Perchè i Clown e gli anziani

Perchè i Clown e gli anziani Perchè i Clown e gli anziani

aziendasociale.bz.it
from aziendasociale.bz.it More from this publisher
07.11.2014 Views

Il clown e gli anziani Ha senso introdurre la “filosofia del clown nelle case di riposo”? Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano alessandra.farneti@unibz.it 1

Il clown e <strong>gli</strong> <strong>anziani</strong><br />

Ha senso introdurre la “filosofia del clown nelle case<br />

di riposo”?<br />

Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

1


Principali problematiche dell’invecchiamento:<br />

• solitudine,<br />

• senso di inadeguatezza,<br />

• perdita di forze e di capacità,<br />

• cambiamenti corporei,<br />

• bisogno di essere riconosciuti e amati<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

2


• Se in un passato, neppure troppo lontano, <strong>gli</strong><br />

<strong>anziani</strong> erano considerati come una risorsa<br />

perché possedevano più di tutti competenze ed<br />

esperienza, oggi non possiamo più dire, come<br />

<strong>gli</strong> africani, che:<br />

“un vecchio che muore è<br />

una biblioteca che brucia”<br />

Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

3


• Da un punto di vista psicologico sappiamo<br />

che invecchiare vuol dire fare i conti con la<br />

propria finitezza, con un tempo che è<br />

“scaduto” e che costringe a rivolgersi<br />

inesorabilmente al passato.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

4


I problemi principali dell’invecchiamento, si possono<br />

forse riassumere in due sensazioni principali:<br />

1. sentirsi come alieni su un pianeta sconosciuto<br />

2. viversi come inadeguati alle richieste di una<br />

società in cui i valori principali sono:<br />

bellezza<br />

forza<br />

intelligenza<br />

competitività.<br />

Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

5


E in tutto ciò cosa c’entra il clown?<br />

6


Il clown è un emblema di povertà e di<br />

goffaggine, di innocenza e di autoironia<br />

Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

7


• E<strong>gli</strong> lancia un messaggio un po’ scomodo e un<br />

po’ rivoluzionario:<br />

“Cosa ha veramente valore?”<br />

• L’intelligenza, la serietà, la razionalità, la<br />

bellezza, le buone maniere oppure<br />

• la possibilità di essere liberi di giocare, di<br />

sorridere della propria pochezza, di to<strong>gli</strong>ersi la<br />

maschera abituale per indossarne una<br />

paradossale?<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

8


• “Il clown”, in piena chiave psicologica,<br />

“incarna i caratteri della creatura fantastica,<br />

esprime l’aspetto irrazionale dell’uomo, la<br />

componente dell’istinto, quel tanto di ribelle e<br />

di contestatario contro l’ordine superiore che<br />

è in ciascuno di noi. E’ una caricatura<br />

dell’uomo nei suoi aspetti di animale e di<br />

bambino, di sbeffeggiato e di sbeffeggiatore.<br />

Il clown è uno specchio in cui l’uomo si<br />

rivede in grottesca, deforme, buffa immagine.<br />

E’ proprio l’ombra.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

9


Il clown ci sarà sempre…<br />

Per far morire l’ombra occorre il sole a picco<br />

sulla testa: allora l’ombra scompare.<br />

Ecco: l’uomo completamente illuminato ha<br />

fatto sparire i suoi aspetti caricaturali,<br />

buffoneschi, deformi.<br />

Di fronte ad una creatura tanto realizzata, il<br />

clown - inteso come il suo aspetto goffo – non<br />

avrebbe più ragione di essere.”<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

10


Il clown si batte per il bisogno di irriverenza in<br />

un mondo fin troppo rispettabile.<br />

( Fellini, 1970)<br />

11


Il messaggio del clown all’anziano:<br />

1. Anche chi non è più né bello né forte può<br />

essere divertente e può prendersi gioco di<br />

sé;<br />

2. La vita va presa con leggerezza anche nella<br />

sofferenza;<br />

3. L’altro vale per sé stesso e non per le sue<br />

doti e per la sua bellezza.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

12


• I pa<strong>gli</strong>acci nel circo sono spesso vecchi<br />

acrobati che non possono più fare acrobazie al<br />

trapezio e vengono utilizzati per numeri di<br />

intermezzo: occupano una posizione marginale<br />

e si esibiscono durante <strong>gli</strong> intervalli…<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

