06.11.2014 Views

Anno I, n. 4 - febbraio 2003 - Gnomonica Italiana

Anno I, n. 4 - febbraio 2003 - Gnomonica Italiana

Anno I, n. 4 - febbraio 2003 - Gnomonica Italiana

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Rivista di Storia, Arte,<br />

Cultura e Tecniche degli<br />

Orologi Solari<br />

<strong>Anno</strong> I, n. 4 - <strong>febbraio</strong> <strong>2003</strong><br />

Spedizione in abbonamento postale 45% - Milano Art. 2 - Comma 20B - Legge 662/96 - 10, 00 €<br />

In questo numero: Alessandro Gunella Orologio solare orizzontale. Senza centro, senza linee orarie e senza gnomone<br />

- Silvio Magnani Orologio ‘a trasparenza’ in Puglia - Akio Gotoh Orologi solari in Giappone (Periodo EDO 1600-1867)<br />

- Alberto Nicelli Quando il centro dell’orologio è inaccessibile... - Silvano Bianchi Gnomoni ...curiosi - Nicola Severino<br />

Antiche pagine di <strong>Gnomonica</strong> - Gianni Ferrari L’ombra e la penombra di un elemento rettilineo. Alcune osservazioni -<br />

Mario Arnaldi Orologi solari medievali in provincia di Bari - Ennia Visentin Decorare il tempo. Considerazioni e proposte<br />

sull’abbellimento pittorico degli orologi solari su intonaci - Fabio Savian Le linee orarie italiche con lo gnomone conico


Rivista di Storia, Arte, Cultura e Tecniche<br />

degli Orologi Solari<br />

fondata da Nicola Severino<br />

Registrazione al Tribunale di Monza<br />

n°1574 del 2 marzo 2002<br />

CGI -Coordinamento Gnomonico Italiano<br />

WEB: www.gnomonicaitaliana.vialattea.net<br />

Mailing-List:<br />

http://groups.yahoo.com/group/<br />

gnomonicaitaliana/<br />

Editore: Grafiche ATA<br />

Paderno Dugnano (MI)<br />

Direttore responsabile: Osvaldo Tagliabue<br />

Redazione: cgi-rivista@yahoogroups.com<br />

Mario Arnaldi, Diego Bonata,<br />

Andrea Costamagna, Gianni Ferrari,<br />

Umberto Fortini, Fabio Garnero,<br />

Alessandro Gunella, Lucio Maria Morra,<br />

Alberto Nicelli, Giovanni Paltrinieri,<br />

Gian Carlo Rigassio,<br />

Fabio Savian, Nicola Severino<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Giacomo Agnelli, Paolo Albéri Auber,<br />

Mario Arnaldi, Silvano Bianchi, Diego Bonata,<br />

Francesco Caviglia, Andrea Costamagna,<br />

Gianni Ferrari, Umberto Fortini,<br />

Fabio Garnero, Akio Gotho,<br />

Alessandro Gunella, Silvio Magnani,<br />

Alberto Nicelli, Rosanna Pasero, Fabio Savian,<br />

Nicola Severino, Ennia Visentin<br />

Stampa: Grafiche ATA<br />

Paderno Dugnano (MI)<br />

tiratura 350 copie,<br />

stampa su carta riciclata ecologica<br />

I manoscritti, le fotografie, i disegni le pubblicazioni o altro<br />

materiale inviati alla redazione o all’editore non saranno<br />

restituiti salvo precedenti accordi specifici.<br />

La redazione e l’editore declinano ogni responsabilità per i<br />

danni di qualunque tipo che dovessero essere provocati da<br />

eventuali applicazioni dei metodi, delle teorie e dei dati<br />

numerici presenti negli articoli pubblicati.<br />

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa<br />

pubblicazione può essere riprodotta o trasmessa in nessun<br />

modo, elettronico o meccanico, incluse fotocopie, senza<br />

l’autorizzazione scritta della redazione.<br />

2<br />

4<br />

sommario<br />

6<br />

9<br />

14<br />

17<br />

21<br />

23<br />

25<br />

32<br />

34<br />

39<br />

41<br />

47<br />

54<br />

55<br />

61<br />

62<br />

64<br />

La Posta, Nicola Severino<br />

Orologio solare orizzontale. Senza centro,<br />

senza linee orarie, e senza gnomone<br />

Alessandro Gunella<br />

Orologio ‘a trasparenza’ in Puglia<br />

Silvio Magnani<br />

Orologi solari in Giappone (Periodo EDO<br />

1600 - 1867)<br />

Akio Gotoh<br />

Eventi, Fabio Garnero<br />

Quando il centro dell’orologio è<br />

inaccessibile...<br />

Alberto Nicelli<br />

Gnomoni ...curiosi<br />

Silvano Bianchi<br />

Profili, Alessandro Gunella<br />

Antiche pagine di <strong>Gnomonica</strong><br />

Nicola Severino<br />

I Quiz, Alberto Nicelli<br />

L’ombra e la penombra di un elemento<br />

rettilineo. Alcune osservazioni<br />

Gianni Ferrari<br />

Recensioni Software, Diego Bonata e<br />

Umberto Fortini<br />

Orologi solari medievali in provincia di Bari<br />

Mario Arnaldi<br />

Decorare il tempo.<br />

Considerazioni e proposte sull’abbellimento<br />

pittorico degli orologi solari su intonaci<br />

Ennia Visentin<br />

Solis et Artis Opus, Mario Arnaldi<br />

Le linee orarie italiche con lo gnomone<br />

conico<br />

Fabio Savian<br />

Rassegna Stampa, Andrea Costamagna<br />

Recensioni, Gianni Ferrari<br />

Sorrisi e Gnomoni, Giacomo Agnelli<br />

Le notizie e i materiali riguardanti le rubriche possono<br />

essere inoltrati direttamente al curatore della rubrica.


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Abbonamenti<br />

La rivista si sorregge esclusivamente con gli abbonamenti<br />

pertanto il tuo interesse per <strong>Gnomonica</strong><br />

<strong>Italiana</strong>, oltre che gradito, è la condizione di<br />

sostentamento e di sviluppo della rivista.<br />

Puoi abbonarti tramite un comune bollettino<br />

postale versando 30, 00 € sul cc 15842768 intestato<br />

a:<br />

Grafiche ATA di Seregni Ernesto<br />

<strong>2003</strong>7 Paderno Dugnano (MI)<br />

causale: abbonamento a <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

per un anno (3 numeri)<br />

L’abbonamento partirà dal primo numero in<br />

stampa, successivo all’attestazione del versamento<br />

ricevuta dalle Poste. Poichè i tempi di comunicazione<br />

possono essere anche di alcune settimane<br />

si consiglia di comunicare l’avvenuto versamento<br />

postale tramite posta elettronica:<br />

cgi-rivista@yahoogroups.com<br />

Gli abbonamenti dall’estero possono essere effettuati<br />

inviando l’importo direttamente all’editore:<br />

(You can to take out a subscription to<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong> by sending the amount<br />

directly to the Editor)<br />

Grafiche ATA di Seregni Ernesto<br />

via Filzi, 1 - <strong>2003</strong>7 Paderno Dugnano (MI)<br />

for European Countries 35, 00 €,<br />

Others 40, 00 €<br />

Informazioni su Internet<br />

Aggiornamenti sulla rivista e sugli abbonamenti<br />

sono disponibili nel sito di CGI - Coordinamento<br />

Gnomonico Italiano:<br />

www.gnomonicaitaliana.vialattea.net<br />

Arretrati<br />

Gli arretrati sono disponibili fino ad esaurimento<br />

delle scorte al prezzo di 15, 00 euro cadauno.<br />

Abbonamenti in regalo<br />

Puoi regalare un abbonamento ad un conoscente<br />

indicandone le coordinate postali nell’apposito<br />

bollettino. L’abbonamento in omaggio sarà segnalato<br />

all’interessato da una cartolina che<br />

indicherà anche da chi proviene il regalo.<br />

In copertina::<br />

Il complessso gnomonico di<br />

Bibiana (TO) presentato<br />

nella rubrica ‘Solis et Artis<br />

Opus’<br />

L’ULTIMO NUMERO DELL’ANNO<br />

Eccoci, finalmente, all’ultimo numero del nostro primo anno di<br />

vita. Eh sì, <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>, compie un anno e sembra solo<br />

di ieri il nostro primo vagito. Durante questo breve periodo, se<br />

ci avete seguito con attenzione, vi sarete accorti degli sforzi fatti<br />

dalla redazione per migliorare sempre più la qualità, sia tipografica,<br />

sia scientifica, di questa nostra rivista. Ad ogni numero<br />

abbiamo eliminato gli errori estetici sfuggiti in quello precedente<br />

ed abbiamo cercato di migliorarne sempre più l’aspetto<br />

grafico. Speriamo d’esserci riusciti, e oggi vi proponiamo il frutto<br />

dei nostri sforzi: una nuova impostazione grafica migliorata<br />

negli aspetti tipografici, con un nuovo stile per il titolo della rivista<br />

e un logo che ci idendifica come comunità reale.<br />

Orto e Polo - così li abbiamo battezzati in redazione a causa<br />

del loro particolare naso - sono le due mascottes che d’ora in poi<br />

accompagneranno, ed identificheranno, le varie rubriche ospitate<br />

all’interno della rivista e nel sito Internet. Non dubitate però!<br />

Questi due buffi rappresentanti della gnomonica italiana non<br />

devono essere considerati un sintomo di un abbassamento del<br />

livello qualitativo dei temi trattati nella rivista: essi sono stati<br />

creati solo per alleggerire e sdrammatizzare una materia, la<br />

gnomonica, che a volte ci coinvolge un po’ troppo e, forse, spaventa<br />

il neofita.<br />

Cercando di recepire al meglio le esigenze e i desideri dei lettori,<br />

assieme al logo progettato da Ugo Beccheroni e alla nuova versione<br />

del titolo ideata da Umberto Fortini, vi proponiamo con<br />

questo numero anche la copertina rigida, ed è questo uno sforzo<br />

in più che speriamo vi sia gradito e che vorremmo mantenere nel<br />

tempo.<br />

Anche il sito Internet si trasformerà presto in un nuovo portale<br />

della gnomonica italiana, grazie al notevole ed eccellente lavoro<br />

professionale di Umberto Fortini. Le possibilità evolutive<br />

della sua architettura e l’estrema facilità di navigazione saranno<br />

il punto di forza del sito ufficiale del CGI - <strong>Gnomonica</strong><br />

<strong>Italiana</strong>. È inutile descrivervi come apparirà, le parole non<br />

sarebbero sufficienti, ma speriamo che sia operativo al più presto<br />

e che possiate visitarlo ed apprezzarlo.<br />

L’ultima sorpresa, ma non da meno, è il distintivo (pin) ufficiale<br />

del CGI realizzato da Ferrino s.r.l. di<br />

Ravenna. La piccola spilla, che potete<br />

vedere nell’immagine qui a fianco, è serigrafata<br />

su ottone argentato e ceramicato<br />

in superficie. Si tratta di una<br />

bella idea che, ad un costo modesto<br />

(3 Euro più le spese di spedizione), è<br />

possibile ordinare all’indirizzo e-mail marnaldi@libero.it<br />

Buon compleanno a <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>!<br />

Mario Arnaldi<br />

1


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

La Posta<br />

Nicola Severino, via Lazio, 9 - 03030 Roccasecca (FR) - nicolaseverino@libero.it<br />

Caro Nicola Severino,<br />

ho letto sul numero 3 di <strong>Gnomonica</strong><br />

<strong>Italiana</strong>, nella rubrica ‘Curiosità<br />

Gnomoniche’, da te curata, la descrizione<br />

di un orologio solare a tronco di piramide<br />

custodito (nel tuo testo non è scritto)<br />

nel Museo di Fisica dell’Università di<br />

Napoli, Federico II.<br />

Dopo alcuni giorni, sfogliando uno dei<br />

tanti libri della mia biblioteca, ho trovato<br />

per caso un altro orologio solare gemello<br />

a quello da te descritto. L’avevo già<br />

visto, perché ho il libro da diverso<br />

tempo, ma chissà perché non me ne<br />

ricordavo più. Il volume in questione è<br />

‘Sundials and roses of yesterday’ di Alice<br />

Morse Earle, New York - London 1902.<br />

L'orologio descritto a pag. 154 è in<br />

sostanza il gemello di quello posseduto<br />

dal Museo napoletano, è posteriore a<br />

quello da te illustrato, ed è datato 1770.<br />

La sua costruzione si deve sicuramente<br />

allo stesso autore, il Barone Josepho M a<br />

Cavaliero Barone S.cti Caetani (c’è un<br />

errore di trascrizione nel tuo testo).<br />

L'iscrizione sulla faccia ‘directe boream’,<br />

infatti, ne conferma la paternità (è strano,<br />

infatti, che il Museo napoletano consideri<br />

ignoto l’autore del manufatto).<br />

Agli inizi del secolo, quando la Morse<br />

Earle scrisse il libro, l’orologio apparteneva<br />

ad un importante collezionista<br />

inglese, un certo Mr. Lewis Evans Esq.,<br />

la sua collezione privata vantava più di<br />

450 orologi solari portatili, senza contare<br />

gli astrolabi e altri strumenti simili. La<br />

sua biblioteca contemplava piu di 400<br />

libri e riviste dedicate alla gnomonica.<br />

Egli apparteneva ad una famiglia che ha<br />

sempre collezionato pezzi di valore compresi<br />

strumenti gnomonici, e nell'ultima<br />

edizione del famoso libro della Gatty il<br />

capitolo sugli orologi solari portatili<br />

porta la sua firma. Il suo fratello maggiore,<br />

Artur John Evans F.R.S., fu l’ideatore<br />

del famoso Ashmolean Museum di<br />

Oxford, e gran collezionista di antichità e<br />

orologi solari.<br />

La foto mostrata a pag. 154 del libro, non<br />

lascia dubbi in proposito sia per l’indubbia<br />

somiglianza fra i due orologi sia per il<br />

testo della scritta della faccia ‘DIRECTE<br />

BOREAM’, che così recita:<br />

INSTRUMENTUM SOLARE<br />

HORARIUM<br />

a Josepho M a Cavaliero<br />

Barone S.cti Caetani & C<br />

adinventum, atque delineatum<br />

A Æ V 1770<br />

ad Latit. Bor. Neapolis Grad. 40.50<br />

Longit. -------------- gnom.<br />

In un’altra iscrizione si legge anche il<br />

nome del committente: «Ad usum<br />

Excellentissimi Domini Marchionis D.<br />

Bernardi Tanucci Regis utriusque Siciliæ<br />

Consiliarii, et Hyspaniarum Benemeriti,<br />

Equitis Ordinis Sancti Ianuarii, etc.» ovvero<br />

«Ad uso dell'eccellentissimo Signor<br />

Marchese Don Bernardo Tanucci, consigliere<br />

del Re delle due Sicilie, benemerito<br />

di Spagna, Cavaliere dell’Ordine di S.<br />

Gennaro, eccetera».<br />

Nel 1924 la collezione<br />

Evans passò al Museo<br />

di Storia della Scienza<br />

a Oxford (Ashmolean<br />

Museum) dove oggi<br />

l’orologio è esposto<br />

con il n. di inventario<br />

35701<br />

Mario Arnaldi<br />

caro Mario,<br />

ti ringrazio per la lettera.<br />

Proprio mentre<br />

la rivista veniva stampata,<br />

trovavo l’orologio<br />

in questione pubblicato<br />

sul libro Meridiane e orologi solari<br />

a Napoli, di recentissima pubblicazione,<br />

già citato in questo numero nella<br />

rubrica ‘Recensioni’, dove si precisava<br />

che era conservato nel Museo di Fisica<br />

dell’Università di Napoli. Le notizie che<br />

avevo trovato, invece, erano inglobate in<br />

una singola pagina web da cui non si<br />

poteva accedere ad ulteriori informazioni<br />

e non riportava tale precisazione. Ti<br />

ringrazio per aver evidenziato l’errore di<br />

trascrizione mentre l’originale è anche<br />

leggibile nella foto pubblicata sulla rivista<br />

nell’immagine centrale, ove si legge chiaramente:<br />

«a Josepho M. Cavaliero<br />

Barone S.ti Caetani….etc». Che l’autore<br />

sia lo stesso, anche per l’esemplare da te<br />

descritto, è più che evidente e c’è appena<br />

un anno di differenza nella costruzione<br />

dei due orologi. Non so se sia stato poi<br />

prodotto ‘in serie’, ma l’originalità certo<br />

non manca ed un collezionista come<br />

quello da te citato, non poteva certo farselo<br />

scappare.<br />

Nicola Severino<br />

Con riferimento alla comunicazione<br />

relativa all’astronomo Giovanni<br />

Schiaparelli, a costo di essere tacciato di<br />

pignoleria vorrei comunicare quanto<br />

segue:<br />

la Lemniscata di cui alla fotografia fu<br />

costruita da Schiaparelli quando aveva<br />

circa 16 anni. Non mi risulta che la sua<br />

attività gnomonica sia proseguita oltre.<br />

Schiaparelli si laureò in Ingegneria, ma si<br />

interessò subito di astronomia e fece la<br />

carriera nota a tutti. Quello che non si sa<br />

è che la famiglia di Schiaparelli era delle<br />

mie parti, precisamente di Occhieppo<br />

Inferiore, un paese di tremila abitanti<br />

confinante con Biella. La sua, come tante<br />

del comune, era una famiglia di fornaciai,<br />

ed il padre si trasferì a Savigliano per<br />

aprire una fornace da mattoni circa tre<br />

mesi prima che lui nascesse. Quindi è<br />

saviglianese ‘per caso’. I suoi sono<br />

sepolti ad Occhieppo. La famiglia vanta<br />

anche un altro Schiaparelli, lo zio,<br />

famoso egittologo, cui si deve gran parte<br />

della collezione dell'Egizio di Torino.<br />

Alessandro Gunella<br />

Nel precedente numero, è stata erroneamente<br />

attribuita al comune di<br />

Savigliano l’appartenenza alla provincia<br />

di Torino. Ce ne scusiamo con i lettori, la<br />

provincia corretta è quella di Cuneo.<br />

2


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Manuel Marìa Valdés, invia il consueto<br />

biglietto di auguri natalizi, corredato<br />

di due foto riguardanti una bellissima<br />

meridiana canonica, molto antica, forse<br />

risalente al 1300, con 4 settori orari e le<br />

lettere che contraddistinguono le<br />

preghiere di Prima, Terza, Meridies,<br />

Nona e Vespri.<br />

Anche la Asociaciòn de Amigos de los<br />

Relojes de Sol, invia un biglietto d’auguri<br />

con la bella immagine di un codice<br />

manoscritto di San Isidoro di Siviglia in<br />

cui è raoppresentato ‘L’Orologio’, o<br />

‘Horologium’, ovvero la ‘Tavola dei<br />

Piedi’ che si usava per determinare l’ora<br />

solare calcolando la lunghezza dell’ombra<br />

della propria persona con la misura<br />

del ‘piede’. L'antico ‘stoicheion’ dei<br />

Greci, metodo che vanta antichità e<br />

molti riferimenti letterari.<br />

SCOPERTA UNA MERIDIANA A<br />

CARDE' - Cardè si trova a 10<br />

chilometri da Saluzzo, non lontano da<br />

Moretta.<br />

I lavori di restauro che da alcune settimane<br />

interessano la Torre Campanaria<br />

di Cardé, proprio in questi giorni hanno<br />

portato alla luce alcune opere pittoriche<br />

di notevole valenza storica.<br />

Ne abbiamo parlato con l’arch. Roberto<br />

Bertola, tecnico comunale di Cardé.<br />

«Intanto vorrei precisare che i lavori<br />

sono stati autorizzati dalla<br />

Sovrintendenza ai Beni Architettonici di<br />

Torino e sono stati seguiti direttamente<br />

dall’arch. Frugoni responsabile di zona<br />

della stessa Sovrintendenza - puntualizza<br />

l’arch. Bertola - Parallelamente alle opere<br />

di restauro la Sovrintendenza aveva<br />

richiesto di eseguire una stratigrafia ed è<br />

proprio attraverso questa verifica che si<br />

sono potuti riscontrare almeno tre interventi<br />

manutentivi precedenti e diluiti nel<br />

tempo che hanno causato l’occultamento<br />

di alcune decorazioni originarie della<br />

Torre Campanaria. La più importante è<br />

un’imponente meridiana con cornici di<br />

contorno, presumibilmente risalente<br />

all'inizio del 700, posta sui lati sud e<br />

ovest.<br />

La Sovrintendenza, d’intesa con<br />

l’Amministrazione Comunale, ha indicato<br />

le linee guida per il recupero di questa<br />

importante opera storica che, se da un<br />

lato comporterà un aggravio di spesa<br />

per il Comune, dall’altro lato riporterà la<br />

Torre Campanaria al fasto originale e<br />

sarà motivo di vanto per i cardettesi e<br />

un’attrazione in più per i forestieri».<br />

«Ovviamente - interviene il sindaco<br />

Sebastiano Miglio - essendo chiuso il<br />

bilancio 2002, bisognerà attendere il<br />

bilancio <strong>2003</strong> per reperire i fondi necessari.<br />

Al riguardo, come Comune ci stiamo<br />

anche attivando per verificare se è<br />

possibile accedere ad eventuali finanziamenti.<br />

In ogni caso il recupero della<br />

meridiana è certo, solo che dovrà sottostare<br />

ai tempi tecnici e burocratici».<br />

Pensiamo che, dopo oltre 300 anni di<br />

oblìo, qualche mese in più non faccia la<br />

differenza; l’importante, e questo il sindaco<br />

lo dà per certo, è che il recupero si<br />

faccia. Ricordando che questo sarebbe il<br />

secondo recupero, negli ultimi anni, di<br />

pezzi di storia cardettese dopo quello,<br />

privato, splendidamente in mostra sulla<br />

facciata del castello medioevale, viene da<br />

chiedersi: a Cardé, quanti altri tesori<br />

architettonici sono stati occultati dalla<br />

superficialità e dalla stoltezza dell'uomo?<br />

Piero Strobino per il Corriere di<br />

Saluzzo (per gentile concessione)<br />

3


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Orologio solare orizzontale.<br />

Senza centro, senza linee orarie,<br />

e senza gnomone<br />

Ho trovato da un rigattiere un testo anonimo del 1808, stampato con ogni probabilità a Roma, che spiega come costruire l’orologio<br />

analemmatico (e altri orologi orizzontali sui quali non è il caso di prestare attenzione). È una semplice ‘curiosità’ ma è piacevole, e<br />

merita di essere conosciuta dai lettori di questo notiziario. Ho trascritto il testo così come è, perché una fotocopia probabilmente<br />

sarebbe poco leggibile. Lo stampato è completato da alcune tavole incise ad acquaforte, di cui si riproduce quella rilevante.<br />

I lettori romani sono pregati di fare qualche ricerca sul nome del Prof. Pessuti, citato nel testo. Dovrebbe essere facile trovare dei<br />

riferimenti, ed eventualmente dei suoi testi, perché egli probabilmente è stato un dirigente della Specola Caetani.<br />

di Alessandro Gunella<br />

P<br />

er soddisfare al genio dei Dilettanti siamo in<br />

dovere di dar luogo in questa nostra<br />

Miscellanea a qualche soggetto gnomonico,<br />

che già promettemmo inserirvi. S’è difficile in così noto<br />

argomento di produr cose nuove non sarà disgradevole<br />

ai nostri Lettori, che una fra queste si scelga non così<br />

commune in grazia di quel pregio che vanta, e di quella<br />

novità almeno, con cui ci riuscì di presentarla. È questo<br />

un Orologio orizontale senza centro, senza linee<br />

orarie, e senza gnomone, opportuno per tali condizioni<br />

in certe circostanze, nelle quali ingombrar non si debba<br />

quel piano, su cui si vuol disegnare, come sarebbe in un<br />

perterra di un giardino, in un pavimento di un terrazzo.<br />

Non sappiamo, che veruno de’ tanti nostri Scrittori<br />

Italiani di <strong>Gnomonica</strong> abbia riportato questa quanto<br />

singolare, ed ingegnosa, altrettanto semplice, ed elegante<br />

specie di Orologio orizontale. Il primo che ne abbia<br />

parlato è un certo Vaulezard, 1 e dopo di lui un inglese<br />

per nome Forster. 2 Non credette poi disdicevole il Sig.<br />

de-laLande di dare una sua dimostrazione di<br />

quest’Orologio, 3 su di cui si hanno anche alcune ricerche<br />

fatte dal celebre Geometra Sig. Lambert. 4 Si distinse<br />

fra tutti però il Chiarissimo Professore Sig.<br />

Gioacchino Pessuti, che con una nuova semplicissima<br />

maniera dette di quest’Orologio una elegantissima<br />

dimostrazione, 5 e da questa tratto abbiam noi la seguente<br />

grafica<br />

Descrizione<br />

Sia EF (fig. 1) la Meridiana, ed AB una perpendicolare<br />

alla medesima in O. Preso in questa un qualunque<br />

punto f, si faccia l’angolo CfO eguale alla latitudine, o<br />

altezza del polo del luogo, per esempio in Roma di circa<br />

42. gradi. Si porti Cf da O in A, e col centro O, e col<br />

raggio OA si descriva una circonferenza di circolo<br />

AEBF, la quale si divida in 24. parti uguali, incominciando<br />

da uno qualunque de’ quattro punti cardinali A,<br />

E, B, F. Si congiungano i punti di divisione egualmente<br />

lontani dalla meridiana colle rette GH, IK, LM ec., e<br />

facendo uso del compasso di proporzione, o di qualunque<br />

altro metodo, le GS, SH, IT, TK, LV, VM ec. si dividano<br />

ne’ punti N, P, Q, R, Y, Z ec. in quell’istessa proporzione,<br />

in cui la EO trovasi divisa in C. I punti C, N,<br />

Q, Y ec. saranno i desiderati punti orarj, che anderanno<br />

contrasegnati coi rispettivi punti XII, I, II, III, ec., e de’<br />

quali tanti dovranno lasciarsi, quanti ne corrispondono<br />

al più lungo giorno del solstizio estivo nel dato luogo.<br />

1<br />

Traité de l'origine, demonstration, construction, et usage du Cadran analemmatique - 1644.<br />

2<br />

Elliptical Horologiography. London l654.<br />

3<br />

Memoires de l'Accademie Royale des Sciences. Anne 1757.<br />

4<br />

Effemeridi di Berlino per l’anno 1777.<br />

5<br />

Effemeridi di Roma ad uso della Specola Caetani per l’anno 1802.<br />

4


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

golare orologio orizontale; e per farne uso basterà<br />

sospendere sul giorno del mese un filo a piombo o<br />

tenervi eretto verticalmente un qualunque stilo, poiché<br />

la sua ombra cadendo sopra uno, o tra due de’ punti<br />

orarj già segnati, mostrerà l’ora, che si cerca.<br />

omissis…<br />

Per orizontare siffatti orologi si sa, che ordinariamente<br />

s’impiega la bussola magnetica, nella quale però è<br />

necessario conoscere la declinazione locale dell’Ago,<br />

che nella nostra latitudine è di 17. gradi e mezzo circa.<br />

Ecc..<br />

Tornando ora al punto f si formino in esso gli angoli<br />

Ofa, Ofd ciascuno di 11° 30'.; gli angoli Ofb, Ofe ciascuno<br />

di 20° 12', e gli angoli Ofc, Ofg ciascuno di 23°<br />

30'. si avrà così sulla meridiana una porzione gc divisa<br />

inegualmente nei punti e, d, O, a, b, attorno della quale<br />

si dovranno disporre i nomi dei mesi divisi nei loro<br />

giorni, in guisa che i suddetti punti di divisione g, e, d,<br />

O, a, b, c corrispondano rispettivamente ai 21 di ciascun<br />

mese, vale a dire superiormente ai 21. di Giugno,<br />

Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre, Novembre, e<br />

Decembre, ed inferiormente ai 21. di Gennajo,<br />

Febbrajo, Marzo, Aprile, e Maggio.<br />

Così sarà terminata la facile descrizione di questo sinfig.<br />

1<br />

5


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Orologio ‘a trasparenza’<br />

in Puglia<br />

di Silvio Magnani<br />

U<br />

na particolare categoria, non molto diffusa,<br />

di orologi solari è rappresentata dagli orologi<br />

‘a trasparenza’. Alcuni esemplari di<br />

questi orologi si possono ammirare su vetrate di antiche<br />

chiese o di edifici pubblici e, più saltuariamente, privati.<br />

L’ora è letta dall’interno dell’edificio, osservando<br />

l’ombra dello stilo o dell’indicatore gnomonico, visibile<br />

in trasparenza sulla vetrata, sulla quale sono disegnate le<br />

linee orarie.<br />

Qui di seguito, viene invece descritto un nuovo orologio<br />

‘a trasparenza’. L’orologio è universale, cioè adattabile<br />

alle varie latitudini e longitudini; è quindi illustrata,<br />

a titolo di esempio, la sua installazione sulla parete di<br />

una casa, vicino al mare, in Puglia.<br />

Principio di funzionamento dell’orologio<br />

L’indicatore gnomonico puntiforme dell’orologio qui<br />

presentato è posizionato sulla superficie piana del vetro.<br />

Le linee orarie, traforate<br />

su una superficie<br />

cilindrica metallica,<br />

proiettano la loro<br />

ombra sulla superficie<br />

del vetro; l’asse della<br />

superficie cilindrica,<br />

orientato secondo l’asse<br />

terrestre, giace sulla<br />

superficie del vetro. La<br />

posizione relativa dell’ombra<br />

delle linee orarie,<br />

rispetto all’indicatore<br />

gnomonico, permette<br />

la lettura dell’ora.<br />

fig. 1 L’orologio prima dell’installazione.<br />

L’orologio è regolabile per essere adattato al luogo<br />

dove verrà montato.<br />

Questo orologio è una variante di quello presentato<br />

dallo scrivente all'XI Seminario Nazionale di<br />

<strong>Gnomonica</strong> tenutosi a Verbania il 22-24 marzo 2002 e<br />

ivi descritto nella memoria ‘Meridiana universale da<br />

parete’.<br />

Verranno qui illustrate le caratteristiche peculiari dell’orologio,<br />

rimandando per eventuali altre informazioni<br />

agli atti del succitato Seminario.<br />

Descrizione dell’orologio<br />

La figura 1 mostra una vista d’insieme dell’orologio; è<br />

possibile distinguerne le varie parti che lo compongono.<br />

La struttura è realizzata in acciaio inossidabile; è costituita<br />

da un telaio, su cui è fissata una lamina di 1mm di<br />

spessore curvata a semicilindro, di raggio interno 160<br />

mm; sulla lamina semicilindrica, il cui asse (asse dell’orologio)<br />

verrà orientato secondo la direzione dell’asse<br />

terrestre, sono traforate le curve orarie del tempo<br />

medio, divise in due quadranti validi rispettivamente<br />

per Inverno e Primavera e per Estate e Autunno. La<br />

lamina è traforata in<br />

modo tale da lasciare<br />

spazi vuoti tra una linea<br />

oraria e la successiva.<br />

Il telaio è collegato ad<br />

una piastra circolare di<br />

fissaggio attraverso una<br />

serie di aste snodate,<br />

tali da permettere il<br />

posizionamento dell’orologio<br />

nella sua collocazione<br />

definitiva.<br />

Uno snodo permette<br />

anche di regolare l’orologio<br />

in modo da poter<br />

leggere direttamente l’ora legale estiva.<br />

Una piccola lastra di vetro di 4 mm di spessore, fissata<br />

anch’essa al telaio, costituisce il quadrante dell’orologio.<br />

Una faccia della lastra di vetro è opacizzata da un trattamento<br />

di sabbiatura ed è posizionata su un piano con-<br />

6


tenente l’asse dell’orologio; asse del semicilindro. Sulla<br />

superficie opacizzata del vetro sono disegnati i due<br />

indicatori gnomonici, materializzati da due cerchietti<br />

colorati di rosso.<br />

Utilizzo dell’orologio<br />

L’orologio è adatto ad essere montato su pareti esterne<br />

di edifici in posizione tale da potere essere visibile dall’interno<br />

dell’edificio stesso. La posizione scelta sarà<br />

quindi in prossimità di finestre, porte, balconi, preferibilmente<br />

in zona illuminata dai raggi del sole per buona<br />

parte della giornata. L’orologio può inoltre essere collocato<br />

all’esterno in posizione isolata e sopraelevata;<br />

può essere posto su un muretto, su un pilastro di una<br />

cancellata ecc.<br />

Lettura dell’ora<br />

n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Come precedentemente detto, sul quadrante dell’orologio,<br />

costituito dalla superficie opacizzata del vetro, sono<br />

disegnati due cerchietti, che rappresentano gli indicatori<br />

dell’ora. Un cerchietto permetterà la lettura dell’ora in<br />

Inverno e Primavera, l’altro in Estate e Autunno.<br />

Sul quadrante, quando illuminato dal Sole, sono visibili<br />

le ombre delle linee orarie che gradualmente si spostano<br />

durante il giorno da destra verso sinistra. La posizione<br />

delle linee orarie rispetto agli indicatori permette<br />

fig. 2 L’orologio installato sulla parete.<br />

fig. 3 L’orologio visto dall’interno del patio.<br />

7


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 4 L’orologio alle ore 9 e 30 legali estive.. fig. 5 L’orologio alcuni minuti prima delle 11.<br />

la lettura dell’ora. Il campo di indicazione dell’ora si<br />

estende dalle 8 alle 18, come appare sulla fascia centrale<br />

tra i due quadranti, che riporta la numerazione relativa.<br />

Le ombre delle lettere I-P e A-E visibili sulla superficie<br />

del vetro permettono di scegliere la zona di quadrante<br />

relativa alla stagione corrente.<br />

Esempio di applicazione<br />

Viene ora descritto un esempio di applicazione dell’orologio<br />

sulla parete di una abitazione in Puglia. Le coordinate<br />

del luogo sono: latitudine 40° 48', longitudine<br />

17° 33'.<br />

La parete su cui è stato montato l’orologio, visibile sulla<br />

figura 2, ha declinazione 51° 37' Est. L’orologio è fissato<br />

sull’architrave di un patio coperto; la sua posizione,<br />

molto alta (quasi all’altezza del tetto), permette di ricevere<br />

l’illuminazione del sole per un considerevole periodo<br />

di tempo e anche quando la parete è completamente<br />

in ombra (cioè quando l’azimut del sole è maggiore<br />

di 38° 23' Ovest).<br />

La figura 3 mostra l’orologio visto dall’interno del<br />

patio. La figura 4 mostra il quadrante dell’orologio alle<br />

9 e 30 (ora legale estiva); la lettura dell’ora è ancora un<br />

poco disturbata dall’ombra del fogliame di alcuni eucalipti<br />

antistanti. Le figure 4 e 5 mostrano l’orologio alcuni<br />

minuti prima, rispettivamente, delle 11 e delle 16. Il<br />

quadrante di riferimento per la lettura dell’ora è quello<br />

inferiore, in quanto le fotografie dell’orologio sono<br />

state scattate in estate.<br />

Sulla figura 2 è possibile vedere anche un altro orologio<br />

costruito nel 1988; è realizzato con elementi di marmo<br />

bicolori; l’orologio segna l’ora legale estiva. Il periodo<br />

di funzionamento dell’orologio si limita alla sola estate,<br />

periodo nel quale la casa è solitamente abitata.<br />

fig. 6 L’orologio alcuni minuti prima delle 16.<br />

8


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Orologi solari in Giappone<br />

