Allegati - Politiche per la famiglia
Allegati - Politiche per la famiglia
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Buone pratiche<br />
nei servizi al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
Famiglie fragili<br />
Famiglie con anziani non autosufficienti<br />
ALLEGATI<br />
464
1.ALLEGATI - STRUMENTI<br />
1.1. Scheda sintetica sulle buone pratiche<br />
Nome del servizio o<br />
Titolo del progetto<br />
Ente/i gestore/i<br />
(segna<strong>la</strong>re se si tratta di<br />
partnership)<br />
Indirizzo<br />
Referente (con recapito)<br />
Via/Piazza:<br />
Città:<br />
Cognome:<br />
Nome:<br />
tel.:<br />
email:<br />
Descrizione del servizio<br />
• target<br />
• descrizione delle finalità e<br />
attività svolte<br />
1.2. Scheda <strong>per</strong> responsabile ente capofi<strong>la</strong><br />
Se il servizio è realizzato in partnership con altri soggetti usare <strong>la</strong> scheda seguente<br />
Soggetti che compongono <strong>la</strong> partnership<br />
Nome del servizio/intervento<br />
Ambito territoriale<br />
Ente capofi<strong>la</strong>/promotore/gestore<br />
Periodo di attività<br />
Dall‟anno …………… all‟anno ……………<br />
Soggetti del<strong>la</strong> rete Presenti? Specificare Tipo di rapporto<br />
Enti pubblici<br />
1. Asl No Sì<br />
2. Servizi sociali territoriali No Sì<br />
3. Consorzi No Sì<br />
4. Ospedali No Sì<br />
5. Comuni No Sì<br />
6. Assessorati No Sì<br />
7. Servizi tute<strong>la</strong> No Sì<br />
8. Tribunale No Sì<br />
9. Consultori familiari No Sì<br />
10. Centri <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> No Sì<br />
Enti di terzo settore<br />
11. Organizzazioni di Volontariato No Sì<br />
12. Associazioni prosociali No Sì<br />
13. Parrocchia/Altre comunità religiose No Sì<br />
14. Fondazioni (specificare di che tipo) No Sì<br />
15. Associazioni familiari No Sì<br />
attivo<br />
dall‟anno:<br />
465
16. Reti informali No Sì<br />
Chi è coinvolto nelle decisioni sul servizio?<br />
(Indicare solo i soggetti che effettivamente hanno<br />
partecipato alle decisioni)<br />
Durante <strong>la</strong> fase di progettazione con quale<br />
cadenza si è radunato il gruppo/tavolo di<br />
coordinamento?<br />
In una sca<strong>la</strong> da 1 a 5 come giudica<br />
complessivamente il livello di partecipazione dei<br />
soggetti?<br />
In una sca<strong>la</strong> da 1 a 5 come giudica<br />
complessivamente il grado di “paritarietà” tra i<br />
soggetti?<br />
In una sca<strong>la</strong> da 1 a 5 come giudica<br />
complessivamente il grado di “fiducia” tra i<br />
soggetti?<br />
In una sca<strong>la</strong> da 1 a 5 come giudica<br />
complessivamente il grado di “reciprocità” tra i<br />
soggetti?<br />
In una sca<strong>la</strong> da 1 a 5 come giudica<br />
complessivamente <strong>la</strong> capacità di coo<strong>per</strong>are dei<br />
soggetti?<br />
Il numero d‟ordine è quello con cui sono identificati<br />
sopra<br />
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16<br />
Settimanale Semestrale Quindicinale Mensile<br />
All‟inizio Al<strong>la</strong> fine Altro<br />
(specificare)…………………………………<br />
1 2 3 4 5<br />
1 2 3 4 5<br />
1 2 3 4 5<br />
1 2 3 4 5<br />
1 2 3 4 5<br />
Se il servizio realizzato non è in partnership con altri soggetti, va analizzata <strong>la</strong> rete di re<strong>la</strong>zioni nel<strong>la</strong> quale è<br />
inserito, con <strong>la</strong> scheda seguente<br />
Soggetti che compongono <strong>la</strong> rete<br />
Soggetti del<strong>la</strong> rete Presenti? Specificare<br />
Enti pubblici<br />
1. Asl No Sì<br />
2. Servizi sociali territoriali No Sì<br />
3. Consorzi No Sì<br />
4. Ospedali No Sì<br />
5. Comuni No Sì<br />
6. Assessorati No Sì<br />
7. Servizi tute<strong>la</strong> No Sì<br />
8. Tribunale No Sì<br />
9. Consultori familiari No Sì<br />
10. Centri <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> No Sì<br />
Enti di terzo settore<br />
11. Organizzazioni di Volontariato No Sì<br />
12. Associazioni prosociali No Sì<br />
13. Parrocchia/Altre comunità<br />
religiose<br />
No Sì<br />
14. Fondazioni (specificare di che<br />
tipo)<br />
No Sì<br />
15. Associazioni familiari No Sì<br />
16. Reti informali No Sì<br />
Re<strong>la</strong>zionalità<br />
Ritiene che <strong>la</strong> partnership/<strong>la</strong> rete consenta di rispondere al bisogno <strong>per</strong><br />
cui il servizio è nato in modo più efficace?<br />
Motivo <strong>per</strong> cui si intrattiene <strong>la</strong><br />
re<strong>la</strong>zione<br />
466
Destinatari/partecipanti del servizio: diretti e indiretti<br />
Chi sono i beneficiari?<br />
(anziani, familiari…….)<br />
Quanti ne sono stati coinvolti nel corso dell‟ultimo anno<br />
Come è avvenuto il coinvolgimento dei destinatari?<br />
Ci sono altri soggetti che partecipano attivamente?<br />
N° …………… |_|_|_|<br />
N° familiari |_|_|_|<br />
N° altro |_|_|_|<br />
Dimensioni economiche<br />
Quanto è costa annualmente il servizio?<br />
Quante ci <strong>la</strong>vorano? N° o<strong>per</strong>atori |_|_|_| N° ore complessive |_|_|_|_|<br />
Chi finanzia il servizio?<br />
Sono state utilizzate altre risorse significative, oltre quelle<br />
Indicare quali<br />
economiche?<br />
Ritiene che il servizio faccia risparmiare, faccia spendere<br />
di più, non influisca sul<strong>la</strong> spesa nel rispondere al bisogno<br />
<strong>per</strong> il quale è stato ideato?<br />
1 fa risparmiare 3 non influisce 4 fa spendere d<br />
1.3. Traccia <strong>per</strong> intervista responsabile del servizio (ente capofi<strong>la</strong><br />
se si tratta di una partnership)<br />
“Abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare che possa essere considerato una buona pratica. Perché<br />
secondo lei il suo servizio può essere considerato tale (cioè una buona pratica)?”<br />
• Quale è l‟obiettivo specifico del servizio …….. di cui lei è responsabile/il suo Ente è capofi<strong>la</strong>?<br />
• A quali bisogni risponde in questo territorio?<br />
• Cosa c‟é già in questo territorio e cosa manca?<br />
• Mi può raccontare brevemente come è nata questa iniziativa?<br />
- Chi ha avuto l‟idea?<br />
- C‟era già una col<strong>la</strong>borazione tra questi soggetti?<br />
- Da chi è venuto il finanziamento?<br />
- È stata fatta una progettazione condivisa?<br />
- È stato realizzato un monitoraggio ?<br />
- È stata effettuata una valutazione condivisa dei risultati raggiunti?<br />
• Il servizio è legato al<strong>la</strong> presenza di finanziamenti temporanei (legge 23/285) o è “stabile” (ha già su<strong>per</strong>ato<br />
quel<strong>la</strong> fase, non è mai stato legato a progetti)<br />
• Gli ideatori del servizio (chi l‟ha realizzato all‟inizio) sono ancora presenti? Se sì, il servizio sarebbe in grado<br />
di continuare anche <strong>la</strong> presenza di tali <strong>per</strong>sone?<br />
• L‟es<strong>per</strong>ienza è stata esportata in altri contesti? O il servizio è nato sul modello di altri servizi analoghi?<br />
• Quali sono le risorse materiali e immateriali (professionalità, contatti, sostegni espliciti…..) di cui si avvale il<br />
servizio?<br />
- Quale <strong>la</strong> principale risorsa?<br />
- Quale è stata <strong>la</strong> più carente?<br />
- Quali le difficoltà? Le criticità?<br />
• Sono stati ottenuti risultati “indiretti” con l‟intervento? Es. un gruppo di auto mutuo aiuto, un luogo di<br />
socializzazione <strong>per</strong> utenti/familiari<br />
• Sono stati realizzati gli obiettivi?<br />
• Esistono forme di monitoraggio dei risultati? Viene effettuata una valutazione <strong>per</strong>iodica e con quali<br />
strumenti?<br />
• Quale l‟impatto nel quartiere, nel territorio?<br />
• Futuro: cosa manca al servizio e cosa potrebbe essere fatto ancora <strong>per</strong> rispondere ai bisogni delle famiglie?<br />
467
1.4. Griglia <strong>per</strong> intervista soggetti o<strong>per</strong>ativi<br />
“Abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare che possa essere considerato una buona pratica. Perché<br />
secondo lei il suo servizio può essere considerato tale (cioè una buona pratica)?”<br />
1. Che ruolo svolge in questo servizio?<br />
2. Quali sono i suoi compiti?<br />
3. Quali le azioni concrete che svolge?<br />
4. A favore di quali beneficiari (se ci sono tipologie diverse di beneficiari)?<br />
5. Quali obiettivi pensa di <strong>per</strong>seguire in questo servizio?<br />
6. Quale era a suo parere il punto di partenza?<br />
7. Quale il punto a cui siete arrivati?<br />
8. Quali elementi l‟hanno facilitata nel raggiungimento di questi obiettivi?<br />
9. Da chi o quali strutture si sente supportato nello svolgere il suo <strong>la</strong>voro con le famiglie?<br />
10. Quali ha sentito come un ostacolo?<br />
11. Quale <strong>la</strong> maggiore soddisfazione ottenuta?<br />
12. Ci sono stati esiti inattesi che si sono rive<strong>la</strong>ti significativi (innovatività)?<br />
13. Cosa bisognerebbe fare, che non è stato possibile fare <strong>per</strong> carenza di risorse (umane, economiche, di tempo:<br />
specificare)?<br />
14. Efficacia<br />
15. Può indicare un risultato concreto che ha ottenuto con il suo <strong>la</strong>voro?<br />
16. Quali benefici pensa che gli utenti abbiano ottenuto attraverso questo tipo di intervento?<br />
17. Sono stati coinvolti e attivati altri soggetti del<strong>la</strong> rete dei destinatari dell‟intervento (caregiver naturali)?<br />
18. Ritiene che sia aumentato il senso di “autoefficacia” dei destinatari del servizio? Che siano stati valorizzati?<br />
Che sia siano sentiti protagonisti dell‟intervento (empowerment)?<br />
19. Ritiene che sia facile <strong>per</strong> gli utenti accedere a questo servizio?<br />
20. Lavora in équipe con altri o<strong>per</strong>atori del servizio? (oppure <strong>per</strong> le famiglie affidatarie: partecipa a gruppi di<br />
mutuo-aiuto con altre famiglie affidatarie?)<br />
21. Come valuta le re<strong>la</strong>zioni con gli altri o<strong>per</strong>atori del servizio in termini di fiducia, coo<strong>per</strong>atività, reciprocità?<br />
22. Soddisfazione<br />
23. Lei è contenta/o di <strong>la</strong>vorare in questo servizio? Perché?<br />
24. Lei pensa che gli utenti o l‟utente del caso specifico di cui mi raccontava sia/no contento/i del suo <strong>la</strong>voro?<br />
Perché?<br />
25. Futuro<br />
26. Come vede il futuro di questo servizio?<br />
468
2. ALLEGATI – INTERVISTE E GRIGLIE<br />
“FAMIGLIE FRAGILI”<br />
2.1. Multifamily-Varese<br />
2.1.1 Griglia compi<strong>la</strong>ta dal responsabile<br />
Soggetti che compongono <strong>la</strong> partnership<br />
Nome del<br />
servizio/intervento<br />
CENTRO DI TERAPIA MULTIFAMILIARE<br />
Ambito territoriale<br />
VARESE<br />
Ente<br />
capofi<strong>la</strong>/promotore/gestore<br />
COOP. SOC. “LA CASA DAVANTI AL SOLE”<br />
Periodo di attività Anno 2010<br />
Soggetti del<strong>la</strong> rete Presenti? Specificare Tipo di rapporto<br />
Enti pubblici<br />
17. Asl No<br />
18. Servizi sociali<br />
territoriali<br />
Sì<br />
19. Consorzi No<br />
20. Ospedali No<br />
21. Comuni Si<br />
22. Assessorati Si<br />
23. Servizi tute<strong>la</strong> No<br />
24. Tribunale No<br />
25. Consultori familiari No<br />
26. Centri <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> No<br />
Enti di terzo settore<br />
27. Organizzazioni di<br />
Volontariato<br />
No<br />
28. Associazioni prosociali No<br />
29. Parrocchia/Altre<br />
comunità religiose<br />
No<br />
30. Fondazioni (specificare<br />
di che tipo)<br />
No<br />
31. Associazioni familiari No<br />
Comune di<br />
Varese –<br />
Responsabile<br />
Area Minori –<br />
o<strong>per</strong>atori<br />
équipe tute<strong>la</strong><br />
minori<br />
Comune di<br />
Varese –<br />
Dirigente<br />
settore servizi<br />
sociali<br />
Comune di<br />
Varese –<br />
Assessore<br />
<strong>Politiche</strong><br />
Sociali<br />
Accordo di Parternariato (vedi<br />
allegato)<br />
Accordo di Parternariato (vedi<br />
allegato)<br />
Accordo di Parternariato (vedi<br />
allegato)<br />
attivo<br />
dall‟anno:<br />
32. Reti informali Si Famiglie<br />
Definizione del progetto <strong>per</strong> ogni<br />
singo<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> – realizzazione<br />
degli interventi da progetto<br />
33. Coo<strong>per</strong>ative Sociali Sì Coop. Soc. “La Accordo di Parternariato (vedi 2010<br />
2010<br />
2010<br />
2010<br />
469
Chi è coinvolto nelle decisioni sul<br />
servizio?<br />
(Indicare solo i soggetti che<br />
effettivamente hanno partecipato alle<br />
decisioni)<br />
Durante <strong>la</strong> fase di progettazione con<br />
quale cadenza si è radunato il<br />
gruppo/tavolo di coordinamento?<br />
In una sca<strong>la</strong> da 1 a 5 come giudica<br />
complessivamente il livello di<br />
partecipazione dei soggetti?<br />
In una sca<strong>la</strong> da 1 a 5 come giudica<br />
complessivamente il grado di<br />
“paritarietà” tra i soggetti?<br />
In una sca<strong>la</strong> da 1 a 5 come giudica<br />
complessivamente il grado di “fiducia”<br />
tra i soggetti?<br />
In una sca<strong>la</strong> da 1 a 5 come giudica<br />
complessivamente il grado di<br />
“reciprocità” tra i soggetti?<br />
In una sca<strong>la</strong> da 1 a 5 come giudica<br />
complessivamente <strong>la</strong> capacità di<br />
coo<strong>per</strong>are dei soggetti?<br />
Casa davanti al<br />
sole”<br />
allegato)<br />
Il numero d‟ordine è quello con cui sono identificati sopra<br />
1 2X 3 4 5X 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 X17X<br />
Settimanale Semestrale Quindicinale X Mensile<br />
All‟inizio Al<strong>la</strong> fine Altro<br />
(specificare)…………………………………<br />
1 2 3 4 5 X<br />
1 2 3 4 X 5<br />
1 2 3 4 5 X<br />
1 2 3 4 X 5<br />
1 2 3 4 5 X<br />
Soggetti che compongono <strong>la</strong> rete<br />
Oltre ai soggetti che formalmente hanno sottoscritto una partnership vi sono altri soggetti che compongono <strong>la</strong><br />
rete<br />
Soggetti del<strong>la</strong> rete Presenti? Specificare Motivo <strong>per</strong> cui si intrattiene <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
Enti pubblici<br />
17. Asl No<br />
18. Servizi sociali<br />
territoriali<br />
Sì<br />
19. Consorzi No<br />
20. Ospedali Sì<br />
21. Comuni Sì<br />
22. Assessorati Sì<br />
23. Servizi tute<strong>la</strong> Sì<br />
24. Tribunale Sì<br />
25. Istituti<br />
Comprensivi<br />
Si<br />
O<strong>per</strong>atori Assistenti<br />
Sociali e Psicologi dei<br />
Servizi Sociali del<br />
Comune di Varese<br />
Neuro Psichiatria<br />
Infantile – Ospedale del<br />
Ponte (VA)<br />
Dirigente Servizi Sociali<br />
– Comune di Varese<br />
Assessore Servizi<br />
Sociali – Comune di<br />
varese<br />
Gli o<strong>per</strong>atori del servizio<br />
di tute<strong>la</strong> minori<br />
coincidono con il<br />
servizio sociale<br />
comunale<br />
Tribunale <strong>per</strong> i<br />
minorenni di Mi<strong>la</strong>no<br />
Scuole primarie di<br />
primo e secondo grado –<br />
Comune di Varese<br />
Co-progettazione dell‟intervento <strong>per</strong> i nuclei<br />
familiari che hanno partecipato al progetto,<br />
partecipazione ai networkmeeting iniziali e<br />
finali, incontri individuali <strong>per</strong> monitoraggio e<br />
valutazione congiunta dell‟intervento<br />
Partecipazione attiva ai networkmeeting iniziali<br />
e finali <strong>per</strong> un nucleo familiare che ha<br />
partecipato al progetto, co-progettazione degli<br />
obiettivi dell‟intervento<br />
Co-progettazione del Progetto, monitoraggio e<br />
valutazione<br />
Approvazione progetto<br />
Co-progettazione dell‟intervento <strong>per</strong> i nuclei<br />
familiari che hanno partecipato al progetto,<br />
partecipazione ai networkmeeting iniziali e<br />
finali, incontri individuali <strong>per</strong> monitoraggio e<br />
valutazione congiunta dell‟intervento<br />
Co-progettazione degli obiettivi dell‟intervento<br />
con i giudici onorari di riferimento dei nuclei<br />
familiari attraverso <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione esterna e il<br />
monitoraggio con gli o<strong>per</strong>atori dei servizi sociali<br />
Partecipazione attiva ai networkmeeting iniziali<br />
e finali, co-progettazione degli obiettivi<br />
dell‟intervento <strong>per</strong> i minori<br />
470
26. Centri <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong><br />
Enti di terzo settore<br />
27. Organizzazioni<br />
di Volontariato<br />
28. Associazioni<br />
prosociali<br />
29. Parrocchia/Altre<br />
comunità<br />
religiose<br />
30. Fondazioni<br />
(specificare di<br />
che tipo)<br />
31. Associazioni<br />
familiari<br />
No<br />
No<br />
No<br />
Sì<br />
No<br />
No<br />
32. Reti informali Sì Famiglia<br />
33. Coop. Soc. Sì<br />
Parrocchia di Giubiano<br />
Centro Diurno Pali e<br />
Quaderni<br />
Messa a disposizione delle spazio dell‟oratorio<br />
<strong>per</strong> un momento di incontro con le famiglie<br />
Genitori e parenti significativi attraverso <strong>la</strong><br />
condivisone e sottoscrizione di un contratto <strong>per</strong><br />
nucleo familiare con gli obiettivi condivisi –<br />
partecipazione al<strong>la</strong> realizzazione degli interventi<br />
Co-progettazione degli obiettivi e dell‟intervento<br />
<strong>per</strong> alcuni nuclei familiari che hanno partecipato<br />
al progetto, monitoraggio, valutazione congiunta<br />
dei risultati dell‟intervento<br />
Ritiene che <strong>la</strong> partnership/<strong>la</strong> rete consenta di<br />
rispondere al bisogno <strong>per</strong> cui il servizio è<br />
nato in modo più efficace?<br />
Re<strong>la</strong>zionalità<br />
Ritengo di sì<br />
Chi sono i beneficiari?<br />
(anziani, familiari…….)<br />
Quanti ne sono stati<br />
coinvolti nel corso<br />
dell‟ultimo anno<br />
Come è avvenuto il<br />
coinvolgimento dei<br />
destinatari?<br />
Ci sono altri soggetti che<br />
partecipano attivamente?<br />
Destinatari/partecipanti del servizio: diretti e indiretti<br />
Famiglie multiproblematiche con figli minori seguite dai servizi sociali del<br />
Comune di Varese alcune del<strong>la</strong> quali con figli allontanati e collocati in comunità<br />
di accoglienza <strong>per</strong> minori.<br />
N° …………… |_|_|5 | nuclei familiari (8 genitori e 8 minori)<br />
N° familiari |_|_|5| rete parentale<br />
N° altro |_|_|_| o<strong>per</strong>atori dei servizi<br />
È stata fatta loro <strong>la</strong> proposta di partecipazione al progetto Attraverso gli o<strong>per</strong>atori<br />
dei servizi sociali del Comune di Varese che già seguivano le famiglie, in seguito<br />
si è svolto un network meeting iniziale con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e tutti gli o<strong>per</strong>atori<br />
coinvolti<br />
Gli o<strong>per</strong>atori che seguono le famiglie sono tutti coinvolti nel progetto, le famiglie<br />
poi hanno potuto coinvolgere le <strong>per</strong>sone <strong>per</strong> loro significative e interessate al<br />
benessere dei bambini <strong>per</strong> cui oltre ai genitori e ai loro figli hanno partecipato<br />
anche dei nonni, zii, conviventi delle figure genitoriali, un preside di una scuo<strong>la</strong><br />
ed alcuni insegnanti<br />
Dimensioni economiche<br />
Quanto è costa annualmente il servizio? Circa € 20.000,00<br />
Quante ci <strong>la</strong>vorano? N° o<strong>per</strong>atori |_|_|3| N° ore complessive |_|2|5|0|<br />
Chi finanzia il servizio?<br />
L‟Ambito distrettuale di Varese con fondi del Comune di Varese e in<br />
parte <strong>la</strong> Fondazione Comunitaria del Varesotto<br />
Sono state utilizzate altre risorse<br />
significative, oltre quelle economiche?<br />
La casa messa a disposizione dal<strong>la</strong> Coop. Soc.<br />
Ritiene che il servizio faccia<br />
risparmiare, faccia spendere di più, non<br />
influisca sul<strong>la</strong> spesa nel rispondere al<br />
bisogno <strong>per</strong> il quale è stato ideato?<br />
1 X fa risparmiare 3 non influisce 4 fa spendere di più<br />
471
2.1.2 Intervista al referente <strong>per</strong> <strong>la</strong> coop. soc “La casa davanti al sole” del progetto di terapia multifamiliare<br />
(MFV1)<br />
“Abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare che possa essere considerato una buona pratica. Perché<br />
secondo lei il suo servizio può essere considerato tale (cioè una buona pratica)?”<br />
Ma, io credo <strong>per</strong>ché il nostro modello di Multi family è una buona pratica <strong>per</strong>ché è finalizzato a valorizzare le<br />
risorse residuali delle famiglie multiproblematiche con l‟obiettivo di a) salvaguardare <strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza dei minori<br />
all‟interno del<strong>la</strong> famiglie, b) favorire il rientro dei minori nel caso in cui siano già allontanati e c) non dobbiamo<br />
tra<strong>la</strong>sciare, anche se dal punto di vista tecnico sembra ininfluente, il <strong>la</strong>to economico di questo intervento che fa si<br />
che ci sia un netto risparmio economico da parte dell‟ente pubblico. Non a caso l‟ambito distrettuale di Varese e<br />
il comune di Varese hanno decisione di riproporlo e ripromuoverlo a livello distrettuale e non solo del comune di<br />
Varese. Perché non possiamo considerare un intervento sociale senza tenere conto del<strong>la</strong> dimensione economica<br />
che comporta.<br />
In che senso?<br />
Nel senso che molte delle situazioni che potrebbero beneficiare dell‟intervento rientrano nel<strong>la</strong> tipica casistica dei<br />
minori a rischio di allontanamento, il multi family <strong>per</strong>mette, oltre a un momento iniziale di valutazione, <strong>la</strong> parte<br />
fondamentale consiste nell‟apprendimento e rivalutazione delle competenze genitoriali che fanno si che<br />
attraverso un apprendimento peer to peer tra le famiglie, quindi bambini, adulti e altre parenti significativi che ci<br />
sono, c‟è anche <strong>la</strong> presenza di figure professionali che danno feedback. È un intervento che prevede uno scambio<br />
continuo, sta dentro al<strong>la</strong> dimensione dell‟auto-mutuo aiuto integrato con <strong>la</strong> dimensione clinica più c<strong>la</strong>ssica.<br />
Come dire, le figure professionali che o<strong>per</strong>ano nel centro rappresentano un po‟ tutto il cerchio delle professioni<br />
di aiuto, abbiamo un educatore che porta le competenze pedagogiche, un assistente sociale che porta tutto il<br />
piano del<strong>la</strong> dimensione del sociale e lo psicologo che porta lo sguardo clinico. Per cui è proprio un intreccio di<br />
visioni e visuali che si incontrano con quelle dei genitori, dei bambini e di tutti coloro che partecipano. È un<br />
arricchimento <strong>per</strong> tutti. Inoltre ci <strong>per</strong>mette di promuovere un nuovo approccio di <strong>la</strong>voro con le famiglie nei<br />
servizi pubblici che spesso sono ancorati ad una modalità di <strong>la</strong>voro che li vede seduti dietro al<strong>la</strong> scrivania e in<br />
una posizione di squilibrio nei confronti delle famiglie determinato dal modello di <strong>la</strong>voro che non è legato al<br />
singolo o<strong>per</strong>atore ma dall‟ambiente di <strong>la</strong>voro, dal fatto di essere inserito in un servizio strutturato, di avere tempi<br />
vinco<strong>la</strong>ti che non <strong>per</strong>mettono di approfondire le storie delle famiglie, incontrare le <strong>per</strong>sone, <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, i parenti i<br />
vicini di casa. Nel progetto c‟è un al<strong>la</strong>rgamento a tutto il sistema del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che richiede un tempo<br />
differente,un intervento più denso intenso e complessivo in un tempo ridotto.<br />
Tra le altre utilità dell‟intervento un‟altra è proprio questa di concentrare, il multi family <strong>la</strong>vora con un gruppo di<br />
famiglie in un <strong>la</strong>sso di tempo molto concentrato e arriva in tempi molto brevi a produrre un esito, che può essere<br />
anche una valutazione, non a risolvere le cose, a dare degli input molto chiari e precisi alle famiglie che vi<br />
partecipano e quindi in qualche modo accorcia anche i tempi dei servizi che a volte sono interminabili e si<br />
trasformano in assistenzialismo e ultimo ma non ultimo l‟elemento del<strong>la</strong> sussidiarietà orizzontale e il legame<br />
re<strong>la</strong>zionale che si instaura tra le famiglie multiproblematiche <strong>per</strong>ché non è solo l‟aiuto e specialmente l‟aiuto<br />
dato dall‟alto in basso da chi pensa di avere le competenze nei confronti dell‟altro che si sente inferiore, ma è un<br />
aiuto che si fonda dentro <strong>la</strong> dimensione del<strong>la</strong> reciprocità, è l‟auto-mutuo aiuto che favorisce <strong>la</strong> reciprocità e che<br />
crea re<strong>la</strong>zioni che <strong>per</strong>mettono alle famiglie di uscire dalle situazioni di iso<strong>la</strong>mento in cui molto spesso queste<br />
famiglie si trovano a vivere che spesso diventano poi causa di ulteriori disagi. Infatti <strong>la</strong> dimostrazione di questa<br />
cosa è che in questo gruppo di famiglie sono nate re<strong>la</strong>zione che continuano ad esistere al di fuori de gruppo<br />
strutturato, istituzionale, si trovano al di fuori, fanno delle cose insieme, vanno a mangiare <strong>la</strong> pizza, che ci dice<br />
del bisogno di re<strong>la</strong>zione e di legami che c‟è tra le <strong>per</strong>sone e di come in qualche modo il multi family possa<br />
rispondere anche a questo<br />
Come è nata questa iniziativa?<br />
Il progetto nel<strong>la</strong> nostra mente è nato dal<strong>la</strong> partecipazione al<strong>la</strong> vita coo<strong>per</strong>ativa del<strong>la</strong> psicologa che ne aveva già<br />
fatto es<strong>per</strong>ienza a Mi<strong>la</strong>no. La coo<strong>per</strong>ativa da tempo o<strong>per</strong>a secondo un modello di valorizzazione del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e<br />
di riconoscimento del<strong>la</strong> necessità di attuare nuove modalità di intervento e affiancamento alle famiglie<br />
multiproblematiche. Spesso nel nostro o<strong>per</strong>are ci trovavamo più vicini empaticamente alle famiglie rispetto al<strong>la</strong><br />
modalità dei servizi. <strong>la</strong>voriamo da tempo sul coinvolgimento delle famiglie e sul<strong>la</strong> sua partecipazione e ci siamo<br />
accorti da tempo che, anche negli incontri che si facevano in comunità con i genitori emergevano anche<br />
dimensioni interessanti nel rapporto tra di loro. Siamo partiti con il <strong>la</strong>voro con <strong>la</strong> singo<strong>la</strong> famiglie e poi anche<br />
con il gruppo di famiglie dei genitori del<strong>la</strong> comunità ci siamo accorti lì che incontro tra le famiglie possa essere<br />
funzionale. Seconda cosa, partiamo dal centro diurno pali e quaderni che è rivolto a situazioni di disagio molto<br />
forti con ragazzi spesso al limite rispetto all‟accoglienza in comunità, noi <strong>la</strong>voravamo già con le famiglie di<br />
questi ma si rendeva necessaria una strategia di intervento più forte, più definita e quindi abbiamo pensato al<br />
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multi family da parte di questo. In questo modo inquadriamo il multi family sempre meno nel<strong>la</strong> dimensione del<strong>la</strong><br />
valutazione ma sempre più come intervento di co-terapia, di sostegno tra le famiglie, certo c‟è una premessa<br />
valutativa ma poi mira molto a far si che le famiglie apprendano e riconoscano le loro competenze pedagogiche,<br />
genitoriali e affettive che hanno dentro di sé attraverso l‟incontro con altre famiglie e l‟incontro denso e<br />
profondo con le altre famiglie, infatti <strong>la</strong> caratteristica del progetto è che i servizi fanno <strong>la</strong> proposta di multi<br />
family <strong>per</strong> le famiglie che hanno determinate caratteristiche, proprio <strong>per</strong>ché è finalizzato a cercare di<br />
salvaguardare le condizioni del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong>ché il bambino possa rimarne a casa, il bambino che è già al centro<br />
diurno o che rischia di essere allontanato o quello che si pensa possa rientrare dal<strong>la</strong> comunità. Le caratteristiche<br />
in sostanza sono legate al fatto che le famiglie siano disponibili a mettersi in gioco che secondo gli o<strong>per</strong>aotir che<br />
già le conoscono abbiano delle potenzialità genitoriale in qualche modo riattivabile e quindi famiglie che devono<br />
essere sostenute in questo, famiglie che desiderino cambiare, che anche se minimamente si rendano conto delle<br />
difficoltà e magari hanno una motivazione a partecipare, insomma famiglie che con il sostegno degli o<strong>per</strong>atori e<br />
delle altre famiglie possano mettersi in gioco, <strong>per</strong>ché il multifamily chiede proprio questo. Quindi gli o<strong>per</strong>atori<br />
dei servizi sociali di Varese, tra le famiglie che seguono hanno individuato quelle che secondo loro potevano<br />
partecipare a questa prima s<strong>per</strong>imentazione.<br />
Quindi c‟è una col<strong>la</strong>borazione con i servizi sociali?<br />
Sì c‟è una col<strong>la</strong>borazione che nasce dal fatto che i servizi sociali sono consapevoli primo che <strong>la</strong> loro struttura non<br />
gli <strong>per</strong>mette di fare interventi di questo tipo e che invece in certe situazioni sono necessarie altre forme di<br />
intervento rispetto a quelle che possono garantire, altra caratteristica del nostro progetto è che non finisce dopo il<br />
ciclo intensivo ma che prosegue dopo con un gruppo di auto-mutuo aiuto o con un facilitatore che dà <strong>la</strong> garanzia<br />
alle famiglie di continuità, non è un intervento di monitoraggio che valuta o controllo ma è una figura che li<br />
accompagna di cui loro dovrebbero aver imparato a fidarsi e viceversa <strong>per</strong>ché attraverso il multi family riescono<br />
a tenere i loro figli a casa, a volte.<br />
E poi il progetto è stato condiviso fin dall‟inizio con i responsabili dei servizi sociali comunali di Varese, è nato<br />
prima dal<strong>la</strong> condivisione con il responsabile del servizio, e anche con il dirigente dell‟ufficio di paino del<br />
distretto , poi da li è scesa agli o<strong>per</strong>atori in maniera partico<strong>la</strong>re agli psicologi e agli assistenti sociali che<br />
inizialmente hanno posto qualche resistenza legata ai timori che ci fosse un intrusione nel loro o<strong>per</strong>are da parte<br />
del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa e poi anche rispetto al fatto che hanno intuito prima che le potenzialità, hanno letto i rischi <strong>per</strong><br />
loro di questo tipo di intervento<br />
Quali?<br />
Rischi legati al<strong>la</strong> <strong>per</strong>dita di potere nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con l‟altro, al<strong>la</strong> necessità di avere una maggiore condivisone<br />
con le famiglie nel momento delle decisioni, al<strong>la</strong>rgamento ad una rete altra non solo alle famiglie ma anche a<br />
altre figure che ruotano intorno alle famiglie <strong>per</strong>ché questo è un modello di <strong>la</strong>voro che scaval<strong>la</strong> il modello di<br />
<strong>la</strong>voro c<strong>la</strong>ssico, individualista mi vien da dire, <strong>per</strong> cui il singolo o<strong>per</strong>atore tratta con <strong>la</strong> singo<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, a volte<br />
con il singolo genitore. Quindi ci sono state delle difficoltà di tipo ideologico e a volte di tipo gestionale <strong>per</strong> cui è<br />
stato difficile far sedere allo stesso tavolo le <strong>per</strong>sone coinvolte, non tanto le famiglie e le altre figure informali,<br />
quanto gli o<strong>per</strong>atori e le figure istituzionali. Non solo quelle del servizio sociale ma anche gli o<strong>per</strong>atori dei<br />
servizi specialistici che già seguivano magari da tempo le famiglie con il, loro approccio, spesso non<br />
conoscendosi neppure gli uni con gli altri quindi è stata un‟occasione di rimettere in circolo pensieri ed azioni<br />
comuni e a quel tavolo <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta sedevano anche le famiglie con tutti i loro o<strong>per</strong>atori.<br />
Con il proseguire dell‟intervento, nonostante comunque le fatiche, anche molti degli o<strong>per</strong>atori hanno cominciato<br />
a risintonizzarsi diversamente sia rispetto al modello ma anche forse, credo che si possa anche dire, anche nel<br />
loro approccio e nel<strong>la</strong> loro modalità di re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> famiglie e i genitori <strong>per</strong>ché abbiamo visto dei<br />
cambiamenti, in altri casi non abbiamo visto dei cambiamenti dell‟approccio degli o<strong>per</strong>atori ma ho come <strong>la</strong><br />
consapevolezza che se anche adesso fanno interventi direttivi con le famiglie, lo fanno diversamente con l‟idea<br />
che ci sia di fronte a loro una <strong>per</strong>sona, hanno acquisito <strong>la</strong> consapevolezza dell‟esistenza dell‟altro come una<br />
<strong>per</strong>sona, gli hanno dato un volto, <strong>per</strong> cui ora si interrogano.<br />
C‟era già una col<strong>la</strong>borazione tra Coop e comune di Varese?<br />
Sì c‟era già una col<strong>la</strong>borazione rispetto al centro diurno che accoglie ragazzi in difficoltà, e nel passato avevamo<br />
accolto dei minori seguiti dal comune di Varese nelle nostre comunità. C‟era un‟antica col<strong>la</strong>borazione rinnovata<br />
negli ultimi anni a seguito dell‟a<strong>per</strong>tura del centro diurno, nato anche questo da una condivisione di lettura del<br />
bisogno,<br />
Quale bisogno?<br />
Il bisogno di come affiancare le famiglie multiproblematiche aiutandole a trovare le competenze <strong>per</strong>ché i loro<br />
figli possano stare a casa loro?<br />
473
Il multifamily sta dentro nello stesso processo di condivisone che ha fatto nascere anche il centro diurno, sono<br />
tutte forme di affiancamento che nascono dentro ad un <strong>la</strong>voro integrato tra il privato sociale e l‟ente pubblico<br />
dove ognuno porta <strong>la</strong> propria es<strong>per</strong>ienza e competenza.<br />
Quindi è stata fatta una progettazione condivisa<br />
Sì<br />
C‟è anche un monitoraggio condiviso?<br />
Sì, gli o<strong>per</strong>atori del multi family e del servizio sociale si incontrano rego<strong>la</strong>rmente e ripetutamente, non solo <strong>per</strong><br />
fare dei momenti di monitoraggio ma <strong>per</strong> <strong>la</strong>vorare, <strong>per</strong> cui c‟è un monitoraggio condiviso, direi costante, anche<br />
informale<br />
In che senso?<br />
Nel senso che ci si par<strong>la</strong> anche a livelli differenti, non ufficiali,<br />
E <strong>la</strong> valutazione conclusiva?<br />
Facciamo una valutazione sia rispetto agli obiettivi che ci eravamo posti che quantitativa e valutativa.<br />
Quantitativa sul ciclo di multi family effettuato nell‟anno 2009 con un gruppo di cinque famiglie abbiamo avuto<br />
una famiglie con due bambini che erano in comunità che rientreranno a casa, un‟altra famiglie con due bambini<br />
in CAM e rientreranno a casa, un‟altra <strong>famiglia</strong> con due ragazzi a rischio di allontanamento in cui si è<br />
confermata <strong>la</strong> capacità del<strong>la</strong> famiglie di prendersi cura dei ragazzi, un‟altra <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> quale è stata fatta una<br />
segna<strong>la</strong>zione ed infine un‟altra <strong>famiglia</strong> con <strong>la</strong> quale si è condivo un progetto “importante” <strong>per</strong> il figlio che verrà<br />
inserito in una comunità terapeutica condividendo con <strong>la</strong> madre e il ragazzo stesso l‟intervento. Se leggiamo<br />
questi dati rispetto agli obiettivi che ci si era posti <strong>per</strong> le singole famiglie abbiamo fatto una verifica condivisa<br />
con loro. Con quattro famiglie su cinque c‟è stata una condivisione progettuale e questo credo sia il punto<br />
importante del progetto, non tanto i risultati o<strong>per</strong>ativi, quanto porre le basi <strong>per</strong> un <strong>la</strong>voro e soprattutto<br />
condividerle con le famiglie, farle partecipare ai processi decisionali, solo in un caso non si è riusciti ad attivare<br />
una partecipazione, infatti si tratta di una <strong>famiglia</strong> che si è via via iso<strong>la</strong>ta. Quindi <strong>la</strong> valutazione si basa su dati<br />
oggettivi,ma anche sul<strong>la</strong> base dello sviluppo delle re<strong>la</strong>zioni, del<strong>la</strong> promozione dell‟empowerment delle famiglie,<br />
del<strong>la</strong> del fatto che le famiglie si fidano tra di loro e degli o<strong>per</strong>atori e viceversa. L‟esito è che le famiglie hanno<br />
costruito delle re<strong>la</strong>zioni, dei legami.<br />
Da chi arrivano i finanziamenti?<br />
Dal comune di Varese attraverso l‟ambito distrettuale e una picco<strong>la</strong> parte anche dal<strong>la</strong> Fondazione Comunitaria<br />
Del Varesotto che ha sostenuto il progetto. Nel senso che avevamo presentato il progetto <strong>per</strong> un bando di<br />
finanziamento e lo hanno finanziato in parte.<br />
Quindi sono fondi temporanei o c‟è una fonte di finanziamento stabile?<br />
L‟Ambito distrettuale ha rinnovato il finanziamento anche <strong>per</strong> i prossimi due anni <strong>per</strong> un ciclo di intervento<br />
all‟anno, contemporaneamente all‟interno di un bando presentato dall‟amministrazione provinciale, l‟ambito<br />
distrettuale di Varese e quello di Somma hanno chiesto i finanziamenti <strong>per</strong> effettuare altre cinque cicli nell‟arco<br />
