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Oratorio di San Lorenzo (2005) - la Notizia

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<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong><br />

V<br />

Quaderni gui<strong>di</strong>zzolesi


V-2<br />

Con il patrocinio<br />

Amministrazione Comunale <strong>di</strong> Gui<strong>di</strong>zzolo<br />

Provincia <strong>di</strong> Mantova<br />

Ringraziamenti<br />

L’E<strong>di</strong>tore intende ringraziare quanti hanno agevo<strong>la</strong>to con piena <strong>di</strong>sponibilità il suo compito, fornendo<br />

utili in<strong>di</strong>cazioni e suggerimenti, in partico<strong>la</strong>re gli autori dei testi Serena Poli e Prof. Giovanni Zangobbi,<br />

il curatore del “quaderno” e autore delle fotografie Andrea Dal Prato, i preziosi col<strong>la</strong>boratori Architetto<br />

Francesco Cappa, Sergio Roverselli, Graziano Pelizzaro, Francesca Cargnoni e Cav. Gianfranco Ruffoni.<br />

Fonti documentarie<br />

Archivio Diocesano <strong>di</strong> Mantova<br />

Archivio Parrocchiale <strong>di</strong> Gui<strong>di</strong>zzolo<br />

Scritti <strong>di</strong>: Professor Alessandro Dal Prato, Professor Franco Mondadori,<br />

Architetto Pietro Gazzo<strong>la</strong>, Architetto Francesco Cappa.<br />

Letteratura<br />

A. Portioli: Le chiese <strong>di</strong>pinte del mantovano.<br />

V. Matteucci: Le chiese artistiche del Mantovano, 1902.<br />

R. Guazza: Mantova attraverso i secoli ed. Gam 1966<br />

L’<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> (Centro Culturale <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> 1999).<br />

Riproduzione vietata<br />

Il “Quaderno” è stato realizzato grazie al contributo del<strong>la</strong> Amministrazione Comunale <strong>di</strong> Gui<strong>di</strong>zzolo<br />

e dell’“Impresa E<strong>di</strong>le Roverselli”.


Introduzione<br />

V-3<br />

Numerosi sono stati, negli anni scorsi, i qualificati interventi e le sollecitazioni volti a salvare<br />

l’<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> dal degrado e dall’abbandono.<br />

L'Amministrazione Comunale, successivamente, sollecitata dalle richieste che pervenivano<br />

da più parti, chiese dettagliate re<strong>la</strong>zioni agli esperti, sul valore storico-artistico del bene e sul suo<br />

stato <strong>di</strong> conservazione.<br />

Il primo concreto tentativo <strong>di</strong> acquisizione fu operato nel 1990 dall’Amministrazione<br />

Comunale; il 28 aprile dello stesso anno, tra il sindaco Ageo Gallesi ed il proprietario ing. Massimo<br />

Diana, fu sottoscritta una promessa <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta che non poté concretizzarsi per il cambio <strong>di</strong><br />

Amministrazione.<br />

Il proprietario, nell'agosto del 1990, interruppe le trattative a seguito <strong>di</strong> un'apertura delle<br />

pietre tombali avvenuta senza il suo consenso e, non avendo avuto risposta dal sindaco cui si era rivolto<br />

per una richiesta <strong>di</strong> scuse, decise <strong>di</strong> sospendere <strong>la</strong> ven<strong>di</strong>ta.<br />

Uguale sorte ebbe <strong>la</strong> deliberazione del Consiglio Comunale del 3 maggio 1991 con cui si<br />

tentò <strong>di</strong> acquistare l’<strong>Oratorio</strong> ed il terreno circostante.<br />

Non se ne fece più niente fino al 1995, quando il nuovo sindaco prof. Giovanni Zangobbi,<br />

ottenne dal proprietario ing. Massimo Diana <strong>la</strong> cessione dell’<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> per <strong>la</strong> somma<br />

simbolica <strong>di</strong> lire 1.000.000.<br />

Da qui partì <strong>la</strong> pratica per un piano organico <strong>di</strong> recupero che, oltre al<strong>la</strong> parte muraria (in<br />

grande pericolo <strong>di</strong> crollo), comprendesse anche il recupero degli affreschi, gravemente compromessi.<br />

I <strong>la</strong>vori iniziati nel 1998 si sono conclusi nel 2004: l’<strong>Oratorio</strong> è aperto al pubblico e l’Amministrazione<br />

comunale sta valutando una sua collocazione che ne consenta <strong>la</strong> massima valorizzazione, quale esempio<br />

<strong>di</strong> antico luogo <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> raccoglimento.<br />

La vicinanza con altre analoghe realtà, presenti nei centri collinari <strong>di</strong> Cavriana, Solferino,<br />

Castiglione delle Stiviere, Volta Mantovana o nelle vicine Goito, Ceresara e Medole, ne permetterebbe<br />

<strong>la</strong> fruizione anche a livello sovraccomunale, consentendo <strong>la</strong> creazione <strong>di</strong> un ideale circuito museale.<br />

Quest’ultimo, potrebbe risultare favorito dal<strong>la</strong> presenza <strong>di</strong> una capil<strong>la</strong>re rete <strong>di</strong> vie <strong>di</strong> comunicazione e<br />

<strong>di</strong> servizi turistici e l’ubicazione, in loco, <strong>di</strong> un Istituto Statale d'Arte che ne promuoverebbe anche l'utilizzo<br />

come centro <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o permanenti.<br />