(Periodo EDO 1600-1867)<br />

Al XI Seminario Nazionale di <strong>Gnomonica</strong>, svoltosi a Verbania, il 22, 23 e 24 marzo del 2002, problemi di<br />

lingua costrinsero il prof. Akio Gotoh a accorciare enormemente la sua relazione. Gli Atti ce ne hanno proposta<br />

una versione incompleta e senza immagini. Riteniamo di fare cosa grata sia al Lettore che all’Autore con la<br />

pubblicazione integrale della relazione.<br />

di Akio Gotoh<br />

traduzione di Umberto Fortini<br />

II<br />

n Europa sono sopravvissute molte meridiane<br />

costruite in tempi antichi. Esistono riferimenti<br />

ed accenni al loro uso in vecchi libri e in documenti.<br />

D’altro canto ci sono pure Paesi che non hanno mai<br />

usato meridiane, e il Giappone sembra proprio essere<br />

uno di questi. Prima del periodo Edo (1600 - 1867) non<br />

c’è alcuna menzione sull’uso delle meridiane in<br />

Giappone. E tuttavia, al giorni nostri, sono rimaste solo<br />

tre meridiane costruite in quel periodo.<br />

Le meridiane portatili costruite in Giappone nel periodo<br />

Edo erano piccole e facili da rompere o da perdere.<br />

fig. 2 Orologio solare portatile di ottone e rame, misure 20 x 40 mm<br />

fig. 1 Legno, avorio e ottone, misure 40 mm x 20 mm<br />

Molte di queste, oggi, sono esposte nel Museo<br />

Nazionale delle Scienze, e talvolta se ne possono trovare<br />

degli esemplari anche in qualche museo locale, in collezioni<br />

private o in vendita nei negozi d’antiquariato.<br />

Si può quindi pensare che all’epoca le meridiane portatili<br />

fossero oggetto di commercio diffuso. Spesso, la<br />

gente le portava appese al fianco per mezzo di un<br />

Netsuke (un piccolo oggetto ornamentale molto simile<br />

in questo caso ad una catena per orologio da tasca) e le<br />

considerava un oggetto necessario per un viaggio.<br />

Siccome erano piccole e compatte, esse erano molto<br />

9


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 3 orologio portatile di legno, diametro 50 mm.<br />

usate. Paragonate alle meridiane portatili europee, quelle<br />

giapponesi erano meno delicate ed elaborate, probabilmente<br />

perché queste ultime erano maggiormente<br />

usate e più compatte.<br />

Con l’inizio del periodo Meiji e l’apertura del Giappone<br />

al resto del mondo, le meridiane portatili assunsero<br />

progressivamente lo stile e la forma di quelle europee.<br />

Quasi tutte le meridiane che ci restano sono di genere<br />

portatile, ed un buon numero di esse è di tipo e stile<br />

prettamente giapponese.<br />

Nella sezione seguente tratterò delle meridiane portatili<br />

basate su questi tre elementi.<br />

Storia delle meridiane giapponesi.<br />

In quasi tutti i Paesi del mondo gli antichi orologi solari<br />

sono stati i primi orologi, mentre in Giappone non ne<br />

sono mai stati trovati. Resti di ciò che può essere un<br />

tipo primitivo di meridiana, costruita da antiche popolazioni<br />

sistemando pietre secondo un circolo, sono stati<br />

trovati a Oyu, Prefettura di Akita. Tuttavia non si è<br />

ancora certi che questi siano davvero resti di una meridiana<br />

o che siano serviti per altri scopi.<br />

Il primo riferimento letterario all’uso di un orologio si<br />

trova nel Nihon-Shoki. In questo libro si riferisce che<br />

l’imperatore Tenchi nell'anno 670 (periodo Tenchi,<br />

anno decimo) costruì, o avrebbe costruito, un orologio<br />

ad acqua ad uso pubblico. Invece, il primo chiaro<br />

accenno a meridiane appare nel documento di morte<br />

del primo Shogun, Tokugawa Ieyasu, nel 1616 (periodo<br />

Genna, anno secondo) nel quale è scritto che due meridiane<br />

portatili furono date ai suoi servitori come ricordo.<br />

Una meridiana portatile d’avorio è stata recuperata<br />

dalla tomba del secondo Shogun, Tokugawa Hidetada<br />

(si veda la fig. 1). Dopo questo periodo e in tutta l’era<br />

Edo apparvero numerosi saggi sulle meridiane in libri e<br />

relazioni; ed orologi solari portatili furono venduti in<br />

negozi di strumenti di precisione, che trattavano anche<br />

attrezzi per rilevamento topografico. Questo genere di<br />

orologi divenne molto popolare.<br />

Meridiane all’aperto si possono vedere oggi solo in tre<br />

località: nel castello Kochi (nella città di Kochi), al tempio<br />

Shiogama (nella città di Shiogama) e a Osaki<br />

Hachimangu (nella città di Sendai) e paragonate a quelle<br />

europee sono molto diverse.<br />

Quando, nell’era Meiji, le meridiane portatili europee<br />

divennero disponibili anche in Giappone, esse furono<br />

molto imitate, e gradualmente l’antico stile giapponese<br />

fu abbandonato.<br />

Per di più, l’esercito giapponese usò molte di queste<br />

meridiane nella seconda guerra mondiale nell’area sud,<br />

tanto che oggi quelle rimaste sono rare. Dopo la seconda<br />

guerra mondiale si costruirono molte meridiane per<br />

le scuole e per i parchi.<br />

Infine: ‘orologio solare’, in giapponese, si dice<br />

‘Hidokei’<br />

. Questa è una translitterazione.<br />

Nel periodo Edo l'inglese non era né usato né studiato<br />

in Giappone, eppure ‘Hidokei’ compare nella letteratura;<br />

oltre a ‘Hidokei’ si trovano anche i termini d’origine<br />

cinese ‘Nikkigi’<br />

, ‘Keihyo’<br />

, ‘Nikkei’ .<br />

Tipi di meridiane.<br />

Nelle figure 1-10 sono mostrati tredici diversi ‘stili’ di<br />

meridiane in uso.<br />

I modelli mostrati nelle figure 1-6 erano i più popolari:<br />

erano dotate di una piccola bussola, il cui ago magnetico<br />

puntava verso il nord, cosicché chi se ne serviva<br />

poteva orientare correttamente la sua meridiana portatile.<br />

Come mostrano le foto, l’orologio era disegnato<br />

all’interno di un piccolo emisfero. Nel mezzo c’era uno<br />

fig. 4 Orologio solare portatile di legno, diametro 50 mm.<br />

10


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

fig. 5 Orologio solare e abaco porta-attrezzi, legno, misure 145 mm x 60 mm.<br />

spillo che proiettava l’ombra mostrando le ore. Il<br />

tempo era segnato da intervalli di due ore. 1<br />

La figura 1 mostra una meridiana d’avorio, della stessa<br />

forma e stile di quella ritrovata nella tomba di<br />

Tokugawa Hidetada, il secondo Shogun, e molte di questo<br />

stesso modello<br />

erano fatte di legno o<br />

d’ottone.<br />

La figura 2 mostra una<br />

meridiana d’ottone<br />

dotata di coperchio,<br />

nella cui parte posteriore<br />

c’è un astuccio<br />

per portare piccoli<br />

oggetti, come ad<br />

esempio matite o<br />

tabacco. C’era poi una<br />

cordicella e il tutto si<br />

portava al fianco,<br />

come un orologio da<br />

taschino.<br />

Le figure 3 e 4 mostrano una meridiana di legno laccato.<br />

Si suppone venissero usate nello stesso modo della<br />

meridiana mostrata nella figura 2.<br />

La figura 5 mostra una meridiana combinata con un<br />

pallottoliere e una bussola sulla sinistra, e a destra con<br />

uno incavo per l’inchiostro. Inoltre c’è un astuccio<br />

tubolare, nel quale potevano essere contenuti il pennel-<br />

fig. 6 Orologio portatile composito, ottone, misure 50 mm x 20 mm<br />

lo per scrivere, oppure oggetti personali come nettaorecchie,<br />

pinzette, portalettere o un coltello. In viaggio<br />

questo astuccio, quindi, poteva essere usato per sistemare<br />

piccoli oggetti personali che i giapponesi portavano<br />

con sé in quei giorni.<br />

La figura 6 mostra una<br />

meridiana portatile<br />

d’ottone sagomata a<br />

cucurbitacea, che conteneva,<br />

oltre all’orologio<br />

solare, una lente<br />

d’ingrandimento e un<br />

occhiale da sole. Chi la<br />

usava, semplicemente<br />

la apriva per scegliere<br />

l’oggetto che desiderava<br />

usare. Altre sagome<br />

scolpite, oltre a quella<br />

a zucca appena menzionata,<br />

potevano<br />

essere usate, come ad<br />

esempio un cuscino di legno, o un fodero per spada.<br />

La figura 7 mostra uno strumento di ottone che segna<br />

l’ora della culminazione (il mezzogiorno). Una bussola<br />

e due viti di livellamento completano l’oggetto. Tra la<br />

placca orizzontale e quella verticale c’è una cordicella<br />

che proietta la sua ombra per trovare il mezzogiorno.<br />

La figura 8 mostra una meridiana orizzontale. Questa<br />

1<br />

Nell’antico Giappone le ore si contavano più o meno come le ore temporarie in Europa. Il giorno luminoso era diviso in sei ore ognuna<br />

pari a due delle nostre ore temporarie, ed così anche la notte. (N.d.R.)<br />

11


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 7 Meridiana portatile d’ottone, misure 55mm x 30 mm.<br />

È assodato che le meridiane apparvero in<br />

Giappone per la prima volta durante il periodo<br />

Edo, e che orologi ad acqua erano usati<br />

dal momento della loro introduzione fino al<br />

periodo Edo.<br />

Le meridiane all’aperto sono piuttosto rare. A<br />

differenza dell’Europa, nella storia delle meriera<br />

la più popolare, quella maggiormente usata. Aveva<br />

uno gnomone triangolare la cui ombra era usata per<br />

mostrare l’ora. Si usavano quattro dimensioni di gnomone,<br />

per accordarsi alle stagioni: se usato correttamente,<br />

l’orologio poteva essere molto preciso.<br />

Con il tipo di orologio mostrato in figura 9 si controllava<br />

l’angolo di elevazione sollevando la placca del quadrante.<br />

Poteva esser regolato secondo le stagioni ed era<br />

portatile. La placca del quadrante è un quarto di cerchio<br />

e una estremità è fatta come l’estremità di un coltello. Il<br />

dispositivo andava regolato secondo il moto diurno ed<br />

il punto d’osservazione. II tempo era indicato secondo<br />

lo stile antico.<br />

La figura 10 mostra una meridiana fatta di carta forte<br />

giapponese. Nella parte superiore erano scritti i mesi.<br />

Chi la usava sollevava semplicemente la striscia di carta<br />

corrispondente al mese: volgeva la carta verso il sole e<br />

leggeva l’ora nei segni lungo sottili strisce tracciate sul<br />

fig. 9 Legno e ottone, misure 80 mm x 35 mm.<br />

foglio. Utilizzando la tavola delle direzioni, anche senza<br />

bussola si poteva ricavare l’azimut del Sole. 2<br />

Osservo, concludendo, che c’erano anche meridiane<br />

costruite sui coperchi di bricchi di ferro.<br />

Nelle fotografie si possono vedere gli ideogrammi che<br />

rappresentano i numeri delle ore nell’antico sistema<br />

orario giapponese<br />

Questi numeri si riferivano alle ore che seguono: (5) 8<br />

a. m., (4) 10 a. m., (9) 12 in punto (mezzogiorno), (8) 2<br />

p. m., (7) 4 p. m.. L’ideogramma stava per l’ora di<br />

'uma' e ancora adesso è usato per indicare il mezzogiorno.<br />

3<br />

Nei tempi passati il giorno si divideva in due parti, dall’alba<br />

al tramonto e dal tramonto all’alba. Ognuna era<br />

poi ulteriormente divisa in sei parti. Ovviamente a<br />

seconda della stagione la lunghezza del giorno e della<br />

notte non erano uguali e cosi anche la durata<br />

dell’ora cambiava. In quel periodo, poiché la<br />

vita della gente dipendeva dal Sole, il sistema<br />

era ragionevole e suppongo adeguato per<br />

loro.<br />

Note conclusive<br />

fig. 8 Avorio e ottone, misure 30 mm x 70 mm.<br />

2<br />

La tavola delle direzioni qui menzionata, è un grafico circolare che si trovava disegnato sul retro del foglio stesso, l’orologio solare era un<br />

orologio d’altezza il principio era del tutto simile al classico orologio solare cilindrico.<br />

3<br />

La numerazione è particolare e non ha nulla di simile a quella occidentale, iniziava a mezzanotte con l’ora 9, poi calava fino a 4 e con un<br />

salto tornava a 9 (mezzogiorno) per calare nuovamente fino a 4, mentre le ore 6 erano sempre l’alba e il tramonto.<br />

12


diane giapponesi ci sono molte<br />

zone d’ombra.<br />

Per esempio, perché ci sono così<br />

poche meridiane poste all’aperto<br />

in Giappone? Tutto ciò deve essere<br />

ancora studiato. I giapponesi<br />

dovrebbero rendersi conto che<br />

non solo gli oggetti utili e necessari,<br />

ma anche quelli fatti per divertimento,<br />

come oggetti da ammirare,<br />

dovevano sicuramente avere<br />

un uso speciale o un apprezzamento<br />

in quel tempo antico; e così<br />

anche le uniche meridiane giapponesi.<br />

È importante non essere ciechi<br />

di fronte all’uso comune di<br />

queste cose quando le esaminiamo.<br />

Negli edifici europei e nei parchi ci sono molte meridiane,<br />

mentre in Giappone le meridiane erano usate<br />

solo nel periodo Edo, che fu relativamente breve.<br />

n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

fig. 10 Orologio solare portatile su carta giapponese.<br />

E ancora, perché erano usate soprattutto quelle<br />

portatili?<br />

In Europa, e specialmente in Scozia, se facciamo<br />

un confronto, le ore di sole sono maggiori<br />

che non in Giappone: può apparire<br />

strano, ma può darsi che il diverso atteggiamento<br />

sia dovuto solo ad una diversa<br />

sensibilità nei confronti del Sole e dei<br />

giardini?<br />

Molte altre domande importanti rimangono<br />

irrisolte.<br />

Riassumiamo le peculiarità della meridiana<br />

giapponese.<br />

1. Si iniziò a costruire meridiane molto<br />

più tardi in Giappone che in altri Paesi<br />

(dopo il XVII sec.) e l’orologio ad acqua<br />

fu usato per lungo tempo, prima dell’introduzione<br />

delle meridiane.<br />

2. Negli altri paesi ci sono molte meridiane<br />

all’aperto, ad esempio nei parchi, mentre<br />

in Giappone è assai difficile trovarne,<br />

e quasi tutte quelle rimaste sono portatili.<br />

3. Se si confrontano le meridiane portatili<br />

europee con quelle giapponesi notiamo<br />

che queste ultime sono particolarmente<br />

adatte ad esser trasportate, sono molto<br />

piccole ed inoltre hanno la caratteristica<br />

essenziale di essere state costruite con<br />

arte, per essere sia belle sia funzionali.<br />

4. In generale l’ora esatta non era importante,<br />

eccetto che per gli esperti.<br />

fig. 11 Orologio solare portatile di legno, misure 40 mm x 30 mm.<br />

13


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Eventi<br />

Fabio Garnero, Saluzzo (CN) - f.garnero@tiscalinet.it<br />

L'OMBRA DEL TEMPO<br />

Centro di documentazione sulla meridiana<br />

e Laboratorio didattico<br />

Dopo il saluto dei rappresentanti delle<br />

Istituzioni venerdì 29 novembre 2002, il<br />

sindaco di Pragelato (TO), che vanta oltre<br />

quaranta strumenti solari nel suo territorio,<br />

ha idealmente ‘consegnato’ ai suoi<br />

principali fruitori, i bambini,<br />

il Centro di<br />

Documentazione sulle<br />

Meridiane e Laboratorio<br />

Didattico ‘L’OMBRA<br />

DEL TEMPO’, omaggio<br />

all’arte antica degli<br />

orologi solari e occasione<br />

per approfondire la<br />

conoscenza di un elemento<br />

imprescindibile<br />

del territorio alpino.<br />

Due ragazzi, che indossavano il caratteristico<br />

costume pragelatese, hanno tagliato<br />

il nastro e sono stati, assieme ad altri, gli<br />

indiscussi protagonisti del gradevole ed<br />

inconsueto pomeriggio. Assieme alle<br />

guide, appositamente formate anche per le<br />

visite e i laboratori didattici, hanno svelato<br />

agli astanti alcune delle variegate attività<br />

che tutte le scuole, a partire dalla materna,<br />

potranno eseguire nei laboratori didattici.<br />

In questa struttura, la prima in Italia interamente<br />

dedicata al fascino delle meridiane,<br />

i circa duecento intervenuti hanno<br />

potuto calarsi, grazie ad<br />

effetti sonori e luminosi,<br />

nella storia<br />

della misurazione<br />

del tempo e appurare<br />

anche quanto predisposto<br />

per il pubblico<br />

adulto.<br />

Poiché in Piemonte ci sono<br />

oltre quattromila dei dodicimila<br />

quadranti solari (o meridiane)<br />

disseminati sul territorio<br />

nazionale, nel 1998 Gian<br />

Carlo Rigassio, congiuntamente<br />

ad Artefacta, ha proposto alla<br />

Comunità Montana Valli Chisone e<br />

Germanasca questo progetto che si è<br />

potuto realizzare grazie anche ai finanziamenti<br />

provenienti per la maggior parte<br />

dalla Regione Piemonte ma pure dal<br />

Comune di Pragelato e dalla Comunità<br />

montana stessa.<br />

Successivamente la Direzione Scientifica è<br />

stata affidata a Gian Carlo Rigassio mentre<br />

l’allestimento dei locali è stato curato<br />

dalla Cooperativa Artefacta. Ora la gestione<br />

del Centro di documentazione è affidata<br />

dalla fondazione pragelatese Guiot<br />

Bourg, che si occupa già del museo del<br />

Costume di Pragelato.<br />

Entrare nel locale opportunamente predisposto<br />

nel capoluogo di Ruà, accanto alla<br />

chiesa, sarà come iniziare un viaggio nel<br />

tempo attraverso gli orologi solari e le<br />

meridiane delle Valli Chisone e<br />

Germanasca, con il loro valore storico e<br />

artistico, la loro importanza per le popolazioni<br />

alpine, il loro funzionamento ed i<br />

motti di saggezza popolare che le impreziosiscono.<br />

Alle pareti venti grandi pannelli,<br />

tradotti in inglese e francese, illustrano<br />

la storia dell'astronomia e della misurazione<br />

del tempo, dalla meridiana più antica<br />

(quella<br />

14<br />

irlandese del 3.500 a.c.), alle clessidre, al<br />

notturlabio, alla ‘meridiana a cannoncino’.<br />

Vengono ripercorse anche le vicende dei<br />

Cadraniers, i costruttori di orologi solari<br />

riuniti in corporazioni, tra i quali spicca il<br />

nome di Giovanni Zarbula, attivo nelle<br />

Valli Chisone e nel Briançonnaise agli inizi<br />

del '900.<br />

Il Centro di Pragelato sarà interattivo per<br />

tutti i visitatori: attraverso un cd-rom di<br />

facile consultazione e accessibilità saranno<br />

visibili tutte le schede tecniche (numerate<br />

secondo le norme del Censimento<br />

Nazionale UAI), raccolte in questi anni<br />

durante un minuzioso inventario che ha<br />

portato dai 60 strumenti del ‘99 agli attuali<br />

140! Ciascuna scheda è completata da<br />

dati tecnici, dalle fotografie dello<br />

strumento solare (in primo<br />

piano e nel contesto) e dal motto<br />

(eventualmente tradotto).<br />

Ma la schedatura è incessante e,<br />

tanto per fare un esempio, nella<br />

frazione Laux di Usseauz, Lucio<br />

Maria Morra ha realizzato due<br />

nuovi quadranti disposti a 90°<br />

tra loro (in modo da ricevere<br />

maggior ore di luce) all'angolo di<br />

una casa della borgata.<br />

Contemporaneamente, sempre al Laux,<br />

sono stati scoperti due antichi quadranti<br />

sulla chiesetta e, sotto uno di questi apparentemente<br />

insignificante, dopo l'intervento<br />

stratigrafico, è venuto alla luce un grazioso<br />

quadrante solare del 1720.<br />

E le ricerche continuano...


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Corso di formazione per artigiani decoratori di PRATICA GNOMONICA<br />

Antico Mestiere d’Arte di Costruttore di Orologi Solari<br />

Centro Europeo di Venezia per i mestieri della Conservazione del Patrimonio Architettonico<br />

L'Associazione Europea Pro Venezia<br />

Viva - Centro Europeo di Venezia per i<br />

Mestieri della Conservazione del<br />

Patrimonio Architettonico - intende<br />

organizzare, nel periodo giugno-luglio<br />

<strong>2003</strong>, un corso sull’antico mestiere d’arte<br />

di costruttore di orologi solari.<br />

Questo Corso nasce per soddisfare l’esigenze<br />

di una prima formazione gnomonica<br />

di artigiani decoratori con la filosofia<br />

prioritaria di seguire il filo conduttore<br />

di una tradizione vista come testimonianza<br />

di un antico mestiere.<br />

Sarà svolto presso il Centro sito<br />

nell'Isola San Servolo, a Venezia, dove i<br />

partecipanti saranno alloggiati e avrà<br />

durata bisettimanale.<br />

La sezione di calcolo e pratica gnomonica<br />

- orologi solari a tempo vero su pareti<br />

verticali piane tracciati con metodi<br />

geometrici e con l’ausilio di tabelle e<br />

nomogrammi - sarà sviluppata dal noto<br />

ed esperto gnomonista di Correggio<br />

Renzo Righi.<br />

La parte decorativa<br />

- preparazione<br />

degli intonachini,<br />

macinazione<br />

dei colori,<br />

realizzazione dei<br />

disegni e spolveri,<br />

studio degli<br />

equilibri cromatici<br />

ed esecuzione<br />

pittorica -<br />

sarà affidata ad Ennia Visentin di<br />

Pordenone, docente di decoro e restauro<br />

presso il prestigioso Centro Europeo di<br />

Venezia.<br />

Per informazioni rivolgersi a:<br />

Centro Europeo - Isola di San Servolo -<br />

30100 Venezia - Tel. 041 526 85 46/7<br />

E-mail: centrove@tin.it<br />

www.centroeuropeomestieri.org<br />

Programma<br />

Rapporto intellettuale e pratico fra uomo<br />

e tempo. Moti della Terra e fenomeni<br />

solari. Coordinate geografiche.<br />

Coordinate celesti. Sistemi orari. Dall’ora<br />

vera all’ora civile. Calcolo ed applicazioni<br />

del transito del Sole al meridiano.<br />

Declinazione di una parete. Concetto<br />

dell'orologio solare: definizioni.<br />

Generatori d'ombra: definizioni, scelta e<br />

dimensioni. Calcolo dell’orologio solare<br />

col metodo geometrico grafico, con l’uso<br />

delle formule e nomogrammi, con l’uso<br />

di tabelle precalcolate per parametri standard<br />

e con l’utilizzo di sistemi pratici. Le<br />

linee di data: criterio geometrico e delle<br />

lunghezze d’ombra. Cenni di costruzione<br />

delle curve del tempo medio: un<br />

metodo empirico, il calcolo per punti.<br />

Osservazioni e discussione sui sistemi di<br />

calcolo utilizzati. Attrezzatura e pratica<br />

costruttiva. Appendice.<br />

Corso decorazione<br />

Analisi delle varie tecniche utilizzate nella<br />

realizzazione di un quadrante solare.<br />

L’Isola di San Servolo.<br />

- Tecniche tradizionali: affresco, mezzo<br />

fresco, pittura a calce, pittura a secco,<br />

graffito.<br />

- Tecniche con materiali moderni: silicati<br />

di potassio o di sodio, acrilici, silossanici.<br />

Come nasce e si sviluppa la decorazione<br />

pittorica su un quadrante solare.<br />

- Scelta del soggetto, studio e preparazione<br />

del bozzetto, analisi degli intonaci<br />

e dei supporti in genere, indicazione<br />

della tecnica da utilizzare per l’esecuzione<br />

dell’opera, imitazioni di materiali (terracotta,<br />

pietra, …) effetti particolari,<br />

(velatura, anticatura, spugnatura), eventuali<br />

finiture, protettivi, manutenzioni.<br />

Esercitazioni pratiche con motivi decorativi<br />

in vari stili: classico, barocco,<br />

liberty, …<br />

- Sviluppo del disegno in scala per lo<br />

spolvero su parete.<br />

- Composizione e studio delle tinte.<br />

- Stesura dei fondi su intonaco.<br />

- Esecuzione della decorazione sul quadrante<br />

solare inserendo il trompe l’oeil.<br />

- Confronti tra i vari stili (motivi, colore,<br />

tecnica)<br />

Esercitazioni pratiche e studio delle cornici<br />

architettoniche.<br />

- Tecnica decorativa di costruzione a<br />

trompe l'oeil di piccole finte architetture,<br />

cornici semplici ed arricchite.<br />

- Disegno e studio del chiaroscuro, esercitazione<br />

con riga in legno e pennelli da<br />

filetto.<br />

- Costruzione di cornici rettangolari studiando<br />

il cambio di luci ed ombre.<br />

Sviluppo e realizzazione<br />

completa del quadrante<br />

solare inserendo i dati<br />

gnomonici nel contesto<br />

decorativo pittorico.<br />

Notizie utili<br />

Il Centro è situato sull’isola<br />

di San Servolo, nella<br />

Laguna Sud di Venezia, a<br />

circa dieci minuti da piazza<br />

San Marco.<br />

L’insegnamento è tenuto<br />

prevalentemente sull’isola,<br />

nelle aule e nei laboratori<br />

di edifici recentemente<br />

restaurati, dislocati<br />

in mezzo ad un parco.<br />

Per chi ha richiesto di<br />

risiedere, il pernottamento<br />

sarà anch’esso sull’isola,<br />

con sistemazione in<br />

stanze a due letti e servizi.<br />

Una mensa per i frequentatori<br />

del Centro funziona dal<br />

lunedì al venerdì.<br />

L’isola si raggiunge con la linea 20 dalla<br />

fermata S. Zaccaria, in Riva degli<br />

Schiavoni, in prossimità di piazza San<br />

Marco. Il tragitto richiede circa 10 minuti.<br />

Notizie sui traghetti in:<br />

www.actv.it/<br />

ricerca_linea.htmPHPSESSID=<br />

15747dccfcd99ebffcd5808316351a26<br />

La scheda di ammissione è scaricabile da<br />

internet oppure richiesta alla Segreteria<br />

del Centro dove pure va presentata:<br />

Centro Europeo di Venezia<br />

per i Mestieri della Conservazione<br />

del Patrimonio Archittetonico,<br />

Isola di San Servolo,<br />

30100 Venezia.<br />

tel. 041 526 85 46, 041 526 85 47<br />

fax 041 276 02 11<br />

e-mail:<br />

corsi@centroeuropeomestieri.com<br />

15


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

LA PRIMA MERIDIANA DEL<br />

MODERNO IRAN<br />

L’amministrazione della città iraniana di<br />

Rush nei mesi scorsi ha realizzato<br />

la costruzione, in un<br />

nuovo parco cittadino dove ha<br />

anche sede la locale Società<br />

Astronomica THAQIB, della<br />

prima meridiana analemmatica<br />

esistente in Iran e, a nostra<br />

conoscenza, nei paesi del vicino<br />

oriente.<br />

La meridiana è stata inaugurata<br />

nel Marzo 2002 insieme a una<br />

mostra di fotografie delle principali<br />

meridiane del mondo, e,<br />

nelle intenzione del promotore<br />

e ideatore del progetto il Prof.<br />

Mohammad Bagheri di Tehran, dovrebbe<br />

essere la prima di un futuro ‘parco<br />

delle meridiane’.<br />

Il prof. Mohammad Bagheri, che ha<br />

scritto diversi articoli sulla storia della<br />

gnomonica in Persia, ha fondato nel<br />

Settembre 2002 anche un ‘Gruppo di<br />

studio sulle meridiane’, che lavora insieme<br />

alla Società Astronomica THAQIB,<br />

costituito principalmente da studenti<br />

interessati alla gnomonica dal punto di<br />

vista matematico, storico ed artistico.<br />

Chi desiderasse fornire a questo nuovo<br />

gruppo di giovani ‘gnomonisti’ libri, consigli<br />

e materiale - in particolare materiale!<br />

- può scrivere a:<br />

Sundial Group c/o Mohammad Bagheri,<br />

P.O. Pox 13145-1785, TEHRAN, IRAN<br />

oppure inviare una e-mail a:<br />

sut5@sina.sharif.edu<br />

L’ultimo libro sulle meridiane pubblicato<br />

in Iran, scritto da M. A. Ahyaì, è del<br />

1985 ed è da tempo esaurito.<br />

In Internet nel sito di Frans W. Maes:<br />

www.biol.rug.nl/maes/<br />

zonnewijzers/welcome-e.htm<br />

si possono vedere alcune immagini della<br />

meridiana analemmatica.<br />

Si ringrazia Reinhold R.<br />

Kriegler per tutte le informazioni<br />

che ci ha fornito su questo<br />

‘esotico’ argomento.<br />

RKriegler@aol.com<br />

Rasht è una città dell’Iran, di<br />

circa 400000 abitanti, situata a<br />

circa 25 km a Sud del Mar<br />

Caspio ( 37°16' N, 49° 36' E)<br />

ed è il centro amministrativo<br />

della provincia agricola e industriale<br />

del Gilan.<br />

XII SEMINARIO NAZIONALE<br />

DI GNOMONICA<br />

La Sezione Quadranti Solari della Unione Astrofili Italiani<br />

(UAI), con la partecipazione del Coordinamento Gnomonico<br />

Italiano (CGI), organizza tramite l’Associazione Tuscolana di<br />

Astronomia (ATA), il XII Seminario Nazionale di<br />

<strong>Gnomonica</strong> che si terrà nei giorni:<br />

3, 4 e 5 ottobre <strong>2003</strong> a Rocca di Papa (Roma)<br />

presso il Centro Convegni ‘Mondo Migliore’, via dei Laghi,<br />

km 10, 00040 Rocca di Papa (Roma), tel. 06 9496801, fax 06<br />

9497673, numero unico a tariffa urbana da tutta Italia 199<br />

756166, e-mail mondomigliore@mondomigliore.it, sito<br />

web www.mondomigliore.it. Gli interessati a partecipare<br />

dovranno inviare entro il 15/9/<strong>2003</strong> alla Coordinatrice ATA<br />