di due anni. credo che questo ci dica che se <strong>la</strong> stessa amministrazione provinciale attraverso gli ambiti ha chiesto<br />
di poter ripetere e rinnovare il progetto, questo ci conforta e ci rimanda… l‟amministrazione provinciale ha<br />
sostenuto il valore di questo tipo di intervento e ci ha chiesto di realizzarlo anche all‟interno di questo progetto a<br />
livello provinciale <strong>per</strong> promuoverne lo sviluppo e <strong>la</strong> diffusione anche in ambito provinciale. In più <strong>la</strong> coop <strong>la</strong><br />
casa davanti al sole ha deciso di proseguire nell‟investimento quindi non solo in termini di professionalità ma<br />
anche di struttura <strong>per</strong> cui si è deciso di cercare una casa <strong>per</strong>manente <strong>per</strong> il centro<br />
Perché adesso dove è stato fatto?<br />
Nel<strong>la</strong> casa del centro diurno del<strong>la</strong> coop. a Varese<br />
Una paro<strong>la</strong> sul futuro?<br />
Sìcuramente il fatto che stiamo cercando una struttura fisica che funga da centro <strong>per</strong>manente è una mancanza<br />
strutturale che stiamo cercando di colmare <strong>per</strong>ché un centro <strong>per</strong> le famiglie richiede uno spazio fisico che<br />
richiama <strong>la</strong> dimensione del<strong>la</strong> casa. Forse potremmo prevedere l‟inserimento anche di una figura sanitaria <strong>per</strong><br />
qualche ora al<strong>la</strong> settimana nel centro e come riferimento <strong>per</strong> le famiglie, non so un pediatra, un neuropsichiatra,<br />
ma è ancora da valutare.<br />
474
2.1.3 Intervista al<strong>la</strong> coordinatrice Area minori – Servizi Sociali Comune di Varese (MFV2)<br />
Abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare possa essere una buona pratica, secondo lei <strong>per</strong>ché?<br />
Perché a mio avviso può essere una s<strong>per</strong>imentazione di un nuovo modo di presentare il <strong>la</strong>voro con una <strong>famiglia</strong><br />
fragile anche <strong>per</strong>ché le situazioni diventano sempre più complesse e complicate e quello che può essere un<br />
modello c<strong>la</strong>ssico a cui siamo abituati nel<strong>la</strong> storia dei servizi <strong>per</strong> cui questo approccio sicuramente anche può<br />
portare delle indicazioni ai servizi, o chi <strong>per</strong> loro, nel<strong>la</strong> presa in carico del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> multiproblematica.<br />
Di che tipo? Cosa porta di nuovo o di diverso?<br />
Più che di nuovo e di diverso è proprio <strong>la</strong> presa in carico complessiva, globale del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e non anche , come<br />
dire, in una presa in carico intensiva, multidisciplinare e l‟altro aspetto famiglie insieme con gli stessi problemi<br />
che posso essere una risorsa le une <strong>per</strong> le altre. Questo è l‟aspetto innovativo rispetto ai servizi, questo è uno<br />
degli aspetti innovativi, una <strong>famiglia</strong> fragile che può essere risorsa <strong>per</strong> un‟altra <strong>famiglia</strong> fragile. Questo credo<br />
che,nel<strong>la</strong> storia dei servizi siamo abituati a trattare le famiglie come portatrici di bisogni ma difficilmente si<br />
considerano anche risorse, questo si fa più fatica, questa nuova metodologia invece mette proprio in luce questo<br />
aspetto.<br />
Come è venuta l‟idea di poter tentare di attivare un servizio di questo tipo a Varese?<br />
Allora, devo dire che nell‟attività con le famiglie del comune di Varese e poi del distretto di Varese <strong>per</strong>ché i<br />
Comuni del distretto hanno delegato <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> minori al Comune di Varese come Ente capofi<strong>la</strong>, noi da diversi<br />
anni, io credo già con <strong>la</strong> L. 285 abbiamo iniziato a s<strong>per</strong>imentare nuove modalità di aiuto alle famiglie, non tanto<br />
<strong>per</strong> diciamo, <strong>per</strong> far indietreggiare il servizio, quanto <strong>per</strong> cogliere anche rispetto al<strong>la</strong> società civile nuove forme<br />
di aiuto alle famiglie, e con una forte col<strong>la</strong>borazione istituzionale, quindi pubblico, e società civile come privato<br />
che leggono i bisogni del territorio e a seconda del<strong>la</strong> proprie risorse che mettono a disposizione, proprio <strong>per</strong>ché<br />
l‟obiettivo era di normalizzare sempre di più gli interventi e le prestazioni nell‟affiancamento alle famiglie, una<br />
sorta di accompagnamento delle famiglie e rispetto a quelli che potevano vivere come bisogni, come difficoltà.<br />
Per cui abbiamo iniziato credo dal 1998 le prime s<strong>per</strong>imentazione del<strong>la</strong> 285, abbiamo iniziato nel territorio con<br />
piccole cose, un centro diurno a<strong>per</strong>to alle famiglie e ai minori, con il volontariato che poi si è costituito in<br />
associazione delle famiglie. questa è stata <strong>la</strong> prima s<strong>per</strong>imentazione che abbiamo fatto e così via via. Sempre<br />
cogliendo anche un po‟ nel territorio quelle realtà che potessero essere s<strong>per</strong>imentali rispetto a una nuova presa in<br />
carico dei minori, del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> del<strong>la</strong> comunità <strong>per</strong>ché l‟occhio istituzionale è sempre stato rivolto a<br />
s<strong>per</strong>imentare interventi che vedessero anche una comunità protagonista <strong>per</strong> cui presa in carico delle famiglie,<br />
accompagnamento delle famiglie ma contemporaneamente anche interventi che stimo<strong>la</strong>ssero <strong>la</strong> comunità, azioni<br />
di sviluppo di comunità, mettere attorno al tavolo <strong>la</strong> parrocchia di un quartiere, l‟associazione di volontariato.<br />
Ecco questo piano che poi abbiamo chiamato Antares che comprende più azioni ma con un filo conduttore,<br />
infanzia, <strong>famiglia</strong>, comunità, quindi con una forte coordinamento del servizio, del<strong>la</strong> parte istituzionale proprio<br />
<strong>per</strong>ché si realizzasse quel<strong>la</strong> governance del territorio <strong>la</strong>ddove ciascuno mette dei sa<strong>per</strong>i, competenze e<br />
es<strong>per</strong>ienze, pubblico e privato.<br />
Quindi questo progetto rientra in questa cornice più ampia a livello territoriale?<br />
Esatto, devo dire che rispetto a questo tipo di approccio, <strong>per</strong>sonalmente ne avevo sentito par<strong>la</strong>re in un convegno<br />
e mi aveva stimo<strong>la</strong>to delle riflessioni <strong>per</strong> cui quando abbiamo poi sviluppato anche un rinnovo delle azioni mi<br />
era rimasto come possibilità anche s<strong>per</strong>imentare nel territorio questo nuovo approccio e quando abbiamo avuto<br />
l‟occasione di approfondire con <strong>la</strong> coop. La casa davanti al sole questa iniziativa abbiamo valutato che potesse<br />
rientrare in questo piano di cornice quindi sempre nell‟ottica di s<strong>per</strong>imentare nuove possibilità di intervento<br />
È stata fatta un progettazione condivisa ?<br />
Sì sì<br />
Com‟è andata dal suo punto di vista?<br />
Sì sono incontrati due esigenze, da una parte quel<strong>la</strong> istituzionale di voler ampliare il piano con nuove<br />
s<strong>per</strong>imentazioni, dall‟altra il privato che aveva già una es<strong>per</strong>ienza in tal senso e voleva mettere a fuoco nel<br />
territorio una s<strong>per</strong>imentazione di questo tipo, c‟è stata all‟inizio una condivisione degli intenti tra le due realtà.<br />
Diciamo che rispetto ad un momento di grande difficoltà anche nel<strong>la</strong> tenuta territoriale dei servizi, poter fare<br />
delle s<strong>per</strong>imentazioni in un momento di contenimento sia del<strong>la</strong> spesa che richiede sacrifici non è facile farlo<br />
comprendere agli amministratori, qualche volta anche agli o<strong>per</strong>atori che da una parte nel loro o<strong>per</strong>are quotidiano<br />
sono frustrati dal sentirsi dare delle risposte negative rispetto alle loro proposte di intervento e quindi dover<br />
andare anche a s<strong>per</strong>imentare, passare anche attraverso poi gli o<strong>per</strong>atori che devono s<strong>per</strong>imentare questo<br />
approccio <strong>per</strong>ché se da una parte dicono “ma come siamo in difficoltà non riusciamo a garantire i servizi<br />
tradizionalmente intesi e Voi andate a fare delle s<strong>per</strong>imentazione” <strong>per</strong> cui curare molto l‟aspetto che anche un<br />
475
piano di prevenzione sia fatto proprio dagli o<strong>per</strong>atori pur poi essendoci anche responsabilità diverse ma sia<br />
compreso nelle sue finalità <strong>per</strong>ché più interventi di prevenzione ci sono l‟obiettivo è meno interventi di<br />
riparazione. Non è così scontato <strong>per</strong>ò io sono davvero d‟accordo su quello che ormai anche a livello degli studi<br />
internazionali viene fuori che 1 euro sul<strong>la</strong> prevenzione sono 10 euro risparmiati sul<strong>la</strong> riparazione. Però questo<br />
deve passare dal basso, dagli o<strong>per</strong>atori questa consapevolezza <strong>per</strong> cui anche questo progetto che non veniva<br />
inteso tanto sul piano del<strong>la</strong> prevenzione <strong>per</strong>ché è rivolto alle famiglie multiproblematiche, gli o<strong>per</strong>atori si<br />
chiedevano cosa centra nel piano di prevenzione e quindi anche fare l‟altro passaggio che nel piano di<br />
prevenzione ci sono anche s<strong>per</strong>imentazioni innovative nel campo del<strong>la</strong> riparazione, <strong>per</strong> esempio <strong>la</strong> giustizia<br />
ripartiva rientra nel piano ANtares. E poi di andare a individuare con dei momenti condivisi di incontro, spiegare<br />
l‟approccio, con i professionisti coinvolti e soprattutto l‟altro passaggio fondamentale è che l‟o<strong>per</strong>atore in prima<br />
<strong>per</strong>sona sia direttamente coinvolto nel progetto e questi io ci tengo molto a sottolinearlo <strong>per</strong>ché rientra nel mio<br />
pensiero di coordinamento, nello s<strong>per</strong>imentare anche forme nuove di servizio non è un servizio che io ho dato<br />
fuori, è un servizio di cui condividiamo gli obiettivi le finalità, i successi, gli insuccessi e nel <strong>per</strong>corso<br />
cambiamo <strong>la</strong> rotta se necessario, questo <strong>per</strong> me è partnership reale. Anche su questo progetto devo dire che il<br />
servizio si è sentito coinvolto in prima <strong>per</strong>sona, nell‟individuare le famiglie, con il <strong>la</strong>voro degli o<strong>per</strong>atori<br />
pluridisciplinari, quindi assistenti sociali, psicologi, educatori del servizio, che hanno partecipato poi sia<br />
all‟individuazione delle famiglie che al momento dell‟avvio e del<strong>la</strong> restituzione con gli specialisti che hanno<br />
portato avanti l‟attività.<br />
È importante questa concretezza del<strong>la</strong> partnership?<br />
Per me è molto importante, io credo che sia nel<strong>la</strong> buona riuscita di ogni azione questo coinvolgimento, tutto<br />
quello che viene dall‟alto e non viene condiviso è uno degli elementi di fallimento dell‟azione, oppure va bene<br />
<strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo ma non crea <strong>la</strong> possibilità che le buone pratiche rimangono. Invece questo coinvolgimento a vari<br />
livelli con responsabilità diverse, credo che faccia anche cultura del cambiamento. Per me questo è stato<br />
l‟aspetto importante che abbiamo curato, all‟interno del servizio abbiamo dedicato delle riunioni di équipe a<br />
individuare le famiglie, con apporti pluridisciplinari, diciamo che è stato vissuto dal servizio, io credo che questo<br />
sia veramente uno degli aspetti più importanti se si vuole creare cultura nuova e a<strong>per</strong>tura a nuovi approccio, a<br />
nuove modalità.<br />
È faticoso <strong>la</strong>vorare integrando interventi degli o<strong>per</strong>atori del servizio pubblico e del privato sociale?<br />
È sicuramente più complesso, <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> i motivi di cui ho già par<strong>la</strong>to, aiuta ad implementare nuove modalità, si ha<br />
più probabilità di riuscita, questo è il mio parere, e ho avuto modo di verificarlo con questa s<strong>per</strong>imentazione del<br />
primo anno e con un report che è stato fatto in col<strong>la</strong>borazione tra pubblico e privato, sulle situazioni, ma ho<br />
avuto modo di fare anche un momento di sintesi come équipe all‟interno del servizio. Direi che<br />
complessivamente ci sono due distinzioni. C‟è <strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza dell‟o<strong>per</strong>atorie che è coinvolto direttamente dove<br />
qualcuno si aspettava dei risultati più immediatamente da beneficiare e su questo dicono, “ma mi aspettavo di<br />
più”. Io dico che un anno, mesi di <strong>la</strong>voro non possono produrre quei cambiamenti radicali che invece con un<br />
tempo più lungo <strong>per</strong>mette di vedere gli effetti. Sicuramente, <strong>per</strong>ò, un‟altra visione di quel<strong>la</strong> determinata<br />
situazione nell‟o<strong>per</strong>atore è avvenuta, nell‟approcciarsi al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona. Questo sicuramente è stato importante e il<br />
progetto ha contribuito, non rispetto a chi si aspettava dei risultati da spendere immediatamente, ma in una<br />
valutazione globale è stato condiviso il fatto che abbiamo davanti ancora un altro anno di s<strong>per</strong>imentazione,quindi<br />
individuare nuove famiglie e anche l‟es<strong>per</strong>ienza fatta con alcune può essere tesoro nell‟individuazione di altre<br />
famiglie. Noi parliamo in generale di <strong>famiglia</strong> multiproblematiche ma all‟interno di questa grande categoria ci<br />
possono essere anche quelle che con un coinvolgimento, <strong>per</strong>ché anche queste famiglie sono state coinvolte<br />
nell‟aderire, <strong>per</strong>ò su alcune, come dire era un coinvolgimento di tipo “coatto”. In alcune l‟adesione c‟è stata <strong>per</strong><br />
il terrore di provvedimenti più restrittivi. Quindi anche questo passaggio deve essere pensato anche se c‟è<br />
all‟interno del progetto <strong>la</strong> proposta di far partecipare le famiglie che sono a rischio di allontanamento dei<br />
bambini. Ma le motivazioni sono importanti. Su questo, sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> del <strong>la</strong>voro che andrà a<br />
fare insieme agli o<strong>per</strong>atori, è necessario che i nostri o<strong>per</strong>atori <strong>la</strong>vorino un po‟ di più. E l‟es<strong>per</strong>ienza, <strong>la</strong><br />
s<strong>per</strong>imentazione di quest‟anno può servire anche nell‟individuare le nuove famiglie che partiranno nel<strong>la</strong><br />
prosecuzione del progetto.<br />
Come è stato finanziato il progetto?<br />
Sono finanziamento che rientrano nei fondi dell‟Ufficio di Piano dell‟Ambito distrettuali in un piano che prevede<br />
diversi progetti integrati, il distretto ha fatto una grossa scommesso anche <strong>per</strong>ché i finanziamento sono<br />
notevolmente diminuiti,noi quest‟anno registriamo circa il 60% in meno nel FNPS. Il fatto che un‟Assemblea dei<br />
Sindaci decida grazie al <strong>la</strong>voro presentato, <strong>per</strong>ché sono stati portati dei report di comprensione delle azioni che si<br />
andavano a svolgere, io credo che l‟assemblea dei sindaci abbia compreso il valore del piano <strong>per</strong> cui a fronte del<br />
dimezzamento di risorse ha mantenuto inalterato il budget <strong>per</strong> il piano e questo è stata uno sforzo notevole. È<br />
chiaro che all‟interno del distretto poi ci sono pesi diversi,. Su questo progetto il finanziamento è stato<br />
476
completamente a carico del Comune di Varese <strong>per</strong> non gravare sui comuni più piccoli proprio <strong>per</strong>ché <strong>la</strong><br />
s<strong>per</strong>imentazione almeno inizialmente è partita dal Comune di Varese che ha mostrato agli altri <strong>per</strong>ché si voleva<br />
andare a promuovere questo progetto, facendolo quindi rientrare nel piano, ma <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione <strong>la</strong> ricaduta<br />
economica era sul comune anche <strong>per</strong> dare modo e tempo di capire che possono esserci dei benefici anche <strong>per</strong> gli<br />
altri. (racconto di un altro progetto).io sono convinta che se si <strong>la</strong>vora anche con una chiarezza di obiettivi si<br />
portano dei risultati poi gradualmente anche si fa cultura. Anche da parte degli amministratori. E noi almeno<br />
o<strong>per</strong>iamo così. C‟è un ufficio di paino composto da tecnici dei servizi sensibili alle innovazioni e ai cambiamenti<br />
<strong>per</strong> cui devo dire onestamente che c‟è anche sostanzialmente poi una fiducia degli amministratori rispetto ai<br />
risultati che vengono prodotti. Però bisogna anche dare il tempo di far maturare <strong>la</strong> cultura e credo che portando<br />
anche dei report comprensibili ci si apre. Il nostro problema come tecnici del sociale a vari livelli è anche quello<br />
che o<strong>per</strong>iamo molto ma facciamo poca cultura di quello che si fa <strong>per</strong>ché non si ha tempo, si è sempre<br />
nell‟emergenza, oggi più di ieri,. E questo non da modo agli altri di capire quello che si sta facendo. Anche a<br />
proposta del Multi family nonostante una s<strong>per</strong>imentazione picco<strong>la</strong> partita in questo primo anno, il fatto che<br />
abbiamo condiviso di fare un convegno, ha prodotto cultura informazione, curiosità conoscenza. Dopo quel<br />
convegno altri ambiti mi hanno telefonato, non solo figure istituzionali, ma anche o<strong>per</strong>atori mi hanno chiesto<br />
“realmente cosa ti ha dato come servizio” ritorno quindi <strong>la</strong> pensiero iniziale, credo che fare in modo, certo è<br />
faticoso, di pubblicizzare delle s<strong>per</strong>imentazione, delle buone prassi può essere utile nel <strong>la</strong>voro sociale proprio<br />
<strong>per</strong>ché molte volte, almeno dal mio osservatorio che è modesto, noto <strong>la</strong> solitudine degli o<strong>per</strong>atori, quanto un<br />
servizio grande può essere più strutturato, ma <strong>la</strong> realtà che ci circonda è fatta di piccole realtà dove gli o<strong>per</strong>atori<br />
sono pochi e soli. Credo che questo possa aiutare.<br />
Indicazioni <strong>per</strong> il futuro rispetto a questo progetto?<br />
In tanto <strong>per</strong> es proprio <strong>per</strong> le motivazioni che dicevo prima rispetto al<strong>la</strong> prima s<strong>per</strong>imentazione con queste<br />
famiglie dobbiamo tenerle agganciate, quelle che hanno partecipato, dobbiamo tenerle agganciate ovviamente<br />
quelle che condividono un prosieguo e nell‟individuazione delle nuove famiglie, che negli intendimenti <strong>per</strong> me è<br />
importante al<strong>la</strong>rgare al distretto <strong>per</strong>ché se bisogna anche s<strong>per</strong>imentare bisogna anche al<strong>la</strong>rgare il raggio di azione<br />
ma sempre con questa attenzione a mio avviso al coinvolgimento degli o<strong>per</strong>atori che hanno in carico quelle<br />
situazioni. Poi è chiaro che il <strong>per</strong>corso lo devono fare, ma semrpe con questa attenzione che devo dire è stata<br />
molto ben curata sia da parte degli o<strong>per</strong>atori del servizio, ma anche dei professionisti del<strong>la</strong> coop. che hanno<br />
portato avanti <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione del primo anno. E credo che questo debba essere mantenuto <strong>per</strong>ché può<br />
produrre poi quei cambiamenti che ci aspettiamo <strong>per</strong>ché le situazioni poi rimangono in carico al servizio. E in un<br />
qualche modo l‟altro aspetto che dobbiamo curare meglio, ma non <strong>per</strong>ché non l‟abbiamo fatto, ma <strong>per</strong>ché ne<br />
dobbiamo tenere conto maggiormente e capiremo come, siccome le situazioni individuate sono dell‟autorità<br />
giudiziaria, con i giudici che seguono queste situazioni dovremmo maggiormente curare questo aspetto, <strong>per</strong>ché<br />
io ho in mente una situazione dove si è fatto un certo <strong>per</strong>corso, si è arrivati a quello che era possibile, ripeto non<br />
possiamo pretendere cambiamenti radicali, <strong>per</strong>ò possiamo anche dire “questa <strong>per</strong>sona ha raggiunto questa sua<br />
consapevolezza e quindi fin qui si può occupare dei figli, poi ha bisogno di altri tipi di supporto” ma se manca <strong>la</strong><br />
parte poi prescrittiva del tribunale che non ha compreso appieno oltre che non c‟è stato tempo, si rischia di far<br />
fallire il progetto individuale condiviso con <strong>la</strong> famiglie. Io credo che questo aspetto lo dobbiamo curare ancora<br />
meglio, non so come, vediamo insieme, ma strada facendo migliorerà e sicuramente è una cosa da vedere. Ho<br />
avuto modo di par<strong>la</strong>re con un giudice di uno di questi casi a cui avevo mandato l‟ennesimo sollecito. E diceva<br />
“ma in fin dei conti cosa è cambiato” gli ho risposto che glielo avevamo scritto quali erano gli obiettivi di questo<br />
progetto e se <strong>la</strong> signora si fosse fatta agganciare e fatto questo <strong>per</strong>corso noi ipotizzavamo un cambiamento del<br />
progetto. Questa connessione dobbiamo curar<strong>la</strong> un po‟ meglio <strong>per</strong>ché se invitiamo le famiglie a fare uno sforzo<br />
prefigurando che possano esserci dei cambiamenti anche sul piano del tribunale poi, che comunque ci piaccia o<br />
no, le famiglie ci vedono come al lunga mano del tribunale e poi diventiamo anche meno credibili come servizio.<br />
Questo è uno degli aspetti che dobbiamo curare meglio.<br />
L‟intervista si conclude dato che il referente ha un altro appuntamento.<br />
2.1.4 Intervista al<strong>la</strong> psicologa del Centro di Terapia Multifamiliare – Varese (MFV3)<br />
“Abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare che possa essere considerato una buona pratica. Perché<br />
secondo lei il suo servizio può essere considerato tale (cioè una buona pratica)?”<br />
Perché è una modalità di <strong>la</strong>voro con le famiglie che <strong>per</strong>mette di coinvolgere le famiglie stesse, anche se sono<br />
problematiche. È un modo di <strong>la</strong>vorare che parte proprio dal presupposto che le famiglie, anche se hanno dei<br />
problemi, delle difficoltà, hanno le risorse <strong>per</strong> venirne fuori, certo, sono sostenute, ma gli o<strong>per</strong>atori dei servizi da<br />
soli non possono sa<strong>per</strong>e che cosa è meglio fare in quel<strong>la</strong> situazione piuttosto che in quell‟altra, è solo con loro,<br />
con il coinvolgimento delle famiglie, dei genitori e anche dei bambini che insieme si possono trovare delle<br />
soluzioni che, come dire, possano essere efficaci, realistiche. La terapia multifamiliare mette al centro le<br />
famiglie, dà loro <strong>la</strong> possibilità di partecipare attivamente alle decisioni, le sostiene <strong>per</strong> cercare di capire quali<br />
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sono le loro competenze e metterle in atto. Le famiglie si ritrovano insieme e insieme agli o<strong>per</strong>atori <strong>la</strong>vorano sui<br />
temi del<strong>la</strong> vita quotidiana e da li emergono le loro capacità, anche le difficoltà, diventano più consapevoli, è<br />
come se avessero <strong>la</strong> possibilità di vederle, nel confronto con gli altri, <strong>per</strong>ché è con le altre famiglie, dal confronto<br />
tra di loro che emergono, sia le difficoltà, ma anche le risorse. Insomma si sostengono a vicenda. E poi gli<br />
o<strong>per</strong>atori danno feedback <strong>per</strong> aiutarle a vedere le cose. Fondamentalmente gli obiettivi del<strong>la</strong> Terapia<br />
multifamiliare sono due: da un <strong>la</strong>to riuscire a portare, all‟interno dei servizi di tute<strong>la</strong> minori, una nuova modalità<br />
di presa in carico del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> nel senso di vivere <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> non come bisognosa o “non capace di” ma come<br />
portatrice di risorse che vanno fatte emergere o in un certo senso potenziare. L‟altro di poter aiutare le famiglie a<br />
potenziare <strong>la</strong> loro capacità di far fronte alle difficoltà, al<strong>la</strong> fatiche e situazioni che le hanno portate a trovarsi in<br />
una situazione di grande svantaggio sociale.<br />
Che ruolo svolge in questo servizio?<br />
Sono in parte responsabile e contemporaneamente <strong>per</strong>ò <strong>la</strong>voro come o<strong>per</strong>atore del servizio anche se si tratta di<br />
un servizio che impiega pochi o<strong>per</strong>atori e quindi <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione e integrazione è talmente stretta che i ruoli<br />
sono spesso complementari con l‟assistente sociale e gli altri o<strong>per</strong>atori.<br />
Nel senso che è una équipe pluri-professionale?<br />
Sì, ci sono io che sono psicologa, psicoterapeuta, c‟è un‟assistente sociale, c‟è un educatore e poi due stagiste<br />
dell‟università, del corso <strong>per</strong> assistenti sociali che ci hanno dato una mano. Poi ci sono gli altri o<strong>per</strong>atori dei<br />
servizi che seguono le famiglie.<br />
Gli altri o<strong>per</strong>atori?<br />
Sì, gli o<strong>per</strong>atori che seguono le famiglie nei servizi, quotidianamente, che le hanno in carico potremmo dire <strong>per</strong><br />
cui, non so, l‟assistente sociale del comune che le segue <strong>per</strong> <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei minori, poi in alcuni casi c‟è il<br />
Neuropsichiatra, <strong>per</strong> altre famiglie gli educatori del<strong>la</strong> comunità dove sono collocati i loro bambini, in una<br />
situazione ha partecipato anche il preside del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> che frequenta il ragazzo.<br />
Nel senso che partecipano al progetto?<br />
Sì, cioè non partecipano alle attività intensive con le famiglie, non sono venuti fisicamente durante i gironi di<br />
attività di gruppo con le famiglie, ma hanno partecipato a tutti gli incontri di rete, ai network meeting iniziali e<br />
finali. Hanno condiviso il progetto, gli obiettivi che ci siamo dati all‟inizio con ciascuna <strong>famiglia</strong> e poi durante il<br />
<strong>per</strong>corso hanno seguito <strong>la</strong> situazione <strong>per</strong> cui ci sono stati, anche <strong>per</strong>ché loro continuano ad essere presenti poi <strong>per</strong><br />
cui è molto importante che ci siano e che sappiano cosa abbiamo fatto, che in qualche modo partecipino al<br />
progetto. ma l‟équipe, come dire, interna del progetto è quel<strong>la</strong> che ho nominato prima.<br />
Come sono le re<strong>la</strong>zioni tra gli o<strong>per</strong>atori dell‟èquipe?<br />
Per ora l‟équipe, come dicevo è molto ristretta e se devo valutare le re<strong>la</strong>zioni direi che sono buone, anche <strong>per</strong>ché<br />
diversamente un clima poco favorevole o addirittura ostile verrebbe <strong>per</strong>cepito dalle famiglie con le quali si<br />
trascorre molto tempo durante <strong>la</strong> giornata. Però è andata bene, <strong>la</strong>voriamo bene insieme e ci conosciamo da un<br />
po‟ <strong>per</strong> cui questo facilita le cose. Poi ciascuno ha il suo spazio, ha un ruolo con compiti condivisi.<br />
E all‟interno del progetto quali sono i suoi compiti concretamente?<br />
Bè, diciamo che io conoscevo fin dall‟inizio <strong>la</strong> modalità di <strong>la</strong>voro, <strong>per</strong>ché sono stata a Londra a formarmi, e<br />
l‟avevo già s<strong>per</strong>imentato in ASL a Mi<strong>la</strong>no, poi <strong>per</strong>ò quel servizio è stato chiuso. Per cui all‟inizio mi sono<br />
occupata del<strong>la</strong> formazione con gli altri o<strong>per</strong>atori. Abbiamo ragionato insieme come farlo, anche <strong>per</strong>ché è stato<br />
necessario calibrarlo su questa realtà e poi abbiamo voluto sottolineare anche l‟aspetto sociale, come dire,<br />
re<strong>la</strong>zionale dell‟intervento. Poi nel centro i miei compiti sono re<strong>la</strong>tivi all‟organizzazione del <strong>la</strong>voro che poi<br />
andremo a fare concretamente con le famiglie, al<strong>la</strong> progettazione degli interventi necessari, all‟intervento diretto<br />
con le famiglie durante le giornate del ciclo intensivo, sono poi facilitatore all‟interno dei gruppi multifamiliari.<br />
In sostanza di tratta di pensare e realizzare un <strong>la</strong>voro terapeutico con le famiglie e con i singoli.<br />
Quindi concretamente cosa fa con le famiglie?<br />
All‟inizio le incontriamo, si, ci sono dei momenti di incontro che chiamiamo network meeting in cui sono<br />
presenti tutti gli o<strong>per</strong>atori del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong> condividere il progetto e scegliere insieme gli obiettivi, mi riferisco<br />
agli o<strong>per</strong>atori che citavo prima. Fin da subito si chiede al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, all‟utente o al genitore che sia, se ritiene<br />
opportuno far partecipare al primo incontro con i servizi una <strong>per</strong>sona di sua fiducia o che potrebbe essergli<br />
d‟aiuto in qualche modo. Per esempio anche durante il programma abbiamo invitato a partecipare il nuovo<br />
compagno di una madre so<strong>la</strong> o in un‟altra situazione <strong>la</strong> nonna materna che partecipa molto attivamente al<strong>la</strong> vita<br />
familiare del<strong>la</strong> figlia. Poi con le famiglie passiamo insieme le giornate intensive al centro, quindi concretamente<br />
faccio visite domiciliari, usciamo all‟esterno del Centro con le famiglie che partecipano al progetto, e tutte le<br />
cose che servono <strong>per</strong> fare le attività <strong>per</strong> cui dal<strong>la</strong> preparazione del materiale <strong>per</strong> le attività strutturate con le<br />
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singole famiglie o con i gruppi, alle telefonate, spesso lunghe, con loro o con gli o<strong>per</strong>atori; con gli o<strong>per</strong>atori ci si<br />
vede anche in momenti di incontro altri, non solo con gli o<strong>per</strong>atori del comune, anche con quelli dei servizi che<br />
dicevo esterni, del<strong>la</strong> rete dei servizi esterni al centro ma che conoscono e seguono le famiglie. Poi c‟è tutta <strong>la</strong><br />
parte di documentazione <strong>per</strong> cui bisogna stendere delle re<strong>la</strong>zioni, <strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, il diario…<br />
Che tipo di famiglie arrivano al centro?<br />
Sono tutte famiglie con figli minorenni che si trovano in difficoltà, che hanno, che vivono situazioni difficili, di<br />
solito ci vengono segna<strong>la</strong>te e inviate dai servizi sociali del comune che le conoscono e le seguono <strong>per</strong>ché spesso<br />
c‟è un decreto del Tribunale <strong>per</strong> i minorenni che chiede una valutazione delle capacità genitoriali. Per alcune di<br />
queste famiglie è già avvenuto l‟allontanamento dei minori <strong>per</strong> cui poi gli o<strong>per</strong>atori chiedono l‟intervento di<br />
terapia multifamiliare <strong>per</strong> aiutare a capire se è possibile pensare ad un rientro, se i genitori possono essere<br />
sostenuti, ce <strong>la</strong> possono fare e quindi pensare ad un progetto diverso. Poi il progetto secondo me ha anche altri<br />
destinatari, se possiamo chiamarli così, che sono i colleghi degli altri servizi.<br />
In che senso?<br />
Nel senso che l‟attività del Centro prevede <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione attiva degli o<strong>per</strong>atori che conoscono le famiglie e in<br />
partico<strong>la</strong>re che questi o<strong>per</strong>atori, che sono i colleghi invianti, sanno di poter contare su questo servizio come una<br />
risorsa, non dico aggiuntiva, ma extra rispetto ai servizi che fanno degli interventi un po‟ più “c<strong>la</strong>ssici”. Uno<br />
degli obiettivi è proprio cercare di condividere con gli o<strong>per</strong>atori l‟ottica di fondo dell‟intervento, promuovere il<br />
fatto che inizino a vedere le famiglie come risorse, o meglio, che inizino a considerare il loro diritto ad essere<br />
coinvolte quando si decide del<strong>la</strong> loro vita. Purtroppo non sempre accade, anzi. Ecco i colleghi che <strong>la</strong>vorano con<br />
noi, nel senso dei servizi esterni che col<strong>la</strong>borano, incontrano un po‟ questo approccio, questa modalità di pensare<br />
alle famiglie, anche se sono in difficoltà. E in qualche modo s<strong>per</strong>iamo di contaminarli. Poi non so, bisognerebbe<br />
capire se poi cambia qualcosa, ma credo di si. Però questo a volte è un po‟ difficile, è un ostacolo <strong>per</strong>ché alcuni<br />
colleghi delle comunità residenziali dove sono collocati alcuni minori e che ancora non sono entrati in una vera<br />
ottica di col<strong>la</strong>borazione con le loro famiglie d‟origine e quindi non comprendono fino in fondo <strong>la</strong> fiducia iniziale<br />
con <strong>la</strong> quale ci si approccia ai nuclei familiari. Ecco questa modalità di re<strong>la</strong>zione non aiuta poi le famiglie che<br />
partecipano al progetto, <strong>per</strong> cui bisogna continuamente sostenerle e rimandare l‟importanza del messaggio agli<br />
o<strong>per</strong>atori. È molto importante e se vogliamo far continuare nel tempo il progetto dobbiamo molto <strong>la</strong>vorare su<br />
questa cosa <strong>per</strong>ché questo è un progetto nascente ma bisogna rinforzare le basi <strong>per</strong>ché continui e le premesse<br />
sono buone<br />
Da dove nasce questo progetto?<br />
Nasce sostanzialmente dal fatto che l‟avevo già s<strong>per</strong>imentato a Mi<strong>la</strong>no, e poi nasce dal<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione mia ,<br />
come professionista con <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa “La casa davanti al sole” che anche negli altri progetti, servizi che ci<br />
sono, sposa molto questo approccio di <strong>la</strong>voro con le famiglie, <strong>per</strong> cui abbiamo pensato che potesse essere una,<br />
come dire, s<strong>per</strong>imentazione possibile. Avevamo l‟opportunità di sfruttare gli spazi del centro diurno “Pali e<br />
Quaderni” a Varese e <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con i servizi ce l‟ha <strong>per</strong>messo.<br />
In che senso?<br />
Nel senso che c‟era già una col<strong>la</strong>borazione con gli o<strong>per</strong>atori del comune di Varese, <strong>per</strong> diverse cose, e<br />
ragionando con loro abbiamo capito che poteva esserci bisogno anche di questo intervento a sostegno delle<br />
famiglie, coSì sìamo partiti e abbiamo messo in piedi il Centro.<br />
Com‟è organizzato il centro?<br />
Le famiglie arrivano e partecipano secondo un calendario stabilito che di solito è di circa 10 settimane di <strong>la</strong>voro.<br />
Ci sono giornate in cui vengono solo <strong>per</strong> alcune ore al giorno, altri momenti in cui rimangono tutto il giorno, dal<br />
mattino al pomeriggio. Cuciniamo insieme <strong>per</strong>ché il centro ha sede, come dicevo prima, al centro diurno che è<br />
uno spazio con anche <strong>la</strong> cucina, che è fondamentale <strong>per</strong> il <strong>la</strong>voro con le famiglie. Quindi arrivano, al mattino si<br />
accolgono e iniziamo con un momento di gruppo tutti insieme, genitori e figli, durante il quale decidiamo gli<br />
obiettivi specifici <strong>per</strong> ciascuna <strong>famiglia</strong> e come gruppo che si vogliono raggiungere durante <strong>la</strong> giornata. Sono<br />
obiettivi molto concreti, <strong>per</strong> esempio, riuscire a fare un gioco con mio figlio, evitare di litigare, provare a fare<br />
una cosa insieme agli altri, … e così via. Per questo scegliamo le attività. Possiamo fare tante cose, da attività più<br />
<strong>la</strong>boratoriali a uscite all‟esterno, andare a fare <strong>la</strong> spesa <strong>per</strong> il pranzo. A volte gli o<strong>per</strong>atori propongono delle cose,<br />
tipo attività di disegno <strong>per</strong> nuclei familiari, o proposte di <strong>la</strong>voro. Poi <strong>per</strong>ò si sentono le famiglie e si decide<br />
insieme. Per cui al mattino dopo il gruppo si iniziano le attività. Poi si prepara <strong>per</strong> il pranzo, si mangia tutti<br />
insieme, si sistema e si <strong>la</strong>vano i piatti, e poi si fanno le altre attività del pomeriggio. Ogni giornata si chiude con<br />
un altro momento di gruppo in cui ci diciamo com‟è andata. Sono momenti molto importanti <strong>per</strong> le famiglie,<br />
<strong>per</strong>ché da un <strong>la</strong>to gli o<strong>per</strong>atori le aiutano a riflettere su cosa è successo durante <strong>la</strong> giornata. Ma anche le famiglie<br />
tra di loro si dicono delle cose. Si confrontano, si scambiano. Vedi proprio come si riescono a capire,<br />
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condividono le fatiche. A volte ci sono momenti di tensione ma fa parte anche questo del<strong>la</strong> quotidianità.<br />
Soprattutto tra i ragazzi. Poi c‟è tutto il <strong>la</strong>voro con le singole famiglie. Per cui gli incontri individuali, da soli con<br />
loro o insieme agli o<strong>per</strong>atori dei servizi che li seguono. Dopo <strong>la</strong> fase intensiva abbiamo proposto alle famiglie di<br />
proseguire ad incontrarci in gruppo, una sorta di gruppo di auto-mutuo aiuto, fanno un po‟ più fatica <strong>per</strong>ché non<br />