Nel 1980 il Prof. Alessandro Dal Prato scriveva:<br />

“Nell'<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong>, come in quasi tutti gli analoghi e<strong>di</strong>fici me<strong>di</strong>evali, sulle pareti<br />

interne sono conservate pitture votive promossse dal<strong>la</strong> devozione dei fedeli; affreschi, affiancati<br />

l'uno all'altro senza un organico piano <strong>di</strong> svolgimento, realizzati in tempi <strong>di</strong>versi, qualche volta da artisti<br />

vali<strong>di</strong> e raffinati, qualche altra da artisti un po' rozzi. Qui sono presenti gli uni e gli altri. Gli affreschi<br />

sono una ventina, ma sotto le scialbature a calce ce ne potrebbero essere altri.<br />

Difficilissimo è stabilire l'epoca <strong>di</strong> queste pitture, alcune delle quali ancora impostate su<br />

schemi me<strong>di</strong>evali, che rive<strong>la</strong>no echi delle innovazioni rinascimentali. Grosso modo, si potrebbe ipotizzare<br />

un periodo comprendente gli anni che vanno dal<strong>la</strong> fine del XV secolo, a quelli dell'inizio del XVII<br />

secolo.”<br />

Andrea Dal Prato<br />

<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong>


V-4


<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> V-5<br />

La struttura dell’<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong><br />

<strong>Lorenzo</strong> si può far risalire al Duecento, ma i documenti<br />

a noi pervenuti datano dal 1498, quando<br />

arrivarono i Preti Eremiti <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Maria <strong>di</strong><br />

Gonzaga e fu a loro affidato il servizio religioso.<br />

Al<strong>la</strong> fine del ‘700 i Padri Eremiti<br />

<strong>la</strong>sciarono Gui<strong>di</strong>zzolo a causa del<strong>la</strong> soppressione<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni religiosi operata dagli austriaci; l’officiatura<br />

venne affidata, fino al 1773, ai Monaci<br />

Olivetani che già dal 1508 avevano in custo<strong>di</strong>a <strong>la</strong><br />

Parrocchia.<br />

L’<strong>Oratorio</strong> venne quin<strong>di</strong> acquistato<br />

dai conti Rizzini, nobile famiglia inse<strong>di</strong>atasi a<br />

Gui<strong>di</strong>zzolo, <strong>di</strong>ventando proprietà privata; <strong>la</strong><br />

vicenda è documentabile da una lettera del 1799<br />

nel<strong>la</strong> quale si tratta l’atto <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta del fondo <strong>di</strong><br />

<strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> con casa e <strong>Oratorio</strong>, già <strong>di</strong> proprietà<br />

dello stato.<br />

Il fondo era composto da 6 biolche,<br />

16 tavole e 11 pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> terra arativa; <strong>la</strong> casa comprendeva<br />

due camerette, una con piccolo camino,<br />

l’altra con sca<strong>la</strong> <strong>di</strong> legno che metteva in un<br />

granaio, <strong>di</strong>viso a sua volta in due piccole stanze<br />

abitabili. Annesso al<strong>la</strong> casa l’<strong>Oratorio</strong> con cinque<br />

muri e tetto a capriate.<br />

Il conte Luigi Rizzini decise <strong>di</strong> a<strong>di</strong>bire<br />

<strong>la</strong> chiesetta a sepolcreto <strong>di</strong> famiglia facendovi<br />

costruire <strong>la</strong> cripta; questo avvenne per due principali<br />

motivi: il primo è dato dal<strong>la</strong> sua posizione<br />

tranquil<strong>la</strong>, immersa in un boschetto <strong>di</strong> tigli e il<br />

secondo è conseguente al<strong>la</strong> legge francese del<br />

1806 che non consentiva <strong>di</strong> seppellire presso l’abitato.<br />

Con il passare degli anni <strong>la</strong> famiglia<br />

Rizzini iniziò a trascurare l’e<strong>di</strong>ficio sacro tanto da<br />

arrivare al suo quasi completo abbandono; nel<br />

1860 il vescovo Monsignor Corti ridonò l’esercizio<br />

del culto <strong>di</strong>vino all’<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong>.<br />

La chiesa cominciò ad essere aperta<br />

in alcune circostanze come il 10 Agosto (<strong>San</strong><br />

<strong>Lorenzo</strong>) o nell’anniversario del<strong>la</strong> morte <strong>di</strong> qualche<br />

membro del<strong>la</strong> nobile famiglia, sepolto nel<strong>la</strong><br />

cripta.<br />

Negli anni l’abbandono, ancora una<br />

volta, e il degrado si aggravarono; polvere, ragnatele,<br />

affreschi rigati dall’acqua piovana impe<strong>di</strong>rono<br />

al visitatore <strong>di</strong> apprezzar<strong>la</strong>; fortunatamente<br />

l’opinione pubblica e l’interessamento<br />

dell’Amministrazione comunale si fecero più<br />

pressanti e ottennero risultati concreti.<br />

Nel 1995 il Comune ha acquistato<br />

l‘<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> dall’ingegner Diana,<br />

erede dell’estinta famiglia Rizzini.<br />

L’<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> è da ricondurre<br />

ad una tipologia strutturale locale, nell’ambito<br />

dell’attribuzione allo stile Romanico, vista<br />

l’epoca <strong>di</strong> appartenenza; per <strong>la</strong> sua costruzione<br />

sono stati usati materiali del luogo perchè facilmente<br />

reperibili e poco costosi. Le murature<br />

sono eseguite con sassi alluvionali e frammenti<br />

<strong>di</strong> cotto, legati assieme da malta <strong>di</strong> calce e sabbia<br />

estratta da cave del posto. La chiesetta ha perso<br />

il suo aspetto originale a causa dell’accorpamento<br />

del<strong>la</strong> casa colonica, estranea allo stile del<strong>la</strong><br />

struttura sacra. Sul <strong>la</strong>to destro, guardando<strong>la</strong> frontalmente,<br />

poggia su un massiccio rudere me<strong>di</strong>oevale<br />

che induce a pensare che l’<strong>Oratorio</strong> possa<br />

essere uno dei resti <strong>di</strong> un forte ormai perso definitivamente.<br />

