Perchè i Clown e gli anziani
Perchè i Clown e gli anziani Perchè i Clown e gli anziani
Il clown e gli anziani Ha senso introdurre la “filosofia del clown nelle case di riposo”? Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano alessandra.farneti@unibz.it 1
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Il clown e <strong>gli</strong> <strong>anziani</strong><br />
Ha senso introdurre la “filosofia del clown nelle case<br />
di riposo”?<br />
Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />
alessandra.farneti@unibz.it<br />
1
Principali problematiche dell’invecchiamento:<br />
• solitudine,<br />
• senso di inadeguatezza,<br />
• perdita di forze e di capacità,<br />
• cambiamenti corporei,<br />
• bisogno di essere riconosciuti e amati<br />
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2
• Se in un passato, neppure troppo lontano, <strong>gli</strong><br />
<strong>anziani</strong> erano considerati come una risorsa<br />
perché possedevano più di tutti competenze ed<br />
esperienza, oggi non possiamo più dire, come<br />
<strong>gli</strong> africani, che:<br />
“un vecchio che muore è<br />
una biblioteca che brucia”<br />
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3
• Da un punto di vista psicologico sappiamo<br />
che invecchiare vuol dire fare i conti con la<br />
propria finitezza, con un tempo che è<br />
“scaduto” e che costringe a rivolgersi<br />
inesorabilmente al passato.<br />
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4
I problemi principali dell’invecchiamento, si possono<br />
forse riassumere in due sensazioni principali:<br />
1. sentirsi come alieni su un pianeta sconosciuto<br />
2. viversi come inadeguati alle richieste di una<br />
società in cui i valori principali sono:<br />
bellezza<br />
forza<br />
intelligenza<br />
competitività.<br />
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5
E in tutto ciò cosa c’entra il clown?<br />
6
Il clown è un emblema di povertà e di<br />
goffaggine, di innocenza e di autoironia<br />
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7
• E<strong>gli</strong> lancia un messaggio un po’ scomodo e un<br />
po’ rivoluzionario:<br />
“Cosa ha veramente valore?”<br />
• L’intelligenza, la serietà, la razionalità, la<br />
bellezza, le buone maniere oppure<br />
• la possibilità di essere liberi di giocare, di<br />
sorridere della propria pochezza, di to<strong>gli</strong>ersi la<br />
maschera abituale per indossarne una<br />
paradossale?<br />
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8
• “Il clown”, in piena chiave psicologica,<br />
“incarna i caratteri della creatura fantastica,<br />
esprime l’aspetto irrazionale dell’uomo, la<br />
componente dell’istinto, quel tanto di ribelle e<br />
di contestatario contro l’ordine superiore che<br />
è in ciascuno di noi. E’ una caricatura<br />
dell’uomo nei suoi aspetti di animale e di<br />
bambino, di sbeffeggiato e di sbeffeggiatore.<br />
Il clown è uno specchio in cui l’uomo si<br />
rivede in grottesca, deforme, buffa immagine.<br />
E’ proprio l’ombra.<br />
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9
Il clown ci sarà sempre…<br />
Per far morire l’ombra occorre il sole a picco<br />
sulla testa: allora l’ombra scompare.<br />
Ecco: l’uomo completamente illuminato ha<br />
fatto sparire i suoi aspetti caricaturali,<br />
buffoneschi, deformi.<br />
Di fronte ad una creatura tanto realizzata, il<br />
clown - inteso come il suo aspetto goffo – non<br />
avrebbe più ragione di essere.”<br />
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10
Il clown si batte per il bisogno di irriverenza in<br />
un mondo fin troppo rispettabile.<br />
( Fellini, 1970)<br />
11
Il messaggio del clown all’anziano:<br />
1. Anche chi non è più né bello né forte può<br />
essere divertente e può prendersi gioco di<br />
sé;<br />
2. La vita va presa con leggerezza anche nella<br />