c‟è un vero e proprio calendario, ma ci stiamo vedendo. E poi soprattutto loro si incontrano fuori. Ci raccontano<br />
che vanno a mangiare <strong>la</strong> pizza insieme, escono <strong>la</strong> domenica <strong>per</strong>ché si sono instaurate delle re<strong>la</strong>zioni di fiducia<br />
<strong>per</strong> cui si vedono anche al di là dei momenti che proponiamo loro.<br />
Quindi se ho compreso bene le famiglie sono ancora in re<strong>la</strong>zione tra loro?<br />
Sì sì, si vedono. Credo che questo sia un risultato molto importante del progetto <strong>per</strong>ché proseguono ad<br />
incontrarsi e si vedono, insomma, escono un po‟ dalle difficoltà e vivono momenti buoni tra di loro.<br />
Prima mi citava una difficoltà incontrata con gli o<strong>per</strong>atori esterni, ci sono stata altre difficoltà?<br />
Bè, abbiamo il problema degli spazi, nel senso che sarebbe necessario individuare uno spazio apposito <strong>per</strong> il<br />
centro senza doverlo condividere con il centro diurno <strong>per</strong>ché lo spazio è fondamentale, serve una casa <strong>per</strong> le<br />
famiglie. e questo incontra chiaramente ostacoli di tipo economico, <strong>per</strong>ò stiamo pensando di comprare una casa<br />
apposta con <strong>la</strong> Coop. Un altra cosa importante <strong>per</strong> il futuro è quel<strong>la</strong> di riuscire a re<strong>per</strong>ire fondi <strong>per</strong> poter<br />
aumentare le possibilità di ampliare le giornate e gli interventi con le famiglie, <strong>per</strong> proseguire nel <strong>la</strong>voro, ma su<br />
questo fronte l‟ambito distrettuale di Varese ci ha riconfermato un altro ciclo con un nuovo gruppo di famiglie e<br />
poi con <strong>la</strong> Provincia di Varese stiamo partecipando a un bando Cariplo che se passa ci <strong>per</strong>metterà di farne altri<br />
sia a Varese che in un altro distretto del<strong>la</strong> provincia.<br />
Quale è stata invece una risorsa che ha facilitato il <strong>la</strong>voro?<br />
Personalmente il fatto di aver già delle competenze acquisite nel tempo sul<strong>la</strong> modalità di <strong>la</strong>voro in quanto ho<br />
<strong>la</strong>vorato <strong>per</strong> il Centro di trattamento multifamiliare dell‟ASL Città di Mi<strong>la</strong>no <strong>per</strong> sei anni dal 2000 al 2006<br />
partecipando fin dall‟inizio allo studio di fattibilità del<strong>la</strong> realizzazione di un centro multifamiliare in Italia, <strong>per</strong><br />
cui ho acquisito una serie di competenze li e anche nei vari stage che abbiamo fatto sia a Mi<strong>la</strong>no che a Londra<br />
con gli o<strong>per</strong>atori del Marlbourough Family Center. Poi va bè, le famiglie in primis, nel senso che sono loro che<br />
portano le risorse principali <strong>per</strong> poter <strong>la</strong>vorare insieme e è da quelle che dobbiamo partire. Poi sicuramente anche<br />
il credere fermamente che questo tipo di intervento è una buona pratica nel campo del trattamento delle famiglie<br />
multiproblematiche. Questa mia convinzione è supportata anche da una ricerca europea del 2007 finanziata dal<strong>la</strong><br />
commissione europea nell‟ambito del progetto Daphne<br />
Che tipo di ricerca?<br />
Una ricerca a cui hanno partecipato sette paesi del<strong>la</strong> comunità europea dove si sono valutati tutti i modi differenti<br />
di applicare <strong>la</strong> terapia multifamiliare a seconda del background culturale, sociale, politico ed economico di ogni<br />
paese. Ora dovrebbe ripartire il secondo anno ma siamo ancora in attesa di avere risposte sull‟approvazione del<br />
progetto<br />
Che progetto è?<br />
Di promozione del<strong>la</strong> terapia multifamiliare, di promozione del<strong>la</strong> conoscenza, in questo nuovo progetto ci siamo<br />
anche noi come Coo<strong>per</strong>ativa ma appunto non sappiamo ancora se verrà finanziato. Un'altra cosa che in qualche<br />
modo ha facilitato il <strong>la</strong>voro è stata <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con i servizi di tute<strong>la</strong> minori del Comune di riferimento e<br />
con alcuni colleghi del<strong>la</strong> rete coi quali abbiamo col<strong>la</strong>borato, ovviamente condividendo il progetto e finalizzati a<br />
sostenere le famiglie<br />
A quali altri colleghi del<strong>la</strong> rete si riferisce?<br />
Per esempio dal preside del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di uno dei ragazzi, agli o<strong>per</strong>atori delle comunità di accoglienza dove<br />
vivevano alcuni bambini che hanno partecipato al centro, mentre alcuni hanno fatto fatica a capire, altri o<strong>per</strong>atori<br />
di altre comunità hanno compreso subito e sostenuto <strong>la</strong> partecipazione del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> al progetto , e non ultimo<br />
come dicevo, dalle famiglie stesse.<br />
In che senso?<br />
Perché durante il <strong>la</strong>voro era a volte abbastanza evidente che le famiglie gradivano e comunque condividevano gli<br />
interventi che venivano proposti o fatti insieme con loro.<br />
Quindi c‟era un condivisione progettuale con loro<br />
Sì, direi di si, non solo sulle cose da fare quotidianamente, ma anche sul progetto iniziale <strong>per</strong> cui dovevano<br />
venire al centro. Alcune all‟inizio hanno fatto un po‟ fatica, ma poi si sono rassicurate e abbiamo <strong>la</strong>vorato bene.<br />
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È stata una soddisfazione questa?<br />
Sì certo, credo che siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi, che non erano tanto di modificare sostanzialmente <strong>la</strong><br />
situazione familiare, anche se in alcuni casi questo è avvenuto, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> es un papà sta facendo ora il<br />
riavvicinamento con i suoi due figli che erano collocati in comunità, piuttosto che un‟altra mamma che<br />
finalmente si è mossa <strong>per</strong> trovare una casa adeguata dove poter iniziare a organizzare dei momenti di rientro dei<br />
suoi due bambini che sono in comunità, anche qua sono incontri graduali ma <strong>la</strong> prospettiva è il<br />
ricongiungimento. Ecco, sostenere le famiglie nel vivere un processo di empowerment delle loro capacità, averne<br />
maggiore consapevolezza. E questo è promosso proprio dalle modalità di <strong>la</strong>voro degli o<strong>per</strong>atori che hanno fin<br />
dall‟inizio un ruolo un po‟ più defi<strong>la</strong>to e comunque “non interventista”, sono le famiglie protagoniste e quindi<br />
che devono partecipare, non sono gli o<strong>per</strong>atori a dire cosa devono fare o cosa va bene, certo, loro sono garanti<br />
del<strong>la</strong> sicurezza, ma sostanzialmente danno feedback e sollecitano che siano le famiglie a risolvere le situazioni di<br />
difficoltà che si creano <strong>per</strong>ché d‟altronde questo è quello che accade nel<strong>la</strong> quotidianità e a casa poi sono da sole,<br />
nel senso che “non ti dico cosa devi fare ma cerco di aiutarti a trovare <strong>la</strong> soluzione più adatta o possibile <strong>per</strong> le<br />
tue capacità” . Per <strong>la</strong> maggior parte degli obbiettivi iniziali è stata data una risposta anche in termini concreti sia<br />
alle famiglie che ai servizi. E poi il fatto che le famiglie abbiano creato una re<strong>la</strong>zione tra di loro, che continuino a<br />
venire agli incontri di gruppo e si vedano al di fuori dà conto del<strong>la</strong> fiducia che hanno s<strong>per</strong>imentato. E questi esiti<br />
sono sicuramente positivi <strong>per</strong> le famiglie ma anche agli occhi degli o<strong>per</strong>atori e, come dire, innovativi, inaspettati,<br />
non li puoi programmare nell‟intervento e che in parte fanno di questo modello una pratica innovativa.<br />
Tirando le file è contenta di <strong>la</strong>vorare in questo progetto?<br />
Beh, direi di si. L‟avevo già s<strong>per</strong>imentato e anche in questo caso mi sono riconfermata l‟importanza di <strong>la</strong>vorare<br />
in questo modo. Certo è un <strong>la</strong>voro impegnativo ma che dà un riscontro tangibile in termini di efficacia degli<br />
interventi con le famiglie, cosa che non è scontata in tanti altri settori del campo psicosociale.<br />
2.1.5 Intervista - assistente sociale del Comune di Varese (MFV4)<br />
Introduzione e richiesta di spiegazione del <strong>per</strong>ché il Multi family è considerato una buona pratica<br />
Sìcuramente <strong>per</strong> il contatto quotidiano con le famiglie e con i minori dove non si sente raccontare quello che<br />
accade tra le famiglie ma lo si vive direttamente e si ha subito <strong>la</strong> possibilità di dare dei feedback di comunicare<br />
con presenti sia i minori che i genitori quelle che possono essere le trasformazioni e i cambiamenti nel qui e ora,<br />
non è un raccontare ma è subito un agire nel momento in cui accadono le cose, agire da parte dell‟o<strong>per</strong>atore<br />
presente, ma anche dal<strong>la</strong> altre famiglie e quindi sono una serie di stimoli che provengono dal<strong>la</strong> rete che in quel<br />
momento è presente con te.<br />
In che modo sei stata coinvolta in questo progetto?<br />
Dal servizio sociale diciamo inizialmente come proposta, quindi non è stata una scelta <strong>per</strong>ò devo dire che avendo<br />
già conosciuto Asen in un convengo che avevo già seguito ero positivamente attenta a questa realtà<br />
Cosa ti aspettavi?<br />
Mi aspettavo di vedere qualcosa di nuovo e di diverse, <strong>per</strong> cui già questa es<strong>per</strong>ienza di riuscire a vedere non le<br />
solite prassi ma una prassi nuova sicuramente incuriosiva e mi ha creato aspettative di una possibilità di versa di<br />
agire e di <strong>la</strong>vorare con le <strong>per</strong>sone<br />
Il tuo ruolo qual è stato?<br />
Accompagnare un po‟ l‟utente a capire in cosa veniva inserito, comunicarlo al papà dei bambini e fare un po‟ da<br />
ponte con gli altri servizi nel senso che il CF ha conosciuto questa realtà tramite i nostri racconti e poi va bè nel<strong>la</strong><br />
riunione che abbiamo fatto <strong>la</strong> prima volta. Però sicuramente anche un po‟ informare gli altri servizi su questo<br />
nuovo servizio e modalità.<br />
Quali obiettivi iniziali si è proposti con questa famiglie e dove si è arrivati?<br />
Sì è arrivati al fatto di ricentrare il ruolo paterno rispetto ad una rete familiare al<strong>la</strong>rgata che tendeva tal volta a<br />
svalutare questa figura e le sue capacità. Aiutare in una re<strong>la</strong>zione dove <strong>la</strong> comunicazione delle emozioni e dei<br />
diversi pareri fosse fattibile tra il genitori e i figli. Io penso che questi due obiettivi sono stati raggiunti invece il<br />
<strong>la</strong>voro con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> al<strong>la</strong>rgata con il nonno e <strong>la</strong> nonna è ancora da portare avanti con una terapia sistemica che<br />
adesso inizieremo.<br />
Cosa ha <strong>per</strong>messo di raggiungere gli obiettivi in questo progetto?<br />
Penso il fatto che le <strong>per</strong>sone abbiano <strong>la</strong> possibilità di confrontarsi con gli o<strong>per</strong>atori vedendosi anche, tramite le<br />
registrazioni, in una posizione distaccata di osservazione di se stessi. Sicuramente il riprendere e far rivedere le<br />
cose aiuta. Il fatto di essere in un gruppo di altri genitori aiuta ad avere meno resistenze rispetto a quello che<br />
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invece è il rapporto con gli o<strong>per</strong>atori dove tendono un po‟ a negare le difficoltà invece li sono molto visibili. Il<br />
fatto che anche gli altri genitori abbiano difficoltà differenti fa sentire meno etichettati e quindi anche una<br />
maggiore libertà di guardarsi e osservarsi senza,… con una minore resistenza,<br />
Quali criticità ha riscontrato?<br />
Non è una criticità, sicuramente è stata una mia difficoltà, era un po‟ difficile pensare di avere dei momenti di<br />
confronto spesso con gli o<strong>per</strong>atori del centro, mi sembrava che fosse un <strong>la</strong>voro che aveva bisogno di essere<br />
vissuto prima di avere continui feedback con noi. Mi sembrava un po‟ un aspetto da <strong>la</strong>sciare in autonomia e di<br />
cui riflettere tutti insieme. Un po‟ come è stato all‟inizio dare ritorno davanti al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona al<strong>la</strong> fine. Sentirsi tra<br />
gli o<strong>per</strong>atori mi sembrava a volte confermare quello che mi smembrava una modalità nuova. Mi rendo conto che<br />
anch‟io ho cercato poco gli o<strong>per</strong>atori del centro ma <strong>per</strong>ché mi sembrava importante che se era <strong>la</strong> concertazione<br />
l‟ambito in cui avere poi un feedback comune allora era giusto fare così, se non era un po‟ tornare in una<br />
modalità dove sono gli o<strong>per</strong>atori che par<strong>la</strong>no del caso, non dove si par<strong>la</strong> insieme al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, in questo caso al<br />
papà, del<strong>la</strong> situazione <strong>per</strong> cui l‟ho sentito un po‟ una difficoltà mia nel dire seguo una prassi nuova e allora anche<br />
così faccio delle cose diverse dal solito che è un po‟ il sentirsi tra gli o<strong>per</strong>atori frequentemente e tastare il polso<br />
del<strong>la</strong> situazione era un po‟ anche una fiducia questa cosa sta andando, loro son o li con il papà, va bene, tutt‟<strong>la</strong><br />
più era un‟attesa nei momenti di difficoltà che poi non ci son stati, di essere contattata, era un po‟ dare molto al<strong>la</strong><br />
concertazione del gruppo poi una restituzione.<br />
Ai par<strong>la</strong>to di fiducia nel senso che è un argomento presente e necessario?<br />
Sì, quando abbiamo visto <strong>la</strong> registrazione dell‟incontro con le famiglie e poi nel<strong>la</strong> prima restituzione secondo me<br />
c‟era già molto <strong>la</strong> fiducia, del mio caso, ma anche degli altri casi. Per cui è stata anche una fiducia poi trasmessa<br />
nel dire “sono in buone mani”, c‟è un rapporto forse, con un po‟ di invidia, quello che vorrei avere anche io con i<br />
casi, una conoscenza, una quotidianità, un‟a<strong>per</strong>tura nel<strong>la</strong> comunicazione che era evidentemente molto alta,<br />
Sì par<strong>la</strong> di fiducia tra le <strong>per</strong>sone che hanno partecipato al progetto …<br />
ma anche con gli o<strong>per</strong>atori<br />
E fra o<strong>per</strong>atori di enti diversi?<br />
Ma un‟a<strong>per</strong>tura da parte degli educatori del<strong>la</strong> comunità penso anche <strong>per</strong>ché era anche un progetto conosciuto,<br />
quindi sicuramente rispetto ad altri casi e altre situazioni questo è stata una agevo<strong>la</strong>zione sicuramente. Da parte<br />
del consultorio “<strong>la</strong> Casa” una curiosità <strong>per</strong>ò forse penso che una criticità, nel momento del<strong>la</strong> presentazione forse<br />
<strong>la</strong> presentazione può essere fatta non solo al servizio sociale ma ad esempio anche al<strong>la</strong> NPI ai CAG a quelle<br />
realtà che sono già presenti sul territorio che facilmente si possono interfacciare ad una situazione di minori in<br />
carico soprattutto con decreto del TM inseriti in comunità o che si prevede possano essere inseriti in comunità<br />
<strong>per</strong> cu un <strong>la</strong>voro pregresso c‟è. Perché è vero che <strong>la</strong> trasmissione di un altro o<strong>per</strong>atore che non è proprio<br />
l‟o<strong>per</strong>atore del progetto in qualche modo naturalmente si <strong>per</strong>dono delle parti. A me hanno colpito alcune cose del<br />
modello, <strong>per</strong> cui sicuramente quando l‟ho riferito ho riferito le parti che a me hanno colpito di più invece <strong>la</strong><br />
presentazione di chi già l‟ha creato lo conosce bene secondo me può anche realmente dare più riscontri. Quindi<br />
forse nel<strong>la</strong> criticità metterei di più al<strong>la</strong>rgare <strong>la</strong> rete,non solo quindi il servizio sociale comunale ma quindi sui<br />
casi, sapendo quali sono gli altri interlocutori fare un po‟ una presentazione, <strong>la</strong> NPI ad es di questo servizio ne ha<br />
sentito par<strong>la</strong>re <strong>per</strong> gli altri casi che aveva in carico. C‟era un po‟ di curiosità ma non era così facile e semplice<br />
comunicare e fare capire cos‟era il progetto e questo forse il tribunale che ha avuto rimandi del progetto ma era<br />
un po‟ come se non lo conoscesse. Per cui avrebbe avuto bisogno di conoscerlo meglio anche con contatti diretti,<br />
<strong>la</strong> forma scritta sicuramente ha aiutato in qualche modo e l‟abbiamo sempre mandata al Tribunale e al TM<br />
Quindi un servizio di questo tipo si affianca all‟intervento dei servizi sociali o che si sostituisce?<br />
Sìcuramente si affianca, il rischio può essere un po‟ di delega. Il fatto di essere così presente in un tempo si<br />
definito ma molto presenti, rischia un po‟ di essere visto, va bene <strong>la</strong> situazione è seguita e monitorata ci diranno<br />
poi loro quello che andrà un po‟ fatto, secondo me, non so in che modo, ma questa cosa è un po‟ un rischio<br />
E quindi le aspettative <strong>per</strong> il futuro?<br />
Sìcuramente il gruppo di aiuto delle famiglie è una grossa aspettativa e poi di cercare magari dei gruppi più<br />
omogenei credo che <strong>la</strong> differenza sia importante <strong>per</strong>ò nel nostro gruppo iniziale secondo me ci sono state<br />
veramente diverse dinamiche, situazioni un po‟ diverse e penso che al<strong>la</strong> fine ci siano state tane possibilità e<br />
visione diverse <strong>per</strong>ò forse nessuna è stata affrontata nel<strong>la</strong> sua partico<strong>la</strong>rità proprio <strong>per</strong>ché le esigenze e<br />
partico<strong>la</strong>rità di queste cinque famiglie erano molto diverse. Quindi adesso nell‟altro progetto fare in base a dei<br />
gruppi che hanno diciamo una tematica in comune<br />
482
Facendo un passo indietro, credi che sia stato semplice <strong>per</strong> loro accedere al progetto?<br />
Se penso al mio caso si <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua capacità di affidarsi e di chiedere aiuto ai genitori. In generale penso che sia un<br />
po‟ una modalità così nuova che ti pone anche a contatto stretto con gli o<strong>per</strong>atori che forse un po0 spaventa, il<br />
fatto di essere ripresa, anche <strong>la</strong> difficoltà del<strong>la</strong> registrazione, sicuramente ti pone un po‟ all‟inizio, poi dopo 10<br />
min te lo dimentichi ma il fatto di essere registrato ti pone un po‟ di resistenze o chissà di che utilizzo del<br />
materiale registrato. <strong>per</strong> cui sicuramente questi aspetti sono quelli che possono un po‟ più preoccupare. E poi il<br />
fatto del gruppo. Difficilmente una <strong>per</strong>sona si immagina inizialmente di potersi aprire o di avere delle risorse dal<br />
gruppo. Anche <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> modalità di solito è cercare in autonomia vari aiuti <strong>per</strong> cui viversi in questa dimensione<br />
di gruppo secondo me non sempre è <strong>la</strong> prima risorse che una <strong>per</strong>sona ha in mente<br />
Credi che sia aumentata <strong>la</strong> loro autoefficacie e competenza?<br />
I papà si, secondo me ha un po‟ visto altre realtà ha utilizzato queste realtà <strong>per</strong> spiegare delle cose ai propri figli<br />
che altrimenti non avrebbe avuto dei fatti concreti da mostrare. Ad es lui M. l‟ha sempre preso un po‟ come<br />
esempio <strong>per</strong> dire a suo figlio dove non doveva arrivare. Magari nel<strong>la</strong> sua possibilità di vita non avrebbe avuto<br />
questa possibilità da vedere, magari a scuo<strong>la</strong> L. ha tremi<strong>la</strong> M. ma il papà non li hai mai visti. Per cui in quel<strong>la</strong><br />
situazione lui ha potuto avere un es e sicuramente il vedere gli o<strong>per</strong>atori così capaci di dire le cose con<br />
tranquillità e serenità e anche le altre famiglie lo ha aiutato a poter dire delle cose ai figli, mentre prima lui era<br />
sempre molto ambivalente: “vorrei dire queste cose ma ho paura, non so se farlo, come reagiscono devo stare<br />
attento” in realtà secondo me ha raggiunto una capacità di ascoltarsi e poi di dirlo ai suoi figli, esprimersi in<br />
maniera più chiara.<br />
È cambiato qualcosa nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con questo papà nei confronti dei servizi?<br />
Lui è sempre stato col<strong>la</strong>borante e anche sincero, <strong>per</strong> cui io non sento un cambiamento nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con me,<br />
anche <strong>per</strong>ché anche prima con Barbara c‟era lo stesso rapporto <strong>per</strong> cui io sento che <strong>la</strong> cartina di torna sole su<br />
questo potrebbe essere più <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. I nonni e al nonna. Nel<strong>la</strong> visita dom ho visto che hanno un‟attenzione<br />
maggiore nel<strong>la</strong> comunicazione nel rapporto con i nipoti più che con l‟o<strong>per</strong>atore il nonno è stato capace di dire,<br />
insomma questa cosa non finisce mai. E io sono stata capace di dire guardi possiamo avere delle idee diverse in<br />
questo momento, guardiamo nel qui ed ora. Sicuramente forse anche <strong>per</strong> l‟o<strong>per</strong>atorie è cambiato il fatto di dire<br />
diciamo le cose in un modo che l‟altro lo capisca <strong>per</strong>ò che sono <strong>la</strong> realtà di quel momento e di quello che osservi<br />
Ci sono stati degli esiti inaspettati nello svolgersi del progetto?<br />
Sìcuramente il fatto di aver fatto delle feste e delle attività a casa dei nonni e del papà. Questo sicuramente<br />
secondo me è stato un po‟ aprire quel<strong>la</strong> casa che a sensazione era una casa molto chiusa e molto protetta. Quindi<br />
quando ne abbiamo par<strong>la</strong>to quello mi ha molto colpito <strong>per</strong>ché era un po‟ aiutarli ad aprirsi ad altre realtà in un<br />
modo che pi devo dire che anche i nonni che in apparenza sembrano snob in realtà hanno vissuto molto bene<br />
questo aprire <strong>la</strong> casa e vedere delle realtà in parte peggiori delle loro <strong>per</strong>ò capendo che ci sono delle situazioni<br />
trasversali a tutte le famiglie indipendentemente dal reddito.<br />
Quindi qualche indicazione sul futuro di questo servizio?<br />
Mi verrebbe da immaginarlo come le cose che fa vedere Asen. Un servizio che è a<strong>per</strong>to a tanti casi, che raccoglie<br />
varie famiglie con vari esigenze. Adesso mi sembra un po‟ il rapporto servizio sociale e distretto al<strong>la</strong>rgato, già<br />
con l‟idea dell‟al<strong>la</strong>rgamento e il servizio del<strong>la</strong> coop. io lo immagino come una cosa stabile che possa essere<br />
utilizzata in realtà dal<strong>la</strong> città, non solo <strong>per</strong> i casi trasmessi dal servizio sociale se no è vero che in parte diventa<br />
un servizio che cura un po‟ l‟idea e l‟0immagine che possa essere un buon servizio di prevenzione rispetto a<br />
delle neo mamme, dei genitori stranieri. Un po‟ com‟è nel<strong>la</strong> realtà di …<br />
Quindi una dimensione più radicata nel territorio?<br />
Sì, <strong>la</strong> vivo molto come s<strong>per</strong>imentazione <strong>la</strong> nostra col<strong>la</strong>borazione <strong>la</strong> vivo come un provare <strong>per</strong> poi al<strong>la</strong>rgarsi di più<br />
al<strong>la</strong> comunità.<br />
Hai detto più volte nel corso dell‟intervista che conoscevi già questa es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>ché avevi già conosciuto e<br />
incontrato Asen<br />
Con il corso di counseling del dentro Pantarei Caruso ne aveva par<strong>la</strong>to spesso e poi mi sembra due anni fa aveva<br />
fatto un incontro con Asen e aveva fatto vedere dei filmati. Io avevo forse letto un libro. Mi era molto piaciuto<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> parte pratica nel senso che gli educatori da noi hanno questo tipo di contatto con le famiglie. Noi ass soc<br />
abbiamo più il contatto e il colloquio con le famiglie, con le reti <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> ecc. che è molto legato al colloquiare o<br />
a cercare di fare, non so come faccio ogni tanto con Noemi, degli incontri dove uso delle tecniche un po‟<br />
sistemiche e li è un po‟ più pratico, <strong>per</strong>ò il grosso del <strong>la</strong>voro è il colloquio e penso che non sia più abbastanza<br />
483
In che senso?<br />
Che ci voglia proprio una parte molto pratica di col<strong>la</strong>borazione con le <strong>per</strong>sone, di accompagnamento e di<br />
affiancamento che non è solo il colloquio<br />
In che senso non è più abbastanza ? è cambiato qualcosa nelle famiglie o nel servizio nelle modalità di fare<br />
<strong>la</strong>voro sociale?<br />
Sì, secondo me c‟è un bisogno di base, economico ma anche di apprendimento di modalità nuove che non<br />
possono passare solo con <strong>la</strong> comunicazione verbale <strong>per</strong> cui lì esigenza di incontrarsi di fare cose pratiche, di,<br />
non pensare solo a quello che dici ma farlo tramite cose creative, psicodramma, tutto quello che è le maschere, il<br />
mettersi in vari ruoli, il par<strong>la</strong>re anche mangiando e vedendo in quello una cosa concreta da cui partire secondo<br />
me è necessario.<br />
Per le famiglie?<br />
Ma anche <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori secondo me <strong>per</strong>ché mette su una modalità pratica e concreta che sicuramente chiede<br />
molta energia ma ti da anche un ritorno e una circo<strong>la</strong>rità con anche delle chiusura nel qui ed ora. Penso che<br />
talvolta nel<strong>la</strong> comunicazione tra o<strong>per</strong>atori e famiglie si <strong>la</strong>sciano molte cose a<strong>per</strong>te quindi il fare cose concrete e<br />
par<strong>la</strong>rne subito e come portare a casa comunque qualcosa, magari poi gli effetti, i feedback si vedono dopo un<br />
po‟ di tempo <strong>per</strong>ò sicuramente è un cercare di vedere e di chiudere delle situazioni con più immediatezza<br />
Qualche suggerimento da dare rispetto al pensare il multi family come una buona pratica?<br />
Penso proprio a questa immagine di una barca dove veramente si è insieme a pagaiare e, a seconda di come si<br />
incontra il fiume, ci sono da parte degli o<strong>per</strong>atori ma poi man mano anche da parte degli utenti l‟osservare il<br />
riferire e il dire decidiamo <strong>la</strong> direzione insieme <strong>per</strong> cui <strong>la</strong> sento veramente come questa modalità.<br />
Sono molto contenta di aver partecipato a questo progetto è sicuramente una modalità nuova che ti incuriosisce e<br />
ti da anche l‟idea dei cambiamenti che possono avvenire . Anche <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori è vedere una cosa nuova che<br />
ti da delle a<strong>per</strong>tura mentali nuovi e anche una fiducia sempre rinnovata in quello che fai<br />
Rispetto al <strong>la</strong>voro o rispetto alle <strong>per</strong>sone?<br />
Rispetto al mi <strong>la</strong>voro, fiducia che ci sono tante strategie individualizzate e tante possibilità <strong>per</strong> cui anche le<br />
<strong>per</strong>sone che arrivano al multi family possono veramente avere una pluralità di prassi nuove, diverse da quelle<br />
che sono ormai delle prassi consolidate dei servizi. Anche <strong>la</strong> terapia, <strong>la</strong> psicoterapia sembra diventata un po‟ una<br />
panacea di tutto, sicuramente è utile ma non è l‟unico strumento, talvolta i nostri casi sono <strong>per</strong>sone che hanno<br />
bisogno di cose concrete <strong>per</strong>ché magari hanno difficoltà nel pensiero, nel riflettere, nel ricordare, quindi il modo<br />
pratico li aiuta sicuramente ad arrivare prima<br />
Conosci altre es<strong>per</strong>ienze innovative di <strong>la</strong>voro con le famiglie fragili? Così innovative?<br />
No, lo sono state negli anni passati, sicuramente <strong>per</strong> me è stata <strong>la</strong> sistemica, pensare di leggere le re<strong>la</strong>zioni e non<br />
pensare solo all‟individuo <strong>per</strong> me è stato un passaggio molto importante, altre realtà no, sinceramente no.<br />
L‟intervista si conclude, si ringrazia del<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />
2.1.6 Intervista Educatore responsabile del Centro Diurno Pali e Quaderni di Varese (MV5)<br />
“Abbiamo scelto il Centro di Terapia Multifamiliare di Varese <strong>per</strong>ché ci pare che possa essere considerato una<br />
buona pratica. Perché secondo lei questo servizio può essere considerato tale (cioè una buona pratica)?”<br />
Perché è un approccio che mette al centro <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e quindi <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e i genitori non sono utenti nel senso<br />
che le cose non gli cadono addosso ma sono proprio protagonisti attivi e si ascolta tantissimo <strong>la</strong> loro voce in<br />
questo approccio.<br />
Che ruolo ha avuto nel progetto?<br />
Di ospite fisico e nel<strong>la</strong> costruzione iniziale del progetto, nel<strong>la</strong> progettazione di questa parte e poi sono rimasta<br />
all‟esterno di tutto il <strong>per</strong>corso, a fianco direi, poi ho avuto un ruolo all‟interno del progetto rispetto ad alcune<br />
famiglie negli incontri iniziali in cui erano presenti tutti quanti quindi di presentazione del<strong>la</strong> situazioni, di<br />
spiegazione di che cos‟è il progetto sia <strong>per</strong> quanto riguarda le famiglie che <strong>per</strong> quanto riguarda i servizi che sono<br />
coinvolti<br />
E come sono andati?<br />
Diciamo che on sono stati totalmente diversi da tanti interventi che ultimamente stiamo portando avanti ma<br />
un‟attenzione ulteriore al ruolo del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e l‟ascoltare tantissimo il loro punto di vista, infatti in questi<br />
484
incontri emerge tanto <strong>la</strong> sorpresa da parte del<strong>la</strong> famiglie <strong>per</strong>ché quando si è intorno al tavolo con tutti quanti, che<br />
vuol dire dal preside del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> al neuropsichiatra all‟ass soc e tutte le <strong>per</strong>sone coinvolte, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> viene<br />
sentita tanto quanto gli altri e lei già si stupisce che ci sono tutti quanti li seduti e anche il fatto di dire al<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> o al<strong>la</strong> mamma di portare chi vuole lei anche questa è un‟altra cosa che non … è come se non si sentisse<br />
in diritto di poterlo fare e poi quando glielo si dice le si accende <strong>la</strong> <strong>la</strong>mpadina “a ma allora posso venire anche<br />
io”<br />
In che senso?<br />
Perché a volte ci sono dei preconcetti rispetto a che cosa una <strong>famiglia</strong> seguita da un servizio sociale può fare e<br />
quindi si stupiscono [le famiglie] quando gli dici che se loro fanno delle domande possono ottenere delle risposte<br />
o ad esempio “Può venire il mio compagno?” non sempre all‟assistente sociale lo chiedono se non è l‟assistente<br />
sociale che dice al<strong>la</strong> signora “Porti <strong>la</strong> prossima volta anche il suo compagno” invece il fatto di <strong>la</strong>sciarli liberi<br />
rispetto a questo innesca poi una capacità nelle famiglie di fare più domande o di dire più cose che altrimenti non<br />
avrebbero detto.<br />
Quale è stata <strong>la</strong> finalità dell‟intervento <strong>per</strong> le famiglie che hanno partecipato al progetto e che lei conosceva e<br />
seguiva come o<strong>per</strong>atore?<br />
Mettere in luce degli aspetti critici e dare l‟occasione <strong>per</strong>ché si potessero smuovere alcune dinamiche all‟interno<br />
delle famiglie<br />
Ha funzionato?<br />
Nel<strong>la</strong> maggior parte delle famiglie sì.<br />
Cosa è cambiato?<br />
C‟è una partecipazione più attiva ed è un po‟ come se si fossero guardate di più come famiglie rendendosi conto<br />
maggiormente delle cose che fanno ma anche attivandosi di più cioè questo discorso del diritto di poter dire delle<br />
cose di poterle fare adesso è più forte tanto che anche i servizi sociali si sono accorti che negli incontri successivi<br />
le famiglie avevano una voce più forte, che poi ognuno manifesta in un modo diverso quindi c‟è quello più<br />
aggressivo quello in un altro modo, ma ha smosso comunque qualcosa e quindi una parte meno passiva ma più<br />
attiva nel<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, nel<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> situazione<br />
Ed è servito questo rispetto alle difficoltà iniziali delle famiglie?<br />
Sì è servito <strong>per</strong> capire <strong>per</strong> alcune famiglie capire quale era il problema centrale in altre <strong>per</strong> riconoscere le proprie<br />
risorse cosa che magari con altri tipi di intervento emergevano di meno o erano più rimandate dall‟o<strong>per</strong>atorie,<br />
<strong>per</strong>ò l‟o<strong>per</strong>atore era l‟es<strong>per</strong>to, invece nel momento in cui l‟hanno s<strong>per</strong>imentato loro direttamente dovendo<br />
prendersi carico del proprio figlio durante il pranzo e poi gli viene rimandata questa cosa, è stata più forte e ho<br />
presente alcune mamme che questo l‟hanno proprio visto, si sono accorte del<strong>la</strong> differenza dall‟inizio al<strong>la</strong> fine o<br />
del loro modo di essere genitori e <strong>per</strong> alcune di queste famiglie il multi family ha partecipato ad una evoluzione<br />
del loro progetto di vita ed è stato determinante <strong>per</strong>ché ha <strong>per</strong>messo anche un aggancio più forte con <strong>la</strong> mamma<br />
con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, con gli adulti del<strong>la</strong> famiglie <strong>per</strong> poter poi prendere delle decisioni successive, decisioni che<br />
anche in questo caso è stato più facile coinvolgere <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> nel<strong>la</strong> decisioni e quindi fare vivere <strong>la</strong> decisione o<br />
le proposte che i servizi e gli es<strong>per</strong>ti proponevano non come qualcosa ca<strong>la</strong>to dall‟alto <strong>per</strong> cui era una cosa<br />
negativa contro <strong>la</strong> famiglie ma come qualcosa che poteva essere costruito insieme e quindi che poteva portare da<br />
qualche parte, <strong>per</strong> loro <strong>per</strong>ò, non <strong>per</strong> qualcun altro.<br />
Qual è stato invece un ostacolo?<br />
Un ostacolo di questo progetto <strong>la</strong> fatica che le famiglie hanno riportato <strong>per</strong>ché cambia tutto, cioè cambia il modo<br />
e secondo me loro sentono anche al difficoltà di questo approccio rispetto agli o<strong>per</strong>atori dei servizi sociali che<br />
non sono abituati a vivere una cosa di questo genere, quindi è un po‟ destabilizzante, all‟inizio ci sono dei<br />
messaggi contrastanti dal servizio sociale conosciuto rispetto invece alle cose che si fanno, quindi all‟inizio le<br />
famiglie non capiscono dove si sta andando e temono un intervento di questo tipo, poi man mano che lo vivono<br />
le cose cambiano ma questa è <strong>la</strong> parte più forte <strong>per</strong>ché comunque tanti interventi vengono vissuti come qualcosa<br />
di minaccioso che può portare a qualcosa di negativo e una cosa di questo genere che è così forte li mette molto a<br />
nudo<br />
In che senso forte?<br />
è forte <strong>per</strong>ché comunque sono registrati, sono videoregistrati e quindi quello che dicono e quello che fanno si<br />
vede e non è soltanto qualcosa di riportato e poi è anche una presenza anche a livello di tempo molto concentrate<br />
e quindi <strong>la</strong> convivenza con gli altri e il fatto di partecipare a momenti di vita quotidiana che spesso queste<br />
famiglie tendono anche magari a nascondere, <strong>la</strong> difficoltà di queste famiglie nel<strong>la</strong> gestione del momento del<br />
485
pranzo, o altro, invece il fatto di condividerlo sotto gli occhi di tutti è ancora più pesante e poi è difficile nel<br />
momento in cui si chiede ai genitori di esprimersi hanno <strong>la</strong> tensione emotiva che questo porta noi l‟abbiamo<br />
sentita sia da parte dei genitori che da parte dei figli, vedendoli magari nel pomeriggio dopo un incontro di<br />
questo tipo. Credo che serva molto un accompagnamento nel<strong>la</strong> spiegazione di quello che si sta vivendo <strong>per</strong>ché<br />
altrimenti scatena tante emozioni che sono forti e difficili poi da gestire.<br />
Questi cambiamenti di cui ha par<strong>la</strong>to erano cambiamenti attesi o ci sono stati dei risultati inattesi in positivo o<br />
negativo?<br />
alcuni cambiamenti erano intravisti diciamo, c‟èrano delle possibilità <strong>per</strong>ò non si sapeva di quanta forza questa<br />
famiglie poteva avere <strong>per</strong> andare in quel<strong>la</strong> direzione, altri direi che non.. non sono più queste, sto passando in<br />
rassegna tutte le famiglie e <strong>per</strong> tutte è stato così, o al contrario una reazione negativa anche questa era già stata<br />
intravista all‟inizio, anche qui non si poteva capire quanto era c‟è stata una conferma di quello che si pensava.<br />
C‟è stata una col<strong>la</strong>borazione con gli o<strong>per</strong>atori del servizio?<br />
in alcuni momenti più informali direi, più all‟inizio e al<strong>la</strong> fine e degli scambi rispetto a come stava proseguendo<br />
