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Giugno 2009 - Confesercenti Parma

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Focus<br />

ASSOCIAZIONE<br />

disegno di legge, il n. 863, presentato dai<br />

parlamentari del Pdl Maurizio Gasparri<br />

e Antonio Tomassini alla commissione<br />

“Igiene e sanità” del Senato. In corso d’esame<br />

proprio in questi giorni, il ddl prevede<br />

la vendita “selvaggia” dei farmaci da banco<br />

- quelli senza ricetta medica - in tutti gli<br />

esercizi commerciali, senza nemmeno più<br />

l’obbligo della presenza di un farmacista.<br />

Tradotto, significherebbe morte certa per<br />

tutte le parafarmacie.<br />

Ma c’è anche un altro ostacolo, doppio<br />

stavolta, che minaccia seriamente il libero<br />

esercizio della professione farmaceutica.<br />

Sono due emendamenti al disegno di<br />

legge n. 1167 sulla sicurezza sul lavoro<br />

- il 2.0.103 e il 2.0.104 -, firmati dal<br />

senatore Filippo Saltamartini (Pdl) e già<br />

approvati dalla Camera. Cosa prevedono,<br />

in sintesi, i due emendamenti? Non fanno<br />

altro che ribadire la vendita “selvaggia”<br />

dei farmaci da banco già prevista dal ddl<br />

Gasparri-Tomassini. Ma in più dicono<br />

che le parafarmacie dovranno sparire entro<br />

dieci anni e che non sarà più possibile<br />

aprirne altre.<br />

“Un progetto di fallimento per 2.900<br />

parafarmacie, che metterebbe sul lastrico<br />

6.300 famiglie”, sostiene l’Anpi, l’associazione<br />

di categoria nata nel 2006, che<br />

si è già mobilitata contro il disegno di<br />

legge con una raccolta di firme in tutta<br />

Italia per sensibilizzare i cittadini. Ma tra<br />

i suoi obiettivi, l’Anpi ha anche quello di<br />

spingere la politica a completare la liberalizzazione<br />

dei farmaci di fascia C.<br />

Perché questo è l’oggetto della contesa. La<br />

fascia C comprende tutti quei medicinali<br />

utili a curare patologie di lieve o media<br />

entità: sono prodotti a carico del cittadino<br />

e per acquistarli serve la ricetta del<br />

medico. Tutt’oggi, invece, le quasi tremila<br />

parafarmacie d’Italia possono vendere<br />

soltanto farmaci senza obbligo di prescrizione<br />

medica (SOP) e i prodotti da banco<br />

(OTC). In pratica, le possibilità di vendita<br />

IL COMMENTO<br />

ALESSANDRA FOLLI<br />

PARAFARMACIA S.MARIA DELLE GRAZIE<br />

via dei Farnese 3/A - <strong>Parma</strong><br />

“Ho aperto la mia parafarmacia<br />

un anno e mezzo<br />

fa. Ma ancora oggi,<br />

ahimè, molte persone<br />

entrano qui senza sapere<br />

che medicinali posso<br />

vendere e quali no. Altri<br />

clienti vengono solo per<br />

comprare una confezione<br />

d’aspirine”.<br />

A dirlo è Alessandra<br />

Folli, della parafarmacia<br />

Santa Maria delle Grazie<br />

di via dei Farnese, piuttosto<br />

delusa rispetto alle<br />

sue aspettative iniziali.<br />

“Non sono molto contenta<br />

di come vanno<br />

gli affari”, ammette. “Mi<br />

aspettavo di poter fare<br />

qualcosa di più, anche<br />

perché lavoro in Oltretorrente,<br />

non in periferia”.<br />

“Rispetto alle farmacie,<br />

cerchiamo un miglior<br />

contatto con i<br />

cittadini. Ce lo possiamo permettere anche perché abbiamo<br />

solitamente una clientela meno folta rispetto alle farmacie. Io cerco<br />

di garantire sempre la massima disponibilità e quando posso offro<br />

consigli ai mie clienti.<br />

Un altro vantaggio, che non può essere trascurato, è rappresentato<br />

dai prezzi: la parafarmacia vende i suoi prodotti con uno<br />

sconto medio del dieci per cento circa. Anche per questo,<br />

molte persone preferiscono venire da me piuttosto che acquistare<br />

lo stesso medicinale in farmacia”.<br />

GIOVANNI GHIONI<br />

PARAFARMACIA SAN PAOLO<br />

Borgo del Parmigianino 3/A - <strong>Parma</strong><br />

Il problema è lo stesso, per tutti i laureati in Farmacia: aprire una farmacia<br />

è pressoché impossibile. I più fortunati la ereditano dalla famiglia,<br />

altri vi entrano come semplici dipendenti. Chi decide di mettersi in<br />

proprio, come ha fatto anche Giovanni Ghioni, può soltanto puntare<br />

su una parafarmacia. “Considerato che per una farmacia ci<br />

vogliono cifre astronomiche, spesso anche parecchi milioni<br />

di euro, l’unica opportunità commerciale è questa”, afferma il<br />

titolare della parafarmacia San Paolo, di borgo del Parmigianino 3/A.<br />

“Così dal febbraio del 2007 ho aperto anch’io una parafarmacia. Per<br />

ora sono abbastanza soddisfatto della mia attività, anche se<br />

i problemi, per questa categoria, sono ancora tanti. Sarebbe<br />

bello se i politici, dopo averci fatto nascere - con il decreto Bersani<br />

del 2006 -, ci facessero anche vivere. Per questo motivo, come<br />

categoria ci siamo attivati: ne va della nostra sopravvivenza. A livello<br />

locale, siamo stati ricevuti da tutti i parlamentari di <strong>Parma</strong>, di<br />

centrodestra e di centrosinistra: alcuni conoscevano poco o nulla<br />

i nostri problemi, così come erano generalmente poco noti i<br />

possibili effetti del ddl Gasparri-Tomassini. Da parte loro, dopo<br />

diversi incontri, abbiamo trovato ascolto e pieno appoggio. Anche per<br />

questo motivo, confidiamo<br />

in una soluzione adeguata<br />

alle nostre esigenze”.<br />

I suoi clienti? “Molti sono<br />

anziani. Alcuni, soprattutto<br />

i meno abituali, vengono<br />

da me con la ricetta del<br />

medico, convinti di poter<br />

acquistare il prodotto passato<br />

dalla mutua. I clienti<br />

fissi, al contrario, sono ben<br />

informati su quel che posso<br />

vendere. Molte persone<br />

vengono in parafarmacia<br />

perché trovano convenienza<br />

economica”.<br />

GIUGNO / 09<br />

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