente per quanto concerne la formazione<br />
alla cultura cristiana e l’educazione ai valori del Vangelo.<br />
L’<strong>Anno</strong> Paolino, che il Santo Padre Benedetto XVI ha voluto donare alla<br />
Chiesa tutta, ci invita a vivere nell’unità e nella comunione la personale<br />
chiamata alla sequela Christi. Questa particolare grazia sia occasione<br />
di vitalità e di rinnovamento ecclesiale perché il confronto con l’Apostolo<br />
delle genti ci sproni a rivolgere coraggiosamente lo sguardo a nuovi<br />
orizzonti di annuncio e di testimonianza del Vangelo.<br />
Sono lieto di rinnovare a Vostra Eccellenza la mia stima e di render-<br />
La partecipe del compiacimento del Santo Padre, che imparte a Lei, ai<br />
sacerdoti, ai religiosi, religiose e a tutti i fedeli di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-<br />
Acquaviva delle Fonti la Benedizione Apostolica.<br />
Riceva anche da parte mia e dei miei collaboratori il saluto e l’augurio<br />
più cordiale, mentre mi confermo<br />
dell’ Eccellenza Vostra<br />
dev.mo nel Signore<br />
Giovanni Battista Card. Re<br />
Prefetto<br />
______________________________<br />
A Sua Eccellenza Reverendissima<br />
Mons. Mario PACIELLO<br />
Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti
92<br />
Remissione<br />
della scomunica latae sententiae<br />
ai Vescovi della Fraternità Sacerdotale<br />
San Pio X<br />
Comunicato<br />
della Sala Stampa della Santa Sede<br />
Il Santo Padre, dopo un processo di dialogo tra la Sede Apostolica e<br />
la Fraternità Sacerdotale San Pio X, rappresentata dal suo Superiore Generale,<br />
S.E. Mons. Bernard Fellay, ha accolto la richiesta formulata nuovamente<br />
da detto Presule, con lettera del 15 dicembre 2008, anche a nome<br />
degli altri tre Vescovi della Fraternità, S.E. Mons. Bernard Tissier de<br />
Mallerais, S.E. Mons. Richard Williamson e S.E. Mons. Alfonso de Galarreta,<br />
di rimettere la scomunica in cui erano incorsi vent’anni fa.<br />
A causa, infatti, delle consacrazioni episcopali fatte, in data 30 giugno<br />
1988, da S.E. Mons. Marcel Lefebvre, senza mandato pontificio, i<br />
menzionati quattro Presuli erano incorsi nella scomunica latae sententiae,<br />
dichiarata formalmente dalla Congregazione per i Vescovi in data<br />
1 luglio 1988.<br />
S.E. Mons. Bernard Fellay, nella citata missiva, manifestava chiaramente<br />
al Santo Padre che: “siamo sempre fermamente determinati nella<br />
volontà di rimanere cattolici e di mettere tutte le nostre forze al servizio<br />
della Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica romana.<br />
Noi accettiamo i suoi insegnamenti con animo filiale. Noi crediamo<br />
fermamente al Primato di Pietro e alle sue prerogative, e per questo<br />
ci fa tanto soffrire l’attuale situazione”.<br />
Sua Santità Benedetto XVI, che ha seguito fin dall’inizio questo processo,<br />
ha cercato sempre di ricomporre la frattura con la Fraternità, anche<br />
incontrando personalmente S.E. Mons. Bernard Fellay, il 29 agosto<br />
2005. In quell’occasione, il Sommo Pontefice ha manifestato la volontà<br />
di procedere per gradi e in tempi ragionevoli in tale cammino ed ora, benignamente,<br />
con sollecitudine pastorale e paterna misericordia, mediante<br />
Decreto della Congregazione per i Vescovi del 21 gennaio <strong>2009</strong>, rimette<br />
la scomunica che gravava sui menzionati Presuli. Il Santo Padre è<br />
stato ispirato in questa decisione dall’auspicio che si giunga al più presto<br />
alla completa riconciliazione e alla piena comunione.
93<br />
Decreto<br />
della Congregazione per i Vescovi<br />
Con lettera del 15 dicembre 2008 indirizzata a Sua Em.za il Sig. Cardinale<br />
Dario Castrillón Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione<br />
Ecclesia Dei, Mons. Bernard Fellay, anche a nome degli altri tre Vescovi<br />
consacrati il giorno 30 giugno 1988, sollecitava nuovamente la rimozione<br />
della scomunica latae sententiae formalmente dichiarata con Decreto<br />
del Prefetto di questa Congregazione per i Vescovi in data 1 luglio<br />
1988. Nella menzionata lettera, Mons. Fellay afferma, tra l’altro: “Siamo<br />
sempre fermamente determinati nella volontà di rimanere cattolici e<br />
di mettere tutte le nostre forze al servizio della Chiesa di Nostro Signore<br />
Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica romana. Noi accettiamo i suoi<br />
insegnamenti con animo filiale. Noi crediamo fermamente al Primato di<br />
Pietro e alle sue prerogative, e per questo ci fa tanto soffrire l’attuale situazione”.<br />
Sua Santità Benedetto XVI – paternamente sensibile al disagio spirituale<br />
manifestato dagli interessati a causa della sanzione di scomunica e<br />
fiducioso nell’impegno da loro espresso nella citata lettera di non risparmiare<br />
alcuno sforzo per approfondire nei necessari colloqui con le Autorità<br />
della Santa Sede le questioni ancora aperte, così da poter giungere<br />
presto a una piena e soddisfacente soluzione del problema posto in origine<br />
– ha deciso di riconsiderare la situazione canonica dei Vescovi Bernard<br />
Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso<br />
de Galarreta sorta con la loro consacrazione episcopale.<br />
Con questo atto si desidera consolidare le reciproche relazioni di fiducia<br />
e intensificare e dare stabilità ai rapporti della Fraternità San Pio<br />
X con questa Sede Apostolica. Questo dono di pace, al termine delle celebrazioni<br />
natalizie, vuol essere anche un segno per promuovere l’unità<br />
nella carità della Chiesa universale e arrivare a togliere lo scandalo della<br />
divisione.<br />
Si auspica che questo passo sia seguito dalla sollecita realizzazione<br />
della piena comunione con la Chiesa di tutta la Fraternità San Pio X,<br />
testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del Magistero e<br />
dell’autorità del Papa con la prova dell’unità visibile.<br />
In base alle facoltà espressamente concessemi dal Santo Padre Benedetto<br />
XVI, in virtù del presente Decreto, rimetto ai Vescovi Bernard
94<br />
Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de<br />
Galarreta la censura di scomunica latae sententiae dichiarata da questa<br />
Congregazione il 1 luglio 1988, mentre dichiaro privo di effetti giuridici,<br />
a partire dall’odierna data, il Decreto a quel tempo emanato.<br />
Roma, dalla Congregazione per i Vescovi, 21 gennaio <strong>2009</strong><br />
Card. Giovanni Battista Re<br />
Prefetto<br />
Lettera di solidarietà<br />
al Santo Padre Benedetto XVI<br />
Beatissimo Padre,<br />
gli attacchi offensivi, ingiustificati, frutto di presunzione, di visione<br />
angusta, gretta della fede e della missione di Pietro nella Chiesa e<br />
nel mondo, rivolti alla Sua persona, al Suo magistero, alla Sua profonda<br />
competenza teologica e al Suo mandato, hanno fatto scaturire dal Suo<br />
cuore, altamente sensibile e profondamente addolorato, la “Lettera ai<br />
Vescovi della Chiesa Cattolica” riguardo alla remissione della scomunica<br />
dei quattro Vescovi consacrati dall’Arcivescovo Lefebvre: un documento<br />
pregno di straordinaria umiltà, di lucidissima chiarezza e stringente<br />
coerenza teologica.<br />
Nel tempo in cui Giovanni Paolo II, con inimitabile coraggio, si esponeva<br />
a grandi umiliazioni a causa della Sua infermità, è emersa tutta la<br />
grandezza morale e la santità di quell’uomo di Dio.<br />
Anche i frequenti attacchi al Suo augusto magistero sono segno di<br />
una luce che penetra e dà fastidio agli occhi abituati alle tenebre o alle<br />
zone d’ombra; ma di quella luce chiara e ferma oggi abbiamo bisogno.<br />
Vostra Santità, profondamente consapevole di essere stato chiamato<br />
e mandato a confermare i fratelli e a dare prontamente ragione della<br />
speranza, continui a parlare alla Chiesa, alle Istituzioni politiche, scien-
95<br />
tifiche, alle culture, alle singole Chiese Particolari e ai loro Pastori con<br />
la trasparente chiarezza e con la coerenza evangelica che distinguono da<br />
sempre il Suo pensiero, il Suo insegnamento e il Suo magistero.<br />
Il nostro tempo, che ne ha profondamente bisogno, e le generazioni<br />
cristiane future non potranno che benedire il Signore per averLa scelta a<br />
guidare la barca di Pietro in una notte tempestosa.<br />
A nome del Presbiterio, dei fedeli laici della <strong>Diocesi</strong> e mio personale,<br />
le confermo la nostra piena adesione al Suo magistero, la nostra incondizionata<br />
obbedienza e tutta la nostra gioia e il nostro orgoglio di averLa<br />
come Successore di Pietro per il nostro tempo.<br />
Con questi sentimenti, e assicurandoLe la preghiera di questa Chiesa,<br />
come quella della Comunità di Gerusalemme per Pietro in catene, prostrato<br />
al bacio del sacro anello, chiedo umilmente che ci benedica.<br />
<strong>Altamura</strong>, 21 marzo <strong>2009</strong><br />
di Vostra Santità<br />
Um.mo<br />
Mario Paciello<br />
Vescovo
96<br />
SEGRETERIA DI STATO<br />
________<br />
prima sezione - affari generali<br />
Dal Vaticano, 18 Maggio <strong>2009</strong><br />
N. 103.673<br />
Eccellenza Reverendissima,<br />
con premuroso pensiero, Ella ha voluto manifestare al Santo Padre<br />
cordiale adesione alla Sua lettera sulla remissione della scomunica ai<br />
quattro Vescovi consacrati nel 1988 dall’Arcivescovo Marcel Lefebvre.<br />
Sua Santità, Che ha molto gradito questo segno di comunione e di<br />
spirituale vicinanza, avvalorato da speciali preghiere per la Sua persona<br />
e il Suo ministero di Successore dell’Apostolo Pietro, desidera esprimerLe<br />
viva riconoscenza, perché tale attestato di fedeltà e di affetto contribuisce<br />
ad alimentare nella Chiesa quella concordia che tanto è importante<br />
per la sua testimonianza di Gesù Cristo agli uomini del nostro tempo,<br />
così bisognosi di conoscere il vero volto di Dio.<br />
Mentre invoca la celeste intercessione della Beata Vergine Maria, il<br />
Sommo Pontefice invia di cuore a Vostra Eccellenza l’implorata Benedizione<br />
Apostolica, volentieri estendendola a quanti sono affidati alle<br />
sue cure pastorali.<br />
Profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio<br />
dell’Eccellenza Vostra Reverendissima<br />
dev.mo nel Signore<br />
Fernando Filoni<br />
Sostituto<br />
_______________________________<br />
A Sua Eccellenza Reverendissima<br />
Mons. Mario PACIELLO<br />
Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />
Piazza Benedetto XIII, 26<br />
70024 GRAVINA DI PUGLIA BA
97<br />
SEGRETERIA DI STATO<br />
Nota<br />
circa la remissione della scomunica<br />
e le dichiarazioni sulla Shoah<br />
riguardanti la Fraternità San Pio X<br />
A seguito delle reazioni suscitate dal recente Decreto della Congregazione<br />
per i Vescovi, con cui si rimette la scomunica ai quattro Presuli della<br />
Fraternità San Pio X, e in relazione alle dichiarazioni negazioniste o riduzioniste<br />
della Shoah da parte del Vescovo Williamson della medesima<br />
Fraternità, si ritiene opportuno chiarire alcuni aspetti della vicenda.<br />
1. Remissione della scomunica<br />
Come già pubblicato in precedenza, il Decreto della Congregazione<br />
per i Vescovi, datato 21 gennaio <strong>2009</strong>, è stato un atto con cui il Santo Padre<br />
veniva benignamente incontro a reiterate richieste da parte del Superiore<br />
Generale della Fraternità San Pio X.<br />
Sua Santità ha voluto togliere un impedimento che pregiudicava<br />
l’apertura di una porta al dialogo. Egli ora si attende che uguale disponibilità<br />
venga espressa dai quattro Vescovi in totale adesione alla dottrina<br />
e alla disciplina della Chiesa.<br />
La gravissima pena della scomunica latae sententiae, in cui detti Vescovi<br />
erano incorsi il 30 giugno 1988, dichiarata poi formalmente il<br />
1° luglio dello stesso anno, era una conseguenza della loro ordinazione<br />
illegittima da parte di Mons. Marcel Lefebvre.<br />
Lo scioglimento dalla scomunica ha liberato i quattro Vescovi da una<br />
pena canonica gravissima, ma non ha cambiato la situazione giuridica<br />
della Fraternità San Pio X, che, al momento attuale, non gode di alcun riconoscimento<br />
canonico nella Chiesa Cattolica. Anche i quattro Vescovi,<br />
benché sciolti dalla scomunica, non hanno una funzione canonica nella<br />
Chiesa e non esercitano lecitamente un ministero in essa.<br />
2. Tradizione, dottrina e Concilio Vaticano II<br />
Per un futuro riconoscimento della Fraternità San Pio X è condizione<br />
indispensabile il pieno riconoscimento del Concilio Vaticano II e del
98<br />
Magistero dei Papi Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni<br />
Paolo II e dello stesso Benedetto XVI.<br />
Come è già stato affermato nel Decreto del 21 gennaio <strong>2009</strong>, la Santa<br />
Sede non mancherà, nei modi giudicati opportuni, di approfondire con<br />
gli interessati le questioni ancora aperte, così da poter giungere ad una<br />
piena e soddisfacente soluzione dei problemi che hanno dato origine a<br />
questa dolorosa frattura.<br />
3. Dichiarazioni sulla Shoah<br />
Le posizioni di Mons. Williamson sulla Shoah sono assolutamente<br />
inaccettabili e fermamente rifiutate dal Santo Padre, come Egli stesso ha<br />
rimarcato il 28 gennaio scorso quando, riferendosi a quell’efferato genocidio,<br />
ha ribadito la Sua piena e indiscutibile solidarietà con i nostri<br />
Fratelli destinatari della Prima Alleanza, e ha affermato che la memoria<br />
di quel terribile genocidio deve indurre “l’umanità a riflettere sulla imprevedibile<br />
potenza del male quando conquista il cuore dell’uomo”, aggiungendo<br />
che la Shoah resta “per tutti monito contro l’oblio, contro la<br />
negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere<br />
umano è violenza contro tutti”.<br />
Il Vescovo Williamson, per una ammissione a funzioni episcopali nella<br />
Chiesa dovrà anche prendere in modo assolutamente inequivocabile e<br />
pubblico le distanze dalle sue posizioni riguardanti la Shoah, non conosciute<br />
dal Santo Padre nel momento della remissione della scomunica.<br />
Il Santo Padre chiede l’accompagnamento della preghiera di tutti i fedeli,<br />
affinché il Signore illumini il cammino della Chiesa. Cresca l’impegno<br />
dei Pastori e di tutti i fedeli a sostegno della delicata e gravosa<br />
missione del Successore dell’Apostolo Pietro quale “custode dell’unità”<br />
nella Chiesa.<br />
Dal Vaticano, 4 febbraio <strong>2009</strong>
99<br />
PENITENZIERIA APOSTOLICA<br />
Decreto<br />
con il quale vengono concesse speciali Indulgenze<br />
in occasione dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale<br />
indetto in onore di San Giovanni Maria Vianney<br />
Come già annunciato, il Santo Padre Benedetto XVI ha deciso di indire<br />
uno speciale “<strong>Anno</strong> Sacerdotale”, in occasione del 150° anniversario della<br />
morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, luminoso modello<br />
di Pastore, pienamente dedito al servizio del popolo di Dio.<br />
Durante l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale, che avrà inizio il 19 giugno <strong>2009</strong> e si concluderà<br />
il 19 giugno 2010, viene concesso il dono di speciali indulgenze,<br />
secondo quanto descritto nel Decreto della Penitenzieria Apostolica.<br />
URBIS ET ORBIS<br />
D E C R E T O<br />
Si arricchiscono del dono di Sacre Indulgenze, particolari esercizi<br />
di pietà, da svolgersi durante l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale indetto in onore<br />
di San Giovanni Maria Vianney.<br />
È imminente il giorno in cui si commemoreranno i 150 anni dal pio<br />
transito in cielo di San Giovanni Maria Vianney, Curato d’Ars, che quaggiù<br />
in terra è stato un mirabile modello di vero Pastore al servizio del<br />
gregge di Cristo.<br />
Poiché il suo esempio è adatto per incitare i fedeli, e principalmente<br />
i sacerdoti, ad imitare le sue virtù, il Sommo Pontefice Benedetto XVI<br />
ha stabilito che, per questa occasione, dal 19 giugno <strong>2009</strong> al 19 giugno<br />
2010 sia celebrato in tutta la Chiesa uno speciale <strong>Anno</strong> Sacerdotale, durante<br />
il quale i sacerdoti si rafforzino sempre più nella fedeltà a Cristo<br />
con pie meditazioni, sacri esercizi ed altre opportune opere.<br />
Questo sacro periodo avrà inizio con la solennità del Sacratissimo<br />
Cuore di Gesù, giornata di santificazione sacerdotale, quando il Sommo<br />
Pontefice celebrerà i Vespri al cospetto delle sacre reliquie di San Giovanni<br />
Maria Vianney, portate a Roma dall’Ecc.mo Vescovo di Belley-<br />
Ars. Sempre il Beatissimo Padre concluderà l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale in piaz-
100<br />
za S. Pietro, alla presenza di sacerdoti provenienti da tutto il mondo, che<br />
rinnoveranno la fedeltà a Cristo e il vincolo di fraternità.<br />
I sacerdoti si impegnino, con preghiere e buone opere, per ottenere<br />
dal Sommo ed Eterno Sacerdote Cristo la grazia di risplendere con la Fede,<br />
la Speranza, la Carità e le altre virtù, e mostrino con la condotta di vita,<br />
ma anche con l’aspetto esteriore, di essere pienamente dediti al bene<br />
spirituale del popolo; ciò che sopra ogni altra cosa la Chiesa ha sempre<br />
tenuto a cuore.<br />
Per conseguire al meglio il fine desiderato, gioverà molto il dono delle<br />
Sacre Indulgenze, che la Penitenzieria Apostolica, con il presente Decreto<br />
emesso in conformità al volere dell’Augusto Pontefice, benignamente<br />
elargisce durante l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale:<br />
A. Ai sacerdoti veramente pentiti, che in qualsiasi giorno devotamente<br />
reciteranno almeno le Lodi mattutine o i Vespri davanti al SS.mo Sacramento,<br />
esposto alla pubblica adorazione o riposto nel tabernacolo,<br />
e, sull’esempio di San Giovanni Maria Vianney, si offriranno con<br />
animo pronto e generoso alla celebrazione dei sacramenti, soprattutto<br />
della Confessione, viene impartita misericordiosamente in Dio l’Indulgenza<br />
plenaria, che potranno anche applicare ai confratelli defunti<br />
a modo di suffragio, se, in conformità alle disposizioni vigenti, si<br />
accosteranno alla confessione sacramentale e al Convivio eucaristico,<br />
e se pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.<br />
Ai sacerdoti viene inoltre concessa l’Indulgenza parziale, anche applicabile<br />
ai confratelli defunti, ogni qual volta reciteranno devotamente<br />
preghiere debitamente approvate per condurre una vita santa e<br />
per adempiere santamente agli uffici a loro affidati.<br />
B. A tutti i fedeli veramente pentiti che, in chiesa o in oratorio, assisteranno<br />
devotamente al divino Sacrificio della Messa e offriranno, per<br />
i sacerdoti della Chiesa, preghiere a Gesù Cristo, Sommo ed Eterno<br />
Sacerdote, e qualsiasi opera buona compiuta in quel giorno, affinché<br />
li santifichi e li plasmi secondo il Suo Cuore, è concessa l’Indulgenza<br />
plenaria, purché abbiano espiato i propri peccati con la penitenza sacramentale<br />
ed innalzato preghiere secondo l’intenzione del Sommo
101<br />
Pontefice: nei giorni in cui si apre e si chiude l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale, nel<br />
giorno del 150° anniversario del pio transito di San Giovanni Maria<br />
Vianney, nel primo giovedì del mese o in qualche altro giorno stabilito<br />
dagli Ordinari dei luoghi per l’utilità dei fedeli.<br />
Sarà molto opportuno che, nelle chiese cattedrali e parrocchiali, siano<br />
gli stessi sacerdoti preposti alla cura pastorale a dirigere pubblicamente<br />
questi esercizi di pietà, celebrare la Santa Messa e confessare i<br />
fedeli.<br />
Agli anziani, ai malati, e a tutti quelli che per legittimi motivi non<br />
possano uscire di casa, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato e<br />
con l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni,<br />
nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, verrà<br />
ugualmente elargita l’Indulgenza plenaria se, nei giorni sopra determinati,<br />
reciteranno preghiere per la santificazione dei sacerdoti, e offriranno<br />
con fiducia a Dio per mezzo di Maria, Regina degli Apostoli,<br />
le malattie e i disagi della loro vita.<br />
È concessa, infine, l’Indulgenza parziale a tutti i fedeli ogni qual volta<br />
reciteranno devotamente cinque Padre Nostro, Ave Maria e Gloria, o<br />
altra preghiera appositamente approvata, in onore del Sacratissimo Cuore<br />
di Gesù, per ottenere che i sacerdoti si conservino in purezza e santità<br />
di vita.<br />
Il presente Decreto è valido per tutta la durata dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale.<br />
Nonostante qualsiasi disposizione contraria.<br />
Dato in Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 25 aprile, festa<br />
di S. Marco Evangelista, anno dell’Incarnazione del Signore <strong>2009</strong><br />
James Francis Card. Stafford<br />
Penitenziere Maggiore<br />
Gianfranco Girotti, O.F.M.Conv.<br />
Vescovo Tit. di Meta<br />
Reggente
102<br />
SEGRETERIA DI STATO<br />
__________<br />
prima sezione - affari generali<br />
Eccellenza Reverendissima,<br />
Dal Vaticano, 1 dicembre <strong>2009</strong><br />
in occasione dell’Udienza Generale di mercoledì 25 novembre scorso,<br />
Ella, unitamente ai componenti della Fondazione Benedetto XIII di <strong>Gravina</strong><br />
di Puglia, ha voluto offrire in dono a Sua Santità Benedetto XVI il volume<br />
“Vita e opere del Papa Benedetto XIII”, un volumetto da Lei curato “La Porta<br />
del Giorno del Signore”, diverse pubblicazioni sulla storia e sulle bellezze<br />
artistiche di <strong>Gravina</strong> ed una medaglia commemorativa dell’Incontro.<br />
Il Sommo Pontefice desidera esprime viva riconoscenza per il premuroso<br />
gesto e per i sentimenti che lo hanno dettato e, mentre auspica che<br />
l’esempio luminoso di questo Pontefice, che servì il Vangelo e la Chiesa<br />
con ardore apostolico, susciti rinnovato impegno nella costruzione della<br />
nuova Civiltà dell’amore, sul fondamento dei perenni valori cristiani,<br />
invoca la celeste protezione della Vergine Immacolata e imparte di cuore<br />
a Vostra Eccellenza ed ai membri del Sodalizio la Benedizione Apostolica,<br />
volentieri estendendola a quanti sono affidati alle sue cure pastorali<br />
ed alle persone care.<br />
Profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio<br />
dell’Eccellenza Vostra Rev.ma<br />
dev.mo nel Signore<br />
Fernando Filoni<br />
Sostituto<br />
_________________________<br />
A Sua Eccellenza Reverendissima<br />
Mons. Mario PACIELLO<br />
Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />
Palazzo Vescovile - Piazza Benedetto XIII, 26<br />
70024 GRAVINA IN PUGLIA (BA)
103<br />
SEGRETERIA DI STATO<br />
__________<br />
prima sezione - affari generali<br />
Dal Vaticano, 2 gennaio 2010<br />
N. 130.762<br />
Eccellenza Reverendissima,<br />
è pervenuta a quest’Ufficio la somma di € 6.500,00, che codesta <strong>Diocesi</strong>,<br />
per il cortese tramite dell’economo diocesano don Luigi Dimarno,<br />
ha inviato al Santo Padre Benedetto XVI quale Obolo di San Pietro per<br />
l’anno <strong>2009</strong>.<br />
Sua Santità, riconoscente per il premuroso gesto di comunione e per<br />
i sentimenti di spirituale affetto e di venerazione che lo hanno suggerito,<br />
mentre auspica, all’inizio del Nuovo <strong>Anno</strong>, un fecondo cammino ecclesiale,<br />
invoca la celeste protezione della Vergine Maria e di cuore imparte<br />
a Vostra Eccellenza e a quanti sono affidati alle sue cure pastorali una<br />
speciale Benedizione Apostolica.<br />
Nel significarLe che l’offerta figurerà nel Bilancio dell’Obolo per<br />
l’anno <strong>2009</strong>, mi valgo della circostanza per confermarmi con sensi di distinto<br />
ossequio<br />
dell’Eccellenza Vostra Rev.ma<br />
dev.mo nel Signore<br />
Fernando Filoni<br />
Sostituto<br />
_________________________<br />
A Sua Eccellenza Reverendissima<br />
Mons. MARIO PACIELLO<br />
Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />
Piazza Benedetto XIII, 26<br />
70024 GRAVINA IN PUGLIA (BA)
Conferenza<br />
Episcopale<br />
Italiana
Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - cappella.
107<br />
Lettera<br />
ai cercatori di Dio<br />
Documento della Commissione Episcopale<br />
per la dottrina della fede,<br />
l’annuncio e la catechesi<br />
Presentazione<br />
Questa “Lettera ai cercatori di Dio” è stata preparata per iniziativa<br />
della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e<br />
la catechesi della Conferenza Episcopale Italiana, come sussidio offerto<br />
a chiunque voglia farne oggetto di lettura personale, oltre che come<br />
punto di partenza per dialoghi destinati al primo annuncio della fede in<br />
Gesù Cristo, all’interno di un itinerario che possa introdurre all’esperienza<br />
della vita cristiana nella Chiesa. Il Consiglio Episcopale Permanente<br />
ne ha approvato la pubblicazione nella sessione del 22-25 settembre<br />
2008.<br />
Frutto di un lavoro collegiale che ha coinvolto vescovi, teologi, pastoralisti,<br />
catecheti ed esperti nella comunicazione, la Lettera si rivolge<br />
ai “cercatori di Dio”, a tutti coloro, cioè, che sono alla ricerca del volto<br />
del Dio vivente. Lo sono i credenti, che crescono nella conoscenza della<br />
fede proprio a partire da domande sempre nuove, e quanti – pur non<br />
credendo – avvertono la profondità degli interrogativi su Dio e sulle cose<br />
ultime. La Lettera vorrebbe suscitare attenzione e interesse anche in<br />
chi non si sente in ricerca, nel pieno rispetto della coscienza di ciascuno,<br />
con amicizia e simpatia verso tutti.<br />
Il testo parte da alcune domande che ci sembrano diffuse nel vissuto<br />
di molti, per poi proporre l’annuncio cristiano e rispondere alla richiesta:<br />
dove e come incontrare il Dio di Gesù Cristo? Ovviamente, la Lettera<br />
non intende dire tutto: essa vuole piuttosto suggerire, evocare, attrarre<br />
a un successivo approfondimento, per il quale si rimanda a strumenti<br />
più adatti e completi, fra cui spiccano il Catechismo della Chiesa Cattolica<br />
e i Catechismi della Conferenza Episcopale Italiana.<br />
La Commissione Episcopale si augura che la Lettera possa raggiungere<br />
tanti e suscitare reazioni, risposte, nuove domande, che aiutino cia-
108<br />
scuno a interrogarsi sul Dio di Gesù Cristo e a lasciarsi interrogare da<br />
Lui. Affida perciò al Signore queste pagine e chi le leggerà, perché sia<br />
Lui a farne strumento della Sua grazia.<br />
Roma, 12 aprile <strong>2009</strong><br />
Pasqua di Risurrezione<br />
Bruno Forte<br />
Arcivescovo di Chieti-Vasto<br />
Presidente della Commissione Episcopale<br />
per la dottrina della fede,<br />
l’annuncio e la catechesi<br />
Premessa<br />
Come credenti in Gesù Cristo, animati dal desiderio di far conoscere<br />
colui che ha dato senso e speranza alla nostra vita, ci rivolgiamo con rispetto<br />
e amicizia a tutti i cercatori di Dio. Li riconosciamo in tanti uomini<br />
e donne del nostro tempo, guardando alla situazione di inquietudine<br />
diffusa, che non ci sembra possibile ignorare. È un’inquietudine che abbiamo<br />
riconosciuta anche in noi stessi e che si esprime nella domanda,<br />
presente nel cuore di molti: Dio, chi sei per me? E io chi sono per te?<br />
Ci rendiamo conto che, abitualmente, questa domanda viene espressa<br />
con parole molto diverse da quelle appena accennate. Sappiamo anche<br />
che a volte è soffocata, disturbata, fraintesa o sembra lanciata inutilmente,<br />
verso orizzonti indecifrabili. Abbiamo però l’impressione che<br />
l’interrogativo sul mistero ultimo che tutti ci avvolge, e di conseguenza<br />
sul senso della nostra esistenza, sia veramente diffuso. Ci preoccupa anzi<br />
il dover constatare che a volte e per ragioni diverse esso venga spento<br />
sul nascere o corra il rischio di insabbiarsi.<br />
È questo che ci ha sollecitati a scrivere una “lettera” a coloro che cercano<br />
e spesso faticano a trovare una risposta alle domande più profonde<br />
del loro cuore e anche a coloro che non cercano più, rassegnati o delusi.<br />
Vorremmo fosse un dialogo tra amici, lo spunto per trovarsi a riflettere<br />
insieme con verità e trasparenza. Una “lettera” che è piuttosto un insieme<br />
di lettere, un po’ come lo sono alcune dell’apostolo Paolo, per usare<br />
un esempio familiare a chi conosce le Sacre Scritture.
109<br />
Chiediamo a chi leggerà queste pagine di interpretarle come un gesto<br />
di amicizia. Le abbiamo intitolate “Lettera ai cercatori di Dio”, perché<br />
riteniamo che chi cerca ragioni per vivere, in qualche modo e nel profondo<br />
della sua attesa cerchi Dio: vogliamo proporre una strada per incontrare<br />
Gesù, il Cristo, il Figlio del Dio vivente venuto fra noi, colui che<br />
sovverte i nostri schemi e le nostre attese, ma è anche il solo che riteniamo<br />
possa darci l’acqua che disseta per la vita eterna.<br />
Si tratta dunque:<br />
– di un invito a riflettere insieme sulle domande che ci uniscono (parte<br />
I);<br />
– di una testimonianza, tesa a rendere ragione della speranza che è in<br />
noi (parte II);<br />
– di una proposta fatta a chi cerca la via di un incontro possibile con il<br />
Dio di Gesù Cristo (parte III).
110<br />
Ripartizione delle somme<br />
derivanti dall’otto per mille dell’IRPEF<br />
per l’anno <strong>2009</strong><br />
La 59 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana ha<br />
approvato la proposta di ripartizione delle somme derivanti dall’otto<br />
per mille dell’IRPEF per l’anno <strong>2009</strong> presentata dalla Presidenza della<br />
CEI, dopo aver sentito il Consiglio Episcopale Permanente nella sessione<br />
di marzo <strong>2009</strong>.<br />
La determinazione è stata approvata con 154 voti favorevoli su 155<br />
votanti.<br />
La 59 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana<br />
- preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 13 maggio<br />
<strong>2009</strong> dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, la somma relativa<br />
all’8 per mille irpef che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso<br />
dell’anno <strong>2009</strong> risulta pari a € 967.538.542,68 (€ 54.322.060,78 a<br />
titolo di conguaglio per l’anno 2006 e € 913.216.481,90 a titolo di anticipo<br />
dell’anno <strong>2009</strong>);<br />
- considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate<br />
dalla Presidenza della CEI;<br />
- visti i paragrafi 1 e 5 della delibera CEI n. 57,<br />
approva<br />
le seguenti determinazioni<br />
1. La somma di € 967.538.542,68, di cui in premessa, è così ripartita e<br />
assegnata:<br />
a) all’Istituto Centrale<br />
per il Sostentamento del Clero: 381.300.000,00;<br />
b) per le esigenze di culto e pastorale: 381.238.542,68 di cui:<br />
- alle diocesi:<br />
136 milioni;<br />
- per l’edilizia di culto:<br />
170 milioni (di cui 105 milioni<br />
destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione<br />
di case canoniche nel Sud d’Italia e 58 milioni destinati alla
111<br />
tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici);<br />
- al Fondo per la catechesi<br />
e l’educazione cristiana: 27.300.542,68;<br />
- ai Tribunali Ecclesiastici Regionali: 10.500.000,00;<br />
- per esigenze di culto<br />
e pastorale di rilievo nazionale: 37.438.000,00;<br />
c) per gli interventi caritativi: 205.000.000,00 di cui:<br />
- alle diocesi:<br />
90 milioni;<br />
- per interventi nei Paesi del terzo mondo: 85 milioni;<br />
- per esigenze caritative<br />
di rilievo nazionale:<br />
30 milioni.<br />
2. Alle esigenze di culto e pastorale è ulteriormente destinata la somma<br />
di € 42.000.000,00, prelevandola dall’«accantonamento» disposto<br />
dalla 51 a Assemblea Generale, che è così ripartita:<br />
- alle diocesi: 20.000.000,00;<br />
- per la nuova edilizia di culto: 10.000.000,00;<br />
- per la tutela e il restauro<br />
dei beni culturali ecclesiastici: 7.000.000,00;<br />
- al Fondo per la catechesi<br />
e l’educazione cristiana: 5.000.000,00.<br />
3. Eventuali variazioni in positivo o in negativo della somma di cui in<br />
premessa derivanti dalle comunicazioni definitive dell’Amministrazione<br />
statale competente saranno imputate al “fondo di riserva” costituito<br />
presso la CEI.
112<br />
Documento comune<br />
per un indirizzo pastorale<br />
dei matrimoni tra Cattolici e Battisti in Italia<br />
INTRODUZIONE GENERALE<br />
La volontà delle Chiese battiste di accedere a un’intesa per i matrimoni<br />
con i cattolici è di vecchia data. Risale, infatti, al 16 giugno 1997,<br />
al momento della firma del Testo comune per un indirizzo pastorale dei<br />
matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti in Italia da parte del Card.<br />
Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI),<br />
dell’Ing. Gianni Rostan, Moderatore della Tavola Valdese, e del pastore<br />
Valdo Benecchi, Presidente dell’Opera per le Chiese metodiste in Italia.<br />
Visti i rapporti di reciproco riconoscimento esistenti fra le Chiese battiste,<br />
metodiste e valdesi in Italia, fu chiesto al Card. Ruini se era possibile<br />
estendere anche alle Chiese battiste italiane il contenuto del Testo comune.<br />
La risposta fu molto limpida e nello stesso tempo attenta alle diversità<br />
teologiche ed ecclesiologiche comunque presenti fra le Chiese battiste<br />
da una parte, e metodiste e valdesi dall’altra: se le Chiese battiste possono<br />
convenire interamente sulle affermazioni teologiche ed ecclesiologiche<br />
presenti nel Testo comune, la firma può essere apposta anche subito.<br />
Se invece esistono riserve o comunque visioni diverse su alcune posizioni<br />
teologiche ed ecclesiologiche, è bene preparare un nuovo testo,<br />
che tenga conto delle convinzioni presenti nelle Chiese battiste.<br />
L’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia (UCEBI) ha così avuto<br />
il tempo per riflettere sulla materia, ha nominato una Commissione di<br />
studio, composta dal past. Domenico Tomasetto (coordinatore), dal past.<br />
Franco Scaramuccia, dal past. Massimo Aprile e dal past. Italo Benedetti<br />
(membri), per preparare un proprio Documento sul matrimonio (DM)<br />
che, discusso in prima istanza nell’ambito del Collegio Pastorale Battista,<br />
è stato poi presentato in Assemblea Generale dell’UCEBI, che l’ha<br />
approvato con Atto 32/AG/2004.<br />
In seguito a questa approvazione, la Presidente dell’UCEBI, past. Anna<br />
Maffei, scriveva all’allora Presidente della CEI, Card. Camillo Ruini,<br />
in data 11 gennaio 2005, chiedendo di poter addivenire a un accordo sui<br />
matrimoni interconfessionali fra nubendi appartenenti alla Chiesa cat-
tolica e alla Chiese battiste italiane, parallelo a quello intervenuto fra la<br />
stessa Conferenza Episcopale e la Tavola Valdese. La risposta del Presidente<br />
della CEI, con lettera del 21 marzo 2005, mentre esprimeva la disponibilità<br />
della CEI a una intesa simile a quella conclusa con la Tavola<br />
Valdese, comunicava che la Commissione Episcopale per l’ecumenismo<br />
e il dialogo, alla quale è delegato il rapporto con le altre comunità cristiane,<br />
era scaduta per termini regolamentari e si doveva aspettare la nomina<br />
della nuova Commissione da parte dell’Assemblea Generale della CEI.<br />
Avuta notizia dell’avvenuta nomina della nuova Commissione Episcopale<br />
per l’ecumenismo e il dialogo, presieduta da S.E. Mons. Vincenzo<br />
Paglia, la Presidente dell’UCEBI, in data 6 settembre 2005, scriveva<br />
a Mons. Paglia per avviare i colloqui fra le due commissioni per arrivare<br />
a una bozza di un testo comune. Nel frattempo il Comitato Esecutivo<br />
dell’UCEBI nominava una Commissione di lavoro, composta dal<br />
past. Domenico Tomasetto (coordinatore), dal past. Massimo Aprile, dalla<br />
past. Lidia Maggi, dal past. Martin Ibarra y Perez e dal past. Franco<br />
Scaramuccia, scomparso nel 2007 (membri). Nel contempo, il Consiglio<br />
Episcopale Permanente della CEI nominava la propria Commissione,<br />
composta da S.E. Mons. Vincenzo Paglia (presidente), da S.E. Mons.<br />
Francesco Coccopalmerio (durante i lavori è stato nominato Presidente<br />
del Pontificio Consiglio per i testi legislativi e non sostituito), da mons.<br />
Domenico Falco, dal Prof. Giorgio Feliciani, da don Angelo Maffeis e da<br />
mons. Mauro Rivella (membri).<br />
I lavori congiunti delle due Commissioni sono iniziati presso la sede<br />
della CEI il 12 maggio 2006. In quella occasione, oltre a momenti di fraternità,<br />
di reciproca conoscenza e di primo scambio di informazioni, si è convenuto<br />
che il lavoro da fare avrebbe seguito le procedure già sperimentate<br />
per l’accordo fra la CEI e la Tavola Valdese e che il testo del nuovo Documento,<br />
con le opportune variazioni, avrebbe assunto come riferimento il<br />
Testo comune, già approvato dall’Assemblea Generale della CEI e dal Sinodo<br />
Valdese. Nello stesso tempo si è convenuto che i successivi incontri si<br />
sarebbero tenuti in sedi alterne, fino alla redazione di una bozza che le due<br />
Commissioni avrebbero presentato ai rispettivi organi istituzionali.<br />
La Commissione congiunta, dando inizio ai lavori con la nomina a copresidenti<br />
di S.E. Mons. Vincenzo Paglia e del past. Domenico Tomasetto,<br />
ha esplicitato i motivi di fondo che spingono all’intesa: da una parte, la necessità<br />
di sgombrare la materia da problematiche determinate da lunghi pe-<br />
113
114<br />
riodi di divisione fra le Chiese cristiane che hanno portato a incomprensioni,<br />
tensioni e possibili conflitti fra i nubendi (talora anche solo a livello di<br />
coscienza personale o del vissuto psicologico), fra le loro famiglie e le rispettive<br />
Chiese di appartenenza, spesso risolti con grave disagio di uno o<br />
dell’altro coniuge. In questo senso, ci si è impegnati a sottolineare la comprensione<br />
comune del matrimonio celebrato in una Chiesa cristiana, a precisare<br />
la portata delle convergenze, a chiarire e appianare le divergenze fra<br />
le rispettive comprensioni del matrimonio, senza per questo modificare le<br />
relative discipline. Nello stesso tempo, si è inteso far emergere da una parte<br />
le responsabilità cui i nubendi vanno incontro, e dall’altra le responsabilità<br />
che le Chiese devono assumersi nel preparare la coppia al matrimonio.<br />
Si è anche cercato di far emergere e valorizzare sino in fondo l’incidenza<br />
dei matrimoni interconfessionali sul percorso ecumenico, quali<br />
occasioni per un ripensamento e una spinta nel processo ecumenico dei<br />
singoli e delle rispettive comunità di fede.<br />
La Commissione congiunta ha inoltre espresso la comune persuasione<br />
che l’unione delle persone e la comunione di vita nel matrimonio sono<br />
più agevolmente assicurate quando i due coniugi condividono la stessa<br />
fede. Si è tuttavia concordemente riconosciuto che i matrimoni interconfessionali<br />
presentano anche aspetti positivi, sia per elementi di intrinseco<br />
valore, sia per l’apporto che possono dare al percorso ecumenico<br />
dei singoli e delle rispettive comunità di fede di appartenenza.<br />
Per questi motivi, le due delegazioni hanno concordemente espresso<br />
il parere che il matrimonio interconfessionale possa essere un luogo importante<br />
del cammino ecumenico, anche perché sostenuto dalla grazia<br />
divina, donata ai coniugi nel matrimonio stesso. In questa prospettiva da<br />
parte battista ci si è richiamati al n. 33 del Documento sul Matrimonio,<br />
che recita: “Le Chiese aventi parte nell’UCEBI ... per potenziare e rendere<br />
ancor più visibile quello spirito ecumenico che le anima, auspicano<br />
che si pervenga al riconoscimento reciproco delle forme di certificazione<br />
delle singole liturgie delle diverse Chiese cristiane”.<br />
Contestualmente a queste prime fondamentali osservazioni, è stato<br />
tuttavia rilevato che la retta impostazione del cammino ecumenico nel<br />
seno della famiglia non può essere realizzata dalla sola buona volontà<br />
degli sposi. Essi hanno bisogno del sostegno pastorale delle rispettive<br />
comunità, sia nella fase di preparazione che nel corso della vita coniugale.<br />
Ciò esige che le due comunità di fede di appartenenza dei coniugi sia-
no pronte a dare la loro collaborazione congiunta alla coppia nella sua<br />
vicenda matrimoniale.<br />
In tale prospettiva, è stato espresso il convincimento che detta collaborazione<br />
potrebbe essere facilitata da una linea di comportamento che,<br />
approvata dagli organi responsabili a livello italiano delle rispettive comunità<br />
religiose, favorisca un’intesa nell’indirizzo pastorale dei matrimoni<br />
interconfessionali a livello locale da parte delle <strong>Diocesi</strong> cattoliche<br />
e delle Chiese battiste.<br />
Il presente Documento è indirizzato alle comunità locali, in particolare<br />
ai parroci e ai pastori, responsabili delle comunità stesse, perché sappiano<br />
accompagnare, con rispetto e chiarezza, le scelte dei futuri coniugi;<br />
è rivolto altresì alle coppie stesse, perché siano agevolate nel cammino<br />
verso il matrimonio e nella vita coniugale e familiare, nella consapevolezza<br />
dei loro diritti e doveri e del rapporto di comunione che li lega<br />
alla rispettiva Chiesa di appartenenza.<br />
Esso si articola in una premessa, quattro parti e una conclusione.<br />
La prima parte presenta ciò che come cristiani possiamo dire insieme<br />
sul matrimonio dal punto di vista teologico, malgrado le differenze e divergenze<br />
confessionali che ci caratterizzano. Non si tratta ovviamente di<br />
un’esposizione completa della dottrina matrimoniale delle due Chiese:<br />
ci si limita qui a dire l’essenziale per fondare un’indicazione sul modo<br />
cristiano di vivere il matrimonio e per impostare in prospettiva ecumenica<br />
un discorso comune, per quanto possibile, sulla pastorale dei matrimoni<br />
interconfessionali.<br />
Nella seconda parte vengono indicati i più significativi punti teologici<br />
di divergenza nel modo di intendere il matrimonio, la loro incidenza<br />
sulla comunione coniugale, il loro riflesso sulla disciplina dei matrimoni<br />
interconfessionali, circa la celebrazione nuziale e così via.<br />
La terza parte è di indole pastorale: offre agli sposi appartenenti a<br />
confessioni cristiane diverse, alle loro famiglie, nonché ai ministri delle<br />
due comunità religiose, indicazioni e orientamenti circa la preparazione,<br />
la celebrazione e la pastorale dei matrimoni interconfessionali.<br />
Nella quarta parte si presentano in dettaglio i vari aspetti pratici dei<br />
diversi momenti relativi alla preparazione, alla celebrazione e agli effetti<br />
del matrimonio interconfessionale.<br />
Il presente Documento comune ha lo scopo di applicare in concreto i<br />
documenti specifici predisposti dalle rispettive Chiese a livello nazionale,<br />
115
116<br />
quali, da una parte, il Documento sul matrimonio, approvato dall’Assemblea<br />
Generale dell’UCEBI con Atto 32/AG/2004, e dall’altra, il Codice<br />
di diritto canonico del 1983, il Decreto generale sul matrimonio canonico,<br />
promulgato dalla Conferenza Episcopale Italiana il 5 novembre 1990,<br />
nonché il Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo,<br />
pubblicato dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità<br />
dei cristiani il 25 marzo 1993. Come criterio metodologico, la Commissione<br />
congiunta ha convenuto che la “lettura autentica” dei singoli documenti<br />
è quella che viene fatta dalla parte che li ha emanati o approvati.<br />
Dal punto di vista terminologico, per le Chiese battiste il matrimonio<br />
misto è quello fra due nubendi di cui uno solo è un cristiano, mentre<br />
il matrimonio interconfessionale è quello fra due nubendi, entrambi cristiani,<br />
che appartengono a confessioni diverse. La Chiesa cattolica, invece,<br />
con l’espressione matrimonio misto intende il matrimonio fra due<br />
cristiani, di cui uno solo è cattolico. In questo Documento, l’espressione<br />
matrimonio interconfessionale è utilizzata in genere per indicare il matrimonio<br />
fra due cristiani, di cui uno cattolico e l’altro battista.<br />
Si è anche convenuto:<br />
- che le abbreviazioni dei libri biblici seguano la Traduzione interconfessionale<br />
in lingua corrente;<br />
- che con l’espressione “Chiese battiste” si intendono quelle Chiese<br />
che hanno parte nell’UCEBI.<br />
Le indicazioni del Documento comune sono state approvate dalle rispettive<br />
Assemblee Generali: per l’UCEBI, la 40 a Assemblea Generale,<br />
tenuta a Bellaria dal 12 al 15 giugno 2008; per la CEI, la 59 a Assemblea<br />
Generale, tenuta a Roma dal 25 al 29 maggio <strong>2009</strong>. I competenti organi<br />
delle due confessioni daranno opportune disposizioni per l’attuazione<br />
del Documento comune nei rispettivi ordinamenti.<br />
PREMESSA<br />
La Conferenza Episcopale Italiana (CEI), unione permanente dei Vescovi<br />
delle <strong>Diocesi</strong> cattoliche italiane,<br />
e<br />
l’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia (UCEBI), in rappresentanza<br />
delle Chiese battiste che hanno parte in essa,
117<br />
nel prendere in considerazione i matrimoni fra credenti cattolici e battisti<br />
hanno cercato di chiarire i problemi e risolvere i conflitti che si vengono<br />
a creare in questo tipo di matrimoni. Nello stesso tempo si sono anche<br />
proposte di affrontare le sfide teologiche e gli impegni pastorali che<br />
le diverse appartenenze confessionali possono costituire nella vita familiare,<br />
in quella ecclesiale e nella coscienza dei singoli. Per pervenire a<br />
questi risultati, la CEI, a nome delle <strong>Diocesi</strong> cattoliche italiane, e l’UCE-<br />
BI, a nome delle Chiese battiste che hanno parte in essa, approvano, secondo<br />
i rispettivi ordinamenti, il presente Documento comune per un indirizzo<br />
pastorale dei matrimoni tra cattolici e battisti in Italia.<br />
PARTE PRIMA<br />
LINEAMENTI COMUNI SUL MATRIMONIO<br />
1.1. La creazione dell’uomo e della donna nella loro diversità e reciprocità<br />
“Dio creò l’uomo simile a sé; lo creò a immagine di Dio; maschio e<br />
femmina li creò” (Gn 1, 27). “Dio, il Signore, prese dal suolo un po’ di<br />
terra e, con quella, plasmò l’uomo” (Gn 2, 7). “Dio, il Signore, formò la<br />
donna e la condusse all’uomo” (Gn 2, 22).<br />
La creazione dell’uomo e della donna, nella loro diversità e reciprocità,<br />
è di per sé un invito alla comunicazione, all’incontro, al dialogo, vincendo<br />
la solitudine. “Non è bene che l’uomo sia solo; gli voglio fare un<br />
aiuto che gli sia simile” (Gn 2, 19).<br />
L’uomo e la donna sono tanto simili da rendere possibile una comunione<br />
reale e profonda, e tanto diversi perché, nell’incontro, si arricchiscono<br />
l’un l’altro, senza perdersi l’uno nell’altro.<br />
1.2. Il matrimonio<br />
La coppia umana è parte della buona creazione di Dio. Dio ha formato<br />
l’uomo e la donna, ciascuno in vista dell’altro.<br />
È questo l’evento fondamentale, voluto dal Dio Creatore, che caratterizza<br />
il matrimonio, cioè l’unione della coppia nel vincolo di amore coniugale.<br />
Il matrimonio è vissuto come risposta gioiosa (Gn 2, 23) dell’uo-
118<br />
mo e della donna alla loro vocazione di creature e si costituisce laddove<br />
un uomo e una donna, secondo il disegno divino e nella loro piena libertà,<br />
mediante il reciproco consenso, si uniscono come marito e moglie.<br />
Il matrimonio rende la comunicazione nella coppia completa e stabile.<br />
“Saranno una stessa carne” (Gn 2, 24) significa l’unione dei corpi, ma<br />
anche dei destini personali. L’uomo e la donna, come coppia coniugale,<br />
non vivono più due storie parallele, ma un’unica storia comune. In essa<br />
ciascuno è chiamato a vivere la pienezza dell’amore in un rapporto di<br />
completa reciprocità e uguaglianza nei diritti e nei doveri.<br />
La Bibbia, non a caso, proprio in questo testo, parla di aiuto reciproco.<br />
In questa solidarietà operosa e duratura si manifesta in concreto la<br />
consistenza dell’amore coniugale.<br />
La creazione della coppia rivela la fondamentale natura dialogica<br />
dell’essere umano e il matrimonio come spazio, strumento e scuola di<br />
comunione.<br />
1.3. Parabola dell’alleanza<br />
La Parola di Dio manifesta il livello profondo in cui al credente è dato<br />
di vivere il matrimonio quando lo presenta come parabola dell’alleanza<br />
tra Dio e il suo popolo (Os 2, 16-19) e segno presente dell’unione tra<br />
Cristo e la Chiesa (Ef 5, 31-32).<br />
Il riferimento all’alleanza e l’indicazione paolina del “mistero grande”<br />
rivela la vocazione iscritta nel rapporto uomo-donna secondo la parola<br />
di Dio, e cioè la qualità e l’intensità dell’amore che governa la vita<br />
coniugale alla luce della salvezza che ci è data in Cristo.<br />
1.4. Amore coniugale<br />
Il matrimonio, secondo la parola del Signore, che riprende ed esplicita<br />
una parola presente nel racconto della creazione (Gn 2, 24), si esprime<br />
nell’unità della coppia, per cui marito e moglie non sono più due, ma<br />
uno (Mc 10, 8).<br />
Tale unione investe la totalità delle loro persone in una comunità<br />
di amore vissuta l’uno per l’altra, in reciproco rispetto e lealtà, sostanziata<br />
di dono e di perdono, nella sottomissione all’amore di Cristo<br />
(Ef 5, 21ss.).
119<br />
L’amore coniugale vive la differenza e la reciproca attrazione sessuale<br />
come un dono di Dio per il bene dell’uomo e della donna, nella loro<br />
comunione di vita e di amore.<br />
I coniugi credenti vivono nel matrimonio la propria sessualità con<br />
gioia e riconoscenza, senza esaltazioni né repressioni, rispettando la dignità<br />
e la libertà di ciascuno.<br />
1.5. Fedeltà<br />
Dal momento che il matrimonio è un patto di comunione di tutta la<br />
vita, la fedeltà ne è un elemento costitutivo e qualificante, e l’impegno<br />
alla fedeltà è la necessaria conseguenza. Il matrimonio è una rapporto<br />
“esclusivo” fra coniugi e un rapporto privilegiato rispetto ad altri rapporti.<br />
Amare una persona significa esserle fedele e onorare con lealtà questa<br />
promessa, poiché una dichiarazione di amore è un impegno di fedeltà<br />
e un progetto di vita.<br />
L’ambito della fedeltà coniugale non è circoscritto alla sfera sessuale,<br />
ma riguarda i vari momenti della vita in comune, proprio perché il matrimonio<br />
è anche un crescere insieme in tutti gli aspetti della propria personalità.<br />
Oggi il problema della fedeltà acquista aspetti inediti poiché marito<br />
e moglie, spesso inseriti in ambiti professionali e sociali diversi, stabiliscono<br />
relazioni molteplici. Questo intrecciarsi di nuovi rapporti fra uomini<br />
e donne va visto di per sé positivamente, perché sviluppando le diversità<br />
e i doni di ciascuno, favorisce l’adempimento delle responsabilità<br />
sociali dei singoli e la comunione della coppia.<br />
Diversamente si porrebbero le cose quando si ritenesse che l’amore<br />
coniugale possa dar luogo contemporaneamente a molte fedeltà parallele,<br />
che non si escluderebbero, ma potrebbero convivere e persino completarsi.<br />
L’analogia biblica del patto che illumina l’unione di Cristo con<br />
la Chiesa fornisce però un’indicazione diversa: la fedeltà al coniuge non<br />
ammette rapporti paralleli sullo stesso piano.<br />
La fedeltà coniugale si esprime nella fiducia e nella lealtà reciproca, e<br />
da queste derivano e sono sostenute anche la responsabilità e la serenità<br />
dei rapporti che i singoli coniugi hanno sul piano sociale e professionale.<br />
L’amore coniugale, infatti, non annulla né comprime la personalità dei
120<br />
coniugi, ma l’accetta e la rinvigorisce. Gioire del reciproco inserimento<br />
nel mondo del lavoro e nella società e della migliore realizzazione delle<br />
rispettive doti e aspirazioni, rimanendo leali e fedeli al proprio coniuge,<br />
contribuisce a un più consapevole e maturo rapporto coniugale.<br />
1.6. Durata<br />
Il matrimonio è un patto per la vita. Il rapporto coniugale, comportando<br />
il dono totale dell’uomo e della donna nell’unione dei corpi e dei<br />
destini personali, non ha dunque un termine. La permanenza del vincolo<br />
matrimoniale è affermata con forza al momento della creazione: “Saranno<br />
una sola carne” (Gn 2, 24), e confermata da una parola di Gesù:<br />
“Non sono più due, ma una sola carne”; “l’uomo non separi ciò che Dio<br />
ha unito” (Mt 19, 6). Questa è la volontà originaria del Creatore.<br />
Quando un uomo e una donna credenti si uniscono in matrimonio,<br />
lo fanno nella persuasione, nutrita di speranza e di preghiera, che il loro<br />
vincolo, sul quale la Chiesa invoca la benedizione di Dio, li associa<br />
e impegna per la vita. Essi ricevono come dono del Creatore la realtà<br />
dell’unione coniugale, chiamata a durare per il tempo della loro esistenza<br />
terrena.<br />
Ogni autentico rapporto d’amore reca in sé – quasi come un riflesso<br />
dell’amore di Dio – la promessa della durata nella lealtà e nella fedeltà.<br />
1.7. Famiglia e figli<br />
La coppia coniugale è chiamata a diffondere la vita sulla terra<br />
(Gn 1, 28) ed è aperta alla procreazione; un uomo e una donna si uniscono<br />
in matrimonio perché si amano e il loro amore è carico di molte promesse<br />
e speranze, fra cui in particolare quella dei figli.<br />
Pur dovendosi distinguere l’istituzione matrimoniale da quella familiare,<br />
ciascuna dotata di valori e finalità propri, le due realtà sono intimamente<br />
collegate tra loro.<br />
Il matrimonio si manifesta fecondo, oltre che nella procreazione, anche<br />
in modi diversi, sia nella dimensione familiare, sia in quella sociale,<br />
come spazio, strumento e scuola di comunione operosa tra gli esseri<br />
umani (ad esempio nell’adozione, nell’affiliazione, nell’affidamento,<br />
nell’accoglienza e nell’ospitalità).