per il Seminario di <strong>Gnomonica</strong> prof. Maria Antonietta<br />

Guerrieri (viale San Bartolomeo 19, 00046 Grottaferrata -<br />

RM, e-mail: pjschutzmann1@tin.it) una breve comunicazione<br />

scritta di iscrizione, anche a mezzo e-mail, specificando<br />

le proprie generalità e versando sul conto BancoPosta n.<br />

89512008 (è possibile anche effettuare un bonifico bancario<br />

alle coordinate BancoPosta ABI 07601, CAB 39380, cc n.<br />

89512008) intestato alla Associazione Tuscolana di<br />

Astronomia, viale della Galassia 43, 00040 Rocca Priora<br />

(RM), la somma di 20,00 € per l’iscrizione, la stampa e la spedizione<br />

a domicilio degli Atti.<br />

Gli iscritti alla UAI, che risultino tali con riferimento al mese<br />

di gennaio <strong>2003</strong>, sono sono esentati dal pagamento della<br />

quota di iscrizione di cui sopra che sarà sostenuta da UAI.<br />

Gli interessati alla presentazione di relazioni sono pregati di<br />

far pervenire a mezzo posta elettronica:<br />

Roberto Cappelletti, via Valsesia 55 sc N/7, 00141 Roma, e-<br />

mail sisosi@tin.it e per conoscenza a Mario Catamo, via<br />

Eutropio 28, 00136 Roma, e-mail marcatamo@tin.it, entro<br />

il 30/6/<strong>2003</strong>, il titolo della relazione ed un riassunto.<br />

VII INCONTRO GNOMONISTI<br />

PIEMONTESI<br />

Sabato 24 maggio <strong>2003</strong><br />

si terrà il VII Incontro degli Gnomonisti Piemontesi nel<br />

‘Paese delle Meridiane’: Montiglio Monferrato (Asti), fraz.<br />

Corziagno - reg. Cavagna - Agriturismo ‘La Meridiana’.<br />

Il programma prevede:<br />

10:00 Incontro dei partecipanti<br />

10:30 Gruppo Gnomonisti Piemontesi: organizzazione e<br />

prospettive future. (G. Tonello)<br />

11:00 Le meridiane di Mario Tebenghi decano degli gnomonisti<br />

piemontesi: dati statistici, immagini e filmati (eventualmente<br />

commentati dallo stesso autore presente all’incontro)<br />

(a cura S. Bianchi e G. C. Rigassio)<br />

12:00 Varie ed eventuali<br />

12:30 Pranzo<br />

16:00 Visita ad alcune meridiane del centro storico di<br />

Montiglio Monferrato<br />

17:00 Termine dell'incontro<br />

Chi è interessato a partecipare dovrà darne conferma a Guido<br />

Tonello (gtonello@tin.it) entro e non oltre il 15 maggio<br />

<strong>2003</strong> specificando il numero delle persone che parteciperanno<br />

al pranzo. Il costo totale sarà di 25,00 € comprensivo delle<br />

spese di organizzazione.<br />

Per ulteriori informazioni o per ottenere carte molto dettagliate<br />

della zona potrete rivolgervi a Guido Tonello oppure<br />

consultare il sito dell’Agenzia Turistica di Montiglio<br />

Monferrato (www.montigliom.at.it) nel quale troverete:<br />

carte topografiche, indicazioni per raggiungere la località,<br />

informazioni sull’Agriturismo ‘La Meridiana’ e tantissime<br />

immagini delle meridiane di Montiglio.<br />

Siete tutti invitati!<br />

Guido Tonello - Coordinatore Gruppo Piemonte<br />

16


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Quando il centro dell’orologio è<br />

inaccessibile...<br />

La nota costruzione elementare con riga e compasso di un generico orologio verticale declinante è difficilmente applicabile se il centro<br />

dell’orologio risulta troppo lontano dal quadrante… Con la Geometria Proiettiva è possibile generalizzarla e renderla agevolmente<br />

utilizzabile in tutti i casi della pratica. E la tecnica si può estendere agli orologi comunque inclinati e declinanti…<br />

di Alberto Nicelli<br />

Prologo<br />

Le costruzioni con riga e compasso che la gnomonica<br />

ci ha tramandato attraverso i secoli si basano sostanzialmente<br />

sulla geometria conosciuta dagli antichi<br />

Greci… Quando nella geometria sintetica cominciarono<br />

ad affermarsi delle idee innovative, a partire dal<br />

Seicento, con Desargues e Pascal, che aprirono i nuovi<br />

orizzonti, ma rigogliosamente solo nell’Ottocento, con<br />

Poncelet, Steiner, Staudt,… che portarono a piena<br />

maturazione teorica la Geometria Proiettiva, la gnomonica<br />

stava già perdendo la sua utilità, e quindi la sua<br />

importanza, sia come scienza legata fin dall’antichità<br />

agli studi astronomici, sia come tecnica per la misura<br />

del tempo. La geometria non poteva più trovare un fertile<br />

terreno nella gnomonica: essa stava ormai esaurendo<br />

le sue potenzialità scientifiche<br />

e pratiche, inevitabilmente<br />

superata dalla precisione delle<br />

nuove tecnologie e dalle<br />

nuove esigenze civili e sociali<br />

in fatto di misura del tempo…<br />

I nuovi metodi della<br />

Geometria Proiettiva trovarono<br />

invece importanti applicazioni<br />

nei progetti architettonici<br />

e nell’emergente ingegneria<br />

industriale…<br />

Fino ai giorni nostri, quindi, i<br />

metodi geometrici applicati in<br />

gnomonica non sono andati<br />

oltre gli Elementi di Euclide e<br />

i ribaltamenti ortogonali di<br />

Vitruvio e Tolomeo. Forse<br />

perché ce n’era già d’avanzo e<br />

non serviva nulla di più, si<br />

potrebbe anche obiettare, ma i<br />

concetti e i metodi della<br />

Geometria Proiettiva hanno<br />

una ‘potenza’ profonda e sorprendente…<br />

Meritano di essere<br />

studiati e sperimentati come<br />

prezioso ausilio alle secolari<br />

tecniche della gnomonica…<br />

17


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Costruzione generalizzata degli orologi<br />

verticali declinanti<br />

La costruzione elementare con riga e compasso di un<br />

orologio verticale declinante è ben nota e famigliare a<br />

tutti gli gnomonisti. Dal punto di vista geometrico è<br />

una costruzione molto semplice, ma dal punto di vista<br />

pratico è difficilmente applicabile se il centro dell’orologio<br />

è troppo lontano dalla superficie su cui si possa<br />

operare con riga e compasso. Viene naturale chiedersi<br />

se sia possibile generalizzarla, rimuovendone le limitazioni<br />

in modo tale da poterla applicare agevolmente in<br />

tutti i casi della pratica…<br />

Proponiamo qui di seguito una generalizzazione basata<br />

sulla Geometria Proiettiva. Per comodità e chiarezza la<br />

illustreremo ripercorrendo di pari passo le varie fasi in<br />

cui si articola la costruzione geometrica tradizionale,<br />

concettualmente riconducibile alle seguenti operazioni<br />

fondamentali:<br />

1. Ribaltamento del piano orizzontale<br />

Si ribalta sul piano dell'orologio il piano orizzontale<br />

passante per la punta G dello gnomone, ruotandolo<br />

intorno alla linea d'orizzonte. Sia G'H ortogonale alla<br />

linea d’orizzonte e di lunghezza uguale all'ortostilo GH<br />

(fig. 1). Si costruisce l’angolo di declinazione HG'M e si<br />

individua la linea meridiana, perpendicolare alla linea<br />

d’orizzonte nel punto M.<br />

Se il punto M non risulta accessibile limitiamoci a<br />

costruire l’angolo di declinazione HG'N.<br />

2. Ribaltamento del piano meridiano<br />

Si ribalta sul piano dell’orologio il piano meridiano,<br />

ruotandolo intorno alla linea meridiana.<br />

Con il compasso centrato in M e apertura<br />

MG' si traccia un arco di circonferenza e si<br />

riporta G' in G" sull’orizzontale. Quindi si<br />

costruisce l’angolo di latitudine MG"O (fig. 1).<br />

G"O rappresenta lo stilo polare ribaltato sul<br />

piano. Il punto O è il centro dell’orologio,<br />

intersezione dello stilo polare con la meridiana.<br />

Tracciando la retta OH si ottiene la sustilare.<br />

Se il punto M non risulta accessibile possiamo<br />

individuare il punto G" in modo alternativo,<br />

tracciando la perpendicolare G'6 a G'N e<br />

poi la bisettrice dell'angolo 6G'H, che è G'G".<br />

Infatti l'angolo 6G'H è uguale all’angolo<br />

G'M6 (perché sono angoli corrispondenti in due triangoli<br />

rettangoli simili), quindi l’angolo 6G'G" deve essere<br />

la sua metà, perché è un angolo alla circonferenza<br />

che insiste sullo stesso arco G'G" su cui insiste l’angolo<br />

al centro G'MG". La bisettrice è sempre consigliabile<br />

tracciarla con la nota costruzione elementare riga e<br />

compasso piuttosto che con il goniometro, perché per<br />

declinazioni molto accentuate l’angolo 6G'H risulta<br />

molto piccolo.<br />

Se il centro O dell’orologio non risulta accessibile limitiamoci<br />

a costruire l’angolo di latitudine MG"F. Sia P<br />

l’intersezione di G"F con G'N. Possiamo determinare<br />

la sustilare in modo alternativo applicando il famoso<br />

teorema di Desargues sui triangoli omologici. 1 Sono<br />

possibili diverse scelte costruttive: qui descriviamo<br />

quella che ci sembra più diretta ed essenziale…<br />

Prolunghiamo il segmento NG' in NL. Tiriamo la perpendicolare<br />

LT alla linea orizzontale fino a incontrare<br />

in S il prolungamento di PG", formando così il triangolo<br />

PLS. Sulla retta PH scegliamo convenientemente<br />

un punto V e tracciamo le rette VL e VS. Sia Z l’intersezione<br />

di VL con l’orizzontale. Da Z tiriamo la perpendicolare<br />

all’orizzontale fino a incontrare in W la<br />

retta VS. La retta WH è la sustilare. Infatti le rette VP,<br />

VL, VS, congiungono i vertici corrispondenti dei due<br />

triangoli PLS e HZW e si incontrano nel punto V, quindi<br />

per il teorema di Desargues le tre coppie di lati corrispondenti,<br />

LP e ZH, SL e WZ, SP e WH, si intersecano<br />

rispettivamente in tre punti appartenenti ad una<br />

stessa retta. Le rette LP e ZH si intersecano nel punto<br />

M sulla meridiana. Le rette SL e WZ, essendo parallele<br />

1<br />

L'enunciato del teorema è il seguente: se due triangoli ABC e A'B'C' sono disposti in modo tale che le tre rette che congiungono i vertici<br />

corrispondenti, AA', BB', CC', si intersecano in uno stesso punto V, allora i lati corrispondenti, AB e A'B', AC e A'C', BC e B'C', si<br />

intersecano in tre punti, R, Q, P, appartenenti ad una stessa retta.<br />

18


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

alla linea meridiana, la incontrano<br />

nel punto improprio<br />

all’infinito. Ne consegue che<br />

anche le rette SP e WH si<br />

devono intersecare sulla<br />

meridiana. La retta WH deve<br />

incontrare la retta SP nel<br />

centro O dell’orologio, quindi<br />

è proprio la sustilare.<br />

3. Ribaltamento del piano<br />

orario perpendicolare al<br />

quadrante<br />

Si ribalta sul piano dell’orologio<br />

il piano determinato<br />

dallo stilo polare e dall’ortostilo,<br />

ruotandolo intorno alla<br />

sustilare. Sia G"'H ortogonale<br />

alla sustilare e di lunghezza<br />

uguale all’ortostilo (fig. 2).<br />

Il segmento G"'O rappresenta<br />

lo stilo polare ribaltato<br />

sul piano.<br />

Se il centro O non è accessibile<br />

ricorriamo ancora al teorema<br />

di Desargues. Anche<br />

qui abbiamo molta libertà di scelta per effettuare la<br />

costruzione, ma conviene operare in modo da sfruttare<br />

il triangolo PLS, già costruito in precedenza per individuare<br />

la sustilare. Prima tracciamo da G"' la perpendicolare<br />

G"'U all’orizzontale. Quindi tracciamo le due<br />

rette SG"' e LU. Sia V' la loro intersezione. Infine tracciamo<br />

la retta V'P e sia R l’intersezione con l’orizzontale.<br />

La retta G"'R rappresenta lo stilo polare ribaltato sul<br />

piano. La dimostrazione è la stessa di prima: le rette PR,<br />

LU, SG"' congiungono i vertici corrispondenti dei due<br />

triangoli PLS e RUG"' e si incontrano nel punto V',<br />

pertanto i lati corrispondenti dei due triangoli, LP e<br />

UR, SL e G"'U, SP e G"'R, si intersecano sulla meridiana.<br />

La retta G"'R deve intersecare la retta SP nel centro<br />

O dell’orologio e quindi rappresenta lo stilo polare<br />

ribaltato.<br />

4. Ribaltamento del piano equinoziale<br />

Sia X l’intersezione con la sustilare della perpendicolare<br />

in G"' allo stilo polare ribaltato (fig. 3). Si traccia l’equinoziale,<br />

perpendicolare alla sustilare nel punto X, e<br />

intorno ad essa si ribalta sul piano dell’orologio il piano<br />

equinoziale. Con il compasso centrato in X e apertura<br />

XG"' si individua sulla sustilare il punto G*. Con vertice<br />

G* si costruiscono gli angoli di ampiezza 15°, a partire<br />

dal raggio che unisce G* al punto orario 12, intersezione<br />

della meridiana con l’equinoziale. Siano in<br />

generale A, B, C… le successive intersezioni con l’equinoziale.<br />

Se non si può tracciare il raggio G*12, nel caso che il<br />

punto 12 non sia accessibile, si può partire dal raggio<br />

G*6, oppure si può costruire la parte accessibile G*M'<br />

del raggio G*12 applicando nuovamente il teorema di<br />

Desargues (la costruzione è del tutto analoga a quella<br />

sopra esposta per trovare la sustilare o lo stilo polare e<br />

per brevità la omettiamo, proponendola come utile<br />

esercizio per padroneggiare il metodo).<br />

5. Tracciamento delle linee orarie<br />

Si tracciano le linee orarie congiungendo al centro O<br />

dell’orologio le loro intersezioni A, B, C,… con l’equinoziale.<br />

Se il centro O dell’orologio è inaccessibile possiamo<br />

costruire le linee orarie in modo alternativo.<br />

Prolunghiamo l’equinoziale sopra la linea d’orizzonte<br />

fino al punto K (fig. 3). Da K tracciamo convenientemente<br />

una retta ausiliaria che intersechi in X' e J' rispettivamente<br />

la sustilare e lo stilo polare ribaltato. Sia J l’intersezione<br />

dello stilo polare ribaltato con l’equinoziale.<br />

Tracciamo le rette X'J e XJ' e poi la retta KY passante<br />

per la loro intersezione. Per costruire la linea oraria corrispondente<br />

al punto orario A sull’equinoziale, prima<br />

19


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

tracciamo la retta J'A e poi la retta JA', che da J passa<br />

per la sua intersezione con KY e incontra in A' la retta<br />

ausiliaria. La retta AA' è la linea oraria cercata. Le altre<br />

linee orarie si costruiscono in modo analogo.<br />

Al posto dei punti J e J' si possono indifferentemente<br />

prendere X e X'. In generale va bene qualunque coppia<br />

di punti che individui una retta passante per il centro O<br />

dell’orologio. Per esempio si può sfruttare la coppia di<br />

punti A, A' per determinare la linea oraria BB'… poi la<br />

coppia di punti B, B' per determinare la linea oraria<br />

CC'… e così via, ‘a cascata’…<br />

Questa costruzione delle linee orarie si fonda ancora<br />

sulla geometria di Desargues: infatti la retta KY è la<br />

polare del centro O dell’orologio corrispondente alla<br />

coppia di rette KX (l'equinoziale) e KX' (la retta ausiliaria).<br />

I raggi KA, KA', KY e KO formano un gruppo<br />

armonico.<br />

Si tenga presente che il punto K può anche essere scelto<br />

‘all’infinito’: in tal caso la retta ausiliaria KX' sarebbe<br />

una qualsiasi parallela all’equinoziale e risulterebbe<br />

parallela all’equinoziale anche la retta KY.<br />

Estensione agli orologi inclinati e declinanti<br />

Ovviamente questi metodi proiettivi possono essere<br />

applicati anche alla costruzione con riga e compasso<br />

degli orologi comunque inclinati e declinanti. La trattazione<br />

sarebbe del tutto analoga a quella fin qui esposta;<br />

l’unica differenza degna di nota è che in generale la<br />

meridiana non è ortogonale alla linea d’orizzonte… Ma<br />

non è il caso di dilungarsi oltre. Al lettore interessato<br />

l’esplorazione delle varianti costruttive.<br />

Bibliografia:<br />

R. COURANT, H. ROBBINS, Che cos’è la matematica,<br />

Boringhieri, Torino, 1971<br />

P. FREGUGLIA, I fondamenti storici della geometria,<br />

Feltrinelli, Milano, 1982<br />

L. CREMONA, Eléments de géométrie projective, Gauthier -<br />

Villars, Parigi, 1875<br />

A. GUNELLA, Un antico metodo grafico per costruire gli orologi<br />

declinanti e inclinati, in «<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>», n. 1,<br />

Gennaio 2002<br />

20


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Gnomoni ...curiosi<br />

di Silvano Bianchi<br />

C<br />

ome tutte le attività umane anche la<br />

<strong>Gnomonica</strong> offre innumerevoli curiosità<br />

legate ai suoi personaggi ed alle situazioni<br />

che hanno portato alla realizzazione di un certo quadrante<br />

o che sono occorse durante la sua costruzione;<br />

gli stessi orologi solari alle volte presentano particolarità<br />

costruttive o stranezze tali da farli immediatamente<br />

notare anche all'osservatore meno attento. Già il termine<br />

‘gnomonica’ assume, come capita alle parole derivanti<br />

da un’altra lingua,<br />

una notevole serie di interpretazioni<br />

di analogo<br />

significato ma riferite ad<br />

aspetti completamente<br />

diversi; tra queste ne riportiamo<br />

una decisamente in<br />

tema con l’argomento trattato:<br />

i Greci, che già usavano<br />

determinare l’età dei<br />

cavalli dall’esame della<br />

dentatura, chiamavano<br />

‘gnomoni’ i denti dell’animale<br />

che servivano a tale fig. 1 il ‘miracolo’ di Airasca<br />

scopo (Senofonte - Eq.<br />

3,1). Ma senza addentrarci nella notte dei tempi, che<br />

offre episodi interessanti se pure leggendari come quello<br />

del Cinocefalo o della cornacchia di Cicerone, possiamo<br />

iniziare la nostra breve carrellata alla ricerca di<br />

aneddoti, curiosità e stranezze dal XVI secolo, il periodo<br />

cioè in cui l’orologio solare assume la forma attuale<br />

ben nota a tutti.<br />

Un primo episodio coinvolge quel protagonista della<br />

cultura cinquecentesca che fu il Cardinale Pietro<br />

Bembo, e siamo all’incirca verso il 1540-45: interpellato<br />

da un ‘parvenu’ dell’epoca, che aveva esternato la sua<br />

presunzione costruendosi una meridiana sulla parete di<br />

una delle sue ville e che aveva contattato l’illustre letterato<br />

per un motto appropriato, dopo aver osservato<br />

l’impianto proponeva «Nescitis diem neque horam». Il<br />

presuntuoso arricchito lo trovò molto bello e profondamente<br />

filosofico, non comprendendo la sottile satira<br />

dell’arguto prelato che si era accorto di quanto fosse<br />

mal costruito l’orologio solare. Sempre restando in<br />

tema di motti, non sempre espressione di filosofale saggezza<br />

o di religiosa pietà, Giorgio Mesturini ci segnala<br />

di aver ritrovato nel testo «A zonzo per il Monferrato»<br />

di Niccolini Giuseppe, Ed. Loescher 1877 il riferimento<br />

ad una meridiana, oggi purtroppo non più esistente,<br />

con una scritta a dir poco ‘irriverente’: un Gianduia<br />

seduto sul davanzale di una finestra si sta piantando<br />

uno gnomone in ...un certo posto. Il motto recitava:<br />

«Ciò non è fatto a caso.<br />

Non volete la bacchetta?<br />

Allora poneteci il naso».<br />

Più serio e conosciuto è<br />

invece l’aneddoto raccontato<br />

dallo stesso Don<br />

Bosco nelle sue memorie<br />

biografiche: affacciatosi<br />

durante un temporale ad<br />

una finestra del Seminario<br />

di Chieri (TO), dove alloggiava,<br />

situata in prossimità<br />

della meridiana divenuta<br />

poi famosa proprio per<br />

questo episodio, per dirla<br />

con le sue parole «...poco mancò non finissi di vivere…»<br />

per un fulmine attirato pare dallo gnomone.<br />

Soccorso dai compagni di stanza, ci volle al Santo un<br />

buon momento per riprendersi e si dice che lo stilo del<br />

quadrante rimanesse deformato proprio a causa di quel<br />

fulmine.<br />

Una fonte inesauribile di amenità legate agli orologi<br />

solari è Mario Tebenghi. Dopo mezzo secolo di attività<br />

e più di 300 quadranti costruiti tra Piemonte, Valle<br />

d’Aosta e Liguria sicuramente non possono essergli<br />

mancate le situazioni ed i personaggi curiosi! Un aneddoto<br />

che ama sovente raccontare, anche se non sa più<br />

nemmeno lui a quale delle sue opere riferirlo, è quello<br />

della signora che, durante il tracciamento di un quadrante,<br />

continuava a passare ad intervalli quasi regolari<br />

di fronte ai ponteggi su cui l’artista operava. Terminato<br />

di affrescare il riquadro il Tebenghi, avendo notato l’interesse<br />

della donna, le si avvicinava domandandole che<br />

21


fig. 2 Villareggia: più un manifesto che un orologio solare<br />

cosa ne pensasse della meridiana appena terminata.<br />

«Molto bella! - rispondeva l’interpellata - Peccato però<br />

che non funzioni: sono due ore che passo qui davanti,<br />

ed in tutto questo tempo la lancetta non si è mai<br />

mossa!». Curiosa è invece la storia legata al quadrante<br />

della Parrocchiale di Airasca (fig. 1), vicino a Pinerolo<br />

(TO). Il Parroco era nel 1983 in pellegrinaggio a<br />

Lourdes; nel frattempo una squadra di operai procedeva<br />

alla tinteggiatura degli esterni della Chiesa. Caso<br />

volle che, proprio mentre si apprestavano a coprire di<br />

vernice il vecchio e malandato orologio solare, si trovasse<br />

a passare da quelle parti il buon Tebenghi: subito<br />

blocca gli imbianchini e si offre di restaurare gratuitamente<br />

il quadrante, intervento che viene immediatamente<br />

accolto. Nel frattempo il Parroco, sulla via del<br />

ritorno, osservando dal finestrino del treno il proliferare<br />

di orologi solari nella campagna francese, rimpiangeva<br />

di non aver provveduto a recuperare la sua meridiana:<br />

facile immaginare la sorpresa al ritorno, per quello<br />

che considerò subito un miracolo!<br />

Se poi ci rechiamo a Villareggia (TO), in via Nuova,<br />

possiamo osservare un quadrante di dimensioni ragguardevoli<br />

(fig. 2) su una villetta, che è tra l’altro letteralmente<br />

ricoperta di scritte, alberi genealogici, figure e<br />

disegni inusuali. Anche questo è opera dell’infaticabile<br />

Mario Tebenghi (1986). La caratteristica di<br />

questo orologio solare è che, oltre al normale<br />

motto (Te Domus Aedificando Altius Humanum<br />

Genus Novi), riporta una lunghissima iscrizione<br />

latina voluta dallo stesso proprietario allo scopo di<br />

controbattere le malelingue locali per ...certi pettegolezzi.<br />

C’è da domandarsi quanti dei paesani siano<br />

stati in grado di comprendere la lunga tiritera nella<br />

nobile lingua, a meno che essa non fosse rivolta ad<br />

un personaggio particolare (a buon intenditor ...).<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

22<br />

Due curiosità ancora, associate ad altrettanti<br />

quadranti del decano degli gnomonisti piemontesi.<br />

A Montiglio Monferrato (AT), in<br />

via Asti 46, l’orologio solare di una villetta<br />

presenta una interessante particolarità: nell’angolo<br />

superiore destro vi sono tre righe<br />

scritte in caratteri giapponesi (fig. 3). La storia<br />

è questa: una ragazza giapponese, che si<br />

trovava in Monferrato per un corso di cucina,<br />

venne in visita a Montiglio dove incontrò<br />

il nostro illustre gnomonista. Che il discorso<br />

andasse a cadere sulle meridiane è cosa scontata<br />

e la ragazza non appena vide le sue<br />

opere, corredate quasi tutte dalla presenza di<br />

sorridenti Soli umanizzati, si mise a cantare<br />

un motivo del suo paese le cui strofe<br />

(«Grande rosso vecchio orologio / Padre<br />

orologio / Ogni giorno sempre funzioni, Padre orologio»),<br />

appena tradotte, colpirono l’artista che le riportò<br />

in lingua originale e traduzione sul quadrante che<br />

costruì sulla abitazione della sorella. Musicale si può<br />

invece definire la meridiana nella frazione Cortanieto di<br />

Montiglio Monferrato, nel senso che presenta nella<br />

parte superiore del riquadro un pentagramma con disegnate<br />

13 note e l’indicazione delle iniziali delle stesse (s<br />

f d r m r l s m f s t d - la penultima nota, un ‘si’, è<br />

espressa con la metodologia ungherese, dove viene<br />

nominata ‘ti’): il padrone di casa, docente di musica al<br />

Conservatorio, ha dettato questa particolare sequenza<br />

che rappresenta una sorta di gioco di parole. Infatti<br />

canticchiando opportunamente le note si genera la<br />

seguente frase: «(il) Sol fa d(elle)'ore Mirela (la moglie<br />

del proprietario), (il) Sol mi fa (e io) Sol ti do».<br />

In tema di realizzazioni curiose ecco una interessante<br />

meridiana (fig. 4) di costruzione abbastanza recente<br />

(1994), a Pinerolo (TO) in via Priolo 27, che ci presenta<br />

il motto «Più si invecchia meno tempo si ha». Nulla<br />

di strano fino a questo punto, una perla di saggezza<br />

paesana come tante altre, però guardando il disegno un<br />

po’ osè che rallegra il tracciato orario si capisce subito<br />

….che cosa si perde, oltre al tempo, invecchiando. Ed<br />

fig. 3 Montiglio Monferrato: saggezza dal paese del Sol Levante


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Profili<br />

Alessandro Gunella, Biella - agunellamagun@virgilio.it<br />

Un gesto teatrale di Giandomenico Cassini<br />

Nel 1736 fu pubblicato a Bologna il libro<br />

«De Gnomone Meridiano Bononiensi»<br />

redatto da Eustachio Manfredi, all’epoca<br />

direttore della Specola. L’autore volle, in<br />

quell'opera, riassumere i risultati di 80<br />

anni di osservazioni eseguite con quello<br />

che all’epoca era considerato lo strumento<br />

più preciso per l’osservazione del<br />

moto del Sole. Il libro è di notevole<br />

rilevanza per chi voglia rendersi<br />

conto dello stato<br />

dell’Astronomia, in un momento<br />

di passaggio dall’antico al<br />

moderno, dal trattato di astronomia<br />

tolemaica ancora pubblicato<br />

dal Riccioli nel 1651, all’opera<br />

rivoluzionaria iniziata da<br />

Galileo e Keplero, e portata<br />

avanti ad opera dello stesso<br />

Cassini, e di altri suoi contemporanei,<br />

quali Bianchini,<br />

Flamsteed, Newton, Halley,<br />

Celsius..., tutti citati nel libro di<br />

Manfredi.<br />

Il libro inizia con la descrizione<br />

di un episodio piuttosto gustoso,<br />

che dimostra come il Cassini<br />

sia dovuto ricorrere ad un gesto<br />

teatrale, per conquistarsi la fiducia<br />

dei bolognesi. Molti dei quali<br />

sicuramente avranno fatto commenti<br />

piuttosto salaci sulla sua<br />

‘fortuna’, continuando a fidare<br />

poco sulle sue capacità tecniche.<br />

Il fatto è che Cassini, nel 1653, era a<br />

Bologna solo da un paio d’anni, perché<br />

aveva sostituito Bonaventura Cavalieri<br />

quale «pubblico lettore di Matematica» nel<br />

locale Ateneo. Probabilmente, quindi,<br />

aveva ancora delle difficoltà con quelli<br />

che contavano.<br />

In quell’epoca S. Petronio fu ampliato: in<br />

particolare fu aggiunto ‘un fornice’ alla<br />

navata in cui era sistemata la meridiana<br />

costruita attorno al 1570 da Egnazio<br />

Danti, al fine di determinare e verificare<br />

gli elementi astronomici per la riforma<br />

del Calendario che sarebbe avvenuta nel<br />

1582. I maggiorenti della città si preoccuparono<br />

di ricostruirla, e qualcuno<br />

aveva proposto di spostarla parallelamente<br />

a se stessa, così come era. In quel<br />

momento intervenne Cassini, proponendo<br />

di fare un’opera più grandiosa, che<br />

occupasse la Basilica per l’intera lunghezza,<br />

con il foro gnomonico praticato nel<br />

tetto. Ma la sua proposta fu vista inizialmente<br />

con molte perplessità, perché la<br />

Basilica di S. Petronio non era orientata<br />

esattamente secondo l’asse meridiano,<br />

ma scartava di circa 13° verso Est. Si riteneva<br />

impossibile che una linea meridiana<br />

potesse attraversare il colonnato esistente<br />

fra la navata laterale e quella centrale.<br />

Cassini si interessò del problema (le parti<br />

in corsivo sono trattate dal libro del<br />

Manfredi) e, forse con una certa temerarietà,<br />

ma fidando nelle proprie capacità, ebbe la certezza<br />

che nulla si opponesse a che la linea del<br />

mezzodì passasse da<br />

una navata all’altra<br />

del tempio attraverso<br />

il colonnato. ..<br />

Per superare ogni<br />

riserva, «...egli<br />

chiarì per iscritto<br />

ogni motivo di tale<br />

scelta, ed il famoso<br />

Cornelio Marco<br />

Malvasia espose<br />

l’argomento al<br />

Senato: ai Senatori<br />

23<br />

piacque che l’opera fosse fatta, e che fosse<br />

assegnato a Cassini l’incarico. Tracciata<br />

fra le strettoie delle colonne la linea che<br />

sapeva essere la futura linea meridiana, e<br />

disposti su di essa molti tratti perpendicolari,<br />

con somma precisione individuò il<br />

punto della volta in cui era necessario praticare<br />

il foro, in modo che non mancasse lo<br />

spazio alla giusta lunghezza<br />

della linea relativamente alla sua<br />

altezza, e che neppure fosse eccessivo.<br />

… Trovato quel punto, egli<br />

vi posò una lastra con un foro<br />

tondo, livellata sull’orizzonte, e<br />

prolungò su di essa il tetto, della<br />

quantità necessaria. Tracciò con<br />

un filo a piombo un secondo<br />

punto nel pavimento, al disotto<br />

del centro del foro. Come giunse<br />

ad aver eseguito il tutto con cura,<br />

invitò matematici, letterati, ed<br />

altri, per il giorno del Solstizio<br />

estivo, il 21 Giugno 1655, per<br />

una pubblica manifestazione. Il<br />

programma era concepito con queste<br />

parole.<br />

«In questo solstizio estivo celeste<br />

in S. Petronio si pone la prima<br />

pietra di una Scienza che va<br />

restaurata dalle fondamenta: si<br />

osserva il solstizio attuale; si<br />

traccia la via del Sole intorno a<br />

mezzodì: ivi, nel pavimento, la linea meridiana<br />

che il Sole, penetrando dalla parte<br />

più alta del fornice orientale, illuminerà<br />

per il decorso dell’intero anno nell’esatto<br />

punto di mezzodì, studiata per le osservazioni<br />

quotidiane del Sole, della Luna e<br />

delle più importanti stelle, e per esperimen-


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

ti fisici, viene tracciata senza interruzioni,<br />

e viene esposta alla pubblica critica nei<br />

giorni 21 e 22 di Giugno, all’ora 15a<br />

dell’orologio civile.»<br />

Riunitasi una gran folla di tutti i generi,<br />

in attesa del mezzodì, come<br />

appena sul pavimento l’immagine<br />

del Sole apparve, sul<br />

pavimento stesso (egli in precedenza<br />

si era preso cura di<br />

spianare la zona a perfetto<br />

livello) egli tracciò una linea<br />

lungo il percorso della striscia<br />

curva, segnato dai due<br />

margini dell’immagine, e<br />

proseguì per qualche tempo<br />

dopo il mezzodì. Poi, tracciando<br />

un arco circolare, il<br />

cui centro era sito nel punto<br />

della verticale dello gnomone,<br />

intersecò in due punti<br />

una delle due tracce del percorso,<br />

e poi divise in due lo spazio fra le<br />

due intersezioni. È chiaro che, per ragioni<br />

astronomiche, la linea uscente dal centro<br />

dell’arco al punto medio deve corrispondere<br />

al meridiano celeste: e quindi,<br />

posto un filo sul punto, egli lo tese secondo<br />

una linea il più possibile diritta. In quel<br />

momento la stupefacente capacità dell’uomo<br />

si mostrò agli occhi di tutti; infatti il<br />

filo, prolungato secondo una retta, mostrò<br />

di dirigersi fra quelle due colonne, in posizione<br />

che non toccava le due basi.<br />

Poi, tracciati altri circoli, e annotate le<br />

nuove intersezioni con entrambe le tracce<br />

dei margini, si volle indagare se si ripetesse<br />

la stessa posizione del meridiano, e non<br />

si trovò alcuna linea che differisse più di<br />

un decimo di pollice. Molti riconoscevano<br />

l’acume dell’uomo, qualcuno anche la sua<br />

fortuna.<br />

Ma va attribuito alla fortuna il fatto che<br />

la posizione delle colonne era tale da non<br />

intercettare il Sole a mezzodì? Non dobbiamo<br />

piuttosto pensare che vada attribuito<br />

alla sua sapienza ed<br />

al suo ingegno l’aver intuito<br />

che lo strumento poteva essere<br />

sistemato proprio lì, e l’aver<br />

fatto passare, come era<br />

nelle sue intenzioni, il Sole<br />

in quella striscia molto<br />

angusta, e l’aver disposto le<br />

cose in modo che sembrasse<br />

che egli avesse bisogno dell’aiuto<br />

del Sole non tanto<br />

per trovare la linea meridiana,<br />

quanto per conquistare<br />

la fiducia nella correttezza<br />

della linea già costruita?<br />

Lo stesso Manfredi, dunque,<br />

ha riconosciuto che il gesto di<br />

Cassini era puramente teatrale e di autopromozione,<br />

inutile al fine della costruzione<br />

dell’orologio, ma necessario per<br />

tacitare le malelingue, e, perché no, forse<br />

per ottenere i debiti finanziamenti.<br />

stanza visibile e la lettura generata dallo zampillo mantiene<br />

una buona precisione anche in presenza di un<br />

vento moderato.<br />

Questi descritti sono casi particolarmente eclatanti,<br />

probabilmente già noti a chi abitualmente frequenta il<br />

mondo della gnomonica, ma sicuramente molti degli<br />

orologi solari dei nostri muri hanno una qualche storia<br />

da raccontare o ci mostrano qualche particolarità degna<br />

di un approfondimento. È importante raccoglierle:<br />

abbiamo bisogno di queste minute ‘perle’ di vita che<br />

servono non solo a rimpolpare l’arida scheda tecnica di<br />

un censimento, ma anche a mantenere vivo l’interesse<br />

per le tradizioni locali che sono costituite anche dalle<br />

piccole storie di ogni giorno.<br />

infine a Settimo Torinese, proprio di fronte al Palazzo<br />

Municipale, un orologio solare veramente inusuale (fig.<br />

5), unico caso del genere in Italia a sentire il suo progettista<br />

Eduardo Sàvoca (1999). Lo gnomone è costituito<br />

infatti da uno zampillo d’acqua in pressione che<br />

proietta la sua ombra sulla semicirconferenza in acciaio<br />

di un orologio equatoriale su cui è riportata l’indicazione<br />

delle ore; la fascia con le indicazioni orarie è mobile<br />

in modo da poter regolare la lettura su ora solare vera,<br />

ora civile e ora legale. L’ombra dovuta al getto è abbafig.<br />

4 Pinerolo: una meridiana a ‘luci rosse’?<br />

fig. 5 Settimo Torinese: uno gnomone ...liquido.<br />

24


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Antiche pagine di <strong>Gnomonica</strong><br />