il progetto. Mi sarebbe piaciuto averne di più <strong>per</strong>ché questi confronti <strong>per</strong>mettono a chi continua a <strong>la</strong>vorare<br />
quotidianamente con le famiglie di dare dei rimandi, anche <strong>per</strong>ché un‟es<strong>per</strong>ienza di questo tipo è forte <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
famiglie e quindi ci sono tante ricadute nel<strong>la</strong> vita quotidiana, a volte sa<strong>per</strong>e alcune cose che non vuol dire entrare<br />
nel merito del contenuto, di cosa emerse o di confronti ma di alcune a livello organizzativo, come le cose che<br />
sono successe, rassicura <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> noi che c‟eravamo prima e continuiamo ad esserci e quindi non<br />
siamo più visti come qualcosa di nuovo o di distante ma siamo visti come qualcosa di vicino, può essere molto<br />
utili<br />
Quindi questa è un‟indicazione <strong>per</strong> il futuro ce ne sono altre?<br />
Una cosa <strong>la</strong> chiarezza <strong>per</strong>ché una fatica di questa famiglie in generale è quel<strong>la</strong> di barcamenarsi tra le cose poco<br />
chiare, <strong>la</strong> flessibilità non fa parte del<strong>la</strong> maggior parte delle famiglie con delle problematiche di questo tipo e<br />
quindi a volte alcune richieste di cambio o l‟informazione arrivata all‟ultimo momento crea una tensione<br />
ulteriore che poi inficia quello che si può fare, invece un calendario chiaro e fermo li rassicura <strong>per</strong>ché già tutto il<br />
resto non c‟è niente di rassicurante, il fatto stesso, di uscire andare a fare <strong>la</strong> spesa, con tutti quanti e gli altri, crea<br />
molta agitazione<br />
Rispetto invece ai benefici che ha tratto <strong>la</strong> rete degli o<strong>per</strong>atori delle <strong>per</strong>sone coinvolte nell‟es<strong>per</strong>ienza, crede ce<br />
ne siano stai e se si di che tipo?<br />
Credo che una cosa di questo tipo vivendo<strong>la</strong> direttamente gli o<strong>per</strong>atori abbiano potuto capire meglio di che cosa<br />
si sta par<strong>la</strong>ndo, prima di partire con questo progetto c‟è stata una formazione <strong>per</strong>ò un conto è <strong>la</strong> spiegazione un<br />
conto è poi seguire direttamente, sto par<strong>la</strong>ndo <strong>per</strong> esempio dell‟assistente sociale, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che lui segue<br />
partecipa al progetto e in questo modo l‟assistente sociale si rende conto di cosa si sta facendo. Per gli o<strong>per</strong>atori<br />
dei servizi <strong>la</strong> partecipazione in modo diretto ha <strong>per</strong>messo di veder <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> in una altro modo anche se questo<br />
approccio spaventa, ha <strong>per</strong>messo a chi aveva voglia di starci nel<strong>la</strong> rete di sentirsi legittimato a starci e di<br />
continuare a starci. Rispetto ai ruoli, ognuno con <strong>la</strong> propria storia a seconda del settore a cui si appartiene<br />
ciascuno pensa che il proprio ruolo sia più o meno determinante o anche quello degli altri, quindi il NPI in<br />
alcune situazioni può essere ascoltato dagli altri o<strong>per</strong>atori con molta più attenzione rispetto alle altre <strong>per</strong>sone,<br />
questo approccio ridistribuisce il potere, siamo tutti seduti su una sedia uguale, con competenze diverse <strong>per</strong>ò<br />
partiamo dallo stesso punto.<br />
È contenta di aver partecipato a questo progetto?<br />
Molto anche se è stato faticoso.<br />
Come descrive <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con gli o<strong>per</strong>atori in termini di fiducia, reciprocità e col<strong>la</strong>borazione?<br />
Fiducia direi buona decisamente, col<strong>la</strong>borazione devo differenziare due parti: rispetto al progetto in se credo che<br />
ce ne doveva essere di più come scambio di informazione <strong>per</strong>ché tra i due servizi c‟erano molti punti di contatto<br />
e quindi ne servivano di più, a livello logistico serviva un‟organizzazione diversa, <strong>per</strong>ché c‟è stata <strong>la</strong> coesistenza<br />
di due servizi nello stesso spazio, <strong>per</strong> cui un‟altra indicazione <strong>per</strong> il futuro è <strong>la</strong> necessità di trovare uno spazio<br />
apposta solo <strong>per</strong> questo progetto (altra cosa del futuro una casa. La reciprocità tra gli o<strong>per</strong>atori dei due servizi è<br />
importantissima <strong>per</strong>ché come o<strong>per</strong>atori del diurno noi siamo quelli che ci sono durante tutti i giorni e quindi<br />
sa<strong>per</strong>e che <strong>la</strong> mattina c‟è stato l‟incontro con il papà al pomeriggio riesci ad interpretare più cose, anche senza<br />
sa<strong>per</strong>e cosa si sono detti ma <strong>per</strong> poter accogliere cosa sta succedendo, ed è importante <strong>per</strong>ché questi due servizi<br />
sono stati conosciuti entrambi dalle famiglie, e il progetto è stato veico<strong>la</strong>to da noi, le famiglie si sono affidate a<br />
noi <strong>per</strong> accedere al servizio e <strong>per</strong> fare tutto il <strong>per</strong>corso, e quindi rispetto ad un multi family che nasce in un posto<br />
486
in totale autonomia questo progetto ha queste caratteristiche che se da una parte <strong>per</strong>mette di accedere più<br />
facilmente, dall‟altra si porta dietro questo legame che c‟è.<br />
Quindi come hanno fatto ad accedere le famiglie al servizio?<br />
C‟è stata <strong>la</strong> parte di proposta da parte dei servizi sociali dicendo che <strong>per</strong> le famiglie era importante ma il capire<br />
cos‟è questo progetto è passato tramite noi <strong>per</strong>ché gli o<strong>per</strong>atori dei servizi sociali non erano in grado fino in<br />
fondo di spiegarlo alle famiglie <strong>per</strong>ché era una cosa totalmente nuova anche <strong>per</strong> loro, e questo a livello di ruoli<br />
ha mostrato ai genitori un‟appartenenza di questo progetto più a noi o<strong>per</strong>atori del diurno che qualcosa che<br />
arrivava come neutro dal servizio.<br />
E questo è vantaggioso o svantaggioso ?<br />
Da un parte è stato un vantaggio <strong>per</strong>ché altrimenti alcune famiglie non l‟avrebbero accettato dato che c‟è già una<br />
re<strong>la</strong>zione forte con alcune delle famiglie e l‟hanno accettato <strong>per</strong> il rapporto di fiducia che hanno con noi,<br />
dall‟altra parte è stato necessario fare un <strong>la</strong>voro sui confini e rimandare continuamente le famiglie agli o<strong>per</strong>atori<br />
del multi family <strong>per</strong> una distinzione. Secondo me è funzionale l‟aggancio in questo modo rispetto alle famiglie<br />
che conosco ma deve essere affiancato da una forza maggiore del servizio del multi family ma qui era difficile<br />
<strong>per</strong>ché c‟era <strong>la</strong> condivisione dello stesso spazio fisico, ma <strong>per</strong> il futuro l‟aggancio attraverso qualcuno che si<br />
consoce già è positivo ma come secondo passo il multi family deve essere più forte. Ad esempio quando<br />
abbiamo fatto gli incontro all‟inizio li abbiamo fatto nel centro del multi family ma <strong>per</strong> loro non era il centro del<br />
multi family ma era il centro diurno <strong>per</strong> cui i padroni di casa eravamo noi, non gli o<strong>per</strong>atori del multi family e<br />
neanche i servizi sociali come promotore del progetto.<br />
Lo spazio fisico ha valore <strong>per</strong> le famiglie?<br />
Sì, è molto importante, è l‟aria che si respira, <strong>per</strong> me questa è una cosa di base, lo spazio rappresenta qualcosa<br />
ma il padrone di casa di quello spazio manda determinati messaggi e quindi se c‟è una storia legata a quello<br />
spazio si rimanda alle regole re<strong>la</strong>tive a quello spazio.<br />
Crede che le famiglie siano state contente di aver partecipato al progetto?<br />
Molte si e sono quelle che hanno beneficiato dell‟es<strong>per</strong>ienza e si sono create delle amicizie e loro lo conoscono,<br />
un‟altra <strong>famiglia</strong> che ha visto questo progetto come qualcosa di intrusivo e <strong>per</strong>icoloso <strong>per</strong> <strong>la</strong> propria <strong>famiglia</strong> l‟ha<br />
vissuto come qualcosa di molto negativo <strong>per</strong> una paura che non gli ha <strong>per</strong>messo di partecipare attivamente<br />
Come vede il futuro di questo progetto?<br />
Il futuro in una casa sua, lo vedo positivo, in crescita e <strong>per</strong>ò oltre a <strong>la</strong>vorare e a creare altri <strong>per</strong>corsi con altre<br />
famiglie è importante <strong>la</strong>vorare molto <strong>per</strong> promuovere <strong>la</strong> cultura di questo approccio, quindi nel<strong>la</strong> formazione<br />
degli o<strong>per</strong>atori paralle<strong>la</strong>mente, non intendo o<strong>per</strong>atori interni a quelli del<strong>la</strong> rete, ma far conoscere come funziona<br />
l‟approccio di questo tipo agli o<strong>per</strong>atori del sociale che possano essere interessati in modo tale che partecipino<br />
più attivante e che non rifiutino all‟inizio qualcosa so<strong>la</strong>mente <strong>per</strong>ché non <strong>la</strong> conoscono.<br />
2.1.7 Intervista ad una madre 1 (MFV6)<br />
Se pensi all‟es<strong>per</strong>ienza del gruppo multifamiliare che hai vissuto come <strong>la</strong> descriveresti?<br />
Per me è stata una cosa abbastanza positiva, ci siamo ritrovati con varie famiglie, ciascuna con le loro<br />
problematiche e da li, ognuno di noi ha un po‟ valutato, magari prendendo spunti dai gruppi, diciamo dalle<br />
famiglie, alcune cose, cioè magari, come io ho visto, nel senso dico di lui che è così [riferendosi al figlio] <strong>per</strong>ò va<br />
bè, altri bambini peggio, nel senso io mi <strong>la</strong>mento che magari si comporta male, oppure ha atteggiamento, ma<br />
come ho sempre detto, ho visto che ci sono casi un po‟ più gravi.<br />
Hai avuto modo di confrontarti con altre famiglie?<br />
Sì<br />
1 P. è una donna di circa 40 anni, madre di M. un ragazzo di 12 anni, che in precedenza è stato in affido familiare<br />
e in comunità terapeutica, ad oggi è a casa con <strong>la</strong> madre. La <strong>famiglia</strong> è seguita dai servizi sociali del Comune di<br />
residenza a seguito di un provvedimento del Tribunale <strong>per</strong> i Minorenni. L‟Assistente Sociale di riferimento ha<br />
proposto al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>la</strong> partecipazione al progetto di Terapia Multifamiliare.<br />
487
Ti è servita questa cosa?<br />
Ma, [silenzio] non saprei dire, io come , poco, cioè nel senso, non è che ho cambiato qualcosa, ho solo visto<br />
queste cose, <strong>per</strong>ò non ho, si nel senso con M. , come avete detto voi [gli o<strong>per</strong>atori] c‟è stato questo rapporto e<br />
comunque si è visto che M. con me è più calmo, poi dipende, sempre da come è lui, da quello che vive al<br />
momento.<br />
Vuoi dire, non ti è servito <strong>per</strong> cambiare delle cose concrete rispetto a come tu fai <strong>la</strong> mamma ma ti è servito <strong>per</strong><br />
vedere delle cose?<br />
… Servito non in quello che ho visto nelle famiglie, <strong>per</strong>ò, il fatto di vedere che magari se c‟ero io faceva delle<br />
cose, con me voleva fare delle cose, cioè, stargli dietro. Magari a casa non succede <strong>per</strong>ché c‟è <strong>la</strong> casa, il <strong>la</strong>voro e<br />
il tutto magari non riesco più di tanto a dedicarmi a lui come vorrebbe<br />
Mentre li ci sono stati dei momenti in cui hai avuto questa opportunità?<br />
Sì, giustamente era una cosa un po‟ più io e lui , dove eravamo io e lui anche se c‟erano altre famiglie <strong>per</strong>ò<br />
eravamo io e lui<br />
Qual è stato l‟aspetto positivo?<br />
Innanzitutto aver conosciuto delle famiglie, delle <strong>per</strong>sone. E poi ci siamo mantenuti dei rapporti o non ci siano<br />
più stati ... Però anche lui, dipende dai punti di vista e dalle situazioni, anche lui bene o male riesce a stare con<br />
gli altri.<br />
Dicevi aver conosciuto altre famiglie, poi sono rimasti dei legami con altre famiglie?<br />
Va bè, con L. si, prima capitava spesso ogni 15 giorni, ultimamente non tanto <strong>per</strong>ché L. non è stato tanto bene di<br />
saluti. Però lui [figlio] andava volentieri anche il figlio di L. e poi va bè con <strong>la</strong> R., <strong>per</strong>ò si, ci sentiamo, capita che<br />
magari si organizzano delle cose, l‟ultima volta sono andata con lui, di solito magari andavo so<strong>la</strong> così. L‟ultima<br />
volta sono andata con lui ma quando c‟è qualcosa che non gli piace non riesce a integrarsi e ci sono delle fatiche,<br />
con K e O [figli dell‟altra mamma]. Purtroppo lui è così, quando ci sono delle <strong>per</strong>sone uguali, non dico uguali<br />
ma su certe cose non si riescono a trovare<br />
Invece una difficoltà che pensi di hai trovato in questo progetto?<br />
[Pausa di silenzio]<br />
Non saprei dire, si magari il mio modo di esprimersi, ma io purtroppo sono così, magari io dico una cosa e viene<br />
interpretata male. Ma è proprio il mio …, sono così tutti i giorni<br />
Pensi che non sei riuscita a spiegarti in questo progetto?<br />
Sì, ti ripeto ma è una cosa mia, non riesco a esprimermi, dico una cosa e viene interpretata male, tutto qua. Per il<br />
resto non ho trovato nessuna difficoltà<br />
Come è stato il rapporto con gli o<strong>per</strong>atori?<br />
Su quello anzi buono, non ho da dire niente, mi sono trovata bene.<br />
Ti sei sentita coinvolta in questo progetto?<br />
Sì, forse un po‟ più degli altri, mi è sembrata questa cosa, un po‟ più delle altre fami glie. Non so <strong>per</strong>ché<br />
comunque mi veniva chiesto, se c‟era da fare una cosa ero sempre presente, mi facevano delle domane<br />
Hai partecipato volentieri a questo progetto?<br />
Inizialmente ero un po‟ così, titubante. Perché non sapevo, all‟inizio non ero tanto convinta, <strong>per</strong>ò poi venendo.<br />
Si, venivo a casa che ero ancora più stressata degli altri giorni. Perché le situazioni che si creavano, lui che<br />
magari si comportava male, gli altri genitori che non intervenivano. C‟erano delle piccolezza che ti … il fatto<br />
magari di sentire i problemi delle altre famiglie, ti riempivi dei loro problemi, hai già i tuoi, <strong>per</strong>ò va bè, mi capita<br />
altre volte. Quando sento <strong>per</strong>sone che magari hanno problemi con i figli, o qualcosa di brutto tante volte mi sento<br />
, anche solo par<strong>la</strong>ndo con lei, mi sento di aver<strong>la</strong> aiutata. Oppure magari lei par<strong>la</strong> dei suoi problemi, delle sue<br />
cose, e <strong>la</strong> stessa cosa è <strong>per</strong> me, se io dovessi fare una, … non so come spiegarmi, …<br />
Dicevi che c‟è stata una condivisione de problemi e sentire i problemi degli altri è faticoso<br />
Nel senso se io parlo con te di un problema di una cosa, io mi sfogo e tu mi dai dei consigli, <strong>la</strong> stessa cosa se<br />
un‟amica o una mia collega mi par<strong>la</strong> e io posso darle dei consigli, mi sento bene <strong>per</strong>ché io ho dato dei consigli.<br />
Ho sempre detto, magari tu parli con delle <strong>per</strong>sone, ma secondo me una <strong>per</strong>sona che non ha mai avuto problemi,<br />
che non ha figli, che non c‟è mai passata, secondo me può capire re<strong>la</strong>tivamente quello che tu passi, quello che<br />
488
stai provando. Una <strong>per</strong>sona invece che c‟è dentro anche quotidianamente o che ci è già passata, secondo me ti<br />
può capire di più e ti può aiutare, dandoti dei consigli , io l‟ho sempre vista così<br />
Questa cosa è capitata nel progetto?<br />
Tra le famiglie? Diciamo forse con L. <strong>per</strong>ché forse c‟era più, era un [silenzio], mi sono trovata bene e ascoltando<br />
<strong>la</strong> sua storia e sapendo che lui i bambini non li aveva con lui, capivo cosa aveva provato e cosa sta provando<br />
<strong>per</strong>ché io ci sono passata<br />
[si emoziona, piange]<br />
Credi di essere stata di aiuto ad altre famiglie?<br />
Penso di no, sai, si è vero eravamo tutti con problemi, ma realmente non è che sapevi realmente, cioè lo<br />
sapevamo, non mi viene <strong>la</strong> frase, lo sapevamo così, frequentandoci all‟interno del multi family, <strong>la</strong> vera realtà<br />
del<strong>la</strong> storia <strong>la</strong> sapevano gli o<strong>per</strong>atori, non noi come <strong>famiglia</strong>. Noi l‟abbiamo conosciuta giornalmente, <strong>per</strong>ò,<br />
anche se io magari davo consiglio, o mi veniva dato a me, si va bè, uno lo accetta, ma sempre con <strong>la</strong> paura di<br />
ferire quel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona <strong>per</strong>ché magari non sapevi realmente che cosa c‟è dietro. Ora io mi sto riferendo ad A. [altra<br />
mamma presente nel progetto] io non capivo il <strong>per</strong>ché. Cioè, si, si può capire, <strong>per</strong>ò sia non è che puoi più di tanto<br />
Abbiamo par<strong>la</strong>to di A. di L. con le altre famiglie?<br />
E. [altra mamma], secondo me ha una storia complessa, complicata, anche se me l‟ha raccontata non ho capito<br />
niente. Mi sono domandata varie volte <strong>per</strong>ché le fosse capitata una cosa del genere. Da come <strong>la</strong> raccontava mi<br />
sono chiesta come ti possano portare via dei figli. E secondo me è stato un suo sbaglio, visto che ti è capitato<br />
questo con il primo figlio, rimanere in cinta ancora. Io non l‟avrei mai fatta una cosa del genere. Anche se ti dico<br />
io ho sempre voluto rifarmi una vita, una <strong>famiglia</strong>, avere un altro figlio, <strong>per</strong>ò sarà il destino che mi trovo tutte<br />
<strong>per</strong>sone che non vogliono avere figli, quindi non, forse sono stata più responsabile io a non averne fatto un altro.<br />
Con R. ci siamo trovate un po‟ di più, anche con E. <strong>per</strong>ò lei era un po‟ così, non l‟ho vista tanto presente come<br />
invece eravamo io e R. si c‟era ma prendeva le cose già pronte <strong>per</strong> suo figlio quando si doveva cucinare. Con<br />
Rossana ci siamo trovate, forse <strong>per</strong> il fatto di preparare organizzare, cucinare. Poi c‟era anche <strong>la</strong> nonna R.<br />
Quali altre <strong>per</strong>sone del<strong>la</strong> tua <strong>famiglia</strong> sono state coinvolte in questo progetto?<br />
Ne erano al corrente F. [il suo compagno]<br />
Secondo te questa cosa, quali cambiamenti nel pensiero o nell‟organizzazione del<strong>la</strong> vostra vita familiare ha<br />
comportato?<br />
Non saprei dire, magari quello che ho visto con lui [figlio] il fatto che ci tiene al nostro rapporto, questo<br />
E <strong>per</strong> te <strong>per</strong>sonalmente?<br />
La stessa cosa, è contata molto questa cosa, e anche il fatto che poi si è deciso <strong>per</strong> <strong>la</strong> comunità [piange …]<br />
Ultima domanda, se dovessi descrivere l‟intervento con tre parole quali ti vengono in mente<br />
Ripeto una cosa positiva, che comunque può aiutare, non mi viene altro.<br />
2.1.8 Intervista a un papà 2 (MFV7)<br />
Se pensi all‟es<strong>per</strong>ienza del gruppo multifamiliare che hai vissuto come <strong>la</strong> descriveresti?<br />
confronto con altre famiglie e problematiche diverse dalle mie e i ragazzi rispetto ai miei figli<br />
Quindi un‟es<strong>per</strong>ienza che ti ha <strong>per</strong>messo di confrontarti<br />
Con altre famiglie, di conoscere altri ragazzi e confrontarli con i miei e <strong>la</strong> situazione, economicamente, non<br />
economicamente. Problematiche del<strong>la</strong> vita quotidiane di altre famiglie<br />
Ti è servito questo confronto con le altre famiglie?<br />
Sì, un po‟ di gratificazione e bagaglio di es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong> me e dopo <strong>la</strong> diversità che sono un maschio e ho trovato<br />
femmine, mamme<br />
2 Intervista a L. Uomo di circa 40 anni, padre di due bambini di 12 e 10 anni, ad oggi collocati presso una<br />
comunità di accoglienza <strong>per</strong> minori a seguito di prevedimento del Tribunale <strong>per</strong> i Minorenni. L‟Assistente<br />
Sociale di riferimento del Comune di residenza ha proposto al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>la</strong> partecipazione al progetto di Terapia<br />
Multifamiliare, <strong>per</strong> potenziare le capacità genitoriali del padre e, in seguito, valutare <strong>la</strong> possibilità di un rientro a<br />
casa dei minori.<br />
489
In che senso gratificazione?<br />
Gratificazione <strong>per</strong>ché le mamma hanno detto “avere un marito cos‟” di solito sono i maschi che abbandonano e<br />
se ne fregano, questo<br />
Sei stato riconosciuto?<br />
Perché io sono sempre stato così, siccome con <strong>la</strong> mia situazione ho preso colpi bassi, non sapevo più se le altre<br />
<strong>per</strong>sone credevano in me, invece sono sempre stato uguale e queste secondo me sono delle soddisfazioni<br />
<strong>per</strong>sonali.<br />
Quindi con il multi family ti sei ritrovato in un ruolo?<br />
Sì, non sono conciato male, questo<br />
Per cui le altre famiglie ti hanno dato un buon rimando come <strong>per</strong>sona?<br />
Sì, come <strong>per</strong>sona e come responsabilità verso i miei figli e presentazione dei miei figli agli altri<br />
I tuoi figli cosa dicono di questa es<strong>per</strong>ienza che hanno vissuto, del tuo punto di vista?<br />
Veramente non so, <strong>per</strong>ò hanno trovato degli amici, mio figlio ha trovato un amico con cui par<strong>la</strong>re e tramite il suo<br />
amico sono riuscito a sa<strong>per</strong>e delle cose che non riesce a dire a me direttamente.<br />
Quindi è stata una cosa importante, utile?<br />
Sì<br />
Invece tua figlia?<br />
Mia figlia ha trovato altre due <strong>per</strong>sone a cui si è legata<br />
Tu hai creato qualche legame all‟interno del gruppo?<br />
Legame solo con l‟amico di mio figlio e con altre due mamme. Ci siamo trovati fuori, siamo andati a mangiare<br />
insieme<br />
Quindi è stata una es<strong>per</strong>ienza che come <strong>la</strong> valuti, positivamente o negativamente?<br />
Positivamente <strong>per</strong>ché io voglio essere a portata di mano <strong>per</strong> tutti, non sono c<strong>la</strong>ssa sociale alta o bassa, voglio<br />
stare insieme nel<strong>la</strong> vita quotidiana con le <strong>per</strong>sona normali. Quelle problematiche e non problematiche <strong>per</strong>ché ho<br />
sempre da imparare, voglio essere normale.<br />
Hai imparato da questa es<strong>per</strong>ienza?<br />
Non è che ho imparata, non voglio disprezzare quello più debole o più forte economicamente o<br />
economicamente, <strong>per</strong>ché può capitare anche a me. Allora voglio essere neutro.<br />
non<br />
Quali cambiamenti ha portato all‟interno del<strong>la</strong> tua vita familiare il partecipare a questa es<strong>per</strong>ienza?<br />
Io non lo so, ho sempre vissuto nei quartieri e c‟era quello bravo e quello cattivo, quello messo bene e quello<br />
messo male, <strong>per</strong> me era normale.<br />
Dopo che hai partecipato a questo progetto è cambiato qualcosa rispetto al<strong>la</strong> tua situazione familiare?<br />
Ho imparato a recepire le problematiche dei miei figli quando non mi par<strong>la</strong>no.<br />
Ti sei rafforzato come genitore?<br />
Mi sono rafforzato sia con questa es<strong>per</strong>ienza e anche liberandomi delle mie problematiche familiari tra me e <strong>la</strong><br />
mia ex moglie. Ho avuto un po‟ più, <strong>per</strong>ché prima avevo le mani legate.<br />
Quale è stata invece una cosa difficile in questo progetto?<br />
La prima cosa che mi viene è essere valutato, farmi valutare <strong>per</strong> quello che sono<br />
Da chi sei stato valutato?<br />
Dalle assistenti, psicologhe e educatori<br />
E dalle altre famiglie c‟è stata una valutazione reciproca? Un sostegno?<br />
Mmm, non lo so [silenzio prolungato]<br />
490
Come funzionava il progetto? Concretamente cosa si faceva?<br />
Sì creava <strong>la</strong> giornata insieme alle altre famiglie, altre <strong>per</strong>sone e bambini, si cercava di trovare un riassetto, un<br />
equilibrio sereno. In certi momenti c‟era in certi momenti no, allora si cercava <strong>la</strong> strada giusta.<br />
Ti sei sentito coinvolto in questo progetto, dagli o<strong>per</strong>atori o dalle altre famiglie?<br />
Sì, mi sono sentito coinvolto<br />
In che modo?<br />
Nell‟organizzazione, nelle idee e condividere con altre <strong>per</strong>sone che non conoscevo prima. E dopo anche<br />
scambiandosi le informazioni riservate, private, <strong>per</strong>sonali, che sono un po‟ faticose da raccontare alle altre<br />
<strong>per</strong>sone. Però penso che hanno visto che potevano fidarsi. Questa sensazione l‟ho avuta io<br />
Quindi c‟è stata fiducia …<br />
Tra il nostro gruppo, con le altre famiglie<br />
Anche tu ti sei fidato degli altri?<br />
Sì, si si.<br />
È stata una modalità di <strong>la</strong>voro diversa questa con gli o<strong>per</strong>atori del servizio rispetto alle modalità di <strong>la</strong>voro che<br />
hai conosciuto con altri o<strong>per</strong>atori di altri servizi?<br />
Con questo multi family era più diretto, con le <strong>per</strong>sone a contatto con gli educatori o lo psicologo. Invece con gli<br />
altri sono sempre stato due o tre passi indietro, a distanza. Adesso ho cominciato ad avere un po‟ più di<br />
confidenza, di rapporto diretto, mi chiamano anche a dividere <strong>la</strong> quotidianità tra i ragazzi e loro. Prima di venire<br />
all‟incontro serale con i genitori dei ragazzi del<strong>la</strong> comunità, mi invitano a bere il caffè in mezzo ai ragazzi e loro.<br />
Quindi dopo <strong>la</strong> partecipazione a questo progetto è cambiato anche il tuo rapporto con gli o<strong>per</strong>atori dei servizi?<br />
Gradualmente <strong>per</strong>ché era già iniziato u po‟ prima, a prendere un po‟ di confidenza e entrare in casa. Mi hanno<br />
dato carta bianca e si sono fidati che non potevo fare cose non vere. E come fosse casa mia, in pratica, poco<br />
<strong>per</strong>ché sono sempre un po‟ più riservato io, educato <strong>per</strong> non approfittarmene, vado cauto sempre, mai prendere<br />
mano libera.<br />
Chi altro è stato coinvolto del<strong>la</strong> tua <strong>famiglia</strong> in questo progetto?<br />
Nessuno, … mio papà, a lui raccontavo le cose giornaliere, non private delle altre famiglie. Ma dicevo: “Guarda<br />
ce n‟è peggio di me di altre famiglie, mi sollevo un po‟ <strong>per</strong>ché credevo di essere conciato male invece ci sono<br />
tante altre famiglie che hanno problemi più di me.” E sono molto fortunato<br />
Hai condiviso queste riflessioni con tuo padre<br />
Sì, ho scambiato due o tre opinioni con mio papà.<br />
Se dovessi fare una valutazione finale del<strong>la</strong> tua partecipazione a questo progetto cosa potresti dire.<br />
A me è piaciuto, bello, ho fatto vedere che anche un uomo può fare come una mamma, i servizi di pulizia,<br />
guardare il mangiare, col<strong>la</strong>borare con un'altra donna, anche un po‟ più grande, rispetto al<strong>la</strong> nonna che c‟era li dei<br />
due ragazzi. Siamo entrati subito in sintonia. Questo<br />
È stata una es<strong>per</strong>ienza che secondo te può essere utile <strong>per</strong> le famiglie che si trovano in difficoltà con i loro figli?<br />
Sì, <strong>per</strong>ché si mettono a confronto altre famiglie con altre idee e altre problematiche e dopo si confrontano anche i<br />
figli, si scambiano informazioni, <strong>per</strong>ché quando si è dentro questo ciclo, quando ti capita direttamente, sul<strong>la</strong><br />
pelle, ognuno fa le sue es<strong>per</strong>ienze e c‟è questo scambio di informazioni e si può aiutare l‟altro, l‟altra <strong>famiglia</strong>.<br />
Reciprocamente?<br />
Reciprocamente, si<br />
Quindi tu dici quando sei in una situazione di difficoltà e incontri altre famiglie …<br />
Gli altri, sia <strong>per</strong>sonale sia anche <strong>per</strong> i figli, e anche <strong>per</strong> le cose burocratiche e tutto<br />
Attraverso l‟incontro con altre famiglie che vivono situazioni simile è possibile avere un sostegno reciproco. In<br />
questo senso?<br />
Sì, è più genuino e non è fiscale e burocratico. C‟è più fiducia, <strong>per</strong>ché sei direttamente, non sei sotto altre<br />
<strong>per</strong>sone giudiziarie o comunali o quelle cose li, sei proprio quotidiano, diretto, c‟è fiducia<br />
491
Tra le famiglie?<br />
Sì, <strong>per</strong>ché rispetto alle strutture comunali c‟è un po‟ di sfiducia, allora ci crede di più una mamma, un altro<br />
genitore che ha dei bambini ci crede di più, c‟è più credibilità, si apre di più e subito si da fiducia, prendi subito<br />
fiducia<br />
Mentre nelle re<strong>la</strong>zioni con gli o<strong>per</strong>atori dei servizi …<br />
Con i servizi sono sempre <strong>per</strong>sone un po‟ esterne, estranee e magari non sanno veramente quando toccano<br />
proprio con mano, <strong>per</strong>sonalmente, questi problemi.<br />
Questo è un aspetto che hai vissuto in questa es<strong>per</strong>ienza?<br />
Sì sì, ma anche rispetto al<strong>la</strong> altre argomenti che mi raccontavano, eravamo sempre in sintonia, era sempre quello<br />
il discorso. Avevamo i discorsi quasi uguali<br />
Ci sono altre es<strong>per</strong>ienze dove vivi questa reciprocità?<br />
Esternamente? Girando un po‟, con gli altri contatti con altre famiglie che magari sono genitori separati che<br />
hanno i figli un po‟ più grandi, vedo che anche quelli grandi, non lo fanno vedere <strong>per</strong>ò dentro soffrono e vedo e<br />
dico: “Guarda anche questi ragazzi che sono più grandi dei miei e soffrono lo stesso “ <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> figura maschile e<br />
femminile in una <strong>famiglia</strong> è molto importante. Però <strong>la</strong> vita è così e si cerca di inquadrar<strong>la</strong> in qualche maniera e<br />
tirare avanti e crescere bene i figli?<br />
Ti senti un po‟ più forte dopo questa es<strong>per</strong>ienza?<br />
Sì, sono più forte e un problema non mi prende all‟improvviso, sono un po‟ più, sono già infarinato un attimino<br />
Sei più consapevole<br />
Sono già rodato, non mi prendono mai al<strong>la</strong> sprovvista questi problemi<br />
Dal tuo punto di vista, se un‟altra <strong>famiglia</strong> dovesse partecipare ad un progetto di questo tipo tu che consiglio gli<br />
daresti?<br />
Di provare, di provare <strong>per</strong>ché non è che spiegandolo è facile, devi provarlo sul<strong>la</strong> tua pelle e dopo toccandolo dal<br />
vivo, e dopo puoi dare un giudizio. Però il consiglio è positivo, di provare.<br />
Ma all‟inizio come sei stato coinvolto in questa cosa?<br />
[Silenzio, sguardo interrogativo, … riformulo <strong>la</strong> domanda]<br />
Chi ti ha proposto di partecipare a questo progetto, cosa pensavi all‟inizio?<br />
Niente, siccome ho <strong>la</strong> coscienza a posto, ero curioso, ero ansioso, <strong>per</strong>ché quando c‟è una cosa nuova sono<br />
ansioso, <strong>per</strong>ò mi sono dato al 100% <strong>per</strong>ché mi sono detto “tanto non è una cosa brutta o cattiva, mi metto ancora<br />
in gioco” io mi sono messo in gioco e ho provato.<br />
Hai provato, quindi il tuo consiglio è: provare<br />
Sì, si<br />
Sì RINGRAZIA E SI CONCLUDE L‟INTERVISTA<br />
Al termine dell‟intervista, a registratore spento, L. mi spiega che dopo il progetto i servizi hanno proposto al<br />
Tribunale il rientro a casa dei suoi figli, si dice molto contento ma è intimorito e vuole stare molto attento a far<br />
andare bene le cose. I bambini hanno iniziato a tornare a casa più spesso e passeranno quindici giorni di vacanza<br />
insieme ad agosto. Se va tutto bene a settembre ci sarà il rientro, saranno comunque seguiti ancora dai servizi e<br />
al pomeriggio i bambini frequenteranno un centro diurno. Ringrazia dell‟opportunità di aver potuto esprimere il<br />
suo parere sull‟es<strong>per</strong>ienza vissuta.<br />
492
2.2. Dare una <strong>famiglia</strong> a una <strong>famiglia</strong> – Torino<br />
2.2.1 Griglie compi<strong>la</strong>ta dai responsabili di due Enti capofi<strong>la</strong><br />
Fondazione Paideia<br />
Nome del servizio/intervento<br />
Ambito territoriale<br />
Ente capofi<strong>la</strong>/promotore/gestore<br />
Periodo di attività<br />
Dare una <strong>famiglia</strong> a una <strong>famiglia</strong><br />
Nasce s<strong>per</strong>imentalmente in Piemonte a Torino, ora presente anche in<br />
Lombardia e Emilia Romagna<br />
Know how del<strong>la</strong> Fondazione Paideia<br />
Dall‟anno 2004 attualmente in corso<br />
Soggetti che compongono <strong>la</strong> rete<br />
Soggetti del<strong>la</strong> rete Presenti? Specificare Motivo <strong>per</strong> cui si intrattiene <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
Enti pubblici<br />
34. Asl Si<br />
In alcune realtà territoriali partecipano al tavolo di<br />
regia<br />
35. Servizi sociali<br />
Partner principale<br />
Si<br />
territoriali<br />
36. Consorzi Si Se gestiscono i Servizi Sociali<br />
37. Ospedali No<br />
38. Comuni SI<br />
39. Assessorati Si<br />
40. Servizi tute<strong>la</strong> No<br />
41. Tribunale No<br />
42. Consultori Si<br />
familiari<br />
43. Centri <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong><br />
Si<br />
Enti di terzo settore<br />
44. Organizzazioni Si<br />
di Volontariato<br />
45. Associazioni Si<br />
prosociali<br />
46. Parrocchia/Altre<br />
comunità<br />
religiose<br />
47. Fondazioni<br />
(specificare di<br />
che tipo)<br />
48. Associazioni<br />
familiari<br />
Si<br />
Si<br />
Si<br />
49. Reti informali Si<br />
Bancarie (in<br />
origine) e<br />
Comunitarie<br />
(comunità locale)<br />
Famiglie non in<br />
Associazioni<br />
(Oratori)<br />
Ritiene che <strong>la</strong> partnership/<strong>la</strong> rete consenta di<br />
rispondere al bisogno <strong>per</strong> cui il servizio è nato in<br />
modo più efficace?<br />
Re<strong>la</strong>zionalità<br />
È indispensabile<br />
493
Chi sono i beneficiari?<br />
(anziani, familiari…….)<br />
Destinatari/partecipanti del servizio: diretti e indiretti<br />
Famiglie a rischio di esclusione sociale o di ingresso nel<strong>la</strong> rete dei servizi<br />
Quanti ne sono stati coinvolti<br />
nel corso dell‟ultimo anno 2009<br />
Come è avvenuto il<br />
coinvolgimento dei destinatari?<br />
Ci sono altri soggetti che<br />
partecipano attivamente?<br />
N° |_|2|5|<br />
N° familiari |_|7|5|<br />
N° altro |_|_|_|<br />
Tramite Servizi Sociali o Reti Associative<br />
Quanto è costa annualmente il<br />
servizio?<br />
Quante <strong>per</strong>sone ci <strong>la</strong>vorano?<br />
Chi finanzia il servizio?<br />
Sono state utilizzate altre risorse<br />
significative, oltre quelle<br />
economiche?<br />
Ritiene che il servizio faccia<br />
risparmiare, faccia spendere di più,<br />
non influisca sul<strong>la</strong> spesa nel<br />
rispondere al bisogno <strong>per</strong> il quale è<br />
stato ideato?<br />
Comune di Torino<br />
Nome del servizio/intervento<br />
Ambito territoriale<br />
Ente capofi<strong>la</strong>/promotore/gestore<br />
Periodo di attività<br />
Dimensioni economiche<br />
Circa euro 50000<br />
N° o<strong>per</strong>atori |_|_|4|<br />
N° ore complessive : |_|5|0|0|<br />
Nel<strong>la</strong> fase di start up <strong>la</strong> Fondazione Paideia, a regime l‟Ente Pubblico<br />
Risorse umane <strong>per</strong> monitoraggio e tutoraggio<br />
1 farà risparmiare a lungo termine 3 non influisce<br />
4 fa spendere di più<br />
Dare una <strong>famiglia</strong> a una <strong>famiglia</strong><br />
Nasce s<strong>per</strong>imentalmente in Piemonte a Torino, ora presente anche in<br />
Lombardia e Emilia Romagna<br />
Know how del<strong>la</strong> Fondazione Paideia<br />
Dall‟anno 2004 attualmente in corso<br />
Soggetti che compongono <strong>la</strong> rete<br />
Soggetti del<strong>la</strong> rete Presenti? Specificare Motivo <strong>per</strong> cui si intrattiene <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
Enti pubblici<br />
50. Asl Si<br />
In alcune realtà territoriali partecipano al tavolo di<br />
regia<br />
51. Servizi sociali<br />
Partner principale<br />
Si<br />
territoriali<br />
52. Consorzi Si Se gestiscono i Servizi Sociali<br />
53. Ospedali No<br />
54. Comuni SI<br />
55. Assessorati Si<br />
56. Servizi tute<strong>la</strong> No<br />
57. Tribunale No<br />
58. Consultori Si<br />
familiari<br />
59. Centri <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong><br />
Si<br />
Enti di terzo settore<br />
60. Organizzazioni Si<br />
di Volontariato<br />
61. Associazioni Si<br />
prosociali<br />
62. Parrocchia/Altre<br />
comunità<br />
Si<br />
494
eligiose<br />
63. Fondazioni<br />
(specificare di<br />
che tipo)<br />
64. Associazioni<br />
familiari<br />
Si<br />
Si<br />
65. Reti informali Si<br />
Bancarie (in<br />
origine) e<br />
Comunitarie<br />
(comunità locale)<br />
Famiglie non in<br />
Associazioni<br />
(Oratori)<br />
Ritiene che <strong>la</strong> partnership/<strong>la</strong> rete consenta di<br />
rispondere al bisogno <strong>per</strong> cui il servizio è nato in<br />
modo più efficace?<br />
Re<strong>la</strong>zionalità<br />
È indispensabile<br />
Chi sono i beneficiari?<br />
(anziani, familiari…….)<br />
Destinatari/partecipanti del servizio: diretti e indiretti<br />
Famiglie a rischio di esclusione sociale o di ingresso nel<strong>la</strong> rete dei servizi<br />
Quanti ne sono stati coinvolti<br />
nel corso dell‟ultimo anno 2009<br />
Come è avvenuto il<br />
coinvolgimento dei destinatari?<br />
Ci sono altri soggetti che<br />