121<br />
Va infine affermata con forza la responsabilità dei genitori anche verso<br />
i figli nati fuori del matrimonio, prima o durante il vincolo, ai quali va<br />
assicurata una pari intensità e qualità di amore.<br />
1.8. Famiglia, società, Chiesa<br />
La famiglia è chiamata a svolgere nella società un ruolo di edificazione,<br />
di coesione e di sviluppo, nel rispetto della persona umana e nella<br />
promozione della sua dignità.<br />
Come cellula-base nella comunità cristiana, la famiglia ha il compito<br />
di testimoniare, quale esempio vivente di un rapporto di comunione,<br />
l’amore di Cristo per la sua Chiesa (Ef 5, 21ss) e di rivolgere il primo annunzio<br />
dell’evangelo alle nuove generazioni.<br />
1.9. Matrimonio interconfessionale<br />
Un matrimonio tra cristiani appartenenti a confessioni diverse, avviene<br />
“nel Signore” (1Cor 7, 39) e quindi nel suo corpo, che è la Chiesa.<br />
I coniugi rimangono inseriti nella loro comunità di fede con le rispettive<br />
particolarità confessionali. La diversità e la separazione delle comunità<br />
di appartenenza possono pesare negativamente sul rapporto di coppia;<br />
d’altra parte, la coppia interconfessionale, in quanto tale, può contribuire<br />
ad avvicinare le comunità, creando occasioni di incontro, dialogo, scambio<br />
e, se possibile, momenti di preghiera e di comunione ecclesiale.<br />
Le comunità sono chiamate, a loro volta, ad aiutare le coppie interconfessionali<br />
promuovendo lo spirito ecumenico ciascuna al proprio interno<br />
e nei loro reciproci rapporti, e a offrire occasione per rimuovere,<br />
per quanto possibile, impedimenti e ostacoli di varia natura che rendono<br />
difficile, a coniugi di diversa confessione, vivere insieme la loro vocazione<br />
cristiana.<br />
Quel che va comunque affermato e valorizzato è il radicamento di<br />
ambedue i coniugi nella fede del comune Signore. Questo radicamento<br />
assume di fatto forme e contenuti diversi nell’apertura alle sollecitazioni<br />
dello Spirito verso l’unità, così da poter auspicare, nella prospettiva di<br />
un cammino ecumenico, realizzato senza forzature o strumentalizzazioni,<br />
la reciproca disponibilità di ogni coniuge a partecipare ad alcune iniziative<br />
o momenti di vita della comunità religiosa del coniuge.
122<br />
È importante che i coniugi non solo non allentino i vincoli con le rispettive<br />
comunità di fede, ma anzi li rinsaldino. La loro esperienza, insieme ad<br />
altre, può diventare luogo di verifica e occasione di stimolo per la presa di<br />
coscienza ecumenica delle Chiese. La coppia interconfessionale, perciò,<br />
vive e testimonia la propria fede nell’unico Signore, che rivela il volto del<br />
Padre e effonde lo Spirito, fonte e artefice dell’unità di tutti i cristiani.<br />
PARTE SECONDA<br />
DIFFERENZE E DIVERGENZE<br />
Nella prima parte è stato presentato ciò che la Chiesa cattolica e le<br />
Chiese battiste italiane oggi possono dire insieme sul matrimonio.<br />
Si tratta di punti fondamentali e qualificanti sui quali il coniuge cattolico<br />
e quello evangelico di una coppia interconfessionale potranno trovare<br />
un solido terreno d’incontro e motivi di vera comunione. Ciò non toglie<br />
che tra la concezione cattolica del matrimonio e quella evangelica permangano<br />
differenze e divergenze, che devono essere conosciute e attentamente<br />
meditate in occasione della celebrazione di un matrimonio misto<br />
o interconfessionale.<br />
2.1. Sacramentalità<br />
La differenza maggiore tra le due confessioni circa la dottrina del matrimonio<br />
riguarda la sua natura di sacramento (o meno).<br />
Secondo la Chiesa cattolica il matrimonio è uno dei “sette sacramenti<br />
della Nuova Legge, istituiti da nostro Signore Gesù Cristo” (Concilio<br />
di Trento, Sessione VI, Decreto sui sacramenti, can. 1), per cui esso non<br />
appartiene solo all’ordine naturale della creazione, ma anche a quello<br />
della redenzione. Il matrimonio fra due battezzati è una realtà soprannaturale<br />
in quanto segno e strumento dell’amore redentivo di Cristo e, come<br />
tale, fonda la famiglia cristiana, cellula primaria della comunità ecclesiale.<br />
Secondo la dottrina cattolica il fondamento della sacramentalità<br />
del matrimonio è il battesimo: perciò ogni matrimonio fra due battezzati<br />
è considerato sacramento. A motivo di questa sacramentalità la<br />
Chiesa cattolica riconosce di avere la competenza per regolare, con una<br />
propria disciplina, il matrimonio di quanti le appartengono. La normativa<br />
sui matrimoni misti ne è un aspetto.
Sebbene nelle Chiese battiste il matrimonio non sia considerato un sacramento,<br />
esso è comunque una realtà della buona creazione di Dio, diventata<br />
un’istituzione fondamentale della società umana, che i credenti ricevono<br />
e vivono come un “dono” (1Cor 7, 7). “Nella fede il matrimonio è<br />
stato ed è vissuto come un dono di Dio, in cui i due coniugi realizzano un<br />
progetto unitario di vita come loro comune vocazione” (DM, n. 2). “Nella<br />
fede il matrimonio è assunto dalla Parola di Dio come segno dell’amore e<br />
del patto che lega Dio al suo popolo (Is 54, 4-10; Ez 16, 8) e come parabola<br />
dell’amore fra il Signore e la sua Chiesa (Ef 5, 29.32)” (DM, n. 3).<br />
La differenza dottrinale tra le due confessioni religiose dipende dalla<br />
diversa comprensione dei sacramenti e della Chiesa, nonché del loro<br />
ruolo nell’esperienza ecclesiale e dalla diversità dei linguaggi che ne è<br />
derivata. Questa diversa concezione del matrimonio non è priva di conseguenze<br />
di varia natura: i coniugi dovranno esserne consapevoli. La diversità<br />
può essere fonte di tensioni, ma anche occasione di reciproco arricchimento<br />
spirituale e umano.<br />
Ciascun coniuge si sentirà impegnato a rispettare l’altro nelle sue<br />
convinzioni e a non coartare in alcun modo, diretto o indiretto, la sua coscienza.<br />
Piuttosto cercherà di comprenderne le posizioni, mettendole in<br />
dialogo con le proprie, e ponendo le une e le altre a confronto con la Parola<br />
di Dio.<br />
D’altra parte, la diversa concezione della natura sacramentale o meno<br />
del matrimonio non impedisce a una coppia interconfessionale di vivere<br />
cristianamente la propria unione, nella comune fede nel Signore,<br />
nell’amore, nella speranza, nella preghiera comune e nell’ascolto costante<br />
della Parola divina – parola ecumenica per eccellenza. Ciascun<br />
coniuge manterrà un rapporto vivo e leale con la propria comunità e cercherà<br />
– ove possibile – di condividere nella Chiesa del coniuge momenti<br />
di preghiera e di riflessione biblica.<br />
Facendo della loro vita in comune uno spazio aperto di comunione,<br />
dialogo e servizio al prossimo, i coniugi di una coppia interconfessionale<br />
formano una piccola ma viva cellula aperta al cammino ecumenico,<br />
significativa non solo per le loro comunità di appartenenza, ma anche<br />
per la più grande comunità umana.<br />
La Chiesa cattolica e le Chiese battiste si impegnano ad aiutare le<br />
coppie interconfessionali nella ricerca di una piena comunione di fede<br />
nella vita matrimoniale e nell’educazione dei figli.<br />
123
124<br />
2.2. Indissolubilità<br />
Una seconda divergenza dottrinale e disciplinare riguarda l’indissolubilità<br />
del patto coniugale.<br />
Concordemente si riconosce che il matrimonio è un patto per la vita<br />
che non prevede scadenze, anche se diverse sono le conseguenze che se<br />
ne traggono da parte cattolica e da parte evangelica.<br />
Secondo la Chiesa cattolica il patto d’amore coniugale, configurato<br />
da Dio nella creazione ed elevato nella fede a significare e attuare il mistero<br />
dell’amore di Cristo, è necessariamente caratterizzato dall’indissolubilità,<br />
la quale comporta tra i contraenti il vincolo dell’amore reciproco<br />
nel dono perpetuo della propria vita. Non è quindi ammesso il diritto<br />
al divorzio, né sono possibili le seconde nozze conseguenti a esso.<br />
Anche le Chiese battiste affermano che la vocazione rivolta alla coppia<br />
unita in matrimonio, è di una “unione stabile e duratura di una donna<br />
e di un uomo” (DM, n. 1). Nello stesso tempo riconoscono che le coppie<br />
possono incontrare crisi che minacciano l’unione. Alcune di queste, se<br />
superate eventualmente con il consiglio e l’assistenza di una attenta cura<br />
pastorale, possono costituire occasione di crescita comune. Ma si possono<br />
dare situazioni che distruggono irreversibilmente il rapporto coniugale,<br />
in quanto la comune volontà di vivere un progetto di vita condiviso,<br />
la fedeltà e la lealtà reciproca sono venute meno per la “durezza<br />
del cuore” indicata da Gesù in Mt 19, 6, e i due coniugi non vedono più<br />
nell’altro il rispettivo completamento di quel legame umano e spirituale<br />
che all’inizio li ha uniti. In questi casi, quando la convivenza diventa<br />
difficile per i coniugi e problematica per l’educazione della prole, non<br />
è possibile imporre la rinuncia alla separazione in nome dell’evangelo.<br />
In tali situazioni “i credenti e le Chiese aventi parte nell’UCEBI, ritengono<br />
che una volta esauritosi il vincolo matrimoniale, una separazione<br />
è umanamente e spiritualmente più accettabile di una convivenza forzata”<br />
(DM, n. 50), ed è anche possibile il divorzio e il passaggio a nuove<br />
nozze.<br />
Pertanto, la possibilità di nuove nozze da parte di divorziati non è<br />
esclusa, ma è convenientemente disciplinata: da una parte si offre una<br />
particolare cura pastorale che prevede perdono, comprensione reciproca<br />
e rispetto degli obblighi derivanti dal divorzio; dall’altra, le Chiese battiste<br />
non riconoscono provvedimenti di organi ecclesiastici cattolici, che
125<br />
dichiarino la nullità di matrimoni o concedano lo scioglimento a norma<br />
del diritto canonico. Tuttavia celebrano le nuove nozze di coloro che abbiano<br />
usufruito di tali provvedimenti – con le stesse modalità previste<br />
per i divorziati – qualora lo stato libero degli interessati sia certificato da<br />
organi dello Stato.<br />
La diversità a livello dottrinale e disciplinare tra la Chiesa cattolica e<br />
quelle battiste in ordine all’indissolubilità, nulla toglie alla comune volontà<br />
dei coniugi di una coppia interconfessionale di costruire un rapporto<br />
d’amore e di comunione che duri tutta la vita, tanto più nella condivisione<br />
della stessa fede in Cristo e nella comune volontà di vivere secondo<br />
le indicazioni dell’evangelo: “L’uomo non separi ciò che Dio ha<br />
unito” (Mt 19, 6). Sia per la Chiesa cattolica sia per le Chiese battiste la<br />
prospettiva della rottura del vincolo esula dal consenso dato nella fede al<br />
momento delle nozze.<br />
Dal punto di vista cattolico la diversità dottrinale e disciplinare non<br />
influisce necessariamente sulla validità del matrimonio, a meno che uno<br />
o ambedue i coniugi, con atto positivo della volontà, escludano fin dal<br />
momento delle nozze l’indissolubilità, ossia un patto coniugale stabile e<br />
duraturo per tutta la vita.<br />
La volontà dei coniugi di edificare una comunione stabile di vita e<br />
di amore nel comune riferimento a Cristo li incoraggerà ad approfondire<br />
insieme il senso e la portata delle posizioni diverse delle loro rispettive<br />
confessioni su questo e altri aspetti della dottrina matrimoniale, nella<br />
prospettiva di un cammino ecumenico da percorrere con fiducia, nell’attesa<br />
che l’unità dei credenti, già presente in Cristo quale dono benevolo<br />
di Dio e invocata per la potenza dello Spirito, diventi realtà vissuta da<br />
tutte le Chiese che da Cristo prendono il nome.<br />
2.3. Fecondità e procreazione<br />
In questo ambito le divergenze sono sostanzialmente due. La prima<br />
riguarda la procreazione. Secondo la dottrina condivisa dalle Chiese<br />
battiste e dalla Chiesa cattolica, l’apertura alla vita è iscritta nella trama<br />
stessa dell’amore coniugale. Tuttavia, a differenza delle Chiese battiste,<br />
la Chiesa cattolica ritiene che l’esclusione della prole con atto positivo<br />
di volontà di uno o di ambedue i coniugi al momento della celebrazione<br />
renda nullo il matrimonio.
126<br />
La divergenza, considerata a livello puramente dottrinale, non mette<br />
in questione da parte cattolica la validità dei matrimoni interconfessionali<br />
tra evangelici e cattolici, se la coppia si costituisce per realizzare<br />
il suo proposito d’amore (che secondo il disegno divino – Gn 1, 28<br />
– è aperto alla procreazione e a essa legato da una generosa disponibilità<br />
alla vita) e se non esclude, con un atto positivo di volontà, la prole.<br />
Se quest’ultima condizione non fosse osservata, il vincolo sarebbe considerato<br />
nullo da parte cattolica.<br />
La seconda divergenza riguarda la regolazione delle nascite. Entrambe<br />
le Chiese condividono il principio secondo cui la regolamentazione<br />
delle nascite rientra nel campo della responsabilità umana e cristiana degli<br />
sposi. Vi è però diversità di giudizio circa la liceità morale di alcuni<br />
metodi di regolazione delle nascite.<br />
La questione non riguarda la natura del matrimonio, né i suoi fini e<br />
le proprietà essenziali e, come tale, non incide sulla validità del matrimonio.<br />
Essa tuttavia va presa in seria considerazione, perché tocca un<br />
aspetto importante della vita matrimoniale: è quindi opportuno che i coniugi<br />
l’affrontino e la chiariscano prima delle nozze. Questo tipo di decisioni<br />
rientra nell’ambito della responsabilità e della libertà dei coniugi<br />
in ogni momento della loro vita matrimoniale. Come per altre questioni<br />
della vita di coppia, così deve valere anche per questa il principio del<br />
rispetto da parte di ciascun coniuge della coscienza dell’altro, escludendo<br />
ogni costrizione o imposizione e cercando insieme nella libertà e nella<br />
carità, soluzioni soddisfacenti per entrambi.<br />
2.4. Educazione religiosa dei figli<br />
Il problema dell’educazione religiosa dei figli delle coppie interconfessionali<br />
presenta aspetti molto delicati, che richiedono l’impegno dei<br />
credenti e delle Chiese sul piano dei rapporti ecumenici.<br />
La disciplina della Chiesa cattolica è espressa dal canone 226 § 2<br />
del Codice di diritto canonico, il quale – ispirandosi alle enunciazioni<br />
del decreto Gravissimum educationis del concilio Vaticano II – afferma:<br />
“I genitori, poiché hanno dato ai figli la vita, hanno l’obbligo gravissimo<br />
e il diritto di educarli; perciò spetta primariamente ai genitori cristiani<br />
curare l’educazione cristiana dei figli secondo la dottrina insegnata dalla<br />
Chiesa”. In attuazione di questo principio, la Chiesa cattolica richiede
ai nubendi cattolici, che si decidono per un matrimonio interconfessionale,<br />
la formale promessa di “fare quanto è in loro potere perché tutti i figli<br />
siano battezzati ed educati nella Chiesa cattolica” (can 1126, § 2). Tale<br />
promessa non è altro che la sanzione del diritto naturale dei genitori.<br />
Il Codice di diritto canonico prevede che essa sia fatta conoscere alla<br />
parte non cattolica (cfr. can. 1125, nn. 1-2).<br />
Anche le Chiese battiste riconoscono che “i genitori sono gli unici responsabili<br />
dinanzi a Dio degli impegni che hanno verso di Lui circa i loro<br />
figli, ad essi spetta ogni decisione riguardo all’educazione cristiana<br />
dei figli nati in un matrimonio interconfessionale”. Tuttavia “le Chiese<br />
aventi parte nell’UCEBI non richiedono garanzie, ma sostengono, assistono<br />
e confortano i genitori cristiani nell’adempimento dei loro doveri”<br />
(DM, n. 27).<br />
Per entrambe le Chiese l’educazione dei figli è un diritto-dovere dei<br />
genitori, da assumere in libertà e responsabilità. Ognuno di essi deve tener<br />
presente l’analogo diritto-dovere del coniuge e il diritto dei figli di<br />
ricevere tale educazione in un quadro pedagogicamente valido, cioè in<br />
un ambiente di concordia e di comunione familiare e non di contesa e di<br />
contrasto, che potrebbe provocare in loro uno stato di indifferenza religiosa.<br />
Entrambe le Chiese sono consapevoli che nei matrimoni interconfessionali<br />
i coniugi possono vivere con disagio e sofferenza spirituale le<br />
implicazioni delle divisioni della cristianità che si ripercuotono nella loro<br />
unione e li esortano, rimanendo fedeli alle proprie convinzioni e onorando<br />
le rispettive appartenenze confessionali, a impegnarsi a non farne<br />
motivo di rimprovero reciproco, ma a valorizzare le diversità con il dialogo<br />
e l’ascolto reciproco.<br />
L’educazione cristiana, che si realizza primariamente attraverso la testimonianza<br />
nella famiglia e nella Chiesa, dovrà essere impartita fin dai<br />
primi anni di vita e non potrà essere rimandata al periodo di maggiore<br />
età dei figli. La questione relativa all’educazione religiosa dei figli delle<br />
coppie interconfessionali dovrà quindi essere affrontata dalle due parti<br />
fin dalla fase di preparazione alle nozze. In nessun caso dovrà essere privilegiata<br />
una linea agnostica, neutrale o confusa, anche se adottata con<br />
l’intenzione di rimettere in seguito la soluzione del problema alla libera<br />
decisione dei figli.<br />
Il tema dovrà essere affrontato con grande senso di responsabilità, in<br />
una visione dinamica sia della vicenda coniugale dei genitori, sia della pro-<br />
127
128<br />
gressiva maturazione di coscienza dei figli, valutando attentamente le ragioni<br />
e le conseguenze degli indirizzi che si assumono, e procurando che<br />
l’educazione stessa risulti, per quanto possibile, armonica e completa.<br />
È fondamentale che l’educazione cristiana dei figli nati in un matrimonio<br />
interconfessionale sia svolta con spirito ecumenico, e consista<br />
primariamente nella presentazione dell’opera di Dio, quale è testimoniata<br />
nella parola biblica, avente il suo centro in Cristo, che è e rimane il<br />
punto di riferimento della fede di ciascuno.<br />
La necessità, alla luce delle considerazioni che precedono, di un indirizzo<br />
armonico e non confuso, comporterà l’assunzione di un impegno<br />
particolare da parte di uno dei due genitori. Dovrà però, in ogni caso, essere<br />
rispettato il diritto-dovere dell’altro di testimoniare la propria fede<br />
con la parola e con l’esempio, anche come impegno educativo, in modo<br />
da rendere tutti i membri della famiglia in grado di cogliere il valore della<br />
propria confessione religiosa.<br />
In questa prospettiva la Chiesa cattolica e le Chiese battiste ricordano<br />
a entrambi i coniugi il loro impegno verso il Signore che li ha chiamati<br />
al suo servizio, e ricordano altresì al coniuge membro della propria<br />
comunità i suoi impegni verso la comunità stessa, la sua dottrina e la sua<br />
disciplina. Nel contempo esse escludono ogni forma di pressione da parte<br />
loro sulle coscienze dei coniugi e da parte di ciascun coniuge sulla coscienza<br />
dell’altro, e si impegnano a rispettare di conseguenza le decisioni<br />
che essi, nell’esercizio responsabile del loro diritto, prenderanno in<br />
ordine al battesimo e all’educazione religiosa dei figli.<br />
2.5. Prassi battesimale e relativa certificazione<br />
Quanto allo status ecclesiastico dei nubendi, la Chiesa cattolica e le<br />
Chiese battiste concordano che esso venga certificato dalla Chiesa di appartenenza<br />
di ciascun nubendo, e nello stesso tempo riconoscono di avere<br />
standard diversi relativi all’appartenenza dei propri membri. Alla base<br />
di ciò sta la diversa prassi battesimale: mentre la Chiesa cattolica amministra<br />
in via ordinaria il battesimo agli infanti e ai bambini, le Chiese battiste<br />
praticano il battesimo dei credenti adulti. Alla luce di questa prassi<br />
battesimale, le Chiese battiste prevedono status ecclesiastici di appartenenza<br />
diversi, distinguendo fra membri comunicanti (quanti hanno ricevuto<br />
il battesimo), simpatizzanti (i familiari frequentanti e i catecumeni)
129<br />
e la popolazione ecclesiastica (persone non ancora in grado di assumere<br />
responsabilmente gli impegni del battesimo e membri assenti da tempo<br />
dalla vita della Chiesa). Può, perciò, capitare che uno dei nubendi, che<br />
ha parte in una Chiesa battista, sia un catecumeno non ancora battezzato.<br />
Per le Chiese battiste questa situazione particolare non si configura come<br />
“matrimonio misto” (quello cioè fra un cristiano e un non-cristiano),<br />
bensì fra cristiani, uno dei quali con status ecclesiastico diverso da quello<br />
di membro effettivo, ma sempre avente parte nella Chiesa.<br />
Per la Chiesa cattolica un siffatto matrimonio, essendo contratto fra<br />
un battezzato e un non battezzato, può essere celebrato validamente solo<br />
in presenza della dispensa concessa dall’Ordinario. Ai fini della concessione<br />
di tale dispensa, la Chiesa cattolica si impegna a prendere in attenta<br />
considerazione il fatto che la persona non battezzata è impegnata in un<br />
percorso di fede in una Chiesa battista ed è dalla stessa considerata come<br />
avente parte in essa.<br />
2.6. Effetti pratici derivanti dalle divergenze dottrinali e disciplinari<br />
Le divergenze dottrinali tra la Chiesa cattolica e le Chiese battiste in<br />
ordine al matrimonio in generale e al matrimonio interconfessionale in<br />
particolare hanno dato luogo in passato a discipline notevolmente contrastanti,<br />
creando molte difficoltà alla celebrazione dei matrimoni fra<br />
cattolici e battisti e non di rado hanno creato sofferenza a uno o all’altro<br />
coniuge, o a entrambi.<br />
La disciplina cattolica attuale si limita a chiedere ai propri fedeli di<br />
dichiararsi pronti ad allontanare i pericoli di abbandonare la fede e di<br />
promettere sinceramente di fare quanto è in loro potere perché tutti i figli<br />
siano battezzati ed educati nella Chiesa cattolica (cfr. can. 1125, n. 1).<br />
Per il resto, la legislazione vigente non contempla disposizioni che<br />
non siano già previste anche per i matrimoni tra cattolici:<br />
a) la “procedura investigativa prematrimoniale”, al fine di verificare<br />
eventuali ostacoli alla validità e alla liceità del matrimonio e accertare<br />
le disposizioni della parte cattolica per una fruttuosa celebrazione;<br />
b) la “forma canonica”, per esprimere la dimensione religiosa delle nozze<br />
e certificarne la celebrazione;<br />
c) la licenza dell’Ordinario, in analogia a quanto richiesto per casi di<br />
matrimoni che possono presentare difficoltà particolari.
130<br />
Queste disposizioni, coerenti con il concetto di corpo sociale e giuridico<br />
che la Chiesa cattolica ha di se stessa e con la visione ecclesialesacramentale<br />
del matrimonio, riguardano direttamente la sola parte cattolica,<br />
ma indirettamente coinvolgono anche la parte non cattolica per<br />
l’intrinseca unitarietà del patto matrimoniale.<br />
Le Chiese battiste italiane, pur disciplinando con proprie norme la certificazione<br />
del matrimonio, non prevedono procedure che coinvolgano il<br />
coniuge cattolico. In effetti, “le Chiese aventi parte nell’UCEBI, oltre alla<br />
predisposizione di liturgie specifiche e del Documento sul matrimonio,<br />
non prevedono né l’ordinamento, né una normativa particolare per il matrimonio.<br />
Esse ritengono che sia compito dello Stato regolare con sue leggi<br />
l’istituto, cercando di eliminare le cause sociali ed economiche che lo insidiano<br />
e sviluppando quelle condizioni che lo favoriscano” (DM, n. 15).<br />
“Poiché il matrimonio è la libera determinazione degli sposi, le Chiese<br />
aventi parte nell’UCEBI, nel pieno rispetto delle leggi fondamentali dello<br />
Stato, non riconoscono che la diversità di etnia, di nazionalità, di condizioni<br />
sociali, di riferimenti culturali e/o ideologici o di confessione religiosa<br />
dei nubendi, possano costituire impedimenti per la validità o legittimità<br />
del matrimonio. Esse pertanto non richiedono né rilasciano alcuna<br />
dispensa per un matrimonio da celebrarsi secondo le proprie liturgie”<br />
(DM, n. 16). Le Chiese battiste rispettano “la coscienza della parte non<br />
evangelica di obbedire alla propria disciplina ecclesiastica” (DM, n. 30).<br />
Il diverso contenuto delle due discipline può far sorgere difficoltà,<br />
le quali tuttavia potranno essere superate, nel rapporto ecumenico tra le<br />
due Chiese, alla luce del fondamentale principio della mutua comprensione<br />
nella “reciprocità”. Stante l’asimmetria tra le due discipline, cioè<br />
la non perfetta corrispondenza di diritti e doveri, le due Chiese si impegnano<br />
a tener conto per quanto possibile delle specificità di ciascuna<br />
e ad agire perché ciascuno dei due coniugi goda di pari dignità, riconoscendo<br />
all’altro gli stessi diritti e gli stessi obblighi che rivendica a se<br />
stesso.<br />
Quanto alla forma di celebrazione del matrimonio, i nubendi raggiungeranno<br />
un accordo circa la forma più adatta a impostare la loro vita<br />
coniugale nello spirito di fede e nell’intento di realizzare un cammino<br />
ecumenico tra loro e nella famiglia. Tale accordo sarà accolto con gradimento<br />
dalle rispettive comunità. Da parte cattolica, l’Ordinario terrà<br />
conto della decisione delle parti in vista della concessione alla parte cattolica<br />
della dispensa dalla forma canonica.
131<br />
Per i matrimoni interconfessionali, entrambe le Chiese riconoscono<br />
reciprocamente le rispettive forme di celebrazione.<br />
Il coniuge cattolico e il coniuge battista avranno cura che il loro matrimonio<br />
venga registrato presso la propria comunità religiosa, ove ciò<br />
sia richiesto e in conformità alla disciplina di quest’ultima.<br />
Va tuttavia tenuto presente che allo stato attuale non è possibile il<br />
riconoscimento reciproco di tutti i matrimoni celebrati nelle rispettive<br />
Chiese, a causa del diverso giudizio sulla loro validità. Così non è consentito<br />
all’Ordinario cattolico di permettere il matrimonio se vi sono impedimenti<br />
da cui egli non può dispensare (ad esempio: precedente vincolo,<br />
ordine sacro) o qualora emergano motivi di nullità secondo la dottrina<br />
cattolica (esclusione dell’indissolubilità, della prole, ecc.) anche se<br />
tali matrimoni sono consentiti nelle Chiese battiste italiane.<br />
Per converso, le Chiese battiste non attribuiscono rilevanza ai matrimoni<br />
privi di effetti civili, la cui celebrazione è consentita in casi eccezionali<br />
dalla normativa cattolica. In base alla specifica concezione dei<br />
rapporti con lo Stato, le Chiese battiste non consentono infatti alla celebrazione<br />
di un matrimonio in mancanza del relativo nulla-osta civile o<br />
al quale non segua la trascrizione presso l’ufficio di stato civile e non riconoscono<br />
come legame matrimoniale quello non certificato dall’ufficio<br />
di stato civile.<br />
PARTE TERZA<br />
LA PASTORALE DEI MATRIMONI INTERCONFESSIONALI<br />
3.1. L’impegno delle Chiese<br />
Il confronto stabilito fra la Chiesa cattolica e le Chiese battiste nei capitoli<br />
precedenti ha messo in luce il fatto che, pur rimanendo le difficoltà<br />
dovute alle diversità confessionali, i matrimoni interconfessionali possono<br />
oggi essere visti nel loro aspetto positivo per l’apporto che possono<br />
arrecare al movimento ecumenico, specialmente quando ambedue i coniugi<br />
sono fedeli alla vocazione cristiana nella loro Chiesa.<br />
È auspicabile, quindi, che si sviluppi un’intesa pastorale che impegni<br />
non soltanto i ministri delle due Chiese, ma le stesse comunità, creando<br />
un ambiente spirituale che garantisca un’autentica testimonianza della<br />
comune fede nell’evangelo, un chiaro confronto dinanzi alle diversità<br />
confessionali e una ricerca serena delle soluzioni migliori dei problemi<br />
che si possono porre in casi particolari.
132<br />
Questa intesa pastorale potrà abbracciare le diverse fasi attraverso le<br />
quali si realizza il progetto di un matrimonio interconfessionale.<br />
3.2. Preparazione al matrimonio<br />
La Chiesa cattolica e le Chiese battiste italiane ritengono che il matrimonio<br />
celebrato nella fede cristiana è risposta a una vocazione del Signore<br />
e, come tale, richiede un’adeguata informazione e preparazione<br />
nel corso dell’iter formativo di ogni credente.<br />
È necessario che ciò avvenga già nella catechesi delle Chiese locali,<br />
con particolare riguardo al problema dei matrimoni interconfessionali:<br />
è la comunità intera che deve essere informata e preparata al riguardo.<br />
Quando, poi, un membro della comunità cattolica o di quella battista<br />
annuncia alla propria comunità la sua intenzione di contrarre matrimonio<br />
con una persona dell’altra confessione cristiana, è anzitutto necessario<br />
far presente che sia per l’una che per l’altra Chiesa l’esperienza<br />
dell’unione coniugale va vissuta nel quadro della fede, in quanto segno<br />
del “mistero grande”, cioè dell’amore di Cristo per la sua Chiesa<br />
(Ef 5, 23). L’unione coniugale così compresa realizza un’intima comunione<br />
di vita e di amore, aperta alla solidarietà e alla corresponsabilità<br />
nella società religiosa e civile.<br />
Fatte presenti le difficoltà che emergono in un matrimonio interconfessionale<br />
– difficoltà che possono ripercuotersi sull’andamento della<br />
vita familiare e sull’educazione della prole –, saranno indicati gli aspetti<br />
positivi per il reciproco arricchimento nella fede dei coniugi e per l’apporto<br />
al movimento ecumenico. Sarà loro ricordato che entrambe le<br />
Chiese li accompagneranno sempre con la loro solidarietà.<br />
Poste queste premesse, i nubendi saranno esortati a non trarre motivo<br />
dalle loro difficoltà per intiepidirsi nella fede e trascurare la partecipazione<br />
alla vita della loro comunità. La fede comune in Cristo li sosterrà<br />
nel loro amore reciproco.<br />
Il ministro di culto, a cui uno o ambedue i nubendi si saranno rivolti<br />
per chiedere informazioni sul loro progettato matrimonio, inviterà gli<br />
interessati a prendere contatto col ministro di culto dell’altra confessione<br />
religiosa non ancora interpellato.<br />
Di fronte alla volontà espressa da ambedue i nubendi di celebrare un<br />
matrimonio che sia riconosciuto da entrambe le Chiese, i ministri pro-
133<br />
cederanno in pieno accordo alla loro preparazione al matrimonio, nel rispetto<br />
delle disposizioni delle proprie comunità, in un’atmosfera di fraterna<br />
e reciproca collaborazione.<br />
Ognuno di essi inviterà i nubendi a un colloquio preparatorio in ordine<br />
agli adempimenti previsti dalla propria comunità, nella consapevolezza<br />
che tali adempimenti possono coinvolgere indirettamente anche il<br />
membro dell’altra confessione, il quale, se lo desidera, potrà far partecipare<br />
al colloquio il proprio ministro.<br />
In questo contesto il ministro cattolico verifica che non vi sia un atto<br />
di volontà da parte dei nubendi che escluda, al momento delle nozze,<br />
l’indissolubilità del proprio matrimonio.<br />
I rispettivi ministri di culto, se lo riterranno opportuno, potranno curare<br />
la realizzazione di alcuni incontri comuni, per disporre i nubendi ad<br />
avviare, nella loro vita coniugale, un cammino ecumenico.<br />
Le difficoltà che eventualmente emergessero circa la scelta della forma<br />
della celebrazione e dell’educazione della prole saranno risolte secondo<br />
le linee determinate nella quarta parte del presente Documento.<br />
3.3. La celebrazione del matrimonio<br />
Le Chiese battiste non pongono obblighi relativamente alla forma che<br />
i nubendi scelgono per il loro matrimonio, “perché i credenti sanno che,<br />
dovunque esso avvenga, lo scambio di promesse avviene davanti a Dio<br />
ed è l’espressione della loro speranza di vivere nella fede il matrimonio<br />
stesso” (DM, n. 6). Le Chiese battiste predispongono una apposita liturgia<br />
per i matrimoni interconfessionali, in cui ricevono lo scambio dei<br />
consensi e ne danno pubblica certificazione. La Chiesa cattolica richiede<br />
al contraente di confessione cattolica, come condizione per la validità del<br />
matrimonio stesso, di celebrarlo nella forma canonica, sia ai fini dell’accertamento<br />
delle nozze avvenute sia soprattutto per dare testimonianza al<br />
valore sacro, ecclesiale-sacramentale, del consenso matrimoniale. L’Ordinario<br />
può tuttavia concedere al proprio fedele la dispensa dalla forma<br />
canonica per i motivi precedentemente illustrati (cfr. n. 2.6).<br />
Il matrimonio interconfessionale potrà quindi essere celebrato in diversi<br />
modi, che richiedono comunque da parte dei nubendi una preparazione<br />
umana e cristiana tale da far loro prendere coscienza del valore naturale<br />
e di fede della loro unione coniugale.
134<br />
La Chiesa cattolica e quella battista auspicano che la celebrazione del<br />
matrimonio sia accompagnata e sostenuta dalla proclamazione della Parola<br />
di Dio e dalla professione di fede della comunità.<br />
a) Matrimonio celebrato secondo la forma canonica<br />
Il rito cattolico sarà abitualmente quello senza Messa, la cui celebrazione,<br />
nel caso di matrimoni interconfessionali, deve essere autorizzata<br />
dall’Ordinario. Nel caso previsto dal paragrafo 2.5, quando cioè<br />
la parte battista, pur nata e cresciuta nell’ambito della Chiesa, non è<br />
stata ancora battezzata, si userà il rito del matrimonio tra una parte<br />
cattolica e una parte catecumena o non cristiana (Rito del matrimonio,<br />
capitolo III). La celebrazione della Parola esprime l’unità di fede<br />
dei coniugi e ne dà testimonianza di fronte a congiunti e amici, ai<br />
quali permette di ritrovarsi intorno a un’unica realtà, senza che alcuno<br />
si senta turbato da mancanza di rispetto della propria coscienza.<br />
Se gli sposi lo chiedono, è ammessa e gradita la partecipazione alla liturgia<br />
nuziale, che non è concelebrazione, di un ministro o di una rappresentanza<br />
della Chiesa battista. In questo caso il solo ministro della<br />
Chiesa cattolica è autorizzato a ricevere il consenso degli sposi.<br />
La presenza del rappresentante della Chiesa battista esprime la sollecitudine<br />
pastorale della sua Chiesa nei confronti della nuova coppia.<br />
Tale presenza si potrà tradurre, per esempio, in una partecipazione alla<br />
liturgia della Parola e alla preghiera di intercessione.<br />
b) Matrimonio celebrato secondo l’ordinamento battista<br />
La celebrazione del matrimonio interconfessionale secondo l’ordinamento<br />
battista, dopo l’attuazione degli adempimenti previsti in ordine<br />
alla preparazione e dopo l’autorizzazione dell’Ordinario per la<br />
parte cattolica, avviene secondo la liturgia propria.<br />
Se gli sposi lo chiedono, è ammessa e gradita la partecipazione alla<br />
liturgia del ministro cattolico, come segno di un servizio che si vuole<br />
rendere alla realizzazione di un progetto unitario di vita coniugale<br />
cristiana. In tal caso, il consenso sarà ricevuto dal ministro battista<br />
a ciò designato, mentre la presenza del ministro cattolico non si configura<br />
come concelebrazione, ma esprime la sollecitudine pastorale<br />
della Chiesa cattolica a favore della nuova coppia.
135<br />
3.4. Pastorale per le coppie interconfessionali<br />
La presenza del Signore Gesù non si esaurisce nel momento della celebrazione<br />
delle nozze, ma con la grazia da lui promessa accompagna<br />
gli sposi in tutta la loro vita coniugale, che essi devono realizzare come<br />
cammino proteso verso il traguardo di una perfetta unione.<br />
È compito delle comunità cristiane educare e sostenere la coppia<br />
nell’atteggiamento di continua conversione, offrire ascolto, stimolarla<br />
a crescere insieme nella fede e a coltivare le virtù che rendono più ordinata<br />
e serena la vita in comune.<br />
Con questo spirito la coppia si disporrà a vivere con generosità la<br />
speciale esperienza di donazione nella paternità e nella maternità di<br />
fronte alla nuova vita, che potrà scaturire come dono divino della loro<br />
unione.<br />
Coloro che sono uniti in matrimonio nella fede hanno quotidianamente<br />
bisogno dell’ascolto della Parola di Dio, della preghiera in comune<br />
e del sostegno fraterno della comunità cristiana, anche di fronte<br />
ai problemi e alle responsabilità che insorgeranno nel corso della loro<br />
unione coniugale.<br />
Si dovranno favorire, pertanto, i contatti con la comunità del coniuge,<br />
sia nella sede propria che negli incontri comuni di preghiera, in modo<br />
da offrire alla coppia interconfessionale il conforto di una comprensione<br />
e di un aiuto ispirato alla comune fede in Cristo e alla fiduciosa<br />
speranza nell’unità dei credenti, da invocarsi come dono dallo Spirito.<br />
introduzione<br />
PARTE QUARTA<br />
INDICAZIONI APPLICATIVE<br />
Questa parte intende offrire indicazioni applicative in relazione ai<br />
problemi che possono emergere in un matrimonio interconfessionale,<br />
alla luce dei chiarimenti teologici ed ecclesiologici contenuti nelle tre<br />
parti precedenti, con particolare attenzione agli aspetti liturgici, disciplinari,<br />
pastorali e amministrativi.
136<br />
i - i preliminari<br />
4.1. Normative diverse<br />
Le differenze e le divergenze tra la concezione cattolica e quella<br />
evangelica del matrimonio, evidenziate nella seconda parte, implicano,<br />
di conseguenza, una differenziazione delle disposizioni applicative qui<br />
di seguito elencate.<br />
4.2. Conoscenza, comprensione, applicazione<br />
È opportuno che tali norme siano rese note agli sposi, siano comprese<br />
nel loro significato autentico e siano applicate correttamente, al fine di<br />
raggiungere l’obiettivo di assicurare il pieno riconoscimento da parte di<br />
ambedue le Chiese del matrimonio così celebrato.<br />
4.3. La normativa cattolica<br />
Per quanto concerne la Chiesa cattolica, è necessario chiarire il senso<br />
delle disposizioni contenute nel Codice di diritto canonico e nel Decreto<br />
generale della CEI sul matrimonio canonico, precisando i termini di<br />
applicazione degli impegni assunti dalla parte cattolica, che devono essere<br />
formulati in modo da non ledere la libertà e la coscienza della parte<br />
evangelica.<br />
4.4. La licenza<br />
Il Codice di diritto canonico stabilisce che “il matrimonio tra due persone<br />
battezzate (di cui una sola cattolica) … non può essere celebrato<br />
senza espressa licenza da parte della competente autorità” (can. 1124).<br />
La necessità della licenza non deriva da una considerazione pregiudizialmente<br />
negativa di tale matrimonio, ma dalla consapevolezza della<br />
sua particolare difficoltà. L’autorità cattolica ritiene pertanto suo dovere<br />
esaminare il caso al fine di accertare che esistano i presupposti per<br />
una valida e fruttuosa celebrazione del matrimonio. Con la concessione<br />
della licenza l’autorità cattolica dichiara che tali presupposti esistono<br />
ed esprime il proprio assenso alla celebrazione del matrimonio stesso.
137<br />
Tale assenso, dato alla parte cattolica, non riguarda, se non indirettamente,<br />
la parte evangelica, che non è soggetta alla giurisdizione della<br />
Chiesa cattolica (cfr. can. 11). Nel caso previsto dal paragrafo 2.5, quando<br />
cioè la parte battista, pur nata e cresciuta nell’ambito della Chiesa,<br />
non è stata ancora battezzata, occorrerà la dispensa dell’Ordinario a norma<br />
dei cann. 1078 e 1086.<br />
4.5. La certificazione del battesimo<br />
Le Chiese battiste non richiedono particolare certificazione ecclesiastica<br />
per procedere alla celebrazione di un matrimonio interconfessionale,<br />
in quanto ritengono sufficiente che uno dei nubendi abbia parte in<br />
una Chiesa battista, o in un’altra Chiesa evangelica con la quale esistono<br />
rapporti di comunione e di fraternità.<br />
La Chiesa cattolica, in caso di matrimonio interconfessionale, richiede<br />
la certificazione dell’avvenuto battesimo della parte evangelica.<br />
Nel caso previsto dal paragrafo 2.5, la certificazione ecclesiastica da<br />
parte battista conterrà l’indicazione “catecumeno”.<br />
4.6. Dichiarazioni e promesse<br />
Il can. 1125, n. 1 stabilisce: “La parte cattolica si dichiari pronta ad<br />
allontanare i pericoli di abbandonare la fede e prometta sinceramente di<br />
fare quanto è in suo potere perché tutti i figli siano battezzati ed educati<br />
nella Chiesa cattolica”.<br />
Su tale norma sono opportune le seguenti osservazioni:<br />
a) Per quanto riguarda la dichiarazione della parte cattolica di essere<br />
pronta ad allontanare i pericoli di abbandonare la fede, tali pericoli<br />
non derivano dalla fede della parte evangelica, la quale anzi può concorrere<br />
a edificare la fede del coniuge cattolico, ma dal rischio di indebolire<br />
la propria identità ecclesiale o addirittura di cadere nell’indifferentismo<br />
o nel relativismo religioso, trascurando, o abbandonando,<br />
la frequentazione della propria Chiesa.<br />
Tale rischio, peraltro, può essere corso anche dalla parte evangelica.<br />
È dunque impegno di entrambi i coniugi di vigilare al fine di vivere in<br />
modo autentico e coerente la propria fede in reciproco confronto e sostegno.
138<br />
b) La promessa di fare quanto possibile perché tutti i figli siano battezzati<br />
ed educati nella Chiesa cattolica vuole esprimere l’impegno di<br />
fedeltà della parte cattolica di vivere e testimoniare compiutamente<br />
la propria fede anche verso i figli, tenendo conto che uguale dirittodovere<br />
ha la parte evangelica relativamente alla propria vocazione rispetto<br />
alla Chiesa di appartenenza.<br />
Tale situazione speculare dovrebbe condurre a operare, di comune<br />
accordo, quelle scelte che concretamente si riveleranno più adatte al<br />
consolidamento della comunione della coppia e al bene della prole in<br />
ordine alla vita spirituale.<br />
Anche nel caso in cui non sia possibile al genitore cattolico battezzare<br />
ed educare tutti i figli nella Chiesa cattolica, non cessa per lui l’obbligo<br />
di condividere con loro la fede cattolica. Tale esigenza rimane<br />
e può comportare, per esempio, che egli svolga una parte attiva nel<br />
contribuire all’atmosfera cristiana della famiglia; che faccia quanto è<br />
in suo potere con la parola e con l’esempio per aiutare gli altri membri<br />
della famiglia ad apprezzare i valori peculiari della tradizione cattolica;<br />
che coltivi tutte le disposizioni necessarie perché, ben istruito<br />
nella propria fede, sia capace di esporla e di discuterne con gli altri;<br />
che preghi con la sua famiglia per implorare la grazia dell’unità dei<br />
cristiani, come è nella volontà del Signore. Tali indicazioni hanno pari<br />
rilevanza per il genitore evangelico, nel caso in cui i figli vengano<br />
battezzati ed educati nella Chiesa cattolica.<br />
4.7. L’informazione alla parte evangelica<br />
Il parroco è tenuto a informare la parte evangelica delle dichiarazioni<br />
e delle promesse formulate dalla parte cattolica (cfr. can. 1125, n. 2) illustrandone<br />
la portata e il significato. La parte evangelica ne prende atto<br />
senza obbligo di adesione né di firma. Spetta al parroco attestare tale<br />
presa d’atto. La parte cattolica deve a sua volta essere consapevole<br />
dell’analogo impegno di fedeltà della parte evangelica.<br />
4.8. Fini e proprietà essenziali del matrimonio<br />
Il can. 1125, n. 3, recita: “entrambe le parti siano istruite sui fini e le<br />
proprietà essenziali del matrimonio, che non devono essere escluse da<br />
nessuno dei contraenti”.
139<br />
Si tratta dei principi dell’unità della coppia, dell’indissolubilità del<br />
matrimonio e dell’apertura in ordine alla procreazione, che devono essere<br />
accettati da entrambe le parti contraenti.<br />
A tal fine è necessario e sufficiente che la parte cattolica e la parte<br />
evangelica, in dialogo con le rispettive Chiese, accettino ciò che esse<br />
hanno affermato nella parte prima di questo Documento (relativa a ciò<br />
che come cristiani diciamo in comune sul matrimonio), e nei paragrafi<br />
2.1, 2.2, 2.3, 2.4. della parte seconda (relativi al modo di comprendere le<br />
differenze e le divergenze su sacramentalità, indissolubilità, procreazione<br />
ed educazione dei figli).<br />
La preparazione dei futuri sposi su tale materia potrà essere fatta al<br />
meglio in forma congiunta dai due ministri, cattolico ed evangelico, nello<br />
spirito e secondo i contenuti delle prime tre parti di questo Documento,<br />
accertando che vi sia negli sposi l’integrità e la libertà del consenso.<br />
In ogni caso il parroco, per la sola parte cattolica, procederà all’istruttoria<br />
matrimoniale limitandosi, per la parte evangelica, a ricevere il certificato<br />
di battesimo e a registrarne i dati anagrafici, l’appartenenza ecclesiastica<br />
e la condizione matrimoniale. Quest’ultima risulterà da un certificato<br />
contestuale (rilasciato dall’ufficiale dello stato civile) e, se necessario,<br />
da un’autocertificazione che non si limiti alla sola dichiarazione di<br />
stato libero.<br />
4.9. Forma di celebrazione dei matrimoni interconfessionali<br />
Il matrimonio interconfessionale può essere celebrato in Chiesa cattolica<br />
o in Chiesa evangelica.<br />
4.10. La forma canonica e la dispensa dalla forma canonica<br />
Nel caso in cui il matrimonio interconfessionale sia celebrato nella<br />
Chiesa cattolica, la validità di detta celebrazione è condizionata all’osservanza<br />
della forma canonica, che consiste nella celebrazione alla presenza<br />
dell’Ordinario o del parroco del luogo o di un loro delegato e di<br />
due testimoni.<br />
Nel caso in cui il matrimonio interconfessionale venga celebrato in<br />
Chiesa evangelica, la parte cattolica, oltre alla licenza (cfr. sopra, n. 4.4),<br />
dovrà anche ottenere dall’Ordinario la dispensa dalla forma canonica.
140<br />
La dispensa dalla forma canonica ha rilevanza unicamente nel rapporto<br />
tra il coniuge cattolico e la sua Chiesa e in nessun modo può essere<br />
intesa come autorizzazione alla Chiesa evangelica di procedere alla celebrazione<br />
di un matrimonio valido anche ai fini della Chiesa cattolica.<br />
Per tutti gli adempimenti previsti per il caso in questione, la parte<br />
evangelica non è tenuta a recarsi presso la curia diocesana, essendo sufficiente<br />
che vi provvedano il parroco e il coniuge cattolico.<br />
4.11. Il luogo della celebrazione di un matrimonio interconfessionale<br />
Nel caso in cui le parti scelgano di celebrare il matrimonio nella Chiesa<br />
cattolica, tale celebrazione avverrà ordinariamente nella parrocchia in<br />
cui la parte cattolica è inserita, a norma del can. 1115.<br />
Nel caso in cui venga scelta la Chiesa evangelica, la parte cattolica dovrà<br />
indicarne il luogo nella domanda di dispensa dalla forma canonica, al<br />
fine di dar modo al proprio Ordinario diocesano di interpellare l’Ordinario<br />
del luogo in cui avverrà la celebrazione (cfr. can. 1127, n. 2).<br />
4.12. Trasmissione alle Chiese della dichiarazione<br />
di avvenuto matrimonio<br />
Il coniuge cattolico e quello evangelico avranno cura che il loro matrimonio,<br />
celebrato fuori dalla loro Chiesa di appartenenza, venga poi<br />
registrato presso la propria comunità, ove ciò sia richiesto e in conformità<br />
alla disciplina di quest’ultima.<br />
4.13. Nuove formulazioni delle promesse<br />
Il can. 1126 del Codice di diritto canonico attribuisce alle Conferenze<br />
Episcopali la facoltà di definire i modi in cui possono essere formulate<br />
le dichiarazioni e le promesse della parte cattolica. Nell’ambito di tale<br />
concessione, si propone una formulazione in positivo di alcune espressioni<br />
che, senza modificarne il significato, possono più facilmente essere<br />
comprese e ricevute in ambito ecumenico.<br />
a) La formula della dichiarazione potrebbe essere così concepita:<br />
“Dichiaro di impegnarmi a mantenere e approfondire la mia fede<br />
dandone testimonianza con la mia vita e riconosco al contempo la fede<br />
cristiana del mio coniuge evangelico”; oppure: “Dichiaro di impegnarmi<br />
a mantenere la fede cattolica dandone testimonianza con la
141<br />
mia vita, nel rispetto della fede del mio coniuge evangelico, edificandoci<br />
reciprocamente ed evitando ogni forma di indifferentismo”.<br />
b) La formula della promessa potrebbe essere: “Prometto di (o mi impegno<br />
a) fare quanto sarà in mio potere perché tutti i figli siano battezzati<br />
ed educati nella fede cattolica, tenendo conto che il mio coniuge<br />
ha lo stesso diritto-dovere di fedeltà nei confronti della propria vocazione<br />
così come è vissuta nella sua Chiesa di appartenenza. Cercherò<br />
pertanto di concordare con il mio coniuge le scelte più adeguate per la<br />
vita spirituale dei nostri figli”.<br />
ii - gli aspetti civilistici<br />
4.14. Gli effetti civili<br />
La Repubblica Italiana riconosce gli effetti civili ai matrimoni contratti<br />
secondo le norme del diritto canonico cattolico e ai matrimoni celebrati<br />
secondo le norme e le liturgie delle Chiese battiste, a condizione<br />
che siano state fatte le pubblicazioni nella casa comunale e che l’atto di<br />
matrimonio sia trascritto nei registri dello stato civile.<br />
4.15. Procedura per la celebrazione del matrimonio canonico<br />
con effetti civili<br />
Il parroco, dopo aver espletato l’istruttoria matrimoniale, indirizza<br />
all’ufficiale dello stato civile nel comune nel quale uno dei contraenti ha<br />
la residenza la richiesta delle pubblicazioni civili. L’ufficiale dello stato<br />
civile, a sua volta, invia al parroco il certificato di eseguite pubblicazioni<br />
civili. Il parroco può procedere alla celebrazione del matrimonio, dando<br />
lettura agli sposi degli articoli 143, 144 e 147 del Codice civile e trasmettendo<br />
all’ufficiale dello stato civile uno degli originali dell’atto per<br />
la trascrizione.<br />
4.16. Procedura per la celebrazione secondo le norme e le liturgie<br />
delle Chiese battiste<br />
Sono gli sposi stessi a richiedere le pubblicazioni civili dichiarando<br />
di voler celebrare il matrimonio secondo le norme e le liturgie battiste.
142<br />
L’ufficiale dello stato civile dà lettura agli sposi degli articoli 143, 144<br />
e 147 del Codice civile. Eseguite le pubblicazioni, l’ufficiale dello stato<br />
civile rilascia agli sposi in doppia copia un “nulla osta” in base al quale è<br />
possibile procedere alla celebrazione del matrimonio. Avvenuta la celebrazione,<br />
il pastore trasmette all’ufficiale dello stato civile uno degli originali<br />
dell’atto e del “nulla osta” per la trascrizione.<br />
4.17. <strong>Anno</strong>tazioni nell’atto di matrimonio<br />
Nell’atto di matrimonio può essere dichiarata la scelta del regime di<br />
separazione dei beni (cfr. art. 162, 2° comma, del Codice civile) e possono<br />
essere riconosciuti i figli naturali (cfr. art. 283 del Codice civile).<br />
iii - la preparazione<br />
4.18. Rilevanza della preparazione<br />
Nella terza parte di questo Documento si attribuisce particolare importanza<br />
alla fase di preparazione del matrimonio interconfessionale, lasciando<br />
alle parti ampi spazi di creatività in spirito di cordiale intesa e<br />
nel rispetto delle disposizioni disciplinari proprie di ciascuna comunità.<br />
Appare comunque opportuno offrire alcuni suggerimenti per un’adeguata<br />
preparazione.<br />
4.19. Il contenuto della preparazione<br />
Quanto ai contenuti, la preparazione dovrebbe consistere:<br />
a) nella spiegazione del matrimonio relativamente alla dottrina e alla disciplina<br />
dell’una e dell’altra Chiesa, nell’illustrazione degli elementi<br />
comuni e di quelli discordanti, avendo la Parola del Signore come riferimento<br />
di fondo e gli orientamenti concordati in questo Documento<br />
come guida pratica;<br />
b) nella conoscenza più ampia delle due Chiese e nel modo in cui esse<br />
vivono concretamente la fede cristiana;<br />
c) nella predisposizione di quanto riguarda la celebrazione, laddove<br />
sia stata concordata la partecipazione di rappresentanti dell’altra<br />
Chiesa.
143<br />
4.20. Gli ambiti della preparazione<br />
Quanto agli ambiti:<br />
a) occorre concordare con le coppie interconfessionali l’ambito cattolico<br />
o evangelico o comune della preparazione;<br />
b) è opportuno in ogni caso che la preparazione preveda uno o più colloqui<br />
congiunti della coppia con i due ministri;<br />
c) è inoltre auspicabile che, dove esiste un gruppo di coppie interconfessionali,<br />
i fidanzati vi partecipino per confrontarsi e far tesoro delle<br />
esperienze di tali coppie. È opportuna, ove esso manchi, la costituzione<br />
di un gruppo locale con l’attiva partecipazione dei ministri delle<br />
due Chiese.<br />
4.21. Libertà di scelta degli sposi<br />
Al fine di tutelare la libertà degli sposi di scegliere la forma della celebrazione<br />
che riterranno a essi più consona, verranno illustrate agli stessi<br />
le due possibilità in cui il matrimonio può essere celebrato: secondo la<br />
forma canonica o secondo le norme e le liturgie delle Chiese battiste.<br />
4.22. Informazione e formazione di base<br />
La preparazione a un matrimonio interconfessionale non dovrebbe<br />
essere solo quella immediata di una concreta coppia interconfessionale.<br />
Si auspica invece che, in accordo con questo Documento (3.2), la trattazione<br />
del matrimonio interconfessionale sia introdotta nei normali corsi<br />
di catechesi e di educazione cristiana per giovani ed adulti. Ne consegue,<br />
per le due Chiese, la convenienza di un adeguamento dei testi di catechesi<br />
e di formazione, così che essi comprendano la tematica dei matrimoni<br />
interconfessionali.<br />
iv - la celebrazione liturgica<br />
4.23. Adozione e adattamenti della liturgia della Chiesa<br />
in cui è celebrato il matrimonio<br />
Le parti scelgono liberamente la Chiesa nel cui ambito intendono<br />
sposarsi e il matrimonio viene celebrato secondo la liturgia di tale Chiesa,<br />
con opportuni adattamenti concordati insieme ai ministri: scelta dei
144<br />
testi biblici, interventi per brevi dichiarazioni, intenzioni di preghiera,<br />
parti cantate, ecc., che tuttavia dovranno inserirsi in modo armonico nello<br />
schema liturgico.<br />
4.24. Rappresentanza e partecipazione dell’altra Chiesa<br />
Se i futuri sposi lo chiedono, il ministro o un rappresentante dell’altra<br />
Chiesa può partecipare attivamente alla celebrazione del matrimonio<br />
interconfessionale, rivolgendo un messaggio, facendo una preghiera di<br />
intercessione o tenendo la predicazione. A tal fine la liturgia può essere<br />
preparata insieme dai ministri e dai futuri sposi. Soltanto il ministro della<br />
Chiesa in cui si celebra il matrimonio è autorizzato a ricevere il consenso<br />
e a dichiarare uniti gli sposi.<br />
4.25. Opportunità dei segni di accoglienza ecumenica<br />
Anche se non è espressamente prevista una “liturgia ecumenica” del<br />
matrimonio interconfessionale concordata dalle due Chiese, la celebrazione<br />
del matrimonio deve avere un carattere ecumenico in armonia con<br />
il presente Documento, tenendo conto del fatto che la coppia è interconfessionale,<br />
che i presenti appartengono a Chiese diverse, che tutti devono<br />
essere messi a loro agio e devono poter capire e partecipare. È importante<br />
che il saluto iniziale si rivolga espressamente anche ai membri<br />
dell’altra Chiesa, così come l’accoglienza e il posto riservato al rappresentante<br />
dell’altra Chiesa. Particolarmente apprezzabile è il dono della<br />
Bibbia in una traduzione interconfessionale fatto insieme dalle due comunità<br />
con la firma dei rispettivi ministri.<br />
4.26. La liturgia della Parola nella celebrazione<br />
Il matrimonio interconfessionale, tanto nella Chiesa cattolica quanto<br />
nella Chiesa evangelica, viene celebrato con una liturgia basata sulla<br />
Parola del Signore. Persistendo diversità teologiche sulle rispettive dottrine,<br />
è di norma esclusa la celebrazione dell’Eucaristia o della Cena del<br />
Signore, per non inserire un elemento di separazione in un atto centrato<br />
sull’unione degli sposi e nella consapevolezza che la piena comunione<br />
tra le Chiese non è ancora raggiunta.