Sempre sullo stesso <strong>la</strong>to si addossa<br />

<strong>la</strong> casa colonica che non è databile perchè oggetto<br />

<strong>di</strong> numerosi rimaneggiamenti.<br />

Passando al<strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> chiesetta<br />

va premesso che anch’essa, nel tempo, ha<br />

subito molte trasformazioni. L’e<strong>di</strong>ficio ha un<br />

orientamento est-ovest; <strong>la</strong> facciata si conclude<br />

verso l’alto con una copertura a capanna che,<br />

interamente, ricopre un’unica navata. Sul<strong>la</strong><br />

copertura è posto un campaniletto pensile che<br />

ospita una so<strong>la</strong> campana <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ridotte;<br />

un fregio a dentelli in cotto decora, lungo tutto il<br />

perimetro del<strong>la</strong> Chiesa, il sottogronda. La facciata<br />

presenta un alto e stretto portale sovrastato da<br />

un oculo, specu<strong>la</strong>re a quello dell’abside; ai <strong>la</strong>ti <strong>di</strong><br />

questo sono <strong>di</strong>sposte simmetricamente due fine-<br />

<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong>


V-6<br />

Gui<strong>di</strong>zzolo 1998, il Sindaco Prof. Giovanni Zangobbi e il tecnico<br />

comunale P.I. C<strong>la</strong>u<strong>di</strong>o Lugoboni control<strong>la</strong>no lo stato <strong>di</strong><br />

avanzamento dei <strong>la</strong>vori <strong>di</strong> restauro.<br />

strelle ad arco ogivale, forse mo<strong>di</strong>ficate o costruite<br />

nel periodo neogotico.<br />

Su entrambi i <strong>la</strong>ti maggiori vi sono<br />

due aperture che consentono l’ingresso sul <strong>la</strong>to<br />

Nord, verso il boschetto <strong>di</strong> tigli e sul <strong>la</strong>to sud, con<br />

accesso al<strong>la</strong> casa colonica, dove, un tempo, probabilmente,<br />

vi erano le stanze in cui alloggiavano<br />

i Preti Eremiti. L’abside dell’<strong>Oratorio</strong> è alquanto<br />

semplice, troviamo so<strong>la</strong>mente un oculo circo<strong>la</strong>re,<br />

come quello in facciata, il cui compito è quello <strong>di</strong><br />

illuminare il presbiterio. Esiste un terzo oculo<br />

visibile dall’interno posto nel<strong>la</strong> parete <strong>di</strong> destra e<br />

protetto da una grata lignea finemente intagliata;<br />

probabilmente dava accesso ad un matroneo<br />

(loggiato interno posto su ciascuna delle navate<br />

minori e aperto verso <strong>la</strong> navata centrale, che era<br />

riservato alle donne) o alle stanze degli eremiti<br />

che sorgevano <strong>di</strong>etro <strong>la</strong> parete sud.<br />

La pianta del<strong>la</strong> Chiesa è rettango<strong>la</strong>re;<br />

l’interno è <strong>di</strong>viso in due corpi delimitati da un<br />

arco ogivale costruito sul<strong>la</strong> zona più alta; <strong>la</strong> pavimentazione<br />

risulta essere più alta nel<strong>la</strong> zona<br />

absidale e più bassa, <strong>di</strong> tre scalini, nel<strong>la</strong> navata.<br />

Una parte <strong>di</strong> pavimento posta tra i<br />

gra<strong>di</strong>ni e l’arco, funge da copertura al<strong>la</strong> cripta sottostante<br />

che accoglie le spoglie <strong>di</strong> alcuni esponenti<br />

del<strong>la</strong> famiglia Rizzini.<br />

La copertura a capriate è sorretta da<br />

travi lignee.<br />

Il pavimento si presentava in una<br />

trama <strong>di</strong> tavelline in cotto del ‘700 nel<strong>la</strong> zona<br />

occupata dall’altare Maggiore e in cemento nel<strong>la</strong><br />

navata; ora completamente rinnovata usando<br />

interamente il cotto.<br />

Nel<strong>la</strong> porzione <strong>di</strong> pavimento rialzata,<br />

ovvero tra i gra<strong>di</strong>ni e l’arco, vi sono allineate sette<br />

<strong>la</strong>pi<strong>di</strong> funebri epigrafate; <strong>la</strong> centrale, più lunga<br />

delle altre, è <strong>la</strong> più antica. Posta nel<strong>la</strong> navata si<br />

trova <strong>la</strong> <strong>la</strong>pide che funge da pietra <strong>di</strong> sigillo del<strong>la</strong><br />

cripta con inciso lo stemma del<strong>la</strong> famiglia.<br />

Sullo sfondo dell’abside si può notare<br />

una picco<strong>la</strong> nicchia nel<strong>la</strong> quale domina, sull’intera<br />

Chiesa, <strong>la</strong> statua lignea del patrono <strong>San</strong><br />

<strong>Lorenzo</strong> databile al XVI sec.; <strong>la</strong> figura del <strong>San</strong>to è<br />

riconoscibile grazie al<strong>la</strong> gratico<strong>la</strong> in ferro battuto<br />

che tiene nel<strong>la</strong> mano destra sul<strong>la</strong> quale, secondo<br />