13


Il russo Oleg Popov che, a 77 anni, é<br />

considerato uno dei più grandi clown del<br />

mondo.<br />

14


Il clown Augusto è l’emblema dell’umiltà<br />

Umiltà<br />

Nonostante esistano diversi modi di intendere questo<br />

termine nel quotidiano, una persona umile è<br />

essenzialmente una persona modesta e priva di<br />

superbia, che non si ritiene mi<strong>gli</strong>ore o più importante<br />

de<strong>gli</strong> altri.<br />

"sentimento e conseguente comportamento improntato<br />

alla consapevolezza dei propri limiti e al distacco da<br />

ogni forma di orgo<strong>gli</strong>o e sicurezza eccessivi di sé".<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

15


• L'Umiltà ci mette in contatto con la nostra<br />

fragilità, nel senso di tenere tra le mani le<br />

nostre parti più piccole e mostrarle senza<br />

nasconderle, permettendo a<strong>gli</strong> altri di<br />

osservarle e di utilizzarle.<br />

Perché <strong>gli</strong> uomini sono tristi?<br />

• Perché la vita sulla terra non si svolge come<br />

essi personalmente sperano, perché sorgono<br />

ostacoli che impediscono o rendono difficile<br />

la soddisfazione delle loro pretese<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

16


• L’invecchiamento mette l’uomo di fronte ai<br />

problemi che, durante tutta la vita, ha cercato<br />

di evitare: la caducità delle cose, la precarietà e<br />

la morte.<br />

• L’accettazione di questa realtà porta invece<br />

alla saggezza e alla rivalutazione del presente,<br />

nel ricordo del passato.<br />

• Il clown rappresenta in modo auto-ironico tutto<br />

ciò.<br />

• Proprio per questo suscita spesso sentimenti di<br />

antipatia o di rifiuto.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

17


Capita alle persone veramente sapienti quello<br />

che capita alle spighe di grano: si levano e<br />

alzano la testa dritta e fiera finchè son vuote,<br />

ma quando sono piene di chicchi cominciano<br />

ad umiliarsi<br />

• (Michel De Montaigne)<br />

19


Estrema libertà per rispecchiamento.<br />

• Il clown si dimostra un trasgressore, un<br />

bambino un po‘ discolo e implicitamente dá<br />

anche allo spettatore o all‘interlocutore il<br />

permesso di essere trasgressivo.<br />

• Come il bambino sollecita in noi la<br />

regressione, cosí il clown.<br />

• Il suo messaggio é:<br />

• Puoi essere stupido anche tu!<br />

20


Un’importante distinzionre<br />

Dobbiamo fare importanti distinzioni fra<br />

<strong>anziani</strong> e grandi <strong>anziani</strong>, fra <strong>anziani</strong> sani e<br />

<strong>anziani</strong> malati, fra <strong>anziani</strong> in fami<strong>gli</strong>a e<br />

<strong>anziani</strong> in casa di riposo.<br />

La clownerie può essere utilizzata in modo<br />

diverso, a seconda delle condizioni de<strong>gli</strong><br />

<strong>anziani</strong>.<br />

21<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano


Esperienze fatte a Bologna.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

22


1. Residenza Sanitaria Assistenziale (R.S.A)<br />

con 60 posti letto.<br />

Gli ospiti sono <strong>anziani</strong> con grave compromissione<br />

funzionale accompagnata da pluripatologie e/o<br />

importanti deficit cognitivi.<br />

• I familiari de<strong>gli</strong> <strong>anziani</strong> sono molto presenti e seguono i<br />

loro parenti costantemente.<br />

• Questo da un lato è positivo, dall’altro talvolta complica i<br />

rapporti col personale.<br />

• La situazione talvolta diventa difficile e il clima emotivo<br />

pesante, soprattutto nel caso di <strong>anziani</strong> con gravi deficit.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