partecipano attivamente?<br />
N° |_|2|5|<br />
N° familiari |_|7|5|<br />
N° altro |_|_|_|<br />
Tramite Servizi Sociali o Reti Associative<br />
Quanto è costa annualmente il<br />
servizio?<br />
Quante <strong>per</strong>sone ci <strong>la</strong>vorano?<br />
Chi finanzia il servizio?<br />
Sono state utilizzate altre risorse<br />
significative, oltre quelle<br />
economiche?<br />
Ritiene che il servizio faccia<br />
risparmiare, faccia spendere di più,<br />
non influisca sul<strong>la</strong> spesa nel<br />
rispondere al bisogno <strong>per</strong> il quale è<br />
stato ideato?<br />
Dimensioni economiche<br />
Circa euro 50000<br />
N° o<strong>per</strong>atori |_|_|4|<br />
N° ore complessive : |_|5|0|0|<br />
Nel<strong>la</strong> fase di start up <strong>la</strong> Fondazione Paideia, a regime l‟Ente Pubblico<br />
Risorse umane <strong>per</strong> monitoraggio e tutoraggio<br />
1 farà risparmiare a lungo termine 3 non influisce<br />
4 fa spendere di più<br />
2.2.2 Intervista al segretario generale del<strong>la</strong> Fondazione Paideia (AFT1)<br />
Abbiamo scelto di studiare il servizio “Dare una <strong>famiglia</strong> a una <strong>famiglia</strong>” <strong>per</strong>ché ci pare possa essere<br />
considerato una buona pratica. Perché secondo lei il Servizio può essere considerato in questo modo?<br />
Noi lo proponiamo come una buona prassi, che ha l‟ambizione di diventare una buona politica. Questa è<br />
l‟ambizione da cui partiamo. Quindi non soltanto <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione di un progetto come ce ne sono tantissimi,<br />
ma poter passare dal concetto di buona prassi al<strong>la</strong> realtà di buona politica. Questa è l‟ambizione. Qual è il punto,<br />
diciamo di eccellenza, è valorizzare <strong>la</strong> risorsa: le risorse del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e il fatto che riteniamo che ogni <strong>famiglia</strong>,<br />
anche in situazione di difficoltà, possa avere delle risorse da poter in qualche modo mettere a disposizione,<br />
esprimere e quindi diventare un agente di prossimità.<br />
Una delle caratteristiche è che molto spesso le famiglie risorsa provengono naturalmente da un‟area, sono<br />
famiglie che al loro interno vivono un‟ordinaria difficoltà ma che hanno <strong>la</strong> capacità invece di sostenere altre<br />
famiglie in un <strong>per</strong>corso, senza negare quel<strong>la</strong> che può essere <strong>la</strong> difficoltà quotidiana di gestione del<strong>la</strong> propria<br />
<strong>famiglia</strong>, ma allo stesso tempo di mettersi a disposizione con una vera ottica di prossimità familiare. Cioè non<br />
495
soltanto di reciprocità o di restituzione, ma il fatto di rendersi prossimo e vicino in qualche modo a una <strong>famiglia</strong><br />
in difficoltà, quindi mettere a disposizione le proprie risorse, le proprie competenze e anche le proprie debolezze,<br />
<strong>per</strong> trasformarle invece in punti di forza e quindi riconoscere le proprie debolezze, <strong>la</strong>vorare, minimizzare quelle<br />
che possono essere le debolezze dell‟altra <strong>famiglia</strong> e rinforzare quelle che possono essere i punti di forza e anche<br />
del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> fragile.<br />
È quindi proprio tipico del servizio il punto di forza che sia proprio <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> intera a mettersi a disposizione<br />
Infatti, non si tratta di un sostegno al minore da parte di una coppia genitoriale, ma di una <strong>famiglia</strong> da parte di<br />
un‟altra <strong>famiglia</strong>. Non si tratta di offrire a un bambino un riferimento genitoriale altro, anche temporaneo, ma di<br />
offrire a una <strong>famiglia</strong> in difficoltà un punto di riferimento, un sostegno indiretto da parte di un‟altra <strong>famiglia</strong> che<br />
può trasferire delle competenze o rinforzare competenze che in quel momento non sono così evidenti.<br />
Quello che mi ha colpito nel libro che mi ha dato è <strong>la</strong> frase di un bambino che diceva “sì voi aiutate me, ma<br />
<strong>per</strong>ché oltre a me non aiutate anche <strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong>?”<br />
“grazie ma anche <strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong> avrebbe bisogno di un aiuto”, diciamo che è da lì che è partita l‟intuizione del<br />
progetto.<br />
L‟obiettivo specifico del Servizio di cui il suo Ente è capofi<strong>la</strong> l‟abbiamo già detto, è proprio quello di sostenere<br />
<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tramite un‟altra <strong>famiglia</strong>.<br />
Famiglia in difficoltà nel<strong>la</strong> zona di vita.<br />
A quali bisogni risponde, in questo territorio, questo progetto/servizio?<br />
adesso sono più territori, ma in generale il bisogno è quello preventivo, di intervenire su quelle situazioni che<br />
non sono ancora all‟interno dei servizi codificati, quindi con un‟azione preventiva. In modo partico<strong>la</strong>re abbiamo<br />
visto che <strong>per</strong>centualmente molte sono situazioni di famiglie monogenitoriali dove è rimasto un coniuge a gestire<br />
<strong>la</strong> crescita del bambino sia uomo o donna, sia papà o mamma. Sono poche le situazioni in cui vi sono papà soli,<br />
molte sono mamme sole. Non c‟è una <strong>per</strong>centuale elevata sul numero di stranieri, e in alcuni casi invece c‟è<br />
anche un fattore diciamo di disagio multiplo, dovuto al<strong>la</strong> presenza di famiglie multiproblematiche. Ecco, è in<br />
questo territorio dove è nato l‟intervento, ma è anche il territorio in cui sarà implementato…<br />
Cosa c‟è già e cosa manca secondo lei?<br />
diciamo che l‟abbiamo fatto in un territorio dove c‟è già una forte consapevolezza che un intervento preventivo<br />
può avere benefici non indifferenti dal punto di vista delle politiche sociali, sia a livello territoriale che<br />
comunitario che a livello politico. Torino è sicuramente molto attiva da questo punto di vista, le politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> hanno avuto origine negli anni ‟70. Qui diciamo c‟è stato anche dal punto di vista storico l‟importante<br />
peso che ha avuto. La seconda s<strong>per</strong>imentazione è partita a Ferrara, in Emilia Romagna, anche lì i Centri <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> sono una realtà, un‟istituzione riconosciuta, cosa che non è invece così diffusa sul territorio nazionale, e<br />
da questo punto di vista <strong>la</strong> forte presenza di realtà che già o<strong>per</strong>ano a sostegno del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, ha favorito <strong>la</strong><br />
consapevolezza che su determinate situazioni familiari, quelle del<strong>la</strong> zona grigia, era indispensabile, proprio <strong>per</strong><br />
evitare il rischio di allontanamento del bambino in modo specifico, era necessario un intervento preventivo.<br />
Si sentiva questa mancanza…<br />
Si si c‟era…devo dire che dopo <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione di Torino ci contattarono subito tre comuni, anzi 4, di cui tre<br />
emiliani, <strong>per</strong> chiedere appunto di s<strong>per</strong>imentarlo. Decidemmo di farlo a Ferrara <strong>per</strong> rapporti già<br />
precedentemente…<br />
Questi comuni come sono venuti a conoscenza del progetto?<br />
Per motivi diversi. Uno aveva avuto <strong>la</strong> pubblicazione tra le mani, un referente delle politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
aveva avuto <strong>la</strong> documentazione, l‟aveva letta. Subito dopo c‟è stato questo, poi c‟è stato un bell‟articolo<br />
dell‟avvenire, e anche da lì ci fu una bel<strong>la</strong> diffusione; altri quotidiani lo ripresero, ad esempio Il sole 24 ore. C‟è<br />
stato un buon interesse anche dal punto di vista comunicativo, <strong>per</strong>ché appunto forse non era ordinario o forse era<br />
talmente ordinario, poiché si trattava di un progetto così di buon senso, quindi di buon vicinato, che ripristinava<br />
quelle reti, le buoni re<strong>la</strong>zioni che una volta sarebbero state tradotte come un vicinato solidale, che veniva quasi<br />
ovvio.<br />
Sarebbe interessante sa<strong>per</strong>e com‟è nata questa iniziativa…<br />
Nasce appunto nel 2003 in seguito al<strong>la</strong> pubblicazione di questo concorso a idee che a sua volta nasce da un<br />
<strong>la</strong>voro di indagine intito<strong>la</strong>to “La fatica di crescere”, scaricabile dal nostro sito, che era una mappatura che <strong>la</strong><br />
Fondazione fece nel 2001, 2001-2002, poi pubblicato nel 2002. Lo scopo era quello di cercare di capire quel‟era<br />
l‟ambito, il mercato di riferimento…con una mappatura di qual era <strong>la</strong> realtà del “mercato di riferimento”, rispetto<br />
496
al quale una fondazione di tipo privato che aveva intenzione di <strong>la</strong>vorare sull‟infanzia poteva intervenire in modo<br />
sicuramente efficace. E quindi evitare una sorta di autoreferenzialità di cui eravamo a rischio. Nel senso che<br />
“abbiamo capito di cosa dobbiamo occuparci e decidiamo noi quali sono i progetti che noi vogliamo finanziare”.<br />
E va benissimo, <strong>per</strong>ché questo andava a rispondere a quel<strong>la</strong> che era l‟esigenza di un Consiglio di<br />
Amministrazione, poi <strong>per</strong>ò volevamo capire se quelle che erano le indicazioni che venivano poi portate, diciamo<br />
le suggestioni che venivano avanzate rispondevano realmente ai bisogni che il territorio esprimeva. Fatta questa<br />
analisi “La fatica di crescere” venne pubblicata e in seguito a questa analisi ci venne in mente di provare a capire<br />
“se adesso noi raccontiamo qual è, diciamo l‟esito, di questo <strong>la</strong>voro di analisi fatto sul territorio e chiediamo al<br />
territorio stesso di darci delle indicazioni su come intervenire, come dare una risposta a queste, a questa<br />
sco<strong>per</strong>tura. L‟idea era un po‟ quel<strong>la</strong> di tracciare una mappa e dire “ci son tante caselline in questa mappa, alcune<br />
sono già piene altre invece sono ancora vuote. Ci aiutate ad orientarci tra queste caselline in modo da poter<br />
identificare quelli che possono essere i progetti sui quali investire, <strong>per</strong> sviluppare il territorio?”. Questo è un po‟<br />
lo spirito da cui è nato il progetto.<br />
Il bando 2003 ci portò a 242 idee progettuali strutturate, ho ancora i nostri archivi con faldoni pieni di idee<br />
interessanti, ne scegliemmo 6. Uno di questi era appunto “Dare una <strong>famiglia</strong> a una <strong>famiglia</strong>” propostoci<br />
dall‟Ufficio Minori e dall‟Ufficio <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> del Comune di Torino. Il progetto venne valutato<br />
positivamente, si ritenne possibile <strong>la</strong> trasformazione di questa idea progettuale in un progetto esecutivo; furono<br />
necessari vari passaggi. Prima dicevamo “quante volte vi siete trovati?”. Nel<strong>la</strong> parte iniziale ci trovavamo<br />
praticamente tutti i giorni, <strong>per</strong>ché con tutti i progetti era necessario proprio definire meglio qual‟era il problema<br />
centrale al quale si voleva dare una risposta, definire meglio quali erano gli obiettivi specifici ai quali, una volta<br />
definito il problema, era possibile dare una risposta, gli attori, gli stakeholder che era possibile coinvolgere e il<br />
gruppo target che avrebbe poi portato avanti il progetto e da lì in avanti tutte le azioni.<br />
Tra i soggetti esisteva già una col<strong>la</strong>borazione precedente?<br />
Tra noi e il Comune di Torino esisteva già una col<strong>la</strong>borazione precedente. Dal punto di vista specifico venne<br />
formalizzato tutto, durante <strong>la</strong> pre-fase <strong>per</strong>ché nel<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione si partiva già così. C‟era già un progetto<br />
esecutivo. Dall‟idea progettuale al progetto esecutivo ci volle parecchio tempo, un anno e mezzo, <strong>per</strong> sviluppare<br />
e trasformare l‟idea progettuale in progetto esecutivo, <strong>per</strong>ché venne finanziato da noi. Sì noi finanziammo <strong>la</strong><br />
progettazione vera e propria quindi dall‟idea al progetto e finanziammo lo start up. Finanziammo tutto noi anche<br />
<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> bi-annualità <strong>la</strong> finanziammo, sia a Torino che a Ferrara.<br />
Quindi è stata fatta una progettazione condivisa<br />
Assolutamente sì, progettazione partecipata.<br />
E <strong>per</strong> quanto riguarda il monitoraggio?<br />
Il monitoraggio l‟abbiamo fatto noi con una <strong>per</strong>sona che ci ha fatto tutto il <strong>la</strong>voro di monitoraggio e ha seguito<br />
tutte le varie fasi di monitoraggio, sia durante lo sviluppo progettuale sia a conclusione del<strong>la</strong> progettazione<br />
Invece <strong>per</strong> quanto riguarda <strong>la</strong> valutazione sui risultati ottenuti? È stata condivisa anche questa?<br />
Assolutamente sì. Abbiamo fatto una valutazione ex ante, <strong>per</strong>ché ogni situazione che veniva portata al tavolo<br />
decisionale, veniva valutata sul<strong>la</strong> reale coerenza con gli obiettivi che il progetto si proponeva. Non tutte le<br />
famiglie che sono state indicate al tavolo decisionale sono state poi realmente abbinate nell‟affido da <strong>famiglia</strong> a<br />
<strong>famiglia</strong>, né le famiglie bisognose né le famiglie risorsa. Bisognava trovare anche una compatibilità nelle<br />
situazioni. Quindi è stata fatta una valutazione ex ante.<br />
Durante tutto il precorso sono stati rivisti sia l‟abbinamento tra le due famiglie, sia gli obiettivi che ci si era posti,<br />
e il tempo di raggiungimento. Dopo di che, a conclusione del <strong>per</strong>iodo di “affido, di affiancamento” che era stato<br />
definito, a Ferrara veniva fatta una valutazione ex post su “sono stati raggiunti realmente gli obiettivi che ci si<br />
era prefissati? E se non sono stati raggiunti, <strong>per</strong>ché? Per una motivazione intrinseca del progetto, cioè mancano<br />
degli elementi al progetto stesso, <strong>per</strong> problemi intrinseci legati all‟abbinamento tra le sue realtà familiari?<br />
Oppure non sono stati raggiunti gli obiettivi”.<br />
Questo servizio è legato al<strong>la</strong> presenza di finanziamenti temporanei, cioè in riferimento ad es al<strong>la</strong> legge 23/285?<br />
Ed è stabile quindi ha già su<strong>per</strong>ato quel<strong>la</strong> fase, non è mai stato legato…?<br />
No, A finanziamenti no.<br />
L‟ideatore del servizio è ancora presente? E il servizio sarebbe in grado di continuare anche senza <strong>la</strong> presenza<br />
di tale <strong>per</strong>sona?<br />
Si.<br />
497
Abbiamo già visto che l‟es<strong>per</strong>ienza è stata esplorata in altri contesti…<br />
Si. Si stanno s<strong>per</strong>imentando. Siamo in fase, abbiamo già definito con gli attori, i partner territoriali (fondazioni,<br />
servizi e associazioni). Dal punto di vista o<strong>per</strong>ativo vi è l‟interesse di Novara e Monza, sono nel<strong>la</strong> fase di attesa<br />
dello start up. Giovedì, fra tre giorni, abbiamo l‟incontro a Mi<strong>la</strong>no <strong>per</strong> calendarizzare le fasi di partenza con<br />
Novara e Monza.<br />
Circa le risorse materiali e immateriali, parliamo di professionalità, di contatti, di sostegni espliciti, di cui si<br />
avvale il Servizio. Qual è <strong>la</strong> principale risorsa, e qual è stata <strong>la</strong> più carente, quali le difficoltà e le criticità?<br />
Materiali e immateriali.<br />
Anche materiali. Le difficoltà sono di sostenibilità economica, quindi sul<strong>la</strong> continuità nel<strong>la</strong> fase di<br />
s<strong>per</strong>imentazione. Una delle difficoltà è trovare un co-finanziatore, <strong>per</strong>ché tolto Torino e Ferrara, quando è<br />
possibile abbiamo deciso di intervenire solo nel<strong>la</strong> fase di s<strong>per</strong>imentazione, <strong>per</strong>ché dopo rientra nelle politiche<br />
sociali e quindi diventa ordinaria, ma nel<strong>la</strong> fase di s<strong>per</strong>imentazione abbiamo deciso di intervenire e dare avvio<br />
solo a progetti dove una parte del rischio finanziario fosse stata assunta dall‟ente territoriale, da una realtà<br />
territoriale, più tipicamente le fondazioni oppure, una delle ipotesi è anche quel<strong>la</strong> di donatori privati che vogliano<br />
investire su questo ambito.<br />
E quale delle risorse è stata secondo lei <strong>la</strong> più carente?<br />
Quel<strong>la</strong> più difficile da far riconoscere, più che carente, <strong>per</strong>ché dopo è indispensabile quindi non può essere<br />
carente, è <strong>la</strong> funzione appunto di coordinamento, <strong>per</strong>ché questa è l‟unica cosa che viene richiesta all‟ente<br />
pubblico fin dall‟inizio. Devono essere loro a individuare chi può veramente fare da coordinatore del<strong>la</strong> loro rete,<br />
<strong>per</strong>ché il tassello delicato è appunto il rapporto, <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, che si instaura tra tutti i partner, cioè il<br />
riconoscimento e quindi può immaginare che bisogna approcciarsi con <strong>la</strong> delicatezza del caso.<br />
Per quanto riguarda i risultati indiretti che sono stati raggiunti con l‟intervento, si sono creati ad esempio<br />
gruppi di mutuo aiuto, luoghi di socializzazione <strong>per</strong> utenti e familiari?<br />
Si. Se lo scopo <strong>per</strong> cui il progetto è nato era quello di evitare l‟allontanamento del bambino dal<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e<br />
sostenere tutto il nucleo familiare, un beneficio secondario è stato che questa rete familiare in realtà è stata ha<br />
avuto ingresso appunto in una rete di famiglie, quindi non è più iso<strong>la</strong>ta. Questo è sicuramente un beneficio<br />
indiretto anche se poi è indispensabile.<br />
Un altro beneficio indiretto è che le associazioni stesse hanno valorizzato delle loro competenze che fino a quel<br />
momento non avevano mai espresso in modo così formalizzato e soprattutto in modo così riconosciuto. Molto<br />
spesso le associazioni di famiglie avevano già messo in atto attività di questo tipo, di sostegno verso qualche<br />
altra <strong>famiglia</strong>, magari conosciuta in ambito sco<strong>la</strong>stico o in difficoltà legate magari al fatto che <strong>la</strong> mamma aveva<br />
avuto un malessere o una ma<strong>la</strong>ttia importante, e il papà non era in grado di occuparsi dei bambini con <strong>la</strong><br />
continuità, <strong>la</strong> frequenza, l‟attenzione necessaria, e magari famiglie che gravitano attorno a questa c<strong>la</strong>sse, che si<br />
conoscono, davano una mano a questa mamma e a questa <strong>famiglia</strong>, a questi bambini, a questo papà. Quindi<br />
un‟attività non riconosciuta formalmente. Da questo momento c‟è anche un riconoscimento di una propria<br />
competenza come gruppi di famiglie e viene valorizzata anche quel<strong>la</strong> che è una disponibilità al servizio. Quindi<br />
un altro beneficio indiretto è riconoscere <strong>la</strong> competenza delle reti familiari e delle famiglie risorsa: da una parte<br />
sostegno a famiglie in situazione di fragilità, ma anche io come <strong>famiglia</strong> risorsa posso riconoscere che ho delle<br />
competenze che posso mettere al servizio. Quindi il riconoscimento e <strong>la</strong> valorizzazione.<br />
Direi che quindi gli obiettivi sono stati realizzati<br />
Si.<br />
Esistono forme di monitoraggio dei risultati? Se viene effettuata <strong>la</strong> valutazione <strong>per</strong>iodica e con quali strumenti?<br />
Si, viene fatta una valutazione <strong>per</strong>iodica in base agli esiti attesi, cioè si parte con un <strong>per</strong>corso di affido, ci si pone<br />
come obiettivo un anno di affido o 18 mesi, a seconda delle situazioni, e si fa una valutazione sul<br />
raggiungimento degli obiettivi. Essendoci questa re<strong>la</strong>zione con le realtà territoriali e essendo <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
affidataria in realtà non <strong>famiglia</strong> affidataria singo<strong>la</strong>, ma <strong>famiglia</strong> affidataria responsabile intorno al<strong>la</strong> quale ci<br />
sono altre famiglie affidatarie, e associazioni familiari referenti e attorno a lei associazioni familiari supporto,<br />
famiglie supporto, sostegno…c‟è in realtà un apporto multiplo al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> in situazione di fragilità. Quindi sì,<br />
una valutazione <strong>per</strong>iodica viene fatta, e in alcuni casi sono state fatte delle tesi, 2 a Torino e 1 a Ferrara molto<br />
interessante, <strong>per</strong> dare invece delle valutazioni sia di tipo quantitativo che qualitativo, il tipo di servizi anche un<br />
po‟ statistico, sulle previsioni.<br />
E a livello dell‟impatto nel quartiere e nel territorio come lo rileva lei? Come lo giudica?<br />
Da quanto ci viene dato come situazione è molto interessante l‟esito che ha avuto, soprattutto <strong>per</strong>ché ha, io<br />
faccio riferimento all‟ultima situazione che è avvenuta ad esempio a Ferrara, <strong>per</strong>ché nuove realtà associative si<br />
498
sono candidate come disponibili <strong>per</strong> fare questo tipo di intervento. Ma già il fatto che da Torino, dopo una<br />
s<strong>per</strong>imentazione a Torino, e <strong>la</strong> trasformazione da buona prassi a buona politica sul<strong>la</strong> città, altre realtà nel resto<br />
d‟Italia abbiano chiesto di poter s<strong>per</strong>imentare questo modello sul loro contesto territoriale è interessante, <strong>per</strong>ché<br />
significa che è stato individuato come possibile elemento di interesse ma anche di successo.<br />
Se diamo uno sguardo al futuro, secondo lei cosa si potrebbe migliorare di questo progetto, cioè cosa manca e<br />
diciamo cosa potrebbe ancora essere fatto?<br />
Ci piacerebbe poter s<strong>per</strong>imentare lo stesso progetto in contesti territoriali molto diversi. In realtà, questo vorrei<br />
precisarlo, non si tratta mai di replicare il progetto, ma il progetto viene ricostruito a seconda del territorio, a<br />
seconda dei partner territoriali, un progetto che parta dagli stessi principi. Quindi quelle che sono le basi vengono<br />
mantenute, <strong>per</strong>ò dal punto di vista, diciamo strutturale, viene ridefinita <strong>la</strong> partnership di tutti gli enti. Quindi si<br />
chiede una condivisione da parte degli enti partner. Quello che ci piacerebbe fare è riprendere questa modalità<br />
d‟intervento in altri contesti territoriali, in modo da poter, una volta fatta una comparazione tra applicazioni<br />
diverse, definire una base comune, e quindi poi valutare se è possibile propor<strong>la</strong> come politica a livello invece<br />
nazionale. Noi adesso l‟abbiamo fatto a Torino, Ferrara, Novara e Monza, nord-ovest e nord-est, centro Italia,<br />
sarebbe interessante s<strong>per</strong>imentarlo in altri contesti del centro e del sud Italia dopodiché arrivare tra 4 anni, 5 anni<br />
a definire una modalità o<strong>per</strong>ativa che invece potrebbe essere comune in un contesto nazionale. Come avviene <strong>per</strong><br />
altre politiche che, a seconda del territorio, vengono utilizzate e gestite in modo diverso.<br />
2.2.3 Intervista al responsabile interventi territoriali del<strong>la</strong> Divisione Servizi Sociali, Settore Minori, Città di<br />
Torino (AFT2)<br />
Abbiamo scelto di studiare il servizio “Dare una <strong>famiglia</strong> a una <strong>famiglia</strong>” <strong>per</strong>ché ci pare possa essere<br />
considerato una buona pratica. Perché secondo te il Servizio può essere considerato in questo modo?<br />
È una buona pratica <strong>per</strong> i diversi risultati che ha raggiunto. Intanto ci sono dei risultati di ordine metodologico e<br />
di indirizzo, nel senso che si sposta <strong>la</strong> centratura, l‟attenzione, dal minore bisognoso di cura e accoglienza, al<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> d‟origine. Quindi non più il minore singolo, ma è il sistema familiare ad essere coinvolto, vi è <strong>per</strong>tanto<br />
un al<strong>la</strong>rgamento rispetto all‟azione di solidarietà e all‟azione educativa che si può svolgere. Si sposta anche <strong>la</strong><br />
centratura del Servizio Sociale, che <strong>per</strong> anni ha inteso privilegiare il rapporto con il minore, trascurando e<br />
tra<strong>la</strong>sciando <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> d‟origine; in questo modo quindi anche un indirizzo metodologico: spostare l‟attenzione<br />
sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> nel<strong>la</strong> sua interezza, proprio <strong>per</strong>ché là dove si annidano difficoltà e problemi questi stanno nel<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>. Quindi è bene aiutare il minore nel<strong>la</strong> fase evolutiva di crescita, ma è anche doveroso aiutare <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
a rimuovere quegli ostacoli e quelle cause che hanno determinato difficoltà. Quindi sostanzialmente un obiettivo<br />
fondamentale, è questo che ci fa dire che è una buona prassi.<br />
L‟altro aspetto importante è che in questa o<strong>per</strong>azione non sono coinvolti solo i Servizi Sociali, quindi non è una<br />
partita che si gioca in casa, ma c‟è un al<strong>la</strong>rgamento al<strong>la</strong> comunità locale, al<strong>la</strong> società civile, affinché si faccia<br />
anche carico di quelle azioni di inclusione sociale del minore e delle famiglie che si trovano in difficoltà,<br />
riprendendo quindi anche i principi di solidarietà, sussidiarietà, reciprocità e aiuto tra famiglie. Adesso poi che<br />
c‟è bisogno di donarsi un po‟, di recu<strong>per</strong>are anche questa dimensione di dono, di etica re<strong>la</strong>zionale e quindi non di<br />
rapporto utilitaristico con le <strong>per</strong>sone e con le cose, il coinvolgimento del<strong>la</strong> comunità sociale, delle associazioni,<br />
delle parrocchie, dei volontari e delle famiglie, fa sì che nel<strong>la</strong> comunità si aprano delle azioni di sviluppo, di<br />
miglioramento e di inclusione sociale.<br />
Quindi l‟obiettivo specifico del servizio è quello di aiutare il gruppo <strong>famiglia</strong>, non soltanto il minore ma tutta <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>, e anche che risponde a dei bisogni sul territorio, in questo partico<strong>la</strong>re momento…<br />
Bisogni del territorio che sono anche di promozione dell‟affido, che sono non solo richiesti dal<strong>la</strong> legge, ma<br />
sostenere il minore significa sostenerlo nell‟ambito del<strong>la</strong> propria <strong>famiglia</strong>, quindi noi dobbiamo fare in modo di<br />
evitare l‟allontanamento, quindi rendere le famiglie d‟origine consapevoli, capaci e autonome, in grado di<br />
risolvere i propri bisogni. Però <strong>per</strong> far questo le famiglie vanno aiutate, e uno dei modi <strong>per</strong> aiutare queste<br />
famiglie è riprendere questi processi di solidarietà che avvengono naturalmente, nell‟ambito di vita, senza<br />
portare tutto all‟intervento specialistico, settoriale, serve comunque anche quello, ma probabilmente bisogna<br />
andare a recu<strong>per</strong>are questi spazi di prossimità e vicinanza presenti nel<strong>la</strong> comunità, nel<strong>la</strong> società civile e sociale.<br />
Tra gli obiettivi quindi anche un ri<strong>la</strong>ncio, far sì che ci sia una crescita di queste comunità, che non siano ripiegate<br />
su se stesse, ma in sviluppo, a<strong>per</strong>te al dialogo, al confronto, all‟inclusione, quindi non una comunità malinconica,<br />
ripiegata su se stessa, chiusa, <strong>per</strong>ché questo non aiuta rispetto a una crescita sociale e civile del nostro Paese.<br />
Si tratta di obiettivi che da un <strong>la</strong>to interessano l‟azione dei Servizi Sociali, <strong>per</strong>ché c‟è un‟azione specifica e<br />
<strong>per</strong>mane una tito<strong>la</strong>rità in capo all‟ente locale, ma dall‟altro <strong>la</strong>to interessano anche l‟avvio di processi<br />
partecipativi con le famiglie e con <strong>la</strong> comunità locale. Direi che è una serie di obiettivi che si incrociano e si<br />
intrecciano.<br />
499
Saresti in grado di dire che cosa c‟è e che cosa manca su questo territorio? Delle grandi mancanze o qualche<br />
grande risorsa che ti viene in mente?<br />
Secondo me fortunatamente Torino è una città ricca dal punto di vista associazionistico, coo<strong>per</strong>ativo, di realtà<br />
che partecipano a <strong>per</strong>corsi sociali, di inclusione sociale, quindi c‟è una ricchezza. Bisogna riuscire a fare sempre<br />
di più sistema tra ente locale, il cosiddetto pubblico <strong>per</strong> eccellenza, con queste realtà nuove che stanno entrando<br />
in scena, ma che sono anche realtà radicate nel<strong>la</strong> realtà di Torino. Quindi bisogna trovare quel giusto mix <strong>per</strong> far<br />
sì che il sistema funzioni. Da un <strong>la</strong>to occorre quindi <strong>la</strong>vorare sul versante interno, <strong>per</strong> far sì che questi progetti<br />
abbiano continuità, siano curati, e che questa rete sia mantenuta, e si possa dedicare il tempo necessario <strong>per</strong> far sì<br />
che queste azioni si sviluppino, <strong>per</strong>ò dall‟altro <strong>la</strong>to bisogna anche combattere un po‟ quegli stereotipi o quelle<br />
situazioni di potere interne al<strong>la</strong> pubblica amministrazione, che fanno sì che gli o<strong>per</strong>atori siano detentori del<br />
sa<strong>per</strong>e, che abbiano <strong>la</strong> certezza dei loro interventi, i confini certi. Oggi il campo terapeutico si al<strong>la</strong>rga, e anche<br />
altri sono in grado di dare delle risposte appropriate. Quindi secondo me <strong>la</strong> paura di <strong>per</strong>dere <strong>la</strong> proprietà di<br />
risposte, del dire “sono io che sono in grado di fare questa cosa qui” a vantaggio di altri che sono esterni<br />
all‟amministrazione, mette in contatto il professionista con il detentore del sa<strong>per</strong>e dato dall‟abitare, dallo stare in<br />
un territorio, frutto di un‟es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>sonale. Quindi bisogna riuscire a dare spazio a entrambe, a trovare <strong>la</strong><br />
misura giusta, <strong>la</strong> rilevanza può essere l‟aspetto migliorativo, che mi fa dire “si stiamo andando bene”.<br />
Rispetto alle associazioni, sul versante territoriale bisogna comunque far sì che ci sia una cultura condivisa anche<br />
su questa centralità del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, parecchie associazioni sono molto orientate sul dare un aiuto al minore, anche<br />
rispetto ai <strong>per</strong>corsi di inserimento nelle attività: si privilegia il minore e si trascura il resto. Quindi anche le<br />
associazioni devono pensare al<strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, e occuparsi anche delle famiglie, questo è un aspetto<br />
che va colmato: come pure il fatto che, poiché le associazioni sono i primi sensori del territorio, quelli che<br />
conoscono più di noi cosa succede nel<strong>la</strong> realtà, dovrebbero essere anche quelli più in grado di trovare gli<br />
strumenti <strong>per</strong> fronteggiare queste difficoltà, magari trovando delle famiglie solidali, riuscire a darci una mano<br />
sugli abbinamenti, se c‟è una problematicità c‟è anche una <strong>famiglia</strong> che può rispondervi. Quindi anche loro non<br />
dovrebbero delegare al professionista e pronunciare solo l‟enunciazione “qui c‟è un problema, pensateci voi”,<br />
dovrebbero invece darsi da fare anche loro in prima battuta <strong>per</strong> re<strong>per</strong>ire <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e promuovere una cultura<br />
sull‟affido. Tra gli altri obiettivi di questo progetto vi è anche una sfida: quando noi allontaniamo un minore<br />
pensiamo al<strong>la</strong> comunità alloggio, invece riscoprire comunque l‟affido e, nell‟ambito dell‟affido privilegiare<br />
l‟affido diurno, con un sostegno al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, è: primo, anche un modo di attuare <strong>la</strong> legge, e secondo, è dare<br />
comunque un respiro diverso, non è un allontanamento ma un aiuto, una solidarietà tra famiglie, quindi il<br />
bambino non viene sradicato, messo in comunità.<br />
Questo è lo sfondo su cui noi ci dobbiamo muovere dal <strong>la</strong>to interno e dal <strong>la</strong>to esterno, <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> costruire questa<br />
alleanza educativa, occorre far sì che anche le associazioni, in un certo modo, contrastino il pregiudizio delle<br />
famiglie sui servizi sociali, che son quelli che tolgono i bambini, ma che in realtà non ci aiutano in un <strong>per</strong>corso;<br />
certo anche noi dobbiamo evitare di fare questo, se no... le associazioni dovrebbero esercitare questa funzione<br />
anche di mediazione, di ponte tra famiglie, servizi e famiglie in difficoltà, proprio in quanto sono vicine a loro, e<br />
c‟è un rapporto di fiducia. Si tratta di aspetti che possono far migliorare, e quindi eliminare le criticità che nel<br />
progetto ci sono ancora.<br />
Noi vogliamo dare s<strong>la</strong>ncio a questo discorso del<strong>la</strong> sussidiarietà orizzontale, che non può essere solo<br />
un‟enunciazione di principio, ma si deve tradurre concretamente. Se vogliamo un‟amministrazione condivisa,<br />
cioè che sia condivisa da cittadini, associazioni e famiglie, le associazioni e le famiglie devono farsi carico anche<br />
loro di una serie di difficoltà, e quindi diventano dei partner. Il passaggio è dal silenzio del‟istituzione al rumore<br />
del<strong>la</strong> comunità locale, <strong>per</strong> favorire il miglioramento di questo progetto che va proprio in quest‟ottica.<br />
Sei già entrato un po‟ nel merito del progetto, proviamo a fare un passo indietro e a vedere come nasce, chi ha<br />
avuto l‟idea di questo progetto?<br />
L‟idea del progetto l‟abbiamo avuta io e il mio Dirigente: come Settore Minori del<strong>la</strong> Città di Torino, abbiamo<br />
partecipato al bando proposto dal<strong>la</strong> Fondazione Paideia <strong>per</strong> individuare buoni progetti e buone prassi; abbiamo<br />
portando questo progetto, costruendo “Dare una <strong>famiglia</strong> a una <strong>famiglia</strong>”.<br />
A Torino abbiamo una tradizione antica sugli affidamenti diurni, <strong>per</strong>ché è dall‟‟86 che abbiamo fatto <strong>la</strong> prima<br />
Circo<strong>la</strong>re, Delibera sugli affidamenti diurni. Abbiamo individuato l‟affido diurno educativo, che è proprio una<br />
prerogativa nostra, là dove c‟è bisogno di un fratello maggiore, di un accompagnamento del ragazzino anche<br />
rispetto all‟aiuto nei compiti sco<strong>la</strong>stici, l‟inserimento nelle attività del territorio. Abbiamo caratterizzato<br />
quell‟affido come diurno educativo centrato sul minore, e nel frattempo abbiamo anche pensato all‟affido diurno<br />
familiare, che era invece più centrato sul dare un modello familiare al bambino, quindi il bambino non viene<br />
accompagnato <strong>per</strong> fare attività o compiti, ma viene inserito in una <strong>famiglia</strong> affinché possa viverne un po‟ gli<br />
aspetti familiari, di cura, di amore, di protezione. Quindi a Torino abbiamo già questa storia, queste due tipologie<br />
di affido diurno, <strong>per</strong>ò abbiamo visto che c‟era questo buco grande, infatti anche noi <strong>per</strong> anni puntavamo sul<br />
minore. La difficoltà e il minore li togliamo, gli diamo questi appoggi giornalieri, <strong>per</strong>ò di fatto trascuravamo il<br />
discorso del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> d‟origine, che invece andava aiutata e sostenuta. Il bambino che ci dice “<strong>per</strong>ché aiutate<br />
500
solo me e non <strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong> che ha bisogno di essere aiutata”, e lì abbiamo pensato “puntiamo sul recu<strong>per</strong>o<br />
del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> d‟origine”, dedicando <strong>la</strong> terza gamba dell‟affido all‟affido diurno tra famiglie, al<strong>la</strong> solidarietà tra<br />
famiglie.<br />
Il progetto è piaciuto al punto che abbiamo vinto il bando. Avevamo già col<strong>la</strong>borato con <strong>la</strong> Fondazione <strong>per</strong><br />
alcune pubblicazioni sulle politiche <strong>per</strong> i minori, <strong>per</strong>ò nello specifico re<strong>la</strong>tivamente al bando era <strong>la</strong> prima volta.<br />
Quindi il progetto è piaciuto a Paideia, che poi ci ha dato un po‟ di finanziamenti <strong>per</strong> attivare il progetto<br />
concretamente, e ci ha messo a disposizione anche un consulente <strong>per</strong> aiutarci nel <strong>per</strong>corso di monitoraggio e di<br />
attivazione. La progettazione è stata gestita da noi, <strong>per</strong>ò poi si trattava di tradurre o<strong>per</strong>ativamente questo<br />
progetto, e di accompagnarlo, attraverso il monitoraggio, <strong>la</strong> presenza del consulente era legata a rendere visibile<br />
questo tipo di azione proprio attraverso il monitoraggio. C‟è stata <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione di 8 situazioni, che hanno<br />
portato al<strong>la</strong> stesura del libro, quindi c‟è stato anche un rimando positivo <strong>per</strong> <strong>la</strong> città, inoltre Paideia ha esportato<br />
il progetto in un‟altra regione italiana, <strong>per</strong>tanto in quel senso, il progetto proprio <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua bontà, aveva <strong>la</strong><br />
