Anno I, n. 4 - febbraio 2003 - Gnomonica Italiana
Anno I, n. 4 - febbraio 2003 - Gnomonica Italiana
Anno I, n. 4 - febbraio 2003 - Gnomonica Italiana
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Rivista di Storia, Arte,<br />
Cultura e Tecniche degli<br />
Orologi Solari<br />
<strong>Anno</strong> I, n. 4 - <strong>febbraio</strong> <strong>2003</strong><br />
Spedizione in abbonamento postale 45% - Milano Art. 2 - Comma 20B - Legge 662/96 - 10, 00 €<br />
In questo numero: Alessandro Gunella Orologio solare orizzontale. Senza centro, senza linee orarie e senza gnomone<br />
- Silvio Magnani Orologio ‘a trasparenza’ in Puglia - Akio Gotoh Orologi solari in Giappone (Periodo EDO 1600-1867)<br />
- Alberto Nicelli Quando il centro dell’orologio è inaccessibile... - Silvano Bianchi Gnomoni ...curiosi - Nicola Severino<br />
Antiche pagine di <strong>Gnomonica</strong> - Gianni Ferrari L’ombra e la penombra di un elemento rettilineo. Alcune osservazioni -<br />
Mario Arnaldi Orologi solari medievali in provincia di Bari - Ennia Visentin Decorare il tempo. Considerazioni e proposte<br />
sull’abbellimento pittorico degli orologi solari su intonaci - Fabio Savian Le linee orarie italiche con lo gnomone conico
Rivista di Storia, Arte, Cultura e Tecniche<br />
degli Orologi Solari<br />
fondata da Nicola Severino<br />
Registrazione al Tribunale di Monza<br />
n°1574 del 2 marzo 2002<br />
CGI -Coordinamento Gnomonico Italiano<br />
WEB: www.gnomonicaitaliana.vialattea.net<br />
Mailing-List:<br />
http://groups.yahoo.com/group/<br />
gnomonicaitaliana/<br />
Editore: Grafiche ATA<br />
Paderno Dugnano (MI)<br />
Direttore responsabile: Osvaldo Tagliabue<br />
Redazione: cgi-rivista@yahoogroups.com<br />
Mario Arnaldi, Diego Bonata,<br />
Andrea Costamagna, Gianni Ferrari,<br />
Umberto Fortini, Fabio Garnero,<br />
Alessandro Gunella, Lucio Maria Morra,<br />
Alberto Nicelli, Giovanni Paltrinieri,<br />
Gian Carlo Rigassio,<br />
Fabio Savian, Nicola Severino<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Giacomo Agnelli, Paolo Albéri Auber,<br />
Mario Arnaldi, Silvano Bianchi, Diego Bonata,<br />
Francesco Caviglia, Andrea Costamagna,<br />
Gianni Ferrari, Umberto Fortini,<br />
Fabio Garnero, Akio Gotho,<br />
Alessandro Gunella, Silvio Magnani,<br />
Alberto Nicelli, Rosanna Pasero, Fabio Savian,<br />
Nicola Severino, Ennia Visentin<br />
Stampa: Grafiche ATA<br />
Paderno Dugnano (MI)<br />
tiratura 350 copie,<br />
stampa su carta riciclata ecologica<br />
I manoscritti, le fotografie, i disegni le pubblicazioni o altro<br />
materiale inviati alla redazione o all’editore non saranno<br />
restituiti salvo precedenti accordi specifici.<br />
La redazione e l’editore declinano ogni responsabilità per i<br />
danni di qualunque tipo che dovessero essere provocati da<br />
eventuali applicazioni dei metodi, delle teorie e dei dati<br />
numerici presenti negli articoli pubblicati.<br />
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa<br />
pubblicazione può essere riprodotta o trasmessa in nessun<br />
modo, elettronico o meccanico, incluse fotocopie, senza<br />
l’autorizzazione scritta della redazione.<br />
2<br />
4<br />
sommario<br />
6<br />
9<br />
14<br />
17<br />
21<br />
23<br />
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55<br />
61<br />
62<br />
64<br />
La Posta, Nicola Severino<br />
Orologio solare orizzontale. Senza centro,<br />
senza linee orarie, e senza gnomone<br />
Alessandro Gunella<br />
Orologio ‘a trasparenza’ in Puglia<br />
Silvio Magnani<br />
Orologi solari in Giappone (Periodo EDO<br />
1600 - 1867)<br />
Akio Gotoh<br />
Eventi, Fabio Garnero<br />
Quando il centro dell’orologio è<br />
inaccessibile...<br />
Alberto Nicelli<br />
Gnomoni ...curiosi<br />
Silvano Bianchi<br />
Profili, Alessandro Gunella<br />
Antiche pagine di <strong>Gnomonica</strong><br />
Nicola Severino<br />
I Quiz, Alberto Nicelli<br />
L’ombra e la penombra di un elemento<br />
rettilineo. Alcune osservazioni<br />
Gianni Ferrari<br />
Recensioni Software, Diego Bonata e<br />
Umberto Fortini<br />
Orologi solari medievali in provincia di Bari<br />
Mario Arnaldi<br />
Decorare il tempo.<br />
Considerazioni e proposte sull’abbellimento<br />
pittorico degli orologi solari su intonaci<br />
Ennia Visentin<br />
Solis et Artis Opus, Mario Arnaldi<br />
Le linee orarie italiche con lo gnomone<br />
conico<br />
Fabio Savian<br />
Rassegna Stampa, Andrea Costamagna<br />
Recensioni, Gianni Ferrari<br />
Sorrisi e Gnomoni, Giacomo Agnelli<br />
Le notizie e i materiali riguardanti le rubriche possono<br />
essere inoltrati direttamente al curatore della rubrica.
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
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indicherà anche da chi proviene il regalo.<br />
In copertina::<br />
Il complessso gnomonico di<br />
Bibiana (TO) presentato<br />
nella rubrica ‘Solis et Artis<br />
Opus’<br />
L’ULTIMO NUMERO DELL’ANNO<br />
Eccoci, finalmente, all’ultimo numero del nostro primo anno di<br />
vita. Eh sì, <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>, compie un anno e sembra solo<br />
di ieri il nostro primo vagito. Durante questo breve periodo, se<br />
ci avete seguito con attenzione, vi sarete accorti degli sforzi fatti<br />
dalla redazione per migliorare sempre più la qualità, sia tipografica,<br />
sia scientifica, di questa nostra rivista. Ad ogni numero<br />
abbiamo eliminato gli errori estetici sfuggiti in quello precedente<br />
ed abbiamo cercato di migliorarne sempre più l’aspetto<br />
grafico. Speriamo d’esserci riusciti, e oggi vi proponiamo il frutto<br />
dei nostri sforzi: una nuova impostazione grafica migliorata<br />
negli aspetti tipografici, con un nuovo stile per il titolo della rivista<br />
e un logo che ci idendifica come comunità reale.<br />
Orto e Polo - così li abbiamo battezzati in redazione a causa<br />
del loro particolare naso - sono le due mascottes che d’ora in poi<br />
accompagneranno, ed identificheranno, le varie rubriche ospitate<br />
all’interno della rivista e nel sito Internet. Non dubitate però!<br />
Questi due buffi rappresentanti della gnomonica italiana non<br />
devono essere considerati un sintomo di un abbassamento del<br />
livello qualitativo dei temi trattati nella rivista: essi sono stati<br />
creati solo per alleggerire e sdrammatizzare una materia, la<br />
gnomonica, che a volte ci coinvolge un po’ troppo e, forse, spaventa<br />
il neofita.<br />
Cercando di recepire al meglio le esigenze e i desideri dei lettori,<br />
assieme al logo progettato da Ugo Beccheroni e alla nuova versione<br />
del titolo ideata da Umberto Fortini, vi proponiamo con<br />
questo numero anche la copertina rigida, ed è questo uno sforzo<br />
in più che speriamo vi sia gradito e che vorremmo mantenere nel<br />
tempo.<br />
Anche il sito Internet si trasformerà presto in un nuovo portale<br />
della gnomonica italiana, grazie al notevole ed eccellente lavoro<br />
professionale di Umberto Fortini. Le possibilità evolutive<br />
della sua architettura e l’estrema facilità di navigazione saranno<br />
il punto di forza del sito ufficiale del CGI - <strong>Gnomonica</strong><br />
<strong>Italiana</strong>. È inutile descrivervi come apparirà, le parole non<br />
sarebbero sufficienti, ma speriamo che sia operativo al più presto<br />
e che possiate visitarlo ed apprezzarlo.<br />
L’ultima sorpresa, ma non da meno, è il distintivo (pin) ufficiale<br />
del CGI realizzato da Ferrino s.r.l. di<br />
Ravenna. La piccola spilla, che potete<br />
vedere nell’immagine qui a fianco, è serigrafata<br />
su ottone argentato e ceramicato<br />
in superficie. Si tratta di una<br />
bella idea che, ad un costo modesto<br />
(3 Euro più le spese di spedizione), è<br />
possibile ordinare all’indirizzo e-mail marnaldi@libero.it<br />
Buon compleanno a <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>!<br />
Mario Arnaldi<br />
1
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
La Posta<br />
Nicola Severino, via Lazio, 9 - 03030 Roccasecca (FR) - nicolaseverino@libero.it<br />
Caro Nicola Severino,<br />
ho letto sul numero 3 di <strong>Gnomonica</strong><br />
<strong>Italiana</strong>, nella rubrica ‘Curiosità<br />
Gnomoniche’, da te curata, la descrizione<br />
di un orologio solare a tronco di piramide<br />
custodito (nel tuo testo non è scritto)<br />
nel Museo di Fisica dell’Università di<br />
Napoli, Federico II.<br />
Dopo alcuni giorni, sfogliando uno dei<br />
tanti libri della mia biblioteca, ho trovato<br />
per caso un altro orologio solare gemello<br />
a quello da te descritto. L’avevo già<br />
visto, perché ho il libro da diverso<br />
tempo, ma chissà perché non me ne<br />
ricordavo più. Il volume in questione è<br />
‘Sundials and roses of yesterday’ di Alice<br />
Morse Earle, New York - London 1902.<br />
L'orologio descritto a pag. 154 è in<br />
sostanza il gemello di quello posseduto<br />
dal Museo napoletano, è posteriore a<br />
quello da te illustrato, ed è datato 1770.<br />
La sua costruzione si deve sicuramente<br />
allo stesso autore, il Barone Josepho M a<br />
Cavaliero Barone S.cti Caetani (c’è un<br />
errore di trascrizione nel tuo testo).<br />
L'iscrizione sulla faccia ‘directe boream’,<br />
infatti, ne conferma la paternità (è strano,<br />
infatti, che il Museo napoletano consideri<br />
ignoto l’autore del manufatto).<br />
Agli inizi del secolo, quando la Morse<br />
Earle scrisse il libro, l’orologio apparteneva<br />
ad un importante collezionista<br />
inglese, un certo Mr. Lewis Evans Esq.,<br />
la sua collezione privata vantava più di<br />
450 orologi solari portatili, senza contare<br />
gli astrolabi e altri strumenti simili. La<br />
sua biblioteca contemplava piu di 400<br />
libri e riviste dedicate alla gnomonica.<br />
Egli apparteneva ad una famiglia che ha<br />
sempre collezionato pezzi di valore compresi<br />
strumenti gnomonici, e nell'ultima<br />
edizione del famoso libro della Gatty il<br />
capitolo sugli orologi solari portatili<br />
porta la sua firma. Il suo fratello maggiore,<br />
Artur John Evans F.R.S., fu l’ideatore<br />
del famoso Ashmolean Museum di<br />
Oxford, e gran collezionista di antichità e<br />
orologi solari.<br />
La foto mostrata a pag. 154 del libro, non<br />
lascia dubbi in proposito sia per l’indubbia<br />
somiglianza fra i due orologi sia per il<br />
testo della scritta della faccia ‘DIRECTE<br />
BOREAM’, che così recita:<br />
INSTRUMENTUM SOLARE<br />
HORARIUM<br />
a Josepho M a Cavaliero<br />
Barone S.cti Caetani & C<br />
adinventum, atque delineatum<br />
A Æ V 1770<br />
ad Latit. Bor. Neapolis Grad. 40.50<br />
Longit. -------------- gnom.<br />
In un’altra iscrizione si legge anche il<br />
nome del committente: «Ad usum<br />
Excellentissimi Domini Marchionis D.<br />
Bernardi Tanucci Regis utriusque Siciliæ<br />
Consiliarii, et Hyspaniarum Benemeriti,<br />
Equitis Ordinis Sancti Ianuarii, etc.» ovvero<br />
«Ad uso dell'eccellentissimo Signor<br />
Marchese Don Bernardo Tanucci, consigliere<br />
del Re delle due Sicilie, benemerito<br />
di Spagna, Cavaliere dell’Ordine di S.<br />
Gennaro, eccetera».<br />
Nel 1924 la collezione<br />
Evans passò al Museo<br />
di Storia della Scienza<br />
a Oxford (Ashmolean<br />
Museum) dove oggi<br />
l’orologio è esposto<br />
con il n. di inventario<br />
35701<br />
Mario Arnaldi<br />
caro Mario,<br />
ti ringrazio per la lettera.<br />
Proprio mentre<br />
la rivista veniva stampata,<br />
trovavo l’orologio<br />
in questione pubblicato<br />
sul libro Meridiane e orologi solari<br />
a Napoli, di recentissima pubblicazione,<br />
già citato in questo numero nella<br />
rubrica ‘Recensioni’, dove si precisava<br />
che era conservato nel Museo di Fisica<br />
dell’Università di Napoli. Le notizie che<br />
avevo trovato, invece, erano inglobate in<br />
una singola pagina web da cui non si<br />
poteva accedere ad ulteriori informazioni<br />
e non riportava tale precisazione. Ti<br />
ringrazio per aver evidenziato l’errore di<br />
trascrizione mentre l’originale è anche<br />
leggibile nella foto pubblicata sulla rivista<br />
nell’immagine centrale, ove si legge chiaramente:<br />
«a Josepho M. Cavaliero<br />
Barone S.ti Caetani….etc». Che l’autore<br />
sia lo stesso, anche per l’esemplare da te<br />
descritto, è più che evidente e c’è appena<br />
un anno di differenza nella costruzione<br />
dei due orologi. Non so se sia stato poi<br />
prodotto ‘in serie’, ma l’originalità certo<br />
non manca ed un collezionista come<br />
quello da te citato, non poteva certo farselo<br />
scappare.<br />
Nicola Severino<br />
Con riferimento alla comunicazione<br />
relativa all’astronomo Giovanni<br />
Schiaparelli, a costo di essere tacciato di<br />
pignoleria vorrei comunicare quanto<br />
segue:<br />
la Lemniscata di cui alla fotografia fu<br />
costruita da Schiaparelli quando aveva<br />
circa 16 anni. Non mi risulta che la sua<br />
attività gnomonica sia proseguita oltre.<br />
Schiaparelli si laureò in Ingegneria, ma si<br />
interessò subito di astronomia e fece la<br />
carriera nota a tutti. Quello che non si sa<br />
è che la famiglia di Schiaparelli era delle<br />
mie parti, precisamente di Occhieppo<br />
Inferiore, un paese di tremila abitanti<br />
confinante con Biella. La sua, come tante<br />
del comune, era una famiglia di fornaciai,<br />
ed il padre si trasferì a Savigliano per<br />
aprire una fornace da mattoni circa tre<br />
mesi prima che lui nascesse. Quindi è<br />
saviglianese ‘per caso’. I suoi sono<br />
sepolti ad Occhieppo. La famiglia vanta<br />
anche un altro Schiaparelli, lo zio,<br />
famoso egittologo, cui si deve gran parte<br />
della collezione dell'Egizio di Torino.<br />
Alessandro Gunella<br />
Nel precedente numero, è stata erroneamente<br />
attribuita al comune di<br />
Savigliano l’appartenenza alla provincia<br />
di Torino. Ce ne scusiamo con i lettori, la<br />
provincia corretta è quella di Cuneo.<br />
2
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Manuel Marìa Valdés, invia il consueto<br />
biglietto di auguri natalizi, corredato<br />
di due foto riguardanti una bellissima<br />
meridiana canonica, molto antica, forse<br />
risalente al 1300, con 4 settori orari e le<br />
lettere che contraddistinguono le<br />
preghiere di Prima, Terza, Meridies,<br />
Nona e Vespri.<br />
Anche la Asociaciòn de Amigos de los<br />
Relojes de Sol, invia un biglietto d’auguri<br />
con la bella immagine di un codice<br />
manoscritto di San Isidoro di Siviglia in<br />
cui è raoppresentato ‘L’Orologio’, o<br />
‘Horologium’, ovvero la ‘Tavola dei<br />
Piedi’ che si usava per determinare l’ora<br />
solare calcolando la lunghezza dell’ombra<br />
della propria persona con la misura<br />
del ‘piede’. L'antico ‘stoicheion’ dei<br />
Greci, metodo che vanta antichità e<br />
molti riferimenti letterari.<br />
SCOPERTA UNA MERIDIANA A<br />
CARDE' - Cardè si trova a 10<br />
chilometri da Saluzzo, non lontano da<br />
Moretta.<br />
I lavori di restauro che da alcune settimane<br />
interessano la Torre Campanaria<br />
di Cardé, proprio in questi giorni hanno<br />
portato alla luce alcune opere pittoriche<br />
di notevole valenza storica.<br />
Ne abbiamo parlato con l’arch. Roberto<br />
Bertola, tecnico comunale di Cardé.<br />
«Intanto vorrei precisare che i lavori<br />
sono stati autorizzati dalla<br />
Sovrintendenza ai Beni Architettonici di<br />
Torino e sono stati seguiti direttamente<br />
dall’arch. Frugoni responsabile di zona<br />
della stessa Sovrintendenza - puntualizza<br />
l’arch. Bertola - Parallelamente alle opere<br />
di restauro la Sovrintendenza aveva<br />
richiesto di eseguire una stratigrafia ed è<br />
proprio attraverso questa verifica che si<br />
sono potuti riscontrare almeno tre interventi<br />
manutentivi precedenti e diluiti nel<br />
tempo che hanno causato l’occultamento<br />
di alcune decorazioni originarie della<br />
Torre Campanaria. La più importante è<br />
un’imponente meridiana con cornici di<br />
contorno, presumibilmente risalente<br />
all'inizio del 700, posta sui lati sud e<br />
ovest.<br />
La Sovrintendenza, d’intesa con<br />
l’Amministrazione Comunale, ha indicato<br />
le linee guida per il recupero di questa<br />
importante opera storica che, se da un<br />
lato comporterà un aggravio di spesa<br />
per il Comune, dall’altro lato riporterà la<br />
Torre Campanaria al fasto originale e<br />
sarà motivo di vanto per i cardettesi e<br />
un’attrazione in più per i forestieri».<br />
«Ovviamente - interviene il sindaco<br />
Sebastiano Miglio - essendo chiuso il<br />
bilancio 2002, bisognerà attendere il<br />
bilancio <strong>2003</strong> per reperire i fondi necessari.<br />
Al riguardo, come Comune ci stiamo<br />
anche attivando per verificare se è<br />
possibile accedere ad eventuali finanziamenti.<br />
In ogni caso il recupero della<br />
meridiana è certo, solo che dovrà sottostare<br />
ai tempi tecnici e burocratici».<br />
Pensiamo che, dopo oltre 300 anni di<br />
oblìo, qualche mese in più non faccia la<br />
differenza; l’importante, e questo il sindaco<br />
lo dà per certo, è che il recupero si<br />
faccia. Ricordando che questo sarebbe il<br />
secondo recupero, negli ultimi anni, di<br />
pezzi di storia cardettese dopo quello,<br />
privato, splendidamente in mostra sulla<br />
facciata del castello medioevale, viene da<br />
chiedersi: a Cardé, quanti altri tesori<br />
architettonici sono stati occultati dalla<br />
superficialità e dalla stoltezza dell'uomo?<br />
Piero Strobino per il Corriere di<br />
Saluzzo (per gentile concessione)<br />
3
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Orologio solare orizzontale.<br />
Senza centro, senza linee orarie,<br />
e senza gnomone<br />
Ho trovato da un rigattiere un testo anonimo del 1808, stampato con ogni probabilità a Roma, che spiega come costruire l’orologio<br />
analemmatico (e altri orologi orizzontali sui quali non è il caso di prestare attenzione). È una semplice ‘curiosità’ ma è piacevole, e<br />
merita di essere conosciuta dai lettori di questo notiziario. Ho trascritto il testo così come è, perché una fotocopia probabilmente<br />
sarebbe poco leggibile. Lo stampato è completato da alcune tavole incise ad acquaforte, di cui si riproduce quella rilevante.<br />
I lettori romani sono pregati di fare qualche ricerca sul nome del Prof. Pessuti, citato nel testo. Dovrebbe essere facile trovare dei<br />
riferimenti, ed eventualmente dei suoi testi, perché egli probabilmente è stato un dirigente della Specola Caetani.<br />
di Alessandro Gunella<br />
P<br />
er soddisfare al genio dei Dilettanti siamo in<br />
dovere di dar luogo in questa nostra<br />
Miscellanea a qualche soggetto gnomonico,<br />
che già promettemmo inserirvi. S’è difficile in così noto<br />
argomento di produr cose nuove non sarà disgradevole<br />
ai nostri Lettori, che una fra queste si scelga non così<br />
commune in grazia di quel pregio che vanta, e di quella<br />
novità almeno, con cui ci riuscì di presentarla. È questo<br />
un Orologio orizontale senza centro, senza linee<br />
orarie, e senza gnomone, opportuno per tali condizioni<br />
in certe circostanze, nelle quali ingombrar non si debba<br />
quel piano, su cui si vuol disegnare, come sarebbe in un<br />
perterra di un giardino, in un pavimento di un terrazzo.<br />
Non sappiamo, che veruno de’ tanti nostri Scrittori<br />
Italiani di <strong>Gnomonica</strong> abbia riportato questa quanto<br />
singolare, ed ingegnosa, altrettanto semplice, ed elegante<br />
specie di Orologio orizontale. Il primo che ne abbia<br />
parlato è un certo Vaulezard, 1 e dopo di lui un inglese<br />
per nome Forster. 2 Non credette poi disdicevole il Sig.<br />
de-laLande di dare una sua dimostrazione di<br />
quest’Orologio, 3 su di cui si hanno anche alcune ricerche<br />
fatte dal celebre Geometra Sig. Lambert. 4 Si distinse<br />
fra tutti però il Chiarissimo Professore Sig.<br />
Gioacchino Pessuti, che con una nuova semplicissima<br />
maniera dette di quest’Orologio una elegantissima<br />
dimostrazione, 5 e da questa tratto abbiam noi la seguente<br />
grafica<br />
Descrizione<br />
Sia EF (fig. 1) la Meridiana, ed AB una perpendicolare<br />
alla medesima in O. Preso in questa un qualunque<br />
punto f, si faccia l’angolo CfO eguale alla latitudine, o<br />
altezza del polo del luogo, per esempio in Roma di circa<br />
42. gradi. Si porti Cf da O in A, e col centro O, e col<br />
raggio OA si descriva una circonferenza di circolo<br />
AEBF, la quale si divida in 24. parti uguali, incominciando<br />
da uno qualunque de’ quattro punti cardinali A,<br />
E, B, F. Si congiungano i punti di divisione egualmente<br />
lontani dalla meridiana colle rette GH, IK, LM ec., e<br />
facendo uso del compasso di proporzione, o di qualunque<br />
altro metodo, le GS, SH, IT, TK, LV, VM ec. si dividano<br />
ne’ punti N, P, Q, R, Y, Z ec. in quell’istessa proporzione,<br />
in cui la EO trovasi divisa in C. I punti C, N,<br />
Q, Y ec. saranno i desiderati punti orarj, che anderanno<br />
contrasegnati coi rispettivi punti XII, I, II, III, ec., e de’<br />
quali tanti dovranno lasciarsi, quanti ne corrispondono<br />
al più lungo giorno del solstizio estivo nel dato luogo.<br />
1<br />
Traité de l'origine, demonstration, construction, et usage du Cadran analemmatique - 1644.<br />
2<br />
Elliptical Horologiography. London l654.<br />
3<br />
Memoires de l'Accademie Royale des Sciences. Anne 1757.<br />
4<br />
Effemeridi di Berlino per l’anno 1777.<br />
5<br />
Effemeridi di Roma ad uso della Specola Caetani per l’anno 1802.<br />
4
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
golare orologio orizontale; e per farne uso basterà<br />
sospendere sul giorno del mese un filo a piombo o<br />
tenervi eretto verticalmente un qualunque stilo, poiché<br />
la sua ombra cadendo sopra uno, o tra due de’ punti<br />
orarj già segnati, mostrerà l’ora, che si cerca.<br />
omissis…<br />
Per orizontare siffatti orologi si sa, che ordinariamente<br />
s’impiega la bussola magnetica, nella quale però è<br />
necessario conoscere la declinazione locale dell’Ago,<br />
che nella nostra latitudine è di 17. gradi e mezzo circa.<br />
Ecc..<br />
Tornando ora al punto f si formino in esso gli angoli<br />
Ofa, Ofd ciascuno di 11° 30'.; gli angoli Ofb, Ofe ciascuno<br />
di 20° 12', e gli angoli Ofc, Ofg ciascuno di 23°<br />
30'. si avrà così sulla meridiana una porzione gc divisa<br />
inegualmente nei punti e, d, O, a, b, attorno della quale<br />
si dovranno disporre i nomi dei mesi divisi nei loro<br />
giorni, in guisa che i suddetti punti di divisione g, e, d,<br />
O, a, b, c corrispondano rispettivamente ai 21 di ciascun<br />
mese, vale a dire superiormente ai 21. di Giugno,<br />
Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre, Novembre, e<br />
Decembre, ed inferiormente ai 21. di Gennajo,<br />
Febbrajo, Marzo, Aprile, e Maggio.<br />
Così sarà terminata la facile descrizione di questo sinfig.<br />
1<br />
5
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Orologio ‘a trasparenza’<br />
in Puglia<br />
di Silvio Magnani<br />
U<br />
na particolare categoria, non molto diffusa,<br />
di orologi solari è rappresentata dagli orologi<br />
‘a trasparenza’. Alcuni esemplari di<br />
questi orologi si possono ammirare su vetrate di antiche<br />
chiese o di edifici pubblici e, più saltuariamente, privati.<br />
L’ora è letta dall’interno dell’edificio, osservando<br />
l’ombra dello stilo o dell’indicatore gnomonico, visibile<br />
in trasparenza sulla vetrata, sulla quale sono disegnate le<br />
linee orarie.<br />
Qui di seguito, viene invece descritto un nuovo orologio<br />
‘a trasparenza’. L’orologio è universale, cioè adattabile<br />
alle varie latitudini e longitudini; è quindi illustrata,<br />
a titolo di esempio, la sua installazione sulla parete di<br />
una casa, vicino al mare, in Puglia.<br />
Principio di funzionamento dell’orologio<br />
L’indicatore gnomonico puntiforme dell’orologio qui<br />
presentato è posizionato sulla superficie piana del vetro.<br />
Le linee orarie, traforate<br />
su una superficie<br />
cilindrica metallica,<br />
proiettano la loro<br />
ombra sulla superficie<br />
del vetro; l’asse della<br />
superficie cilindrica,<br />
orientato secondo l’asse<br />
terrestre, giace sulla<br />
superficie del vetro. La<br />
posizione relativa dell’ombra<br />
delle linee orarie,<br />
rispetto all’indicatore<br />
gnomonico, permette<br />
la lettura dell’ora.<br />
fig. 1 L’orologio prima dell’installazione.<br />
L’orologio è regolabile per essere adattato al luogo<br />
dove verrà montato.<br />
Questo orologio è una variante di quello presentato<br />
dallo scrivente all'XI Seminario Nazionale di<br />
<strong>Gnomonica</strong> tenutosi a Verbania il 22-24 marzo 2002 e<br />
ivi descritto nella memoria ‘Meridiana universale da<br />
parete’.<br />
Verranno qui illustrate le caratteristiche peculiari dell’orologio,<br />
rimandando per eventuali altre informazioni<br />
agli atti del succitato Seminario.<br />
Descrizione dell’orologio<br />
La figura 1 mostra una vista d’insieme dell’orologio; è<br />
possibile distinguerne le varie parti che lo compongono.<br />
La struttura è realizzata in acciaio inossidabile; è costituita<br />
da un telaio, su cui è fissata una lamina di 1mm di<br />
spessore curvata a semicilindro, di raggio interno 160<br />
mm; sulla lamina semicilindrica, il cui asse (asse dell’orologio)<br />
verrà orientato secondo la direzione dell’asse<br />
terrestre, sono traforate le curve orarie del tempo<br />
medio, divise in due quadranti validi rispettivamente<br />
per Inverno e Primavera e per Estate e Autunno. La<br />
lamina è traforata in<br />
modo tale da lasciare<br />
spazi vuoti tra una linea<br />
oraria e la successiva.<br />
Il telaio è collegato ad<br />
una piastra circolare di<br />
fissaggio attraverso una<br />
serie di aste snodate,<br />
tali da permettere il<br />
posizionamento dell’orologio<br />
nella sua collocazione<br />
definitiva.<br />
Uno snodo permette<br />
anche di regolare l’orologio<br />
in modo da poter<br />
leggere direttamente l’ora legale estiva.<br />
Una piccola lastra di vetro di 4 mm di spessore, fissata<br />
anch’essa al telaio, costituisce il quadrante dell’orologio.<br />
Una faccia della lastra di vetro è opacizzata da un trattamento<br />
di sabbiatura ed è posizionata su un piano con-<br />
6
tenente l’asse dell’orologio; asse del semicilindro. Sulla<br />
superficie opacizzata del vetro sono disegnati i due<br />
indicatori gnomonici, materializzati da due cerchietti<br />
colorati di rosso.<br />
Utilizzo dell’orologio<br />
L’orologio è adatto ad essere montato su pareti esterne<br />
di edifici in posizione tale da potere essere visibile dall’interno<br />
dell’edificio stesso. La posizione scelta sarà<br />
quindi in prossimità di finestre, porte, balconi, preferibilmente<br />
in zona illuminata dai raggi del sole per buona<br />
parte della giornata. L’orologio può inoltre essere collocato<br />
all’esterno in posizione isolata e sopraelevata;<br />
può essere posto su un muretto, su un pilastro di una<br />
cancellata ecc.<br />
Lettura dell’ora<br />
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Come precedentemente detto, sul quadrante dell’orologio,<br />
costituito dalla superficie opacizzata del vetro, sono<br />
disegnati due cerchietti, che rappresentano gli indicatori<br />
dell’ora. Un cerchietto permetterà la lettura dell’ora in<br />
Inverno e Primavera, l’altro in Estate e Autunno.<br />
Sul quadrante, quando illuminato dal Sole, sono visibili<br />
le ombre delle linee orarie che gradualmente si spostano<br />
durante il giorno da destra verso sinistra. La posizione<br />
delle linee orarie rispetto agli indicatori permette<br />
fig. 2 L’orologio installato sulla parete.<br />
fig. 3 L’orologio visto dall’interno del patio.<br />
7
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 4 L’orologio alle ore 9 e 30 legali estive.. fig. 5 L’orologio alcuni minuti prima delle 11.<br />
la lettura dell’ora. Il campo di indicazione dell’ora si<br />
estende dalle 8 alle 18, come appare sulla fascia centrale<br />
tra i due quadranti, che riporta la numerazione relativa.<br />
Le ombre delle lettere I-P e A-E visibili sulla superficie<br />
del vetro permettono di scegliere la zona di quadrante<br />
relativa alla stagione corrente.<br />
Esempio di applicazione<br />
Viene ora descritto un esempio di applicazione dell’orologio<br />
sulla parete di una abitazione in Puglia. Le coordinate<br />
del luogo sono: latitudine 40° 48', longitudine<br />
17° 33'.<br />
La parete su cui è stato montato l’orologio, visibile sulla<br />
figura 2, ha declinazione 51° 37' Est. L’orologio è fissato<br />
sull’architrave di un patio coperto; la sua posizione,<br />
molto alta (quasi all’altezza del tetto), permette di ricevere<br />
l’illuminazione del sole per un considerevole periodo<br />
di tempo e anche quando la parete è completamente<br />
in ombra (cioè quando l’azimut del sole è maggiore<br />
di 38° 23' Ovest).<br />
La figura 3 mostra l’orologio visto dall’interno del<br />
patio. La figura 4 mostra il quadrante dell’orologio alle<br />
9 e 30 (ora legale estiva); la lettura dell’ora è ancora un<br />
poco disturbata dall’ombra del fogliame di alcuni eucalipti<br />
antistanti. Le figure 4 e 5 mostrano l’orologio alcuni<br />
minuti prima, rispettivamente, delle 11 e delle 16. Il<br />
quadrante di riferimento per la lettura dell’ora è quello<br />
inferiore, in quanto le fotografie dell’orologio sono<br />
state scattate in estate.<br />
Sulla figura 2 è possibile vedere anche un altro orologio<br />
costruito nel 1988; è realizzato con elementi di marmo<br />
bicolori; l’orologio segna l’ora legale estiva. Il periodo<br />
di funzionamento dell’orologio si limita alla sola estate,<br />
periodo nel quale la casa è solitamente abitata.<br />
fig. 6 L’orologio alcuni minuti prima delle 16.<br />
8
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Orologi solari in Giappone<br />
(Periodo EDO 1600-1867)<br />
Al XI Seminario Nazionale di <strong>Gnomonica</strong>, svoltosi a Verbania, il 22, 23 e 24 marzo del 2002, problemi di<br />
lingua costrinsero il prof. Akio Gotoh a accorciare enormemente la sua relazione. Gli Atti ce ne hanno proposta<br />
una versione incompleta e senza immagini. Riteniamo di fare cosa grata sia al Lettore che all’Autore con la<br />
pubblicazione integrale della relazione.<br />
di Akio Gotoh<br />
traduzione di Umberto Fortini<br />
II<br />
n Europa sono sopravvissute molte meridiane<br />
costruite in tempi antichi. Esistono riferimenti<br />
ed accenni al loro uso in vecchi libri e in documenti.<br />