<strong>la</strong> leggenda, fu arso vivo.<br />

L’altare maggiore, al centro dell’abside,<br />

poggia <strong>di</strong>rettamente sul pavimento; eseguito<br />

in muratura con qualche finta tarsia marmorea<br />

<strong>di</strong>pinta, risale al XVIII sec. Davanti all’altare si<br />

trova il paliotto <strong>di</strong> epoca settecentesca; è una pittura<br />

a tempera su te<strong>la</strong> che rappresenta <strong>San</strong><br />

<strong>Lorenzo</strong>, con palma e gratico<strong>la</strong> (suoi attributi),<br />

immerso in una fitta decorazione floreale al<strong>la</strong><br />

grottesca.<br />

Alle spalle dell’altare troviamo una<br />

muratura con due aperture che separa <strong>la</strong> zona<br />

absidale da quel<strong>la</strong> a<strong>di</strong>bita al coro.<br />

Un secondo altare, del<strong>la</strong> Pietà, è<br />

situato al centro del<strong>la</strong> parete nord; questo è<br />

costituito da una mensa settecentesca decorata<br />

da venature marmoree eseguite in stucco, da<br />

un’ancona lignea con al<strong>la</strong> sommità <strong>la</strong> figura del<br />

Padre, tutta scolpita, intagliata e dorata risalente<br />

al XVII sec., da un affresco sul fondale rappresentante<br />

“Il Compianto <strong>di</strong> Maria” e da una ba<strong>la</strong>ustra<br />

in legno che delimita lo spazio antistante.<br />

<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong>


V-7<br />

Molto interessante, all’interno <strong>di</strong> S.<br />

<strong>Lorenzo</strong>, è il ciclo <strong>di</strong> affreschi votivi che corre<br />

lungo tutte le pareti perimetrali compreso l’abside;<br />

si tratta <strong>di</strong> circa una trentina <strong>di</strong> riquadri<br />

affiancati l’uno all’altro al cui interno sono raffigurati<br />

dei <strong>San</strong>ti. Non si conosce <strong>la</strong> data <strong>di</strong> esecuzione<br />

precisa, ma dalle date è riconducibile al<strong>la</strong><br />

fine del XV e gli inizi del XVI secolo. La <strong>di</strong>sposizione<br />

dei “riquadri” affrescati non ha un senso<br />

logico <strong>di</strong> progressione né religiosa e né temporale:<br />

il devoto richiedeva al pittore <strong>di</strong> rappresentare<br />

il <strong>San</strong>to che voleva venerare, era anche un<br />

modo per garantirsi l’Al<strong>di</strong>là e assicurarsi serenità<br />

anche dopo <strong>la</strong> morte.<br />

Ignoriamo chi possa avere eseguito<br />

le pitture. Alcuni attribuiscono gli affreschi ad<br />

una so<strong>la</strong> “mano”, quin<strong>di</strong> ad un unico pittore, <strong>la</strong><br />

motivazione che spinge a questa supposizione è<br />

l’uso degli stessi colori in tutto il ciclo. Altri, invece,<br />

sostengono che vi sia <strong>la</strong> partecipazione <strong>di</strong> più<br />

persone, anche sullo stesso <strong>di</strong>pinto. Non essendo<br />

ancora stati fatti approfon<strong>di</strong>menti sul<strong>la</strong> questione,<br />

le ipotesi sono entrambe considerabili<br />

nonostante siano contrapposte.<br />

Oltre al<strong>la</strong> fascia “bassa” vi è l’inizio <strong>di</strong><br />

un’altra posizionata in alto sul<strong>la</strong> parete sud; qui<br />

sono presenti so<strong>la</strong>mente due riquadri, il che fa<br />

pensare che si volesse creare un secondo ciclo <strong>di</strong><br />

affreschi. Nel<strong>la</strong> fascia <strong>di</strong> affreschi inferiore, prevalgono<br />

figure iso<strong>la</strong>te su sfondo generico mentre,<br />

nel<strong>la</strong> zona superiore, vi sono composizioni con<br />

più figure ambientate sullo sfondo <strong>di</strong> una città.<br />

Nel<strong>la</strong> fascia superiore i soggetti sono<br />

più e<strong>la</strong>borati: “Cristo in croce tra <strong>la</strong> Madonna e<br />

<strong>San</strong> Giovanni” è il primo partendo dall’abside, è<br />

uno dei <strong>di</strong>pinti conservati meglio anche grazie<br />

al<strong>la</strong> sua fortunata posizione; infatti, trovandosi in<br />

alto ha risentito meno dell’umi<strong>di</strong>tà; l’altro accanto<br />

ha come soggetto <strong>la</strong> “Madonna in trono col<br />

Bambino, devoto e S. Pietro”. Questi due affreschi<br />

sembrano esser stati eseguiti più tar<strong>di</strong><br />

rispetto a quelli centrali del<strong>la</strong> fascia inferiore, che<br />

assieme a quelli del presbiterio risultano i più<br />

antichi.<br />

Sugli affreschi sono state trovate<br />

iscrizioni e graffiti che ricordano partico<strong>la</strong>ri<br />

momenti, come per esempio il matrimonio tra il<br />

Duca Fer<strong>di</strong>nando <strong>di</strong> Mantova e <strong>la</strong> principessa <strong>di</strong><br />

Firenze Caterina De’ Me<strong>di</strong>ci il 15 Marzo 1617,<br />

oppure <strong>la</strong> visita del<strong>la</strong> signora Duchessa <strong>di</strong><br />

