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marenostrum
Il complesso
architettonico, che
raccoglie 1.500 pezzi tra
dipinti, sculture, istallazioni,
fotografie e gioielli, riflette
l’eccentrica personalità del
suo creatore.
El complejo arquitectónico
que recoge 1.500 obras
entre pinturas, esculturas,
instalaciones, fotografías
y joyas, refleja la
personalidad excéntrica de
su creador.
quasi viva, di alcune sue opere.
Il complesso architettonico (che raccoglie
1.500 pezzi tra dipinti, sculture,
istallazioni, fotografie e gioielli)
riflette l’eccentrica personalità del
suo creatore. L’austerità dei musei
tradizionali è bandita, prevalgono
piuttosto il divertissement, l’illusione,
l’ambivalenza. Mai fini a se stessi,
però: «Non sono io il pagliaccio –
ripeteva spesso Dalì – ma questa
società cinica e incosciente che gioca
a far la seria per meglio nascondere
la propria follia». I piani di lettura
sono quindi molteplici e chiunque può
interpretare a suo modo il significato
delle statue di donne con le stampelle
che introducono ai vari ambienti, o
i manichini dorati e senza volto che
incombono dalle pareti della platea.
«Questo luogo è stato creato con
l’intento di provocare, di fare appello
all’inconscio del visitatore rendendolo
partecipe di un gioco», spiega
Montse Aguer, direttore del Centro
per gli Studi Daliniani. E più avanti
specifica: «Al maestro non interessava
l’adattamento di sale tematiche, voleva
invece un certo disordine affinché
ciascuno potesse costruire il suo ordine
interiore».
Nonostante si tratti di un edificio
poco convenzionale, pure non si presenta
come un corpo estraneo tra gli
storici palazzi della Figueras di origine
romana, ricca di botteghe e giardini
che si snodano in un misterioso
intrico di vicoli e piazzette. Passeggiando
nel centro cittadino, verso l’ora
del tramonto, sembra di avvertire l’eco
dei mondi evocati nel Teatre-Museu.
Una fusione magica tra terra e spirito
che deve aver sentito più di tutti Dalì
se nel 1989, dettando le sue ultime
volontà, chiese di essere sepolto proprio
a Figueras, in una spoglia cripta
sotto le tavole del palcoscenico del
suo Teatro. Per divenire egli stesso un
pezzo della sua opera immortale.
dorados y sin rostro de las paredes de la
platea. “Este lugar se ha creado para provocar,
para llamar la atención del inconsciente
del visitante, haciéndolo partícipe
en el juego”, explica Montse Aguer, directora
del Centro de Estudios Dalinianos. Y
después añade: “El maestro no deseaba
la disposición de salas temáticas, prefería,
sin embargo, un cierto desórden para así
permitir que cada uno construyese su
propio órden interior”.
No obstante se trate de un edificio poco
convencional, no se presenta como un
extraño entre los históricos edificios de
la ciudad de Figueras, de origen romana,
llena de tiendas y jardines que se entrecruzan
en un misterioso laberinto de
callejones y plazoletas. Paseando por
el centro de la ciudad, al caer la tarde,
parece que se advierte el eco de los
mundos evocados en el Teatro-Museo.
Una fusión mágica entre tierra y espíritu
que debió haber sentido más que
todos Dalí, cuando en 1989 dictando sus
últimos deseos, solicitó ser sepultado
en Figueras, una cripta situada debajo
del palco escénico de su Teatro. Para así
convertirse él mismo en una parte de su
obra inmortal.
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