145<br />
4.27. La formulazione del consenso<br />
Lo scambio del consenso matrimoniale avviene nelle forme stabilite<br />
dalle Chiese in cui avviene la celebrazione.<br />
La liturgia della Chiesa cattolica non prevede nel rito del matrimonio<br />
una formula particolare per il consenso in un matrimonio interconfessionale.<br />
La liturgia delle Chiese battiste, tenuto presente quanto stabilito dalle<br />
disposizioni civili per lo scambio del consenso, prevede formule alternative<br />
al fine di rispettare le diverse situazioni personali, una delle quali<br />
riguarda i matrimoni interconfessionali.<br />
v - il battesimo dei figli<br />
4.28. Collaborazione ecumenica<br />
per il battesimo di figli di coppie interconfessionali<br />
La coppia interconfessionale che intenda seguire la prassi del pedobattesimo,<br />
decide liberamente di presentare al battesimo in Chiesa cattolica<br />
i figli nati dal matrimonio. In questo caso il battesimo si svolge secondo<br />
la liturgia cattolica, con gli opportuni adattamenti qualora la coppia<br />
chieda al ministro battista di esserne parte attiva. Questi può partecipare<br />
rivolgendo un messaggio, o tenendo la predicazione, o proponendo<br />
una preghiera.<br />
Qualora la coppia scelga di presentare al Signore e alla Chiesa battista<br />
il bambino per la benedizione, come d’uso nelle Chiese battiste, tutto<br />
si svolge secondo la liturgia per l’occasione. Anche in questo caso la<br />
coppia può invitare il ministro della Chiesa cattolica, il quale può leggere<br />
un testo biblico, rivolgere un saluto, una preghiera, o proporre una parola<br />
evangelica per l’occasione.<br />
Per la preparazione di tali celebrazioni, è necessario un previo incontro<br />
dei ministri e della coppia interconfessionale, come già avviene per<br />
la preparazione della liturgia matrimoniale.<br />
Il battesimo o la presentazione, celebrati nell’ambito di una collaborazione<br />
ecumenica, possono costituire, per gli sposi e per le Chiese, uno<br />
stimolo a camminare verso l’unità.<br />
Il ministro della comunità in cui il battesimo viene celebrato è tenuto<br />
a registrarlo come d’uso e a darne comunicazione al ministro dell’altra<br />
Chiesa.
146<br />
vi - l’educazione religiosa dei figli<br />
4.29. Parità dei diritti e dei doveri di entrambi i coniugi<br />
L’educazione religiosa dei figli delle coppie interconfessionali è diritto<br />
e dovere di entrambi i coniugi. Questo significa che in un matrimonio<br />
interconfessionale un coniuge non può delegare interamente all’altro<br />
questo compito, sottraendosi così a una diretta responsabilità che gli<br />
è propria.<br />
Il presente Documento (cfr. n. 2.4) suggerisce al riguardo l’assunzione<br />
di un impegno particolare da parte di uno dei due coniugi, sulla base<br />
di una decisione comunemente concordata: così facendo, si intende conferire<br />
ai figli una precisa identità confessionale.<br />
Nell’ambito di questo orientamento prevalente, rimane irrinunciabile<br />
l’apporto di testimonianza e di educazione da parte dell’altro coniuge.<br />
4.30. Modalità dell’educazione religiosa dei figli<br />
Riguardo all’educazione religiosa dei figli le coppie interconfessionali<br />
possono adottare vari modi di comportamento, sempre nell’ottica di<br />
dare ai figli una formazione di base sostanzialmente biblica e nel contempo<br />
di fare conoscere le diverse impostazioni dottrinali e disciplinari<br />
dell’una e dell’altra Chiesa, tutelando la loro libertà di scelta in vista delle<br />
loro scelte future.<br />
È comunque da escludere, l’adozione di una linea agnostica, neutrale<br />
o confusa, che nel nome dell’equidistanza non preveda nessuna formazione<br />
rinviando ogni eventuale scelta all’età matura.<br />
È chiaro d’altra parte che l’inserimento deve necessariamente avvenire<br />
nell’una o nell’altra comunità, senza escludere la partecipazione alla<br />
vita di entrambe sulla base di un impegno ecumenico vissuto.<br />
4.31. Collaborazione ecumenica nel campo della catechesi<br />
Nell’ambito della educazione alla fede delle Chiese a cui le coppie<br />
interconfessionali si riferiscono è viva l’esigenza di una collaborazione<br />
ecumenica nel campo della catechesi. Essa consiste in una presentazione<br />
di quello che i cristiani hanno in comune, senza tacere le differenze e
147<br />
le divergenze, e in una presentazione dell’altra Chiesa (storia, teologia,<br />
spiritualità) fatta con obiettività e senza pregiudizi.<br />
4.32. Collaborazione interconfessionale nel campo della catechesi<br />
Là dove sono presenti figli di coppie interconfessionali, è necessario<br />
sviluppare a livello locale una collaborazione interconfessionale nel<br />
campo della catechesi attuando una comune programmazione di percorsi<br />
catechistici a contenuto biblico, integrati da una parte dagli elementi<br />
essenziali della Tradizione e del Magistero cattolico e dall’altra dai caratteri<br />
specifici della Confessione di fede dei battisti italiani e da nozioni<br />
della loro configurazione organizzativa. In questi percorsi si potranno<br />
inserire momenti di confronto anche sulle differenze e sulle divergenze,<br />
in modo da aiutare una scelta confessionale là dove questa non sia ancora<br />
stata fatta. Il primo ambito naturale di tale catechesi è la famiglia interconfessionale.<br />
vii - coinvolgimento delle comunità<br />
4.33. Interesse, sostegno e accoglienza da parte delle comunità<br />
È necessario che le comunità interessate siano in qualche modo coinvolte<br />
nell’evento del matrimonio interconfessionale al fine di evitare che<br />
esso resti una questione privata delle singole famiglie.<br />
La crescita dello spirito ecumenico delle comunità è fondamentale<br />
per un’adeguata e fraterna accoglienza del matrimonio interconfessionale.<br />
Proprio perché nessuno nasconde le difficoltà di tale scelta, la coppia<br />
che intraprende questo cammino deve sentirsi compresa e sostenuta,<br />
sia al momento della decisione sia dopo la celebrazione del matrimonio,<br />
nel suo inserimento nell’una e nell’altra comunità. Una parola di accoglienza<br />
in un culto pubblico, rivolta in particolare al coniuge appartenente<br />
all’altra Chiesa, può essere utile e opportuna.<br />
4.34. Presenza attiva da parte delle coppie interconfessionali<br />
Per quanto possibile, nel pieno rispetto della loro specificità, le coppie<br />
interconfessionali devono essere attivamente presenti nelle comu-
148<br />
nità costruendo quelle relazioni che sono così importanti per sviluppare<br />
conoscenza e comprensione e contribuendo a promuovere attività ecumeniche<br />
di incontro, studio biblico e preghiera.<br />
4.35. Comunione eucaristica e comunione della Chiesa universale<br />
Cattolici e battisti in modi diversi affermano lo stretto legame tra comunione<br />
eucaristica e comunione della Chiesa universale secondo la parola<br />
dell’Apostolo Paolo: “Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo<br />
molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell’unico pane”<br />
(1Cor 10, 17). Tuttavia permangono diversità nell’interpretare questo<br />
legame e nel trarne le conseguenze a livello teologico e pastorale.<br />
4.36. Il problema della reciproca ospitalità eucaristica<br />
Dei problemi e delle responsabilità che le coppie interconfessionali<br />
dovranno affrontare con il sostegno fraterno della comunità cristiana,<br />
fa parte il delicato problema della reciproca ospitalità eucaristica e<br />
cioè dell’accoglienza alla Cena del Signore del coniuge che è membro<br />
dell’altra Chiesa.<br />
4.37. L’ospitalità eucaristica per le Chiesa battiste<br />
Le Chiese battiste accolgono alla Cena del Signore tutti coloro che nella<br />
fede liberamente “esaminando se stessi” e “discernendo di essere parte<br />
del corpo del Signore” (1Cor 11, 28-29) si avvicinano alla Cena stessa,<br />
che è confessata essere del Signore e non di una particolare Chiesa.<br />
4.38. L’ospitalità eucaristica per la Chiesa cattolica<br />
La Chiesa cattolica, dal canto suo, ritiene che la piena comunione ecclesiale<br />
e la sua espressione visibile siano indispensabili per la partecipazione<br />
comune all’Eucaristia. Per tali ragioni l’ammissione del coniuge<br />
battista a tale sacramento può avvenire soltanto se vi è pericolo di<br />
morte o urgesse altra grave necessità.<br />
Non è altresì consentita la partecipazione di cattolici alla Cena del Signore<br />
in una Chiesa evangelica, in quanto non c’è il reciproco riconosci-
149<br />
mento del ministero ordinato e perché non c’è una comune dottrina eucaristica.<br />
4.39. Il comune impegno delle coppie interconfessionali<br />
Nel contesto di consonanze e differenze delineato in questo Documento<br />
comune, le coppie interconfessionali sono impegnate a vivere il loro<br />
matrimonio, con l’aiuto dello Spirito e il conforto della Parola, rispondendo<br />
così a quella particolare vocazione che il Signore rivolge loro.<br />
CONCLUSIONE<br />
Il presente Documento, elaborato di comune accordo, è stato concepito<br />
come un concreto passo nel cammino ecumenico fra le Chiese battiste e<br />
la Chiesa cattolica in Italia, in un campo particolarmente delicato e atto ad<br />
aprire la via a ulteriori sviluppi. Questo testo è nello stesso tempo una sfida<br />
e una promessa di significativi sviluppi del dialogo ecumenico.<br />
Nel rispetto delle reciproche posizioni, si è cercato di cogliere con attenzione<br />
il patrimonio comune di fede, di interpretare obiettivamente le<br />
divergenze, che soltanto la fede in Cristo e la grazia del Signore possono<br />
far superare, e di fornire indicazioni pratiche perché un matrimonio interconfessionale<br />
possa avvenire con la partecipazione e il riconoscimento<br />
delle due comunità di appartenenza.<br />
L’auspicio più generale è che esso contribuisca a incrementare la mutua<br />
comprensione fra la Chiesa cattolica e le Chiese battiste in Italia e a<br />
rinnovare il comune impegno per un più spedito cammino verso l’unità<br />
dei cristiani.<br />
Roma, 30 giugno <strong>2009</strong><br />
Per la Conferenza Episcopale Italiana<br />
Angelo Card. Bagnasco<br />
Presidente<br />
Per l’Unione Cristiana Evangelica<br />
Battista d’Italia<br />
Past. Anna Maffei<br />
Presidente
150<br />
Rendiconto,<br />
previsto dall’art. 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222,<br />
relativo all’utilizzazione delle somme<br />
pervenute nell’anno 2008<br />
all’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero<br />
e alla Conferenza Episcopale Italiana<br />
in forza degli artt. 46 e 47 della medesima legge<br />
L’articolo 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222, dispone che la Conferenza<br />
Episcopale Italiana trasmetta annualmente all’autorità statale<br />
competente il rendiconto relativo all’effettiva utilizzazione delle somme<br />
di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, della stessa legge e lo pubblichi<br />
sul «Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana», organo ufficiale<br />
della Conferenza medesima.<br />
In adempimento a tale disposizione, si pubblica il rendiconto relativo<br />
all’anno 2008, con alcune annotazioni illustrative, inviato dal Presidente<br />
della CEI, Card. Angelo Bagnasco, al Ministro dell’Interno, On.<br />
Roberto Maroni, con lettera in data 30 giugno <strong>2009</strong>, prot. n. 503/<strong>2009</strong>,<br />
ai sensi dell’art. 20 del regolamento di esecuzione della legge 222/1985,<br />
approvato con dPR 13 febbraio 1987, n. 33.<br />
Nell’indicare i singoli dati si segue l’ordine delle lettere del comma<br />
secondo dell’art. 44:<br />
* Lettera a)<br />
- Numero dei sacerdoti a favore dei quali si è provveduto nell’anno<br />
2008:<br />
- sacerdoti abili a prestare un servizio a tempo pieno in favore delle<br />
diocesi n. 34.649<br />
- sacerdoti non abili a prestare un servizio a tempo pieno in favore delle<br />
diocesi n. 3.040<br />
* Lettera b)<br />
- Somma stabilita dalla Conferenza Episcopale Italiana per il dignitoso<br />
sostentamento dei sacerdoti (al netto dei contributi previdenziali dovuti<br />
al Fondo Clero dell’INPS e al lordo delle ritenute fiscali):
151<br />
- sacerdoti abili a prestare un servizio a tempo pieno:<br />
da un minimo di € 11.520,00 (€ 960,00 mensili x 12 mensilità)<br />
ad un massimo di € 21.456,16 (€ 1.788,00 mensili x 12 mensilità)<br />
- sacerdoti non abili a prestare un servizio a tempo pieno:<br />
sacerdoti: € 15.552,00 (€ 1.296,00 mensili x 12 mensilità)<br />
Vescovi emeriti: € 18.864,00 (€ 1.572,00 mensili x 12 mensilità)<br />
* Lettera c)<br />
- Ammontare complessivo delle somme di cui agli articoli 46 e 47 destinate<br />
al sostentamento del clero:<br />
- erogazioni liberali pervenute all’Istituto Centrale per il sostentamento<br />
del clero e deducibili a termini dell’art. 46 € 16.803.400<br />
- importo destinato dalla CEI a valere sull’anticipo dell’8 per mille IR-<br />
PEF € 373.000.000<br />
* Lettera d)<br />
- Numero dei sacerdoti a cui è stata assicurata<br />
l’intera remunerazione: n. 180<br />
* Lettera e)<br />
- Numero dei sacerdoti a cui<br />
è stata assicurata un’integrazione: n. 34.743<br />
* Lettera f)<br />
- Ammontare delle ritenute fiscali e dei contributi previdenziali operati<br />
ai sensi dell’art. 25:<br />
- ritenute fiscali<br />
€ 70.357.029<br />
- contributi previdenziali<br />
€ 27.381.687<br />
* Lettera g)<br />
- Interventi finanziari dell’Istituto Centrale a favore dei singoli Istituti<br />
per il sostentamento del clero € 360.030.312<br />
* Lettera h)<br />
- Interventi operati per le altre finalità previste dall’art. 48:<br />
1. Esigenze di culto della popolazione<br />
La somma destinata a questa finalità è stata pari a € 424.513.714,96.<br />
In particolare, essa è stata così ripartita:
152<br />
- per l’edilizia di culto: € 185.000.000;<br />
- alle diocesi, per il sostegno delle attività<br />
di culto e pastorale: € 160.000.000;<br />
- per interventi di rilievo nazionale definiti dalla CEI: € 38.000.000;<br />
- per il “fondo speciale” finalizzato alla promozione<br />
della catechesi e dell’educazione cristiana: € 32.513.714,96;<br />
- per l’attività dei Tribunali ecclesiastici regionali<br />
per le cause matrimoniali: € 9.000.000.<br />
2. Interventi caritativi in Italia e nei paesi del terzo mondo<br />
La somma destinata a questa finalità è stata pari a € 205.000.000.<br />
In particolare, essa è stata così ripartita:<br />
- alle diocesi, per interventi caritativi a favore della collettività nazionale:<br />
€ 90.000.000;<br />
- per interventi caritativi di rilievo nazionale<br />
definiti dalla CEI: € 30.000.000;<br />
- per interventi caritativi<br />
a favore di paesi del terzo mondo: € 85.000.000.<br />
* * *<br />
ANNOTAZIONI<br />
L’art. 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222 dispone: “la Conferenza<br />
Episcopale Italiana trasmette annualmente all’autorità statale competente<br />
un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di<br />
cui agli articoli 46, 47 [e 50, terzo comma]”, e indica gli elementi che<br />
“tale rendiconto deve comunque precisare”.<br />
sostentamento del clero cattolico<br />
1. Quanto al dato di cui alla lettera a) dell’art. 44, comma secondo:<br />
Il numero di 37.689 (34.649 + 3.040) individua i sacerdoti inseriti nel<br />
sistema di sostentamento nel corso del 2008, compresi coloro che sono<br />
deceduti tra il 2 gennaio e il 31 dicembre dello stesso anno.
153<br />
I primi (34.649) sono coloro che hanno avuto titolo a una remunerazione<br />
per il ministero svolto a tempo pieno in servizio delle diocesi (cf.<br />
art. 24); i secondi (3.040) sono coloro a cui si è provveduto a titolo di<br />
previdenza integrativa (cf. art. 27, comma primo), non essendo essi più<br />
in grado di svolgere un servizio a tempo pieno.<br />
2. Quanto ai dati di cui alla lettera b):<br />
L’esistenza di un importo minimo e di un importo massimo di remunerazione<br />
assicurato ai sacerdoti deriva dalle scelte operate nella definizione<br />
del sistema remunerativo.<br />
A ciascun sacerdote spetta un numero X di punti; ogni anno la CEI<br />
determina il valore monetario del singolo punto (per il 2008: € 12,00);<br />
la remunerazione assicurata corrisponde al prodotto del numero dei punti<br />
per il valore del punto.<br />
Il numero dei punti varia in concreto per ciascun sacerdote, perché<br />
a partire da un numerobase uguale per tutti (nel 2008: 80 punti mensili)<br />
sono attribuiti punti ulteriori (fino a un massimo di 149 punti mensili)<br />
al verificarsi di circostanze previste dalla normativa data dalla CEI ai<br />
sensi dell’art. 75 della legge n. 222/1985 e secondo gli indirizzi del can.<br />
281 del codice di diritto canonico (oneri particolari connessi con l’esercizio<br />
di taluni uffici; anzianità nell’esercizio del ministero sacerdotale;<br />
spese per alloggio in mancanza di casa canonica; condizioni di speciale<br />
difficoltà).<br />
3. Quanto ai dati di cui alla lettera c):<br />
Le offerte deducibili previste dall’art. 46, destinate al sostentamento<br />
del clero cattolico nel 2008, sono state pari a € 16.803.400.<br />
Si tratta dell’importo complessivo delle erogazioni liberali versate nel<br />
corso del 2007 dai donanti sui conti correnti postale e bancari dell’Istituto<br />
Centrale oppure presso gli Istituti diocesani per il sostentamento del<br />
clero all’uopo delegati, del quale l’Istituto Centrale ha avuto conoscenza<br />
esauriente soltanto dopo la chiusura dell’esercizio 2007, al ricevimento<br />
delle rendicontazioni degli enti collettori; conseguentemente detto importo<br />
è stato destinato al sostentamento del clero nell’esercizio successivo<br />
(2008).
154<br />
La somma di € 373.000.000 corrisponde all’importo trasmesso dalla<br />
CEI all’Istituto Centrale prelevandolo dal versamento complessivo di<br />
€ 1.002.513.714,96 effettuato dallo Stato nell’anno 2008 ai sensi dell’ultimo<br />
comma dell’art. 47.<br />
4. Quanto ai dati di cui alle lettere d) ed e):<br />
Come è noto, il sistema di sostentamento del clero cattolico è impostato<br />
secondo i seguenti criteri:<br />
A. I sacerdoti che svolgono servizio in favore della diocesi “comunicano<br />
annualmente all’Istituto diocesano per il sostentamento del clero:<br />
a) la remunerazione che, secondo le norme stabilite dal Vescovo dioce-<br />
sano, sentito il Consiglio presbiterale, ricevono dagli enti ecclesiastici<br />
presso i quali esercitano il ministero;<br />
b) gli stipendi eventualmente ad essi corrisposti da altri soggetti” (art. 33).<br />
B. “L’Istituto verifica, per ciascun sacerdote, i dati ricevuti a norma<br />
dell’art. 33. Qualora la somma dei proventi di cui al medesimo articolo<br />
non raggiunga la misura determinata dalla Conferenza Episcopale<br />
Italiana a norma dell’articolo 24, primo comma, l’Istituto stabilisce<br />
l’integrazione spettante, dandone comunicazione all’interessato”<br />
(art. 34, comma primo).<br />
C. “Gli Istituti diocesani per il sostentamento del clero provvedono<br />
all’integrazione di cui all’art. 34 con i redditi del loro patrimonio.<br />
Qualora tali redditi risultino insufficienti, gli Istituti richiedono<br />
all’Istituto Centrale la somma residua necessaria ad assicurare ad<br />
ogni sacerdote la remunerazione nella misura stabilita” (art. 35, commi<br />
primo e secondo).<br />
In pratica possono dunque verificarsi tre situazioni:<br />
• Taluni sacerdoti non ricevono alcuna remunerazione dall’ente ecclesiastico,<br />
perché questo è impossibilitato a intervenire in loro favore<br />
per mancanza totale di mezzi; se il sacerdote non ha altre entrate<br />
computabili, gli si deve l’intera remunerazione.<br />
I sacerdoti versanti in questa condizione sono stati 180.
155<br />
• Altri sacerdoti ricevono una remunerazione da enti ecclesiastici o godono<br />
di altre entrate computabili; se con queste risorse non raggiungono<br />
la misura di remunerazione loro attribuita (cf. quanto annotato<br />
più sopra alla lettera B), hanno diritto di ricevere una integrazione fino<br />
alla concorrenza di tale misura.<br />
I sacerdoti versanti in questa condizione sono stati 34.743.<br />
• Altri sacerdoti, infine, che ricevono una remunerazione da enti ecclesiastici<br />
o godono di altre entrate computabili, raggiungono con questi<br />
apporti o addirittura superano la misura di remunerazione loro attribuita;<br />
in questo caso non è dovuta loro alcuna integrazione.<br />
I sacerdoti versanti in questa condizione sono stati 2.766.<br />
5. Quanto al dato di cui alla lettera f):<br />
A proposito delle ritenute fiscali è opportuno ricordare che si tratta di<br />
quelle operate dall’Istituto Centrale su due possibili componenti della<br />
remunerazione dei sacerdoti:<br />
- la remunerazione ricevuta da enti ecclesiastici;<br />
- la remunerazione totale o l’integrazione ricevuta dagli Istituti per il<br />
sostentamento del clero.<br />
È da sottolineare, peraltro, che il carico fiscale complessivo che è gravato<br />
sui sacerdoti nel 2008 è maggiore dell’importo indicato: quando,<br />
per esempio, a comporre la remunerazione attribuita al sacerdote concorre<br />
uno stipendio (insegnamento della religione cattolica nelle scuole,<br />
assistenza spirituale negli ospedali o nelle carceri, ecc.) le ritenute sul<br />
medesimo sono operate direttamente dallo Stato. È noto inoltre che lo<br />
Stato effettua le ritenute sulle pensioni di cui eventualmente i sacerdoti<br />
godono.<br />
A proposito dei contributi previdenziali si precisa che si tratta di quelli<br />
dovuti, ai sensi della legge 22 dicembre 1973, n. 903, per il Fondo speciale<br />
clero costituito presso l’INPS, l’iscrizione al quale è obbligatoria<br />
per ogni sacerdote secolare avente cittadinanza italiana e per ogni sacerdote<br />
non avente cittadinanza italiana, ma presente sul territorio italiano<br />
al servizio di diocesi italiane.
156<br />
6. Quanto alla lettera g):<br />
Se si confrontano i dati relativi al primo e terzo comma del precedente<br />
punto 3 delle presenti annotazioni (€ 389.803.400) e la somma erogata<br />
dall’Istituto Centrale ai singoli Istituti diocesani per il sostentamento<br />
del clero (€ 360.030.312) – utilizzata per la corresponsione ai sacerdoti<br />
delle integrazioni e degli assegni di previdenza, per il versamento dei<br />
contributi previdenziali al Fondo Clero dell’INPS, per il pagamento del<br />
premio di una polizza sanitaria integrativa in favore del Clero – si constata<br />
la differenza positiva di € 29.773.088. Tale somma sarà utilizzata<br />
per le esigenze del sostentamento del clero dell’anno successivo.
157<br />
Modifiche della delibera n. 58<br />
in materia di sostentamento del clero<br />
e determinazioni conseguenti<br />
Per tener conto del carico economico aggiuntivo gravante sui sacerdoti,<br />
secolari e religiosi, che svolgono il servizio di docenti stabili e officiali<br />
a tempo pieno nelle Facoltà teologiche italiane, negli Istituti accademici<br />
equiparati e negli Istituti superiori di scienze religiose e per stabilire<br />
il criterio da seguire per determinare la quota della remunerazione<br />
dovuta dalle parrocchie personali al parroco e ai vicari parrocchiali, la<br />
59 a Assemblea Generale ha modificato la delibera CEI n. 58 (Testo unico<br />
delle disposizioni di attuazione delle norme relative al sostentamento del<br />
clero che svolge servizio in favore delle diocesi).<br />
In particolare, relativamente al primo punto, è stato deciso l’inserimento<br />
delle citate categorie di sacerdoti tra quelle destinatarie di punti<br />
aggiuntivi per i particolari oneri connessi con l’esercizio del loro ufficio,<br />
restando al Consiglio Permanente la competenza a determinare il relativo<br />
numero, come già avviene per le altre categorie.<br />
Quanto al secondo punto, al fine di confermare il principio generale<br />
in forza del quale ogni ente ecclesiastico è tenuto a provvedere almeno in<br />
parte alla remunerazione dei sacerdoti addetti al suo servizio e in considerazione<br />
dell’inapplicabilità del meccanismo della “quota capitaria”,<br />
adottato per le parrocchie territoriali, stante la difficoltà di determinare<br />
con precisione il numero dei fedeli afferenti una parrocchia personale, è<br />
stata attribuita al Vescovo diocesano la competenza a stabilire la remunerazione<br />
dovuta dalla parrocchia personale al parroco e ai vicari parrocchiali,<br />
stabilendo altresì che detta somma non può essere inferiore al<br />
minimo periodicamente stabilito dal Consiglio Permanente.<br />
Le citate modifiche sono state rese esecutive dalle determinazioni approvate<br />
dal Consiglio Episcopale Permanente che, nella sessione del 21-<br />
24 settembre <strong>2009</strong>, ai sensi del novellato articolo 6 della delibera n. 58,<br />
ha stabilito il numero dei punti aggiuntivi spettante ai sacerdoti, secolari<br />
e religiosi, che svolgono il servizio di docenti stabili e officiali a tempo<br />
pieno nelle Facoltà teologiche italiane, negli Istituti accademici equiparati<br />
e negli Istituti superiori di scienze religiose nonché la somma minima<br />
che in ogni caso deve essere garantita dalla parrocchia personale<br />
al parroco e ai vicari parrocchiali, e ha deciso che queste determinazioni<br />
entrino in vigore il 1° gennaio 2010.
158<br />
Prot. n. 698/<strong>2009</strong><br />
decreto<br />
La Conferenza Episcopale Italiana, nella 59 a Assemblea Generale del<br />
25-29 maggio <strong>2009</strong>, ha esaminato e approvato con la prescritta maggioranza<br />
due distinte delibere che modificano l’articolo 2, § 2, lettera c),<br />
e l’articolo 4, § 3, primo capoverso, lettera a) della delibera n. 58 («Testo<br />
unico delle disposizioni di attuazione delle norme relative al sostentamento<br />
del clero che svolge servizio in favore delle diocesi»), approvata<br />
il 1° agosto 1991, concernenti rispettivamente l’attribuzione di punti aggiuntivi<br />
ai sacerdoti docenti e officiali a tempo pieno nelle Facoltà teologiche<br />
e negli Istituti superiori di scienze religiose, e l’individuazione del<br />
criterio per stabilire la quota della remunerazione dei parroci e dei vicari<br />
parrocchiali a carico delle parrocchie personali. Contestualmente all’indicata<br />
modifica dell’articolo 4, § 3, primo capoverso lettera a), è stato<br />
modificato anche l’articolo 6 della medesima delibera.<br />
Con il presente decreto, nella mia qualità di Presidente della Conferenza<br />
Episcopale Italiana, per mandato della stessa Assemblea, dopo<br />
aver ottenuto la debita recognitio della Santa Sede con lettera della Segreteria<br />
di Stato n. 3701/09/RS del 7 luglio <strong>2009</strong>, in conformità al can.<br />
455, §§ 2-3 del codice di diritto canonico e ai sensi degli articoli 16, § 3,<br />
e 27, lettera f), dello statuto e dell’articolo 72 del Regolamento della CEI<br />
promulgo attraverso la pubblicazione nel «Notiziario della Conferenza<br />
Episcopale Italiana» le delibere nel testo allegato al presente decreto.<br />
Roma, 29 settembre <strong>2009</strong><br />
Mariano Crociata<br />
Segretario Generale<br />
Angelo Card. Bagnasco<br />
Presidente
159<br />
La 59 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana<br />
- Vista la delibera CEI n. 58;<br />
- considerata l’opportunità di riconoscere i particolari oneri connessi<br />
all’esercizio dell’ufficio di docente stabile e di officiale a tempo pieno<br />
delle Facoltà Teologiche e degli Istituti Superiori di Scienze Religiose;<br />
- visto l’art. 75, commi secondo e terzo, delle Norme approvate con il<br />
Protocollo 15 novembre 1984;<br />
- ai sensi del can. 455 del codice di diritto canonico e dell’art. 16 dello<br />
statuto della C.E.I.,<br />
delibera<br />
L’art. 2, § 2, lettera c) della delibera CEI n. 58 (Testo unico delle disposizioni<br />
di attuazione delle norme relative al sostentamento del clero<br />
che svolge servizio in favore delle diocesi) è così modificato:<br />
c) per tener conto dei particolari oneri connessi all’esercizio del loro ufficio,<br />
è attribuito un numero determinato di punti aggiuntivi:<br />
- ai Vescovi e a coloro che sono in iure ad essi equiparati;<br />
- ai Vescovi incaricati della cura di più diocesi;<br />
- ai sacerdoti che esercitano l’ufficio di vicario generale o di vicario<br />
episcopale;<br />
- ai parroci incaricati della cura di più parrocchie o di parrocchie molto<br />
estese o di parrocchie aventi più di quattromila abitanti; ai parroci incaricati<br />
dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica;<br />
ai parroci che svolgono il ministero di cappellano negli istituti<br />
di prevenzione e di pena ai sensi della legge 4 marzo 1982, n. 68, fermo<br />
restando che nel caso di concorso di due o più delle fattispecie indicate<br />
l’attribuzione in favore del parroco viene operata una sola volta,<br />
con riferimento a quella che prevede il maggior numero di punti;<br />
- ai sacerdoti secolari e religiosi che prestano servizio con la qualifica<br />
di professore ordinario, straordinario e associato o come officiali a<br />
tempo pieno nelle Facoltà teologiche italiane e negli Istituti accademici<br />
equiparati e ai sacerdoti secolari e religiosi che prestano servizio<br />
in qualità di docenti o di officiali a tempo pieno negli Istituti superiori<br />
di scienze religiose eretti nelle diocesi italiane;”.
160<br />
La 59 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana<br />
- Vista la delibera CEI n. 58;<br />
- tenuto conto che per la parrocchia personale, costituita ai sensi<br />
della seconda parte del can. 518 del codice di diritto canonico, non<br />
trova applicazione il principio territoriale;<br />
- rilevata la necessità di stabilire i criteri per la determinazione della<br />
remunerazione dovuta dalla parrocchia personale al parroco e ai vicari<br />
parrocchiali;<br />
- visto l’art. 75, commi secondo e terzo, delle Norme approvate con il<br />
Protocollo 15 novembre 1984;<br />
- ai sensi del can. 455 del codice di diritto canonico e dell’art. 16 dello<br />
statuto della C.E.I.,<br />
delibera<br />
1. L’art. 4, § 3, primo capoverso, lettera a) della delibera CEI n. 58 (Testo<br />
unico delle disposizioni di attuazione delle norme relative al sostentamento<br />
del clero che svolge servizio in favore delle diocesi) è<br />
così modificato:<br />
“a) la parrocchia è tenuta ad assicurare al parroco o al parroco in solidum<br />
moderatore una somma mensile pari al prodotto di una determinata<br />
quota capitaria per il numero degli abitanti della circoscrizione<br />
parrocchiale, al vicario parrocchiale o al parroco in solidum<br />
non moderatore una somma pari al 50%, ovvero, qualora<br />
goda di altri redditi di cui all’art. 3, una somma pari al 25% della<br />
remunerazione dovuta al parroco. Per coloro che esercitano i<br />
predetti uffici in più parrocchie le somme come sopra determinate<br />
sono ulteriormente ridotte della metà. La parrocchia personale<br />
è tenuta ad assicurare una remunerazione pari alla somma stabilita<br />
dal Vescovo diocesano, che non può in ogni caso essere inferiore<br />
al minimo periodicamente stabilito dalla C.E.I.;”.<br />
2. L’art. 6 della delibera CEI n. 58 (Testo unico delle disposizioni di attuazione<br />
delle norme relative al sostentamento del clero che svolge<br />
servizio in favore delle diocesi) è così modificato:<br />
“Le determinazioni previste dalle disposizioni dell’art. 2, § 3,<br />
dell’art. 4, §§ 1, 3 e 4, dell’art. 4 bis, § 1 e dell’art. 5 sono adotta-
161<br />
te dal Consiglio Episcopale Permanente previa, se possibile, consultazione<br />
delle Conferenze Episcopali Regionali.”.<br />
Prot. n. 699/<strong>2009</strong><br />
* * *<br />
decreto<br />
Il Consiglio Episcopale Permanente, nella sessione del 21-24 settembre<br />
<strong>2009</strong>, ha esaminato e approvato le determinazioni concernenti taluni<br />
meccanismi di calcolo della remunerazione del clero.<br />
Con il presente decreto, nella mia qualità di Presidente della Conferenza<br />
Episcopale Italiana, in conformità all’art. 72 del Regolamento della<br />
CEI promulgo attraverso la pubblicazione nel «Notiziario della Conferenza<br />
Episcopale Italiana» le determinazioni nel testo allegato al presente<br />
decreto.<br />
Roma, 29 settembre <strong>2009</strong><br />
MARIANO CROCIATA<br />
Segretario Generale<br />
ANGELO CARD. BAGNASCO<br />
Presidente<br />
Il Consiglio Episcopale Permanente<br />
- Visti l’art. 1, lettere i) ed l) e l’art. 2, §§ 2, lettera c) ultimo alinea e 3<br />
della delibera CEI n. 58 (Testo unico delle disposizioni di attuazione<br />
delle norme relative al sostentamento del clero che svolge servizio in<br />
favore delle diocesi);<br />
- ai sensi dell’art. 6 della stessa delibera e dell’art. 23, lettera p) dello<br />
statuto della C.E.I.,
162<br />
approva<br />
la seguente determinazione<br />
1. Per tener conto dei particolari oneri connessi all’esercizio del loro ufficio,<br />
ai sacerdoti secolari e religiosi che prestano servizio con la qualifica<br />
di professore ordinario, straordinario e associato o come officiali<br />
a tempo pieno nelle Facoltà teologiche italiane e negli Istituti<br />
accademici equiparati e ai sacerdoti secolari e religiosi che prestano<br />
servizio in qualità di docenti o di officiali a tempo pieno negli Istituti<br />
superiori di scienze religiose eretti nelle diocesi italiane vengono attribuiti<br />
10 punti.<br />
2. La presente determinazione entra in vigore il 1° gennaio 2010.<br />
Il Consiglio Episcopale Permanente<br />
- Visto l’art. 4, § 3, primo capoverso, lettera a) della delibera CEI n. 58<br />
(Testo unico delle disposizioni di attuazione delle norme relative al<br />
sostentamento del clero che svolge servizio in favore delle diocesi);<br />
- ai sensi dell’art. 6 della stessa delibera e dell’art. 23, lettera p) dello<br />
statuto della C.E.I.,<br />
approva<br />
la seguente determinazione<br />
1. La parrocchia personale è tenuta ad assicurare al parroco una somma<br />
mensile non inferiore a euro 52,00, al vicario parrocchiale o al parroco<br />
in solidum non moderatore una somma pari al 50%.<br />
2. La presente determinazione entra in vigore il 1° gennaio 2010.
Conferenza<br />
Episcopale<br />
Pugliese
Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - ingresso.
165<br />
Messaggio<br />
in occasione del Centenario<br />
del Pontificio Seminario Teologico<br />
Regionale Pugliese “Pio XI”<br />
L’11 novembre 1908 iniziava ufficialmente la sua attività formativa il<br />
Pontificio Seminario Regionale Pugliese, fortemente voluto dalla sollecitudine<br />
del Sommo Pontefice S. Pio X e dalla concorde decisione dei Vescovi<br />
della Regione. Oggi, 11 novembre 2008, a cento anni di distanza dalla sua<br />
fondazione, apriamo le celebrazioni giubilari con la presenza di Sua Em.za<br />
il cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione<br />
Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi), che presiederà la<br />
solenne liturgia eucaristica e con la partecipazione di tutti i Vescovi pugliesi.<br />
Sarà questa una occasione per rendere grazie a Dio per i favori che ha<br />
elargito alla comunità del Seminario e, per suo tramite, a tutte le Chiese di<br />
Puglia. Come Pastori, sentiamo il bisogno di rendere partecipi di tale gioia<br />
non solo le comunità cristiane, ma anche l’intera Regione, che, della presenza<br />
e del lavoro dei sacerdoti formati nel Regionale, ha potuto beneficiare.<br />
Saluto con viva cordialità Sua Eminenza il Cardinale Salvatore De Giorgi,<br />
nostro ex alunno, i Vescovi pervenuti dalle altre regioni, a vario titolo legati<br />
al nostro Seminario. Con viva deferenza saluto le Autorità civili e militari<br />
e tutti gli amici convenuti. La vostra presenza è segno di attenzione, gratitudine<br />
e affetto.<br />
Fino al 1915, il Seminario Regionale ha avuto la sua sede a Lecce, presso<br />
il Collegio “Argento”, sotto la direzione dei Padri Gesuiti; di qui si trasferì<br />
negli ambienti del Seminario Vescovile di Molfetta e passò sotto la direzione<br />
del clero secolare. L’accresciuto numero degli alunni spinse il Sommo<br />
Pontefice Pio XI a ideare la costruzione di un nuovo edificio, finché fu individuato<br />
un terreno alla periferia di Molfetta, dove, il 7 giugno 1925, fu posta<br />
la prima pietra. Dopo appena un anno, il 4 novembre 1926, il Seminario ebbe<br />
la sua nuova sede, inaugurata solennemente dal Legato Pontificio, Card.<br />
Gaetano Bisleti, Prefetto della Sacra Congregazione dei Seminari, e assunse<br />
la denominazione di Pontificio Seminario Regionale Pugliese “Pio XI”, in<br />
segno di gratitudine nei confronti del Sommo Pontefice. Il 1° luglio 1968 il<br />
Pontificio Seminario Regionale Pugliese, come gli altri seminari regionali,<br />
fu trasferito alla giurisdizione della Conferenza Episcopale Pugliese.<br />
Il 20 giugno 2005 la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha eretto la
166<br />
Facoltà Teologica Pugliese, di cui fanno parte l’Istituto Teologico Regina<br />
Apuliae di Molfetta, l’Istituto di Teologia Ecumenico Patristica Greco-<br />
Bizantina San Nicola di Bari e l’Istituto Teologico Interreligioso Santa<br />
Fara di Bari. Manifestiamo ancora gratitudine a Sua Eminenza il Cardinale<br />
Grocholewski che ha permesso il raggiungimento di questo nuovo traguardo<br />
e a Sua Eccellenza Mons. Ruppi che ne ha propiziato l’iter preparatorio.<br />
Nel corso di questi cento anni, migliaia sono stati i giovani formati nel<br />
Seminario Regionale; più di 2.200 gli alunni ordinati presbiteri e, tra le fila<br />
dei docenti e degli ex alunni, sessanta sono stati consacrati vescovi e quattro<br />
elevati alla dignità cardinalizia. Ciascuno con il suo carisma particolare,<br />
quasi rifrangendo in tanti raggi diversi l’unica luce, questi sacerdoti hanno<br />
custodito e accompagnato la fede delle nostre comunità e, con l’entusiasmo<br />
del loro ministero, si sono prodigati generosamente a favore della nostra<br />
Regione. Pensiamo a quanto impegno è stato da loro profuso nelle scuole,<br />
nell’educazione dei giovani, tra le corsie degli ospedali, negli ambienti<br />
di lavoro, nelle carceri… per non parlare del quotidiano lavoro da loro vissuto<br />
nelle parrocchie, condividendo la vita della gente, accompagnandone<br />
i momenti di gioia e di fatica, seminando nel mondo la speranza di nostro<br />
Signore Gesù Cristo. Presbiteri totalmente immersi nel popolo, segni, pur<br />
nella loro fragilità umana, di un Dio che si prende cura del suo gregge!<br />
Fra gli innumerevoli sacerdoti che hanno vissuto con esemplarità il loro<br />
ministero, non possiamo non ricordare alcuni educatori ed ex alunni<br />
del nostro Seminario, di cui è in corso il processo di canonizzazione<br />
e che attualmente le comunità cristiane di Puglia venerano come servi<br />
di Dio: il rettore Mons. Raffaello Delle Nocche (l877-1960); il docente<br />
Mons. Nicola Riezzo (1904-1998); gli ex alunni don Angelo Raffaele<br />
Dimiccoli (1887-1956), Mons. Agostino Castrillo, O.FM. (1904-1955),<br />
don Ambrogio Grittani (1907-1951), don Ruggero Caputo (1907-1980),<br />
don Ugo De Blasi (1918-1982), Mons. Antonio Bello (1935-1993).<br />
La loro opera sacerdotale si è esplicitata in diversi ambiti dell’azione pastorale:<br />
dall’assistenza degli ultimi e dei fanciulli al silenzioso servizio<br />
di guida spirituale e vocazionale, dalla formazione di mature coscienze<br />
laicali all’impegno diretto per l’applicazione del Concilio Vaticano II…<br />
In questi presbiteri splende in modo eloquente, anche per il nostro tempo,<br />
tutta la bellezza di una vita donata a Cristo nella sua Chiesa, vita che trova<br />
nella carità pastorale la sua ragion d’essere più profonda.<br />
Desideriamo con questo messaggio esprimere anche tutta la nostra gratitudine<br />
e quella delle Chiese di Puglia a coloro che a vario titolo – retto-
167<br />
ri, padri spirituali, educatori, docenti, collaboratori e benefattori – si sono<br />
adoperati, in tutti questi anni, per la formazione dei seminaristi. I tanti formatori,<br />
che nel tempo si sono avvicendati nell’opera educativa, hanno saputo<br />
mettere, con discrezione, la loro vita a servizio dei giovani loro affidati,<br />
col solo desiderio di veder crescere e camminare nel mondo presbiteri<br />
secondo il cuore di Dio. Un particolare ringraziamento all’attuale rettore,<br />
Mons. Antonio Ladisa e al Preside della Facoltà, Mons. Salvatore Palese.<br />
Attualmente nel nostro Seminario Regionale vivono e si formano al ministero<br />
presbiterale 197 seminaristi; ad essi si aggiungono altri 28 giovani<br />
che formano la comunità propedeutica, nata nel 2002 per volontà dei<br />
Vescovi pugliesi con l’intento di garantire un primo e sereno discernimento<br />
di quanti intendono iniziare il cammino formativo in Seminario. Il numero<br />
delle vocazioni al sacerdozio in Puglia è rimasto pressoché stabile, non risentendo<br />
mai in maniera significativa del calo registrato in altre regioni italiane:<br />
ciò è segno della profonda religiosità del nostro popolo. Ringraziamo<br />
il Signore per i germi di vocazione che semina nella nostra Regione e preghiamo<br />
perché le famiglie e le comunità cristiane siano grembo fecondo in<br />
cui tanti giovani possano incontrare il Signore che li chiama a consacrare la<br />
propria vita a Lui nel servizio dei fratelli. La ricorrenza centenaria sia per il<br />
Seminario Regionale un’occasione propizia per fare memoria grata del passato,<br />
ricordando tutto il cammino che il Signore ha fatto percorrere finora<br />
(cf Dt 8, 2), perché, proteso verso il futuro (cf Fil 3, 13), sappia scorgere i segni<br />
dei tempi nuovi e continuare a formare presbiteri fedeli a Dio e alla storia<br />
degli uomini. Per questo, mentre invochiamo dal Padre la sua benedizione,<br />
affidiamo tutta la comunità del Seminario Regionale alla Vergine Maria,<br />
venerata a Molfetta col titolo di Regina Apuliae. Confortati dal suo sguardo<br />
materno, incoraggiati dalla bella testimonianza degli otto servi di Dio, nostri<br />
intercessori in cielo, teniamo fisso lo sguardo su Gesù, origine e compimento<br />
della nostra fede (cf Eb 12, 2): dinanzi al suo cuore di Pastore deponiamo<br />
con fiducia ogni nostro desiderio (cf Sal 38, 10).<br />
Bari, 1 novembre 2008<br />
Solennità di tutti i Santi<br />
Francesco Cacucci<br />
Arcivescovo di Bari-Bitonto<br />
Presidente della CEP
168<br />
Verbale<br />
della riunione ordinaria<br />
3-5 febbraio <strong>2009</strong><br />
Oasi dei Beati Martiri Idruntini<br />
Santa Cesarea Terme (LE)<br />
La Conferenza Episcopale Pugliese (CEP) si è riunita nei giorni 3-4-<br />
5 febbraio <strong>2009</strong> presso l’Oasi dei Beati Martiri Idruntini, Santa Cesarea<br />
Terme (arcidiocesi di Otranto e provincia di Lecce). Presiede la sessione<br />
S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto e Presidente<br />
CEP. L’O.d.g. è il seguente:<br />
3 febbraio: - Comunicazioni di Mons. Presidente<br />
- Ipotesi di Convegno regionale sul Laicato<br />
4 febbraio: - Relazione sul Seminario Regionale di Molfetta<br />
- Relazione sulla Facoltà Teologica Pugliese<br />
- Incontro con la CISM Regionale<br />
5 febbraio: - Comunicazione sull’attività<br />
del Forum delle Associazioni Familiari<br />
- Commissioni Regionali: riferiscono i Vescovi delegati<br />
- Varie ed eventuali<br />
Sono presenti gli Ecc.mi: Cacucci (presidente); Tamburrino (vice-presidente):<br />
Papa; Talucci; Casale; Todisco; Cassati; Pichierri;<br />
D’Ambrosio; Negro; Padovano; Calabro; Paciello; Caliandro; De<br />
Grisantis; Di Moffetta; Fragnelli; Martella; Renna; Cornacchia; Castoro<br />
(segretario). Assente per malattia: S.E. Mons. Ruppi.<br />
1. Comunicazioni del Presidente<br />
Mons. Presidente, nel salutare gli Ecc.mi Confratelli, dà il suo cordiale<br />
benvenuto a Mons. Casale, Arcivescovo emerito di Foggia-<br />
Bovino, venuto appositamente da Roma. Mons. Cacucci informa, poi,
169<br />
sulle condizioni di salute di Mons. Ruppi al quale rivolge affettuosi auguri<br />
e per il quale assicura preghiere. Nel corso dei lavori, sarà inviata a<br />
Mons. Ruppi una lettera per assicurare la vicinanza dei Vescovi e l’augurio<br />
di pronta e completa guarigione.<br />
Mons. Cacucci riferisce circa alcuni punti trattati nell’ultimo<br />
Consiglio Permanente della CEI:<br />
- Per far fronte alla grave crisi economica, è stato proposto in Consiglio<br />
Permanente la costituzione di un “Fondo nazionale di garanzia” da<br />
parte della CEI, al fine di favorire l’erogazione di mutui per famiglie<br />
e imprese in difficoltà. Si è pensato ad un fondo di partenza pari<br />
a 30 milioni di euro, attingendo in parte all’8 per mille e in parte ad<br />
una eventuale colletta nazionale. La tipologia delle famiglie e delle<br />
imprese indigenti dovrebbe essere definita dal prossimo Consiglio<br />
Permanente.<br />
Mons. D’Ambrosio: va bene attingere dall’8 per mille, ma non condivido<br />
la colletta nazionale. Meglio detrarre tutto dalla quota dell’8 per<br />
mille destinato alla carità.<br />
Mons. Papa: si tratta di crisi di un modello di sviluppo che non si può<br />
risolvere con piccoli interventi di tipo economico. È il sistema che non<br />
regge più. Meglio un documento pontificio con un appello al mondo della<br />
finanza, oppure un intervento della CEI che aiuti a ripensare un nuovo<br />
modello di sviluppo alla luce del Vangelo. È arrivato il momento per<br />
riproporre la Dottrina Sociale della Chiesa. Anche i vescovi e i preti, i<br />
quali comunque godono di una sicurezza economica, dovrebbero dare<br />
esempio di sobrietà di vita.<br />
Mons. Padovano esprime dubbi sulla crisi. È vera crisi oppure è una<br />
speculazione per mettere le mani sui soldi dello Stato? Basta vedere il<br />
prezzo del petrolio e quello del grano che in pochi mesi hanno toccato livelli<br />
molto alti e poi, improvvisamente, sono diminuiti di molto. C’è chi ha<br />
giocato con i numeri virtuali della finanza sganciata da ogni etica. Oggi c’è<br />
più bisogno di etica che di soldi. Non si capisce l’incoraggiamento dei governanti<br />
a spendere. Noi sappiamo che la sana economia si basa sul risparmio.<br />
La Chiesa deve ergersi a maestra di etica. Una finanza che non si mette<br />
delle regole di etica è fallimentare. Quanto alla colletta nazionale si può<br />
pensare alla “Quaresima di Carità”.<br />
Mons. Talucci: questa crisi era prevedibile perché nasce da una crisi<br />
umana e morale più generale. È il sistema economico che deve rinno-
170<br />
varsi. È urgente intervenire a sostegno delle famiglie veramente bisognose<br />
con criteri inequivocabili, ma è altrettanto doveroso intervenire a<br />
denunciare il sistema che deve invece avere di mira il rispetto della dignità<br />
della persona. Per la colletta nazionale condivide la proposta della<br />
“Quaresima di Carità”.<br />
Mons. Casale: c’è un’emergenza che va verificata. Va bene la<br />
“Quaresima di Carità”. Non basta un documento del Papa o della CEI,<br />
devono scendere in campo i nostri laici con la loro formazione alla luce<br />
del Vangelo. Bisogna garantire uno sviluppo equo e solidale. La Chiesa<br />
non è erogatrice di aiuti economici, ma garante di uno sviluppo integrale<br />
della persona e della società. È in crisi il capitalismo finanziario, occorre<br />
elaborare nuove strategie.<br />
Mons. De Grisantis: c’è un bisogno immediato e non possiamo aspettare.<br />
La carità viene incontro al bisogno e spinge a scoprire le cause del<br />
problema. La crisi è mondiale. Il Papa è intervenuto più volte. Nei giorni<br />
scorsi, agli esponenti della CISL ha detto: “Un’economia senza etica<br />
porta alla distruzione dell’uomo”. Occorre un intervento dei laici cristiani<br />
con le loro organizzazioni di patronato o sindacali (ACLI, CISL,<br />
Fondazione per il Sud, ecc.). È importante che per gli interventi verso le<br />
famiglie bisognose si stabiliscano i criteri. Il dramma della nostra terra<br />
pugliese è la perdita del posto di lavoro.<br />
Mons. Di Molfetta: la lettura della crisi è variegata. A noi pastori, a<br />
noi Chiesa viene chiesto un segnale. La quaresima è il tempo giusto per<br />
praticare sacrifici e parsimonia per aiutare gli altri. Va bene dunque questo<br />
tempo liturgico, ma evidenziando i valori insiti nella quaresima (S.<br />
Paolo invita alla colletta). Non perdiamo l’occasione per educare la nostra<br />
gente.<br />
Mons. Cornacchia: non possiamo attendere la soluzione della crisi,<br />
ma dobbiamo dare almeno un segnale alle imprese in difficoltà, a quelle<br />
che hanno chiuso o che stanno per farlo, come anche aiutare chi sta per<br />
sposarsi e non ha più un lavoro. Va bene la “Quaresima di carità”.<br />
Mons. Tamburrino: economicamente che contributo possiamo dare?<br />
Anche 30 milioni a livello nazionale non sono nulla. Prendere soldi dalla<br />
carità delle diocesi per il “Fondo nazionale di solidarietà” non ha senso.<br />
Piuttosto, il nostro contributo è alla riflessione, coinvolgendo i nostri laici.<br />
Mons. Caliandro: Romano Guardini diceva: “Il potere senza l’etica è<br />
demoniaco”. Noi cristiani dobbiamo essere più vigili. I laici in particola-
171<br />
re vanno preparati ad intervenire con più competenza e negli ambiti giusti.<br />
Un segnale però dobbiamo darlo come stimolo per gli altri.<br />
Mons. Papa: dobbiamo dare un segno, ad una crisi mondiale dobbiamo<br />
dare un segno mondiale. Ad un’ecclesiologia di comunione deve<br />
corrispondere un’economia di comunione nella Chiesa e tra le Chiese.<br />
Ci sono diocesi ricche e diocesi poverissime. Una perequazione potrebbe<br />
essere un segnale efficace a livello mondiale.<br />
Mons. Todisco: l’ipotesi della CEI di costituire un fondo di solidarietà<br />
nazionale mira a dare un segnale di attenzione e di vicinanza. Se l’emergenza<br />
è reale e incide nella vita delle persone, allora ci vuole un’iniziativa<br />
forte. Il messaggio da dare alla gente è questo: “Voi ci date l’8 per<br />
mille e noi lo utilizziamo per questa emergenza”.<br />
Mons. D’Ambrosio: non disperdiamo questo kairòs. Va bene la quaresima,<br />
ma i vescovi e i preti dovrebbero dare un segno personale, per<br />
esempio una mensilità del loro stipendio.<br />
Mons. Negro: l’economia di comunione è vissuta nel Movimento dei<br />
Focolari come modello di sviluppo alternativo. Occorre dedicare una riunione<br />
della CEP sulla nostra vita presbiterale, sulla nostra vita di Chiesa,<br />
sul testamento dei preti. La Chiesa deve dare un segnale di povertà.<br />
Mons. Cacucci ringrazia i Confratelli vescovi per gli interventi emersi<br />
in questa assemblea, che saranno molto utili alla CEI per giungere ad<br />
una iniziativa di tipo educativo. Si potrà pensare a: 1) una denuncia profetica,<br />
con proposte concrete (ecclesiologia di comunione per una economia<br />
di comunione); 2) un segno di solidarietà, per esempio: un Fondo<br />
di garanzia per i micro-crediti; 3) una colletta paolina, con un richiamo<br />
allo stile sobrio della nostra vita.<br />
Le ACLI hanno fatto recentemente un convegno regionale su questa<br />
crisi.<br />
-<br />
-<br />
Quest’anno ricorre il 50° della consacrazione dell’Italia al Cuore<br />
Immacolato di Maria. La ricorrenza sarà ricordata ad Assisi nel mese<br />
di novembre prossimo durante l’Assemblea straordinaria della CEI,<br />
con una concelebrazione a S. Maria degli Angeli.<br />
Una circolare del Ministero dell’Economia e Finanze, che viene distribuito<br />
ai Vescovi, precisa la tipizzazione dei casi in cui è prevista<br />
l’esenzione dall’ICI.
172<br />
-<br />
-<br />
-<br />
La CEI ha preparato i nuovi parametri per l’edilizia di culto. Non ci<br />
sono sostanziali modifiche. La scelta dei progettisti va fatta in base a<br />
competenze comprovate. Viene auspicato che i progettisti non coincidano<br />
con gli incaricati diocesani.<br />
Il tema principale dell’Assemblea Generale della CEI di maggio<br />
prossimo sarà quello dell’impegno educativo. Questo tema sarà sviluppato<br />
anche per tutto il decennio.<br />
Entro il 2011, la televisione passerà dal sistema dei canali alla informatizzazione,<br />
cioè dall’analogico al digitale terrestre. “Sat 2000” è<br />
già entrato nel digitale.<br />
2. Ipotesi di Convegno Regionale sul Laicato<br />
Mons. Talucci consegna uno schema di appunti per il Convegno regionale<br />
sul Laicato (Allegato 1), elaborato dalla Commissione dei tre<br />
vescovi (Talucci, Negro, Fragnelli) nella riunione del 10 gennaio <strong>2009</strong>,<br />
alla quale hanno partecipato anche il rettore del Seminario Regionale e il<br />
segretario della Consulta regionale del Laicato. Mons. Talucci dopo aver<br />
esposto i vari punti dello schema chiede il parere dei vescovi così da poter<br />
affidare il tutto all’Istituto Pastorale Pugliese per la fase esecutiva.<br />
Mons. Cacucci apre la discussione invitando a pronunciarsi sul titolo<br />
da dare al Convegno e sull’anno in cui celebrarlo. Per il luogo si vedrà<br />
in seguito.<br />
Mons. Todisco: occorre riflettere sulle “attenzioni e gli obiettivi” e<br />
poi di conseguenza sul titolo e sui tempi.<br />
Mons. Casale invita a chiedersi: quale l’apporto dei laici nella vita<br />
della Chiesa? I laici cristiani, come auspicato dal Concilio, sono impegnati<br />
nella vita sociale e politica? La nostra pastorale come vede la missione<br />
dei laici?<br />
Mons. Papa: quali frutti ci attendiamo dal Convegno? Chiarire anzitutto<br />
il rapporto fra preti e laici (LG 37) e poi promuovere la carità<br />
intellettuale (centri culturali cattolici nelle diocesi). Nel Convegno occorre<br />
dare spazio alle grandi aggregazioni laicali (Azione Cattolica,<br />
Spiritualità francescana, Focolarini, Scout, Comunione liberazione ecc).<br />
Per usare l’espressione di S. Agostino, dobbiamo mirare a costruire la<br />
città di Dio nella città degli uomini.
