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Nr 51 Maggio 2007 - Diocesi di Roma

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N. <strong>51</strong> maggio <strong>2007</strong><br />

ORGANO DELLA PASTORALE SANITARIA DELLA DIOCESI DI ROMA<br />

Gesù è il Signore<br />

EDUCARE ALLA FEDE,<br />

ALLA SEQUELA, ALLA TESTIMONIANZA


N. <strong>51</strong> maggio <strong>2007</strong><br />

S O M M A R I O<br />

Organo<br />

della Pastorale<br />

Sanitaria<br />

della <strong>Diocesi</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Roma</strong><br />

Direzione, Redazione<br />

e Amministrazione<br />

Vicariato <strong>di</strong> <strong>Roma</strong><br />

P.zza S. Giovanni in Laterano, 6/a<br />

00184 <strong>Roma</strong><br />

Tel. 06/69886227 - Fax 06/69886182<br />

E-mail:<br />

CentroPastoraleSanitaria@VicariatusUrbis.org<br />

Sito: www.vicariatusurbis.org/sanita<br />

Direttore:<br />

@ Armando Brambilla<br />

Direttore Responsabile:<br />

Angelo Zema<br />

Coor<strong>di</strong>namento Redazionale:<br />

Dr. Sergio Mancinelli<br />

Comitato <strong>di</strong> Redazione:<br />

Don Sergio Mangiavacchi,<br />

Padre Carmelo Vitrugno,<br />

Elide Rosati<br />

Maria Adelaide Fioravanti<br />

Amministrazione:<br />

Diac. Oreste Caramanica<br />

E<strong>di</strong>tore:<br />

<strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Roma</strong><br />

Piazza S. Giovanni in Laterano, 6/a<br />

00184 <strong>Roma</strong><br />

Tel. 06/69886227 - FAX 06/69886182<br />

Versamenti sul conto corrente postale<br />

n. 31232002<br />

Specificando la causale:<br />

“Pastorale Sanitaria 22-6-791”<br />

Perio<strong>di</strong>co Trimestrale Registrato<br />

al Tribunale <strong>di</strong> <strong>Roma</strong><br />

Reg. Stampa n. 200 del 12.4.95<br />

Finito <strong>di</strong> stampare il 14 maggio <strong>2007</strong><br />

per i tipi della PrimeGraf<br />

Tel. 062428352 (r.a.) - Fax 062411356<br />

Dentro ad un <strong>di</strong>segno d’amore PAG 3<br />

Bene<strong>di</strong>zione dell’olio degli infermi 5<br />

I racconti <strong>di</strong> guarigione nel Vangelo<br />

<strong>di</strong> Giovanni 6<br />

Ai pie<strong>di</strong> del Crocifisso 8<br />

Pellegrini in Polonia 10<br />

Al termine del triennio 11<br />

Fuori da coma e cancro 12<br />

Curare e prendersi cura 14<br />

Inserto<br />

Relazione al consiglio dei prefetti 18<br />

Se<strong>di</strong>ci anni e li <strong>di</strong>mostra tutti 19<br />

Preghiamo nel tempo e nel luogo<br />

della sofferenza 20<br />

Il <strong>di</strong>sagiato psichico nell’ambito familiare 21<br />

Dimissioni <strong>di</strong>fficili 23<br />

Il meglio <strong>di</strong> te – Domanda 24<br />

“Obiezione <strong>di</strong> coscienza per la <strong>di</strong>fesa<br />

della vita” 25<br />

La vita...che vita<br />

La domenica delle Palme al C.T.O. 28<br />

I volti dell’umanizzazione e della<br />

<strong>di</strong>sumanizzazione negli ospedali 28<br />

ABBONAMENTO ANNUO:<br />

Socio sostenitore: € <strong>51</strong>,00<br />

Comunità o Istituti: € 26,00<br />

Or<strong>di</strong>nario: € 16,00<br />

Sono sottoscrivibili abbonamenti cumulativi.<br />

2


i vive la vita in modo così<br />

<strong>di</strong>namico e convulso, con<br />

una tale fretta, che a volte<br />

<strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile pensare e<br />

percepire che la nostra esistenza<br />

è dentro ad un grande<br />

<strong>di</strong>segno d’amore, iniziato con<br />

la creazione e con la nostra<br />

nascita, ma soprattutto con la<br />

nostra rinascita battesimale.<br />

Accanto all’impegno della vita<br />

frenetica e alle mille incombenze<br />

da compiere ogni giorno,<br />

ci sono tante brutture che sembrano<br />

negare questo <strong>di</strong>segno d'amore<br />

che Dio ha pensato per l’umanità.<br />

Eppure la storia umana non è in balia <strong>di</strong><br />

un cieco destino e neppure delle forze del<br />

male, ma è guidata da Dio perché il mondo<br />

sta nelle sue mani.<br />

Dice il Signore a Mosè, chiamato per liberare<br />

il suo popolo: “Ho visto l’oppressione<br />

del mio popolo che è in Egitto,<br />

ho u<strong>di</strong>to il suo grido <strong>di</strong> fronte ai suoi<br />

oppressori, poiché conosco le sue angosce.<br />

Voglio scendere a liberarlo dalla<br />

mano dell’Egitto” (Es 3, 7-8).<br />

Dio vede, sente, conosce e interviene nelle<br />

vicende umane come Padre nelle vicende<br />

dei figli.<br />

Il Papa Benedetto XVI al n. 9 nella sua<br />

prima Enciclica “Deus caritas est” <strong>di</strong>ce:<br />

“La storia <strong>di</strong> Dio con Israele consiste,<br />

in profon<strong>di</strong>tà, nel fatto che Egli dona la<br />

Torah (la legge) apre gli occhi a Israele<br />

sulla vera natura dell’uomo e gli in<strong>di</strong>ca<br />

la strada del vero umanesimo. Tale storia<br />

consiste nel fatto che l’uomo, vivendo<br />

nella fedeltà dell’unico Dio, sperimenta<br />

se stesso come colui che è amato<br />

da Dio e scopre la gioia nella verità, nella<br />

giustizia – la gioia in Dio che <strong>di</strong>venta<br />

la sua essenziale felicità: “Chi altri avrò<br />

per me in cielo? Fuori <strong>di</strong> te nulla bramo<br />

sulla terra... Il mio bene è stare vicino<br />

a Dio” (Sal 73 [72], 25.28).<br />

Attraverso il popolo <strong>di</strong> Israele Dio riprende<br />

il <strong>di</strong>alogo con gli uomini che l’avevano interrotto<br />

a causa del peccato. Il Papa continua<br />

ancora: “L’amore appassionato <strong>di</strong> Dio<br />

per<br />

il suo popolo<br />

– per l’uomo – è nello stesso tempo<br />

un amore che perdona. Esso è talmente<br />

grande da rivolgere Dio contro se stesso,<br />

il suo amore contro la sua giustizia. Il cristiano<br />

vede, in questo, già profilarsi velatamente<br />

il mistero della Croce: Dio ama<br />

tanto l’uomo che, facendosi uomo Egli<br />

stesso, lo segue fin nella morte e in questo<br />

modo riconcilia giustizia e amore” (n. 10).<br />

La Pasqua <strong>di</strong> Gesù ci ha rivelato che il <strong>di</strong>segno<br />

d’amore <strong>di</strong> Dio raggiunge il suo punto<br />

massimo nel Signore morto sulla croce. Dobbiamo<br />

partire da questo per comprendere la<br />

nostra vita e l’intera storia del mondo.<br />

La Chiesa rivela il <strong>di</strong>segno<br />

d’amore <strong>di</strong> Dio .<br />

Il Papa <strong>di</strong>ce ancora al n. 20 che “Anche<br />

la chiesa, in quanto comunità deve praticare<br />

l’amore. Conseguenza <strong>di</strong> ciò è che<br />

l’amore ha bisogno anche <strong>di</strong> organizzazione<br />

quale presupposto per un servizio<br />

comunitario or<strong>di</strong>nato”.<br />

Il servizio nella Chiesa è la rivelazione<br />

del <strong>di</strong>segno d’amore <strong>di</strong> Dio. “Vi riconosceranno<br />

che siete miei <strong>di</strong>scepoli se vi<br />

amerete gli uni gli altri, come io ho amato<br />

voi” (Gv 13,35) <strong>di</strong>ce il Signore Gesù.<br />

La carità dell’annuncio del Vangelo, in-<br />

3


sieme al servizio <strong>di</strong> carità verso gli ammalati,<br />

i sofferenti e i bisognosi <strong>di</strong> ogni<br />

genere appartiene all’essenza della chiesa<br />

e <strong>di</strong> ogni cristiano. Chi vive dell’amore<br />

<strong>di</strong> Dio non può non esprimere nella sua<br />

vita questo amore verso gli altri. Il comandamento<br />

dell’amore esige amore verso<br />

Dio ma anche amore verso il prossimo,<br />

due facce della stessa medaglia.<br />

Verifica <strong>di</strong> un anno pastorale<br />

Siamo quasi alla conclusione dell’anno<br />

pastorale <strong>di</strong>ocesano e deve venire spontanea<br />

una verifica sul nostro operato personale<br />

e comunitario. Su come abbiamo<br />

usato il tempo per “conoscere amare e<br />

servire Dio” e resa visibile nel quoti<strong>di</strong>ano<br />

il servizio verso i fratelli nei luoghi <strong>di</strong><br />

cura. Il rischio <strong>di</strong> vivere l’impegno cristiano<br />

in modo frammentato, senza un<br />

profondo legame con il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Dio, è<br />

una <strong>di</strong>fficoltà che alberga in tutti. Per questo<br />

è importante vivere ogni anno il nostro<br />

ministero con riferimento ad un programma<br />

che ci aiuta a scoprire sempre più<br />

le pieghe nascoste <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>segno, ma<br />

anche per imparare ad organizzare quel<br />

servizio d’amore <strong>di</strong> cui parla il Papa Benedetto<br />

nella “Deus caritas est”.<br />

Servire la verità, combattere la buona battaglia<br />

per l’affermazione dei valori spirituali<br />

e <strong>di</strong> rispetto della <strong>di</strong>gnità delle persone,<br />

spezzare le catene del male e <strong>di</strong> ogni<br />

schiavitù, liberare dalla malattia, dalla povertà,<br />

dal degrado morale e spirituale ogni<br />

uomo e donna, è uno dei compiti più importante<br />

per l’uomo, a maggior ragione<br />

lo deve essere per noi cristiani. Ma tutto<br />

ciò richiede un’intelligenza, e una passione<br />

vissuta da “una compagnia affidabile”<br />

che è la chiesa.<br />

È necessaria perciò una verifica sull’attuazione<br />

del tema proposto in questo anno<br />

pastorale che aveva come titolazione:<br />

“La gioia della fede e l’educazione delle<br />

nuove generazioni”. Questo si attuerà<br />

nel Convegno Diocesano che si terrà in<br />

S. Giovanni l’11-12-14 giugno con la<br />

presenza del nostro Vescovo, il Papa Benedetto<br />

XVI. Come sacerdoti, impe-<br />

gnati nella pastorale sanitaria, giovedì<br />

7 giugno, al Santuario del Divino Amore,<br />

ci prepareremo a tale incontro analizzando<br />

come noi del mondo sanitario abbiamo<br />

vissuto, incarnato e attuato questo<br />

impegno della trasmissione della gioia<br />

della fede alle nuove generazioni.<br />

Per il prossimo anno pastorale<br />

Il programma del prossimo anno sarà una<br />

ulteriore occasione per approfon<strong>di</strong>re il tema<br />

della famiglia e dei giovani, ponendo<br />

al centro “Gesù è il Signore: Educare alla<br />

fede, alla sequela, alla testimonianza”.<br />

Proporre in modo motivato i contenuti fondamentali<br />

della fede e trovare le giuste modalità<br />

per parlare alle famiglie e ai giovani<br />

oggi è la sfida che ci attende. Dobbiamo<br />

impegnarci sempre più a che i giovani in<br />

particolare, conoscano Dio e il suo figlio<br />

Gesù Cristo, con lo Spirito Santo. Ma anche<br />

che conoscano la Chiesa come “compagna<br />

affidabile” come pure la vita morale<br />

del cristiano convertito, i temi che riguardano<br />

l’uomo e la sua trascendenza.<br />

È altresì importante, per noi che operiamo<br />

nell’ambito sanitario, cercare <strong>di</strong> rapportarci<br />

al mondo della scienza, della tecnica, della<br />

ricerca e <strong>di</strong> ogni altra scienza umana con<br />

intelligenza e rispetto, ma anche consapevoli<br />

che abbiamo un messaggio da portare<br />

anche in questi ambiti. Aiutare tutti ad<br />

acquisire e vivere la libertà in Cristo Gesù<br />

è l’avventura più bella <strong>di</strong> ogni uomo.<br />

Apriamo il cuore alla speranza, verso i<br />

cieli nuovi e la terra nuova che la Pasqua<br />

del Signore Gesù ha spalancato. Intanto<br />

che si attendono cieli nuovi e la terra nuova,<br />

lavoriamo per il bene <strong>di</strong> ogni uomo,<br />

soprattutto del più debole e in<strong>di</strong>feso, malato<br />

e povero, per il progresso spirituale<br />

e materiale, per la giustizia, l’amore e la<br />

pace. Invochiamo tutto questo allo Spirito<br />

Santo nella Pentecoste ormai prossima,<br />

perché sia rinnovata la faccia della terra<br />

e si viva un’era <strong>di</strong> fraternità e <strong>di</strong> pace.<br />

X Armando Brambilla<br />

Vescovo Ausiliare <strong>di</strong> <strong>Roma</strong><br />

Delegato per la Pastorale Sanitaria<br />

4


Bene<strong>di</strong>zione<br />

dell’olio degli<br />

infermi nella<br />

Messa Crismale<br />

del giovedì Santo<br />

I Diaconi, accompagnati da alcuni ammalati,<br />

presentano l’olio degli infermi al Santo<br />

Padre.<br />

Diac.: Ecco l’olio degli infermi.<br />

L’assemblea acclama:<br />

Ren<strong>di</strong>amo grazie a Dio.<br />

I Diaconi depongono l’anfora davanti al<br />

Santo Padre.<br />

Il Santo Padre:<br />

Fratelli e sorelle, con riconoscenza verso Dio,<br />

Signore della vita e della morte,<br />

accogliamo l’olio, frutto della terra<br />

e del lavoro umano.<br />

Bene<strong>di</strong>ciamo il Padre del Signore nostro<br />

Gesù Cristo, che ha inviato suo Figlio<br />

a guarire coloro che hanno il cuore spezzato<br />

e a sanare le nostre infermità.<br />

Invochiamo lo Spirito Consolatore,<br />

perché tutti coloro, che saranno unti con<br />

questo olio, siano liberati dal peccato<br />

e ricevano consolazione e vita.<br />

Preghiamo<br />

O Dio, Padre <strong>di</strong> ogni consolazione, che per<br />

mezzo del tuo Figlio hai voluto recare sollievo<br />

alle sofferenze degli infermi, ascolta<br />

la preghiera della nostra fede: manda dal<br />

cielo il tuo Spirito Santo Paraclito su quest’olio,<br />

frutto dell’olivo, nutrimento e sollievo<br />

del nostro corpo; effon<strong>di</strong> la tua santa<br />

bene<strong>di</strong>zione perché quanti riceveranno l’unzione<br />

ottengano conforto nel corpo, nell’anima<br />

e nello spirito, e siano liberati da ogni<br />

malattia, angoscia e dolore.<br />

Questo dono della tua creazione <strong>di</strong>venti olio<br />

santo da te benedetto per noi, nel nome del<br />

nostro Signore Gesù Cristo.<br />

Egli vive e regna per tutti i secoli dei secoli.<br />

R. Amen.<br />

RITI DI CONCLUSIONE<br />

Il Santo Padre:<br />

Fratelli carissimi, da Cristo Maestro, Sacerdote<br />

e Pastore, siamo stati chiamati all’or<strong>di</strong>ne<br />

del presbiterato. In questa celebrazione<br />

eucaristica abbiamo voluto rinnovare<br />

il nostro impegno a vivere in maniera<br />

sempre più degna la vocazione ricevuta.<br />

Abbiamo inoltre benedetto il crisma e l’olio<br />

dei catecumeni e degli infermi, per sottolineare<br />

il mistero della Chiesa come sacramento<br />

<strong>di</strong> Cristo, che santifica ogni realtà<br />

e situazione <strong>di</strong> vita.<br />

A voi, Vescovi e Sacerdoti, sono ora affidati<br />

perché, attraverso il vostro ministero, la grazia<br />

<strong>di</strong>vina fluisca nelle anime, apportatrice<br />

<strong>di</strong> forza e vita.<br />

Rispettate, venerate e conservate con cura<br />

particolare questi oli, segni della grazia <strong>di</strong><br />

Dio: le persone, i luoghi e le cose che saranno<br />

da essi segnati, possano risplendere<br />

della stessa santità <strong>di</strong> Dio che per un dono<br />

mirabile del suo amore ha voluto che nei segni<br />

sacramentali si rinnovassero misticamente<br />

gli eventi della storia della salvezza.<br />

5


I RACCONTI DI GUARIGIONE NEL VANGELO DI GIOVANNI • I<br />

NEL VANGELO DI GIOVANNI • I RACCONTI DI GUARIGIONE NEL VANGELO DI GIOVANNI •<br />

Guarigione<br />

del cieco nato<br />

Guarigione del cieco nato (Gv 9,1-41)<br />

(Gv 9,1-41)<br />

Il racconto si snoda seguendo una traiettoria<br />

carica <strong>di</strong> drammaticità e incentrata,<br />

quasi per intero, sull’alternarsi <strong>di</strong> due<br />

temi <strong>di</strong> fondo: quello del “vedere” e quello<br />

del “non vedere”.<br />

Se ciò appare evidente sul piano della redazione,<br />

lo è ancora <strong>di</strong> più per quanto riguarda<br />

il messaggio e i <strong>di</strong>versi elementi<br />

che lo caratterizzano.<br />

Stando alla <strong>di</strong>namica interna e strutturale<br />

del testo, notiamo, in primo luogo, che lo<br />

scopo a cui tende l’insieme è, da una parte<br />

delineare il graduale cammino del cieco<br />

nato verso la scoperta della vera identità<br />

<strong>di</strong> Gesù come l’unica persona in grado<br />

<strong>di</strong> dare sia la vista materiale che, soprattutto,<br />

la vista spirituale, dall’altra descrivere,<br />

nella stessa prospettiva, il cammino<br />

a ritroso percorso dai suoi avversari.<br />

In<strong>di</strong>zi significativi e qualificanti <strong>di</strong> questo<br />

duplice cammino ce li offrono gli stessi atteggiamenti<br />

assunti nei confronti <strong>di</strong> Gesù<br />

dalle persone in questione e le parole che,<br />

<strong>di</strong> volta in volta, li accompagnano.<br />

In or<strong>di</strong>ne al cieco nato, si riferisce che, in<br />

un primo momento, egli chiama Gesù<br />

“quell’uomo” (9,11), quin<strong>di</strong> “profeta”<br />

(9,17), quin<strong>di</strong> “persona pia e sottomessa<br />

al volere del Signore” (9,3 1), quin<strong>di</strong><br />

“proveniente da Dio” (9,33), quin<strong>di</strong> “Figlio<br />

dell’uomo” (9,35.38), o “Rivelatore<br />

<strong>di</strong>vino”.<br />

Altro in<strong>di</strong>zio, sempre in or<strong>di</strong>ne alla graduale<br />

