Marzo 2012 - Movimento Nonviolento
Marzo 2012 - Movimento Nonviolento
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La presenza<br />
dei giovani nel<br />
<strong>Movimento</strong><br />
<strong>Nonviolento</strong> (da<br />
sinistra: Daniele<br />
Taurino, Raffaella<br />
Mendolia).<br />
14<br />
s<br />
il valore appreso dall’illuminismo (assieme<br />
agli altri tre). Ai mezzi pesantissimi della violenza<br />
opporsi con coltello e fucile è, a parte<br />
ogni considerazione etica, insensato. Occorre<br />
vedere lucidamente e in concreto gli effetti<br />
delle violenze in atto, riconoscere il percorso<br />
della civiltà verso la riduzione della violenza<br />
che i nonviolenti possono aiutare, snidare la<br />
nonviolenza implicita per preparare gli animi<br />
a contrastare. Quanto ci serva l’approfondimento<br />
di queste premesse mi sembra oggi<br />
sempre più chiaro.<br />
Noi ricordiamo spesso come ultimo scritto di<br />
Capitini “La forza preziosa dei piccoli gruppi”,<br />
una lettera di religione datata 6 ottobre,<br />
a meno di due settimane dalla morte. Un po’<br />
ci consola, visto che siamo rimasti piccoli,<br />
pensarci preziosi. Ma lo scritto dice dell’incessante<br />
azione che gli amici della nonviolenza<br />
sono chiamati a fare per aggiungere il<br />
loro contributo ed il loro esempio ai gruppi<br />
di contestazione.<br />
“Essi hanno la fiducia di essere efficienti, sia<br />
perché hanno il coraggio di scendere in piazza,<br />
specialmente nei luoghi di lavoro: università<br />
o fabbrica, sia perché urtano direttamente<br />
il sistema, rompendone delle parti,<br />
cose o persone”. Ma ne sono evidenti gravi<br />
limiti da comprendere e correggere: l’attenzione<br />
è verso gli avversari con cui lottare<br />
(poliziotti, uomini del potere economico e politico)<br />
invece che alle persone con cui e per<br />
cui operare; manca una coscienza dei perni<br />
guasti del sistema da mutare: non basta dire<br />
contro il capitalismo, contro il potere; c’è la<br />
tendenza a spaventare i più, complici del sistema,<br />
piuttosto che considerarli collaboratori<br />
nel mutamento; con il loro modo di agire<br />
nessuna garanzia danno che se prevalessero<br />
il potere sarebbe di tutti. Non aggiungo altro,<br />
a parte l’invito a rileggere lo scritto.<br />
Mi chiedo cosa facciamo per correggere questi<br />
limiti se è vero ancora, come diceva Aldo,<br />
che non vogliamo un sistema che agisce con<br />
la violenza verso persone vicine e lontane,<br />
che mantiene l’inferiorità della povertà di<br />
tanti esseri umani, che manipola l’informazione<br />
privando della libertà e capacità di<br />
critica, che amministra e governa ciò che è<br />
pubblico senza la possibilità di controllo di<br />
tutti dal basso.