23


I clown in R.S.A.<br />

• 1. Corso per <strong>gli</strong> operatori in cui sono state<br />

spiegate le finalità del lavoro dei clown<br />

• 2. 15 allievi del Corso di Alta Formazione<br />

“Il clown al servizio della persona” hanno<br />

organizzato 5 feste settimanali di due ore<br />

a distanza di 15 giorni<br />

24


• Gli interventi dei clown sono stati<br />

videoregistrati e analizzati<br />

successivamente insieme a<strong>gli</strong> operatori<br />

della struttura per co<strong>gli</strong>ere le interazioni<br />

anziano-clown più significative.<br />

• Questa parte della ricerca è stata utilizzata<br />

per integrare la formazione de<strong>gli</strong> operatori<br />

25


• Strumenti utilizzati<br />

• N.P.I. di Cummings: frequenza e intensità dei disturbi<br />

comportamentali e psichiatrici dei pazienti<br />

• N.P.I – D (Care Giver Distress Scale): disagio psicologico de<strong>gli</strong><br />

operatori<br />

• MBI – Maslack Burnout Inventory : grado di burnout de<strong>gli</strong> operatori<br />

• I reattivi sono stati somministrati prima e dopo ogni intervento dei<br />

clown<br />

• Al termine de<strong>gli</strong> incontri sono stati somministrati questionari di<br />

gradimento ai fami<strong>gli</strong>ari, a<strong>gli</strong> <strong>anziani</strong> e a<strong>gli</strong> operatori.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

26


Risultati<br />

L’analisi dei dati rileva che sono diminuiti:<br />

• Deliri (p = .025)<br />

• Agitazione – Aggressività (p = .00009)<br />

• Depressione – Disforia (p = .0003)<br />

• Apatia – Indifferenza (p = .002)<br />

• Ansia (p = .002)<br />

• Irritabilità –labilità dell’umore (p = .0001)<br />

• Attività motoria aberrante (p = .018)<br />

• Disturbi del sonno (p = .004)<br />

• Disturbi dell’alimentazione (p = .01)<br />

• Totale sintomatologia (p = .0000001)<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

27


Diminuzione del grado di stress de<strong>gli</strong> operatori in<br />

relazione ai sintomi manifestati da<strong>gli</strong> <strong>anziani</strong><br />

(NPI-D)<br />

• Deliri (p = .02)<br />

• Agitazione – Aggressività (p = .00004)<br />

• Depressione – Disforia (p = .00001)<br />

• Apatia – Indifferenza (p = .002)<br />

• Ansia (p = .001)<br />

• Irritabilità –labilità dell’umore (p = .0004)<br />

• Attività motoria aberrante (p = .04)<br />

• Disturbi del sonno (p = .0001)<br />

• Disturbi dell’alimentazione (p = .02)<br />

• Totale sintomatologia (p = .0000001)<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