Mons. Calabro: il laicato all’interno della Chiesa è ancora molto passivo,<br />
come ‘un gigante che dorme’. Y. Congar ha lamentato che “i laici<br />
sono un puro strumento del potere ecclesiastico”; fuori delle nostre chiese<br />
non hanno forza. Il Convegno deve concentrarsi sulle associazioni, in<br />
primis sull’Azione Cattolica, ma deve anche ascoltare le ‘voci lontane’<br />
nel campo culturale, per risvegliare i nostri laici.<br />
Mons. Padovano: puntare a considerare buon laico non solo chi fa il<br />
catechismo, ma chi si santifica nel mondo e consacra le realtà terrene.<br />
Non solo il laico nel tempio, ma anche il laico per la strada. Inoltre, valorizzare<br />
maggiormente i laici, soprattutto da parte dei giovani preti ai<br />
quali è chiesto di vivere di più il Concilio non solo come un evento da ricordare<br />
nei libri di storia ecclesiastica, ma come una realtà che ha inciso<br />
profondamente nella vita della Chiesa.<br />
Mons. D’Ambrosio: occorre riflettere su qual è il ruolo dei laici ad extra<br />
e ad intra. Grazie all’Azione Cattolica abbiamo un buon numero di<br />
laici formati. Il Convegno deve aiutare il laicato a presentarsi nella società<br />
con maggiore competenza e capacità profetica.<br />
Mons. Di Molfetta: fra le attenzioni del Convegno bisogna evidenziare<br />
l’identità battesimale che porta i laici a una maggiore corresponsabilità<br />
(cf. Lettera a Diogneto).<br />
Mons. De Grisantis: fra le priorità, occorre favorire la comunione fra<br />
le aggregazioni tenendo presente il fondamento comune che è il battesimo;<br />
rimarcare la vocazione specifica del laico nella Chiesa e nella società,<br />
cioè come fermento in ogni ambiente.<br />
Mons. Tamburrino: occorre definire gli ambiti del Convegno. È importante<br />
una teologia del laicato, che lo lanci verso l’impegno missionario.<br />
Mons. Casale: il laicato ha come indole la presenza evangelizzante<br />
nel mondo, nel lavoro nel sindacato ecc. Anche all’interno della Chiesa,<br />
quale il ruolo effettivo che ha nei Consigli Pastorali?<br />
Mons. Negro: non limitarsi solo alle aggregazioni laicali, ma includere<br />
anche il laicato che vive all’interno delle parrocchie. Chiedersi: quali<br />
gli obiettivi del Concilio e del magistero sul laicato che non sono stati attuati<br />
e perché? Il Convegno dovrà avere come obiettivo quello di far diventare<br />
i laici soggetti attivi nella Chiesa e nella storia. Questo porterà a<br />
intravedere proposte pastorali per formare i laici e per dare loro la possibilità<br />
di esprimersi.<br />
173
174<br />
Mons. Renna: nello schema è previsto che siano i vescovi e i laici a<br />
parlare nel Convegno. Perché non inserire anche i presbiteri?<br />
Mons. Fragnelli: dopo l’ultimo Sinodo dei vescovi, il Convegno deve<br />
evidenziare il fatto che siamo convocati dalla Parola di Dio. È opportuno<br />
leggere il libro di Garelli “La Chiesa in Italia” in cui l’autore affronta<br />
la tematica del laicato cattolico.<br />
Mons. Todisco: fra le “attenzioni e gli obiettivi” del Convegno, bisogna<br />
aggiungere quello di dare maggiore attenzione al Popolo di Dio nelle<br />
nostre parrocchie. “La Chiesa in Italia – ha detto il Papa a Verona –<br />
è una Chiesa popolare”. I laici hanno una vocazione alla secolarità.<br />
È opportuno che il Convegno parta da una breve analisi della situazione<br />
nella nostra regione. Si dice d’accordo che tra i relatori del Convegno ci<br />
siano solo laici e vescovi. I vescovi, infatti, hanno il carisma dell’unità.<br />
Mons. De Grisantis: il Convegno deve evidenziare le problematiche<br />
della nostra regione, in cui i laici sono chiamati ad essere presenze attive.<br />
Mons. Cacucci: si tratta di un Convegno ecclesiale sul ruolo dei laici.<br />
La categoria di fondo dovrà essere quella del discernimento (cf. documento<br />
CEI “La Chiesa italiana e le prospettive del Paese”). È tutta la<br />
Chiesa in Puglia che fa il discernimento: vescovi, sacerdoti, religiosi e<br />
laici. Dovrà essere meglio sviluppata una teologia del laicato. L’Istituto<br />
Pastorale Pugliese con l’aiuto dei Consigli Pastorali e delle aggregazioni<br />
laicali deve poter giungere ad una agenda che definisca le priorità nella<br />
nostra regione.<br />
Mons. Cornacchia: sarebbe opportuno far precedere il Convegno da<br />
un questionario sull’attese dei laici. Il Convegno dovrà sviluppare il binomio<br />
Chiesa-mondo. Come documenti, si può pensare alla Lettera a<br />
Diogneto e alla LG.<br />
Mons. Castoro: il Convegno deve avere una visibilità anche ad extra.<br />
Dobbiamo tenerlo presente anche nella formulazione del titolo, così da<br />
richiamare subito l’interesse dei mass-media.<br />
Dopo ulteriore discussione, si stabilisce, come tempo in cui celebrare<br />
il Convegno, la primavera del 2011 e, come titolo, “Laici nella Chiesa e<br />
nella società pugliese, oggi”.<br />
3. Relazione sul Seminario Regionale<br />
Mons. Antonio Ladisa presenta la relazione (Allegato 2) sul<br />
Seminario Regionale Pugliese con i seguenti punti: 1) L’anno centena-
io (2008-<strong>2009</strong>). 2) La traccia formativa annuale. 3) L’èquipe educativa<br />
(14 sacerdoti). 4) La Comunità del Seminario (197 alunni). 5) Alcuni<br />
nodi problematici. 6) La struttura del seminario. 7) Alcuni adempimenti.<br />
8) L’esperienza della “Missione giovani” nella diocesi di Manfredonia.<br />
9) La comunità dell’<strong>Anno</strong> Propedeutico (2 sacerdoti e 27 alunni).<br />
Sull’<strong>Anno</strong> Propedeutico relaziona Don Gianni Caliandro.<br />
Mons. Ladisa chiede che venga nominato un nuovo economo. Su<br />
proposta del Consiglio Affari Economici del Seminario presenta il nome<br />
del Sig. Airoldi Giovanni che da oltre vent’anni collabora in economato.<br />
La nomina si rende necessaria per le dimissioni del dott. Pantaleo Di<br />
Pinto. I vescovi all’unanimità approvano la nomina del nuovo economo.<br />
Mons. Casale esprime soddisfazione per il cammino realizzato in<br />
questi anni. È bene richiamare i seminaristi allo spirito di povertà e a<br />
maggiore austerità. Nella formazione non manchi un’attenzione al mondo<br />
del lavoro, al sociale e al dialogo con i laici.<br />
Mons. Caliandro ringrazia per la relazione e soprattutto per l’ottimo<br />
lavoro del rettore e della comunità educativa.<br />
Mons. D’Ambrosio ringrazia per la “Missione giovani” svolta nella<br />
sua diocesi. È stata una bella esperienza che sta portando i suoi frutti.<br />
Richiamare i seminaristi ad una maggiore sobrietà nell’abbigliamento<br />
e nell’uso di internet e del cellulare. Chiede ai superiori una maggiore<br />
attenzione all’equilibrio sessuale e alla vita affettiva dei ragazzi. Infine<br />
domanda che nella relazione finale su ciascun ragazzo vengano annotate<br />
più chiaramente le eventuali perplessità e lacune.<br />
Mons. Tamburrino esprime apprezzamento per la relazione. Il “liturgismo”<br />
è un pericolo per la vera formazione ed è praticato da giovani insicuri<br />
che si appoggiano a queste forme esteriori. Auspica una maggiore<br />
collaborazione con i seminari minori diocesani per una continuità di<br />
formazione.<br />
Mons. Papa ringrazia e chiede spiegazioni per il ridotto numero dei<br />
seminaristi del quarto anno.<br />
Mons. Ladisa risponde che il numero dei ragazzi del quarto anno si è<br />
assottigliato naturalmente.<br />
Mons. Talucci ringrazia e chiede che i seminaristi, quando sono in vacanza,<br />
si lascino coinvolgere maggiormente nella vita delle parrocchie.<br />
Le stranezze nel vestire non siano lasciate solo alla loro sensibilità, ma<br />
siano corrette da indicazioni precise dei superiori. Auspica maggiore so-<br />
175
176<br />
brietà nell’uso dei beni. I seminaristi devono sapere che la Chiesa vive<br />
di offerte.<br />
Mons. Di Molfetta ringrazia e suggerisce di correggere il ‘liturgismo’<br />
con una sinergia tra docenti e formatori. Non si può ridurre la riforma liturgica<br />
a ‘pizzi e merletti’. Per controbilanciare queste forme, invita a<br />
favorire la partecipazione dei seminaristi ai Convegni sulla liturgia.<br />
Mons. Padovano auspica una maggiore sobrietà non solo nell’uso dei<br />
beni, ma anche nei paramenti liturgici. Suggerisce che i seminaristi dedichino<br />
più tempo allo sport per trovare un maggior equilibrio psico-fisico.<br />
Mons. Negro ringrazia e si chiede come educare i ragazzi di oggi.<br />
Se c’è un tessuto umano non stabile è difficile che la grazia lo cambi.<br />
Mons. Calabro: il tirocinio pastorale nelle parrocchie e nei luoghi di sofferenza<br />
è il modo migliore per dare equilibrio e serenità nel percorso educativo<br />
contro le tendenze al ‘liturgismo’ e in favore dell’identità sessuale.<br />
Mons. Cornacchia: se vogliamo trovare luoghi adatti per il<br />
Propedeutico, bisogna cercarli nella diocesi di Molfetta, per evitare di<br />
allontanarsi troppo dal seminario regionale. Ci sarebbero strutture idonee<br />
a Giovinazzo e a Terlizzi. Per il VI <strong>Anno</strong> non bisogna dimenticare<br />
che si tratta di un anno di iniziazione pastorale. Occorre essere tuzioristi<br />
all’inizio del cammino, perché quando si giunge alla fine ormai è difficile<br />
intervenire. Il seminario deve favorire sempre più il contatto con<br />
i singoli vescovi, che devono avere una conoscenza diretta dei ragazzi.<br />
Quanto allo stile di vita, il seminario deve educare a moderazione, evitando<br />
sia la sciatteria sia l’eccentricità.<br />
Mons. Castoro ringrazia per il lavoro svolto con competenza dai superiori<br />
del seminario e per la conoscenza profonda che essi hanno dei<br />
singoli ragazzi. Il seminario deve sviluppare una maggiore passione pastorale,<br />
in particolare verso il ministero parrocchiale. Si educhi anche alla<br />
vita comune fra i presbiteri, secondo quanto auspicato dal Concilio<br />
e dai documenti successivi, inculcando nei seminaristi la disponibilità<br />
a lasciare la famiglia e il proprio paese per abitare nella casa canonica.<br />
Invita ad un più oculato discernimento delle vocazioni adulte che si presentano<br />
al Propedeutico.<br />
Mons. Renna esprime gratitudine e complimenti per la relazione.<br />
Anch’egli lamenta certi atteggiamenti di vuoto ‘liturgismo’. Egli ritiene<br />
che l’eccessiva importanza data alla celebrazione dei ministeri può favorire<br />
questi comportamenti, che sono da correggere.
177<br />
Mons. Cacucci: la prossima assemblea della CEP potrà essere dedicata<br />
alla povertà e alla sobrietà nella vita del prete, con riferimento anche<br />
al liturgismo e all’uso dei beni.<br />
Mons. Ladisa: è necessaria una maggiore sinergia per sostenere il<br />
cammino di sobrietà. Si fa fatica a indurre i seminaristi al distacco dai<br />
beni, perché quando entrano in seminario hanno già tutto. C’è in molti<br />
una certa resistenza all’attività fisica e allo sport. Inoltre non è il ‘liturgismo’<br />
che spaventa, ma ciò che esso vuol coprire, cioè certe fragilità culturali,<br />
affettive ecc.<br />
Don Caliandro: da sei anni in estate il seminario regionale organizza<br />
un corso di psicopedagogia per i formatori dei seminari minori, per aiutarli<br />
nella formazione dell’identità delle persone. Nel Propedeutico viene<br />
posta l’attenzione su questi due punti: il rafforzamento dell’identità<br />
personale e una spiritualità fortemente cristocentrica.<br />
Mons. De Grisantis: bisogna togliere dalla mente l’idea che andare a<br />
Molfetta per il Propedeutico sia già entrare in seminario. Una distinzione<br />
delle due comunità aiuterebbe.<br />
Mons. Cacucci ringrazia Mons. Ladisa e Don Caliandro per l’impegno,<br />
l’entusiasmo e l’equilibrio che dimostrano nella guida del Seminario.<br />
Rimane il problema dei locali sia per il Propedeutico, sia per il Sesto anno.<br />
Egli informa, poi, che per la conclusione del Centenario del seminario<br />
ha in animo di invitare il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di<br />
Stato, proponendo come data il 5 novembre <strong>2009</strong>. Questa celebrazione<br />
potrà segnare anche l’inaugurazione dell’<strong>Anno</strong> Accademico.<br />
4. Relazione sulla Facoltà Teologica Pugliese<br />
Mons. Salvatore Palese presenta la relazione sulla Facoltà Teologica<br />
Pugliese, soffermandosi sul numero degli iscritti, sui docenti, sull’attività<br />
didattica, sui titoli accademici conferiti, sulla ricerca scientifica (pubblicazioni<br />
e progetti di ricerca), sulle biblioteche e sulle nuove nomine.<br />
Da ultimo parla degli Istituti Superiori di Scienze Religiose di Puglia e<br />
della situazione economica della Facoltà (Allegato 3).<br />
Mons. Cacucci ringrazia Mons. Palese per l’impegno tenace dimostrato<br />
in questi primi anni al fine di favorire la sintonia fra i tre Istituti teologici,<br />
che è avvenuta oltre ogni positiva previsione. La difficoltà dell’Istituto<br />
ecumenico è causata dalle condizioni di salute di P. Scognamiglio.
178<br />
Come vice-bibliotecario generale si propone la nomina di Don Franco<br />
Mazza, dell’arcidiocesi di Taranto, il quale potrebbe seguire il processo<br />
di informatizzazione delle tre biblioteche.<br />
Mons. Caliandro esprime apprezzamento per l’attività della facoltà.<br />
Auspica che assieme al rigore scientifico ci sia anche un’ispirazione<br />
più pastorale. Per fare questo, è bene sentire i vescovi nella valutazione<br />
e nella scelta dei docenti.<br />
Mons. Casale: è importante che le esigenze accademiche e le esigenze<br />
formative siano considerate insieme, così che i giovani seminaristi ne<br />
percepiscano la sintesi.<br />
Mons. Negro: il corso istituzionale va bene. Si attende una maggiore<br />
ispirazione pastorale nella specializzazione.<br />
Mons. Papa: lo Statuto deve essere uno strumento utile per condurre<br />
la Facoltà. Forse bisogna verificare se lo Statuto è adeguato o ha bisogno<br />
di ritocchi. Così anche per il Regolamento.<br />
Mons. Marte/la: attendiamo lo scadere del quinquennio per rivedere<br />
eventualmente lo Statuto e il Regolamento.<br />
Mons. Talucci: è opportuno che i vescovi siano sempre informati sulla<br />
vita della Facoltà.<br />
Mons. Palese ringrazia i vescovi per i vari interventi e assicura che<br />
l’attività della Facoltà si muove secondo le regole date nello Statuto e<br />
concretamente applicate nel Regolamento. A proposito del Regolamento<br />
esso è stato determinato, elaborato e approvato dal Consiglio di Facoltà<br />
che ne è l’organismo competente secondo l’art. 15/a dello Statuto.<br />
Trascorso il primo quinquennio, sia lo Statuto che il Regolamento potranno<br />
essere migliorati dall’organismo competente che è il Consiglio<br />
di Facoltà. Esso certamente prenderà in considerazione eventuali rilievi<br />
e proposte delle istituzioni interessate alla Facoltà. Quanto alla nomina<br />
dei docenti, essi hanno tutti il consenso scritto del proprio Ordinario.<br />
5. Incontro con la CISM<br />
P. Francesco Neri, OFM Cap., Presidente della CISM pugliese, interviene<br />
con alcuni Superiori Maggiori di Istituti Religiosi in Puglia e presenta<br />
una relazione sull’attività della CISM regionale (Allegato 4). Egli<br />
auspica che in ciascuna diocesi si costituisca un segretariato CISM, invitando<br />
i vescovi a costituirli lì dove ancora non ci sono. Da ultimo P. Neri<br />
chiede che anche nella nostra regione venga istituita la Commissione
179<br />
mista, di cui parla Mutuae Relationes. Egli informa che la richiesta della<br />
Commissione mista è condivisa anche dall’USMI.<br />
Mons. Cacucci ringrazia P. Neri e assicura i vescovi che in altra data<br />
ci sarà un incontro anche con l’USMI. Quanto alla Commissione mista,<br />
già esisteva in passato: ne era delegato Mons. Cassati e segretario Mons.<br />
Renna, quand’era ancora religioso.<br />
Mons. D’Ambrosio chiede ai Superiori Maggiori di interpellare i<br />
Vescovi quando si decidono cose che coinvolgono la vita diocesana.<br />
Mons. Tamburrino auspica una maggiore presenza dei religiosi nella<br />
vita diocesana, una maggiore comunicazione col Vescovo e una maggiore<br />
intesa sulle forme di religiosità popolare proprie degli Istituti religiosi.<br />
Indispensabile la Commissione mista.<br />
Mons. Casale: i religiosi non devono sentire il Vescovo come un controllore<br />
della vita religiosa, ma come un promotore dei carismi religiosi.<br />
Mons. Negro: in Puglia c’è una storia di collaborazione fra vescovi e<br />
religiosi, che ha portato al Convegno regionale sui religiosi, un patrimonio<br />
che non va disperso. Si rilanci la Commissione mista.<br />
Mons. Papa: ci sono almeno due ragioni per rilanciare la Commissione<br />
mista: 1) l’esigenza di dar vita ad una pastorale integrata (coinvolgendo<br />
tutte le forze vive per l’annuncio del vangelo); come vescovi, dobbiamo<br />
avere grande attenzione non tanto e non solo per i servizi, ma anche per<br />
le persone; 2) dobbiamo essere uniti per incoraggiare gli istituti in difficoltà.<br />
Ci sono alcune comunità che si sono ridotte di molto e questo può<br />
portare alcuni membri a considerare come un fallimento la loro vita.<br />
P. Neri: gli ordini religiosi sono perlopiù a carattere mondiale, perciò<br />
attraverso le province devono convertirsi alle Chiese particolari.<br />
Mons. Castoro: a volte la difficoltà di rapporto con gli istituti religiosi<br />
può nascere dal fatto che alcuni istituti non hanno in regione il superiore<br />
maggiore.<br />
A conclusione, Mons. Cacucci propone Mons. Renna come vescovo<br />
delegato per la Commissione mista, dando a lui facoltà di costituirla dopo<br />
aver sentito le parti interessate. I Vescovi approvano all’unanimità.<br />
6. Incontro con il Forum delle Associazioni Familiari<br />
La dott.ssa Lodovica Carli presenta la sintesi del lavoro svolto dal<br />
Forum nel 2008 e alcune linee di azione per il <strong>2009</strong> (Allegato 5).
180<br />
Mons. Cacucci ringrazia per la relazione e per il lodevole lavoro del<br />
Forum. Egli informa che al Convegno regionale sui Consultori di ispirazione<br />
cristiana, svoltosi il 16-17 gennaio scorso, hanno partecipato anche<br />
molti rappresentanti dei Consultori pubblici. Egli chiede alla Dott.<br />
ssa Carli quali sono i criteri per l’accreditamento dei Consultori presso<br />
le ASL.<br />
Dott.ssa Carli: la documentazione per l’accreditamento è già stata distribuita<br />
ai Consultori delle varie diocesi. È importante attenersi ai requisiti,<br />
specie quelli riguardanti i locali e il personale. Il termine per la<br />
presentazione della domanda è il 19 marzo <strong>2009</strong>, mentre il tempo per entrare<br />
in possesso dei requisiti è il 31 dicembre <strong>2009</strong>. La possibilità di accreditamento<br />
è un’opportunità che non dobbiamo lasciarci sfuggire.<br />
Mons. Talucci si chiede se l’intervento politico a favore dei nostri<br />
consultori non sia solo un contentino, visto che la Regione agisce secondo<br />
altri principi.<br />
Dott.ssa Carli: non è un contentino, è una conquista, è il frutto di<br />
un’azione di dialogo. Si vuole mirare ad un servizio pubblico integrato<br />
(questo vale per la sanità e per la scuola). È la strada della sussidiarietà.<br />
Mons. Negro esprime il plauso al Forum e alle altre associazione che<br />
si pongono in dialogo con le istituzioni. Come vescovi dobbiamo rafforzare<br />
e sostenere il lavoro del Forum.<br />
Mons. Martella ringrazia il Forum e precisa che i nostri interventi<br />
in campo politico e sociale devono tendere a far riflettere, non tanto ad<br />
esprimere rivendicazioni. Dobbiamo investire di più sul piano culturale<br />
per un’educazione e un’antropologia possibilmente condivise.<br />
Mons. Padovano: la presenza del Forum è estremamente preziosa,<br />
perché si tratta di volontari laici che operano in ambienti laici, con<br />
un’esperienza diretta nel campo della famiglia, della coppia, della sessualità.<br />
Dott.ssa Carli: è importante un’interazione con i nostri pastori.<br />
Per esempio, l’intervista rilasciata da Mons. Cacucci nel settembre scorso<br />
ha dato efficacia all’azione del Forum presso il Consiglio regionale.<br />
L’interrogativo di Mons. Cacucci (“Qual è il vero bene per la comunità<br />
pugliese?”) ha fatto riflettere i politici e ha ottenuto dei risultati importanti.<br />
Mons. Papa: il lavoro del Forum è difficile, ma molto prezioso. Esso<br />
ha bisogno di muoversi in due direzioni: 1) essere attenti a quanto accade
181<br />
nel Consiglio Regionale; 2) fare un lavoro culturale attraverso iniziative<br />
di formazione che alla lunga dovrà essere vincente, perché l’antropologia<br />
cristiana è quella più rispettosa della dignità della persona umana.<br />
7. Commissioni Regionali<br />
Mons. Negro informa che in primavera ci sarà un convegno della<br />
Commissione Regionale della Famiglia sul tema: “Il benessere della famiglia”.<br />
Mons. Di Molfetta presenta una relazione sull’attività della<br />
Commissione Regionale di Pastorale Liturgica (Allegato 6).<br />
Mons. Cornacchia chiede se si possa approvare la bozza di Statuto<br />
della Commissione Presbiterale Regionale. I vescovi sono del parere di<br />
attendere per vedere se non sia il caso di dare alla CPR un Regolamento<br />
e non uno Statuto.<br />
Varie ed eventuali<br />
- Mons. Cacucci chiede se si può proporre alla CEI che la ricorrenza liturgica<br />
di S. Nicola venga indicata come memoria obbligatoria nel<br />
Messale Romano. Tutti i vescovi si dicono d’accordo.<br />
- Mons. Cacucci invita a suggerire il nome di un vescovo da presentare<br />
alla CEI per la nomina a presidente di Migrantes. I vescovi propongono<br />
il nome di S.E. Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo di Matera-<br />
Irsina, originario della nostra regione pastorale.<br />
- Mons. Cacucci chiede che sia nominato un referente della Puglia per<br />
il Progetto Culturale della CEI e presenta il nome del Dott. Mimmo<br />
Muolo, noto giornalista di Avvenire, originario di Monopoli. I vescovi<br />
si dicono d’accordo.<br />
- Viene poi distribuita ai vescovi la relazione di Mons. Luca Murolo<br />
sull’attività del Tribunale Ecclesiastico Pugliese (Allegato 7). Mons.<br />
Cacucci si fa portavoce della richiesta di Mons. Murolo invitando i<br />
vescovi a segnalare qualche altro sacerdote che possa essere nominato<br />
giudice del TER.<br />
- Calendario dei prossimi incontri della CEP:<br />
mercoledì 1 aprile, assemblea ordinaria a Molfetta;<br />
giovedì 11 giugno, assemblea ordinaria a Turi;<br />
dal 5 all’8 ottobre, Esercizi spirituali a Cassano Murge.
182<br />
A conclusione della seduta, giunge in aula una telefonata da parte di<br />
Mons. Ruppi il quale ringrazia i vescovi per il messaggio augurale ed<br />
informa sulla buona ripresa della sua salute.<br />
I lavori terminano con il pranzo del 5 febbraio, durante il quale Mons.<br />
Cacucci ringrazia vivamente Mons. Negro per la splendida e generosa<br />
ospitalità offerta ai vescovi.<br />
Michele Castoro<br />
Segretario
183<br />
Verbale<br />
della riunione ordinaria<br />
1 aprile <strong>2009</strong><br />
Seminario Regionale<br />
Molfetta<br />
La Conferenza Episcopale Pugliese si è riunita presso il Seminario<br />
Regionale di Molfetta, mercoledì 1 aprile <strong>2009</strong>. La riunione era programmata<br />
da tempo e, purtroppo, viene a coincidere con il giorno dei funerali<br />
del compianto Mons. Antonio Ladisa, rettore del medesimo seminario,<br />
morto tragicamente in un incidente stradale due giorni prima.<br />
L’incontro ha inizio alle ore 9,30 ed è presieduto da S.E. Mons. Francesco<br />
Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, Presidente della CEP.<br />
Sono presenti gli Ecc.mi: Cacucci (presidente); Tamburrino (vicepresidente);<br />
Papa; Todisco; Talucci; Pichierri; D’Ambrosio; Negro; Padovano;<br />
Calabro; Paciello; Caliandro; De Grisantis; Di Molfetta; Fragnelli;<br />
Martella; Renna; Zerrillo; Cornacchia; Castoro (segretario). Assente<br />
giustificato: S.E. Mons. Ruppi.<br />
Mons. Cacucci dà inizio alla riunione con una preghiera in suffragio<br />
di Mons. Ladisa e ricorda con commozione e gratitudine il lavoro da lui<br />
svolto nei quattro anni di rettorato, apprezzandone la rara competenza<br />
ed il contagioso entusiasmo. Egli è stato un rettore autorevole ed amato<br />
da tutti. La sua improvvisa scomparsa addolora molto i Vescovi di Puglia<br />
e l’intera Comunità del Seminario, che saprà fare tesoro dei suoi insegnamenti<br />
e della sua luminosa testimonianza.<br />
Mons. Cacucci chiede poi di soprassedere all’Ordine del Giorno previsto,<br />
invitando i Vescovi ad indicare il nome di un ecclesiastico al quale<br />
affidare la guida del Seminario, fino alla nomina del nuovo Rettore.<br />
Dopo ampia e serena discussione, viene delegato S.E. Mons. Luigi<br />
Martella, Vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, a reggere<br />
temporaneamente il Seminario Regionale fino alla prossima riunione<br />
della CEP. Questa scelta vuol essere un segno della paternità dei Vescovi<br />
verso la Comunità del Seminario, così duramente provata.<br />
Si stabilisce, inoltre, che la prossima riunione della CEP avverrà mercoledì<br />
22 aprile, sempre a Molfetta, per discutere le proposte che l’appo-
184<br />
sita Commissione episcopale presenterà in ordine alla provvista del Seminario.<br />
La sessione si chiude alle ore 10,30 ed i Vescovi si portano nella Cappella<br />
grande del Seminario per la Celebrazione funebre di Mons. Antonio<br />
Ladisa. Riposi in pace.<br />
Michele Castoro<br />
Segretario
185<br />
Verbale<br />
della riunione ordinaria<br />
22 aprile <strong>2009</strong><br />
Seminario Regionale<br />
Molfetta<br />
La Conferenza Episcopale Pugliese si è riunita in sessione ordinaria<br />
mercoledì 22 aprile <strong>2009</strong>, presso il Seminario Regionale di Molfetta.<br />
La riunione è iniziata alle ore 9.30, con la recita dell’Ora media, ed è<br />
stata presieduta da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-<br />
Bitonto, Presidente della CEP.<br />
Argomenti all’O.d.g.:<br />
1. Comunicazioni di Mons. Presidente;<br />
2. Seminario Regionale di Molfetta;<br />
3. Varie ed eventuali.<br />
Sono presenti gli Ecc.mi: Cacucci (presidente); Tamburrino (vice-presidente):<br />
Ruppi; Papa; Talucci; Todisco; Pichierri; D’Ambrosio; Negro;<br />
Padovano; Calabro: Paciello; Caliandro; De Grisantis; Di Molfetta;<br />
Fragnelli; Martella; Renna; Cornacchia; Castoro (segretario).<br />
1. Comunicazioni dell’Ecc.mo Presidente<br />
Mons. Presidente, nel salutare i Confratelli, rivolge parole di augurio a<br />
Mons. Ruppi, tornato dopo lunga convalescenza, ed a Mons. D’Ambrosio,<br />
nominato recentemente alla sede metropolitana di Lecce.<br />
Mons. Cacucci, inoltre, ringrazia Mons. Martella per l’opera che va<br />
svolgendo nella guida del Seminario Regionale, fino alla nomina del nuovo<br />
Rettore. Mons. Cacucci, infine, informa che sono state innumerevoli le<br />
testimonianze di cordoglio, che continuano a giungere da tutta Italia, per<br />
la morte del compianto Rettore Mons. Antonio Ladisa.<br />
2. Seminario Regionale di Molfetta<br />
Mons. Papa, Presidente della Commissione Episcopale per il<br />
Seminario Regionale, informa che la Commissione si è riunita sabato<br />
18 aprile nell’episcopio di Molfetta, per esaminare la situazione del
186<br />
Seminario. Alla riunione hanno partecipato Mons. Papa, Mons. Martella,<br />
Mons. Calabro, mentre non è potuto intervenire Mons. Ruppi. Sul contenuto<br />
dell’incontro passa la parola a Mons. Martella.<br />
Mons. Martella ringrazia i Vescovi per la fiducia che gli hanno accordato<br />
affidandogli temporaneamente la guida del Seminario, dove egli ha<br />
cercato di assicurare la sua presenza quotidiana. Da parte di tutti (alunni,<br />
animatori e professori) si auspica che quanto prima venga nominato<br />
il nuovo Rettore. Inoltre, fa presente che, secondo gli accordi presi<br />
tra Mons. Ladisa ed i rispettivi Vescovi, gli animatori Don Lucangelo<br />
Decantis, di Taranto, e Don Eugenio Bruno, di Nardò-Gallipoli, dovrebbero<br />
lasciare il Seminario per rientrare in diocesi. Mons. Martella, però,<br />
riferisce che nei colloqui avuti con gli educatori ed i professori è stata<br />
unanime la richiesta che l’equipe degli animatori non subisca cambiamenti,<br />
per dare un segnale di stabilità.<br />
Mons. Caliandro si dice disposto a lasciare in Seminario Don Eugenio<br />
Bruno. I Vescovi ringraziano.<br />
Mons. Papa è dispiaciuto di non poter fare altrettanto con Don<br />
Lucangelo Decantis, perché gli ha già assegnato un nuovo incarico in<br />
diocesi ed il provvedimento è già stato reso pubblico.<br />
a) Nomina del nuovo Animatore<br />
Mons. Martella chiede allora di procedere a nominare un nuovo animatore<br />
e fa il nome di Don Giuseppe LEUCCI, della diocesi di Oria,<br />
che Mons. Ladisa aveva già chiesto a Mons. Castoro.<br />
Mons. Castoro ribadisce la sua disponibilità a cedere Don Leucci per<br />
il bene del Seminario. I Vescovi ringraziano.<br />
b) Eventuale nomina di un Vicerettore<br />
Mons. Martella: dai colloqui avuti con gli animatori e i professori<br />
è emersa la necessità di avere una figura intermedia fra gli animatori<br />
e il Rettore; potrebbe essere il più anziano degli animatori, al<br />
quale assegnare responsabilità particolari, oppure un vero e proprio<br />
Vicerettore.<br />
Mons. Negro: prima l’economo viveva in seminario e si occupava<br />
di cose pratiche ora invece il Rettore deve portare il peso di tutto.<br />
Un Vicerettore potrebbe prendersi cura delle strutture del seminario e<br />
fare da mediatore fra il Rettore, gli animatori ed i seminaristi, come fa<br />
il Vicario generale di una diocesi.
187<br />
Mons. Cornacchia: si avverte la necessità di uno che sappia mediare,<br />
tenere ordinata la segreteria e curare il rapporto con le parrocchie ecc.<br />
Deve essere una persona gradita al Rettore.<br />
Mons. Padovano: quella del Vicerettore è una figura necessaria, non<br />
tanto per le cose pratiche a cui può provvedere l’economo, quanto<br />
per la mediazione e la condivisione delle responsabilità. Perciò è una<br />
scelta che dovrà farsi in accordo con il nuovo Rettore.<br />
Mons. Todisco: vogliamo che il nuovo Rettore abbia un aiuto per il<br />
bene del seminario e perché possa affrontare il suo lavoro con serenità.<br />
Non necessariamente per risolvere le questioni pratiche, ma<br />
soprattutto per una collaborazione sul piano educativo. Potrà essere<br />
animatore e Vicerettore allo stesso tempo.<br />
Mons. Fragnelli: al Seminario Romano Maggiore la figura del<br />
Vicerettore è importante sia come aiuto al Rettore, sia come coordinatore<br />
degli altri educatori.<br />
Mons. Ruppi: bisognerà scegliere come Vicerettore uno degli animatori<br />
che goda la fiducia del Rettore e che lo alleggerisca nel lavoro.<br />
Mons. Cacucci ringrazia i Vescovi per questo scambio di idee e rimanda<br />
la decisione a dopo che sarà nominato il nuovo Rettore.<br />
c) Nomina del nuovo Rettore<br />
Mons. Papa elenca i criteri emersi nella Commissione per la scelta<br />
del nuovo Rettore: dovrà essere umanamente maturo, con ricca esperienza<br />
pastorale, con buona preparazione culturale, autorevole per un<br />
vissuto sacerdotale che sia punto di riferimento per i seminaristi e gli<br />
educatori. È opportuno che abbia superato i 50 anni di età.<br />
Mons. Negro: a questo identikit è bene aggiungere altri tre elementi:<br />
che sia persona equilibrata; che abbia competenza formativa (con intuito<br />
psicologico); che abbia capacità di relazioni e di creare gruppo.<br />
Quanto all’età, non è necessario che abbia superato i 50 anni; potrebbe<br />
andar bene anche uno di 42-43 anni, con una bella personalità.<br />
Mons. Fragnelli: il seminario è abbastanza solido nella sua struttura<br />
formativa, per cui una figura autorevole, anche sotto i 50 anni, non<br />
avrebbe difficoltà ad inserirsi.<br />
Mons. Martella presenta i nominativi emersi nella Commissione episcopale<br />
per la nomina del nuovo Rettore.<br />
Mons. Cacucci invita ad esaminare i candidati presentati ed eventualmente<br />
a segnalarne altri.
188<br />
Dopo ampia e serena discussione, viene distribuita a ciascun Vescovo<br />
una scheda su cui esprimere la propria preferenza. Risulta eletto<br />
Don Luigi RENNA, della diocesi di Andria, attualmente rettore del<br />
Seminario minore di quella diocesi. Nato il 23 gennaio 1966 e sacerdote<br />
dal 7 settembre 1991, egli insegna Teologia Morale presso la<br />
Facoltà Teologica Pugliese.<br />
Mons. Cacucci comunica che il nominativo scelto sarà inviato al<br />
Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica per ottenere<br />
la ratifica della nomina. Egli invita i Vescovi al massimo riserbo con<br />
chiunque, fino a quando non giungerà la risposta della Congregazione<br />
(la risposta della Congregazione è poi giunta regolarmente e la nomina<br />
è stata resa nota il 22 maggio).<br />
3. Varie ed eventuali<br />
Comitato di Alto Patronato. Mons. Cacucci: lo Statuto del Comitato<br />
di Alto Patronato della Facoltà Teologica Pugliese prevede che il<br />
Presidente di detto Comitato sia il Presidente della CEP. Attualmente si<br />
verifica la coincidenza che il Presidente del Comitato e il Presidente della<br />
CEP sia anche il Gran Cancelliere della Facoltà, per cui è stato rilevato<br />
da parte di qualcuno la non convenienza che i tre incarichi siano concentrati<br />
nella stessa persona. Modifichiamo lo Statuto?<br />
Mons. Ruppi: senza toccare lo Statuto si potrebbe fare momentaneamente<br />
una eccezione, nominando alla Presidenza del Comitato di Alto<br />
Patronato un Vescovo diverso dal Presidente CEP.<br />
Tutti gli altri Vescovi si dichiarano a favore dello status quo, nel senso<br />
di lasciare le cose come stanno.<br />
Caritas regionale. Mons. Paciello informa che il mandato del<br />
Delegato Regionale della Caritas, Don Raffaele Sarno, è scaduto e presenta<br />
tre nomi come possibili candidati.<br />
I Vescovi scelgono Don Maurizio TARANTINO, dell’arcidiocesi<br />
di Otranto.<br />
Mons. Negro dà il suo assenso. I Vescovi ringraziano.<br />
Uffici Missionari Diocesani. Mons. Talucci informa che l’8 e il 9 giugno<br />
avrà luogo a Brindisi, presso il Santuario di Iaddico, la riunione della<br />
Commissione Episcopale CEI per l’Evangelizzazione. Nel pomeriggio<br />
del giorno 8 la Commissione incontrerà i responsabili degli Uffici<br />
Missionari diocesani di Puglia, coordinati dal Vescovo delegato e dal<br />
Segretario regionale.
189<br />
Consulta per il Laicato. Mons. Talucci informa che il 25 giugno prossimo<br />
avrà luogo l’Assemblea generale della Consulta per il Laicato, dove<br />
tra l’altro si parlerà anche del futuro Convegno Ecclesiale Regionale.<br />
Commissione Mista. Mons. Renna informa di aver incontrato il<br />
3 marzo scorso P. Francesco Neri (CISM), suor Amerilde Di Pietro<br />
(USMI) e la sig.na Maria Nobile (Istituti Secolari), in vista della costituzione<br />
della Commissione Mista sulla vita consacrata. Nel corso dell’incontro<br />
è stato stabilito che la Commissione sarà così composta: il Vescovo<br />
delegato, due religiosi, due religiose, un rappresentante degli istituti secolari,<br />
quattro vicari episcopali per i religiosi (uno per ciascuna metropolia).<br />
La Commissione dovrà riunirsi almeno due volte l’anno. Mons.<br />
Renna invierà ai Metropoliti una lettera per conoscere i nomi dei vicari<br />
episcopali scelti.<br />
Istituto Pastorale Pugliese. Mons. Fragnelli informa che il 2 maggio<br />
prossimo si terrà una prima riunione del Comitato in preparazione<br />
del Convegno Ecclesiale sul laicato. Invita i Vescovi che ancora non<br />
l’avessero fatto a consegnare la scheda con i nominativi dei due rappresentanti<br />
per ogni diocesi (un prete e un laico). Egli informa inoltre che<br />
tra fine luglio e i primi di agosto ci saranno le manifestazioni conclusive<br />
dell’“Agorà Giovani” in Puglia.<br />
Visita del Santo Padre a S. Giovanni Rotondo. Mons. D’Ambrosio<br />
invita i Vescovi a partecipare alla visita del Santo Padre a S. Giovanni<br />
Rotondo il 21 giugno prossimo e informa che egli farà il suo ingresso a<br />
Lecce sabato 4 luglio.<br />
Prossima riunione CEP. Mons. Cacucci informa che la prossima riunione<br />
CEP sarà l’11 giugno a Turi (diocesi di Conversano-Monopoli)<br />
ed avrà come unico punto all’Odg quello previsto per la riunione del<br />
1° aprile scorso (“Per uno stile di sobrietà in tempo di crisi”), argomento<br />
non trattato per la concomitanza con i funerali di Mons. Ladisa.<br />
Mons. Padovano si dice lieto di ospitare i Vescovi nella sua diocesi e<br />
precisa che la riunione avrà luogo nel Palazzo Marchesale di Turi (con parcheggio<br />
nell’atrio del medesimo Palazzo) e si concluderà con il pranzo.<br />
La riunione si conclude alle ore 13,30 con la recita del Regina Coeli.<br />
Michele Castoro<br />
Segretario
190<br />
Verbale<br />
della riunione ordinaria<br />
11 giugno <strong>2009</strong><br />
Turi<br />
La Conferenza Episcopale Pugliese si è riunita in sessione ordinaria<br />
giovedì 11 giugno <strong>2009</strong> nella città di Turi (diocesi di Conversano-<br />
Monopoli, provincia di Bari).<br />
La riunione è iniziata alle ore 9.30, con la recita dell’Ora media, ed è<br />
stata presieduta da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-<br />
Bitonto, Presidente della CEP.<br />
Argomenti all’O.d.g.:<br />
1. “Per uno stile di sobrietà in tempo di crisi” (intervento di Mons. Papa<br />
e riflessione dei singoli Vescovi).<br />
2. Incontro con il nuovo Rettore del Seminario Regionale di Molfetta.<br />
3. Varie ed eventuali.<br />
Sono presenti gli Ecc mi Cacucci (presidente); Tamburrino (vice-presidente);<br />
Ruppi; Papa; Talucci; Todisco; Pichierri; Negro; Padovano;<br />
Calabro; Paciello; De Grisantis: Di Molfetta; Fragnelli; Martella;<br />
Cornacchia; Castoro (segretario).<br />
Assenti giustificati: Caliandro; Renna; D’Ambrosio.<br />
Prima della riunione, il Sindaco di Turi rivolge ai Vescovi della<br />
Conferenza Episcopale Pugliese il saluto di benvenuto dell’Amministrazione<br />
Comunale e dell’intera cittadinanza.<br />
1. Relazione di Mons. Benigno Luigi Papa<br />
Mons. Papa tiene una riflessione sulla crisi economica del nostro<br />
tempo, che interpella anche i Pastori della Chiesa (Allegato 1). Segue<br />
l’intervento dei singoli Vescovi.<br />
Mons. Paciello si sofferma su due argomenti: il terremoto in Abruzzo<br />
e l’impegno della Chiesa nella crisi economica. Diverse diocesi hanno<br />
preso iniziative proprie oltre a quelle della CEI (“Fondo della Speranza”).<br />
Nella sua diocesi egli, in visita pastorale, ha avuto l’opportunità di par-
lare di sobrietà, temperanza e limite dei bisogni. Si chiede: come conciliare<br />
la sobrietà con l’invito del Governo ad aumentare i consumi per favorire<br />
la produttività?<br />
Mons. Ruppi: in questi giorni a Lecce ci sarà il summit economico<br />
del G8. La società va verso il consumo, noi cosa possiamo fare? Noi<br />
Vescovi, oltre a pronunciamenti di ordine pastorale ed etico, possiamo<br />
osare un’analisi della situazione presente? Possiamo alzare la voce sui<br />
temi sociali? È ormai evidente che la crisi economica si intreccia con<br />
una crisi politica. È prudente intervenire? Forse è opportuno attendere la<br />
pubblicazione dell’Enciclica sociale di Papa Benedetto XVI.<br />
Mons. Padovano: noi preti siamo garantiti dal sostentamento del clero.<br />
Anche nei seminaristi si è radicata l’idea di una certa sicurezza economica.<br />
L’Istituto del sostentamento del clero non è automatico, né durevole.<br />
Dipende dalla fiducia che il popolo ha nella Chiesa. I preti giovani devono<br />
sapere che anno per anno, giorno per giorno, siamo sottoposti al giudizio<br />
della gente. Essi devono sapere inoltre che dal giorno dopo l’ordinazione la<br />
comunità cristiana si fa carico delle necessità economiche del suo prete. Ne<br />
consegue che il prete deve spendersi per la Chiesa, deve rimboccarsi le maniche<br />
per la sua comunità. Il denaro, soprattutto quello che viene dalla gente,<br />
va speso con saggezza, ponderazione e trasparenza.<br />
Mons. Di Molfetta: nella riflessione di Mons. Papa è stata presentata<br />
un’impostazione di carattere metodologico, perciò lo ringrazio. Infatti<br />
occorre partire dalla Sacra Scrittura e dal Magistero, non solo da un’analisi<br />
sociologica. La testimonianza di distacco dai beni terreni richiesta a<br />
noi preti aiuterà ad orientare le scelte della nostra gente. Questo momento<br />
di crisi può essere un kairòs per la Chiesa e la società.<br />
Mons. Tamburrino: la crisi economica spinge noi preti ad una testimonianza<br />
più credibile. Anche i religiosi, lo dico da benedettino, dovrebbero<br />
associarsi a questa testimonianza. Spesso infatti essi sono poveri<br />
individualmente, ma come istituti hanno beni consistenti. Il benessere<br />
economico rischia di portare a confondere le sicurezze. Una parola<br />
merita anche il testamento dei preti. Alcuni muoiono senza lasciare nulla<br />
alla Chiesa. Occorre suscitare in essi lo spirito di gratitudine: l’Otto<br />
per mille esprime la sensibilità del popolo cristiano che fornisce ai suoi<br />
preti i mezzi sufficienti. Anche nel nostro ministero deve fiorire la gioia<br />
del dare. La gente va educata alla sobrietà, ad evitare sprechi e comportamenti<br />
sbagliati che possono indurre all’usura. Attendiamo l’Enciclica<br />
191
192<br />
del Papa e prepariamo la comunità ad accoglierla, perché si instauri uno<br />
stile di vita conforme con il Vangelo.<br />
Mons. Talucci: occorre rivedere il nostro annuncio di Vangelo. A volte<br />
si sente dire: “Voi cristiani la pensate così e agite così, noi invece la<br />
pensiamo diversamente e quindi agiamo diversamente”. Questa frase<br />
può sembrare un atteggiamento di rispetto nei nostri confronti, mentre<br />
non è così. Anche i non cristiani hanno diritto a sentire l’annuncio del<br />
Vangelo. Noi non siamo una corporazione. Abbiamo un debito verso il<br />
mondo, l’obbligo di intervenire per dire a tutti l’annuncio di libertà e di<br />
vita nuova. Riprendere dunque l’annuncio del Vangelo: la sobrietà è un<br />
valore. I cristiani non sono solo i samaritani per certe situazioni, ma portatori<br />
di un annuncio di novità.<br />
Mons. De Grisantis: ci sono casi concreti di necessità. Questa crisi<br />
tocca non solo gli imprenditori, ma di conseguenza anche tante famiglie<br />
cadute in povertà. Dobbiamo dare segni concreti, anche con qualche<br />
iniziativa che riguarda i preti e i Vescovi. Mi associo alla domanda di<br />
Mons. Paciello: come conciliare la sobrietà con l’invito al consumo?<br />
Mons. Calabro ringrazia mons. Papa. Tutto il Vangelo mette in evidenza<br />
l’importanza dell’uomo in sé povero. Gesù è nato povero e povere<br />
erano le prime comunità cristiane. La dottrina sociale della Chiesa insegna<br />
che lo Stato deve occuparsi della giustizia e la Chiesa della carità.<br />
Il Vangelo ci insegna il vero valore dell’uomo. A volte assistiamo a comportamenti<br />
di avarizia nel clero (spesso si litiga per pochi soldi).<br />
Mons. Cornacchia: la crisi finanziaria richiama una crisi etico-morale.<br />
Noi Vescovi dobbiamo dare esempio e insegnare ai giovani preti<br />
la misura, la sobrietà e la moderazione. L’<strong>Anno</strong> sacerdotale può essere<br />
occasione per parlare di questo, per favorire la vita comune e aprirsi alle<br />
necessità delle missioni. Importante è il testamento dei preti. Anche le<br />
risorse della diocesi vanno gestite con oculatezza, con la collaborazione<br />
di esperti per evitare spese inutili ed eccessive.<br />
Mons. Fragnelli: don Tonino Bello in un testo ormai noto, parla di<br />
annuncio-rinuncia-denuncia. L’annuncio deve educare alla povertà, deve<br />
ribadire che la vera ricchezza è Dio e il Vangelo. La rinuncia significa<br />
l’importanza della testimonianza. La denuncia indica la forza dell’analisi.<br />
Mi chiedo come annunciare il tema del dominio di sé in una cultura<br />
fondamentalmente individualista? Come Vescovi possiamo inviare un<br />
messaggio alla nostra gente? Possiamo richiamare alla sobrietà soprat-
tutto in occasione delle feste patronali? Possiamo dare un segno noi e i<br />
nostri preti rinunciando ad una mensilità del nostro stipendio?<br />
Mons. Cacucci: non so se arriveremo a stilare un documento, ma questa<br />
discussione già ci illumina per fare discernimento. Finora era in uso il metodo<br />
Joc (vedere-giudicare-agire). Oggi questo schema non è più attuabile.<br />
Guardando ai gravi fenomeni dell’emigrazione, della crisi economica ecc.,<br />
siamo in grado di leggere la realtà e di suggerire soluzioni? Dobbiamo partire<br />
dall’alto, dalla Parola di Dio e sollecitare la lettura della realtà. Il problema<br />
vero è legato alla concezione di vita del mondo adulto. La crisi riguarda<br />
soprattutto il nord e le grandi imprese. Guardare solo a se stessi e<br />
non guardare le povertà del mondo non è evangelico. Noi non possiamo<br />
dare soluzioni, ma solo dare luce e aprire a prospettive.<br />
Mons. Negro: noi non siamo in grado di fare un’analisi della crisi.<br />
È una crisi economica e culturale insieme. Come Chiesa dobbiamo dare<br />
esempio di vita sobria e solidale. E questo stile va annunciato a tutti perché<br />
si metta al centro l’uomo. Oltre l’esempio ci vuole anche l’annuncio<br />
per promuovere un’educazione e uno stile di vita nuovo che nasce dal<br />
Vangelo. Da questa discussione potrà nascere un richiamo a noi Vescovi<br />
e ai sacerdoti ad uno stile di vita sobrio.<br />
Mons. Papa: non è compito della Chiesa risolvere i problemi sociali,<br />
ma incoraggiare i responsabili nei vari ambiti. Si può parlare di crisi etica<br />
dell’economia più che di crisi economica. È utile, al riguardo, leggere<br />
il libro del ministro Tremonti e richiamarsi ai testi sapienziali dell’Antico<br />
Testamento. Se non si fa riferimento a Dio, anche i problemi sociali<br />
deragliano. Quando Dio è il tesoro della nostra vita, noi sapremo usare<br />
bene anche i nostri “tesoretti”. Senza Dio si diventa non solo stolti, ma<br />
anche iniqui nei confronti degli altri. Una concezione cristiana della vita<br />
è illuminante anche sul piano economico. Da crisi a kairòs: la signoria di<br />
Dio ci aiuta a vivere in modo solidale.<br />
Mons. Todisco: bisogna aiutare l’uomo a vivere da uomo. Il problema<br />
è di tipo pastorale: annunciare il vangelo per parlare di sobrietà e solidarietà.<br />
L’anno sacerdotale è un’occasione per ogni Vescovo e ogni prete a<br />
riscoprire la coscienza di essere in Cristo e nella Chiesa. Papa Benedetto<br />
XVI ha dato a questo anno speciale un bel motto “Fedeltà di Cristo, fedeltà<br />
del prete”.<br />
Mons. Paciello: 1) mi auguro che l’Enciclica sociale di prossima pubblicazione<br />
porti a delle riflessioni sul sistema internazionale di commer-<br />
193
194<br />
cio, di rapporti fra Paesi, ecc. La Chiesa prenda in considerazione i problemi<br />
dei poveri del mondo (si uccide e si lascia morire di fame, con indifferenza).<br />
Forse in regione potremo organizzare qualcosa per riflettere<br />
sui problemi dei Paesi poveri. 2) Raccomandare ai preti la sobrietà può<br />
lasciare il tempo che trova. Dobbiamo insistere perché l’amministrazione<br />
dei sacramenti sia libera da tariffe. I laici che lavorano in parrocchia<br />
lo fanno in forma volontaria. Solo noi preti leghiamo ogni prestazione<br />
pastorale ad un’offerta.<br />
Mons. Martella: occorre riscoprire i documenti sociali del Magistero.<br />
Proporre ed educare. Il prossimo decennio è proprio sull’educazione. Si<br />
parli anche di questo. Propongo di suggerire che nella formazione dei<br />
seminaristi ci sia anche un corso sull’economia. In questo modo si potrà<br />
parlare anche di sobrietà, solidarietà ed equità ed educare alla gratuità<br />
e alla vicinanza.<br />
Mons. Ruppi: la crisi economica è frutto della crisi politica, che è<br />
frutto della crisi etica, che a sua volta è frutto di una crisi culturale e pastorale.<br />
Mons. Cacucci ringrazia per i vari interventi ed auspica che le considerazioni<br />
emerse possano essere oggetto di ulteriore riflessione da parte<br />
di ciascun Vescovo nella propria diocesi.<br />
2. Incontro con il nuovo Rettore del Seminario di Molfetta<br />
Mons. Cacucci saluta con affetto e gratitudine Don Luigi Renna, nuovo<br />
Rettore del Seminario Teologico di Molfetta e ringrazia ancora Mons.<br />
Calabro per aver messo questo suo prete a disposizione della Chiesa in<br />
Puglia. La sua nomina è stata accolta con entusiasmo e lui stesso ha iniziato<br />
subito a lavorare bene.<br />
Don Renna ringrazia i Vescovi per la fiducia e comunica che sia gli<br />
animatori, sia i seminaristi gli hanno riservato un’accoglienza calorosa<br />
e cordiale.<br />
Mons. Cacucci a nome dei Vescovi augura al nuovo rettore un proficuo<br />
lavoro formativo. Egli rivolge anche espressioni di ringraziamento<br />
a Don Lucangelo Decantis, che lascia l’incarico di educatore per tornare<br />
nella sua archidiocesi di Taranto, e rivolge un saluto beneaugurante a<br />
Don Giuseppe Leucci, della diocesi di Oria, chiamato a svolgere il suo<br />
ministero come educatore al Seminario Regionale.
195<br />
3. Varie ed eventuali<br />
Mons. Cacucci legge la lettera che Mons. Michele Seccia, Vescovo di<br />
Teramo-Atri, gli ha inviato per chiedere aiuti ai Vescovi pugliesi in seguito<br />
al grave terremoto che ha colpito l’Abruzzo. I Vescovi decidono di<br />
prendere in considerazione questa richiesta nella prossima riunione della<br />
CEP. Intanto se qualche diocesi vuole già muoversi al riguardo, può liberamente<br />
farlo.<br />
Mons. Cacucci chiede che il Dott. Enzo Quarto, responsabile dei giornalisti<br />
cattolici e dirigente RAI in regione, sia nominato Responsabile<br />
dell’Ufficio Regionale delle Comunicazioni Sociali. Egli vive a Bari ed<br />
è un apprezzato professionista. I Vescovi approvano all’unanimità.<br />
Mons. Cacucci conferma che gli Esercizi spirituali per i vescovi e preti<br />
che lo desiderano si terranno dal 5 all’ 8 ottobre in Cassano Murge e saranno<br />
predicati dal gesuita Padre Francesco Rossi De Gasperis.<br />
Mons. Fragnelli distribuisce e presenta del materiale illustrativo<br />
sull’iniziativa per i giovani, denominata APULIA (Allegato 2), della<br />
prossima estate. Chiede l’autorizzazione della CEP sul programma.<br />
I Vescovi approvano.<br />
Mons. Fragnelli presenta anche un’ipotesi di programma del Convegno<br />
Regionale del Laicato (Allegato 3) fissato per il 2011. I Vescovi scelgono<br />
come sede San Giovanni Rotondo e come data aprile-maggio 2011.<br />
Per i dettagli si confermerà il tutto in autunno.<br />
Mons. Cacucci propone che una prossima riunione CEP sia interamente<br />
riservata al Convegno sul Laicato.<br />
Mons. Di Molfetta informa che, dal 24 al 28 agosto <strong>2009</strong>, si terrà a<br />
Barletta la LX edizione della Settimana Liturgica Nazionale. Il tema<br />
scelto è: “Celebrare la Misericordia”. L’incontro si sarebbe dovuto svolgere<br />
a L’Aquila, ma per il terremoto è stato spostato in Puglia, mantenendo<br />
lo stesso programma con gli stessi relatori. Egli sollecita la partecipazione<br />
dei Vescovi e quella dei sacerdoti e operatori pastorali.<br />
Con la recita dell’Angelus la riunione si chiude alle ore 13.00.<br />
Michele Castoro<br />
Segretario
196<br />
Verbale<br />
della riunione ordinaria<br />
9 dicembre <strong>2009</strong><br />
Seminario Regionale<br />
Molfetta<br />
La Conferenza Episcopale Pugliese si è riunita in sessione ordinaria<br />
mercoledì 9 dicembre <strong>2009</strong> a Molfetta (BA), presso il Pontificio Seminario<br />
Regionale.<br />
La riunione è iniziata alle ore 9.30, con la recita dell’Ora media, ed è<br />
stata presieduta da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-<br />
Bitonto, Presidente della CEP.<br />
Argomenti all’O.d.g.:<br />
1. Preparazione del Convegno Regionale sul Laicato<br />
(Relatore: S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli).<br />
2. Varie ed eventuali.<br />
Sono presenti gli Ecc.mi: Cacucci (presidente); Tamburrino (vicepresidente);<br />
Papa; D’Ambrosio; Todisco; Casale; Talucci; Pichierri; Negro;<br />
Padovano; Calabro; Caliandro; Paciello; Renna; Di Molfetta; Martella;<br />
Fragnelli; Cornacchia; Castoro (segretario).<br />
Assente giustificato l’Ecc.mo De Grisantis.<br />
Mons. Cacucci legge un biglietto di Mons. De Grisantis, il quale<br />
si scusa di non poter partecipare alla riunione per motivi di salute.<br />
A Mons. De Grisantis i Vescovi pugliesi esprimono affettuosi auguri di<br />
pronto ristabilimento, con l’assicurazione di una particolare preghiera.<br />
Mons. Fragnelli informa sulle condizioni di salute di Mons. Scarafile,<br />
che in data odierna si ricovera in ospedale. Anche a Mons. Scarafile<br />
viene assicurata la vicinanza degli Ecc.mi Confratelli, con auguri e preghiere.<br />
Mons. Cacucci ricorda la figura di Mons. Rosario Antonio Mennonna,<br />
Vescovo emerito di Nardò, deceduto ultracentenario nei giorni scorsi,<br />
e rinnova a Mons. Caliandro il cordoglio di tutti.