sofferenza;<br />
3. L’altro vale per sé stesso e non per le sue<br />
doti e per la sua bellezza.<br />
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12
• I pa<strong>gli</strong>acci nel circo sono spesso vecchi<br />
acrobati che non possono più fare acrobazie al<br />
trapezio e vengono utilizzati per numeri di<br />
intermezzo: occupano una posizione marginale<br />
e si esibiscono durante <strong>gli</strong> intervalli…<br />
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13
Il russo Oleg Popov che, a 77 anni, é<br />
considerato uno dei più grandi clown del<br />
mondo.<br />
14
Il clown Augusto è l’emblema dell’umiltà<br />
Umiltà<br />
Nonostante esistano diversi modi di intendere questo<br />
termine nel quotidiano, una persona umile è<br />
essenzialmente una persona modesta e priva di<br />
superbia, che non si ritiene mi<strong>gli</strong>ore o più importante<br />
de<strong>gli</strong> altri.<br />
"sentimento e conseguente comportamento improntato<br />
alla consapevolezza dei propri limiti e al distacco da<br />
ogni forma di orgo<strong>gli</strong>o e sicurezza eccessivi di sé".<br />
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15
• L'Umiltà ci mette in contatto con la nostra<br />
fragilità, nel senso di tenere tra le mani le<br />
nostre parti più piccole e mostrarle senza<br />
nasconderle, permettendo a<strong>gli</strong> altri di<br />
osservarle e di utilizzarle.<br />
Perché <strong>gli</strong> uomini sono tristi?<br />
• Perché la vita sulla terra non si svolge come<br />
essi personalmente sperano, perché sorgono<br />
ostacoli che impediscono o rendono difficile<br />
la soddisfazione delle loro pretese<br />
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16
• L’invecchiamento mette l’uomo di fronte ai<br />
problemi che, durante tutta la vita, ha cercato<br />
di evitare: la caducità delle cose, la precarietà e<br />
la morte.<br />
• L’accettazione di questa realtà porta invece<br />
alla saggezza e alla rivalutazione del presente,<br />
nel ricordo del passato.<br />
• Il clown rappresenta in modo auto-ironico tutto<br />
ciò.<br />
• Proprio per questo suscita spesso sentimenti di<br />
antipatia o di rifiuto.<br />
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17
Capita alle persone veramente sapienti quello<br />
che capita alle spighe di grano: si levano e<br />
alzano la testa dritta e fiera finchè son vuote,<br />
ma quando sono piene di chicchi cominciano<br />
ad umiliarsi<br />
• (Michel De Montaigne)<br />
19
Estrema libertà per rispecchiamento.<br />
• Il clown si dimostra un trasgressore, un<br />
bambino un po‘ discolo e implicitamente dá<br />
anche allo spettatore o all‘interlocutore il<br />
permesso di essere trasgressivo.<br />
• Come il bambino sollecita in noi la<br />
regressione, cosí il clown.<br />
• Il suo messaggio é:<br />
• Puoi essere stupido anche tu!<br />
20
Un’importante distinzionre<br />
Dobbiamo fare importanti distinzioni fra<br />
<strong>anziani</strong> e grandi <strong>anziani</strong>, fra <strong>anziani</strong> sani e<br />
<strong>anziani</strong> malati, fra <strong>anziani</strong> in fami<strong>gli</strong>a e<br />
<strong>anziani</strong> in casa di riposo.<br />
La clownerie può essere utilizzata in modo<br />
diverso, a seconda delle condizioni de<strong>gli</strong><br />
<strong>anziani</strong>.<br />
21<br />
• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano
Esperienze fatte a Bologna.<br />
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22
1. Residenza Sanitaria Assistenziale (R.S.A)<br />
con 60 posti letto.<br />
Gli ospiti sono <strong>anziani</strong> con grave compromissione<br />
funzionale accompagnata da pluripatologie e/o<br />
importanti deficit cognitivi.<br />
• I familiari de<strong>gli</strong> <strong>anziani</strong> sono molto presenti e seguono i<br />
loro parenti costantemente.<br />