scoperta <strong>di</strong> Gesù da parte del cieco nato, è<br />

la contrapposizione fra il testo del v. 25 “se<br />

(Gesù) sia un peccatore, non lo so” e il<br />

testo del v. 38 “io credo, Signore”.<br />

L’uomo che prima <strong>di</strong> colloquiare con Gesù<br />

non sa, praticamente, nulla <strong>di</strong> lui, neppure<br />

se sia o no peccatore (v. 25), una volta<br />

che ha riflettuto sul come è stato graziato<br />

da lui e lo ha sentito <strong>di</strong> persona, ne<br />

riconosce l’identità con un esplicito atto <strong>di</strong><br />

fede (v. 38) e passa così dallo stato <strong>di</strong> “non<br />

vedente” (v. 25) a quello <strong>di</strong> “vedente” in<br />

senso pieno (vv. 39.41).<br />

Per ciò che attiene invece agli in<strong>di</strong>zi segnalati<br />

dal racconto a proposito <strong>di</strong> chi fa il<br />

cammino inverso, si legge il graduale accecamento<br />

dei nemici <strong>di</strong> Gesù. Il racconto<br />

sottolinea che agli argomenti semplici,<br />

ma luci<strong>di</strong>, del cieco nato, questi non contrappongono<br />

se non certezze aprioristiche<br />

o insulti.<br />

Sanno così tutto su Gesù (vv. 24.28-29.34)<br />

e non hanno bisogno <strong>di</strong> maestri, neppure<br />

quando il miracolato, afferma con stringente<br />

<strong>di</strong>alettica: “Da che mondo è mondo,<br />

non s’è mai sentito <strong>di</strong>re che uno abbia<br />

aperto gli occhi a un cieco nato. Se<br />

costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto<br />

far nulla” (vv. 32-33).<br />

Insieme agli in<strong>di</strong>zi or ora menzionati, una<br />

valenza <strong>di</strong> notevole importanza l’acquista,<br />

a livello <strong>di</strong> messaggio, anche la metodologia<br />

seguita, rispettivamente, dal cieco nato<br />

e dai farisei.<br />

Il primo arriva alla scoperta dell’identità<br />

<strong>di</strong> Gesù adeguandosi ai fatti, ragionando<br />

su <strong>di</strong> essi, tirando le logiche conseguenze<br />

e aprendosi così all’accoglienza <strong>di</strong> tante<br />

novità finora sconosciute; i secon<strong>di</strong>, per<br />

contro, non danno alcun peso ai fatti. Anzi,<br />

finché possono, li rifiutano a spada tratta,<br />

oppure, quando capiscono <strong>di</strong> non poterne<br />

negare l’evidenza, ricorrono a motivazioni<br />

scisse completamente dalla realtà<br />

e aventi per denominatore comune l’idea<br />

che Dio quello che si era proposto <strong>di</strong> rivelare<br />

a Israele in or<strong>di</strong>ne alla salvezza lo ha<br />

EL VANGELO DI GIOVANNI • I RACCONTI DI GUARIGIONE


RACCONTI DI GUARIGIONE NEL VANGELO DI GIOVANNI •<br />

rivelato, una volta per sempre, nella Legge<br />

<strong>di</strong> Mosè.<br />

Ci si trova dunque, davanti a due tipi <strong>di</strong><br />

persone che si contrad<strong>di</strong>stinguono per il lasciarsi<br />

o il non lasciarsi istruire da Dio, per<br />

l’ascoltare o il non ascoltare la sua voce,<br />

per il voler vedere o il non voler vedere<br />

quello che lui intende trasmettere all’uomo<br />

nel modo e nel tempo da lui ritenuti più<br />

opportuni.<br />

In una parola, dall’essere o non essere <strong>di</strong>sponibili<br />

nelle mani <strong>di</strong> Dio, dall’essere o<br />

non essere umili, dall’essere o non essere<br />

consapevoli della propria situazione <strong>di</strong> creaturalità,<br />

dall’essere o non essere <strong>di</strong>sposti ad<br />

accettare le sempre incombenti novità dell’agire<br />

salvante <strong>di</strong> Dio nello scorrere delle<br />

vicende umane, dal non pretendere o<br />

pretendere d’incatenare le libere<br />

iniziative del suo<br />

amore.<br />

Di qui si capisce<br />

perché sia estremamente<br />

illuminante,<br />

al riguardo, la delucidazione<br />

offerta<br />

dallo stesso Gesù<br />

nel v. 39: “Io sono<br />

venuto nel mondo<br />

per compiere una<br />

separazione: perché<br />

coloro che non<br />

vedono vedano e<br />

coloro che vedono <strong>di</strong>ventino ciechi”.<br />

Egli, Gesù, è venuto nel mondo per separare<br />

coloro che possiedono un’ottima conoscenza<br />

della Legge, ma sono, nello stesso<br />

tempo, troppo sicuri delle proprie immutabili<br />

certezze (i vedenti), da coloro che<br />

conoscono poco la Legge, ma, avendo un<br />

cuore umile e ben <strong>di</strong>sposto nei confronti<br />

della parola <strong>di</strong> Dio, finiscono per recepirla<br />

per quello che è, anche se nuova, imprevista<br />

o, ad<strong>di</strong>rittura, scioccante agli occhi delle<br />

guide religiose d’Israele (i non vedenti).<br />

Chiaramente, la sua simpatia va ai membri<br />

del secondo gruppo <strong>di</strong> persone, cioè ai<br />

non vedenti, cui appartiene pure il cieco<br />

nato. E il motivo è comprensibile dopo<br />

quanto abbiamo appena osservato.<br />

Attraverso la loro piccolezza spirituale, essi<br />

mostrano <strong>di</strong> avere tutte le carte in regola<br />

per lasciarsi illuminare dalla luce che<br />

emana da Gesù e per giungere così alla fede.<br />

I cosiddetti vedenti, ed è il caso dei farisei<br />

del nostro racconto, si trovano invece<br />

nell’impossibilità, data la loro tracotanza<br />

<strong>di</strong> dotti saputi e insindacabili, <strong>di</strong> accogliere<br />

la parola rivelata e sono quin<strong>di</strong> destinati<br />

a rimanere, <strong>di</strong> fronte ad essa, ciechi per<br />

sempre (vv. 39-4 1).<br />

L’ultima annotazione sul messaggio del<br />

racconto ce la suggerisce il <strong>di</strong>verso modo<br />

d’incontrare il cieco nato da parte dei farisei<br />

e da parte <strong>di</strong> Gesù.<br />

Scorrendo il testo, non ci vuole molto per<br />

accorgersi <strong>di</strong> quanto i farisei siano insensibili,<br />

fred<strong>di</strong>, senza cuore e, persino, cattivi<br />

davanti al cieco miracolato.<br />

Non per niente, invece <strong>di</strong> godere<br />

con lui dell’avvenuta<br />

guarigione, lo<br />

considerano solo<br />

materia da<br />

usare in vista<br />

dei propri interessi<br />

religiosi<br />

e culturali.<br />

E come se ciò non<br />

bastasse, sono pure<br />

dell’opinione che<br />

l’unica cosa importante<br />

nella vita è dominare<br />

sugli altri. Dominare a qualsiasi costo<br />

e con qualsiasi mezzo, compresi l’insulto<br />

e la scomunica (vv. 28.34).<br />

Gesù invece si prende cura della situazione<br />

del cieco nato (vv. 6-7), è solidale con lui<br />

(v. 35), gli mette a <strong>di</strong>sposizione la sua propria<br />

umanità fatta <strong>di</strong> materia e <strong>di</strong> gesti (vv.<br />

6-7), s’impegna per recuperarlo anche spiritualmente<br />

(vv. 37-39) e lo conforta invitandolo<br />

non solo a ripu<strong>di</strong>are il principio secondo<br />

il quale le infermità fisiche denoterebbero<br />

la presenza <strong>di</strong> determinate colpe in<br />

chi le contrae, ma a prepararsi anche al grande<br />

miracolo che tra poco compirà, in nome<br />

del Padre, per liberarlo da ciò che egli giu<strong>di</strong>ca,<br />

appunto, inevitabile conseguenza del<br />

peccato (vv. 2-3).<br />

Virgilio Pasquetto<br />

NEL VANGELO DI GIOVANNI • I RACCONTI DI GUARIGIONE N<br />

I RACCONTI DI GUARIGIONE NEL VANGELO DI GIOVANNI • I RACCONTI DI GUARIGIONE •


Era nata l’8 settembre 1916 ad Itri (Latina),<br />

Luigina Sinapi era il suo nome. Trascorse<br />

fanciullezza e adolescenza nella sua famiglia<br />

agiata, ricevendo, soprattutto dalla<br />

mamma, un’ottima educazione cristiana,<br />

frequentando elementari e ginnasio con serietà<br />

e intuendo già la singolare missione<br />

che l’aspettava. Ella stessa confiderà <strong>di</strong> aver<br />

offerto a Gesù il voto <strong>di</strong> verginità a cinque<br />

anni! A sette, l’aveva ricevuto nella 1 a Comunione<br />

ed era stato l’inizio <strong>di</strong> un amore<br />

incandescente per Lui.<br />

La Messa, Sacrificio <strong>di</strong> Gesù, con la Comunione<br />

quoti<strong>di</strong>ana, il colloquio prolungato davanti<br />

al Tabernacolo, <strong>di</strong>ventarono la sua vita.<br />

Insieme nutriva un’affezione intensissima<br />

alla Madonna, pregata ogni giorno con il<br />

Rosario e contemplata nella sua partecipazione<br />

dolorosa alla Passione del Figlio Crocifisso.<br />

In Maria Santissima aveva una fiducia<br />

illimitata così da strapparle dei miracoli.<br />

Nel novembre 1931, il primo gran<strong>di</strong>ssimo<br />

dolore: la morte della sua mamma a soli 44<br />

anni. Era l’inizio della sua «via Crucis».<br />

«Vuoi essere vittima?»<br />

Se<strong>di</strong>cenne, Luigina entra tra le Figlie <strong>di</strong> San<br />

Paolo per consacrarsi a Dio e ha come <strong>di</strong>rettore<br />

spirituale don Timoteo Giaccardo (oggi<br />

beato). Ma per la salute delicata, intuisce<br />

che quello non è il suo posto. Don Giaccardo<br />

le domanda: «Per amore <strong>di</strong> Gesù, vuoi<br />

offrirti vittima per la salvezza delle anime?»<br />

Luigina risponde sì. Don Giaccardo conclude:<br />

«Va’ figliola, la tua vocazione è altrove».<br />

Malata <strong>di</strong> tumore, rimane a letto per<br />

due anni nella sua casa <strong>di</strong> Itri, pregando e<br />

offrendo, occupandosi dei suoi fratelli più<br />

piccoli cui fa da mamma. Il 15 agosto 1935,<br />

solennità dell’Assunzione <strong>di</strong> Maria, il parroco<br />

le amministra l’olio santo, perché ormai<br />

è alla fine. Ma Luigina vede Gesù e la<br />

Madonna che la interrogano: «Vuoi venire<br />

subito con noi in Para<strong>di</strong>so o rimanere sulla<br />

terra e offrirti vittima ancora per la Chiesa<br />

e per i sacerdoti?». In un istante, Luigina<br />

vede i pericoli dell’apostasia, le defezioni<br />

che sarebbero venute negli anni futuri, e<br />

accetta la seconda proposta, offrendosi ancora<br />

vittima a Dio. Gesù allora le <strong>di</strong>ce: «Soffrirai<br />

molto e morirai sola come me. Sarai<br />

– come <strong>di</strong>ce il tuo nome – il granello <strong>di</strong> se-<br />

Ai pie<strong>di</strong><br />

del Crocifisso<br />

a venticinque anni dalla<br />

morte <strong>di</strong> Luigina Sinapi<br />

nape a <strong>Roma</strong>. Vivrai lo straor<strong>di</strong>nario nell’or<strong>di</strong>nario.<br />

Ti lascerò mia Madre: ella ti<br />

guiderà e ti conforterà non temere!».<br />

In quell’istante Luigina è guarita: non ha<br />

ancora vent’anni. Per evitare ogni scalpore,<br />

suo padre la manda alla Garbatella presso<br />

gli zii. Trova lavoro presso una buona famiglia<br />

e inizia il suo singolare apostolato.<br />

Il colloquio con il Cielo, con Gesù e con la<br />

Madonna, con i santi, si fa più intenso: vede<br />

l’Invisibile e porta a compimento «cose<br />

impossibili» agli uomini.<br />

Dal 1936 al ‘40, si occupa con un buon impiego<br />

all’Istituto <strong>di</strong> Statistica. Si de<strong>di</strong>ca all’adorazione<br />

eucaristica, all’apostolato straor<strong>di</strong>nario<br />

come quando Gesù la manda «in bilocazione»<br />

a portare soccorso ai Vescovi e ai<br />

preti perseguitati nell’Est europeo e in Russia.<br />

Nel medesimo tempo non le mancano<br />

mai sofferenze e <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Con Pio XII e Padre Pio<br />

Una mattina d’aprile 1937, Luigina si trova<br />

presso l’Abbazia delle Tre Fontane e si inoltra<br />

tra gli alberi secolari fino a una grotta...<br />

All’improvviso vede la Madonna che le confida:<br />

«Tra <strong>di</strong>eci anni tornerò in questo luogo.<br />

Mi servirò <strong>di</strong> un uomo che oggi perseguita<br />

la Chiesa. Ora va in piazza S. Pietro,<br />

troverai una signora vestita così... e le chiederai<br />

<strong>di</strong> condurti da suo fratello Car<strong>di</strong>nale:<br />

porterai a lui il mio messaggio. Da questo<br />

8


luogo stabilirò a <strong>Roma</strong> il trono della mia<br />

gloria. Dirai al Car<strong>di</strong>nale che presto sarà<br />

lui il nuovo Papa». Luigina va a San Pietro<br />

dove incontra la marchesa Pacelli, che le ottiene<br />

subito <strong>di</strong> parlare con il fratello Card.<br />

Eugenio Pacelli, Segretario <strong>di</strong> Stato. Il quale<br />

crede a quella ragazza <strong>di</strong> 21 anni. Quando<br />

il 12 aprile 1947, sabato in albis, la Madonna<br />

apparirà a Bruno Cornacchiola, convertendolo<br />

e Bruno <strong>di</strong>rà tutto al Papa, Pio XII<br />

sarà già al corrente <strong>di</strong> tutto. La Madonna viene<br />

spesso a illuminarla con i suoi messaggi:<br />

«A tutte le famiglie dove si <strong>di</strong>rà la mia invocazione<br />

“Maria, salvaci”, stenderò la mia<br />

mano e stringerò i singoli membri al mio<br />

Cuore e li farò camminare con letizia anche<br />

nelle tribolazioni». «Ti voglio mia lucerna<br />

nella notte. Per mettere in fuga tante tenebre<br />

che il demonio semina in questi tempi,<br />

specialmente contro la Chiesa; sii lucerna<br />

per il Papa, per i traviamenti dei consacrati,<br />

per le insi<strong>di</strong>e alla gioventù che vengono<br />

dalla stampa, dagli spettacoli, dalle<br />

sette segrete e dai partiti de<strong>di</strong>ti a togliere la<br />

purezza ai cristiani». «Comunica queste parole<br />

ai sacerdoti affinché ne facciano tesoro».<br />

Vista realizzata la profezia che riguardava<br />

la sua elezione al Papato, Pio XII stima<br />

sempre <strong>di</strong> più Luigina. All’avvicinarsi dell’Anno<br />

Santo 1950, il Papa pensa alla definizione<br />

dogmatica dell’Assunzione <strong>di</strong> Maria,<br />

ma vuole un segno dal Cielo. Luigina, a<br />

nome della Madonna, gli <strong>di</strong>ce: «Padre Santo,<br />

proceda tranquillo. Mamma Maria è in<br />

Para<strong>di</strong>so anche con il suo corpo».<br />

L’unione spirituale con Padre Pio era già intensa<br />

da anni. Nel frattempo, Luigina ha trovato<br />

lavoro come cassiera in un negozio, poi<br />

si impiega alle poste, infine come collaboratrice<br />

del prof. Enrico Me<strong>di</strong>, un altro Servo <strong>di</strong><br />

Dio sui suoi passi. La sua salute <strong>di</strong>venta sempre<br />

più fragile e il Santo Padre Pio XII le concede<br />

<strong>di</strong> avere una piccola cappella presso il<br />

suo appartamento, dove ogni giorno un sacerdote<br />

celebra la Santa Messa e si raduna<br />

una piccola comunità. Lì, davanti al SS. Sacramento,<br />

vive sino all’ultimo la sua impetrazione<br />

presso Dio.<br />

Nel 1954, Pio XII, rivolgendosi ai malati, afferma:<br />

«Ci sono anime che hanno persino<br />

positivamente cercato la sofferenza. Di una,<br />

ed era Luigina Sinapi, in particolare u<strong>di</strong>mmo<br />

un giorno la storia... Vive ancora e arde<br />

e si consuma come una lampada viva davanti<br />

al Trono della Giustizia e dell’Amore<br />

<strong>di</strong> Dio». Di fatto, Luigina Sinapi si trova a<br />

avere due guide eccezionali: Pio XII e Padre<br />

Pio (oggi «santo»), due giganti nella Chiesa<br />

<strong>di</strong> tutti i tempi. Dopo la morte <strong>di</strong> Pio XII, gli<br />

incontri con Padre Pio si intensificano: ella<br />

vuole essere vittima con Gesù come il Padre,<br />

perché «soffrire e offrire con il Crocifisso»<br />

è ormai la sua vita.<br />

«Tu ar<strong>di</strong> e io incen<strong>di</strong>o»<br />

I suoi dolori, soprattutto al venerdì sono atroci,<br />

ma ella vuole che tutto resti segreto alle<br />

numerose persone che vengono a farle visita<br />

e che ella accoglie, pregando per loro la<br />

Madonna, donando luce, coraggio e senso<br />

cristiano della vita. Non le manca mai la Croce<br />

ed ella ripete con san Paolo: «Non so altro<br />

che Cristo Crocifisso. Non c'è grazia più<br />

grande che essere associati alla Passione <strong>di</strong><br />

Gesù». Scrive nel suo <strong>di</strong>ario: «Da anni, non<br />

ricordo cinque minuti <strong>di</strong> sollievo. Nello stesso<br />

tempo torna la sete <strong>di</strong> anime e con essa<br />

la sete <strong>di</strong> patire e <strong>di</strong> offrire. Le anime costano<br />

il Sangue <strong>di</strong> Gesù e ho la pena <strong>di</strong> far<br />

poco per loro».<br />

Vengono tempi oscuri. Luigina ne è consapevole.<br />

Confida: «Dopo il Concilio, la Chiesa<br />

dovrà superare molte <strong>di</strong>fficoltà... Ma alla<br />

fine, essa ne uscirà rinvigorita». Per suggerimento<br />

della Madonna, scrive: «Tempo<br />

verrà in cui menti corrotte dall’orgoglio <strong>di</strong><br />

scoprire, contesteranno il Vangelo, perché<br />

Gesù non ha scritto. Ma gli Apostoli, infiammati<br />

dal Fuoco <strong>di</strong>vino, lo hanno scritto<br />

con il sangue. Quel Fuoco si sta spegnendo.<br />

La Chiesa ha bisogno <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong><br />

questo Fuoco». La Madonna <strong>di</strong>ce a Luigina:<br />

«Coraggio, non temere! Tu ar<strong>di</strong> e io incen<strong>di</strong>o!».<br />