D’altro canto ci sono pure Paesi che non hanno mai<br />
usato meridiane, e il Giappone sembra proprio essere<br />
uno di questi. Prima del periodo Edo (1600 - 1867) non<br />
c’è alcuna menzione sull’uso delle meridiane in<br />
Giappone. E tuttavia, al giorni nostri, sono rimaste solo<br />
tre meridiane costruite in quel periodo.<br />
Le meridiane portatili costruite in Giappone nel periodo<br />
Edo erano piccole e facili da rompere o da perdere.<br />
fig. 2 Orologio solare portatile di ottone e rame, misure 20 x 40 mm<br />
fig. 1 Legno, avorio e ottone, misure 40 mm x 20 mm<br />
Molte di queste, oggi, sono esposte nel Museo<br />
Nazionale delle Scienze, e talvolta se ne possono trovare<br />
degli esemplari anche in qualche museo locale, in collezioni<br />
private o in vendita nei negozi d’antiquariato.<br />
Si può quindi pensare che all’epoca le meridiane portatili<br />
fossero oggetto di commercio diffuso. Spesso, la<br />
gente le portava appese al fianco per mezzo di un<br />
Netsuke (un piccolo oggetto ornamentale molto simile<br />
in questo caso ad una catena per orologio da tasca) e le<br />
considerava un oggetto necessario per un viaggio.<br />
Siccome erano piccole e compatte, esse erano molto<br />
9
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 3 orologio portatile di legno, diametro 50 mm.<br />
usate. Paragonate alle meridiane portatili europee, quelle<br />
giapponesi erano meno delicate ed elaborate, probabilmente<br />
perché queste ultime erano maggiormente<br />
usate e più compatte.<br />
Con l’inizio del periodo Meiji e l’apertura del Giappone<br />
al resto del mondo, le meridiane portatili assunsero<br />
progressivamente lo stile e la forma di quelle europee.<br />
Quasi tutte le meridiane che ci restano sono di genere<br />
portatile, ed un buon numero di esse è di tipo e stile<br />
prettamente giapponese.<br />
Nella sezione seguente tratterò delle meridiane portatili<br />
basate su questi tre elementi.<br />
Storia delle meridiane giapponesi.<br />
In quasi tutti i Paesi del mondo gli antichi orologi solari<br />
sono stati i primi orologi, mentre in Giappone non ne<br />
sono mai stati trovati. Resti di ciò che può essere un<br />
tipo primitivo di meridiana, costruita da antiche popolazioni<br />
sistemando pietre secondo un circolo, sono stati<br />
trovati a Oyu, Prefettura di Akita. Tuttavia non si è<br />
ancora certi che questi siano davvero resti di una meridiana<br />
o che siano serviti per altri scopi.<br />
Il primo riferimento letterario all’uso di un orologio si<br />
trova nel Nihon-Shoki. In questo libro si riferisce che<br />
l’imperatore Tenchi nell'anno 670 (periodo Tenchi,<br />
anno decimo) costruì, o avrebbe costruito, un orologio<br />
ad acqua ad uso pubblico. Invece, il primo chiaro<br />
accenno a meridiane appare nel documento di morte<br />
del primo Shogun, Tokugawa Ieyasu, nel 1616 (periodo<br />
Genna, anno secondo) nel quale è scritto che due meridiane<br />
portatili furono date ai suoi servitori come ricordo.<br />
Una meridiana portatile d’avorio è stata recuperata<br />
dalla tomba del secondo Shogun, Tokugawa Hidetada<br />
(si veda la fig. 1). Dopo questo periodo e in tutta l’era<br />
Edo apparvero numerosi saggi sulle meridiane in libri e<br />
relazioni; ed orologi solari portatili furono venduti in<br />
negozi di strumenti di precisione, che trattavano anche<br />
attrezzi per rilevamento topografico. Questo genere di<br />
orologi divenne molto popolare.<br />
Meridiane all’aperto si possono vedere oggi solo in tre<br />
località: nel castello Kochi (nella città di Kochi), al tempio<br />
Shiogama (nella città di Shiogama) e a Osaki<br />
Hachimangu (nella città di Sendai) e paragonate a quelle<br />
europee sono molto diverse.<br />
Quando, nell’era Meiji, le meridiane portatili europee<br />
divennero disponibili anche in Giappone, esse furono<br />
molto imitate, e gradualmente l’antico stile giapponese<br />
fu abbandonato.<br />
Per di più, l’esercito giapponese usò molte di queste<br />
meridiane nella seconda guerra mondiale nell’area sud,<br />
tanto che oggi quelle rimaste sono rare. Dopo la seconda<br />
guerra mondiale si costruirono molte meridiane per<br />
le scuole e per i parchi.<br />
Infine: ‘orologio solare’, in giapponese, si dice<br />
‘Hidokei’<br />
. Questa è una translitterazione.<br />
Nel periodo Edo l'inglese non era né usato né studiato<br />
in Giappone, eppure ‘Hidokei’ compare nella letteratura;<br />
oltre a ‘Hidokei’ si trovano anche i termini d’origine<br />
cinese ‘Nikkigi’<br />
, ‘Keihyo’<br />
, ‘Nikkei’ .<br />
Tipi di meridiane.<br />
Nelle figure 1-10 sono mostrati tredici diversi ‘stili’ di<br />
meridiane in uso.<br />
I modelli mostrati nelle figure 1-6 erano i più popolari:<br />
erano dotate di una piccola bussola, il cui ago magnetico<br />
puntava verso il nord, cosicché chi se ne serviva<br />
poteva orientare correttamente la sua meridiana portatile.<br />
Come mostrano le foto, l’orologio era disegnato<br />
all’interno di un piccolo emisfero. Nel mezzo c’era uno<br />
fig. 4 Orologio solare portatile di legno, diametro 50 mm.<br />
10
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
fig. 5 Orologio solare e abaco porta-attrezzi, legno, misure 145 mm x 60 mm.<br />
spillo che proiettava l’ombra mostrando le ore. Il<br />
tempo era segnato da intervalli di due ore. 1<br />
La figura 1 mostra una meridiana d’avorio, della stessa<br />
forma e stile di quella ritrovata nella tomba di<br />
Tokugawa Hidetada, il secondo Shogun, e molte di questo<br />
stesso modello<br />
erano fatte di legno o<br />
d’ottone.<br />
La figura 2 mostra una<br />
meridiana d’ottone<br />
dotata di coperchio,<br />
nella cui parte posteriore<br />
c’è un astuccio<br />
per portare piccoli<br />
oggetti, come ad<br />
esempio matite o<br />
tabacco. C’era poi una<br />
cordicella e il tutto si<br />
portava al fianco,<br />
come un orologio da<br />
taschino.<br />
Le figure 3 e 4 mostrano una meridiana di legno laccato.<br />
Si suppone venissero usate nello stesso modo della<br />
meridiana mostrata nella figura 2.<br />
La figura 5 mostra una meridiana combinata con un<br />
pallottoliere e una bussola sulla sinistra, e a destra con<br />
uno incavo per l’inchiostro. Inoltre c’è un astuccio<br />
tubolare, nel quale potevano essere contenuti il pennel-<br />
fig. 6 Orologio portatile composito, ottone, misure 50 mm x 20 mm<br />
lo per scrivere, oppure oggetti personali come nettaorecchie,<br />
pinzette, portalettere o un coltello. In viaggio<br />
questo astuccio, quindi, poteva essere usato per sistemare<br />
piccoli oggetti personali che i giapponesi portavano<br />
con sé in quei giorni.<br />
La figura 6 mostra una<br />
meridiana portatile<br />
d’ottone sagomata a<br />
cucurbitacea, che conteneva,<br />
oltre all’orologio<br />
solare, una lente<br />
d’ingrandimento e un<br />
occhiale da sole. Chi la<br />
usava, semplicemente<br />
la apriva per scegliere<br />
l’oggetto che desiderava<br />
usare. Altre sagome<br />
scolpite, oltre a quella<br />
a zucca appena menzionata,<br />
potevano<br />
essere usate, come ad<br />
esempio un cuscino di legno, o un fodero per spada.<br />
La figura 7 mostra uno strumento di ottone che segna<br />
l’ora della culminazione (il mezzogiorno). Una bussola<br />
e due viti di livellamento completano l’oggetto. Tra la<br />
placca orizzontale e quella verticale c’è una cordicella<br />
che proietta la sua ombra per trovare il mezzogiorno.<br />
La figura 8 mostra una meridiana orizzontale. Questa<br />
1<br />
Nell’antico Giappone le ore si contavano più o meno come le ore temporarie in Europa. Il giorno luminoso era diviso in sei ore ognuna<br />
pari a due delle nostre ore temporarie, ed così anche la notte. (N.d.R.)<br />
11
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 7 Meridiana portatile d’ottone, misure 55mm x 30 mm.<br />
È assodato che le meridiane apparvero in<br />
Giappone per la prima volta durante il periodo<br />
Edo, e che orologi ad acqua erano usati<br />
dal momento della loro introduzione fino al<br />
periodo Edo.<br />
Le meridiane all’aperto sono piuttosto rare. A<br />
differenza dell’Europa, nella storia delle meriera<br />
la più popolare, quella maggiormente usata. Aveva<br />
uno gnomone triangolare la cui ombra era usata per<br />
mostrare l’ora. Si usavano quattro dimensioni di gnomone,<br />
per accordarsi alle stagioni: se usato correttamente,<br />
l’orologio poteva essere molto preciso.<br />
Con il tipo di orologio mostrato in figura 9 si controllava<br />
l’angolo di elevazione sollevando la placca del quadrante.<br />
Poteva esser regolato secondo le stagioni ed era<br />
portatile. La placca del quadrante è un quarto di cerchio<br />
e una estremità è fatta come l’estremità di un coltello. Il<br />
dispositivo andava regolato secondo il moto diurno ed<br />
il punto d’osservazione. II tempo era indicato secondo<br />
lo stile antico.<br />
La figura 10 mostra una meridiana fatta di carta forte<br />
giapponese. Nella parte superiore erano scritti i mesi.<br />
Chi la usava sollevava semplicemente la striscia di carta<br />
corrispondente al mese: volgeva la carta verso il sole e<br />
leggeva l’ora nei segni lungo sottili strisce tracciate sul<br />
fig. 9 Legno e ottone, misure 80 mm x 35 mm.<br />
foglio. Utilizzando la tavola delle direzioni, anche senza<br />
bussola si poteva ricavare l’azimut del Sole. 2<br />
Osservo, concludendo, che c’erano anche meridiane<br />
costruite sui coperchi di bricchi di ferro.<br />
Nelle fotografie si possono vedere gli ideogrammi che<br />
rappresentano i numeri delle ore nell’antico sistema<br />
orario giapponese<br />
Questi numeri si riferivano alle ore che seguono: (5) 8<br />
a. m., (4) 10 a. m., (9) 12 in punto (mezzogiorno), (8) 2<br />
p. m., (7) 4 p. m.. L’ideogramma stava per l’ora di<br />
'uma' e ancora adesso è usato per indicare il mezzogiorno.<br />
3<br />
Nei tempi passati il giorno si divideva in due parti, dall’alba<br />
al tramonto e dal tramonto all’alba. Ognuna era<br />
poi ulteriormente divisa in sei parti. Ovviamente a<br />
seconda della stagione la lunghezza del giorno e della<br />
notte non erano uguali e cosi anche la durata<br />
dell’ora cambiava. In quel periodo, poiché la<br />
vita della gente dipendeva dal Sole, il sistema<br />
era ragionevole e suppongo adeguato per<br />
loro.<br />
Note conclusive<br />
fig. 8 Avorio e ottone, misure 30 mm x 70 mm.<br />
2<br />
La tavola delle direzioni qui menzionata, è un grafico circolare che si trovava disegnato sul retro del foglio stesso, l’orologio solare era un<br />
orologio d’altezza il principio era del tutto simile al classico orologio solare cilindrico.<br />
3<br />
La numerazione è particolare e non ha nulla di simile a quella occidentale, iniziava a mezzanotte con l’ora 9, poi calava fino a 4 e con un<br />
salto tornava a 9 (mezzogiorno) per calare nuovamente fino a 4, mentre le ore 6 erano sempre l’alba e il tramonto.<br />
12
diane giapponesi ci sono molte<br />
zone d’ombra.<br />
Per esempio, perché ci sono così<br />
poche meridiane poste all’aperto<br />
in Giappone? Tutto ciò deve essere<br />
ancora studiato. I giapponesi<br />
dovrebbero rendersi conto che<br />
non solo gli oggetti utili e necessari,<br />
ma anche quelli fatti per divertimento,<br />
come oggetti da ammirare,<br />
dovevano sicuramente avere<br />
un uso speciale o un apprezzamento<br />
in quel tempo antico; e così<br />
anche le uniche meridiane giapponesi.<br />
È importante non essere ciechi<br />
di fronte all’uso comune di<br />
queste cose quando le esaminiamo.<br />
Negli edifici europei e nei parchi ci sono molte meridiane,<br />
mentre in Giappone le meridiane erano usate<br />
solo nel periodo Edo, che fu relativamente breve.<br />
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
fig. 10 Orologio solare portatile su carta giapponese.<br />
E ancora, perché erano usate soprattutto quelle<br />
portatili?<br />
In Europa, e specialmente in Scozia, se facciamo<br />
un confronto, le ore di sole sono maggiori<br />
che non in Giappone: può apparire<br />
strano, ma può darsi che il diverso atteggiamento<br />
sia dovuto solo ad una diversa<br />
sensibilità nei confronti del Sole e dei<br />
giardini?<br />
Molte altre domande importanti rimangono<br />
irrisolte.<br />
Riassumiamo le peculiarità della meridiana<br />
giapponese.<br />
1. Si iniziò a costruire meridiane molto<br />
più tardi in Giappone che in altri Paesi<br />
(dopo il XVII sec.) e l’orologio ad acqua<br />
fu usato per lungo tempo, prima dell’introduzione<br />
delle meridiane.<br />
2. Negli altri paesi ci sono molte meridiane<br />
all’aperto, ad esempio nei parchi, mentre<br />
in Giappone è assai difficile trovarne,<br />
e quasi tutte quelle rimaste sono portatili.<br />
3. Se si confrontano le meridiane portatili<br />
europee con quelle giapponesi notiamo<br />
che queste ultime sono particolarmente<br />
adatte ad esser trasportate, sono molto<br />
piccole ed inoltre hanno la caratteristica<br />
essenziale di essere state costruite con<br />
arte, per essere sia belle sia funzionali.<br />
4. In generale l’ora esatta non era importante,<br />
eccetto che per gli esperti.<br />
fig. 11 Orologio solare portatile di legno, misure 40 mm x 30 mm.<br />
13
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Eventi<br />
Fabio Garnero, Saluzzo (CN) - f.garnero@tiscalinet.it<br />
L'OMBRA DEL TEMPO<br />
Centro di documentazione sulla meridiana<br />
e Laboratorio didattico<br />
Dopo il saluto dei rappresentanti delle<br />
Istituzioni venerdì 29 novembre 2002, il<br />
sindaco di Pragelato (TO), che vanta oltre<br />
quaranta strumenti solari nel suo territorio,<br />
ha idealmente ‘consegnato’ ai suoi<br />
principali fruitori, i bambini,<br />
il Centro di<br />
Documentazione sulle<br />
Meridiane e Laboratorio<br />
Didattico ‘L’OMBRA<br />
DEL TEMPO’, omaggio<br />
all’arte antica degli<br />
orologi solari e occasione<br />
per approfondire la<br />
conoscenza di un elemento<br />
imprescindibile<br />
del territorio alpino.<br />
Due ragazzi, che indossavano il caratteristico<br />
costume pragelatese, hanno tagliato<br />
il nastro e sono stati, assieme ad altri, gli<br />
indiscussi protagonisti del gradevole ed<br />
inconsueto pomeriggio. Assieme alle<br />
guide, appositamente formate anche per le<br />
visite e i laboratori didattici, hanno svelato<br />
agli astanti alcune delle variegate attività<br />
che tutte le scuole, a partire dalla materna,<br />
potranno eseguire nei laboratori didattici.<br />
In questa struttura, la prima in Italia interamente<br />
dedicata al fascino delle meridiane,<br />
i circa duecento intervenuti hanno<br />
potuto calarsi, grazie ad<br />
effetti sonori e luminosi,<br />
nella storia<br />
della misurazione<br />
del tempo e appurare<br />
anche quanto predisposto<br />
per il pubblico<br />
adulto.<br />
Poiché in Piemonte ci sono<br />
oltre quattromila dei dodicimila<br />
quadranti solari (o meridiane)<br />
disseminati sul territorio<br />
nazionale, nel 1998 Gian<br />
Carlo Rigassio, congiuntamente<br />
ad Artefacta, ha proposto alla<br />
Comunità Montana Valli Chisone e<br />
Germanasca questo progetto che si è<br />
potuto realizzare grazie anche ai finanziamenti<br />
provenienti per la maggior parte<br />
dalla Regione Piemonte ma pure dal<br />
Comune di Pragelato e dalla Comunità<br />
montana stessa.<br />
Successivamente la Direzione Scientifica è<br />
stata affidata a Gian Carlo Rigassio mentre<br />
l’allestimento dei locali è stato curato<br />
dalla Cooperativa Artefacta. Ora la gestione<br />
del Centro di documentazione è affidata<br />
dalla fondazione pragelatese Guiot<br />
Bourg, che si occupa già del museo del<br />
Costume di Pragelato.<br />
Entrare nel locale opportunamente predisposto<br />
nel capoluogo di Ruà, accanto alla<br />
chiesa, sarà come iniziare un viaggio nel<br />
tempo attraverso gli orologi solari e le<br />
meridiane delle Valli Chisone e<br />
Germanasca, con il loro valore storico e<br />
artistico, la loro importanza per le popolazioni<br />
alpine, il loro funzionamento ed i<br />
motti di saggezza popolare che le impreziosiscono.<br />
Alle pareti venti grandi pannelli,<br />
tradotti in inglese e francese, illustrano<br />
la storia dell'astronomia e della misurazione<br />
del tempo, dalla meridiana più antica<br />
(quella<br />
14<br />
irlandese del 3.500 a.c.), alle clessidre, al<br />
notturlabio, alla ‘meridiana a cannoncino’.<br />
Vengono ripercorse anche le vicende dei<br />
Cadraniers, i costruttori di orologi solari<br />
riuniti in corporazioni, tra i quali spicca il<br />
nome di Giovanni Zarbula, attivo nelle<br />
Valli Chisone e nel Briançonnaise agli inizi<br />
del '900.<br />
Il Centro di Pragelato sarà interattivo per<br />
tutti i visitatori: attraverso un cd-rom di<br />
facile consultazione e accessibilità saranno<br />
visibili tutte le schede tecniche (numerate<br />
secondo le norme del Censimento<br />
Nazionale UAI), raccolte in questi anni<br />
durante un minuzioso inventario che ha<br />
portato dai 60 strumenti del ‘99 agli attuali<br />
140! Ciascuna scheda è completata da<br />
dati tecnici, dalle fotografie dello<br />
strumento solare (in primo<br />
piano e nel contesto) e dal motto<br />
(eventualmente tradotto).<br />
Ma la schedatura è incessante e,<br />
tanto per fare un esempio, nella<br />
frazione Laux di Usseauz, Lucio<br />
Maria Morra ha realizzato due<br />
nuovi quadranti disposti a 90°<br />
tra loro (in modo da ricevere<br />
maggior ore di luce) all'angolo di<br />
una casa della borgata.<br />
Contemporaneamente, sempre al Laux,<br />
sono stati scoperti due antichi quadranti<br />
sulla chiesetta e, sotto uno di questi apparentemente<br />
insignificante, dopo l'intervento<br />
stratigrafico, è venuto alla luce un grazioso<br />
quadrante solare del 1720.<br />
E le ricerche continuano...
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Corso di formazione per artigiani decoratori di PRATICA GNOMONICA<br />
Antico Mestiere d’Arte di Costruttore di Orologi Solari<br />
Centro Europeo di Venezia per i mestieri della Conservazione del Patrimonio Architettonico<br />
L'Associazione Europea Pro Venezia<br />
Viva - Centro Europeo di Venezia per i<br />
Mestieri della Conservazione del<br />
Patrimonio Architettonico - intende<br />
organizzare, nel periodo giugno-luglio<br />
<strong>2003</strong>, un corso sull’antico mestiere d’arte<br />
di costruttore di orologi solari.<br />
Questo Corso nasce per soddisfare l’esigenze<br />
di una prima formazione gnomonica<br />
di artigiani decoratori con la filosofia<br />
prioritaria di seguire il filo conduttore<br />
di una tradizione vista come testimonianza<br />
di un antico mestiere.<br />
Sarà svolto presso il Centro sito<br />
nell'Isola San Servolo, a Venezia, dove i<br />
partecipanti saranno alloggiati e avrà<br />
durata bisettimanale.<br />
La sezione di calcolo e pratica gnomonica<br />
- orologi solari a tempo vero su pareti<br />
verticali piane tracciati con metodi<br />
geometrici e con l’ausilio di tabelle e<br />
nomogrammi - sarà sviluppata dal noto<br />
ed esperto gnomonista di Correggio<br />
Renzo Righi.<br />
La parte decorativa<br />
- preparazione<br />
degli intonachini,<br />
macinazione<br />
dei colori,<br />
realizzazione dei<br />
disegni e spolveri,<br />
studio degli<br />
equilibri cromatici<br />
ed esecuzione<br />
pittorica -<br />
sarà affidata ad Ennia Visentin di<br />
Pordenone, docente di decoro e restauro<br />
presso il prestigioso Centro Europeo di<br />
Venezia.<br />
Per informazioni rivolgersi a:<br />
Centro Europeo - Isola di San Servolo -<br />
30100 Venezia - Tel. 041 526 85 46/7<br />
E-mail: centrove@tin.it<br />
www.centroeuropeomestieri.org<br />
Programma<br />
Rapporto intellettuale e pratico fra uomo<br />
e tempo. Moti della Terra e fenomeni<br />
solari. Coordinate geografiche.<br />
Coordinate celesti. Sistemi orari. Dall’ora<br />
vera all’ora civile. Calcolo ed applicazioni<br />
del transito del Sole al meridiano.<br />
Declinazione di una parete. Concetto<br />
dell'orologio solare: definizioni.<br />
Generatori d'ombra: definizioni, scelta e<br />
dimensioni. Calcolo dell’orologio solare<br />
col metodo geometrico grafico, con l’uso<br />
delle formule e nomogrammi, con l’uso<br />
di tabelle precalcolate per parametri standard<br />
e con l’utilizzo di sistemi pratici. Le<br />
linee di data: criterio geometrico e delle<br />
lunghezze d’ombra. Cenni di costruzione<br />
delle curve del tempo medio: un<br />
metodo empirico, il calcolo per punti.<br />
Osservazioni e discussione sui sistemi di<br />
calcolo utilizzati. Attrezzatura e pratica<br />
costruttiva. Appendice.<br />
Corso decorazione<br />
Analisi delle varie tecniche utilizzate nella<br />
realizzazione di un quadrante solare.<br />
L’Isola di San Servolo.<br />
- Tecniche tradizionali: affresco, mezzo<br />
fresco, pittura a calce, pittura a secco,<br />
graffito.<br />
- Tecniche con materiali moderni: silicati<br />
di potassio o di sodio, acrilici, silossanici.<br />
Come nasce e si sviluppa la decorazione<br />
pittorica su un quadrante solare.<br />
- Scelta del soggetto, studio e preparazione<br />
del bozzetto, analisi degli intonaci<br />
e dei supporti in genere, indicazione<br />
della tecnica da utilizzare per l’esecuzione<br />
dell’opera, imitazioni di materiali (terracotta,<br />
pietra, …) effetti particolari,<br />
(velatura, anticatura, spugnatura), eventuali<br />
finiture, protettivi, manutenzioni.<br />
Esercitazioni pratiche con motivi decorativi<br />
in vari stili: classico, barocco,<br />
liberty, …<br />
- Sviluppo del disegno in scala per lo<br />
spolvero su parete.<br />
- Composizione e studio delle tinte.<br />
- Stesura dei fondi su intonaco.<br />
- Esecuzione della decorazione sul quadrante<br />
solare inserendo il trompe l’oeil.<br />
- Confronti tra i vari stili (motivi, colore,<br />
tecnica)<br />
Esercitazioni pratiche e studio delle cornici<br />
architettoniche.<br />
- Tecnica decorativa di costruzione a<br />
trompe l'oeil di piccole finte architetture,<br />
cornici semplici ed arricchite.<br />
- Disegno e studio del chiaroscuro, esercitazione<br />
con riga in legno e pennelli da<br />
filetto.<br />
- Costruzione di cornici rettangolari studiando<br />
il cambio di luci ed ombre.<br />
Sviluppo e realizzazione<br />
completa del quadrante<br />
solare inserendo i dati<br />
gnomonici nel contesto<br />
decorativo pittorico.<br />
Notizie utili<br />
Il Centro è situato sull’isola<br />
di San Servolo, nella<br />
Laguna Sud di Venezia, a<br />
circa dieci minuti da piazza<br />
San Marco.<br />
L’insegnamento è tenuto<br />
prevalentemente sull’isola,<br />
nelle aule e nei laboratori<br />
di edifici recentemente<br />
restaurati, dislocati<br />
in mezzo ad un parco.<br />
Per chi ha richiesto di<br />
risiedere, il pernottamento<br />
sarà anch’esso sull’isola,<br />
con sistemazione in<br />
stanze a due letti e servizi.<br />
Una mensa per i frequentatori<br />
del Centro funziona dal<br />
lunedì al venerdì.<br />
L’isola si raggiunge con la linea 20 dalla<br />
fermata S. Zaccaria, in Riva degli<br />
Schiavoni, in prossimità di piazza San<br />
Marco. Il tragitto richiede circa 10 minuti.<br />
Notizie sui traghetti in:<br />
www.actv.it/<br />
ricerca_linea.htmPHPSESSID=<br />
15747dccfcd99ebffcd5808316351a26<br />
La scheda di ammissione è scaricabile da<br />
internet oppure richiesta alla Segreteria<br />
del Centro dove pure va presentata:<br />
Centro Europeo di Venezia<br />
per i Mestieri della Conservazione<br />
del Patrimonio Archittetonico,<br />
Isola di San Servolo,<br />
30100 Venezia.<br />
tel. 041 526 85 46, 041 526 85 47<br />
fax 041 276 02 11<br />
e-mail:<br />
corsi@centroeuropeomestieri.com<br />
15
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
LA PRIMA MERIDIANA DEL<br />
MODERNO IRAN<br />
L’amministrazione della città iraniana di<br />
Rush nei mesi scorsi ha realizzato<br />
la costruzione, in un<br />
nuovo parco cittadino dove ha<br />
anche sede la locale Società<br />
Astronomica THAQIB, della<br />
prima meridiana analemmatica<br />
esistente in Iran e, a nostra<br />
conoscenza, nei paesi del vicino<br />
oriente.<br />
La meridiana è stata inaugurata<br />
nel Marzo 2002 insieme a una<br />
mostra di fotografie delle principali<br />
meridiane del mondo, e,<br />
nelle intenzione del promotore<br />
e ideatore del progetto il Prof.<br />
Mohammad Bagheri di Tehran, dovrebbe<br />
essere la prima di un futuro ‘parco<br />
delle meridiane’.<br />
Il prof. Mohammad Bagheri, che ha<br />
scritto diversi articoli sulla storia della<br />
gnomonica in Persia, ha fondato nel<br />
Settembre 2002 anche un ‘Gruppo di<br />
studio sulle meridiane’, che lavora insieme<br />
alla Società Astronomica THAQIB,<br />
costituito principalmente da studenti<br />
interessati alla gnomonica dal punto di<br />
vista matematico, storico ed artistico.<br />
Chi desiderasse fornire a questo nuovo<br />
gruppo di giovani ‘gnomonisti’ libri, consigli<br />
e materiale - in particolare materiale!<br />
- può scrivere a:<br />
Sundial Group c/o Mohammad Bagheri,<br />
P.O. Pox 13145-1785, TEHRAN, IRAN<br />
oppure inviare una e-mail a:<br />
sut5@sina.sharif.edu<br />
L’ultimo libro sulle meridiane pubblicato<br />
in Iran, scritto da M. A. Ahyaì, è del<br />
1985 ed è da tempo esaurito.<br />
In Internet nel sito di Frans W. Maes:<br />
www.biol.rug.nl/maes/<br />
zonnewijzers/welcome-e.htm<br />
si possono vedere alcune immagini della<br />
meridiana analemmatica.<br />
Si ringrazia Reinhold R.<br />
Kriegler per tutte le informazioni<br />
che ci ha fornito su questo<br />
‘esotico’ argomento.<br />
RKriegler@aol.com<br />
Rasht è una città dell’Iran, di<br />
circa 400000 abitanti, situata a<br />
circa 25 km a Sud del Mar<br />
Caspio ( 37°16' N, 49° 36' E)<br />
ed è il centro amministrativo<br />
della provincia agricola e industriale<br />
del Gilan.<br />
XII SEMINARIO NAZIONALE<br />
DI GNOMONICA<br />
La Sezione Quadranti Solari della Unione Astrofili Italiani<br />
(UAI), con la partecipazione del Coordinamento Gnomonico<br />
Italiano (CGI), organizza tramite l’Associazione Tuscolana di<br />
Astronomia (ATA), il XII Seminario Nazionale di<br />
<strong>Gnomonica</strong> che si terrà nei giorni:<br />
3, 4 e 5 ottobre <strong>2003</strong> a Rocca di Papa (Roma)<br />
presso il Centro Convegni ‘Mondo Migliore’, via dei Laghi,<br />
km 10, 00040 Rocca di Papa (Roma), tel. 06 9496801, fax 06<br />
9497673, numero unico a tariffa urbana da tutta Italia 199<br />
756166, e-mail mondomigliore@mondomigliore.it, sito<br />
web www.mondomigliore.it. Gli interessati a partecipare<br />
dovranno inviare entro il 15/9/<strong>2003</strong> alla Coordinatrice ATA<br />
per il Seminario di <strong>Gnomonica</strong> prof. Maria Antonietta<br />
Guerrieri (viale San Bartolomeo 19, 00046 Grottaferrata -<br />
RM, e-mail: pjschutzmann1@tin.it) una breve comunicazione<br />
scritta di iscrizione, anche a mezzo e-mail, specificando<br />
le proprie generalità e versando sul conto BancoPosta n.<br />
89512008 (è possibile anche effettuare un bonifico bancario<br />
alle coordinate BancoPosta ABI 07601, CAB 39380, cc n.<br />
89512008) intestato alla Associazione Tuscolana di<br />
Astronomia, viale della Galassia 43, 00040 Rocca Priora<br />
(RM), la somma di 20,00 € per l’iscrizione, la stampa e la spedizione<br />
a domicilio degli Atti.<br />
Gli iscritti alla UAI, che risultino tali con riferimento al mese<br />
di gennaio <strong>2003</strong>, sono sono esentati dal pagamento della<br />
quota di iscrizione di cui sopra che sarà sostenuta da UAI.<br />
Gli interessati alla presentazione di relazioni sono pregati di<br />
far pervenire a mezzo posta elettronica:<br />
Roberto Cappelletti, via Valsesia 55 sc N/7, 00141 Roma, e-<br />
mail sisosi@tin.it e per conoscenza a Mario Catamo, via<br />
Eutropio 28, 00136 Roma, e-mail marcatamo@tin.it, entro<br />
il 30/6/<strong>2003</strong>, il titolo della relazione ed un riassunto.<br />
VII INCONTRO GNOMONISTI<br />
PIEMONTESI<br />
Sabato 24 maggio <strong>2003</strong><br />
si terrà il VII Incontro degli Gnomonisti Piemontesi nel<br />
‘Paese delle Meridiane’: Montiglio Monferrato (Asti), fraz.<br />
Corziagno - reg. Cavagna - Agriturismo ‘La Meridiana’.<br />
Il programma prevede:<br />
10:00 Incontro dei partecipanti<br />
10:30 Gruppo Gnomonisti Piemontesi: organizzazione e<br />
prospettive future. (G. Tonello)<br />
11:00 Le meridiane di Mario Tebenghi decano degli gnomonisti<br />
piemontesi: dati statistici, immagini e filmati (eventualmente<br />
commentati dallo stesso autore presente all’incontro)<br />
(a cura S. Bianchi e G. C. Rigassio)<br />
12:00 Varie ed eventuali<br />
12:30 Pranzo<br />
16:00 Visita ad alcune meridiane del centro storico di<br />
Montiglio Monferrato<br />
17:00 Termine dell'incontro<br />
Chi è interessato a partecipare dovrà darne conferma a Guido<br />
Tonello (gtonello@tin.it) entro e non oltre il 15 maggio<br />
<strong>2003</strong> specificando il numero delle persone che parteciperanno<br />
al pranzo. Il costo totale sarà di 25,00 € comprensivo delle<br />
spese di organizzazione.<br />
Per ulteriori informazioni o per ottenere carte molto dettagliate<br />
della zona potrete rivolgervi a Guido Tonello oppure<br />
consultare il sito dell’Agenzia Turistica di Montiglio<br />
Monferrato (www.montigliom.at.it) nel quale troverete:<br />
carte topografiche, indicazioni per raggiungere la località,<br />
informazioni sull’Agriturismo ‘La Meridiana’ e tantissime<br />
immagini delle meridiane di Montiglio.<br />
Siete tutti invitati!<br />
Guido Tonello - Coordinatore Gruppo Piemonte<br />
16
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Quando il centro dell’orologio è<br />
inaccessibile...<br />
La nota costruzione elementare con riga e compasso di un generico orologio verticale declinante è difficilmente applicabile se il centro<br />
dell’orologio risulta troppo lontano dal quadrante… Con la Geometria Proiettiva è possibile generalizzarla e renderla agevolmente<br />
utilizzabile in tutti i casi della pratica. E la tecnica si può estendere agli orologi comunque inclinati e declinanti…<br />
di Alberto Nicelli<br />
Prologo<br />
Le costruzioni con riga e compasso che la gnomonica<br />
ci ha tramandato attraverso i secoli si basano sostanzialmente<br />
sulla geometria conosciuta dagli antichi<br />
Greci… Quando nella geometria sintetica cominciarono<br />
ad affermarsi delle idee innovative, a partire dal<br />
Seicento, con Desargues e Pascal, che aprirono i nuovi<br />
orizzonti, ma rigogliosamente solo nell’Ottocento, con<br />
Poncelet, Steiner, Staudt,… che portarono a piena<br />