• Questo da un lato è positivo, dall’altro talvolta complica i<br />
rapporti col personale.<br />
• La situazione talvolta diventa difficile e il clima emotivo<br />
pesante, soprattutto nel caso di <strong>anziani</strong> con gravi deficit.<br />
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23
I clown in R.S.A.<br />
• 1. Corso per <strong>gli</strong> operatori in cui sono state<br />
spiegate le finalità del lavoro dei clown<br />
• 2. 15 allievi del Corso di Alta Formazione<br />
“Il clown al servizio della persona” hanno<br />
organizzato 5 feste settimanali di due ore<br />
a distanza di 15 giorni<br />
24
• Gli interventi dei clown sono stati<br />
videoregistrati e analizzati<br />
successivamente insieme a<strong>gli</strong> operatori<br />
della struttura per co<strong>gli</strong>ere le interazioni<br />
anziano-clown più significative.<br />
• Questa parte della ricerca è stata utilizzata<br />
per integrare la formazione de<strong>gli</strong> operatori<br />
25
• Strumenti utilizzati<br />
• N.P.I. di Cummings: frequenza e intensità dei disturbi<br />
comportamentali e psichiatrici dei pazienti<br />
• N.P.I – D (Care Giver Distress Scale): disagio psicologico de<strong>gli</strong><br />
operatori<br />
• MBI – Maslack Burnout Inventory : grado di burnout de<strong>gli</strong> operatori<br />
• I reattivi sono stati somministrati prima e dopo ogni intervento dei<br />
clown<br />
• Al termine de<strong>gli</strong> incontri sono stati somministrati questionari di<br />
gradimento ai fami<strong>gli</strong>ari, a<strong>gli</strong> <strong>anziani</strong> e a<strong>gli</strong> operatori.<br />
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26
Risultati<br />
L’analisi dei dati rileva che sono diminuiti:<br />
• Deliri (p = .025)<br />
• Agitazione – Aggressività (p = .00009)<br />
• Depressione – Disforia (p = .0003)<br />
• Apatia – Indifferenza (p = .002)<br />
• Ansia (p = .002)<br />
• Irritabilità –labilità dell’umore (p = .0001)<br />
• Attività motoria aberrante (p = .018)<br />
• Disturbi del sonno (p = .004)<br />
• Disturbi dell’alimentazione (p = .01)<br />
• Totale sintomatologia (p = .0000001)<br />
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27
Diminuzione del grado di stress de<strong>gli</strong> operatori in<br />
relazione ai sintomi manifestati da<strong>gli</strong> <strong>anziani</strong><br />
(NPI-D)<br />
• Deliri (p = .02)<br />
• Agitazione – Aggressività (p = .00004)<br />
• Depressione – Disforia (p = .00001)<br />
• Apatia – Indifferenza (p = .002)<br />
• Ansia (p = .001)<br />
• Irritabilità –labilità dell’umore (p = .0004)<br />
• Attività motoria aberrante (p = .04)<br />
• Disturbi del sonno (p = .0001)<br />
• Disturbi dell’alimentazione (p = .02)<br />
• Totale sintomatologia (p = .0000001)<br />
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28
I parametri sanitari<br />
Tali parametri sono stati rilevati solo in<br />
alcuni ospiti perché ritenuti dal medico di<br />
particolare interesse<br />
Glicemia<br />
Frequenza cardiaca<br />
Pressione arteriosa<br />
Ossimetria<br />
Non si sono rilevati variazioni significative<br />
entro i singoli campioni (campioni troppo<br />
esigui?)<br />
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29
Conclusioni<br />
L’attività dei clown è risultata molto gradita<br />
a<strong>gli</strong> ospiti e ha prodotto significativi<br />
cambiamenti comportamentali ne<strong>gli</strong> ospiti.<br />
Questo ha avuto una ricaduta positiva sullo<br />
stress de<strong>gli</strong> operatori<br />
Sabrina Stinziani (2007) Il clown in R.S.A., La terapia del sorriso. In<br />
Assistere ascoltando, Atti del Convegno CADIAI, Bologna, 18<br />
Maggio 2007, pag. 21-26<br />
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30
2. I clown in un reparto di riabilitazione<br />
Ospedale S.Orsola Malpighi – Bologna<br />