28


I parametri sanitari<br />

Tali parametri sono stati rilevati solo in<br />

alcuni ospiti perché ritenuti dal medico di<br />

particolare interesse<br />

Glicemia<br />

Frequenza cardiaca<br />

Pressione arteriosa<br />

Ossimetria<br />

Non si sono rilevati variazioni significative<br />

entro i singoli campioni (campioni troppo<br />

esigui?)<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

29


Conclusioni<br />

L’attività dei clown è risultata molto gradita<br />

a<strong>gli</strong> ospiti e ha prodotto significativi<br />

cambiamenti comportamentali ne<strong>gli</strong> ospiti.<br />

Questo ha avuto una ricaduta positiva sullo<br />

stress de<strong>gli</strong> operatori<br />

Sabrina Stinziani (2007) Il clown in R.S.A., La terapia del sorriso. In<br />

Assistere ascoltando, Atti del Convegno CADIAI, Bologna, 18<br />

Maggio 2007, pag. 21-26<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

30


2. I clown in un reparto di riabilitazione<br />

Ospedale S.Orsola Malpighi – Bologna<br />

Primario Prof.ssa Mariangela Taricco<br />

Esperienza svoltasi tra ottobre e dicembre 2009 presso il<br />

reparto di riabilitazione dell’azienda ospedaliera S.<br />

Orsola di Bologna, (finanziata dalla stessa azienda e<br />

fortemente sostenuto dal primario, prof.ssa Mariangela<br />

Taricco).<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

31


La novità dell’esperienza<br />

La clownerie è stata utilizzata come<br />

strumento di crescita per i pazienti.<br />

Non più quindi “terapia del sorriso” o<br />

“distrattore” per pazienti spettatori ma<br />

mezzo di cambiamento per<br />

pazienti attori<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

32


• Il corso si è svolto in 20 incontri da 2 ore (mercoledì e<br />

sabato).<br />

• I pazienti coinvolti sono stati 55 ( 30 maschi e 25<br />

femmine) di cui solo 10 hanno svolto oltre il 60% del<br />

laboratorio (2 donne, 8 uomini): nel reparto di<br />

riabilitazione la durata delle degenze è molto varia e<br />

spesso imprevedibile, per cui alcuni pazienti hanno<br />

partecipato a due o tre incontri poi sono stati dimessi.<br />

• Oltre ai pazienti hanno preso parte al laboratorio: 4<br />

mo<strong>gli</strong>, un marito, 1 fi<strong>gli</strong>o.<br />

• La media dei partecipanti al mercoledi' era di 15 soggetti<br />

(con punte massime di 22 persone); al sabato di 10<br />

(punte massime 12, minimo 7)<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

33


• Il laboratorio, concordato e programmato con la struttura<br />

ospedaliera e i referenti interni ad essa (primaria, case<br />

manager, capigruppo fisioterapisti ed infermieri) era<br />

rivolto a tutti i pazienti del reparto di “medicina fisica e<br />

riabilitazione” che sono stati ritenuti idonei, da una<br />

commissione interna, sia per le caratteristiche fisiche sia<br />

per quelle cognitivo-comportamentali.<br />

• Ciò si è reso necessario perché quello della clownerie è<br />

un percorso emotivamente intenso, mai sperimentato<br />

fino ad ora con pazienti adulti (soprattutto <strong>anziani</strong>), in<br />

ospedale, che potrebbe scatenare risposte inattese.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

34


Obiettivi del corso<br />

L’intero percorso è stato condotto da due clown<br />

dell’associazione “Gelsomina” (dottoresse Briana Zaki e<br />

Valentina Franchino) appositamente formati nel corso di<br />

Alta Formazione “Il clown al servizio della persona”<br />

dell’Università di Bologna, sotto la guida del dottor<br />

Roberto Penzo (un clown esperto che si occupa da<br />

tempo di disabili ed è anche psicologo). Ha affiancato il<br />

lavoro, dando un contributo importante, il fisioterapista<br />

del reparto Celso Cassanelli, a sua volta clown formato<br />

nel suddetto corso di alta formazione.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

35


• Il progetto aveva l’intento di coinvolgere il massimo numero<br />

possibile di soggetti e portarli a sperimentare il vissuto ospedaliero<br />

in maniera diversa dall’abituale routine, cercando di raggiungere<br />

finalità ben precise:<br />

• - favorire una mi<strong>gli</strong>ore e diversa socializzazione tra pazienti e tra<br />