Quarta parte.<br />

«La Gnomonique est la partie la plus agréable des Mathématiques.», Jacques Ozanam, 1736.<br />

di Nicola Severino<br />

C<br />

ome si è già detto altrove, negli orologi solari<br />

si usa riportare, oltre al tracciato orario, i<br />

paralleli di declinazione relativi alle date in<br />

cui il Sole fa il suo ingresso in ogni Segno zodiacale. In<br />

altre parole, si riportano usualmente le ‘linee diurne’,<br />

cioè le curve d'ombra corrispondenti al percorso del<br />

sole nel cielo in quei giorni: in tutto sette linee, compresa<br />

la linea equinoziale. Si tratta sostanzialmente, per<br />

le nostre latitudini, di iperboli con i bracci molto ‘aperti’.<br />

Nei moderni trattati di gnomonica, la progettazione<br />

delle linee diurne con metodi grafici viene ancora illustrata,<br />

ma sommariamente, più che altro per introdurre<br />

il metodo analitico, ritenuto più preciso e, ammesso che<br />

lo si faccia con un computer, più spedito.<br />

Ritengo che sia giusto restituire alla memoria una rassegna,<br />

sommaria per motivi di spazio, di quello che è<br />

stato escogitato dagli autori antichi per la soluzione di<br />

questo problema. Ma si sottolinea che, fra i metodi proposti<br />

da autori come Clavio, S.cte Marie Magdeleine,<br />

Ozanam, Bion, Pardies ecc.., in pratica uno solo (con le<br />

sue varianti) dà risultati buoni a prezzo di procedimenti<br />

grafici non troppo complicati. In qualche caso sembra<br />

che gli autori si siano fatti prendere la mano dalla<br />

ricerca teorica, arrivando a concepire soluzioni grafiche<br />

(e ciò vale anche per alcune proposte del Clavio) che<br />

non vale la pena applicare, o per l’oggettiva complicazione,<br />

o per la scarsa qualità dei risultati, o per entrambe<br />

le cause.<br />

Tutti i procedimenti hanno origine dalla constatazione<br />

(qualcuno direbbe che si tratta di una idealizzazione<br />

platonica) che il Sole nel suo moto apparente traccia<br />

ogni giorno un cono, con il suo raggio che colpisce il<br />

vertice dello gnomone. Alcuni autori del 5-600 osservano<br />

che il cono ha due superfici, una tracciata dal raggio<br />

di luce, ed una seconda dal raggio d’ombra, e quindi<br />

chiamano cono ombroso il cono che ci interessa al<br />

fine di tracciare le curve suddette; chi comperava i loro<br />

libri sovente non aveva una cultura molto elevata, e<br />

l’immagine ‘aiutava’ la comprensione. Oggi la definizione<br />

ha perso ovviamente d’importanza.<br />

È evidente che i coni sono tanti quanti i giorni dell’anno;<br />

o meglio la metà dei giorni, perché i percorsi si ripetono<br />

due volte, all’andata ed al ritorno. Nei giorni di<br />

equinozio i raggi del sole sono ovviamente perpendicolari<br />

all’asse polare, e nei giorni di Solstizio formano un<br />

angolo di 23° e mezzo circa rispetto alla direzione all’equinozio.<br />

L’idea del cono ha originato una figura (fig. 1), la cui<br />

costruzione può essere fatta risalire al Manaeus di<br />

Vitruvio, che è stata chiamata con i nomi più disparati<br />

dai vari autori: per esempio: ‘Raggi dei Segni’ (Clavio),<br />

‘Raggidico Solare’ (G.B. Vimercato), ‘Radio Orario’,<br />

‘Triangolo dei segni’, ‘Raggio di Zodiaco’, ‘Trigono dei<br />

Segni’ (vari autori del 6-700); Il Cantone (1688) lo chiama<br />

‘Radio solare’; alcuni autori francesi lo chiamavano<br />

‘Trigone’; recentemente, Fantoni ha proposto ‘Settore<br />

delle Declinazioni’, che dovrebbe essere il termine più<br />

aderente alla funzione.<br />

Esso fu pure trasformato, già a partire dalla fine del<br />

secolo XVI, in uno strumento meccanico, che divenne<br />

un ‘attrezzo da lavoro’ per alcuni gnomonisti fino ai<br />

tempi nostri (ultimo della serie, Giacomo Agnelli da<br />

Brescia). Esso fu denominato ‘Sciatere’ e conobbe alcune<br />

versioni, più o meno fortunate (era ingombrante, e<br />

quindi amato più sulla carta che in pratica). In passato<br />

si usavano fili e cordini, oggi si usa il laser.<br />

Un precursore dello strumento meccanico potrebbe<br />

essere una specie di globo traforato al cui interno si<br />

poneva una fiammella, illustrato da Daniel Barbaro nel<br />

suo libro sulla prospettiva del 1569; ma si ritiene che lo<br />

strumento vero e proprio sia stato pubblicato a stampa<br />

per la prima volta dal Clavio nel 1586 (fig. 2); Clavio<br />

dichiara però che l’invenzione è da attribuirsi ad un suo<br />

confratello, il gesuita spagnolo Ferreius. Quasi contem-<br />

25


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

poraneamente uscivano a stampa le versioni<br />

del Galluci (simili al disegno di<br />

Clavio), che proponeva anche una soluzione<br />

semplificata, valida per una sola<br />

Latitudine, in considerazione dell’attività<br />

‘locale’ dello gnomonista.<br />

Figura 1: il Trigono dei Segni.<br />

La costruzione ‘classica’ di questa figura<br />

è assai nota, e non si ritiene di dilungarsi<br />

nella descrizione: alcuni autori propongono<br />

direttamente e senza spiegazione<br />

alcuna gli angoli fra le semirette<br />

uscenti dal punto H, altri illustrano con<br />

maggior enfasi l’origine degli angoli stessi,<br />

o rifacendosi, correttamente, alla posizione del Sole<br />

sull’Eclittica, oppure tracciando il manaeus. Noi abbiamo<br />

preferito quest’ultima strada.<br />

Una delle particolarità che vorremmo sottolineare, e<br />

che sovente i testi (soprattutto moderni) trascurano, è la<br />

presenza della linea HK, perpendicolare alla linea d’equatore<br />

HO: essa è un ‘organo essenziale’ dello strumento<br />

in quanto corrisponde allo stilo polare dell’orologio<br />

(in realtà è la materializzazione grafica dell’asse<br />

dei coni di declinazione). È possibile tracciare il<br />

Trigono su un foglio di carta, ed utilizzarlo per un<br />

numero indefinito di volte, trasferendo con il compasso<br />

i dati dal quadrante al Trigono e viceversa, o addirittura<br />

costruirlo in materiali più resistenti, ed utilizzarlo<br />

direttamente sulla superficie dell'orologio.<br />

La figura 1/bis illustra le due varianti dello stesso strumento,<br />

in cartone o in metallo, proposte da Stengel<br />

(ediz. 1706) per questo secondo uso; le linee di declinazione<br />

sono fili di seta, da inserire nel settore rigido, o da<br />

tirare sulle tacche tracciate sulla superficie metallica.<br />

Analoghe costruzioni sono proposte da Cantone e da<br />

altri, chi consigliando lastre di ottone debitamente ritagliate,<br />

chi fili sottili.<br />

Figura 3: L'uso consigliato per il Trigono dei Segni<br />

(quando è disegnato sulla carta).<br />

La premessa teorica è che sui piani orari il triangolo formato<br />

dai vertici A, F e T n (dove il punto T n è un qualsiasi<br />

punto orario sulla equinoziale) è sempre un triangolo<br />

rettangolo in F, e che la retta FT n corrisponde alla<br />

linea centrale HO del Trigono.<br />

Si costruisca l’orologio, nelle sue linee essenziali: sono<br />

quindi presenti il triangolo gnomonico AFC sulla sostilare,<br />

le linee orarie, di lunghezza indefinita, e la linea<br />

equinoziale.<br />

Sulla figura del Trigono dei Segni si riportino inizialmente<br />

HK = FA lunghezza dello stilo polare<br />

HO = FC distanza fra F ed il punto d'incrocio fra<br />

la Sostilare e la equinoziale.<br />

Si ottiene un triangolo rettangolo che è la riproduzione<br />

del triangolo gnomonico dell’orologio. Si osserva quindi<br />

che KO è uguale alla distanza AC, e che la lunghezza<br />

FC è uguale a CG, dove G è il centro dell’orologio<br />

equinoziale usato per trovare i punti orari sulla equinoziale.<br />

Ovviamente la retta KO attraversa le linee di<br />

declinazione in sette punti. Si trasportino con il compasso<br />

le loro distanze sulla AC trovando i punti di vertice<br />

delle linee di declinazione.<br />

L’operazione procede tracciando per esempio il trian-<br />

26


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

golo HKM (dove M è il punto equinoziale T 12 ).<br />

L’operatore può scegliere due procedure del tutto analoghe:<br />

rileva sul quadrante la distanza GM, e la riporta<br />

sulla HO trovando il punto M; oppure rileva AM, e la<br />

riporta con il compasso a partire da K, fino ad incrociare<br />

la retta HO in M.<br />

In entrambi i casi trova su HO lo stesso punto, da cui<br />

far passare una retta HM, corrispondente alla linea oraria<br />

delle ore 12. Su di essa individua sette punti (a, b, c,<br />

M, d, e, f) le cui distanze sono riportate sul quadrante;<br />

e così via, per ciascuna delle linee orarie.<br />

Si procede quindi con continui trasferimenti da un disegno<br />

all’altro: si rilevano sul quadrante le distanze da<br />

riportare sulla HO, si tracciano le linee KO, KM, ecc.<br />

sul Trigono, e poi si trasferiscono dal Trigono le posizioni<br />

dei punti di declinazione.<br />

Figura 4: Traccianemto grafico diretto (metodo di<br />

Pierre de Sainte Marie Magdeleine)<br />

Pierre de Sainte Marie Magdeleine propone una variante<br />

alla applicazione illustrata sopra, variante di qualche<br />

interesse pratico. È un procedimento utile sulla carta,<br />

un poco meno sui muri. Esso è stato ripreso da altri<br />

autori, probabilmente per la semplicità didattica.<br />

Disegnato l’orologio nelle sue linee essenziali, e disegnato<br />

il triangolo gnomonico AFC sulla sostilare, si<br />

costruisce il Trigono dei Segni con centro in F, utilizzando<br />

il raggio FC, debitamente prolungato, come linea<br />

equinoziale (corrisponde alla HO della figura precedente).<br />

Le linee tratteggiate della figura sono le linee di<br />

declinazione del Trigono. I punti in cui esse attraversano<br />

la sostilare sono già i punti di vertice delle curve di<br />

declinazione.<br />

Si vogliano ora i punti di declinazione su una qualsiasi<br />

linea oraria; per ragioni illustrative qui si è scelta la sola<br />

linea delle ore 12: con il compasso (centro in A) si ruota<br />

la distanza AM fino ad incontrare la linea FC nel punto<br />

M o .<br />

Si traccia la AM o , prolungandola ad incontrare tutte le<br />

tratteggiate nei punti a b c d e f.<br />

Con il compasso, centro in A, si trasportano Ac, Ad,<br />

Ae, ecc.. sulla linea oraria, trovando così i punti di declinazione<br />

cercati. Nella figura si sono indicati con frecce<br />

i trasferimenti da operare.<br />

L’operazione termina qui, e va ripetuta per tutte le linee<br />

orarie; essa è evidentemente simile a quella descritta per<br />

la figura 3, ma presenta il vantaggio della compattezza<br />

e della facilità grafica. Inoltre è possibile procedere con<br />

una linea oraria per volta, cancellando via via le costruzioni<br />

precedenti.<br />

È questo un metodo consigliabile a chi volesse costruire<br />

un orologio graficamente, ma usando il CAD.<br />

L'uso del Trigono in metallo e fili di seta<br />

(fig. 1/bis), proposto da Stengel<br />

Si tratta di una operazione assimilabile a quanto è proposto<br />

nel paragrafo precedente.<br />

Si sovrappone lo strumento al triangolo gnomonico, in<br />

modo che i suoi punti K ed H corrispondano rispettivamente<br />

ad A e F, e si fissa con uno spillo il punto K<br />

27


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

sul punto A.<br />

Da questo momento, se si ruota lo strumento, il punto<br />

H percorre un cerchio con raggio pari alla lunghezza<br />

dello stilo polare.<br />

Si ruoti ora lo strumento fino a quando un punto della<br />

retta HO si sovrapponga ad un punto orario T n sulla<br />

equinoziale; i fili di seta dello strumento attraversano la<br />

linea oraria AT n nei punti di declinazione cercati.<br />

Evidentemente la ripetizione dell’operazione per tutti i<br />

punti del quadrante diventa molto rapida, e priva di<br />

incertezze grafiche. Qualche imprecisione è data dalla<br />

possibile parallasse fra i fili dello strumento e la superficie<br />

del quadrante. 1<br />

Figura 5: Il tracciamento grafico delle linee diurne<br />

secondo il Clavio, 1581).<br />

Cristoforo Clavio, sempre nell’ambito dell’impiego del<br />

Trigono, ha introdotto una interessante rielaborazione<br />

del problema. Non risulta per altro che il metodo proposto<br />

sia stato adottato da altri autori dopo di lui.<br />

Egli ha trovato la ‘legge’ matematica secondo cui si<br />

dispone sul Trigono il ventaglio delle linee trasportate<br />

dal quadrante: con riferimento alla figura 5, e rifacendoci<br />

alla parallela figura 3, vediamo di chiarire la sua<br />

scoperta.<br />

Chiamiamo χ l’angolo sostilare e sia HK = 1. Si avrà<br />

HO = tan(χ);<br />

Poi, con riferimento alla figura 3, sia l’angolo CGM =<br />

tn (nel nostro caso t n = t 12 ): se facciamo riferimento<br />

sempre alla figura 3, tenendo presente che CG = HO,<br />

si avrà HM = GM = tan(χ) / cos(t n )<br />

Tornando alla figura 5, si tracciano KX parallela ad HO,<br />

e OX parallela ad HK. La linea KM attraversa OX nel<br />

punto N: confrontando i due triangoli simili KHM e<br />

KNX si ottiene: XN = cos(t n )<br />

Conclusione: se si tracciano il cerchio di centro X<br />

(quindi KX = HO) e raggio XO, poi si inizia l’operazione<br />

riportando l'angolo NX12 = t 12 (il triangolo<br />

punteggiato evidenzia l'angolo assunto) e partendo dal<br />

punto 12 si tracciano lungo il cerchio archi di 15°, è<br />

possibile tracciare direttamente sul Trigono tutte le<br />

linee corrispondenti alle linee orarie, evitando le fastidiose<br />

operazioni di trasferimento dal quadrante (si veda<br />

anche la successiva figura 6).<br />

Clavio poi ha proposto di disegnare un cerchio più<br />

grande di raggio YP, dove P è un punto qualsiasi scelto<br />

sulla KO, ed YP è perpendicolare a KX. Il nuovo cerchio<br />

non è che l’ingrandimento di quello precedente,<br />

Y12 è parallela alla X12, ed il punto R è il corrispondente<br />

del punto N. Prendendo gli archi su un cerchio<br />

più grande la qualità del disegno migliora.<br />

Si ottiene così la figura 6, che per chiarezza del disegno<br />

illustra l’operazione solo per le linee orarie a sinistra<br />

della sostilare. Sul cerchio di raggio YP si riporta l’angolo<br />

t 12 a partire da YP, e si ottiene la rettaY12. Sulla<br />

circonferenza, partendo dal punto 12, si riportano archi<br />

di 15°, trovando i punti 11, 10, 9 da una parte, ed 1, 2,<br />

3, ecc. dall’altra; si tracciano poi le perpendicolari alla<br />

YP, trovando altrettanti punti (come R) su quest’ultima.<br />

Infine si tracciano da K le linee come KR e su queste<br />

ultime si trovano le intersezioni con il Trigono, da<br />

riportare sul quadrante.<br />

1<br />

Questo metodo è applicabile anche utilizzando una carta lucida da disegno tecnico sul quadrante disegnato in scala. Su di essa si disegna<br />

il Trigono: si fissa con uno spillo il punto K, e si fa ruotare il foglio intorno al centro A, segnando con un ago i punti di declinazione<br />

sulle linee orarie; è un metodo semplice e rapido.<br />

28


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Nonostante la semplicità delle operazioni pratiche, gli<br />

autori che vennero dopo il grande gesuita preferirono<br />

evitare di spiegare ai loro ‘clienti’ quanto si è spiegato<br />

qui sopra, per cui il metodo è caduto nell’oblio.<br />

Figura 7: Tracciamento grafico delle linee diurne<br />

(C. Clavio, 1581- Gnomonices libri octo)<br />

Per curiosità riportiamo uno degli altri metodi proposti<br />

da Clavio per disegnare le linee diurne: lo applichiamo<br />

per le sole curve dei solstizi, perché<br />

per le altre sorgono difficoltà pratiche<br />

di carattere grafico (è una delle<br />

ragioni per cui non ha avuto seguito?).<br />

Nella figura 7, AC è la sostilare,<br />

ed AFC è il triangolo gnomonico; le<br />

due linee FZ ed FW sono le linee<br />

estreme del Trigono. Se però cerchiamo<br />

di vedere con un occhio<br />

diverso la figura, i due triangoli<br />

FZZ 1 e FWW 1 ci danno la sensazione<br />

del cono sezionato lungo il<br />

suo asse. Inoltre ZZ 1 e WW 1 sono<br />

due diametri dei cerchi corrispondenti.<br />

Teniamo presente che abbiamo<br />

sezionato il cono lungo il piano<br />

sostilare, ma abbiamo anche ribaltato<br />

la sezione del cono di 90°, sopra<br />

il piano del quadrante.<br />

I punti K ed H in cui le linee attraversano<br />

la sostilare sono evidentemente<br />

i vertici della iperbole.<br />

Prendiamo ora in esame il punto V<br />

in cui la retta XZ attraversa la sostilare: poiché è in<br />

realtà il cerchio ZZ 1 ad attraversare la sostilare in quel<br />

punto, una retta perpendicolare alla sostilare sarà la<br />

traccia del cerchio che ‘penetra’ nel piano dell'orologio.<br />

Per sapere quanto è lunga l’intersezione fra cerchio e<br />

piano, basta tenere presente che A si trova sia sull’asse<br />

del cono che sul piano, per cui la distanza AZ vale per<br />

tutti i punti del cerchio ZZ 1 . Quindi basta tracciare l’arco<br />

di raggio AZ, per trovare i punti P a e P b . 2<br />

Analoga operazione si può fare sull’altro braccio con il<br />

29


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

cerchio WW 1 , che attraversa la sostilare in U, per trovare<br />

i punti Q a e Q b . Gli archi tratteggiati di costruzione<br />

hanno sempre centro in A.<br />

L’operazione può essere ripetuta quante volte si vuole,<br />

considerando un certo numero di cerchi paralleli a ZZ 1<br />

e a WW 1 : il disegno illustra l’operazione meglio che le<br />

parole.<br />

È comprensibile come il metodo abbia un valore puramente<br />

teorico, ed in pratica non abbia avuto seguito. Il<br />

‘difetto’, se così lo si può chiamare, sta nell’angolo al<br />

vertice del cono, troppo ampio (soprattutto per le declinazioni<br />

intermedie) per dare risultati graficamente corretti.<br />

Figura 8: Tracciamento grafico per le linee diurne<br />

(A. Schoner) quando l’orologio solare viene<br />

costruito in luoghi con bassa latitudine.<br />

Questo metodo, ricordato ancora da qualche trattato<br />

del 6-700 ed oggi praticamente ignorato, fu descritto da<br />

Cristoforo Clavio, il quale a sua volta lo riprendeva dalle<br />

lezioni di Andrea Schoner che ne è probabilmente l’inventore,<br />

o almeno uno dei primi divulgatori del ‘500. Si<br />

tratta di una variante al metodo di cui alla figura 3,<br />

applicabile soprattutto quando la latitudine del luogo è<br />

molto bassa (o l’orologio molto declinante), come per<br />

esempio nel caso della figura 8, relativa all’orologio che<br />

era stato illustrato a pag. 24 del n. 3 di questo magazine<br />

(figura che si ripete qui per non rimandare il lettore al<br />

numero precedente). In quella sede si era spiegato<br />

come costruire le linee orarie ripetendo, in formato<br />

ridotto, i raggi uscenti da B.<br />

La nuova distanza, in luogo di BE = FE, era NL = NG.<br />

Anche qui si usano criteri del tutto analoghi.<br />

Poiché la lunghezza AF dell'assostilo è troppo elevata,<br />

si riporta sul lato HK la sola distanza HK = FG. Poi si<br />

traccia la KP perpendicolare ad HK.<br />

Si prendono poi le distanze B12, B1, B2, B3, ecc. e si<br />

riportano su HO; successivamente si ripete l’operazione<br />

per le corrispondenti distanze LN, L1, L2, L3 ecc,<br />

riportandole a partire da K sulla KP. Unendo i punti<br />

corrispondenti sulle due rette, si ottengono le omologhe<br />

delle linee orarie, su cui si rilevano le distanze di<br />

declinazione, da riportare su ciascuna delle linee orarie<br />

del quadrante, a partire dalla linea equinoziale. La figura<br />

illustra come si fa.<br />

La spiegazione del metodo è ovvia, perché non è che la<br />

trasposizione, per assostili troppo lunghi (il che può<br />

succedere ad orologi orizzontali alle basse latitudini, o<br />

verticali a quelle alte; ma anche alle nostre latitudini, ad<br />

esempio per orologi verticali declinanti di 70°), dello<br />

stesso metodo illustrato dalla figura 3. Basta immaginare<br />

il prolungamento, a sinistra di KP, delle linee ‘orarie’:<br />

esse si riuniscono tutte in un punto X che sta sulla retta<br />

HK, la cui distanza da H è pari ad FA = HX. Se la<br />

distanza FA riportata in HX sta sul foglio, il metodo è<br />

inutile: si ricade nella figura 3.<br />

2<br />

si tratta di un arco di costruzione e quindi tradizionalmente tratteggiato: esso è definito ‘occulto’ da Clavio e dagli autori dell’epoca; la<br />

parola si è conservata, per le linee di costruzione da cancellarsi alla fine del disegno, nella lingua Inglese.<br />

30


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Figura 9: Un metodo interessante, ma già trattato.<br />

L’argomento è già stato oggetto di un articolo in questo<br />

magazine, e di un quiz del Compendium; ma, trattando<br />

di linee di declinazione, non si può non richiamarlo.<br />

In questa sede ci si limita a quanto è stato trovato<br />

in un manoscritto anonimo del 600 (probabilmente<br />

una raccolta di lezioni in un collegio di Gesuiti) senza<br />

spiegarne le origini teoriche. Esso è applicato ad un<br />

orologio non declinante. Il manoscritto non precisa se<br />

sia verticale od orizzontale, e noi abbiamo scelto un<br />

orologio verticale.<br />

Si deve costruire preliminarmente l’orologio con i punti<br />

delle ore e delle mezze ore sulla equinoziale, e trovare i<br />

punti di declinazione sulla sola linea delle 12, con il<br />

metodo che si vuole.<br />

Si traccino ora le rette dal punto delle 5 e mezzo ai<br />

punti di declinazione sulla linea delle 12, prolungandole<br />

fino alla linea delle 11. I punti trovati sulla linea delle<br />

11 sono punti di declinazione. Si ripeta l’operazione fra<br />

il punto delle 4 e mezzo ed i punti sulla linea delle 11,<br />

prolungando le rette fino alla linea delle 10, trovando<br />

così i punti di declinazione su quest’ultima.<br />

Continuando con i punti delle mezz’ore successive,<br />

è possibile trovare tutti i punti di declinazione<br />

su tutte le linee orarie.<br />

Il metodo è applicabile a qualsiasi orologio,<br />

purché disegnato su un piano.<br />

Infine, accenniamo all’esistenza di tavole<br />

numeriche apposite.<br />

In pratica il metodo corrisponde a quelli già<br />

illustrati: con i metodi esclusivamente grafici si<br />

riportano sulle linee orarie i punti delle linee<br />

diurne rilevandole con il compasso sul Trigono<br />

dei Segni. Tali distanze possono invece essere<br />

fornite direttamente da apposite tabelle precalcolate<br />

e pubblicate nei libri di gnomonica. Ovviamente<br />

occorre moltiplicare i dati delle tabelle per la lunghezza<br />

dello Stilo, ma all’epoca si usava tracciare ‘a parte’ tale<br />

lunghezza (che sovente era quella dell’ortostilo, e non<br />

quella dello stilo polare) e suddividerla in 10 o 12 parti,<br />

a seconda del sottomultiplo dell’unità utilizzato dalle<br />

tabelle. I valori di tabella erano quindi riportati direttamente<br />

sul disegno, prendendoli con un compasso sulla<br />

scala grafica costruita sul posto.<br />

Una tabella del genere è nel trattato di P.S. Magdeleine,<br />

e corrisponde alla tavola che Clavio pubblicò nel suo<br />

‘Horologiorum Nova Descriptio’.<br />

Le tabelle sono calcolate per le latitudini europee, da<br />

35° a 50°, grado per grado, e forniscono quindi dati<br />

approssimativi se si utilizzano per latitudini intermedie<br />

fra un grado ed il successivo. È possibile una interpolazione.<br />

Ma ci si può accontentare anche dei valori relativi<br />

al grado più vicino, perché per le latitudini prese in<br />

esame gli errori rientrano all’incirca nello spessore delle<br />

linee, per lo meno per gli ordinari orologi da muro.<br />

Procedimento grafico a mezzo<br />

di tavole numeriche.<br />

31


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

I Quiz<br />

Alberto Nicelli, Pavone Canavese (TO) - a.nicelli@tiscali.it<br />

Inviate le vostre soluzioni all'indirizzo di posta elettronica a.nicelli@tiscali.it, oppure, per chi non disponesse di e-mail, all’indirizzo<br />

di posta ordinaria: Alberto Nicelli Via Circonvallazione 17/5 10018 Pavone Canavese (TO). Le risposte saranno pubblicate<br />

nel prossimo numero di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>, insieme all’elenco dei solutori.<br />

Se volete proporre voi stessi dei Quiz, inviateli con le relative soluzioni e saranno presi in considerazione per la pubblicazione. In<br />

tal caso sarà citato il nome del proponente. Ci si attenga alle seguenti norme generali:<br />

· Il testo dei Quiz deve essere breve ed esauriente.<br />

· La soluzione non deve risultare troppo difficile, ma concettualmente deve essere significativa.<br />

· L’eventuale ricorso a formule matematiche deve essere limitato a quelle più comuni della teoria gnomonica.<br />

Orologio cubico<br />

Un artigiano sta lavorando a un orologio<br />

poliedrico a forma di cubo, appoggiato<br />

su un tavolo all'aperto e con<br />

orientazione incognita. Su una faccia<br />

laterale l’ombra di un ortostilo indica le<br />

19 italiche. Su un’altra faccia laterale un<br />

ortostilo segna le 8 temporarie… Sulla<br />

faccia superiore l’ombra di uno stilo<br />

polare cade a 30° dalla linea meridiana,<br />

ma non indica nessuna ora, perché su<br />

quella faccia l’artigiano deve ancora<br />

tracciare le restanti linee orarie di un<br />

orologio orizzontale… Per quale latitudine<br />

è stato progettato l’orologio cubico<br />

?<br />

Gnomone mancante<br />

Un antico e pregevole orologio solare<br />

risulta ancora in buone condizioni di<br />

conservazione, ma lo stilo polare è<br />

stato rimosso. L’orologio, su parete<br />

verticale declinante verso Ovest, è<br />

costituito da linee orarie alla francese, e<br />

da nessun altro elemento. Il centro dell’orologio,<br />

evidenziato dal buco in cui<br />

era infisso lo stilo, risulta comodamente<br />

accessibile. Si vuole reintegrare l’orologio<br />

del suo stilo polare, risalendo dal<br />

tracciato delle linee orarie ai valori originali<br />

di declinazione e di latitudine<br />

usati dall’antico costruttore. Spesso,<br />

infatti, si usavano valori grossolanamente<br />

approssimativi rispetto alle<br />

misure ottenibili oggi, ma per rispettare<br />

il valore artistico dell’opera ci si<br />

vuole limitare al fedele ripristino della<br />

sua funzionalità originale.<br />

Per risalire alla direzione della sustilare<br />

e all’elevazione dello stilo coerenti col<br />

tracciato, sono state effettuate delle<br />

misure accurate e da queste sono stati<br />

calcolati gli angoli che alcune linee orarie<br />

formano con la verticale. (Proposto<br />

da A. Gunella)<br />

[Nota: i dati numerici sono sovrabbondanti,<br />

ma nella realtà si presterebbero a verifiche<br />

sulla coerenza progettuale dell'orologio.]<br />

Soluzione dei Quiz pubblicati nel N°3 di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Due fotografie<br />

Un pomeriggio uno gnomonista fu fotografato<br />

due volte durante un incontro divulgativo mentre<br />

spiegava come orientare un modello didattico di<br />

meridiana orizzontale ad ore vere locali, di<br />

grandi dimensioni e dotato di numerose linee di<br />

declinazione… In una foto l’ombra dello gnomone<br />

è sulle ore 16, e tocca esattamente la linea<br />

equinoziale… Nell’altra, scattata pochi secondi<br />

dopo, si riesce a intravedere solo che l’ombra<br />

segna le 13 e mezza, quindi il modello era stato<br />

ruotato, ma si ricorda che in quel momento lo<br />

gnomonista fece notare che non era ancora orientato<br />

correttamente, perché l’ombra non indicava<br />

la declinazione del Sole di quel giorno, ma quella<br />

di segno opposto… Intorno a quale ora di<br />

tempo vero furono scattate le due fotografie?<br />

(Determinare l’intervallo di tempo vero entro il<br />

quale furono certamente scattate).<br />

Risposta: le foto furono scattate fra le 17:21 e le 17:42. Infatti, indichiamo con H<br />

l’angolo orario del Sole al momento in cui furono scattate le due foto. L’angolo orario<br />

che si deduce dalla prima foto è (16 - 12) x 15° = 60°, mentre dalla seconda foto<br />