A chi le chiedeva: «Ma quando finirà<br />

la tua sofferenza?», Luigina sorridente<br />

rispondeva: «Facciamoci santi. Io aspetto,<br />

io aspetto...».<br />

L’attesa, per lei, finì, il 17 aprile 1978, quando<br />

ella andò incontro allo Sposo, con la certezza<br />

del «suo» Papa Pio XII, che il 19 marzo<br />

1958, aveva profetizzato: «Dopo un crudo<br />

inverno, la più bella primavera».<br />

Paolo Risso<br />

9


Cracovia, Miniera del sale.<br />

è<br />

Pellegrini in Polonia<br />

sulle orme del Papa Giovanni Paolo II<br />

10<br />

<strong>di</strong>fficile esprimere le emozioni e i sentimenti<br />

provati in un pellegrinaggio come quello che<br />

abbiamo vissuto dal 30 aprile al 5 maggio in<br />

Polonia, come operatori sanitari. Certamente<br />

è sempre soggettivo ciò che uno prova <strong>di</strong> fronte<br />

all’immagine della Madonna Nera <strong>di</strong> Czestochowa,<br />

o l’orrore, lo stupore, lo sgomento<br />

provato nel campo <strong>di</strong> concentramento <strong>di</strong> Auswiz,<br />

dove si vede a quale punto può giungere<br />

la malvagità dell’uomo nei confronti <strong>di</strong> altri<br />

esseri umani. Le parole non bastano per <strong>di</strong>re<br />

gli orrori perpetrati in quei campi <strong>di</strong> concentramento<br />

contro persone inermi, donne e<br />

bambini, che avevano l’unico torto <strong>di</strong> appartenere<br />

ad un popolo <strong>di</strong>verso da quello degli<br />

aguzzini.<br />

Per fortuna accanto a questi segni <strong>di</strong> morte c’erano<br />

anche segni <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> speranza, come<br />

quello vissuto da padre Massimiliano Maria<br />

Kolbe, frate che ha dato la sua vita per un altro<br />

e ha consolato nella cella della fame i suoi compagni<br />

<strong>di</strong> sventura fino alla morte serena.<br />

La visita al paese e alla casa natale del grande<br />

Papa Giovanni Paolo II è stato come tuffarci<br />

nella vita del nostro amato Vescovo, che per 27<br />

anni ha guidato la <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> e la chiesa<br />

universale.<br />

La sua opera , il ministero sacederdotale ed episcopale<br />

a Cracovia, l’abbiamo percepito quasi<br />

come una preparazione al grande compito che<br />

Dio gli avrebbe affidato e cioè <strong>di</strong> guidare tutta<br />

la chiesa verso il terzo millennio.<br />

Certamente la forza e la convinzione con cui il<br />

popolo polacco ha vissuto le tristi vicende nazionali<br />

nella fede cristiana e l’appartenenza alla<br />

chiesa cattolica ha segnato la vita del giovane<br />

Wojtila. Ma sicuramente poi ci ha messo del<br />

suo, sia come temperamento e formazione umana,<br />

sia soprattutto come preparazione al sacerdozio<br />

e cammino <strong>di</strong> fede.<br />

La compattezza del gruppo dei pellegrini ci ha<br />

aiutati a vivere dei bei momenti <strong>di</strong> amicizia e<br />

<strong>di</strong> celebrazioni liturgiche sia al Santuario della<br />

Divina Misericor<strong>di</strong>a, sia alla “città dell’Immacolata”<br />

fondata da padre Kolbe per la promozione<br />

della buona stampa, al servizio dell’evangelizzazione.<br />

La visita alla miniera del sale, capolavoro dell’opera<br />

umana, oltre che della natura, ci ha immersi<br />

in una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> sogno. Ci ha stupiti<br />

e piacevolmente meravigliati il lavoro e l’opera<br />

<strong>di</strong> ingegno dell’uomo che ha scolpito statue,<br />

bassorilievi e altro nel sale.<br />

La bellissima città <strong>di</strong> Cracovia, ricca <strong>di</strong> palazzi<br />

antichi, monumenti, chiese, il castello del<br />

Wavel con la stupenda cattedrale, e la piazza,<br />

è stata come la scoperta <strong>di</strong> un tesoro che inaspettatamente<br />

si presenta con il suo splendore<br />

e le sue ricchezze <strong>di</strong> gioia.<br />

La visita a Varsavia, città totalmente <strong>di</strong>strutta<br />

dai nazisti e interamente ricostruita, in parte con<br />

lo stile antico, ha suggellato il nostro pellegrinaggio.<br />

Prima <strong>di</strong> partire però ci siamo recati alla chiesa<br />

<strong>di</strong> padre Popieluszko, dove è sepolto, sacerdote<br />

martire del comunismo, cappellano <strong>di</strong> Solidarnosc,<br />

grande organizzatore <strong>di</strong> attività caritative.<br />

Aiutava la gente perseguitata, partecipando<br />

ai processi degli arrestati per opposizione<br />

al regime.<br />

Il 30 ottobre 1984 fu ritrovato morto nel fiume<br />

Vistola. È in corso la causa <strong>di</strong> beatificazione.<br />

È stato un bel pellegrinaggio, pieno <strong>di</strong> spiritualità,<br />

<strong>di</strong> arte e cultura, <strong>di</strong> amicizia, ma soprattutto<br />

<strong>di</strong> testimonianza <strong>di</strong> fede vissuta dai<br />

personaggi che abbiamo incontrati nei luoghi<br />

della memoria.<br />

Un pellegrino


Signore, una parte <strong>di</strong> noi sta per concludere il<br />

percorso <strong>di</strong> preparazione a questa arte<br />

che è la professione infermieristica; speriamo<br />

<strong>di</strong> riuscire a rendere sempre più meravigliosa,<br />

ogni giorno dalla nostra professione.<br />

Sappiamo che sei abituato a vederci<br />

venire da te soprattutto quando abbiamo bisogno<br />

<strong>di</strong> chiederti qualcosa o <strong>di</strong> conforto, ma<br />

oggi vogliamo ritagliarci questo piccolo spazio<br />

per fare una cosa che ci farebbe bene fare<br />

più spesso: <strong>di</strong>rti GRAZIE.<br />

Grazie <strong>di</strong> aver messo in noi questo piccolo<br />

seme <strong>di</strong> desiderio per l’assistenza verso chi<br />

ha più bisogno; grazie per avercelo fatto vedere<br />

e per averci dato il coraggio e la forza<br />

per iniziare e portare a termine questa preparazione,<br />

che sappiamo però non dovrà finire;<br />

grazie per le esperienze fatte, per le persone<br />

incontrate che ci hanno dato sempre un<br />

arricchimento in più e a volte anche se negative<br />

ci hanno comunque insegnato ciò che<br />

non dobbiamo <strong>di</strong>ventare; grazie <strong>di</strong> tutti i nostri<br />

formatori che hanno messo a nostra <strong>di</strong>sposizione<br />

il loro sapere, la loro esperienza,<br />

le loro capacità e ci hanno accompagnato passo<br />

dopo passo verso questo primo traguardo,<br />

non sempre rendendoci le cose facili, ma anche<br />

questo ci renderà più forti per affrontare<br />

le <strong>di</strong>fficoltà future; grazie per le nostre famiglie<br />

che ci hanno sostenuto praticamente<br />

e moralmente e spesso sopportato per i ritmi<br />

intensi che questo periodo ha comportato. Infine<br />

grazie per quello che verrà, per la forza<br />

che ci darai nel sostenere le sofferenze <strong>di</strong> chi<br />

metterai sulla nostra strada. E per questo vogliamo<br />

donarti quello che forse è più prezioso<br />

per ogni artista: le nostre mani.<br />

Ti preghiamo <strong>di</strong> renderle uno strumento <strong>di</strong><br />

vita e <strong>di</strong> amore, <strong>di</strong> prenderci Tu per mano<br />

quando da soli non ce la faremo. Ti preghiamo<br />

<strong>di</strong> riempire le nostre menti <strong>di</strong> sapere, <strong>di</strong><br />

rendere le nostre mani capaci <strong>di</strong> fare, i nostri<br />

cuori <strong>di</strong> saper essere.<br />

Ren<strong>di</strong>ci Signore dei gran<strong>di</strong> artisti in questa<br />

che come <strong>di</strong>sse Florence Nightingale “è la<br />

più bella delle belle arti”.<br />

S<br />

o<br />

ignore oggi siamo qui per celebrare la parte<br />

più importante della tua storia <strong>di</strong> salvezza;<br />

storia che ha avuto inizio dai tempi<br />

e che continua ancora oggi.Questo libro, la<br />

AL TERMINE<br />

DEL TRIENNIO<br />

GLI ALUNNI<br />

DELLA SCUOLA INFERMIERI<br />

DEL S. CAMILLO<br />

Bibbia, ci rivela te, il tuo amore infinito, e le<br />

storie <strong>di</strong> tanti uomini che hanno voluto seguirti,<br />

ognuno a suo modo. Oggi noi vogliamo<br />

donarti un libro, il nostro libro della vita.<br />

Un libro che raccoglie nelle sue pagine tratti<br />

<strong>di</strong> strada <strong>di</strong> tanti altri libri, uno per ognuno<br />

<strong>di</strong> noi. Qui, in questa piccola parte <strong>di</strong> storia<br />

della nostra vita, si sono incrociati i nostri<br />

percorsi che hanno un importante traguardo<br />

in comune. In queste pagine sono racchiusi<br />

i nostri sogni, le nostre speranze, le<br />

nostre piccole e gran<strong>di</strong> conquiste e sconfitte<br />

che ci hanno rafforzato e fatto crescere, i nostri<br />

timori per il futuro, per le responsabilità<br />

ma anche la nostra voglia <strong>di</strong> iniziare, <strong>di</strong> impegnarsi,<br />

<strong>di</strong> migliorare le cose, <strong>di</strong> donarci.<br />

Sono ritratti momenti vissuti insieme, <strong>di</strong><br />

gioia, <strong>di</strong> fatica, <strong>di</strong> preghiere e <strong>di</strong> canti che ci<br />

hanno sostenuto, dato un po’ <strong>di</strong> entusiasmo<br />

e fatto sentire che non siamo mai soli. Ci sono<br />

anche pagine <strong>di</strong> chi questo percorso lo ha<br />

già fatto e ha messo a nostra <strong>di</strong>sposizione la<br />

sua esperienza e la sua passione per accompagnarci<br />

ed aiutarci a <strong>di</strong>ventare migliori. Non<br />

sappiamo cosa ci aspetterà, e ci sono tante<br />

pagine bianche da scrivere. Ma ti affi<strong>di</strong>amo<br />

tutto questo affinché tu, che ci hai insegnato<br />

che è donando che si riceve, che, come il seme,<br />

è morendo che si rinasce, lo accolga e lo<br />

trasformi in vita vera come il pane e il vino<br />

che trasformi in te per donarti a noi”.<br />

Studenti del III anno<br />

Corso <strong>di</strong> Laurea – Ospedale S. Camillo<br />

11


FUORI<br />

oco più <strong>di</strong> un anno fa qualsiasi me<strong>di</strong>co<br />

la dava per spacciata. Era già praticamente<br />

morta, Federica, aggre<strong>di</strong>ta da<br />

due tumori subdoli e cattivi, cresciuti<br />

in posizione per cui prima era impossibile<br />

vederli, poi, quando la Tac li aveva ormai stanati,<br />

nessuno si arrischiava a toglierli. Uno,<br />

la metastasi, era nascosto <strong>di</strong>etro a un linfonodo<br />

nel collo, un bozzettino da nulla,<br />

scambiato a lungo per un mal <strong>di</strong> denti e curato<br />

ad antibiotici. L’altro, il tumore primario,<br />

si era annidato <strong>di</strong>etro il naso, e lì cresceva,<br />

spingeva nella testa, sembrava volerla<br />

spaccare tanto erano i dolori. Il tutto, infine,<br />

complicato da una gravissima miocar<strong>di</strong>te, infiammazione<br />

al cuore che molto <strong>di</strong> rado è<br />

conseguenza delle cure chemioterapiche, e<br />

che la stava per uccidere. «Molto <strong>di</strong> rado, sì<br />

– ride Federica – ma a me è capitato. Si vede<br />

che non bastava tutto quello che mi era<br />

cascato addosso». La incontriamo alla stazione<br />

Termini, dov’è arrivata insieme ai genitori<br />

dal paese <strong>di</strong> Santa Lucia, vicino a Mentana,<br />

non lontano da <strong>Roma</strong>. Un incontro fissato<br />

per raccontare la sua storia alla vigilia<br />

della Giornata per la Vita. Ed è proprio la forza<br />

vitale che colpisce in Federica, 25 anni,<br />

bella, visibilmente felice come <strong>di</strong> rado lo si<br />

può <strong>di</strong>re della gente che si incontra. È un vulcano<br />

in eruzione, perché «io in quella stanza<br />

<strong>di</strong> ospedale ho improvvisamente scoperto<br />

la gioia e ora la voglio raccontare a<br />

più persone possibile, a chi non sa quanto<br />

è bello affidarsi al Signore, quanto è fantastico<br />

esserci, a questo mondo ... ». Non<br />

resta che lasciarla parlare e provare a capire.<br />

Parla <strong>di</strong> «miracolo», in senso lato, o forse<br />

non solo, però qui il miracolo assoluto è la<br />

forza <strong>di</strong> una conversione che sarà pure passata<br />

attraverso l’esperienza del dolore, ma<br />

ora sprizza gioia incontenibile. Parla Federica,<br />

incurante degli sguar<strong>di</strong> che talvolta si<br />

appoggiano sul suo fisico <strong>di</strong> ragazza che <strong>di</strong><br />

mestiere fa l’estetista e che nemmeno adesso<br />

rinuncia a un trucco sapiente e a due mani<br />

affusolate dalle unghie curatissime. Accanto<br />

a lei mamma Lucia, 43 anni, casalinga, tutta<br />

mitezza e, pazienza, e papà Franco, 49, im-<br />

DA COMA<br />

E CANCRO<br />

12<br />

Vent’anni<br />

e due tumori.<br />

Al risveglio ha<br />

scoperto la fede<br />

piegato, gran<strong>di</strong> baffi e amore incontenibile<br />

per questa loro unica figlia, rivivono ogni i-<br />

stante <strong>di</strong> quel lungo calvario. Lui scoppia a<br />

piangere, spesso, ma intanto sorride. Lei tace<br />

e ascolta. «Per otto mesi – comincia Federica<br />

– dal gennaio all’agosto 2005, quel<br />

bozzetto nel collo sembrava innocuo, anche<br />

l’esame dell’ago aspirato non rilevava<br />

la metastasi nascosta <strong>di</strong>etro. A settembre<br />

al Bambin Gesù me lo tolsero, ma i dolori<br />

aumentavano, atroci, mi prendevano<br />

tutta la faccia, fin dentro il cervello, non<br />

potevo più nemmeno aprire la bocca. I me<strong>di</strong>ci<br />

non se lo spiegavano. Era il tumore<br />

che da <strong>di</strong>etro spingeva». È adesso che la<br />

Tac rileva quel cancro, non operabile, così<br />

Federica entra in un altro ospedale e inizia i<br />

cicli <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>o e chemioterapia: «Per non bucarmi<br />

<strong>di</strong> continuo – racconta – mi<br />

misero all’ascella un catetere endovenoso,<br />

con una macchinetta che<br />

mi portavo sempre <strong>di</strong>etro. Intanto<br />

però i dolori erano ormai da impazzire<br />

ma io, resistevo perché i<br />

me<strong>di</strong>ci mi assicuravano che era<br />

normale, che era colpa delle cellule<br />

tumorali che reagivano alla chemio.<br />

In più mi <strong>di</strong>cevo, possibile che<br />

i vecchietti ce la fanno, e io che sono<br />

giovane mi lamento? Così stringevo<br />

i denti». Ma il 28 settembre Federica<br />

non si alza più da terra, ormai<br />

non può più stare né seduta né a letto,<br />

solo sul pavimento si illude <strong>di</strong> trovare<br />

un po’ requie ai tormenti. E dal<br />

dolore nasce il primo sintomo <strong>di</strong> rinascita<br />

quando improvvisamente, chissà perché,<br />

la ragazza si rivolge a sua madre Lucia:<br />

«Sono rimasta stupefatta – <strong>di</strong>ce la donna<br />

–. Per la prima volta nella vita mi ha chiesto<br />

<strong>di</strong> pregare insieme, voleva <strong>di</strong>cessimo il<br />

Padre Nostro». Una preghiera che non conosceva<br />

bene, «nella nostra famiglia non si<br />

era mai pregato, anzi, io non ero nemmeno<br />

battezzata – riprende Federica –. Ne sapevo<br />

solo qualche strofa perché lo avevo<br />

magari sentito ai matrimoni, o ai funerali<br />

... ». Chi invece in famiglia aveva sempre


Sappiate riascoltare nel silenzio<br />

della preghiera, la risposta <strong>di</strong> Gesù<br />

«Venite e vedrete»<br />

Giovanni Paolo II<br />

pregato, «senza mai saltare un giorno in vita<br />

mia» era papà Franco, che ora si prende<br />

la sua rivincita: «Mi sfottevano in casa, mi<br />

chiamavano il frate, perché <strong>di</strong> nascosto mi<br />

inginocchiavo in sala quando sapevo <strong>di</strong> essere<br />

solo e pregavo». Siamo al 28 sera, Federica<br />

brucia, letteralmente, le bagnano il petto<br />

con pezze fresche. Il giorno dopo <strong>di</strong> nuovo<br />

una seduta <strong>di</strong> chemio, ce la portano a peso<br />

morto. Ma quando i me<strong>di</strong>ci le <strong>di</strong>cono ancora<br />

<strong>di</strong> stringere i denti, che è «tutto normale»,<br />

stavolta la madre si rifiuta: «Per fortuna<br />

l’ho fatta ricoverare al Gemelli, dove<br />

le hanno detto “tu stai bene, sei qui come<br />

ospite”, ma l’hanno pure coperta <strong>di</strong> attenzioni».<br />

I ricor<strong>di</strong> successivi si fanno convulsi:<br />

la mattina dopo, 30 settembre, Federica<br />

non ci vede più, la pressione è 30 <strong>di</strong> minima,<br />

50 <strong>di</strong> massima. Miocar<strong>di</strong>te. Praticamente<br />

è già morta, ma si accorge <strong>di</strong> tutto:<br />

«Rivedo una decina <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci che si affannano<br />

su <strong>di</strong> me, l’infermiera Sara<br />

che piange e mi carezza <strong>di</strong>cendomi<br />

“micetta, non ci lasciare”. Io<br />

li guardavo e pensavo: se non ce la<br />

fanno loro... Finché <strong>di</strong> colpo, mentre<br />

i dolori erano ormai qualcosa<br />

<strong>di</strong> umanamente insopportabile, ho<br />

sentito un grido dentro me: Dio<br />

mio, portami via». Stride il contrasto<br />

tra le parole, da togliere il fiato,<br />

e gli occhi <strong>di</strong> Federica, ridenti e ancora<br />

stupiti. «In quel momento ho<br />

visto un’immagine <strong>di</strong> Cristo sulla croce,<br />

ma era un uomo vero, <strong>di</strong> carne, non un<br />

quadro. Poi un mantello mi ha avvolta. Di<br />

colpo una pace stupenda, uno stato <strong>di</strong> benessere<br />

che io non posso provare a descrivere,<br />

una serenità para<strong>di</strong>siaca. Nello<br />

stesso istante il dolore è cessato e non è tornato<br />

mai più». I me<strong>di</strong>ci intanto pensavano<br />

a un infarto, non capivano, solo una cosa era<br />

certa: Federica stava morendo. Il primario<br />

Rebuzzi uscì in corridoio ad avvertire la madre.<br />

Poi il coma. «Eppure “vedevo” tutto,<br />

anche il mio fidanzato Fabio che piangeva<br />

e io, che mi sentivo benissimo, non capivo<br />

perché lo facesse. Guardavo il mio<br />

corpo sul letto e non ci volevo rientrare».<br />

La seconda vita <strong>di</strong> Federica inizia ora, dopo<br />

pochi giorni a metà tra coma e rianimazione.<br />

Ora è un’altra persona, che prima non esisteva.<br />

«Non era solo che non avevo più dolori<br />

– precisa –, era che adesso sapevo. Appena<br />

mi sono svegliata ho iniziato a fare<br />

una testa così a tutti i malati su quanto sia<br />

importante l’amore, la famiglia, la fiducia<br />

in Dio. I me<strong>di</strong>ci erano stupefatti, ma credevano<br />

che io fossi credente già da prima».<br />

«Mi chiedevano da dove arrivasse a mia<br />

figlia quella luce negli occhi – aggiunge Lucia<br />

– ma io non sapevo cosa <strong>di</strong>re». È Franco<br />

a tirare fuori dalla tasca un foglio piegato<br />

con cura, lo apre come fosse una reliquia:<br />

“Sono tornata per voi” c’è scritto tra il resto,<br />

le prime parole tracciate da Federica<br />

quando ancora non riusciva a parlare. «Si,<br />

perché da allora ho capito che, il mio vero<br />

sogno era la famiglia. Io che avevo chiesto<br />

a Dio <strong>di</strong> portarmi via, ora assaporo ogni<br />

istante della vita e non mi fa più paura<br />

niente: malattia, morte e dolore li incontrerò<br />

ancora, è ovvio, ma adesso che ho la<br />

fede che cosa posso più temere? Quando<br />

sai che c’è Dio, ve<strong>di</strong> tutto con occhi <strong>di</strong>versi<br />