Mantova il 28 Marzo 1569.<br />

Sulle pareti, tra gli affreschi, compaiono<br />

senza una precisa connotazione delle<br />

“croci” inscritte in circonferenze che potrebbero<br />

far supporre una riconsacrazione del<strong>la</strong> Chiesa.<br />

Probabilmente proprio per questo evento è stata<br />

riaffrescata coprendo gli affreschi che già esistevano;<br />

infatti, sotto a quelli attuali si possono<br />

intravedere scorci <strong>di</strong> pittura preesistente ricoperti<br />

<strong>di</strong>rettamente da una scialbatura <strong>di</strong> calce e<br />

riadattati all’epoca. Non si hanno notizie però dei<br />

precedenti <strong>di</strong>pinti coperti dagli attuali.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista estetico, quel<strong>la</strong><br />

che caratterizza <strong>la</strong> chiesa <strong>di</strong> S. <strong>Lorenzo</strong>, è una pittura<br />

rigida, impostata ancora su schemi me<strong>di</strong>oevali;<br />

vi è una ricerca anatomica veristica, ma stentata.<br />

Si può <strong>di</strong>re che l’ignoto pittore fosse un<br />

bravo maestro, basta guardare il corpo <strong>di</strong> <strong>San</strong><br />

Gui<strong>di</strong>zzolo 2004, il Sindaco Dott. Carlo Maccari, durante il<br />

suo intervento per l’apertura ufficiale del restaurato<br />

<strong>Oratorio</strong>.<br />

<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong>


V-8<br />

Sebastiano (sul<strong>la</strong> parete a sinistra entrando) che<br />

pur avendo l’anatomia abbastanza approssimativa<br />

e lo smalto cromatico non molto raffinato,<br />

denota una buona tecnica <strong>di</strong> esecuzione. Sono <strong>di</strong><br />

notevole interesse stilistico, invece, le due <strong>San</strong>te<br />

e il Vescovo posti al<strong>la</strong> destra dell’altare <strong>la</strong>terale<br />

considerato che hanno un ottimo smalto cromatico<br />

e un’eccellente struttura <strong>di</strong>segnativa rispetto<br />

a tutto il rimanente ciclo <strong>di</strong> affreschi.<br />

Le carnagioni delle figure sono delicate<br />

e i pigmenti sono talmente stesi bene a pennello<br />

che somigliano più a tempere che ad affreschi.<br />

In alcune pitture possiamo notare<br />

come molte parti <strong>di</strong> colore siano “sparite”, non<br />

hanno cioè resistito nel corso degli anni a causa<br />

dei tempi sbagliati <strong>di</strong> stesura dei pigmenti; probabilmente<br />

il pittore aveva steso il colore mentre<br />

avveniva <strong>la</strong> carbonatazione, ovvero ad intonaco<br />

ormai asciutto o quasi, i pigmenti non hanno<br />

quin<strong>di</strong> carbonatato.<br />

Si presume che già in passato <strong>la</strong><br />

Chiesa possa aver subito interventi <strong>di</strong> restauro il<br />

cui risultato però, contrariamente al beneficio<br />

che avrebbe dovuto dare all’intera opera, avrebbe<br />

avuto scarsissimi risultati, a causa, soprattutto,<br />

Gui<strong>di</strong>zzolo 2004, i fratelli Giancarlo e Sergio Roverselli, tito<strong>la</strong>ri<br />

dell’Impresa e<strong>di</strong>le, control<strong>la</strong>no lo stato finale dei <strong>la</strong>vori<br />

<strong>di</strong> restauro.<br />

dell’incapacità delle persone che lo avrebbero<br />

fatto. Un esempio chiarissimo del<strong>la</strong> loro inesperienza<br />

l’abbiamo trovata tra i graffi, prima dell’avvenuto<br />

restauro, che avevano causato una parziale<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> colore dovuti all’azione <strong>di</strong> spatole e<br />

bisturi che avrebbero dovuto eliminare lo scialbo<br />

<strong>di</strong> calce che ricopriva i <strong>di</strong>pinti, non se ne conosce<br />

il motivo.<br />

La Chiesa è stata restaurata e inaugurata<br />

<strong>di</strong> recente. Ciò che appare oggi agli occhi<br />

dei visitatori è ben lontano dall’aspetto che <strong>la</strong><br />

chiesa aveva prima delle operazioni <strong>di</strong> recupero;<br />

era infatti in pessime con<strong>di</strong>zioni: affreschi graffiati<br />

e macchiati dall’acqua piovana filtrata dal tetto<br />

e dalle finestre con i vetri rotti, crepe, <strong>la</strong>cune,<br />

ragnatele e polvere avevano reso quasi indecifrabili<br />

le figure raffigurate ma l’apertura del cantiere<br />

è stato possibile solo quando <strong>la</strong> Soprintendenza<br />

<strong>di</strong> Brescia ha permesso l’inizio dei <strong>la</strong>vori per il<br />

recupero dell’intero e<strong>di</strong>ficio: dalle fondazioni agli<br />

arre<strong>di</strong> sacri.<br />

A seguito dei <strong>la</strong>vori <strong>di</strong> recupero, si<br />

sono rinvenuti partico<strong>la</strong>ri nelle raffigurazioni, tra<br />

cui alcuni “simboli”, che hanno permesso <strong>di</strong> identificare<br />

i personaggi non riconosciuti in un primo<br />

momento a causa del degrado. Si tratta, infatti, <strong>di</strong><br />

elementi che caratterizzano i personaggi ritratti e<br />

che erano “nascosti” prima d’ora a causa delle<br />

con<strong>di</strong>zioni dell’affresco; sono quin<strong>di</strong> importanti<br />

“scoperte” che senza l’intervento <strong>di</strong> restauro<br />

sarebbero rimaste ce<strong>la</strong>te nel <strong>di</strong>pinto.<br />

Va tuttavia segna<strong>la</strong>to che, a restauri<br />

completati, oggi sarebbe utile uno stu<strong>di</strong>o più<br />

approfon<strong>di</strong>to delle pitture, al fine <strong>di</strong> poterle<br />

meglio datare e schedare. Questo perché, durante<br />

le operazioni <strong>di</strong> recupero degli affreschi, sarebbero<br />

emersi elementi che fanno pensare a nuovi<br />

criteri <strong>di</strong> attribuzione, sia per quanto riguarda <strong>la</strong><br />

data che l’artista (o gli artisti) che li ha eseguiti.<br />

Serena Poli<br />

<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong>


Le immagini raccontano<br />

V-9<br />

2004, l’<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> visto dal portale del<strong>la</strong> Barriera.