è (13,5 - 12) x 15° = 22,5°. L’altezza h del Sole era però la stessa, quindi, indicando<br />

con ϕ la latitudine e con δ la declinazione, possiamo applicare la nota formula dell’altezza:<br />

e scrivere le due equazioni:<br />

dalle quali, con semplici passaggi algebrici, si ricava la relazione<br />

Sostituendo i valori δ = 0 e δ = 23,5° si ottiene che l’angolo orario doveva essere<br />

compreso fra i valori H = 5,36 ore e H = 5,70 ore, quindi l’ora di tempo vero era<br />

compresa fra le 17:21 e le17:42.<br />

[Non sono pervenute soluzioni dai lettori]<br />

32


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Cappuccino notturno<br />

La notte di un solstizio d’inverno uno gnomonista<br />

puntò l’orologio ad altezza noto col nome di<br />

Cappuccino, accuratamente costruito per la sua<br />

latitudine, in direzione della stella Arturo<br />

(Declinazione 19° 10' 22'', Ascensione Retta<br />

14h 15m 45s), come se in quella posizione della<br />

sfera celeste ci fosse il Sole. Il filo pendente indicò<br />

le ore 9 (senza ambiguità con le ore 15 perché<br />

Arturo era sopra l’orizzonte orientale).<br />

Sapendo che la longitudine dello gnomonista era<br />

18° Est, che ora segnava all’incirca il suo orologio<br />

da polso ?<br />

Risposta: l’orologio segnava all’incirca le<br />

5:02. Infatti l’angolo orario di Arturo era:<br />

H Arturo = 9 - 12 = -3 ore.<br />

L’ascensione retta del Sole era:<br />

AR Sole = 18 ore.<br />

L’angolo orario del Sole si ricava dalla<br />

relazione:<br />

(H Sole - H Arturo )= -(AR Sole - AR Arturo ),<br />

da cui H Sole = -6,74 ore. Aggiungendo<br />

12 ore otteniamo che erano circa le ore 5<br />

e 15 minuti di tempo vero.<br />

Per ottenere il tempo civile dobbiamo<br />

sottrarre (18° - 15°) x 4 = 12 minuti per<br />

la differenza di longitudine dal meridiano<br />

del fuso, e sottrarre ancora circa 1,4<br />

minuti per l’Equazione del Tempo.<br />

Otteniamo quindi che erano da poco<br />

passate le 5 del mattino.<br />

[Non sono pervenute soluzioni dai lettori]<br />

Orologio scomparso<br />

Di un vecchio orologio solare su parete verticale,<br />

ormai scrostato e illeggibile, è stato reperito solo<br />

il graffito della linea equinoziale, con 8 punti<br />

segnati su di essa con un punteruolo. Si è ritenuto<br />

che essi rappresentino punti orari consecutivi<br />

nell’orologio originale. Dalla loro posizione<br />

si vuole ricostruire l’orologio, che si presume di<br />

tipo ‘francese’ ad ora locale. Non si hanno altri<br />

dati. La parete ha una piccola, ma incognita,<br />

declinazione verso Ovest. Il rilevatore non si è<br />

preoccupato di sapere la latitudine, temendo che<br />

all’epoca siano stati utilizzati dei valori approssimativi,<br />

considerati mediamente validi per quella<br />

zona geografica. (Proposto da A. Gunella)<br />

Soluzione. Si tracciano due cerchi che<br />

abbiano per diametro un tratto equinoziale<br />

di 6 ore (fig. 1): la retta individuata<br />

dalle intersezioni dei cerchi è la sustilare,<br />

perpendicolare in L all’equinoziale. Il<br />

punto P è il centro dell’orologio equatoriale<br />

ribaltato (i triangoli APG e BPH<br />

sono rettangoli). Come alternativa si può<br />

costruire la sustilare nella seguente<br />

maniera, che può risultare utile se l’orologio<br />

è di grandi dimensioni e i punti<br />

orari distanziati di 6 ore troppo lontani.<br />

Si scelgono tre punti consecutivi, per<br />

esempio F, G, H (fig. 2); sui segmenti FG<br />

e GH si costruiscono due triangoli rettangoli,<br />

rispettivamente GFQ e GHR, i<br />

cui angoli in Q e R siano di 15 gradi.<br />

Quindi si costruiscono i due cerchi circoscritti<br />

ai suddetti<br />

triangoli (i diametri<br />

sono le ipotenuse<br />

GQ e GR).<br />

L’intersezione P fra<br />

i due cerchi è il centro<br />

dell’orologio<br />

equatoriale ribaltato,<br />

quindi si può tracciare<br />

la sustilare PL<br />

ortogonale all’equinoziale.<br />

Una volta trovata la sustilare PL, siccome<br />

la declinazione è piccola, si prende in<br />

considerazione uno dei punti orari più<br />

vicini a L, per esempio D, e si traccia la<br />

verticale DK, che interseca in K la sustilare<br />

(fig. 3). Con centro in L e raggio LP<br />

si traccia il cerchio a; quindi si traccia il<br />

cerchio b di diametro LK, e dall’incrocio<br />

V dei due cerchi si traccia VS perpendicolare<br />

alla sustilare.<br />

Poi si ripete un’operazione analoga: con<br />

centro D e raggio DP si traccia il cerchio<br />

d; quindi si traccia il cerchio c di diametro<br />

KD; dal punto T di intersezione dei<br />

due cerchi si traccia la perpendicolare<br />

TM a KD. Se TM passa per il punto S<br />

vuol dire che il punto D è proprio il<br />

punto delle ore 12, KD è la linea meridiana<br />

e K è il centro dell’orologio.<br />

Allora il segmento MT (oppure SV) è<br />

l’ortostilo; il rapporto MS / MT è la tangente<br />

trigonometrica della declinazione<br />

della parete; TK (oppure VK) è la lunghezza<br />

dello stilo polare e l’angolo MTK<br />

è la latitudine; l’angolo VKS è l’elevazione<br />

dello stilo.<br />

[Solutori: Francesco Ferro, Guido Tonello, M.<br />

M. Valdés]<br />

33


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

L’ombra e la penombra<br />

di un elemento rettilineo.<br />

Alcune osservazioni<br />

di Gianni Ferrari<br />

Ombra e penombra di un elemento rettilineo.<br />

Supponiamo di avere un elemento rettilineo che, illuminato<br />

dal Sole, getta la propria ombra su un piano che<br />

si trova a una certa distanza, ad esempio sul piano orizzontale,<br />

e supponiamo pure, per semplicità, che esso sia<br />

lo spigolo superiore di una parete verticale o quello di<br />

un cornicione o quello di un grande gnomone a vela<br />

appartenente a un orologio solare monumentale.<br />

Se il Sole avesse un diametro infinitesimo, cioè fosse<br />

ridotto a un punto, l’elemento produrrebbe soltanto<br />

un’ombra e vi sarebbe una netta linea di separazione fra<br />

la zona in luce e la zona non illuminata direttamente:<br />

chiamerò questa linea ‘ombra geometrica’ o ‘ombra<br />

teorica’.<br />

e Φ è l’angolo sotteso dal disco solare in radianti<br />

(Φ≅32’≅1/108rad in media).<br />

Poiché, per definizione, una superficie è in penombra<br />

quando è illuminata soltanto parzialmente e quindi da<br />

un punto di essa si ‘vede’ soltanto una parte del disco<br />

del Sole, se potessimo mettere l’occhio in diversi punti<br />

della zona in penombra potremmo vedere il disco solare<br />

oscurato come in fig. 2.<br />

Nel punto C, centro della penombra e intersezione<br />

della linea dell’ombra geometrica col piano, si potrebbe<br />

vedere oscurata esattamente la metà del disco solare.<br />

L’andamento dell’illuminamento nella fascia di penombra<br />

passa dal valore massimo I MAX , che si ha sulla zona<br />

del piano in piena luce, al valore minimo I MIN che si<br />

ha nella zona in piena ombra.<br />

Il valore I MAX è dovuto alla luce che proviene direttamente<br />

dal Sole e dipende dalla sua altezza sull’orizzonte,<br />

dalla eventuale velatura del cielo, dalla presenza di<br />

pulviscolo e vapore nell’atmosfera ed infine dall’angolo<br />

fra la normale al piano e la direzione dei raggi solari:<br />

valori tipici vanno da 30000 a 80000 - 100000 lux<br />

A causa del diametro finito del Sole invece, fra la parte<br />

del piano completamente illuminata e quella completamente<br />

in ombra si viene ad avere una zona di penombra,<br />

attraversando la quale l’illuminamento cambia gradualmente.<br />

(fig. 1)<br />

Nel caso più semplice, in cui il piano è normale ai raggi<br />

dal Sole, la larghezza di questa zona è data da L R *Φ rad<br />

ove L R è la distanza fra l’elemento rettilineo e il piano<br />

34


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

I MIN è invece l’illuminazione indiretta che proviene<br />

principalmente dalla luce che è diffusa dalla parte libera<br />

del cielo visibile dalla zona del piano considerata,<br />

dalla luce riflessa dalle nuvole e dalle pareti di eventuali<br />

edifici circostanti, ecc.<br />

Il suo valore può variare molto dipendendo sia dalla<br />

velatura del cielo, sia dalla situazione atmosferica<br />

momentanea (nubi), sia dalla presenza di vegetazione<br />

che impedisce una diretta visione di una parte della<br />

volta celeste, sia infine dalla situazone architettonica<br />

locale (pareti ed edifici circostanti, caratteristiche di<br />

riflessione e di colore della loro superfici, ecc.)<br />

I valori di I MIN variano in genere da 1/10 a 1/60 dei<br />

valori di I MAX .<br />

L’andamento teorico dell’illuminamento nella zona<br />

della penombra è rappresentato in fig. 3.<br />

Dove finisce l'ombra?<br />

Il problema che si presenta ora sta nel determinare<br />

dove il nostro occhio ‘vede’ il bordo dell’ombra, cioè<br />

dove ‘finisce l'ombra’.<br />

Secondo la legge Fechner 1 la sensazione prodotta da<br />

una causa esterna su un organo di senso (stimolo) è<br />

proporzionale al logaritmo dell’intensità dello stimolo<br />

che la ha prodotta.<br />

Per questo motivo quindi, guardando lungo la striscia di<br />

penombra, il nostro occhio non ‘vede’ l’intensità luminosa<br />

che diminuisce secondo l’andamento dato in fig. 3,<br />

ma la percepisce secondo una curva del tipo di quella<br />

rappresentata in fig. 4.<br />

In altre parole si può dire che noi vediamo avvenire il<br />

passaggio dalla luce all’ombra più bruscamente di quello<br />

‘misurato’ da uno strumento fotoelettrico e inoltre<br />

avvertiamo questo brusco cambiamento in una zona<br />

abbastanza prossima al punto in cui termina la penombra.<br />

Nelle fig. 5 si è evidenziato il limite ‘visibile’ dell’ombra,<br />

che si trova, come si è detto, spostato più verso l’ombra<br />

piena rispetto alla linea dell’ombra geometrica.<br />

Nella fig. 6 si è invece cercato di rappresentare la zona<br />

di penombra come ‘appare’ al nostro occhio: in pratica<br />

la penombra non è quasi visibile e si percepisce una<br />

brusca variazione di intensità luminosa fra la zona in<br />

luce piena e quella in ombra totale .<br />

L’andamento della ‘sensazione’ rappresentato in fig. 4<br />

(prodotto dallo ‘stimolo’ di fig. 3) dipende molto dal<br />

rapporto fra gli illuminamenti massimo e minimo: se<br />

questo rapporto aumenta (e in particolare se I MIN<br />

diminuisce) l’andamento a ‘ginocchio’ si esalta, cioè la<br />

1<br />

La legge di Weber-Fechner (~ 1870) è una legge psicofisica approssimata che afferma che il grado di risposta di un organo di senso, cioè la<br />

sensazione da questo prodotta, è proporzionale al logaritmo dell'intensità dello stimolo che ha agito sull'organo o anche che la più piccola variazione<br />

apprezzabile nella sensazione è provocata da un cambiamento percentuale costante dello stimolo. Per la visione (brillantezza di una<br />

superficie bianca) questa percentuale è circa il 1.6% ( 1/60)<br />

Pur essendo questa legge approssimativa e di natura statistica ha un notevole importanza pratica in particolare in ottica e acustica.<br />

35


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

rispetto alla linea teorica<br />

di una quantità che può<br />

variare da circa il 35% al<br />

45% della larghezza complessiva<br />

della penombra<br />

(cioè dal 70% al 90% della<br />

larghezza di metà penombra).<br />

curva rimane quasi orizzontale per uno spazio maggiore<br />

per poi calare bruscamente.<br />

Al contrario se il rapporto diminuisce (cioè se I MIN<br />

aumenta) l’andamento tende a smorzarsi e ad avvicinarsi<br />

alla curva teorica lineare. (fig. 7)<br />

Poiché il valore dell'illuminamento minimo I MIN<br />

dipende molto dalle condizioni atmosferiche, si ha che<br />

in presenza di foschia, o di nuvole bianche, il suo valore<br />

aumenta (l’ombra è maggiormente illuminata) e<br />

quindi il limite ‘visibile’ dell’ombra si sposta allontanandosi<br />

dalla zona oscurata e avvicinandosi alla linea<br />

dell'ombra geometrica.<br />

Si trova che il limite ‘visibile’ dell’ombra è spostato<br />

Se sul piano (che suppongo<br />

orizzontale) è stata<br />

tracciata una linea oraria,<br />

ad es. corrispondente<br />

all’ora H, poiché i calcoli<br />

sono normalmente fatti utilizzando il centro del Sole,<br />

avremo che all’ora H la linea dell’ombra geometrica<br />

coinciderà con la linea oraria stessa.<br />

Un osservatore però vedrà il terminatore dell’ombra<br />

spostato rispetto a questa linea e quindi ‘leggerà’ un’ora<br />

leggermente diversa: nelle ore del mattino leggerà<br />

un’ora maggiore di H e dovrà affermare che l’orologio<br />

‘va avanti’.<br />

In modo diverso: l’osservatore quando vede il terminatore<br />

dell’ombra coincidere con la linea oraria ne deduce<br />

che è l’ora H mentre in realtà la linea dell’ombra geometrica<br />

è ancora ‘indietro’ (sempre nelle ore del mattino).<br />

Il fenomeno esaminato quindi fa si che un orologio<br />

solare vada ‘avanti’ nelle ore del mattino e ‘ritardi’<br />

nelle ore del pomeriggio.<br />

L'entità di queste variazioni è abbastanza modesta: poiché<br />

il Sole si sposta del suo diametro in circa 120-128<br />

sec (diametro da 30 a 32') il ritardo potrà variare dal<br />

35% al 45% di questo valore e quindi da circa 40 a 58<br />

sec.<br />

Dati Sperimentali<br />

Sono state fatti numerose prove, anche da parte dell'autore,<br />

per determinare sperimentalmente la posizione<br />

in cui viene percepita la linea limite dell’ombra rispetto<br />

a quella dell’ombra geometrica.<br />

In molti di questi esperimenti si è utilizzato uno<br />

Shadow Sahrpener 2 con il quale si è determinata, con<br />

un piccolo errore, la posizione della linea dell’ombra<br />

teorica.<br />

I risultati di molti di questi esperimenti, eseguiti in<br />

genere da appassionati di gnomonica, sono stati riportati<br />

a varie riprese sulla Sundial Mailing List e concordano<br />

pienamente con le considerazioni teoriche sopra<br />

descritte.<br />

Ad es. Pete S - USA ha trovato un ritardo di 53 sec o<br />

di 0.22°, corrispondente a uno spostamento del 42%<br />

36


dell'ampiezza della penombra.<br />

B. Walton - USA ha trovato un ritardo di 40 sec, corrispondente<br />

a uno spostamento di circa il 35%.<br />

B.Walton ha trovato anche, usando un esposimetro da<br />

macchina fotografica, che il rapporto I MAX /I MIN raggiunge<br />

il valore di circa 120 con cielo sereno e di circa<br />

30 con cielo nuvoloso. L’autore, facendo misure con un<br />

luxmetro digitale, ha trovato valori più variabili, da 10<br />

a 60 circa.<br />

n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Caso di Meridiana Orizzontale<br />

di grandi dimensioni<br />

Supponiamo ora che l’elemento rettilineo descritto all’inizio<br />

sia lo spigolo di uno gnomone polare la cui ombra<br />

viene utilizzata per determinare l’ora confrontandone il<br />

bordo con le linee orarie tracciate su un piano orizzontale.<br />

Poiché il calcolo degli orologi solari si fa sempre utilizzando<br />

la posizione in cielo del centro del Sole, ad una<br />

data ora di Tempo Vero Locale l’ombra teorica o geometrica<br />

dello spigolo dello gnomone coincide esattamente<br />

con la linea oraria tracciata per l’ora considerata.<br />

Abbiamo quindi che l’ombra dello spigolo dell’elemento<br />

lineare che costituisce lo gnomone coinciderebbe,<br />

nelle diverse ore, con le linee orarie tracciate sul piano<br />

solo se il diametro del Sole fosse puntiforme.<br />

Nella realtà l’elemento lineare produce una ‘fascia’ di<br />

penombra che, nel caso di meridiane orizzontali, ha la<br />

forma un piccolo angolo la cui bisettrice è l’ombra geometrica<br />

stessa (fig. 8) e la cui ampiezza cambia ad ogni<br />

ora mantenendosi sempre inferiore al grado. (fig. 9)<br />

I valori di questo angolo di penombra e le sue dimensioni<br />

trasversali, espresse in millesimi della lunghezza<br />

dell’ortostilo, agli Equinozi e al Solstizio di inverno,<br />

sono riportati in tabella.<br />

ortostilo sino a qualche decimetro - la larghezza della<br />

penombra risulta quasi sempre inferiore alla larghezza<br />

delle linee tracciate per cui è praticamente impossibile<br />

discernere la differenza fra la posizione dell’ombra teorica<br />

e il limite ‘visibile’ dell'ombra.<br />

Ad es. con una vela di 30 cm, alle ore 9, la larghezza<br />

della penombra vale 6.1 mm agli Equinozi e 12.6 mm<br />

al Solstizio Invernale.<br />

Con meridiane monumentali e meridiane orizzontali<br />

realizzate in piazze o grandi spazi la larghezza della<br />

penombra diventa invece abbastanza grande e vengono<br />

Dall’esame di questi dati si deduce immediatamente che<br />

per meridiane con vela di piccole dimensioni - con<br />

2<br />

Uno Shadow Sharpener è un dispositivo che permette di visualizzare l’ombra di un oggetto lontano senza il disturbo della penombra. Il<br />

più semplice SS è costituito essenzialmente da un foro stenopeico che proietta l’immagine del Sole e quella di un oggetto posto fra il Sole<br />

e l'osservatore.<br />

Farò riferimento per semplicità soltanto a meridiane orizzontali: i ragionamenti possono ovviamente essere estesi anche ad altre giaciture<br />

del piano. Ho ovunque supposto di essere in una località con Lat. = 40°<br />

37


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

ad essere ben distinti gli istanti in cui il centro della<br />

penombra e il ‘bordo’ visibile dell’ombra stessa passano<br />

sulla linea oraria tracciata.<br />

Ad es. con un ortostilo di 4.0 m, alle ore 9 la larghezza<br />

della penombra vale 82 mm agli Equinozi e 168 mm al<br />

Solstizio Invernale; alle ore 11 queste grandezze si riducono<br />

a 51 e a 81 mm.<br />

Ne risulta quindi, come è già stato ricordato, che nelle<br />

grandi meridiane l’istante in cui si ‘vede’ l’ombra che<br />

coincide con il centro della linea oraria differisce dall’ora<br />

per cui la linea è stata calcolata per un valore che va<br />

da 40 a 60 sec circa, in anticipo o in ritardo.<br />

Alcuni esempi sono illustrati nella fig. 10: la grande<br />

meridiana equatoriale di circa 15.1 m di raggio di Jaipur<br />

in India con una larghezza media della penombra di<br />

circa 14 cm e gli gnomoni di due grandi meridiane orizzontali<br />

a Singleton - SNW (USA) e a Pinawa - Manitoba<br />

(Canada)<br />

è più un’area di ombra piena - da un punto della quale<br />

non è visibile l’intero disco del Sole - e la luminosità<br />

della zona centrale aumenta.<br />

Il contrasto fra la zona illuminata e la zona oscurata<br />

viene pertanto a diminuire rendendo alla fine quasi<br />

impossibile rilevare l’ombra dell’asta stessa. (fig. 12)<br />

Ovviamente le stesse considerazioni si possono ripetere<br />

per altri tipi di orologi solari nei quali l’ombra che<br />

indica il tempo è quella di un elemento lineare del tipo<br />

descritto all’inizio di questa nota (ad es. grandi meridiane<br />

su piano polare, ecc.)<br />

Gnomone sferico o ad asta<br />

Il fenomeno descritto si ha ovviamente anche quando<br />

l’elemento che getta l’ombra è un’asta o una sfera. In<br />

questo caso però la simmetria dell’ombra permette con<br />

relativa facilità di trovarne il centro e quindi di individuare<br />

l’istante in cui esso cade sulle linee orarie (fig. 11)<br />

Il fenomeno dello ‘spostamento’ del bordo ‘visibile’<br />

dell’ombra rispetto al centro della penombra riduce in<br />

questo caso la dimensione della zona oscura facilitando<br />

la ricerca della sua mezzeria.<br />

Occorrerebbe, per la precisione, fare alcune considerazioni<br />

di come cambia l’ ‘oscurità’ dell’ombra al variare<br />

della distanza fra l’elemento lineare e il piano poiché<br />

quando questa distanza diventa abbastanza grande<br />

(superiore a 200-300 volte il diametro dell'asta) non vi<br />

38


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Recensioni Software<br />

Diego Bonata, Bergamo - dibonata@inwind.it e Umberto Fortini, Due Carrare (PD) - yvega@tin.it<br />

Programma GEFFEM (Vers. 01/<strong>2003</strong>)<br />

Il programma GEFFEM (EFFEMeridi<br />

Giornaliere - GF Meridiane) è stato<br />

scritto dall’Ing. Gianni Ferrari per risolvere<br />

il problema pratico, ben noto a tutti<br />

gli gnomonisti, di avere a disposizione<br />

comode effemeridi del Sole calcolate per<br />

qualsiasi istante del giorno e per qualsiasi<br />

località. Basti pensare ai casi più comuni<br />

nella pratica gnomonica, per esempio<br />

alla rilevazione della declinazione di una<br />

parete col classico metodo della tavoletta,<br />

che richiede il calcolo dell’Azimut del<br />

Sole in un istante qualsiasi… Le effemeridi<br />

standard, per esempio le Effemeridi<br />

Nautiche, o quelle pubblicate sui vari<br />

Almanacchi astronomici, o<br />

anche su certi siti Internet,<br />

forniscono i dati del Sole<br />

(angolo orario, declinazione,<br />

ecc.) per ogni ora intera e riferiti<br />

al meridiano di<br />

Greenwich; quindi lo gnomonista,<br />

calcolatrice alla mano,<br />

deve dedurre tutti i dati che gli<br />

servono riferiti al meridiano<br />

del luogo e interpolati all’istante<br />

della sua misurazione…<br />

Questo procedimento è decisamente<br />

scomodo, specialmente<br />

se questi dati bisogna<br />

ricavarli direttamente ‘sul<br />

campo’, magari con una certa<br />

accuratezza, e non si ha il<br />

tempo, la calma o la possibilità<br />

di effettuare laboriosi calcoli ‘a tavolino’.<br />

Il programma GEFFEM risulta quindi<br />

assai utile perchè è un programma specifico<br />

per calcolare con grande precisione,<br />

visualizzare e stampare le effemeridi del<br />

Sole, e altri dati importanti in<br />

<strong>Gnomonica</strong>, in un certo numero di istanti<br />

desiderati e in un luogo terrestre di latitudine<br />

e longitudine qualsiasi.<br />

Gli istanti possono essere scelti in tre<br />

diversi modi:<br />

· in più giorni alla stessa ora, per produrre<br />

tabelle settimanali o mensili<br />

· in più ore di uno stesso giorno, per<br />

produrre tabelle giornaliere o ricercare in<br />

quali istanti si presentano particolari<br />

fenomeni<br />

· in istanti diversi, per calcolare i risultati<br />

relativi a osservazioni fatte in ore e<br />

giorni diversi.<br />

Una caratteristica molto importante del<br />

programma, che risulta di fondamentale<br />

utilità per molte applicazioni, è che si<br />

possono scegliere gli istanti di calcolo o<br />

in Tempo Civile (dell'orologio) o in<br />

Tempo Vero Locale (della meridiana).<br />

Per ognuno degli istanti voluti si possono<br />

calcolare numerose grandezze, alcune<br />

del tutto inedite in programmi consimili,<br />

tanto che il programma GEFFEM può<br />

considerarsi a buon diritto non solo un<br />

comodo ausilio nella pratica gnomonica,<br />

ma anche un prezioso strumento di studio<br />

e di ricerca :<br />

· Ascensione Retta, Declinazione,<br />

Longitudine Eclitticale (apparente) del<br />

Sole, Segno Zodiacale, Diametro apparente<br />

del Sole.<br />

· Angolo orario, Azimut, Altezza apparente<br />

del Sole e valore dello spostamento<br />

complessivo dovuto alla rifrazione e<br />

all'abbassamento dell’orizzonte dovuto<br />

all'altezza del luogo.<br />

· Tempo Civile (dell'orologio), Tempo<br />

Universale (GMT), Tempo Vero Locale,<br />

Ora Temporaria, Babilonica e Italica.<br />

· Tempo Siderale Locale, istante del passaggio<br />

al meridiano, valore della<br />

Equazione del Tempo<br />

· Coordinate Tolemaiche del Sole: angoli<br />

Ectemoro, Meridiano, Horarius,<br />

Verticale<br />

· Giorno Giuliano e durata dell’intervallo<br />

di tempo fra gli istanti scelti.<br />

· Istanti dell’alba e del tramonto in<br />

Tempo Vero Locale, durata dell’ora temporaria,<br />

istanti della preghiera islamica<br />

ASR in tempo civile e locale, valore della<br />

obliquità dell'Eclittica.<br />

· Lunghezze delle ombre, coordinate del<br />

punto ombra e angolo delle linee orarie<br />

in una meridiana Orizzontale e in una<br />

Verticale su un piano con Declinazione<br />

qualunque.<br />

Il programma fornisce inoltre i seguenti<br />

dati, che completano utilmente il quadro<br />

delle informazioni disponibili:<br />

nel caso del calcolo in giorni diversi:<br />

· istanti del sorgere e del tramonto del<br />

Sole, istante del passaggio del Sole al<br />

meridiano, durata del periodo di luce,<br />

Azimut dei punti sull’orizzonte in cui<br />

sorge e tramonta il Sole.<br />

· istanti di inizio dei crepuscoli<br />

Astronomico, Nautico e Civile e loro<br />

durate.<br />

nel caso del calcolo in ore diverse di uno<br />

stesso giorno:<br />

· istanti dell’alba, del tramonto e del passaggio<br />

del Sole al meridiano, valore della<br />

Equazione del Tempo al mezzogiorno<br />

locale.<br />

L’uso di GEFFEM risulta assai pratico<br />

non solo per i numerosi dati che forni-<br />

39


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

sce, ma anche per la varietà e la flessibilità<br />

delle opzioni per il loro trattamento a<br />

disposizione dell’utente:<br />

· I risultati del calcolo possono essere<br />

visualizzati, stampati o registrati su file<br />

ASCII, in 22 tipi di tabelle diverse.<br />

· Le principali grandezze angolari possono<br />

essere stampate o in ore, minuti,<br />

secondi (h m s) (ad es. l’Ascensione<br />

Retta del Sole), o in gradi, minuti primi<br />

e minuti secondi (° ' "), o in gradi e<br />

decimali di grado, o in radianti.<br />

· I dati registrati su file possono essere<br />

utilizzati con qualunque programma editor<br />

per ottenere, ad esempio, formati di<br />

stampa diversi, riduzioni nelle dimensioni,<br />

elaborazioni, ecc. o possono essere<br />

utilizzati con programmi tipo Excel per<br />

ottenere grafici, ecc.<br />

Una pregevole peculiarità del programma<br />

è rappresentata dalla precisione degli<br />

algoritmi usati. Per esempio, gli errori<br />

massimi, nel periodo 1900-2100, risultano<br />

inferiori a 0.2"-0.3" per la<br />

Declinazione del Sole e a 0.5" sulla<br />

Longitudine e sulla AR del Sole. I risultati<br />

inoltre mantengono un’ottima precisione<br />

anche in anni molto lontani nel<br />

tempo e per questo il programma si rivela<br />

particolarmente affidabile per indagini<br />

cronologiche, di ricerca storica e in<br />

archeoastronomia.<br />

Tutti i risultati possono essere calcolati<br />

tenendo conto dell’effetto della rifrazione<br />

o trascurandolo, tenendo conto della<br />

posizione del luogo di osservazione (calcolo<br />

topocentrico) e dell'altezza della<br />

località (depressione dell'orizzonte) o<br />

considerando l’osservatore posto al centro<br />

della Terra (calcolo geocentrico). Gli<br />

istanti del sorgere e del tramonto possono<br />

essere calcolati considerando o il<br />

bordo superiore del Sole, o il suo centro,<br />

o il bordo inferiore.<br />

Una caratteristica importante è che il<br />

programma non utilizza valori medi o<br />

valori costanti per l’intero giorno (in<br />

particolare per la Declinazione del Sole e<br />

per l’Equazione del Tempo). Per questo<br />

motivo i risultati forniti dal programma<br />

si prestano a verifiche sulla precisione di<br />

meridiane già costruite, alla determinazione<br />

dell'orientamento di piani, all’individuazione<br />

dei punti cardinali, alla verifica<br />

di antiche osservazioni, ecc., ma non<br />

dovrebbero essere utilizzati per la progettazione<br />

di orologi solari, dovendosi<br />

impiegare a tale scopo valori medi delle<br />

grandezze, calcolati su un arco di più<br />

anni e supposti costanti nell'intera giornata.<br />

Il programma GEFFEM è freeware ed<br />

è scaricabile gratuitamente dal sito del<br />

Coordinamento Gnomonico Italiano<br />

www.gnomonicaitaliana.vialattea.net/<br />

software-gnom2.htm<br />

Ne esiste anche la versione in inglese.<br />

L’installazione del programma, che<br />

avviene automaticamente ‘cliccando’ sull’eseguibile<br />

G_effem.exe, fornisce<br />

anche un dettagliato manuale di 24 pagine,<br />

con vari esempi di calcolo svolti per<br />

agevolare l’utente nel padroneggiare<br />

tutte le funzionalità e le numerose opzioni<br />

offerte.<br />

Per eventuali informazioni aggiuntive si<br />

può contattare direttamente l'autore:<br />

Ing. Gianni Ferrari<br />

via Valdrighi 135 - 41100 Modena<br />

e-mail: gf_merid@virgilio.it<br />

Alberto Nicelli<br />

Un esempio di questo fenomeno è la scomparsa dell’ombra<br />

dei fili della luce sospesi quando la loro distanza<br />

dal terreno è abbastanza grande.<br />

Conclusioni<br />

La possibilità di una meridiana convenzionale di indicare<br />

il tempo con precisione è in genere compromessa<br />

dalla larghezza delle linee e dalla imprecisione del tracciato,<br />

nel caso di quadranti piccoli, e dalla presenza<br />

della penombra, dovuta al diametro finito del Sole,<br />

negli orologi di grandi dimensioni.<br />

Nel progetto di grandi meridiane occorrerebbe, per<br />

questa ragione, tener conto dell’effetto della penombra<br />

e del come il nostro occhio vede il suo terminatore e, se<br />

possibile, utilizzare aste cilindriche o sfere o altri elementi<br />

simmetrici che permettono di determinare con<br />

buona precisione il centro della loro ombra.<br />

Nel caso che si voglia, o si debba, utilizzare come gnomone<br />

il bordo rettilineo di un elemento piano, si può:<br />

- o tener conto nel progetto del valore medio dell’effetto<br />

descritto in precedenza, tracciando quindi<br />

le linee orarie non in coincidenza con l’ombra teorica<br />

- o sagomare o ‘alzare’ opportunamente, l’elemento<br />

lineare stesso<br />

- o fare un tracciamento ‘sul campo’, cioè segnare<br />

sperimentalmente dove si ‘vede’ il terminatore dell’ombra<br />

ad una data ora, in più giorni e con diverse<br />

condizioni atmosferiche (e alla fine fare una<br />

media) . Questo è forse il metodo più semplice,<br />

almeno in teoria<br />

- o, infine, tracciare la meridiana secondo i metodi<br />

‘classici’ e osservare l’ombra, per la determinazione<br />

precisa dell’ora, con l’ausilio di uno ‘Shadow sharpener’,<br />

cioè di un evidenziatore dell’ombra. Era<br />

questo, ad esempio, il metodo usato dagli astronomi<br />

indiani, già alcuni secoli fa, per determinare gli<br />

istanti esatti nella grande meridiana equatoriale di<br />

Jaipur, costruita nei primi anni del 1700.<br />

Sperimentalmente si è trovato che con questo sistema<br />

si possono ottenere istanti con una precisione<br />

pari o inferiore a circa 10 sec.<br />

Bibliografia:<br />

Sundial Mailing List - Messaggi scambiati nel Giugno 2002<br />

- In particolare di John L. Carmichael, Arthur Carlson,<br />

Patrick Powers, Pete Swanstrom, Bill Walton<br />

VIRENDRA NATH SHARMA, The penumbra at noon, in «The<br />

Compendium» bollettino della North American Sundial<br />

Society, giugno 2002<br />

40


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Orologi solari medievali in<br />

provincia di Bari<br />

di Mario Arnaldi<br />

L<br />

a Puglia è la regione italiana che, più d’ogni<br />

altra, può vantare d’avere alcuni fra i più<br />

begli orologi solari medievali del nostro<br />

Paese. La provincia di Bari, in particolar modo, è ricca<br />

d’esempi veramente interessanti.<br />

Francesco Azzarita può essere considerato il primo<br />

censore degli orologi solari pugliesi e quindi anche dei<br />

medievali presenti in quella regione. Egli ha molte volte<br />

presentato alcuni di questi manufatti in articoli ed interventi<br />

di varia natura, nonché mostrati, ed in parte<br />

descritti, nel suo ultimo Compact Disk dedicato al censimento<br />

di quella regione. 1<br />

Durante il mio ultimo viaggio in quella terra, nell’ambito<br />

del progetto ‘Opus Dei’, 2 la fortuna mi ha permesso<br />

d’arricchire la lista degli orologi solari medievali<br />

pugliesi con la scoperta dell’orologio di Barletta.<br />

Il testo che segue non può essere che uno sguardo<br />

generale sul panorama medievale pugliese; soffermarsi<br />

troppo a lungo su ogni orologio porterebbe, infatti,<br />

quest’articolo ad una lunghezza, forse, inaccettabile. Mi<br />

limiterò, perciò, ad una scheda essenziale, ripromettendomi<br />

di ampliarne eventualmente la descrizione in altra<br />

sede, o in articoli futuri. In questo studio gli orologi<br />

solari saranno proposti seguendo l’ordine alfabetico<br />

delle città in cui essi si trovano.<br />

Altamura - Cattedrale (Santa Maria Assunta)<br />

La Cattedrale di Altamura fu costruita per espressa<br />

volontà di Federico II nel 1232, contemporaneamente<br />

alla fondazione della città e fu riedificata nel 1316 perché<br />

parzialmente rovinata da un terribile terremoto.<br />

Si tratta di un complesso architettonico discusso ma<br />

piacevole nelle sue linee, variamente classificato e non<br />

certamente puro. Le sue parti, tuttavia, sono così ben<br />

coordinate fra loro da offrire nell’insieme una bellezza<br />

armoniosa ed unitaria. Lo stile romanico-pugliese origi-<br />

nario, che qualcuno identifica come ‘federiciano’ per la<br />

personalissima impronta di Federico II, è visibile<br />

soprattutto sul fianco settentrionale, scandito da sette<br />

arcate e arricchito di un bel portale eretto dal re<br />

Roberto d’Angiò.<br />

L’orologio solare medievale di Altamura (fig. 1) è inciso<br />

crudamente sulla dura pietra della parete sud della cattedrale,<br />

vicino alla porta dell’antico coro, sette linee<br />

radiali si dipartono dal centro formando sei spazi, e la<br />

linea del mezzogiorno, ovvero la sesta ora, è verticale<br />

come di norma in tutti gli orologi solari verticali. Il disegno<br />

dell’orologio ricorda visibilmente un ventaglio<br />

semi-aperto rivolto verso il basso.<br />

fig. 1 L’orologio solare medievale della cattedrale di Altamura.<br />

Il modello verticale a ventaglio non è molto comune<br />

nella nostra penisola, anzi direi raro, mentre d’altra<br />

parte è facile trovarlo in oriente o già nella vicina<br />

Grecia, con cui certamente la Puglia aveva, in passato,<br />

fitte relazioni. Proprio in Grecia, appunto, sulla chiesa<br />

1<br />

F. AZZARITA, Quadranti solari in Puglia, Luglio 2000, CD rom autoprodotto.<br />

2<br />

Opus Dei è il termine utilizzato dai monaci per identificare l’intero Ufficio divino. Ho creato il progetto Opus Dei quasi sei anni fa dopo aver<br />

fatto il censimento degli orologi solari medievali irlandesi. Si sentiva in Italia l’esigenza di un censimento specifico e di uno studio più approfondito<br />

dell’argomento in questione.<br />

41


di Panagia Koimésis (santa Maria Assunta) a Nea Irea,<br />

l’antica Chonikas (Argolida / nordest di Argos) vicino<br />

a Natplion troviamo un altro orologio solare medievale<br />

molto simile al nostro con una forma a ventaglio semiaperto,<br />

anche se le sue linee sono decisamente maggiori<br />

di numero (nove per un totale di otto spazi).<br />

Due pietre poste subito sopra l’orologio di Altamura<br />

contengono alcune scritte: su quella di sinistra si leggono<br />

le sigle D CA PP, mentre su quella a destra è inciso<br />

l’anno 1554, ma quest’ultima scritta è più netta e<br />

tagliente delle linee dell’orologio solare sottostante. 3<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Misure dell’orologio di Altamura<br />