paziente e personale ospedaliero;<br />

• - contribuire alla riscoperta delle potenzialità del proprio corpo,<br />

aggiungendo alla normale fisioterapia riabilitativa, esercizi divertenti<br />

e inusuali;<br />

• - aiutare i pazienti a superare i correlati emotivi negativi dei deficit<br />

fisici;<br />

• - offrire strumenti per la ricostruzione di una immagine positiva di sé.<br />

• L’obbiettivo generale è rivolto, quindi, al potenziamento dello stato di<br />

benessere della persona, intesa nella sua totalità: non solo rispetto<br />

alla sua fisicità ma anche e soprattutto rispetto alla sua capacità di<br />

costruire e mantenere rapporti e relazioni sociali, intra ed extra –<br />

familiari.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

36


Il laboratorio, concordato e programmato con la struttura<br />

ospedaliera e i referenti interni ad essa (primaria, case<br />

manager, capigruppo fisioterapisti ed infermieri) era<br />

rivolto a tutti i pazienti del reparto di “medicina fisica e<br />

riabilitazione” che sono stati ritenuti idonei, da una<br />

commissione interna, sia per le caratteristiche fisiche sia<br />

per quelle cognitivo-comportamentali.<br />

• Ciò si è reso necessario perché quello della clownerie è<br />

un percorso emotivamente intenso, mai sperimentato<br />

fino ad ora con pazienti adulti, in ospedale, che potrebbe<br />

scatenare risposte inattese.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

37


Attività svolte durante il corso:<br />

1. Gioco di ruolo:<br />

• “Se fossimo su una nave, chi saresti tu?”,<br />

• “Perché ti identifichi in quel ruolo o personaggio?”<br />

2. Recita di poesie<br />

• Sono state scelte poesie particolari che permettessero la<br />

rielaborazione delle difficoltà incontrate dai pazienti a causa delle<br />

malattie o de<strong>gli</strong> incidenti, facendo riferimento, seppur indiretto<br />

3. Racconto di barzellette<br />

• I pazienti si sono esibiti nel racconto di barzellette che suscitavano le<br />

risate de<strong>gli</strong> altri, divenendo sempre più liberi di esprimere anche<br />

contenuti politici o sessuali.<br />

4. Scenette<br />

• Attraverso una paziente azione di incoraggiamento, i pazienti sono<br />

passati da una posizione di rigidità e passività, ad una rielaborazione<br />

attiva dei propri problemi, giocando parti in brevi gag e scenette<br />

clownesche.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it 38


5. Esercizi di clowning<br />

• Giochi di espressione delle emozioni col volto e con la postura del<br />

corpo;<br />

6. Esecuzione di canzoni e brani di lirica<br />

• I pazienti sono stati invitati a manifestare le loro peculiari<br />

competenze e qualcuno si è rivelato capace di cantare molto bene.<br />

C’era anche una giovane soprano che ha eseguito brani di lirica,<br />

suscitando applausi e consensi da parte de<strong>gli</strong> altri<br />

•<br />

7. Si scelgono nomi “d’arte” per giocare più liberamente<br />

• Alcuni esempi :<br />

• Il playboy, La Coni<strong>gli</strong>etta, Carmen, Il Cioccato, Foto flash,<br />

Cappellone, Lomba , Simplicio, Milenka, Memma.<br />

•<br />

8. Festa finale di Natale<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

39


• La partecipazione al progetto era<br />

volontaria e libera da vincoli: nessuno era<br />

costretto a fare tutti <strong>gli</strong> esercizi proposti,<br />

né ad assicurare la propria presenza in<br />

tutte le giornate di lavoro.<br />

• Prima dell’esperienza i pazienti erano<br />

informati sul corso e sottoscrivevano il loro<br />

consenso.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

40


Difficoltà incontrate<br />

• 1. Aspettative dei partecipanti: maggior parte di essi, infatti, appena<br />

sentiva parlare di clown, pensava che si trattasse di uno spettacolo<br />

approntato per il reparto.<br />

• 2. Turn-over dei degenti: alcuni restano ricoverati a lungo, altri per<br />

brevissimo tempo. Il gruppo ha così stentato a costituirsi e solo<br />

pochi pazienti hanno potuto usufruire dell’intero percorso.<br />

• 3. Passività iniziale: nella prima fase del lavoro i soggetti se ne<br />

stavano fermi, seduti (anche chi poteva stare in piedi), in silenzio ed<br />

in attesa… In attesa che <strong>gli</strong> fosse detto qualcosa, mostrata qualche<br />

gag(s), data la possibilità di “passare del tempo” senza troppo<br />

sforzo.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

41


Strategie dei conduttori:<br />

1. Favorire il costituirsi di un gruppo stabile con i pazienti a lunga<br />

degenza: ogni volta presentazione dei singoli pazienti<br />

2. Potenziamento della creatività individuale: l’incalzare del turnover,<br />

che di per sé era un problema, dopo poco si è trasformato in<br />

risorsa: l’essere obbligati a ripresentarsi ogni volta rischiava di<br />

annoiare, quindi i clown hanno suggerito ai partecipanti di<br />

aggiungere al nome prima un gesto, poi un verso, poi<br />

un’espressione che li caratterizzasse.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