197<br />
Mons. D’Ambrosio comunica che il 4 e 5 gennaio sarà ricordato a<br />
Lecce il XX della sua ordinazione episcopale ed invita i Vescovi a partecipare<br />
alle varie manifestazioni.<br />
1. Preparazione del Convegno Regionale sul Laicato<br />
Mons. Fragnelli presenta il programma del Convegno Regionale sul<br />
Laicato, che si terrà dal 28 aprile al 1° maggio 2011. La sua relazione si<br />
articola in 3 punti: la fase preparatoria, la fase celebrativa e la fase post-<br />
Convegno (cfr. Allegato 1), con il prospetto economico (cfr. Allegato 2).<br />
Segue un’ampia discussione tra gli Ecc.mi Vescovi.<br />
Mons. Padovano: nel Convegno vedrei bene una carrellata su laici<br />
cristiani che hanno dato qualcosa di proprio nel campo dell’economia,<br />
della politica, della cultura, ecc. (ad esempio: Aldo Moro, Giovanni Modugno<br />
ed altri).<br />
Mons. Pichierri: nella fase preparatoria è opportuno inserire anche<br />
un pre-convegno sull’Ecumenismo, visto che la nostra regione ha una<br />
vocazione ecumenica.<br />
Mons. Paciello: piace l’itinerario di preparazione e anche il programma<br />
del Convegno. Mi chiedo come poter far entrare questo tema all’interno<br />
del Sinodo diocesano che è in atto nella mia diocesi.<br />
Mons. D’Ambrosio: sono d’accordo su tutto. Anziché ridefinire il laico<br />
in tutte le sue funzioni mi piacerebbe scegliere un aspetto particolare,<br />
per esempio, la corresponsabilità.<br />
Mons. Tamburrino: i convegni preparatori (o pre-convegni) nelle varie<br />
zone sembrano aperti a tutte le istanze sociali e culturali, mentre il<br />
programma del Convegno appare piuttosto orientato “ad intra”. Occorrerebbe<br />
accentuare anche lo sbocco “ad extra”.<br />
Mons. Talucci: anche la mia diocesi di Brindisi-Ostuni è in cammino<br />
con il Sinodo, che sarà chiuso a Pasqua. È chiaro che la diocesi deve privilegiare<br />
il Sinodo in cui inserire, per quanto è possibile, la tematica del<br />
Convegno. Il programma appare completo, ma ci vuole uno specifico:<br />
evidenziare come i nostri laici possono essere testimoni nella società,<br />
cioè come possono contribuire a costruire una società a misura d’uomo,<br />
una società animata dal Vangelo. Su alcune istanze sono i laici ad essere<br />
protagonisti, perciò ritengo valido il titolo scelto per il Convegno “I laici<br />
nella chiesa e nella società pugliese, oggi”.
198<br />
Mons. Renna: la specificità del Convegno dovrà essere il ruolo del<br />
laico cattolico all’interno della Chiesa, della società e della politica.<br />
Mons. Papa: dovremmo valorizzare l’enciclica del Santo Padre Benedetto<br />
XVI Caritas in veritate per parlare di sviluppo umano in Puglia.<br />
Non va trascurata l’importanza dei laici per l’inculturazione del Vangelo<br />
nel territorio. Mi sembra che vada migliorata la scelta dei titoli delle<br />
relazioni del Convegno, mentre ritengo positivo che la preparazione del<br />
Convegno avvenga a livello diocesano.<br />
Mons. Casale: il nostro Convegno dovrà tener conto della questione<br />
meridionale, in campo economico, imprenditoriale e di sviluppo. Prima<br />
dobbiamo riflettere sulla natura del laicato e poi sugli ambiti di azione.<br />
La Dei Verbum al n. 8 sviluppa il tema del sensus fidei dei credenti, perciò<br />
il laico ha un ruolo anche nell’elaborazione dei contenuti della fede.<br />
Dobbiamo chiederci come i Consigli pastorali e i Consigli per gli affari<br />
economici sono presenti nelle nostre diocesi e come funzionano: c’è una<br />
partecipazione attiva? A livello regionale rivedere la Consulta delle Aggregazioni<br />
Laicali, che forse è troppo ibrida ed inefficace, nel senso che<br />
spesso i movimenti che vi partecipano vogliono portare avanti il proprio<br />
carisma e la propria spiritualità.<br />
Mons. Papa: è inevitabile che ci siano più cammini di spiritualità, più<br />
sensibilità, che però possono essere una ricchezza se si mettono a servizio<br />
dell’unica missione della Chiesa.<br />
Mons. Di Molfetta: non solo fare riferimenti alla Parola di Dio ma anche<br />
alla Liturgia ed ai Sacramenti. È dal Battesimo che nasce la missione;<br />
è dal Battesimo che scaturisce la laicità, l’essere “in Cristo” e “nella<br />
Chiesa”. Non parlerei di spiritualità al plurale.<br />
Mons. Cornacchia: ringrazio per la presentazione del Convegno<br />
e sono convinto che dobbiamo metterci di più in ascolto del laicato.<br />
Il Concilio afferma: “I laici, trattando le realtà temporali, le orientano<br />
verso Dio” (LG). Metterei in evidenza l’aspetto vocazionale in senso<br />
ampio, cioè la chiamata dei laici nella Chiesa, nella società, nella politica,<br />
nella cultura ecc.<br />
Mons. Todisco: il titolo è chiaro e concreto. Non dobbiamo ridurre<br />
il Convegno a pura “accademia” sul laicato, né galleggiare sulle nostre<br />
realtà. Deve emergere la nostra storia, quali laici abbiamo, quali laici<br />
vogliamo, quale chiesa noi siamo. Partire non dal dover essere ma<br />
dall’essere, con i lati positivi e negativi. Perché non fermarci noi Vesco-
vi a comunicarci le realtà delle nostre diocesi? Siamo soddisfatti della<br />
gente a noi più vicina? Hanno uno sbocco nella Chiesa e nella società?<br />
Il Convegno deve riflettere sul nostro “essere Chiesa” oggi.<br />
Mons. Caliandro: ringrazio per lo studio fatto finora. I laici hanno la<br />
giusta autonomia della ricerca, noi invece abbiamo il dovere di illuminare<br />
le loro coscienze. Il giudizio di coscienza ha due poli: l’opzione fondamentale<br />
e l’atto.<br />
Mons. Calabro: mi riferisco alla tempistica. La Quaresima è vicina e<br />
c’è già un programma diocesano, ci sono poi le elezioni regionali… Perché<br />
non attendere un altro anno per avviare la preparazione e far slittare<br />
la celebrazione del Convegno al 2012?<br />
Mons. Negro: mi riferisco anzitutto alla corresponsabilità del laicato<br />
(quale corresponsabilità hanno i nostri laici, che spesso sono clericalizzati?).<br />
Rilevo poi l’emergenza di una fede che non riesce a fare cultura<br />
(forse il mondo sta diventando meno umano e la Chiesa meno cristiana).<br />
C’è anche il problema della coerenza etica: i laici dentro la storia. Quanto<br />
alla metodologia, dobbiamo evitare che sia un Convegno solo celebrativo,<br />
senza ricadute nelle nostre diocesi. Forse è più conveniente un<br />
numero di partecipanti ridotto e la distribuzione in gruppi.<br />
Mons. Papa: perché non sia “accademia” è necessario che la preparazione<br />
abbia due fasi: la prima fase (Quaresima-Pentecoste 2010), sia una<br />
verifica del tipo di laicato presente nelle nostre diocesi; la seconda fase<br />
(autunno 2010 e oltre), sia più formativa, cioè sia una riflessione sulla<br />
responsabilità dei laici nella Chiesa e nella società.<br />
Mons. Martella: ringrazio per il lavoro finora fatto. Occorre dare più<br />
valore al pre e al post Convegno. Sembrano troppi cinque pre-convegni<br />
in un anno. Le tematiche sono interessanti, ma dobbiamo stare attenti<br />
ad affidare le relazioni alle persone giuste. Bisogna partire dalla Parola<br />
di Dio per leggere la realtà, perché è più difficile il contrario. Collegare<br />
il nostro Convegno con il programma della CEI sulla responsabilità<br />
educativa.<br />
Mons. Castoro: ringrazio per lo studio presentato. Il Convegno non<br />
deve essere solo celebrativo e va ben preparato sia nelle diocesi sia nella<br />
scelta dei relatori. Occorre coinvolgere le diocesi nel modo più adeguato.<br />
Mons. Paciello: il coinvolgimento delle diocesi può avvenire attraverso<br />
un questionario che prepari al Convegno. Riscoprire l’insegna-<br />
199
200<br />
mento del Concilio sui laici. Se noi ci adoperiamo a formare i laici vuol<br />
dire che crediamo nella loro corresponsabilità.<br />
Mons. Cacucci: occorre privilegiare il metodo induttivo. La prima<br />
fase è lasciata alla sensibilità dei Vescovi nelle proprie diocesi. Ogni<br />
diocesi deve fare il punto della situazione, quasi una verifica del tipo<br />
“La chiesa diocesana si racconta”. Una volta chiaro il programma del<br />
Convegno, è necessario incontrare i relatori. È opportuno inviare una<br />
Lettera di indizione alle diocesi a firma di tutti i Vescovi pugliesi. Cinque<br />
pre-convegni forse sono troppi, meglio ridurli a tre: uno al nord, uno<br />
al centro e uno al sud della Puglia. Quanto alle comunicazioni delle diocesi,<br />
cinque minuti sono pochi. I dati provenienti dalle diocesi possono<br />
essere raccolti prima ed essere oggetto di un’unica comunicazione al<br />
Convegno.<br />
In conclusione, i Vescovi si dicono d’accordo sulle seguenti decisioni<br />
che vengono consegnate a Mons. Fragnelli e all’Istituto Pastorale Pugliese:<br />
a) circa la fase preparatoria:<br />
- predispone una Lettera dei Vescovi per l’indizione del Convegno,<br />
lettera che sarà esaminata e approvata nell’incontro CEP del 3-5<br />
febbraio p.v. e consegnata alle comunità diocesane nella Prima<br />
Domenica di Quaresima (21 febbraio 2010), ponendo però attenzione<br />
che non interferisca col delicato contesto politico regionale<br />
(siamo alla vigilia delle elezioni amministrative);<br />
- organizzare tre pre-convegni regionali, nell’autunno 2010, così distribuiti:<br />
“Il rapporto clero-laici e la corresponsabilità” (nella diocesi<br />
di Molfetta, coinvolgendo il Seminario Regionale e la Facoltà<br />
Teologica Pugliese); “La responsabilità educativa della famiglia e<br />
delle istituzioni” (nell’arcidiocesi di Otranto); “Il ruolo culturale,<br />
sociale e politico dei laici” (nella diocesi di San Severo);<br />
- predispone una serie di domande e punti di riflessione da offrire<br />
alle diocesi insieme alla Lettera di indizione, per facilitare e stimolare<br />
il lavoro preparatorio interno ad ogni singola diocesi, che è<br />
libera di organizzarsi secondo la propria sensibilità e contingenza<br />
storica, seguendo un metodo induttivo, dichiaratamente aperto alla<br />
Parola di Dio; nel periodo che va dalla Quaresima alla Pentecoste<br />
2010 ogni diocesi potrebbe promuovere una verifica interna in<br />
merito al ruolo dei laici nel proprio territorio;
201<br />
- rivedere la bozza dello Strumento di lavoro (“Il mandorlo in fiore”,<br />
Allegato 3): dare come titolo quello generale (“I laici nella<br />
chiesa e nella società pugliese, oggi”); aggiungere riferimenti ai<br />
grandi testimoni laici della società pugliese; sottolineare alcuni temi<br />
chiave come l’identità battesimale quale vocazione originaria<br />
della vita cristiana e l’esercizio del sensus fidei, la corresponsabilità<br />
dei laici e il loro ruolo indispensabile per l’inculturazione del<br />
Vangelo, la funzione degli organismi di partecipazione nelle singole<br />
diocesi;<br />
b) circa la fase celebrativa:<br />
- si conferma la sede del “Centro di spiritualità Padre Pio” a San<br />
Giovanni Rotondo (FG) nei giorni 28 aprile - 1° maggio 2011, con<br />
quota giornaliera di Euro 50,00;<br />
- si conferma il numero dei delegati come predisposto dall’IPP;<br />
- si chiede uno spazio laboratoriale in cui mettersi in ascolto dei delegati<br />
(quale ‘microfono’ ai laici?);<br />
- incontrare i relatori del Convegno prima della celebrazione insieme<br />
ai Vescovi e agli incaricati diocesani (corresponsabilità laicale,<br />
emergenza di fede, smarrimento etico, formazione…);<br />
- significativo riferimento alla dimensione ecumenica, aggiornata<br />
alle nuove situazioni determinate dalla globalizzazione.<br />
Mons. Fragnelli ringrazia tutti, evidenziando le diverse sensibilità.<br />
Non ci può essere la perfezione, ma la consapevolezza della responsabilità<br />
verso il gregge affidatoci, in cui trova spazio la formazione del laicato.<br />
2. Varie ed eventuali<br />
Mons. Cacucci informa che:<br />
- il Presidente Nazionale del Movimento Apostolico Sordi propone<br />
la nomina di Don Vito Spinelli, dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto,<br />
come Assistente ecclesiastico regionale del Movimento. I Vescovi<br />
approvano;<br />
- il Comitato regionale dell’AGESCI propone la nomina di Don<br />
Paolo Oliva, dell’arcidiocesi di Taranto, come Assistente ecclesiastico<br />
regionale dell’Associazione. I Vescovi approvano.
202<br />
Mons. Cacucci informa anche che dalla Congregazione per l’Educazione<br />
Cattolica è giunta la proroga per Mons. Salvatore Palese, come<br />
Preside della Facoltà Teologica Pugliese, dopo il compimento dei 70 anni<br />
di età.<br />
Mons. Cacucci, inoltre, propone i seguenti provvedimenti per il Tribunale<br />
Ecclesiastico Regionale:<br />
- nomina di P. Giuseppe Tomiri, o.f.m., della provincia francescana di<br />
Foggia, come Giudice (per 4 anni);<br />
- conferma di Don Giuseppe Pica, della diocesi di Nardò-Gallipoli,<br />
come Giudice (per altri 4 anni);<br />
- nomina dell’ Avv. Antonella Angelillo, della diocesi di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva,<br />
come terzo Patrono Stabile (dapprima per 1 anno e<br />
poi conferma per gli anni successivi), in sostituzione dell’Avv. Patrizia<br />
Piccolo, della diocesi di Andria, la quale non è più disponibile.<br />
Mons. Cacucci, infine, chiede di stabilire l’O.d.G. della prossima riunione<br />
CEP del 3-5 febbraio, che per il momento viene così definito:<br />
- mercoledì 3 febbraio, comunicazioni del Presidente e ulteriore discussione<br />
sul Convegno regionale del Laicato;<br />
- giovedì 4, mattino, Seminario regionale e Facoltà teologica<br />
pomeriggio, incontro con i religiosi e le religiose;<br />
- venerdì 5, riflessione sui beni culturali e relazioni delle varie Commissioni.<br />
Mons. Fragnelli invita a tenere la prossima riunione CEP del 3-5 febbraio<br />
a Massafra (TA), in diocesi di Castellaneta. I Vescovi ringraziano<br />
e accettano.<br />
La riunione si conclude alle ore 13.30 con la preghiera dell’Angelus.<br />
Michele Castoro<br />
Segretario C.E.P
Tribunale<br />
Ecclesiastico<br />
Regionale<br />
Pugliese
Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - corridoio.
205<br />
Relazione<br />
dell’attività del Tribunale nell’anno 2008<br />
agli Eccellentissimi Vescovi<br />
della Regione Puglia<br />
30 gennaio <strong>2009</strong><br />
Eccellenze Reverendissime,<br />
Prima di iniziare questa relazione sulla attività del nostro Tribunale<br />
Regionale nell’anno 2008, sento il dovere di esprimere a tutti Voi, a nome<br />
mio personale e di tutti i Giudici, del Difensore del Vincolo titolare<br />
e dei Patroni Stabili i sensi della più viva gratitudine per aver voluto<br />
rinnovare, allo scadere del quinquennio, la vostra fiducia confermandoci<br />
nell’incarico e nell’aver voluto nominare Mons. Filippo Salvo come<br />
3° Vicario Giudiziale aggiunto. Da parte di tutti noi, posso assicurare<br />
che continueremo a rendere fedelmente il delicato servizio a cui ci avete<br />
chiamati.<br />
Viene proposto alla vostra attenta lettura e al vostro esame il risultato<br />
del nostro lavoro riguardante le dichiarazioni di nullità di matrimonio<br />
sia in maniera complessiva nella nostra Regione, sia in particolare nelle<br />
singole diocesi.<br />
1. LE CAUSE (cfr. Allegato n. 2)<br />
A) Nel 2008 sono stati introdotti 232 nuovi libelli (8 in più del 2007);<br />
sono state concluse con decisione 254 cause (9 in più del 2007);<br />
ne sono state archiviate 32;<br />
al 31 Dicembre 2008 risultano pendenti 633 cause (al 31 Dicembre<br />
2007 risultavano pendenti 687 cause).<br />
Delle cause concluse con decisione<br />
179 si sono concluse affermativamente, cioè con la dichiarazione di<br />
nullità del matrimonio<br />
75 si sono concluse negativamente, cioè con il riconoscimento della<br />
validità del matrimonio.<br />
B) Le motivazioni principali:<br />
Matrimoni dichiarati nulli:
206<br />
• 77 per esclusione della indissolubilità;<br />
• 50 per esclusione della prole;<br />
• 49 per mancanza di uso di ragione, difetto di discrezione di giudizio<br />
e per incapacità ad assumere gli obblighi coniugali (iuxta can.<br />
1095, n. 1, n. 2 e n. 3);<br />
• 36 per simulazione totale del consenso;<br />
• 12 per esclusione della fedeltà;<br />
• 6 per timore;<br />
• 4 per dolo;<br />
• 4 per condizione;<br />
• 2 per errore di qualità (iuxta can. 1097 § 2);<br />
• 2 per esclusione del bonum coniugum;<br />
• 1 per difetto di forma canonica.<br />
C) Durata della convivenza dopo la celebrazione: dai 232 libelli presentati<br />
nel 2008 risulta che 199 unioni matrimoniali sono durate tra<br />
2 mesi e 10 anni (cfr. Allegato n. 5).<br />
* * *<br />
Propongo una riflessione sui dati di questo ultimo decennio 1998-<br />
2008.<br />
Il 1998 fu l’anno in cui da parte della Conferenza Episcopale Italiana<br />
fu data una nuova impostazione all’attività dei Tribunali ecclesiastici<br />
regionali in Italia con nuove Norme circa il regime amministrativo del<br />
Tribunali stessi e fu l’anno in cui mi fu affidato l’ufficio di Vicario giudiziale<br />
del Tribunale della nostra regione.<br />
In questo decennio si è registrato un crescendo di introduzioni di<br />
libelli<br />
Nel 1998: 300;<br />
nel 1999: 267;<br />
nel 2000: 284;<br />
nel 2001: 311;<br />
nel 2002: 266;<br />
nel 2003: 275;<br />
nel 2004: 244;<br />
nel 2005: 251;
207<br />
nel 2006: 264;<br />
nel 2007: 224;<br />
nel 2008: 232.<br />
Si è passati da un picco di 311 del 2001 ad una flessione in assestamento<br />
intorno ai 220-230 (cfr. Allegato A).<br />
Alcune spiegazioni possono essere le seguenti:<br />
1) la fiducia dei fedeli nella Chiesa;<br />
2) la facilità di accesso al Tribunale per i fedeli intenzionati ad iniziare<br />
una causa di nullità poiché la CEI nel 1998 fissò il contributo (esiguo<br />
e quasi simbolico) dei fedeli per le spese processuali che attualmente<br />
è in Euro 500,00, e determinò l’onorario per gli avvocati, che<br />
attualmente è tra un minimo di Euro 1500,00 e un massimo di Euro<br />
2850,00;<br />
3) la presenza dei Patroni stabili che svolgono la consulenza e l’assistenza<br />
gratuitamente;<br />
4) il senso di temerarietà di tanti nell’introdurre alcuni libelli… a rischio.<br />
Inoltre in questo decennio si è constatato che nel nostro Tribunale<br />
sono state emesse<br />
1178 sentenze di nullità per la esclusione della indissolubilità,<br />
412 per esclusione della prole,<br />
319 per simulazione totale del consenso,<br />
76 per esclusione della fedeltà.<br />
Se a queste si sommano le sentenze negative: 499 per esclusione della<br />
indissolubilità, 367 per esclusione della prole, 316 per simulazione<br />
totale del consenso e 182 per esclusione della fedeltà (cfr. Allegato<br />
B), risulta con evidenza che certamente sono ancora tanti i giovani che si<br />
accostano al sacramento del matrimonio con superficialità, senza la volontà<br />
di assumere gli impegni duraturi con la volontà di impostare la vita<br />
su criteri di comodo, senza un progetto e una prospettiva procreativa.<br />
In aumento sono anche i casi di immaturità e di incapacità psicologica<br />
che non ha reso tanti giovani capaci di valutare criticamente i diritti<br />
e i doveri coniugali e pertanto non sono stati messi in grado di essere<br />
responsabili negli impegni assunti col matrimonio. Infatti, circa il capo<br />
di nullità della incapacità, iuxta can. 1095 n. 2 e 3, sono state emesse n.<br />
704 sentenze, di cui 372 affermative e 332 negative.
208<br />
Pertanto è opportuno che nella fase di preparazione dei giovani al<br />
matrimonio, che lodevolmente in tantissime parrocchie si svolge, si insista<br />
molto a rendere quei cosiddetti “corsi per fidanzati” in itinerari in cui<br />
non soltanto siano date delle nozioni, ma ci sia una verifica di un cammino<br />
di evangelizzazione del matrimonio sacramento con l’accettazione<br />
“cordiale” dell’unità, della indissolubilità e della fedeltà.<br />
Quasi sempre, quando si tratta di richieste di nullità aventi per oggetto<br />
la esclusione delle proprietà del matrimonio, i giudici ponenti fanno<br />
richiesta alle Curie vescovili della copia del processetto matrimoniale<br />
e ci si accorge che purtroppo esso è fatto in maniera superficiale, con la<br />
registrazione di risposte stereotipate e non personalizzate e tante volte<br />
si constata che gli stessi interessati non ricordano neppure di aver fatto<br />
quell’incontro con il parroco. Eppure dovrebbe essere l’incontro per il<br />
processetto una preziosa occasione pastorale da valorizzare per conoscere<br />
le vere intenzioni dei nubendi, per chiarire, completare e perfezionare<br />
la preparazione.<br />
Inoltre da parte dei parroci e degli operatori di pastorale familiare o<br />
degli operatori dei consultori familiari diocesani dovrebbe essere posta<br />
una maggiore attenzione nell’aiutare i nubendi che hanno dei problemi<br />
nella sfera psichica, a fare chiarezza, perché se si tratta di semplici difficoltà<br />
vanno sostenuti, ma se si tratta di vera incapacità si mette a rischio<br />
il sacramento.<br />
Da parte del Tribunale si intende offrire alle <strong>Diocesi</strong> e ai Consultori<br />
familiari la possibilità di una collaborazione.<br />
* * *<br />
Mi permetto tornare a sottoporre alla Vostra considerazione, affidandole<br />
al Vostro cuore, due note di cui già parlai nella relazione dello scorso<br />
anno.<br />
1) Si tratta di diversi insegnanti di Religione che dovrebbero essere<br />
educatori e testimoni di fede per i loro alunni, i quali, con un matrimonio<br />
fallito alle spalle, ricorrono al nostro Tribunale per chiedere<br />
la nullità. Naturalmente, il motivo per cui ricorrono al Tribunale Ecclesiastico<br />
è “per non perdere il posto di lavoro”. Ciò che fa meraviglia<br />
è che o sono stati superficiali nella scelta del partner o sono stati
209<br />
essi stessi ad escludere l’indissolubilità, o la fedeltà o la prole! Ogni<br />
commento è superfluo!<br />
2) Se una delle parti è stata causa della nullità per dolo o per simulazione,<br />
il Tribunale, considerate tutte le circostanze del caso, appone<br />
il divieto di contrarre un nuovo matrimonio senza la previa consultazione<br />
dell’Ordinano del luogo in cui il nuovo matrimonio deve essere<br />
celebrato (cfr. Istr. “Dignitas Connubii” art. 251 § 2).<br />
Anche quest’anno abbiamo riscontrato più casi in cui a persone alle<br />
quali il Tribunale aveva posto il divieto di passare a nuove nozze<br />
sacramentali, con molta facilità sia stato rimosso il divieto di risposarsi<br />
e, dopo qualche anno, avendo “imparato” come si può fare un<br />
matrimonio nullo, sono tornati in Tribunale per introdurre una nuova<br />
causa di nullità. Mi permetto suggerire che il divieto sia rimosso<br />
da parte dell’Ordinario dopo che l’interessato ha dimostrato un vero<br />
cambiamento di mentalità e, con serietà (e non con una semplice firma<br />
su un prestampato), pronunci un giuramento di impegno di accettare<br />
il matrimonio sacramento senza riserve sugli elementi e sulle<br />
proprietà essenziali del sacramento del matrimonio.<br />
2. L’ATTIVITÀ DEI GIUDICI (cfr. Allegato n. 1)<br />
Nell’anno 2008 sono state decise 254 cause. E le cause pendenti<br />
che negli anni precedenti sono state:743 a fine 2006 e 687 a fine 2007, al<br />
31 Dicembre del 2008 erano 633.<br />
Ciò dimostra il generoso impegno dei giudici e degli uditori. Si sarebbe<br />
ottenuto un maggior risultato se avessero potuto dare il loro contributo<br />
di collaborazione piena i giudici don Michele Di Nunzio dell’Arcidiocesi<br />
di Foggia-Bovino e don Antonio Neri, della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi,<br />
entrambi chiamati a rendere un servizio<br />
presso la Santa Sede, come officiali, il primo presso la Congregazione<br />
della Dottrina della Fede, il secondo presso la Congregazione per il Clero.<br />
Ad essi, che per il nuovo anno hanno smesso ogni collaborazione col<br />
nostro Tribunale, è giunto non solo il ringraziamento di codesta Conferenza<br />
Episcopale Regionale, ma anche la cordiale gratitudine di tutti gli<br />
operatori del nostro Tribunale per il competente impegno e l’esempio di<br />
passione pastorale dimostrata in tanti anni di servizio.<br />
Dal mese di Settembre 2008 ha cessato la collaborazione con il Tribunale<br />
Mons. Leonardo Erriquenz, della diocesi di Conversano-Mono-
210<br />
poli, il quale ha presentato le dimissioni per motivi di età e di salute.<br />
L’Ecc.mo Moderatore, ha fatto pervenire il dovuto ringraziamento.<br />
Il 2 Dicembre 2008 il Sac. Antonio Magnocavallo, della <strong>Diocesi</strong> di<br />
Lungro, parroco della Parrocchia S. Giovanni Crisostomo in Bari, dopo<br />
aver servito il nostro Tribunale per 33 anni, prima come Difensore del<br />
Vincolo e poi come Giudice (a tempo pieno), ha rassegnato le dimissioni<br />
per motivi di salute. Anche a lui è stata manifestata la gratitudine per il<br />
lavoro svolto. Intanto è un’altra unità in meno dell’organico dei giudici.<br />
Per realizzare un più efficace servizio ai tanti fedeli che si rivolgono<br />
al Tribunale, mi permetto chiedere, se è possibile, che il vuoto creatosi<br />
nell’organico sia colmato dalla presenza efficiente di altri sacerdoti<br />
competenti e disponibili.<br />
3) L’ATTIVITÀ DEL NOSTRO TRIBUNALE COME SEDE DI<br />
APPELLO PER IL TRIBUNALE NAZIONALE DI ALBANIA<br />
Già con Decreto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica<br />
del 23 Gennaio 2004 il nostro Tribunale Regionale fu designato come<br />
Tribunale di seconda istanza per le cause trattate in primo grado dal Tribunale<br />
Ecclesiastico Interdiocesano (nazionale) di Scutari (Albania).<br />
Dopo quattro anni di silenzio, nel mese di Giugno 2008 il Vicario<br />
Giudiziale di quel Tribunale Sac. Giovanni Kemal Kokona ha trascorso<br />
una settimana a Bari per prendere contatti con gli Operatori di questo<br />
Tribunale e per uno scambio di idee. Nel mese di Novembre e di Dicembre<br />
del 2008 sono pervenute le prime due cause che sono in fase di<br />
studio e di esame per essere definite.<br />
Anche per questo ulteriore lavoro che è già iniziato e che secondo gli<br />
accordi tra gli Ecc.mi Moderatori Mons. Cacucci, Arcivescovo di Bari e<br />
Mons. Angelo Massafra, Arcivescovo di Scutari, vuol essere una collaborazione<br />
di servizio tra Chiese sorelle, si rende necessaria la presenza<br />
di altre unità nell’organico dei giudici del nostro Tribunale.<br />
4. DIFENSORI DEL VINCOLO<br />
E PROMOTORE DI GIUSTIZIA (cfr. Allegato n. 1)<br />
Il titolare dell’Ufficio di Difensore del Vincolo è Mons. Felice Posa.<br />
Con lui hanno collaborato come difensori del Vincolo sostituti 2 sacer-
211<br />
doti e 6 laici. Tutti hanno svolto il loro compito con impegno e competenza.<br />
In questo nuovo anno svolgerà l’ufficio di Difensore del Vincolo<br />
anche il dott. Giuseppe Albanese.<br />
Anche nell’anno 2008 l’Ufficio di Promotore di Giustizia è stato<br />
svolto da Mons. Felice Posa e quando ciò è risultato incompatibile perché<br />
impegnato come “Difensore del Vincolo”, l’incarico di Promotore<br />
di Giustizia è stato svolto dal Sac. Ignazio Pansini.<br />
5. I COSTI E I TEMPI<br />
Per quanto riguarda i costi delle cause, torno a ricordare, perché ne<br />
siano informati i parroci e tramite loro se ne dia notizia ai fedeli, che già<br />
dal mese di marzo 2007 il contributo delle parti alle spese processuali è<br />
il seguente:<br />
la parte attrice, che invoca il ministero del Tribunale, è tenuta a versare<br />
Euro 500,00 al momento della presentazione del libello; la parte convenuta<br />
non è tenuta ad alcuna contribuzione, ove partecipi all’istruttoria senza<br />
patrocinio. Nel caso in cui nomini un patrono di fiducia o ottenga di usufruire<br />
dell’assistenza di un patrono stabile, è tenuta a versare Euro 250,00.<br />
Per quanto riguarda la durata delle cause, devo dire che, stando al<br />
numero di esse e alla disponibilità dei giudici, è non meno di due anni.<br />
Certe volte i tempi si allungano quando, dovendo verificare la incapacità<br />
psicologica o psichica si rende necessaria la perizia di un perito<br />
d’ufficio, psichiatra o psicologo. Si trova difficoltà a reperire specialisti<br />
(specialmente gli psichiatri) disponibili, che oltre alla competenza professionale,<br />
si ispirino ad una chiara antropologia cristiana.<br />
Torno a proporre l’appello già rivolto negli anni scorsi: sarebbe utile<br />
che dai Vescovi giungesse qualche sicura indicazione di professionisti,<br />
psichiatri o psicologi, con le caratteristiche suddette in modo tale<br />
che l’albo dei periti sia più ampio e l’incarico per le perizie possa essere<br />
distribuito equamente e possa essere espletato in tempi più brevi.<br />
6. PATRONI STABILI (cfr. Allegato n. 6)<br />
I Patroni Stabili del nostro Tribunale sono stati l’avv. Franca Maria<br />
Lorusso e l’avvocato rotale Concetta Farinato. Poiché il numero dei fe-
212<br />
deli che chiedono le consulenze e l’assistenza tecnica dei Patroni Stabili<br />
è abbastanza considerevole, il nostro Tribunale ha chiesto alla CEI la<br />
possibilità di nominare un terzo patrono stabile e nel bilancio preventivo<br />
è stata inserita la voce ad hoc. Confidiamo nella concessione e in caso<br />
affermativo sarà sottoposto a cotesta Conferenza Episcopale la nomina<br />
del professionista. La dott.ssa Piccolo Patrizia della diocesi di Andria,<br />
già approvata nella precedente vostra sessione, ha dichiarato la impossibilità<br />
di accettare la nomina per una imprevista incompatibilità con<br />
impegni universitari.<br />
Desidero ancora ricordare, perché sia noto ai fedeli, che secondo il<br />
can. 1490 del Codice di Diritto Canonico e dell’art. 6 delle Norme della<br />
CEI “circa il regime amministrativo dei Tribunali Ecclesiastici Regionali<br />
Italiani e l’attività di patrocinio svolta presso gli stessi” i Patroni<br />
Stabili fanno parte dell’organico del Tribunale.<br />
Secondo le suddette Norme, ai Patroni stabili i fedeli possono rivolgersi<br />
per ottenere la consulenza canonica circa la loro situazione matrimoniale<br />
e per avvalersi del loro patrocinio.<br />
Il servizio di consulenza avviene ordinariamente nella sede del Tribunale<br />
e, una volta al mese, nelle sedi delle <strong>Diocesi</strong> dei capoluoghi di<br />
provincia, in un ufficio delle rispettive Curie, così come stabilito dal nostro<br />
Regolamento.<br />
Per potersi avvalere del patrocinio di uno dei Patroni Stabili, la parte<br />
che ne abbia interesse deve farne richiesta scritta e motivata al Preside<br />
del Collegio giudicante. Questi accoglie la richiesta tenuto conto delle<br />
ragioni addotte e delle effettive disponibilità di servizio.<br />
Il Patrono Stabile non riceve alcun compenso dai fedeli né per la consulenza,<br />
né per il patrocinio o la rappresentanza in giudizio perché alla<br />
retribuzione dei Patroni Stabili provvede il Tribunale, attingendo dalle<br />
risorse messe a disposizione dalla CEI.<br />
I nostri Patroni Stabili durante l’anno 2008 hanno introdotto<br />
n. 46 libelli così come è indicato nell’allegato n. 6.<br />
Il numero delle consulenze da essi svolte è il seguente:<br />
n. 118 a Bari, n. 30 a Foggia, n. 5 a Brindisi, n. 57 a Taranto, n.78 a<br />
Lecce.<br />
Attualmente, i nostri Patroni Stabili tra le cause introdotte nel 2008<br />
e quelle degli anni precedenti, stanno seguendo n. 77 cause l’avv. Concetta<br />
Farinato e n. 98 cause l’avv. Franca Maria Lorusso.
213<br />
Intanto mi sembra necessario e doveroso ricordare che il Patrono<br />
stabile non è l’Avvocato d’ufficio, poiché alle situazioni di indigenza è<br />
possibile provvedere con il gratuito patrocinio assicurato dai liberi professionisti<br />
iscritti all’Albo, secondo un turno determinato dal Vicario<br />
Giudiziale.<br />
7. I PATRONI DI FIDUCIA (cfr. Allegati n. 7 e n. 8)<br />
Ritengo ancora utile che sia a tutti noto l’elenco aggiornato degli avvocati<br />
residenti in Puglia, ammessi a patrocinare nel nostro Tribunale<br />
perché ai fedeli che si rivolgono alle Curie Diocesane o ai Consultori<br />
Familiari siano date esatte informazioni.<br />
L’Albo è costituito dai professionisti che hanno conseguito il titolo di<br />
Avvocato Rotale, da quelli che sono Laureati in Diritto Canonico, dai Licenziati<br />
“vere periti” in Diritto Canonico e dai giovani Licenziati ammessi<br />
“ad biennium” al fine di concedere la possibilità di conseguire il dottorato.<br />
Il 13 Giugno 2008 è deceduto l’avv. Prof. Luca Troccoli, che tutti ricordiamo<br />
con stima e affetto per la sua competenza professionale e amabilità nel<br />
vivere il suo impegno professionale come servizio alla Chiesa.<br />
Il Consiglio Episcopale Permanente della CEI, nel mese di marzo<br />
2007, ha stabilito che l’onorario per i Patroni di fiducia è determinato<br />
dal Preside del Collegio giudicante (e non dall’avvocato), tra un minimo<br />
di Euro 1.500,00 ed un massimo di Euro 2.850,00 (escluso IVA e<br />
ulteriori oneri, sostenuti dal Patrono, che non possono essere compresi<br />
in tali onorari).<br />
8. LA CANCELLERIA E LA SEDE DEL TRIBUNALE<br />
La Cancelleria è retta da don Vito Spinelli con la collaborazione di<br />
due “addetti alla Cancelleria” e da sette notai-attuari. Il lavoro svolto<br />
in cancelleria che consiste nell’assistenza ai giudici e nella attenzione<br />
a seguire tutte le pratiche dall’accettazione del libello fino alla spedizione<br />
di quanto è necessario alla sede del Tribunale di Benevento, oltre<br />
a soddisfare il rapporto con il pubblico e con gli avvocati, è veramente<br />
encomiabile.<br />
Il nostro Tribunale ha il sito internet: www.terpuglia.it visitando il<br />
quale si possono apprendere tutte le notizie utili riguardanti l’indirizzo
214<br />
della sede, l’organico del Personale che opera, l’elenco degli avvocati,<br />
il Regolamento del Tribunale e le Norme della CEI “circa il regime amministrativo<br />
dei Tribunali Ecclesiastici Regionali Italiani e l’attività di<br />
patrocinio svolta presso gli stessi”, le statistiche annuali, e le relazioni<br />
dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.<br />
La sede del Tribunale è in Largo S. Sabino 1<br />
L’indirizzo di posta elettronica : amministrazione@terpuglia.it<br />
9. CONCLUSIONE<br />
A nome di tutti gli operatori del Tribunale confermo la piena e fedele<br />
collaborazione in questo impegno che ci è stato affidato, rinnovando la<br />
gratitudine per la fiducia riposta in noi.<br />
Sac. Luca Murolo<br />
Vicario Giudiziale
215<br />
Allegato n. 1<br />
Organico del Tribunale<br />
nell’anno 2008<br />
Moderatore S.E. Mons. Francesco Arcivescovo di Bari-Bitonto<br />
Cacucci<br />
Vicario Giudiziale Mons. Luca Murolo (Molfetta-Ruvo<br />
Giovinazzo-Terlizzi)<br />
Vicario Giudiziale Mons. Luigi Stangarone<br />
(Bari-Bitonto)<br />
emerito<br />
Vicario Giudiziale Mons. Antonio Caricato<br />
(Lecce)<br />
agg.<br />
Vicario Giudiziale Sac. Pasquale Larocca<br />
(Bari-Bitonto)<br />
agg.<br />
Vicario Giudiziale Mons. Filippo Salvo (Trani-Barletta-Bisceglie)<br />
agg.<br />
Giudici Mons. Angelo Altavilla (Oria)<br />
Sac. Gianfranco Aquino<br />
Sac. Baldassarre Chiarelli<br />
Mons. Mario Cota<br />
Sac. Pietro De Punzio<br />
Mons. Nicola Dileo<br />
Sac. Agostino Divittorio<br />
Mons. Domenico Fusillo<br />
(Oria)<br />
(Castellaneta)<br />
(San Severo)<br />
(Brindisi-Ostuni)<br />
(<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong><br />
Acquaviva delle Fonti)<br />
(Cerignola-Ascoli Satriano)<br />
(Conversano-Monopoli)
216<br />
Giudici<br />
Mons. Giacomo<br />
Giampetruzzi<br />
Dott. Antonio Lia<br />
(Bari-Bitonto)<br />
(Bari-Bitonto)<br />
P. Lorenzo Lorusso O.P. (Bari-Bitonto)<br />
Sac. Massimo Mancino<br />
Mons. Giuseppe<br />
Montanaro<br />
Sac. Pasquale Morelli<br />
Mons. Paolo Oliva<br />
Sac. Nunzio Palmiotti<br />
Sac. Giuseppe Pica<br />
Sac. Antonio Sozzo<br />
(Nardò-Gallipoli)<br />
(Taranto)<br />
(Taranto)<br />
(Taranto)<br />
(Molfetta-Ruvo<br />
Giovinazzo-Terlizzi)<br />
(Nardò-Gallipoli)<br />
(Lecce)<br />
Difensori del Vincolo<br />
Titolare Mons. Felice Posa (<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong><br />
Acquaviva delle Fonti)<br />
Sostituti Mons. Giuseppe Laterza (Conversano-Monopoli)<br />
Sac. Ignazio Pansini<br />
Dott. Giuseppe Albanese<br />
Dott.ssa Valentina Bovio<br />
Dott.ssa Fabiana Campa<br />
Dott. Damiano De Nuccio<br />
(Molfetta-Ruvo<br />
Giovinazzo-Terlizzi)<br />
(Bari-Bitonto)<br />
(Bari-Bitonto)<br />
(Lecce)<br />
(Ugento-Santa Maria<br />
di Leuca)
217<br />
Sostituti<br />
Dott.ssa Margherita<br />
Di Ponzio<br />
Dott. Vito Giannelli<br />
Dott. Giuseppe Nuzzi<br />
Dott. Fabio Alberto Russo<br />
Dott. Paolo Stefanì<br />
(Taranto)<br />
(Bari-Bitonto)<br />
(<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong><br />
Acquaviva delle Fonti)<br />
(Bari-Bitonto)<br />
(Bari-Bitonto)<br />
Promotore di Giustizia<br />
Titolare Mons. Felice Posa (<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong><br />
Acquaviva delle Fonti)<br />
Aggiunto Sac. Ignazio Pansini (Molfetta-Ruvo<br />
Giovinazzo-Terlizzi)<br />
Uditori Sac. Giovanni Pinto (Lucera-Troia)<br />
Dott.ssa Maria Colaluce<br />
Dott. Vittorio Palumbieri<br />
(Molfetta-Ruvo<br />
Giovinazzo-Terlizzi)<br />
(Trani-Barletta-Bisceglie)<br />
Patroni stabili Avv. Franca M. Lorusso (Molfetta-Ruvo<br />
Giovinazzo-Terlizzi)<br />
Avv. Concetta Farinato<br />
(Molfetta-Ruvo<br />
Giovinazzo-Terlizzi)<br />
Cancelleria<br />
Cancelliere - Notaio Sac. Vito Spinelli (Bari-Bitonto)<br />
Addetti<br />
alla Cancelleria<br />
Rag. Alfonso de Leo<br />
Rag. Patrizio Tarantino<br />
(Molfetta-Ruvo<br />
Giovinazzo-Terlizzi)<br />
(Bari-Bitonto)
218<br />
Amministrazione Prof. Benedetto Morea (Bari-Bitonto)<br />
Dott. Carlo Cassano<br />
(Bari-Bitonto)<br />
Attuari - Notai<br />
Sostituti Rag. Leonardo Amato (Bari-Bitonto)<br />
Rag. M. Antonietta Baronchelli<br />
Rag. Vito Colaianni<br />
Rag. Antonio Iurilli<br />
Rag. Angela Sette<br />
Dott. Liborio Tridente<br />
Rag. Rosa Zaffanella<br />
(Molfetta-Ruvo<br />
Giovinazzo-Terlizzi)<br />
(Bari-Bitonto)<br />
(Molfetta-Ruvo<br />
Giovinazzo-Terlizzi)<br />
(Bari-Bitonto)<br />
(Trani-Barletta-Bisceglie)<br />
(Bari-Bitonto)<br />
Supplente Dott. Francesco Mosè Radi (Cerignola-Ascoli Satriano)
219<br />
Allegato n. 2<br />
Relazione al 31.12.2008<br />
Cause introdotte 232<br />
Cause archiviate 32<br />
Cause decise 254<br />
Decise<br />
Affermative 179<br />
Negative 75<br />
Totale 254<br />
Capi di nullità<br />
Esclusione dell’indissolubilità 77 affermative 65 negative<br />
Esclusione della prole 60 affermative 39 negative<br />
Simulazione totale del consenso 36 affermative 46 negative<br />
Incapacità ad assumere<br />
gli obblighi coniugali 23 affermative 30 negative<br />
Defectus discretionis iudicii 26 affermative 17 negative<br />
Timore 6 affermative 16 negative<br />
Esclusione della fedeltà 12 affermative 7 negative<br />
Errore di qualità 2 affermative 7 negative<br />
Impotenza 0 affermative 1 negative<br />
Condizione 4 affermative 1 negative<br />
Esclusione del bonum coniugum 2 affermative 17 negative<br />
Errore di persona 0 affermative 0 negative<br />
Dolo 4 affermative 11 negative<br />
Difetto di forma canonica 1affermative 0 negative<br />
Esclusione del matrimonio stesso 0affermative 3 negative<br />
La somma dei capi ammessi o respinti non corrisponde al numero delle<br />
sentenze affermative o negative in quanto alcune volte nella stessa<br />
sentenza il Tribunale si è pronunziato su più capi, alcuni dei quali vengono<br />
ammessi e altri respinti.
220<br />
<strong>Diocesi</strong> di provenienza<br />
delle 232 cause introdotte nell’anno 2008<br />
Allegato n. 3<br />
<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva 10<br />
Andria 4<br />
Bari-Bitonto 44<br />
Brindisi-Ostuni 20<br />
Castellaneta 4<br />
Cerignola-Ascoli Satriano 4<br />
Conversano-Monopoli 19<br />
Foggia-Bovino 10<br />
Lecce 16<br />
Lucera-Troia 3<br />
Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo 8<br />
Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi 3<br />
Nardò-Gallipoli 16<br />
Oria 11<br />
Otranto 12<br />
San Severo 7<br />
Taranto 22<br />
Trani-Barletta-Bisceglie 12<br />
Ugento-Santa Maria di Leuca 7<br />
Totale 232
221<br />
Allegato n. 4<br />
Professioni<br />
Attori Attrici Convenuti Convenute<br />
Agricoltore 0 1 3 1<br />
Artigiano 5 5 6 5<br />
Casalinga 0 27 0 26<br />
Commerciante 8 2 8 3<br />
Commessa 1 2 0 2<br />
Disoccupato 2 4 4 7<br />
Forze dell’Ordine 8 0 3 3<br />
Impiegato 19 26 16 16<br />
Imprenditore 3 0 3 0<br />
Infermiere 5 1 0 3<br />
Insegnante 4 9 4 13<br />
Libero Professionista 24 8 13 13<br />
Medico 2 2 5 3<br />
Militari 11 0 4 1<br />
Operaio 25 5 32 13<br />
Studente 5 12 3 13<br />
Pensionato 0 0 1 0<br />
Non dichiarato 1 5 4 1<br />
Totale 123 109 109 123<br />
Attori 123<br />
Attrici 109<br />
Totale parte attrice 232<br />
Convenuti 109<br />
Convenute 123<br />
Totale parte convenuta 232
222<br />
Durata della convivenza matrimoniale<br />
delle coppie che hanno introdotto il libello<br />
nell’anno 2008<br />
2 mesi 6<br />
3 mesi 6<br />
4 mesi 4<br />
5 mesi 3<br />
6 mesi 6<br />
8 mesi 3<br />
9 mesi 2<br />
10 mesi 3<br />
11 mesi 3<br />
1 anno 25<br />
14 mesi 1<br />
15 mesi 1<br />
18 mesi 5<br />
2 anni 22<br />
2 anni e 6 mesi 1<br />
3 anni 26<br />
4 anni 14<br />
5 anni 21<br />
6 anni 14<br />
7 anni 9<br />
8 anni 7<br />
9 anni 8<br />
10 anni 9<br />
11 anni 2<br />
12 anni 4<br />
13 anni 1<br />
14 anni 2<br />
15 anni 3<br />
16 anni 3<br />
18 anni 2<br />
Allegato n. 5
223<br />
20 anni 1<br />
22 anni 2<br />
24 anni 1<br />
Coppie non dichiarate 12<br />
Totale 232
224<br />
Statistiche sull’attività del Tribunale<br />
in particolare per la diocesi di<br />
<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />
<strong>Anno</strong> 2008<br />
totale cause decise<br />
Totale cause decise<br />
nella <strong>Diocesi</strong><br />
aff. neg.<br />
254 11 7 4<br />
Capi di nullità Totale Aff. Neg. Arch.<br />
Esclusione della indissolubilità 6 2 4<br />
Esclusione della prole 3 2 1<br />
Timore 1 0 1<br />
Defectus discretionis iudicii 2 1 1<br />
Incapacità ad assumere<br />
gli obblighi coniugali<br />
2 1 1<br />
Simulazione totale del consenso 2 0 2<br />
Errore di persona 0 0 0<br />
Errore di qualità 2 1 1<br />
Esclusione della fedeltà 1 1 0<br />
Dolo 2 0 1<br />
Impotenza 0 0 0<br />
Condizione 1 1 0<br />
Esclusione del bonum coniugum 2 0 2<br />
Difetto di forma canonica 0 0 0<br />
Esclusione della sacra mentalità 0 0 0<br />
La somma dei capi ammessi o respinti non corrisponde al numero<br />
delle sentenze affermative o negative in quanto alcune volte nella stessa<br />
sentenza il Tribunale si è pronunziato su più capi, alcuni dei quali<br />
vengono ammessi e altri respinti.
Sinodo<br />
Diocesano
227<br />
Regolamento<br />
del Sinodo Diocesano<br />
Prot. n. 46/<strong>2009</strong><br />
Il Sinodo Diocesano, riconosciuto come un importante mezzo per l’attuazione<br />
del rinnovamento conciliare ed espressione della comunione<br />
diocesana, offre al Vescovo l’occasione per chiamare a cooperare con lui,<br />
insieme ai Sacerdoti, alcuni laici e Religiosi scelti, per l’edificazione del<br />
Corpo di Cristo nella Chiesa particolare affidata alle sue cure pastorali.<br />
A seguito dell’indizione nella nostra <strong>Diocesi</strong> del primo Sinodo Pastorale<br />
Diocesano e dell’avvio della fase antepreparatoria dello stesso, mediante<br />
la costituzione delle Commissioni all’uopo designate, si rende<br />
ora necessario definire, nel rispetto delle norme canoniche, la composizione<br />
ed il metodo di lavoro dell’Assemblea sinodale, in vista della sua<br />
celebrazione.<br />
Pertanto, a norma del can. 463 del C.J.C. e dell’Istruzione sui Sinodi<br />
Diocesani della Congregazione per i Vescovi e della Congregazione per<br />
l’Evangelizzazione dei Popoli del 19 marzo 1997, udito il Consiglio Episcopale,<br />
con il presente<br />
decreto<br />
promulgo il Regolamento del Sinodo Diocesano, secondo il testo allegato<br />
al presente Decreto, composto da 72 articoli, da me firmato e sigillato,<br />
stabilendone l’entrata in vigore a partire dalla data odierna.<br />
Dal Palazzo Vescovile, 24 ottobre <strong>2009</strong>,<br />
Anniversario della Dedicazione della Cattedrale<br />
Il Vice Cancelliere Vescovile<br />
Sac. Vincenzo Panaro<br />
Mario Paciello<br />
Vescovo
228<br />
IL SINODO<br />
Art. 1 - Il Sinodo è atto di Governo Episcopale ed evento che manifesta,<br />
attua ed edifica la comunione ecclesiale.<br />
Art. 2 - Il Sinodo è il momento più alto e privilegiato per il Vescovo,<br />
i Sacerdoti e i fedeli laici, per esprimere pienamente la cooperazione<br />
all’ordine episcopale e la responsabilità di tutti i fedeli<br />
nell’edificazione del Corpo di Cristo.<br />
Art. 3 - Il Vescovo, nella <strong>Diocesi</strong>, è principio visibile e fondamento<br />
dell’unità e unico rappresentante di Cristo.<br />
Art. 4 - Il Sinodo è espressione di comunione gerarchica della comunità<br />
sacerdotale dei battezzati, chiamati a “prestare aiuto al Vescovo<br />
diocesano” (Can. 460) con “pareri” e “voti consultivi”,<br />
e a collaborare attivamente alla elaborazione delle Dichiarazioni<br />
e dei Decreti del Vescovo.<br />
SCOPI DEL SINODO<br />
Art. 5 - Scopi del Sinodo sono:<br />
- accrescere la comune adesione alla dottrina della Chiesa;<br />
- stimolare i fedeli alla sequela di Cristo;<br />
- favorire il dinamismo apostolico di tutti;<br />
- rinnovare lo spirito fraterno e missionario dei presbiteri;<br />
- studiare le tradizioni liturgiche, religiose, pastorali, giuridiche<br />
della <strong>Diocesi</strong> e i problemi della vita spirituale dei fedeli;<br />
- aggiornare, ripristinare, completare le normative esistenti;<br />
- verificare il raggiungimento degli obiettivi pastorali già for<br />
mulati;<br />
- proporre nuovi orientamenti.<br />
COMPOSIZIONE DEL SINODO<br />
Art. 6 - Presiede il Sinodo Diocesano il Vescovo o, come suoi delegati,<br />
il Vicario Generale o un Vicario Episcopale.
229<br />
Art. 7 - Membri di diritto del Sinodo, in forza dell’ufficio, sono:<br />
- il Vicario Generale;<br />
- i Vicari Episcopali;<br />
- il Vicario Giudiziale;<br />
- i Presidenti dei tre Capitoli Cattedrale o loro delegati;<br />
- tre rappresentanti del Consiglio Presbiterale.<br />
MEMBRI ELETTIVI<br />
Art. 8 - Ogni Consiglio Pastorale Parrocchiale elegge un rappresentante<br />
della Parrocchia. I fedeli designati:<br />
- devono distinguersi per fede sicura, buoni costumi, situazione<br />
canonica regolare, prudenza e competenza;<br />
- possono essere laici o consacrati, giovani o adulti, uomini o<br />
donne, purché siano personalmente impegnati nella Chiesa.<br />
Art. 9 - I Presbiteri di ogni Forania eleggono un loro rappresentante.<br />
Art. 10 - I Diaconi permanenti eleggono un loro rappresentante.<br />
Art. 11 - Le Comunità Religiose maschili formano una lista con i nomi<br />
di un rappresentante per Comunità.<br />
Tutti i Religiosi, in assemblea o per corrispondenza, scelgono<br />
due membri che li rappresentano al Sinodo.<br />
Art. 12 - Le Comunità Religiose femminili seguono lo stesso criterio di<br />
cui all’Art. 11, ma eleggono sei rappresentanti, in considerazione<br />
del loro numero.<br />
Art. 13 - Gli Istituti Secolari e le Associazioni di vita consacrata, con lo<br />
stesso criterio di cui all’Art. 11, formano la lista con un nominativo<br />
del proprio Istituto o Associazione e scelgono due rappresentanti<br />
per il Sinodo.<br />
Art. 14 - I nomi dei designati devono essere corredati da:<br />
- età, stato sociale, titolo di studio e professione;<br />
- telefono cellulare e fisso;<br />
- posta elettronica;
230<br />
- indirizzo postale;<br />
- parrocchia di provenienza;<br />
- chi si rappresenta.<br />
Art. 15 - Le procedure per la scelta e la designazione dei membri sinodali<br />
elettivi si fanno entro il mese di gennaio 2010, secondo le<br />
indicazioni della Segreteria Generale.<br />
Art. 16 - I membri designati devono essere nominati dal Vescovo; i<br />
membri di diritto ricevono la comunicazione dal Vescovo.<br />
MEMBRI LIBERAMENTE SCELTI DAL VESCOVO<br />
Art. 17 - Il Vescovo, ricevuti i nominativi dei membri eletti, sceglie liberamente<br />
Sacerdoti, Religiosi e laici, in modo da rendere<br />
presenti vocazioni, ruoli e professioni non sufficientemente<br />
espressi nelle elezioni.<br />
MEMBRI UDITORI<br />
Art. 18 - Al Sinodo il Vescovo invita personalmente, come “Osservatori”,<br />
i ministri di Chiese Cristiane non in piena comunione, presenti<br />
in <strong>Diocesi</strong>.<br />
Possono essere invitati dal Vescovo, come “Uditori”, uomini e<br />
donne della società civile.<br />
DIRITTI E DOVERI DEI SINODALI<br />
Art. 19 - I Sinodali, dopo aver emesso la Professione di fede a norma<br />
del can. 833, 1 del C.J.C., hanno il diritto e l’obbligo di partecipare<br />
alle Sessioni sinodali.<br />
- Chi è impedito, non può inviare un sostituto, ma deve avvertire<br />
la Segreteria Generale.<br />
- Il Vescovo ha il diritto di rimuovere con Decreto chi si discosta<br />
dalla dottrina della Chiesa o rifiuta l’autorità episcopale.