necessità di essere potenziato <strong>per</strong> il monitoraggio, <strong>per</strong> una verifica puntuale.<br />
Quindi mi dici già che è stato esportato anche in altri contesti…<br />
Ha ricevuto il premio Amico del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> dal Ministero, ed è stato esportato: <strong>la</strong> prima es<strong>per</strong>ienza in Emilia<br />
Romagna, nel comune di Ferrara, e ora anche in Lombardia, mi sembra Como e Bergamo, in diverse città, e ci<br />
sono anche da altre parti d‟Italia richieste di s<strong>per</strong>imentazione del progetto.<br />
Mi dicevi che non è nato da un finanziamento temporaneo ma proprio da un concorso d‟idee progettuali ed è<br />
diventato stabile…<br />
È diventato stabile poiché finita <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione <strong>per</strong> noi è diventato uno degli interventi dell‟affidamento,<br />
l‟affidamento tra famiglie che adesso addirittura sta avendo un grosso sviluppo, poiché i Servizi puntano molto<br />
su questo tipo di affidamento, che è diventato prioritario rispetto alle altre due tipologie di affido.<br />
Abbiamo dovuto trovare nelle casse comunali anche i finanziamenti necessari, poiché comunque il progetto<br />
prevede un contributo al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale di circa 400 euro, ma <strong>la</strong>ddove il progetto viene messo in piedi con<br />
l‟Associazione c‟è anche un riconoscimento all‟associazione che accompagna il <strong>per</strong>corso di 2000 euro <strong>per</strong> ogni<br />
progetto.<br />
In una situazione di welfare, che di questi tempi è un po‟ dimezzato, il mantenere forte un progetto di questo tipo<br />
… È diventato un indirizzo politico, un investimento. Torino punta molto sull‟affido, recentemente c‟è stata una<br />
campagna sull‟affido, <strong>per</strong>ò l‟affido presenta delle criticità, in quanto l‟affido residenziale è sempre una sorta di<br />
allontanamento. Noi abbiamo visto che nel re<strong>per</strong>imento delle famiglie, molte si sono date disponibili <strong>per</strong> fare “da<br />
<strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong>”, hanno detto “prima di imbarcarci in un affido residenziale duraturo proviamo queste forme<br />
di solidarietà leggere, che in qualche modo sono propedeutiche magari al passaggio a un affidamento<br />
residenziale vero e proprio”. Quindi nell‟ambito del<strong>la</strong> campagna affido abbiamo recu<strong>per</strong>ato anche diverse<br />
famiglie, disponibili <strong>per</strong>ò a fare “da <strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong>”, disponibili a iniziare a s<strong>per</strong>imentarsi, a confrontarsi con<br />
altre famiglie, che è anche un modo nuovo, anche di crescita <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale, poiché si entra in un‟altra<br />
dimensione, c‟è meno <strong>la</strong> preoccupazione di sostituirsi al genitore, ma si svolge un po‟ <strong>la</strong> funzione dei nonni,<br />
degli zii: io mi prendo cura di voi, <strong>per</strong>ò non vi sostituisco. Questo è un altro elemento che fa fare un salto<br />
qualitativo, in quanto questa sorta di affidamento non viene più vissuta con una situazione di conflittualità di una<br />
buona <strong>famiglia</strong> “mulino bianco” in contrasto con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> “sgarrupata”. Inoltre, si passa da un contesto di<br />
controllo a uno di sostegno e aiuto. Nell‟ottica del Servizio anche questo è importante, poiché si aprono contesti<br />
veri di sostegno, e non quei contesti dove comunque vi è sì sostegno, ma anche controllo, e c‟è anche il discorso<br />
dell‟allontanamento.<br />
Questo progetto punta molto al<strong>la</strong> valorizzazione dell‟autostima: dai rimandi che abbiamo rispetto al progetto,<br />
tutte le famiglie aiutate si sono sentite valorizzate, proprio sul sentirsi rafforzate come autostima, e quindi<br />
pensare che non c‟è niente da vergognarsi a trovarsi in una situazione di difficoltà, ma anzi si può recu<strong>per</strong>are<br />
attraverso l‟autostima “comunque ce <strong>la</strong> possiamo fare, non siamo soli”, in questi tempi significa riscoprire anche<br />
un‟etica del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. C‟è un disinteresse generale verso l‟autostima, noi invece dobbiamo riprender<strong>la</strong>, poiché<br />
tutti noi abbiano bisogno di bagni di autostima, le re<strong>la</strong>zioni umane si reggono su questo rafforzamento; non solo<br />
dei limiti, ma anche del<strong>la</strong> risorse, delle potenzialità “ce <strong>la</strong> puoi fare, guarda come sei stata brava, ti sei gestita”, è<br />
anche un modo <strong>per</strong> rispettare di più le nostre famiglie bisognose, in fondo non sempre abbiamo questo rispetto<br />
<strong>per</strong> loro.<br />
Mi par<strong>la</strong>vi proprio di questi risultati. Sono stati monitorati <strong>per</strong>iodicamente, con qualche strumento partico<strong>la</strong>re?<br />
L‟impegno grosso è stato fatto nel<strong>la</strong> pubblicazione del libro e nel<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione, che ci ha <strong>per</strong>messo di<br />
scandagliare e vedere a fondo quelle 8 situazioni. Chiaramente non si può mantenere un tale costante livello di<br />
attenzione, di monitoraggio e di verifica, poiché non si riesce, e non ce lo si può <strong>per</strong>mettere. Però ci siamo<br />
costruiti degli strumenti di minima, più a livello quantitativo, che <strong>per</strong>ò riprendono anche alcuni aspetti<br />
qualitativi. Al di là dei dati di inserimento (quante sono le famiglie, quali associazioni ci sono dietro), abbiamo<br />
preparato una sorta di scheda con elementi significativi. Abbiamo <strong>la</strong> nostra modulistica tradizionale rispetto<br />
501
all‟attivazione dell‟affido, che comprende “<strong>per</strong>ché vuoi attivare un “<strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong>” spiegando cosa fa <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>, quali sono i problemi del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> d‟origine, quale è <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale e cosa fa <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale,<br />
chi fa che cosa, poiché non vogliamo che sia un affidamento familiare mascherato, vogliamo che sia effettivo.<br />
Quindi tu mi devi dire: il marito del<strong>la</strong> signora cosa fa, il figlio del<strong>la</strong> signora si occupa di…, <strong>la</strong> signora…, in<br />
modo che già nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione ci sia una sorta di progetto, di progettazione. Questo ci garantisce già rispetto al<strong>la</strong><br />
congruenza del modello, del dire: effettivamente è un progetto <strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong>. Dopo di che viene caricato,<br />
viene registrata tutta <strong>la</strong> documentazione, abbiamo queste griglie di lettura in cui vengono individuati gli aspetti<br />
significativi. Su questo abbiamo predisposto un‟ultima scheda, quindi il monitoraggio lo facciamo, certamente<br />
non nel dettaglio, come era stato fatto nelle 8 situazioni, <strong>per</strong>ò direi che sul progetto si esercita un monitoraggio<br />
costante.<br />
E <strong>per</strong> questi risultati ti senti di dire che sono stati realizzati gli obiettivi che vi eravate prefissati, con questo<br />
progetto? Si stanno realizzando?<br />
Sì, si stanno realizzando, nel senso che ogni progetto ha <strong>la</strong> sua peculiarità e <strong>la</strong> sua <strong>per</strong>sonalizzazione, non c‟è uno<br />
standard <strong>per</strong> tutti, <strong>per</strong>ò si rileva che in genere gli obiettivi sono raggiunti e il progetto funziona. È chiaro che dato<br />
che gli interessi sul progetto sono alti (c‟è il Tribunale), ci viene richiesto il “<strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong>”, e noi<br />
dobbiamo valutare attentamente se è l‟intervento appropriato, poiché a fronte di alcune situazioni già gravi,<br />
compromesse, con il Tribunale di mezzo, a volte il solo intervento di solidarietà non è sufficiente, occorre<br />
integrarlo con interventi educativi specifici, con interventi di domiciliarità altra (assistenti familiari, adest),<br />
<strong>per</strong>tanto non c‟è un risultato assoluto. Diciamo che tendenzialmente il progetto funziona, abbiamo evitato<br />
allontanamenti. Io penso che dai questionari emergerà <strong>la</strong> positività del progetto, <strong>per</strong>ò poi bisogna ca<strong>la</strong>rlo nelle<br />
singole situazioni, poiché là dove ci sono gravità ormai consolidate bisogna pensare anche qualcos‟altro, il<br />
progetto non può rispondere a tutto, non dobbiamo innamorarci dello strumento a dismisura: è uno strumento<br />
buono, che funziona, <strong>per</strong>ò va legato, va inserito nel<strong>la</strong> complessità e nel<strong>la</strong> pluralità di interventi previsti; anche<br />
qui con equilibrio, poiché non è che possiamo dare “<strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong>”, e intervento educativo, e domiciliarità,<br />
altrimenti anche qui c‟è un problema di risorse, di welfare che fa fatica, non possiamo concentrare le risorse solo<br />
su un nucleo, e poi gli altri?<br />
E poi soprattutto secondo me, lo sgancio deve avvenire in quanto questo discorso di emancipazione delle<br />
famiglie, di crescita, di cominciare a marciare con le proprie gambe deve avvenire. Famiglia a <strong>famiglia</strong> non può<br />
sostituire a lungo, può intervenire nel<strong>la</strong> difficoltà, può accompagnare <strong>per</strong> un ulteriore <strong>per</strong>iodo, ma poi il<br />
problema dello sgancio si pone, anche <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> in difficoltà dovrebbe riuscire ad andare avanti, magari con<br />
qualche aiuto ordinario, <strong>per</strong>ò senza un investimento così massiccio da parte di tanti. Abbiamo anche visto che<br />
<strong>per</strong>mangono comunque re<strong>la</strong>zioni, infatti quando si arriva al<strong>la</strong> chiusura dell‟intervento le famiglie si conoscono, e<br />
magari il weekend passato insieme, <strong>la</strong> cena fatta insieme rimangono. Quindi questa solidarietà fra famiglie è<br />
importante, questi legami...<br />
Sono un po‟ gli effetti che possiamo definire come indiretti dell‟intervento…<br />
Sì, sono gli esiti indiretti, che <strong>per</strong>ò portano un benessere; sono quei legami che favoriscono lo stare bene nel<strong>la</strong><br />
vita, sono le re<strong>la</strong>zioni.<br />
Hai in mente altri risultati indiretti derivati da questi progetti, ad esempio gruppi di auto mutuo aiuto?<br />
Sì anche questi processi auto-organizzativi che magari tra famiglie avvengono, magari guidati dall‟associazione,<br />
dove l‟associazione mette a disposizione spazi, ambienti dove le famiglie si confrontano tra di loro e quindi si<br />
aiutano. In questo senso, il ruolo delle associazioni che vivono e stanno sul territorio, può garantire <strong>la</strong> possibilità<br />
di mantenimento del progetto offrendo altri spazi, servizi di tregua. Quando si innescano questi <strong>per</strong>corsi, delle<br />
ricadute indirette ci sono. Inoltre si rendono consapevoli i vari attori: anche questo ruolo dell‟associazionismo<br />
che sposta un po‟ il baricentro delle attività dai minori alle famiglie, questa re<strong>la</strong>zione tra diverse associazioni,<br />
che comunque imparano a interagire insieme, a fare sistema, questo rapporto costante con l‟Amministrazione,<br />
che si può tradurre anche in altri progetti, hanno un impatto sul territorio, e si legano poi magari a progetti di<br />
contrasto alle tossicodipendenze, a progetti di accompagnamento solidale, a progetti di recu<strong>per</strong>o sco<strong>la</strong>stico.<br />
L‟interazione tra Associazioni e <strong>la</strong> partecipazione delle stesse in diversi progetti, fa sì che <strong>la</strong> rete si irrobustisca.<br />
Quindi quando parliamo del<strong>la</strong> storia del Servizio, parliamo anche di te che hai avuto l‟idea progettuale…<br />
Adesso senza enfatizzare, nel senso che io penso che il progetto è di chi lo fa, è <strong>la</strong> disputa tra il creatore e<br />
l‟oratore: <strong>la</strong> poesia non è di chi <strong>la</strong> fa ma di chi <strong>la</strong> dice, di chi <strong>la</strong> gestisce. Io penso che il progetto appartenga<br />
ormai agli o<strong>per</strong>atori che lo stanno facendo, alle associazioni che lo stanno realizzando, a Paideia, che ormai<br />
quando va in giro a presentare il progetto lo presenta come suo, senza che da parte nostra ci siano rivendicazioni<br />
di sorta.<br />
502
È un progetto che può andare avanti anche senza chi lo ha istituito?<br />
Certo, poiché è un progetto che trova <strong>la</strong> sua forza proprio nell‟o<strong>per</strong>atività, e poi comunque non abbiamo sco<strong>per</strong>to<br />
niente di nuovo, nel senso che da sempre le famiglie in qualche modo entrano in re<strong>la</strong>zione tra loro. Diciamo che<br />
<strong>la</strong> scommessa vinta è stata in un certo modo far compiere un salto a questo progetto, che poteva essere informale,<br />
e così non valorizzato, ma preso e inserito in una logica di sistema istituzionale, di <strong>per</strong>corsi in cui ogni attore ha<br />
un suo ruolo e viene riconosciuto come protagonista. Quindi si dà valore, si porta al<strong>la</strong> luce, si dà valore e parole<br />
alle azioni, che avvengono naturalmente, magari anche inconsapevolmente, noi abbiamo fatto il passaggio di<br />
renderle consapevoli.<br />
Probabilmente è anche un modo nuovo di pensare <strong>la</strong> Pubblica Amministrazione, che quindi rispetto al suo<br />
interno ha delle innovazioni: il ripensarsi come o<strong>per</strong>atori in rapporto con i sa<strong>per</strong>i non es<strong>per</strong>ti, altrui, <strong>la</strong> messa in<br />
discussione, non aver noi <strong>la</strong> proprietà del<strong>la</strong> risposta, dare un messaggio che esistono buone istituzioni che hanno<br />
una genesi partecipativa, che non ricorrono ai trucchi del potere, che sono disponibili al cambiamento, che<br />
spostano il potere e <strong>la</strong> decisionalità lontano da sé a favore di cittadini, famiglie e associazioni. Dal punto di vista<br />
di impatto anche istituzionale non è da poco. Quindi se vuoi dar dei nomi puoi dire che è partita da me e dal mio<br />
dirigente, ci siamo messi lì concretamente e l‟abbiamo costruito. Dopo di che è un progetto che va senza il padre.<br />
Se devi pensare al<strong>la</strong> risorse materiali e immateriali che sono state necessarie <strong>per</strong> il servizio e sono necessarie,<br />
quali ti vengono in mente? Quale <strong>la</strong> principale e quale <strong>la</strong> più carente?<br />
Le risorse materiali sono costituite da <strong>per</strong>sone, da o<strong>per</strong>atori, da soldi, che sono <strong>la</strong> base, poiché comunque <strong>per</strong><br />
ogni affido che parte c‟è un contributo riconosciuto, c‟è un o<strong>per</strong>atore che mette <strong>la</strong> sua professionalità al servizio<br />
dell‟intervento, quindi ci sono dei costi, delle risorse che sono costituite da questo, e poi ci sono le risorse<br />
associative, se vogliamo mantenere un progetto a<strong>per</strong>to che abbia i due <strong>per</strong>corsi. Le risorse ci devono essere, e<br />
devono esserci delle risorse anche <strong>per</strong> garantire il monitoraggio e <strong>per</strong> mantenere <strong>la</strong> cura del<strong>la</strong> rete, cioè <strong>per</strong><br />
svolgere quelle funzioni di governo, di orientamento, di dar <strong>la</strong> busso<strong>la</strong>. Quindi ci vogliono. Poi le risorse in<br />
campo professionale e non solo, <strong>la</strong> risco<strong>per</strong>ta dello strumento nostro <strong>per</strong> eccellenza che è <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, <strong>per</strong>ché poi<br />
ce <strong>la</strong> giochiamo lì, e da parte dell‟associazione riscoprire anche quell‟alfabeto emotivo, infatti quando entri in<br />
re<strong>la</strong>zione con un‟altra <strong>famiglia</strong> le cose sono <strong>la</strong> prossimità, <strong>la</strong> vicinanza, l‟accudimento, <strong>la</strong> cura, il dono; tutte<br />
queste dimensioni <strong>per</strong>ò rientrano in quell‟ambito, nel<strong>la</strong> sfera re<strong>la</strong>zionale, che <strong>per</strong> noi o<strong>per</strong>atori è diventata uno<br />
strumento base del nostro <strong>la</strong>voro. Se manca questo…<br />
La risorsa principale è l‟abbinamento motivazione e lo zainetto a tracol<strong>la</strong> che ci portiamo con il nostro re<strong>per</strong>torio<br />
di vita, e quindi le motivazioni che danno cuore alle azioni, <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, che è questo s<strong>la</strong>ncio che abbiamo e che<br />
dobbiamo usare e sa<strong>per</strong>e, ma una re<strong>la</strong>zione che deriva anche dall‟acquisizione di strumenti e di sa<strong>per</strong>i. Ognuno<br />
ha i suoi modelli, dal sistemico, neolinguistico…, <strong>per</strong>ò ognuno di noi si prepara anche su questa nuova capacità<br />
dell‟ascolto, di empatia, che anche <strong>per</strong> noi <strong>la</strong>ici è <strong>la</strong> scommessa <strong>per</strong> ritrovare l‟altro, cioè l‟unico Dio concreto,<br />
praticabile, è l‟altro. L‟empatia è <strong>la</strong> capacità di comunicare con l‟altro senza aver bisogno…è <strong>la</strong> capacità di<br />
cogliere l‟emotività nelle situazioni senza dover comunicare a parole, addirittura dal vocabo<strong>la</strong>rio. Un o<strong>per</strong>atore<br />
deve sviluppare anche questa forza, questa capacità di empatia, di sentire come sta l‟altro, quali sono i problemi,<br />
unita all‟etica re<strong>la</strong>zionale, al rispetto del quando tu ti accosti a loro, non devi avere questa volontà manipo<strong>la</strong>toria,<br />
di non rispettare il clima del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, di essere intrusivo, invasivo. Secondo me queste sono risorse<br />
fondamentali, che non sono innate, le devi apprendere attraverso tecniche, ma chi fa il nostro <strong>la</strong>voro deve<br />
affinarsi, <strong>per</strong> sa<strong>per</strong> scoprire cosa attiva <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione; l‟ascolto è il nostro strumento, poiché se c‟è feeling tra due<br />
<strong>per</strong>sone non hai bisogno delle griglie, lo vedi immediatamente, lo cogli, lo senti, lo vedi dall‟espressione, dal<br />
calore. Direi che dobbiamo puntare molto su questo.<br />
E <strong>la</strong> risorsa più carente, che è stato più difficile avere?<br />
La risorsa carente è che da un <strong>la</strong>to io vorrei che <strong>la</strong> comunità locale partecipasse di più a questi progetti, che si<br />
abbandonasse un po‟ di più <strong>la</strong> prevalenza di “affido da <strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong>” fatto dai Servizi, <strong>per</strong>ché è come dire<br />
che siamo noi detentori che selezioniamo, abbiniamo, capiamo cosa è bene. E allora <strong>la</strong> mia preoccupazione è che<br />
quel<strong>la</strong> parte più faticosa, in quanto significa mettere in discussione il tuo potere, <strong>la</strong> tua competenza <strong>per</strong> accogliere<br />
anche altri che possono dire <strong>la</strong> loro, complica un po‟; ma secondo me quel<strong>la</strong> parte rappresenta proprio il cuore<br />
del progetto, poiché significa avere una ricaduta maggiore nell‟impatto, significa anche aprire all‟esterno, dare<br />
più opportunità al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, in quanto <strong>la</strong> si sgancia da questo rapporto più diretto con i Servizi. Se devo trovare<br />
un limite, questo è dato dal fatto che vorrei che si facessero più progetti con l‟associazionismo, con il territorio,<br />
pur rendendomi conto che delle criticità vengono anche da parte di associazioni che non sempre sono così<br />
disponibili e pronte, preparate, orientate a un progetto del genere.<br />
Un‟ultima domanda sul futuro. Immagini un futuro <strong>per</strong> questo servizio? Cosa potrebbe ancora essere fatto o<br />
eventualmente cosa manca ancora a questo progetto?<br />
Il mio pensiero rispetto al futuro è riuscire ad integrare sempre più questo progetto con le attività territoriali,<br />
renderlo parte, supportarlo con progetti di attività di condominio, di servizi di tregua e respiro <strong>per</strong> le famiglie in<br />
503
difficoltà, cioè fare in modo che <strong>per</strong> chi effettivamente si trova in situazioni di difficoltà, che ha bisogno anche di<br />
respiro, di avere una vita non solo all‟insegna del<strong>la</strong> cura, ci sia una comunità locale in grado di aiutare<br />
maggiormente, in modo flessibile e leggero. Vorrei si completasse quel<strong>la</strong> che è un‟idea che ha trovato una<br />
fruizione, che funziona, ma che se non ha ulteriori sviluppi rischia anche di trovare dei confini, e di chiudersi in<br />
questo rapporto tra famiglie. Occorre quindi sempre questo ruolo di a<strong>per</strong>tura dell‟associazione in ambito locale,<br />
anche con altri interventi che possono aiutare le famiglie e i minori. Mi vengono in mente questi in quanto vanno<br />
in quest‟ottica, cioè del <strong>la</strong>voro di condominio, questi servizi di tregua, senza che necessariamente venga<br />
utilizzato del <strong>per</strong>sonale professionale nostro, ma che sia <strong>la</strong> comunità locale, certamente sostenuta con dei<br />
contributi e degli aiuti, a completare, arricchire, promuovere un progetto di questo tipo, che quindi è un ventaglio<br />
che si arricchisce.<br />
2.2.4 Intervista al consulente del<strong>la</strong> Fondazione Paideia (AFT3)<br />
Abbiamo scelto di studiare il servizio “Dare una <strong>famiglia</strong> a una <strong>famiglia</strong>” <strong>per</strong>ché ci pare possa essere<br />
considerato una buona pratica. Perché secondo te il Servizio può essere considerato in questo modo?<br />
Certamente è una buona pratica, nell‟accezione che do al termine buona pratica, cioè intanto è una pratica buona<br />
<strong>per</strong>ché nell‟insieme del<strong>la</strong> progettualità abbiamo cercato di curare con grande attenzione alcuni aspetti, soprattutto<br />
nell‟es<strong>per</strong>ienza torinese, <strong>per</strong>ché è stata <strong>la</strong> prima ed è partita anche proprio con <strong>la</strong> caratteristica di un‟es<strong>per</strong>ienza di<br />
carattere s<strong>per</strong>imentale. Proprio <strong>per</strong>ché s<strong>per</strong>imentazione c‟eravamo proposti come fondazione, insieme al Comune<br />
di Torino, dei quesiti cui volevamo provare a dare risposta, al<strong>la</strong> luce dell‟es<strong>per</strong>ienza che si sarebbe andati a fare.<br />
Per poter far questo, cioè <strong>per</strong> avere gli elementi <strong>per</strong> poter dare risposta a questi quesiti di spessore, non poteva<br />
esserci alternativa che curare con grandissima attenzione tutto lo sviluppo del<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione. Quindi in<br />
questo senso io direi certamente è una buona pratica. Direi che il progetto ha diversi punti di eccellenza,<br />
certamente uno sta nel fatto che questa es<strong>per</strong>ienza nasce come frutto di un processo di interazione tra soggetti<br />
pubblici, soggetti privati, e soggetti nuovi nel territorio del sociale, come possono essere appunto <strong>la</strong> Fondazione.<br />
Dico nuovi <strong>per</strong>ché sono presenti da tempo, ma fondamentalmente, <strong>per</strong> quello che io ho avuto modo di vedere,<br />
principalmente posizionati nel<strong>la</strong> funzione dell‟erogatore. In questa es<strong>per</strong>ienza <strong>la</strong> Fondazione si è posizionata non<br />
nel<strong>la</strong> funzione dell‟erogatore ma nel<strong>la</strong> funzione di partner nel <strong>la</strong>voro. Quindi in questo senso nuovo. Quindi<br />
questo è certamente un elemento di grande eccellenza.<br />
Un secondo elemento di eccellenza sta nell‟idea in sé, cioè nell‟idea che si possa intervenire a supporto delle<br />
situazioni di fatica delle famiglie con un‟opzione non di separazione ma con un‟opzione di cura del<strong>la</strong> situazione<br />
di partenza. Con una cura mix tra professionale e non professionale. In questo senso certamente il panorama<br />
delle es<strong>per</strong>ienze, penso a Torino dove abbiamo avviato il <strong>la</strong>voro, è ricco di opportunità, vi è ad esempio<br />
l‟educativa domiciliare, che è una presenza in <strong>famiglia</strong> giocata da un professionista, c‟è l‟affidamento familiare,<br />
ma mancava, e qui sta l‟innovazione, nell‟aver trovato questo anello di congiunzione tra una presenza in casa che<br />
non fosse <strong>per</strong>ò una presenza professionale ma <strong>la</strong> presenza di un‟altra <strong>famiglia</strong> sostanzialmente, che potesse<br />
giocarsi i codici di incontro su codici comunicativi più facili <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> in difficoltà, un senso di minor<br />
giudizio da parte del sistema dei Servizi e <strong>la</strong> possibilità di pensare l‟intervento non in funzione del solo bambino,<br />
ma di tutto il contesto familiare. Direi che questo è certamente un elemento di innovazione, e anche un elemento<br />
di grande eccellenza.<br />
Poi un terzo elemento di eccellenza sta nel fatto che <strong>la</strong> qualità dell‟intervento fatto dal<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidataria è<br />
funzione del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> cura complessiva del progetto, cioè quanto più viene curato tutto il progetto,<br />
compreso anche il tema, l‟aspetto del<strong>la</strong> continua formazione o su<strong>per</strong>visione o sostegno alle famiglie coinvolte,<br />
tanto più c‟è una redditività nell‟intervento. Se al contrario le famiglie sono <strong>la</strong>sciate a loro stesse, è probabile che<br />
l‟intervento non porti a niente di partico<strong>la</strong>re. Quindi un elemento di eccellenza sta non tanto nel terminale, cioè<br />
nell‟incontro <strong>famiglia</strong>-<strong>famiglia</strong>, ma in tutto ciò che sta dietro le quinte <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere a quell‟incontro di offrire<br />
qualcosa di rilevante.<br />
Come viene gestito questo sostegno?<br />
Intanto abbiamo due es<strong>per</strong>ienze diverse a Torino e a Ferrara. A Torino questo <strong>la</strong>voro è stato ed è principalmente<br />
svolto dalle Associazioni del territorio, in quanto l‟incontro del progetto è quanto meno l‟incontro tra tre<br />
tito<strong>la</strong>rità, tre appartenenze, tre paternità: il comune di Torino, <strong>la</strong> Fondazione e le associazioni esistenti nel<strong>la</strong> rete<br />
territoriale, che hanno aderito al progetto, che hanno voluto <strong>la</strong>vorare con noi. Queste associazioni si sono<br />
impegnate a svolgere un continuo <strong>la</strong>voro di affiancamento delle famiglie affidatarie. Continuo, cioè con una<br />
figura interna dell‟associazione che ha garantito un‟attività costante di supporto e su<strong>per</strong>visione. Questo è stato<br />
possibile a Torino, <strong>per</strong>ché le associazioni che si sono rese disponibili sono associazioni forti, storicamente<br />
significative, con una struttura interna, con del <strong>per</strong>sonale dedicato a ruoli di questo tipo, penso al<strong>la</strong> Caritas, al<br />
Sermig ad altre realtà di quelle che hanno partecipato e avevano già, a prescindere da questo progetto, delle<br />
risorse strutturate in questa direzione, con del <strong>per</strong>sonale preparato o <strong>per</strong>ché svolge ruoli analoghi in ambiti altri<br />
quindi con una competenza <strong>per</strong>sonale molto forte, collocata poi in un contesto di volontariato o <strong>per</strong>ché in<br />
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pensione o lo fa oltre al proprio <strong>la</strong>voro (ad esempio nel Sermig <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che ha svolto questa funzione di<br />
mestiere fa il neuropsichiatra infantile all‟Asl e nel Sermig fa volontariato, nel<strong>la</strong> Caritas <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che ha fatto<br />
questo, di mestiere <strong>per</strong> 40 anni ha fatto l‟assistente sociale in Comune a Torino).<br />
Mentre nell‟es<strong>per</strong>ienza ferrarese abbiamo avuto a che fare con associazioni molto piccole e molto meno<br />
strutturate, verrebbe quasi da dire delle associazioni come involucro di famiglie, più da gruppo di mutuo aiuto<br />
che non da associazione pro-terzi; ad esempio l‟associazione delle famiglie numerose è un gruppo di famiglie<br />
caratterizzato dall‟aver avuto almeno 4 figli, che si sono riunite insieme <strong>per</strong> avere una tute<strong>la</strong> maggiore nei<br />
confronti del<strong>la</strong> vita quotidiana, a partire dal<strong>la</strong> riduzione dei costi,…Si sono rese disponibili al progetto, ma al<br />
loro interno non hanno una struttura organizzativa, con una <strong>per</strong>sona con delle funzioni, pagata o no non importa,<br />
<strong>per</strong>ché in realtà tutte le famiglie sono coinvolte, e l‟organizzazione è più che altro un‟auto-tute<strong>la</strong>. A Ferrara ci<br />
siamo trovati con più associazioni di questo tipo, quindi questa parte di <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> cura delle famiglie l‟ho<br />
svolta io <strong>per</strong> conto del progetto e <strong>per</strong> conto del<strong>la</strong> Fondazione. Adesso che stiamo passando dal<strong>la</strong> fase del<strong>la</strong><br />
conclusione del<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione al<strong>la</strong> fase regime, questa funzione verrà svolta da una <strong>per</strong>sona locale, che nel<br />
frattempo è stata inserita nel progetto, una dottoranda di psicologia, che si è inserita facendo una parte di<br />
valutazione del progetto, interviste alle Associazioni, e da settembre incomincia a fare questa parte con le<br />
famiglie, con le nuove famiglie che si inseriranno. Io ho portato a termine il <strong>la</strong>voro con il primo gruppo di 10<br />
famiglie.<br />
Il progetto si sta sviluppando: abbiamo l‟es<strong>per</strong>ienza di Ferrara, che chiude proprio con l‟estate il passaggio dal<strong>la</strong><br />
s<strong>per</strong>imentazione al<strong>la</strong> dimensione di regime, com‟è avvenuto già a Torino, e rientrerà nel pacchetto delle opzioni<br />
che il Servizio, <strong>la</strong> città di Ferrara, offre al territorio, e stiamo avviando l‟es<strong>per</strong>ienza in Lombardia a Como, in<br />
Piemonte a Novara, e abbiamo 3 ipotesi in Emilia Romagna. Dovrebbe esserci un interesse e anche delle risorse<br />
locali, che in qualche modo si attivano, non possiamo andare noi ad attivarle; <strong>la</strong> Lombardia è una delle aree dove<br />
potenzialmente c‟è <strong>la</strong> possibilità di sviluppo in più province, incominciamo da Como e poi vedremo, Monza,<br />
<strong>per</strong>ò è un discorso con tempi medio lunghi. Anche <strong>per</strong> noi non è possibile entrare in molte s<strong>per</strong>imentazioni, in<br />
quanto tutta <strong>la</strong> fase preliminare <strong>la</strong> devo seguire sempre io, <strong>per</strong>ché ho seguito io le s<strong>per</strong>imentazioni, e non posso<br />
farne 10 insieme. Nel<strong>la</strong> fase di accompagnamento si può coinvolgere poi qualcun altro, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> fase iniziale è una<br />
fase molto delicata, non si può improvvisare. Questi sono un po‟ gli elementi di eccellenza, almeno questi 3, poi<br />
ce ne possono essere anche altri, ma questi mi sembrano rilevanti: l‟idea in sé, il modo com‟è partita e<br />
l‟attenzione, cura che è stata espressa in tutte le fasi del <strong>la</strong>voro, non solo quel<strong>la</strong> delle famiglie.<br />
Poi ci sono degli stupori: sia a Torino che a Ferrara l‟idea è piaciuta e ha coinvolto famiglie mediamente non<br />
appartenenti al<strong>la</strong> sfera delle famiglie che avevano già es<strong>per</strong>ienze di affidamento familiare, cioè famiglie che<br />
hanno <strong>per</strong>cepito questa es<strong>per</strong>ienza come un‟es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong> loro praticabile, pur non avendo mai realizzato<br />
es<strong>per</strong>ienze di affidamento residenziale e anzi, dicendo che questa es<strong>per</strong>ienza proprio <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua partico<strong>la</strong>rità era<br />
più accettabile, più praticabile e più compatibile con <strong>la</strong> vita quotidiana rispetto a quel<strong>la</strong> di introdursi in casa<br />
propria un bambino <strong>per</strong> un tempo più o meno lungo.<br />
Sembrava valido proprio il discorso che tutta <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> si impegnasse…<br />
Io non esagererei, <strong>per</strong>ché vale lo stesso discorso <strong>per</strong> l‟affidamento familiare, cioè quello che conta è l‟incontro di<br />
due equilibri, di sistemi in equilibrio al proprio interno, quindi in ogni caso anche il bambino in una <strong>famiglia</strong><br />
porta dietro <strong>la</strong> sua, anche se non è fisicamente lì lui <strong>la</strong> porta. Nel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> in cui il bambino entra incontra un<br />
equilibrio di un sistema familiare che accoglie, in ogni caso questo equilibrio è rotto, è rotto e va ricostruito, va<br />
ricostruito nelle re<strong>la</strong>zioni, ed è anche comprensibile che non tutti i componenti del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> siano pronti in<br />
eguale misura a gestire questo processo di ricomposizione. Lo stesso è avvenuto in questi progetti, cioè al di là<br />
del fatto che formalmente, intenzionalmente le famiglie coinvolte, quelle di Torino e quelle di Ferrara, tutte<br />
ovviamente prevedevano il coinvolgimento di tutta <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, non posso mettere <strong>la</strong> mano sul fuoco che da tutte<br />
le famiglie ciò sia avvenuto a pari livello. Per le famiglie che ho seguito, in modo partico<strong>la</strong>re a Ferrara, direi che<br />
c‟è stato un enorme coinvolgimento del<strong>la</strong> coppia genitoriale, <strong>per</strong> tutte le famiglie, e che c‟è stato un discreto<br />
coinvolgimento di alcuni dei figli.<br />
…Questo migliora anche i rapporti inter-nucleo di queste famiglie?<br />
È uno dei temi che abbiamo trattato più volte nel <strong>per</strong>corso di formazione <strong>per</strong>manente. in loro inizialmente c‟era<br />
molto il timore che questo potesse creare dei problemi all‟interno del<strong>la</strong> propria <strong>famiglia</strong>, cioè delle ricadute<br />
critiche; penso ad esempio al<strong>la</strong> madre che dice “dedicandomi fuori ho paura che i miei figli sentano un venir<br />
meno di qualcosa in casa loro, <strong>per</strong> loro”. Nel corso del tempo, <strong>la</strong>vorando con loro, direi che questo certamente<br />
non è stato il problema, cioè questo non è mai emerso, <strong>per</strong>ché c‟era <strong>la</strong> possibilità di par<strong>la</strong>rne; invece è emerso un<br />
altro tipo di problema, ma comunque rispetto ad esso le famiglie hanno trovato delle strategie di aiuto, che<br />
potessero essere funzionali alle capacità e possibilità che loro avevano, e contemporaneamente utile anche a loro,<br />
cioè il modo in cui costruire delle strategie di coinvolgimento dei bambini, dei figli, in re<strong>la</strong>zione all‟età<br />
ovviamente, <strong>per</strong>ché un conto è par<strong>la</strong>re di un figlio di 5 anni, e un altro è par<strong>la</strong>re di uno di 20.<br />
505
Dove abbiamo avuto famiglie in cui il bambino che ha generato questo <strong>per</strong>corso nel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> in difficoltà<br />
<strong>per</strong>ché segna<strong>la</strong>to dai Servizi, era già in re<strong>la</strong>zione con il figlio del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affiancante, direi che questo rapporto<br />
è andato proseguendo bene; diversi casi sono di questa natura, i bambini sono compagni di scuo<strong>la</strong>, <strong>per</strong> cui io<br />
<strong>famiglia</strong> affiancante conosco te <strong>famiglia</strong>, <strong>per</strong>ché mio figlio è nel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse insieme a tuo figlio, e io so <strong>la</strong> tua<br />
situazione e quindi mi rendo disponibile.<br />
Invece dove gli abbinamenti sono stati costruiti, partendo da conoscenze da parte dell‟associazione del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
affidataria e dell‟altra <strong>famiglia</strong>, certamente da parte dei figli un po‟ più di fatica c‟è stata nell‟entrar in questo<br />
tipo di es<strong>per</strong>ienza, <strong>per</strong>ché ovviamente c‟era un rapporto di maggior estraneità tra coetaneo o tra figli. Poi<br />
ovviamente è anche difficile, penso ad esempio ad un abbinamento ferrarese dove <strong>la</strong> coppia aiutata è una coppia<br />
di nigeriani giovani con due figli piccolissimi e dove <strong>la</strong> coppia aiutante ha dei figli grandi, quasi del<strong>la</strong> stessa età,<br />
di pochi anni inferiori, ma non si è creato quel legame tra pari che poteva <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> posizione genitori da un <strong>la</strong>to,<br />
e figli dall‟altro, creava un cambiamento, cioè si doveva trovare un codice comunicativo che <strong>per</strong>mettesse ai due<br />
di riconoscersi; è che i nigeriani giovani sono già autonomi, mentre i figli di quel<strong>la</strong> stessa età o con 1 o 2 anni di<br />