Lat.: 40° 50’ - Lon.: 16° 34'<br />

Altezza dal suolo: 186 cm<br />

larghezza: 33 cm - altezza: 22 cm<br />

angoli (in senso anti-orario): 40°, 55°, 71°, 90°,<br />

112°, 137°, 157°.<br />

Sotto la linea dell’ora sesta campeggia una vistosa ‘M’<br />

(meridie), mentre a sinistra, subito sotto la linea a fianco<br />

della verticale si legge un segno simile ad un ‘&’ ed<br />

una ‘T’ (forse Tertia?), e in corrispondenza dell’ultima<br />

linea a destra è stato inciso, forse in un secondo tempo<br />

per adattare il vecchio orologio alle ore italiche, il<br />

numero 22 (o forse 21).<br />

Nonostante l’antichità della cattedrale, l’orologio solare<br />

potrebbe essere di tarda fattura, così come quello di<br />

Barletta, che vedremo più avanti, e quello di Nea Irea.<br />

Andria - Cattedrale (San Riccardo)<br />

Dell’antica cattedrale di Andria non rimane molto a<br />

causa delle numerose ricostruzioni e trasformazioni<br />

subite in epoca rinascimentale. Si suppone che la sua<br />

costruzione risalga ai primissimi tempi della dominazione<br />

normanna; pare infatti che nel 1069 vi sia stata<br />

sepolta Emma figlia di Gotifredo conte di Conversano<br />

e moglie di Riccardo conte di Andria.<br />

Nonostante i mutamenti subiti, alcuni rari frammenti<br />

scultorei dei secoli XI e XII sono attualmente murati<br />

nella struttura della chiesa.<br />

L’orologio solare (fig. 2) si trova su una parete minore<br />

rivolta a sud a circa tre metri di altezza dal suolo. A differenza<br />

della maggior parte degli orologi solari medievali,<br />

questo possiede una forma a ferro di cavallo, ma è<br />

classicamente diviso in dodici settori uguali e nel cerchio<br />

estermo le ore sono distinte dalle prime lettere del<br />

loro nome. In senso antiorario leggiamo, dunque:<br />

PRI[ma], SE[cunda], TER[tia], QUA[rta], Q[in]N[ta],<br />

fig. 2 L’orologio solare medievale della cattedrale di Andria. (foto di<br />

Francesco Azzarita, per gentile concessione)<br />

SEX[ta], SEP[tima], OCT[tava], NO[na], DE[cima],<br />

UN[decima], DUO[decima]. Ogni settore, inoltre, contiene<br />

sei punti incisi in un cerchio intermedio. La cornice<br />

esterna è decorata con una rete di tratti incrociati<br />

ad angolo retto.<br />

Misure dell’orologio di Andria<br />

Lat.: 41° 13’ - Lon.: 16° 17'<br />

altezza dal suolo: ca 300 cm<br />

larghezza: ca 50 cm - altezza: ca 25 cm<br />

angoli (in senso anti-orario): 15°, 30°, 45°, 60°, 75°,<br />

90°, 105°, 120°, 135°, 150°, 165°,180°<br />

Dai caratteri epigrafici che compongono le scritte è<br />

possibile datare l’orologio solare al secolo XIII o XIV.<br />

Barletta - Cattedrale (Santa Maria Maggiore)<br />

L’attuale cattedrale di Barletta sorge su un’area considerata<br />

sacra in epoca dauno-romana, mentre nel secolo<br />

VI fu utilizzata per la costruzione di una grande basilica<br />

venuta recentemente alla luce. Sui resti di questa<br />

prima basilica ne fu eretta una ‘seconda’ nel secolo X,<br />

distrutta per costruire la cattedrale odierna.<br />

La costruzione dell’edificio romanico, terminante con<br />

tre belle absidi a vista, ebbe inizio nella prima metà del<br />

secolo XII (1140) e completata nelle sue parti principali<br />

fra il 1162 e il 1180. Molti elementi di quell’epoca<br />

furono eseguiti certamente da maestri itineranti, giunti<br />

in Puglia provenendo dalla Terra Santa. Alla cattedrale<br />

fu aggiunta, nella prima metà del XIV secolo, una<br />

seconda parte, ove furono alloggiati la cattedra, il pergamo<br />

e tre altari della distrutta Cattedrale di Canne.<br />

L’orologio solare della cattedrale, è rozzamente inciso<br />

ad un’altezza di circa due metri dal suolo, sulla seconda<br />

3<br />

Da un controllo fatto con programmi specifici non risulta, questa, essere una data significativa. L’unico anno importante fu il 1560, data in<br />

cui fu eretto o terminato uno dei due campanili.<br />

42


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

lesena della prima abside sud, vicino alla porta del coro.<br />

L’orologio è particolarmente interessante perché simile<br />

a quello inciso sulla cattedrale di Altamura. Entrambi<br />

hanno una forma a ventaglio semi-aperto e le linee racchiuse<br />

in un arco di cerchio che le comprende tutte; l’unica<br />

differenza consiste nel numero di linee e nella loro<br />

disposizione, ed in questo ve ne sono solo sei (vale a<br />

dire cinque spazi), senza la verticale del mezzogiorno.<br />

L’apertura delle linee sul mezzogiorno, nonché sulle<br />

altre ore, è tipica di alcuni modelli greco-bizantini, e la<br />

stessa impostazione delle ore la ritroveremo più avanti<br />

a Conversano.<br />

Sull’orologio non ci sono segni particolari che identifichino<br />

le linee orarie o i momenti liturgici, ma appena<br />

sotto di esso due scritte sovrapposte possono esserci<br />

d’aiuto per la sua descrizione. La prima linea riporta la<br />

data AD 22 M 1636 EM, 4 ma non sembra quella dell’orologio<br />

solare perché la qualità dell’incisione è notevolmente<br />

diversa. Non essendoci state eclissi visibili in<br />

quell’anno, l’unica ipotesi ragionevole è che si tratti<br />

della data della Pasqua avvenuta, infatti il 23 marzo, ma<br />

è difficile sapere per quale motivo sia stata annotata con<br />

tanta cura. 5<br />

Nella seconda linea si legge ‘IL CANTOR DI’ con una<br />

qualità incisoria più scadente, e molto simile a quella del<br />

nostro orologio, presumibilmente si tratta dell’identità<br />

del suo costruttore.<br />

Il ‘cantore’, altrimenti detto ‘magister scholaru’, ‘prior scholæ<br />

cantorum’, ‘chori episcopus’, ‘primicerius’ ecc. è, infatti, una<br />

figura assai importante all’interno di una cattedrale, ed<br />

i suoi compiti sono sempre registrati all’interno dell’ordinarium<br />

di ogni chiesa episcopale. Il suo compito consisteva<br />

nel regolare l’Ufficio Divino, la salmodia delle<br />

Ore, insegnare ai chierici la grammatica e il canto, collazionare<br />

e correggere i codici destinati al servizio della<br />

chiesa.<br />

Viste le scarse fonti consultabili al riguardo ed i pochissimi<br />

dati epigrafici, oltre a qualche influenza greca, possiamo<br />

solo ipotizzare una data tarda per l’orologio<br />

(forse XIV o XV secolo?). Ipotesi, tuttavia, che si basa<br />

su pochi e scarsi elementi, principalmente riferendosi a<br />

comparazioni stilistiche.<br />

fig. 3 L’orologio solare medievale della cattedrale di Barletta.<br />

Misure dell’orologio di Barletta<br />

Lat.: 41° 19’ - Lon.: 16° 17'<br />

Altezza dal suolo: 210 cm<br />

larghezza: 35 cm - altezza: 18 cm<br />

angoli (in senso anti-orario): 35°, 53°, 75°, 105°,<br />

130°, 150°.<br />

Conversano - San Benedetto (chiostro antico)<br />

Il monastero e la chiesa di S. Benedetto a Conversano,<br />

sorsero probabilmente alla fine del X secolo nell’area<br />

d’influenza della contea longobarda di Capua e del<br />

cenobio di Montecassino.<br />

Il monastero divenne abbazia e presto la sua autorità<br />

crebbe di pari passo con le fortune della contea normanna<br />

di Conversano, che a sua volta consolidò il suo<br />

potere grazie all'appoggio dell’abate, direttamente<br />

dipendente dalla Santa Sede e massima autorità religiosa<br />

della città. Terminato l’episodio svevo, i sovrani<br />

angioini sciolsero il cenobio benedettino, e nel 1267 lo<br />

sostituirono con un gruppo di monache cistercensi greche,<br />

capeggiate dalla badessa Dameta Paleologa.<br />

Adiacente la fiancata sud sopravvive il piccolo chiostro<br />

trapezoidale, grandemente restaurato nell’ottocento,<br />

del quale sopravvivono alcune bifore con capitelli a<br />

fig. 4 L’orologio solare medievale di Conversano.<br />

4<br />

<strong>Anno</strong> Domini 22 marzo 1636 Embolismo. Dicevasi anno embolismo l’anno lunare composto da tredici lunazioni, e occorreva ogni due anni<br />

comuni di dodici lunazioni.<br />

5<br />

Certamente un'attenta lettura delle cronache locali o della cattedrale potranno portare a risposte più certe.<br />

43


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

stampella databili probabilmente tra XII e XIII secolo.<br />

Nello stesso chiostro sopravvive anche un interessantissimo<br />

orologio solare medievale di probabile influenza<br />

greca. L’orologio è inscritto in un semicerchio a circa<br />

sette metri da terra, il disegno è inciso nella pietra e<br />

riempito di tessere musive color rosso (le linee) e turchese<br />

(le lettere), mentre la traccia del semicerchio è<br />

riempita con tessere alternate rosse e bianche. Il semicerchio<br />

è suddiviso in soli undici spazi (tipico di molti<br />

orologi solari greco-bizantini) e le ore sono evidenziate<br />

con lettere latine sul termine esterno delle linee orarie.<br />

In senso antiorario leggiamo quindi: P[rima], S[ecunda],<br />

T[ertia], Q[uarta], Q[uinta], S[exta], S[eptima], O[ctava],<br />

N[ona], D[ecima], V[ndecima], D[uodecima].<br />

Per motivi di spazio non posso soffermarmi sulla<br />

inconsueta posizione delle lettere sulle linee orarie, ma<br />

è interessante notare che questa stessa importazione<br />

grafica e temporale è caratteristica di alcuni orologi<br />

solari greco-bizantini; cito in particolare il notissimo<br />

orologio di Orchomenos, quello di Merbeka, di Pelion,<br />

o quello di Anfissa in Grecia, ma anche quelli di<br />

Ereruk, Makaravauk, Aghzin e di Aghioc Vank in<br />

Armenia.<br />

In Italia ci sono altri due orologi solari medievali con la<br />

stessa caratteristica di quelli appena citati ed entrambi<br />

sono riconducibili ad influenze greco-bizantine.<br />

Misure dell’orologio di Conversano<br />

Lat.: 40° 58' - Lon.: 17° 07'<br />

Altezza dal suolo: ca 700 cm<br />

larghezza: ca 90 cm - altezza: ca 60 cm<br />

angoli (in senso anti-orario): ca 16°, 33°, 49°, 65°,<br />

82°, 98°, 114°, 130°, 147°, 163°, 180°.<br />

Molfetta - Duomo vecchio (San Corrado)<br />

San Corrado, la più importante chiesa di Molfetta,<br />

come molte chiese episcopali pugliesi, fu eretto in più<br />

tempi. Non molto si sa del suo anno di costruzione,<br />

perché l’archivio vescovile fu distrutto durante il sacco<br />

dei francesi nel 1529. Quello che conosciamo lo possiamo<br />

dedurre solo da alcuni documenti notarili che<br />

vanno dal 1185 al 1285, dai quali s’evince che al tempo<br />

delle ultime date la chiesa non era ancora conclusa,<br />

anche se ormai in via di finitura. La critica, quindi, stabilisce<br />

che San Corrado sia dunque sorto a cavallo della<br />

fine del XII secolo e i primi decenni del XIII.<br />

L’orologio solare del duomo è, a mio parere, uno fra i<br />

fig. 5 L’orologio solare medievale sulla chiesa di San Corrado (duomo<br />

vecchio) a Molfetta<br />

più belli d’Italia, scolpito in bassorilievo con particolare<br />

finezza e gradevolezza. Esso si trova a circa sette o<br />

otto metri d’altezza dal suolo, vicino allo spigolo del<br />

corpo architettonico a sinistra della porta d’accesso<br />

meridionale. L’orologio è diviso in dodici spicchi scavati<br />

e arrotondati all’estremità fuoriuscenti dalla bocca di<br />

un volto androgino scolpito nella sua parte superiore.<br />

Non esistono molte interpretazioni di questa figura,<br />

Francesco Azzarita lo ritiene un volto femminile, 6 ma<br />

con maggiore probabilità si può considerare il volto di<br />

Crono, del Creatore o del Cristo Chronocrator. 7<br />

Sempre Azzarita ricorda che sull’arco del presbiterio,<br />

all’interno dell’edificio, si trova una scultura di uomo<br />

col segno del tempo che viene colpito dai raggi del Sole<br />

nascente al solstizio estivo.<br />

Misure dell’orologio di Molfetta<br />

Lat.: 41° 12’ - Lon.: 16° 36'<br />

Altezza dal suolo: ca 800 cm<br />

larghezza: ca 35 cm - altezza: ca 18 cm<br />

angoli (in senso anti-orario): 15°, 30°, 45°, 60°, 75°,<br />

90°, 105°, 120°, 135°, 150°, 165°, 180°.<br />

Ruvo di Puglia - Cattedrale (Santa Maria Assunta)<br />

La cattedrale di Ruvo è uno dei più noti e discussi edifici<br />

romanici in Terra di Bari, la cui fama va oltre i suoi<br />

meriti effettivi.<br />

6<br />

F. AZZARITA, op. cit.<br />

7<br />

«Ma in attesa della fine dei tempi il Cristo - Sole è il ‘signore del tempo’, il Chronocrator, di cui egli regola lo scorrimento. Tale è il fondamento e la giustificazione<br />

della liturgia solare che segue i diversi cicli del tempo misurati dall’andamento degli astri.», J. HANI, Il simbolismo del tempio cristiano, p.158, Roma 1996.<br />

44


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

fig. 6 L’orologio solare medievale della cattedrale di Ruvo di Puglia.<br />

Le forme attuali sono il frutto di un tormentato iter<br />

costruttivo iniziato nel XII secolo e conclusosi nel<br />

maturo duecento. I vari rimaneggiamenti ed interventi<br />

sucessivi ne hanno alterato la lettura e resa incerta l’interpretazione.<br />

Le numerose trasformazioni hanno slanciato particolarmente<br />

la navata centrale della cattedrale, e le parti<br />

laterali hanno acquisito una elevata inclinazione dando<br />

al tutto una caratteristica e particolare forma a capanna.<br />

L’orologio solare della cattedrale (fig. 6) è situato a circa<br />

sette metri da terra sullo spigolo ovest della parete<br />

meridionale, subito sotto la prima arcatella. Lo stile e la<br />

fattura, con solo piccole differenze decorative, lo rendono<br />

quasi gemello di quello che si trova sul vicino<br />

duomo di Molfetta ed anch’esso è diviso in dodici settori<br />

ricavati entro scanalature arrotondate all’estremità.<br />

Purtroppo della testa in bassorilievo oggi resta pochissimo,<br />

solo una piccola porzione del mento e una debole<br />

traccia della sua antica esistenza.<br />

Misure dell’orologio di Ruvo di Puglia<br />

Lat.: 41° 07’ - Lon.: 16° 29'<br />

Altezza dal suolo: ca 700 cm<br />

larghezza: ca 60 cm - altezza: ca 35 cm<br />

angoli (in senso anti-orario): 15°, 30°, 45°, 60°, 75°,<br />

90°, 105°, 120°, 135°, 150°, 165°, 180°.<br />

Bisceglie - Tempio di Giano (Santa Maria)<br />

Non tralascerei in questo studio il tempio di Giano<br />

presso Bisceglie (fig. 7). Si tratta di un edificio religioso<br />

romanico che può suscitare un certo interesse gnomonico<br />

per la presenza di un unico oculo, di circa 40 cm<br />

di diametro, isolato sulla sua parete meridionale a circa<br />

5 mt di altezza. Non mi è stato possibile visitare l’interno<br />

della chiesetta, per constatare di persona le possibili<br />

implicazioni gnomoniche dell’oculo, ma come già<br />

fig. 7 Oculo al Tempio di Giano.<br />

accade per San Leonardo di Siponto, presso<br />

Manfredonia, anche l’oculo del tempio di Giano meriterebbe<br />

uno studio ed un’indagine più accurata.<br />

Gli orologi solari medievali in questa regione hanno<br />

caratteri stilistici che si mescolano facilmente fra<br />

Oriente e Occidente, ed alcuni di quelli esposti in queste<br />

pagine certamente meriterebbero un articolo interamente<br />

dedicato ad essi. L’apporto della cultura grecobizantina<br />

in Puglia è praticamente inscindibile dalla<br />

liturgia della Chiesa locale, e spesso occhieggia fra i<br />

motivi artistici e le pietre squadrate degli edifici svevi ed<br />

angioini. La loro bellezza e le implicazioni storiche che<br />

li accompagnano, quindi, sono tutt’altro che da sottovalutare.<br />

Tutte le foto sono dell’autore tranne la numero 2. Nelle<br />

due tavole seguenti si può vedere la mappa delle chiese<br />

medievali nella provincia di Bari e la lista di quelle visitate.<br />

Bibliografia essenziale:<br />

Per tutti, tranne che per Barletta, vd. principalmente:<br />

FRANCESCO AZZARITA, Quadranti solari in Puglia, luglio 2000,<br />

CD rom autoprodotto;<br />

F. AZZARITA, Quadranti solari in Puglia, in «Miscellanea di<br />

Studi Pugliesi», Schena ed., n. 1, 1984.<br />

Per l’orologio solare di Molfetta vd. anche:<br />

ADRIANO ALPAGO-NOVELLO, Tempo e Architettura, in «Dalla<br />

forma allo spirito» scritti in onore di Nina<br />

Kauchtschischwili, ed. Guerrini, Milano 1989, pp. 303-25,<br />

fig. a p. 322;<br />

GABRIELE VANIN, Le Meridiane Bellunesi, Comunità Montana<br />

Feltrina - Centro per la documentazione della cultura popolare,<br />

Quaderno n.9, Pilotto ed., Feltre 1991, p. 20, fig. 9.<br />

45


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

CHIESE ED ABBAZIE MEDIEVALI IN PROVINCIA DI BARI<br />

Chiunque desiderasse collaborare al progetto 'Opus Dei' può mettersi in contatto con l’autore all’indirizzo e-mail: marnaldi @libero.it<br />

46


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Decorare il tempo.<br />

Considerazioni e proposte<br />

sull’abbellimento pittorico degli<br />

orologi solari su intonaci<br />

di Ennia Visentin<br />

L<br />

a decorazione degli orologi solari ha rappresentato<br />

storicamente un modo di raffigurare<br />

ed esprimere la cultura e lo spirito artistico<br />

di un popolo. Oggi, grazie anche alla disponibilità di<br />

nuovi prodotti, possiamo - sulla base dei preziosi insegnamenti<br />

ereditati dal passato - ampliare ulteriormente<br />

le potenzialità che questa ‘arte minore’ consente.<br />

Allontaniamoci per un po’ dalla metodica osservazione<br />

degli astri, da antichi calendari e da ampiezze angolari<br />

misurate lungo l’Equatore Celeste e avventuriamoci in<br />

questo mondo fantasioso ma non meno rigoroso, per<br />

scoprire una storia di immagini da narrare.<br />

Linee, angoli, iperbole, lemniscate e quant’altro che lo<br />

gnomonista con paziente dedizione ha tracciato sulla<br />

parete, attendono di essere da noi impreziosite.<br />

Cogliamo quindi l’invito del D’Annunzio: «Affrettatevi!<br />

Intrecciate in ghirlande le rose belle per cingerne le ore<br />

che passano».<br />

Com’è noto, nel dare inizio alla sua opera, normalmente<br />

il pittore non si propone una raffigurazione pedissequa<br />

del reale, ma tende piuttosto a una sua interpretazione,<br />

spesso valorizzando nel miglior modo gli indizi<br />

che lo sguardo coglie. È il prolungamento del reale nel<br />

fantastico: la possibilità-propensione dell’immagine pittorica<br />

ad approfittare degli stimoli derivanti dall’ambiente<br />

circostante. Il quadrante solare vuol essere ‘raccontato’,<br />

accompagnato da immagini e messaggi della<br />

sua funzione, delle sue regole compositive, della sua<br />

essenza. Vuole uscire da quell’inesorabile silenzio che la<br />

parete vuota racchiude in sé.<br />

Pur lasciando al pittore totale libertà di esprimere la<br />

propria creatività, cerchiamo dunque di individuare gli<br />

elementi fondamentali che caratterizzano la decorazio-<br />

ne di un quadrante solare.<br />

È da considerarsi buona norma evitare il più possibile<br />

di dare l’impressione che la nostra opera sia estranea a<br />

ciò che la circonda, per forme, dimensioni, materiali,<br />

cromatismi e quant’altro. Il dipinto non è un quadro<br />

semplicemente tracciato sul muro, ma un semplice<br />

muro sublimato in dipinto, inserito nell’ambiente circostante<br />

(architettonico, naturale, culturale ...) senza soluzione<br />

di continuità. Cerchiamo quindi di rispettare il<br />

rapporto delle proporzioni con lo spazio architettonico<br />

che lo accoglie, per dimensione e forma.<br />

Anche le affinità - o i voluti contrasti - degli elementi<br />

stilistici devono tuttavia armonizzarsi con le caratteristiche<br />

dell’ambiente circostante.<br />

Qualsiasi eventuale riquadratura dipinta (cornice semplice<br />

o arricchita), deve tendere a collegare l’opera allo<br />

spazio che la accoglie. A tale scopo si possono per<br />

esempio richiamare motivi architettonici quali cornicioni<br />

e mensole; oppure materiali come marmi policromi,<br />

pietre e terrecotte presenti nella struttura; o ancora elementi<br />

naturalistici tipici di quel luogo, con un infinità di<br />

variazioni che di volta in volta l’ambiente stesso suggerisce<br />

all’osservatore più attento. La riquadratura diviene<br />

così elemento di collegamento ma anche chiave di<br />

accesso al quadrante solare e a tutte le informazioni in<br />

esso racchiuse. Un racconto dipinto. Un ‘viaggio’ dalle<br />

mille interpretazioni con il quale catturare l’attenzione<br />

dell’osservatore.<br />

Ma come affrontare la realizzazione di questo ‘viaggio’<br />

metaforico?<br />

Prima di tutto, la scelta della collocazione dell’orologio<br />

solare sulla parete va effettuata valutando che lo spazio<br />

stabilito sia privo di elementi di disturbo e di impedi-<br />

47


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

mento (finestre, cornici o altro), e che su tale superficie<br />

non vengano a proiettarsi - in nessun periodo dell’anno<br />

- le ombre di tettoie, cornicioni, edifici circostanti, arredi<br />

urbani, insegne, fronde di alberi.<br />

Elementi grafici<br />

Stabiliti forma e dimensione come precedentemente<br />

descritto, si procede con l’inserimento degli elementi<br />

che caratterizzano - dal punto di vista tecnico - il quadrante<br />

solare.<br />

Attraverso opportuni calcoli, lo gnomonista traccia su<br />

questo spazio una linea centrale verticale, corrispondente<br />

al passaggio del sole al meridiano (linea oraria del<br />

mezzogiorno) e traccia le linee che si riferiscono alle<br />

altre ore del giorno in base alla declinazione della parete<br />

scelta. Le linee orarie si possono disporre in modi<br />

diversi a seconda del sistema di misurazione del tempo<br />

adottato.<br />

Spesso troviamo anche altre indicazioni:<br />

·Linea solstiziale invernale: indica la minima altezza<br />

raggiunta dal Sole, è posta in alto e ha forma iperbolica;<br />

·Linea equinoziale: divide l’anno in due parti, identifica<br />

primavera ed autunno, ed è posta trasversalmente;<br />

·Linea solstiziale estiva: indica la massima altezza raggiunta<br />

dal Sole, è posta in basso e ha anch’essa forma<br />

iperbolica;<br />

·Segni zodiacali: danno indicazioni sulle stagioni e sul<br />

calendario;<br />

·Stilo polare o gnomone: è l’indicatore per la lettura del<br />

quadrante solare;<br />

·Tabella dell’equazione del tempo: rappresenta la differenza<br />

tra il tempo indicato dall’orologio solare e quello<br />

convenzionalmente letto nei nostri orologi;<br />

·Curva lemniscata (a forma di otto): è la rappresentazione<br />

grafica dell’equazione del tempo.<br />

Elementi decorativi<br />

Sulla base del posizionamento di tutti questi elementi<br />

possiamo dare inizio allo sviluppo dell’ornamento pittorico,<br />

che inizialmente viene proposto in scala tramite<br />

bozzetto.<br />

Per gli amanti del fantastico, la stessa rappresentazione<br />

grafica degli elementi tecnici descritti diventa spunto<br />

per realizzare surreali giochi di forme, stravaganti chimere,<br />

tribali e simboliche rappresentazioni, fantasiosi<br />

astrattismi di forme e colori.<br />

Talvolta il soggetto della decorazione viene suggerito<br />

dal committente stesso, ad esempio proponendo raffigurazioni<br />

di scene di vita che lo coinvolgono direttamente<br />

(un evento particolarmente felice, una professione<br />

curiosa, un luogo caro, un passatempo perseguito<br />

con passione, …). In altri casi il soggetto è determinato<br />

da elementi storico-culturali (ricorrenze particolari,<br />

celebrazioni religiose, presenze architettoniche che<br />

caratterizzano il luogo, ecc.).<br />

I soggetti della decorazione possono essere arricchiti e<br />

‘rafforzati’ da una ‘massima’, cioè da una breve frase dal<br />

significato emblematico e particolarmente pregnante.<br />

In funzione di fattori quali il gusto personale, l’ambiente,<br />

il contesto della scena dipinta e lo spazio a disposizione,<br />

la massima può avere natura filosofica, religiosa,<br />

ludica o allegorica, esprimendo metafore sul significato<br />

della vita, o semplicemente attingendo da citazioni di<br />

poeti, statisti, saggi. Nella gnomonica classica la lingua<br />

di riferimento per le massime è il latino, tuttora utilizzato<br />

per il suo carattere conciso e quasi ermetico. Negli<br />

orologi solari di più recente costruzione tuttavia le massime<br />

sono generalmente riportate in lingua italiana. Vi<br />

troviamo anche espressioni di saggezza popolare riportate<br />

nei vari dialetti regionali.<br />

Un buon equilibrio tra tutti gli elementi rappresentati<br />

nella decorazione è condizione essenziale per raggiungere<br />

i più elevati livelli sia estetici sia semantici. Spazi<br />

troppo pieni possono generare confusione rendendo il<br />

tutto di difficile lettura; d’altro canto ornamenti deboli<br />

o scarni possono svilire l’opera. Ritmo e armonia possono<br />

essere prodotti con una illimitata varietà di forme<br />

e linguaggi espressivi, senza ricorrere a eccessi ma avvalendosi<br />

di un’ampia libertà di disegno.<br />

TECNICHE ESECUTIVE E<br />

MATERIALI IMPIEGATI<br />

Una volta preparato il bozzetto che riproduce in scala il<br />

nostro quadrante solare, completo di dimensioni,<br />

forma, dati tecnici espressi graficamente, tema, ornamento<br />

ed eventuali massime, si procede definendo la<br />

tecnica pittorica da usare per la realizzazione della meridiana<br />

sulla parete.<br />

Tra le tecniche pittoriche più tradizionali e antiche troviamo:<br />

· Affresco<br />

· Mezzo fresco<br />

· Graffito.<br />

Tra le tecniche pittoriche con materiali moderni troviamo:<br />

· Pittura ai silicati<br />

· Pittura ad acrilici<br />

· Pittura ai silossanici.<br />

Affresco<br />

La tecnica di esecuzione degli orologi solari più utiliz-<br />

48


zata nei secoli e che ci ha lasciato le tracce<br />

più belle e significative è senza dubbio<br />

quella della pittura ad affresco.<br />

I primi esempi di pittura parietale risalgono<br />

alla preistoria, mentre la tecnica<br />

dell’affresco appare accennata già nell’antico<br />

Egitto e in Mesopotamia. Grazie<br />

ai testi pervenuti fino a noi, possediamo<br />

dettagliate informazioni sulle tecniche<br />

usate dai Greci e dai Romani (Vitruvio,<br />

‘De Architectura’).<br />

L’affresco è una tecnica pittorica che<br />

consiste nel dipingere sopra a un intonaco<br />

composto prevalentemente di calce<br />

spenta e sabbia, appena steso e ancora<br />

fresco (da cui deriva il nome affresco). I<br />

pigmenti - prevalentemente naturali,<br />

accuratamente macinati - vengono stemperati<br />

e diluiti in sola acqua.<br />

Il colore penetra nell'intonaco, l’acqua evapora e attraverso<br />

un processo chimico (carbonatazione) l’anidride<br />

carbonica dell’aria trasforma la calce spenta in carbonato<br />

di calcio.<br />

Durante questa reazione chimica il colore viene inglobato<br />

nell'intonaco e ‘cristallizza’ formando un tutt’uno<br />

con esso. Aumentano in tal modo tono, brillantezza e<br />

trasparenza del colore, compattezza e durevolezza di<br />

tutto il supporto pittorico.<br />

È necessario evitare di dipingere nel periodo appena<br />

successivo alla stesura dell’intonaco, in quanto la pennellata<br />

porterebbe a uno sgradevole impasto del pigmento<br />

con la malta. Ideale è attendere circa un’ora dalla<br />

stesura, ma la durata di tale periodo è determinata da<br />

una serie di fattori tecnici e climatici: esposizione solare,<br />

ventilazione, stagione, umidità del luogo, spessore<br />

degli intonaci.<br />

L’ottimale è attendere che l’acqua usata per la miscelazione<br />

dei componenti della malta migri verso l’interno,<br />

nei vari strati dell’intonaco, lasciando così liberi i ‘pori’<br />

dello strato in superficie. In questo modo l’acqua usata<br />

per diluire il pigmento viene assorbita dall’intonachino<br />

durante l’esecuzione pittorica, lasciando che il colore si<br />

depositi sulla superficie.<br />

Quando il supporto non assorbe più l’acqua stesa con<br />

la pennellata, si verifica una colatura del colore, la quale<br />

indica che l’acqua, precedentemente migrata verso l’interno,<br />

sta ora ritornando in superficie in fase d’evaporazione.<br />

L’intonachino sta asciugando, la calce spenta si<br />

sta trasformando in carbonato di calcio. Se si continua<br />

a dipingere una volta asciutto l’intonaco, il colore può<br />

spolverare in quanto debolmente legato alla superficie<br />

pittorica. Data la ‘finestra temporale’ molto limitata in<br />

n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

fig. 1 Affresco. Orologio solare in fase di realizzo. Si nota la giornata di lavoro nella parte centrale<br />

con la tracciatura e dipintura delle linee orarie con i segni zodiacali, eseguita ad affresco.<br />

Ai lati si notano gli intonaci lavorati ad arriccio che in questo caso è composto da una malta di<br />

sabbia, calce e coccio pesto (vedi descrizione intonaci). Queste due superfici sono pronte per<br />

accogliere l’intonachino e la decorazione ad affresco.<br />

49<br />

cui si può lavorare, è consigliabile procedere su porzioni<br />

di intonaco di dimensioni limitate.<br />

La tecnica dell’affresco richiede dunque padronanza e<br />

immediatezza nell’esecuzione. I colori asciugando cambiano<br />

tonalità; il disegno necessita di un’adeguata preparazione<br />

e in fase esecutiva è consigliabile evitare<br />

ripensamenti.<br />

GLI INGREDIENTI DELL'AFFRESCO<br />

Pigmenti<br />

Non tutti i pigmenti possono essere usati ad affresco.<br />

La causticità della calce ‘aggredisce’, infatti, il pigmento<br />

e in alcuni casi ne altera le caratteristiche cromatiche.<br />

Questi tipi di pigmenti vengono usati a secco, mescolati<br />

con del legante e stesi sulla superficie quando il processo<br />

di carbonatazione è completato.<br />

Nell’affresco il pigmento deve quindi essere stabile alla<br />

luce e all’azione caustica della calce. Deve mescolarsi<br />

perfettamente con l’acqua e il grassello di calce. Non<br />

deve scomporsi se miscelato con altri colori.<br />

I colori in polvere vengono macinati, poi stemperati in<br />

poca acqua e lasciati in vasi chiusi per alcuni giorni,<br />

prima del loro utilizzo.<br />

I pigmenti più comuni sono:<br />

Bianchi: Bianco S. Giovanni, Bianco di Titanio.<br />

Gialli: Ocra gialla, Terra Siena Naturale, Terra Siena<br />

Bruciata, Giallo di cadmio.<br />

Rossi: Ocra rossa, Rosso Pozzuoli, Rosso Verona,<br />

Rosso Venezia, Rosso di cadmio, Caput Mortum.<br />

Verdi: Verde Verona, Verde di cromo.<br />

Blu: Blu egiziano, Azzurro di cobalto.<br />

Bruni: Terra d’ombra naturale, Terra d’ombra bruciata,<br />

Terra di Kassel.