231<br />
Art. 20 - I Sinodali che assumono cariche politiche, decadono automaticamente.<br />
Art. 21 - Dopo tre assenze consecutive ingiustificate, si decade senza<br />
essere sostituiti.<br />
Art. 22 - I Sinodali che comunicano l’impossibilità di continuare a partecipare<br />
alle assemblee, sono sostituiti da altri con lo stesso titolo<br />
di designazione.<br />
Art. 23 - La convocazione alle singole Sessioni è fatta con lettera personale<br />
del Vescovo 15 giorni prima.<br />
Art. 24 - L’assemblea è validamente costituita con la presenza della metà<br />
più uno dei Sinodali aventi diritto.<br />
ORGANISMI SINODALI<br />
Art. 25 - Gli organismi dell’assemblea sinodale sono:<br />
- Presidenza;<br />
- Segreteria;<br />
- Commissioni.<br />
Art. 26 - Compito del Presidente è:<br />
- dare inizio e conclusione ai lavori e assicurarne il retto svolgimento;<br />
- definire dubbi circa l’oggetto delle discussioni e le modalità<br />
di comportamento;<br />
- rivedere i testi base, gli emendamenti e ordinarne la distribuzione<br />
ai Sinodali.<br />
Art. 27 - La Segreteria Generale è costituita dal Segretario Generale, da<br />
un Vice-Segretario, dai Presidenti delle quattro Commissioni<br />
(cfr. Art. 30) e da quattro membri con funzioni di moderatori<br />
dell’assemblea, scelti dal Vescovo tra i membri sinodali.
232<br />
Art. 28 - Compiti della Segreteria Generale sono:<br />
- procurare documenti;<br />
- provvedere alla registrazione degli interventi;<br />
- raccogliere le risposte delle consultazioni e trasmetterle alla<br />
Commissione per i testi sinodali;<br />
- diramare le convocazioni;<br />
- ricevere e comunicare alla Presidenza giustificazioni di assenze;<br />
- presentare alla Commissione teologico-canonica testi base,<br />
proposizioni nuove, emendamenti proposti dalle Commissioni<br />
sinodali;<br />
- consegnare alla Presidenza le osservazioni scritte della Commissione<br />
teologico-canonica;<br />
- inviare ai Sinodali i testi accettati dalla Presidenza;<br />
- consegnare alla Presidenza il testo approvato in aula;<br />
- redigere i verbali delle assemblee;<br />
- curare l’archivio del Sinodo e trasmettere le informazioni<br />
all’Ufficio Comunicazioni.<br />
LE COMMISSIONI SINODALI<br />
Art. 29 - Le Commissioni Sinodali sono costituite per la durata del Sinodo.<br />
Art. 30 - Le Commissioni Sinodali sono:<br />
- teologico-canonica;<br />
- per i testi sinodali;<br />
- liturgica;<br />
- organizzativa.<br />
Art. 31 - I membri e i Presidenti delle quattro Commissioni sono scelti<br />
dal Vescovo.<br />
Hanno al loro interno un Segretario, scelto dal Presidente della<br />
Commissione.<br />
Art. 32 - La Commissione teologico-canonica esamina i testi base e le<br />
nuove proposizioni, perché nulla passi nelle discussioni e nella
233<br />
bozza definitiva delle proposizioni che sia contrario alla dottrina,<br />
al magistero o alla disciplina riservata alla suprema autorità<br />
ecclesiastica.<br />
Art. 33 - La Commissione per i testi sinodali è composta dai 12 Presidenti<br />
delle Commissioni della fase preparatoria e dal Vice-Segretario<br />
Generale del Sinodo.<br />
Art. 34 - La Commissione per i testi sinodali prepara il testo base per<br />
l’assemblea, formulando in modo preciso proposizioni con i<br />
contributi provenienti dalle consultazioni.<br />
Art. 35 - La Commissione liturgica cura le celebrazioni liturgiche e la<br />
preghiera per il Sinodo nelle Comunità.<br />
Art. 36 - La Commissione organizzativa:<br />
- cura gli aspetti logistici per lo svolgimento del Sinodo;<br />
- redige gli elenchi dei Sinodali;<br />
- verifica le presenze;<br />
- distribuisce gli elaborati, le schede, ecc.;<br />
- vigila sull’aula, per vedere se vi sono solo le persone autorizzate;<br />
- cura le comunicazioni con l’esterno, poiché l’uso dei cellulari<br />
è vietato in aula.<br />
METODO DI LAVORO<br />
Art. 37 - Il Sinodo si svolge in Sessioni, il cui numero è stabilito dal Vescovo.<br />
- Ogni Sessione si compone di sedute; ogni seduta si svolge in<br />
alcune riunioni.<br />
- In ogni Sessione si discute liberamente sul testo base, sui contributi<br />
dei Sinodali, introdotti da relatori designati dalla Segreteria<br />
Generale.<br />
- Dopo la discussione, si passa alla votazione delle singole proposizioni.
234<br />
Art. 38 - Le proposizioni che ottengono la maggioranza assoluta di<br />
“placet”, sono approvate, e decadono tutti gli eventuali emendamenti<br />
presentati. La stessa norma vale per i “non placet”.<br />
- Le proposizioni che non ottengono la maggioranza assoluta,<br />
sono rinviate alla Commissione per i testi sinodali per la rielaborazione,<br />
in base agli emendamenti presentati.<br />
Art. 39 - Per maggioranza assoluta si intende la metà più uno dei Sinodali<br />
aventi diritto.<br />
Art. 40 - Il voto in assemblea è palese, tranne che la Presidenza non richieda<br />
la forma segreta.<br />
Art. 41 - Prima della votazione, ogni Sinodale può presentare emendamenti.<br />
Art. 42 - Gli emendamenti possono essere:<br />
- soppressivi di parte della proposizione;<br />
- sostitutivi di parte della proposizione;<br />
- integrativi con altra affermazione;<br />
- correttivi di una parola o frase.<br />
LE SESSIONI<br />
Art. 43 - Le Sessioni cominciano sempre con l’inno del “Veni Creator”.<br />
Le riunioni cominciano con la “Preghiera del Sinodo” e<br />
si concludono con il “Padre nostro”, con un’antifona mariana<br />
e la benedizione del Presidente.<br />
Art. 44 - Tutti i membri sinodali devono mostrare il tesserino di riconoscimento.<br />
Art. 45 - Le riunioni si svolgeranno in giorni e ore più indicati per la più<br />
facile partecipazione di tutti i Sinodali.<br />
Art. 46 - Gli interventi in aula devono essere prenotati con apposita<br />
scheda di richiesta e accenno al tema dell’intervento.
235<br />
Art. 47 - Gli interventi possono essere fatti in forma scritta o in forma<br />
scritta e orale; mai solo orale.<br />
Art. 48 - Gli interventi durano non più di 5 minuti, devono essere attinenti<br />
al tema della discussione, devono tendere al suggerimento<br />
di nuove proposte, anche quando partono da analisi dell’esistente.<br />
Art. 49 - A tutti i membri sinodali sia data la possibilità di esprimere, nei<br />
limiti di tempo previsto, la propria opinione.<br />
Art. 50 - Riguardo allo stesso argomento, si può chiedere una sola volta<br />
la parola.<br />
Art. 51 - Non sono ammessi interventi con i quali si chiede al Vescovo<br />
di presentare alla Santa Sede “petizioni” riguardanti la dottrina,<br />
il magistero e le norme disciplinari riservate alla suprema<br />
autorità ecclesiastica.<br />
Art. 52 - Le richieste di intervento sono fatte al moderatore all’inizio<br />
della seduta.<br />
Il moderatore ha facoltà insindacabile di ammettere la richiesta<br />
di intervento nella discussione generale.<br />
Art. 53 - Le votazioni scritte vanno fatte sempre su schede timbrate dalla<br />
Segreteria Generale. La scheda deve riportare il testo posto a<br />
votazione.<br />
Art. 54 - Lo spoglio delle schede è fatto da due scrutatori proposti dalla<br />
Segreteria Generale e approvati dall’Assemblea, e da un membro<br />
della Segreteria stessa.<br />
I risultati sono comunicati all’Assemblea dal Presidente.<br />
Il Presidente comunica:<br />
- numero dei votanti;<br />
- schede valide;<br />
- schede nulle;<br />
- schede bianche;<br />
- placet;<br />
- non placet.
236<br />
Art. 55 - Le votazioni non hanno lo scopo di giungere ad un accordo<br />
maggioritario vincolante, ma servono ad accertare il grado di<br />
concordanza dei Sinodali sulle proposte formulate.<br />
Art. 56 - Le proposte sinodali devono avere il carattere di indicazioni e<br />
norme pastorali chiare per l’avvenire.<br />
Art. 57 - Ogni riunione dell’Assemblea sinodale si articola nel modo<br />
seguente:<br />
- presentazione del tema;<br />
- discussione e presentazione di emendamenti;<br />
- votazione delle singole proposizioni;<br />
- presentazione del nuovo tema, ecc.<br />
Art. 58 - La Commissione per i testi sinodali riceve dalla Segreteria i<br />
testi degli emendamenti presentati e approvati tema per tema<br />
nella discussione, ed appronta e distribuisce il nuovo testo prima<br />
dell’ultima seduta della Sessione.<br />
Art. 59 - Gli emendamenti non di contenuto, ma di forma linguistica,<br />
sono rimessi direttamente alla Segreteria Generale.<br />
Art. 60 - Nell’ultima seduta, uno o più relatori presentano le proposizioni<br />
emendate relative a tutte le tematiche:<br />
- senza discussione, si passa alle votazioni;<br />
- si vota solo con “placet” o “non placet”;<br />
- è richiesta la maggioranza assoluta;<br />
- la maggioranza assoluta del “non placet” della proposizione<br />
emendata, porta alla votazione del testo primitivo (con “placet”<br />
o “non placet”).<br />
Art. 61 - Gli scrutatori, Sessione per Sessione:<br />
- devono verificare la regolarità e la validità delle operazioni di<br />
voto;<br />
- redigono il verbale della votazione e, dopo la firma del Presidente,<br />
lo consegnano alla Segreteria Generale.
237<br />
Art. 62 - Se nelle discussioni sinodali dovessero emergere orientamenti<br />
contrari all’insegnamento della Chiesa, il Vescovo, ascoltato<br />
il Consiglio Presbiterale, fa il decreto di sospensione o di scioglimento<br />
del Sinodo.<br />
LE DICHIARAZIONI E I DECRETI SINODALI<br />
Art. 63 - Al termine delle Sessioni, il Vescovo redige i Decreti e le Dichiarazioni<br />
finali, li firma e ne ordina la pubblicazione.<br />
Art. 64 - I Decreti riguarderanno norme giuridiche e indicazioni programmatiche;<br />
le Dichiarazioni riguarderanno affermazioni di<br />
fede e di morale che è necessario ribadire per la vita cristiana<br />
della nostra Chiesa Particolare.<br />
Art. 65 - La Segreteria Generale cura la forma linguistica definitiva delle<br />
proposizioni, prima dell’ultima Sessione e dell’approvazione.<br />
Art. 66 - Di tutti i lavori del Sinodo si faranno registrazioni magnetiche.<br />
Art. 67 - Per quanto non è contenuto nel presente Regolamento, si fa riferimento<br />
al C.J.C. e all’Istruzione sui Sinodi Diocesani della<br />
Congregazione per i Vescovi e della Congregazione per<br />
l’Evangelizzazione dei Popoli.<br />
Art. 68 - Le deliberazioni e i documenti sinodali acquisteranno valore<br />
normativo con l’approvazione e la promulgazione da parte del<br />
Vescovo Diocesano.<br />
Art. 69 - Durante le giornate di lavori sinodali assembleari, nei monasteri<br />
e nelle parrocchie, si faranno ore e giornate di adorazione.<br />
Art. 70 - Nelle liturgie eucaristiche di apertura e di chiusura, vengano<br />
osservate le norme del Cerimoniale dei Vescovi (Parte VIII,<br />
cap. 1; n. 1169-1176).
238<br />
Art. 71 - Le celebrazioni di apertura e chiusura si svolgono in Cattedrale,<br />
immagine visibile della Chiesa, con la partecipazione di tutti<br />
i fedeli.<br />
Art. 72 - Il Vescovo trasmette copia del “Libro del Sinodo” al Nunzio<br />
Apostolico, alla C.E.I., alla Congregazione per i Vescovi, alla<br />
Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, alla C.E.P.<br />
Dal Palazzo Vescovile, 24 ottobre <strong>2009</strong>, Anniversario della Dedicazione<br />
della Cattedrale<br />
Mario Paciello<br />
Vescovo<br />
Il Vice Cancelliere Vescovile<br />
Sac. Vincenzo Panaro
Atti<br />
del Vescovo
Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - lucernaio.
241<br />
Decreti<br />
Prot. n. 06/<strong>2009</strong><br />
Erezione in Chiesa Rettoriale<br />
della Chiesa di S. Maria del Carmine<br />
in <strong>Altamura</strong><br />
A seguito del trasferimento della sede della Parrocchia di S. Maria del<br />
Carmine in <strong>Altamura</strong> nel quartiere denominato “Parco San Giuliano”, disposto<br />
con nostro Decreto in data 6 settembre 2008, Prot. n. 29/2008, si<br />
rende necessario determinare la posizione giuridica della omonima Chiesa,<br />
sita in Via Conservatorio Carmine, e dei beni immobili di proprietà<br />
della suddetta Parrocchia, così come disposto nel predetto Decreto.<br />
Pertanto, a norma dei cann. 556 e 1214 del CJC, con il presente Decreto<br />
che:<br />
erigo<br />
in Chiesa Rettoriale<br />
la Chiesa di S. Maria del Carmine in <strong>Altamura</strong>,<br />
con sede in Via Conservatorio Carmine.<br />
Contestualmente,<br />
dispongo<br />
1. la Rettoria mantenga rapporti stabili con la Parrocchia di S. Maria Assunta<br />
- Cattedrale, nel cui territorio è ubicata (cfr. can. 571), e con la<br />
relativa Unità Pastorale. Il Rettore non compia nella medesima chiesa<br />
le funzioni parrocchiali di cui al can. 530, nn. 1-6, senza il consenso<br />
o, se è il caso, la delega del parroco (cfr. can. 558) o dell’Ordinario<br />
diocesano (cfr. can. 560). Tuttavia, egli vi può compiere celebrazioni<br />
liturgiche anche solenni, purché non rechino danno in alcun modo al<br />
ministero parrocchiale (cfr. can. 559);<br />
2. a nessuno è lecito celebrare nella chiesa l’Eucaristia, amministrare<br />
i sacramenti o compiere altre funzioni sacre senza la licenza del
242<br />
Rettore (cfr. can. 561), il quale è tenuto all’obbligo di vigilare che<br />
le funzioni sacre vengano celebrate con decoro, secondo le norme<br />
liturgiche e nel rispetto delle norme vigenti, che siano fedelmente<br />
adempiuti gli oneri, amministrati diligentemente i beni, che si provveda<br />
alla conservazione e al decoro dell’edificio e della suppellettile<br />
e che non vi avvenga nulla che sia in qualunque modo sconveniente<br />
alla santità del luogo e al rispetto dovuto alla casa di Dio<br />
(cfr. can. 562);<br />
3. si assicuri nella Rettoria la celebrazione di una S. Messa nei giorni di<br />
Sabato e Domenica; durante gli altri giorni della settimana, la chiesa<br />
può essere aperta per la catechesi, la preghiera personale, l’Adorazione<br />
Eucaristica, la celebrazione della Liturgia delle Ore o del Rosario;<br />
4. l’Ordine Secolar7e dei Carmelitani Scalzi, che conserva la propria<br />
sede nella Rettoria, collabori con il Rettore per quanto riguarda la cura<br />
e la custodia della stessa chiesa, il decoro degli arredi e dei paramenti,<br />
la custodia dell’immagine della Madonna del Carmine ed i festeggiamenti<br />
in suo onore, nei tempi e modi stabiliti dalle norme vigenti<br />
in <strong>Diocesi</strong>;<br />
5. in particolare, per quanto riguarda la Festa in onore della Madonna<br />
del Carmine, l’Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi costituisca tra<br />
i suoi membri un Comitato che, sotto la presidenza del Rettore e con<br />
l’approvazione da parte dell’Ordinario diocesano, si impegni a tenere<br />
viva e ad incrementare la devozione, collaborando nella promozione,<br />
organizzazione e realizzazione della Festa, secondo le norme contenute<br />
nello Statuto unico diocesano dei Comitati Feste, promulgato<br />
il 15 agosto 2005. Il 5% sulle entrate del bilancio dei festeggiamenti<br />
venga destinato per la manutenzione della chiesa;<br />
6. l’Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi abbia un suo rappresentante<br />
nel Consiglio Pastorale Parrocchiale della Parrocchia di S. Maria Assunta<br />
- Cattedrale;<br />
7. i beni immobili della Parrocchia di S. Maria del Carmine, così come<br />
indicato nelle allegate planimetrie, vengano trasferiti alla <strong>Diocesi</strong>,<br />
per essere utilizzati nel modo seguente: la chiesa e la sacrestia, con<br />
annessi servizi, per le necessità pastorali della Rettoria; la stanza al<br />
piano rialzato di Via Conservatorio Carmine, per le attività dell’Ordine<br />
Secolare dei Carmelitani Scalzi; tutti gli altri, a disposizione della<br />
<strong>Diocesi</strong>;
243<br />
8. tutti i documenti che appartengono all’Archivio Parrocchiale di<br />
S. Maria del Carmine, dal 1944 fino al 1 settembre 2008, siano trasferiti<br />
presso l’Archivio Storico Diocesano.<br />
Il presente Decreto entra in vigore dalla data odierna, abrogando ogni<br />
precedente disposizione o consuetudine.<br />
Dal Palazzo Vescovile, 5 aprile <strong>2009</strong>, Domenica delle Palme<br />
Il Vice Cancelliere Vescovile<br />
Sac. Vincenzo Panaro<br />
Mario Paciello<br />
Vescovo
244<br />
Prot. n. 08/<strong>2009</strong><br />
Disposizioni<br />
circa la Celebrazione delle esequie<br />
«Nelle esequie, la Chiesa prega che i suoi figli, incorporati per il Battesimo<br />
a Cristo morto e risorto, passino con lui dalla morte alla vita e,<br />
debitamente purificati nell’anima, vengano accolti con i santi e gli eletti<br />
nel cielo, mentre il corpo aspetta la beata speranza della venuta di Cristo<br />
e la risurrezione dei morti. […] Per questo […] la Chiesa, madre pietosa,<br />
offre per i defunti il Sacrificio eucaristico, memoriale della Pasqua<br />
di Cristo, e innalza preghiere e compie suffragi» 1 .<br />
E poiché «nel celebrare le esequie dei loro fratelli, i cristiani intendono<br />
affermare senza reticenze la loro speranza nella vita eterna», è necessario<br />
che «le esequie celebrate per i cristiani esprimano la fede pasquale<br />
e dimostrino uno spirito in piena linea con il Vangelo» 2 .<br />
Pertanto, alla luce delle disposizioni emanate dai miei Venerati Predecessori<br />
e delle consuetudini invalse nei singoli Comuni della <strong>Diocesi</strong>,<br />
al fine di promuovere un’azione pastorale in sintonia con le leggi ed il<br />
Magistero della Chiesa, ed attuare una prassi il più possibile omogenea,<br />
avendo ascoltato il parere del Consiglio Episcopale, con il presente<br />
decreto<br />
ritengo opportuno offrire le seguenti disposizioni circa la<br />
Celebrazione delle esequie.<br />
1. Avuta notizia del decesso di un fedele, il parroco rechi sollievo alla<br />
famiglia del defunto, la conforti nel dolore e, per quanto possibile, la<br />
aiuti con bontà a preparare una conveniente celebrazione delle esequie,<br />
usando delle facoltà previste dal rito 3 .<br />
1<br />
Rituale Romano riformato a norma dei decreti del Concilio Ecumenico Vaticano<br />
II e promulgato da papa Paolo VI. Rito delle Esequie, 1.<br />
2<br />
Ibidem, 2.<br />
3<br />
Cfr. Ibidem, 25.
245<br />
2. «Per qualsiasi fedele defunto, le esequie devono essere celebrate di<br />
norma nella chiesa della propria parrocchia.<br />
Tuttavia è consentito a ciascun fedele, o a coloro cui compete provvedere<br />
alle esequie del fedele defunto, scegliere un’altra chiesa per<br />
il funerale, con il consenso del rettore di questa e avvertito il parroco<br />
proprio del defunto.<br />
Se la morte è avvenuta fuori della propria parrocchia, e il cadavere<br />
non è stato trasportato in essa, né è stata legittimamente scelta alcuna<br />
chiesa per il funerale, le esequie siano celebrate nella chiesa della<br />
parrocchia in cui è avvenuta la morte, a meno che non ne sia designata<br />
un’altra dal diritto particolare» 4 .<br />
In ogni modo, nel caso in cui un cadavere viene trasportato da fuori <strong>Diocesi</strong>,<br />
si può permettere la celebrazione della S. Messa, per non privare la<br />
Comunità di appartenenza di esprimere il pio suffragio al fedele defunto.<br />
3. La celebrazione delle esequie ha inizio nella casa del defunto e, percorsa<br />
la via più breve, si conclude in chiesa con l’«Ultima raccomandazione<br />
e commiato».<br />
Qualora il feretro venga portato da fuori parrocchia, si eviti di fare il<br />
corteo; il Sacerdote ne attenda l’arrivo sulla porta della chiesa.<br />
L’orario della celebrazione deve essere stabilito dal Parroco, sentite<br />
la famiglia del defunto e l’agenzia di onoranze funebri.<br />
4. Si preveda sempre la celebrazione della Messa, anche di Domenica e<br />
nelle Feste di precetto, o durante le Messe di orario, o in altra ora opportuna.<br />
Nel Triduo Sacro, nelle Solennità di precetto e nelle domeniche di<br />
Avvento, Quaresima e Pasqua è proibita la celebrazione della Messa<br />
esequiale 5 .<br />
Quando, per motivi molto gravi, non è possibile assicurare la celebrazione<br />
della Messa, questa venga rinviata al giorno ritenuto più opportuno;<br />
resta, tuttavia, l’obbligo della Liturgia della Parola e del rito<br />
dell’«Ultima raccomandazione e commiato» 6 .<br />
«Le esequie senza la Messa possono essere celebrate dal diacono» 7 .<br />
4<br />
Codice di diritto canonico, can. 1177.<br />
5<br />
Cfr. Rito delle Esequie, 6.<br />
6<br />
Cfr. Ibidem.<br />
7<br />
Ibidem, 19.
246<br />
5. «Tranne la distinzione derivante dall’ufficio liturgico e dall’Ordine<br />
Sacro e tranne gli onori dovuti alle Autorità Civili, […] non si faccia<br />
nessuna distinzione di persone private o di condizioni sociali, sia nelle<br />
cerimonie che nell’apparato esteriore» 8 .<br />
Le Associazioni ecclesiali, pubbliche e private, partecipano alle esequie<br />
con le proprie insegne solo in caso di decesso di un proprio Socio<br />
ed a titolo gratuito.<br />
6. Laddove ancora è comune usanza porgere ai familiari del defunto il<br />
saluto di cordoglio, si consenta di esprimerlo anche in chiesa.<br />
7. Quando, per gravi e ragionevoli motivi, il parroco o rettore permette<br />
la permanenza del feretro in chiesa per un tempo prolungato prima<br />
della celebrazione esequiale, non si consenta ad alcuno di rimanervi<br />
durante la notte.<br />
8. L’offerta data in occasione dei funerali è libera; essa, pertanto, non va<br />
assolutamente richiesta da parte dell’agenzia di onoranze funebri.<br />
In questo, si procuri che non si faccia alcuna preferenza di persone e<br />
che i poveri non siano privati delle dovute esequie 9 .<br />
Inoltre, in occasione delle esequie di un proprio congiunto, i fedeli<br />
vengano opportunamente invitati ad esprimere il proprio suffragio<br />
anche attraverso gesti di carità fraterna.<br />
9. Per quanto riguarda le Celebrazioni nei Cimiteri, non essendoci in tutti<br />
quelli della <strong>Diocesi</strong> una chiesa principale, si rimanda ad un apposito Regolamento<br />
per ciascuna Forania, approvato dall’Ordinario Diocesano.<br />
Le presenti disposizioni entrano in vigore dalla data odierna, abrogando<br />
ogni precedente disposizione o consuetudine.<br />
Dal Palazzo Vescovile, 12 aprile <strong>2009</strong>, Domenica di Pasqua<br />
Il Vice Cancelliere Vescovile<br />
Sac. Vincenzo Panaro<br />
Mario Paciello<br />
Vescovo<br />
8<br />
Ibidem, 20.<br />
9<br />
Cfr. Codice di diritto canonico, can. 1181.
247<br />
Modifica<br />
dello Statuto unico per le Confraternite<br />
Enti Ecclesiastici civilmente riconosciuti<br />
Prot. n.09/<strong>2009</strong><br />
• visto lo Statuto unico per le Confraternite Enti Ecclesiastici civilmente<br />
riconosciuti, promulgato il 29 settembre 2007;<br />
• considerata l’opportunità di modificare l’art. 5 del predetto Statuto,<br />
al fine di stabilire il limite d’età per l’ammissione alla Confraternita<br />
di nuovi Confratelli o Consorelle;<br />
• a norma del can. 314 del CJC,<br />
con il presente<br />
decreto<br />
è così modificato l’art. 5 del dello Statuto unico per le Confraternite Enti<br />
Ecclesiastici civilmente riconosciuti, promulgato il 29 settembre 2007:<br />
“§ 1. L’ammissione è deliberata dal Consiglio Direttivo, previa domanda<br />
scritta da parte degli interessati, accompagnata da una lettera di<br />
presentazione del proprio Parroco, dopo un periodo di prova stabilito<br />
dallo stesso Consiglio Direttivo. Con la cerimonia di investitura,<br />
descritta dal Regolamento interno di ciascuna Confraternita<br />
secondo le proprie tradizioni, ciascun Socio acquista l’esercizio<br />
dei diritti attivi e passivi.<br />
§ 2. Non possono in alcun modo essere ammessi alla Confraternita<br />
quei fedeli che, pur in possesso dei requisiti di cui all’art. 4 e non<br />
soggetti alle restrizioni di cui all’art. 7 del presente Statuto, hanno<br />
compiuto i sessantacinque anni di età”.
248<br />
Il presente provvedimento entra in vigore a partire dalla data odierna.<br />
Dal Palazzo Vescovile, 12 aprile <strong>2009</strong>, Domenica di Pasqua<br />
Il Vice Cancelliere Vescovile<br />
Sac. Vincenzo Panaro<br />
Mario Paciello<br />
Vescovo
249<br />
Erezione canonica<br />
e Regolamento<br />
della Biblioteca Diocesana<br />
Prot. n. 43/<strong>2009</strong><br />
Nell’intento di tutelare, conservare, accrescere e rendere fruibile il patrimonio<br />
storico presente nella nostra <strong>Diocesi</strong>, consistente in pregevoli<br />
collezioni di manoscritti e testi stampati, con il presente<br />
decreto<br />
erigo canonicamente<br />
la Biblioteca Diocesana<br />
con sede in <strong>Altamura</strong>, Arco Duomo n. 1, approvando e promulgando<br />
il relativo Regolamento, secondo il testo allegato al presente Decreto,<br />
composto da un Proemio e da 37 articoli, da me firmato e sigillato.<br />
Contestualmente,<br />
nomino<br />
Bibliotecario Diocesano<br />
il Rev.mo Sac. Giacomo Lorusso.<br />
Dal Palazzo Vescovile, 6 ottobre <strong>2009</strong><br />
Il Vice Cancelliere Vescovile<br />
Sac. Vincenzo Panaro<br />
Mario Paciello<br />
Vescovo
250<br />
PROEMIO<br />
La Chiesa, “segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità<br />
del genere umano” 1 , manifesta significativamente il Vangelo e contribuisce<br />
in forme molteplici all’autentica promozione umana.<br />
Attraverso le biblioteche ecclesiastiche, nelle quali sono custodite testimonianze<br />
eloquenti del suo essere e del suo operare, sono documentata<br />
la missione della Chiesa di edificare il Regno di Dio 2 e il suo impegno di<br />
costruire, insieme agli uomini di buona volontà, una società più rispettosa<br />
della persona umana e dei valori di bellezza, cultura, libertà e giustizia.<br />
Le biblioteche ecclesiastiche hanno anche “un eccezionale valore<br />
nella evangelizzazione, nella catechesi, nella promozione della ‘cultura<br />
della solidarietà’ e del dialogo con il mondo contemporaneo” 3 .<br />
Tale duplice valenza assume un significato peculiare per le biblioteche<br />
ecclesiastiche italiane, in quanto i beni culturali in esse conservati<br />
costituiscono una testimonianza di primaria importanza per la storia religiosa<br />
e civile del nostro paese.<br />
Le Chiese che sono in Italia devono avere pertanto viva consapevolezza<br />
di essere custodi, attraverso le istituzioni canoniche e gli enti ecclesiastici<br />
proprietari, di un cospicuo patrimonio culturale e storico acquisito,<br />
incrementato e conservato nel tempo, da offrire alla consultazione<br />
degli studiosi.<br />
La regolamentazione concernente le biblioteche ecclesiastiche richiede<br />
di essere armonizzata con le disposizioni contenute nell’Intesa<br />
circa la conservazione e la consultazione degli archivi storici e delle biblioteche<br />
degli enti e delle istituzioni ecclesiastiche, firmata il 18 aprile<br />
2000 dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (in seguito<br />
C.E.I.) e dal Ministro per i beni e le attività culturali 4 .<br />
Il presente regolamento, predisposto come schema dalla C.E.I. anche<br />
ai sensi dell’art. 6, 2 della predetta Intesa, intende integrare le norme ca-<br />
1<br />
Lumen gentium, l.<br />
2<br />
Cf. Gaudium et spes, 40 e anche Pontificia Commissione per i Beni Culturali<br />
Ecclesiastici, Lettera circolare Le biblioteche ecclesiastiche nella missione della<br />
Chiesa, 19 marzo 1994.<br />
3<br />
Conferenza Episcopale Italiana, I beni culturali della Chiesa in Italia. Orientamenti,<br />
9 dicembre 1992, n. 19.<br />
4<br />
Cf. il decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 2000, n. 189, e il decreto<br />
del Presidente della C.E.I. 15 luglio 2000, n. 904.
251<br />
noniche vigenti e le norme emanate in materia di biblioteche ecclesiastiche<br />
con le disposizioni dell’Intesa stessa.<br />
Esso è destinato alle biblioteche dipendenti dall’autorità del Vescovo<br />
diocesano (come la biblioteca della curia, del capitolo della cattedrale, del<br />
seminario, delle parrocchie, delle confraternite), il quale ne dispone gli opportuni<br />
adattamenti e lo rende esecutivo attraverso apposito decreto. Esso<br />
viene anche proposto come paradigma per le biblioteche di enti ecclesiastici<br />
pubblici o privati, formalmente eretti o che di fatto vivono e operano<br />
nella Chiesa (istituti di vita consacrata, associazioni, movimenti, gruppi).<br />
È opportuno che ciascuna biblioteca venga dotata di ulteriori disposizioni<br />
operative per l’esecuzione del regolamento diocesano approvato<br />
dal Vescovo.<br />
TITOLO I<br />
NATURA, FINALITÀ E TIPOLOGIA DELLE BIBLIOTECHE<br />
Art. 1<br />
1. La Biblioteca Diocesana di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />
è una raccolta ordinata di documenti manoscritti, stampati o elaborati<br />
con altro mezzo finalizzato alla trasmissione di testi e immagini, di<br />
proprietà della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti.<br />
2. Essa nasce e si sviluppa a servizio della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva<br />
delle Fonti.<br />
3. La biblioteca, in quanto bene culturale, è accessibile anche agli studiosi<br />
esterni, secondo le disposizioni emanate dalla competente autorità<br />
ecclesiastica.<br />
4. La biblioteca adempie le esigenze di conservazione e di aggiornamento,<br />
anche con settori circoscritti di specializzazione.<br />
Art. 2<br />
1. La Biblioteca Diocesana è articolata in tre sedi: <strong>Altamura</strong> (sede centrale:<br />
Arco Duomo, 1), <strong>Gravina</strong> e Acquaviva delle Fonti. È una biblioteca<br />
di particolare rilevanza, per il patrimonio posseduto e il servizio<br />
offerto 5 . Essa è individuata dal Vescovo diocesano quale punto<br />
di riferimento centrale per il sistema bibliotecario diocesano.<br />
5<br />
Cf. art. 6, comma 2 dell’Intesa.
252<br />
2. La Biblioteca Diocesana è aperta alla consultazione in un numero di<br />
giorni e di ore stabilmente determinato.<br />
3. Il responsabile della Biblioteca Diocesana è scelto tra le persone che<br />
hanno specifica competenza e adeguata preparazione in materia.<br />
Egli, nominato dal Vescovo Diocesano, coordina di norma anche le<br />
altre biblioteche ecclesiastiche esistenti nella <strong>Diocesi</strong> ed è membro di<br />
diritto della Consulta diocesana per i beni culturali e l’arte sacra.<br />
4. È conveniente che il responsabile della Biblioteca Diocesana sia socio<br />
dell’Associazione dei bibliotecari ecclesiastici italiani (A.B.E.I.)<br />
e partecipi alle sue attività.<br />
TITOLO II<br />
ORDINAMENTO INTERNO<br />
CAPITOLO I<br />
ACQUISIZIONE E CONFLUENZA DI FONDI DIVERSI<br />
Art. 3<br />
1. La biblioteca incrementa il proprio patrimonio attraverso acquisti,<br />
donazioni, scambi, legati, conferimento ex officio di fondi librari dipendenti<br />
da persone o uffici connessi al soggetto proprietario.<br />
2. All’atto dell’acquisizione, i singoli volumi sono contrassegnati con<br />
il timbro o altro marchio indelebile della biblioteca, evitando in ogni<br />
caso alterazioni e danneggiamenti; sono altresì registrati nell’apposito<br />
registro di ingresso con l’annotazione del numero progressivo e<br />
della provenienza.<br />
Art. 4<br />
1. Proprietario e responsabile della Biblioteca Diocesana è, ai sensi<br />
dell’ordinamento canonico, l’ente <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva<br />
delle Fonti.<br />
2. Devono opportunamente essere distinti i libri di proprietà della <strong>Diocesi</strong><br />
da quelli dei titolari degli uffici ad essa connessi.<br />
3. Quando un ufficio resta vacante per morte del titolare, è opportuno<br />
che i libri dello stesso confluiscano nella Biblioteca Diocesana.
253<br />
4. È possibile collocare, in tutto o in parte, in deposito temporaneo o permanente,<br />
presso la Biblioteca Diocesana patrimoni librari di altre istituzioni<br />
o enti ecclesiastici, nel caso in cui l’autorità ecclesiastica competente<br />
lo ritenga necessario per motivi di sicurezza o per facilitarne la<br />
consultazione. In tal caso si redige un verbale, con allegato un dettagliato<br />
inventario del materiale consegnato, nel quale deve essere annotato<br />
che nulla viene mutato quanto alla proprietà dei fondi depositati.<br />
5. I fondi librari aventi carattere storico di particolare specializzazione<br />
o di pregio concessi in deposito devono conservare di norma la loro<br />
individualità e integrità. I volumi, debitamente contrassegnati, non<br />
devono essere mescolati, per quanto possibile, con quelli della biblioteca<br />
ricevente, né con quelli di altre raccolte librarie in deposito.<br />
Art. 5<br />
1. Le biblioteche delle istituzioni e degli enti che per qualunque motivo<br />
cessano l’attività, se non esistono altre disposizioni, sono trasferite in<br />
custodia e in amministrazione all’ente superiore, il quale ne avrà cura<br />
e, per quanto possibile, ne manterrà l’integrità secondo le disposizioni<br />
dell’articolo 4, paragrafo 5. Le biblioteche di enti territoriali accorpati<br />
sono trasferite all’ente che subentra.<br />
2. È auspicabile che le aggregazioni laicali, i movimenti, i gruppi informali<br />
e i fedeli che svolgono particolari mansioni nella Chiesa non disperdano<br />
il proprio patrimonio librario, disponendo che a tempo debito<br />
esso confluisca nella Biblioteca Diocesana o comunque in una biblioteca<br />
ecclesiastica che ne avrà cura e, per quanto possibile, ne manterrà<br />
l’integrità secondo quanto disposto dall’articolo 4, paragrafo 5.<br />
CAPITOLO II<br />
CATALOGHI<br />
Art. 6<br />
1. I testi conservati nella biblioteca devono essere catalogati secondo<br />
un criterio che ne faciliti il reperimento e favorisca lo scambio di informazioni<br />
bibliografiche con altre biblioteche, in primo luogo con<br />
quelle ecclesiastiche.
254<br />
2. A tal fine si devono predisporre uno o più cataloghi, che moltiplichino<br />
le chiavi di accesso al materiale posseduto.<br />
Art. 7<br />
1. Il catalogo è predisposto secondo le regole aggiornate della biblioteconomia<br />
e nel rispetto della natura dei fondi e delle esigenze di documentazione<br />
del soggetto proprietario e dei possibili fruitori.<br />
2. Il catalogo viene costantemente aggiornato, in modo da facilitare la<br />
gestione del materiale e le ricerche.<br />
Art. 8<br />
1. Il catalogo generale della biblioteca può essere utilmente integrato da<br />
cataloghi per materia o per temi specifici, da repertori e da altri strumenti<br />
utili alla consultazione e alla ricerca, liberamente accessibili<br />
agli studiosi.<br />
2. Copia dei cataloghi delle biblioteche soggette alla giurisdizione del<br />
Vescovo è conservata nella Biblioteca Diocesana o presso l’Ufficio<br />
diocesano per i beni culturali.<br />
Art. 9<br />
1. I bibliotecari utilizzano i mezzi di catalogazione e di ricerca offerti<br />
dall’informatica, sulla base delle indicazioni e usando gli strumenti<br />
concordati tra la C.E.I. e il Ministero per i beni e le attività culturali 6 .<br />
Art. 10<br />
1. Se nella biblioteca si rinvengono tracce di precedenti classificazioni<br />
e catalogazioni, si abbia cura di annotarne le caratteristiche e l’estensione,<br />
al fine di documentare la storia della biblioteca, la sua evoluzione,<br />
la provenienza dei fondi.<br />
6<br />
Cf. art. 5, comma 3 dell’Intesa.
255<br />
CAPITOLO III<br />
AGGIORNAMENTO, CONSERVAZIONE,<br />
RESTAURO, SCARTO<br />
Art. 11<br />
1. Il patrimonio bibliografico deve essere conservato e custodito con la<br />
massima diligenza, avendo cura, per quanto possibile, di incrementarlo.<br />
Art. 12<br />
1. Il patrimonio bibliografico deve essere costantemente aggiornato,<br />
avendo particolare riguardo alle pubblicazioni inerenti alla specializzazione<br />
o all’indirizzo della biblioteca, e alle opere di più frequente<br />
consultazione.<br />
2. La biblioteca acquisisce copia delle diverse edizioni o ristampe delle<br />
opere di autori legati al soggetto proprietario della biblioteca medesima.<br />
In particolare, la Biblioteca Diocesana acquisisce copia di tutte le<br />
pubblicazioni concernenti la propria Chiesa particolare.<br />
Art. 13<br />
1. La biblioteca, con il relativo patrimonio bibliografico e documentario,<br />
deve essere protetta mediante sistemi antifurto e di protezione antincendio;<br />
l’impianto elettrico deve essere conforme alle vigenti norme<br />
di sicurezza.<br />
2. Se necessario, devono essere installate apparecchiature per la regolazione<br />
della temperatura e dell’umidità.<br />
3. Il materiale più prezioso dev’essere conservato in armadi di sicurezza.<br />
4. Dev’essere garantita la sicurezza degli utenti, facilitando l’accesso ai<br />
volumi in sala. L’uso di scale e di sgabelli è riservato al personale.<br />
Art. 14<br />
1. In ogni biblioteca si esegua, per quanto possibile, una riproduzione in<br />
fotografia, microfilm o formato digitale, dei libri più rari e preziosi, o
256<br />
di parti di essi, da utilizzare per evitare l’usura degli originali, per facilitare<br />
la ricerca e per soddisfare le richieste di riproduzione.<br />
Art. 15<br />
1. Si esegua periodicamente la spolveratura, la disinfezione e la disinfestazione<br />
degli ambienti della biblioteca, avvalendosi di personale<br />
specializzato.<br />
Art. 16<br />
1. Si sottopongano a restauro conservativo i volumi che necessitano<br />
di tale intervento. Effettuato il restauro, i volumi siano conservati in<br />
condizioni ambientali adatte e con le debite precauzioni.<br />
Art. 17<br />
1. Ove si renda necessario lo scarto di volumi, si deve evitare la loro distruzione<br />
e si deve provvedere al loro scambio o alla vendita ad altre<br />
biblioteche interessate, dando la precedenza alla Biblioteca Diocesana<br />
e alle altre biblioteche ecclesiastiche del territorio. Analogo criterio<br />
è seguito per i doppi. Se la collocazione presso altre biblioteche<br />
risulta impossibile, ovvero se si tratta di materiale non direttamente<br />
pertinente alla specializzazione della biblioteca, si deve ricorrere al<br />
mercato dell’antiquariato, nel rispetto della normativa in materia di<br />
tutela del materiale antico e di particolare pregio.<br />
2. Qualora la distruzione si renda necessaria per motivi igienici o per<br />
grave deperimento dei pezzi, si deve avere cura, nei limiti del possibile,<br />
di riprodurre le parti superstiti a scopo di documentazione.<br />
CAPITOLO IV<br />
PERSONALE<br />
Art. 18<br />
1. La Biblioteca Diocesana e quelle delle principali istituzioni o enti ecclesiastici<br />
devono essere affidate a personale qualificato, e possono
257<br />
avvalersi di collaboratori per la custodia, la vigilanza e le altre mansioni<br />
a livello esecutivo. Se le circostanze lo consigliano, in presenza<br />
di idonea preparazione, si può ricorrere alla collaborazione di personale<br />
volontario.<br />
2. La Biblioteca Diocesana promuove la formazione e l’aggiornamento<br />
periodico del personale delle biblioteche ecclesiastiche della <strong>Diocesi</strong>,<br />
compresi i collaboratori volontari, facendo riferimento anche alle<br />
iniziative promosse ai sensi dell’art. 8, comma 2 dell’Intesa.<br />
3. Il personale dev’essere dotato di adeguate conoscenze del materiale<br />
bibliografico ecclesiastico, in modo da catalogarlo e conservarlo correttamente<br />
e da coglierne la funzione e il significato, per poter offrire<br />
valida consulenza a chi intende consultarlo.<br />
TITOLO III<br />
CONSULTAZIONE<br />
CAPITOLO I<br />
CONDIZIONI GENERALI<br />
Art. 19<br />
1. La consultazione dei volumi a scopo di studio o di ricerca è consentita<br />
con ampia libertà, adottando le necessarie cautele sia nell’ammissione<br />
degli studiosi sia nell’accesso al materiale.<br />
2. All’interno del patrimonio librario il responsabile può selezionare un<br />
insieme di documenti la cui consultazione è esclusa o circoscritta a<br />
persone che conducono ricerche di un determinato livello scientifico<br />
ovvero al personale dell’ufficio o del soggetto proprietario.<br />
Art. 20<br />
1. L’apertura al pubblico è regolata da apposite norme emanate dalla<br />
competente autorità ecclesiastica, in giorni e ore ben definiti, costanti<br />
e regolari; saranno ugualmente stabiliti i periodi di chiusura.<br />
2. Eventuali sospensioni del servizio devono essere notificate per<br />
tempo.
258<br />
Art. 21<br />
1. Nei locali della biblioteca sono opportunamente distinti la sala di studio<br />
ed eventualmente di consultazione, la direzione, i laboratori per il<br />
personale e le riproduzioni e gli ambienti di deposito. La sala di studio<br />
dev’essere accuratamente sorvegliata.<br />
Art. 22<br />
1. Per accedere alla biblioteca occorre compilare l’apposito modulo di<br />
ammissione, specificando le generalità, l’indirizzo e il recapito telefonico,<br />
nonché il tipo di materiale che si intende consultare. La domanda<br />
è valutata e accettata dalla direzione, che può esigere una quota<br />
di iscrizione, eventualmente proporzionata al periodo di frequenza.<br />
L’utente è tenuto a comunicare eventuali variazioni dell’indirizzo<br />
e del recapito telefonico.<br />
I dati personali devono essere trattati nel rispetto delle disposizioni<br />
vigenti in materia.<br />
2. L’utente che chiede di accedere alla biblioteca deve prendere visione<br />
delle norme del regolamento che regolano l’accesso, la consultazione<br />
e i servizi, e impegnarsi a osservarne integralmente le disposizioni<br />
e le successive eventuali integrazioni e/o modifiche, notificate mediante<br />
semplice affissione nei locali della biblioteca.<br />
3. L’ammissione degli studiosi alla consultazione, che deve essere in<br />
ogni modo facilitata, è comunque riservata al responsabile della biblioteca,<br />
il quale valuta le domande sulla base dei requisiti del richiedente.<br />
La consultazione può essere negata quando vi siano pericoli<br />
per la conservazione dei documenti.<br />
4. L’utente si impegna a consegnare alla biblioteca una copia delle pubblicazioni<br />
da lui prodotte con riferimento al materiale conservato<br />
presso la biblioteca stessa. Si assicuri la dovuta riservatezza e tutela<br />
alle tesi di dottorato depositate presso la biblioteca.<br />
Art. 23<br />
1. La richiesta di materiale per la consultazione si effettua mediante<br />
compilazione di apposita scheda prestampata. Il responsabile può fissare<br />
un numero massimo di pezzi consultabili giornalmente e l’orario
259<br />
limite oltre il quale non è più consentita la richiesta, tenendo presente<br />
il numero degli utenti presenti, l’ubicazione dei volumi, il personale<br />
di servizio disponibile al momento.<br />
2. L’utente che desidera proseguire la consultazione nei giorni successivi<br />
può chiedere che il materiale consultato rimanga disponibile e non<br />
venga ritirato.<br />
Art. 24<br />
1. La consultazione di materiale manoscritto o antico a stampa è riservata<br />
a coloro che abbiano compiuto la maggiore età e può essere soggetta<br />
a specifiche limitazioni, quali, ad esempio, la verifica delle effettive<br />
capacità del richiedente di leggerne o decifrarne il contenuto,<br />
la presentazione scritta del rispettivo docente nel caso di studenti universitari<br />
che devono condurre ricerche specifiche, il deposito di un<br />
documento di identità durante la permanenza in sala.<br />
Art. 25<br />
1. Il materiale archivistico eventualmente posseduto dalla biblioteca è<br />
soggetto ai vincoli di consultazione vigenti nella legislazione canonica<br />
e civile in materia di documenti d’archivio.<br />
Art. 26<br />
1. Il materiale dato in consultazione deve essere maneggiato con cautela<br />
per prevenire ogni forma di deterioramento. Chi danneggia o smarrisce<br />
il materiale a lui affidato in consultazione o in prestito deve procurare<br />
un esemplare integro e in buone condizioni, ovvero rifondere<br />
una cifra pari al doppio del valore aggiornato del pezzo danneggiato<br />
o smarrito.<br />
2. Agli utenti può essere revocato l’accesso alla biblioteca nel caso in<br />
cui dimostrino di non maneggiare con la debita cura il materiale in<br />
consultazione.<br />
Art. 27<br />
1. L’utente non può accedere ai depositi librari per la ricerca e il prelievo<br />
diretto dei volumi né può avere in consultazione il medesimo manoscritto<br />
o libro antico contemporaneamente ad altro utente.
260<br />
2. Nella consultazione dei manoscritti si può fare uso solamente della<br />
matita cancellabile.<br />
Art. 28<br />
1. Per nessun motivo è permesso portare i volumi fuori della biblioteca,<br />
fatta eccezione per il prestito, quando previsto.<br />
CAPITOLO II<br />
NORME DISCIPLINARI<br />
Art. 29<br />
1. Nella sala di studio e nei locali adiacenti sono prescritti il silenzio, un<br />
comportamento consono alla natura del luogo e un modo di vestire<br />
adeguato all’ambiente.<br />
Nelle sale è vietato fumare e consumare cibi o bevande.<br />
Prima di accedere alle sale di studio, gli utenti depositano in apposito<br />
guardaroba cappotti, soprabiti, giubbotti, borse, ombrelli e altri oggetti<br />
ingombranti.<br />
2. La sala di lettura non può essere adibita come spazio per attività di<br />
studio che prescindano dalla consultazione di volumi appartenenti alla<br />
biblioteca. L’uso di libri personali, che dovranno in ogni caso essere<br />
verificati dal personale all’ingresso e all’uscita dalla sala, è consentito<br />
solo come ausilio per lo studio di documenti effettivamente<br />
consultati nella biblioteca.<br />
3. Non si devono introdurre nella sala di studio apparecchi fotografici,<br />
registratori, scanner, telefoni cellulari, radioline, cibi, bevande, liquidi<br />
coloranti, forbici e simili.<br />
A giudizio insindacabile della direzione può essere ammesso l’uso di<br />
computer portatili, per i quali la biblioteca fornisce l’energia elettrica,<br />
declinando però ogni responsabilità per eventuali danneggiamenti<br />
arrecati agli apparecchi e/o ai dati in essi contenuti dalla connessione<br />
all’impianto elettrico.<br />
I singoli utenti sono in ogni caso responsabili dei danni arrecati dai<br />
loro apparecchi a persone o a cose.
261<br />
TITOLO IV<br />
SERVIZI<br />
CAPITOLO I<br />
RIPRODUZIONI<br />
Art. 30<br />
1. Dietro compilazione di apposito modulo di domanda e nel rispetto<br />
della normativa vigente, la direzione può concedere la riproduzione<br />
fotostatica di parte dei volumi, esclusi i manoscritti, gli stampati del<br />
fondo antico e quelli preziosi o deperibili.<br />
2. La microfilmatura e altri tipi di riproduzione possono essere consentiti<br />
su presentazione di domanda scritta, con le cautele e le restrizioni<br />
di cui al paragrafo 1.<br />
Art. 31<br />
1. Le spese per qualunque tipo di riproduzione sono a totale carico del<br />
richiedente, il quale, nei casi previsti dall’articolo 30, paragrafo 2, è<br />
tenuto a fornire, a proprie spese, copia delle riproduzioni eseguite.<br />
2. Se la biblioteca non è dotata di strumenti o di operatori in grado di effettuare<br />
le riproduzioni richieste, si può ricorrere, a giudizio della direzione,<br />
a un operatore esterno di riconosciuta competenza.<br />
Art. 32<br />
1. Le riproduzioni di ogni tipo sono concesse esclusivamente per motivi<br />
di studio personale, con le limitazioni e nel rispetto delle norme nazionali<br />
e internazionali vigenti in materia di diritti d’autore e di proprietà.<br />
Chi ha ottenuto di realizzare le riproduzioni di cui all’articolo 30, si<br />
impegna a rispettare dette norme e si assume ogni responsabilità derivante<br />
dall’uso illecito delle medesime riproduzioni, operato anche da<br />
terzi.<br />
2. Si tutelino adeguatamente i diritti propri della biblioteca, richiedendo<br />
eventuali corrispettivi per i servizi resi e imponendo vincoli di uti-
262<br />
lizzo dei testi e delle illustrazioni di cui la biblioteca ha la proprietà<br />
esclusiva.<br />
CAPITOLO II<br />
PRESTITO<br />
Art. 33<br />
1. La biblioteca può concedere il prestito del materiale bibliografico, restando<br />
esclusi i manoscritti, i libri del fondo antico, il materiale anche<br />
moderno raro e di pregio, le opere di consultazione, i periodici e il<br />
materiale d’archivio.<br />
Per accedere al prestito deve essere compilata apposita scheda/tessera<br />
e può essere richiesto il deposito di una somma a titolo di cauzione.<br />
La direzione fissa le condizioni e la durata del prestito. Eventuali ritardi<br />
nella riconsegna possono comportare pene pecuniarie proporzionali<br />
e, nei casi più gravi, l’esclusione dal servizio.<br />
2. Il prestito per mostre ed esposizioni dev’essere concesso di volta in<br />
volta, dopo aver verificato attentamente lo stato di conservazione del<br />
materiale richiesto, le garanzie di sicurezza nel trasporto e nella sede<br />
di esposizione, l’adeguata copertura assicurativa, e deve avvenire nel<br />
rispetto delle norme canoniche e civili vigenti in materia.<br />
3. Per l’uscita dalla biblioteca di materiale manoscritto o a stampa anteriore<br />
al XVIII secolo è comunque necessaria l’autorizzazione scritta<br />
del rappresentante legale dell’ente e dell’eventuale proprietario depositante;<br />
per il materiale del XVIII secolo è necessaria l’autorizzazione<br />
del responsabile della biblioteca.<br />
TITOLO V<br />
COLLABORAZIONE, INIZIATIVE COLLATERALI<br />
E FINANZIAMENTO<br />
Art. 34<br />
1. Il responsabile della Biblioteca Diocesana collabora con l’Incaricato<br />
diocesano per i beni culturali affinché il patrimonio affidato alle sue cure<br />
venga adeguatamente conservato e valorizzato.
263<br />
Art. 35<br />
1. La biblioteca promuove periodicamente, per quanto possibile, manifestazioni<br />
(mostre, conferenze, seminari, ecc.) finalizzate a far conoscere<br />
il proprio patrimonio, nonché tematiche particolari documentabili<br />
attraverso il materiale conservato.<br />
2. La biblioteca collabora con le iniziative culturali e pastorali promosse<br />
dalla Chiesa locale e con le attività programmate dalle istituzioni<br />
culturali e scientifiche presenti nel territorio.<br />
Art. 36<br />
1. Nel rispetto della propria autonomia, la biblioteca instaura con le<br />
altre biblioteche esistenti sul territorio forme di collaborazione,<br />
quali, ad esempio, la condivisione dei dati catalografici, il prestito<br />
interbibliotecario, la programmazione differenziata delle acquisizioni<br />
nel caso di biblioteche operanti nel medesimo luogo, lo<br />
scambio di doppi.<br />
2. La biblioteca, inoltre, partecipa alle attività promosse dall’A.B.E.I.<br />
3. La biblioteca si interessa alle iniziative proposte dagli enti locali, dalle<br />
Regioni e dal Ministero competente, ricercando un cordiale rapporto<br />
di collaborazione in conformità con le disposizioni dell’Intesa<br />
e con le direttive degli uffici diocesani e regionali per i beni culturali<br />
ecclesiastici.<br />
Art. 37<br />
1. L’istituzione o ente proprietario destina adeguate risorse al funzionamento<br />
della biblioteca e alla conservazione e custodia del patrimonio<br />
librario, avvalendosi anche delle provvidenze disposte dall’Ordinario,<br />
dalla Conferenza episcopale regionale, dalla C.E.I., dagli enti locali,<br />
dalle Regioni e dal Ministero per i beni e le attività culturali.<br />
2. A tale scopo viene utilizzato anche quanto incassato dall’erogazione<br />
di servizi agli utenti e per diritti di riproduzione, nonché dalle iniziative<br />
di cui all’articolo 36.<br />
3. Si promuovano gruppi o associazioni di sensibilizzazione con lo scopo,<br />
tra l’altro, di favorire donazioni da parte di privati destinate al fi-
264<br />
nanziamento di specifiche iniziative (come il restauro e l’acquisto di<br />
suppellettile o di materiale librario).<br />
Dal Palazzo Vescovile, 6 ottobre <strong>2009</strong><br />
Il Vice Cancelliere Vescovile<br />
Sac. Vincenzo Panaro<br />
Mario Paciello<br />
Vescovo
265<br />
Erezione canonica<br />
e Regolamento<br />
dell’Archivio Diocesano<br />
Prot. n. 47/<strong>2009</strong><br />
Nell’intento di conservare, tutelare e rendere fruibile il patrimonio<br />
storico presente nella nostra <strong>Diocesi</strong>, consistente in raccolte di documenti<br />
manoscritti e stampati, con il presente<br />
decreto<br />
erigo canonicamente<br />
l’Archivio Diocesano<br />
con sede in <strong>Altamura</strong>, Arco Duomo n. 1, approvando e promulgando<br />
il relativo Regolamento, secondo il testo allegato al presente Decreto,<br />
composto da un Proemio e da 47 articoli, da me firmato e sigillato.<br />
Contestualmente,<br />
nomino<br />
Archivista Diocesano<br />
il Rev.mo Sac. Giacomo Lorusso.<br />
Dal Palazzo Vescovile, 24 ottobre <strong>2009</strong><br />
Il Vice Cancelliere Vescovile<br />
Sac. Vincenzo Panaro<br />
Mario Paciello<br />
Vescovo
266<br />
PROEMIO<br />
La natura e la missione della Chiesa di essere “segno e strumento dell’intima<br />
unione con Dio e dell’unità del genere umano” 1 e al tempo stesso parte<br />
integrante della società, si riflette necessariamente sugli Archivi ecclesiastici,<br />
che custodiscono testimonianze eloquenti del suo essere e del suo operare.<br />
In essi è documentato il compito specifico della Chiesa di edificare il<br />
Regno di Dio 2 e anche il suo impegno per costruire, assieme agli uomini di<br />
buona volontà, una società più rispettosa dell’uomo e dei suoi valori. In tal<br />
senso, Paolo VI ricordava che attraverso la Chiesa “è il Cristo che opera<br />
nel tempo e che scrive, proprio lui, la sua storia, sì che i nostri brani di carta<br />
sono echi e vestigia di questo passaggio del Signore Gesù nel mondo” 3 .<br />
La duplice rilevanza che gli archivi ecclesiastici hanno per la Chiesa<br />
e per la società fa assumere alla documentazione in essi custodita il significato<br />
di un patrimonio di primaria importanza per la storia religiosa<br />
e civile. La Chiesa Cattolica, responsabile principale, in quanto proprietaria<br />
nelle sue istituzioni e nei suoi enti, di questo immenso patrimonio<br />
storico prodotto nei secoli dai suoi organi, è cosciente del dovere che ha<br />
di custodirlo e metterlo a disposizione degli studiosi.<br />
TITOLO I<br />
PRINCIPI GENERALI E TIPOLOGIA DEGLI ARCHIVI<br />
Art. 1<br />
L’archivio ecclesiastico è la raccolta ordinata e sistematica di atti e di<br />
documenti prodotti e ricevuti da enti pubblici ecclesiastici eretti nell’ordinamento<br />
canonico 4 o da persone esercitanti nella Chiesa una funzione<br />
pubblica.<br />
Art. 2<br />
L’archivio nasce e si sviluppa a servizio della persona o dell’ente che<br />
lo produce. Di regola, solo l’archivio storico 5 , in quanto bene culturale,<br />
1<br />
Lumen gentium, 1.<br />
2<br />
Gaudium et spes, 40.<br />
3<br />
Discorso del 26 settembre 1963.<br />
4<br />
Cf. can. 486, par. 2; 491, par. 2; 535, parr. 4-5; 173, par. 4; 1283, 3°; 1284, par. 2, 9°;<br />
1306, par. 2.<br />
5<br />
Cf. can. 491, par. 2.