V-10<br />

1987. Interno dell’<strong>Oratorio</strong>. Si può notare lo stato <strong>di</strong> trascuratezza e <strong>di</strong> abbandono.<br />

1994. Interno dell’<strong>Oratorio</strong>. Il livello <strong>di</strong> degrado ha raggiunto il livello massimo, da qui, l’Amministazione Comunale ha<br />

deciso <strong>di</strong> intervenire con l’acquisto, nel 1995, ed il successivo restauro, portato a termine nel 2004.


2004. Dopo i restauri del<strong>la</strong> parte strutturale (1998-2001) e degli affreschi (2003-2004), oggi si presenta così al visitatore.<br />

Riprese eseguite dall’ingresso e dall’altare principale.<br />

V-11


V-12<br />

30-31-32-33-Primo affresco del ciclo votivo partendo da destra.<br />

Diviso in 4 soggetti, due Madonne in trono col Bambino, <strong>San</strong>t’Onofrio e <strong>San</strong> Rocco.


29-Insieme i <strong>San</strong>ti Rocco e Sebastiano protettori dal<strong>la</strong> peste.<br />

V-13


V-14<br />

27-<strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong>.<br />

Il <strong>San</strong>to tito<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> chiesa compare tre sole volte nel ciclo degli affreschi. E’ben visibile una scritta graffita.


27-Partico<strong>la</strong>ri del viso e del<strong>la</strong> mano <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong>.<br />

28-Un <strong>di</strong>pinto, parzialmente visibile, sotto una scritta.<br />

25-<strong>San</strong> Rocco.<br />

V-15


V-16<br />

24-Madonna in trono col Bambino, particolre del viso. Il colore del manto del<strong>la</strong> Madonna è sempre sui toni rossi, gialli<br />

o bluastri. L’elevato costo dei <strong>la</strong>pis<strong>la</strong>zzuli sfavoriva l’uso dell’azzurro.


23-<strong>San</strong> Sebastiano. In alto una conchiglia decorativa, il fondo è raschiato ma <strong>la</strong> figura risulta leggibile.<br />

V-17


V-18<br />

26-<strong>San</strong> Francesco d’Assisi che riceve le stgmate. In secondo piano frate Leone, tema svolto da pittori celebri, da Giotto<br />

ai contemporanei.


22-<strong>San</strong> Martino a cavallo ed il povero (insieme e partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> testa del santo). Notiamo l’uso del<strong>la</strong> terra verde <strong>di</strong><br />

Verona. 21-<strong>San</strong> Rocco (insieme e partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> testa del santo). Riconoscibile dal<strong>la</strong> mano sinistra che in<strong>di</strong>ca <strong>la</strong><br />

piaga sul<strong>la</strong> coscia.<br />

V-19


V-20<br />

20-<strong>San</strong>to papa con libro in mano. Il colore è solido e ben conservato.


19-<strong>San</strong>ta Barbara. Dipinto molto rovinato, troviamo in prevalenza terre gialle e rosse <strong>di</strong> provenienza veronese.<br />

V-21


V-22<br />

16-<strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong>, tito<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> chiesa.


17-Cristo in Croce fra <strong>la</strong> Madonna e <strong>San</strong> Giovanni. Si presenta ben conservato perchè posto in alto; si riscontra una<br />

ricerca dell’anatomia.<br />

V-23


V-24<br />

17-Cristo in Croce fra <strong>la</strong> Madonna e <strong>San</strong> Giovanni (partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> testa del<strong>la</strong> Madonna).


17-Cristo in Croce fra <strong>la</strong> Madonna e <strong>San</strong> Giovanni (partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> testa del Cristo).<br />

V-25


V-26<br />

18-Madonna in trono col Bambino. Accanto un devoto con <strong>San</strong> Pietro (?); notiamo il <strong>di</strong>segno del calzare. La predel<strong>la</strong><br />

del trono è tipica dei pittori veneti.


18-Madonna in trono col Bambino (partico<strong>la</strong>re).<br />

V-27


V-28<br />

15-Madonna in trono col Bambino e devoto. Dei colori usati rimangono prevalentemente il rosso ed il giallo; interessante<br />

è <strong>la</strong> testa del devoto per l’evidente ricerca <strong>di</strong> rassomiglianza.


13-<strong>San</strong>t’Antonio Abate. Nelle mani del <strong>San</strong>to ben risolte, il fuoco ed il bastone, in basso un porcellino. Testa ben <strong>di</strong>segnata<br />

e corpo proporzionato confermano l’abilità del pittore.<br />

V-29


V-30<br />

2-<strong>San</strong> Sebastiano. A fianco scritte graffite; in basso, ai margini del<strong>la</strong> cornice, scritta <strong>di</strong>pinta, in <strong>la</strong>tino, poco leggibile.