meno, sono ancora dipendenti dal<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, cioè non c‟è lo stesso status se vogliamo, in questo senso. Questo è<br />
un elemento che non puoi cambiare, ma ciò non toglie <strong>la</strong> disponibilità, <strong>per</strong> cui se vengono a cena, ad esempio<br />
quando <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affiancante li ha fatti venire a cena, <strong>la</strong> cena ha coinvolto tutti, ma non penso che si crei quel<br />
legame che si può creare in alcuni casi. Come ho detto prima, anche a Torino abbiamo avuto casi dove ad<br />
esempio il figlio del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> aiutata è compagno di c<strong>la</strong>sse del figlio del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affiancante. Questo è un<br />
rapporto che già esiste, non è che lo costruisci; dove è da costruire certamente non è così semplice.<br />
Che ruolo svolge lei in questo servizio? Quali sono le azioni che compie e i suoi compiti concreti?<br />
nei due progetti già realizzati e in quelli che ipoteticamente stiamo <strong>per</strong> realizzare, direi che praticamente sono <strong>la</strong><br />
risorsa che <strong>la</strong> Fondazione Paideia mette a fianco delle realtà territoriali; facciamo l‟esempio di Torino, piuttosto<br />
che Ferrara: <strong>per</strong> tutta <strong>la</strong> fase del<strong>la</strong> costruzione del progetto, lo start-up, e lo sviluppo del progetto, nonché il<br />
monitoraggio di tutta <strong>la</strong> fase s<strong>per</strong>imentale, a me compete proprio tutta questa parte. A Torino ho avuto anche un<br />
ruolo partico<strong>la</strong>re prima, in quanto questo progetto nasce da un‟idea presentata dal Comune di Torino a un bando<br />
che <strong>la</strong> Fondazione ha emanato nel 2003-2004; finita <strong>la</strong> fase del bando che chiedeva delle idee, sono state<br />
selezionate 6 idee, che sono state messe nelle condizioni, <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo se non ricordo male di 3 mesi, di<br />
passare dal piano dell‟idea allo studio di fattibilità, con l‟accompagnamento di una figura del<strong>la</strong> Fondazione, che<br />
quindi ha <strong>la</strong>vorato intorno al tavolo <strong>per</strong> 2-3 mesi con chi dell‟organizzazione aveva presentato l‟idea, <strong>per</strong> passare<br />
dell‟idea a un progetto vero e proprio con un‟analisi di costi, organizzativa, di sedi e luoghi. Nel caso specifico<br />
di Torino, io ho svolto questa funzione, in pratica ho partecipato attivamente, e non come spettatore, proprio<br />
nell‟e<strong>la</strong>borazione, cioè nel passaggio dall‟idea “andiamo a casa di una <strong>famiglia</strong>”, questa era l‟idea di fondo, al<br />
delineare tutto, cioè i criteri di scelta, di selezione, l‟impostazione, come mettere in piedi <strong>la</strong> cabina di<br />
monitoraggio. In questo senso <strong>la</strong> Fondazione ha partecipato fin dall‟inizio al<strong>la</strong> trasformazione di un‟idea, un‟idea<br />
che è piaciuta, a un progetto o<strong>per</strong>ativo, e io già in quel<strong>la</strong> sede ero <strong>la</strong> parte di contributo. Questo ha determinato<br />
quasi inevitabilmente il fatto che io abbia seguito poi il progetto dopo, con funzione di sostegno e di<br />
monitoraggio. Per cui ovviamente nell‟azione successiva a Torino, mi sono concentrato più sugli aspetti del<strong>la</strong><br />
valutazione, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> noi era essenziale accompagnare tutto il <strong>la</strong>voro con un‟attenzione forte di carattere<br />
valutativo, coerente e continuativa nel tempo. E da questo <strong>la</strong>voro che ho fatto è nato poi il libro che abbiamo<br />
scritto. A Torino <strong>la</strong> funzione principale è stata quel<strong>la</strong> del supporto di tipo valutativo, che è stato un supporto<br />
continuo, cioè non solo in termini di raccolta di informazioni <strong>per</strong> emettere al<strong>la</strong> fine un giudizio, ma di un<br />
supporto continuativo nello staff di <strong>la</strong>voro. Abbiamo creato uno staff a 4, composto dal referente dell‟assessorato<br />
ai Servizi sociali e responsabile del progetto, un referente del settore <strong>Politiche</strong> familiari del Comune di Torino,<br />
un referente del settore Affidi del Comune di Torino e io. Questo gruppo di 4 <strong>per</strong>sone ha fatto <strong>la</strong> cabina di<br />
gestione, regia e monitoraggio costante di tutto il progetto; abbiamo deciso insieme tutti i casi da inserire,<br />
abbiamo fatto <strong>la</strong> valutazione di tutte le situazioni familiari, di tutte le famiglie che si sono rese disponibili,<br />
abbiamo fatto <strong>la</strong> valutazione di tutte le associazioni, prendendo in gestione ogni rapporto associativo come un<br />
rapporto da appurare, e abbiamo definito insieme tutti gli strumenti tecnici, dalle tracce, le schede progetto, tutto<br />
praticamente, e ogni mese abbiamo fatto il monitoraggio dell‟andamento delle situazioni. Quindi lì ero parte<br />
integrante, non ero parte esterna, lo staff era a 4, chiaramente uno staff composto da Comune e Fondazione. Per<br />
Torino è stato questo, poi quando il progetto è passato dal<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione al regime sono uscito dal progetto,<br />
mantenendo una posizione di consulenza che <strong>la</strong> Fondazione ha garantito al Comune, ancora al gruppo di<br />
progetto, senza <strong>per</strong>ò un investimento o<strong>per</strong>ativo forte, se non nel<strong>la</strong> formazione <strong>per</strong>manente delle associazioni, con<br />
le quali abbiamo fatto un <strong>per</strong>corso formativo, e io ho fatto vari incontri di formazione con le associazioni, ma<br />
diversamente dagli incontri a Ferrara che sono invece con le famiglie, mentre a Torino abbiamo curato sempre le<br />
associazioni <strong>la</strong>sciando alle associazioni il compito di svolgere questa funzione di supporto alle famiglie. A<br />
Ferrara il <strong>la</strong>voro è analogo, con <strong>la</strong> differenza che non c‟è stata <strong>la</strong> fase preliminare, che invece c‟è stata a Torino:<br />
in pratica a Ferrara abbiamo costituito un gruppo di <strong>la</strong>voro composto da un referente del Comune, un referente<br />
dell‟Azienda speciale Servizi Sociali responsabile dell‟affido, un referente del<strong>la</strong> Fondazione, cioè io, e un altro<br />
506
eferente del Comune con il compito di fare il coordinamento organizzativo di questo gruppo di <strong>la</strong>voro, poi si è<br />
aggiunta una professoressa come disponibilità <strong>per</strong>sonale e scientifica dell‟Università di Ferrara, <strong>la</strong> quale ha<br />
partecipato a tutto il <strong>la</strong>voro. E dentro questo gruppo abbiamo rifatto esattamente le stesse cose fatte nel gruppo<br />
tecnico di Torino, cioè dal<strong>la</strong> progettazione del dettaglio, le azioni da realizzare, gli strumenti li abbiamo<br />
rie<strong>la</strong>borati tutti; siamo partiti da Torino e abbiamo rie<strong>la</strong>borato tutte le schede <strong>per</strong> le realtà che devono presentare i<br />
casi, abbiamo fatto <strong>la</strong> valutazione di tutti i casi, gli abbinamenti, le decisioni delle dimensioni del contributo<br />
economico, che a Torino era fisso, mentre a Ferrara abbiamo deciso che fosse variabile in re<strong>la</strong>zione all‟entità del<br />
progetto, al suo contenuto del progetto e al<strong>la</strong> valutazione progressiva. A Ferrara io e <strong>la</strong> professoressa ogni 6 mesi<br />
abbiamo fatto una riunione con il tutor associativo, che <strong>per</strong> noi rappresenta l‟associazione, e con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
affiancante; quindi ogni 6 mesi un incontro di questo tipo di verifica, di su<strong>per</strong>visione, proprio di merito sul caso,<br />
entrando proprio sul<strong>la</strong> discussione di “<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> com‟è”. Poi io 1 volta al mese seguivo <strong>la</strong> formazione di tutto il<br />
gruppo famiglie, quindi sia <strong>la</strong> fase iniziale di formazione, l‟auto-selezione, sono stati 5 incontri, al<strong>la</strong> fine dei<br />
quali le famiglie hanno dichiarato se erano disponibili materialmente o meno: delle 10 che hanno partecipato 8<br />
hanno garantito <strong>la</strong> disponibilità, e tutte e 8 sono partite in affido; ad esse si sono aggiunte poi progressivamente<br />
altre 2 famiglie, che in seguito abbiamo inserito nel gruppo <strong>per</strong>manente. Quindi i miei ruoli sono analoghi,<br />
seppur diversi a seconda del<strong>la</strong> peculiarità derivante dal<strong>la</strong> partenza: ad esempio a Como, che sarà il prossimo che<br />
parte, <strong>la</strong> funzione sarà esattamente identica, cioè <strong>la</strong>vorare con tutte le risorse istituzionali del territorio, <strong>per</strong> creare<br />
un <strong>la</strong>voro tecnico-materiale; <strong>la</strong> mia presenza è quasi sempre prevista: <strong>la</strong> parte più istituzionale quindi l‟Accordo<br />
di programma tra gli enti vede principalmente coinvolto un rappresentante dell‟ente e me come aiuto, mentre <strong>la</strong><br />
parte tecnica vede coinvolto solo me.<br />
A favore di quali beneficiari lei o<strong>per</strong>a?<br />
Direi che sì, sicuramente il sistema organizzativo è un beneficiario, <strong>per</strong>ché io do una mano e il mio contributo è<br />
direttamente funzionale a far funzionare bene le cose. Questo è essenziale. E poi nel caso specifico di Ferrara il<br />
mio beneficiario diretto sono diventate le famiglie affidatarie stesse, mentre a Torino il mio beneficiario è stato il<br />
quadro delle associazioni. Con <strong>la</strong> prossima realtà vedremo. Non ho uno schema fisso in questo senso. Dipende<br />
da un <strong>la</strong>to dalle necessità, necessità che poi sostanzialmente vuol dire com‟è configurata <strong>la</strong> rete, il tipo di<br />
associazioni coinvolte, se sono con struttura interna già adeguata o con struttura interna non adeguata. Quindi <strong>la</strong><br />
necessità è legata molto a questo, e anche al fatto che localmente ci siano delle figure che hanno competenze e<br />
che possono svolgere questa funzione, non è che desideriamo dover andare in …tutta l‟Italia. A Ferrara non c‟era<br />
nessuna disponibilità, quindi ho dato <strong>la</strong> disponibilità come Fondazione. Magari a Como c‟è e verrà fatta da<br />
qualcun altro, non è assolutamente dato da noi.<br />
Quali obiettivi pensa di <strong>per</strong>seguire in questo Servizio?<br />
Nel progetto io ne direi 2, <strong>per</strong>ché al<strong>la</strong> resa dei conti mi sembrano quelli su cui davvero abbiamo potuto<br />
riscontrare dei risultati. Il 1° è ridurre le possibilità che queste famiglie peggiorino <strong>la</strong> loro situazione, nel<strong>la</strong><br />
direzione, non dico necessariamente, ma automaticamente di allontanamenti di qualcuno dei bambini. Quindi<br />
un‟attività fortemente di tipo preventivo. Per diminuire i fattori di rischio, ma soprattutto del rischio<br />
dell‟allontanamento inteso come risposta ai problemi interni del nucleo familiare. Poi in certi casi è necessario,<br />
<strong>per</strong>ché le situazioni sono tali da determinare <strong>la</strong> necessità di una cesura, e quindi su quel<strong>la</strong> non si può evitar,e <strong>per</strong>ò<br />
direi che intervenendo in situazioni molto vicine al confine di questa possibilità l‟intervento praticamente in tutto<br />
ha determinato un arretramento di questa possibilità, in tutti gli interventi, in tutte le famiglie. E questo <strong>per</strong>ché si<br />
sono rinforzate sostanzialmente le capacità del nucleo nel<strong>la</strong> sua totalità e certamente molto rinforzate, essendo<br />
molti i nuclei monoparentali, le risorse interne <strong>per</strong>sonali, culturali e anche psico-pedagogiche del<strong>la</strong> madre.<br />
A Ferrara abbiamo avuto diversi casi di famiglie straniere, dove il problema principale non era di conflitti interni<br />
ma un problema principalmente di solitudini e iso<strong>la</strong>mento di queste famiglie dal contesto territoriale, quindi in<br />
questo senso il rischio era che una <strong>famiglia</strong> troppo chiusa potesse al proprio interno giocare delle dinamiche<br />
conflittuali tali da determinare <strong>la</strong> necessità di un intervento. In questo caso il progetto ha svolto una funzione di<br />
ponte tra <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e il territorio, garantendo al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> degli sbocchi re<strong>la</strong>zionali che da so<strong>la</strong> non era fino a<br />
quel momento stata in grado di creare.<br />
Il 2° obiettivo mi sembra quello di dimostrare che è possibile intervenire su situazioni di problematica esistenza<br />
reale con delle prospettive di mix professionale e non professionale. Questo lo metterei proprio come obiettivo<br />
del progetto, <strong>per</strong>ché noi abbiamo in mente che interventi su questo contesto siano necessariamente interventi che<br />
prevedono altissimi livelli di competenza, cioè professionisti alti. È vero che in alcuni casi sono assolutamente<br />
necessari, ma ci sono delle aree di confine, delle aree di vita delle famiglie, come quelle che abbiamo incontrato<br />
in questo progetto, dove il livello degli o<strong>per</strong>atori rischia di essere troppo alto rispetto al<strong>la</strong> natura del problema, e<br />
non comprensibile dalle <strong>per</strong>sone che vivono quel problema, non accettabile. Quindi è importante poter disporre<br />
di un sistema mix, dove c‟è una componente professionale fondamentale <strong>per</strong> il progetto, poiché è possibile<br />
immaginare il progetto giocato al 100% tutto sul<strong>la</strong> capacità delle famiglie affidatarie, non sarebbe realistico.<br />
Questo è un progetto in cui <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidataria ha il 33% di quota parte di capacità di risolvere <strong>la</strong> situazione;<br />
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una quota è certamente dell‟Associazione, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> noi è primaria l‟associazione rispetto al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
affidataria, in quanto è l‟associazione che ci presenta i casi su cui intervenire e che ci presenta <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che<br />
può dare una mano e quindi l‟associazione è fondamentale, non gioca un ruolo di passacarte, è un ruolo attivo da<br />
attore; e poi certamente il Servizio, ad esempio a Ferrara più che a Torino, molte delle famiglie che le<br />
associazioni conoscevano non avevano messo in chiaro tutte le carte del<strong>la</strong> loro <strong>famiglia</strong>, <strong>per</strong> cui nelle<br />
associazioni quasi mai sapevano che queste famiglie erano seguite dal Servizio o erano tuttora prese in carico o<br />
addirittura in alcuni casi che c‟era anche un provvedimento di limitazione del<strong>la</strong> potestà dei genitori. Questo<br />
<strong>per</strong>ché <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> si rivolge all‟associazione dicendo quello che ritiene di dover dire di sé, mentre a Torino<br />
essendo il progetto partito da un‟impronta più pubblica, in comune, tutto il progetto, diciamo che questo c‟è stato<br />
un po‟ meno: abbiamo <strong>la</strong>vorato su due segmenti diversi: famiglie totalmente sconosciute ai Servizi e alcune<br />
famiglie già conosciute. A Ferrara le associazioni, io mi ricordo bene, <strong>per</strong> i primi 3-4 mesi, ci hanno presentato<br />
tutti casi di famiglie che <strong>per</strong> loro risultavano non seguite, ma che al<strong>la</strong> verifica erano già tutte seguite dai servizi,<br />
tutte, quindi c‟era il rischio che il progetto generasse confusione “ma come se io già sto organizzando con te un<br />
progetto <strong>per</strong> una cosa <strong>per</strong>ché ne faccio un altro?” Faticosamente siamo poi arrivati a individuare delle famiglie<br />
che, o non erano seguite dai Servizi, o lo erano su versanti diversi da quello dell‟accompagnamento, ad esempio<br />
solo con un contributo di carattere economico e mai con un contributo di presa in carico sociale. A Torino questo<br />
non si è verificato <strong>per</strong>ché le associazioni proprio <strong>per</strong>ché grandi, erano già traduttori di una quota di famiglie in<br />
genere non frequentanti i Servizi sociali; invece a Ferrara c‟è stata questa commistione, con <strong>la</strong> complicazione<br />
che le associazioni non sapevano che le famiglie erano già seguite, e questo secondo me è un problema del<strong>la</strong><br />
debolezza delle associazioni, che non hanno un <strong>per</strong>sonale che svolge una funzione di analisi sufficientemente<br />
approfondita, <strong>per</strong>ché se io vengo da te chiedendo una mano tu dovresti chiedermi se io sono già seguito dai<br />
Servizi. Quasi mai loro lo fanno, <strong>per</strong>ché non lo ritengono un elemento essenziale. Proprio lì si è <strong>la</strong>vorato molto<br />
su questo aspetto di formazione delle associazioni.<br />
Qual era a suo parere il punto di partenza? E il punto a cui siete arrivati? E quale elementi l‟hanno facilitata<br />
nel raggiungimento di questi obiettivi?<br />
A Torino il punto di partenza, credo di averlo scritto abbastanza con lucidità nel libro, è <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione dei servizi<br />
che esiste una quota di famiglie che ai servizi non arriva. Questo è stato il motivo <strong>per</strong> cui questo progetto è nato a<br />
Torino. I motivi <strong>per</strong> cui queste famiglie non arrivano sono vari, <strong>per</strong>ò secondo i Servizi i più frequenti erano: <strong>la</strong><br />
paura che l‟intromissione dei Servizi nel<strong>la</strong> vita di queste famiglie volesse dire l‟allontanamento, o l‟adozione<br />
addirittura; l‟inefficacia, cioè è inutile rivolgersi ai Servizi tanto non servono, non danno niente; e poi un aspetto<br />
più psicologico se vogliamo, cioè il timore di essere giudicati o di essere considerati come famiglie gravi, mentre<br />
<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione è che <strong>la</strong> propria situazione non è grave come quel<strong>la</strong> di chi va ai Servizi sociali. Con l‟intervista che<br />
abbiamo fatto alle famiglie è venuta fuori parecchio <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione che “io non vado ai Servizi <strong>per</strong>ché non sono<br />
mica nelle condizioni pietose di chi va ai Servizi”. Quindi a Torino è stato questo il punto di partenza.<br />
Il punto di arrivo è stato quello di un recu<strong>per</strong>o di fiducia di queste famiglie del<strong>la</strong> credibilità dei servizi, che hanno<br />
<strong>la</strong>vorato con noi nel progetto molto bene, svolgendo <strong>la</strong> funzione partico<strong>la</strong>re su cui adesso tornerò, al punto che<br />
diverse famiglie al<strong>la</strong> fine del progetto hanno poi costruito un proprio progetto di presa in carico con il servizio,<br />
diverso dal progetto dell‟affidamento da <strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong> o integrativo di quello.<br />
Rispetto al ruolo dei Servizi, a Torino è stato una grandissima problematicità: ci siamo ritrovati con un progetto<br />
pensato negli uffici centrali, dal<strong>la</strong> Direzione e dai responsabili del settore politiche sociali e politiche familiari,<br />
quindi verrebbe da dire “un pensiero alto dei vertici,” pratico, ma dei “vertici”, mentre nel<strong>la</strong> fase iniziale non c‟è<br />
stato nessun coinvolgimento dei livelli di responsabilità dei Servizi Sociali decentrati, i quali quando è stato loro<br />
presentato questo progetto nel<strong>la</strong> sua possibilità di realizzarsi, hanno espresso tantissime resistenze, di 2 tipi: una<br />
“troppo <strong>la</strong>voro, siamo già presi con l‟emergenza, che senso ha che il Comune di Torino si metta a fare<br />
s<strong>per</strong>imentazioni di questo tipo”; l‟altra invece è una resistenza proprio di merito, re<strong>la</strong>tiva al fatto che veniva<br />
proposto un modello di funzionamento dell‟affidamento familiare diverso dall‟abituale. Il fatto che non è<br />
l‟assistente sociale che individua le famiglie, ma l‟individuazione delle famiglie veniva fatta dalle associazioni,<br />
ha creato problemi in parecchie assistenti sociali, che si sono sentite esautorate di un loro potere, derivante dal<strong>la</strong><br />
diagnosi delle famiglie e dal gestire l‟abbinamento con l‟affidamento. In questo caso, penso al Sermig che mi<br />
propone una <strong>famiglia</strong> in difficoltà e una aiutante già abbinata, l‟abbinamento è già fatto, e tu prendi atto di questa<br />
situazione. Questo dover prendere atto ha creato in molte assistenti sociali una grande resistenza, un problema di<br />
ruolo, di potere e allora lì è stato faticoso, ma con un lungo <strong>la</strong>voro di dialogo con le <strong>per</strong>sone direttamente<br />
coinvolte abbiamo fatto capire che non era una <strong>per</strong>dita di ruolo, ma <strong>la</strong> possibilità di sviluppare in modo nuovo il<br />
proprio ruolo, non giocato più su codici e contenuti tradizionali, ma da giocarsi su codici e contenuti nuovi, ad<br />
esempio, l‟esercizio di una funzione di garanzia in un incontro tra disponibilità <strong>per</strong>sonali e associazioni che<br />
meritavano comunque una funzione terza di garanzia. Questa funzione terza è esercitata dai Servizi, e <strong>per</strong> alcuni<br />
di questi o<strong>per</strong>atori dei Servizi pubblici è stata veramente una novità, cioè l‟idea che tu non segui e non sei<br />
responsabile direttamente dell‟accaduto, ma tu l‟accaduto lo devi tenere sotto controllo, <strong>per</strong>ché ogni 2 mesi tu<br />
convochi <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidataria e <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> aiutante e l‟associazione, le fai dialogare e svolgi <strong>la</strong> funzione del<br />
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terzo che è capace di cogliere degli elementi utili ad analizzare e sviluppare <strong>la</strong> realtà. Così come <strong>la</strong> funzione terza<br />
nel<strong>la</strong> costruzione del progetto: progetto pensato dal<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e dal<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidataria, e dall‟associazione,<br />
che trova nel Servizio sociale un soggetto terzo che lo convalida, entrando nel merito, ma che lo convalida. Non<br />
lo scrivi e decidi tu, ma tu contribuisci al<strong>la</strong> sua validazione scientifica e istituzionale. Direi che questi 2 elementi<br />
sono stati una novità che le assistenti sociali hanno s<strong>per</strong>imentato, e rispetto al<strong>la</strong> quale poi al<strong>la</strong> fine hanno<br />
espresso grandissimo apprezzamento: l‟aumento delle proprie competenze e una riduzione di <strong>la</strong>voro su alcuni<br />
aspetti.<br />
A Ferrara i problemi sono stati analoghi, <strong>per</strong>ché abbiamo incontrato lo staff del Servizio sociale dell‟Azienda<br />
speciale servizi sociali, che all‟inizio ha espresso tantissime riserve. Lì le riserve erano principalmente di<br />
carattere non dico ideologico, ma quasi: “in fondo l‟affidamento familiare è una cosa nota, <strong>per</strong>ché dobbiamo<br />
andare a provare qualcosa di diverso?” Invece al<strong>la</strong> fine abbiamo trovato un Servizio Sociale veramente molto<br />
interessato, e tuttora molto interessato e coinvolto non solo nel <strong>la</strong>vorare con noi, ma anche nel pensare un<br />
progetto di sviluppo del territorio, l‟hanno già pensato in termini di ampliamento a livello provinciale. Questo<br />
vuol dire che le resistenze da noi sono state oggetto di <strong>la</strong>voro non tanto di contrapposizioni di pensieri ideologici<br />
piuttosto che teorici, ma sono stati oggetto di un <strong>la</strong>voro lento, lento, lento, proprio di dialogo continuo nelle<br />
riunioni e se serviva anche in telefonate, scambio di mail, incontri. È più il <strong>la</strong>vorare insieme dialogando e<br />
costruendo e ragionando che ha fatto ridurre le differenze e le resistenze che non il dire “no, dovete farlo”, “no,<br />
questa cosa ha un valore”, <strong>per</strong>ché avremmo alimentato portando all‟eccesso questi punti di vista.<br />
Da chi o quali strutture si sente supportato nello svolgere il suo <strong>la</strong>voro con le famiglie?<br />
Certamente dal<strong>la</strong> Fondazione, direi che certamente è fondamentale il ruolo del gruppo tecnico che abbiamo<br />
creato sia a Ferrara che a Torino. È un luogo vivo, non è un luogo formale, un luogo vivo dove si dialoga molto,<br />
non si litiga mai, ma sia dialoga molto, anche le differenze di opinione e di punti di vista sono state sempre un<br />
grosso elemento di ricchezza in questo <strong>la</strong>voro. Nell‟es<strong>per</strong>ienza ferrarese l‟inserimento di un professore<br />
universitario che ha portato anche un livello di conoscenze e capacità diverse da quelle possedute dai soggetti più<br />
o<strong>per</strong>ativi del territorio, è stato un bellissimo elemento di innalzamento complessivo del<strong>la</strong> qualità del <strong>la</strong>voro del<br />
gruppo. A Torino non aver avuto un soggetto di questo livello ha determinato il mantenimento di un livello di<br />
dialogo prevalentemente sul piano o<strong>per</strong>ativo. La professoressa universitaria che ha col<strong>la</strong>borato al progetto è una<br />
bel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, che pensa e ragiona molto sui processi, sulle posizioni, sulle culture che stanno dietro, dentro le<br />
discussioni il suo contributo era molto prezioso.<br />
Ci sono state delle strutture che lei ha vissuto come un ostacolo?<br />
Un po‟ l‟ho accennato, certamente le resistenze di tutti i soggetti in gioco, anche delle associazioni. A Torino un<br />
po‟ di meno delle associazioni, <strong>per</strong>ché abbiamo preso associazioni forti che non avevano grandi timori, anche se<br />
questo non voleva dire che non ne avessero. Il loro timore era da un <strong>la</strong>to quello di poter essere strumentalizzati<br />
dall‟amministrazione pubblica, o dall‟altro di non arrivare a niente, cioè che si trattasse di una progettualità<br />
inconcludente. Invece a Ferrara direi che il timore è stato principalmente legato al fatto che non avevano chiaro<br />
cosa il Comune volesse fare con questo progetto. In una logica storica principalmente giocata su un ruolo molto<br />
forte dei Servizi e su un ruolo strumentale del territorio, andare ad aprire un tavolo di <strong>la</strong>voro dove i livelli di<br />
potere venivano ridefiniti su un processo più di vicinanza del potere che non di grande distanza, li ha messi in<br />
grande imbarazzo, <strong>per</strong>ché non capivano il senso di questo cambiamento. In effetti lì <strong>la</strong> resistenza è stata più forte<br />
da parte del<strong>la</strong> realtà associativa che non da parte dei Servizi. Quel<strong>la</strong> dei Servizi, l‟ho detto prima, è stata più<br />
culturale, e questa più politico-culturale “se tu fino a oggi hai fatto le cose decidendo tu, <strong>per</strong>ché oggi mi vieni a<br />
chiedere di essere più partecipe e attivo?”. Diffidenza soprattutto nel non riuscire a capire il fine ultimo del<strong>la</strong><br />
politica, non tanto che non era chiaro il fare, ma il senso. Anche su questo c‟è stato molto <strong>la</strong>voro, lì abbiamo<br />
dedicato tanti, tanti incontri credo 7-8 incontri con le realtà associative, prima di arrivare a un accordo con le<br />
realtà associative, più che altro hanno voluto fidarsi delle <strong>per</strong>sone. Al<strong>la</strong> fine il nodo di fondo è <strong>la</strong> fiducia, cioè c‟è<br />
bisogno che io mi fidi, mi metta dal punto di vista delle associazioni, non del<strong>la</strong> teoria, ma di quelle <strong>per</strong>sone che<br />
sono materialmente dentro a questo progetto, <strong>per</strong>ché sono quelle con cui io poi <strong>la</strong>voro, non sono il Comune di<br />
Ferrara, sono il referente dell‟ufficio, me. In questo posso dire certamente <strong>la</strong> Fondazione ha svolto un ruolo<br />
enorme, io credo che in nessuno dei due casi senza <strong>la</strong> fondazione, il Comune, non <strong>per</strong> mancanza o incompetenza,<br />
ma proprio <strong>per</strong> questo tema che ha creato questa fiducia, basandosi sul<strong>la</strong> fiducia nel<strong>la</strong> Fondazione: <strong>per</strong><br />
trasposizione <strong>la</strong> fiducia verso questa organizzazione è diventata fiducia sul progetto che ti sto presentando, e<br />
quindi indirettamente presso il Comune. Direi che forse a Torino ce <strong>la</strong> potevano fare, ma con una risposta<br />
minore, ma a Ferrara certamente no. E con i primi contatti capisco che anche negli altri territori il ruolo del<strong>la</strong><br />
fondazione sarà determinante. Al<strong>la</strong> fine senza <strong>la</strong> fondazione con <strong>la</strong> sua autorevolezza, che poi è giocata<br />
ovviamente dalle <strong>per</strong>sone che vedono realmente noi che <strong>la</strong>voriamo, senza questo credo che difficilmente si<br />
otterrebbero grandi risultati. È un aspetto negativo anche se peculiare: c‟è un grande carico di responsabilità sulle<br />
<strong>per</strong>sone, nostre, ma anche degli enti locali, <strong>la</strong> scelta di chi <strong>la</strong>vora sul progetto è determinante: avendo conosciuto<br />
un po‟ di o<strong>per</strong>atori sociali, che venga Tizio o Caio cambia dal giorno al<strong>la</strong> notte. In tutti e 2 i progetti fino ad ora<br />
509
abbiamo avuto <strong>per</strong>sone competenti, e con quel<strong>la</strong> capacità di sguardo curioso e interessato all‟innovazione:<br />
competenti su un piano <strong>per</strong>sonale, ma desiderosi anche di crescita professionale. Senza queste componenti,<br />
difficilmente una cosa come questa va avanti, <strong>per</strong>ché rompe quegli equilibri mentali tradizionali e consolidati,<br />
richiede adattamenti continui, non è una cosa che sta scritta e io applico, c‟è un‟idea di fondo, ma il resto lo<br />
costruisci, quindi se non hai questa voglia non viene fuori niente; è uno dei nodi di fondo, purtroppo progetti<br />
come questi sono progetti ad alto rischio, <strong>per</strong>ché sai come parti ma non come arrivi, e il come arrivi dipende da<br />
tanti fattori, alcuni dei quali puoi governarli, altri sai come poterli governare, ma non sai se poi quello che farai<br />
produrrà, e altri non li governi, cioè restano delle aree di grande incertezza che possono produrre effetti negativi,<br />
sui quali poi sei costretto a <strong>la</strong>vorare.<br />
Qual è stata <strong>la</strong> soddisfazione maggiore ottenuta, e se ci sono stati degli esiti significativi inattesi, una<br />
soddisfazione che si attendeva e altre no?<br />
Le soddisfazioni, <strong>per</strong>sonale mia certamente; parlo proprio <strong>per</strong> quello che riguarda me. L‟es<strong>per</strong>ienza di Torino è<br />
stata interessantissima, <strong>per</strong>ché io non avevo mai avuto <strong>la</strong> possibilità pur occupandomi di progetti di politica<br />
sociale da vari anni, di accompagnare un processo di s<strong>per</strong>imentazione con un‟attenzione di tipo valutativo,<br />
quindi <strong>per</strong> me questa è stata <strong>la</strong> prima volta in cui ho svolto un <strong>la</strong>voro valutativo di questa natura. Fino al giorno<br />
prima ho <strong>la</strong>vorato nel campo del<strong>la</strong> valutazione, ma di progetti più consolidati, cioè strutture-interventi noti, sul<br />
piano del<strong>la</strong> metodologia. In questo caso <strong>la</strong> peculiarità del <strong>la</strong>voro ha chiesto anche a me un grande investimento<br />
culturale, professionale, un desiderio di ricerca che si è affiancato a quello del progetto stesso.<br />
Invece in termini generali, almeno 2 grandi soddisfazioni: vedere delle situazioni di Servizi impostate con una<br />
logica più rigida, non negativa in sé, ma rigida con una chiara e netta distinzione di posizioni, ruoli che<br />
metaforicamente esprimo con “c‟è chi tiene il manico e chi <strong>la</strong> padel<strong>la</strong>” e allora il manico lo tengono gli o<strong>per</strong>atori<br />
dei servizi, e <strong>la</strong> padel<strong>la</strong> se decido di usar<strong>la</strong>, <strong>la</strong> uso io, e con me le associazioni. Passare da una logica di questo<br />
tipo a una logica in cui non c‟è una distinzione tra manico e padel<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ché in realtà quello che stiamo<br />
costruendo lo si fa insieme, è una grandissima soddisfazione culturale, <strong>per</strong>ché credo in questo modello di <strong>la</strong>voro<br />
delle politiche sociali, e <strong>per</strong>ché credo che alcuni problemi con cui si <strong>la</strong>vora richiedano proprio delle logiche<br />
differenti da quelle abituali. Poi grande soddisfazione devo dire dall‟incontro con le famiglie affidatarie, <strong>per</strong>ché<br />
tutte arrivano con grandi timori, circa <strong>la</strong> propria capacità e competenza, e questa es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>mette loro di<br />
poter cogliere con miglior consapevolezza <strong>la</strong> propria storia e le proprie qualità. Ovviamente poi c‟è <strong>la</strong><br />
soddisfazione dei risultati diretti sulle famiglie in difficoltà, <strong>per</strong>ché di tutte, Torino e Ferrara, possiamo dire che<br />
sono cresciute e migliorate: non abbiamo eliminato i problemi, ma in tutte le situazioni l‟apporto delle famiglie<br />
affiancanti ha creato una crescita in termini di capacità, sviluppo, miglior consapevolezza. Efficacia differente da<br />
<strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong>ché ci sono famiglie con situazioni molto rigide, penso ad esempio al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> rumena:<br />
madre e padre giovani che fanno un figlio ogni 2 anni <strong>per</strong>ché devono far arrivare il maschio ,e invece sono tutte<br />
femmine, e continuano a far figli <strong>per</strong>ché nel<strong>la</strong> cultura del gruppo da cui provengono <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> è <strong>famiglia</strong> solo<br />
se c‟è un maschio. Tu insisti, parli e dialoghi, dai il tuo contributo, ma non c‟è santo che tenga, e non riescono a<br />
corre<strong>la</strong>re il fatto che più aumenti i figli e più aumenta <strong>la</strong> difficoltà, <strong>per</strong>ché è una <strong>famiglia</strong> che si regge solo sul<br />
<strong>la</strong>voro di lui che fa il pizzaiolo, e quindi non è che le risorse economiche sono infinite; già con uno stipendio da<br />
pizzaiolo fanno fatica a reggere 7 figli, ma se ne mettono al mondo ancora un altro, con 8 diventa più faticoso<br />
che non 7. Queste <strong>per</strong>sone fanno fatica a mettere insieme <strong>la</strong> parte razionale che porterebbe a dire “dobbiamo<br />
smetter<strong>la</strong>”, con <strong>la</strong> parte dell‟appartenenza antropologica e culturale, che porta a dire che se vivi in Italia… quel<br />
ceppo culturale rumeno cui quel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> appartiene dice che non è <strong>famiglia</strong> se non c‟è un figlio maschio. Non<br />
esiste possibilità, quindi noi siamo certi che a fine intervento <strong>la</strong> donna sarà nuovamente incinta, ne siamo certi, in<br />
grado di poter scommettere, e questo ti fa rendere conto che tu puoi mettere in moto, ti rendi conto che sono<br />
cambiate alcune cose; oppure penso a quel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> molto partico<strong>la</strong>re, dove lui e lei sono venuti in Italia<br />
<strong>la</strong>sciando in Romania 2 figlie, e hanno messo al mondo altre 2 figlie in Italia, e poi hanno fatto il<br />
ricongiungimento. I problemi di questa <strong>famiglia</strong> sono nati con il ricongiungimento, <strong>per</strong>ché si sono ritrovati in<br />
casa figlie cresciute dai nonni che loro non conoscevano, mentre le loro attenzioni erano tutte concentrate sui<br />
figli piccoli, con una <strong>famiglia</strong> che stava diventando squilibrata, con le figlie grandi che non conoscevano <strong>la</strong><br />
lingua e il posto e che manifestavano segnali di disagio, e segnali di disagio vuol dire chiedere aiuto. Lì<br />
l‟intervento ha <strong>per</strong>messo di riequilibrare <strong>la</strong> capacità dei genitori di sviluppare attenzione su tutti i figli.<br />
Banalmente, oggi il regalo a Natale lo fanno a tutti, mentre prima lo facevano solo alle 2 nate qui, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> le 2<br />
nate là non c‟era bisogno. Tutte cose così. Se uno dice, sono banalità, non sono banalità, sono rilevanti, arrivare a<br />
portare queste famiglie a pensare che se fai un regalo deve essere un regalo <strong>per</strong> tutte e non <strong>per</strong> le 2 piccole che<br />
poi sono diventate 3 nate qui, e non <strong>per</strong> le 2 grandi <strong>per</strong>ché comunque son grandi e ormai non hanno più bisogni<br />
di bambini; invece ne hanno bisogno quanto i 3 nati qui, <strong>per</strong>ché sono figlie del<strong>la</strong> stessa coppia di genitori, anche<br />
se sono cresciute in Romania dai nonni e quando sono arrivate qui avevano già sugli 8/9 anni. Dal punto di vista<br />
dei genitori sono grandi, non più meritevoli di essere trattate come bambine. Direi che compatibilmente con le<br />
situazioni, risultati positivi in tutti i casi.<br />
510
Come esiti inattesi, legati proprio all‟innovazione del progetto?<br />
Esisti inattesi certamente sono <strong>la</strong> capacità delle famiglie aiutanti di pensare l‟opportunità di <strong>la</strong>vorare in rete con<br />