...». Di recente Federica ha voluto ricevere<br />

nello stesso giorno battesimo, comunione<br />

e cresima. Il padrino? «Il marito <strong>di</strong> una<br />

paziente in ospedale: ho coinvolto proprio<br />

tutti», ride. La miocar<strong>di</strong>te è guarita. Ma il<br />

tumore non operabile? «Cinque mesi fa gli<br />

esami non ne hanno più trovato traccia,<br />

sparito! Ed era grande come un mandarino».<br />

A guarirla è stata la me<strong>di</strong>cina, ma a<br />

farle vedere il mondo «per la prima volta,<br />

come un bambino che nasce» è stata la fede:<br />

«Ora accetto ciò che Dio mi manda e<br />

mi affido con gioia. Pensare che prima vivevo<br />

giusto perché ero nata... La vita mi<br />

era in <strong>di</strong>fferente». Il più spaventato – in tutta<br />

la vicenda – è Fabio, il giovane fidanzato,<br />

che si era innamorato <strong>di</strong> una Federica e <strong>di</strong><br />

colpo se ne trova un’altra, «ma adesso anche<br />

lui ha scoperto la fede. E a maggio ci<br />

sposiamo».<br />

Lucia Bellaspiga<br />

13


Me<strong>di</strong>co-paziente<br />

un rapporto <strong>di</strong> fiducia.<br />

ATTUALITÀ DEL TEMA<br />

Diviene sempre più attuale la tematica collegata<br />

al binomio “curare e prendersi cura”.<br />

Si tratta d’una espressione che in sostanza<br />

vuol <strong>di</strong>re che non è sufficiente curare<br />

la malattia, bisogna arrivare a occuparsi<br />

della persona inferma, della pluralità dei<br />

suoi bisogni che magari la malattia ha fatto<br />

esplodere in maniera caotica.<br />

Ché se poi ci si addentra in un’analisi attenta<br />

della formula, se ne vedono i numerosi risvolti,<br />

e ci si rende conto <strong>di</strong> quanti problemi<br />

complessi nasconda. A voler occuparsene<br />

in maniera esaustiva, occorrerebbe <strong>di</strong>scorrere<br />

delle attese del malato e della sua<br />

famiglia, <strong>di</strong> che cosa s’intenda per “stare in<br />

buona o in cattiva salute”, <strong>di</strong> cosa significhi<br />

la guarigione o la cronicità d’una malattia,<br />

<strong>di</strong> che cosa ci si aspetti dal me<strong>di</strong>co e dalla<br />

struttura sanitaria e <strong>di</strong> quale tipo <strong>di</strong> formazione<br />

si richieda al me<strong>di</strong>co o all’infermiere,<br />

e alle altre professioni sanitarie.<br />

E l’elenco potrebbe continuare. Prima o poi<br />

approderebbe anche alla questione antropologica,<br />

alla questione cioè dell’identità del soggetto<br />

umano e delle alterazioni che una seria<br />

infermità comporta. Si verrebbe necessariamente<br />

alla bioetica e alle sue implicanze sociali<br />

e politiche. Porterebbe insomma a riflettere<br />

seriamente sull’opportunità <strong>di</strong> una rifondazione<br />

delle scienze me<strong>di</strong>che e sanitarie.<br />

È bene dunque circoscrivere l’oggetto inquadrandolo<br />

in una prospettiva determinata.<br />

OBIETTIVO E PERCORSO<br />

Mi propongo <strong>di</strong> chiarire che cosa comporti,<br />

per il me<strong>di</strong>co e per il paziente, l’abbinamento<br />

dei due termini che compongono l’espressione<br />

“curare e prendersi cura”. Vorrei,<br />

in altri termini, chiarire il rapporto tra<br />

le due categorie e mostrarne, sulla scorta <strong>di</strong><br />

quanto va emergendo dagli stu<strong>di</strong> sull’argomento,<br />

la fecon<strong>di</strong>tà per la me<strong>di</strong>cina stessa,<br />

a vantaggio quin<strong>di</strong> e del sapere del me<strong>di</strong>co<br />

e della cura del malato.<br />

Se infatti tra quelle due categorie si stabilisce<br />

un rapporto <strong>di</strong> complementarietà, l’arte<br />

me<strong>di</strong>ca si arricchisce al punto che la professione<br />

sanitaria si troverebbe ampliata nel<br />

suo significato e più consistente nella terapia<br />

che propone.<br />

Svilupperò quest’incontro in tre momenti:<br />

il primo, brevissimo, si limiterà a fornire<br />

una definizione dei termini ed a spiegare il<br />

senso <strong>di</strong> quell’abbinamento, almeno nel senso<br />

in cui sono intesi in questa conversazione.<br />

In un secondo momento, richiamerò i<br />

motivi che sollecitano la recezione della formula<br />

e chiarire le ragioni che sono alle spalle<br />

<strong>di</strong> questa domanda. La rapida conclusione<br />

sottolineerà l’opportunità che le scienze<br />

me<strong>di</strong>che e sanitarie integrino il “prendersi<br />

cura” con il “curare”.<br />

1. Terminologia<br />

Un <strong>di</strong>zionario <strong>di</strong> lingua italiana traduce l’originale<br />

inglese to cure and to care, nei termini<br />

seguenti: “curare è l’insieme dei me<strong>di</strong>camenti<br />

e rime<strong>di</strong> per il trattamento d’una<br />

malattia”; “prendersi cura” <strong>di</strong>ce “l’interessamento<br />

costante e sollecito nei confronti<br />

d’una persona (o <strong>di</strong> una cosa)”. Applicato<br />

al campo sanitario, perciò, il “prendersi<br />

cura” è finalizzato al “far star bene”<br />

l’altro/a.<br />

Quanto al senso dell’abbinamento, <strong>di</strong>rò che<br />

si tratta <strong>di</strong> un “passaggio” che si propone<br />

<strong>di</strong> inglobare già nell’approccio me<strong>di</strong>co e sa-<br />

14


nitario, la <strong>di</strong>mensione umana e relazionale<br />

della persona inferma.<br />

Quale sia la portata <strong>di</strong> questo movimento per<br />

la me<strong>di</strong>cina, è chiarito innanzitutto dai motivi<br />

che vanno sollecitando quel passaggio.<br />

Motivi che spingono<br />

2. ad accogliere il binomio<br />

Per chiarire in maniera esauriente le ragioni<br />

che sono alle spalle del binomio “curare e<br />

prendersi cura” andrebbero considerati numerosi<br />

elementi, quali ad esempio il mirabile<br />

progresso delle scienze me<strong>di</strong>che, sia nella<br />

linea scientifica e tecnologica e sia nella<br />

linea delle scienze umanistiche applicate alla<br />

me<strong>di</strong>cina (“me<strong>di</strong>cal humanities”. “me<strong>di</strong>cal<br />

anthropology”);<br />

l’affermazione<br />

e lo sviluppo della<br />

“Bioetica”; il rapporto<br />

me<strong>di</strong>co e paziente,<br />

all’interno del più<br />

ampio spazio della relazione<br />

tra paziente e<br />

struttura sanitaria; ed<br />

altro ancora.<br />

Prendersi cura<br />

Restringo l’analisi a due questioni che, in<br />

ogni caso, mi pare che siano alla base dei<br />

forti cambiamenti che sono in atto nel “pianeta<br />

salute”: il nuovo concetto <strong>di</strong> salute e<br />

l’accresciuta consapevolezza <strong>di</strong> quel che significa,<br />

dal punto <strong>di</strong> vista esistenziale, l’esperienza<br />

<strong>di</strong> malattia.<br />

2. 1. Salute-malattia oggi<br />

Recentemente è stato Hans-Georg Gadamer<br />

a richiamare l’attenzione sulla <strong>di</strong>fficoltà che<br />

s’incontra nel voler definire la con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> salute: “Sappiamo approssimativamente<br />

in che cosa consistono le malattie,<br />

in quanto sono per così <strong>di</strong>re caratterizzate<br />

dalla rivolta del ‘guasto’. Si manifestano<br />

come oggetto. come qualcosa che<br />

oppone resistenza e quin<strong>di</strong> va spezzato.<br />

“È un fenomeno che si può osservare attentamente,<br />

giu<strong>di</strong>carne il valore clinico,<br />

e farlo con tutti i meto<strong>di</strong> messi a <strong>di</strong>sposizione<br />

da un sapere oggettivamente fondato<br />

sulla scienza moderna. La salute invece<br />

si sottrae curiosamente a tutto ciò,<br />

non può essere esaminata, in quanto la<br />

sua essenza consiste proprio nel celarsi.<br />

A <strong>di</strong>fferenza della malattia, la salute non<br />

è mai causa <strong>di</strong> preoccupazione, anzi, non<br />

si è quasi mai consapevoli <strong>di</strong> essere sani.<br />

Non è una con<strong>di</strong>zione che invita o ammonisce<br />

a prendersi cura <strong>di</strong> se stessi. Infatti<br />

implica la sorprendente possibilità<br />

<strong>di</strong> essere <strong>di</strong>mentichi <strong>di</strong> sé”.<br />

SALUTE COME<br />

“INTEGRITÀ, INTEREZZA”<br />

Di un certo aiuto a comprenderne il senso<br />

può essere il ricorso alla ra<strong>di</strong>ce linguistica<br />

del termine “salute”. Si osserva infatti che<br />

“sia nella sua forma romanica che in quelle<br />

germaniche e slave (rom.: salus, salute,<br />

salut; got.: hails, paleoslava: celu), il<br />

termine denota ra<strong>di</strong>ci indogermaniche,<br />

che stanno a significare ‘essere integro’.<br />

Essere-integri, essere-identici-a-se-stessi<br />

significa due cose. Innanzitutto, essere liberi<br />

da tutto ciò che<br />

compromette o impe<strong>di</strong>sce<br />

l’integrità...<br />

In secondo luogo,<br />

essere integri in<strong>di</strong>ca<br />

l’attuazione dell’intero<br />

‘potenziale’ <strong>di</strong>sponibile,<br />

il conseguire<br />

la meta utilizzando<br />

ciò che è proprio<br />

dell’uomo”.<br />

Per la cultura occidentale<br />

ritengo <strong>di</strong> notevole interesse, per il<br />

tema che ci occupa, un recente saggio <strong>di</strong><br />

Giovanni Reale: “Corpo, anima e salute. Il<br />

concetto <strong>di</strong> uomo da Omero a Platone. Vi<br />

viene recuperato il senso dell’integrità della<br />

persona umana. Propriamente, lo stato <strong>di</strong><br />

salute è inteso come “giusta misura”, equilibrio,<br />

armonia e integralità della persona.<br />

In un confronto serrato con i testi <strong>di</strong> Platone,<br />

l’Autore <strong>di</strong>mostra come il grande filosofo<br />

greco, partendo dal concetto <strong>di</strong> salute<br />

che gli forniva la me<strong>di</strong>cina del tempo, l’ha<br />

poi ampliato e fondato sui principi della sua<br />

filosofia, pervenendo ai fondamenti metafisici<br />

dell’essere.<br />

Il fulcro attorno al quale ruota il concetto <strong>di</strong><br />

salute, è visto nella “misura e proporzione<br />

conveniente”. Riporta la conclusione cui per-<br />

con amore<br />

15


viene lo Jaeger, stu<strong>di</strong>oso<br />

della problematica<br />

della me<strong>di</strong>cina:<br />

“Compito del<br />

me<strong>di</strong>co è <strong>di</strong> restaurare<br />

la nascosta proporzione,<br />

quando<br />

sia stata turbata dalla<br />

malattia. Nello<br />

stato <strong>di</strong> buona salute<br />

è la natura stessa<br />

che la ristabilisce o,<br />

se si vuole, è essa<br />

Servire gli ammalati<br />

stessa la giusta proporzione.<br />

Il concetto<br />

così importante <strong>di</strong> ‘mescolanza’, in<br />

realtà significa una specie <strong>di</strong> giusto equilibrio<br />

delle forze dell’organismo, strettamente<br />

connesso con quello <strong>di</strong> ‘proporzione’<br />

e <strong>di</strong> ‘simmetria’. La natura opera nel<br />

senso <strong>di</strong> una “sensata norma”.<br />

A questo punto commenta il Reale: “Questi<br />

concetti <strong>di</strong> ‘proporzione’, <strong>di</strong> ‘simmetria’,<br />

così come quelli <strong>di</strong> ‘più’e <strong>di</strong> ‘meno’, si connettono<br />

strettamente con il concetto <strong>di</strong> “misura”,<br />

anzi <strong>di</strong> “giusta misura”: è questo il<br />

concetto chiave della metafisica platonica,<br />

da cui <strong>di</strong>pende quello <strong>di</strong> salute”.<br />

SALUTE: “GIUSTA MISURA”<br />

“ARMONIA”, “EQUILIBRIO”<br />

Il concetto quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> salute, per Platone, <strong>di</strong>pende<br />

dalla “giusta misura” o proporzione<br />

delle parti dell’intero organismo della persona<br />

umana, ed è questo il carattere ontologico<br />

essenziale della realtà stessa. Se ne conclude<br />

che non è possibile curare la parte del<br />

corpo umano senza occuparsi della totalità<br />

del corpo. Ma neppure si può curare il corpo,<br />

o una sua parte, senza curare anche la sua<br />

anima, ossia la globalità dell’uomo.<br />

Ciò trova conferma nelle recenti ricerche<br />

me<strong>di</strong>che, dove risulta con sempre maggiore<br />

chiarezza che l’esplosione d’una malattia,<br />

sia essa organica o psicologica, è sempre<br />

il punto d’arrivo d’una storia lunga, con<br />

ramificazioni complesse e non sempre facili<br />

da decifrare, dove tuttavia è chiaro che<br />

le ra<strong>di</strong>ci ultime del male appartengono immancabilmente<br />

ai due or<strong>di</strong>ni che ci costituiscono,<br />

corpo e spirito, organismo fisico<br />

e organismo psichico spirituale. C’è sempre<br />

una connessione tra le due <strong>di</strong>mensioni,<br />

anche se l’origine specifica è nell’una o nell’altra<br />

<strong>di</strong>mensione.<br />

SALUTE: REALTÀ<br />

PLURIDIMENSIONALE, DINAMICA, IN<br />

RAPPORTO CON IL PROGETTO DI VITA<br />

La salute della persona è quin<strong>di</strong> da considerarsi<br />

in maniera <strong>di</strong>namica, come tensione<br />

per stabilire un equilibrio tra le <strong>di</strong>fferenti<br />

<strong>di</strong>mensioni che costituiscono la persona<br />

umana. E’ pluri<strong>di</strong>mensionale, nel senso che<br />

riguarda tutto l’uomo nella sua unità e nell’articolazione<br />

delle sue <strong>di</strong>mensioni.<br />

Può comunque esser compresa e stu<strong>di</strong>ata a<br />

<strong>di</strong>fferenti livelli, da quello psicofisico, al<br />

livello <strong>di</strong> interazione tra corpo e psiche, oppure<br />

<strong>di</strong> buon equilibrio tra singolo e comunità.<br />

Va però poi compresa nella sua globalità<br />

articolata in funzione del “Significato<br />

della vita” e si situa a livello dello spirito:<br />

il benessere dell’uomo <strong>di</strong>pende essenzialmente<br />

dal vivere un’esistenza significativa.<br />

E’ dunque una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>namico evolutiva<br />

e non uno “stato” fisso e stabile. bensì<br />

un punto d’arrivo, un itinerario da percorrere,<br />

una vocazione cui rispondere in <strong>di</strong>alogo<br />

con le altre esperienze della vita: gioia,<br />

sofferenza, malattie, successi e fallimenti,<br />

delusioni e realizzazioni, ecc.<br />

Di essa risponde il soggetto umano in prima<br />

persona, poiché non è una con<strong>di</strong>zione<br />

che semplicemente “accade” all’uomo, un<br />

avvenimento <strong>di</strong> cui dovrebbe unicamente<br />

prendere atto: comporta invece una presa <strong>di</strong><br />

posizione da parte dell’uomo. Anche in questo<br />

caso l’uomo è un essere<br />

“che si decide”, ossia Primo soccorso<br />

decide <strong>di</strong> se stesso, della<br />

maniera con la quale intende<br />

ora gestire questa situazione.<br />

Comprendere dunque adeguatamente<br />

tale con<strong>di</strong>zione<br />

dell’uomo, significa inscriverla<br />

nella propria personale<br />

“biografia”, assumerla<br />

cioè nella propria coscienza,<br />

farla oggetto <strong>di</strong> de-<br />

16


cisioni integrate in un quadro <strong>di</strong> valori entro<br />

cui si va attuando la propria esistenza.<br />

LA PERSONA “SANA”<br />

Sintetizzando, <strong>di</strong>rei che lo stato <strong>di</strong> benessere<br />

integrale dell’uomo può essere inteso variamente,<br />

a secondo dei livelli <strong>di</strong> integrazione<br />

delle <strong>di</strong>mensioni costitutive dell’uomo:<br />

a) ad un primo livello, <strong>di</strong>pende dal buon funzionamento<br />

dell’organismo. Siamo nell’or<strong>di</strong>ne<br />

della vita vegetale o animale; questa prima<br />

concezione della salute fa <strong>di</strong>pendere la<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ben-essere della persona umana,<br />

unicamente o soprattutto dal benessere<br />

psicofisico della persona. Per cui l’uomo si<br />

ammala quando c’è una <strong>di</strong>sfunzione nel suo<br />

organismo psicofisico. In tal caso, la “salute”<br />

è il recupero <strong>di</strong> quel benessere perduto,<br />

e se non lo si ottiene, la vita la si considera<br />

esistenzialmente finita, priva <strong>di</strong> senso.<br />

b) Al secondo livello, la salute è vista nell’or<strong>di</strong>ne<br />

dell’interazione tra <strong>di</strong>mensione corporea<br />

e <strong>di</strong>mensione psichica e morale dell’uomo,<br />

come anche nel buon rapporto tra<br />

il singolo e la comunità. Il benessere a questo<br />

livello è soprattutto una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

equilibrio: all’interno del soggetto nel primo<br />

caso; nella bontà delle relazioni interpersonali<br />

nel secondo. Se quell’equilibrio<br />

manca, ecco la “malattia” e il “malessere”;<br />

lo stato <strong>di</strong> salute sta nel ristabilimento<br />

della giusta proporzione.<br />

c) Il terzo livello della concezione della salute,<br />

si riferisce al “significato della vita”, e<br />

si situa nell’or<strong>di</strong>ne dello spirito: il benessere<br />

dell’uomo <strong>di</strong>pende ora dal vivere un’esistenza<br />

significativa. Quanto numerosi sono<br />

gli esempi <strong>di</strong> uomini e <strong>di</strong> donne che hanno<br />