maturazione teorica la Geometria Proiettiva, la gnomonica<br />
stava già perdendo la sua utilità, e quindi la sua<br />
importanza, sia come scienza legata fin dall’antichità<br />
agli studi astronomici, sia come tecnica per la misura<br />
del tempo. La geometria non poteva più trovare un fertile<br />
terreno nella gnomonica: essa stava ormai esaurendo<br />
le sue potenzialità scientifiche<br />
e pratiche, inevitabilmente<br />
superata dalla precisione delle<br />
nuove tecnologie e dalle<br />
nuove esigenze civili e sociali<br />
in fatto di misura del tempo…<br />
I nuovi metodi della<br />
Geometria Proiettiva trovarono<br />
invece importanti applicazioni<br />
nei progetti architettonici<br />
e nell’emergente ingegneria<br />
industriale…<br />
Fino ai giorni nostri, quindi, i<br />
metodi geometrici applicati in<br />
gnomonica non sono andati<br />
oltre gli Elementi di Euclide e<br />
i ribaltamenti ortogonali di<br />
Vitruvio e Tolomeo. Forse<br />
perché ce n’era già d’avanzo e<br />
non serviva nulla di più, si<br />
potrebbe anche obiettare, ma i<br />
concetti e i metodi della<br />
Geometria Proiettiva hanno<br />
una ‘potenza’ profonda e sorprendente…<br />
Meritano di essere<br />
studiati e sperimentati come<br />
prezioso ausilio alle secolari<br />
tecniche della gnomonica…<br />
17
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Costruzione generalizzata degli orologi<br />
verticali declinanti<br />
La costruzione elementare con riga e compasso di un<br />
orologio verticale declinante è ben nota e famigliare a<br />
tutti gli gnomonisti. Dal punto di vista geometrico è<br />
una costruzione molto semplice, ma dal punto di vista<br />
pratico è difficilmente applicabile se il centro dell’orologio<br />
è troppo lontano dalla superficie su cui si possa<br />
operare con riga e compasso. Viene naturale chiedersi<br />
se sia possibile generalizzarla, rimuovendone le limitazioni<br />
in modo tale da poterla applicare agevolmente in<br />
tutti i casi della pratica…<br />
Proponiamo qui di seguito una generalizzazione basata<br />
sulla Geometria Proiettiva. Per comodità e chiarezza la<br />
illustreremo ripercorrendo di pari passo le varie fasi in<br />
cui si articola la costruzione geometrica tradizionale,<br />
concettualmente riconducibile alle seguenti operazioni<br />
fondamentali:<br />
1. Ribaltamento del piano orizzontale<br />
Si ribalta sul piano dell'orologio il piano orizzontale<br />
passante per la punta G dello gnomone, ruotandolo<br />
intorno alla linea d'orizzonte. Sia G'H ortogonale alla<br />
linea d’orizzonte e di lunghezza uguale all'ortostilo GH<br />
(fig. 1). Si costruisce l’angolo di declinazione HG'M e si<br />
individua la linea meridiana, perpendicolare alla linea<br />
d’orizzonte nel punto M.<br />
Se il punto M non risulta accessibile limitiamoci a<br />
costruire l’angolo di declinazione HG'N.<br />
2. Ribaltamento del piano meridiano<br />
Si ribalta sul piano dell’orologio il piano meridiano,<br />
ruotandolo intorno alla linea meridiana.<br />
Con il compasso centrato in M e apertura<br />
MG' si traccia un arco di circonferenza e si<br />
riporta G' in G" sull’orizzontale. Quindi si<br />
costruisce l’angolo di latitudine MG"O (fig. 1).<br />
G"O rappresenta lo stilo polare ribaltato sul<br />
piano. Il punto O è il centro dell’orologio,<br />
intersezione dello stilo polare con la meridiana.<br />
Tracciando la retta OH si ottiene la sustilare.<br />
Se il punto M non risulta accessibile possiamo<br />
individuare il punto G" in modo alternativo,<br />
tracciando la perpendicolare G'6 a G'N e<br />
poi la bisettrice dell'angolo 6G'H, che è G'G".<br />
Infatti l'angolo 6G'H è uguale all’angolo<br />
G'M6 (perché sono angoli corrispondenti in due triangoli<br />
rettangoli simili), quindi l’angolo 6G'G" deve essere<br />
la sua metà, perché è un angolo alla circonferenza<br />
che insiste sullo stesso arco G'G" su cui insiste l’angolo<br />
al centro G'MG". La bisettrice è sempre consigliabile<br />
tracciarla con la nota costruzione elementare riga e<br />
compasso piuttosto che con il goniometro, perché per<br />
declinazioni molto accentuate l’angolo 6G'H risulta<br />
molto piccolo.<br />
Se il centro O dell’orologio non risulta accessibile limitiamoci<br />
a costruire l’angolo di latitudine MG"F. Sia P<br />
l’intersezione di G"F con G'N. Possiamo determinare<br />
la sustilare in modo alternativo applicando il famoso<br />
teorema di Desargues sui triangoli omologici. 1 Sono<br />
possibili diverse scelte costruttive: qui descriviamo<br />
quella che ci sembra più diretta ed essenziale…<br />
Prolunghiamo il segmento NG' in NL. Tiriamo la perpendicolare<br />
LT alla linea orizzontale fino a incontrare<br />
in S il prolungamento di PG", formando così il triangolo<br />
PLS. Sulla retta PH scegliamo convenientemente<br />
un punto V e tracciamo le rette VL e VS. Sia Z l’intersezione<br />
di VL con l’orizzontale. Da Z tiriamo la perpendicolare<br />
all’orizzontale fino a incontrare in W la<br />
retta VS. La retta WH è la sustilare. Infatti le rette VP,<br />
VL, VS, congiungono i vertici corrispondenti dei due<br />
triangoli PLS e HZW e si incontrano nel punto V, quindi<br />
per il teorema di Desargues le tre coppie di lati corrispondenti,<br />
LP e ZH, SL e WZ, SP e WH, si intersecano<br />
rispettivamente in tre punti appartenenti ad una<br />
stessa retta. Le rette LP e ZH si intersecano nel punto<br />
M sulla meridiana. Le rette SL e WZ, essendo parallele<br />
1<br />
L'enunciato del teorema è il seguente: se due triangoli ABC e A'B'C' sono disposti in modo tale che le tre rette che congiungono i vertici<br />
corrispondenti, AA', BB', CC', si intersecano in uno stesso punto V, allora i lati corrispondenti, AB e A'B', AC e A'C', BC e B'C', si<br />
intersecano in tre punti, R, Q, P, appartenenti ad una stessa retta.<br />
18
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
alla linea meridiana, la incontrano<br />
nel punto improprio<br />
all’infinito. Ne consegue che<br />
anche le rette SP e WH si<br />
devono intersecare sulla<br />
meridiana. La retta WH deve<br />
incontrare la retta SP nel<br />
centro O dell’orologio, quindi<br />
è proprio la sustilare.<br />
3. Ribaltamento del piano<br />
orario perpendicolare al<br />
quadrante<br />
Si ribalta sul piano dell’orologio<br />
il piano determinato<br />
dallo stilo polare e dall’ortostilo,<br />
ruotandolo intorno alla<br />
sustilare. Sia G"'H ortogonale<br />
alla sustilare e di lunghezza<br />
uguale all’ortostilo (fig. 2).<br />
Il segmento G"'O rappresenta<br />
lo stilo polare ribaltato<br />
sul piano.<br />
Se il centro O non è accessibile<br />
ricorriamo ancora al teorema<br />
di Desargues. Anche<br />
qui abbiamo molta libertà di scelta per effettuare la<br />
costruzione, ma conviene operare in modo da sfruttare<br />
il triangolo PLS, già costruito in precedenza per individuare<br />
la sustilare. Prima tracciamo da G"' la perpendicolare<br />
G"'U all’orizzontale. Quindi tracciamo le due<br />
rette SG"' e LU. Sia V' la loro intersezione. Infine tracciamo<br />
la retta V'P e sia R l’intersezione con l’orizzontale.<br />
La retta G"'R rappresenta lo stilo polare ribaltato sul<br />
piano. La dimostrazione è la stessa di prima: le rette PR,<br />
LU, SG"' congiungono i vertici corrispondenti dei due<br />
triangoli PLS e RUG"' e si incontrano nel punto V',<br />
pertanto i lati corrispondenti dei due triangoli, LP e<br />
UR, SL e G"'U, SP e G"'R, si intersecano sulla meridiana.<br />
La retta G"'R deve intersecare la retta SP nel centro<br />
O dell’orologio e quindi rappresenta lo stilo polare<br />
ribaltato.<br />
4. Ribaltamento del piano equinoziale<br />
Sia X l’intersezione con la sustilare della perpendicolare<br />
in G"' allo stilo polare ribaltato (fig. 3). Si traccia l’equinoziale,<br />
perpendicolare alla sustilare nel punto X, e<br />
intorno ad essa si ribalta sul piano dell’orologio il piano<br />
equinoziale. Con il compasso centrato in X e apertura<br />
XG"' si individua sulla sustilare il punto G*. Con vertice<br />
G* si costruiscono gli angoli di ampiezza 15°, a partire<br />
dal raggio che unisce G* al punto orario 12, intersezione<br />
della meridiana con l’equinoziale. Siano in<br />
generale A, B, C… le successive intersezioni con l’equinoziale.<br />
Se non si può tracciare il raggio G*12, nel caso che il<br />
punto 12 non sia accessibile, si può partire dal raggio<br />
G*6, oppure si può costruire la parte accessibile G*M'<br />
del raggio G*12 applicando nuovamente il teorema di<br />
Desargues (la costruzione è del tutto analoga a quella<br />
sopra esposta per trovare la sustilare o lo stilo polare e<br />
per brevità la omettiamo, proponendola come utile<br />
esercizio per padroneggiare il metodo).<br />
5. Tracciamento delle linee orarie<br />
Si tracciano le linee orarie congiungendo al centro O<br />
dell’orologio le loro intersezioni A, B, C,… con l’equinoziale.<br />
Se il centro O dell’orologio è inaccessibile possiamo<br />
costruire le linee orarie in modo alternativo.<br />
Prolunghiamo l’equinoziale sopra la linea d’orizzonte<br />
fino al punto K (fig. 3). Da K tracciamo convenientemente<br />
una retta ausiliaria che intersechi in X' e J' rispettivamente<br />
la sustilare e lo stilo polare ribaltato. Sia J l’intersezione<br />
dello stilo polare ribaltato con l’equinoziale.<br />
Tracciamo le rette X'J e XJ' e poi la retta KY passante<br />
per la loro intersezione. Per costruire la linea oraria corrispondente<br />
al punto orario A sull’equinoziale, prima<br />
19
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
tracciamo la retta J'A e poi la retta JA', che da J passa<br />
per la sua intersezione con KY e incontra in A' la retta<br />
ausiliaria. La retta AA' è la linea oraria cercata. Le altre<br />
linee orarie si costruiscono in modo analogo.<br />
Al posto dei punti J e J' si possono indifferentemente<br />
prendere X e X'. In generale va bene qualunque coppia<br />
di punti che individui una retta passante per il centro O<br />
dell’orologio. Per esempio si può sfruttare la coppia di<br />
punti A, A' per determinare la linea oraria BB'… poi la<br />
coppia di punti B, B' per determinare la linea oraria<br />
CC'… e così via, ‘a cascata’…<br />
Questa costruzione delle linee orarie si fonda ancora<br />
sulla geometria di Desargues: infatti la retta KY è la<br />
polare del centro O dell’orologio corrispondente alla<br />
coppia di rette KX (l'equinoziale) e KX' (la retta ausiliaria).<br />
I raggi KA, KA', KY e KO formano un gruppo<br />
armonico.<br />
Si tenga presente che il punto K può anche essere scelto<br />
‘all’infinito’: in tal caso la retta ausiliaria KX' sarebbe<br />
una qualsiasi parallela all’equinoziale e risulterebbe<br />
parallela all’equinoziale anche la retta KY.<br />
Estensione agli orologi inclinati e declinanti<br />
Ovviamente questi metodi proiettivi possono essere<br />
applicati anche alla costruzione con riga e compasso<br />
degli orologi comunque inclinati e declinanti. La trattazione<br />
sarebbe del tutto analoga a quella fin qui esposta;<br />
l’unica differenza degna di nota è che in generale la<br />
meridiana non è ortogonale alla linea d’orizzonte… Ma<br />
non è il caso di dilungarsi oltre. Al lettore interessato<br />
l’esplorazione delle varianti costruttive.<br />
Bibliografia:<br />
R. COURANT, H. ROBBINS, Che cos’è la matematica,<br />
Boringhieri, Torino, 1971<br />
P. FREGUGLIA, I fondamenti storici della geometria,<br />
Feltrinelli, Milano, 1982<br />
L. CREMONA, Eléments de géométrie projective, Gauthier -<br />
Villars, Parigi, 1875<br />
A. GUNELLA, Un antico metodo grafico per costruire gli orologi<br />
declinanti e inclinati, in «<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>», n. 1,<br />
Gennaio 2002<br />
20
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Gnomoni ...curiosi<br />
di Silvano Bianchi<br />
C<br />
ome tutte le attività umane anche la<br />
<strong>Gnomonica</strong> offre innumerevoli curiosità<br />
legate ai suoi personaggi ed alle situazioni<br />
che hanno portato alla realizzazione di un certo quadrante<br />
o che sono occorse durante la sua costruzione;<br />
gli stessi orologi solari alle volte presentano particolarità<br />
costruttive o stranezze tali da farli immediatamente<br />
notare anche all'osservatore meno attento. Già il termine<br />
‘gnomonica’ assume, come capita alle parole derivanti<br />
da un’altra lingua,<br />
una notevole serie di interpretazioni<br />
di analogo<br />
significato ma riferite ad<br />
aspetti completamente<br />
diversi; tra queste ne riportiamo<br />
una decisamente in<br />
tema con l’argomento trattato:<br />
i Greci, che già usavano<br />
determinare l’età dei<br />
cavalli dall’esame della<br />
dentatura, chiamavano<br />
‘gnomoni’ i denti dell’animale<br />
che servivano a tale fig. 1 il ‘miracolo’ di Airasca<br />
scopo (Senofonte - Eq.<br />
3,1). Ma senza addentrarci nella notte dei tempi, che<br />
offre episodi interessanti se pure leggendari come quello<br />
del Cinocefalo o della cornacchia di Cicerone, possiamo<br />
iniziare la nostra breve carrellata alla ricerca di<br />
aneddoti, curiosità e stranezze dal XVI secolo, il periodo<br />
cioè in cui l’orologio solare assume la forma attuale<br />
ben nota a tutti.<br />
Un primo episodio coinvolge quel protagonista della<br />
cultura cinquecentesca che fu il Cardinale Pietro<br />
Bembo, e siamo all’incirca verso il 1540-45: interpellato<br />
da un ‘parvenu’ dell’epoca, che aveva esternato la sua<br />
presunzione costruendosi una meridiana sulla parete di<br />
una delle sue ville e che aveva contattato l’illustre letterato<br />
per un motto appropriato, dopo aver osservato<br />
l’impianto proponeva «Nescitis diem neque horam». Il<br />
presuntuoso arricchito lo trovò molto bello e profondamente<br />
filosofico, non comprendendo la sottile satira<br />
dell’arguto prelato che si era accorto di quanto fosse<br />
mal costruito l’orologio solare. Sempre restando in<br />
tema di motti, non sempre espressione di filosofale saggezza<br />
o di religiosa pietà, Giorgio Mesturini ci segnala<br />
di aver ritrovato nel testo «A zonzo per il Monferrato»<br />
di Niccolini Giuseppe, Ed. Loescher 1877 il riferimento<br />
ad una meridiana, oggi purtroppo non più esistente,<br />
con una scritta a dir poco ‘irriverente’: un Gianduia<br />
seduto sul davanzale di una finestra si sta piantando<br />
uno gnomone in ...un certo posto. Il motto recitava:<br />
«Ciò non è fatto a caso.<br />
Non volete la bacchetta?<br />
Allora poneteci il naso».<br />
Più serio e conosciuto è<br />
invece l’aneddoto raccontato<br />
dallo stesso Don<br />
Bosco nelle sue memorie<br />
biografiche: affacciatosi<br />
durante un temporale ad<br />
una finestra del Seminario<br />
di Chieri (TO), dove alloggiava,<br />
situata in prossimità<br />
della meridiana divenuta<br />
poi famosa proprio per<br />
questo episodio, per dirla<br />
con le sue parole «...poco mancò non finissi di vivere…»<br />
per un fulmine attirato pare dallo gnomone.<br />
Soccorso dai compagni di stanza, ci volle al Santo un<br />
buon momento per riprendersi e si dice che lo stilo del<br />
quadrante rimanesse deformato proprio a causa di quel<br />
fulmine.<br />
Una fonte inesauribile di amenità legate agli orologi<br />
solari è Mario Tebenghi. Dopo mezzo secolo di attività<br />
e più di 300 quadranti costruiti tra Piemonte, Valle<br />
d’Aosta e Liguria sicuramente non possono essergli<br />
mancate le situazioni ed i personaggi curiosi! Un aneddoto<br />
che ama sovente raccontare, anche se non sa più<br />
nemmeno lui a quale delle sue opere riferirlo, è quello<br />
della signora che, durante il tracciamento di un quadrante,<br />
continuava a passare ad intervalli quasi regolari<br />
di fronte ai ponteggi su cui l’artista operava. Terminato<br />
di affrescare il riquadro il Tebenghi, avendo notato l’interesse<br />
della donna, le si avvicinava domandandole che<br />
21
fig. 2 Villareggia: più un manifesto che un orologio solare<br />
cosa ne pensasse della meridiana appena terminata.<br />
«Molto bella! - rispondeva l’interpellata - Peccato però<br />
che non funzioni: sono due ore che passo qui davanti,<br />
ed in tutto questo tempo la lancetta non si è mai<br />
mossa!». Curiosa è invece la storia legata al quadrante<br />
della Parrocchiale di Airasca (fig. 1), vicino a Pinerolo<br />
(TO). Il Parroco era nel 1983 in pellegrinaggio a<br />
Lourdes; nel frattempo una squadra di operai procedeva<br />
alla tinteggiatura degli esterni della Chiesa. Caso<br />
volle che, proprio mentre si apprestavano a coprire di<br />
vernice il vecchio e malandato orologio solare, si trovasse<br />
a passare da quelle parti il buon Tebenghi: subito<br />
blocca gli imbianchini e si offre di restaurare gratuitamente<br />
il quadrante, intervento che viene immediatamente<br />
accolto. Nel frattempo il Parroco, sulla via del<br />
ritorno, osservando dal finestrino del treno il proliferare<br />
di orologi solari nella campagna francese, rimpiangeva<br />
di non aver provveduto a recuperare la sua meridiana:<br />
facile immaginare la sorpresa al ritorno, per quello<br />
che considerò subito un miracolo!<br />
Se poi ci rechiamo a Villareggia (TO), in via Nuova,<br />
possiamo osservare un quadrante di dimensioni ragguardevoli<br />
(fig. 2) su una villetta, che è tra l’altro letteralmente<br />
ricoperta di scritte, alberi genealogici, figure e<br />
disegni inusuali. Anche questo è opera dell’infaticabile<br />
Mario Tebenghi (1986). La caratteristica di<br />
questo orologio solare è che, oltre al normale<br />
motto (Te Domus Aedificando Altius Humanum<br />
Genus Novi), riporta una lunghissima iscrizione<br />
latina voluta dallo stesso proprietario allo scopo di<br />
controbattere le malelingue locali per ...certi pettegolezzi.<br />
C’è da domandarsi quanti dei paesani siano<br />
stati in grado di comprendere la lunga tiritera nella<br />
nobile lingua, a meno che essa non fosse rivolta ad<br />
un personaggio particolare (a buon intenditor ...).<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
22<br />
Due curiosità ancora, associate ad altrettanti<br />
quadranti del decano degli gnomonisti piemontesi.<br />
A Montiglio Monferrato (AT), in<br />
via Asti 46, l’orologio solare di una villetta<br />
presenta una interessante particolarità: nell’angolo<br />
superiore destro vi sono tre righe<br />
scritte in caratteri giapponesi (fig. 3). La storia<br />
è questa: una ragazza giapponese, che si<br />
trovava in Monferrato per un corso di cucina,<br />
venne in visita a Montiglio dove incontrò<br />
il nostro illustre gnomonista. Che il discorso<br />
andasse a cadere sulle meridiane è cosa scontata<br />
e la ragazza non appena vide le sue<br />
opere, corredate quasi tutte dalla presenza di<br />
sorridenti Soli umanizzati, si mise a cantare<br />
un motivo del suo paese le cui strofe<br />
(«Grande rosso vecchio orologio / Padre<br />
orologio / Ogni giorno sempre funzioni, Padre orologio»),<br />
appena tradotte, colpirono l’artista che le riportò<br />
in lingua originale e traduzione sul quadrante che<br />
costruì sulla abitazione della sorella. Musicale si può<br />
invece definire la meridiana nella frazione Cortanieto di<br />
Montiglio Monferrato, nel senso che presenta nella<br />
parte superiore del riquadro un pentagramma con disegnate<br />
13 note e l’indicazione delle iniziali delle stesse (s<br />
f d r m r l s m f s t d - la penultima nota, un ‘si’, è<br />
espressa con la metodologia ungherese, dove viene<br />
nominata ‘ti’): il padrone di casa, docente di musica al<br />
Conservatorio, ha dettato questa particolare sequenza<br />
che rappresenta una sorta di gioco di parole. Infatti<br />
canticchiando opportunamente le note si genera la<br />
seguente frase: «(il) Sol fa d(elle)'ore Mirela (la moglie<br />
del proprietario), (il) Sol mi fa (e io) Sol ti do».<br />
In tema di realizzazioni curiose ecco una interessante<br />
meridiana (fig. 4) di costruzione abbastanza recente<br />
(1994), a Pinerolo (TO) in via Priolo 27, che ci presenta<br />
il motto «Più si invecchia meno tempo si ha». Nulla<br />
di strano fino a questo punto, una perla di saggezza<br />
paesana come tante altre, però guardando il disegno un<br />
po’ osè che rallegra il tracciato orario si capisce subito<br />
….che cosa si perde, oltre al tempo, invecchiando. Ed<br />
fig. 3 Montiglio Monferrato: saggezza dal paese del Sol Levante
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Profili<br />
Alessandro Gunella, Biella - agunellamagun@virgilio.it<br />
Un gesto teatrale di Giandomenico Cassini<br />
Nel 1736 fu pubblicato a Bologna il libro<br />
«De Gnomone Meridiano Bononiensi»<br />
redatto da Eustachio Manfredi, all’epoca<br />
direttore della Specola. L’autore volle, in<br />
quell'opera, riassumere i risultati di 80<br />
anni di osservazioni eseguite con quello<br />
che all’epoca era considerato lo strumento<br />
più preciso per l’osservazione del<br />
moto del Sole. Il libro è di notevole<br />
rilevanza per chi voglia rendersi<br />
conto dello stato<br />
dell’Astronomia, in un momento<br />
di passaggio dall’antico al<br />
moderno, dal trattato di astronomia<br />
tolemaica ancora pubblicato<br />
dal Riccioli nel 1651, all’opera<br />
rivoluzionaria iniziata da<br />
Galileo e Keplero, e portata<br />
avanti ad opera dello stesso<br />
Cassini, e di altri suoi contemporanei,<br />
quali Bianchini,<br />
Flamsteed, Newton, Halley,<br />
Celsius..., tutti citati nel libro di<br />
Manfredi.<br />
Il libro inizia con la descrizione<br />
di un episodio piuttosto gustoso,<br />
che dimostra come il Cassini<br />
sia dovuto ricorrere ad un gesto<br />
teatrale, per conquistarsi la fiducia<br />
dei bolognesi. Molti dei quali<br />
sicuramente avranno fatto commenti<br />
piuttosto salaci sulla sua<br />
‘fortuna’, continuando a fidare<br />
poco sulle sue capacità tecniche.<br />
Il fatto è che Cassini, nel 1653, era a<br />
Bologna solo da un paio d’anni, perché<br />
aveva sostituito Bonaventura Cavalieri<br />
quale «pubblico lettore di Matematica» nel<br />
locale Ateneo. Probabilmente, quindi,<br />
aveva ancora delle difficoltà con quelli<br />
che contavano.<br />
In quell’epoca S. Petronio fu ampliato: in<br />
particolare fu aggiunto ‘un fornice’ alla<br />
navata in cui era sistemata la meridiana<br />
costruita attorno al 1570 da Egnazio<br />
Danti, al fine di determinare e verificare<br />
gli elementi astronomici per la riforma<br />
del Calendario che sarebbe avvenuta nel<br />
1582. I maggiorenti della città si preoccuparono<br />
di ricostruirla, e qualcuno<br />
aveva proposto di spostarla parallelamente<br />
a se stessa, così come era. In quel<br />
momento intervenne Cassini, proponendo<br />
di fare un’opera più grandiosa, che<br />
occupasse la Basilica per l’intera lunghezza,<br />
con il foro gnomonico praticato nel<br />
tetto. Ma la sua proposta fu vista inizialmente<br />
con molte perplessità, perché la<br />
Basilica di S. Petronio non era orientata<br />
esattamente secondo l’asse meridiano,<br />
ma scartava di circa 13° verso Est. Si riteneva<br />
impossibile che una linea meridiana<br />
potesse attraversare il colonnato esistente<br />
fra la navata laterale e quella centrale.<br />
Cassini si interessò del problema (le parti<br />
in corsivo sono trattate dal libro del<br />
Manfredi) e, forse con una certa temerarietà,<br />
ma fidando nelle proprie capacità, ebbe la certezza<br />
che nulla si opponesse a che la linea del<br />
mezzodì passasse da<br />
una navata all’altra<br />
del tempio attraverso<br />
il colonnato. ..<br />
Per superare ogni<br />
riserva, «...egli<br />
chiarì per iscritto<br />
ogni motivo di tale<br />
scelta, ed il famoso<br />
Cornelio Marco<br />
Malvasia espose<br />
l’argomento al<br />
Senato: ai Senatori<br />
23<br />
piacque che l’opera fosse fatta, e che fosse<br />
assegnato a Cassini l’incarico. Tracciata<br />
fra le strettoie delle colonne la linea che<br />
sapeva essere la futura linea meridiana, e<br />
disposti su di essa molti tratti perpendicolari,<br />
con somma precisione individuò il<br />
punto della volta in cui era necessario praticare<br />
il foro, in modo che non mancasse lo<br />
spazio alla giusta lunghezza<br />
della linea relativamente alla sua<br />
altezza, e che neppure fosse eccessivo.<br />
… Trovato quel punto, egli<br />
vi posò una lastra con un foro<br />
tondo, livellata sull’orizzonte, e<br />
prolungò su di essa il tetto, della<br />
quantità necessaria. Tracciò con<br />
un filo a piombo un secondo<br />
punto nel pavimento, al disotto<br />
del centro del foro. Come giunse<br />
ad aver eseguito il tutto con cura,<br />
invitò matematici, letterati, ed<br />
altri, per il giorno del Solstizio<br />
estivo, il 21 Giugno 1655, per<br />
una pubblica manifestazione. Il<br />
programma era concepito con queste<br />
parole.<br />
«In questo solstizio estivo celeste<br />
in S. Petronio si pone la prima<br />
pietra di una Scienza che va<br />
restaurata dalle fondamenta: si<br />
osserva il solstizio attuale; si<br />
traccia la via del Sole intorno a<br />
mezzodì: ivi, nel pavimento, la linea meridiana<br />
che il Sole, penetrando dalla parte<br />
più alta del fornice orientale, illuminerà<br />
per il decorso dell’intero anno nell’esatto<br />
punto di mezzodì, studiata per le osservazioni<br />
quotidiane del Sole, della Luna e<br />
delle più importanti stelle, e per esperimen-
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
ti fisici, viene tracciata senza interruzioni,<br />
e viene esposta alla pubblica critica nei<br />
giorni 21 e 22 di Giugno, all’ora 15a<br />
dell’orologio civile.»<br />
Riunitasi una gran folla di tutti i generi,<br />
in attesa del mezzodì, come<br />
appena sul pavimento l’immagine<br />
del Sole apparve, sul<br />
pavimento stesso (egli in precedenza<br />
si era preso cura di<br />
spianare la zona a perfetto<br />
livello) egli tracciò una linea<br />
lungo il percorso della striscia<br />
curva, segnato dai due<br />
margini dell’immagine, e<br />
proseguì per qualche tempo<br />
dopo il mezzodì. Poi, tracciando<br />
un arco circolare, il<br />
cui centro era sito nel punto<br />
della verticale dello gnomone,<br />
intersecò in due punti<br />
una delle due tracce del percorso,<br />
e poi divise in due lo spazio fra le<br />
due intersezioni. È chiaro che, per ragioni<br />
astronomiche, la linea uscente dal centro<br />
dell’arco al punto medio deve corrispondere<br />
al meridiano celeste: e quindi,<br />
posto un filo sul punto, egli lo tese secondo<br />
una linea il più possibile diritta. In quel<br />
momento la stupefacente capacità dell’uomo<br />
si mostrò agli occhi di tutti; infatti il<br />
filo, prolungato secondo una retta, mostrò<br />
di dirigersi fra quelle due colonne, in posizione<br />
che non toccava le due basi.<br />
Poi, tracciati altri circoli, e annotate le<br />
nuove intersezioni con entrambe le tracce<br />
dei margini, si volle indagare se si ripetesse<br />
la stessa posizione del meridiano, e non<br />
si trovò alcuna linea che differisse più di<br />
un decimo di pollice. Molti riconoscevano<br />
l’acume dell’uomo, qualcuno anche la sua<br />
fortuna.<br />
Ma va attribuito alla fortuna il fatto che<br />
la posizione delle colonne era tale da non<br />
intercettare il Sole a mezzodì? Non dobbiamo<br />
piuttosto pensare che vada attribuito<br />
alla sua sapienza ed<br />
al suo ingegno l’aver intuito<br />
che lo strumento poteva essere<br />
sistemato proprio lì, e l’aver<br />
fatto passare, come era<br />
nelle sue intenzioni, il Sole<br />
in quella striscia molto<br />
angusta, e l’aver disposto le<br />
cose in modo che sembrasse<br />
che egli avesse bisogno dell’aiuto<br />
del Sole non tanto<br />
per trovare la linea meridiana,<br />
quanto per conquistare<br />
la fiducia nella correttezza<br />
della linea già costruita?<br />
Lo stesso Manfredi, dunque,<br />
ha riconosciuto che il gesto di<br />
Cassini era puramente teatrale e di autopromozione,<br />
inutile al fine della costruzione<br />
dell’orologio, ma necessario per<br />
tacitare le malelingue, e, perché no, forse<br />
per ottenere i debiti finanziamenti.<br />
stanza visibile e la lettura generata dallo zampillo mantiene<br />
una buona precisione anche in presenza di un<br />
vento moderato.<br />
Questi descritti sono casi particolarmente eclatanti,<br />
probabilmente già noti a chi abitualmente frequenta il<br />
mondo della gnomonica, ma sicuramente molti degli<br />
orologi solari dei nostri muri hanno una qualche storia<br />
da raccontare o ci mostrano qualche particolarità degna<br />
di un approfondimento. È importante raccoglierle:<br />
abbiamo bisogno di queste minute ‘perle’ di vita che<br />
servono non solo a rimpolpare l’arida scheda tecnica di<br />
un censimento, ma anche a mantenere vivo l’interesse<br />
per le tradizioni locali che sono costituite anche dalle<br />
piccole storie di ogni giorno.<br />
infine a Settimo Torinese, proprio di fronte al Palazzo<br />
Municipale, un orologio solare veramente inusuale (fig.<br />
5), unico caso del genere in Italia a sentire il suo progettista<br />
Eduardo Sàvoca (1999). Lo gnomone è costituito<br />
infatti da uno zampillo d’acqua in pressione che<br />
proietta la sua ombra sulla semicirconferenza in acciaio<br />
di un orologio equatoriale su cui è riportata l’indicazione<br />
delle ore; la fascia con le indicazioni orarie è mobile<br />
in modo da poter regolare la lettura su ora solare vera,<br />
ora civile e ora legale. L’ombra dovuta al getto è abbafig.<br />
4 Pinerolo: una meridiana a ‘luci rosse’?<br />
fig. 5 Settimo Torinese: uno gnomone ...liquido.<br />
24
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Antiche pagine di <strong>Gnomonica</strong><br />
Quarta parte.<br />
«La Gnomonique est la partie la plus agréable des Mathématiques.», Jacques Ozanam, 1736.<br />
di Nicola Severino<br />
C<br />
ome si è già detto altrove, negli orologi solari<br />
si usa riportare, oltre al tracciato orario, i<br />
paralleli di declinazione relativi alle date in<br />
cui il Sole fa il suo ingresso in ogni Segno zodiacale. In<br />
altre parole, si riportano usualmente le ‘linee diurne’,<br />
cioè le curve d'ombra corrispondenti al percorso del<br />
sole nel cielo in quei giorni: in tutto sette linee, compresa<br />
la linea equinoziale. Si tratta sostanzialmente, per<br />
le nostre latitudini, di iperboli con i bracci molto ‘aperti’.<br />
Nei moderni trattati di gnomonica, la progettazione<br />
delle linee diurne con metodi grafici viene ancora illustrata,<br />
ma sommariamente, più che altro per introdurre<br />
il metodo analitico, ritenuto più preciso e, ammesso che<br />