42


• Col passare delle giornate era palpabile la crescente curiosità, da<br />

parte de<strong>gli</strong> utenti, verso i nuovi stimoli che sarebbero stati loro<br />

proposti: “Cosa ci chiederanno, oggi?”; “Cosa aggiungeremo?”;<br />

“Cosa si farà?”: erano domande che echeggiavano all’interno della<br />

sala a poco a poco che ci si disponeva in cerchio.<br />

• Questo risve<strong>gli</strong>o da una sorta di “torpore” era percepibile anche<br />

nell’esecuzione de<strong>gli</strong> esercizi proposti:<br />

• i gesti e i movimenti non erano più svo<strong>gli</strong>ati e fatti solo per<br />

accontentare i clown ma erano voluti, intenzionali, ricercati, quasi a<br />

voler dimostrare a sé stessi e a<strong>gli</strong> altri cosa si era ancora in grado di<br />

fare.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

43


3. un gioco di ruolo:<br />

“Se fossimo su una nave, chi saresti tu?”, e dopo le più svariate<br />

risposte “Perché ti identifichi in quel ruolo o personaggio?”<br />

L’equipaggio della nave a poco a poco ha cominciato a delinearsi: il<br />

capitano e il suo vice, cuoco e sottocuoco, marinai, cantanti, mozzi e<br />

cambusieri; animatori, bagnini e camerieri, c’era posto per tutti; ma<br />

soprattutto c’era modo di far riemergere il proprio talento, i desideri<br />

inappagati, le attitudini di ciascuno, il lavoro che aveva<br />

contraddistinto la propria vita…<br />

• Si è così creata una dimensione di gruppo, una specie di nucleo<br />

portante di tutta l’esperienza che ha permesso di inserire senza<br />

troppa difficoltà nuovi soggetti e/o nuovi stimoli.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

44


Introduzione graduale della clownerie<br />

• In una situazione emotigena come l’ospedale, il lavoro dei clown si è<br />

concentrato molto su:<br />

• A. riconoscimento ed espressione delle emozioni per permettere<br />

una mi<strong>gli</strong>ore presa di coscienza anche delle emozioni rifiutate o<br />

negate. In questi “giochi” non solo l’espressione in prima persona<br />

ma anche il rispecchiamento nell’altro agiscono come feedback del<br />

proprio stato emotivo e aiutano a liberare quelle parti infantili e<br />

impaurite del Sé che di solito rimangono incatenate e vengono a<br />

forza represse.<br />

• B. creatività come strumento di resilienza: si è mostrato come un<br />

oggetto possa essere trasformato in un altro, modificandone la<br />

funzione. I pazienti sono stati spinti a loro volta a guardare tutto con<br />

meravi<strong>gli</strong>a, come se ogni cosa la si vedesse per la prima volta e non<br />

se ne conoscesse l’uso e a fare come i bambini nel gioco simbolico<br />

in cui una poltrona può mutarsi in nave o in treno o in astronave.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it 45


• Da un punto di vista rigorosamente sperimentale la<br />

ricerca non ha portato ai risultati attesi perché di fatto è<br />

naufragata a causa delle difficoltà oggettive che si sono<br />

incontrate.<br />

• L’impianto metodologico prevedeva test e re-test sullo<br />

stato psicologico dei partecipanti ma il continuo turn-over<br />

non ha permesso di individuare un campione<br />

significativo;<br />

• dall’altro si era previsto un monitoraggio dello stato<br />

generale dei pazienti mediante la Home Behaviour<br />

Scale, che doveva essere compilata da<strong>gli</strong> infermieri.<br />

• Anche questa valutazione ha incontrato le stesse<br />

difficoltà e, alla fine, le variabili erano troppe e<br />

incontrollabili.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it 46


• Possiamo perció fare solo una valutazione qualitativa basata sulle<br />

interviste fatte ai partecipanti.<br />

• S.<br />

Stralci dalle interviste ai pazienti dopo l’esperienza.<br />

• “Mi è piaciuto tanto!!! ….. per carità, stavo bene lo stesso… sai, ho<br />

39 anni, non ho problemi…”<br />

• “Mi sono divertito, si stava insieme a<strong>gli</strong> altri…. Non so se li [= <strong>gli</strong><br />