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 2 Decorazione ad affresco completata. L’orologio solare è declinante verso est, con quadrante a ore moderne<br />

e stilo polare. Comprende anche il calendario stagionale con linea equinoziale e linee relative ai solstizi<br />

estivo ed invernale. Riferimenti mensili realizzati con i segni zodiacali. Fontanafredda -Pordenone, calcoli e<br />

realizzazione: E. Visentin<br />

Neri: Nero vite, Nero d’ossa, Terra nera di Venezia.<br />

Leganti<br />

Nella pittura ad affresco si usano come legante: la calce<br />

spenta, o il grassello di calce, oppure la calce aerea.<br />

La calce ideale per l’affresco mantiene le sue capacità<br />

adesive e contemporaneamente dimostra poca causticità.<br />

Inerti<br />

Gli inerti maggiormente usati sono la sabbia di fiume;<br />

la pozzolana, materiale di origine vulcanica con caratteristiche<br />

cementanti che conferisce proprietà idrauliche e<br />

maggior resistenza alla malta; il carbonato di calcio<br />

(polvere di marmo), derivante dalla macinazione delle<br />

rocce calcaree, che crea una superficie compatta e resistente;<br />

l’argilla cotta frantumata (coccio pesto).<br />

Acqua<br />

L’acqua deve essere priva di sostanze acide. La migliore<br />

è quella potabile, usata a temperatura ambiente.<br />

Stesura degli intonaci<br />

La pittura ad affresco necessita di un<br />

buon supporto murario che deve<br />

essere privo di polvere e bagnato<br />

abbondantemente. Il primo strato che<br />

lo ricopre, chiamato rinzaffo, è composto<br />

da sabbia grossa e calce, con<br />

uno spessore tra 1 e 2 cm. Quando<br />

asciutto, si stende il secondo strato,<br />

l’arriccio, dallo spessore di alcuni millimetri,<br />

composto da sabbia media e<br />

calce (rapporto 2:1) e viene lavorato<br />

con un frattazzo in legno.<br />

Il terzo strato, - e generalmente l’ultimo<br />

- chiamato intonachino o<br />

velo, è composto da sabbia<br />

fine e/o polvere di marmo e<br />

calce (rapporto 2:1), e viene<br />

steso con uno spessore di<br />

pochi millimetri. Anche in<br />

questo caso si lavora con il<br />

frattazzo di legno o di spugna.<br />

Spessori elevati possono creare<br />

fenditure durante l’asciugatura.<br />

Tra uno strato di intonaco<br />

e l'altro la superficie va<br />

sempre bagnata. Il velo viene<br />

steso per una superficie sufficiente<br />

per la giornata di lavoro.<br />

I margini vengono tagliati obliqui<br />

per facilitare il collegamento<br />

con le porzioni di intonachino che si stenderanno<br />

nelle giornate successive.<br />

Il disegno, precedentemente riportato a misura reale su<br />

carta, viene tracciato sull’intonachino attraverso due<br />

tecniche: lo spolvero o l’incisione. Lo spolvero consiste<br />

nel praticare piccoli fori sulla carta lungo i contorni del<br />

disegno, il quale viene poi appoggiato sull’intonaco e<br />

tamponato con un sacchetto di stoffa contenente colore<br />

in polvere.<br />

L’incisione consiste appunto nell’incidere, con uno<br />

strumento appuntito, i contorni del disegno dopo aver<br />

steso la carta sopra l’intonachino fresco.<br />

Il supporto è ora pronto per essere dipinto.<br />

Mezzo Fresco<br />

Quando, seguendo le fasi descritte per l’affresco, si arriva<br />

a una fase molto avanzata di carbonatazione, è possibile<br />

continuare a dipingere aggiungendo al colore del<br />

legante che nel caso specifico è la calce stessa. Si parla<br />

perciò anche di pittura a calce.<br />

fig. 3 Quadrante solare eseguito su intonaco tradizionale di calce e sabbia a diversa granulometria.<br />

L'ultimo strato ‘velo’ è composto da carbonato di calce e grassello di calce. Dipinto ad affresco nella<br />

fase iniziale e terminato a calce con pigmenti. Declinazione 180° sud. Stilo polare. Pordenone.<br />

Proprietà dell’autrice E. Visentin.<br />

50


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Mentre nel buon fresco la calce presente nell’intonachino<br />

è sia legante per il supporto, sia - attraverso la carbonatazione<br />

- legante per i colori, in questo caso essa<br />

rappresenta esclusivamente il medium o legante del<br />

colore perché l’intonachino è ormai asciutto o quasi. Il<br />

colore quindi non è conglobato nell’intonachino come<br />

per l’affresco, ma è sovrapposto a esso in un momento<br />

successivo. Le pennellate risultano quasi a rilievo e i<br />

colori diventano più corposi. La trasparenza e la brillantezza<br />

tipica dell’affresco vengono, però, attenuate.<br />

È consigliato usare la pittura a calce (stesa quindi a<br />

secco sull’intonaco) con grande cautela perché non<br />

offre la garanzia di durevolezza che caratterizza l’affresco.<br />

L’azione dell’anidride carbonica, che trasforma la<br />

calce spenta in carbonato di calcio, è minima, poiché<br />

penetra in strati relativamente sottili, permettendo così<br />

alla pittura a calce di fare poca presa.<br />

Questa pittura, eseguita in un esterno, dimostra poca<br />

resistenza al dilavamento dell’acqua piovana e al contatto.<br />

Inoltre l’inquinamento atmosferico presente nelle<br />

nostre città aggrava ancor più il deterioramento delle<br />

tinte.<br />

Per limitare questi inconvenienti e aumentare la resistenza<br />

della calce eliminandone anche la polverulenza,<br />

è buona norma aggiungere alla pittura (sempre se stesa<br />

su intonaco secco) dei leganti in percentuale massima<br />

del 10% rispetto alla quantità della calce. Questi leganti,<br />

comunemente chiamati colle, possono essere di varia<br />

natura.<br />

Tra le colle di origine naturale, utilizzabili per gli esterni,<br />

figurano:<br />

· Colle derivate dal latte (latte, caseina, …).<br />

· Colle derivate dall'uovo (colla di albume e di tuorlo).<br />

Tra le colle d’origine artificiale troviamo le resine acriliche<br />

e poliviniliche.<br />

È molto importante provare di volta in volta la<br />

tinta preparata con le colle prima di intervenire<br />

sulla superficie definitiva da dipingere.<br />

Va segnalato che l’utilizzo di resine plastiche,<br />

da un lato può eliminare gli inconvenienti della<br />

pittura a calce, dall’altro snatura le caratteristiche<br />

della stessa, limitando la traspirazione delle<br />

superfici dipinte e diminuendo ulteriormente<br />

lucentezza e trasparenza.<br />

secondo strato con colore diverso dal primo (oppure<br />

un velo di grassello).<br />

Applicato il disegno a spolvero o a incisione, si asporta<br />

l’ultimo strato o gli ultimi strati di intonachino, usando<br />

arnesi tipo raschietti o punteruoli.<br />

Si realizzano disegni sia monocromi, con effetto chiaroscurale<br />

molto intenso, sia policromi, frutto della stesura<br />

di più strati di intonaci variamente colorati, con lo<br />

scopo di ottenere effetti di colore particolarmente contrastanti.<br />

In passato lo strato di intonaco inferiore conteneva carbone<br />

macinato, mentre quello superiore era a base di<br />

carbonato di calcio o coccio pesto.<br />

Come per l’affresco, i pigmenti usati per il graffito<br />

devono essere stabili alla calce e il tempo di realizzo è<br />

limitato dal processo di presa.<br />

TECNICHE PITTORICHE MODERNE<br />

Pittura ai Silicati<br />

La pittura ai silicati, conosciuta anche come pittura<br />

minerale, venne ideata e perfezionata nella metà del<br />

XIX secolo in Germania, a opera di A.W. Keim.<br />

I silicati di sodio o di potassio vengono utilizzati come<br />

leganti e fissativi per il colore (polveri minerali). Essi<br />

formano un corpo unico con l’intonaco in quanto formato<br />

o da cemento e sabbia (entrambi di natura silicea),<br />

o da calce, che risulta compatibile con i silicati perché<br />

ambedue basici. Questa tecnica ricorda molto l’affresco;<br />

entrambi infatti non formano una pellicola sulla<br />

superficie intonacata ma cristallizzano all'interno di<br />

essa, con la differenza che la pittura ai silicati viene<br />

stesa su una superficie completamente essiccata.<br />

È bene ricordare che l’intonaco di calce completa totalmente<br />

la sua presa in sei mesi e l'intonaco di cemento<br />

Graffito<br />

Nella realizzazione del graffito si opera come<br />

per l’affresco, preparando lo strato di arriccio<br />

sul quale successivamente si stende un intonaco<br />

colorato e lo si lascia asciugare completamente.<br />

Si bagna quindi la superficie e si stende un<br />

fig. 4 Orologio solare eseguito con pittura ai silicati di potassio su facciata precedentemente<br />

trattata a velatura con lo stesso materiale. Lo stilo polare è realizzato in ferro<br />

battuto riprendendo il disegno del tralcio di vite dipinto. Le linee orarie indicano il periodo<br />

invernale ed estivo. Dimensione cm. 350 x 200. Pordenone. Calcolo e realizzazione:<br />

E. Visentin<br />

51


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 5 Orologio solare con scena agreste e massima in lingua friulana. ‘Seme<br />

fonte di vita e speranza’ Aiello del Friuli - dimensione cm 200 x 250.<br />

Silicati di potassio. Calcolo Aurelio Pantanali - Aiello del Friuli.<br />

Realizzazione E. Visentin.<br />

in un anno.<br />

I colori sono resistenti alla luce e all’aggressione degli<br />

agenti atmosferici, permettendo una buona traspirazione<br />

della superficie dipinta.<br />

Sono molto usati nelle località dove si possono verificare<br />

ampie escursioni termiche.<br />

Le possibilità di impiego vanno dalle facciate di vaste<br />

dimensioni a piccoli spazi dipinti, così come dalle tonalità<br />

molto scure a quelle chiarissime.<br />

Quando si usano le tinte ai silicati è buona abitudine<br />

stendere i fondi passando il primo strato sempre dallo<br />

stesso verso, orizzontale o verticale, evitando di ripassare<br />

più volte sullo stesso punto. Attendere almeno<br />

dodici ore per poi stendere il secondo strato, seguendo<br />

le stesse indicazioni usate per il primo. Il colore, una<br />

volta asciutto, schiarisce leggermente.<br />

La pittura è irreversibile una volta asciutta, per cui è<br />

opportuno proteggere le zone che non devono essere<br />

dipinte e porre particolare attenzione a parti in metallo,<br />

ceramica, vetro e pietre naturali, che potrebbero trovarsi<br />

vicine alla zona da dipingere.<br />

Caratteristica che rende particolarmente apprezzato il<br />

silicato è il fatto che i materiali trattati con questa<br />

sostanza diventano ignifughi, in quanto carbonizzano<br />

senza infiammarsi, in caso di incendio. Possono essere<br />

considerati ecologici, perché non inquinanti né in fase<br />

di produzione né durante l’applicazione.<br />

Per quanto riguarda la manutenzione delle superfici<br />

dipinte, è sufficiente lavare con abbondante acqua le<br />

decorazioni dalla polvere e dallo sporco, dopo dieciquindici<br />

anni. Lasciar quindi asciugare completamente<br />

e applicare il silicato di sodio o di potassio diluito in<br />

acqua.<br />

Pittura ad Acrilici<br />

Gli acrilici sono colori composti da pigmenti<br />

inorganici con legante a base di resine acriliche;<br />

non penetrano nell’intonaco, bensì formano<br />

una pellicola in superficie.<br />

Utilizzati su vasta scala negli ultimi trent’anni,<br />

la loro diffusione è stata favorita dal facile<br />

impiego in quanto veloci nell’asciugare, solubili<br />

in acqua e adatti sia per l’esecuzione di decorazioni<br />

con la tecnica dello ‘stencil’, sia per le<br />

tecniche decorative poco sofisticate.<br />

La vasta gamma di colori già pronti richiede<br />

per l’utilizzo la semplice diluizione in acqua.<br />

Nel caso di ripensamenti è possibile lavare via<br />

la parte appena dipinta con una spugna umida.<br />

È importante tenere presente che questi materiali<br />

non hanno in esterno una grande durata<br />

nel tempo, in quanto possono scolorire e scrostarsi<br />

a causa degli agenti atmosferici.<br />

fig. 6 Orologio solare declinante verso ovest con ore francesi e stilo polare.<br />

La tonalità usata nella bordura che incornicia il quadrante riprende i giochi<br />

di colore usati per i balconi e i tendaggi esterni dell’abitazione. I due<br />

segni zodiacali indicano i periodi di nascita dei committenti. Colori acrilici.<br />

S. Quirino - PN. Calcolo e realizzazione: E. Visentin<br />

Pittura ai Silossani<br />

I colori a base di silossanici sono - come indica il nome<br />

- composti con resine silossaniche (polimeri silicei di<br />

elevata traspirabilità) e pigmenti inorganici. Sono stati<br />

molto usati nell'ultimo decennio per le loro caratteristiche<br />

di traspiratibiltà e idrorepellenza.<br />

L’umidità presente nelle murature fluisce verso l’esterno,<br />

mentre è limitato l’assorbimento di acqua piovana<br />

mantenendo una superficie più asciutta e con minor<br />

formazione di muffe, muschi e sostanze organiche.<br />

La resa estetica è simile a quella ottenuta attraverso le<br />

52


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

fig. 7 Orologio solare inserito nel contesto decorativo di un intera facciata a finta architettura. Nel quadrante è rappresentata la veduta sul lago di Barcis.<br />

Le ore indicate sono solari, l’orientamento è verso est, lo stilo polare. Barcis -Pordenone. La decorazione a silossanici è stata realizzata dal Gruppo<br />

Decoratori Artigiani di Pordenone di cui fa parte l’autrice dell'articolo.<br />

pitture ad acqua o acriliche.<br />

CONCLUSIONI<br />

fig. 8 Particolare della meridiana.<br />

Abbiamo velocemente passato in rassegna le principali<br />

tecniche decorative e le pitture usate nella decorazione<br />

parietale con metodi antichi e moderni.<br />

Molto spesso la decorazione di un quadrante solare<br />

viene eseguita dopo che la facciata è stata tinteggiata,<br />

influenzando così la scelta dei materiali da usare, in<br />

quanto questi devono essere compatibili con quelli<br />

usati sull'intonaco. A meno che non si decida di reintonacare<br />

o rasare lo spazio stabilito per la nuova opera e<br />

quindi di dipingere con la tecnica ritenuta più idonea, è<br />

importante avere le informazioni necessarie sul tipo di<br />

materiale già usato e valutare eventuali e successivi<br />

interventi.<br />

Ricordiamoci che in presenza di edifici costruiti e<br />

dipinti con sistemi tradizionali è buona abitudine avere<br />

il massimo rispetto per le preesistenze e valutare attentamente<br />

materiali, tecniche e soggetti di ogni intervento,<br />

sia che si opti per una filosofia di ‘continuità’, sia che<br />

si decida per una dialettica tra il nuovo e il passato.<br />

Le antiche tecniche pittoriche, usate per i quadranti<br />

solari, hanno espresso nel corso dei secoli diverse caratteristiche<br />

in termini di pregi e difetti, lasciandoci testimonianze<br />

di grande maestria nelle tecniche pittoriche e<br />

di pregevole competenza nella scelta di materiali.<br />

Per quanto riguarda invece tutte le tecniche pittoriche e<br />

i materiali messi a punto negli ultimi cinquant’anni,<br />

abbiamo a disposizione una limitata esperienza in<br />

campo applicativo, forse troppo breve per poter stabilire<br />

con certezza la loro reale validità.<br />

Siamo giunti a destinazione del ‘viaggio’ percorso insieme<br />

attraverso una varietà di elementi e spunti, che<br />

auspichiamo ci aiutino a riscoprire quella sensibilità che<br />

nel passato mani esperte hanno saputo fondere in tanti<br />

bei esempi di orologi solari, che spesso ancor oggi ci è<br />

Bibliografia:<br />

GIUSEPPE RONCHETTI, Pittura murale, ediz. Cisalpino<br />

Goliardica, reprint antichi manuali Hoepli, Milano, 1983.<br />

GIORGIO FORTI, Antiche ricette di pittura murale, Cierre<br />

Edizioni, Verona, 1983.<br />

53


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Solis et Artis Opus<br />

Mario Arnaldi, Lido Adriano (RA) - marnaldi@libero.it<br />

Per vedere le schede complete e le immagini ingrandite degli orologi solari in questa rubrica, consulta il sito all’indirizzo:<br />

www.gnomonicaitaliana.vialattea.net/<br />

Anonimo, Bibiana (TO)<br />

Il complesso gnomonico di Bibiana (TO),<br />

lat. 44° 48' N; long. 7° 17' E. Orologio verticale.<br />

Stilo: polare a tensione di catena e a foro gnomonico.<br />

Motto: CUNCTA TRAHIT SECUM VERTITQUE<br />

VOLUBILE<br />

Nicola Coco, Premosello Chiovenda (VB)<br />

Orologio solare a Premosello Chiovenda (VB)<br />

in Via Cuzzi, 116, lat. 46° 00' 20'' N; lon. 8° 19’ 6’’ E<br />

Orologio verticale<br />

Declinazione: 12° 6’ 54’’ Est<br />

Motto: LUX SOLIS ITER TUUM ILLUMINET, MENS<br />

TUA DUCAT<br />

Orologio solare del<br />

1860, molto complesso,<br />

commissionato<br />

dalla famiglia<br />

Danesi ad un’ignoto<br />

gnomonista. Esso<br />

fornisce ben sei indicazioni<br />

temporali:<br />

l’ora solare vera, la<br />

distanza longitudinale<br />

da Bibiana di<br />

molte città del<br />

mondo e ora del<br />

loro mezzogiorno,<br />

ora media locale, il<br />

calendario mensile e<br />

quello zodiacale.<br />

L’orologio solare è stato progettato e costruito da Nicola Coco in collaborazione<br />

con Roberto Arcioli, sulla cui casa è sito l’orologio stesso.<br />

La veste pittorica è stata magistralmente curata dalla giovane artista<br />

Matilde Cerutti. L’orologio solare è ad ore moderne o francesi, e segna<br />

il tempo vero locale. Esso possiede, inoltre, le curve solstiziali e la linea<br />

equinoziale.<br />

Luigi Botta,<br />

Savigliano<br />

(CN)<br />

Magia grafica a<br />

Savigliano - CN<br />

(lat. 44° 38' N;<br />

long. 7° 40' E).<br />

Emanuela Boretto,<br />

Borgaretto di Beinasco<br />

(TO)<br />

Chicchirichì a Borgaretto di<br />

Beinasco - TO,<br />

(Lat. 44° 01' N;<br />

Lon. 7° 34' E),<br />

dimensioni: 60 x 70 cm.<br />

Motto: PIAN, PIAN, LÒN CH’I FAROMA NEN<br />

ANCHEUI I LO FAROMA DOMAN (Pian, piano, ciò che<br />

non faremo oggi lo faremo domani)<br />

L’orologio solare si trova su un’edificio di recente costruzione, di<br />

proprietà Sergio Mogna, calcolata da Beppe Operti e realizzata<br />

graficamente da Luigi Botta con uno stile contemporaneo al passo coi<br />

tempi. L’orologio mostra, attraverso le lemniscate, l’ora media locale, i<br />

passaggi di equinozio e di solstizio. Una scritta in lingua piemontese<br />

sostituisce i tradizionali motti latini. L’orologio solare, visibile da<br />

molto lontano, va ad aggiungersi alle numerosissime meridiane storiche<br />

che la città di Savigliano possiede, ma il taglio grafico innovativo ne<br />

determina però una forte caratterizzazione.<br />

L’orologio solare è stato progettato<br />

e costruito da<br />

Emanuela Boretto sulla propria<br />

casa nel 2001. La sua<br />

posizione è un po’ infelice ma è sinceramente simpatica e dettata dalla<br />

gran voglia di fare qualcosa di carino e gioioso. Cosa meglio di un orologio<br />

solare, quindi? Ecco, perciò, il gallo, che Plinio nel libro X della<br />

sua ‘Storia Naturale’ chiama ‘esperto astronomo’. Il gallo, sulla soglia<br />

del suo piccolo pollaio annuncia le ore del giorno a tutti gli abitanti<br />

della casa. L’orologio solare è ad ore moderne o francesi, e segna il<br />

tempo vero locale. L’autrice ha dipinto altri tre orologi solari sulla propria<br />

abitazione, ma abbiamo scelto questo che forse è il più semplice dei<br />

quattro, per la sua genuina essenzialità.<br />

54


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Le linee orarie italiche con<br />

lo gnomone conico<br />

di Fabio Savian<br />

Nella figura 2 sono mostrate a titolo rappresentativo tre<br />

orbite apparenti sull'orizzonte: sono quelle corrisponfig.<br />

1 Orologio solare<br />

multiplo, fra cui uno<br />

gnomone conico<br />

su piano polare inclinato<br />

diretto a Sud.<br />

L<br />

o gnomone conico è uno strumento particolarmente<br />

efficace per indicare le ore italiche<br />

e babilonesi; l’origine di questo gnomone<br />

scaturisce dall’analisi delle orbite apparenti del Sole e da<br />

particolari piani orari che fanno riferimento a questi<br />

due sistemi orari. Fu descritto per la prima volta negli<br />

anni ‘90 da Francesco Ferro Milone e da Javier Moreno<br />

Bores, in modo indipendente e riferendosi all’installazione<br />

su di un quadrante orizzontale.<br />

denti a solstizi ed equinozi in una località che nell’esempio<br />

ha latitudine di 45°. Al tramonto il centro del<br />

Sole si troverà nel piano dell’orizzonte (tralascio qui gli<br />

effetti legati alla rifrazione atmosferica e considero il<br />

Sole puntiforme coincidente con il suo centro); questo<br />

istante corrisponderà alle ore italiche 24 o, come adotterò<br />

in questo testo, alle ore italiche residue 0.<br />

Un’ora prima del tramonto il Sole si troverà sulle medesime<br />

orbite ma un arco di 15° prima del punto di contatto<br />

con l’orizzonte; se ruotiamo la figura 3, dove sono<br />

rappresentati questi archi, fino a che l’asse polare diventi<br />

verticale, si potrà osservare con facilità (fig. 4) che il<br />

fig. 2 Sole al tramonto sulle orbite apparenti ai solstizi ed equinozi, su<br />

di un orizzonte a 45° di latitudine.<br />

fig. 3 Archi di 15° sulle orbite, congiungono la posizione del Sole al tramonto<br />

con l’istante precedente di un'ora.<br />

55


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 4 Rotazione del piano orizzontale attorno all’asse polare per ottenere<br />

il piano italico 1 (numerazione residua).<br />

fig. 5 L’insieme dei piani orari italici che inviluppano un cono.<br />

piano dell’orizzonte può essere ruotato attorno all’asse<br />

polare di 15° in modo che vada ad intersecare le orbite<br />

proprio nei punti descritti. Si può infatti riflettere che a<br />

seguito di questa rotazione ogni punto del piano orizzontale<br />

descriverà un arco di circonferenza intorno<br />

all'asse polare, quindi i punti di intersezione del tramonto<br />

percorreranno le rispettive orbite fino al punto<br />

corrispondente ad un’ora prima del tramonto; questa<br />

posizione del Sole corrisponde all’ora italica residua 1<br />

(italica 23) e quindi denominerò il nuovo piano ottenuto<br />

con l’indice 1. Per il principio esposto posso reiterare<br />

le rotazioni ricavando tutti e 24 i piani corrispondenti<br />

alle ore italiche.<br />

Come si può osservare nella figura 5 i piani inviluppano<br />

un cono: ciò accade perchè il piano orizzontale<br />

interseca l’asse polare e, ruotando, circoscrive la superficie<br />

di un cono. I piani italici saranno quindi i piani tangenti<br />

ad un cono, il quale, essendo l’asse polare elevato<br />

della latitudine sopra l’orizzonte, avrà un angolo al vertice<br />

pari a due volte la latitudine.<br />

La figura 6 mostra come il cono sia adagiato sull’orizzonte,<br />

dato che questo è un piano tangente al cono; le<br />

linee orarie italiche, generate dall’intersezione dei piani<br />

italici con l’orizzonte, passano tutte per un centro del<br />

quadrante che è il punto di contatto del vertice del cono<br />

con l’orizzonte; il cono proietterà un’ombra il cui fronte<br />

spazzerà le linee italiche rilevandone l’ora.<br />

Un analogo ragionamento può essere condotto per le<br />

ore babilonesi, basterà prendere in considerazione l’alba<br />

anzichè il tramonto; anche in questo caso si deve<br />

ruotare l’orizzonte attorno all’asse polare, ma in senso<br />

inverso, generando quindi lo stesso cono; i piani orari<br />

babilonesi coincidono dunque con quelli italici salvo<br />

che nella numerazione: per esempio l’italico residuo 1<br />

corrisponde al babilonese 23 e viceversa (fig. 7).<br />

Sul quadrante orizzontale lo stesso cono deve quindi<br />

mostrare ambedue i sistemi orari; infatti l’ombra del<br />

cono ha due fronti ognuno dei quali indicherà l’ora di<br />

uno dei due sistemi (fig. 8).<br />

Cambiando la latitudine, il cono cambia quindi di<br />

ampiezza, riducendosi ad uno stilo all’Equatore e degenerando<br />

in un piano al Polo. Nelle regioni polari il cono<br />

fig. 6 Il cono adagiato sull’orizzonte. I piani tangenti al cono intersecano<br />

l’orizzonte generando le linee orarie.<br />

56<br />

fig. 7 I piani orari babilonesi coincidono con quelli italici, salvo che nella<br />

numerazione.


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

fig. 8 I due fronti d’ombra visibili.<br />

cessa di funzionare quando la declinazione del Sole è<br />

tale che un raggio di Sole può raggiungere il vertice del<br />

cono dall’interno; in questo caso il Sole non si trova in<br />

nessun piano tangente del cono e proietta l’ombra ellittica<br />

del bordo; questa situazione corrisponde ad un<br />

arco diurno di 24 ore in cui, non esistendo né alba né<br />

tramonto, non ha senso parlare di ore italiche o babilonesi,<br />

e il nostro cono ce lo comunica così (fig. 9).<br />

fig. 9 A latitudini maggiori del Circolo Polare il Sole può avere una<br />

declinazione tale da raggiungere il vertice dall’interno del cono stesso; non<br />

esisterebbero cioè piani tangenti al cono e ciò si verifica nei giorni in cui il<br />