Primario Prof.ssa Mariangela Taricco<br />
Esperienza svoltasi tra ottobre e dicembre 2009 presso il<br />
reparto di riabilitazione dell’azienda ospedaliera S.<br />
Orsola di Bologna, (finanziata dalla stessa azienda e<br />
fortemente sostenuto dal primario, prof.ssa Mariangela<br />
Taricco).<br />
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31
La novità dell’esperienza<br />
La clownerie è stata utilizzata come<br />
strumento di crescita per i pazienti.<br />
Non più quindi “terapia del sorriso” o<br />
“distrattore” per pazienti spettatori ma<br />
mezzo di cambiamento per<br />
pazienti attori<br />
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32
• Il corso si è svolto in 20 incontri da 2 ore (mercoledì e<br />
sabato).<br />
• I pazienti coinvolti sono stati 55 ( 30 maschi e 25<br />
femmine) di cui solo 10 hanno svolto oltre il 60% del<br />
laboratorio (2 donne, 8 uomini): nel reparto di<br />
riabilitazione la durata delle degenze è molto varia e<br />
spesso imprevedibile, per cui alcuni pazienti hanno<br />
partecipato a due o tre incontri poi sono stati dimessi.<br />
• Oltre ai pazienti hanno preso parte al laboratorio: 4<br />
mo<strong>gli</strong>, un marito, 1 fi<strong>gli</strong>o.<br />
• La media dei partecipanti al mercoledi' era di 15 soggetti<br />
(con punte massime di 22 persone); al sabato di 10<br />
(punte massime 12, minimo 7)<br />
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33
• Il laboratorio, concordato e programmato con la struttura<br />
ospedaliera e i referenti interni ad essa (primaria, case<br />
manager, capigruppo fisioterapisti ed infermieri) era<br />
rivolto a tutti i pazienti del reparto di “medicina fisica e<br />
riabilitazione” che sono stati ritenuti idonei, da una<br />
commissione interna, sia per le caratteristiche fisiche sia<br />
per quelle cognitivo-comportamentali.<br />
• Ciò si è reso necessario perché quello della clownerie è<br />
un percorso emotivamente intenso, mai sperimentato<br />
fino ad ora con pazienti adulti (soprattutto <strong>anziani</strong>), in<br />
ospedale, che potrebbe scatenare risposte inattese.<br />
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34
Obiettivi del corso<br />
L’intero percorso è stato condotto da due clown<br />
dell’associazione “Gelsomina” (dottoresse Briana Zaki e<br />
Valentina Franchino) appositamente formati nel corso di<br />
Alta Formazione “Il clown al servizio della persona”<br />
dell’Università di Bologna, sotto la guida del dottor<br />
Roberto Penzo (un clown esperto che si occupa da<br />
tempo di disabili ed è anche psicologo). Ha affiancato il<br />
lavoro, dando un contributo importante, il fisioterapista<br />
del reparto Celso Cassanelli, a sua volta clown formato<br />
nel suddetto corso di alta formazione.<br />
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35
• Il progetto aveva l’intento di coinvolgere il massimo numero<br />
possibile di soggetti e portarli a sperimentare il vissuto ospedaliero<br />
in maniera diversa dall’abituale routine, cercando di raggiungere<br />
finalità ben precise:<br />
• - favorire una mi<strong>gli</strong>ore e diversa socializzazione tra pazienti e tra<br />
paziente e personale ospedaliero;<br />
• - contribuire alla riscoperta delle potenzialità del proprio corpo,<br />
aggiungendo alla normale fisioterapia riabilitativa, esercizi divertenti<br />
e inusuali;<br />
• - aiutare i pazienti a superare i correlati emotivi negativi dei deficit<br />
fisici;<br />
• - offrire strumenti per la ricostruzione di una immagine positiva di sé.<br />
• L’obbiettivo generale è rivolto, quindi, al potenziamento dello stato di<br />
benessere della persona, intesa nella sua totalità: non solo rispetto<br />
alla sua fisicità ma anche e soprattutto rispetto alla sua capacità di<br />
costruire e mantenere rapporti e relazioni sociali, intra ed extra –<br />