lo si faccia con un computer, più spedito.<br />
Ritengo che sia giusto restituire alla memoria una rassegna,<br />
sommaria per motivi di spazio, di quello che è<br />
stato escogitato dagli autori antichi per la soluzione di<br />
questo problema. Ma si sottolinea che, fra i metodi proposti<br />
da autori come Clavio, S.cte Marie Magdeleine,<br />
Ozanam, Bion, Pardies ecc.., in pratica uno solo (con le<br />
sue varianti) dà risultati buoni a prezzo di procedimenti<br />
grafici non troppo complicati. In qualche caso sembra<br />
che gli autori si siano fatti prendere la mano dalla<br />
ricerca teorica, arrivando a concepire soluzioni grafiche<br />
(e ciò vale anche per alcune proposte del Clavio) che<br />
non vale la pena applicare, o per l’oggettiva complicazione,<br />
o per la scarsa qualità dei risultati, o per entrambe<br />
le cause.<br />
Tutti i procedimenti hanno origine dalla constatazione<br />
(qualcuno direbbe che si tratta di una idealizzazione<br />
platonica) che il Sole nel suo moto apparente traccia<br />
ogni giorno un cono, con il suo raggio che colpisce il<br />
vertice dello gnomone. Alcuni autori del 5-600 osservano<br />
che il cono ha due superfici, una tracciata dal raggio<br />
di luce, ed una seconda dal raggio d’ombra, e quindi<br />
chiamano cono ombroso il cono che ci interessa al<br />
fine di tracciare le curve suddette; chi comperava i loro<br />
libri sovente non aveva una cultura molto elevata, e<br />
l’immagine ‘aiutava’ la comprensione. Oggi la definizione<br />
ha perso ovviamente d’importanza.<br />
È evidente che i coni sono tanti quanti i giorni dell’anno;<br />
o meglio la metà dei giorni, perché i percorsi si ripetono<br />
due volte, all’andata ed al ritorno. Nei giorni di<br />
equinozio i raggi del sole sono ovviamente perpendicolari<br />
all’asse polare, e nei giorni di Solstizio formano un<br />
angolo di 23° e mezzo circa rispetto alla direzione all’equinozio.<br />
L’idea del cono ha originato una figura (fig. 1), la cui<br />
costruzione può essere fatta risalire al Manaeus di<br />
Vitruvio, che è stata chiamata con i nomi più disparati<br />
dai vari autori: per esempio: ‘Raggi dei Segni’ (Clavio),<br />
‘Raggidico Solare’ (G.B. Vimercato), ‘Radio Orario’,<br />
‘Triangolo dei segni’, ‘Raggio di Zodiaco’, ‘Trigono dei<br />
Segni’ (vari autori del 6-700); Il Cantone (1688) lo chiama<br />
‘Radio solare’; alcuni autori francesi lo chiamavano<br />
‘Trigone’; recentemente, Fantoni ha proposto ‘Settore<br />
delle Declinazioni’, che dovrebbe essere il termine più<br />
aderente alla funzione.<br />
Esso fu pure trasformato, già a partire dalla fine del<br />
secolo XVI, in uno strumento meccanico, che divenne<br />
un ‘attrezzo da lavoro’ per alcuni gnomonisti fino ai<br />
tempi nostri (ultimo della serie, Giacomo Agnelli da<br />
Brescia). Esso fu denominato ‘Sciatere’ e conobbe alcune<br />
versioni, più o meno fortunate (era ingombrante, e<br />
quindi amato più sulla carta che in pratica). In passato<br />
si usavano fili e cordini, oggi si usa il laser.<br />
Un precursore dello strumento meccanico potrebbe<br />
essere una specie di globo traforato al cui interno si<br />
poneva una fiammella, illustrato da Daniel Barbaro nel<br />
suo libro sulla prospettiva del 1569; ma si ritiene che lo<br />
strumento vero e proprio sia stato pubblicato a stampa<br />
per la prima volta dal Clavio nel 1586 (fig. 2); Clavio<br />
dichiara però che l’invenzione è da attribuirsi ad un suo<br />
confratello, il gesuita spagnolo Ferreius. Quasi contem-<br />
25
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
poraneamente uscivano a stampa le versioni<br />
del Galluci (simili al disegno di<br />
Clavio), che proponeva anche una soluzione<br />
semplificata, valida per una sola<br />
Latitudine, in considerazione dell’attività<br />
‘locale’ dello gnomonista.<br />
Figura 1: il Trigono dei Segni.<br />
La costruzione ‘classica’ di questa figura<br />
è assai nota, e non si ritiene di dilungarsi<br />
nella descrizione: alcuni autori propongono<br />
direttamente e senza spiegazione<br />
alcuna gli angoli fra le semirette<br />
uscenti dal punto H, altri illustrano con<br />
maggior enfasi l’origine degli angoli stessi,<br />
o rifacendosi, correttamente, alla posizione del Sole<br />
sull’Eclittica, oppure tracciando il manaeus. Noi abbiamo<br />
preferito quest’ultima strada.<br />
Una delle particolarità che vorremmo sottolineare, e<br />
che sovente i testi (soprattutto moderni) trascurano, è la<br />
presenza della linea HK, perpendicolare alla linea d’equatore<br />
HO: essa è un ‘organo essenziale’ dello strumento<br />
in quanto corrisponde allo stilo polare dell’orologio<br />
(in realtà è la materializzazione grafica dell’asse<br />
dei coni di declinazione). È possibile tracciare il<br />
Trigono su un foglio di carta, ed utilizzarlo per un<br />
numero indefinito di volte, trasferendo con il compasso<br />
i dati dal quadrante al Trigono e viceversa, o addirittura<br />
costruirlo in materiali più resistenti, ed utilizzarlo<br />
direttamente sulla superficie dell'orologio.<br />
La figura 1/bis illustra le due varianti dello stesso strumento,<br />
in cartone o in metallo, proposte da Stengel<br />
(ediz. 1706) per questo secondo uso; le linee di declinazione<br />
sono fili di seta, da inserire nel settore rigido, o da<br />
tirare sulle tacche tracciate sulla superficie metallica.<br />
Analoghe costruzioni sono proposte da Cantone e da<br />
altri, chi consigliando lastre di ottone debitamente ritagliate,<br />
chi fili sottili.<br />
Figura 3: L'uso consigliato per il Trigono dei Segni<br />
(quando è disegnato sulla carta).<br />
La premessa teorica è che sui piani orari il triangolo formato<br />
dai vertici A, F e T n (dove il punto T n è un qualsiasi<br />
punto orario sulla equinoziale) è sempre un triangolo<br />
rettangolo in F, e che la retta FT n corrisponde alla<br />
linea centrale HO del Trigono.<br />
Si costruisca l’orologio, nelle sue linee essenziali: sono<br />
quindi presenti il triangolo gnomonico AFC sulla sostilare,<br />
le linee orarie, di lunghezza indefinita, e la linea<br />
equinoziale.<br />
Sulla figura del Trigono dei Segni si riportino inizialmente<br />
HK = FA lunghezza dello stilo polare<br />
HO = FC distanza fra F ed il punto d'incrocio fra<br />
la Sostilare e la equinoziale.<br />
Si ottiene un triangolo rettangolo che è la riproduzione<br />
del triangolo gnomonico dell’orologio. Si osserva quindi<br />
che KO è uguale alla distanza AC, e che la lunghezza<br />
FC è uguale a CG, dove G è il centro dell’orologio<br />
equinoziale usato per trovare i punti orari sulla equinoziale.<br />
Ovviamente la retta KO attraversa le linee di<br />
declinazione in sette punti. Si trasportino con il compasso<br />
le loro distanze sulla AC trovando i punti di vertice<br />
delle linee di declinazione.<br />
L’operazione procede tracciando per esempio il trian-<br />
26
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
golo HKM (dove M è il punto equinoziale T 12 ).<br />
L’operatore può scegliere due procedure del tutto analoghe:<br />
rileva sul quadrante la distanza GM, e la riporta<br />
sulla HO trovando il punto M; oppure rileva AM, e la<br />
riporta con il compasso a partire da K, fino ad incrociare<br />
la retta HO in M.<br />
In entrambi i casi trova su HO lo stesso punto, da cui<br />
far passare una retta HM, corrispondente alla linea oraria<br />
delle ore 12. Su di essa individua sette punti (a, b, c,<br />
M, d, e, f) le cui distanze sono riportate sul quadrante;<br />
e così via, per ciascuna delle linee orarie.<br />
Si procede quindi con continui trasferimenti da un disegno<br />
all’altro: si rilevano sul quadrante le distanze da<br />
riportare sulla HO, si tracciano le linee KO, KM, ecc.<br />
sul Trigono, e poi si trasferiscono dal Trigono le posizioni<br />
dei punti di declinazione.<br />
Figura 4: Traccianemto grafico diretto (metodo di<br />
Pierre de Sainte Marie Magdeleine)<br />
Pierre de Sainte Marie Magdeleine propone una variante<br />
alla applicazione illustrata sopra, variante di qualche<br />
interesse pratico. È un procedimento utile sulla carta,<br />
un poco meno sui muri. Esso è stato ripreso da altri<br />
autori, probabilmente per la semplicità didattica.<br />
Disegnato l’orologio nelle sue linee essenziali, e disegnato<br />
il triangolo gnomonico AFC sulla sostilare, si<br />
costruisce il Trigono dei Segni con centro in F, utilizzando<br />
il raggio FC, debitamente prolungato, come linea<br />
equinoziale (corrisponde alla HO della figura precedente).<br />
Le linee tratteggiate della figura sono le linee di<br />
declinazione del Trigono. I punti in cui esse attraversano<br />
la sostilare sono già i punti di vertice delle curve di<br />
declinazione.<br />
Si vogliano ora i punti di declinazione su una qualsiasi<br />
linea oraria; per ragioni illustrative qui si è scelta la sola<br />
linea delle ore 12: con il compasso (centro in A) si ruota<br />
la distanza AM fino ad incontrare la linea FC nel punto<br />
M o .<br />
Si traccia la AM o , prolungandola ad incontrare tutte le<br />
tratteggiate nei punti a b c d e f.<br />
Con il compasso, centro in A, si trasportano Ac, Ad,<br />
Ae, ecc.. sulla linea oraria, trovando così i punti di declinazione<br />
cercati. Nella figura si sono indicati con frecce<br />
i trasferimenti da operare.<br />
L’operazione termina qui, e va ripetuta per tutte le linee<br />
orarie; essa è evidentemente simile a quella descritta per<br />
la figura 3, ma presenta il vantaggio della compattezza<br />
e della facilità grafica. Inoltre è possibile procedere con<br />
una linea oraria per volta, cancellando via via le costruzioni<br />
precedenti.<br />
È questo un metodo consigliabile a chi volesse costruire<br />
un orologio graficamente, ma usando il CAD.<br />
L'uso del Trigono in metallo e fili di seta<br />
(fig. 1/bis), proposto da Stengel<br />
Si tratta di una operazione assimilabile a quanto è proposto<br />
nel paragrafo precedente.<br />
Si sovrappone lo strumento al triangolo gnomonico, in<br />
modo che i suoi punti K ed H corrispondano rispettivamente<br />
ad A e F, e si fissa con uno spillo il punto K<br />
27
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
sul punto A.<br />
Da questo momento, se si ruota lo strumento, il punto<br />
H percorre un cerchio con raggio pari alla lunghezza<br />
dello stilo polare.<br />
Si ruoti ora lo strumento fino a quando un punto della<br />
retta HO si sovrapponga ad un punto orario T n sulla<br />
equinoziale; i fili di seta dello strumento attraversano la<br />
linea oraria AT n nei punti di declinazione cercati.<br />
Evidentemente la ripetizione dell’operazione per tutti i<br />
punti del quadrante diventa molto rapida, e priva di<br />
incertezze grafiche. Qualche imprecisione è data dalla<br />
possibile parallasse fra i fili dello strumento e la superficie<br />
del quadrante. 1<br />
Figura 5: Il tracciamento grafico delle linee diurne<br />
secondo il Clavio, 1581).<br />
Cristoforo Clavio, sempre nell’ambito dell’impiego del<br />
Trigono, ha introdotto una interessante rielaborazione<br />
del problema. Non risulta per altro che il metodo proposto<br />
sia stato adottato da altri autori dopo di lui.<br />
Egli ha trovato la ‘legge’ matematica secondo cui si<br />
dispone sul Trigono il ventaglio delle linee trasportate<br />
dal quadrante: con riferimento alla figura 5, e rifacendoci<br />
alla parallela figura 3, vediamo di chiarire la sua<br />
scoperta.<br />
Chiamiamo χ l’angolo sostilare e sia HK = 1. Si avrà<br />
HO = tan(χ);<br />
Poi, con riferimento alla figura 3, sia l’angolo CGM =<br />
tn (nel nostro caso t n = t 12 ): se facciamo riferimento<br />
sempre alla figura 3, tenendo presente che CG = HO,<br />
si avrà HM = GM = tan(χ) / cos(t n )<br />
Tornando alla figura 5, si tracciano KX parallela ad HO,<br />
e OX parallela ad HK. La linea KM attraversa OX nel<br />
punto N: confrontando i due triangoli simili KHM e<br />
KNX si ottiene: XN = cos(t n )<br />
Conclusione: se si tracciano il cerchio di centro X<br />
(quindi KX = HO) e raggio XO, poi si inizia l’operazione<br />
riportando l'angolo NX12 = t 12 (il triangolo<br />
punteggiato evidenzia l'angolo assunto) e partendo dal<br />
punto 12 si tracciano lungo il cerchio archi di 15°, è<br />
possibile tracciare direttamente sul Trigono tutte le<br />
linee corrispondenti alle linee orarie, evitando le fastidiose<br />
operazioni di trasferimento dal quadrante (si veda<br />
anche la successiva figura 6).<br />
Clavio poi ha proposto di disegnare un cerchio più<br />
grande di raggio YP, dove P è un punto qualsiasi scelto<br />
sulla KO, ed YP è perpendicolare a KX. Il nuovo cerchio<br />
non è che l’ingrandimento di quello precedente,<br />
Y12 è parallela alla X12, ed il punto R è il corrispondente<br />
del punto N. Prendendo gli archi su un cerchio<br />
più grande la qualità del disegno migliora.<br />
Si ottiene così la figura 6, che per chiarezza del disegno<br />
illustra l’operazione solo per le linee orarie a sinistra<br />
della sostilare. Sul cerchio di raggio YP si riporta l’angolo<br />
t 12 a partire da YP, e si ottiene la rettaY12. Sulla<br />
circonferenza, partendo dal punto 12, si riportano archi<br />
di 15°, trovando i punti 11, 10, 9 da una parte, ed 1, 2,<br />
3, ecc. dall’altra; si tracciano poi le perpendicolari alla<br />
YP, trovando altrettanti punti (come R) su quest’ultima.<br />
Infine si tracciano da K le linee come KR e su queste<br />
ultime si trovano le intersezioni con il Trigono, da<br />
riportare sul quadrante.<br />
1<br />
Questo metodo è applicabile anche utilizzando una carta lucida da disegno tecnico sul quadrante disegnato in scala. Su di essa si disegna<br />
il Trigono: si fissa con uno spillo il punto K, e si fa ruotare il foglio intorno al centro A, segnando con un ago i punti di declinazione<br />
sulle linee orarie; è un metodo semplice e rapido.<br />
28
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Nonostante la semplicità delle operazioni pratiche, gli<br />
autori che vennero dopo il grande gesuita preferirono<br />
evitare di spiegare ai loro ‘clienti’ quanto si è spiegato<br />
qui sopra, per cui il metodo è caduto nell’oblio.<br />
Figura 7: Tracciamento grafico delle linee diurne<br />
(C. Clavio, 1581- Gnomonices libri octo)<br />
Per curiosità riportiamo uno degli altri metodi proposti<br />
da Clavio per disegnare le linee diurne: lo applichiamo<br />
per le sole curve dei solstizi, perché<br />
per le altre sorgono difficoltà pratiche<br />
di carattere grafico (è una delle<br />
ragioni per cui non ha avuto seguito?).<br />
Nella figura 7, AC è la sostilare,<br />
ed AFC è il triangolo gnomonico; le<br />
due linee FZ ed FW sono le linee<br />
estreme del Trigono. Se però cerchiamo<br />
di vedere con un occhio<br />
diverso la figura, i due triangoli<br />
FZZ 1 e FWW 1 ci danno la sensazione<br />
del cono sezionato lungo il<br />
suo asse. Inoltre ZZ 1 e WW 1 sono<br />
due diametri dei cerchi corrispondenti.<br />
Teniamo presente che abbiamo<br />
sezionato il cono lungo il piano<br />
sostilare, ma abbiamo anche ribaltato<br />
la sezione del cono di 90°, sopra<br />
il piano del quadrante.<br />
I punti K ed H in cui le linee attraversano<br />
la sostilare sono evidentemente<br />
i vertici della iperbole.<br />
Prendiamo ora in esame il punto V<br />
in cui la retta XZ attraversa la sostilare: poiché è in<br />
realtà il cerchio ZZ 1 ad attraversare la sostilare in quel<br />
punto, una retta perpendicolare alla sostilare sarà la<br />
traccia del cerchio che ‘penetra’ nel piano dell'orologio.<br />
Per sapere quanto è lunga l’intersezione fra cerchio e<br />
piano, basta tenere presente che A si trova sia sull’asse<br />
del cono che sul piano, per cui la distanza AZ vale per<br />
tutti i punti del cerchio ZZ 1 . Quindi basta tracciare l’arco<br />
di raggio AZ, per trovare i punti P a e P b . 2<br />
Analoga operazione si può fare sull’altro braccio con il<br />
29
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
cerchio WW 1 , che attraversa la sostilare in U, per trovare<br />
i punti Q a e Q b . Gli archi tratteggiati di costruzione<br />
hanno sempre centro in A.<br />
L’operazione può essere ripetuta quante volte si vuole,<br />
considerando un certo numero di cerchi paralleli a ZZ 1<br />
e a WW 1 : il disegno illustra l’operazione meglio che le<br />
parole.<br />
È comprensibile come il metodo abbia un valore puramente<br />
teorico, ed in pratica non abbia avuto seguito. Il<br />
‘difetto’, se così lo si può chiamare, sta nell’angolo al<br />
vertice del cono, troppo ampio (soprattutto per le declinazioni<br />
intermedie) per dare risultati graficamente corretti.<br />
Figura 8: Tracciamento grafico per le linee diurne<br />
(A. Schoner) quando l’orologio solare viene<br />
costruito in luoghi con bassa latitudine.<br />
Questo metodo, ricordato ancora da qualche trattato<br />
del 6-700 ed oggi praticamente ignorato, fu descritto da<br />
Cristoforo Clavio, il quale a sua volta lo riprendeva dalle<br />
lezioni di Andrea Schoner che ne è probabilmente l’inventore,<br />
o almeno uno dei primi divulgatori del ‘500. Si<br />
tratta di una variante al metodo di cui alla figura 3,<br />
applicabile soprattutto quando la latitudine del luogo è<br />
molto bassa (o l’orologio molto declinante), come per<br />
esempio nel caso della figura 8, relativa all’orologio che<br />
era stato illustrato a pag. 24 del n. 3 di questo magazine<br />
(figura che si ripete qui per non rimandare il lettore al<br />
numero precedente). In quella sede si era spiegato<br />
come costruire le linee orarie ripetendo, in formato<br />
ridotto, i raggi uscenti da B.<br />
La nuova distanza, in luogo di BE = FE, era NL = NG.<br />
Anche qui si usano criteri del tutto analoghi.<br />
Poiché la lunghezza AF dell'assostilo è troppo elevata,<br />
si riporta sul lato HK la sola distanza HK = FG. Poi si<br />
traccia la KP perpendicolare ad HK.<br />
Si prendono poi le distanze B12, B1, B2, B3, ecc. e si<br />
riportano su HO; successivamente si ripete l’operazione<br />
per le corrispondenti distanze LN, L1, L2, L3 ecc,<br />
riportandole a partire da K sulla KP. Unendo i punti<br />
corrispondenti sulle due rette, si ottengono le omologhe<br />
delle linee orarie, su cui si rilevano le distanze di<br />
declinazione, da riportare su ciascuna delle linee orarie<br />
del quadrante, a partire dalla linea equinoziale. La figura<br />
illustra come si fa.<br />
La spiegazione del metodo è ovvia, perché non è che la<br />
trasposizione, per assostili troppo lunghi (il che può<br />
succedere ad orologi orizzontali alle basse latitudini, o<br />
verticali a quelle alte; ma anche alle nostre latitudini, ad<br />
esempio per orologi verticali declinanti di 70°), dello<br />
stesso metodo illustrato dalla figura 3. Basta immaginare<br />
il prolungamento, a sinistra di KP, delle linee ‘orarie’:<br />
esse si riuniscono tutte in un punto X che sta sulla retta<br />
HK, la cui distanza da H è pari ad FA = HX. Se la<br />
distanza FA riportata in HX sta sul foglio, il metodo è<br />
inutile: si ricade nella figura 3.<br />
2<br />
si tratta di un arco di costruzione e quindi tradizionalmente tratteggiato: esso è definito ‘occulto’ da Clavio e dagli autori dell’epoca; la<br />
parola si è conservata, per le linee di costruzione da cancellarsi alla fine del disegno, nella lingua Inglese.<br />
30
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Figura 9: Un metodo interessante, ma già trattato.<br />
L’argomento è già stato oggetto di un articolo in questo<br />
magazine, e di un quiz del Compendium; ma, trattando<br />
di linee di declinazione, non si può non richiamarlo.<br />
In questa sede ci si limita a quanto è stato trovato<br />
in un manoscritto anonimo del 600 (probabilmente<br />
una raccolta di lezioni in un collegio di Gesuiti) senza<br />
spiegarne le origini teoriche. Esso è applicato ad un<br />
orologio non declinante. Il manoscritto non precisa se<br />
sia verticale od orizzontale, e noi abbiamo scelto un<br />
orologio verticale.<br />
Si deve costruire preliminarmente l’orologio con i punti<br />
delle ore e delle mezze ore sulla equinoziale, e trovare i<br />
punti di declinazione sulla sola linea delle 12, con il<br />
metodo che si vuole.<br />
Si traccino ora le rette dal punto delle 5 e mezzo ai<br />
punti di declinazione sulla linea delle 12, prolungandole<br />
fino alla linea delle 11. I punti trovati sulla linea delle<br />
11 sono punti di declinazione. Si ripeta l’operazione fra<br />
il punto delle 4 e mezzo ed i punti sulla linea delle 11,<br />
prolungando le rette fino alla linea delle 10, trovando<br />
così i punti di declinazione su quest’ultima.<br />
Continuando con i punti delle mezz’ore successive,<br />
è possibile trovare tutti i punti di declinazione<br />
su tutte le linee orarie.<br />
Il metodo è applicabile a qualsiasi orologio,<br />
purché disegnato su un piano.<br />
Infine, accenniamo all’esistenza di tavole<br />
numeriche apposite.<br />
In pratica il metodo corrisponde a quelli già<br />
illustrati: con i metodi esclusivamente grafici si<br />
riportano sulle linee orarie i punti delle linee<br />
diurne rilevandole con il compasso sul Trigono<br />
dei Segni. Tali distanze possono invece essere<br />
fornite direttamente da apposite tabelle precalcolate<br />
e pubblicate nei libri di gnomonica. Ovviamente<br />
occorre moltiplicare i dati delle tabelle per la lunghezza<br />
dello Stilo, ma all’epoca si usava tracciare ‘a parte’ tale<br />
lunghezza (che sovente era quella dell’ortostilo, e non<br />
quella dello stilo polare) e suddividerla in 10 o 12 parti,<br />
a seconda del sottomultiplo dell’unità utilizzato dalle<br />
tabelle. I valori di tabella erano quindi riportati direttamente<br />
sul disegno, prendendoli con un compasso sulla<br />
scala grafica costruita sul posto.<br />
Una tabella del genere è nel trattato di P.S. Magdeleine,<br />
e corrisponde alla tavola che Clavio pubblicò nel suo<br />
‘Horologiorum Nova Descriptio’.<br />
Le tabelle sono calcolate per le latitudini europee, da<br />
35° a 50°, grado per grado, e forniscono quindi dati<br />
approssimativi se si utilizzano per latitudini intermedie<br />
fra un grado ed il successivo. È possibile una interpolazione.<br />
Ma ci si può accontentare anche dei valori relativi<br />
al grado più vicino, perché per le latitudini prese in<br />
esame gli errori rientrano all’incirca nello spessore delle<br />
linee, per lo meno per gli ordinari orologi da muro.<br />
Procedimento grafico a mezzo<br />
di tavole numeriche.<br />
31
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
I Quiz<br />
Alberto Nicelli, Pavone Canavese (TO) - a.nicelli@tiscali.it<br />
Inviate le vostre soluzioni all'indirizzo di posta elettronica a.nicelli@tiscali.it, oppure, per chi non disponesse di e-mail, all’indirizzo<br />
di posta ordinaria: Alberto Nicelli Via Circonvallazione 17/5 10018 Pavone Canavese (TO). Le risposte saranno pubblicate<br />
nel prossimo numero di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>, insieme all’elenco dei solutori.<br />
Se volete proporre voi stessi dei Quiz, inviateli con le relative soluzioni e saranno presi in considerazione per la pubblicazione. In<br />
tal caso sarà citato il nome del proponente. Ci si attenga alle seguenti norme generali:<br />
· Il testo dei Quiz deve essere breve ed esauriente.<br />
· La soluzione non deve risultare troppo difficile, ma concettualmente deve essere significativa.<br />
· L’eventuale ricorso a formule matematiche deve essere limitato a quelle più comuni della teoria gnomonica.<br />
Orologio cubico<br />
Un artigiano sta lavorando a un orologio<br />
poliedrico a forma di cubo, appoggiato<br />
su un tavolo all'aperto e con<br />
orientazione incognita. Su una faccia<br />
laterale l’ombra di un ortostilo indica le<br />
19 italiche. Su un’altra faccia laterale un<br />
ortostilo segna le 8 temporarie… Sulla<br />
faccia superiore l’ombra di uno stilo<br />
polare cade a 30° dalla linea meridiana,<br />
ma non indica nessuna ora, perché su<br />
quella faccia l’artigiano deve ancora<br />
tracciare le restanti linee orarie di un<br />
orologio orizzontale… Per quale latitudine<br />
è stato progettato l’orologio cubico<br />
?<br />
Gnomone mancante<br />
Un antico e pregevole orologio solare<br />
risulta ancora in buone condizioni di<br />
conservazione, ma lo stilo polare è<br />
stato rimosso. L’orologio, su parete<br />
verticale declinante verso Ovest, è<br />
costituito da linee orarie alla francese, e<br />
da nessun altro elemento. Il centro dell’orologio,<br />
evidenziato dal buco in cui<br />
era infisso lo stilo, risulta comodamente<br />
accessibile. Si vuole reintegrare l’orologio<br />
del suo stilo polare, risalendo dal<br />
tracciato delle linee orarie ai valori originali<br />
di declinazione e di latitudine<br />
usati dall’antico costruttore. Spesso,<br />
infatti, si usavano valori grossolanamente<br />
approssimativi rispetto alle<br />
misure ottenibili oggi, ma per rispettare<br />
il valore artistico dell’opera ci si<br />
vuole limitare al fedele ripristino della<br />
sua funzionalità originale.<br />
Per risalire alla direzione della sustilare<br />
e all’elevazione dello stilo coerenti col<br />
tracciato, sono state effettuate delle<br />
misure accurate e da queste sono stati<br />
calcolati gli angoli che alcune linee orarie<br />
formano con la verticale. (Proposto<br />
da A. Gunella)<br />
[Nota: i dati numerici sono sovrabbondanti,<br />
ma nella realtà si presterebbero a verifiche<br />
sulla coerenza progettuale dell'orologio.]<br />
Soluzione dei Quiz pubblicati nel N°3 di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Due fotografie<br />
Un pomeriggio uno gnomonista fu fotografato<br />
due volte durante un incontro divulgativo mentre<br />
spiegava come orientare un modello didattico di<br />
meridiana orizzontale ad ore vere locali, di<br />
grandi dimensioni e dotato di numerose linee di<br />
declinazione… In una foto l’ombra dello gnomone<br />
è sulle ore 16, e tocca esattamente la linea<br />
equinoziale… Nell’altra, scattata pochi secondi<br />
dopo, si riesce a intravedere solo che l’ombra<br />
segna le 13 e mezza, quindi il modello era stato<br />
ruotato, ma si ricorda che in quel momento lo<br />
gnomonista fece notare che non era ancora orientato<br />
correttamente, perché l’ombra non indicava<br />
la declinazione del Sole di quel giorno, ma quella<br />
di segno opposto… Intorno a quale ora di<br />
tempo vero furono scattate le due fotografie?<br />
(Determinare l’intervallo di tempo vero entro il<br />
quale furono certamente scattate).<br />
Risposta: le foto furono scattate fra le 17:21 e le 17:42. Infatti, indichiamo con H<br />
l’angolo orario del Sole al momento in cui furono scattate le due foto. L’angolo orario<br />
che si deduce dalla prima foto è (16 - 12) x 15° = 60°, mentre dalla seconda foto<br />
è (13,5 - 12) x 15° = 22,5°. L’altezza h del Sole era però la stessa, quindi, indicando<br />
con ϕ la latitudine e con δ la declinazione, possiamo applicare la nota formula dell’altezza:<br />
e scrivere le due equazioni:<br />
dalle quali, con semplici passaggi algebrici, si ricava la relazione<br />
Sostituendo i valori δ = 0 e δ = 23,5° si ottiene che l’angolo orario doveva essere<br />
compreso fra i valori H = 5,36 ore e H = 5,70 ore, quindi l’ora di tempo vero era<br />
compresa fra le 17:21 e le17:42.<br />
[Non sono pervenute soluzioni dai lettori]<br />
32
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Cappuccino notturno<br />
La notte di un solstizio d’inverno uno gnomonista<br />
puntò l’orologio ad altezza noto col nome di<br />
Cappuccino, accuratamente costruito per la sua<br />
latitudine, in direzione della stella Arturo<br />
(Declinazione 19° 10' 22'', Ascensione Retta<br />
14h 15m 45s), come se in quella posizione della<br />
sfera celeste ci fosse il Sole. Il filo pendente indicò<br />
le ore 9 (senza ambiguità con le ore 15 perché<br />
Arturo era sopra l’orizzonte orientale).<br />
Sapendo che la longitudine dello gnomonista era<br />
18° Est, che ora segnava all’incirca il suo orologio<br />
da polso ?<br />
Risposta: l’orologio segnava all’incirca le<br />
5:02. Infatti l’angolo orario di Arturo era:<br />
H Arturo = 9 - 12 = -3 ore.<br />
L’ascensione retta del Sole era:<br />
AR Sole = 18 ore.<br />
L’angolo orario del Sole si ricava dalla<br />
relazione:<br />
(H Sole - H Arturo )= -(AR Sole - AR Arturo ),<br />
da cui H Sole = -6,74 ore. Aggiungendo<br />
12 ore otteniamo che erano circa le ore 5<br />
e 15 minuti di tempo vero.<br />
Per ottenere il tempo civile dobbiamo<br />
sottrarre (18° - 15°) x 4 = 12 minuti per<br />
la differenza di longitudine dal meridiano<br />
del fuso, e sottrarre ancora circa 1,4<br />
minuti per l’Equazione del Tempo.<br />
Otteniamo quindi che erano da poco<br />
passate le 5 del mattino.<br />
[Non sono pervenute soluzioni dai lettori]<br />
Orologio scomparso<br />
Di un vecchio orologio solare su parete verticale,<br />
ormai scrostato e illeggibile, è stato reperito solo<br />
il graffito della linea equinoziale, con 8 punti<br />
segnati su di essa con un punteruolo. Si è ritenuto<br />
che essi rappresentino punti orari consecutivi<br />
nell’orologio originale. Dalla loro posizione<br />
si vuole ricostruire l’orologio, che si presume di<br />
tipo ‘francese’ ad ora locale. Non si hanno altri<br />
dati. La parete ha una piccola, ma incognita,<br />
declinazione verso Ovest. Il rilevatore non si è<br />
preoccupato di sapere la latitudine, temendo che<br />
all’epoca siano stati utilizzati dei valori approssimativi,<br />
considerati mediamente validi per quella<br />
zona geografica. (Proposto da A. Gunella)<br />
Soluzione. Si tracciano due cerchi che<br />
abbiano per diametro un tratto equinoziale<br />
di 6 ore (fig. 1): la retta individuata<br />
dalle intersezioni dei cerchi è la sustilare,<br />
perpendicolare in L all’equinoziale. Il<br />
punto P è il centro dell’orologio equatoriale<br />
ribaltato (i triangoli APG e BPH<br />
sono rettangoli). Come alternativa si può<br />
costruire la sustilare nella seguente<br />
maniera, che può risultare utile se l’orologio<br />
è di grandi dimensioni e i punti<br />
orari distanziati di 6 ore troppo lontani.<br />
Si scelgono tre punti consecutivi, per<br />
esempio F, G, H (fig. 2); sui segmenti FG<br />
e GH si costruiscono due triangoli rettangoli,<br />
rispettivamente GFQ e GHR, i<br />
cui angoli in Q e R siano di 15 gradi.<br />
Quindi si costruiscono i due cerchi circoscritti<br />
ai suddetti<br />
triangoli (i diametri<br />
sono le ipotenuse<br />
GQ e GR).<br />
L’intersezione P fra<br />
i due cerchi è il centro<br />
dell’orologio<br />