dato un senso alla loro vita<br />

pur vivendola in situazioni<br />

<strong>di</strong> povertà, o <strong>di</strong> sofferenza,<br />

<strong>di</strong> malattia o <strong>di</strong><br />

sventura!<br />

L’esperienza <strong>di</strong>mostra, allora,<br />

che la stessa con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> malattia o <strong>di</strong> un’altra<br />

sofferenza, non esclude<br />

necessariamente il significato<br />

che la vita continua ad<br />

avere. Il soggetto sperimenta<br />

questo<br />

primo aiuto<br />

interiore<br />

È l’amore che fa superare<br />

ogni ostacolo.<br />

equilibrio,<br />

questa paradossale<br />

corrispondenza<br />

tra la<br />

con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> povertà o<br />

<strong>di</strong> dolore, e<br />

il proprio<br />

progetto <strong>di</strong><br />

vita.<br />

A volte si<br />

ha ad<strong>di</strong>rittura<br />

l’impressione<br />

che il dolore<br />

stesso, la sventura – la malattia o altro –<br />

svolgano una funzione positiva nel conferire<br />

un senso importante alla vita. Non certo il<br />

male in se stesso è capace <strong>di</strong> tanto; piuttosto<br />

è l’atteggiamento con cui la persona vive<br />

quell’esperienza a conferirle questo senso.<br />

Pare dunque che anche una malattia, o un’altra<br />

esperienza <strong>di</strong> pena e <strong>di</strong> dolore, possono<br />

svolgere una sorta <strong>di</strong> “compito” o <strong>di</strong> funzione<br />

in una vita “significativa”: in che modo?<br />

In una concezione personalistica della salute,<br />

è chiaro che i tre livelli <strong>di</strong> cui ho parlato,<br />

vanno concepiti in mutua reciprocità:<br />

quello che avviene ad un livello, si ripercuote<br />

nell’altro, essendoci una profonda<br />

connessione tra <strong>di</strong>mensione biopsichica, socioambientale<br />

ed eticospirituale.<br />

La persona “sana” dunque è innanzitutto<br />

colui/colei che vive in maniera armonica ed<br />

equilibrata il rapporto tra queste <strong>di</strong>fferenti<br />

<strong>di</strong>mensioni della salute, in un or<strong>di</strong>ne che<br />

tenda all’affermazione <strong>di</strong> un’esistenza signifìcativa.<br />

È quin<strong>di</strong> anche capace d’integrare<br />

“il carattere intrinsecamente limitato<br />

dell’essere umano, e non permette <strong>di</strong><br />

isolare la salute dal momento della sofferenza<br />

... L’uomo sano deve esser capace<br />

anche <strong>di</strong> affrontare la sofferenza, è chiamato<br />

a viverla... Non è possibile staccare<br />

il vissuto soggettivo d’una persona dai valori<br />

con i quali quella stessa persona affronta<br />

la vita. Non può esserci vissuto positivo<br />

se non si riesce a dare un senso alla<br />

sofferenza, al limite e alla morte” .<br />

(continua)<br />

padre Giuseppe Cina<br />

17


Gli obiettivi del Vademecum Diocesano<br />

per l’anno 2006-<strong>2007</strong> sono <strong>di</strong>ventati il<br />

centro del Vademecum per gli Ambienti<br />

Sanitari.<br />

Un ammalato, soprattutto giovane, provando<br />

la fragilità dell’esistenza in modo<br />

particolare ha bisogno <strong>di</strong> sentire la Chiesa<br />

come una “compagnia affidabile” che<br />

non abbandona mai.<br />

l La Chiesa è presente in ogni situazione<br />

della vita umana e, tanto più non vuole<br />

mancare accanto al sofferente, al malato<br />

terminale e all’uomo morente. La presenza<br />

dei cappellani, delle suore, dei volontari<br />

e del personale, che svolge il suo<br />

compito ispirato dalla propria fede, è un<br />

segno forte della pastorale integrata della<br />

<strong>Diocesi</strong>. La rivista “Diaconia Christi”<br />

è <strong>di</strong>ventata un valido strumento <strong>di</strong> comunicazione<br />

delle iniziative negli ospedali<br />

con le parrocchie.<br />

l I giovani sono presenti nelle strutture<br />

ospedaliere sia assistiti che in funzione<br />

assistenziali (personale e volontari).<br />

In particolare i volontari rispondono alla<br />

proposta <strong>di</strong> esperienze pratiche <strong>di</strong> servizio<br />

al prossimo che fanno parte dell’educazione<br />

alla fede ed, in alcuni casi,<br />

sono un frutto della giovane fede già<br />

matura. Si <strong>di</strong>stinguono le forme <strong>di</strong> volontariato<br />

per i giovani studenti. A <strong>di</strong>fferenza<br />

del volontariato degli adulti che<br />

<strong>di</strong> solito ha un carattere più tecnico, la<br />

presenza dei giovani è un segno particolare<br />

<strong>di</strong> carità, <strong>di</strong> solidarietà, specie in<br />

riferimento ai gruppi dei cresiman<strong>di</strong>, ai<br />

giovani delle comunità neocatecumenali,<br />

ai gruppi degli scout dalle parrocchie.<br />

Ciò si manifesta con particolare intensità<br />

nei perio<strong>di</strong> forti dell’anno, come Natale<br />

e Pasqua.<br />

l Particolare importanza riveste il libretto<br />

del Credo, estratto dal Compen<strong>di</strong>o del<br />

Catechismo della Chiesa Cattolica e <strong>di</strong>stribuito<br />

da 2 anni; è un’occasione per una<br />

catechesi, specialmente per il giovane personale<br />

(in parte straniero) spesso impreparato<br />

<strong>di</strong> fronte alla sofferenza o <strong>di</strong> fronte<br />

alla morte. Per le ragioni della crescita<br />

della fede, e come un valido elemento<br />

del processo dell’umanizzazione degli<br />

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ambienti, la sua <strong>di</strong>stribuzione è stata una<br />

scelta opportuna.<br />

l Si ha oggi una grande confusione attorno<br />

al valore della vita stessa, alla sua<br />

qualità e alla sofferenza, specialmente nella<br />

prospettiva della morte. A questo proposito<br />

è stato proposto un questionario<br />

per capire la <strong>di</strong>fficoltà dei giovani ricoverati<br />

e dei giovani del personale nell’affrontare<br />

questi problemi e definire le<br />

strategie <strong>di</strong> una formazione adeguata.<br />

l La formazione del personale e dei volontari<br />

per assistere meglio gli ammalati,<br />

morenti e specialmente i malati terminali<br />

è ispirata dalla frase <strong>di</strong> Giovanni Paolo<br />

II: “Mai come in prossimità della morte<br />

stessa occorre celebrare ed esaltare<br />

la vita. Questa deve essere pienamente<br />

rispettata, protetta ed assistita anche in<br />

chi ne vive il naturale concludersi”.<br />

l Oltre alla formazione nelle strutture<br />

ospedaliere si offre la possibilità della partecipazione<br />

ai convegni organizzati dal<br />

Centro della Pastorale Sanitaria della<br />

<strong>Diocesi</strong> e dal Forum Regionale delle Associazioni<br />

Socio-Sanitarie Cattoliche<br />

del Lazio.<br />

l Anche oggi, nonostante notevole preparazione<br />

professionale, <strong>di</strong>versi corsi <strong>di</strong><br />

formazione e <strong>di</strong> etica, molteplici sforzi <strong>di</strong><br />

umanizzazione, occorre una presenza più<br />

che mai <strong>di</strong>namica della Chiesa e, quin<strong>di</strong><br />

evangelizzazione negli ambienti sanitari.<br />

l Le celebrazioni dell’Eucaristia nelle<br />

cappelle e nei reparti con la pre<strong>di</strong>cazione<br />

mirata agli ambienti, le conferenze sui documenti<br />

recenti della Chiesa come l’enciclica<br />

“Deus caritas est” o il nuovo documento<br />

della Conferenza Episcopale dal<br />

titolo “Pre<strong>di</strong>cate il Vangelo e curate i<br />

malati”, l’Adorazione Eucaristica, le celebrazioni<br />

dell’Anno Liturgico e il materiale<br />

<strong>di</strong>stribuito tra gli ammalati (come libretti<br />

delle preghiere), <strong>di</strong>verse manifestazioni<br />

culturali ed incontri <strong>di</strong> formazione<br />

(per il personale, i seminaristi e i<br />

volontari) sono solo alcune espressioni<br />

dell’evangelizzazione negli ambienti<br />

ospedalieri.<br />

don Telesforo<br />

cappellano Policlinico Umberto I<br />

18


“Un ospedale che <strong>di</strong>mostra proprio l’età che ha: come un adolescente ha voglia <strong>di</strong> crescere,<br />

talvolta è ribelle, ma è anche dotato <strong>di</strong> una grande dose <strong>di</strong> creatività e <strong>di</strong> proposte“.<br />

Con queste parole il Direttore Generale della<br />

Asl <strong>Roma</strong> B, dottoressa Flori Degrassi,<br />

ha voluto rendere omaggio alla festa, ormai rituale,<br />

che si tiene all’ospedale Sandro Pertini,<br />

per ricordare la data dell’apertura dei reparti.<br />

Alla presenza <strong>di</strong> autorità, sensibili alla <strong>di</strong>ffusione<br />

del messaggio <strong>di</strong> un ospedale più<br />

umano, si è snodato lo spettacolo che ha visto<br />

alternarsi musica, proposta dalle voci <strong>di</strong><br />

Toni Bottazzo e Germano, e poesia.<br />

Una via percorsa tante volte dalla Cappellania<br />

ospedaliera in questi anni: unire spiritualità,<br />

arte e servizio per dare un volto più<br />

umano all’ospedale, per far <strong>di</strong>ventare ogni<br />

attività un momento terapeutico. Una modalità<br />

mantenuta negli anni con tenacia ed<br />

alimentata non solo da utopia. La prova viene<br />

anche da questa ennesima iniziativa che<br />

si è aperta, la mattina, con la preghiera comunitaria<br />

attraverso la proiezione del dvd<br />

contenuto nell’opera multime<strong>di</strong>ale “LAVO-<br />

CE ... le voci”, seguita dalla Santa Messa e<br />

dal coro <strong>di</strong> Valentina Rivis, e che è poi proseguita<br />

con la festa pomeri<strong>di</strong>ana in onore <strong>di</strong><br />

S. Elia Profeta protettore dell’ospedale.<br />

In occasione della festa del santo patrono<br />

sono stati consegnati i premi S. Elia agli<br />

operatori sanitari segnalati come i più meritevoli:<br />

medaglie offerte dal Presidente della<br />

Repubblica, dal Presidente del Senato e<br />

dal Presidente della Camera.<br />

Così si sono alternati, sul palco improvvisato<br />

nel corridoio antistante la chiesa, me<strong>di</strong>ci,<br />

infermieri, <strong>di</strong>pendenti della <strong>di</strong>tta <strong>di</strong> pulizie,<br />

ausiliari, il Pronto Soccorso come i reparti.<br />

Premi che sono simbolo <strong>di</strong> ringraziamento<br />

a tutti gli operatori sanitari che, nonostante<br />

le tante <strong>di</strong>fficoltà, continuano a dare<br />

il meglio <strong>di</strong> sè per il bene del paziente.<br />

C’è stato spazio anche per un imitatore improvvisato,<br />

il dottor Tito Rizzo, della segreteria<br />

della Presidenza della Repubblica, che<br />

ha fatto intervenire all’iniziativa anche “Napolitano,<br />

Pro<strong>di</strong> e Berlusconi”.<br />

Momenti intensi con un unico filo conduttore:<br />

riba<strong>di</strong>re, e confermare, l’impegno della<br />

Cappellania ospedaliera verso gli operatori<br />

sanitari <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado, verso e<br />

con i malati ed i loro familiari, verso gli altri<br />

volontariati e tutta la Famiglia Aziendale<br />

ed Ospedaliera.<br />

Lo stile <strong>di</strong> vita della Cappellania ospedaliera<br />

è racchiuso nelle parole <strong>di</strong> padre Carmelo<br />

Vitrugno, assistente spirituale dell’ospedale:<br />

“Vogliamo realizzare, con tutte le forze<br />

e realtà terapeutiche, un nuovo modo <strong>di</strong><br />

far vivere la malattia. Per noi ogni giorno<br />

è la Giornata Mon<strong>di</strong>ale del Malato”.<br />

Nell’occasione è stato fatto dono, alla Asl<br />

Rm B e a tutti gli operatori sanitari, della foto<br />

impegno per il “Progetto giar<strong>di</strong>no attrezzato”<br />

per permettere ai pazienti passeggiate<br />

salutari, anche “... per lasciare il<br />

segno <strong>di</strong> questa giornata sottolinea padre<br />

Carmelo Vitrugno. Cosa resterà ... si cantava<br />

qualche anno fa. Di questo anniversario<br />

ricorderemo anche questo impegno:<br />

a far <strong>di</strong>ventare l’ospedale più accogliente”.<br />

Il <strong>di</strong>segno del progetto dell’architetto Patrizia<br />

Fabris, è stato consegnato nelle mani del<br />

<strong>di</strong>rettore generale.<br />

“L’adolescenza è quel periodo della vita<br />

conclude la dottoressa Degrassi durante<br />

il quale si verificano dei cambiamenti ra<strong>di</strong>cali<br />

e degli aspetti paradossali: il conformismo<br />

può andare <strong>di</strong> pari passo con l’atteggiamento<br />

ribelle; l’isolamento può succedere<br />

alla spontaneità. L’ospedale Sandro<br />

Pertini è proprio così. Serate come questa<br />

mi stimolano e mi rendono davvero onorata<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>rigere questa ASL”.<br />

I ringraziamenti finali, vanno a tutti. Gli<br />

obiettivi futuri riba<strong>di</strong>scono il cammino intrapreso:<br />

tendere alla salute globale <strong>di</strong> operatori<br />

sanitari e pazienti.<br />

Buon viaggio Cappellania ospedaliera!<br />

Andrea Maccari<br />

19


Il Centro della Pastorale<br />

Sanitaria ha preparato<br />

una raccolta <strong>di</strong> preghiere<br />

per gli ammalati.<br />

Il libretto è <strong>di</strong>sponibile presso<br />

l’ufficio della Pastorale della<br />

Salute del Vicariato <strong>di</strong> <strong>Roma</strong><br />

Presentazione<br />

Dice Gesù:<br />

“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete;<br />

bussate e vi sarà aperto” (Lc 11,9)<br />

La preghiera è il cibo dell'anima e Gesù ci<br />

invita a pregare con insistenza per saziarci<br />

<strong>di</strong> Dio.<br />

Questo libretto vuole essere come un piccolo<br />

servizio per aiutare a pregare nel momento<br />

della malattia. È rivolto soprattutto<br />

ai malati, perché nel tempo, della sofferenza<br />

possano <strong>di</strong>alogare, con semplicità, ma<br />

anche intensità, con il Signore, affinché aiuti<br />

a non sentirsi soli, abbandonati, sfiduciati,<br />

ma sostenuti dal suo immenso amore, per<br />

affrontare il buon combat-timento contro il<br />

male.<br />

Il libretto vuole anche essere un segno <strong>di</strong><br />

vicinanza e <strong>di</strong> amore della Chiesa <strong>di</strong> <strong>Roma</strong><br />

verso le membra doloranti del corpo <strong>di</strong> Cristo<br />

che sono i malati.<br />

Sono state riportate le preghiere comuni<br />

che il cristiano dovrebbe recitare ogni giorno,<br />

unitamente ad alcune preghiere specifiche<br />

per i vari momenti del decorso della<br />

malattia.<br />

Vi sono inoltre preghiere per gli operatori<br />

sanitari, i volontari e i familiari dei pazienti,<br />

il Rosario, la Via Crucis, la preparazione<br />

alla confessione, alla Santa Comunione e<br />

all’Unzione degli infermi.<br />

Infine troverete i contenuti principali della<br />

dottrina cristiana.<br />

Lunedì 11, 12 e 14 giugno presso la basilica <strong>di</strong> S. Giovanni in Laterano,<br />