familiari.<br />
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36
Il laboratorio, concordato e programmato con la struttura<br />
ospedaliera e i referenti interni ad essa (primaria, case<br />
manager, capigruppo fisioterapisti ed infermieri) era<br />
rivolto a tutti i pazienti del reparto di “medicina fisica e<br />
riabilitazione” che sono stati ritenuti idonei, da una<br />
commissione interna, sia per le caratteristiche fisiche sia<br />
per quelle cognitivo-comportamentali.<br />
• Ciò si è reso necessario perché quello della clownerie è<br />
un percorso emotivamente intenso, mai sperimentato<br />
fino ad ora con pazienti adulti, in ospedale, che potrebbe<br />
scatenare risposte inattese.<br />
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37
Attività svolte durante il corso:<br />
1. Gioco di ruolo:<br />
• “Se fossimo su una nave, chi saresti tu?”,<br />
• “Perché ti identifichi in quel ruolo o personaggio?”<br />
2. Recita di poesie<br />
• Sono state scelte poesie particolari che permettessero la<br />
rielaborazione delle difficoltà incontrate dai pazienti a causa delle<br />
malattie o de<strong>gli</strong> incidenti, facendo riferimento, seppur indiretto<br />
3. Racconto di barzellette<br />
• I pazienti si sono esibiti nel racconto di barzellette che suscitavano le<br />
risate de<strong>gli</strong> altri, divenendo sempre più liberi di esprimere anche<br />
contenuti politici o sessuali.<br />
4. Scenette<br />
• Attraverso una paziente azione di incoraggiamento, i pazienti sono<br />
passati da una posizione di rigidità e passività, ad una rielaborazione<br />
attiva dei propri problemi, giocando parti in brevi gag e scenette<br />
clownesche.<br />
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5. Esercizi di clowning<br />
• Giochi di espressione delle emozioni col volto e con la postura del<br />
corpo;<br />
6. Esecuzione di canzoni e brani di lirica<br />
• I pazienti sono stati invitati a manifestare le loro peculiari<br />
competenze e qualcuno si è rivelato capace di cantare molto bene.<br />
C’era anche una giovane soprano che ha eseguito brani di lirica,<br />
suscitando applausi e consensi da parte de<strong>gli</strong> altri<br />
•<br />
7. Si scelgono nomi “d’arte” per giocare più liberamente<br />
• Alcuni esempi :<br />
• Il playboy, La Coni<strong>gli</strong>etta, Carmen, Il Cioccato, Foto flash,<br />
Cappellone, Lomba , Simplicio, Milenka, Memma.<br />
•<br />
8. Festa finale di Natale<br />
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39
• La partecipazione al progetto era<br />
volontaria e libera da vincoli: nessuno era<br />
costretto a fare tutti <strong>gli</strong> esercizi proposti,<br />
né ad assicurare la propria presenza in<br />
tutte le giornate di lavoro.<br />
• Prima dell’esperienza i pazienti erano<br />
informati sul corso e sottoscrivevano il loro<br />
consenso.<br />
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40
Difficoltà incontrate<br />
• 1. Aspettative dei partecipanti: maggior parte di essi, infatti, appena<br />
sentiva parlare di clown, pensava che si trattasse di uno spettacolo<br />
approntato per il reparto.<br />
• 2. Turn-over dei degenti: alcuni restano ricoverati a lungo, altri per<br />
brevissimo tempo. Il gruppo ha così stentato a costituirsi e solo<br />
pochi pazienti hanno potuto usufruire dell’intero percorso.<br />
• 3. Passività iniziale: nella prima fase del lavoro i soggetti se ne<br />
stavano fermi, seduti (anche chi poteva stare in piedi), in silenzio ed<br />
in attesa… In attesa che <strong>gli</strong> fosse detto qualcosa, mostrata qualche<br />
gag(s), data la possibilità di “passare del tempo” senza troppo<br />
sforzo.<br />
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41
Strategie dei conduttori:<br />
1. Favorire il costituirsi di un gruppo stabile con i pazienti a lunga<br />
degenza: ogni volta presentazione dei singoli pazienti<br />