equatoriale ribaltato,<br />
quindi si può tracciare<br />
la sustilare PL<br />
ortogonale all’equinoziale.<br />
Una volta trovata la sustilare PL, siccome<br />
la declinazione è piccola, si prende in<br />
considerazione uno dei punti orari più<br />
vicini a L, per esempio D, e si traccia la<br />
verticale DK, che interseca in K la sustilare<br />
(fig. 3). Con centro in L e raggio LP<br />
si traccia il cerchio a; quindi si traccia il<br />
cerchio b di diametro LK, e dall’incrocio<br />
V dei due cerchi si traccia VS perpendicolare<br />
alla sustilare.<br />
Poi si ripete un’operazione analoga: con<br />
centro D e raggio DP si traccia il cerchio<br />
d; quindi si traccia il cerchio c di diametro<br />
KD; dal punto T di intersezione dei<br />
due cerchi si traccia la perpendicolare<br />
TM a KD. Se TM passa per il punto S<br />
vuol dire che il punto D è proprio il<br />
punto delle ore 12, KD è la linea meridiana<br />
e K è il centro dell’orologio.<br />
Allora il segmento MT (oppure SV) è<br />
l’ortostilo; il rapporto MS / MT è la tangente<br />
trigonometrica della declinazione<br />
della parete; TK (oppure VK) è la lunghezza<br />
dello stilo polare e l’angolo MTK<br />
è la latitudine; l’angolo VKS è l’elevazione<br />
dello stilo.<br />
[Solutori: Francesco Ferro, Guido Tonello, M.<br />
M. Valdés]<br />
33
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
L’ombra e la penombra<br />
di un elemento rettilineo.<br />
Alcune osservazioni<br />
di Gianni Ferrari<br />
Ombra e penombra di un elemento rettilineo.<br />
Supponiamo di avere un elemento rettilineo che, illuminato<br />
dal Sole, getta la propria ombra su un piano che<br />
si trova a una certa distanza, ad esempio sul piano orizzontale,<br />
e supponiamo pure, per semplicità, che esso sia<br />
lo spigolo superiore di una parete verticale o quello di<br />
un cornicione o quello di un grande gnomone a vela<br />
appartenente a un orologio solare monumentale.<br />
Se il Sole avesse un diametro infinitesimo, cioè fosse<br />
ridotto a un punto, l’elemento produrrebbe soltanto<br />
un’ombra e vi sarebbe una netta linea di separazione fra<br />
la zona in luce e la zona non illuminata direttamente:<br />
chiamerò questa linea ‘ombra geometrica’ o ‘ombra<br />
teorica’.<br />
e Φ è l’angolo sotteso dal disco solare in radianti<br />
(Φ≅32’≅1/108rad in media).<br />
Poiché, per definizione, una superficie è in penombra<br />
quando è illuminata soltanto parzialmente e quindi da<br />
un punto di essa si ‘vede’ soltanto una parte del disco<br />
del Sole, se potessimo mettere l’occhio in diversi punti<br />
della zona in penombra potremmo vedere il disco solare<br />
oscurato come in fig. 2.<br />
Nel punto C, centro della penombra e intersezione<br />
della linea dell’ombra geometrica col piano, si potrebbe<br />
vedere oscurata esattamente la metà del disco solare.<br />
L’andamento dell’illuminamento nella fascia di penombra<br />
passa dal valore massimo I MAX , che si ha sulla zona<br />
del piano in piena luce, al valore minimo I MIN che si<br />
ha nella zona in piena ombra.<br />
Il valore I MAX è dovuto alla luce che proviene direttamente<br />
dal Sole e dipende dalla sua altezza sull’orizzonte,<br />
dalla eventuale velatura del cielo, dalla presenza di<br />
pulviscolo e vapore nell’atmosfera ed infine dall’angolo<br />
fra la normale al piano e la direzione dei raggi solari:<br />
valori tipici vanno da 30000 a 80000 - 100000 lux<br />
A causa del diametro finito del Sole invece, fra la parte<br />
del piano completamente illuminata e quella completamente<br />
in ombra si viene ad avere una zona di penombra,<br />
attraversando la quale l’illuminamento cambia gradualmente.<br />
(fig. 1)<br />
Nel caso più semplice, in cui il piano è normale ai raggi<br />
dal Sole, la larghezza di questa zona è data da L R *Φ rad<br />
ove L R è la distanza fra l’elemento rettilineo e il piano<br />
34
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
I MIN è invece l’illuminazione indiretta che proviene<br />
principalmente dalla luce che è diffusa dalla parte libera<br />
del cielo visibile dalla zona del piano considerata,<br />
dalla luce riflessa dalle nuvole e dalle pareti di eventuali<br />
edifici circostanti, ecc.<br />
Il suo valore può variare molto dipendendo sia dalla<br />
velatura del cielo, sia dalla situazione atmosferica<br />
momentanea (nubi), sia dalla presenza di vegetazione<br />
che impedisce una diretta visione di una parte della<br />
volta celeste, sia infine dalla situazone architettonica<br />
locale (pareti ed edifici circostanti, caratteristiche di<br />
riflessione e di colore della loro superfici, ecc.)<br />
I valori di I MIN variano in genere da 1/10 a 1/60 dei<br />
valori di I MAX .<br />
L’andamento teorico dell’illuminamento nella zona<br />
della penombra è rappresentato in fig. 3.<br />
Dove finisce l'ombra?<br />
Il problema che si presenta ora sta nel determinare<br />
dove il nostro occhio ‘vede’ il bordo dell’ombra, cioè<br />
dove ‘finisce l'ombra’.<br />
Secondo la legge Fechner 1 la sensazione prodotta da<br />
una causa esterna su un organo di senso (stimolo) è<br />
proporzionale al logaritmo dell’intensità dello stimolo<br />
che la ha prodotta.<br />
Per questo motivo quindi, guardando lungo la striscia di<br />
penombra, il nostro occhio non ‘vede’ l’intensità luminosa<br />
che diminuisce secondo l’andamento dato in fig. 3,<br />
ma la percepisce secondo una curva del tipo di quella<br />
rappresentata in fig. 4.<br />
In altre parole si può dire che noi vediamo avvenire il<br />
passaggio dalla luce all’ombra più bruscamente di quello<br />
‘misurato’ da uno strumento fotoelettrico e inoltre<br />
avvertiamo questo brusco cambiamento in una zona<br />
abbastanza prossima al punto in cui termina la penombra.<br />
Nelle fig. 5 si è evidenziato il limite ‘visibile’ dell’ombra,<br />
che si trova, come si è detto, spostato più verso l’ombra<br />
piena rispetto alla linea dell’ombra geometrica.<br />
Nella fig. 6 si è invece cercato di rappresentare la zona<br />
di penombra come ‘appare’ al nostro occhio: in pratica<br />
la penombra non è quasi visibile e si percepisce una<br />
brusca variazione di intensità luminosa fra la zona in<br />
luce piena e quella in ombra totale .<br />
L’andamento della ‘sensazione’ rappresentato in fig. 4<br />
(prodotto dallo ‘stimolo’ di fig. 3) dipende molto dal<br />
rapporto fra gli illuminamenti massimo e minimo: se<br />
questo rapporto aumenta (e in particolare se I MIN<br />
diminuisce) l’andamento a ‘ginocchio’ si esalta, cioè la<br />
1<br />
La legge di Weber-Fechner (~ 1870) è una legge psicofisica approssimata che afferma che il grado di risposta di un organo di senso, cioè la<br />
sensazione da questo prodotta, è proporzionale al logaritmo dell'intensità dello stimolo che ha agito sull'organo o anche che la più piccola variazione<br />
apprezzabile nella sensazione è provocata da un cambiamento percentuale costante dello stimolo. Per la visione (brillantezza di una<br />
superficie bianca) questa percentuale è circa il 1.6% ( 1/60)<br />
Pur essendo questa legge approssimativa e di natura statistica ha un notevole importanza pratica in particolare in ottica e acustica.<br />
35
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
rispetto alla linea teorica<br />
di una quantità che può<br />
variare da circa il 35% al<br />
45% della larghezza complessiva<br />
della penombra<br />
(cioè dal 70% al 90% della<br />
larghezza di metà penombra).<br />
curva rimane quasi orizzontale per uno spazio maggiore<br />
per poi calare bruscamente.<br />
Al contrario se il rapporto diminuisce (cioè se I MIN<br />
aumenta) l’andamento tende a smorzarsi e ad avvicinarsi<br />
alla curva teorica lineare. (fig. 7)<br />
Poiché il valore dell'illuminamento minimo I MIN<br />
dipende molto dalle condizioni atmosferiche, si ha che<br />
in presenza di foschia, o di nuvole bianche, il suo valore<br />
aumenta (l’ombra è maggiormente illuminata) e<br />
quindi il limite ‘visibile’ dell’ombra si sposta allontanandosi<br />
dalla zona oscurata e avvicinandosi alla linea<br />
dell'ombra geometrica.<br />
Si trova che il limite ‘visibile’ dell’ombra è spostato<br />
Se sul piano (che suppongo<br />
orizzontale) è stata<br />
tracciata una linea oraria,<br />
ad es. corrispondente<br />
all’ora H, poiché i calcoli<br />
sono normalmente fatti utilizzando il centro del Sole,<br />
avremo che all’ora H la linea dell’ombra geometrica<br />
coinciderà con la linea oraria stessa.<br />
Un osservatore però vedrà il terminatore dell’ombra<br />
spostato rispetto a questa linea e quindi ‘leggerà’ un’ora<br />
leggermente diversa: nelle ore del mattino leggerà<br />
un’ora maggiore di H e dovrà affermare che l’orologio<br />
‘va avanti’.<br />
In modo diverso: l’osservatore quando vede il terminatore<br />
dell’ombra coincidere con la linea oraria ne deduce<br />
che è l’ora H mentre in realtà la linea dell’ombra geometrica<br />
è ancora ‘indietro’ (sempre nelle ore del mattino).<br />
Il fenomeno esaminato quindi fa si che un orologio<br />
solare vada ‘avanti’ nelle ore del mattino e ‘ritardi’<br />
nelle ore del pomeriggio.<br />
L'entità di queste variazioni è abbastanza modesta: poiché<br />
il Sole si sposta del suo diametro in circa 120-128<br />
sec (diametro da 30 a 32') il ritardo potrà variare dal<br />
35% al 45% di questo valore e quindi da circa 40 a 58<br />
sec.<br />
Dati Sperimentali<br />
Sono state fatti numerose prove, anche da parte dell'autore,<br />
per determinare sperimentalmente la posizione<br />
in cui viene percepita la linea limite dell’ombra rispetto<br />
a quella dell’ombra geometrica.<br />
In molti di questi esperimenti si è utilizzato uno<br />
Shadow Sahrpener 2 con il quale si è determinata, con<br />
un piccolo errore, la posizione della linea dell’ombra<br />
teorica.<br />
I risultati di molti di questi esperimenti, eseguiti in<br />
genere da appassionati di gnomonica, sono stati riportati<br />
a varie riprese sulla Sundial Mailing List e concordano<br />
pienamente con le considerazioni teoriche sopra<br />
descritte.<br />
Ad es. Pete S - USA ha trovato un ritardo di 53 sec o<br />
di 0.22°, corrispondente a uno spostamento del 42%<br />
36
dell'ampiezza della penombra.<br />
B. Walton - USA ha trovato un ritardo di 40 sec, corrispondente<br />
a uno spostamento di circa il 35%.<br />
B.Walton ha trovato anche, usando un esposimetro da<br />
macchina fotografica, che il rapporto I MAX /I MIN raggiunge<br />
il valore di circa 120 con cielo sereno e di circa<br />
30 con cielo nuvoloso. L’autore, facendo misure con un<br />
luxmetro digitale, ha trovato valori più variabili, da 10<br />
a 60 circa.<br />
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Caso di Meridiana Orizzontale<br />
di grandi dimensioni<br />
Supponiamo ora che l’elemento rettilineo descritto all’inizio<br />
sia lo spigolo di uno gnomone polare la cui ombra<br />
viene utilizzata per determinare l’ora confrontandone il<br />
bordo con le linee orarie tracciate su un piano orizzontale.<br />
Poiché il calcolo degli orologi solari si fa sempre utilizzando<br />
la posizione in cielo del centro del Sole, ad una<br />
data ora di Tempo Vero Locale l’ombra teorica o geometrica<br />
dello spigolo dello gnomone coincide esattamente<br />
con la linea oraria tracciata per l’ora considerata.<br />
Abbiamo quindi che l’ombra dello spigolo dell’elemento<br />
lineare che costituisce lo gnomone coinciderebbe,<br />
nelle diverse ore, con le linee orarie tracciate sul piano<br />
solo se il diametro del Sole fosse puntiforme.<br />
Nella realtà l’elemento lineare produce una ‘fascia’ di<br />
penombra che, nel caso di meridiane orizzontali, ha la<br />
forma un piccolo angolo la cui bisettrice è l’ombra geometrica<br />
stessa (fig. 8) e la cui ampiezza cambia ad ogni<br />
ora mantenendosi sempre inferiore al grado. (fig. 9)<br />
I valori di questo angolo di penombra e le sue dimensioni<br />
trasversali, espresse in millesimi della lunghezza<br />
dell’ortostilo, agli Equinozi e al Solstizio di inverno,<br />
sono riportati in tabella.<br />
ortostilo sino a qualche decimetro - la larghezza della<br />
penombra risulta quasi sempre inferiore alla larghezza<br />
delle linee tracciate per cui è praticamente impossibile<br />
discernere la differenza fra la posizione dell’ombra teorica<br />
e il limite ‘visibile’ dell'ombra.<br />
Ad es. con una vela di 30 cm, alle ore 9, la larghezza<br />
della penombra vale 6.1 mm agli Equinozi e 12.6 mm<br />
al Solstizio Invernale.<br />
Con meridiane monumentali e meridiane orizzontali<br />
realizzate in piazze o grandi spazi la larghezza della<br />
penombra diventa invece abbastanza grande e vengono<br />
Dall’esame di questi dati si deduce immediatamente che<br />
per meridiane con vela di piccole dimensioni - con<br />
2<br />
Uno Shadow Sharpener è un dispositivo che permette di visualizzare l’ombra di un oggetto lontano senza il disturbo della penombra. Il<br />
più semplice SS è costituito essenzialmente da un foro stenopeico che proietta l’immagine del Sole e quella di un oggetto posto fra il Sole<br />
e l'osservatore.<br />
Farò riferimento per semplicità soltanto a meridiane orizzontali: i ragionamenti possono ovviamente essere estesi anche ad altre giaciture<br />
del piano. Ho ovunque supposto di essere in una località con Lat. = 40°<br />
37
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
ad essere ben distinti gli istanti in cui il centro della<br />
penombra e il ‘bordo’ visibile dell’ombra stessa passano<br />
sulla linea oraria tracciata.<br />
Ad es. con un ortostilo di 4.0 m, alle ore 9 la larghezza<br />
della penombra vale 82 mm agli Equinozi e 168 mm al<br />
Solstizio Invernale; alle ore 11 queste grandezze si riducono<br />
a 51 e a 81 mm.<br />
Ne risulta quindi, come è già stato ricordato, che nelle<br />
grandi meridiane l’istante in cui si ‘vede’ l’ombra che<br />
coincide con il centro della linea oraria differisce dall’ora<br />
per cui la linea è stata calcolata per un valore che va<br />
da 40 a 60 sec circa, in anticipo o in ritardo.<br />
Alcuni esempi sono illustrati nella fig. 10: la grande<br />
meridiana equatoriale di circa 15.1 m di raggio di Jaipur<br />
in India con una larghezza media della penombra di<br />
circa 14 cm e gli gnomoni di due grandi meridiane orizzontali<br />
a Singleton - SNW (USA) e a Pinawa - Manitoba<br />
(Canada)<br />
è più un’area di ombra piena - da un punto della quale<br />
non è visibile l’intero disco del Sole - e la luminosità<br />
della zona centrale aumenta.<br />
Il contrasto fra la zona illuminata e la zona oscurata<br />
viene pertanto a diminuire rendendo alla fine quasi<br />
impossibile rilevare l’ombra dell’asta stessa. (fig. 12)<br />
Ovviamente le stesse considerazioni si possono ripetere<br />
per altri tipi di orologi solari nei quali l’ombra che<br />
indica il tempo è quella di un elemento lineare del tipo<br />
descritto all’inizio di questa nota (ad es. grandi meridiane<br />
su piano polare, ecc.)<br />
Gnomone sferico o ad asta<br />
Il fenomeno descritto si ha ovviamente anche quando<br />
l’elemento che getta l’ombra è un’asta o una sfera. In<br />
questo caso però la simmetria dell’ombra permette con<br />
relativa facilità di trovarne il centro e quindi di individuare<br />
l’istante in cui esso cade sulle linee orarie (fig. 11)<br />
Il fenomeno dello ‘spostamento’ del bordo ‘visibile’<br />
dell’ombra rispetto al centro della penombra riduce in<br />
questo caso la dimensione della zona oscura facilitando<br />
la ricerca della sua mezzeria.<br />
Occorrerebbe, per la precisione, fare alcune considerazioni<br />
di come cambia l’ ‘oscurità’ dell’ombra al variare<br />
della distanza fra l’elemento lineare e il piano poiché<br />
quando questa distanza diventa abbastanza grande<br />
(superiore a 200-300 volte il diametro dell'asta) non vi<br />
38
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Recensioni Software<br />
Diego Bonata, Bergamo - dibonata@inwind.it e Umberto Fortini, Due Carrare (PD) - yvega@tin.it<br />
Programma GEFFEM (Vers. 01/<strong>2003</strong>)<br />
Il programma GEFFEM (EFFEMeridi<br />
Giornaliere - GF Meridiane) è stato<br />
scritto dall’Ing. Gianni Ferrari per risolvere<br />
il problema pratico, ben noto a tutti<br />
gli gnomonisti, di avere a disposizione<br />
comode effemeridi del Sole calcolate per<br />
qualsiasi istante del giorno e per qualsiasi<br />
località. Basti pensare ai casi più comuni<br />
nella pratica gnomonica, per esempio<br />
alla rilevazione della declinazione di una<br />
parete col classico metodo della tavoletta,<br />
che richiede il calcolo dell’Azimut del<br />
Sole in un istante qualsiasi… Le effemeridi<br />
standard, per esempio le Effemeridi<br />
Nautiche, o quelle pubblicate sui vari<br />
Almanacchi astronomici, o<br />
anche su certi siti Internet,<br />
forniscono i dati del Sole<br />
(angolo orario, declinazione,<br />
ecc.) per ogni ora intera e riferiti<br />
al meridiano di<br />
Greenwich; quindi lo gnomonista,<br />
calcolatrice alla mano,<br />
deve dedurre tutti i dati che gli<br />
servono riferiti al meridiano<br />
del luogo e interpolati all’istante<br />
della sua misurazione…<br />
Questo procedimento è decisamente<br />
scomodo, specialmente<br />
se questi dati bisogna<br />
ricavarli direttamente ‘sul<br />
campo’, magari con una certa<br />
accuratezza, e non si ha il<br />
tempo, la calma o la possibilità<br />
di effettuare laboriosi calcoli ‘a tavolino’.<br />
Il programma GEFFEM risulta quindi<br />
assai utile perchè è un programma specifico<br />
per calcolare con grande precisione,<br />
visualizzare e stampare le effemeridi del<br />
Sole, e altri dati importanti in<br />
<strong>Gnomonica</strong>, in un certo numero di istanti<br />
desiderati e in un luogo terrestre di latitudine<br />
e longitudine qualsiasi.<br />
Gli istanti possono essere scelti in tre<br />
diversi modi:<br />
· in più giorni alla stessa ora, per produrre<br />
tabelle settimanali o mensili<br />
· in più ore di uno stesso giorno, per<br />
produrre tabelle giornaliere o ricercare in<br />
quali istanti si presentano particolari<br />
fenomeni<br />
· in istanti diversi, per calcolare i risultati<br />
relativi a osservazioni fatte in ore e<br />
giorni diversi.<br />
Una caratteristica molto importante del<br />
programma, che risulta di fondamentale<br />
utilità per molte applicazioni, è che si<br />
possono scegliere gli istanti di calcolo o<br />
in Tempo Civile (dell'orologio) o in<br />
Tempo Vero Locale (della meridiana).<br />
Per ognuno degli istanti voluti si possono<br />
calcolare numerose grandezze, alcune<br />
del tutto inedite in programmi consimili,<br />
tanto che il programma GEFFEM può<br />
considerarsi a buon diritto non solo un<br />
comodo ausilio nella pratica gnomonica,<br />
ma anche un prezioso strumento di studio<br />
e di ricerca :<br />
· Ascensione Retta, Declinazione,<br />
Longitudine Eclitticale (apparente) del<br />
Sole, Segno Zodiacale, Diametro apparente<br />
del Sole.<br />
· Angolo orario, Azimut, Altezza apparente<br />
del Sole e valore dello spostamento<br />
complessivo dovuto alla rifrazione e<br />
all'abbassamento dell’orizzonte dovuto<br />
all'altezza del luogo.<br />
· Tempo Civile (dell'orologio), Tempo<br />
Universale (GMT), Tempo Vero Locale,<br />
Ora Temporaria, Babilonica e Italica.<br />
· Tempo Siderale Locale, istante del passaggio<br />
al meridiano, valore della<br />
Equazione del Tempo<br />
· Coordinate Tolemaiche del Sole: angoli<br />
Ectemoro, Meridiano, Horarius,<br />
Verticale<br />
· Giorno Giuliano e durata dell’intervallo<br />
di tempo fra gli istanti scelti.<br />
· Istanti dell’alba e del tramonto in<br />
Tempo Vero Locale, durata dell’ora temporaria,<br />
istanti della preghiera islamica<br />
ASR in tempo civile e locale, valore della<br />
obliquità dell'Eclittica.<br />
· Lunghezze delle ombre, coordinate del<br />
punto ombra e angolo delle linee orarie<br />
in una meridiana Orizzontale e in una<br />
Verticale su un piano con Declinazione<br />
qualunque.<br />
Il programma fornisce inoltre i seguenti<br />
dati, che completano utilmente il quadro<br />
delle informazioni disponibili:<br />
nel caso del calcolo in giorni diversi:<br />
· istanti del sorgere e del tramonto del<br />
Sole, istante del passaggio del Sole al<br />
meridiano, durata del periodo di luce,<br />
Azimut dei punti sull’orizzonte in cui<br />
sorge e tramonta il Sole.<br />
· istanti di inizio dei crepuscoli<br />
Astronomico, Nautico e Civile e loro<br />
durate.<br />
nel caso del calcolo in ore diverse di uno<br />
stesso giorno:<br />
· istanti dell’alba, del tramonto e del passaggio<br />
del Sole al meridiano, valore della<br />
Equazione del Tempo al mezzogiorno<br />
locale.<br />
L’uso di GEFFEM risulta assai pratico<br />
non solo per i numerosi dati che forni-<br />
39
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
sce, ma anche per la varietà e la flessibilità<br />
delle opzioni per il loro trattamento a<br />
disposizione dell’utente:<br />
· I risultati del calcolo possono essere<br />
visualizzati, stampati o registrati su file<br />
ASCII, in 22 tipi di tabelle diverse.<br />
· Le principali grandezze angolari possono<br />
essere stampate o in ore, minuti,<br />
secondi (h m s) (ad es. l’Ascensione<br />
Retta del Sole), o in gradi, minuti primi<br />
e minuti secondi (° ' "), o in gradi e<br />
decimali di grado, o in radianti.<br />
· I dati registrati su file possono essere<br />
utilizzati con qualunque programma editor<br />
per ottenere, ad esempio, formati di<br />
stampa diversi, riduzioni nelle dimensioni,<br />
elaborazioni, ecc. o possono essere<br />
utilizzati con programmi tipo Excel per<br />
ottenere grafici, ecc.<br />
Una pregevole peculiarità del programma<br />
è rappresentata dalla precisione degli<br />
algoritmi usati. Per esempio, gli errori<br />
massimi, nel periodo 1900-2100, risultano<br />
inferiori a 0.2"-0.3" per la<br />
Declinazione del Sole e a 0.5" sulla<br />
Longitudine e sulla AR del Sole. I risultati<br />
inoltre mantengono un’ottima precisione<br />
anche in anni molto lontani nel<br />
tempo e per questo il programma si rivela<br />
particolarmente affidabile per indagini<br />
cronologiche, di ricerca storica e in<br />
archeoastronomia.<br />
Tutti i risultati possono essere calcolati<br />
tenendo conto dell’effetto della rifrazione<br />
o trascurandolo, tenendo conto della<br />
posizione del luogo di osservazione (calcolo<br />
topocentrico) e dell'altezza della<br />
località (depressione dell'orizzonte) o<br />
considerando l’osservatore posto al centro<br />
della Terra (calcolo geocentrico). Gli<br />
istanti del sorgere e del tramonto possono<br />
essere calcolati considerando o il<br />
bordo superiore del Sole, o il suo centro,<br />
o il bordo inferiore.<br />
Una caratteristica importante è che il<br />
programma non utilizza valori medi o<br />
valori costanti per l’intero giorno (in<br />
particolare per la Declinazione del Sole e<br />
per l’Equazione del Tempo). Per questo<br />
motivo i risultati forniti dal programma<br />
si prestano a verifiche sulla precisione di<br />
meridiane già costruite, alla determinazione<br />
dell'orientamento di piani, all’individuazione<br />
dei punti cardinali, alla verifica<br />
di antiche osservazioni, ecc., ma non<br />
dovrebbero essere utilizzati per la progettazione<br />
di orologi solari, dovendosi<br />
impiegare a tale scopo valori medi delle<br />
grandezze, calcolati su un arco di più<br />
anni e supposti costanti nell'intera giornata.<br />
Il programma GEFFEM è freeware ed<br />
è scaricabile gratuitamente dal sito del<br />
Coordinamento Gnomonico Italiano<br />
www.gnomonicaitaliana.vialattea.net/<br />
software-gnom2.htm<br />
Ne esiste anche la versione in inglese.<br />
L’installazione del programma, che<br />
avviene automaticamente ‘cliccando’ sull’eseguibile<br />
G_effem.exe, fornisce<br />
anche un dettagliato manuale di 24 pagine,<br />
con vari esempi di calcolo svolti per<br />
agevolare l’utente nel padroneggiare<br />
tutte le funzionalità e le numerose opzioni<br />
offerte.<br />
Per eventuali informazioni aggiuntive si<br />
può contattare direttamente l'autore:<br />
Ing. Gianni Ferrari<br />
via Valdrighi 135 - 41100 Modena<br />
e-mail: gf_merid@virgilio.it<br />
Alberto Nicelli<br />
Un esempio di questo fenomeno è la scomparsa dell’ombra<br />
dei fili della luce sospesi quando la loro distanza<br />
dal terreno è abbastanza grande.<br />
Conclusioni<br />
La possibilità di una meridiana convenzionale di indicare<br />
il tempo con precisione è in genere compromessa<br />
dalla larghezza delle linee e dalla imprecisione del tracciato,<br />
nel caso di quadranti piccoli, e dalla presenza<br />
della penombra, dovuta al diametro finito del Sole,<br />
negli orologi di grandi dimensioni.<br />
Nel progetto di grandi meridiane occorrerebbe, per<br />
questa ragione, tener conto dell’effetto della penombra<br />
e del come il nostro occhio vede il suo terminatore e, se<br />
possibile, utilizzare aste cilindriche o sfere o altri elementi<br />
simmetrici che permettono di determinare con<br />
buona precisione il centro della loro ombra.<br />
Nel caso che si voglia, o si debba, utilizzare come gnomone<br />
il bordo rettilineo di un elemento piano, si può:<br />
- o tener conto nel progetto del valore medio dell’effetto<br />
descritto in precedenza, tracciando quindi<br />
le linee orarie non in coincidenza con l’ombra teorica<br />
- o sagomare o ‘alzare’ opportunamente, l’elemento<br />
lineare stesso<br />
- o fare un tracciamento ‘sul campo’, cioè segnare<br />
sperimentalmente dove si ‘vede’ il terminatore dell’ombra<br />
ad una data ora, in più giorni e con diverse<br />
condizioni atmosferiche (e alla fine fare una<br />
media) . Questo è forse il metodo più semplice,<br />
almeno in teoria<br />
- o, infine, tracciare la meridiana secondo i metodi<br />
‘classici’ e osservare l’ombra, per la determinazione<br />
precisa dell’ora, con l’ausilio di uno ‘Shadow sharpener’,<br />
cioè di un evidenziatore dell’ombra. Era<br />
questo, ad esempio, il metodo usato dagli astronomi<br />
indiani, già alcuni secoli fa, per determinare gli<br />
istanti esatti nella grande meridiana equatoriale di<br />
Jaipur, costruita nei primi anni del 1700.<br />
Sperimentalmente si è trovato che con questo sistema<br />
si possono ottenere istanti con una precisione<br />
pari o inferiore a circa 10 sec.<br />
Bibliografia:<br />
Sundial Mailing List - Messaggi scambiati nel Giugno 2002<br />
- In particolare di John L. Carmichael, Arthur Carlson,<br />
Patrick Powers, Pete Swanstrom, Bill Walton<br />
VIRENDRA NATH SHARMA, The penumbra at noon, in «The<br />
Compendium» bollettino della North American Sundial<br />
Society, giugno 2002<br />
40
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Orologi solari medievali in<br />
provincia di Bari<br />
di Mario Arnaldi<br />
L<br />
a Puglia è la regione italiana che, più d’ogni<br />
altra, può vantare d’avere alcuni fra i più<br />
begli orologi solari medievali del nostro<br />
Paese. La provincia di Bari, in particolar modo, è ricca<br />
d’esempi veramente interessanti.<br />
Francesco Azzarita può essere considerato il primo<br />
censore degli orologi solari pugliesi e quindi anche dei<br />
medievali presenti in quella regione. Egli ha molte volte<br />
presentato alcuni di questi manufatti in articoli ed interventi<br />
di varia natura, nonché mostrati, ed in parte<br />
descritti, nel suo ultimo Compact Disk dedicato al censimento<br />
di quella regione. 1<br />
Durante il mio ultimo viaggio in quella terra, nell’ambito<br />
del progetto ‘Opus Dei’, 2 la fortuna mi ha permesso<br />
d’arricchire la lista degli orologi solari medievali<br />
pugliesi con la scoperta dell’orologio di Barletta.<br />
Il testo che segue non può essere che uno sguardo<br />
generale sul panorama medievale pugliese; soffermarsi<br />
troppo a lungo su ogni orologio porterebbe, infatti,<br />
quest’articolo ad una lunghezza, forse, inaccettabile. Mi<br />
limiterò, perciò, ad una scheda essenziale, ripromettendomi<br />
di ampliarne eventualmente la descrizione in altra<br />
sede, o in articoli futuri. In questo studio gli orologi<br />
solari saranno proposti seguendo l’ordine alfabetico<br />
delle città in cui essi si trovano.<br />
Altamura - Cattedrale (Santa Maria Assunta)<br />
La Cattedrale di Altamura fu costruita per espressa<br />
volontà di Federico II nel 1232, contemporaneamente<br />
alla fondazione della città e fu riedificata nel 1316 perché<br />
parzialmente rovinata da un terribile terremoto.<br />
Si tratta di un complesso architettonico discusso ma<br />
piacevole nelle sue linee, variamente classificato e non<br />
certamente puro. Le sue parti, tuttavia, sono così ben<br />
coordinate fra loro da offrire nell’insieme una bellezza<br />
armoniosa ed unitaria. Lo stile romanico-pugliese origi-<br />
nario, che qualcuno identifica come ‘federiciano’ per la<br />
personalissima impronta di Federico II, è visibile<br />
soprattutto sul fianco settentrionale, scandito da sette<br />
arcate e arricchito di un bel portale eretto dal re<br />
Roberto d’Angiò.<br />
L’orologio solare medievale di Altamura (fig. 1) è inciso<br />
crudamente sulla dura pietra della parete sud della cattedrale,<br />
vicino alla porta dell’antico coro, sette linee<br />
radiali si dipartono dal centro formando sei spazi, e la<br />
linea del mezzogiorno, ovvero la sesta ora, è verticale<br />
come di norma in tutti gli orologi solari verticali. Il disegno<br />
dell’orologio ricorda visibilmente un ventaglio<br />
semi-aperto rivolto verso il basso.<br />
fig. 1 L’orologio solare medievale della cattedrale di Altamura.<br />
Il modello verticale a ventaglio non è molto comune<br />
nella nostra penisola, anzi direi raro, mentre d’altra<br />
parte è facile trovarlo in oriente o già nella vicina<br />
Grecia, con cui certamente la Puglia aveva, in passato,<br />
fitte relazioni. Proprio in Grecia, appunto, sulla chiesa<br />
1<br />
F. AZZARITA, Quadranti solari in Puglia, Luglio 2000, CD rom autoprodotto.<br />
2<br />
Opus Dei è il termine utilizzato dai monaci per identificare l’intero Ufficio divino. Ho creato il progetto Opus Dei quasi sei anni fa dopo aver<br />
fatto il censimento degli orologi solari medievali irlandesi. Si sentiva in Italia l’esigenza di un censimento specifico e di uno studio più approfondito<br />
dell’argomento in questione.<br />
41
di Panagia Koimésis (santa Maria Assunta) a Nea Irea,<br />
l’antica Chonikas (Argolida / nordest di Argos) vicino<br />
a Natplion troviamo un altro orologio solare medievale<br />
molto simile al nostro con una forma a ventaglio semiaperto,<br />