altri] frequenterò anche fuori dall’ospedale, non so…però… certo,<br />

quelli con cui ho condiviso quest’esperienza mi ci sono più legato<br />

rispetto a<strong>gli</strong> altri che stanno qui in reparto” “Ho consolidato delle<br />

amicizie, e coi nuovi c’era sempre lo spunto per dire 2 cazzate, sai<br />

tanto per ridere, chiacchierare…” “Sì, sì, è stato bello! Lo rifarei di<br />

certo!” “E’ stata una cosa diversa…., mi rilassavo, sembrava una<br />

sorta di ricreazione rispetto a tutto il resto.” “Non c’è nulla che non<br />

mi sia piaciuto!” “Credo di non essere cambiato, son stato sempre<br />

così” “Indubbiamente mi aspettavo qualcosa di diverso, ma questo<br />

per un mio preconcetto rispetto alla parola CLOWN”<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

47


• M.<br />

• “Mi è piaciuto tanto, è andata bene! Soprattutto nell’ultimo mese,<br />

perché non avevo più paura! Prima non potevo parlare e non<br />

conoscevo nessuno, poi tutto è mi<strong>gli</strong>orato….” “Mi è piaciuto stare<br />

con <strong>gli</strong> altri, ho allontanato la solitudine in quei momenti, in reparto,<br />

invece, è rimasto tutto uguale per me, ma forse è colpa mia che<br />

sono troppo timida, perché <strong>gli</strong> altri vedevo che parlavano di più tra<br />

loro…” “Non c’è nulla che non mi sia piaciuto, forse…all’inizio, un<br />

po’ lento, ripetitivo, un po’ una perdita di tempo ogni volta tutte<br />

quelle presentazioni, magari potevamo farle più velocemente…”<br />

“Sono tanto cambiata…”[con occhi che brillavano e sorriso<br />

imbarazzato per la commozione, quasi a ringraziare tutto e tutti per<br />

ciò che ha ricevuto]<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

48


• A.<br />

• “Mi è piaciuto, è stato interessante! …molto in gamba Roberto (=<br />

dott. Penzo, il conduttore del lab.) perché è un uomo giusto, capisce<br />

chi sei, ti mette a tuo agio….. sembra un fratello maggiore ….<br />

• È bello come ti parla, ti tocca nel cuore, è adorabile… ho ricevuto<br />

fiducia, mi ha dato un coraggio speciale, ho fatto cose che non<br />

credevo di poter fare!”<br />

• “Si parlava, si socializzava…si formava un gruppo: un discorso<br />

interessante! Sai, ti alza il morale, non provi imbarazzo e si stava<br />

bene insieme! E poi Roberto… proprio bravo… ti chiede il tuo<br />

giudizio sul lavoro fatto, ti ascolta , ti fa parlare… mi sono sentito<br />

accolto, ASCOLTATO! Ti aiuta psicologicamente… C’era amore,<br />

affetto… con tutti si parlava, si socializzava… anche in reparto, in<br />

particolare con Salvatore, ci stavo molto di più insieme…. Lo rifarei,<br />

mantiene alto il morale, è importante…” “Non credo si fosse dovuto<br />

parlare di CLOWN, forse una mala informazione… ma comunque sì,<br />

era un modo diverso di stare insieme”<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