2. Potenziamento della creatività individuale: l’incalzare del turnover,<br />
che di per sé era un problema, dopo poco si è trasformato in<br />
risorsa: l’essere obbligati a ripresentarsi ogni volta rischiava di<br />
annoiare, quindi i clown hanno suggerito ai partecipanti di<br />
aggiungere al nome prima un gesto, poi un verso, poi<br />
un’espressione che li caratterizzasse.<br />
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42
• Col passare delle giornate era palpabile la crescente curiosità, da<br />
parte de<strong>gli</strong> utenti, verso i nuovi stimoli che sarebbero stati loro<br />
proposti: “Cosa ci chiederanno, oggi?”; “Cosa aggiungeremo?”;<br />
“Cosa si farà?”: erano domande che echeggiavano all’interno della<br />
sala a poco a poco che ci si disponeva in cerchio.<br />
• Questo risve<strong>gli</strong>o da una sorta di “torpore” era percepibile anche<br />
nell’esecuzione de<strong>gli</strong> esercizi proposti:<br />
• i gesti e i movimenti non erano più svo<strong>gli</strong>ati e fatti solo per<br />
accontentare i clown ma erano voluti, intenzionali, ricercati, quasi a<br />
voler dimostrare a sé stessi e a<strong>gli</strong> altri cosa si era ancora in grado di<br />
fare.<br />
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43
3. un gioco di ruolo:<br />
“Se fossimo su una nave, chi saresti tu?”, e dopo le più svariate<br />
risposte “Perché ti identifichi in quel ruolo o personaggio?”<br />
L’equipaggio della nave a poco a poco ha cominciato a delinearsi: il<br />
capitano e il suo vice, cuoco e sottocuoco, marinai, cantanti, mozzi e<br />
cambusieri; animatori, bagnini e camerieri, c’era posto per tutti; ma<br />
soprattutto c’era modo di far riemergere il proprio talento, i desideri<br />
inappagati, le attitudini di ciascuno, il lavoro che aveva<br />
contraddistinto la propria vita…<br />
• Si è così creata una dimensione di gruppo, una specie di nucleo<br />
portante di tutta l’esperienza che ha permesso di inserire senza<br />
troppa difficoltà nuovi soggetti e/o nuovi stimoli.<br />
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44
Introduzione graduale della clownerie<br />
• In una situazione emotigena come l’ospedale, il lavoro dei clown si è<br />
concentrato molto su:<br />
• A. riconoscimento ed espressione delle emozioni per permettere<br />
una mi<strong>gli</strong>ore presa di coscienza anche delle emozioni rifiutate o<br />
negate. In questi “giochi” non solo l’espressione in prima persona<br />
ma anche il rispecchiamento nell’altro agiscono come feedback del<br />
proprio stato emotivo e aiutano a liberare quelle parti infantili e<br />
impaurite del Sé che di solito rimangono incatenate e vengono a<br />
forza represse.<br />
• B. creatività come strumento di resilienza: si è mostrato come un<br />
oggetto possa essere trasformato in un altro, modificandone la<br />
funzione. I pazienti sono stati spinti a loro volta a guardare tutto con<br />
meravi<strong>gli</strong>a, come se ogni cosa la si vedesse per la prima volta e non<br />
se ne conoscesse l’uso e a fare come i bambini nel gioco simbolico<br />
in cui una poltrona può mutarsi in nave o in treno o in astronave.<br />
• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />
alessandra.farneti@unibz.it 45
• Da un punto di vista rigorosamente sperimentale la<br />
ricerca non ha portato ai risultati attesi perché di fatto è<br />
naufragata a causa delle difficoltà oggettive che si sono<br />
incontrate.<br />
• L’impianto metodologico prevedeva test e re-test sullo<br />
stato psicologico dei partecipanti ma il continuo turn-over<br />
non ha permesso di individuare un campione<br />
significativo;<br />
• dall’altro si era previsto un monitoraggio dello stato<br />
generale dei pazienti mediante la Home Behaviour<br />
Scale, che doveva essere compilata da<strong>gli</strong> infermieri.<br />