anche se le sue linee sono decisamente maggiori<br />
di numero (nove per un totale di otto spazi).<br />
Due pietre poste subito sopra l’orologio di Altamura<br />
contengono alcune scritte: su quella di sinistra si leggono<br />
le sigle D CA PP, mentre su quella a destra è inciso<br />
l’anno 1554, ma quest’ultima scritta è più netta e<br />
tagliente delle linee dell’orologio solare sottostante. 3<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Misure dell’orologio di Altamura<br />
Lat.: 40° 50’ - Lon.: 16° 34'<br />
Altezza dal suolo: 186 cm<br />
larghezza: 33 cm - altezza: 22 cm<br />
angoli (in senso anti-orario): 40°, 55°, 71°, 90°,<br />
112°, 137°, 157°.<br />
Sotto la linea dell’ora sesta campeggia una vistosa ‘M’<br />
(meridie), mentre a sinistra, subito sotto la linea a fianco<br />
della verticale si legge un segno simile ad un ‘&’ ed<br />
una ‘T’ (forse Tertia?), e in corrispondenza dell’ultima<br />
linea a destra è stato inciso, forse in un secondo tempo<br />
per adattare il vecchio orologio alle ore italiche, il<br />
numero 22 (o forse 21).<br />
Nonostante l’antichità della cattedrale, l’orologio solare<br />
potrebbe essere di tarda fattura, così come quello di<br />
Barletta, che vedremo più avanti, e quello di Nea Irea.<br />
Andria - Cattedrale (San Riccardo)<br />
Dell’antica cattedrale di Andria non rimane molto a<br />
causa delle numerose ricostruzioni e trasformazioni<br />
subite in epoca rinascimentale. Si suppone che la sua<br />
costruzione risalga ai primissimi tempi della dominazione<br />
normanna; pare infatti che nel 1069 vi sia stata<br />
sepolta Emma figlia di Gotifredo conte di Conversano<br />
e moglie di Riccardo conte di Andria.<br />
Nonostante i mutamenti subiti, alcuni rari frammenti<br />
scultorei dei secoli XI e XII sono attualmente murati<br />
nella struttura della chiesa.<br />
L’orologio solare (fig. 2) si trova su una parete minore<br />
rivolta a sud a circa tre metri di altezza dal suolo. A differenza<br />
della maggior parte degli orologi solari medievali,<br />
questo possiede una forma a ferro di cavallo, ma è<br />
classicamente diviso in dodici settori uguali e nel cerchio<br />
estermo le ore sono distinte dalle prime lettere del<br />
loro nome. In senso antiorario leggiamo, dunque:<br />
PRI[ma], SE[cunda], TER[tia], QUA[rta], Q[in]N[ta],<br />
fig. 2 L’orologio solare medievale della cattedrale di Andria. (foto di<br />
Francesco Azzarita, per gentile concessione)<br />
SEX[ta], SEP[tima], OCT[tava], NO[na], DE[cima],<br />
UN[decima], DUO[decima]. Ogni settore, inoltre, contiene<br />
sei punti incisi in un cerchio intermedio. La cornice<br />
esterna è decorata con una rete di tratti incrociati<br />
ad angolo retto.<br />
Misure dell’orologio di Andria<br />
Lat.: 41° 13’ - Lon.: 16° 17'<br />
altezza dal suolo: ca 300 cm<br />
larghezza: ca 50 cm - altezza: ca 25 cm<br />
angoli (in senso anti-orario): 15°, 30°, 45°, 60°, 75°,<br />
90°, 105°, 120°, 135°, 150°, 165°,180°<br />
Dai caratteri epigrafici che compongono le scritte è<br />
possibile datare l’orologio solare al secolo XIII o XIV.<br />
Barletta - Cattedrale (Santa Maria Maggiore)<br />
L’attuale cattedrale di Barletta sorge su un’area considerata<br />
sacra in epoca dauno-romana, mentre nel secolo<br />
VI fu utilizzata per la costruzione di una grande basilica<br />
venuta recentemente alla luce. Sui resti di questa<br />
prima basilica ne fu eretta una ‘seconda’ nel secolo X,<br />
distrutta per costruire la cattedrale odierna.<br />
La costruzione dell’edificio romanico, terminante con<br />
tre belle absidi a vista, ebbe inizio nella prima metà del<br />
secolo XII (1140) e completata nelle sue parti principali<br />
fra il 1162 e il 1180. Molti elementi di quell’epoca<br />
furono eseguiti certamente da maestri itineranti, giunti<br />
in Puglia provenendo dalla Terra Santa. Alla cattedrale<br />
fu aggiunta, nella prima metà del XIV secolo, una<br />
seconda parte, ove furono alloggiati la cattedra, il pergamo<br />
e tre altari della distrutta Cattedrale di Canne.<br />
L’orologio solare della cattedrale, è rozzamente inciso<br />
ad un’altezza di circa due metri dal suolo, sulla seconda<br />
3<br />
Da un controllo fatto con programmi specifici non risulta, questa, essere una data significativa. L’unico anno importante fu il 1560, data in<br />
cui fu eretto o terminato uno dei due campanili.<br />
42
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
lesena della prima abside sud, vicino alla porta del coro.<br />
L’orologio è particolarmente interessante perché simile<br />
a quello inciso sulla cattedrale di Altamura. Entrambi<br />
hanno una forma a ventaglio semi-aperto e le linee racchiuse<br />
in un arco di cerchio che le comprende tutte; l’unica<br />
differenza consiste nel numero di linee e nella loro<br />
disposizione, ed in questo ve ne sono solo sei (vale a<br />
dire cinque spazi), senza la verticale del mezzogiorno.<br />
L’apertura delle linee sul mezzogiorno, nonché sulle<br />
altre ore, è tipica di alcuni modelli greco-bizantini, e la<br />
stessa impostazione delle ore la ritroveremo più avanti<br />
a Conversano.<br />
Sull’orologio non ci sono segni particolari che identifichino<br />
le linee orarie o i momenti liturgici, ma appena<br />
sotto di esso due scritte sovrapposte possono esserci<br />
d’aiuto per la sua descrizione. La prima linea riporta la<br />
data AD 22 M 1636 EM, 4 ma non sembra quella dell’orologio<br />
solare perché la qualità dell’incisione è notevolmente<br />
diversa. Non essendoci state eclissi visibili in<br />
quell’anno, l’unica ipotesi ragionevole è che si tratti<br />
della data della Pasqua avvenuta, infatti il 23 marzo, ma<br />
è difficile sapere per quale motivo sia stata annotata con<br />
tanta cura. 5<br />
Nella seconda linea si legge ‘IL CANTOR DI’ con una<br />
qualità incisoria più scadente, e molto simile a quella del<br />
nostro orologio, presumibilmente si tratta dell’identità<br />
del suo costruttore.<br />
Il ‘cantore’, altrimenti detto ‘magister scholaru’, ‘prior scholæ<br />
cantorum’, ‘chori episcopus’, ‘primicerius’ ecc. è, infatti, una<br />
figura assai importante all’interno di una cattedrale, ed<br />
i suoi compiti sono sempre registrati all’interno dell’ordinarium<br />
di ogni chiesa episcopale. Il suo compito consisteva<br />
nel regolare l’Ufficio Divino, la salmodia delle<br />
Ore, insegnare ai chierici la grammatica e il canto, collazionare<br />
e correggere i codici destinati al servizio della<br />
chiesa.<br />
Viste le scarse fonti consultabili al riguardo ed i pochissimi<br />
dati epigrafici, oltre a qualche influenza greca, possiamo<br />
solo ipotizzare una data tarda per l’orologio<br />
(forse XIV o XV secolo?). Ipotesi, tuttavia, che si basa<br />
su pochi e scarsi elementi, principalmente riferendosi a<br />
comparazioni stilistiche.<br />
fig. 3 L’orologio solare medievale della cattedrale di Barletta.<br />
Misure dell’orologio di Barletta<br />
Lat.: 41° 19’ - Lon.: 16° 17'<br />
Altezza dal suolo: 210 cm<br />
larghezza: 35 cm - altezza: 18 cm<br />
angoli (in senso anti-orario): 35°, 53°, 75°, 105°,<br />
130°, 150°.<br />
Conversano - San Benedetto (chiostro antico)<br />
Il monastero e la chiesa di S. Benedetto a Conversano,<br />
sorsero probabilmente alla fine del X secolo nell’area<br />
d’influenza della contea longobarda di Capua e del<br />
cenobio di Montecassino.<br />
Il monastero divenne abbazia e presto la sua autorità<br />
crebbe di pari passo con le fortune della contea normanna<br />
di Conversano, che a sua volta consolidò il suo<br />
potere grazie all'appoggio dell’abate, direttamente<br />
dipendente dalla Santa Sede e massima autorità religiosa<br />
della città. Terminato l’episodio svevo, i sovrani<br />
angioini sciolsero il cenobio benedettino, e nel 1267 lo<br />
sostituirono con un gruppo di monache cistercensi greche,<br />
capeggiate dalla badessa Dameta Paleologa.<br />
Adiacente la fiancata sud sopravvive il piccolo chiostro<br />
trapezoidale, grandemente restaurato nell’ottocento,<br />
del quale sopravvivono alcune bifore con capitelli a<br />
fig. 4 L’orologio solare medievale di Conversano.<br />
4<br />
<strong>Anno</strong> Domini 22 marzo 1636 Embolismo. Dicevasi anno embolismo l’anno lunare composto da tredici lunazioni, e occorreva ogni due anni<br />
comuni di dodici lunazioni.<br />
5<br />
Certamente un'attenta lettura delle cronache locali o della cattedrale potranno portare a risposte più certe.<br />
43
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
stampella databili probabilmente tra XII e XIII secolo.<br />
Nello stesso chiostro sopravvive anche un interessantissimo<br />
orologio solare medievale di probabile influenza<br />
greca. L’orologio è inscritto in un semicerchio a circa<br />
sette metri da terra, il disegno è inciso nella pietra e<br />
riempito di tessere musive color rosso (le linee) e turchese<br />
(le lettere), mentre la traccia del semicerchio è<br />
riempita con tessere alternate rosse e bianche. Il semicerchio<br />
è suddiviso in soli undici spazi (tipico di molti<br />
orologi solari greco-bizantini) e le ore sono evidenziate<br />
con lettere latine sul termine esterno delle linee orarie.<br />
In senso antiorario leggiamo quindi: P[rima], S[ecunda],<br />
T[ertia], Q[uarta], Q[uinta], S[exta], S[eptima], O[ctava],<br />
N[ona], D[ecima], V[ndecima], D[uodecima].<br />
Per motivi di spazio non posso soffermarmi sulla<br />
inconsueta posizione delle lettere sulle linee orarie, ma<br />
è interessante notare che questa stessa importazione<br />
grafica e temporale è caratteristica di alcuni orologi<br />
solari greco-bizantini; cito in particolare il notissimo<br />
orologio di Orchomenos, quello di Merbeka, di Pelion,<br />
o quello di Anfissa in Grecia, ma anche quelli di<br />
Ereruk, Makaravauk, Aghzin e di Aghioc Vank in<br />
Armenia.<br />
In Italia ci sono altri due orologi solari medievali con la<br />
stessa caratteristica di quelli appena citati ed entrambi<br />
sono riconducibili ad influenze greco-bizantine.<br />
Misure dell’orologio di Conversano<br />
Lat.: 40° 58' - Lon.: 17° 07'<br />
Altezza dal suolo: ca 700 cm<br />
larghezza: ca 90 cm - altezza: ca 60 cm<br />
angoli (in senso anti-orario): ca 16°, 33°, 49°, 65°,<br />
82°, 98°, 114°, 130°, 147°, 163°, 180°.<br />
Molfetta - Duomo vecchio (San Corrado)<br />
San Corrado, la più importante chiesa di Molfetta,<br />
come molte chiese episcopali pugliesi, fu eretto in più<br />
tempi. Non molto si sa del suo anno di costruzione,<br />
perché l’archivio vescovile fu distrutto durante il sacco<br />
dei francesi nel 1529. Quello che conosciamo lo possiamo<br />
dedurre solo da alcuni documenti notarili che<br />
vanno dal 1185 al 1285, dai quali s’evince che al tempo<br />
delle ultime date la chiesa non era ancora conclusa,<br />
anche se ormai in via di finitura. La critica, quindi, stabilisce<br />
che San Corrado sia dunque sorto a cavallo della<br />
fine del XII secolo e i primi decenni del XIII.<br />
L’orologio solare del duomo è, a mio parere, uno fra i<br />
fig. 5 L’orologio solare medievale sulla chiesa di San Corrado (duomo<br />
vecchio) a Molfetta<br />
più belli d’Italia, scolpito in bassorilievo con particolare<br />
finezza e gradevolezza. Esso si trova a circa sette o<br />
otto metri d’altezza dal suolo, vicino allo spigolo del<br />
corpo architettonico a sinistra della porta d’accesso<br />
meridionale. L’orologio è diviso in dodici spicchi scavati<br />
e arrotondati all’estremità fuoriuscenti dalla bocca di<br />
un volto androgino scolpito nella sua parte superiore.<br />
Non esistono molte interpretazioni di questa figura,<br />
Francesco Azzarita lo ritiene un volto femminile, 6 ma<br />
con maggiore probabilità si può considerare il volto di<br />
Crono, del Creatore o del Cristo Chronocrator. 7<br />
Sempre Azzarita ricorda che sull’arco del presbiterio,<br />
all’interno dell’edificio, si trova una scultura di uomo<br />
col segno del tempo che viene colpito dai raggi del Sole<br />
nascente al solstizio estivo.<br />
Misure dell’orologio di Molfetta<br />
Lat.: 41° 12’ - Lon.: 16° 36'<br />
Altezza dal suolo: ca 800 cm<br />
larghezza: ca 35 cm - altezza: ca 18 cm<br />
angoli (in senso anti-orario): 15°, 30°, 45°, 60°, 75°,<br />
90°, 105°, 120°, 135°, 150°, 165°, 180°.<br />
Ruvo di Puglia - Cattedrale (Santa Maria Assunta)<br />
La cattedrale di Ruvo è uno dei più noti e discussi edifici<br />
romanici in Terra di Bari, la cui fama va oltre i suoi<br />
meriti effettivi.<br />
6<br />
F. AZZARITA, op. cit.<br />
7<br />
«Ma in attesa della fine dei tempi il Cristo - Sole è il ‘signore del tempo’, il Chronocrator, di cui egli regola lo scorrimento. Tale è il fondamento e la giustificazione<br />
della liturgia solare che segue i diversi cicli del tempo misurati dall’andamento degli astri.», J. HANI, Il simbolismo del tempio cristiano, p.158, Roma 1996.<br />
44
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
fig. 6 L’orologio solare medievale della cattedrale di Ruvo di Puglia.<br />
Le forme attuali sono il frutto di un tormentato iter<br />
costruttivo iniziato nel XII secolo e conclusosi nel<br />
maturo duecento. I vari rimaneggiamenti ed interventi<br />
sucessivi ne hanno alterato la lettura e resa incerta l’interpretazione.<br />
Le numerose trasformazioni hanno slanciato particolarmente<br />
la navata centrale della cattedrale, e le parti<br />
laterali hanno acquisito una elevata inclinazione dando<br />
al tutto una caratteristica e particolare forma a capanna.<br />
L’orologio solare della cattedrale (fig. 6) è situato a circa<br />
sette metri da terra sullo spigolo ovest della parete<br />
meridionale, subito sotto la prima arcatella. Lo stile e la<br />
fattura, con solo piccole differenze decorative, lo rendono<br />
quasi gemello di quello che si trova sul vicino<br />
duomo di Molfetta ed anch’esso è diviso in dodici settori<br />
ricavati entro scanalature arrotondate all’estremità.<br />
Purtroppo della testa in bassorilievo oggi resta pochissimo,<br />
solo una piccola porzione del mento e una debole<br />
traccia della sua antica esistenza.<br />
Misure dell’orologio di Ruvo di Puglia<br />
Lat.: 41° 07’ - Lon.: 16° 29'<br />
Altezza dal suolo: ca 700 cm<br />
larghezza: ca 60 cm - altezza: ca 35 cm<br />
angoli (in senso anti-orario): 15°, 30°, 45°, 60°, 75°,<br />
90°, 105°, 120°, 135°, 150°, 165°, 180°.<br />
Bisceglie - Tempio di Giano (Santa Maria)<br />
Non tralascerei in questo studio il tempio di Giano<br />
presso Bisceglie (fig. 7). Si tratta di un edificio religioso<br />
romanico che può suscitare un certo interesse gnomonico<br />
per la presenza di un unico oculo, di circa 40 cm<br />
di diametro, isolato sulla sua parete meridionale a circa<br />
5 mt di altezza. Non mi è stato possibile visitare l’interno<br />
della chiesetta, per constatare di persona le possibili<br />
implicazioni gnomoniche dell’oculo, ma come già<br />
fig. 7 Oculo al Tempio di Giano.<br />
accade per San Leonardo di Siponto, presso<br />
Manfredonia, anche l’oculo del tempio di Giano meriterebbe<br />
uno studio ed un’indagine più accurata.<br />
Gli orologi solari medievali in questa regione hanno<br />
caratteri stilistici che si mescolano facilmente fra<br />
Oriente e Occidente, ed alcuni di quelli esposti in queste<br />
pagine certamente meriterebbero un articolo interamente<br />
dedicato ad essi. L’apporto della cultura grecobizantina<br />
in Puglia è praticamente inscindibile dalla<br />
liturgia della Chiesa locale, e spesso occhieggia fra i<br />
motivi artistici e le pietre squadrate degli edifici svevi ed<br />
angioini. La loro bellezza e le implicazioni storiche che<br />
li accompagnano, quindi, sono tutt’altro che da sottovalutare.<br />
Tutte le foto sono dell’autore tranne la numero 2. Nelle<br />
due tavole seguenti si può vedere la mappa delle chiese<br />
medievali nella provincia di Bari e la lista di quelle visitate.<br />
Bibliografia essenziale:<br />
Per tutti, tranne che per Barletta, vd. principalmente:<br />
FRANCESCO AZZARITA, Quadranti solari in Puglia, luglio 2000,<br />
CD rom autoprodotto;<br />
F. AZZARITA, Quadranti solari in Puglia, in «Miscellanea di<br />
Studi Pugliesi», Schena ed., n. 1, 1984.<br />
Per l’orologio solare di Molfetta vd. anche:<br />
ADRIANO ALPAGO-NOVELLO, Tempo e Architettura, in «Dalla<br />
forma allo spirito» scritti in onore di Nina<br />
Kauchtschischwili, ed. Guerrini, Milano 1989, pp. 303-25,<br />
fig. a p. 322;<br />
GABRIELE VANIN, Le Meridiane Bellunesi, Comunità Montana<br />
Feltrina - Centro per la documentazione della cultura popolare,<br />
Quaderno n.9, Pilotto ed., Feltre 1991, p. 20, fig. 9.<br />
45
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
CHIESE ED ABBAZIE MEDIEVALI IN PROVINCIA DI BARI<br />
Chiunque desiderasse collaborare al progetto 'Opus Dei' può mettersi in contatto con l’autore all’indirizzo e-mail: marnaldi @libero.it<br />
46
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Decorare il tempo.<br />
Considerazioni e proposte<br />
sull’abbellimento pittorico degli<br />
orologi solari su intonaci<br />
di Ennia Visentin<br />
L<br />
a decorazione degli orologi solari ha rappresentato<br />
storicamente un modo di raffigurare<br />
ed esprimere la cultura e lo spirito artistico<br />
di un popolo. Oggi, grazie anche alla disponibilità di<br />
nuovi prodotti, possiamo - sulla base dei preziosi insegnamenti<br />
ereditati dal passato - ampliare ulteriormente<br />
le potenzialità che questa ‘arte minore’ consente.<br />
Allontaniamoci per un po’ dalla metodica osservazione<br />
degli astri, da antichi calendari e da ampiezze angolari<br />
misurate lungo l’Equatore Celeste e avventuriamoci in<br />
questo mondo fantasioso ma non meno rigoroso, per<br />
scoprire una storia di immagini da narrare.<br />
Linee, angoli, iperbole, lemniscate e quant’altro che lo<br />
gnomonista con paziente dedizione ha tracciato sulla<br />
parete, attendono di essere da noi impreziosite.<br />
Cogliamo quindi l’invito del D’Annunzio: «Affrettatevi!<br />
Intrecciate in ghirlande le rose belle per cingerne le ore<br />
che passano».<br />
Com’è noto, nel dare inizio alla sua opera, normalmente<br />
il pittore non si propone una raffigurazione pedissequa<br />
del reale, ma tende piuttosto a una sua interpretazione,<br />
spesso valorizzando nel miglior modo gli indizi<br />
che lo sguardo coglie. È il prolungamento del reale nel<br />
fantastico: la possibilità-propensione dell’immagine pittorica<br />
ad approfittare degli stimoli derivanti dall’ambiente<br />
circostante. Il quadrante solare vuol essere ‘raccontato’,<br />
accompagnato da immagini e messaggi della<br />
sua funzione, delle sue regole compositive, della sua<br />
essenza. Vuole uscire da quell’inesorabile silenzio che la<br />
parete vuota racchiude in sé.<br />
Pur lasciando al pittore totale libertà di esprimere la<br />
propria creatività, cerchiamo dunque di individuare gli<br />
elementi fondamentali che caratterizzano la decorazio-<br />
ne di un quadrante solare.<br />
È da considerarsi buona norma evitare il più possibile<br />
di dare l’impressione che la nostra opera sia estranea a<br />
ciò che la circonda, per forme, dimensioni, materiali,<br />
cromatismi e quant’altro. Il dipinto non è un quadro<br />
semplicemente tracciato sul muro, ma un semplice<br />
muro sublimato in dipinto, inserito nell’ambiente circostante<br />
(architettonico, naturale, culturale ...) senza soluzione<br />
di continuità. Cerchiamo quindi di rispettare il<br />
rapporto delle proporzioni con lo spazio architettonico<br />
che lo accoglie, per dimensione e forma.<br />
Anche le affinità - o i voluti contrasti - degli elementi<br />
stilistici devono tuttavia armonizzarsi con le caratteristiche<br />
dell’ambiente circostante.<br />
Qualsiasi eventuale riquadratura dipinta (cornice semplice<br />
o arricchita), deve tendere a collegare l’opera allo<br />
spazio che la accoglie. A tale scopo si possono per<br />
esempio richiamare motivi architettonici quali cornicioni<br />
e mensole; oppure materiali come marmi policromi,<br />
pietre e terrecotte presenti nella struttura; o ancora elementi<br />
naturalistici tipici di quel luogo, con un infinità di<br />
variazioni che di volta in volta l’ambiente stesso suggerisce<br />
all’osservatore più attento. La riquadratura diviene<br />
così elemento di collegamento ma anche chiave di<br />
accesso al quadrante solare e a tutte le informazioni in<br />
esso racchiuse. Un racconto dipinto. Un ‘viaggio’ dalle<br />
mille interpretazioni con il quale catturare l’attenzione<br />
dell’osservatore.<br />
Ma come affrontare la realizzazione di questo ‘viaggio’<br />
metaforico?<br />
Prima di tutto, la scelta della collocazione dell’orologio<br />
solare sulla parete va effettuata valutando che lo spazio<br />
stabilito sia privo di elementi di disturbo e di impedi-<br />
47
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
mento (finestre, cornici o altro), e che su tale superficie<br />
non vengano a proiettarsi - in nessun periodo dell’anno<br />
- le ombre di tettoie, cornicioni, edifici circostanti, arredi<br />
urbani, insegne, fronde di alberi.<br />
Elementi grafici<br />
Stabiliti forma e dimensione come precedentemente<br />
descritto, si procede con l’inserimento degli elementi<br />
che caratterizzano - dal punto di vista tecnico - il quadrante<br />
solare.<br />
Attraverso opportuni calcoli, lo gnomonista traccia su<br />
questo spazio una linea centrale verticale, corrispondente<br />
al passaggio del sole al meridiano (linea oraria del<br />
mezzogiorno) e traccia le linee che si riferiscono alle<br />
altre ore del giorno in base alla declinazione della parete<br />
scelta. Le linee orarie si possono disporre in modi<br />
diversi a seconda del sistema di misurazione del tempo<br />
adottato.<br />
Spesso troviamo anche altre indicazioni:<br />
·Linea solstiziale invernale: indica la minima altezza<br />
raggiunta dal Sole, è posta in alto e ha forma iperbolica;<br />
·Linea equinoziale: divide l’anno in due parti, identifica<br />
primavera ed autunno, ed è posta trasversalmente;<br />
·Linea solstiziale estiva: indica la massima altezza raggiunta<br />
dal Sole, è posta in basso e ha anch’essa forma<br />
iperbolica;<br />
·Segni zodiacali: danno indicazioni sulle stagioni e sul<br />
calendario;<br />
·Stilo polare o gnomone: è l’indicatore per la lettura del<br />
quadrante solare;<br />
·Tabella dell’equazione del tempo: rappresenta la differenza<br />
tra il tempo indicato dall’orologio solare e quello<br />
convenzionalmente letto nei nostri orologi;<br />
·Curva lemniscata (a forma di otto): è la rappresentazione<br />
grafica dell’equazione del tempo.<br />
Elementi decorativi<br />
Sulla base del posizionamento di tutti questi elementi<br />
possiamo dare inizio allo sviluppo dell’ornamento pittorico,<br />
che inizialmente viene proposto in scala tramite<br />
bozzetto.<br />
Per gli amanti del fantastico, la stessa rappresentazione<br />
grafica degli elementi tecnici descritti diventa spunto<br />
per realizzare surreali giochi di forme, stravaganti chimere,<br />
tribali e simboliche rappresentazioni, fantasiosi<br />
astrattismi di forme e colori.<br />
Talvolta il soggetto della decorazione viene suggerito<br />
dal committente stesso, ad esempio proponendo raffigurazioni<br />
di scene di vita che lo coinvolgono direttamente<br />
(un evento particolarmente felice, una professione<br />
curiosa, un luogo caro, un passatempo perseguito<br />
con passione, …). In altri casi il soggetto è determinato<br />
da elementi storico-culturali (ricorrenze particolari,<br />
celebrazioni religiose, presenze architettoniche che<br />
caratterizzano il luogo, ecc.).<br />
I soggetti della decorazione possono essere arricchiti e<br />
‘rafforzati’ da una ‘massima’, cioè da una breve frase dal<br />
significato emblematico e particolarmente pregnante.<br />
In funzione di fattori quali il gusto personale, l’ambiente,<br />
il contesto della scena dipinta e lo spazio a disposizione,<br />
la massima può avere natura filosofica, religiosa,<br />
ludica o allegorica, esprimendo metafore sul significato<br />
della vita, o semplicemente attingendo da citazioni di<br />
poeti, statisti, saggi. Nella gnomonica classica la lingua<br />
di riferimento per le massime è il latino, tuttora utilizzato<br />
per il suo carattere conciso e quasi ermetico. Negli<br />
orologi solari di più recente costruzione tuttavia le massime<br />
sono generalmente riportate in lingua italiana. Vi<br />
troviamo anche espressioni di saggezza popolare riportate<br />
nei vari dialetti regionali.<br />
Un buon equilibrio tra tutti gli elementi rappresentati<br />
nella decorazione è condizione essenziale per raggiungere<br />
i più elevati livelli sia estetici sia semantici. Spazi<br />
troppo pieni possono generare confusione rendendo il<br />
tutto di difficile lettura; d’altro canto ornamenti deboli<br />
o scarni possono svilire l’opera. Ritmo e armonia possono<br />
essere prodotti con una illimitata varietà di forme<br />
e linguaggi espressivi, senza ricorrere a eccessi ma avvalendosi<br />
di un’ampia libertà di disegno.<br />
TECNICHE ESECUTIVE E<br />
MATERIALI IMPIEGATI<br />
Una volta preparato il bozzetto che riproduce in scala il<br />
nostro quadrante solare, completo di dimensioni,<br />
forma, dati tecnici espressi graficamente, tema, ornamento<br />
ed eventuali massime, si procede definendo la<br />
tecnica pittorica da usare per la realizzazione della meridiana<br />
sulla parete.<br />
Tra le tecniche pittoriche più tradizionali e antiche troviamo:<br />
· Affresco<br />
· Mezzo fresco<br />
· Graffito.<br />
Tra le tecniche pittoriche con materiali moderni troviamo:<br />
· Pittura ai silicati<br />
· Pittura ad acrilici<br />
· Pittura ai silossanici.<br />
Affresco<br />
La tecnica di esecuzione degli orologi solari più utiliz-<br />
48
zata nei secoli e che ci ha lasciato le tracce<br />
più belle e significative è senza dubbio<br />
quella della pittura ad affresco.<br />
I primi esempi di pittura parietale risalgono<br />
alla preistoria, mentre la tecnica<br />
dell’affresco appare accennata già nell’antico<br />
Egitto e in Mesopotamia. Grazie<br />
ai testi pervenuti fino a noi, possediamo<br />
dettagliate informazioni sulle tecniche<br />
usate dai Greci e dai Romani (Vitruvio,<br />
‘De Architectura’).<br />
L’affresco è una tecnica pittorica che<br />
consiste nel dipingere sopra a un intonaco<br />
composto prevalentemente di calce<br />
spenta e sabbia, appena steso e ancora<br />
fresco (da cui deriva il nome affresco). I<br />
pigmenti - prevalentemente naturali,<br />
accuratamente macinati - vengono stemperati<br />
e diluiti in sola acqua.<br />
Il colore penetra nell'intonaco, l’acqua evapora e attraverso<br />
un processo chimico (carbonatazione) l’anidride<br />
carbonica dell’aria trasforma la calce spenta in carbonato<br />
di calcio.<br />
Durante questa reazione chimica il colore viene inglobato<br />
nell'intonaco e ‘cristallizza’ formando un tutt’uno<br />
con esso. Aumentano in tal modo tono, brillantezza e<br />
trasparenza del colore, compattezza e durevolezza di<br />
tutto il supporto pittorico.<br />
È necessario evitare di dipingere nel periodo appena<br />
successivo alla stesura dell’intonaco, in quanto la pennellata<br />
porterebbe a uno sgradevole impasto del pigmento<br />
con la malta. Ideale è attendere circa un’ora dalla<br />
stesura, ma la durata di tale periodo è determinata da<br />
una serie di fattori tecnici e climatici: esposizione solare,<br />
ventilazione, stagione, umidità del luogo, spessore<br />
degli intonaci.<br />
L’ottimale è attendere che l’acqua usata per la miscelazione<br />
dei componenti della malta migri verso l’interno,<br />
nei vari strati dell’intonaco, lasciando così liberi i ‘pori’<br />
dello strato in superficie. In questo modo l’acqua usata<br />
per diluire il pigmento viene assorbita dall’intonachino<br />
durante l’esecuzione pittorica, lasciando che il colore si<br />
depositi sulla superficie.<br />
Quando il supporto non assorbe più l’acqua stesa con<br />
la pennellata, si verifica una colatura del colore, la quale<br />
indica che l’acqua, precedentemente migrata verso l’interno,<br />
sta ora ritornando in superficie in fase d’evaporazione.<br />
L’intonachino sta asciugando, la calce spenta si<br />
sta trasformando in carbonato di calcio. Se si continua<br />
a dipingere una volta asciutto l’intonaco, il colore può<br />
spolverare in quanto debolmente legato alla superficie<br />
pittorica. Data la ‘finestra temporale’ molto limitata in<br />
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
fig. 1 Affresco. Orologio solare in fase di realizzo. Si nota la giornata di lavoro nella parte centrale<br />
con la tracciatura e dipintura delle linee orarie con i segni zodiacali, eseguita ad affresco.<br />
Ai lati si notano gli intonaci lavorati ad arriccio che in questo caso è composto da una malta di<br />
sabbia, calce e coccio pesto (vedi descrizione intonaci). Queste due superfici sono pronte per<br />
accogliere l’intonachino e la decorazione ad affresco.<br />
49<br />
cui si può lavorare, è consigliabile procedere su porzioni<br />
di intonaco di dimensioni limitate.<br />
La tecnica dell’affresco richiede dunque padronanza e<br />
immediatezza nell’esecuzione. I colori asciugando cambiano<br />
tonalità; il disegno necessita di un’adeguata preparazione<br />
e in fase esecutiva è consigliabile evitare<br />
ripensamenti.<br />
GLI INGREDIENTI DELL'AFFRESCO<br />
Pigmenti<br />
Non tutti i pigmenti possono essere usati ad affresco.<br />
La causticità della calce ‘aggredisce’, infatti, il pigmento<br />
e in alcuni casi ne altera le caratteristiche cromatiche.<br />
Questi tipi di pigmenti vengono usati a secco, mescolati<br />
con del legante e stesi sulla superficie quando il processo<br />
di carbonatazione è completato.<br />
Nell’affresco il pigmento deve quindi essere stabile alla<br />
luce e all’azione caustica della calce. Deve mescolarsi<br />
perfettamente con l’acqua e il grassello di calce. Non<br />
deve scomporsi se miscelato con altri colori.<br />
I colori in polvere vengono macinati, poi stemperati in<br />
poca acqua e lasciati in vasi chiusi per alcuni giorni,<br />
prima del loro utilizzo.<br />
I pigmenti più comuni sono:<br />
Bianchi: Bianco S. Giovanni, Bianco di Titanio.<br />
Gialli: Ocra gialla, Terra Siena Naturale, Terra Siena<br />
Bruciata, Giallo di cadmio.<br />
Rossi: Ocra rossa, Rosso Pozzuoli, Rosso Verona,<br />
Rosso Venezia, Rosso di cadmio, Caput Mortum.<br />
Verdi: Verde Verona, Verde di cromo.<br />
Blu: Blu egiziano, Azzurro di cobalto.<br />
Bruni: Terra d’ombra naturale, Terra d’ombra bruciata,<br />
Terra di Kassel.