CONVEGNO DIOCESANO sul tema:<br />

“Gesù è il Signore. Educare alla fede, alla sequela,<br />

alla testimonianza”.<br />

Il Santo Padre Benedetto XVI terrà la relazione introduttiva.<br />

Giovedì 7 giugno – ore 9,30 – presso il<br />

Santuario della Madonna del Divino Amore<br />

INCONTRO <strong>di</strong> Verifica e programmazione<br />

per i Cappellani Ospedalieri per la<br />

preparazione del NUOVO PIANO PA-<br />

STORALE. Seguirà la concelebrazione<br />

della S. Messa.<br />

Domenica 17 giugno<br />

Pellegrinaggio a Cortona per<br />

gli Operatori Sanitari, Cappellani,<br />

Suore, Laici. Iscrizioni presso<br />

l’ufficio della Pastorale Sanitaria<br />

Vicariato <strong>di</strong> <strong>Roma</strong><br />

tel. 06.69886227<br />

20


Il <strong>di</strong>sagiato<br />

psichico<br />

nell’ambito<br />

familiare<br />

Il sofferente mentale induce, nei così detti<br />

“normali”, un profondo senso <strong>di</strong> sgomento<br />

misto a tristezza. Infatti la malattia mentale<br />

è la peggiore e la più assoluta delle “povertà”<br />

che possa colpire una persona, perché<br />

la priva della consapevolezza <strong>di</strong> sè affidandola<br />

alla tutela degli altri.<br />

In questa stessa povertà è coinvolta la famiglia<br />

che lo assiste poiché è costretta a subirne<br />

gli alterni umori e a viverli con il timore<br />

della impotenza. Accomodamenti e tolleranze<br />

per tener viva la speranza, inquietu<strong>di</strong>ni<br />

e stanchezze che a volte spingono nell’abisso<br />

della <strong>di</strong>sperazione: fasi contrad<strong>di</strong>ttorie,<br />

che mo<strong>di</strong>ficano il corso della vita <strong>di</strong> una<br />

famiglia relegata in una convivenza coatta<br />

con il parente alienato. Gli attori <strong>di</strong> questo<br />

dramma rappresentano rispettivamente i ruoli<br />

<strong>di</strong> persecutore inconsapevole e <strong>di</strong> vittima<br />

consenziente. Questo universo sconosciuto<br />

e terribile della alienazione, coinvolge entrambi<br />

in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong><br />

paura, per il senso <strong>di</strong> imponderabilità che<br />

l'accompagna. Fatica fisica, per<strong>di</strong>ta della privacy,<br />

impe<strong>di</strong>mento dei rapporti sociali anche<br />

come avvertita esigenza <strong>di</strong> nascon<strong>di</strong>mento<br />

per l’imbarazzo dovuto alla improce<strong>di</strong>bilita<br />

comportamentale del malato che sempre<br />

più si avvia verso una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> identità<br />

che suscita forte <strong>di</strong>sagio a chi lo assiste. La<br />

sempre più limitata capacità <strong>di</strong> autonomia e<br />

<strong>di</strong> comunicazione del <strong>di</strong>sagiato, esasperano<br />

una situazione già <strong>di</strong> per sè insostenibile, affaticano<br />

e deprimono il caregiver (colui che<br />

se ne prende cura) per lo più identificabile in<br />

un parente e potrebbero dar luogo ad abusi<br />

sia fisici (uso <strong>di</strong> mezzi contentivi impropririduzione<br />

dell’apporto calorico e idrico) che<br />

psicologici (limitazione partecipativa esasperato<br />

protezionismo). Tuttavia va detto che<br />

la ricerca attuale ha fornito in questo settore,<br />

mezzi terapeutici più efficaci introducendo<br />

in commercio molecole capaci <strong>di</strong> consentire<br />

ad una alta percentuale <strong>di</strong> questi malati<br />

una vita quasi normale. Il vero problema<br />

rappresentato dalle patologie psichiatriche<br />

(nevrosi e psicosi) è la genesi stessa che unisce<br />

ai fattori <strong>di</strong> rischio biologici e psicologici<br />

anche quelli sociali. Per queste considerazioni,<br />

l’intervento delle strutture specialistiche<br />

pubbliche presenti sul territorio non dovrebbe<br />

limitarsi al momento <strong>di</strong>agnostico, ma<br />

bensì farsi carico anche della fase assistenziale-riabilitativa<br />

per sollevare la famiglia<br />

dalla necessità <strong>di</strong> sopperire alla latitanza <strong>di</strong><br />

una pubblica assistenza incompiuta (Legge<br />

180/78), allorché i mezzi finanziari non le<br />

consentono il ricorso alla ospedalità privata.<br />

Con gli operatori professionali e in sintonia<br />

con essi, molto potrà fare per il <strong>di</strong>sagiato psichico<br />

la presenza attiva dell’assistente spirituale<br />

che avrà il ruolo significativo <strong>di</strong> sostegno<br />

al malato e a chi lo aiuta: i familiari.<br />

Per l’operatore pastorale sarà in<strong>di</strong>spensabile<br />

il conseguimento <strong>di</strong> una formazione specifica,<br />

l’uso <strong>di</strong> creatività e l’esercizio <strong>di</strong> tanta<br />

pazienza. Egli dovrà saper con<strong>di</strong>videre il<br />

peso dell’“altro”, favorire la ricerca <strong>di</strong> senso,<br />

supportarlo con la somministrazione dei<br />

Sacramenti e con il ricorso alla preghiera, allorché<br />

il suo stato lo consenta. La Chiesa,<br />

madre amorosa, è vicina a chi soffre e coglie<br />

nella <strong>di</strong>mensione trascendente il percorso<br />

spirituale da seguire per rischiarare<br />

la tenebra che avvolge il malato e alleviare<br />

il tormento del familiare che lo assiste.<br />

Anche <strong>di</strong> fronte al volto degradato da<br />

una grave demenza, possiamo scorgere il<br />

volto <strong>di</strong> Cristo “l’uomo dei dolori che ben<br />

conosce il patire”.<br />

Dr. Sergio Mancinelli<br />

21


DIMISSIONI DIFFICILI<br />

C<br />

on l’entrata in vigore del sistema <strong>di</strong><br />

remunerazione a DRG, è sorto il problema<br />

delle <strong>di</strong>missioni.<br />

Il sistema a DRG infatti prevede una tariffa<br />

<strong>di</strong> rimborso per ogni gruppo <strong>di</strong> patologie<br />

omogenee che tiene conto delle risorse teoricamente<br />

impiegate nel processo <strong>di</strong>agnostico-terapeutico<br />

e assistenziale ma non tiene<br />

conto dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> complessità.<br />

Cioè <strong>di</strong> quante altre malattie siano concomitanti,<br />

e <strong>di</strong> tutta una serie <strong>di</strong> fattori spesso presenti<br />

(età avanzata, fragilità, comorbilità, <strong>di</strong>sabilità,<br />

demenza) che ne rendono più <strong>di</strong>fficile<br />

la gestione e prolungano la degenza.<br />

Così per esempio una broncopolmonite prevede<br />

sempre lo stesso rimborso, sia che colpisca<br />

un soggetto giovane e peraltro sano che<br />

può guarire in pochi giorni, sia che colpisca<br />

un soggetto ultraottantenne con altre due patologie<br />

in cui la guarigione è più lenta.<br />

Questo sistema <strong>di</strong> remunerazione ha dato origine<br />

ad una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsioni:<br />

– comportamenti opportunistici nella<br />

compilazione della SDO;<br />

– la tendenza a non accettare in reparto<br />

patologie meno remunerative;<br />

– le <strong>di</strong>missioni precoci con pazienti <strong>di</strong>messi<br />

che talora non hanno raggiunto la piena<br />

stabilità clinica o ancor peggio non<br />

completamente guarito o non completamente<br />

<strong>di</strong>agnosticati (quicker sicker degli<br />

anglosassoni) a cui consegue un altro<br />

fenomeno quello dei ricoveri ripetuti.<br />

A fronte <strong>di</strong> queste premesse ci troviamo davanti<br />

ad almeno due fenomeni sociali importanti.<br />

La prevalenza <strong>di</strong> malattie croniche e <strong>di</strong> comorbilità,<br />

la cosiddetta “epidemia invisibile”<br />

dell’Oxford Health Alliance ed un progressivo<br />

invecchiamento della popolazione,<br />

definito “double aging” (aumento dell’aspettativa<br />

<strong>di</strong> vita, <strong>di</strong>minuzione della fertilità).<br />

In Italia la popolazione > 65 = il 19%, <strong>di</strong> cui<br />

189.000 <strong>di</strong>sabili e 40.000 Alzhaimer.<br />

Ci sono poi malati con una sola<br />

malattia cronica (34,7%) e con<br />

due malattie (20,1%).<br />

Il risultato <strong>di</strong> questi fenomeni è<br />

“il malato fragile”. Questo tipo <strong>di</strong><br />

malato che una volta costituiva una minoranza<br />

ora affolla le nostre corsie.<br />

Definizione <strong>di</strong> malato fragile<br />

È un malato con particolari patologie inserite<br />

nei gruppi MDC-8 (comprendenti le metastasi<br />

osse), MCD-23 (tumori e complicanze),<br />

MCD-9 (decubiti) che da sole aumentano<br />

il rischio <strong>di</strong> ricovero prolungato <strong>di</strong><br />

38 volte.<br />

O affetto da polipatologie, deterioramento<br />

cognitivo, instabilità psicofisica, invali<strong>di</strong>tà,<br />

guarigioni incomplete, allettamento e spesso<br />

gravato anche da problemi sociali (abbandono,<br />

solitu<strong>di</strong>ne, povertà, cui si aggiunge<br />

ora l’extracomunitarismo).<br />

Questi sono i malati can<strong>di</strong>dati alle cosiddette<br />

degenze fuori soglia ed alle <strong>di</strong>missioni <strong>di</strong>fficili<br />

perché hanno bisogno <strong>di</strong> continuità assistenziale.<br />

Per <strong>di</strong>missioni <strong>di</strong>fficili inten<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>missioni<br />

che per poter garantire la continuità assistenziale<br />

necessitano <strong>di</strong> un consumo <strong>di</strong> risorse<br />

economiche, umane ed organizzative<br />

che travalicano le possibilità familiari <strong>di</strong> assistere<br />

nel proprio domicilio questo tipo <strong>di</strong><br />

pazienti e che per questo necessitano dell’attivazione<br />

<strong>di</strong> un piano d’interventi dei servizi<br />

territoriali multi<strong>di</strong>sciplinari.<br />

Come si attrezza l’ospedale per acuti <strong>di</strong> fronte<br />

a questo fenomeno sempre più emergente<br />

in un periodo <strong>di</strong> razionalizzazione della spesa<br />

e contenimento dei costi?<br />

Durante la degenza, meglio ancora all’inizio<br />

del ricovero, devono essere attivate le strutture<br />

territoriali deputate ad accogliere il paziente<br />

dopo la <strong>di</strong>missione per garantirne la<br />

continuità assistenziale, dare supporto alle<br />

famiglie. Per questo ci viene in supporto la:<br />

Valutazione Multi<strong>di</strong>mensionale<br />

Processo <strong>di</strong>namico inter<strong>di</strong>sciplinare capace<br />

<strong>di</strong> identificare, descrivere, pre<strong>di</strong>re la natura e<br />

l’entità dei problemi <strong>di</strong> salute <strong>di</strong> natura fisica,<br />

psichica e funzionale <strong>di</strong> un malato non autosufficiente<br />

caratterizzandone risorse e po-<br />

22


tenzialità. Questo approccio globale, me<strong>di</strong>ante<br />

l’utilizzazione <strong>di</strong> scale e strumenti validati<br />

consente d’in<strong>di</strong>viduare un piano d’intervento<br />

sociosanitario coor<strong>di</strong>nato e personalizzato.<br />

Nell’ambito <strong>di</strong> una valutazione multi<strong>di</strong>mensionale<br />

vi sono due tipi <strong>di</strong> schede;<br />

Scheda redatta dal me<strong>di</strong>co in cui vengono<br />

riportati i dati clinici con particolare riguardo<br />

allo stato mentale sulla base del MMSE<br />

e allo stato <strong>di</strong> autonomia funzionale e motoria<br />

utilizzando l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Barthel;<br />

Scheda redatta dall’assistente sociale in<br />

cui si riportano i problemi sociali la necessità<br />

<strong>di</strong> una <strong>di</strong>missione integrata con servizi<br />

multipli ed intensivi o una <strong>di</strong>missione non<br />

integrata con servizio infermieristico o sociale<br />

o la fornitura <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>.<br />

Assistenza sul territorio<br />

Sul territorio mancano efficaci progetti d’integrazione<br />

con l’ospedale, mancano le strutture<br />

pubbliche postacuzie, le RSA, le lungodegenze,<br />

gli Hospice e le <strong>di</strong>missioni protette<br />

e l’assistenza domiciliare che in molti casi<br />

è del tutto insufficiente se non “una scatola<br />

vuota” tant’è vero che i tempi <strong>di</strong> attesa<br />

per il trasferimento in strutture postacuzie<br />

lungodegenza e riabilitazione sono improponibili!<br />

Un tentativo è stato fatto dall’assessore alle<br />

politiche sociali del Comune <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> con<br />

un progetto pilota <strong>di</strong> <strong>di</strong>missioni protette che<br />

ha consentito <strong>di</strong> accogliere sul territorio 1500<br />

pazienti garantendone il rientro al proprio domicilio.<br />

La mancanza <strong>di</strong> servizi territoriali ha dato<br />

origine ad un fenomeno surrogato, quello del<br />

badantato.<br />

Le famiglie con maggiori possibilità fanno<br />

affidamento alle “badanti” perlopiù donne<br />

<strong>di</strong> oltre 40 anni provenienti dai paesi dell’Est<br />

che nella maggior parte dei casi non<br />

hanno avuto una formazione specifica.<br />

Nel Lazio sono 75.000 regolari ma si calcola<br />

che ce ne siano altrettante non regolarizzate<br />

(Lazio una regione badante <strong>di</strong>pendente).<br />

Recentemente l’assessorato alle politiche sociali<br />

ha istituito un registro delle badanti ed<br />

ha approntato dei corsi <strong>di</strong> formazione appositamente<br />

de<strong>di</strong>cati.<br />

Il piano sanitario 2003-2005 prevedeva un<br />

forte potenziamento dell’assistenza domiciliare<br />

ed ne ha definito i LEA nell’ambito<br />

della garanzia <strong>di</strong> una continuità che deve essere<br />

integrata condotta da team multiprofessionali<br />

formati e motivati, non deve essere<br />

<strong>di</strong> seconda categoria e le tariffe devono essere<br />

corrispondenti ai costi reali in rapporto<br />

alla tipologia <strong>di</strong> pazienti, complessità e durata<br />

dei trattamenti.<br />

Ma dobbiamo anche considerare che negli<br />

ultimi anni il tessuto sociale e familiare è<br />

molto cambiato, ora la famiglia è spesso <strong>di</strong>sgregata,<br />

con componenti che lavorano e che<br />

stanno tutto il giorno fuori casa, con abitazioni<br />

inadeguate (piccole, senza ascensore,<br />

decentrate) e che vivono talora anche <strong>di</strong>sagio<br />

economico e sociale.<br />

A questo fenomeno si aggiunge il fatto che<br />

il modello <strong>di</strong> vita che i me<strong>di</strong>a ci propongono<br />

è quello della eterna giovinezza, dell'efficienza,<br />

della prestanza, del successo facile<br />

e senza sacrificio e che allo stesso tempo esorcizza<br />

il dolore, la vecchiaia, la sofferenza e<br />

la morte.<br />

Così quando pensiamo come soluzione dei<br />

problemi della cronicità ed alla domiciliazione<br />

delle cure, dobbiamo tenere presente<br />

che la gente è abituata da anni a demandare<br />

ogni problema <strong>di</strong> salute all’ospedale. Mentre<br />

ora dovrà, seppure con sostegno istituzionale,<br />

farsi carico dei propri familiari malati senza<br />

esserne ancora culturalmente preparata.<br />

Ottenere un cambiamento <strong>di</strong> questa mentalità<br />

così <strong>di</strong>ffusa e ra<strong>di</strong>cata, non sarà un processo<br />

rapido e nè facile e allora per non rischiare<br />

<strong>di</strong> fare un buco nell’acqua, sarà necessario<br />

comunque attivare e potenziare forme<br />

extrafamiliari <strong>di</strong> assistenza, perché la resistenza<br />

alle cure domiciliari la troveremo<br />

soprattutto nelle famiglie.<br />

Per concludere è necessario creare intorno<br />

alla malattia cronica un “sistema curante”<br />

costituito da un insieme <strong>di</strong> multiprofessionalità<br />

intercollegate con la funzione <strong>di</strong> prevenire,<br />

<strong>di</strong>agnosticare, curare, riabilitare, tutelare,<br />

dare supporto psicologico, sorveglianza<br />

clinico-assistenziale in grado <strong>di</strong> ridurre<br />

il ricorso all’ospedale ai soli casi che<br />

ne abbiano effettivamente bisogno.<br />

Dott. Emilio Scotti<br />

23


Il meglio <strong>di</strong> te<br />

L’uomo è irragionevole,<br />

illogico, egocentrico:<br />

non importa, amalo.<br />

Se fai il bene, <strong>di</strong>ranno che lo fai<br />

per secon<strong>di</strong> fini egoistici:<br />

non importa, fa’ il bene.<br />

Se realizzi i tuoi obiettivi,<br />

incontrerai chi ti ostacola:<br />

non importa, realizzali.<br />

Il bene che fai forse<br />

domani verrà <strong>di</strong>menticato:<br />

non importa, fa’ il bene.<br />

L’onestà e la sincerità<br />

ti rendono vulnerabile:<br />

non importa, sii onesto e sincero.<br />

Quello che hai costruito<br />

può essere <strong>di</strong>strutto:<br />

non importa, costruisci.<br />

La gente che hai aiutato,<br />

forse non te ne sarà grata:<br />

non importa, aiutala.<br />

Da’ al mondo il meglio <strong>di</strong> te,<br />

e forse sarai preso a pedate:<br />

non importa, da’ il meglio <strong>di</strong> te.<br />

Madre Teresa <strong>di</strong> Calcutta<br />

Federazione Italiana delle Associazioni<br />

<strong>di</strong> Volontariato in Oncologia<br />

Via Barberini, 11 - 00187 <strong>Roma</strong><br />

tel/fax 06.42012079 – info@favo.it<br />

Sede Legale:<br />

c/o I.I.M.S.<br />

Via P.S. Mancini, 28<br />

00196 <strong>Roma</strong><br />

Associazione SOS Alzheimer - onlus<br />

Viale B. Rizzieri, 120 - 00183 <strong>Roma</strong><br />

Tel. 0672910175 – Cell. 3332611370<br />

www.sosalzheimer.it<br />

e-mail: giordanomg@tiscalinet.it<br />

Domanda<br />

Papà, c’era un bambino in carrozzella<br />

nun moveva le braccia<br />

e co’ la faccia<br />

guardava sempre verso su’ sorella.<br />

Papà, perché è così?<br />

Mah! Nun te lo so d’!<br />

Forse li genitori hanno sbajato<br />

quanno l’hanno comprato.<br />

Perché, quanno se compreno i neonati,<br />

se po’ sceje tra i sani e l’ammalati?<br />

Embè! ‘Na vorta no, nun se poteva,<br />

ma ora, co’ la scenza che ce stà,<br />

un gran sacco de cose se po’ fa’!<br />

Papà, si fosse mio quer fratellino,<br />

lo vorrei portà io cor carrozzino.<br />

Ma chè, se’ matto? Tu nun sai che <strong>di</strong>ci:<br />

questi pe’ tutta la vita so’ infelici<br />

e se a scienza così lo consijasse,<br />

mejo falli morì prima de nasce.<br />

Papà, la scienza che sa tutto,<br />

invece che morì,<br />

perché no i fa guarì?<br />

E poi quer bimbo era sereno in viso,<br />

co’ su’ sorella era tutto un sorriso!<br />

A signora qui accanto che cià tutto<br />

ha un vorto tanto triste e così brutto!<br />

Fijo mio! ...a scienza è un gran carcolatore:<br />

cià a testa grossa... ma je manca er core.<br />

Ogni donna che è in <strong>di</strong>fficoltà<br />

a portare avanti la gravidanza<br />

per qualunque motivo<br />

può telefonare a:<br />

S.O.S. – VITA 24 /24 24 /24ore<br />

numero verde<br />

8008-13000<br />

dove troverà ascolto e aiuto<br />

24


Si intitolava «La coscienza cristiana a sostegno<br />

del <strong>di</strong>ritto alla vita» il congresso<br />

internazionale tenutosi lo scorso 23 e 24 febbraio<br />

nell’Aula nuova del Sinodo, in Vaticano,<br />

organizzato dalla Pontificia Accademia<br />

per la vita. Un simposio alla presenza <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi<br />

provenienti dai cinque continenti e conclusosi<br />

con l’u<strong>di</strong>enza papale. Tema del confronto,<br />

appunto, la coscienza, ossia l’importanza<br />

e le modalità <strong>di</strong> una sua retta formazione<br />

per affrontare i nuovi no<strong>di</strong> bioetici.<br />

Coscienza che può voler <strong>di</strong>re, all’occorrenza,<br />

anche obiezione <strong>di</strong> coscienza. Questo,<br />

come ricordato da1 presidente della Accademia<br />

pro vita, monsignor Elio Sgreccia, per<br />

quanto riguarda «l’estensione dell’aborto,<br />

in ospedale e con intervento chirurgico, all’aborto<br />

chimico: pillola del giorno dopo<br />

e Ru 486, e inoltre forme con intercettivi:<br />

adesivi, strumenti meccanici o vaccini».<br />

Ma anche per «l’eutanasia, la sperimentazione<br />

sugli embrioni, la partecipazione alla<br />

procreazione artificiale, i tentativi <strong>di</strong> clonazione,<br />

la produzione <strong>di</strong> cellule staminali<br />

embrionali con conseguenti soppressioni<br />

degli embrioni, senza <strong>di</strong>re dell’uso selettivo<br />

della <strong>di</strong>agnosi preimpiantatoria e,<br />

in molti casi, della stessa <strong>di</strong>agnosi prenatale<br />

e, più globalmente, fuori dell’ambito<br />

sanitario, nell’elaborazione dei meccanismi<br />

che provocano ingiustizie sociali ed<br />

economiche che producono anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione,<br />