12-<strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> (?) (partico<strong>la</strong>re). Da notare <strong>la</strong> sfumatura dell’incarnato del volto. Si rileva una scritta graffita con una<br />

data 1564.<br />

V-31


V-32<br />

9-<strong>San</strong>to vescovo. Partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> testa ben <strong>di</strong>segnata; espressione triste. Decorazione al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> mitra molto<br />

pesante. Il colore è bril<strong>la</strong>nte.


8-<strong>San</strong>ta Maddalena. Partico<strong>la</strong>re. Volto molto stilizzato e ben fatto; ricorda il modo <strong>di</strong> operare <strong>di</strong> certi pittori del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

dei Da Cemmo.<br />

V-33


V-34<br />

7-<strong>San</strong>t’Agata. Nel<strong>la</strong> mano sinistra ha le tenaglie, simbolo del martirio.


L’inserimento dell’altare barocco ha interrotto il ciclo degli affreschi. Nell’ancona lignea dorata: <strong>la</strong> Pietà con <strong>San</strong><br />

Giovanni e <strong>San</strong>ta Maddalena. Sopra, <strong>la</strong> Croce con angeli eseguiti nel secolo XIX.<br />

V-35


V-36<br />

6-Cristo sul<strong>la</strong> via del calvario. 5-Madonna in trono col Bambino. Ultima pittura collocata sul<strong>la</strong> partete a Nord. Eseguita<br />

con nuovo stile, ricorda l’operare dei pittori dell’Italia centrale. 3-<strong>San</strong> Nico<strong>la</strong> da Tolentino (?) con devoto. Pittura posta<br />

sotto una delle finestre ogivali; continua <strong>la</strong> teoria votiva.


1-Madonna in trono col Bambino. La testa è armoniosa, mentre mani e braccia sono sproporzionate e mal artico<strong>la</strong>te.<br />

V-37


V-38<br />

Statua lignea <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> (insieme e partico<strong>la</strong>re).<br />

Opera molto espressiva, in origine completamente <strong>di</strong>pinta. E’ databile tra <strong>la</strong> fine del 1500 e gli inizi del 1600. Paliotto<br />

dell’altare principale <strong>di</strong>pinto a tempera su te<strong>la</strong> raffigurante <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> e un’ampia decorazione a motivi floreali.


Partico<strong>la</strong>ri dell’ancona scolpita in legno dorata e <strong>la</strong>ccata.<br />

V-39


V-40<br />

Atti e documentazione<br />

I graffiti, memoria gui<strong>di</strong>zzolese<br />

Riportiamo dal n. 54 de La <strong>Notizia</strong>.<br />

Una giusta e moderna politica dei<br />

beni culturali e ambientali porta allo sviluppo<br />

umano ed economico; permette <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re<br />

conoscenze; consente ai popoli <strong>di</strong> trovare<br />

momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo e <strong>di</strong> incontro.<br />

Il restauro ha aperto nuovi scenari e<br />

sprona ad ulteriori approfon<strong>di</strong>menti<br />

...Gli affreschi sono altresì un libro<br />

aperto, non solo per l'intento devozionale, chiarissimo<br />

nel<strong>la</strong> ripetizione dei santi con ai pie<strong>di</strong> gli<br />

offerenti o committenti dell'opera, ma per <strong>la</strong> serie<br />

impressionante <strong>di</strong> graffiti.<br />

Sembrano l'opera <strong>di</strong> almeno tre<br />

mani; non sono il "ricordo" <strong>di</strong> qualche visitatore,<br />

ma sono stati scritti intenzionalmente con l'intento<br />

<strong>di</strong> narrare, <strong>di</strong> fissare un fatto; infatti, molti<br />

iniziano con <strong>la</strong> <strong>di</strong>citura: "Memoria..."; sono rispettosi<br />

delle figure dei <strong>San</strong>ti, in quanto non ne toccano<br />

le sembianze o i simboli. Sono una specie <strong>di</strong><br />

giornale aperto e ci par<strong>la</strong>no del<strong>la</strong> grande storia,<br />

come <strong>di</strong> fatti <strong>di</strong> picco<strong>la</strong> cronaca locale che,<br />

comunque, valeva <strong>la</strong> pena ricordare. La stragrande<br />

maggioranza <strong>di</strong> essi è visibile nelle pareti sud<br />

ed est. Va detto che gli avvenimenti narrati hanno<br />

precisi riscontri nel<strong>la</strong> storia <strong>di</strong> Casa Gonzaga.<br />

Alcuni erano già noti, come:<br />

"Adì 15 il duca F.° (Fer<strong>di</strong>nando) sposò<br />

<strong>la</strong> Psa (Principessa) <strong>di</strong> Fi.za (Fiorenza=Firenze)<br />

adì 15 marzo 1617, et era gran guerra a Casale con<br />

il duca <strong>di</strong> Savoia". (La sposa era Caterina de'<br />

Me<strong>di</strong>ci. La fortezza <strong>di</strong> Casale Monferrato era contesa<br />

dai Savoia e <strong>la</strong> vicenda entrò ne I Promessi<br />

Sposi). (Ph 1)<br />

"Per memoria de mille 627 adì 16 de<br />

magio si incorone il duca Vincenzo a Mantova<br />

1627". (Era Vincenzo II, fratello <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando:<br />

venne incoronato duca sul<strong>la</strong> porta del duomo,<br />

dove ricevette il giuramento <strong>di</strong> fedeltà del popolo.<br />

Cavalcò poi per tutta <strong>la</strong> città, con gran compagnia<br />

<strong>di</strong> principi, e in segno <strong>di</strong> gioia fece gettare<br />

monete d'oro e d'argento per le strade). (Ph 2)<br />

Altri sono emersi più chiaramente in<br />

seguito al restauro, anche se permangono ancora<br />

margini <strong>di</strong> dubbio, a causa del<strong>la</strong> <strong>di</strong>fficoltà del<strong>la</strong><br />

lettura e interpretazione.<br />

"Memoria come.., che Fer<strong>di</strong>nando<br />

terzo Gonzaga tolse per mogera (moglie) <strong>la</strong> figlia<br />

del duca <strong>di</strong> Guastal<strong>la</strong> adì 16 aprile 1671". (Si tratta<br />

<strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Carlo ultimo duca <strong>di</strong> Mantova, il<br />

fellone al quale venne tolto il ducato, e <strong>la</strong> moglie<br />

è Anna Isabel<strong>la</strong> dei Gonzaga <strong>di</strong> Guastal<strong>la</strong>). (Ph 3)<br />

“Il S.° duca Vincenzo de Mantua si<br />

parto per andare al<strong>la</strong> guerra in Ongaria contro il<br />

Thurco”. (Nel 1595, nel 1597 e infine nel 1601, il<br />

duca Vincenzo I, su sollecitazione del papa e dell’imperatore<br />

partì al<strong>la</strong> volta dell’Ungheria per<br />

combattere contro i Turchi che minacciavano il<br />

cuore dell’Europa. In Pa<strong>la</strong>zzo Ducale a Mantova,<br />

nel<strong>la</strong> Sa<strong>la</strong> del Labirinto, una epigrafe ricorda <strong>la</strong><br />

lotta del duca Vincenzo contro i Turchi a Canizza<br />

in Voivo<strong>di</strong>na.<br />

I Turchi erano il terrore dell’Europa,<br />

specialmente dopo che avevano, nel 1453, conquistato<br />

<strong>la</strong> città <strong>di</strong> Costantinopoli, abbattendo<br />

l’Impero Romano d’Oriente, che per secoli aveva<br />

svolto una funzione <strong>di</strong> baluardo. Nonostante fossero<br />

stati vinti da una coalizione <strong>di</strong> stati cristiani<br />

nel<strong>la</strong> battaglia <strong>di</strong> Lepanto, il 7 ottobre del 1571, il<br />

loro espansionismo era continuato, tanto che nel<br />

1683 asse<strong>di</strong>arono Vienna, venendo, però, definitivamente<br />

fermati). (Ph 4)<br />

Per tante altre, al momento, è stata<br />

decifrata solo qualche paro<strong>la</strong> o data, però l'impegno<br />

è quello <strong>di</strong> chiarire e approfon<strong>di</strong>re.<br />

<strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> si sta rive<strong>la</strong>ndo una<br />

miniera <strong>di</strong> dati e notizie tanto da farne una specie<br />

<strong>di</strong> archivio storico.<br />

Giovanni Zangobbi<br />

<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong>


V-41<br />

1 2<br />

3<br />

4<br />

I graffiti descritti nel testo a pagina 40.


V-42<br />

Scavo esterno per le sottostrutturazioni, con vista dell’originaria fondazione a semicerchio del<strong>la</strong> parte absidale.<br />

Il restauro degli affreschi.<br />

Foto ricordo dell’albero <strong>di</strong> Natale degli ar<strong>di</strong>ti (22 gennaio 1919), e scritta sul retro del<strong>la</strong> stessa.


V-43<br />

1<br />

5<br />

3<br />

2<br />

4<br />

6<br />

Pianta dell'e<strong>di</strong>ficio con in<strong>di</strong>cati:<br />

1-altare maggiore 2-altare <strong>la</strong>terale 3-<strong>la</strong>pi<strong>di</strong> a ricordo dei defunti 4-<strong>la</strong>pide d'accesso al<strong>la</strong> cripta con le tombe, vi è inciso<br />

lo stemma del<strong>la</strong> famiglia Rizzini 5-porta d'ingresso <strong>la</strong>to nord 6-porta d'ingresso principale


V-44<br />

7<br />

5<br />

6<br />

1<br />

4<br />

7<br />

1<br />

3<br />

2<br />

6<br />

4<br />

Sezioni verticali delle pareti est ed ovest, con in<strong>di</strong>cato: 1-porta d'ingresso principale 2-porta d'ingresso <strong>la</strong>to nord 3-<br />

altare <strong>la</strong>terale ed ancona in legno 4-cripta 5-oculo matroneo 6-arco che <strong>di</strong>vide il presbiterio dal<strong>la</strong> navata centrale 7-<br />

posizione degli affreschi (evidenziata col numero sulle singole foto)


V-45<br />

2<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

Sezioni verticali delle pareti est ed ovest con in<strong>di</strong>cato:<br />

1-porta d'ingresso principale 2-posizione degli affreschi (evidenziata col numero sulle singole foto) 3-arco ogivale che<br />

<strong>di</strong>vide che <strong>di</strong>vide il presbiterio dal<strong>la</strong> navata centrale 4-cripta


V-46<br />

La Chiesetta era dotata <strong>di</strong> suppellettili <strong>di</strong> un certo pregio. Quelle rimaste, dalle incursioni vandaliche, ora custo<strong>di</strong>te<br />

dall'Amministrazione Comunale, saranno restaurate e troveranno una giusta collocazione. Riportiamo l'elenco come<br />

risulta dal “rogito” <strong>di</strong> acquisto. Localizzazione dell’<strong>Oratorio</strong> rispetto al paese.


In<strong>di</strong>ce<br />

Introduzione 3<br />

<strong>Oratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Lorenzo</strong> 5<br />

Le immagini raccontano 9<br />

Atti e documentazione 40<br />

Stampa GVM - Volta Mantovana (Mn)


CDP Design Stu<strong>di</strong>o

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