• Anche questa valutazione ha incontrato le stesse<br />
difficoltà e, alla fine, le variabili erano troppe e<br />
incontrollabili.<br />
• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />
alessandra.farneti@unibz.it 46
• Possiamo perció fare solo una valutazione qualitativa basata sulle<br />
interviste fatte ai partecipanti.<br />
• S.<br />
Stralci dalle interviste ai pazienti dopo l’esperienza.<br />
• “Mi è piaciuto tanto!!! ….. per carità, stavo bene lo stesso… sai, ho<br />
39 anni, non ho problemi…”<br />
• “Mi sono divertito, si stava insieme a<strong>gli</strong> altri…. Non so se li [= <strong>gli</strong><br />
altri] frequenterò anche fuori dall’ospedale, non so…però… certo,<br />
quelli con cui ho condiviso quest’esperienza mi ci sono più legato<br />
rispetto a<strong>gli</strong> altri che stanno qui in reparto” “Ho consolidato delle<br />
amicizie, e coi nuovi c’era sempre lo spunto per dire 2 cazzate, sai<br />
tanto per ridere, chiacchierare…” “Sì, sì, è stato bello! Lo rifarei di<br />
certo!” “E’ stata una cosa diversa…., mi rilassavo, sembrava una<br />
sorta di ricreazione rispetto a tutto il resto.” “Non c’è nulla che non<br />
mi sia piaciuto!” “Credo di non essere cambiato, son stato sempre<br />
così” “Indubbiamente mi aspettavo qualcosa di diverso, ma questo<br />
per un mio preconcetto rispetto alla parola CLOWN”<br />
• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />
alessandra.farneti@unibz.it<br />
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• M.<br />
• “Mi è piaciuto tanto, è andata bene! Soprattutto nell’ultimo mese,<br />
perché non avevo più paura! Prima non potevo parlare e non<br />
conoscevo nessuno, poi tutto è mi<strong>gli</strong>orato….” “Mi è piaciuto stare<br />
con <strong>gli</strong> altri, ho allontanato la solitudine in quei momenti, in reparto,<br />
invece, è rimasto tutto uguale per me, ma forse è colpa mia che<br />
sono troppo timida, perché <strong>gli</strong> altri vedevo che parlavano di più tra<br />
loro…” “Non c’è nulla che non mi sia piaciuto, forse…all’inizio, un<br />
po’ lento, ripetitivo, un po’ una perdita di tempo ogni volta tutte<br />
quelle presentazioni, magari potevamo farle più velocemente…”<br />
“Sono tanto cambiata…”[con occhi che brillavano e sorriso<br />
imbarazzato per la commozione, quasi a ringraziare tutto e tutti per<br />
ciò che ha ricevuto]<br />
• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />
alessandra.farneti@unibz.it<br />
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• A.<br />
• “Mi è piaciuto, è stato interessante! …molto in gamba Roberto (=<br />
dott. Penzo, il conduttore del lab.) perché è un uomo giusto, capisce<br />
chi sei, ti mette a tuo agio….. sembra un fratello maggiore ….<br />
• È bello come ti parla, ti tocca nel cuore, è adorabile… ho ricevuto<br />
fiducia, mi ha dato un coraggio speciale, ho fatto cose che non<br />
credevo di poter fare!”<br />
• “Si parlava, si socializzava…si formava un gruppo: un discorso<br />
interessante! Sai, ti alza il morale, non provi imbarazzo e si stava<br />
bene insieme! E poi Roberto… proprio bravo… ti chiede il tuo<br />
giudizio sul lavoro fatto, ti ascolta , ti fa parlare… mi sono sentito<br />
accolto, ASCOLTATO! Ti aiuta psicologicamente… C’era amore,<br />
affetto… con tutti si parlava, si socializzava… anche in reparto, in<br />
particolare con Salvatore, ci stavo molto di più insieme…. Lo rifarei,<br />
mantiene alto il morale, è importante…” “Non credo si fosse dovuto<br />
parlare di CLOWN, forse una mala informazione… ma comunque sì,<br />
era un modo diverso di stare insieme”<br />
• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />
alessandra.farneti@unibz.it<br />
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Conclusioni<br />
1. maggiore complicità in reparto fra i degenti;<br />
2. mi<strong>gli</strong>or accettazione dei propri problemi soprattutto grazie al sostegno del<br />