miseria, e morte in tanti Paesi<br />

ingiustamente sfruttati o dominati».<br />

Di grande impatto e profon<strong>di</strong>tà il <strong>di</strong>scorso rivolto<br />

da Benedetto XVI ai convegnisti. Il Papa,<br />

dopo aver denunciato i crescenti attentati<br />

alla vita e alla <strong>di</strong>gnità umana – le «sempre<br />

più forti pressioni per la legalizzazione dell’aborto<br />

nei Paesi dell’America Latina e<br />

nei Paesi in via <strong>di</strong> sviluppo», le «<strong>di</strong>scutibili<br />

forme <strong>di</strong> tolleranza» promosse dalla società<br />

secolarizzata, la «nuova ondata <strong>di</strong> eugenetica<br />

<strong>di</strong>scriminatoria», la «promozione<br />

<strong>di</strong> leggi per legalizzare l’eutanasia», «le<br />

spinte per la legalizzazione <strong>di</strong> convivenze<br />

alternative al matrimonio e chiuse alla procreazione<br />

naturale» – ha ricordato anche che<br />

«la formazione <strong>di</strong> una coscienza vera, perché<br />

fondata sulla verità, e retta, perché determinata<br />

a seguirne i dettami, senza contrad<strong>di</strong>zioni,<br />

senza tra<strong>di</strong>menti e senza compromessi,<br />

è oggi un’impresa <strong>di</strong>fficile e delicata,<br />

ma imprescin<strong>di</strong>bile».<br />

«OBIEZIONE DI COSCIENZA<br />

PER LA DIFESA DELLA VITA»<br />

Pubblichiamo il testo integrale della Dichiarazione finale della<br />

XIII Assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita.<br />

1. Nei giorni 23 e 24 febbraio scorsi, la<br />

Pontificia Accademia per la vita, in occasione<br />

della sua XIII Assemblea generale, ha<br />

organizzato un Congresso internazionale,<br />

tenutosi in Vaticano, che ha sviluppato<br />

un’approfon<strong>di</strong>ta riflessione sul tema: «La<br />

coscienza cristiana a sostegno del <strong>di</strong>ritto<br />

alla vita». Il Congresso ha registrato la presenza<br />

dei membri della Pav e <strong>di</strong> altri stu<strong>di</strong>osi<br />

<strong>di</strong> nota fama provenienti da <strong>di</strong>versi<br />

Paesi, oltre ad un numeroso pubblico (circa<br />

420 presenze) dai cinque continenti. A<br />

conclusione, dei lavori, sulla scorta <strong>di</strong> quanto<br />

emerso dalle relazioni proposte e da un<br />

vivace e costruttivo <strong>di</strong>battito in assemblea,<br />

la Pontificia Accademia per la vita desidera<br />

offrire alla riflessione della comunità ecclesiale,<br />

alla comunità civile e ad ogni persona<br />

<strong>di</strong> buona volontà le seguenti considerazioni.<br />

2. «Nell’intimo della coscienza l’uomo<br />

scopre una legge che non è lui a darsi, ma<br />

alla quale invece deve obbe<strong>di</strong>re e la cui<br />

voce, che lo chiama sempre ad amare e a<br />

fare il bene e a fuggire il male, quando<br />

occorre, chiaramente parla alle orecchie<br />

del cuore ... L’uomo ha in realtà una leg-<br />

25


ge scritta da Dio dentro al suo cuore; obbe<strong>di</strong>re<br />

ad essa è la <strong>di</strong>gnità stessa dell’uomo,<br />

e secondo questa egli sarà giu<strong>di</strong>cato»<br />

(Gau<strong>di</strong>um et spes 16).<br />

Agendo dunque in fedele obbe<strong>di</strong>enza ai giu<strong>di</strong>zi<br />

della propria coscienza morale, che rettamente<br />

cerca il bene e costantemente si nutre<br />

della verità conosciuta, ogni persona<br />

esprime e realizza in profon<strong>di</strong>tà la sua <strong>di</strong>gnità<br />

umana, e<strong>di</strong>ficando se stesso e la comunità<br />

intera me<strong>di</strong>ante le proprie scelte consapevoli<br />

e libere.<br />

3. Perché l’uomo possa essere guidato da<br />

giu<strong>di</strong>zi della sua coscienza morale ad agire<br />

sempre per realizzare il bene nella verità, è<br />

necessario che egli ne curi con ogni impegno<br />

la formazione continua, nutrendola con<br />

quei valori che corrispondono alla <strong>di</strong>gnità<br />

della persona umana, alla giustizia e al bene<br />

comune, come ha ricordato il Santo Padre<br />

nel suo <strong>di</strong>scorso alla Pontificia Accademia<br />

per la vita: «La formazione <strong>di</strong> una coscienza<br />

vera, perché fondata sulla verità, e<br />

retta, perché determinata a seguirne i dettami,<br />

senza contrad<strong>di</strong>zioni, senza tra<strong>di</strong>menti<br />

e senza compromessi, è oggi un’impresa<br />

<strong>di</strong>fficile e delicata, ma imprescin<strong>di</strong>bile» (Benedetto<br />

XVI, Discorso ai partecipanti alla<br />

XIII Assemblea generale della Pontificia Accademia<br />

per la vita, 24/2/<strong>2007</strong>).<br />

La coscienza del cristiano, in particolare, è<br />

illuminata pienamente nella sua ricerca del<br />

bene dall’incontro costante con la Parola <strong>di</strong><br />

Dio, compresa e vissuta nella comunità cristiana,<br />

secondo gli insegnamenti del Magistero.<br />

4. Questa esigenza <strong>di</strong> continua formazione<br />

e approfon<strong>di</strong>mento della coscienza, si<br />

rende oggi del tutto evidente <strong>di</strong> fronte<br />

all’emergenza <strong>di</strong> tante problematiche culturali<br />

e sociali che toccano il <strong>di</strong>ritto alla vita<br />

nell’ambito della famiglia, nell’assunzione<br />

dei compiti propri dell’essere coniugi<br />

e genitori, nelle professioni sanitarie e nei<br />

compiti politici.<br />

In maniera sempre più necessaria ed urgente,<br />

la coscienza cristiana, assumendo gli autentici<br />

valori umani, a cominciare da quello<br />

fondamentale del rispetto della vita, nella<br />

sua esistenza fisica e nella sua <strong>di</strong>gnità, ha<br />

il compito <strong>di</strong> considerare tali problemi, alla<br />

luce della ragione illuminata dalla fede,<br />

nell’elaborazione dei giu<strong>di</strong>zi sul valore morale<br />

dei propri atti.<br />

5. Inoltre, non possono essere taciute le<br />

numerose <strong>di</strong>fficoltà che la coscienza cristiana<br />

dei credenti incontra oggi nei suoi<br />

giu<strong>di</strong>zi e nel suo percorso formativo, a causa<br />

del contesto culturale in cui si trova immersa<br />

la vita dei credenti, un contesto in cui<br />

si sperimenta la crisi <strong>di</strong> «autorità», la per<strong>di</strong>ta<br />

della fede e spesso una tendenza a rifugiarsi<br />

in forme <strong>di</strong> razionalismo estremo.<br />

Altra coor<strong>di</strong>nata che mette alla prova la coscienza<br />

cristiana, oltre quella culturale, è<br />

costituita dalle norme giuri<strong>di</strong>che vigenti, sia<br />

quelle co<strong>di</strong>ficate sia quelle definite dai tribunali<br />

e dalle sentenze dei tribunali, che, in<br />

misura crescente e sotto una forte pressione<br />

<strong>di</strong> gruppi coalizzati e influenti, hanno<br />

aperto e stanno aprendo la breccia rovinosa<br />

delle depenalizzazioni: si prevedono eccezioni<br />

al <strong>di</strong>ritto in<strong>di</strong>viduale alla vita, si vanno<br />

legittimando sempre più <strong>di</strong>versi attentati<br />

contro la vita umana, finendo <strong>di</strong> fatto per<br />

<strong>di</strong>sconoscere che la vita è il fondamento <strong>di</strong><br />

ogni altro <strong>di</strong>ritto della persona, e che il rispetto<br />

dovuto alla <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> ogni essere u-<br />

mano è il fondamento della libertà e della<br />

responsabilità. A questo proposito, Benedetto<br />

XVI ha ricordato che «il cristiano è<br />

chiamato a mobilitarsi per fare fronte ai<br />

molteplici attacchi a cui è esposto il <strong>di</strong>ritto<br />

alla vita» (Benedetto XVI, ibid)<br />

6. Le esigenze specifiche della coscienza<br />

cristiana trovano il loro banco <strong>di</strong> prova nell’applicazione<br />

alle professioni sanitarie,<br />

allorquando si trovino <strong>di</strong> fronte al dovere <strong>di</strong><br />

proteggere la vita umana e <strong>di</strong> fronte al rischio<br />

<strong>di</strong> trovarsi in situazioni <strong>di</strong> cooperazione<br />

al male nell’applicazione dei doveri<br />

professionali.<br />

In questa situazione, acquista maggiore rilievo<br />

l’esercizio doveroso, <strong>di</strong> una «coraggiosa<br />

obiezione <strong>di</strong> coscienza», da parte <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>ci, infermieri, farmacisti e personale<br />

amministrativo, giu<strong>di</strong>ci e parlamentari, ed<br />

altre figure professionali <strong>di</strong>rettamente coin-<br />

26


volte nella tutela della vita umana in<strong>di</strong>viduale,<br />

laddove le norme legislative prevedessero<br />

azioni che la mettono in pericolo.<br />

Ma, allo stesso tempo, va anche messo<br />

in rilievo come il ricorso all’obiezione<br />

<strong>di</strong> coscienza avvenga, oggi, in un contesto<br />

culturale <strong>di</strong> tolleranza ideologica, che<br />

talvolta, paradossalmente, tende a non<br />

favorire l’accettazione dell’esercizio <strong>di</strong><br />

questo <strong>di</strong>ritto, in quanto elemento «destabilizzante»<br />

del quietismo delle coscienze.<br />

Desideriamo sottolineare come,<br />

in particolare per le professioni sanitarie,<br />

sia <strong>di</strong>fficile l’esercizio del <strong>di</strong>ritto all’obiezione<br />

<strong>di</strong> coscienza, dal momento che questo<br />

<strong>di</strong>ritto viene generalmente riconosciuto<br />

solo alle singole persone, e non alle<br />

strutture ospedaliere o associazioni.<br />

Nel campo della prassi me<strong>di</strong>ca, una menzione<br />

specifica merita il caso della «contraccezione<br />

<strong>di</strong> emergenza» (in genere realizzata<br />

me<strong>di</strong>ante ritrovati chimici), ricordando<br />

innanzitutto la responsabilità morale<br />

<strong>di</strong> coloro che ne rendono possibile l’uso<br />

ai vari livelli e l’esigenza <strong>di</strong> ricorrere all’obiezione<br />

<strong>di</strong> coscienza nella misura in cui<br />

i suoi effetti siano abortivi (antinidatori o<br />

contragestativi); va riba<strong>di</strong>to anche il dovere<br />

morale <strong>di</strong> fornire al pubblico un’informazione<br />

completa sui veri meccanismi d’azione<br />

ed effetti <strong>di</strong> tali ritrovati. Naturalmente,<br />

sussiste il dovere <strong>di</strong> opporre la stessa<br />

obiezione <strong>di</strong> coscienza <strong>di</strong> fronte ad ogni<br />

intervento me<strong>di</strong>co o <strong>di</strong> ricerca che preveda<br />

la <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> vite umane.<br />

7. Sempre più opportuna appare una mobilitazione<br />

<strong>di</strong> tutti coloro che hanno a cuore<br />

la tutela della vita umana, una mobilitazione<br />

che si deve estendere anche a livello<br />

politico: è un’esigenza imprescin<strong>di</strong>bile della<br />

giustizia il rispetto del principio <strong>di</strong> uguaglianza,<br />

che esige <strong>di</strong> onorare e proteggere i<br />

<strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> tutti, specialmente nel caso dei soggetti<br />

più fragili ed in<strong>di</strong>fesi.<br />

Riproponiamo con convinzione l’insegnamento<br />

specifico in materia <strong>di</strong> obiezione <strong>di</strong><br />

coscienza dell’enciclica Evangelium vitae<br />

(nei § 72, 73 e 74), particolarmente nella<br />

prospettiva dell’adesione dei cristiani ai<br />

programmi proposti dai partiti politici, così<br />

come auspichiamo una legislazione che<br />

completi l’articolo 18 della Dichiarazione<br />

universale dei <strong>di</strong>ritti umani, proclamata dalle<br />

Nazioni Unite nel 1948, per garantire il<br />

<strong>di</strong>ritto all’obiezione <strong>di</strong> coscienza e <strong>di</strong>fendere<br />

questo <strong>di</strong>ritto contro ogni <strong>di</strong>scriminazione<br />

nei campi del lavoro, dell’educazione<br />

e dell’attribuzione dei benefici da parte dei<br />

governi.<br />

8. In conclusione, riproponiamo l’auspicio<br />

del Santo Padre, come messaggio <strong>di</strong> speranza<br />

e <strong>di</strong> impegno per contribuire a costruire<br />

una società umana realmente e<strong>di</strong>ficata<br />

a misura dell’uomo: «Prego, pertanto,<br />

il Signore perché man<strong>di</strong> fra voi, cari<br />

fratelli e sorelle, e fra quanti si de<strong>di</strong>cano<br />

alla scienza, alla me<strong>di</strong>cina, al <strong>di</strong>ritto, alla<br />

politica, dei testimoni forniti <strong>di</strong> coscienza<br />

vera e retta, per <strong>di</strong>fendere e promuovere lo<br />

“splendore della verità” a sostegno del dono<br />

e del mistero della vita. Confido nel vostro<br />

aiuto, carissimi professionisti, filosofi,<br />

teologi, scienziati e me<strong>di</strong>ci. In una società<br />

talora chiassosa e violenta, con la vostra<br />

qualificazione culturale, con l’insegnamento<br />

e con l’esempio, potete contribuire<br />

a risvegliare in molti cuori la voce<br />

eloquente e chiara della coscienza».<br />

(Benedetto XVI, ibid).<br />

27


LA VITA ... CHE VITA<br />

(Vita e Famiglia)<br />

LA DOMENICA DELLE<br />

PALME AL C.T.O.<br />

Il coraggio <strong>di</strong> credere nella vita.<br />

Il coraggio <strong>di</strong> sorridere nel dolore, nelle<br />

incomprensioni, nel rifiuto perché<br />

“DIO” è con noi è vita vera in famiglia.<br />

Il coraggio <strong>di</strong> accettare gli altri, senza far<br />

pesare le nostre vedute, è un dono <strong>di</strong><br />

“DIO”.<br />

Il coraggio dell’ottimismo <strong>di</strong> vedere in positivo<br />

molte <strong>di</strong>fficoltà che ci rendono impotenti<br />

è essere uniti a “DIO”.<br />

Il coraggio <strong>di</strong> ricominciare in famiglia dopo<br />

un fallimento, un insuccesso, un tra<strong>di</strong>mento,<br />

a vivere nella luce <strong>di</strong> “DIO”,<br />

nostra speranza, è vita in famiglia.<br />

Il coraggio <strong>di</strong> perdonare, come il Signore<br />

ci perdona, senza umiliarci, ma con<br />

semplicità, è amarsi in famiglia.<br />

Il coraggio d’invocare la “Vergine Maria”,<br />

mistero d’amore, nei travagli della<br />

vita con la preghiera, è un atto d’amore<br />

in famiglia.<br />

Imperia Miccoli<br />

Il mondo del dolore offre<br />

l’opportunità <strong>di</strong> portare<br />

alla luce quanto <strong>di</strong> più nobile<br />

e umano c’è nel cuore<br />

dell’uomo, ma il rischio<br />

è <strong>di</strong> perdere questo appuntamento<br />

con la speranza<br />

permettendo che un<br />

ventaglio <strong>di</strong> atteggiamenti<br />

<strong>di</strong>sumanizzanti prendano<br />

il sopravvento.<br />

Il presente stu<strong>di</strong>o propone<br />

una ra<strong>di</strong>ografia <strong>di</strong><br />

quanto sta succedendo<br />

nelle istituzioni preposte<br />

alla salute; prende in esame<br />

le luci e le ombre, vale<br />

a <strong>di</strong>re, i sentieri dell’umanizzazione e quelli<br />

della <strong>di</strong>sumanizzazione lungo i quali si gioca<br />

una parte del futuro dell’umanità.<br />

Gran<strong>di</strong>ssima è stata la gioia per la visita<br />

compiuta da S.E. Mons. Armando Brambilla<br />

nella mattinata dello scorso 1° aprile,<br />

nei vari reparti del complesso ospedaliero<br />

C.T.O.<br />

La sua presenza ha rappresentato un prezioso<br />

aiuto spirituale, morale e religioso<br />

per tutte le persone ricoverate con seri e<br />

gravi problemi <strong>di</strong> salute.<br />

In particolare, la stretta <strong>di</strong> mano e l’augurio<br />

espressi da Mons. Brambilla hanno prodotto<br />

una forte sensazione <strong>di</strong> energia e vigore,<br />

<strong>di</strong> cui ancora si sentono gli effetti benefici.<br />

Pertanto, con questa immagine significativa<br />

esprimiamo il nostro ringraziamento<br />

e il nostro devoto e rispettoso saluto ad<br />

una alta personalità ecclesiastica che ha<br />

<strong>di</strong>mostrato grande sensibilità, umanità e<br />

partecipazione.<br />

Fernando Ficimanno<br />

Antonio Rodolfi<br />

I VOLTI DELL’UMANIZZAZIONE<br />

E DELLA DISUMANIZZAZIONE<br />

NEGLI OSPEDALI<br />

(dalla rivista “Camillianum”)<br />

Un’immagine che coglie bene il travaglio che<br />

affligge il mondo della sanità è vedere gli aspetti<br />

<strong>di</strong>sumanizzanti come i virus che intaccano<br />

28


la salute del sistema e gli aspetti umanizzanti<br />

come gli antibiotici che combattono i virus per<br />

assicurare il benessere dell’organismo.<br />

Per favorire una lettura <strong>di</strong>agnostica della realtà<br />

mi servirò <strong>di</strong> un decalogo fissato attorno a 10<br />

parole chiave: la colonna a sinistra propone le<br />

voci per dare un volto umano al mondo della<br />

salute, la colonna a destra la cronaca <strong>di</strong> trasgressioni<br />

che contribuiscono a <strong>di</strong>sumanizzare<br />

le istituzioni sanitarie.<br />

aspetti<br />

umanizzanti<br />

la centralità del malato<br />

il rispetto del malato<br />

l’approccio globale<br />

l’umanità<br />

il lavoro in équipe<br />

la solidarietà<br />

la giustizia<br />

la responsabilità<br />

la spiritualità<br />

la speranza<br />

aspetti<br />

<strong>di</strong>sumanizzanti<br />

altri protagonismi<br />

l’autoritarismo<br />

il settorialismo<br />

il tecnicismo<br />

l’in<strong>di</strong>vidualismo<br />

l’arrivismo<br />

il clientelismo<br />

il lassismo<br />

il materialismo<br />

il pessimismo<br />

Primo chiaroscuro: la centralità<br />

del malato verso altri protagonismi<br />

Vivere l’affezione è umanizzare.<br />

Sembrerebbe superfluo riba<strong>di</strong>re che l’ospedale<br />

è per il malato e non il malato per l’ospedale.<br />

Quanto succede, tuttavia, suggerisce<br />

che il malato non sia il protagonista, ma una<br />

comparsa nel mondo della salute.<br />

In passato, sono sorte figure carismatiche che<br />

hanno cercato <strong>di</strong> restituire al malato la sua centralità:<br />

si pensi al contributo dato da santi, quali:<br />

S. Giovanni <strong>di</strong> Dio, S. Camillo de Lellis, S.<br />

Vincenzo de Paoli, ecc.<br />

S. Camillo, per esempio, si riferiva ai malati<br />

come ai “nostri signori e padroni” e spronava<br />

i seguaci a mettere “più cuore in quelle<br />

mani”. Anche oggi c’è uno sforzo <strong>di</strong> riconoscere<br />

ai malati un ruolo <strong>di</strong> primo piano: la<br />

Chiesa parla <strong>di</strong> loro come dei nostri “evangelizzatori”,<br />

Elizabeth Kübler Ross come dei<br />

nostri “maestri”, Fra Marchesi dei Fatebene<br />

fratelli come delle “nostre università”.<br />

Il messaggio costante è <strong>di</strong> non perdere <strong>di</strong> vista<br />