Sole non tramonta mai.<br />

Lo gnomone conico può essere utilizzato su di un quadrante<br />

con orientamento qualsiasi, le linee orarie sono<br />

comunque generate dai piani orari che intersecano il<br />

quadrante. Negli orologi con stilo polare il cono c’è<br />

anche se non si vede, lo si deve immaginare con il vertice<br />

sullo gnomone: il cono interseca il quadrante generando<br />

una conica e i piani tangenti al cono generano le<br />

linee orarie che saranno tangenti anche alla conica sul<br />

quadrante, senza cioè avere un centro (fig. 10).<br />

Un orologio solare progettato espressamente per indicare<br />

solo le ore italiche, o babilonesi, può avere il vertice<br />

dello gnomone conico direttamente a contatto con il<br />

quadrante; in questo caso, come abbiamo già visto, le<br />

linee orarie convergono in un centro del quadrante, lo<br />

stesso punto toccato dal vertice. Sarà questo il caso<br />

considerato, poichè in presenza di uno stilo polare è<br />

possibile disegnare le linee orarie italiche con metodi<br />

geometrici mentre con le linee orarie italiche convergenti<br />

in un centro può essere più comodo calcolarne<br />

analiticamente la direzione.<br />

I coni in realtà sono due, opposti al vertice, con il<br />

medesimo asse polare e un piano che risulti tangente ad<br />

un cono sarà tangente anche all’altro. Infatti i piani tangenti<br />

che generano un cono attraversano l’asse polare<br />

generando anche l’altro.<br />

Nel quadrante orizzontale viene mostrato un unico<br />

cono poichè essendo questo tangente all’orizzonte, il<br />

secondo cono si trova al di sotto del quadrante e quindi<br />

assolutamente inoperante (fig. 11); la situazione andrà<br />

riesaminata orientando diversamente il quadrante.<br />

Quando l’elevazione di uno stilo polare è inferiore alla<br />

latitudine, il quadrante seziona ambedue i coni che<br />

quindi emergono almeno in parte sopra ognuna delle<br />

due facce del quadrante; sulla stessa faccia la porzione<br />

emergente di uno coincide con quella mancante dell’altro.<br />

Con elevazioni maggiori della latitudine i coni sono<br />

separati dal quadrante, come nel caso di un quadrante<br />

equinoziale o orizzontale (fig. 12).<br />

In generale il fronte d’ombra che avanza lasciandosi alle<br />

fig. 10 Lo gnomone conico con il vertice posto idealmente sullo gnomone.<br />

fig. 11 Lo gnomone conico è formato da 2 coni opposti al vertice.<br />

57


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 12 Con elevazione dello stilo maggiore della latitudine solo un cono<br />

apparirà sopra il quadrante; nel caso contrario appariranno porzioni di<br />

entrambi i coni.<br />

spalle la zona illuminata indica le ore italiche con il<br />

cono superiore e quelle babilonesi con quello inferiore.<br />

È il contrario per l’altro fronte d'ombra.<br />

Per trovare la direzione delle linee orarie utilizzerò la<br />

trigonometria sferica, pertanto ripropongo alcuni concetti<br />

che si rifanno alla teoria dei quadranti equivalenti.<br />

Un quadrante comunque orientato in una località qualsiasi<br />

P può essere idealmente traslato, parallelo a se<br />

stesso, in una nuova località dove risulti tangente alla<br />

sfera che rappresenta la Terra: nel punto P o in cui<br />

diventerà tangente si sarà trasformato nel quadrante<br />

orizzontale equivalente.<br />

Su un quadrante orizzontale la linea meridiana è la<br />

sustilare: riportando il quadrante equivalente orizzontale<br />

in P anche lo stilo polare verrebbe traslato parallelo a<br />

se stesso poichè deve essere sempre polare, rimane<br />

quindi invariata anche la sustilare: cioè la sustilare sul<br />

quadrante in P è la linea meridiana del quadrante orizzontale<br />

equivalente (fig. 13).<br />

La traslazione da P o a P avviene lungo il circolo massimo<br />

che congiunge questi due punti; con la traslazione<br />

si provoca una variazione di inclinazione pari all’arco<br />

percorso, pertanto PP o corrisponde all’angolo diedro<br />

del quadrante sull’orizzonte di P e l’inclinazione zenitale<br />

i del quadrante sarà 90° - PP o . Il piano contenente il<br />

circolo massimo per PP o taglierà il quadrante generando<br />

la linea di massima pendenza, pertanto in P o l’angolo<br />

compreso tra questo circolo e quello del meridiano<br />

è l’angolo sustilare σ. Infine l’angolo NPP o corrisponderà<br />

a 180° - d, dove d è la declinazione del quadrante.<br />

Si consideri ora l’orizzonte in P. Come già analizzato,<br />

per ottenere dei piani orari italici, l’orizzonte deve essere<br />

ruotato attorno allo stilo polare, ciò equivale ad ottenere<br />

lo stesso piano, ossia stessa inclinazione e stessa<br />

declinazione, in un altro punto della sfera con uguale<br />

latitudine ma longitudine differente pari alla rotazione<br />

eseguita. In altre parole, ruotando di 15° l’orizzonte in<br />

P, ottengo un piano con un nuovo orientamento, equivalente<br />

ad uno orizzontale in un punto spostato di 15°<br />

in longitudine.<br />

Per rendersi conto di questa proprietà della rotazione si<br />

immaginino i piani orizzontali equivalenti ottenuti ruotando<br />

il primo; questi si troveranno alla stessa latitudine<br />

e potremo vederli traslati sull’asse della sfera dove<br />

risulterà evidente come l’uno è la rotazione dell’altro<br />

dell’angolo di differenza fra le longitudini (fig. 14).<br />

Tornando al quadrante orizzontale in P, questo è il<br />

piano delle ore 0 italiche residue, per ottenere quello<br />

delle ore 1 dovrò ruotarlo di 15° in senso antiorario,<br />

fig. 13 Il quadrante equivalente orizzontale.<br />

fig. 14 La rotazione dell’orizzonte attorno all’asse polare.<br />

58


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

attorno all’asse polare, il piano orizzontale equivalente<br />

ottenuto si troverà in I 1 , 15° a Est di P. La serie dei 24 3)<br />

piani italici forma quindi una ‘collana’ di punti distanti<br />

archi uguali di 15° sul parallelo di P. Indicherò con I n<br />

questi punti, dove l’indice n è pari all’ora italica residua<br />

considerata (fig. 15). Le linee orarie saranno determinate<br />

dall’intersezione di questi piani orizzontali equivalenti<br />

con il quadrante, pure considerato come quadrante<br />

orizzontale equivalente in P o . Dovrò quindi esaminare<br />

un triangolo sferico che ha come vertici il Polo Nord N<br />

oltre che P o e I n . Applicando i medesimi concetti usati<br />

per il quadrante orizzontale equivalente, posso definire<br />

che il piano italico I n in P o delimita un angolo diedro<br />

j n pari all’arco I n P o .<br />

Si consideri ora il circolo massimo che transita per P o<br />

e per I n ; in P o la linea perpendicolare a questo circolo<br />

massimo corrisponde all'intersezione del piano italico<br />

con il quadrante; nella direzione opposta al Sole rappresenta<br />

la linea oraria italica e potremo valutarne l’angolo<br />

ω n rispetto alla direzione della sustilare (fig.15).<br />

In un triangolo sferico sono presenti sei angoli, i tre al<br />

vertice e i tre corrispondenti agli archi delimitati dai<br />

vertici, se sono noti tre qualunque di questi angoli è<br />

possibile trovare gli altri tre. Considerando il triangolo<br />

sferico NPP o , sono noti:<br />

NP=90° - ϕ, PP o =90° - i, NPP o =180 - d<br />

dove ϕ è la latitudine di P. Si troverà<br />

NP o =90° - ϕ o PNP o =λ o<br />

1)<br />

dove ϕ o e λ o sono le coordinate di P o (la longitudine<br />

calcolata a partire dal meridiano di P). Avendo le coordinate<br />

di P o si può ora considerare il triangolo NI n P o<br />

dove sono noti:<br />

NI n = 90° - ϕ, NP o = 90° - ϕ o , P o NI n = 15°*n - λ o<br />

ricavando I n P o =j n NP o I n =ω n - 90°<br />

2)<br />

dove ω n è la direzione della linea oraria a partire dalla<br />

sustilare; sul quadrante è positiva in senso orario.<br />

Nel caso di un quadrante equinoziale le formule<br />

mostrano che le linee orarie sono equiangole, si otterà<br />

infatti:<br />

mentre se il quadrante è orizzontale, P coinciderà con<br />

P o e sarà equivalente a considerare il triangolo NPI n<br />

59<br />

L’interpretazione del modello babilonico prevede semplicemente<br />

che sia scambiata la numerazione dei piani<br />

tangenti. I piani babilonesi B m sono cioè gli stessi di<br />

quelli italici ma hanno un indice m=24 - n.<br />

Nella costruzione di un orologio con gnomone conico<br />

bisogna affrontare anche la costruzione del cono o<br />

delle due parti di esso che affiorano sopra il quadrante.<br />

Il cono può essere sviluppato sottraendo un settore da<br />

un cerchio e quindi unendo i lembi del settore rimanente.<br />

L’ampiezza del settore determinerà l’angolo al<br />

vertice del cono così ottenuto (fig. 16). Il raggio del cerchio<br />

R sarà pari ad una generatrice del cono, pertanto la<br />

circonferenza della base del cono potrà essere calcolata<br />

tramite il suo raggio r = R sin(ϕ), da cui la circonferenza<br />

c della base del cono<br />

c = 2 π r = 2 π R sin(ϕ)<br />

Si può concludere che sulla circonferenza C del cerchio,<br />

il settore utile a formare il cono sarà delimitato da una<br />

frazione di circonferenza pari a c. Una proporzione<br />

permetterà di trovare l’angolo γ di questo settore<br />

360°/2 π R = γ/c ossia γ = 360° sin(ϕ)<br />

Nei coni tagliati dal quadrante la cosa è solo un po’ più<br />

complicata in quanto bisogna determinare la porzione<br />

di cono emergente sul quadrante; basterà farlo per un<br />

solo cono poichè l’altro sarà complementare; inoltre<br />

fig. 15 I triangoli sferici per il calcolo della direzione delle linee orarie<br />

italiche.


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

OAB=OAC=OBC=ABC=90° si ricava<br />

4)<br />

In un quadrante polare i coni emergeranno per metà. In<br />

questo caso, accettando di duplicare l’impianto delle<br />

linee orarie, i coni, o meglio le loro sezioni, possono<br />

anche essere traslati mantenendo il vertice sul quadrante:<br />

possono formare, per esempio, una disposizione in<br />

cui sono base contro base, disposizione che ho chiamato<br />

a ‘diamante’ (fig. 18).<br />

fig. 16 Lo sviluppo del cono e delle sue porzioni.<br />

Se si volesse invece indicare le ore italiche di un’altra<br />

località Q, bisognerà costruire un cono adatto a questa<br />

altra località, dovremmo cioè simulare di ruotare l’orizzonte<br />

di Q attorno all’asse polare formando un cono<br />

ampio due volte la latitudine ϕ q di Q. Inoltre dovremmo<br />

tener conto della differenza di longitudine λ q con<br />

P in quanto l’istante del tramonto sarà differito di un<br />

angolo orario pari a questa differenza di longitudine. I<br />

piani italici formeranno una ‘collana’ di piani equivalenti<br />

orizzontali sul parallelo di Q e il piano I 0 sarà quello<br />

orizzontale in Q. Dovrò pertanto considerare un<br />

nuovo modello sferico con il triangolo NP o I n (fig. 19)<br />

che ha soluzioni del tutto simili a quello già risolto.<br />

5)<br />

fig. 17 Calcolo delle porzioni di cono emergenti sopra il quadrante.<br />

fig. 18 Il quadrante verticale polare e la disposizione a 'diamante'.<br />

bisogna individuare le linee sul quadrante generate dall’intersezione<br />

con i coni (fig. 17); queste passano per il<br />

centro del quadrante formando un angolo β con la<br />

sustilare mentre lo sviluppo del cono va diviso, proporzionalmente<br />

a 360°sin(ϕ), da un angolo 2α corrispondente<br />

al settore di cono nascosto (pari a quello emergente<br />

per l’altro cono). Il calcolo di questi 2 angoli può<br />

essere ricavato dalla costruzione geometrica della figura<br />

17, partendo cioè da θ, l’elevazione dell’asse polare<br />

sul quadrante, e da ϕ, la latitudine che determina anche<br />

l’ampiezza del cono. Tenendo presente che<br />

fig. 19 Il modello sferico per le ore italiche di un’altra località.<br />

60


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

Rassegna Stampa<br />

Andrea Costamagna, Como - andreacostamagna@tiscalinet.it<br />

L’anno scorso, quando Corrado<br />

Lamberti e Margherita Hack annunciarono<br />

la decisione irrevocabile di lasciare la<br />

direzione della rivista l’Astronomia (dopo<br />

averla fondata e diretta per ben 23 anni),<br />

la reazione da parte della comunità di<br />

astrofili fu immediata. Le lettere e le e-<br />

mail di solidarietà, testimonianza di affetto<br />

e stima ai direttori, furono moltissime.<br />

Fu sicuramente una decisione molto sofferta<br />

quella che portò al distacco con la<br />

rivista, dovuta a incomprensioni diffuse<br />

e profonde con la nuova proprietà.<br />

Molti affezionati lettori de l’Astronomia<br />

non riuscivano a immaginarsi Corrado<br />

Lamberti e Margherita Hack senza più<br />

una rivista di astronomia da dirigere. E<br />

avevano ragione, perchè nel novembre<br />

del 2002 usciva in edicola il primo numero<br />

di un nuovo mensile di astronomia da<br />

loro diretto: Le Stelle.<br />

La rivista consente ai due direttori di<br />

continuare il discorso interrotto con<br />

l’Astronomia, occupando una ben definita<br />

‘nicchia’ di mercato. Le Stelle racconta l’astronomia<br />

e le sue conquiste da una posizione<br />

che si colloca appena un gradino al<br />

di sotto dell’alto livello specialistico delle<br />

riviste professionali. Quello che basta<br />

per evitare il tecnicismo e il formalismo<br />

matematico che non c’è nel bagaglio culturale<br />

del lettore medio. Insomma, una<br />

rivista di astronomia diversa dalle altre<br />

tre del settore presenti nel panorama editoriale<br />

italiano.<br />

La rivista ha una impaginazione agile,<br />

moderna e una grafica accattivante. Nelle<br />

108 pagine a colori in formato A4, oltre<br />

ai numerosi articoli di astrofisica, storia<br />

dell’astronomia, cosmologia, astronautica<br />

scritti da astronomi professionisti e<br />

ricercatori, molti sono dedicati alla strumentazione<br />

astronomica amatoriale, alla<br />

astrofotografia tradizionale e con il<br />

CCD, all’osservazione dei corpi celesti e<br />

in generale a tutta quella importante<br />

parte di ricerca che è alla portata degli<br />

astrofili. Numerose anche le rubriche:<br />

news, recensioni, corpi minori del sistema<br />

solare, stelle e pianeti, missioni spaziali,<br />

il cielo del mese e tante altre.<br />

Le Stelle è un mensile di astronomia con<br />

un’impostazione diversa da altri che,<br />

forse, puntano più sul sensazionalismo di<br />

certi articoli e sulla spettacolarità delle<br />

immagini.<br />

Insomma, è un’ottima rivista di divulgazione<br />

astronomica destinata ad un pubblico<br />

curioso ed esigente. Una rivista<br />

dedicata non solo agli astrofili e che non<br />

scende a compromessi con la qualità ed<br />

il rigore, ma senza per questo avere una<br />

concezione elitaria della scienza. Questa<br />

nuova iniziativa editoriale è stata accolta<br />

con entusiasmo dalla comunità degli<br />

amanti del cielo italiana e dal mondo dei<br />

ricercatori che apprezzano l’opportunità<br />

di avere una rivista che permette loro di<br />

raggiungere il grande pubblico.<br />

Le Stelle - rivista di cultura astronomica<br />

prezzo di copertina: 5,50 €, abbonamento<br />

a 11 numeri (Italia): 55,00 €<br />

Per ulteriori informazioni consultare il<br />

sito internet:<br />

www.lestelle-astronomia.it<br />

MILUTIN TADIC, Suncani casovnici,<br />

Zavod za udzbenike i nastavna sredstva<br />

(Obilicev venac 5, 11000 Belgrade,<br />

Serbia and Montenegro),<br />

ISBN 86-17-10069-9, cm 20x25, 204 pp.,<br />

1008 dinara (16 €) + spese di spedizione<br />

(circa 5 € per l’Europa).<br />

Il sito web dell’editore, www.zavod.co.yu,<br />

ha una sezione in lingua inglese mediante<br />

la quale è possibile ordinare il libro.<br />

Per ogni altra informazione scrivere ai<br />

seguenti indirizzi e-mail:<br />

office@zavod.co.yu mmitic@zavod.co.yu<br />

Inauguriamo questa rubrica dedicata alla<br />

rassegna stampa dando notizia dell’ultimo<br />

libro di Milutin Tadic dal titolo<br />

‘Suncani casovnici’ (Orologi solari, storia,<br />

teoria e costruzione). L’autore, insegnante<br />

di geografia terrestre ed astronomica<br />

e attivo studioso di meridiane, ha<br />

realizzato anni fa l’unico catalogo degli<br />

orologi solari antichi yugoslavi. Il libro,<br />

scritto in cirillico ed edito dall'Istituto per i<br />

testi scolastici serbo, è in assoluto il primo<br />

testo completo sugli orologi solari pubblicato<br />

in Serbia.<br />

I quadranti solari sono presentati ed analizzati<br />

sistematicamente in base al sistema<br />

orario perchè ciò ne determina una<br />

significativa differenziazione grafica.<br />

Così catalogati, gli orologi solari possono<br />

anche essere facilmente inquadrati in<br />

determinate epoche storiche: i più antichi<br />

a ore temporarie, quelli medioevali a<br />

ore canoniche, fino ad arrivare a quelli<br />

moderni a ore equinoziali.<br />

Il testo è corredato da più di 250 illustrazioni<br />

tra immagini, disegni, formule e<br />

grafici a colori e in bianco e nero.<br />

Le fotografie rappresentano orologi<br />

solari di tutto il mondo e di tutte le epoche<br />

(da quelli greco-romani fino ad arrivare<br />

a quelli dei giorni nostri) anche se,<br />

naturalmente, maggiore attenzione è<br />

riservata a quelli serbi. Oltre a questi<br />

viene fornita anche una descrizione di<br />

quelli visibili nei nuovi Stati della ex<br />

Repubblica Yugoslava. Una sezione del<br />

libro è dedicata all’influenza, purtroppo<br />

distruttiva, che la guerra dei Balcani ha<br />

avuto sugli orologi solari.<br />

I vari metodi costruttivi per realizzare un<br />

orologio solare sono illustrati con immagini<br />

di orologi costruiti personalmente<br />

dall’autore.<br />

Una curiosità: a pag. 180, assieme al<br />

Bulletin della British Sundial Society, al<br />

catalogo dei quadranti solari austriaci e a<br />

quello olandese, trova posto un’immagine<br />

della copertina del numero 2 della<br />

nostra rivista (la traduzione della didascalia<br />

è: ‘Copertina del prossimo numero<br />

della rivista degli gnomonisti italiani’).<br />

C’è la possibilità che il libro venga tradotto<br />

in inglese, ma al momento l’editore<br />

non è in grado di prevedere quando<br />

questo potrà avvenire.<br />

61


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Recensioni<br />

Gianni Ferrari, Modena - gf_merid@virgilio.it<br />

MARIO CATAMO,<br />

CESARE LUCARINI<br />

IL CIELO IN BASILICA<br />

La Meridiana della Basilica di Santa<br />

Maria degli Angeli e dei Martiri in<br />

Roma.<br />

A.R.P.A. - Edizioni AGAMI - Cuneo<br />

2002<br />

Pagg. 95 - formato 23 x 30 cm - carta<br />

patinata - rilegatura in cartoncino<br />

Il testo è riccamente illustrato con tavole<br />

a colori che, oltre a mostrare le caratteristiche<br />

e molti particolari della<br />

Meridiana e della Basilica, mettono in<br />

evidenza le splendide raffigurazioni in<br />

marmo policromo dei segni zodiacali.<br />

Merita una particolare attenzione la<br />

fotografia dell'intera linea meridiana,<br />

lunga circa 90 cm e ripiegata in 4 parti,<br />

ottenuta con un mosaico di immagini e<br />

che mostra l’intera opera in una vista<br />

esattamente verticale e senza deformazioni<br />

prospettiche, nella scala di circa<br />

1/50.<br />

Il volume può essere acquistato direttamente<br />

all’interno della Basilica al prezzo<br />

di 20 € e può essere anche richiesto<br />

all’indirizzo Basilica di S. Maria degli<br />

Angeli, Via Cernaia, 9, 00185 - ROMA.<br />

In questo caso la spedizione verrà fatta<br />

in contrassegno con un aggravio di circa<br />

5 €. Il prezzo di 20 Euro è interamente<br />

destinato alla Basilica.<br />

Il libro è stato pubblicato in occasione<br />

delle celebrazioni per il tricentenario<br />

della Meridiana, costruita da Francesco<br />

Bianchini e inaugurata nell'autunno del<br />

1702. Gli Autori ne ripercorrono la storia,<br />

ne evidenziano le finalità scientifiche<br />

e ne illustrano i princìpi di funzionamento,<br />

mettendo in rilievo le tante<br />

peculiarità che la rendono un monumento<br />

artistico e scientifico particolarmente<br />

affascinante e, per certi aspetti,<br />

unico nel suo genere.<br />

Tra questi aspetti sono certamente da<br />

annoverare:<br />

-la compresenza di un foro gnomonico<br />

boreale, che proietta la Stella<br />

62<br />

Polare su un tracciato di ellissi corrispondenti<br />

alla diversa ampiezza nei<br />

secoli della sua rotazione diurna<br />

intorno al Polo Nord Celeste, causata<br />

dalla precessione degli Equinozi;<br />

-l’ingegnoso ‘Cronometro degli<br />

Equinozi’, che gli Autori hanno<br />

dovuto sostanzialmente reinventare<br />

teorizzandone gli aspetti cancellati<br />

dal tempo e ricostruendone sperimentalmente<br />

le modalità operative,<br />

che permetteva di determinare il<br />

giorno e l’ora dell'Equinozio dall’istante<br />

del transito della immagine<br />

del Sole sulla linea meridiana;<br />

- il regolo di bronzo usato da<br />

Bianchini, munito di una scala ‘ticonica’<br />

che permetteva di misurare con<br />

grande precisione le tangenti dell’angolo<br />

zenitale del Sole sulla linea<br />

meridiana;<br />

- le numerose stelle bronzee incastonate<br />

nel pavimento della Basilica<br />

lungo archi di iperboli, proiezioni del<br />

moto di alcuni astri di riferimento sul<br />

loro parallelo diurno, e altre incastonate<br />

lungo la linea meridiana; ognuna<br />

associata al suo nome latino e alla<br />

sua Ascensione Retta;<br />

- i meravigliosi marmi ornamentali<br />

che rappresentano le 12<br />

Costellazioni dello Zodiaco con<br />

immagini tratte dalle famose incisioni<br />

pubblicate nel XVII sec.<br />

nell’Uranometria Nova di Giovanni<br />

Bayer<br />

Le attente ricerche degli Autori hanno<br />

condotto a scoprire sia un’indebita<br />

manomissione del foro gnomonico<br />

della Meridiana, il cui contorno circolare<br />

è stato deformato in maniera irregolare,<br />

sia la presenza di un secondo foro<br />

gnomonico vicino a quello originale del<br />

Bianchini, mai rilevato in precedenza<br />

nonostante l’evidente effetto deleterio<br />

sui contorni dell'immagine solare.<br />

Agli studi di Catamo e Lucarini si deve<br />

inoltre la scoperta di alcuni errori introdotti<br />

nell'opera del Bianchini in seguito<br />

a recenti restauri effettuati sulla base di<br />

studi rivelatisi errati e superficiali e il<br />

chiarimento, grazie a nuove e precise<br />

misurazioni, di alcune discordanze<br />

riguardanti la reale altezza del foro gnomonico<br />

della Linea Meridiana.<br />

Alberto Nicelli


n° 4 - Febbraio <strong>2003</strong><br />

ANTONIO COPPOLA<br />

OROLOGI SOLARI E MERIDIANE<br />

A NAPOLI<br />

Editrice Arte Tipografica - Napoli 2002<br />

Pagg. 230 - formato - carta patinata -<br />

copertina semirigida<br />

96 fotografie a colori nel testo, decine di<br />

disegni, 27 cartine topografiche in scala<br />

1:2000 e una utilissima pianta dell’intera<br />

città in scala 1:20000 riportante l’ubicazione<br />

di tutte le meridiane segnalate<br />

Per l’acquisto rivolgersi direttamente<br />

alla Casa Editrice<br />

ARTE TIPOGRAFICA s.a.s.,<br />

via S.Biagio dei Librai 39, 80138 Napoli<br />

tel. 081 5517099, fax 081 5528651;<br />

e-mail info@artetipografica.it;<br />

www.artetipografica.it,<br />

Spedizione in contrassegno - costo<br />

23,00 €<br />

Si tratta di una rassegna<br />

degli orologi solari<br />

e meridiane di<br />

Napoli, condotta con<br />

competenza e metodo.<br />

Nel libro, dopo una breve introduzione<br />

sui diversi sistemi orari e sulla lettura<br />

delle ore sui quadranti solari, sono elencati<br />

ben 23 orologi solari (alcuni dei<br />

quali a quadranti multipli) e 3 meridiane,<br />

di cui due a camera oscura, presenti<br />

nella città di Napoli. La descrizione di<br />

ogni orologio e dell’edificio su cui si<br />

trova è accompagnata da fotografie, da<br />

una cartina dettagliata della sua ubicazione<br />

e da note sull’ambiente storico e<br />

artistico in cui esso si trova ed infine da<br />

una scheda tecnica riassuntiva molto<br />

dettagliata.<br />

Francesco Caviglia<br />

Il libro è di piacevole<br />

lettura e se ne consiglia<br />

l’acquisto sia per<br />

l’eleganza della pubblicazione,<br />

sia per la<br />

completezza delle notizie, sia per i particolari<br />

storici, sia infine per l’amore che<br />

l’Autore, gnomonista colto e competente,<br />

mostra per la sua Città e che traspare<br />

da molte descrizioni.<br />

Il volume è, a mio parere, veramente il<br />

benvenuto nell’editoria che riguarda la<br />

gnomonica essendo uno dei pochissimi<br />

testi che descrivono e parlano degli orologi<br />

solari di città e regioni del Centro e<br />

Sud Italia che, anche da questo punto di<br />

vista, potrebbero essere più valorizzate<br />

e conosciute.<br />

Gianni Ferrari<br />

Pur non essendo una novità editoriale<br />

come i volumi sopra recensiti e pur trattando<br />

solo in parte di orologi solari,<br />

voglio ricordare il volumetto che segue<br />

perché credo sia ben poco conosciuto e<br />

perché anch’esso descrive i tesori di<br />

un’altra città del Sud Italia.<br />

M. BARBERA AZZARELLO,<br />

G. FODERÀ SERIO<br />

OROLOGI E OROLOGIAI A<br />

PALERMO<br />

Sellerio Editore - Collana ‘I Quaderni’ -<br />

Palermo 1992 - 7.75 €<br />

Pagg. 184 - formato 12.5 x 16.5 cm -<br />

15 disegni in b/n<br />

Come ricorda il titolo l’argomento principe<br />

del volume sono gli orologi, aventi<br />

un carattere storico, che si possono<br />

ancora trovare e vedere nella città di<br />

Palermo.<br />

Anche se soltanto un capitolo è dedicato<br />

alla misura del tempo e agli orologi<br />

solari, sono molte le indicazioni e le<br />

descrizioni storiche di meridiane, ancora<br />

esistenti o oggi scomparse, che possiamo<br />

leggere sparse nel testo.<br />

Indipendentemente dall’argomento, che<br />

non sempre riguarda il nostro comune<br />

interesse, il volume è di piacevolissima e<br />

rapida lettura poiché le autrici ci portano,<br />

con descrizioni storiche e ambientali<br />

e con brani di antiche cronache e di<br />

vecchi giornali, a visitare i principali edifici<br />

di Palermo, facendoci rivivere la storia<br />

e l’atmosfera intellettuale della città,<br />

in particolare nel 1800.<br />

Divertenti e istruttive sono le pagine in<br />

cui possiamo capire come sia stato sentito<br />

e vissuto il cambio del tipo di ore<br />

(dalle italiche alle ‘francesi’) e quello<br />

della istituzione del tempo medio, avvenuti<br />

verso il 1860-70.<br />

Oggi, spesso non ricordando le difficoltà<br />

che la maggioranza di noi ha sempre<br />

incontrato nell’affrontare le novità<br />

portate dalla civiltà - basti ricordare<br />

quelle che oggi moltissime persone<br />

incontrano nell’affrontare l’informatica<br />

- forse ci viene da sorridere nel leggere,<br />

in un opuscolo che aveva lo scopo di<br />

chiarire alla popolazione quali fossero i<br />

vantaggi del tempo medio, che «con<br />

lodevole intento gli egregi uomini componenti<br />

il Municipio in conformità delle<br />

usanze delle più colte città, si avvisarono<br />

di far segnare all’orologio del<br />

Palazzo Municipale il tempo medio,<br />

innovazione reclamata dai bisogni della<br />

moderna civiltà ...» (pag. 95) o che «caldamente<br />

raccomandiamo ai nostri intelligenti<br />

orologiai di abbandonare ogni<br />

altro computo adottando il tempo<br />

medio e smettendo la curiosa usanza di<br />

far segnare ai loro orologi tempi differenti<br />

.. e .. il tempo medio non è una<br />

merce straniera …» (pag. 97)<br />

Breve ma dettagliata la descrizione della<br />

meridiana della Cattedrale di Palermo.<br />

Veramente interessante infine la tavola<br />

della ripartizione delle ore fissata<br />

nell’Albergo dei Poveri in cui leggiamo<br />

che fra i doveri degli ‘ospiti’ vi erano la<br />

‘Sveglia ed ognuno riponga il letto’ alle<br />

ore 12 in inverno e alle 9 ½ in estate e il<br />

‘Silenzio generale e ognuno a dormire’<br />

alle ore 1 ½ d'inverno e alle ore 1 in<br />

estate: ore italiche naturalmente!<br />

GF<br />

63


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Sorrisi e Gnomoni<br />

Giacomo Agnelli, Brescia - agnelli.bs@numerica.it<br />

La rubrica ospita in questo<br />

numero anche tre vignette di<br />

Rosanna Pasero di Saluzzo:<br />

www.broderie.it<br />

64


Come collaborare con <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Spedizione del materiale<br />

Il materiale può essere spedito per e-mail o per posta ad un<br />

membro della redazione. Nel caso di invio per e-mail di files di<br />

grandi dimensioni (superiori a 1MB) si consiglia di prendere<br />

contatto preventivamente con il destinatario. Se si invia materiale<br />

per posta e si desidera che il materiale venga restituito è<br />

necessario convenire questa procedura con il destinatario; di<br />

norma il materiale non viene restituito.<br />

Testo<br />

Possibilmente salvare in un file doc scritto con Microsoft<br />

Word, versione non successiva a Word 2000. Il testo può<br />

essere scritto con un qualunque altro programma di scrittura<br />

purchè possa essere letto da Microsoft Word (rtf, txt, wri).<br />

Il testo inviato verrà poi impaginato con lo stile previsto per la<br />

rivista, per questo motivo è meglio evitare scelte di formattazione<br />

che introducano caratteri di controllo non interpretabili<br />

dal programma di impaginazione: per esempio numerazione<br />

automatica di paragrafi (sono caratteri speciali di Word e non<br />

solo caratteri numerici), puntini evidenziati di inizio paragrafo<br />

e simili.<br />

È anche da evitare il rientro a sinistra della prima riga di un<br />

nuovo periodo. Questo stile non è utilizzato nell’impaginazione.<br />

È invece richiesto che il testo riproduca le scelte di stile che<br />

debbono essere riprodotte nell’impaginazione:<br />

- corsivo<br />

- grassetto<br />

- titoli di paragrafo in grassetto. questi titoli avranno una<br />

riga bianca sopra e sotto e saranno allineati in centro<br />

alla colonna<br />

- allineamenti a sinistra o a destra: il testo va giustificato<br />

in modo da evidenziare quando si decide di allineare<br />

delle righe diversamente<br />

- testo rientrante sia a destra che a sinistra.<br />

Nell’impaginazione questi paragrafi avranno un rientro<br />

di 3 mm<br />

- a capo e righe bianche fra paragrafi. Non includere<br />

linee bianche andando a capo se non esplicitamente<br />

volute per staccare un argomento.<br />

- i numeri in stile apice che rimandono alle note. Questi<br />

dovranno essere sempre numeri e sequenziali nell’articolo<br />

Tutto il testo deve essere scritto con la stessa dimensione.<br />

Non è richiesto nessun font particolare; l’autore può utilizzarne<br />

uno qualunque purchè di largo impiego e quindi facilmente<br />

reperibile su ogni computer (Arial, Times ecc.).<br />

Si fa presente che nella rivista è usato il Garamond (size 12,<br />

larghezza 88%, interlinea 14, giustificato)<br />

Immagini<br />

Non è necessario che le immagini siano inserite nel testo, è<br />

sufficiente che sia segnalato il punto in cui si consiglia l’inserimento.<br />

Si può indicare il punto di inserimento con un testo fra parentesi<br />

del tipo: [inserire fig. 1]. In questo caso il taglio dell’immagine<br />

sarà decisa in sede di impaginazione.<br />

Se si desidera suggerire anche il taglio dell’immagine allora<br />

queste possono essere inserite nel testo; per questo scopo,<br />

se si vuole risparmiare sulla dimensione del file, è possibile<br />

utilizzare anche la versione in bianco e nero delle immagini.<br />

Le immagini devono essere fornite come file distinti anche se<br />

sono state inserite nel testo. Non è infatti possibile estrarre<br />

dal documento le immagini con la qualità originale.<br />

I files delle immagini devono essere in formato jpg o tif, con<br />

una profondità non inferiore a 72 dpi e con la più grande<br />

dimensione disponibile. È preferibile che le immagini siano<br />

inviate sempre a colori anche nel caso vengano poi pubblicate<br />

in bianco e nero.<br />

Si sconsiglia invece l’uso del colore nei disegni a tratto che<br />

non lo richiedano esplicitamente. Così pure il riferimento nel<br />

testo a particolari in colore dei disegni a tratto; questi disegni<br />

sono di solito riprodotti in pagine in bianco e nero.<br />

Per i disegni a tratto è disponibile nel sito di CGI il programma<br />

SFERE di Gianni Ferrari; il programma può essere scaricato<br />

gratuitamente e consente di comporre la maggior parte di<br />

questi tipi di disegno:<br />

www.gnomonicaitaliana.vialattea.net/softwaregnom2.htm<br />

Le immagini possono essere spedite da scansionare, operazione<br />

a cui provvederà l’impaginatore o il redattore che le ha<br />

ricevute.<br />

Si deve evitare che le fotografie riportino dati digitali in<br />

sovraimpressione a meno che questi particolari siano esclusi<br />

dal taglio dell’impaginazione.<br />

Sono anche da evitare le cornici inserite direttamente in un<br />

disegno poiché, se necessarie, saranno introdotte e dimensionate<br />

dall’impaginatore.<br />

Si sconsiglia di numerare i disegni inserendo un carattere<br />

numerico nello stesso. In genere i disegni vengono numerati<br />

tramite la didascalia oppure, se questa non è prevista, tramite<br />

un numero sovraimpresso nel quadro dell’immagine.<br />

Questa operazione di numerazione avviene con l’impaginazione<br />

per uniformare dimensione e stile della numerazione.<br />

I numeri inseriti dall’autore apparirebbero di stile diverso<br />

rispetto agli altri articoli ma anche differenti in dimensione,<br />

conseguentemente al diverso ingrandimento che possono<br />

avere le immagini nell’impaginazione.<br />

Viceversa si consiglia di utilizzare il numero di immagine nel<br />

nome dei files e di non utilizzare nomi riferiti ai contenuti: es.:<br />

fig1.jpg e non: gitaaTindari.jpg<br />

È auspicabile che tutte le immagini abbiano una didascalia. I<br />

testi delle didascalie possono essere riportati alla fine del<br />

testo dell’articolo e riferiti al numero di figura.<br />

Se la provenienza delle immagini richiede un’autorizzazione<br />

alla riproduzione, è necessario che l’autore provveda a procurarsi<br />

tale permesso interpellando la fonte e sia in grado di<br />

documentarlo alla redazione. La redazione è volentieri disponibile<br />

a fornire copie in omaggio della rivista ai proprietari delle<br />

immagini che le richiedessero in cambio di questo permesso.<br />

L’autore può quindi agire consapevole di questa disponibilità.<br />

Rubriche<br />

Arte, Materiali e Tecniche, Mario Arnaldi,<br />

marnaldi@libero.it<br />

Curiosità Gnomoniche, Nicola Severino,<br />

nicolaseverino@libero.it<br />

Dalle Mailing-List, Umberto Fortini, yvega@tin.it<br />

Didattica, Alberto Nicelli, a.nicelli@tiscali.it<br />

Effemeridi, Paolo Albéri Auber, ingauber@tin.it<br />

Eventi, Fabio Garnero, f.garnero@tiscalinet.it<br />

Invito alla Visita, Fabio Garnero, f.garnero@tiscalinet.it<br />

La <strong>Gnomonica</strong> nel WEB, Diego Bonata,<br />

dibonata@libero.it<br />

Motti Latini, Alessandro Gunella,<br />

agunellamagun@virgilio.it<br />

La Posta, Nicola Severino, nicolaseverino@libero.it<br />

Profili, Alessandro Gunella, agunellamagun@virgilio.it<br />

Progetti, Fabio Savian, fabio.savian@libero.it<br />

I Quiz, Alberto Nicelli, a.nicelli@tiscali.it<br />

Rassegna Stampa, Andrea Costamagna,<br />

andreacostamagna@tiscalinet.it<br />

Recensioni, Gianni Ferrari, gf_merid@virgilio.it<br />

Recensioni Software, Diego Bonata, dibonata@libero.it e<br />

Umberto Fortini, yvega@tin.it<br />

Soli et Artis Opus, Mario Arnaldi, marnaldi@libero.it<br />

Sorrisi e Gnomoni, Giacomo Agnelli,<br />

agnelbs@numerica.it

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!