gruppo;<br />
3. sensazione di essere ascoltati e di avere uno spazio neutro, esterno al<br />
reparto, in cui esprimersi liberamente;<br />
4. la sorpresa per essere riusciti a fare cose inaspettate (maggior fiducia in<br />
se stessi);<br />
5. coinvolgimento dei parenti in attività ludiche e, di conseguenza,<br />
all’alleggerimento delle relazioni;<br />
6. possibilità di prendersi e di prendere in giro senza la paura di perdere<br />
qualcosa = autoironia;<br />
7. esercizio della creatività in forme diverse (uso strano di oggetti;<br />
invenzione di storie e racconti ecc…);<br />
8. costante partecipazione di alcuni parenti, la cui presenza attiva ha<br />
permesso una mi<strong>gli</strong>ore integrazione dei pazienti nel gruppo e ha favorito<br />
l’accettazione del deficit sia nei pazienti che nei parenti stessi;<br />
9. imparare a lavorare in gruppo accettando le proprie ed altrui difficoltà in<br />
un continuo rispecchiamento;<br />
10.cambiamento positivo della relazione con <strong>gli</strong> infermieri<br />
•<br />
• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />
alessandra.farneti@unibz.it<br />
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La stessa esperienza è stata ripetuta con<br />
altri conduttori clown, tra settembre e<br />
dicembre 2010.<br />
Gli infermieri del reparto hanno richiesto un<br />
corso solo per loro nella primavera 2010<br />
• Abbiamo raccolto i questionari della Home<br />
Behaviour Scale (valutazioni de<strong>gli</strong><br />
infermieri) prima e dopo il training.<br />
• Stiamo ora valutando i risultati<br />
• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />
alessandra.farneti@unibz.it<br />
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Bibliografia<br />
• Adams, H. (1998) Visite a domicilio,Milano, URRA<br />
• Adams, P. (1998a). Gesundheit!. Rochester, Vermont: Healing Arts Press (Trad. It. Salute!<br />
Ovvero come un medico-clown cura gratuitamente i pazienti con l’allegria e con l’amore. Milano:<br />
Urra, 1999).<br />
• Adams, P. (2002). Humour and love: The origination of clown therapy. Postgraduate Medical<br />
Journal, 78, 447-448.<br />
• Capruso, M. (a cura di) (2001). Gioco e studio in ospedale. Curare e gestire un servizio ludicoeducativo<br />
in un reparto pediatrico. Trento: Erickson<br />
• Cervellati, A. (1961) Questa sera, grande spettacolo. Milano, Avanzi.<br />
• Farneti A.; Palloni F. (2010); <strong>Clown</strong>ing: the effects on Self Image and Interpersonal Relationships<br />
in Nursery Schools; in Procedia - Social and Behavioral Sciences Journal, Volume 5, pag. 23-27<br />
• Farneti, A. (2004) La maschera più piccola del mondo. Aspetti psicologici della clownerie.<br />
Bologna, Perdisa<br />
• Farneti, A. (2008 b) La formazione del clown di corsia In <strong>Clown</strong>: la medicina del sorriso. Un<br />
percorso di formazione Giunti, Firenze.<br />
• Farneti, A. (2008) <strong>Clown</strong> e comunicazione. In Maria Menditto Comunicazione e relazione. Come<br />
gestire dialoghi e legami nel quotidiano. Trento, Erickson, pag. 122-130<br />
• Fioravanti S., Spina L., (2006) Anime con il naso rosso, Armando editore, Roma.<br />
• Galante Garrone, A. (1980) Alla ricerca del proprio clown. La Casa Usher, Firenze.<br />
• Starobinski, J. (1984) Ritratto dell’artista da saltimbanco. Torino, Bollati Boringhieri.<br />
• Vagnoli, L., Caprilli, S., Robi<strong>gli</strong>o, A., & Messeri, A. (2005). <strong>Clown</strong> doctors as a treatment for<br />
preoperative anxiety in children: a randomized, prospective study. Pediatrics, 116(4), e563-e567.<br />
• Viganò, A. (1985) Nasi rossi, il clown tra circo e teatro. Editore Del Grifo, Siena.<br />
• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />
alessandra.farneti@unibz.it<br />
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