che il malato è l’ospite da accogliere, servire<br />

e curare; egli è il protagonista primo della<br />

sua malattia e della sua guarigione.<br />

Non entra in ospedale per affidare il suo corpo<br />

a qualche specialista in attesa che venga riparato;<br />

porta con sé la sua storia e <strong>di</strong>gnità ed<br />

ha bisogno <strong>di</strong> essere coinvolto nelle decisioni<br />

che lo riguardano. Il riconoscimento della<br />

sua centralità si manifesta attraverso i gesti <strong>di</strong><br />

accoglienza e <strong>di</strong> accompagnamento nella fase<br />

<strong>di</strong> ammissione, nelle tappe successive fino<br />

alla sua <strong>di</strong>missione. Anche gli orari <strong>di</strong> servizio<br />

dovrebbero tenere presenti le sue esigenze<br />

più che essere con<strong>di</strong>zionati dagli interessi<br />

degli operatori.<br />

Quando egli è posto al centro dell’attenzione<br />

ed è il perno attorno a cui gravitano gli sforzi<br />

comuni, la promozione della salute ritrova il<br />

suo giusto equilibrio perché impostata sui principi<br />

fondamentali.<br />

Purtroppo, però, il malato non riveste un ruolo<br />

centrale, ma è una figura periferica nell’organizzazione<br />

sanitaria.<br />

A lui si sono sostituiti altri protagonisti e altri<br />

poli <strong>di</strong> interesse: talvolta è l’istituzione stessa<br />

che si è trasformata in un centro <strong>di</strong> potere<br />

politico o economico.<br />

Spesso la massificazione dei rapporti porta a<br />

sacrificare il contatto personalizzato con il malato<br />

in nome della funzionalità.<br />

Il malato viene ricevuto in accettazione con le<br />

parole: “Signore, venga, la sua stanza è il n.<br />

27”: da quel momento perde il suo nome, la<br />

sua unicità e <strong>di</strong>venta il n. 27. In alcune occasioni<br />

sono i sindacati che con<strong>di</strong>zionano i rapporti<br />

istituzionali e in<strong>di</strong>cono scioperi per garantire<br />

i loro <strong>di</strong>ritti trascurando i <strong>di</strong>sagi arrecati<br />

ai malati.<br />

Talvolta è il protagonismo personale e il bisogno<br />

<strong>di</strong> primeggiare che vengono privilegiati,<br />

per cui il me<strong>di</strong>co può <strong>di</strong>ventare il punto <strong>di</strong> ri-<br />

29


ferimento centrale del sistema salute e gli altri<br />

non sono che piccoli pianeti che gravitano<br />

attorno a lui.<br />

Secondo chiaroscuro: il rispetto<br />

del malato e l’autoritarismo<br />

Il malato più che “qualcosa” da curare è, innanzitutto,<br />

“qualcuno” da rispettare.<br />

Gli abusi e le ingiustizie perpetrati nei suoi<br />

confronti hanno provocato la nascita <strong>di</strong> movimenti<br />

finalizzati a salvaguardarne i <strong>di</strong>ritti.<br />

L’esistenza <strong>di</strong> questi movimenti è, <strong>di</strong> per sé,<br />

una denuncia dello stato <strong>di</strong> degrado a cui si è<br />

pervenuti e un allarme sulla necessità <strong>di</strong> porvi<br />

urgenti rime<strong>di</strong>.<br />

Il rispetto richiede che il malato sia trattato come<br />

un soggetto non un oggetto, che gli sia concesso<br />

il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> conoscere la sua con<strong>di</strong>zione,<br />

<strong>di</strong> essere informato sulle terapie <strong>di</strong>agnostiche<br />

e terapeutiche, <strong>di</strong> partecipare alle decisioni che<br />

lo riguardano.<br />

Si ha spesso l’impressione che le persone colpite<br />

da seria malattia vengono improvvisamente<br />

trattate come dei bambini da proteggere<br />

perché incapaci <strong>di</strong> gestire la verità della loro<br />

situazione.<br />

Il <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci e familiari nel comunicare<br />

serenamente con loro continua a perpetuare la<br />

“congiura del silenzio” come il modo più umano<br />

per esorcizzare la paura della morte.<br />

Il referente della verità è il malato: una conoscenza<br />

adeguata della sua persona e delle sue<br />

risorse permette <strong>di</strong> scegliere i mo<strong>di</strong> e i tempi opportuni<br />

per renderlo protagonista della sua storia.<br />

Un malato informato è una persona che sviluppa<br />

fiducia nei suoi curanti e collabora attivamente<br />

nelle iniziative prese per il suo bene.<br />

Il rispetto richiede, inoltre, sensibilità per la sua<br />

privacy e delicatezza nel rapportarsi al suo corpo<br />

e alla sua intimità, specie in presenza <strong>di</strong> altri.<br />

Rispettare la sacralità della persona significa<br />

anche accettare il <strong>di</strong>verso, vale a <strong>di</strong>re chi ha<br />

un <strong>di</strong>verso colore della pelle, chi professa una<br />

religione <strong>di</strong>versa, chi è simpatico e chi è antipatico,<br />

chi collabora e chi è <strong>di</strong>ffidente. Nel riscontro<br />

reale, si nota che al rispetto si è spesso<br />

sostituito l’autoritarismo, fatto <strong>di</strong> atteggiamenti<br />

<strong>di</strong> superiorità e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio. L’autoritarismo è<br />

un pericolo che corrono soprattutto coloro che<br />

hanno ruoli <strong>di</strong> potere.<br />

Se l’atteggiamento <strong>di</strong> rispetto si esprime nell’apertura<br />

all’altro, nella <strong>di</strong>sponibilità ad apprendere<br />

da lui e a valorizzarlo nei suoi bisogni<br />

e valori, quello autoritario è portato al controllo,<br />

a dettare le decisioni, a dogmatizzare la<br />

verità, a focalizzare l’attenzione sugli obiettivi<br />

più che sulle persone. L’autoritarismo si trasmette<br />

sia attraverso atteggiamenti non verbali<br />

che verbali.<br />

Se un malato chiede al me<strong>di</strong>co: “Scusi, a che<br />

serve questo tubo?”, può riceverne in risposta:<br />

“Lei pensi a guarire e non si faccia troppe<br />

domande”. Se un altro si azzarda a domandare:<br />

“Qual è lo scopo <strong>di</strong> questo esame?”,<br />

può sentirsi rispondere:<br />

“Lei non si preoccupi,<br />

Vicino al malato<br />

sappiamo noi il da farsi”.<br />

Se un terzo insiste<br />

con professionalità<br />

per capire il perché delle<br />

sue <strong>di</strong>fficoltà respiratorie<br />

può sentirsi avvilito<br />

da questo messaggio<br />

perentorio: “Cerchi <strong>di</strong><br />

dormire, parlerò con<br />

sua moglie circa questo<br />

problema”. Oppure<br />

da una logica fredda che<br />

non lascia speranza: “È<br />

un cancro, tragga le<br />

sue conclusioni”.<br />

Si tratta <strong>di</strong> una cronaca<br />

<strong>di</strong> trasgressioni della <strong>di</strong>gnità umana che non fa<br />

onore a chi è stato deputato al compito della<br />

compassione. Non infrequente è la forma <strong>di</strong> autoritarismo<br />

nei confronti <strong>di</strong> altri operatori: si<br />

pensi, ad esempio, alla sistematica assunzione<br />

<strong>di</strong> atteggiamenti prevaricatori o sbrigativi nei<br />

loro confronti.<br />

Terzo chiaroscuro: l’approccio globale e<br />

il settorialismo<br />

La tra<strong>di</strong>zione giudaico-cristiana ha sempre sottolineato<br />

il principio della persona intesa nella<br />

sua interezza, nella globalità delle sue <strong>di</strong>mensioni.<br />

Il cuore della tra<strong>di</strong>zione cristiana mette<br />

in luce l’integrità della relazione: (Lc 10,27)<br />

Il servizio autentico valorizza queste <strong>di</strong>verse<br />

componenti della persona. Il malato viene all’ospedale<br />

per curarsi, ma la guarigione non va<br />

solo intesa fisicamente. Quando il corpo è ma-<br />

30


AMARE DIO<br />

IL PROSSIMO<br />

SÈ STESSI<br />

con<br />

TUTTO IL CUORE (<strong>di</strong>mensione emotiva)<br />

TUTTA LA MENTE (<strong>di</strong>mensione intellettiva)<br />

TUTTA L’ANIMA (<strong>di</strong>mensione spirituale)<br />

TUTTE LE FORZE (<strong>di</strong>mensione fisica)<br />

lato la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> malessere si riverbera sulle<br />

altre sfere della persona: emotivamente ci sono<br />

stati d’animo, timori e preoccupazioni che<br />

vengono a galla; spiritualmente la persona può<br />

vivere un momento <strong>di</strong> crisi e <strong>di</strong> smarrimento;<br />

a livello mentale si instaura un livello <strong>di</strong> tensione<br />

a causa della attività o del lavoro lasciato<br />

in sospeso, ecc.<br />

La cura integrale della persona comporta l’attenzione<br />

a queste <strong>di</strong>verse esigenze e lo sforzo<br />

armonizzato <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline. Oggi, purtroppo,<br />

il principio dell’integrità è stato sconvolto<br />

dalla proliferazione <strong>di</strong> specialità; è accaduto<br />

così che il settorialismo, inteso come tendenza<br />

a vedere le cose dalla propria prospettiva<br />

o dal proprio orizzonte limitato, ha offuscato<br />

una visione più sana e globale del malato.<br />

Si assiste, <strong>di</strong> conseguenza, ad una nuova spartizione<br />

de facto: il patologo si cura <strong>di</strong> esaminare<br />

le cellule, l’epatologo <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosticare le<br />

malattie epatiche,<br />

il car<strong>di</strong>ologo<br />

<strong>di</strong><br />

e amore.<br />

accertare la<br />

funzionalità<br />

del cuore,<br />

l’angiologo<br />

<strong>di</strong> verificare<br />

la con<strong>di</strong>zione<br />

dei vasi<br />

sanguigni,<br />

l’infermiere<br />

<strong>di</strong> osservarne<br />

la con<strong>di</strong>zione,<br />

l’assistente<br />

sociale <strong>di</strong> esplorarne le problematiche<br />

familiari, il cappellano <strong>di</strong> coglierne le esigenze<br />

spirituali, ecc...<br />

Il rischio è <strong>di</strong> operare interventi frazíonati nel<br />

contesto della propria competenza, senza avere<br />

una visione più vasta della cura integrale.<br />

La preoccupazione del me<strong>di</strong>co si traduce così<br />

in “che cosa” bisogna curare, invece <strong>di</strong><br />

“chi” è la persona da curare, vale a <strong>di</strong>re si privilegia<br />

l’attenzione al problema e si trascura<br />

la persona. In altre parole, il malato non è qualcuno<br />

da “conoscere” e<br />

“ascoltare”, ma qualcosa<br />

da “osservare” e<br />

“stu<strong>di</strong>are”.<br />

Diventa così un “caso<br />

interessante”, affetto da una patologia particolare<br />

che suscita interesse e può servire al proprio<br />

appren<strong>di</strong>mento o a una ricerca da presentare<br />

al prossimo convegno.<br />

Quarto chiaroscuro: l’umanità e<br />

il tecnicismo<br />

“La civiltà <strong>di</strong> una cultura si misura dalla<br />

gentilezza”: così si confidava un malato esprimendo<br />

nella sua riflessione l’esigenza <strong>di</strong> essere<br />

circondato da operatori cortesi, gentili e umani<br />

e non da presenze scortesi che incutono timore<br />

e turbamento. L’ospedale è un luogo privilegiato<br />

per la testimonianza della bontà, dell’altruismo,<br />

della sensibilità e della <strong>di</strong>sponibilità<br />

a rendersi vulnerabile.<br />

In un certo senso, umanizzare l’ospedale non è<br />

altro che umanizzarsi, riscoprire l’umanità che<br />

accomuna chi aiuta e chi è aiutato.<br />

Umanizzare il servizio significa abbinare creativamente<br />

il contributo dell’intelligenza con l’ispirazione<br />

del cuore per offrire una migliore<br />

assistenza. A questo fine, un ruolo <strong>di</strong> particolare<br />

rilievo riveste la relazione <strong>di</strong> aiuto imperniata<br />

sullo sviluppo <strong>di</strong> attitu<strong>di</strong>ni, quali: l’ascolto,<br />

la comprensione e l’empatia.<br />

Si ascolta nella misura in cui si dà spazio all’altro<br />

senza giu<strong>di</strong>carlo, senza imporre i propri<br />

schemi, ma cercando <strong>di</strong> entrare nel suo mondo<br />

e <strong>di</strong> vedere le cose dal suo punto <strong>di</strong> vista. L’umanità<br />

si trasmette attraverso: la propria presenza,<br />

il “silenzio” rispettoso che può parlare<br />

più <strong>di</strong> mille parole, una carezza o una stretta <strong>di</strong><br />

mano che comunicano vicinanza e calore, un<br />

sorriso che invita all’apertura e alla fiducia.<br />

Spesso, però, il mondo della salute più che dall’umanità,<br />

è dominato dal tecnicismo, dal crescente<br />

predominio del fattore tecnico e scientifico.<br />

Le nuove priorità delle amministrazioni<br />

sanitarie riguardano l’acquisto delle apparecchiature<br />

più sofisticate, dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>agnostico<br />

e terapeutico, per garantire i servizi<br />

d’avanguar<strong>di</strong>a, attirare nuovi utenti e assicurarsi<br />

gli interventi più qualificati.<br />

L’organizzazione sanitaria si ispira ai criteri del-<br />

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l’efficientismo, del successo e della competizione<br />

più che non ai valori umani. Senza dubbio,<br />

quando il processo e la scienza sono al servizio<br />

dell’amore bisogna sostenerli e valorizzarli,<br />

ma c’è il rischio che la tecnologia <strong>di</strong>sumanizzi<br />

il malato.<br />

Non è raro il caso <strong>di</strong> morenti che sono circondati<br />

da monitors e dalle apparecchiature più sofisticate<br />

quando ciò <strong>di</strong> cui hanno maggior bisogno<br />

è <strong>di</strong> una persona amica, <strong>di</strong> una stretta <strong>di</strong><br />

mano, <strong>di</strong> un volto familiare.<br />

Si muore circondati dal freddo <strong>di</strong> respiratori automatici,<br />

ma isolati perché si privilegiano i contributi<br />

tecnologici a quelli umani. In questo contesto<br />

anche i rapporti tra personale sanitario e<br />

malato sono con<strong>di</strong>zionati dal fare e sono rapporti<br />

funzionali più che personali.<br />

Quinto chiaroscuro: il lavoro in<br />

équipe e l’in<strong>di</strong>vidualismo<br />

“Lavorare insieme per servire meglio” è <strong>di</strong>ventato<br />

uno degli slogan ricorrenti del mondo<br />

sanitario. Il progresso passa attraverso la collaborazione<br />

<strong>di</strong> tanti sforzi e ognuno ha un contributo<br />

da offrire per migliorare il servizio. Il<br />

mondo del linguaggio verbale può fungere da<br />

utile esempio, in questo contesto. Il vocabolario<br />

italiano conta poco più <strong>di</strong> 20 lettere; se poste<br />

in or<strong>di</strong>ne autonomo o scoor<strong>di</strong>nato queste<br />

non hanno nessun senso, ma se collocate in<br />

modo appropriato compongono delle parole e<br />

l’insieme delle parole trasmette messaggi.<br />

Così, la somma creativa <strong>di</strong> queste 20 lettere promuove<br />

la comunicazione, dà forma ai giornali<br />

e alle riviste, è responsabile per tutti i libri che<br />

sono custo<strong>di</strong>ti nelle biblioteche. Insomma i piccoli<br />

contributi <strong>di</strong>namicamente armonizzati permettono<br />

<strong>di</strong> costruire gran<strong>di</strong> cose.<br />

L’immagine si può applicare agli operatori sanitari:<br />

quando sono in grado <strong>di</strong> mettere in comune<br />

i loro sforzi, <strong>di</strong> confrontarsi e aiutarsi<br />

attraverso contatti e iniziative inter<strong>di</strong>sciplinari,<br />

il riflesso <strong>di</strong> questo impegno si ripercuote<br />

sul malato.<br />

Chiaramente il lavoro in équipe non si improvvisa,<br />

ma richiede una formazione e un allenamento<br />

a monte: una responsabilità specifica<br />

rivestono le scuole me<strong>di</strong>che e parame<strong>di</strong>che<br />

che dovrebbero sensibilizzare ed educare gli<br />

studenti alla collaborazione inter<strong>di</strong>sciplinare.<br />

Anche in questo caso la collaborazione da tutti<br />

voluta è, spesso, ostacolata perché prevalgono<br />

atteggiamenti <strong>di</strong> autosufficienza e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidualismo.<br />

L’in<strong>di</strong>vidualismo non vuole sottoporsi<br />

alle norme o alle esigenze del gruppo, reclama<br />

autonomia dì azione e vuole agire in<strong>di</strong>sturbato<br />

nel portare avanti i progetti. La moltiplicazione<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidualisti provoca la frammentazione<br />

del servizio: il malato <strong>di</strong>venta destinatario<br />

<strong>di</strong> un mosaico <strong>di</strong> interventi non collegati<br />

tra loro. Ogni operatore si accosta al suo<br />

capezzale con la propria agenda: chi per raccoglierne<br />

la storia clinica, chi per misurargli la<br />

pressione, chi per fargli un prelievo <strong>di</strong> sangue,<br />

chi per accompagnarlo a fare una lastra, chi per<br />

sottoporlo ad una terapia, chi per conoscere la<br />

sua situazione familiare, ecc. Se il paziente desidera<br />

informazioni sullo scopo <strong>di</strong> un’iniezione,<br />

l’infermiere gli potrebbe rispondere: “non<br />

so, me l’ha or<strong>di</strong>nata il me<strong>di</strong>co”, se si azzarda<br />

a chiedere perché deve ripetere esami già<br />

fatti gli si replica che si preferisce non <strong>di</strong>pendere<br />

dal lavoro fatto da un altro.<br />

Quando si agisce autonomamente chi ne scapita<br />

è il malato che si trova al centro <strong>di</strong> interventi<br />

frazionati senza il conforto <strong>di</strong> una collaborazione<br />

o consultazione comune per garantire<br />

il suo miglior bene. Il risanamento del tessuto<br />

ospedaliero e del servizio integrale del malato<br />

comporta il recupero dello sforzo inter<strong>di</strong>sciplinare.<br />

(continua...)<br />

Arnaldo Pagrazzi<br />

Sabato 9 giugno – ore 9,30 presso il<br />

Seminario <strong>Maggio</strong>re – Piazza S. Giovanni 4<br />

per gli operatori sanitari – suore – cappellani<br />

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