49


Conclusioni<br />

1. maggiore complicità in reparto fra i degenti;<br />

2. mi<strong>gli</strong>or accettazione dei propri problemi soprattutto grazie al sostegno del<br />

gruppo;<br />

3. sensazione di essere ascoltati e di avere uno spazio neutro, esterno al<br />

reparto, in cui esprimersi liberamente;<br />

4. la sorpresa per essere riusciti a fare cose inaspettate (maggior fiducia in<br />

se stessi);<br />

5. coinvolgimento dei parenti in attività ludiche e, di conseguenza,<br />

all’alleggerimento delle relazioni;<br />

6. possibilità di prendersi e di prendere in giro senza la paura di perdere<br />

qualcosa = autoironia;<br />

7. esercizio della creatività in forme diverse (uso strano di oggetti;<br />

invenzione di storie e racconti ecc…);<br />

8. costante partecipazione di alcuni parenti, la cui presenza attiva ha<br />

permesso una mi<strong>gli</strong>ore integrazione dei pazienti nel gruppo e ha favorito<br />

l’accettazione del deficit sia nei pazienti che nei parenti stessi;<br />

9. imparare a lavorare in gruppo accettando le proprie ed altrui difficoltà in<br />

un continuo rispecchiamento;<br />

10.cambiamento positivo della relazione con <strong>gli</strong> infermieri<br />

•<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

50


La stessa esperienza è stata ripetuta con<br />

altri conduttori clown, tra settembre e<br />

dicembre 2010.<br />

Gli infermieri del reparto hanno richiesto un<br />

corso solo per loro nella primavera 2010<br />

• Abbiamo raccolto i questionari della Home<br />

Behaviour Scale (valutazioni de<strong>gli</strong><br />

infermieri) prima e dopo il training.<br />

• Stiamo ora valutando i risultati<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

51


Bibliografia<br />

• Adams, H. (1998) Visite a domicilio,Milano, URRA<br />

• Adams, P. (1998a). Gesundheit!. Rochester, Vermont: Healing Arts Press (Trad. It. Salute!<br />

Ovvero come un medico-clown cura gratuitamente i pazienti con l’allegria e con l’amore. Milano:<br />

Urra, 1999).<br />

• Adams, P. (2002). Humour and love: The origination of clown therapy. Postgraduate Medical<br />

Journal, 78, 447-448.<br />

• Capruso, M. (a cura di) (2001). Gioco e studio in ospedale. Curare e gestire un servizio ludicoeducativo<br />

in un reparto pediatrico. Trento: Erickson<br />

• Cervellati, A. (1961) Questa sera, grande spettacolo. Milano, Avanzi.<br />

• Farneti A.; Palloni F. (2010); <strong>Clown</strong>ing: the effects on Self Image and Interpersonal Relationships<br />

in Nursery Schools; in Procedia - Social and Behavioral Sciences Journal, Volume 5, pag. 23-27<br />

• Farneti, A. (2004) La maschera più piccola del mondo. Aspetti psicologici della clownerie.<br />

Bologna, Perdisa<br />

• Farneti, A. (2008 b) La formazione del clown di corsia In <strong>Clown</strong>: la medicina del sorriso. Un<br />

percorso di formazione Giunti, Firenze.<br />

• Farneti, A. (2008) <strong>Clown</strong> e comunicazione. In Maria Menditto Comunicazione e relazione. Come<br />

gestire dialoghi e legami nel quotidiano. Trento, Erickson, pag. 122-130<br />

• Fioravanti S., Spina L., (2006) Anime con il naso rosso, Armando editore, Roma.<br />

• Galante Garrone, A. (1980) Alla ricerca del proprio clown. La Casa Usher, Firenze.<br />

• Starobinski, J. (1984) Ritratto dell’artista da saltimbanco. Torino, Bollati Boringhieri.<br />

• Vagnoli, L., Caprilli, S., Robi<strong>gli</strong>o, A., & Messeri, A. (2005). <strong>Clown</strong> doctors as a treatment for<br />

preoperative anxiety in children: a randomized, prospective study. Pediatrics, 116(4), e563-e567.<br />

• Viganò, A. (1985) Nasi rossi, il clown tra circo e teatro. Editore Del Grifo, Siena.<br />

• Alessandra Farneti Libera Università di Bolzano<br />

alessandra.farneti@unibz.it<br />

52

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!