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 2 Decorazione ad affresco completata. L’orologio solare è declinante verso est, con quadrante a ore moderne<br />
e stilo polare. Comprende anche il calendario stagionale con linea equinoziale e linee relative ai solstizi<br />
estivo ed invernale. Riferimenti mensili realizzati con i segni zodiacali. Fontanafredda -Pordenone, calcoli e<br />
realizzazione: E. Visentin<br />
Neri: Nero vite, Nero d’ossa, Terra nera di Venezia.<br />
Leganti<br />
Nella pittura ad affresco si usano come legante: la calce<br />
spenta, o il grassello di calce, oppure la calce aerea.<br />
La calce ideale per l’affresco mantiene le sue capacità<br />
adesive e contemporaneamente dimostra poca causticità.<br />
Inerti<br />
Gli inerti maggiormente usati sono la sabbia di fiume;<br />
la pozzolana, materiale di origine vulcanica con caratteristiche<br />
cementanti che conferisce proprietà idrauliche e<br />
maggior resistenza alla malta; il carbonato di calcio<br />
(polvere di marmo), derivante dalla macinazione delle<br />
rocce calcaree, che crea una superficie compatta e resistente;<br />
l’argilla cotta frantumata (coccio pesto).<br />
Acqua<br />
L’acqua deve essere priva di sostanze acide. La migliore<br />
è quella potabile, usata a temperatura ambiente.<br />
Stesura degli intonaci<br />
La pittura ad affresco necessita di un<br />
buon supporto murario che deve<br />
essere privo di polvere e bagnato<br />
abbondantemente. Il primo strato che<br />
lo ricopre, chiamato rinzaffo, è composto<br />
da sabbia grossa e calce, con<br />
uno spessore tra 1 e 2 cm. Quando<br />
asciutto, si stende il secondo strato,<br />
l’arriccio, dallo spessore di alcuni millimetri,<br />
composto da sabbia media e<br />
calce (rapporto 2:1) e viene lavorato<br />
con un frattazzo in legno.<br />
Il terzo strato, - e generalmente l’ultimo<br />
- chiamato intonachino o<br />
velo, è composto da sabbia<br />
fine e/o polvere di marmo e<br />
calce (rapporto 2:1), e viene<br />
steso con uno spessore di<br />
pochi millimetri. Anche in<br />
questo caso si lavora con il<br />
frattazzo di legno o di spugna.<br />
Spessori elevati possono creare<br />
fenditure durante l’asciugatura.<br />
Tra uno strato di intonaco<br />
e l'altro la superficie va<br />
sempre bagnata. Il velo viene<br />
steso per una superficie sufficiente<br />
per la giornata di lavoro.<br />
I margini vengono tagliati obliqui<br />
per facilitare il collegamento<br />
con le porzioni di intonachino che si stenderanno<br />
nelle giornate successive.<br />
Il disegno, precedentemente riportato a misura reale su<br />
carta, viene tracciato sull’intonachino attraverso due<br />
tecniche: lo spolvero o l’incisione. Lo spolvero consiste<br />
nel praticare piccoli fori sulla carta lungo i contorni del<br />
disegno, il quale viene poi appoggiato sull’intonaco e<br />
tamponato con un sacchetto di stoffa contenente colore<br />
in polvere.<br />
L’incisione consiste appunto nell’incidere, con uno<br />
strumento appuntito, i contorni del disegno dopo aver<br />
steso la carta sopra l’intonachino fresco.<br />
Il supporto è ora pronto per essere dipinto.<br />
Mezzo Fresco<br />
Quando, seguendo le fasi descritte per l’affresco, si arriva<br />
a una fase molto avanzata di carbonatazione, è possibile<br />
continuare a dipingere aggiungendo al colore del<br />
legante che nel caso specifico è la calce stessa. Si parla<br />
perciò anche di pittura a calce.<br />
fig. 3 Quadrante solare eseguito su intonaco tradizionale di calce e sabbia a diversa granulometria.<br />
L'ultimo strato ‘velo’ è composto da carbonato di calce e grassello di calce. Dipinto ad affresco nella<br />
fase iniziale e terminato a calce con pigmenti. Declinazione 180° sud. Stilo polare. Pordenone.<br />
Proprietà dell’autrice E. Visentin.<br />
50
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Mentre nel buon fresco la calce presente nell’intonachino<br />
è sia legante per il supporto, sia - attraverso la carbonatazione<br />
- legante per i colori, in questo caso essa<br />
rappresenta esclusivamente il medium o legante del<br />
colore perché l’intonachino è ormai asciutto o quasi. Il<br />
colore quindi non è conglobato nell’intonachino come<br />
per l’affresco, ma è sovrapposto a esso in un momento<br />
successivo. Le pennellate risultano quasi a rilievo e i<br />
colori diventano più corposi. La trasparenza e la brillantezza<br />
tipica dell’affresco vengono, però, attenuate.<br />
È consigliato usare la pittura a calce (stesa quindi a<br />
secco sull’intonaco) con grande cautela perché non<br />
offre la garanzia di durevolezza che caratterizza l’affresco.<br />
L’azione dell’anidride carbonica, che trasforma la<br />
calce spenta in carbonato di calcio, è minima, poiché<br />
penetra in strati relativamente sottili, permettendo così<br />
alla pittura a calce di fare poca presa.<br />
Questa pittura, eseguita in un esterno, dimostra poca<br />
resistenza al dilavamento dell’acqua piovana e al contatto.<br />
Inoltre l’inquinamento atmosferico presente nelle<br />
nostre città aggrava ancor più il deterioramento delle<br />
tinte.<br />
Per limitare questi inconvenienti e aumentare la resistenza<br />
della calce eliminandone anche la polverulenza,<br />
è buona norma aggiungere alla pittura (sempre se stesa<br />
su intonaco secco) dei leganti in percentuale massima<br />
del 10% rispetto alla quantità della calce. Questi leganti,<br />
comunemente chiamati colle, possono essere di varia<br />
natura.<br />
Tra le colle di origine naturale, utilizzabili per gli esterni,<br />
figurano:<br />
· Colle derivate dal latte (latte, caseina, …).<br />
· Colle derivate dall'uovo (colla di albume e di tuorlo).<br />
Tra le colle d’origine artificiale troviamo le resine acriliche<br />
e poliviniliche.<br />
È molto importante provare di volta in volta la<br />
tinta preparata con le colle prima di intervenire<br />
sulla superficie definitiva da dipingere.<br />
Va segnalato che l’utilizzo di resine plastiche,<br />
da un lato può eliminare gli inconvenienti della<br />
pittura a calce, dall’altro snatura le caratteristiche<br />
della stessa, limitando la traspirazione delle<br />
superfici dipinte e diminuendo ulteriormente<br />
lucentezza e trasparenza.<br />
secondo strato con colore diverso dal primo (oppure<br />
un velo di grassello).<br />
Applicato il disegno a spolvero o a incisione, si asporta<br />
l’ultimo strato o gli ultimi strati di intonachino, usando<br />
arnesi tipo raschietti o punteruoli.<br />
Si realizzano disegni sia monocromi, con effetto chiaroscurale<br />
molto intenso, sia policromi, frutto della stesura<br />
di più strati di intonaci variamente colorati, con lo<br />
scopo di ottenere effetti di colore particolarmente contrastanti.<br />
In passato lo strato di intonaco inferiore conteneva carbone<br />
macinato, mentre quello superiore era a base di<br />
carbonato di calcio o coccio pesto.<br />
Come per l’affresco, i pigmenti usati per il graffito<br />
devono essere stabili alla calce e il tempo di realizzo è<br />
limitato dal processo di presa.<br />
TECNICHE PITTORICHE MODERNE<br />
Pittura ai Silicati<br />
La pittura ai silicati, conosciuta anche come pittura<br />
minerale, venne ideata e perfezionata nella metà del<br />
XIX secolo in Germania, a opera di A.W. Keim.<br />
I silicati di sodio o di potassio vengono utilizzati come<br />
leganti e fissativi per il colore (polveri minerali). Essi<br />
formano un corpo unico con l’intonaco in quanto formato<br />
o da cemento e sabbia (entrambi di natura silicea),<br />
o da calce, che risulta compatibile con i silicati perché<br />
ambedue basici. Questa tecnica ricorda molto l’affresco;<br />
entrambi infatti non formano una pellicola sulla<br />
superficie intonacata ma cristallizzano all'interno di<br />
essa, con la differenza che la pittura ai silicati viene<br />
stesa su una superficie completamente essiccata.<br />
È bene ricordare che l’intonaco di calce completa totalmente<br />
la sua presa in sei mesi e l'intonaco di cemento<br />
Graffito<br />
Nella realizzazione del graffito si opera come<br />
per l’affresco, preparando lo strato di arriccio<br />
sul quale successivamente si stende un intonaco<br />
colorato e lo si lascia asciugare completamente.<br />
Si bagna quindi la superficie e si stende un<br />
fig. 4 Orologio solare eseguito con pittura ai silicati di potassio su facciata precedentemente<br />
trattata a velatura con lo stesso materiale. Lo stilo polare è realizzato in ferro<br />
battuto riprendendo il disegno del tralcio di vite dipinto. Le linee orarie indicano il periodo<br />
invernale ed estivo. Dimensione cm. 350 x 200. Pordenone. Calcolo e realizzazione:<br />
E. Visentin<br />
51
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 5 Orologio solare con scena agreste e massima in lingua friulana. ‘Seme<br />
fonte di vita e speranza’ Aiello del Friuli - dimensione cm 200 x 250.<br />
Silicati di potassio. Calcolo Aurelio Pantanali - Aiello del Friuli.<br />
Realizzazione E. Visentin.<br />
in un anno.<br />
I colori sono resistenti alla luce e all’aggressione degli<br />
agenti atmosferici, permettendo una buona traspirazione<br />
della superficie dipinta.<br />
Sono molto usati nelle località dove si possono verificare<br />
ampie escursioni termiche.<br />
Le possibilità di impiego vanno dalle facciate di vaste<br />
dimensioni a piccoli spazi dipinti, così come dalle tonalità<br />
molto scure a quelle chiarissime.<br />
Quando si usano le tinte ai silicati è buona abitudine<br />
stendere i fondi passando il primo strato sempre dallo<br />
stesso verso, orizzontale o verticale, evitando di ripassare<br />
più volte sullo stesso punto. Attendere almeno<br />
dodici ore per poi stendere il secondo strato, seguendo<br />
le stesse indicazioni usate per il primo. Il colore, una<br />
volta asciutto, schiarisce leggermente.<br />
La pittura è irreversibile una volta asciutta, per cui è<br />
opportuno proteggere le zone che non devono essere<br />
dipinte e porre particolare attenzione a parti in metallo,<br />
ceramica, vetro e pietre naturali, che potrebbero trovarsi<br />
vicine alla zona da dipingere.<br />
Caratteristica che rende particolarmente apprezzato il<br />
silicato è il fatto che i materiali trattati con questa<br />
sostanza diventano ignifughi, in quanto carbonizzano<br />
senza infiammarsi, in caso di incendio. Possono essere<br />
considerati ecologici, perché non inquinanti né in fase<br />
di produzione né durante l’applicazione.<br />
Per quanto riguarda la manutenzione delle superfici<br />
dipinte, è sufficiente lavare con abbondante acqua le<br />
decorazioni dalla polvere e dallo sporco, dopo dieciquindici<br />
anni. Lasciar quindi asciugare completamente<br />
e applicare il silicato di sodio o di potassio diluito in<br />
acqua.<br />
Pittura ad Acrilici<br />
Gli acrilici sono colori composti da pigmenti<br />
inorganici con legante a base di resine acriliche;<br />
non penetrano nell’intonaco, bensì formano<br />
una pellicola in superficie.<br />
Utilizzati su vasta scala negli ultimi trent’anni,<br />
la loro diffusione è stata favorita dal facile<br />
impiego in quanto veloci nell’asciugare, solubili<br />
in acqua e adatti sia per l’esecuzione di decorazioni<br />
con la tecnica dello ‘stencil’, sia per le<br />
tecniche decorative poco sofisticate.<br />
La vasta gamma di colori già pronti richiede<br />
per l’utilizzo la semplice diluizione in acqua.<br />
Nel caso di ripensamenti è possibile lavare via<br />
la parte appena dipinta con una spugna umida.<br />
È importante tenere presente che questi materiali<br />
non hanno in esterno una grande durata<br />
nel tempo, in quanto possono scolorire e scrostarsi<br />
a causa degli agenti atmosferici.<br />
fig. 6 Orologio solare declinante verso ovest con ore francesi e stilo polare.<br />
La tonalità usata nella bordura che incornicia il quadrante riprende i giochi<br />
di colore usati per i balconi e i tendaggi esterni dell’abitazione. I due<br />
segni zodiacali indicano i periodi di nascita dei committenti. Colori acrilici.<br />
S. Quirino - PN. Calcolo e realizzazione: E. Visentin<br />
Pittura ai Silossani<br />
I colori a base di silossanici sono - come indica il nome<br />
- composti con resine silossaniche (polimeri silicei di<br />
elevata traspirabilità) e pigmenti inorganici. Sono stati<br />
molto usati nell'ultimo decennio per le loro caratteristiche<br />
di traspiratibiltà e idrorepellenza.<br />
L’umidità presente nelle murature fluisce verso l’esterno,<br />
mentre è limitato l’assorbimento di acqua piovana<br />
mantenendo una superficie più asciutta e con minor<br />
formazione di muffe, muschi e sostanze organiche.<br />
La resa estetica è simile a quella ottenuta attraverso le<br />
52
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
fig. 7 Orologio solare inserito nel contesto decorativo di un intera facciata a finta architettura. Nel quadrante è rappresentata la veduta sul lago di Barcis.<br />
Le ore indicate sono solari, l’orientamento è verso est, lo stilo polare. Barcis -Pordenone. La decorazione a silossanici è stata realizzata dal Gruppo<br />
Decoratori Artigiani di Pordenone di cui fa parte l’autrice dell'articolo.<br />
pitture ad acqua o acriliche.<br />
CONCLUSIONI<br />
fig. 8 Particolare della meridiana.<br />
Abbiamo velocemente passato in rassegna le principali<br />
tecniche decorative e le pitture usate nella decorazione<br />
parietale con metodi antichi e moderni.<br />
Molto spesso la decorazione di un quadrante solare<br />
viene eseguita dopo che la facciata è stata tinteggiata,<br />
influenzando così la scelta dei materiali da usare, in<br />
quanto questi devono essere compatibili con quelli<br />
usati sull'intonaco. A meno che non si decida di reintonacare<br />
o rasare lo spazio stabilito per la nuova opera e<br />
quindi di dipingere con la tecnica ritenuta più idonea, è<br />
importante avere le informazioni necessarie sul tipo di<br />
materiale già usato e valutare eventuali e successivi<br />
interventi.<br />
Ricordiamoci che in presenza di edifici costruiti e<br />
dipinti con sistemi tradizionali è buona abitudine avere<br />
il massimo rispetto per le preesistenze e valutare attentamente<br />
materiali, tecniche e soggetti di ogni intervento,<br />
sia che si opti per una filosofia di ‘continuità’, sia che<br />
si decida per una dialettica tra il nuovo e il passato.<br />
Le antiche tecniche pittoriche, usate per i quadranti<br />
solari, hanno espresso nel corso dei secoli diverse caratteristiche<br />
in termini di pregi e difetti, lasciandoci testimonianze<br />
di grande maestria nelle tecniche pittoriche e<br />
di pregevole competenza nella scelta di materiali.<br />
Per quanto riguarda invece tutte le tecniche pittoriche e<br />
i materiali messi a punto negli ultimi cinquant’anni,<br />
abbiamo a disposizione una limitata esperienza in<br />
campo applicativo, forse troppo breve per poter stabilire<br />
con certezza la loro reale validità.<br />
Siamo giunti a destinazione del ‘viaggio’ percorso insieme<br />
attraverso una varietà di elementi e spunti, che<br />
auspichiamo ci aiutino a riscoprire quella sensibilità che<br />
nel passato mani esperte hanno saputo fondere in tanti<br />
bei esempi di orologi solari, che spesso ancor oggi ci è<br />
Bibliografia:<br />
GIUSEPPE RONCHETTI, Pittura murale, ediz. Cisalpino<br />
Goliardica, reprint antichi manuali Hoepli, Milano, 1983.<br />
GIORGIO FORTI, Antiche ricette di pittura murale, Cierre<br />
Edizioni, Verona, 1983.<br />
53
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Solis et Artis Opus<br />
Mario Arnaldi, Lido Adriano (RA) - marnaldi@libero.it<br />
Per vedere le schede complete e le immagini ingrandite degli orologi solari in questa rubrica, consulta il sito all’indirizzo:<br />
www.gnomonicaitaliana.vialattea.net/<br />
Anonimo, Bibiana (TO)<br />
Il complesso gnomonico di Bibiana (TO),<br />
lat. 44° 48' N; long. 7° 17' E. Orologio verticale.<br />
Stilo: polare a tensione di catena e a foro gnomonico.<br />
Motto: CUNCTA TRAHIT SECUM VERTITQUE<br />
VOLUBILE<br />
Nicola Coco, Premosello Chiovenda (VB)<br />
Orologio solare a Premosello Chiovenda (VB)<br />
in Via Cuzzi, 116, lat. 46° 00' 20'' N; lon. 8° 19’ 6’’ E<br />
Orologio verticale<br />
Declinazione: 12° 6’ 54’’ Est<br />
Motto: LUX SOLIS ITER TUUM ILLUMINET, MENS<br />
TUA DUCAT<br />
Orologio solare del<br />
1860, molto complesso,<br />
commissionato<br />
dalla famiglia<br />
Danesi ad un’ignoto<br />
gnomonista. Esso<br />
fornisce ben sei indicazioni<br />
temporali:<br />
l’ora solare vera, la<br />
distanza longitudinale<br />
da Bibiana di<br />
molte città del<br />
mondo e ora del<br />
loro mezzogiorno,<br />
ora media locale, il<br />
calendario mensile e<br />
quello zodiacale.<br />
L’orologio solare è stato progettato e costruito da Nicola Coco in collaborazione<br />
con Roberto Arcioli, sulla cui casa è sito l’orologio stesso.<br />
La veste pittorica è stata magistralmente curata dalla giovane artista<br />
Matilde Cerutti. L’orologio solare è ad ore moderne o francesi, e segna<br />
il tempo vero locale. Esso possiede, inoltre, le curve solstiziali e la linea<br />
equinoziale.<br />
Luigi Botta,<br />
Savigliano<br />
(CN)<br />
Magia grafica a<br />
Savigliano - CN<br />
(lat. 44° 38' N;<br />
long. 7° 40' E).<br />
Emanuela Boretto,<br />
Borgaretto di Beinasco<br />
(TO)<br />
Chicchirichì a Borgaretto di<br />
Beinasco - TO,<br />
(Lat. 44° 01' N;<br />
Lon. 7° 34' E),<br />
dimensioni: 60 x 70 cm.<br />
Motto: PIAN, PIAN, LÒN CH’I FAROMA NEN<br />
ANCHEUI I LO FAROMA DOMAN (Pian, piano, ciò che<br />
non faremo oggi lo faremo domani)<br />
L’orologio solare si trova su un’edificio di recente costruzione, di<br />
proprietà Sergio Mogna, calcolata da Beppe Operti e realizzata<br />
graficamente da Luigi Botta con uno stile contemporaneo al passo coi<br />
tempi. L’orologio mostra, attraverso le lemniscate, l’ora media locale, i<br />
passaggi di equinozio e di solstizio. Una scritta in lingua piemontese<br />
sostituisce i tradizionali motti latini. L’orologio solare, visibile da<br />
molto lontano, va ad aggiungersi alle numerosissime meridiane storiche<br />
che la città di Savigliano possiede, ma il taglio grafico innovativo ne<br />
determina però una forte caratterizzazione.<br />
L’orologio solare è stato progettato<br />
e costruito da<br />
Emanuela Boretto sulla propria<br />
casa nel 2001. La sua<br />
posizione è un po’ infelice ma è sinceramente simpatica e dettata dalla<br />
gran voglia di fare qualcosa di carino e gioioso. Cosa meglio di un orologio<br />
solare, quindi? Ecco, perciò, il gallo, che Plinio nel libro X della<br />
sua ‘Storia Naturale’ chiama ‘esperto astronomo’. Il gallo, sulla soglia<br />
del suo piccolo pollaio annuncia le ore del giorno a tutti gli abitanti<br />
della casa. L’orologio solare è ad ore moderne o francesi, e segna il<br />
tempo vero locale. L’autrice ha dipinto altri tre orologi solari sulla propria<br />
abitazione, ma abbiamo scelto questo che forse è il più semplice dei<br />
quattro, per la sua genuina essenzialità.<br />
54
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Le linee orarie italiche con<br />
lo gnomone conico<br />
di Fabio Savian<br />
Nella figura 2 sono mostrate a titolo rappresentativo tre<br />
orbite apparenti sull'orizzonte: sono quelle corrisponfig.<br />
1 Orologio solare<br />
multiplo, fra cui uno<br />
gnomone conico<br />
su piano polare inclinato<br />
diretto a Sud.<br />
L<br />
o gnomone conico è uno strumento particolarmente<br />
efficace per indicare le ore italiche<br />
e babilonesi; l’origine di questo gnomone<br />
scaturisce dall’analisi delle orbite apparenti del Sole e da<br />
particolari piani orari che fanno riferimento a questi<br />
due sistemi orari. Fu descritto per la prima volta negli<br />
anni ‘90 da Francesco Ferro Milone e da Javier Moreno<br />
Bores, in modo indipendente e riferendosi all’installazione<br />
su di un quadrante orizzontale.<br />
denti a solstizi ed equinozi in una località che nell’esempio<br />
ha latitudine di 45°. Al tramonto il centro del<br />
Sole si troverà nel piano dell’orizzonte (tralascio qui gli<br />
effetti legati alla rifrazione atmosferica e considero il<br />
Sole puntiforme coincidente con il suo centro); questo<br />
istante corrisponderà alle ore italiche 24 o, come adotterò<br />
in questo testo, alle ore italiche residue 0.<br />
Un’ora prima del tramonto il Sole si troverà sulle medesime<br />
orbite ma un arco di 15° prima del punto di contatto<br />
con l’orizzonte; se ruotiamo la figura 3, dove sono<br />
rappresentati questi archi, fino a che l’asse polare diventi<br />
verticale, si potrà osservare con facilità (fig. 4) che il<br />
fig. 2 Sole al tramonto sulle orbite apparenti ai solstizi ed equinozi, su<br />
di un orizzonte a 45° di latitudine.<br />
fig. 3 Archi di 15° sulle orbite, congiungono la posizione del Sole al tramonto<br />
con l’istante precedente di un'ora.<br />
55
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 4 Rotazione del piano orizzontale attorno all’asse polare per ottenere<br />
il piano italico 1 (numerazione residua).<br />
fig. 5 L’insieme dei piani orari italici che inviluppano un cono.<br />
piano dell’orizzonte può essere ruotato attorno all’asse<br />
polare di 15° in modo che vada ad intersecare le orbite<br />
proprio nei punti descritti. Si può infatti riflettere che a<br />
seguito di questa rotazione ogni punto del piano orizzontale<br />
descriverà un arco di circonferenza intorno<br />
all'asse polare, quindi i punti di intersezione del tramonto<br />
percorreranno le rispettive orbite fino al punto<br />
corrispondente ad un’ora prima del tramonto; questa<br />
posizione del Sole corrisponde all’ora italica residua 1<br />
(italica 23) e quindi denominerò il nuovo piano ottenuto<br />
con l’indice 1. Per il principio esposto posso reiterare<br />
le rotazioni ricavando tutti e 24 i piani corrispondenti<br />
alle ore italiche.<br />
Come si può osservare nella figura 5 i piani inviluppano<br />
un cono: ciò accade perchè il piano orizzontale<br />
interseca l’asse polare e, ruotando, circoscrive la superficie<br />
di un cono. I piani italici saranno quindi i piani tangenti<br />
ad un cono, il quale, essendo l’asse polare elevato<br />
della latitudine sopra l’orizzonte, avrà un angolo al vertice<br />
pari a due volte la latitudine.<br />
La figura 6 mostra come il cono sia adagiato sull’orizzonte,<br />
dato che questo è un piano tangente al cono; le<br />
linee orarie italiche, generate dall’intersezione dei piani<br />
italici con l’orizzonte, passano tutte per un centro del<br />
quadrante che è il punto di contatto del vertice del cono<br />
con l’orizzonte; il cono proietterà un’ombra il cui fronte<br />
spazzerà le linee italiche rilevandone l’ora.<br />
Un analogo ragionamento può essere condotto per le<br />
ore babilonesi, basterà prendere in considerazione l’alba<br />
anzichè il tramonto; anche in questo caso si deve<br />
ruotare l’orizzonte attorno all’asse polare, ma in senso<br />
inverso, generando quindi lo stesso cono; i piani orari<br />
babilonesi coincidono dunque con quelli italici salvo<br />
che nella numerazione: per esempio l’italico residuo 1<br />
corrisponde al babilonese 23 e viceversa (fig. 7).<br />
Sul quadrante orizzontale lo stesso cono deve quindi<br />
mostrare ambedue i sistemi orari; infatti l’ombra del<br />
cono ha due fronti ognuno dei quali indicherà l’ora di<br />
uno dei due sistemi (fig. 8).<br />
Cambiando la latitudine, il cono cambia quindi di<br />
ampiezza, riducendosi ad uno stilo all’Equatore e degenerando<br />
in un piano al Polo. Nelle regioni polari il cono<br />
fig. 6 Il cono adagiato sull’orizzonte. I piani tangenti al cono intersecano<br />
l’orizzonte generando le linee orarie.<br />
56<br />
fig. 7 I piani orari babilonesi coincidono con quelli italici, salvo che nella<br />
numerazione.
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
fig. 8 I due fronti d’ombra visibili.<br />
cessa di funzionare quando la declinazione del Sole è<br />
tale che un raggio di Sole può raggiungere il vertice del<br />
cono dall’interno; in questo caso il Sole non si trova in<br />
nessun piano tangente del cono e proietta l’ombra ellittica<br />
del bordo; questa situazione corrisponde ad un<br />
arco diurno di 24 ore in cui, non esistendo né alba né<br />
tramonto, non ha senso parlare di ore italiche o babilonesi,<br />
e il nostro cono ce lo comunica così (fig. 9).<br />
fig. 9 A latitudini maggiori del Circolo Polare il Sole può avere una<br />
declinazione tale da raggiungere il vertice dall’interno del cono stesso; non<br />
esisterebbero cioè piani tangenti al cono e ciò si verifica nei giorni in cui il<br />
Sole non tramonta mai.<br />
Lo gnomone conico può essere utilizzato su di un quadrante<br />
con orientamento qualsiasi, le linee orarie sono<br />
comunque generate dai piani orari che intersecano il<br />
quadrante. Negli orologi con stilo polare il cono c’è<br />
anche se non si vede, lo si deve immaginare con il vertice<br />
sullo gnomone: il cono interseca il quadrante generando<br />
una conica e i piani tangenti al cono generano le<br />
linee orarie che saranno tangenti anche alla conica sul<br />
quadrante, senza cioè avere un centro (fig. 10).<br />
Un orologio solare progettato espressamente per indicare<br />
solo le ore italiche, o babilonesi, può avere il vertice<br />
dello gnomone conico direttamente a contatto con il<br />
quadrante; in questo caso, come abbiamo già visto, le<br />
linee orarie convergono in un centro del quadrante, lo<br />
stesso punto toccato dal vertice. Sarà questo il caso<br />
considerato, poichè in presenza di uno stilo polare è<br />
possibile disegnare le linee orarie italiche con metodi<br />
geometrici mentre con le linee orarie italiche convergenti<br />
in un centro può essere più comodo calcolarne<br />
analiticamente la direzione.<br />
I coni in realtà sono due, opposti al vertice, con il<br />
medesimo asse polare e un piano che risulti tangente ad<br />
un cono sarà tangente anche all’altro. Infatti i piani tangenti<br />
che generano un cono attraversano l’asse polare<br />
generando anche l’altro.<br />
Nel quadrante orizzontale viene mostrato un unico<br />
cono poichè essendo questo tangente all’orizzonte, il<br />
secondo cono si trova al di sotto del quadrante e quindi<br />
assolutamente inoperante (fig. 11); la situazione andrà<br />
riesaminata orientando diversamente il quadrante.<br />
Quando l’elevazione di uno stilo polare è inferiore alla<br />
latitudine, il quadrante seziona ambedue i coni che<br />
quindi emergono almeno in parte sopra ognuna delle<br />
due facce del quadrante; sulla stessa faccia la porzione<br />
emergente di uno coincide con quella mancante dell’altro.<br />
Con elevazioni maggiori della latitudine i coni sono<br />
separati dal quadrante, come nel caso di un quadrante<br />
equinoziale o orizzontale (fig. 12).<br />
In generale il fronte d’ombra che avanza lasciandosi alle<br />
fig. 10 Lo gnomone conico con il vertice posto idealmente sullo gnomone.<br />
fig. 11 Lo gnomone conico è formato da 2 coni opposti al vertice.<br />
57
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 12 Con elevazione dello stilo maggiore della latitudine solo un cono<br />
apparirà sopra il quadrante; nel caso contrario appariranno porzioni di<br />
entrambi i coni.<br />
spalle la zona illuminata indica le ore italiche con il<br />
cono superiore e quelle babilonesi con quello inferiore.<br />
È il contrario per l’altro fronte d'ombra.<br />
Per trovare la direzione delle linee orarie utilizzerò la<br />
trigonometria sferica, pertanto ripropongo alcuni concetti<br />
che si rifanno alla teoria dei quadranti equivalenti.<br />
Un quadrante comunque orientato in una località qualsiasi<br />
P può essere idealmente traslato, parallelo a se<br />
stesso, in una nuova località dove risulti tangente alla<br />
sfera che rappresenta la Terra: nel punto P o in cui<br />
diventerà tangente si sarà trasformato nel quadrante<br />
orizzontale equivalente.<br />
Su un quadrante orizzontale la linea meridiana è la<br />
sustilare: riportando il quadrante equivalente orizzontale<br />
in P anche lo stilo polare verrebbe traslato parallelo a<br />
se stesso poichè deve essere sempre polare, rimane<br />
quindi invariata anche la sustilare: cioè la sustilare sul<br />
quadrante in P è la linea meridiana del quadrante orizzontale<br />
equivalente (fig. 13).<br />
La traslazione da P o a P avviene lungo il circolo massimo<br />
che congiunge questi due punti; con la traslazione<br />
si provoca una variazione di inclinazione pari all’arco<br />
percorso, pertanto PP o corrisponde all’angolo diedro<br />
del quadrante sull’orizzonte di P e l’inclinazione zenitale<br />
i del quadrante sarà 90° - PP o . Il piano contenente il<br />
circolo massimo per PP o taglierà il quadrante generando<br />
la linea di massima pendenza, pertanto in P o l’angolo<br />
compreso tra questo circolo e quello del meridiano<br />
è l’angolo sustilare σ. Infine l’angolo NPP o corrisponderà<br />
a 180° - d, dove d è la declinazione del quadrante.<br />
Si consideri ora l’orizzonte in P. Come già analizzato,<br />
per ottenere dei piani orari italici, l’orizzonte deve essere<br />
ruotato attorno allo stilo polare, ciò equivale ad ottenere<br />
lo stesso piano, ossia stessa inclinazione e stessa<br />
declinazione, in un altro punto della sfera con uguale<br />
latitudine ma longitudine differente pari alla rotazione<br />
eseguita. In altre parole, ruotando di 15° l’orizzonte in<br />
P, ottengo un piano con un nuovo orientamento, equivalente<br />
ad uno orizzontale in un punto spostato di 15°<br />
in longitudine.<br />
Per rendersi conto di questa proprietà della rotazione si<br />
immaginino i piani orizzontali equivalenti ottenuti ruotando<br />
il primo; questi si troveranno alla stessa latitudine<br />
e potremo vederli traslati sull’asse della sfera dove<br />
risulterà evidente come l’uno è la rotazione dell’altro<br />
dell’angolo di differenza fra le longitudini (fig. 14).<br />
Tornando al quadrante orizzontale in P, questo è il<br />
piano delle ore 0 italiche residue, per ottenere quello<br />
delle ore 1 dovrò ruotarlo di 15° in senso antiorario,<br />
fig. 13 Il quadrante equivalente orizzontale.<br />
fig. 14 La rotazione dell’orizzonte attorno all’asse polare.<br />
58
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
attorno all’asse polare, il piano orizzontale equivalente<br />
ottenuto si troverà in I 1 , 15° a Est di P. La serie dei 24 3)<br />
piani italici forma quindi una ‘collana’ di punti distanti<br />
archi uguali di 15° sul parallelo di P. Indicherò con I n<br />
questi punti, dove l’indice n è pari all’ora italica residua<br />
considerata (fig. 15). Le linee orarie saranno determinate<br />
dall’intersezione di questi piani orizzontali equivalenti<br />
con il quadrante, pure considerato come quadrante<br />
orizzontale equivalente in P o . Dovrò quindi esaminare<br />
un triangolo sferico che ha come vertici il Polo Nord N<br />
oltre che P o e I n . Applicando i medesimi concetti usati<br />
per il quadrante orizzontale equivalente, posso definire<br />
che il piano italico I n in P o delimita un angolo diedro<br />
j n pari all’arco I n P o .<br />
Si consideri ora il circolo massimo che transita per P o<br />
e per I n ; in P o la linea perpendicolare a questo circolo<br />
massimo corrisponde all'intersezione del piano italico<br />
con il quadrante; nella direzione opposta al Sole rappresenta<br />
la linea oraria italica e potremo valutarne l’angolo<br />
ω n rispetto alla direzione della sustilare (fig.15).<br />
In un triangolo sferico sono presenti sei angoli, i tre al<br />
vertice e i tre corrispondenti agli archi delimitati dai<br />
vertici, se sono noti tre qualunque di questi angoli è<br />
possibile trovare gli altri tre. Considerando il triangolo<br />
sferico NPP o , sono noti:<br />
NP=90° - ϕ, PP o =90° - i, NPP o =180 - d<br />
dove ϕ è la latitudine di P. Si troverà<br />
NP o =90° - ϕ o PNP o =λ o<br />
1)<br />
dove ϕ o e λ o sono le coordinate di P o (la longitudine<br />
calcolata a partire dal meridiano di P). Avendo le coordinate<br />
di P o si può ora considerare il triangolo NI n P o<br />
dove sono noti:<br />
NI n = 90° - ϕ, NP o = 90° - ϕ o , P o NI n = 15°*n - λ o<br />
ricavando I n P o =j n NP o I n =ω n - 90°<br />
2)<br />
dove ω n è la direzione della linea oraria a partire dalla<br />
sustilare; sul quadrante è positiva in senso orario.<br />
Nel caso di un quadrante equinoziale le formule<br />
mostrano che le linee orarie sono equiangole, si otterà<br />
infatti:<br />
mentre se il quadrante è orizzontale, P coinciderà con<br />
P o e sarà equivalente a considerare il triangolo NPI n<br />
59<br />
L’interpretazione del modello babilonico prevede semplicemente<br />
che sia scambiata la numerazione dei piani<br />
tangenti. I piani babilonesi B m sono cioè gli stessi di<br />
quelli italici ma hanno un indice m=24 - n.<br />
Nella costruzione di un orologio con gnomone conico<br />
bisogna affrontare anche la costruzione del cono o<br />
delle due parti di esso che affiorano sopra il quadrante.<br />
Il cono può essere sviluppato sottraendo un settore da<br />
un cerchio e quindi unendo i lembi del settore rimanente.<br />
L’ampiezza del settore determinerà l’angolo al<br />
vertice del cono così ottenuto (fig. 16). Il raggio del cerchio<br />
R sarà pari ad una generatrice del cono, pertanto la<br />
circonferenza della base del cono potrà essere calcolata<br />
tramite il suo raggio r = R sin(ϕ), da cui la circonferenza<br />
c della base del cono<br />
c = 2 π r = 2 π R sin(ϕ)<br />
Si può concludere che sulla circonferenza C del cerchio,<br />
il settore utile a formare il cono sarà delimitato da una<br />
frazione di circonferenza pari a c. Una proporzione<br />
permetterà di trovare l’angolo γ di questo settore<br />
360°/2 π R = γ/c ossia γ = 360° sin(ϕ)<br />
Nei coni tagliati dal quadrante la cosa è solo un po’ più<br />
complicata in quanto bisogna determinare la porzione<br />
di cono emergente sul quadrante; basterà farlo per un<br />
solo cono poichè l’altro sarà complementare; inoltre<br />
fig. 15 I triangoli sferici per il calcolo della direzione delle linee orarie<br />
italiche.