267<br />
diventa accessibile agli studiosi, secondo le norme emanate dalle competenti<br />
autorità 6 .<br />
Art. 3<br />
Il presente regolamento si prefigge di integrare le norme contenute nel<br />
Codice di diritto canonico e quelle emanate dalle competenti autorità in<br />
materia di archivi ecclesiastici, nel rispetto delle norme concordatarie.<br />
Art. 4<br />
§1. Esso ha come oggetto specifico gli archivi pubblici dipendenti<br />
dall’autorità del vescovo – della curia o diocesano, del capitolo<br />
cattedrale, delle parrocchie, del seminario, delle confraternite,<br />
delle associazioni, ecc. 7 –, ma intende offrirsi come riferimento per<br />
gli archivi di tutti gli altri enti pubblici o privati, formalmente eretti<br />
o che di fatto vivono ed operano all’interno della Chiesa (ordini e<br />
congregazioni religiose, associazioni, gruppi, movimenti…).<br />
§ 2. Quando un ufficio ecclesiastico si rende vacante, si distinguano opportunamente<br />
le carte personali del titolare dai documenti d’ufficio<br />
e si usi ogni cautela perché si garantisca la confluenza almeno di<br />
questi ultimi nei relativi archivi ecclesiastici.<br />
TITOLO II<br />
ORDINAMENTO INTERNO DEGLI ARCHIVI<br />
CAPITOLO I<br />
ACQUISIZIONE DEI DOCUMENTI<br />
Art. 5<br />
Nella gestione archivistica di un atto si distinguono le seguenti fasi:<br />
archivio corrente, archivio di deposito temporaneo, archivio storico.<br />
Archivio corrente e archivio di deposito temporaneo possono essere<br />
unificati, creando due sezioni distinte.<br />
6<br />
Cf. can. 491, par. 3.<br />
7<br />
Cf. can. 491, par. 1.
268<br />
Art. 6<br />
Nella fase iniziale, gli atti sono prodotti dai singoli organi o uffici con<br />
criteri e metodi dettati dalle rispettive esigenze ad normam juris e collocati<br />
nell’archivio corrente.<br />
In vista di una maggiore funzionalità ed economia, è opportuno stabilire<br />
una collaborazione fra l’archivista e i responsabili dei singoli organi<br />
o uffici per uniformare la redazione degli atti e l’impiego del materiale.<br />
Art. 7<br />
L’archivio di deposito temporaneo, destinato a contenere le pratiche<br />
ormai chiuse, può essere unico per tutti gli organi o uffici.<br />
Art. 8<br />
§ 1. Il deposito nell’archivio storico costituisce la fase finale della vita<br />
di un atto. In linea di principio, un atto entra a far parte dell’archivio<br />
storico quando ha esaurito la sua funzione specifica e ha superato il<br />
limite convenzionale alla consultabilità (70 anni).<br />
§ 2. Quando non è possibile avere un archivio di deposito temporaneo<br />
idoneo, gli atti possono essere versati nell’archivio storico anche<br />
prima del limite stabilito, ma devono restare riservati.<br />
Art. 9<br />
Il passaggio dei documenti dall’archivio corrente a quello di deposito<br />
temporaneo e a quello storico sia registrato in apposito libro, nel quale si<br />
descriva l’elenco dei fondi e sia indicato il periodo storico riguardante la<br />
documentazione consegnata dai vari uffici.<br />
CAPITOLO II<br />
CONFLUENZA DI ARCHIVI DIVERSI<br />
Art. 10<br />
Secondo il principio generale dell’ordinamento canonico, proprietario<br />
e responsabile dell’archivio è l’ente ecclesiastico che lo ha prodotto 8 .<br />
8<br />
cf. Pontificia Commissione Archivi Ecclesiastici d’Italia, Istruzione, 5 dicembre<br />
1960, n. 3.
269<br />
Art. 11<br />
È possibile collocare in deposito temporaneo o permanente presso<br />
l’archivio diocesano l’archivio di altri enti ecclesiastici nel caso in cui<br />
l’autorità ecclesiastica competente lo ritenga necessario per motivi di sicurezza<br />
o per facilitare la consultazione degli studiosi 9 . In tali casi, si rediga<br />
un verbale di consegna, avente in allegato un dettagliato inventario<br />
del materiale consegnato, e in cui risulti che proprietario dell’archivio<br />
resta sempre l’ente che lo ha prodotto.<br />
Si raccomanda vivamente alle associazioni, ai gruppi informali, ai<br />
movimenti e ai fedeli che svolgono particolari mansioni nella Chiesa di<br />
non disperdere i loro archivi, ma di disporre che confluiscano nell’archivio<br />
diocesano.<br />
Art. 12<br />
Gli archivi degli enti di cui per qualunque motivo vengono a cessare<br />
le attività, quando non esistano disposizioni in contrario passano in custodia<br />
e in amministrazione dell’ente superiore, che ne avrà cura come<br />
del proprio 10 .<br />
Art. 13<br />
Gli archivi in deposito devono conservare sempre la loro individualità<br />
e integrità. Le loro serie non dovranno essere mescolate a quelle dell’archivio<br />
ricevente, né tanto meno a quelle di altri archivi in deposito.<br />
CAPITOLO III<br />
IL PERSONALE DEGLI ARCHIVI<br />
Art. 14<br />
L’archivio diocesano e quelli dei principali enti pubblici ecclesiastici<br />
siano affidati a persone qualificate, che si serviranno di collaboratori per<br />
9<br />
Cf. Istruzione, cit., n. 3.<br />
10<br />
Cf. Istruzione, cit., n. 5.
270<br />
la custodia, la vigilanza e le altre mansioni a livello esecutivo 11 . Là dove<br />
si ritiene opportuno e se ne riconosce una qualificata preparazione, è<br />
possibile usufruire della collaborazione di personale volontario.<br />
Art. 15<br />
§1. È opportuno che in ogni diocesi si istituisca un delegato episcopale<br />
per gli archivi con il compito di vigilare perché l’ingente patrimonio<br />
culturale custodito negli archivi soggetti alla giurisdizione del<br />
Vescovo non si disperda e venga opportunamente valorizzato.<br />
§ 2. Il delegato, per svolgere il suo compito, visiti periodicamente gli archivi<br />
(specialmente in occasione della visita pastorale), verificando<br />
lo stato di conservazione dei documenti e la eventuale necessità di<br />
restauro o di trasferimento.<br />
CAPITOLO IV<br />
CLASSIFICAZIONE E ORDINAMENTO<br />
Art. 16<br />
I documenti conservati nell’archivio siano ordinati secondo una opportuna<br />
classificazione, che rispetti la natura dei fondi e la progressione<br />
dei documenti nel tempo.<br />
A tal fine è necessario adottare un titolario, in base al quale ordinare<br />
la documentazione esistente 12 .<br />
Art. 17<br />
§ 1. Il titolario deve essere predisposto d’intesa fra l’archivista e i responsabili<br />
degli uffici, secondo le regole dell’archivistica e nel rispetto<br />
della natura dell’ente, del suo ordinamento interno, delle sue attività,<br />
secondo quanto stabilito all’art. 6 del presente regolamento.<br />
§ 2. Lo stesso titolario sia adoperato in tutte le fasi della gestione archivistica,<br />
in modo da facilitare il trasferimento dei documenti e le ricerche<br />
13 .<br />
11<br />
Cf. Istruzione, cit., n. 6.<br />
12<br />
Cf. can. 486, parr. 2-3; can. 491, par. 2.<br />
13<br />
Cf. Istruzione, cit., n. 8.
271<br />
Art. 18<br />
Se in un archivio storico si trovano tracce di un precedente ordinamento,<br />
si evitino dannosi stravolgimenti, limitandosi ad opportune integrazioni.<br />
Il titolario, una volta predisposto, deve avere una certa stabilità<br />
onde evitare continui cambiamenti, che si rifletterebbero negativamente<br />
sulla classificazione e la ricerca.<br />
Art. 19<br />
Particolare importanza nel lavoro di ordinamento e conservazione<br />
del materiale archivistico sia attribuita dall’archivista al restauro dei documenti<br />
che lo richiedano.<br />
Effettuato il restauro, i documenti siano conservati in condizioni ambientali<br />
adatte.<br />
CAPITOLO V<br />
STRUMENTI DI LAVORO E RICERCA<br />
Art. 20<br />
In base al titolario, ogni archivista avrà cura, completando la classificazione<br />
dei documenti, di compilare l’inventario o catalogo per agevolare<br />
la ricerca 14 .<br />
Art. 21<br />
Copia degli inventari o cataloghi di tutti gli archivi soggetti alla giurisdizione<br />
del Vescovo deve essere conservata nell’archivio diocesano 15 .<br />
Art. 22<br />
All’inventario o catalogo di un archivio possono essere utilmente aggiunti<br />
indici per materia o per temi specifici, repertori e altri strumenti, che<br />
l’archivista riconoscerà utili per facilitare la consultazione e la ricerca.<br />
14<br />
Can. 486, par. 3.<br />
15<br />
Cf. can. 486, par. 3.
272<br />
Art. 23<br />
Con ogni possibile cura ci si adoperi perché siano distinti nei locali<br />
dell’archivio la sala di studio, le sale di deposito, la direzione e i laboratori<br />
per il personale e le riproduzioni. Si eviti di adibire la sala di studio<br />
anche come sala di deposito, soprattutto se la documentazione è sistemata<br />
in scaffali aperti ed accessibili al pubblico.<br />
Art. 24<br />
Negli archivi principali non dovrà mancare una piccola biblioteca,<br />
contenente un repertorio essenziale di fonti, dizionari, enciclopedie, storia<br />
della Chiesa, volumi di storia locale e quant’altro può essere utile sia<br />
al personale dell’archivio sia alle ricerche degli studiosi.<br />
Art. 25<br />
Agli inventari o cataloghi di cui all’art. 20, nonché agli indici, repertori<br />
ed altri strumenti di cui all’art. 22 e alla biblioteca, abbiano libero<br />
accesso i ricercatori.<br />
Art. 26<br />
Gli archivisti prendano in seria considerazione il ricorso agli strumenti<br />
di classificazione e di ricerca offerti dall’informatica. A tal fine, è<br />
opportuno prendere accordi con gli altri uffici dell’ente per la scelta dei<br />
computer e dei programmi e consultarsi con altri archivi che hanno compiuto<br />
tale scelta.<br />
CAPITOLO VI<br />
RIPRODUZIONE<br />
Art. 27<br />
§ 1. In ogni diocesi si crei un archivio di microfilms o di dischi ottici per<br />
integrare la documentazione esistente con fonti di altri archivi che<br />
riguardano i luoghi, gli enti e le persone alle quali l’archivio stesso<br />
è interessato.<br />
§ 2. In questa sezione possono essere raccolti anche i microfilms o i dischi<br />
ottici relativi ai fondi principali dell’archivio, che potranno es-
273<br />
sere utilizzati per evitare che il continuo uso dei documenti porti al<br />
loro deterioramento, per la loro ricostruzione in caso di distruzione<br />
degli originali e per facilitare la ricerca e la riproduzione.<br />
CAPITOLO VII<br />
SERVIZI<br />
Art. 28<br />
Onde proteggere la preziosa documentazione conservata, non manchino<br />
in ogni archivio: sistemi di allarme e di antincendio, l’impianto<br />
elettrico di sicurezza e, là dove si rendono necessari, deumidificatori<br />
con regolatori di temperatura.<br />
Art. 29<br />
Al fine di preservare il materiale più prezioso, si installi una cassaforte<br />
oppure armadi di sicurezza.<br />
Art. 30<br />
Periodicamente si curi di operare la disinfestazione degli ambienti<br />
dell’archivio e della stessa documentazione, servendosi di ditte specializzate.<br />
CAPITOLO VIII<br />
SCARTO<br />
Art. 31<br />
Nessuno, qualunque sia la mansione che svolge nella Chiesa, si permetta<br />
di distruggere, vendere o disperdere documenti relativi alla vita del<br />
proprio ufficio, dell’ente affidato alla propria cura o conservati negli archivi<br />
16 .<br />
16<br />
Cf. Istruzione, cit., n. 4.
274<br />
Art. 32<br />
Come regola generale, si conservi nell’archivio storico tutta la documentazione<br />
che dall’archivio corrente o da quello di deposito temporaneo<br />
viene versata nell’archivio storico.<br />
È consentito agli organi che li hanno prodotti di conservare in copia<br />
gli atti che si ritenessero più utili o necessari per l’attività corrente.<br />
Art. 33<br />
Nei casi in cui si ritiene opportuno procedere allo scarto archivistico,<br />
è necessario tenere presenti le seguenti norme, onde evitare la perdita irrimediabile<br />
di documentazione:<br />
a) l’archivista, d’accordo con i responsabili dei singoli uffici, compia<br />
una preventiva valutazione e una scelta da sottomettere all’approvazione<br />
dell’Ordinario diocesano; di norma, sono esclusi dallo scarto i<br />
documenti di data anteriore ai cento anni 17 ;<br />
b) l’eliminazione immediata riguarda tutti i documenti relativi al foro interno.<br />
I documenti riguardanti le cause criminali in materia di costumi,<br />
“se i rei sono morti oppure se tali cause si sono concluse da un decennio<br />
con una sentenza di condanna, siano eliminati ogni anno, conservando<br />
un breve sommario del fatto con il testo della sentenza definitiva” 18 ;<br />
c) criteri particolari stabiliti tra l’archivista e i titolari degli uffici diano<br />
ulteriori precisazioni sulla singola categoria di documenti da scartare;<br />
d) ogni qual volta si procede allo scarto di documenti non riguardanti il<br />
foro interno, se ne faccia annotazione nel registro di cui all’art. 9.<br />
TITOLO III<br />
CONSULTAZIONE<br />
Art. 34<br />
La consultazione degli archivi a scopo di studio sia concessa con ampia<br />
libertà, pur adottando le necessarie cautele, sia nell’ammissione degli<br />
studiosi, sia nella consegna dei documenti 19 .<br />
17<br />
Cf. Istruzione, cit., n. 9.<br />
18<br />
Can. 489, par. 2.<br />
19<br />
Cf. Istruzione, cit., n. 12.
275<br />
Art. 35<br />
L’apertura al pubblico dell’archivio storico sia regolata da opportune<br />
norme emanate dalla competente autorità ecclesiastica 20 .<br />
Art. 36<br />
Lo studioso può essere ammesso alla consultazione dell’archivio dopo<br />
aver presentato una regolare domanda su modulo prestampato, nel<br />
quale siano indicati i fondi che intende consultare, i motivi della ricerca<br />
ed esplicitamente sia dichiarato il suo impegno a far pervenire all’archivio<br />
un esemplare della pubblicazione effettuata utilizzando la ricerca<br />
nell’archivio.<br />
Nell’atto di ammissione, lo studioso sia informato del regolamento<br />
e degli obblighi a lui derivanti sin dall’inizio della sua frequentazione<br />
dell’archivio.<br />
Lo studioso è tenuto ad apporre giornalmente la firma ed altre eventuali<br />
indicazioni (indirizzo, nazionalità, ecc.) in un apposito registro di<br />
presenza.<br />
Art. 37<br />
L’ammissione degli studiosi alla consultazione, che dovrà essere in<br />
ogni modo facilitata, è comunque riservata al responsabile dell’archivio,<br />
il quale valuterà le richieste sulla base dei requisiti del richiedente.<br />
La consultazione può essere negata, quando vi siano pericoli per la conservazione<br />
dei documenti 21 .<br />
Art. 38<br />
§ 1. Possono essere consultati solo i documenti anteriori agli ultimi<br />
70 anni.<br />
§ 2. La consultazione di documenti definiti come riservati o relativi a situazioni<br />
private di persone, può concedersi solo su previa ed esplicita<br />
autorizzazione da parte dell’Ordinario, apposta sulla domanda<br />
presentata dal richiedente.<br />
20<br />
Cf. can. 491, par. 3.<br />
21<br />
Cf. Istruzione, cit., n. 12.
276<br />
§ 3. La consultazione di altri documenti può concedersi anche prima<br />
della scadenza dei termini suindicati alle condizioni di cui al paragrafo<br />
precedente.<br />
Art. 39<br />
Gli studenti di scuola media superiore e universitari possono essere<br />
ammessi alla consultazione solo se presentati dal professore che guida<br />
la ricerca.<br />
Art. 40<br />
La consultazione sia disciplinata da orari costanti e regolari. Eventuali<br />
sospensioni del servizio siano segnalate per tempo.<br />
Art. 41<br />
Durante la consultazione, sia sempre presente l’archivista o persona<br />
di sua fiducia, in modo che i ricercatori non vengano lasciati soli con i<br />
documenti.<br />
Art. 42<br />
Non si consenta agli studiosi né l’accesso alle sale di deposito dell’archivio,<br />
né il prelievo diretto dei documenti dalla loro collocazione.<br />
Art. 43<br />
Ai frequentatori dell’archivio potrà essere revocato l’accesso nel caso<br />
in cui avessero dimostrato di non tenere in sufficiente cura i documenti<br />
loro dati in consultazione.<br />
Art. 44<br />
Per nessun motivo sia permesso di portare i documenti fuori dalla sede<br />
dell’archivio. Solo l’autorità competente può autorizzare la concessione<br />
di documenti dell’archivio per mostre e simili, con le opportune<br />
cautele di natura giuridica ed assicurativa 22 .<br />
22 Cf. can. 488.
277<br />
Art. 45<br />
La riproduzione fotostatica o fotografica e la microfilmatura dovranno<br />
essere autorizzate dall’archivista su apposita richiesta e dopo essersi<br />
assicurato dello stato di conservazione dei documenti. La riproduzione<br />
avvenga esclusivamente nella sede dell’archivio, fatto salvo il rimborso<br />
delle spese e, se del caso, il risarcimento dei danni a carico di chi ha richiesto<br />
la riproduzione.<br />
Art. 46<br />
Nonostante il principio generale di facilitare l’accesso alla documentazione<br />
per mezzo di microfilms, fotocopie o fotografie, non è consentito<br />
riprodurre interi fondi dell’archivio 23 .<br />
TITOLO IV<br />
DISPOSIZIONI FINALI<br />
Art. 47<br />
Pur conservando la loro autonomia, gli archivisti ecclesiastici abbiano<br />
cura di instaurare con le Soprintendenze e gli Archivi di Stato un cordiale<br />
rapporto di collaborazione.<br />
Dal Palazzo Vescovile, 24 ottobre <strong>2009</strong><br />
Il Vice Cancelliere Vescovile<br />
Sac. Vincenzo Panaro<br />
Mario Paciello<br />
Vescovo<br />
23<br />
Cf. Istruzione, cit., n. 13.
278<br />
Nomine<br />
Mons. Vescovo ha nominato:<br />
14 dicembre 2008 Mons. Vescovo ha costituito le Commissioni per<br />
la fase antepreparatoria del Sinodo Pastorale<br />
Diocesano ed ha nominato i ri spettivi Responsabili<br />
(Prot. n. 50/2008):<br />
• Commissione n. 1 - Annuncio e Catechesi:<br />
Sac. Saverio Ciaccia, Presidente;<br />
• Commissione n. 2 - Liturgia e Sacramenti:<br />
Sac. Nicola Chiarulli, Presidente;<br />
• Commissione n. 3 - Carità e Promozione umana:<br />
Sac. Vito Cassese, Presidente; Sac. F. Saverio<br />
Colonna, Vice Presidente;<br />
• Commissione n. 4 - Presbiterio, Vita Consacrata<br />
e Ministeri: Sac. Giuseppe Pietroforte, Presidente;<br />
Sac. Vincenzo Panaro, Vice Presidente;<br />
• Commissione n. 5 - Famiglia: Sac. Giovanni<br />
Bruno, Presidente; Sac. Michele Gramegna, Vice<br />
Presidente;<br />
• Commissione n. 6 - Lavoro e Questioni sociali:<br />
Sac. Vincenzo Lopano, Presidente;<br />
• Commissione n. 7 - Laici: Sac. Sante Ferrulli,<br />
Presidente;<br />
• Commissione n. 8 - Vocazioni e Missione: P.<br />
Juan Gustavo Pez, cmf, Presidente; Giuseppe<br />
Logruosso, Vice Presidente;<br />
• Commissione n. 9 - Vita, Salute e Sofferenza:<br />
Sac. Vito Incampo, Presidente;<br />
• Commissione n. 10 - Ecumenismo e Dialogo<br />
interreligioso: Sac. Rocco Scalera, Presidente;<br />
• Commissione n. 11 - Giovani: P. Mario Marino,<br />
ofmConv., Presidente; Luca Cagnazzi, Vice<br />
Presidente;
279<br />
• Commissione n. 12 - Comunicazioni sociali e<br />
Cultura: Sac. Angelantonio Cianciotta, Presidente.<br />
11 gennaio <strong>2009</strong> fra Oronzio Fiore, della Fraternità Francescana<br />
di Betania, Vicario parrocchiale della Parrocchia<br />
di S. Teresa in <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 01/<strong>2009</strong>).<br />
18 maggio <strong>2009</strong> il Sac. Michele Lorusso, Cappellano del Cimitero<br />
e Rettore della Chiesa annessa in <strong>Altamura</strong> (Prot.<br />
n. 17/<strong>2009</strong>).<br />
29 giugno <strong>2009</strong> Mons. Vescovo ha nominato i membri delle Commissioni<br />
per la fase antepreparatoria del Sinodo<br />
Pastorale Diocesano:<br />
• Commissione n. 1 - Annuncio e Catechesi:<br />
Loglisci Michele (Segretario), Cagnazzi Maria,<br />
Massaro Irene, Caputo Grazia, Griesi Franca,<br />
Lorusso Antonia, Abbattista Antonietta, Colangelo<br />
Giovanni, Larenza Monica, Lofrese Nicola,<br />
Zinconi Giovanna, Confetti Maria Teresa,<br />
Tartari Susanna, Cacciapaglia Giuseppe (Prot.<br />
n. 19/<strong>2009</strong>);<br />
• Commissione n. 2 - Liturgia e Sacramenti:<br />
Dantile Paolo (Segretario), Diac. Angelo Goffredo,<br />
Acquaviva Maria, Giordano Filippo, Perrone<br />
Rossella, Buonamassa Filippo, Colasuonno<br />
Franca, Ricciardelli Pietro, Colangiulo Tonia,<br />
Pacifico Fabrizio, Caporusso Marisa (Prot.<br />
n. 20/<strong>2009</strong>);<br />
• Commissione n. 3 - Carità e Promozione umana:<br />
Diac. Vincenzo Savino (Segretario), Spano<br />
Silvana, Digesù Lea, Lorusso Francesco, Scarpa<br />
Enza, Colacicco Francesco, Volpe Anna, Semeraro<br />
Angela, Capraro Antonio, Cornacchia Caterina,<br />
Cananzi Antonio, Massaro Paola, Albanese<br />
Domenica, Ficco Luigi (Prot. n. 21/<strong>2009</strong>);
280<br />
• Commissione n. 4 - Presbiterio, Vita Consacrata<br />
e Ministeri: Diac. Pasquale Caporusso<br />
(Segretario), Sac. Giuseppe Creanza, P. Giacomo<br />
Paris, smm, Sr. Emanuela Musu, msc, Sr. Dolores<br />
Barletta, fdz, Sr. Chiaraluce Noviello, osc,<br />
Clemente Gennaro, Sette Massimiliana, Conca<br />
Salvatore, Mastrorocco Annamaria, Dimauro<br />
Giulia, Palumbo Antonio (Prot. n. 22/<strong>2009</strong>);<br />
• Commissione n. 5 - Famiglia: Lucariello Nicola<br />
e Farella Grazia (Segretari), Baldassarra Dionisio<br />
e Vicenti Lina, Loiudice Saverio e Simone<br />
Irene, Giordano Michele e Ancona Tina, Forte<br />
Antonio e Cammisa Mariella, D’Agostino Pippo<br />
e Desiante Grazia, Laddaga Michele e Topputo<br />
Lina, Rosa Filippo e Grassi Maria, Maino<br />
Giuseppe e Molfese Maria, Fioravanti Rocco<br />
e Lassandro Isabella, Morgese Elio e Pizzutilo<br />
Maria Teresa, Raimondi Giuseppe e Ferrulli<br />
Laura, Milano Carlo e Nuzzi Doriana, Griseta<br />
Vito e Tisci Rosita, Lucarelli Vito e Massaro<br />
Rosa (Prot. n. 23/<strong>2009</strong>);<br />
• Commissione n. 6 - Lavoro e Questioni sociali:<br />
Genco Michele (Segretario), Corrado Salati<br />
Nicola, Acquaviva Caterina, Nicoletti Raffaele,<br />
Dambrosio Mario, Vitale Giovanni, Langone<br />
Luigi, Spirante Giuseppe, Amendola Franco,<br />
Raguso Vito, Costantino Savino, Colafemmina<br />
Angelo, Ventura Maria, Musci Raffaele, Santacroce<br />
Angela (Prot. n. 24/<strong>2009</strong>);<br />
• Commissione n. 7 - Laici: Ladisa Francesca<br />
(Segretaria), Colonna Giuseppe, Palella Vito<br />
Antonio, Silletti Giuseppe, Lettini Rocca, Olivieri<br />
Angelo, Caputo Savino, Cipriani Raffaele,<br />
Patruno Giuseppe, Bosco Anna, Pierelli Maurizio,<br />
Picardi Maria Teresa (Prot. n. 25/<strong>2009</strong>);
281<br />
• Commissione n. 8 - Vocazioni e Missione: Fiore<br />
Lorenzo (Segretario), Cacciapaglia Marianna,<br />
Caggiano Maria, Campanale Lucia, Sr. Teresa<br />
Carvalho, Dipalma Rosa, Duran Alvis Milton,<br />
Labianca Nicola, Loizzo Giuseppe, Ninivaggi<br />
Angela, De Cesare Filippo (Prot. n. 26/<strong>2009</strong>);<br />
• Commissione n. 9 - Vita, Salute e Sofferenza:<br />
Frizzale Lorenzo (Segretario), Diac. Pietro Dipace,<br />
Diac. Antonio Tremamunno, Leone Emilio,<br />
Baldassarre Giuseppe, Tangorra Candida,<br />
Tocci Antonio, Ardito Rino, Novielli Angela,<br />
Tenerelli Simone, Vitale Michele, Cosentino<br />
Maria Teresa (Prot. n. 27/<strong>2009</strong>);<br />
• Commissione n. 10 - Ecumenismo e Dialogo<br />
interreligioso: Lombardi Maria Filippa (Segretaria),<br />
P. Giuseppe Tondo, ofmConv., Diele Maria,<br />
Basile Vincenzo, Lagonigro Maria, Laurieri<br />
Maria, Lorusso Caterina, Vessio Rosaria, Carella<br />
Vitantonio, Rampino Luciano, Pelle Concetta<br />
(Prot. n. 28/<strong>2009</strong>);<br />
• Commissione n. 11 - Giovani: Montemurno<br />
Tommaso (Segretario), Denora Rosa, Angellotti<br />
Angelo, Cenisio Maria Angela, Capolongo<br />
Carla, Balestra Filomena, Di Taranto Raffaella,<br />
Avallone Stefania, Deluce Giuseppe, Labarile<br />
Rosa, Paolinelli Enrico (Prot. n. 29/<strong>2009</strong>);<br />
• Commissione n. 12 - Comunicazioni sociali<br />
e Cultura: Garziano Anna Maria (Segretaria),<br />
Diac. Leonardo Ferrulli, Indrio Lucia, Vitucci<br />
Francesco, Caporusso Filippo, Falcicchio Sara,<br />
Fusilli Pietro, Cafaro Marina, Tria Marilda,<br />
Bianco Francesco, Langiulli Raffaella (Prot. n.<br />
30/<strong>2009</strong>).<br />
1 agosto <strong>2009</strong> P. Juan Gustavo Pez, cmf, Rettore della Chiesa di<br />
S. Maria del Carmine in <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 31/<strong>2009</strong>).
282<br />
1 settembre <strong>2009</strong> il Sac. Alessandro Amapani, Parroco della Parrocchia<br />
di S. Maria della Consolazione in <strong>Altamura</strong><br />
(Prot. n. 32/<strong>2009</strong>);<br />
P. Nicola Rosa, ofmConv., Parroco della Parrocchia<br />
di Maria SS. Annunziata in Spinazzola (Prot.<br />
n. 33/<strong>2009</strong>);<br />
P. Giovanni Protopapa, ofmConv., Vicario parrocchiale<br />
della Parrocchia di San Francesco d’Assisi<br />
in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 34/<strong>2009</strong>);<br />
P. Giuseppe Franco Tondo, ofmConv., Vicario<br />
parrocchiale della Parrocchia di San Francesco<br />
d’Assisi in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 35/<strong>2009</strong>);<br />
P. Vittorio Ciaccia, ofmConv., Vicario parrocchiale<br />
della Parrocchia di Maria SS. Annunziata in<br />
Spinazzola (Prot. n. 36/<strong>2009</strong>).<br />
29 settembre <strong>2009</strong> il Sac. Nunzio Falcicchio, Canonico del Capitolo<br />
della Cattedrale di <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 39/<strong>2009</strong>);<br />
il Sac. Vito Incampo, Canonico del Capitolo della<br />
Cattedrale di <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 40/<strong>2009</strong>).<br />
1 ottobre <strong>2009</strong> il Sac. Saverio Paternoster - Delegato del Vescovo,<br />
il Dott. Luigi Dinicolamaria, il Prof. Saverio<br />
Pace, l’Ins. Domenica Albanese, la Sig.ra Grazia<br />
Nardulli, Membri del Consiglio di Amministrazione<br />
della Pia Fondazione “Carmela Gramegna<br />
Spada”, con sede in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 41/<strong>2009</strong>).<br />
6 ottobre <strong>2009</strong> il Sac. Nunzio Falcicchio, Direttore dell’Ufficio<br />
Diocesano per i beni culturali e Incaricato diocesano<br />
per l’edilizia di culto (Prot. n. 42/<strong>2009</strong>);<br />
il Sac. Giacomo Lorusso, Bibliotecario Diocesano<br />
(Prot. n. 43/<strong>2009</strong>).
283<br />
24 ottobre <strong>2009</strong> il Sac. Giacomo Lorusso, Archivista Diocesano<br />
(Prot. n. 47/<strong>2009</strong>).<br />
29 novembre <strong>2009</strong> il Sac. Vito Incampo, Cancelliere della Curia Diocesana<br />
(Prot. n. 48/<strong>2009</strong>);<br />
Mons. Diego Carlucci, Notaio dell’Ufficio di Curia<br />
di <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 49/<strong>2009</strong>);<br />
il Sac. Michele Lombardi, Direttore del Servizio<br />
diocesano di Pastorale Giovanile (Prot. n.<br />
50/<strong>2009</strong>);<br />
il Sac. Giovanni Giove, Vice Direttore del Servizio<br />
diocesano di Pastorale Giovanile (Prot. n.<br />
51/<strong>2009</strong>);<br />
il Sac. Giuseppe Loviglio, Padre Spirituale del<br />
Seminario Diocesano (Prot. n. 52/<strong>2009</strong>);<br />
il Sac. Giuseppe Chironna, Assistente Spirituale<br />
del Gruppo di Volontariato Vincenziano di <strong>Altamura</strong><br />
(Prot. n. 53/<strong>2009</strong>);<br />
P. Oronzio Fiore, della Fraternità Francescana<br />
di Betania, Assistente Spirituale del Serra International<br />
pro vocazioni sacerdotali, Club n. 857<br />
“<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti”, 73°<br />
Distretto (Prot. n. 54/<strong>2009</strong>).<br />
1 dicembre <strong>2009</strong> P. Aparecido José da Silva, della Congregazione<br />
dei Piccoli Fratelli del Santissimo Sacramento,<br />
Vicario parrocchiale della Parrocchia Mater Ecclesiae<br />
in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 55/<strong>2009</strong>).<br />
27 dicembre <strong>2009</strong> il Sac. Giuseppe Logruosso, Vice Assistente Diocesano<br />
di A.C. per il Settore A.C.R. (Prot. n. 59/<strong>2009</strong>).
284<br />
Conferme<br />
Mons. Vescovo ha confermato:<br />
21 gennaio <strong>2009</strong> Mons. Nicola Dileo, Presidente del Capitolo Cattedrale<br />
di <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 02/<strong>2009</strong>);<br />
il Sac. Giacomo Fiore, Direttore Diocesano<br />
dell’Unione Apostolica del Clero “in aliud triennium”<br />
(Prot. n. 03/<strong>2009</strong>).<br />
19 marzo <strong>2009</strong> il Signor Volpe Giuseppe, Priore della Confraternita<br />
del SS. Crocifisso, con sede in <strong>Gravina</strong> (Prot.<br />
n. 04/<strong>2009</strong>).<br />
25 marzo <strong>2009</strong> il Comitato Feste in onore di Maria SS. del Bosco<br />
in Spinazzola per l’anno <strong>2009</strong> (Prot. 05/<strong>2009</strong>).<br />
16 maggio <strong>2009</strong> il Signor Debernardis Andrea, Priore della Confraternita<br />
di S. Francesco da Paola, con sede in<br />
<strong>Altamura</strong> (Prot. n. 14/<strong>2009</strong>).<br />
18 maggio <strong>2009</strong> il Comitato Feste in onore di Maria SS. del<br />
Buoncammino in <strong>Altamura</strong> per l’anno <strong>2009</strong><br />
(Prot. 15/<strong>2009</strong>).<br />
Autorizzazioni<br />
Mons. Vescovo ha autorizzato:<br />
14 aprile <strong>2009</strong> il Sac. Domenico Giannuzzi, Parroco della Parrocchia<br />
di S. Eustachio in Acquaviva delle Fonti,<br />
ad intervenire in atto pubblico, al fine di procedere<br />
alla integrazione dell’atto di compravendita relativo<br />
all’acquisto di una unità immobiliare da destinare<br />
a casa canonica (Prot. n. 10/<strong>2009</strong>);<br />
il Sac. Felice Posa, Parroco della Parrocchia di<br />
S. Agostino in Acquaviva delle Fonti, ad intervenire<br />
in atto pubblico, al fine di procedere alla inte-
285<br />
grazione dell’atto di compravendita relativo all’acquisto<br />
di una unità immobiliare da destinare a casa<br />
canonica (Prot. n. 11/<strong>2009</strong>).<br />
13 maggio <strong>2009</strong> il Sac. Michele Lombardi, Parroco della Parrocchia<br />
di S. Pietro Apostolo in Spinazzola, ad alienare<br />
due unità immobiliari, di proprietà della medesima<br />
Parrocchia, site nel comune di Minervino Murge<br />
(Prot. n. 12/<strong>2009</strong>);<br />
il Sac. Giuseppe Manfredi, Parroco della Parrocchia<br />
della SS. Trinità in <strong>Altamura</strong>, ad alienare<br />
un immobile, di proprietà della medesima Parrocchia,<br />
sito in <strong>Altamura</strong>, Via F. Tota n. 22 (Prot. n.<br />
13/<strong>2009</strong>).<br />
18 maggio <strong>2009</strong> Mons. Giuseppe Lofrese, Presidente del Capitolo<br />
Cattedrale di <strong>Gravina</strong>, a stipulare un contratto di<br />
fitto con il Sig. Cignolo Michele ed un contratto di<br />
comodato con il Sig. De Marino Biagio, rispettivamente<br />
per la realizzazione di un canile e per lo stoccaggio<br />
di materiale nella ex cava di tufi sita in agro di<br />
<strong>Gravina</strong>, Contrada “Cozzarolo” (Prot. n. 16/<strong>2009</strong>).<br />
10 giugno <strong>2009</strong> il Sac. Saverio Paternoster, Presidente e legale<br />
rappresentante della Fondazione “Benedetto XIII”,<br />
con sede in <strong>Gravina</strong>, a trasformare l’esposizione<br />
del conto corrente ipotecario in forma di mutuo ipotecario,<br />
della durata di 30 anni, destinato al ripianamento<br />
della debitoria di circa € 3.600.000,00 in essere<br />
presso la Banca Popolare di Puglia e Basilicata<br />
a nome della medesima Fondazione, in relazione al<br />
finanziamento a suo tempo ad essa accordato per<br />
la realizzazione dell’omonimo Centro Giovanile,<br />
ubicato in <strong>Gravina</strong>, ex S.S. 96 km. 72,130 (Prot. n.<br />
18/<strong>2009</strong>).
286<br />
20 ottobre <strong>2009</strong> P. Pasquale Cenciarelli, Parroco della Parrocchia<br />
di S. Maria del Carmine in <strong>Altamura</strong>, ad intervenire<br />
in atto pubblico, al fine di procedere alla<br />
costituzione del vincolo di cui all’art. 24 del Regolamento<br />
applicativo delle Disposizioni concernenti<br />
la concessione di contributi finanziati dalla C.E.I.<br />
per l’edilizia di culto a favore dell’immobiliare<br />
da destinare a casa canonica parrocchiale (Prot. n.<br />
44/<strong>2009</strong>);<br />
P. Pasquale Cenciarelli, Parroco della Parrocchia<br />
di S. Maria del Carmine in <strong>Altamura</strong>, ad intervenire<br />
in atto pubblico, per ottenere il Certificato di<br />
abitabilità, al fine di procedere alla costituzione dei<br />
vincoli urbanistici e di destinazione d’uso necessari<br />
a favore dell’immobiliare da destinare a casa<br />
canonica parrocchiale (Prot. n. 45/<strong>2009</strong>).<br />
Licenze<br />
Mons. Vescovo ha concesso la licenza:<br />
7 dicembre <strong>2009</strong> a S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo<br />
di Trani-Barletta-Bisceglie, per conferire<br />
il Ministero del Lettorato ai Seminaristi Francesco<br />
Granieri (Prot. n. 56/<strong>2009</strong>), Giuseppe Loizzo<br />
(Prot. n. 57/<strong>2009</strong>) e Antonio Scaramuzzi (Prot. n.<br />
58/<strong>2009</strong>), alunni del Pontificio Seminario Regionale<br />
“Pio XI” di Molfetta.<br />
Approvazioni<br />
Il Vicario Generale ha approvato:<br />
28 gennaio <strong>2009</strong> il Regolamento interno dell’Arciconfraternita<br />
Maria SS. Annunziata, con sede in <strong>Gravina</strong>.
287<br />
28 febbraio <strong>2009</strong> il Regolamento interno dell’Arciconfraternita di<br />
S. Croce, con sede in <strong>Gravina</strong>.<br />
11 marzo <strong>2009</strong> il Regolamento interno della Confraternita di<br />
S. Francesco di Paola, con sede in <strong>Altamura</strong>.<br />
Convenzioni/Contratti<br />
5 aprile <strong>2009</strong> La <strong>Diocesi</strong> affida alla Provincia Italiana della Congregazione<br />
dei Missionari Figli del Cuore Immacolato<br />
di Maria (Clarettiani), per un periodo di tre<br />
anni rinnovabili, la cura pastorale della Rettoria di<br />
Santa Maria del Carmine in <strong>Altamura</strong>.<br />
17 luglio <strong>2009</strong> La <strong>Diocesi</strong> concede in comodato gratuito alla Parrocchia<br />
di S. Eustachio in Acquaviva delle Fonti,<br />
per un periodo di cinque anni rinnovabili, il piano<br />
terra del Palazzo Vescovile, sito in Acquaviva delle<br />
Fonti, Piazza dei Martiri n. 6.<br />
28 novembre <strong>2009</strong> La <strong>Diocesi</strong> concede in comodato gratuito alla Parrocchia<br />
di S. Maria della Consolazione in <strong>Altamura</strong>,<br />
per un periodo di nove anni rinnovabili, la Casa parrocchiale<br />
sita in <strong>Altamura</strong>, Via Maggio 1648 n. 59.
288<br />
Ordinazioni<br />
L’8 maggio <strong>2009</strong>, nella Basilica Concattedrale di <strong>Gravina</strong>, Mons. Vescovo<br />
ha conferito l’Ordine del Diaconato al Seminarista Giuseppe<br />
Logruosso, della Comunità parrocchiale di San Domenico in <strong>Gravina</strong>,<br />
incardinandolo nel Clero diocesano.<br />
Il 28 settembre <strong>2009</strong>, nella Basilica Concattedrale di <strong>Gravina</strong>, Mons.<br />
Vescovo ha conferito l’Ordine del Diaconato ai Seminaristi Stefano<br />
Nacucchi, della Comunità parrocchiale del SS. Crocifisso in <strong>Gravina</strong>,<br />
e Marcio Oliveira Duarte, della Congregazione dei Piccoli Fratelli del<br />
Santissimo Sacramento, incardinandoli nel Clero diocesano.<br />
Il 26 dicembre <strong>2009</strong>, nella Basilica Concattedrale di <strong>Gravina</strong>, Mons. Vescovo<br />
ha conferito l’Ordine del Presbiterato al Diacono Don Giuseppe<br />
Logruosso, del Clero diocesano.<br />
Ammissioni agli Ordini<br />
Il 13 aprile <strong>2009</strong>, nella Parrocchia di San Sepolcro in <strong>Altamura</strong>, Mons. Vescovo<br />
ha ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri il Seminarista Giuseppe<br />
Loizzo, della medesima Comunità parrocchiale.<br />
Il 14 aprile <strong>2009</strong>, nella Parrocchia del SS. Crocifisso in <strong>Gravina</strong>, Mons.<br />
Vescovo ha ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri il Seminarista<br />
Francesco Granieri, della medesima Comunità parrocchiale.<br />
Il 16 aprile <strong>2009</strong>, nella Parrocchia di S. Erasmo in Santeramo in Colle,<br />
Mons. Vescovo ha ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri il<br />
Seminarista Antonio Scaramuzzi, della Comunità parrocchiale del<br />
SS. Crocifisso in Santeramo in Colle.<br />
Il 5 dicembre <strong>2009</strong>, nella Parrocchia dei Santi Nicola e Cecilia in <strong>Gravina</strong>,<br />
Mons. Vescovo ha ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri il<br />
Seminarista Michele Lorusso, della medesima Comunità parrocchiale.
289<br />
Ministeri<br />
Il 14 giugno <strong>2009</strong>, durante la Celebrazione del Corpus Domini in Santeramo<br />
in Colle, Mons. Vescovo ha istituito Ministri straordinari della<br />
Comunione i Signori:<br />
Colonna Irene, Cristallo Natalizia, Sparta Anna (Parrocchia S. Agostino<br />
in <strong>Altamura</strong>).<br />
Diprimo Palma, Gesualdo Maria, Loiudice Rosa, Lorusso Paolo,<br />
Petronella Laura (Parrocchia S. Maria della Consolazione in <strong>Altamura</strong>).<br />
Giorgio Nicola, Signorile Cosimina (Parrocchia Sacro Cuore in<br />
Acquaviva delle Fonti).<br />
Chiarulli Giovanni, Luisi Alessandro, Spinelli Vitina (Parrocchia<br />
S. Francesco in Acquaviva delle Fonti).<br />
Labarile Caterina, Lobefaro Giuseppe, Maffei Pietro, Porfido<br />
Francesco, Santoro Annunziata (Parrocchia SS. Crocifisso in Santeramo<br />
in Colle).<br />
Anul Sr. Regina, Conserva Sr. Maddalena, Musu Sr. Emanuela<br />
(Suore Missionarie del Sacro Costato - <strong>Gravina</strong>).<br />
Marchetti Sr. Ada (Suore Missionarie del Sacro Costato - Spinazzola).<br />
Il 13 dicembre <strong>2009</strong>, nella Cappella Maggiore del Pontificio Seminario<br />
Regionale “Pio XI” di Molfetta, S. E. Mons. Giovan Battista Pichierri,<br />
Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, previe lettere dimissorie del<br />
Vescovo diocesano, ha conferito il Ministero del Lettorato ai Seminaristi<br />
Francesco Granieri, della Comunità parrocchiale del SS. Crocifisso<br />
in <strong>Gravina</strong>, Giuseppe Loizzo, della Comunità parrocchiale di San Sepolcro<br />
in <strong>Altamura</strong>, e Antonio Scaramuzzi, della Comunità parrocchiale<br />
del SS. Crocifisso in Santeramo in Colle.
Atti<br />
della Curia
293<br />
VICARIO GENERALE<br />
Indirizzo augurale<br />
a S.E. Mons. Vescovo<br />
in occasione della 10 a Assemblea Pastorale Diocesana<br />
Santuario dell’Incoronata - Foggia<br />
5 settembre <strong>2009</strong><br />
Eccellenza Reverendissima,<br />
sono dieci anni che puntualmente ci ritroviamo al Santuario dell’Incoronata<br />
di Foggia per cominciare, sotto il Suo sguardo materno, il nuovo<br />
anno pastorale della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>, <strong>Gravina</strong>, Acquaviva delle<br />
Fonti, Santeramo, Spinazzola e Poggiorsini.<br />
L’anno che vivremo è particolarmente ricco di iniziative: oltre ad essere<br />
il secondo del Sinodo diocesano, sarà caratterizzato dalla riscoperta<br />
e valorizzazione della vocazione al sacerdozio ministeriale, così come il<br />
Papa Benedetto XVI ci ha indicato.<br />
Egli afferma, nella Lettera di indizione, che “tale anno vuole contribuire<br />
a promuovere l’impegno di interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per<br />
una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi…”.<br />
Infatti “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i<br />
maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” (Paolo VI).<br />
Il sacerdote deve riscoprire il suo essere uomo del “tempio” (V. Andreoli),<br />
luogo visibile dell’incontro con Dio; e uomo del “tempo”, dimensione<br />
invisibile che richiama alla finitezza della creatura umana.<br />
Contemporaneamente egli è l’uomo fuori dal “tempio” alla ricerca dei<br />
fratelli confusi e dispersi; e uomo oltre il “tempo” perché li orienta alla<br />
speranza della vita eterna.<br />
Carissimo Padre,<br />
ci siamo stretti oggi intorno a Lei come le pecore al loro Pastore, per<br />
rinnovarLe la fiducia filiale quale guida esperta ed autorevole che ci precede<br />
e ci incoraggia nel cammino della fede.<br />
Faticosamente ma con decisione, forse con meno entusiasmo dell’inizio<br />
ma con ferma volontà, stiamo procedendo lungo le tappe del Sinodo<br />
da Lei fortemente voluto per le nostre comunità.
294<br />
Perché i “lontani” si avvicinino trovando calorosa accoglienza e i<br />
“vicini” non si allontanino delusi nelle loro attese ma insieme, unica<br />
Chiesa di Cristo, costruiamo una società più giusta e solidale, non discriminante<br />
verso i fratelli in difficoltà, da qualunque parte del mondo<br />
provengano, qualunque credo religioso professino e a qualunque condizione<br />
socioeconomica appartengano.<br />
È il valore evangelico dell’unità nella molteplicità, dell’uguaglianza<br />
nella diversità, la composizione e la conferma dei carismi che Lei esercita<br />
per noi con il ministero episcopale, pienezza del sacerdozio.<br />
Carissimo don Mario,<br />
desideriamo ringraziarLa per tutto l’impegno e la sensibilità che profonde<br />
instancabilmente nell’edificazione della comunione ecclesiale e<br />
per la competenza geniale con cui suggerisce nuovi itinerari e nuove<br />
strategie educative per la nostra chiesa locale.<br />
I 18 anni di servizio episcopale che ricorreranno il prossimo 29 settembre;<br />
i 12 anni di Vescovo della nostra <strong>Diocesi</strong> (25 ottobre 1997) e gli<br />
anni di vita fin qui vissuti (26 ottobre 1937), sono per noi motivo di gioia<br />
e di riconoscenza al Signore misericordioso che provvede santi e numerosi<br />
operai per lavorare nella Sua vigna.<br />
Perciò grati, con Maria Regina degli Apostoli, Lo preghiamo con insistenza<br />
affinché il Suo Spirito la renda “ricco per dare agli altri e molto<br />
povero per se stesso”; le faccia contemplare il tabernacolo con gli occhi<br />
di un innamorato e compiere solo “ciò che può essere offerto al Buon<br />
Dio” (parafrasando S. Giovanni M. Vianney).<br />
E Lei, sull’esempio del Santo Curato d’Ars, continui a esortare noi suoi<br />
confratelli nel sacerdozio, sempre più conquistati dall’Amore di Cristo,<br />
ad essere messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace! Pastori nelle<br />
nostre Parrocchie e nei nostri uffici diocesani secondo il cuore di Dio.<br />
Ci aiuti a diventare preti veri!<br />
Un abbraccio augurale a nome di tutti!<br />
Sac. Vito Colonna<br />
Vicario Generale
295<br />
Rendiconto<br />
relativo alla assegnazione delle somme<br />
derivanti dall’otto per mille dell’irpef<br />
per l’esercizio <strong>2009</strong><br />
I. PER ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE<br />
- contributo ricevuto dalla c.e.i. nel <strong>2009</strong> 564.447,68<br />
- interessi netti maturati sui depositi bancari e sugli investimenti:<br />
al 30.09.2008 6.541,18<br />
al 31.12.2008 4.586,54<br />
al 31.03.<strong>2009</strong> 2.652,24<br />
al 30.06.<strong>2009</strong> 169,16<br />
13.949,12<br />
- fondo diocesano di garanzia relativo<br />
agli esercizi precedenti<br />
- somme impegnate per iniziative pluriennali<br />
esercizi precedenti<br />
- somme assegnate nell’esercizio 2008<br />
e non erogate al 31.03.<strong>2009</strong><br />
a) totale delle somme<br />
da assegnare per l’anno <strong>2009</strong><br />
400.000,00<br />
270.151,52<br />
1.248.548,32
296<br />
A. Esercizio del culto:<br />
1. Nuovi complessi parrocchiali 30.000,00<br />
2. Conservazione o restauro edifici di culto già<br />
esistenti o altri beni culturali ecclesiastici 30.000,00<br />
3. Sussidi liturgici 25.000,00<br />
4. Formazione di operatori liturgici 5.000,00<br />
5. Centro Giovanile 20.000,00<br />
110.000,00<br />
B. Esercizio e cura delle anime:<br />
1. Attività pastorali straordinarie 48.431,66<br />
2. Curia diocesana e centri pastorali diocesani 60.000,00<br />
3. Tribunale ecclesiastico diocesano 2.000,00<br />
4. Mezzi di comunicazione sociale<br />
a finalità pastorale 96.367,06<br />
5. Istituto di scienze religiose 5.000,00<br />
6. Archivi e biblioteche di enti ecclesiastici 5.000,00<br />
7. Manutenzione straordinaria di case<br />
canoniche e/o locali di ministero pastorale 121.617,00<br />
8. Parrocchie in condizioni di straordinaria<br />
necessità 10.000,00<br />
9. Enti ecclesiastici per il sostentamento<br />
dei sacerdoti addetti 4.000,00<br />
10. Clero anziano e malato 4.030,00<br />
11. Rimborsi collaboratori 8.100,00<br />
364.545,72
297<br />
C. Formazione del clero:<br />
1. Seminario diocesano, interdiocesano,<br />
regionale 96.815,00<br />
2. Rette di seminaristi e sacerdoti studenti a<br />
Roma o presso altre facoltà ecclesiastiche 4.000,00<br />
3. Formazione permanente del clero 20.000,00<br />
4. Restauro Seminario 160.000,00<br />
D. Scopi missionari:<br />
1. Centro missionario diocesano<br />
e animazione missionaria 2.000,52<br />
1. Cura pastorale degli immigrati<br />
presenti in diocesi 5.000,00<br />
E. Catechesi ed educazione cristiana:<br />
280.815,00<br />
7.000,52<br />
1. Oratori e patronati per ragazzi e giovani 5.662,00<br />
2. Istituzioni Regionali 5.000,00<br />
F. Contributo al servizio diocesano per la<br />
promozione del sostegno economico alla<br />
Chiesa 1.200,00<br />
G. Altre assegnazioni:<br />
1. Casa San Lorenzo 4.000,00<br />
2. Fitto Parrocchia Spirito Santo 14.459,85<br />
3. Manutenzione Casa Mastrogiacomo 5.865,26<br />
10.662,00<br />
1.200,00<br />
24.325,11
298<br />
H. Somme impegnate per iniziative pluriennali:<br />
1. Fondo diocesano di garanzia<br />
(fino al 10% del contributo dell’anno <strong>2009</strong>)<br />
2. Fondo diocesano di garanzia relativo<br />
agli esercizi precedenti<br />
50.000,00<br />
400.000,00<br />
450.000,00<br />
b) totale delle assegnazioni 1.248.548,32
299<br />
II. PER INTERVENTI CARITATIVI<br />
- contributo ricevuto dalla c.e.i. nel <strong>2009</strong> 326.388,10<br />
- interessi netti maturati sui depositi bancari e sugli investimenti:<br />
al 30.09.2008 2.688,58<br />
al 31.12.2008 1.895,25<br />
al 31.03.<strong>2009</strong> 630,37<br />
al 30.06.<strong>2009</strong><br />
5.214,20<br />
- somme impegnate per iniziative<br />
pluriennali esercizi precedenti<br />
- somme assegnate nell’esercizio 2008<br />
e non erogate al 31.03.<strong>2009</strong> 144.972,86<br />
a) totale delle somme da<br />
assegnare per l’anno <strong>2009</strong> 476.575,16<br />
A. Distribuzione a persone bisognose:<br />
1. Da parte della diocesi 58.775,94<br />
2. Da parte delle parrocchie 42.300,00<br />
3. Da parte di altri enti ecclesiastici 35.000,00<br />
B. Opere caritative diocesane:<br />
1. In favore di extracomunitari<br />
10.000,00<br />
2. In favore di tossicodipendenti<br />
50.000,00<br />
3. In favore di anziani<br />
30.000,00<br />
4. In favore di portatori di handicap<br />
50.000,00<br />
5. In favore di altri bisognosi<br />
15.999,22<br />
6. Fondo antiusura (diocesano o regionale)<br />
40.000,00<br />
136.075,94<br />
195.999,22
300<br />
C. Opere caritative parrocchiali:<br />
1. In favore di extracomunitari 25.000,00<br />
2. In favore di portatori di handicap 11.000,00<br />
3. In favore di altri bisognosi 10.000,00<br />
4. In favore di emergenze lavorative 15.000,00<br />
D. Opere caritative di altri enti ecclesiastici:<br />
1. Fondazione Benedetto XIII 20.000,00<br />
2. Opere Caritative Religiose 28.000,00<br />
3. Casa di Accoglienza Loglisci 12.000,00<br />
E. Altre assegnazioni:<br />
1. Gemellaggio Awasa<br />
2. Opere caritative missionarie<br />
15.000,00<br />
8.500,00<br />
61.000,00<br />
60.000,00<br />
23.500,00<br />
b) totale delle assegnazioni 476.575,16<br />
1. Il parere del Consiglio diocesano per gli affari economici è stato<br />
espresso nella riunione tenutasi in data 8 novembre <strong>2009</strong><br />
2. Il parere del Collegio dei Consultori è stato espresso nella riunione<br />
tenutasi in data 8 novembre <strong>2009</strong><br />
3. L’incaricato diocesano per la promozione del sostegno economico<br />
alla Chiesa è stato sentito dal Vescovo in data 8 novembre <strong>2009</strong><br />
4. Il direttore della Caritas diocesana è stato sentito dal Vescovo in merito<br />
agli interventi caritativi in data 8 novembre <strong>2009</strong><br />
<strong>Altamura</strong>, 27 novembre <strong>2009</strong><br />
il vescovo diocesano<br />
Mario Paciello
301<br />
Necrologio<br />
In pace Domini<br />
Si è spento il 6 marzo <strong>2009</strong>, all’età di 92 anni, Mons. Orazio Trani,<br />
Cappellano di Sua Santità, Canonico del Capitolo Cattedrale di <strong>Altamura</strong><br />
e Cappellano del Cimitero di <strong>Altamura</strong>.<br />
Nato a Grottaglie (TA) il 10 marzo 1917, si trasferì con la famiglia ad<br />
<strong>Altamura</strong> nel 1919.<br />
Nel 1931 entrò tra i Frati Minori Conventuali, frequentando il Ginnasio<br />
a Montottone (in provincia di Fermo), il Liceo ad Urbino e la Teologia<br />
ad Osimo (in provincia di Ancona). Fu ordinato Sacerdote il 30<br />
maggio 1942.<br />
Dopo aver trascorso i primi anni nei Conventi di Osimo e di Ascoli Piceno,<br />
nel 1943, trovandosi ad <strong>Altamura</strong>, fu costretto a rimanervi a motivo<br />
della guerra; in seguito, normalizzata la vita civile, sopraggiunsero gravi<br />
necessità di famiglia, che lo indussero a trasferirsi definitivamente.<br />
In questi anni svolse gli incarichi di Rettore delle Chiese di S. Biagio<br />
e S. Agostino (fino al 1946) e di Sostituto del Cappellano del Cimitero.<br />
Vice Parroco di S. Nicola e Cappellano dell’Istituto “Simone Viti<br />
Maino” dal 1946 al 1949, dal 1949 al 1959 è stato Vice Parroco di<br />
S. Maria del Carmine. Intanto, il 25 ottobre 1952, con Indulto della Sacra<br />
Congregazione dei Religiosi, veniva incardinato nella Prelatura di<br />
<strong>Altamura</strong>, e il 10 giugno 1954 veniva nominato Cappellano del Cimitero<br />
di <strong>Altamura</strong>.<br />
Mansionario dal 1963, nel 1968 fu nominato Canonico del Capitolo<br />
Cattedrale di <strong>Altamura</strong>, di cui è stato, tra l’altro, Procuratore (1993-<br />
1999) e Revisore dei conti (1999-2004). È stato anche Membro del Consiglio<br />
Amministrativo Diocesano (1981-1984).<br />
Il 31 gennaio 2001 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.<br />
* * *<br />
Si è spento il 7 aprile <strong>2009</strong>, all’età di 82 anni, Mons. Giuseppe Ciccarone,<br />
Cappellano di Sua Santità e Canonico del Capitolo Concattedrale<br />
di Acquaviva delle Fonti.
302<br />
Nato ad Acquaviva delle Fonti il 13 luglio 1927, dopo aver compiuti<br />
gli studi ginnasiali nei Seminari di Ferentino e di Potenza, e quelli liceali<br />
e teologici nel Seminario Regionale di Molfetta, fu ordinato Sacerdote il<br />
29 giugno 1952 nella Cattedrale di Acquaviva delle Fonti da Mons. Salvatore<br />
Rotolo.<br />
Iniziò il suo ministero sacerdotale come Vice Parroco di S. Agostino in<br />
Acquaviva delle Fonti, Padre Spirituale della Confraternita di S. Giuseppe,<br />
Assistente di Azione Cattolica per la Sezione minori, Consulente Ecclesiastico<br />
del C.S.I. e Consulente Ecclesiastico A.C.A.I. (1952-1963).<br />
Il 1 settembre 1963 fu nominato Parroco della nuova Parrocchia di<br />
S. Maria Maggiore in Acquaviva delle Fonti, conservando tale incarico<br />
fino alla rinuncia per raggiunti limiti d’età, nel 2004.<br />
Nel contempo, è stato anche Assistente della Gioventù Femminile e<br />
Assistente diocesano di Azione Cattolica, Responsabile per la Pastorale<br />
Familiare, Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Interdiocesano<br />
per il Sostentamento del Clero, più volte Membro del Consiglio<br />
Presbiterale e del Collegio dei Consultori.<br />
Ha insegnato Religione nella Scuola Media Statale “Giovanni<br />
XXIII”, presso l’Istituto Tecnico Commerciale e presso l’Istituto Professionale<br />
Femminile “De Lillo” in Acquaviva delle Fonti.<br />
Dal 1993 al 1999 è stato Vicario Episcopale (in seguito, Coordinatore)<br />
della Zona Pastorale di Acquaviva delle Fonti-Santeramo in Colle<br />
e, dal 1995 al 1996, Membro del Consiglio per gli Affari Economici<br />
dell’Ente Ecclesiastico Ospedale “F. Miulli”.<br />
Già Canonico del Capitolo Concattedrale di Acquaviva delle Fonti<br />
dal 1995, il 25 settembre 2004, a seguito della rinuncia all’ufficio di Parroco,<br />
fu nominato Canonico Penitenziere del medesimo Capitolo, attendendo<br />
con scrupolosità e fedeltà a tale delicato ministero fino al 2008.<br />
Il 6 marzo 2006 fu nominato Cappellano di Sua Santità.<br />
* * *<br />
Si è spento l’8 luglio <strong>2009</strong>, all’età di 87 anni, Mons. Vincenzo Moramarco,<br />
Prelato d’Onore di Sua Santità, già Officiale presso la Congregazione<br />
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.<br />
Nato a Rodi Egeo (Grecia) il 29 ottobre 1922 da genitori altamurani<br />
ivi trasferitisi per motivi di lavoro, aveva frequentato la Scuola Elementare<br />
ad <strong>Altamura</strong>.
Dopo aver gli studi ginnasiali e liceali nei Seminari di Subiaco e<br />
Ferentino, aveva compiuto gli studi teologici nel Pontificio Seminario<br />
Campano di Posillipo.<br />
Ordinato Sacerdote il 28 ottobre 1945, si era trasferito a Roma per<br />
completare gli studi giuridici. Nel contempo, era stato Viceparroco della<br />
Parrocchia di S. Leone Magno in Roma e, dal 1956 al 1957, Insegnante<br />
nella Scuola Media del Pontificio Seminario Regionale di Potenza.<br />
Nel 1958 aveva conseguito la Laurea in utroque iure presso la Pontificia<br />
Università Lateranense.<br />
Assunto al servizio della Santa Sede nel 1961 presso la Congregazione<br />
per la Disciplina dei Sacramenti, ne è stato Officiale fino al 1992,<br />
svolgendo il ministero sacerdotale presso una Comunità di Suore al<br />
quartiere Nomentano.<br />
Il 30 maggio 1981 era stato nominato Prelato d’Onore di Sua Santità.<br />
303
Diario<br />
del Vescovo
Episcopio di <strong>Gravina</strong> in Puglia dopo il restauro - sala da pranzo.
307<br />
GENNAIO <strong>2009</strong><br />
Giov. 1<br />
Celebrazione Eucaristica ore 11,00 – Cattedrale – <strong>Altamura</strong>.<br />
Ven. 2 sempre (incontro con i Seminaristi e i Preti giovani).<br />
Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 3 Partecipazione al Consiglio Pastorale – San Domenico –<br />
<strong>Gravina</strong>.<br />
Dom. 4<br />
Lun. 5<br />
Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />
Assemblea Conclusiva Visita Pastorale alle Parrocchie –<br />
San Domenico – Buon Pastore – SS. Crocifisso - <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Mar. 6 Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3;<br />
ore 18.00 Accoglienza con i Cori delle parrocchie per apertura<br />
Visita Pastorale – Madonna delle Grazie;<br />
ore 19.00 Celebrazione Eucaristica unitaria – Madonna<br />
delle Grazie.<br />
Merc. 7<br />
Giov. 8<br />
Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3 - Spirito Santo;<br />
ore 19.00 Celebrazione Eucaristica;<br />
ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale<br />
e Affari Economici.<br />
Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3 – Madonna delle Grazie;<br />
ore 10-12 Visita alle Carmelitane;<br />
ore 17.00 Visita agli Uffici Parrocchiali;<br />
ore 18.00 Celebrazione Eucaristica;<br />
ore 19.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale<br />
e Affari Economici.<br />
Ven. 9 Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3;<br />
ore 10.00 Visita agli ammalati – San Matteo;<br />
ore 20.00 Incontro di preghiera comunitario con i giovani<br />
– San Matteo.
308<br />
Sab. 10 Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3;<br />
Ore 20.00 Incontro con le Caritas Parrocchiali – Ss. Pietro<br />
e Paolo.<br />
Dom. 11 Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3;<br />
ore 11.30 Celebrazione Eucaristica unitaria – San Matteo;<br />
ore 13.00 Agape fraterna.<br />
Lun. 12<br />
Incontro in Regione Puglia;<br />
Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3;<br />
ore 20.00 Incontro con i Catechisti e il Gruppo Liturgico<br />
– Spirito Santo.<br />
Mar. 13 Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3;<br />
ore 20.00 Incontro con le Aggregazioni Laicali – Madonna<br />
delle Grazie.<br />
Mer. 14<br />
Giov. 15<br />
Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3 – San Matteo;<br />
ore 17.00 Visita agli Uffici Parrocchiali;<br />
ore 18.30 Celebrazione Eucaristica;<br />
ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale<br />
e Affari Economici.<br />
Visita Pastorale – <strong>Gravina</strong> 3 – Ss. Pietro e Paolo;<br />
ore 17.00 Visita agli Uffici Parrocchiali;<br />
ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale<br />
e Affari Economici.<br />
Dom. 18 Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 1;<br />
ore 11.00<br />
Apertura Visita Pastorale - Celebrazione Eucaristica<br />
S. M. Consolazione – <strong>Altamura</strong>;<br />
ore 18.30 Apertura Visita Pastorale - Celebrazione Eucaristica<br />
San Sepolcro – <strong>Altamura</strong>.<br />
Lun. 19 Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 1;<br />
ore 10.30 Visita ai Malati (S. Sepolcro);<br />
ore 18.00 Visita alle Suore Del Divino Zelo;<br />
ore 20.00 Incontro con Il Consiglio Pastorale-Economico<br />
e gli Animatori Sinodali (S. Sepolcro).
309<br />
Mar. 20<br />
Merc. 21<br />
Giov. 22<br />
Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 1 – S. Maria della Consolazione;<br />
ore 10.00 Visita ai Malati;<br />
ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale, Econ. e gli<br />
Animatori Sinodali.<br />
Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 1 - Cattedrale;<br />
ore 10.30 Visita ai Malati;<br />
ore 18.00 Visita al Monastero Di S. Chiara;<br />
ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale, Econ. e gli<br />
Anim. Sinodali.<br />
Udienze – Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />
Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 1 – San Nicola;<br />
ore 10.30 Visita ai Malati;<br />
ore 18.30 Ascolto dei Fedeli;<br />
ore 20.00 Incontro con Il Consiglio Pastorale, Econ. e gli<br />
Animatori Sinodali.<br />
Ven. 23 Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 1 - S. M. Consolazione;<br />
ore 18.00 Ascolto dei Fedeli;<br />
ore 20.00 Incontro Interparrocchiale con i Giovani.<br />
Sab. 24 World Social Forum – Belem - Brasile.<br />
Dom. 25<br />
Lun. 26<br />
Mar. 27<br />
Merc. 28<br />
Giov. 29<br />
World Social Forum – Belem - Brasile.<br />
World Social Forum – Belem - Brasile.<br />
World Social Forum – Belem - Brasile.<br />
World Social Forum – Belem - Brasile.<br />
World Social Forum – Belem - Brasile.<br />
Ven. 30 World Social Forum– Belem - Brasile.<br />
Sab. 31 World Social Forum – Belem - Brasile.
310<br />
FEBBRAIO <strong>2009</strong><br />
Dom. 1<br />
Lun. 2<br />
Mar. 3<br />
Merc. 4<br />
Giov. 5<br />
World Social Forum - Belem - Brasile.<br />
World Social Forum - Belem - Brasile.<br />
C.E.P. - Santa Cesaria Terme.<br />
C.E.P. - Santa Cesaria Terme.<br />
C.E.P. - Santa Cesaria Terme.<br />
Ven. 6 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 1- San Sepolcro;<br />
ore 18.00 Ascolto dei Fedeli;<br />
ore 20.00 Incontro Interparrocchiale con le Caritas.<br />
Sab. 7 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 1;<br />
ore 10.30 Incontro con i Sacerdoti della I Unità - Curia<br />
Diocesana;<br />
ore 12.30 Agape Fraterna del Vescovo con i Sacerdoti -<br />
Monastero di S. Chiara;<br />
ore 20.00 Incontro Interparrocchiale con le Aggregazioni<br />
Laicali - S. Nicola.<br />
Dom. 8 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 1;<br />
ore 11.30 Celebrazione Eucaristica - San Nicola;<br />
ore 19.00 Celebrazione Eucaristica - S. M. Assunta- Cattedrale.<br />
Lun. 9 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 1;<br />
ore 18.00 Ascolto dei Fedeli - S. M. Assunta - Cattedrale;<br />
ore 20.00 Incontro Interparrocchiale con i Catechisti -<br />
Chiesa S. Domenico.<br />
Mar. 10 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 1;<br />
ore 17.00 Unzione dei Malati - Cattedrale;<br />
ore 18.00 Incontro Interparrocchiale con gli Animatori<br />
di Liturgia - Cattedrale;<br />
ore 20.00 Assemblea Conclusiva Interparrocchiale -<br />
S. Sepolcro.
311<br />
Merc. 11<br />
Giov. 12<br />
Visita alle Clarisse - <strong>Altamura</strong>.<br />
Riunione - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Benedizione Organo - Madonna delle Grazie - <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Ven. 13 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 14 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />
ore 20.00 Sacro Cuore: Inizio unitario con Famiglie e<br />
Fidanzati.<br />
Dom. 15 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />
ore 11.00 Celebrazione Eucaristica - Santa Teresa;<br />
ore 18.30 Celebrazione Eucaristica - San Michele.<br />
Lun. 16 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />
ore 10.00 Visita alle strutture e all’Ufficio Parrocchiale -<br />
Santa Teresa;<br />
ore 10.30 Incontro con i Sacerdoti dell’Unità Pastorale -<br />
Santa Teresa;<br />
ore 18.30 Incontro unitario con Animatori Liturgici e<br />
Ministri Straordinari della Comunione - Santa<br />
Teresa;<br />
ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale, Econ. e gli<br />
Animatori Sinodali - Santa Teresa.<br />
Mar. 17 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />
ore 10.00 Visita ai Malati - Santa Teresa;<br />
ore 11.00 Visita ai Malati - Sacro Cuore;<br />
ore 18.30 Ascolto dei Fedeli - Sacro Cuore;<br />
ore 20.00 Incontro Unitario con le Aggregazioni Laicali<br />
- Sacro Cuore.<br />
Merc. 18 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />
ore 18.30 Incontro unitario con Catechisti, Animatori<br />
ACR e ANSPI - Sacro Cuore;<br />
ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale, Economici<br />
e gli Animatori Sinodali - Sacro Cuore.
312<br />
Giov. 19 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />
ore 10.30 Visita Scuola Infanzia “Sacro Cuore” - Visita<br />
strutture e Ufficio parrocchiale - Sacro Cuore;<br />
ore 18.30 Ascolto dei fedeli - San Michele;<br />
ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale, Economici<br />
e gli Animatori Sinodali - San Michele.<br />
Ven. 20 Tavolo della Sanità - Roma.<br />
Sab. 21 Sinodo - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2;<br />
ore 20.00 Incontro unitario Caritas Parrocchiali - San<br />
Michele.<br />
Dom. 22<br />
Lun. 23<br />
Mar. 24<br />
Mer. 25<br />
Giov. 26<br />
Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2 - Sacro Cuore;<br />
ore 11.00 Celebrazione Eucaristica;<br />
ore 13.00 Agape fraterna con i Sacerdoti;<br />
ore 20.00 Recital Adolescenti.<br />
Uffici di Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 2 - San Michele;<br />
ore 10.30 Visita ai Malati;<br />
ore 11.30 Visita alle strutture e all’Ufficio parrocchiale;<br />
ore 20.00 Assemblea Unitaria conclusiva della Visita Pastorale<br />
- San Michele.<br />
Ospedale Miulli - Acquaviva.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 19,00 - “Sacre Ceneri” - Cattedrale<br />
– <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3 - S. Maria del Carmine;<br />
ore 10.30 Visita ai malati e all’ufficio parrocchiale;<br />
ore 19.30 Incontro con CP - CAE- Operatori Pastorali e<br />
Fedeli.
313<br />
Ven. 27 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />
ore 18.30 Incontro con CP-CAE - S. Sabino;<br />
ore 20.00 Incontro Unitario dei Catechisti - Trasfigurazione.<br />
Sab. 28 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />
ore 10.30 Visita alle strutture, all’ufficio parrocchiale e<br />
colloqui - S. Sabino;<br />
ore 18.30 Celebrazione Eucaristica - Buoncammino;<br />
ore 20.00 Incontro con CAE-CP e Animatori Sinodali -<br />
Ss. Trinità.<br />
MARZO 2008<br />
Dom. 1 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />
ore 11.00 Celebrazione Eucaristica - S. Sabino.<br />
Lun. 2<br />
Mar. 3<br />
Mer. 4<br />
Giov. 5<br />
Presidenza Caritas Italiana - Roma.<br />
Consiglio Nazionale di Caritas Italiana - Roma.<br />
Consiglio Nazionale di Caritas Italiana - Roma.<br />
Consiglio Nazionale di Caritas Italiana - Roma.<br />
Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />
ore 20.00 Incontro unitario delle Aggregazioni Laicali<br />
Buoncammino.<br />
Ven. 6 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />
ore 10.30 Incontro sacerdoti e diaconi (I ven. del mese) -<br />
S. Sabino;<br />
ore 20.00 Incontro Unitario dei Giovani - S. Sabino.<br />
Sab. 7 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />
ore 10.30 Visita malati e ufficio parrocchiale - Ss. Trinità;<br />
ore 13.30 Agape fraterna - S. Sabino;<br />
ore 18.30 Celebrazione eucaristica - Ss. Trinità.<br />
Celebrazione Eucaristica per esequie di Don Orazio Trani -<br />
ore 16.00 - Cattedrale – <strong>Altamura</strong>.
314<br />
Dom. 8 Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 3;<br />
ore 11.15 Celebrazione eucaristica - S. Maria del Carmine;<br />
ore 19.00 Celebrazione eucaristica - S. Agostino;<br />
Udienze - Episcopio.<br />
Lun. 9 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />
ore 18.00 Incontro unitario Caritas parrocchiali - S. Agostino;<br />
ore 19.30 Incontro con CP-CAE, Animatori Sinodali -<br />
S. Agostino;<br />
Registrazione Catechesi sul Credo per una emittente privata<br />
- Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Inaugurazione Torneo di Calcio a cinque - Seminario Diocesano<br />
- <strong>Gravina</strong>.<br />
Mar. 10 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />
ore 19.30 Incontro unitario Gruppi Liturgici - S. Maria<br />
del Carmine.<br />
Mer. 11 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 3;<br />
ore 10.30 Visita ai malati, all’ufficio parrocchiale e alle<br />
strutture S. Agostino;<br />
ore 20.00 Assemblea Unitaria conclusiva della Visita Pastorale<br />
- Ss. Trinità;<br />
Incontro con le Missionarie del Samaritano -<br />
Casa San Lorenzo - <strong>Altamura</strong>.<br />
Gio. 12 Incontro in Regione Puglia.<br />
Catechesi sul Credo - Cattedrale - Acquaviva.<br />
Udienze - Cattedrale - Acquaviva.<br />
Ven. 13 Visita a Don Peppino Ciccarone - Acquaviva.<br />
Visita alle Suore Ospedaliere della Misericordia - Ospedale<br />
Miulli - Acquaviva.<br />
Sab. 14 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Benedizione per apertura nuova Pasticceria “Prestige” -<br />
<strong>Gravina</strong>.
315<br />
Dom. 15 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4;<br />
ore 11.00 Celebrazione Eucaristica - S. Giovanni Bosco;<br />
ore 18.30 Celebrazione Eucaristica - SS. Rosario di Pompei.<br />
Lun. 16<br />
Mar. 17<br />
Udienze - Episcopio.<br />
Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4;<br />
ore 10.00 Visita ai malati - S. Anna;<br />
ore 11.30 Visita ai malati - S. Giovanni Bosco;<br />
ore 19.30 Visita all’Ufficio parrocchiale - S. Giovanni<br />
Bosco;<br />
ore 20.00 Incontro con il CPP, il CPAE e gli Animatori<br />
Sinodali - S. Giovanni Bosco.<br />
Udienze - Episcopio.<br />
Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4;<br />
ore 18.00 Ascolto dei fedeli - S. Anna;<br />
ore 20.00 Incontro interparrocchiale con i Catechisti -<br />
S. Anna.<br />
Mer. 18 Visita Pastorale – <strong>Altamura</strong> 4;<br />
ore 10.00 Visita ai malati - SS. Redentore;<br />
ore 11.30 Visita ai malati - SS. Rosario di Pompei;<br />
ore 20.00 Incontro con il CPP, il CPAE e gli Animatori<br />
Sinodali - SS. Rosario di Pompei.<br />
Gio. 19 Udienze – Episcopio.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 11.00 - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />
Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4 - SS. Redentore;<br />
ore 19.00 Celebrazione Eucaristica;<br />
ore 20.00 Serata di fraternità attorno al falò.<br />
Ven. 20 Celebrazione Eucaristica ore 8.00 - Monastero Carmelitane<br />
Scalze “S. Teresa” - <strong>Gravina</strong>.<br />
Ritiro del Clero - Centro Giovanile “Benedetto XIII” - <strong>Gravina</strong>.
316<br />
Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4 - SS. Rosario di Pompei;<br />
ore 18.00 Visita all’Ufficio parrocchiale;<br />
ore 18.30 Ascolto dei fedeli;<br />
ore 20.00 Incontro interparrocchiale con i Giovani.<br />
Sab. 21 Celebrazione Eucaristica ore 8.00 - Monastero Carmelitane<br />
Scalze “S. Teresa” - <strong>Gravina</strong>.<br />
Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4 - S. Anna;<br />
ore 18.30 Visita all’Ufficio parrocchiale;<br />
ore 19.00 Incontro interparrocchiale con gli Animatori<br />
Caritas;<br />
ore 20.30 Incontro con il CPP, il CPAE e gli Animatori<br />
Sinodali.<br />
Dom. 22 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4;<br />
ore 11.00 Celebrazione Eucaristica - S. Anna.<br />
Lun. 23<br />
Mar. 24<br />
Commissione C.E.I. – Roma.<br />
Celebrazione Eucaristica per Professione Religiosa ore<br />
18,00 - Chiesa San Rocco – Frascati.<br />
Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4 - SS. Redentore;<br />
ore 18.00 Ascolto dei fedeli;<br />
ore 20.00 Incontro interparrocchiale con gli Animatori<br />
liturgici.<br />
Mer. 25 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4;<br />
ore 12.00 Incontro con i Sacerdoti - SS. Rosario di Pompei;<br />
ore 13.30 Agape fraterna del Vescovo con i Sacerdoti e<br />
Diacono - SS. Rosario di Pompei;<br />
ore 19.30 Visita all’Ufficio parrocchiale - SS. Redentore;<br />
ore 20.00 Incontro con il CPP, il CPAE e gli Animatori<br />
Sinodali - SS. Redentore.<br />
Gio. 26 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4 - San Giovanni Bosco;<br />
ore 18.00 Ascolto dei fedeli;<br />
ore 20.00 Incontro interparrocchiale con le Aggregazioni<br />
Laicali.
317<br />
Ven. 27 Visita Pastorale - <strong>Altamura</strong> 4;<br />
ore 10.00 Aggiornamento del Clero;<br />
ore 20.00 Assemblea conclusione - S. Giovanni Bosco.<br />
Sab. 28 Udienze - Episcopio.<br />
Visita a Don Peppino Ciccarone - Acquaviva.<br />
Celebrazione Eucaristica - Cappellina - Episcopio.<br />
Dom. 29<br />
Lun. 30<br />
Incontro Diocesano di Azione Cattolica - Centro Giovanile<br />
“Benedetto XIII” - <strong>Gravina</strong>; Ore 12.00 Celebrazione Eucaristica.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 10.00 per la Guardia di Finanza<br />
- Carabinieri - Esercito Italiano - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />
Uffici di Curia ore 16.00 - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />
APRILE <strong>2009</strong><br />
Mer. 1<br />
C.E.P. - Molfetta.<br />
Partecipazione alle esequie di Don Antonio Ladisa - Molfetta.<br />
Ven. 3 Celebrazione Eucaristica ore 9.00 - Centro Giovanile “Benedetto<br />
XIII” - <strong>Gravina</strong>.<br />
Incontro di saluto con il Dirigente Scolastico Cardano<br />
Tommaso - <strong>Altamura</strong>.<br />
Dom. 5 Domenica delle Palme; Celebrazione Eucaristica ore 11,00<br />
- Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />
Adorazione Eucaristica con rinnovo voto temporaneo -<br />
Cappellina Fraternità Marta e Maria - <strong>Gravina</strong>.<br />
Premiazione Torneo di calcetto - Seminario Diocesano -<br />
<strong>Gravina</strong>.
318<br />
Lun. 6<br />
Mer. 8<br />
Celebrazione Eucaristica per gli Avvocati ore 19.00 - Cattedrale<br />
- <strong>Altamura</strong>.<br />
UCID - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Messa Crismale - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />
Gio. 9 Ufficio delle Letture e Lodi ore 7.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Messa in Coena Domini - Cattedrale - Acquaviva.<br />
Ven. 10 Ufficio delle Letture e Lodi ore 7.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />
Azione Liturgica - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />
Processione del Legno Santo - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 11 Ufficio delle Letture e Lodi ore 7.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />
Incontro per gli auguri pasquali - Episcopio.<br />
Veglia Pasquale ore 22.30 - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />
Dom. 12<br />
Lun. 13<br />
Mar. 14<br />
Mer. 15<br />
Pasqua di Risurrezione<br />
Celebrazione Eucaristica ore 11.30 - Cattedrale - Acquaviva.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 20.30 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 20.00 per ammissione agli<br />
ordini sacri del seminarista Giuseppe Loizzo - San Sepolcro<br />
- <strong>Altamura</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 10.30 - Santuario Madonna<br />
del Bosco - Spinazzola.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 19.00 per ammissione agli<br />
ordini sacri del seminarista Francesco Granieri - SS. crocifisso<br />
- <strong>Gravina</strong>.<br />
Incontro con Giosy Cento - Cinema Sidion - <strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 19.00 per anniversario di ordinazione<br />
sacerdotale di Don Giuseppe Pietroforte - San<br />
Domenico - Acquaviva.
319<br />
Gio. 16 Visita Pastorale Santeramo in Colle<br />
ore 17.30 Incontro con le Comunità Religiose Femminili<br />
– Casa Suore Adoratrici del Sangue di Cristo;<br />
ore 19.30 Rito di apertura e di accoglienza della Visita<br />
Pastorale.<br />
Veglia Vocazionale interparrocchiale - Parrocchia S. Erasmo.<br />
Rito di Ammissione agli ordini Sacri del Seminarista Antonio<br />
Scaramuzzi - Parrocchia S. Erasmo.<br />
Ven. 17 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Aggiornamento Clero - Aula Giovanni Paolo II” - Episcopio<br />
- <strong>Gravina</strong>.<br />
Convegno Regionale Pastorale della Salute.<br />
Sab. 18 Convegno Regionale Pastorale della Salute.<br />
Visita Pastorale Santeramo in Colle – Parrocchia Sacro<br />
Cuore;<br />
ore 18.00 Visita ai malati.<br />
Visita all’Ufficio Parrocchiale e alle strutture;<br />
ore 20.00 Incontro interparrocchiale con le famiglie.<br />
Dom. 19 Benedizione quadro della Divina Misericordia ore 12.00 –<br />
Madonna delle Grazie – <strong>Gravina</strong>.<br />
Visita Pastorale Santeramo in Colle – Parrocchia SS. Crocifisso;<br />
ore 18.00 Inaugurazione del parco “Don Nicola Laterza”;<br />
ore 19.00 Celebrazione Eucaristica.<br />
Lun. 20<br />
Ospedale “F. Miulli” ore 8.00: insediamento del nuovo<br />
C.A.E. Acquaviva.<br />
Visita Pastorale Santeramo in Colle;<br />
ore 10.00 Incontro con gli anziani della Casa di riposo;<br />
ore 11.00<br />
Incontro con i Presbiteri, i Diaconi, i Religiosi<br />
presso i Salesiani;<br />
ore 13.00 Agape fraterna presso i Salesiani;<br />
ore 18.00 Incontro interparrocchiale dei Catechisti – Parrocchia<br />
SS. Crocifisso;
320<br />
Mar. 21<br />
Mer. 22<br />
ore 20.00 Incontro interparrocchiale dei Gruppi Liturgici<br />
e Ministri Straordinari dell’Eucaristia- Parrocchia<br />
SS. Crocifisso.<br />
Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Visita Pastorale Santeramo in Colle – Parrocchia Sacro<br />
Cuore;<br />
ore 17.30 Incontro Interparrocchiale dei Gruppi Caritas;<br />
ore 19.00 Ascolto dei fedeli;<br />
ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale,<br />
Consiglio Affari Economici, Animatori<br />
Sinodali.<br />
Visita Pastorale Santeramo in Colle.<br />
C.E.P. – Molfetta;<br />
ore 17.30 Ascolto dei fedeli – Parrocchia S. Erasmo;<br />
ore 18.30 Incontro Interparrocchiale con le Confraternite,<br />
Associazioni e Aggregazioni Laicali – Parrocchia<br />
Sacro Cuore;<br />
ore 20.00 Incontro interparrocchiale con i giovani presso<br />
i salesiani.<br />
Gio. 23 Udienze – Episcopio – <strong>Gravina</strong>.<br />
Visita Pastorale Santeramo in Colle;<br />
ore 10.00 Visita ai malati – Parrocchia SS. Crocifisso;<br />
ore 11.00 Visita ai malati – Parrocchia S. Erasmo;<br />
ore 19.00 Visita all’Ufficio parrocchiale e alle strutture -<br />
Parrocchia S. Erasmo;<br />
ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale,<br />
Consiglio Affari Economici, Animatori<br />
Sinodali – Parrocchia S. Erasmo.<br />
Ven. 24 Visita Pastorale Santeramo in Colle – Parrocchia SS.<br />
Crocifisso;<br />
ore 18.00 Visita all’Ufficio parrocchiale e alle strutture;<br />
ore 18.30 Ascolto dei fedeli;<br />
ore 20.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale,<br />
Consiglio Affari Economici, Animatori<br />
Sinodali.
321<br />
Sab. 25 Visita Pastorale Santeramo in Colle;<br />
ore 19.00 Celebrazione Eucaristica e benedizione delle<br />
due tele restaurate – Parrocchia Sacro Cuore.<br />
Dom. 26<br />
Lun. 27<br />
Mer. 29<br />
Visita Pastorale Santeramo in Colle;<br />
ore 11.30 Celebrazione Eucaristica – Parrocchia S. Erasmo-Carmine.<br />
Visita Pastorale Santeramo in Colle;<br />
ore 11.00 Incontro con gli studenti dell’ITC – IPSIA –<br />
Liceo Scientifico;<br />
ore 20.00 Assemblea interparrocchiale conclusiva – Parrocchia<br />
Sacro Cuore.<br />
Presidenza Caritas Italiana - Roma.<br />
Gio. 30 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>; Cena in Seminario Diocesano<br />
con il Card. Giordano ore 20.00 - <strong>Gravina</strong>.<br />
MAGGIO <strong>2009</strong><br />
Ven. 1 Celebrazione Eucaristica per chiusura centenario fondazione<br />
Suore Missionarie del Sacro Costato - Cattedrale -<br />
<strong>Gravina</strong>.<br />
Kairos - 25° Comunità di Gesù - Bari.<br />
Sab. 2 Kairos - 25° Comunità di Gesù - Bari.<br />
Dom. 3<br />
Lun. 4<br />
Mar. 5<br />
Mer. 6<br />
Kairos - 25° Comunità di Gesù - Bari.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Cresime adolescenti - Ss. Crocifisso- <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.
322<br />
Ven. 8 Ordinazione Diaconale del Seminarista Giuseppe Logruosso<br />
ore 19.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 9 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />
Apertura Unitaria della Visita Pastorale - Concelebrazione<br />
Eucaristica ore 19.30 - Cattedrale.<br />
Dom. 10<br />
Lun. 11<br />
Mar. 12<br />
Mer. 13<br />
Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />
ore 10.30 Celebrazione Eucaristica - Sacro Cuore;<br />
ore 11.30 Visita strutture pastorali - Sacro Cuore;<br />
ore 18.30 Celebrazione Eucaristica - San Francesco.<br />
Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />
ore 17.30 Incontro con gli Istituti di Vita Consacrata -<br />
Suore Cirielli;<br />
ore 18.30 Visita ai malati - San Domenico;<br />
ore 20.00 Incontro con il C.P.P. - C.A.E. - Animatori Sinodali<br />
- San Domenico.<br />
Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />
ore 17.00 Ascolto fedeli - Cattedrale;<br />
ore 20.00 Incontro Unitario Aggregazioni Laicali - Comitati<br />
festa - Cattedrale.<br />
Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />
ore 17.30 Visita ai malati - Sacro Cuore;<br />
ore 18.30 Incontro unitario animatori liturgici - ministri<br />
della comunione - Sacro Cuore;<br />
ore 20.00 Incontro con il C.P.P. – C.A.E. - Animatori Sinodali<br />
- Sacro Cuore.<br />
Gio. 14 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti - Santa Maria Maggiore;<br />
ore 17.00 Visita malati;<br />
ore 18.00 Visita strutture pastorali;<br />
ore 19.00 Celebrazione Eucaristica;<br />
ore 20.00 Incontro con il C.P.P. – C.A.E. - Animatori Sinodali.
323<br />
Ven. 15 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti – Santa Lucia;<br />
ore 17.00 Visita ai malati;<br />
ore 18.00 Visita strutture pastorali;<br />
ore 19.00 Celebrazione Eucaristica;<br />
ore 20.00 Incontro con il C.P.P. – C.A.E. - Animatori Sinodali.<br />
Sab. 16 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />
ore 17.30 Visita ai malati - Sant’Agostino.<br />
ore 19.00 Celebrazione Eucaristica - Sant’Agostino;<br />
ore 20.00 Incontro unitario dei giovani - Oratorio San<br />
Domenico.<br />
Dom. 17<br />
Lun. 18<br />
Mar. 19<br />
Mer. 20<br />
Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti - San Domenico;<br />
ore 10.30 Celebrazione Eucaristica;<br />
ore 12.00 Visita strutture pastorali.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti - San Francesco;<br />
ore 17.00 Visita ai malati;<br />
ore 18.00 Visita strutture pastorali;<br />
ore 18.30 Incontro unitario Catechisti;<br />
ore 20.00 Incontro con il CPP; CAE; Animatori Sinodali.<br />
Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />
ore 10.30 Incontro con i sacerdoti - San Francesco;<br />
ore 13.00 Agape fraterna - San Francesco;<br />
ore 17.00 Visita strutture pastorali - S. Agostino;<br />
ore 18.00 Incontro unitario con le Caritas parrocchiali -<br />
S. Agostino;<br />
ore 20.00 Cattedrale - C.P. - C.A.E. - Animatori Sinodali<br />
Cattedrale - Sant’Agostino.<br />
Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti - S. Eustachio;<br />
ore 17.00 Ascolto dei fedeli - Cattedrale;<br />
ore 19.00 Celebrazione Eucaristica e processione - Cattedrale.
324<br />
Gio. 21 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti - Cattedrale;<br />
ore 17.00 Visita ammalati;<br />
ore 18.00 Visita strutture pastorali;<br />
ore 19.00 Celebrazione penitenziale unitaria cresimandi.<br />
Ven. 22 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />
ore 20.00 Consiglio Pastorale Cittadino e Assemblea Pastorale<br />
Unitaria conclusiva - Cattedrale.<br />
Sab. 23 Visita Pastorale Acquaviva delle Fonti;<br />
ore 18.30 Celebrazione Unitaria delle Cresime degli adolescenti<br />
- Piazza dei Martiri.<br />
Dom. 24<br />
Celebrazione Eucaristica con investitura Cavalieri del Santo<br />
Sepolcro ore 11.00 – Sacro Cuore – Santeramo.<br />
Lun. 25/29 Assemblea Generale della C. E. I..<br />
Ven. 29 Presentazione libro su Benedetto XIII – <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 30 Conclusione processo sul presunto miracolo di Giovanni<br />
Paolo II - <strong>Altamura</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica - Veglia di Pentecoste - animata<br />
dai Gen Verde ore 21.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />
Dom. 31<br />
Cresime adolescenti unitarie ore 11.00 – Santuario Madonna<br />
del Bosco - Spinazzola.<br />
Concerto Gen Verde - Palasport - <strong>Altamura</strong>.<br />
GIUGNO <strong>2009</strong><br />
Lun. 1<br />
Mar. 2<br />
Manifestazione pro Nairobi promossa dagli Artigiani - Monastero<br />
del Soccorso - <strong>Altamura</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 9,00 - Festa di Sant’Erasmo<br />
- Santeramo.<br />
Cresime adolescenti unitarie <strong>Gravina</strong>- Poggiorsini ore<br />
17.00 - Area Fiera - <strong>Gravina</strong>.
325<br />
Mer. 3<br />
Celebrazione Eucaristica ore 7.00 - Monastero Domenicane<br />
- <strong>Gravina</strong>.<br />
Consiglio Affari Economici - Ospedale “F. Miulli” - Acquaviva.<br />
Gio. 4 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Manifestazione premiazione concorso su San Paolo nelle<br />
Scuole - ore 18.30 - Ss. Pietro e Paolo - <strong>Gravina</strong>.<br />
Ven. 6 Cresime adolescenti unitarie <strong>Altamura</strong> ore 18.00 - <strong>Altamura</strong>.<br />
Dom. 7<br />
Lun. 8<br />
Mar. 9<br />
Mer. 10<br />
Celebrazione Eucaristica per Giornata Diocesana del Ministrante<br />
ore 11.30 - Centro Giovanile “Benedetto XIII” -<br />
<strong>Gravina</strong>.<br />
Presidenza Caritas Italiana - Roma.<br />
Consiglio nazionale Caritas Italiana - Roma.<br />
Consiglio nazionale Caritas Italiana - Roma.<br />
Gio. 11 C.E.P. – Turi.<br />
Uffici di Curia ore 16.30 – Seminario Diocesano – <strong>Gravina</strong>.<br />
Incontro con gli Scout volontari in Abruzzo ore 20.00 - Sede<br />
Scout - <strong>Gravina</strong>.<br />
Ven. 12 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 13 Celebrazione matrimonio - San Marco in Lamis.<br />
Cresime adolescenti unitarie ore 18.00 - Palazzetto dello<br />
Sport - Santeramo.<br />
Dom. 14<br />
Lun. 15<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Visita in ospedale a Sacerdoti ammalati.<br />
Corpus Domini Cittadino - Celebrazione Eucaristica e processione<br />
ore 19.00 - Santeramo.<br />
Uffici di Curia - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />
Incontro con i Ministri Istituiti ore 19.00 - Villa Bolognese<br />
- <strong>Altamura</strong>.
326<br />
Mar. 16<br />
Mer. 17<br />
Uffici di Curia - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />
Saluto al Convegno Ospedale “F. Miulli” - Acquaviva.<br />
Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Gio. 18 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />
Celebrazione Eucaristica ore 18.00 - S. Maria delle Grazie<br />
- San Giovanni Rotondo.<br />
Ven. 19 Celebrazione Eucaristica ore 11.30 - Sacro Cuore - <strong>Altamura</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica e professione di Suor Chiara Luce<br />
- Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />
Sab. 20 Incontro di preparazione per il Sinodo ore 9.30 - Trasfigurazione<br />
- <strong>Altamura</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 20.00 - Episcopio -– <strong>Gravina</strong>.<br />
Dom. 21<br />
Concelebrazione Eucaristica con il Santo Padre - San Giovanni<br />
Rotondo.<br />
Lun. 22/25 33° Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane.<br />
Ven. 26 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Incontro di preparazione per al Pellegrinaggio Diocesano.<br />
in Turchia ore 19.00 - S. Giovanni Bosco - <strong>Altamura</strong>.<br />
Sab. 27 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Lun. 29<br />
Mar. 30<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Incontro in preparazione al Sinodo - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />
Udienze - Episcopio <strong>Gravina</strong>.
327<br />
Mer. 1/8<br />
Giov. 9<br />
LUGLIO <strong>2009</strong><br />
Pellegrinaggio Diocesano in Turchia.<br />
A Bari per il Miulli.<br />
Ven. 10 Incontro con il Vicario - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 11 Celebrazione eucaristica ore 16.00 per esequie di Mons. Vincenzo<br />
Moramarco - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />
Mar. 14<br />
Mer. 15<br />
Roma.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Gio. 16 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 10.30 - S. M. del Carmine -<br />
<strong>Altamura</strong>.<br />
Visita ai cantieri delle nuove chiese in costruzione.<br />
Ven. 17 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Incontro per il Sinodo - ore 9.30 - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />
Sab. 18 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Lun. 20<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Visita ad un sacerdote ammalato.<br />
Mar. 21<br />
Mer. 22<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Gio. 23 Visita in Seminario Diocesano ore 16.00 - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab.<br />
25/29 Esercizi Spirituali Fraternità Marta e Maria - S. Giovanni<br />
Rotondo.<br />
Gio. 30 Incontro di preparazione per i pellegrini a Lourdes ore<br />
19.00 - Trasfigurazione – <strong>Altamura</strong>.
328<br />
AGOSTO <strong>2009</strong><br />
Lun. 3/6<br />
Pellegrinaggio Diocesano a Lourdes.<br />
Mar. 11 Celebrazione Eucaristica ore 11,00 - Festa Patronale -<br />
M. SS. Addolorata - Poggiorsini.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 19,00 - Monastero Santa<br />
Chiara - <strong>Altamura</strong>; - <strong>Altamura</strong>.<br />
Gio. 13 Celebrazione Eucaristica ore 18,30 - Festa Patronale<br />
Madonna del Bosco - San Pietro Apostolo - Spinazzola.<br />
Sab. 15 Celebrazione Eucaristica ore 11.30 - Festa Patronale -<br />
Maria Ss. Assunta e S. Irene - Cattedrale - <strong>Altamura</strong> - ore<br />
20.00; Processione.<br />
Ven. 21 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Mer. 26<br />
Partecipazione Convegno Liturgico Nazionale; Cena presso<br />
“Luoghi di Pitti”.<br />
Gio. 27 Uffici di Curia - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />
Ven. 28 Celebrazione Eucaristica per 25° di matrimonio - Cappellina<br />
- Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 29 Celebrazione Eucaristica ore 18.00 per trigesimo morte<br />
della mamma di Don Giuseppe Chironna - Chiesa Ospedale<br />
- <strong>Altamura</strong>.<br />
SETTEMBRE <strong>2009</strong><br />
Lun. 1<br />
Mar. 2<br />
Celebrazione Eucaristica ore 19.30 - Festa Patronale S. Maria<br />
di Costantinopoli - Cattedrale - Acquaviva; ore 20.00<br />
Processione.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;
329<br />
Gio. 3 Tipografia Grilli - Foggia.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 20.00 - Cappellina - Episcopio<br />
- <strong>Gravina</strong>.<br />
Ven. 4 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 5 X Assemblea Pastorale Diocesana - Santuario dell’Incoronata<br />
- Foggia.<br />
Lun. 7<br />
Mar. 8<br />
Mer. 9<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 19.00 per insediamento nuovo<br />
parroco P. Nicola Rosa - M. SS. Annunziata - Spinazzola.<br />
Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Incontro con gli IRC ore 17.30 - Seminario Diocesano -<br />
<strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica per i Seminaristi ore 19.00 - Seminario<br />
Diocesano - <strong>Gravina</strong>.<br />
Gio. 10 Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Pranzo con l’équipe del Seminario Diocesano - <strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristia ore 19.00 - Dolcecanto - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 12 Celebrazione Eucaristica ore 11.30 - Madonna del Buoncammino<br />
- Cattedrale <strong>Altamura</strong>; - Processione.<br />
Dom. 13<br />
Celebrazione Eucaristica ore 9.30 per professione perpetua<br />
di Suore Rogazioniste - San Sepolcro - <strong>Altamura</strong>.<br />
Lun. 14/16 Presidenza Nazionale Caritas Italiana - Roma.<br />
Gio. 17 Uffici di Curia - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />
Ven. 18 Incontro con i sacerdoti di <strong>Gravina</strong> ore 9.30 - Episcopio -<br />
<strong>Gravina</strong>.<br />
Lun. 21<br />
Commissione C.E.I. per la Pastorale della Salute e della<br />
Carità - Roma;
330<br />
Mar. 22<br />
Mer. 23<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Incontro in Curia per il Sinodo Diocesano ore 9.30 - <strong>Altamura</strong>.<br />
Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Gio. 24 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Incontro con gli ordinandi Diaconi - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Incontro con il Consiglio Caritas Diocesano ore 16.30 -<br />
Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Ven. 25 Consiglio Presbiterale ore 10.00 - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />
Veglia ore 21.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 26 Celebrazione Eucaristica ore 10.30 - S. M. della Consolazione<br />
- <strong>Altamura</strong>.<br />
Lun. 28<br />
Mar. 29<br />
Mer. 30<br />
Celebrazione Eucaristica per ordinazione Diaconale di<br />
Stefano Nacucchi e Marcio Oliveira ore 19.00 - Cattedrale<br />
- <strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 11.30 - Festa Patronale S. Michele<br />
Arcangelo - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>; ore 19.00 Processione.<br />
Revisione Regolamento Sinodo.<br />
OTTOBRE <strong>2009</strong><br />
Gio. 1 Celebrazione Eucaristica per gli Studenti dell’Istituto<br />
“Genco” ore 8.30 - San Sepolcro - <strong>Altamura</strong>.<br />
Ven. 2 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 3 Consiglio Affari Economici - Ospedale “F. Miulli” - Acquaviva.
331<br />
Dom. 4<br />
Lun. 5<br />
Mar. 6/8<br />
Celebrazione Eucaristica ore 19.00 e benedizione Mensa<br />
dei poveri - San Francesco - <strong>Gravina</strong>.<br />
Adorazione Eucaristica Diocesana per l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale<br />
ore 19.00 - Trasfigurazione - <strong>Altamura</strong>.<br />
Esercizi Spirituali dei Vescovi della CEP - Cassano Murge.<br />
Ven. 9 Assemblea Sacerdotale - Diaconi - Religiosi ore 10.00 -<br />
Aula “Giovanni Paolo II” - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 16.00 per esequie del fratello<br />
di don Pasquale Settembre - San Domenico - <strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 19.30 - Suore del Sacro Costato<br />
- San Felice - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 10 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 19.00 per 40° Anniversario<br />
Dedicazione Chiesa di San Giovanni Bosco – <strong>Altamura</strong>.<br />
Dom. 11<br />
Lun. 12<br />
Mer. 14<br />
Celebrazione Eucaristica ore 9.30 per le vittime sul lavoro e<br />
benedizione monumento – San Sepolcro - <strong>Altamura</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 19.30 per 40° di ordinazione<br />
sacerdotale di Don Vito Nuzzi – Chiesa Madre – Santeramo.<br />
Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>;<br />
UCID ore 19.30 - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Riunione per il Sinodo - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Gio. 15 Celebrazione Eucaristica ore 19.00 - Monastero Carmelitane<br />
- <strong>Gravina</strong>.<br />
Ven. 16 Ritiro del Clero - Centro Giovanile “Benedetto XIII” - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 17 Poggiorsini ore 9.00.<br />
Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.
332<br />
Dom. 18<br />
Lun. 19<br />
Mar. 20<br />
Mer. 21<br />
Celebrazione Eucaristica ore 17.00 con mandato ai Catechisti<br />
- Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />
Consulta della Pastorale della Salute - Istituto Teologico<br />
Santa Fara - Bari.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Consiglio Affari Economici ore 12.00 Ospedale “F. Miulli”<br />
- Acquaviva.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Ven. 23 Consiglio Affari Economici ore 16.30 - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />
Consiglio Affari Economici Sacro Cuore - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />
Sab. 24 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica per il XXV° di ordinazione presbiterale<br />
di P. Nicola Rosa ore 19.00 - M. SS. Annunziata<br />
– Spinazzola.<br />
Lun. 26/27 Consiglio Nazionale di Caritas Italiana - Roma.<br />
Mer. 28<br />
Conferenza stampa per presentazione Dossier Immigrazione<br />
ore 10.30 - Seminario - Bari.<br />
Consiglio Affari Economici ore 16.30 - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />
Gio. 29 Incontro Regionale Caritas-Policoro - Molfetta.<br />
Ven. 30 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 31 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>;<br />
Celebrazione Eucaristica ore 18.30 - Trasfigurazione - <strong>Altamura</strong>.
333<br />
NOVEMBRE <strong>2009</strong><br />
Dom. 1<br />
Lun. 2<br />
Mar. 3<br />
Mer. 4<br />
Celebrazione Eucaristica ore 15.30 - Cimitero - <strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 10.00 e benedizione nuova<br />
cappella - Cimitero - Santeramo.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Gio. 5 Celebrazioni per il Centenario del Seminario Regionale<br />
“Pio XI” di Molfetta - Seminario - Molfetta.<br />
Sab. 7 In preparazione al Sinodo - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Lun. 9/12 Assemblea Generale Straordinaria della C.E.I..<br />
Ven.<br />
14/21 Predicazione Esercizi Spirituali - San Remo.<br />
Dom. 22<br />
Lun. 23<br />
Celebrazione Eucaristica ore 11.00 per Carabinieri e famiglie<br />
- Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />
Uffici di Curia e Presidenti Commissioni Sinodali ore<br />
17.00 - S. Anna - <strong>Altamura</strong>.<br />
Incontro con Fabio Zavattaro ore 19.00 - Monastero del<br />
Soccorso - <strong>Altamura</strong>.<br />
Gio. 26 Convegno di Mons. A. Amato su Benedetto XIII - Roma.<br />
Ven. 27 Ritiro al clero di Foggia su Mons. Farina.<br />
Sab. 28 Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica per ingresso nuovo parroco Don<br />
Alessandro Amapani - ore 18.30 - S. M. della Consolazione<br />
- <strong>Altamura</strong>.<br />
Dom. 29<br />
Celebrazione Eucaristica dei ragazzi e benedizione orato-
334<br />
rio ore 10.30 - S. M. Maggiore - Acquaviva.<br />
Benedizione Casa Canonica al Carmine ore 20.00 - <strong>Altamura</strong>.<br />
Lun. 30<br />
Celebrazione Eucaristica ore 15.30 - Cimitero - <strong>Altamura</strong>.<br />
Incontro con la Caritas Diocesana ore 19.00 - Episcopio -<br />
<strong>Gravina</strong>.<br />
DICEMBRE <strong>2009</strong><br />
Mar. 1<br />
Mer. 2<br />
Visita Pastorale alle Scuole - Scuola Primaria IV Novembre<br />
ore 16.30 - <strong>Altamura</strong>;<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Gio. 3 Visita Pastorale alle Scuole - Scuola Media Ingannamorte<br />
- <strong>Gravina</strong>.<br />
Ven. 4 Concerto - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />
Sab. 5 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica per ammissione agli ordini sacri<br />
del seminarista Michele Lorusso ore 18.00 - San Nicola -<br />
<strong>Gravina</strong>.<br />
Dom. 6/8<br />
Mer. 9<br />
Firenze; Celebrazione Eucaristica per 50° di Vita Religiosa.<br />
C.E.P. - Molfetta.<br />
Gio. 10 Incontro in Episcopio con la Segreteria del Sinodo ore<br />
10.00 - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Premiazione alunna più buona d’Italia ore 17.00 Liceo Tarantino<br />
- <strong>Gravina</strong>.
335<br />
Ven. 11 Celebrazione Eucaristica ore 9.30 - Colonia Hanseniana -<br />
Gioia del Colle.<br />
Incontro in Curia ore 12.00 con alcuni Uffici - <strong>Altamura</strong>.<br />
Visita Pastorale alle Scuole - Scuola Primaria Garibaldi -<br />
<strong>Altamura</strong>.<br />
Sab. 12 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />
Consiglio Pastorale Diocesano ore 17.00 - Centro Giovanile<br />
“Benedetto XIII” - <strong>Gravina</strong>.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 19.00 nei nuovi locali dello<br />
Spirito Santo - <strong>Gravina</strong>.<br />
Dom. 13<br />
Celebrazione Eucaristica ore 11.30 con vestizione ministranti,<br />
mandato ai catechisti e presentazione del vice parroco<br />
P. Giuseppe - San Matteo - <strong>Gravina</strong>.<br />
Lun. 14/15 Presidenza Caritas Italiana - Roma.<br />
Mer. 16<br />
Visita Pastorale alle Scuole - Istituto Superiore “Denora”<br />
ore 16.30 - <strong>Altamura</strong>;<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Gio. 17 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Ven. 18 Ritiro del Clero Centro Giovanile “Benedetto XIII” - <strong>Gravina</strong>.<br />
Presentazione Libro sulla Cattedrale ore 18.00 - Curia - <strong>Altamura</strong>.<br />
Sab. 19 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Concerto in Cattedrale ore 19.00.<br />
Dom. 20<br />
Lun. 21<br />
Celebrazione Eucaristica per i Dipendenti Comunali di <strong>Altamura</strong><br />
ore 11.00 - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.
336<br />
Mer. 23<br />
Celebrazione Eucaristica e scambio auguri Ospedale “F. Miulli”<br />
- Acquaviva.<br />
Udienze per il Santo Natale - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Gio. 24 Udienze per il Santo Natale - Episcopio.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 23.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />
Ven. 25 Santo Natale<br />
Celebrazione Eucaristica ore 11.30 - Cattedrale - Acquaviva.<br />
Celebrazione Eucaristica ore 19.00 - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>.<br />
Sab. 26 Celebrazione Eucaristica per ordinazione sacerdotale del<br />
Diacono Giuseppe Logruosso ore 18.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>.<br />
Lun. 28 Celebrazione Eucaristica ore 12.00 per i Piccoli Fratelli -<br />
Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Mer. 30<br />
Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>.<br />
Gio. 31 Inaugurazione Mensa dei poveri ore 12.00 - <strong>Altamura</strong>.
337<br />
Temi di predicazione<br />
OMELIE<br />
Periodico mensile - <strong>Anno</strong> LII<br />
7 numeri dedicati a:<br />
❏ Prima parte: SUSSIDI PER LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA<br />
Per ognuna delle Domeniche o Solennità dell’anno liturgico:<br />
1. Formulario per l’Eucaristia - 2. Per l’animazione della celebrazione<br />
- 3. Esegesi - 4. Per l’Omelia - 5. Pagina patristica - 6. Per i giovani<br />
7. Per i ragazzi.<br />
❏ Seconda parte: SUSSIDI VARI<br />
1. Primi venerdì - 2. Ritiri per presbiteri e religiosi - 3. Giornate e<br />
ricorrenze - 4. Santorale - 5. Mesi, Novene, Tridui - 6. Bookmarks<br />
- 7. Genitivo, plurale - 8. Bibbia e liturgia: «Tra le belle parole» - 9.<br />
Esempi, spunti, testimonianze - 10. Segnalazioni bibliografiche.<br />
2 numeri dedicati a:<br />
❏ Monografie<br />
DESTINATARI: Ministri ordinati - Lettori - Accoliti - Religiosi - Seminaristi<br />
- Missionari - Laici - Catechisti - Animatori ecclesiali.<br />
ABBONAMENTI<br />
Italia<br />
Cartaceo € 57,00<br />
PDF * € 42,00<br />
Cartaceo + PDF € 87,00<br />
Modalità di pagamento degli abbonamenti *
338<br />
Per l’Italia<br />
• Con Bollettino di Conto Corrente Postale premarcato fornito da noi<br />
n. 2479802<br />
Per Italia ed Estero<br />
• Versamento/bonifico intestato a:<br />
EDITRICE DOMENICA ITALIANA<br />
Poste Italiane:<br />
Paese: IT Check - Digit: 70 - CIN: O - ABI: 07601 - CAB: 03400<br />
N° Conto: 24794802 - BIC: BPPIITRRXXX<br />
Banca Sella:<br />
Paese: IT Check - Digit: 13 - CIN: F - ABI: 03268 - CAB: 03400<br />
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• Carta di Credito per acquisti direttamente dal sito www.edi.na.it con<br />
• Assegni esteri a condizione che siano aggiunti € 8,00 per le spese<br />
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in segreteria al numero verde. Gli abbonamenti decorrono da gennaio<br />
a dicembre e possono essere sottoscritti in qualsiasi momento dell’anno.<br />
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Indice<br />
Benedetto XVI....................................................................... 3<br />
Santa Sede............................................................................... 87<br />
Conferenza Episcopale Italiana...................................... 105<br />
Conferenza Episcopale Pugliese..................................... 163<br />
Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese............. 203<br />
Sinodo Diocesano.................................................................. 225<br />
Atti del Vescovo................................................................... 239<br />
Atti della Curia................................................................... 291<br />
Diario del Vescovo............................................................... 305