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
OAB=OAC=OBC=ABC=90° si ricava<br />
4)<br />
In un quadrante polare i coni emergeranno per metà. In<br />
questo caso, accettando di duplicare l’impianto delle<br />
linee orarie, i coni, o meglio le loro sezioni, possono<br />
anche essere traslati mantenendo il vertice sul quadrante:<br />
possono formare, per esempio, una disposizione in<br />
cui sono base contro base, disposizione che ho chiamato<br />
a ‘diamante’ (fig. 18).<br />
fig. 16 Lo sviluppo del cono e delle sue porzioni.<br />
Se si volesse invece indicare le ore italiche di un’altra<br />
località Q, bisognerà costruire un cono adatto a questa<br />
altra località, dovremmo cioè simulare di ruotare l’orizzonte<br />
di Q attorno all’asse polare formando un cono<br />
ampio due volte la latitudine ϕ q di Q. Inoltre dovremmo<br />
tener conto della differenza di longitudine λ q con<br />
P in quanto l’istante del tramonto sarà differito di un<br />
angolo orario pari a questa differenza di longitudine. I<br />
piani italici formeranno una ‘collana’ di piani equivalenti<br />
orizzontali sul parallelo di Q e il piano I 0 sarà quello<br />
orizzontale in Q. Dovrò pertanto considerare un<br />
nuovo modello sferico con il triangolo NP o I n (fig. 19)<br />
che ha soluzioni del tutto simili a quello già risolto.<br />
5)<br />
fig. 17 Calcolo delle porzioni di cono emergenti sopra il quadrante.<br />
fig. 18 Il quadrante verticale polare e la disposizione a 'diamante'.<br />
bisogna individuare le linee sul quadrante generate dall’intersezione<br />
con i coni (fig. 17); queste passano per il<br />
centro del quadrante formando un angolo β con la<br />
sustilare mentre lo sviluppo del cono va diviso, proporzionalmente<br />
a 360°sin(ϕ), da un angolo 2α corrispondente<br />
al settore di cono nascosto (pari a quello emergente<br />
per l’altro cono). Il calcolo di questi 2 angoli può<br />
essere ricavato dalla costruzione geometrica della figura<br />
17, partendo cioè da θ, l’elevazione dell’asse polare<br />
sul quadrante, e da ϕ, la latitudine che determina anche<br />
l’ampiezza del cono. Tenendo presente che<br />
fig. 19 Il modello sferico per le ore italiche di un’altra località.<br />
60
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
Rassegna Stampa<br />
Andrea Costamagna, Como - andreacostamagna@tiscalinet.it<br />
L’anno scorso, quando Corrado<br />
Lamberti e Margherita Hack annunciarono<br />
la decisione irrevocabile di lasciare la<br />
direzione della rivista l’Astronomia (dopo<br />
averla fondata e diretta per ben 23 anni),<br />
la reazione da parte della comunità di<br />
astrofili fu immediata. Le lettere e le e-<br />
mail di solidarietà, testimonianza di affetto<br />
e stima ai direttori, furono moltissime.<br />
Fu sicuramente una decisione molto sofferta<br />
quella che portò al distacco con la<br />
rivista, dovuta a incomprensioni diffuse<br />
e profonde con la nuova proprietà.<br />
Molti affezionati lettori de l’Astronomia<br />
non riuscivano a immaginarsi Corrado<br />
Lamberti e Margherita Hack senza più<br />
una rivista di astronomia da dirigere. E<br />
avevano ragione, perchè nel novembre<br />
del 2002 usciva in edicola il primo numero<br />
di un nuovo mensile di astronomia da<br />
loro diretto: Le Stelle.<br />
La rivista consente ai due direttori di<br />
continuare il discorso interrotto con<br />
l’Astronomia, occupando una ben definita<br />
‘nicchia’ di mercato. Le Stelle racconta l’astronomia<br />
e le sue conquiste da una posizione<br />
che si colloca appena un gradino al<br />
di sotto dell’alto livello specialistico delle<br />
riviste professionali. Quello che basta<br />
per evitare il tecnicismo e il formalismo<br />
matematico che non c’è nel bagaglio culturale<br />
del lettore medio. Insomma, una<br />
rivista di astronomia diversa dalle altre<br />
tre del settore presenti nel panorama editoriale<br />
italiano.<br />
La rivista ha una impaginazione agile,<br />
moderna e una grafica accattivante. Nelle<br />
108 pagine a colori in formato A4, oltre<br />
ai numerosi articoli di astrofisica, storia<br />
dell’astronomia, cosmologia, astronautica<br />
scritti da astronomi professionisti e<br />
ricercatori, molti sono dedicati alla strumentazione<br />
astronomica amatoriale, alla<br />
astrofotografia tradizionale e con il<br />
CCD, all’osservazione dei corpi celesti e<br />
in generale a tutta quella importante<br />
parte di ricerca che è alla portata degli<br />
astrofili. Numerose anche le rubriche:<br />
news, recensioni, corpi minori del sistema<br />
solare, stelle e pianeti, missioni spaziali,<br />
il cielo del mese e tante altre.<br />
Le Stelle è un mensile di astronomia con<br />
un’impostazione diversa da altri che,<br />
forse, puntano più sul sensazionalismo di<br />
certi articoli e sulla spettacolarità delle<br />
immagini.<br />
Insomma, è un’ottima rivista di divulgazione<br />
astronomica destinata ad un pubblico<br />
curioso ed esigente. Una rivista<br />
dedicata non solo agli astrofili e che non<br />
scende a compromessi con la qualità ed<br />
il rigore, ma senza per questo avere una<br />
concezione elitaria della scienza. Questa<br />
nuova iniziativa editoriale è stata accolta<br />
con entusiasmo dalla comunità degli<br />
amanti del cielo italiana e dal mondo dei<br />
ricercatori che apprezzano l’opportunità<br />
di avere una rivista che permette loro di<br />
raggiungere il grande pubblico.<br />
Le Stelle - rivista di cultura astronomica<br />
prezzo di copertina: 5,50 €, abbonamento<br />
a 11 numeri (Italia): 55,00 €<br />
Per ulteriori informazioni consultare il<br />
sito internet:<br />
www.lestelle-astronomia.it<br />
MILUTIN TADIC, Suncani casovnici,<br />
Zavod za udzbenike i nastavna sredstva<br />
(Obilicev venac 5, 11000 Belgrade,<br />
Serbia and Montenegro),<br />
ISBN 86-17-10069-9, cm 20x25, 204 pp.,<br />
1008 dinara (16 €) + spese di spedizione<br />
(circa 5 € per l’Europa).<br />
Il sito web dell’editore, www.zavod.co.yu,<br />
ha una sezione in lingua inglese mediante<br />
la quale è possibile ordinare il libro.<br />
Per ogni altra informazione scrivere ai<br />
seguenti indirizzi e-mail:<br />
office@zavod.co.yu mmitic@zavod.co.yu<br />
Inauguriamo questa rubrica dedicata alla<br />
rassegna stampa dando notizia dell’ultimo<br />
libro di Milutin Tadic dal titolo<br />
‘Suncani casovnici’ (Orologi solari, storia,<br />
teoria e costruzione). L’autore, insegnante<br />
di geografia terrestre ed astronomica<br />
e attivo studioso di meridiane, ha<br />
realizzato anni fa l’unico catalogo degli<br />
orologi solari antichi yugoslavi. Il libro,<br />
scritto in cirillico ed edito dall'Istituto per i<br />
testi scolastici serbo, è in assoluto il primo<br />
testo completo sugli orologi solari pubblicato<br />
in Serbia.<br />
I quadranti solari sono presentati ed analizzati<br />
sistematicamente in base al sistema<br />
orario perchè ciò ne determina una<br />
significativa differenziazione grafica.<br />
Così catalogati, gli orologi solari possono<br />
anche essere facilmente inquadrati in<br />
determinate epoche storiche: i più antichi<br />
a ore temporarie, quelli medioevali a<br />
ore canoniche, fino ad arrivare a quelli<br />
moderni a ore equinoziali.<br />
Il testo è corredato da più di 250 illustrazioni<br />
tra immagini, disegni, formule e<br />
grafici a colori e in bianco e nero.<br />
Le fotografie rappresentano orologi<br />
solari di tutto il mondo e di tutte le epoche<br />
(da quelli greco-romani fino ad arrivare<br />
a quelli dei giorni nostri) anche se,<br />
naturalmente, maggiore attenzione è<br />
riservata a quelli serbi. Oltre a questi<br />
viene fornita anche una descrizione di<br />
quelli visibili nei nuovi Stati della ex<br />
Repubblica Yugoslava. Una sezione del<br />
libro è dedicata all’influenza, purtroppo<br />
distruttiva, che la guerra dei Balcani ha<br />
avuto sugli orologi solari.<br />
I vari metodi costruttivi per realizzare un<br />
orologio solare sono illustrati con immagini<br />
di orologi costruiti personalmente<br />
dall’autore.<br />
Una curiosità: a pag. 180, assieme al<br />
Bulletin della British Sundial Society, al<br />
catalogo dei quadranti solari austriaci e a<br />
quello olandese, trova posto un’immagine<br />
della copertina del numero 2 della<br />
nostra rivista (la traduzione della didascalia<br />
è: ‘Copertina del prossimo numero<br />
della rivista degli gnomonisti italiani’).<br />
C’è la possibilità che il libro venga tradotto<br />
in inglese, ma al momento l’editore<br />
non è in grado di prevedere quando<br />
questo potrà avvenire.<br />
61
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Recensioni<br />
Gianni Ferrari, Modena - gf_merid@virgilio.it<br />
MARIO CATAMO,<br />
CESARE LUCARINI<br />
IL CIELO IN BASILICA<br />
La Meridiana della Basilica di Santa<br />
Maria degli Angeli e dei Martiri in<br />
Roma.<br />
A.R.P.A. - Edizioni AGAMI - Cuneo<br />
2002<br />
Pagg. 95 - formato 23 x 30 cm - carta<br />
patinata - rilegatura in cartoncino<br />
Il testo è riccamente illustrato con tavole<br />
a colori che, oltre a mostrare le caratteristiche<br />
e molti particolari della<br />
Meridiana e della Basilica, mettono in<br />
evidenza le splendide raffigurazioni in<br />
marmo policromo dei segni zodiacali.<br />
Merita una particolare attenzione la<br />
fotografia dell'intera linea meridiana,<br />
lunga circa 90 cm e ripiegata in 4 parti,<br />
ottenuta con un mosaico di immagini e<br />
che mostra l’intera opera in una vista<br />
esattamente verticale e senza deformazioni<br />
prospettiche, nella scala di circa<br />
1/50.<br />
Il volume può essere acquistato direttamente<br />
all’interno della Basilica al prezzo<br />
di 20 € e può essere anche richiesto<br />
all’indirizzo Basilica di S. Maria degli<br />
Angeli, Via Cernaia, 9, 00185 - ROMA.<br />
In questo caso la spedizione verrà fatta<br />
in contrassegno con un aggravio di circa<br />
5 €. Il prezzo di 20 Euro è interamente<br />
destinato alla Basilica.<br />
Il libro è stato pubblicato in occasione<br />
delle celebrazioni per il tricentenario<br />
della Meridiana, costruita da Francesco<br />
Bianchini e inaugurata nell'autunno del<br />
1702. Gli Autori ne ripercorrono la storia,<br />
ne evidenziano le finalità scientifiche<br />
e ne illustrano i princìpi di funzionamento,<br />
mettendo in rilievo le tante<br />
peculiarità che la rendono un monumento<br />
artistico e scientifico particolarmente<br />
affascinante e, per certi aspetti,<br />
unico nel suo genere.<br />
Tra questi aspetti sono certamente da<br />
annoverare:<br />
-la compresenza di un foro gnomonico<br />
boreale, che proietta la Stella<br />
62<br />
Polare su un tracciato di ellissi corrispondenti<br />
alla diversa ampiezza nei<br />
secoli della sua rotazione diurna<br />
intorno al Polo Nord Celeste, causata<br />
dalla precessione degli Equinozi;<br />
-l’ingegnoso ‘Cronometro degli<br />
Equinozi’, che gli Autori hanno<br />
dovuto sostanzialmente reinventare<br />
teorizzandone gli aspetti cancellati<br />
dal tempo e ricostruendone sperimentalmente<br />
le modalità operative,<br />
che permetteva di determinare il<br />
giorno e l’ora dell'Equinozio dall’istante<br />
del transito della immagine<br />
del Sole sulla linea meridiana;<br />
- il regolo di bronzo usato da<br />
Bianchini, munito di una scala ‘ticonica’<br />
che permetteva di misurare con<br />
grande precisione le tangenti dell’angolo<br />
zenitale del Sole sulla linea<br />
meridiana;<br />
- le numerose stelle bronzee incastonate<br />
nel pavimento della Basilica<br />
lungo archi di iperboli, proiezioni del<br />
moto di alcuni astri di riferimento sul<br />
loro parallelo diurno, e altre incastonate<br />
lungo la linea meridiana; ognuna<br />
associata al suo nome latino e alla<br />
sua Ascensione Retta;<br />
- i meravigliosi marmi ornamentali<br />
che rappresentano le 12<br />
Costellazioni dello Zodiaco con<br />
immagini tratte dalle famose incisioni<br />
pubblicate nel XVII sec.<br />
nell’Uranometria Nova di Giovanni<br />
Bayer<br />
Le attente ricerche degli Autori hanno<br />
condotto a scoprire sia un’indebita<br />
manomissione del foro gnomonico<br />
della Meridiana, il cui contorno circolare<br />
è stato deformato in maniera irregolare,<br />
sia la presenza di un secondo foro<br />
gnomonico vicino a quello originale del<br />
Bianchini, mai rilevato in precedenza<br />
nonostante l’evidente effetto deleterio<br />
sui contorni dell'immagine solare.<br />
Agli studi di Catamo e Lucarini si deve<br />
inoltre la scoperta di alcuni errori introdotti<br />
nell'opera del Bianchini in seguito<br />
a recenti restauri effettuati sulla base di<br />
studi rivelatisi errati e superficiali e il<br />
chiarimento, grazie a nuove e precise<br />
misurazioni, di alcune discordanze<br />
riguardanti la reale altezza del foro gnomonico<br />
della Linea Meridiana.<br />
Alberto Nicelli
n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />
ANTONIO COPPOLA<br />
OROLOGI SOLARI E MERIDIANE<br />
A NAPOLI<br />
Editrice Arte Tipografica - Napoli 2002<br />
Pagg. 230 - formato - carta patinata -<br />
copertina semirigida<br />
96 fotografie a colori nel testo, decine di<br />
disegni, 27 cartine topografiche in scala<br />
1:2000 e una utilissima pianta dell’intera<br />
città in scala 1:20000 riportante l’ubicazione<br />
di tutte le meridiane segnalate<br />
Per l’acquisto rivolgersi direttamente<br />
alla Casa Editrice<br />
ARTE TIPOGRAFICA s.a.s.,<br />
via S.Biagio dei Librai 39, 80138 Napoli<br />
tel. 081 5517099, fax 081 5528651;<br />
e-mail info@artetipografica.it;<br />
www.artetipografica.it,<br />
Spedizione in contrassegno - costo<br />
23,00 €<br />
Si tratta di una rassegna<br />
degli orologi solari<br />
e meridiane di<br />
Napoli, condotta con<br />
competenza e metodo.<br />
Nel libro, dopo una breve introduzione<br />
sui diversi sistemi orari e sulla lettura<br />
delle ore sui quadranti solari, sono elencati<br />
ben 23 orologi solari (alcuni dei<br />
quali a quadranti multipli) e 3 meridiane,<br />
di cui due a camera oscura, presenti<br />
nella città di Napoli. La descrizione di<br />
ogni orologio e dell’edificio su cui si<br />
trova è accompagnata da fotografie, da<br />
una cartina dettagliata della sua ubicazione<br />
e da note sull’ambiente storico e<br />
artistico in cui esso si trova ed infine da<br />
una scheda tecnica riassuntiva molto<br />
dettagliata.<br />
Francesco Caviglia<br />
Il libro è di piacevole<br />
lettura e se ne consiglia<br />
l’acquisto sia per<br />
l’eleganza della pubblicazione,<br />
sia per la<br />
completezza delle notizie, sia per i particolari<br />
storici, sia infine per l’amore che<br />
l’Autore, gnomonista colto e competente,<br />
mostra per la sua Città e che traspare<br />
da molte descrizioni.<br />
Il volume è, a mio parere, veramente il<br />
benvenuto nell’editoria che riguarda la<br />
gnomonica essendo uno dei pochissimi<br />
testi che descrivono e parlano degli orologi<br />
solari di città e regioni del Centro e<br />
Sud Italia che, anche da questo punto di<br />
vista, potrebbero essere più valorizzate<br />
e conosciute.<br />
Gianni Ferrari<br />
Pur non essendo una novità editoriale<br />
come i volumi sopra recensiti e pur trattando<br />
solo in parte di orologi solari,<br />
voglio ricordare il volumetto che segue<br />
perché credo sia ben poco conosciuto e<br />
perché anch’esso descrive i tesori di<br />
un’altra città del Sud Italia.<br />
M. BARBERA AZZARELLO,<br />
G. FODERÀ SERIO<br />
OROLOGI E OROLOGIAI A<br />
PALERMO<br />
Sellerio Editore - Collana ‘I Quaderni’ -<br />
Palermo 1992 - 7.75 €<br />
Pagg. 184 - formato 12.5 x 16.5 cm -<br />
15 disegni in b/n<br />
Come ricorda il titolo l’argomento principe<br />
del volume sono gli orologi, aventi<br />
un carattere storico, che si possono<br />
ancora trovare e vedere nella città di<br />
Palermo.<br />
Anche se soltanto un capitolo è dedicato<br />
alla misura del tempo e agli orologi<br />
solari, sono molte le indicazioni e le<br />
descrizioni storiche di meridiane, ancora<br />
esistenti o oggi scomparse, che possiamo<br />
leggere sparse nel testo.<br />
Indipendentemente dall’argomento, che<br />
non sempre riguarda il nostro comune<br />
interesse, il volume è di piacevolissima e<br />
rapida lettura poiché le autrici ci portano,<br />
con descrizioni storiche e ambientali<br />
e con brani di antiche cronache e di<br />
vecchi giornali, a visitare i principali edifici<br />
di Palermo, facendoci rivivere la storia<br />
e l’atmosfera intellettuale della città,<br />
in particolare nel 1800.<br />
Divertenti e istruttive sono le pagine in<br />
cui possiamo capire come sia stato sentito<br />
e vissuto il cambio del tipo di ore<br />
(dalle italiche alle ‘francesi’) e quello<br />
della istituzione del tempo medio, avvenuti<br />
verso il 1860-70.<br />
Oggi, spesso non ricordando le difficoltà<br />
che la maggioranza di noi ha sempre<br />
incontrato nell’affrontare le novità<br />
portate dalla civiltà - basti ricordare<br />
quelle che oggi moltissime persone<br />
incontrano nell’affrontare l’informatica<br />
- forse ci viene da sorridere nel leggere,<br />
in un opuscolo che aveva lo scopo di<br />
chiarire alla popolazione quali fossero i<br />
vantaggi del tempo medio, che «con<br />
lodevole intento gli egregi uomini componenti<br />
il Municipio in conformità delle<br />
usanze delle più colte città, si avvisarono<br />
di far segnare all’orologio del<br />
Palazzo Municipale il tempo medio,<br />
innovazione reclamata dai bisogni della<br />
moderna civiltà ...» (pag. 95) o che «caldamente<br />
raccomandiamo ai nostri intelligenti<br />
orologiai di abbandonare ogni<br />
altro computo adottando il tempo<br />
medio e smettendo la curiosa usanza di<br />
far segnare ai loro orologi tempi differenti<br />
.. e .. il tempo medio non è una<br />
merce straniera …» (pag. 97)<br />
Breve ma dettagliata la descrizione della<br />
meridiana della Cattedrale di Palermo.<br />
Veramente interessante infine la tavola<br />
della ripartizione delle ore fissata<br />
nell’Albergo dei Poveri in cui leggiamo<br />
che fra i doveri degli ‘ospiti’ vi erano la<br />
‘Sveglia ed ognuno riponga il letto’ alle<br />
ore 12 in inverno e alle 9 ½ in estate e il<br />
‘Silenzio generale e ognuno a dormire’<br />
alle ore 1 ½ d'inverno e alle ore 1 in<br />
estate: ore italiche naturalmente!<br />
GF<br />
63
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Sorrisi e Gnomoni<br />
Giacomo Agnelli, Brescia - agnelli.bs@numerica.it<br />
La rubrica ospita in questo<br />
numero anche tre vignette di<br />
Rosanna Pasero di Saluzzo:<br />
www.broderie.it<br />
64
Come collaborare con <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Spedizione del materiale<br />
Il materiale può essere spedito per e-mail o per posta ad un<br />
membro della redazione. Nel caso di invio per e-mail di files di<br />
grandi dimensioni (superiori a 1MB) si consiglia di prendere<br />
contatto preventivamente con il destinatario. Se si invia materiale<br />
per posta e si desidera che il materiale venga restituito è<br />
necessario convenire questa procedura con il destinatario; di<br />
norma il materiale non viene restituito.<br />
Testo<br />
Possibilmente salvare in un file doc scritto con Microsoft<br />
Word, versione non successiva a Word 2000. Il testo può<br />
essere scritto con un qualunque altro programma di scrittura<br />
purchè possa essere letto da Microsoft Word (rtf, txt, wri).<br />
Il testo inviato verrà poi impaginato con lo stile previsto per la<br />
rivista, per questo motivo è meglio evitare scelte di formattazione<br />
che introducano caratteri di controllo non interpretabili<br />
dal programma di impaginazione: per esempio numerazione<br />
automatica di paragrafi (sono caratteri speciali di Word e non<br />
solo caratteri numerici), puntini evidenziati di inizio paragrafo<br />
e simili.<br />
È anche da evitare il rientro a sinistra della prima riga di un<br />
nuovo periodo. Questo stile non è utilizzato nell’impaginazione.<br />
È invece richiesto che il testo riproduca le scelte di stile che<br />
debbono essere riprodotte nell’impaginazione:<br />
- corsivo<br />
- grassetto<br />
- titoli di paragrafo in grassetto. questi titoli avranno una<br />
riga bianca sopra e sotto e saranno allineati in centro<br />
alla colonna<br />
- allineamenti a sinistra o a destra: il testo va giustificato<br />
in modo da evidenziare quando si decide di allineare<br />
delle righe diversamente<br />
- testo rientrante sia a destra che a sinistra.<br />
Nell’impaginazione questi paragrafi avranno un rientro<br />
di 3 mm<br />
- a capo e righe bianche fra paragrafi. Non includere<br />
linee bianche andando a capo se non esplicitamente<br />
volute per staccare un argomento.<br />
- i numeri in stile apice che rimandono alle note. Questi<br />
dovranno essere sempre numeri e sequenziali nell’articolo<br />
Tutto il testo deve essere scritto con la stessa dimensione.<br />
Non è richiesto nessun font particolare; l’autore può utilizzarne<br />
uno qualunque purchè di largo impiego e quindi facilmente<br />
reperibile su ogni computer (Arial, Times ecc.).<br />
Si fa presente che nella rivista è usato il Garamond (size 12,<br />
larghezza 88%, interlinea 14, giustificato)<br />
Immagini<br />
Non è necessario che le immagini siano inserite nel testo, è<br />
sufficiente che sia segnalato il punto in cui si consiglia l’inserimento.<br />
Si può indicare il punto di inserimento con un testo fra parentesi<br />
del tipo: [inserire fig. 1]. In questo caso il taglio dell’immagine<br />
sarà decisa in sede di impaginazione.<br />
Se si desidera suggerire anche il taglio dell’immagine allora<br />
queste possono essere inserite nel testo; per questo scopo,<br />
se si vuole risparmiare sulla dimensione del file, è possibile<br />
utilizzare anche la versione in bianco e nero delle immagini.<br />
Le immagini devono essere fornite come file distinti anche se<br />
sono state inserite nel testo. Non è infatti possibile estrarre<br />
dal documento le immagini con la qualità originale.<br />
I files delle immagini devono essere in formato jpg o tif, con<br />
una profondità non inferiore a 72 dpi e con la più grande<br />
dimensione disponibile. È preferibile che le immagini siano<br />
inviate sempre a colori anche nel caso vengano poi pubblicate<br />
in bianco e nero.<br />
Si sconsiglia invece l’uso del colore nei disegni a tratto che<br />
non lo richiedano esplicitamente. Così pure il riferimento nel<br />
testo a particolari in colore dei disegni a tratto; questi disegni<br />
sono di solito riprodotti in pagine in bianco e nero.<br />
Per i disegni a tratto è disponibile nel sito di CGI il programma<br />
SFERE di Gianni Ferrari; il programma può essere scaricato<br />
gratuitamente e consente di comporre la maggior parte di<br />
questi tipi di disegno:<br />
www.gnomonicaitaliana.vialattea.net/softwaregnom2.htm<br />
Le immagini possono essere spedite da scansionare, operazione<br />
a cui provvederà l’impaginatore o il redattore che le ha<br />
ricevute.<br />
Si deve evitare che le fotografie riportino dati digitali in<br />
sovraimpressione a meno che questi particolari siano esclusi<br />
dal taglio dell’impaginazione.<br />
Sono anche da evitare le cornici inserite direttamente in un<br />
disegno poiché, se necessarie, saranno introdotte e dimensionate<br />
dall’impaginatore.<br />
Si sconsiglia di numerare i disegni inserendo un carattere<br />
numerico nello stesso. In genere i disegni vengono numerati<br />
tramite la didascalia oppure, se questa non è prevista, tramite<br />
un numero sovraimpresso nel quadro dell’immagine.<br />
Questa operazione di numerazione avviene con l’impaginazione<br />
per uniformare dimensione e stile della numerazione.<br />
I numeri inseriti dall’autore apparirebbero di stile diverso<br />
rispetto agli altri articoli ma anche differenti in dimensione,<br />
conseguentemente al diverso ingrandimento che possono<br />
avere le immagini nell’impaginazione.<br />
Viceversa si consiglia di utilizzare il numero di immagine nel<br />
nome dei files e di non utilizzare nomi riferiti ai contenuti: es.:<br />
fig1.jpg e non: gitaaTindari.jpg<br />
È auspicabile che tutte le immagini abbiano una didascalia. I<br />
testi delle didascalie possono essere riportati alla fine del<br />
testo dell’articolo e riferiti al numero di figura.<br />
Se la provenienza delle immagini richiede un’autorizzazione<br />
alla riproduzione, è necessario che l’autore provveda a procurarsi<br />
tale permesso interpellando la fonte e sia in grado di<br />
documentarlo alla redazione. La redazione è volentieri disponibile<br />
a fornire copie in omaggio della rivista ai proprietari delle<br />
immagini che le richiedessero in cambio di questo permesso.<br />
L’autore può quindi agire consapevole di questa disponibilità.<br />
Rubriche<br />
Arte, Materiali e Tecniche, Mario Arnaldi,<br />
marnaldi@libero.it<br />
Curiosità Gnomoniche, Nicola Severino,<br />
nicolaseverino@libero.it<br />
Dalle Mailing-List, Umberto Fortini, yvega@tin.it<br />
Didattica, Alberto Nicelli, a.nicelli@tiscali.it<br />
Effemeridi, Paolo Albéri Auber, ingauber@tin.it<br />
Eventi, Fabio Garnero, f.garnero@tiscalinet.it<br />
Invito alla Visita, Fabio Garnero, f.garnero@tiscalinet.it<br />
La <strong>Gnomonica</strong> nel WEB, Diego Bonata,<br />
dibonata@libero.it<br />
Motti Latini, Alessandro Gunella,<br />
agunellamagun@virgilio.it<br />
La Posta, Nicola Severino, nicolaseverino@libero.it<br />
Profili, Alessandro Gunella, agunellamagun@virgilio.it<br />
Progetti, Fabio Savian, fabio.savian@libero.it<br />
I Quiz, Alberto Nicelli, a.nicelli@tiscali.it<br />
Rassegna Stampa, Andrea Costamagna,<br />
andreacostamagna@tiscalinet.it<br />
Recensioni, Gianni Ferrari, gf_merid@virgilio.it<br />
Recensioni Software, Diego Bonata, dibonata@libero.it e<br />
Umberto Fortini, yvega@tin.it<br />
Soli et Artis Opus, Mario Arnaldi, marnaldi@libero.it<br />
Sorrisi e Gnomoni, Giacomo Agnelli,<br />
agnelbs@numerica.it