più famiglie, cioè che in alcuni casi <strong>la</strong> garanzia del<strong>la</strong> qualità dell‟intervento non era determinata dall‟essere da<br />
soli, ma dall‟essere un gruppo di famiglie disponibili; ad esempio a Torino sul caso del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> rumena con 6<br />
figli hanno <strong>la</strong>vorato 4 famiglie affidatarie, affiancanti, una tito<strong>la</strong>re e 3 di supporto. A Ferrara lo stesso, su una<br />
<strong>famiglia</strong> di rumeni, han <strong>la</strong>vorato 2 famiglie insieme, giocando nei confronti di quel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> dei ruoli diversi<br />
complementari.<br />
Inattesi certamente devo dire i ruoli dei padri, degli uomini nelle famiglie affiancanti, inattesi <strong>per</strong>ché<br />
tendenzialmente più in ombra inizialmente rispetto al<strong>la</strong> posizione più dominante delle donne, sia <strong>per</strong>ché molte<br />
delle famiglie erano comunque centrate su una situazione mono-parentale dove <strong>la</strong> figura dell‟uomo non c‟è, e<br />
quindi una fatica dell‟uomo che c‟è a trovare un proprio spazio, presenza, in un contesto abitativo dove l‟uomo<br />
non c‟è. Abbiamo visto delle belle cose che sono nate, anche delle difficoltà, ma un recu<strong>per</strong>o del<strong>la</strong> funzione<br />
maschile integrata, e complementare a quel<strong>la</strong> femminile. Molto interessante, con riflessioni venute fuori molto<br />
belle, ricche e stimo<strong>la</strong>nti da parte di questi uomini, anche a sorpresa <strong>per</strong> loro, quindi di inatteso <strong>per</strong>ché loro stessi<br />
non immaginavano di poter giocare dei ruoli, quali ad esempio <strong>la</strong> risco<strong>per</strong>ta del piacere del rapporto con un<br />
bambino piccolo, diverso dal proprio figlio o nipote, <strong>per</strong>ché in alcuni casi abbiamo avuto anche dei nonni. La<br />
possibilità di riaffezionarsi a qualcuno di piccolo, senza che sia tuo figlio, e non lo sarà mai, ma con <strong>la</strong> possibilità<br />
di giocare una componente forte di affetto veramente gratuito, cioè non hai un interesse, ti puoi giocare l‟idea di<br />
prendere il bambino e portarlo al luna park, di prendere il bambino e andare a vedere un film. Questo è<br />
interessante, <strong>per</strong>ché è anche una risco<strong>per</strong>ta di una posizione propria come uomo dentro un sistema di questo tipo.<br />
Devo dire che, non a Torino <strong>per</strong>ché le associazioni le conoscevo tutte, ma a Ferrara, sono rimasto stupito<br />
dell‟adesione enorme delle famiglie numerose a questo progetto: su 10 famiglie 6 sono famiglie numerose, con<br />
già 4 figli. E quindi mi sono chiesto: “con già 4 figli e alcune 5 o 6, cosa ti vai a mettere ancora in un progetto di<br />
questo tipo dove ulteriormente…”. È stato bello, le famiglie in cui dici “sono già al lumicino delle risorse interne<br />
<strong>per</strong> reggere <strong>la</strong> quantità del<strong>la</strong> vita interna del<strong>la</strong> dinamica familiare e vanno a reinvestire su qualcosa di nuovo?”<br />
Devo dire che mi ha molto colpito positivamente <strong>per</strong>ché non mi aspettavo questa forte adesione così rilevante.<br />
Ovviamente questo vuol dire anche età più mature delle <strong>per</strong>sone, famiglie mediamente con <strong>per</strong>sone tra i 50 e 60<br />
anni, queste di cui parliamo con 4 o 5 figli, alcuni già grandi. Quando in formazione ne par<strong>la</strong>vamo, io par<strong>la</strong>vo<br />
con famiglie più o meno del<strong>la</strong> mia età con figli analoghi di età, sopra i 20, <strong>per</strong> cui c‟era molta sintonia sotto<br />
questo profilo, con <strong>la</strong> differenza che io ho 2 figlie e già faccio fatica, penso al<strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong>, e ho davanti<br />
famiglie con 6 figli che si danno disponibili <strong>per</strong> questa es<strong>per</strong>ienza di affidamento di <strong>famiglia</strong>. Lo stupore, <strong>la</strong><br />
meraviglia di trovare famiglie che nonostante <strong>la</strong> fatica del<strong>la</strong> loro vita quotidiana trovano ancora voglia e spazio.<br />
È riuscito a sa<strong>per</strong>e <strong>la</strong> motivazione che li spinge?<br />
Sono molto diverse da caso a caso. Una <strong>famiglia</strong> aveva bisogno di recu<strong>per</strong>are uno spazio di sé dopo <strong>la</strong> morte di<br />
uno dei figli, quindi c‟era una dimensione di lutto che agiva su cui <strong>la</strong>vorare; <strong>per</strong> un‟altra <strong>famiglia</strong> si trattava del<br />
recu<strong>per</strong>o di un‟es<strong>per</strong>ienza di rapporto tra i due coniugi, <strong>per</strong>ché professionalmente fanno cose diverse, e non<br />
hanno più niente in comune, non hanno un‟es<strong>per</strong>ienza comune se non il fatto di essere genitori, e provare questa<br />
es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>metteva loro di recu<strong>per</strong>are il coinvolgimento di entrambi su una cosa nuova. Direi molto variegato<br />
il motivo. L‟unico filo conduttore è che sono famiglie che raramente hanno dato in precedenza disponibilità <strong>per</strong><br />
l‟affidamento familiare, questo sì, che ritenevano l‟inserimento in casa propria di un bambino o più bambini non<br />
praticabile realmente <strong>per</strong> loro, invece vedevano questa come un‟opportunità meno impegnativa sotto il profilo<br />
organizzativo. Nel<strong>la</strong> rete sociale sono balzate in evidenza, direi anche a Torino, alcune in più di famiglie<br />
provenienti dall‟affidamento familiare, 2 o 3 su 10; a Ferrara nessuna <strong>famiglia</strong> veniva da affidamento recente,<br />
una l‟aveva fatto anni addietro quando erano giovani, ma non recenti. Tutte famiglie impegnate nel<strong>la</strong> propria<br />
parrocchia come famiglie disponibili, ma non con progetti così impegnativi.<br />
Secondo lei cosa bisognerebbe fare che non è stato possibile fare <strong>per</strong> carenze di risorse umane, economiche, di<br />
tempo?<br />
A Torino certamente tutti abbiamo condiviso il fatto che è stata una carenza enorme non aver fatto incontrare le<br />
famiglie affidatarie. Tra loro durante tutto il <strong>per</strong>iodo, <strong>per</strong>ché troppo distanti materialmente, in quanto avevamo<br />
famiglie distribuite in una città da 1.000.000 di abitanti, chi in un quartiere di là, chi di qua, proprio molto<br />
difficile. Però sin dall‟inizio a Torino certamente il ruolo molto forte delle associazioni ha determinato<br />
un‟attribuzione alle associazioni di quasi tutta <strong>la</strong> tito<strong>la</strong>rità dell‟intervento, noi non siamo intervenuti <strong>per</strong> niente<br />
nel<strong>la</strong> formazione e selezione iniziale delle famiglie, abbiamo preso atto delle famiglie che le associazioni ci<br />
indicavano. A Ferrara invece è stato seguito un procedimento diverso, che penso seguiremo anche nelle altre<br />
città, con una sorta di bando, cioè le associazioni presentino delle famiglie interessate, ma a questa selezione<br />
possono arrivare anche famiglie che non necessariamente arrivano dalle associazioni; se poi <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> si rende<br />
disponibile l‟abbiniamo a un‟associazione, e questo è stato positivo. Abbiamo trovato almeno 2 famiglie che non<br />
arrivavano dalle associazioni, e con loro abbiamo fatto benissimo il <strong>la</strong>voro, poi l‟associazione l‟abbiamo trovata<br />
511
dopo, un‟associazione con cui loro avevano già dei rapporti, delle conoscenze. Ma l‟idea nel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> di<br />
candidarsi al progetto non è nata <strong>per</strong>ché qualcuno dell‟associazione gliel‟ha proposto, caso mai hanno fatto il<br />
contrario: avendo fatto <strong>la</strong> formazione, avendo maturato l‟idea di stare nel progetto si sono rivolti all‟associazione<br />
parrocchiale che loro frequentavano <strong>per</strong> dire “allora entra anche tu nel progetto”. Io penso che rifaremo questo<br />
stesso <strong>per</strong>corso anche nelle altre città. Sicuramente nelle città più piccole, nelle metropoli è diverso, penso che<br />
sia più vicino alle possibilità delle famiglie.<br />
Certamente una mancanza, lo ribadisco, è stata soprattutto, e penso a Torino, quel<strong>la</strong> di non aver avuto una<br />
sponda di carattere scientifico universitario. Oggi, anche come criterio a chiunque ci sta avvicinando stiamo<br />
dicendo “trovatevi una sponda in un‟università locale, <strong>per</strong>ché è importante <strong>per</strong> voi, <strong>per</strong>ché questo apporto può<br />
proseguire anche dopo, finito il progetto, come apporto importante proprio <strong>per</strong> rendere buona quel<strong>la</strong> pratica che<br />
siamo convinti sia una buona pratica. Non abbiamo preferenze, <strong>per</strong>ché può essere qualcuno che arriva dal<strong>la</strong><br />
psicologia o da altre discipline, è un problema di territorio. A Ferrara è stata quel<strong>la</strong> professoressa, ma può essere<br />
chiunque altro, non abbiamo detto che deve essere Tizio o Caio e che deve arrivare da quel dato profilo,<br />
l‟importante è che loro come territorio creino un legame di appartenenza con qualcuno che appartiene al mondo<br />
del<strong>la</strong> ricerca scientifica, che abbia una formazione universitaria, che stia dentro al progetto in quanto lo sente<br />
come un terreno di ricerca, non <strong>per</strong>ché viene a fare il professore, ma <strong>per</strong>ché tu porti <strong>la</strong> tua competenza, <strong>la</strong> metti<br />
in un gruppo di <strong>la</strong>voro che anche a te serve <strong>per</strong> crescere, culturalmente. Partendo dall‟es<strong>per</strong>ienza di Torino, a<br />
Ferrara queste 2 cose le abbiamo proprio definite.<br />
Certo, si potrebbero fare molte più cose. Io credo nel<strong>la</strong> metodologia del pensare, credo sia necessaria una fase<br />
che tutti considerino s<strong>per</strong>imentale nel territorio, è essenziale. Al di là del fatto che a Torino è stata fatta, e che <strong>la</strong><br />
s<strong>per</strong>imentazione ha dato esito positivo, e che a Ferrara l‟abbiamo ripetuta e ha dato esito positivo, ciò non toglie<br />
che se partiamo a Como, lo consideriamo sempre s<strong>per</strong>imentale, non s<strong>per</strong>imentale rispetto al modello in sé, ma<br />
s<strong>per</strong>imentale rispetto all‟implementazione in quel territorio lì.<br />
Dopo di che sono nate delle idee nuove, essendo un modello che si presta anche a delle idee nuove: ad esempio a<br />
Piacenza <strong>la</strong> provincia si è resa disponibile, e adesso siamo in trattative <strong>per</strong> vedere se partiamo; a livello<br />
provinciale hanno posto una domanda, al<strong>la</strong> quale abbiamo dato una risposta positiva nell‟immaginare questo<br />
progetto a valere nei casi di riunificazione post-comunità o post-affidamento, cioè nei casi in cui il bambino<br />
rientra in <strong>famiglia</strong> ma i problemi del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ci sono ancora, e meritano un‟attenzione non più esercitata nel<strong>la</strong><br />
forma dell‟allontanamento, ma nel<strong>la</strong> forma del supporto, seguiti da un‟altra <strong>famiglia</strong> affiancante. Lì<br />
probabilmente, se il progetto dovesse mai partire, troviamo risorse locali, soldi, ecc; certamente a Piacenza<br />
s<strong>per</strong>imenteremo questo: tutti i casi sarebbero casi di rientro e di riunificazione, dove dovremmo trovare delle<br />
famiglie disponibili non a prendere in casa propria, ma ad andare a casa di questa <strong>famiglia</strong>, che ha riavuto il<br />
proprio figlio, dopo un <strong>per</strong>iodo di collocamento.<br />
…Mi verrebbe in mente che potrebbe avere anche senso nei casi in cui ci sia un dubbio <strong>per</strong> il rientro o meno…<br />
Quello lo discuteremo poi se partirà il progetto, <strong>per</strong>ché è chiaro che dovremmo capire se poi noi come progetto<br />
interveniamo su un rientro già fatto, già deciso dal Tribunale piuttosto che dai Servizi Sociali. L‟idea che possa<br />
esserci un progetto di questo tipo viene contemp<strong>la</strong>to come contenuto, chi decide <strong>per</strong> <strong>la</strong> decisione del rientro lì,<br />
sarà da discutere. Onestamente in questo momento è troppo presto. Può essere un elemento, <strong>per</strong>ò va chiarito<br />
molto bene. Il problema è che ovviamente mentre noi siamo in grado di poter con una certa lentezza trovare <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> <strong>per</strong> un affiancamento, se c‟è un progetto di rientro tu prima devi portare avanti il progetto di rientro e<br />
poi dopo attivi una <strong>famiglia</strong>. Allora il discorso è che abbiamo cercato il caso di un affido che è da concludersi in<br />
casa piuttosto che in comunità, il rientro nel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> originaria vuol dire o decidere di puntare su quel<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> affidataria che ha <strong>la</strong>vorato magari <strong>per</strong> 2 anni e sostenere questa <strong>famiglia</strong>, sostenere <strong>la</strong> casa, questa è<br />
un‟ipotesi, ma non è scontata <strong>per</strong>ché non possiamo dire che quel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> possa essere immediatamente<br />
disponibile, <strong>per</strong>ò poi magari i rapporti erano conflittuali, è tutto da valutare. Oppure un‟altra soluzione potrebbe<br />
essere che se il bambino era collocato in una comunità magari potrebbe essere una <strong>famiglia</strong> collegata agli<br />
o<strong>per</strong>atori del<strong>la</strong> Comunità, questa potrebbe essere un‟altra strada, che è tutta da ragionare. Magari io o<strong>per</strong>atrice<br />
non sono disponibile <strong>per</strong> l‟affidamento familiare, ma io e <strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong> siamo disponibili a seguire quel<br />
bambino nel suo rientro a casa. Però in questo momento sono tutte fantasie, tutte idee che, nel caso a Piacenza<br />
dovesse avviarsi questo progetto, quel gruppo tecnico che è il cuore del <strong>la</strong>voro, dovrà prendere in esame.<br />
Potrebbe indicarmi un risultato concreto ottenuto con il suo <strong>la</strong>voro, un esempio concreto?<br />
È paradossale, ma un esempio concreto è <strong>la</strong> situazione del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> rumena di Torino: madre so<strong>la</strong> con 6 figli<br />
che al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione costruisce con i Servizi Sociali un progetto di supporto a 3 dei propri figli,<br />
chiedendo lei l‟affidamento familiare residenziale. È paradossale <strong>per</strong>ò è cosi: questa <strong>famiglia</strong> non aveva mai<br />
avuto rapporti con i Servizi Sociali, <strong>per</strong>ché aveva paura; nell‟es<strong>per</strong>ienza che ha costruito ha recu<strong>per</strong>ato <strong>la</strong><br />
possibilità di una fiducia e <strong>la</strong> disponibilità verso i Servizi Sociali al punto tale che con gli stessi assistenti sociali<br />
che l‟hanno seguita lungo tutto questo iter ha avuto <strong>la</strong> forza e <strong>la</strong> capacità di ragionare con maggior<br />
consapevolezza sul<strong>la</strong> propria situazione, valutando l‟opportunità del collocamento fuori <strong>famiglia</strong> di 3 dei suoi<br />
512
figli. Paradossale ma interessante, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affiancante ha <strong>la</strong>vorato sul recu<strong>per</strong>o del<strong>la</strong> fiducia su di sé,<br />
sul<strong>la</strong> possibilità di essere attore di un progetto eventualmente altro, e quindi mentre all‟inizio l‟affidamento<br />
sarebbe stato deciso dai servizi, in questo caso è deciso da lei e costruito con i Servizi, secondo me è un bel<br />
risultato.<br />
…E il <strong>per</strong>corso, ne è a conoscenza?<br />
Si, sono tutti ragionamenti che abbiamo fatto insieme, e direi sicuramente bene, a Torino ho presente questo atto<br />
emblematico, certamente un po‟ fuori dall‟ordinario, anche <strong>per</strong> i numeri. Certamente, come abbiamo più volte<br />
presentato pubblicamente, sia in convegni ecc, è più tradizionale <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>la</strong> donna so<strong>la</strong> con figli che si<br />
appoggia al genitore che <strong>per</strong>ò è conflittuale; nel<strong>la</strong> nuova <strong>famiglia</strong> trova una risorsa nuova, un po‟ genitoriale, un<br />
po‟ amicale; direi che questo mi sembra essere un bel risultato, sono molti i risultati, ma più soliti, più abituali,<br />
mentre questa donna si è rafforzata nelle proprie capacità al punto di poter gestire diversamente il rapporto con <strong>la</strong><br />
propria madre e costruire nel tempo un progetto con i servizi, con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, nuove autonomie <strong>la</strong>vorative e<br />
abitative e recu<strong>per</strong>are <strong>la</strong> funzione genitoriale con i figli, cosa che invece tendeva a delegare al<strong>la</strong> nonna,<br />
ovviamente. Invece tutto il progetto ha recu<strong>per</strong>ato <strong>la</strong> possibilità di autonomia e responsabilità propria sul<strong>la</strong> cosa<br />
che stava vivendo, questo è un bel risultato, “non più abituale”.<br />
Quali benefici pensa che gli utenti abbiano ottenuto attraverso questo tipo d‟intervento?<br />
Nell‟insieme mi sembra che uno dei benefici più rilevanti sia sicuramente l‟aumento del<strong>la</strong> consapevolezza del<strong>la</strong><br />
propria situazione, costruita non tanto in quanto frutto di un dialogo o di un apporto professionale, ma costruita<br />
in un dialogo <strong>per</strong>cepito tra pari, un confronto continuo con <strong>la</strong> coppia dei 2 adulti del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affiancante. In<br />
questo, un elemento interessante che abbiamo rilevato a Ferrara (faccio riferimento più a Ferrara in questo<br />
<strong>per</strong>ché avendo seguito le famiglie in tutto il <strong>per</strong>iodo attingo alle cose che loro mi hanno detto in formazione,<br />
mentre a Torino dovevo e<strong>la</strong>borare molto su cosa ci riportavano le associazioni, quindi più sommarie), è che i 2<br />
genitori affiancanti dicono che nel dialogo con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> aiutata emerge il fatto che loro sono oggetto di uno<br />
sguardo attento da parte del<strong>la</strong> donna e dell‟uomo, attento sul loro modo di essere genitori verso i loro figli, e che<br />
<strong>la</strong> testimonianza offerta è stata motivo di una riflessione interna al<strong>la</strong> coppia genitoriale nel vedere una coppia che<br />
agisce con i propri figli diversamente da come agivano loro. Quanto riferito va nel<strong>la</strong> direzione di questo processo<br />
di consapevolezza basato non su un giudizio professionale, ma su una condivisione di es<strong>per</strong>ienza “Io <strong>famiglia</strong>, tu<br />
<strong>famiglia</strong>, possiamo par<strong>la</strong>re “al<strong>la</strong> pari”. C‟è l‟esempio, che è <strong>per</strong>ò soprattutto esempio dialogabile, di cui possiamo<br />
par<strong>la</strong>re “ma tu come fai?”.<br />
…Quando questo dialogo manca una <strong>per</strong>sona si sente iso<strong>la</strong>ta…<br />
Iso<strong>la</strong>ta, povera, carente. Un 2° risultato è certamente il recu<strong>per</strong>o di una re<strong>la</strong>zione sociale a<strong>per</strong>ta, <strong>per</strong>ché gira e<br />
rigira io direi che il 90% delle famiglie su cui siamo intervenuti erano famiglie che non avevano grandi problemi,<br />
ma certamente <strong>per</strong> un numero grande era <strong>la</strong> debolezza delle rete, del supporto nel territorio, si trattava cioè di<br />
famiglie più posizionate nel<strong>la</strong> quota dell‟iso<strong>la</strong>mento e non del coinvolgimento; in questo uno dei grandi risultati<br />
è stato l‟aver potuto <strong>per</strong>mettere processi di inclusione nello sviluppo di reti, di rapporti, dal<strong>la</strong> parrocchia ad altre<br />
Associazioni, quartiere, servizi stessi. Non sanno o hanno paura di rivolgersi, alcune assolutamente <strong>per</strong> orgoglio;<br />
penso al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> nigeriana di cui par<strong>la</strong>vo prima, figli piccoli e grandi difficoltà interne; lì certamente il tema<br />
dell‟orgoglio era un nodo grosso, <strong>per</strong>ché questi due, in partico<strong>la</strong>re lui, comunque nel suo paese era una <strong>per</strong>sona<br />
<strong>la</strong>ureata, di alto livello, ed è venuto in Italia a fare mansioni <strong>la</strong>vorative di bassissimo livello. Essere posizionato<br />
in situazioni di bassissimo livello lo ha anche condizionato nel<strong>la</strong> possibilità di accedere a dei rapporti con<br />
<strong>per</strong>sone che culturalmente lo ritenevano pari, al suo livello. E ha trovato in questa <strong>famiglia</strong> affiancante una<br />
<strong>famiglia</strong> mediamente, mi parrebbe di dire semplice, non partico<strong>la</strong>rmente alto come livello, <strong>per</strong>ò dei soggetti già<br />
più alti di quelli con cui interagiva abitualmente, e ciò ha <strong>per</strong>messo loro di potersi posizionare diversamente nel<br />
territorio e di al<strong>la</strong>cciare una rete di rapporti con <strong>per</strong>sone verso le quali probabilmente loro non sarebbero mai<br />
stati in grado di accedere da soli.<br />
Certamente un 3° risultato è il fatto di aver migliorato, direi in gran parte delle situazioni, <strong>la</strong> qualità del ruolo<br />
genitoriale, infatti si è visto nettamente un miglioramento del<strong>la</strong> qualità dell‟intervento, che era uno dei problemi<br />
da cui l‟intervento nasceva, <strong>per</strong>ché diciamo l‟incrocio di quasi tutte le famiglie era un mix di problemi di natura<br />
educativa, difficoltà di esercitare il ruolo genitoriale o carenze nel ruolo genitoriale, difficoltà strutturali, l‟essere<br />
<strong>famiglia</strong> monoparentale, le difficoltà di salute; ad esempio abbiamo avuto una delle madri molto ma<strong>la</strong>ta, una<br />
delle madri agli arresti domiciliari <strong>per</strong> 2 anni, che quindi non poteva uscire e aveva bisogno di un aiuto che le<br />
<strong>per</strong>mettesse di essere madre, ma allo stesso tempo di non contravvenire l‟esito del procedimento penale, penso a<br />
una delle madri il cui marito è in carcere, quindi è un marito che incide <strong>per</strong>ché presente, lo vai a trovare, ma non<br />
incide nel<strong>la</strong> quotidianità; tutte situazioni in cui questo mix poi agiva in termini tali da dover determinare in<br />
questa <strong>famiglia</strong> il chiedere aiuto a qualcuno o si tratta di una <strong>famiglia</strong> che è già entrata nel circuito del<strong>la</strong> presa in<br />
carico. Direi che qui abbiamo ottenuto grandi risultati, proprio su uno dei punti dolenti di questi nuclei familiari<br />
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e cioè <strong>la</strong> capacità genitoriale, cioè il recu<strong>per</strong>o di una capacità, dell‟essere genitori sostanzialmente, non <strong>per</strong>fetti,<br />
ma quanto meno parzialmente adeguati, sufficientemente adeguati.<br />
sono stati coinvolti o attivati altri soggetti del<strong>la</strong> rete dei destinatari dell‟intervento (caregiver naturali)?<br />
Direi che se c‟erano erano già dentro le associazioni, non ho presente situazioni di questa natura; proprio<br />
partendo dal fatto che si trattava di famiglie frequentemente molto iso<strong>la</strong>te e anche molto sole, direi che quasi mai<br />
abbiamo avuto a che fare con caregiver naturali, e a volte quelli che c‟erano, tipo questa mamma, era un<br />
caregiver conflittuale, non un caregiver positivo. No direi di no, direi che in gran parte delle situazioni il<br />
caregiver era qualcuno delle associazioni con cui loro avevano al<strong>la</strong>cciato rapporti, quindi spesso ad esempio il<br />
caregiver è diventato <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidataria, componente preliminare del progetto.<br />
Ritiene che sia aumentato il senso di auto-efficacia dei destinatari del servizio? Che siano stati valorizzati? Che<br />
si siano sentiti protagonisti dell‟intervento (effetto empowerment)? Dei destinatari, le famiglie.<br />
Direi di sì, sicuramente è stato uno degli elementi di grande rilievo, molto differenziato da caso a caso, ma<br />
nell‟insieme una crescita di autostima, di pensiero positivo su di sé, di recu<strong>per</strong>o di un pensiero progettuale su di<br />
sé. Si sono sentiti protagonisti, non giudicati, ma supportati con un supporto che spesso e volentieri definivano<br />
come lieve. C‟è stato un empowermen,t non <strong>per</strong> tutti allo stesso livello, ma certamente possiamo dire che una<br />
delle varie azioni va in questa direzione.<br />
Ritiene che sia facile <strong>per</strong> gli utenti accedere a questo servizio?<br />
Abbiamo avuto qualche caso di rifiuto dopo i primi tentativi di presentazione da parte delle associazioni, non<br />
tantissimi, ma qualche caso di rifiuto proprio a non far partire il progetto, ritenuto troppo invasivo: all‟idea di<br />
avere una <strong>famiglia</strong> altra che entra in casa tua, 2 o 3 famiglie hanno detto di no, se <strong>la</strong> sono sentita troppo presente<br />
nel<strong>la</strong> propria casa. Un caso a Torino, in cui a un certo punto dopo qualche mese, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ha deciso di non<br />
andare avanti, proprio <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione di un‟invasività forte del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affiancante. Nell‟insieme direi che<br />
<strong>per</strong> tutte le famiglie con cui abbiamo portato avanti il <strong>la</strong>voro, questa es<strong>per</strong>ienza è stata certamente un‟es<strong>per</strong>ienza<br />
che non rientrava nel range delle cose che loro avevano in mente: l‟apporto era o pratico, materiale “ti do dei<br />
soldi, da mangiare, vestiti, ti do un consiglio, ma tuo figlio va in Comunità o in affidamento familiare”; quando<br />
è stata fatta questa proposta, in tutta questa zona di mezzo, alcune famiglie l‟hanno confusa con l‟assistenza<br />
casalinga del<strong>la</strong> colf; c‟è stata molta fatica <strong>per</strong> arrivare a concepire <strong>la</strong> natura dell‟intervento, <strong>per</strong> cui direi che è<br />
determinante <strong>la</strong> fase di costruzione di quello che abbiamo chiamato il progetto d‟intervento, in quanto il progetto<br />
d‟intervento non è costruito dall‟associazione, dai servizi o dal<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affiancante, ma è costruito dagli uni e<br />
dagli altri insieme, <strong>per</strong>ché il patto che viene firmato è un patto in cui dentro c‟è scritto cosa si impegna a fare <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> in difficoltà e cosa si impegna a fare <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affiancante, cosa l‟associazione, e cosa il Servizio<br />
Sociale. Se non c‟è questa chiarezza è difficile arrivare a un incontro progettuale. Poi c‟è da aggiungere che<br />
parecchie famiglie non le abbiamo incluse noi <strong>per</strong> scelta del gruppo tecnico, parecchie.<br />
…Nel momento in cui una <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong> esempio ritiene di aver necessità di questo servizio e ne viene a<br />
conoscenza, è facile <strong>per</strong> loro accedere al servizio?<br />
No, direi che nelle 2 es<strong>per</strong>ienze fatte finora <strong>la</strong> radice non è mai stata questa, <strong>la</strong> radice è sempre stata “questa<br />
<strong>famiglia</strong> è conosciuta da un‟associazione, da un servizio sociale ma non ha l‟idea di questo progetto”. Questa<br />
ipotesi di <strong>la</strong>voro è stata presentata loro, ragionata, discussa, riflettuta con fatiche a far loro capire <strong>la</strong> specificità di<br />
questo intervento, proprio <strong>per</strong>ché abituati storicamente ad avere o una semplice erogazione di denaro o di merc,i<br />
o un‟uscita del proprio figlio dal<strong>la</strong> casa. Le posizioni intermedie sono una proposta innovativa <strong>per</strong> loro, anche<br />
proprio nel<strong>la</strong> cultura dell‟intervento che io posso chiedere. Direi che nessuna delle famiglie è arrivata dicendo<br />
“vorrei l‟affidamento da <strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong>”.<br />
….Una <strong>famiglia</strong> che l‟aveva avuto che abbia potuto essere in contatto con altre…<br />
Troppo presto. A Torino è vero che adesso ormai siamo passati dai 10 casi s<strong>per</strong>imentali ai 150 come regime,<br />
<strong>per</strong>ò è una città di un 1.000.000 di abitanti, chissà dove sono queste famiglie, sparse in quartieri. A Ferrara,<br />
essendo una città di un 100,000 abitanti, forse tra qualche tempo c‟è più possibilità del passaparo<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ò bisogna<br />
dar tempo, <strong>per</strong>ché prima che 8 famiglie mettano in circuito questa es<strong>per</strong>ienza passerà del tempo.<br />
Lavora in équipe con altri o<strong>per</strong>atori del servizio? Re<strong>la</strong>tivamente a questo progetto?<br />
Certamente <strong>la</strong>voro nell‟equipe che noi chiamiamo gruppo tecnico, ed è fondamentale, quello c‟è <strong>per</strong> forza; il<br />
tema del<strong>la</strong> formazione, del<strong>la</strong> conduzione di gruppi di auto-aiuto dipende da caso a caso, ad esempio a Torino non<br />
c‟è mentre a Ferrara sì, caratterizzando <strong>per</strong>ò l‟es<strong>per</strong>ienza non tanto come gruppo di auto-aiuto, ma come gruppo<br />
di <strong>la</strong>voro formativo, un po‟ differente.<br />
Come valuta le re<strong>la</strong>zioni con gli altri o<strong>per</strong>atori del servizio in termini di fiducia, reciprocità, coo<strong>per</strong>atività?<br />
Nell‟insieme al<strong>la</strong> resa dei conti molto bene, in tutti e 2 i casi. Tra l‟altro sono casi molto partico<strong>la</strong>ri, <strong>per</strong>ché sia<br />
Torino che Ferrara sono realtà territoriali che io conoscevo già parecchio, e cnoscevo anche le <strong>per</strong>sone coinvolte,<br />
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<strong>per</strong>ché a Torino il referente tecnico del Comune, dei Servizi Sociali è un mio caro amico con cui ho condiviso<br />
anni di es<strong>per</strong>ienza, con il <strong>la</strong>voro con gli adolescenti, ci conosciamo da tantissimi anni, quindi siamo anche amici,<br />
che è una cosa diversa, non è solo una frequentazione <strong>la</strong>vorativa, poiché ci vediamo anche <strong>per</strong> andare a vedere <strong>la</strong><br />
partita insieme, <strong>per</strong> andare a mangiare una pizza insieme, e non <strong>per</strong> motivi di <strong>la</strong>voro. L‟altra referente del settore<br />
politiche familiari è un‟amica del<strong>la</strong> nostra <strong>famiglia</strong>, ed è un caso ovviamente, <strong>per</strong>ché è una <strong>famiglia</strong> con cui io ho<br />
condiviso proprio es<strong>per</strong>ienze di coo<strong>per</strong>ative, siamo stati soci di coo<strong>per</strong>ative insieme, veniamo dallo stesso<br />
quartiere, quindi c‟è stata una dimensione di familiarità che non è scontata, ma che certamente ha favorito molto.<br />
Di Torino l‟unica <strong>per</strong>sona che non conoscevo è <strong>la</strong> referente dell‟affido del<strong>la</strong> città di Torino, l‟unica <strong>per</strong>sona<br />
nuova con cui mi sono messo a <strong>la</strong>vorare.<br />
Per quanto riguarda Ferrara conosco bene sia il responsabile del Comune (<strong>per</strong>ché ho <strong>la</strong>vorato come consulente<br />
sempre <strong>per</strong> le politiche sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> 7 anni prima di questo progetto in un campo diverso, ma sempre<br />
nell‟ambito dell‟assessorato delle politiche del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>) sia il referente tecnico che è stato poi individuato, una<br />
<strong>per</strong>sona che conoscevo bene <strong>per</strong>ché partner o<strong>per</strong>ativo dell‟altro mio progetto che ho seguito <strong>per</strong> 6/7 anni. Quindi<br />
il responsabile amministrativo, il dirigente tecnico e il referente tecnico erano <strong>per</strong>sone con cui da anni ho<br />
rapporti di amicizia e di col<strong>la</strong>borazione, <strong>per</strong> cui <strong>per</strong> me Ferrara è stata un‟ideale continuazione di un <strong>la</strong>voro già<br />
fatto <strong>per</strong> anni con loro, con l‟aggiunta di 2 <strong>per</strong>sone nuove, quale questa figura individuata <strong>per</strong> il coordinamento<br />
o<strong>per</strong>ativo e <strong>la</strong> responsabile del Servizio sociale, che non conoscevo e con <strong>la</strong> quale ho iniziato a <strong>la</strong>vorare. Poi<br />
c‟era <strong>la</strong> professoressa universitaria, <strong>per</strong>ò direi che il fuoco è più spostato sull‟organizzazione comune.<br />
Certamente in tutti e 2 i posti non è stato facile, <strong>per</strong>ché comunque al di là delle amicizie, è ovvio che c‟è una<br />
componente di storie, linguaggi, stili di <strong>la</strong>voro che rendono il <strong>la</strong>voro faticoso, <strong>per</strong>ò i risultati sono stati e sono<br />
tuttora molto positivi in tutte e 2 le es<strong>per</strong>ienze, in termini proprio di fiducia reciproca, cioè del fatto di pensarsi<br />
come 4-5 <strong>per</strong>sonaggi sul<strong>la</strong> stessa barca: o <strong>la</strong> barca va avanti <strong>per</strong>ché tutti 4 o 5, pur riconoscendo che esistono<br />
delle opinioni diverse (ad esempio con <strong>la</strong> referente del Servizio Sociale a Ferrara abbiamo avuto all‟inizio<br />
parecchie discussioni, ma positive, partendo da punti di vista diversi, <strong>per</strong>ò costruttive), l‟unico modo <strong>per</strong> far<strong>la</strong><br />
andare avanti non è che <strong>la</strong> si pensi allo stesso modo ma che si trovi un punto d‟incontro, <strong>per</strong> cui tutti sono<br />
disponibili ad avere un punto d‟incontro. Dopo di che ognuno può far ciò che vuole, ma ci vuole uno zoccolo<br />
condiviso, direi che a Torino è stato più semplice <strong>per</strong> i motivi che dicevo prima, <strong>per</strong>ché bene o male su 4<br />
componenti coni 3 di loro c‟era questa re<strong>la</strong>zione anche amicale-familiare, quindi più semplice, antecedente che<br />
non aveva collegamenti con quel progetto, quell‟intervento lì. Invece a Ferrara c‟è stata <strong>la</strong> facilitazione con chi<br />
conoscevo ormai da tempo, <strong>per</strong>ché insieme abbiamo fatto lo staff del progetto precedente. Con gli altri c‟è stata<br />
<strong>la</strong> necessità di conoscersi e poi di trovare un punto d‟incontro: in alcuni casi <strong>la</strong> coordinatrice aveva bisogno di<br />
trovare un suo spazio, mentre era un gruppo di <strong>la</strong>voro caratterizzato fortemente da posizioni molto alte,<br />
posizione da dirigente responsabile e lei “che faccio?”, c‟era un bisogno suo di trovare un punto di<br />
posizionamento, e con <strong>la</strong> referente dei servizi, bisogno di fidarsi reciprocamente <strong>per</strong>ché lei aveva bisogno di<br />
fidarsi di noi e noi di lei. Nei 2 gruppi siamo arrivati molto a questo livello di fiducia, che voleva dire “io mi fido<br />
di quello che tu porti qui dentro, sostanzialmente quello che porti possono essere anche delle riserve, ma so che<br />
le stai portando <strong>per</strong>ché vuoi che <strong>la</strong> cosa vada avanti, non <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> vuoi distruggere o bloccare”. È un costruire,<br />
allora anche quando mi dici ”io questa <strong>famiglia</strong> non <strong>la</strong> prenderei mai” e invece io <strong>la</strong> prenderei, discutiamo,<br />
<strong>per</strong>ché penso che tu dici quello in positivo non in negativo; arrivare a questi livelli di condivisione è stato<br />
abbastanza veloce.<br />
Lei è contento di <strong>la</strong>vorare in questo servizio, <strong>per</strong>ché?<br />
Contento sicuramente, se no non lo farei, onestamente farei altro nel<strong>la</strong> vita. E <strong>per</strong>ché contento? Perché <strong>la</strong><br />
posizione che ho dentro questi progetti è una posizione non solo di garante formale, ma di garante sostanziale<br />
dell‟innovazione del<strong>la</strong> progettualità, quindi è una posizione interessante, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong>mette di stare nel cuore, dove<br />
vengono prese e attuate le decisioni, giocando <strong>per</strong> conto del<strong>la</strong> Fondazione quel ruolo di cui par<strong>la</strong>vo prima, che<br />
non è solo del soggetto erogatore, ma soggetto effettivamente attore. E allora nel momento in cui io sono a<br />
Ferrara o a Torino, rappresento <strong>la</strong> Fondazione, vedo che star lì dentro offre davvero a me come <strong>per</strong>sona e al<strong>la</strong><br />
Fondazione che lì rappresento, <strong>la</strong> possibilità di essere attori di una progettualità, cioè sentiamo nostra <strong>la</strong><br />
progettualità, <strong>la</strong> viviamo come nostra, <strong>la</strong> presentiamo pubblicamente come nostra. Al dl di là del fatto che<br />
<strong>la</strong>voriamo con i Comuni, e a Ferrara con l‟Associazione, è il nostro progetto, ed è nostro <strong>per</strong>ché c‟è qualcuno, io<br />
in questo caso, ma in futuro potranno essere anche altri, che gioco questo ruolo molto dentro, che non è un<br />
monitoraggio esterno, <strong>per</strong>ché ogni 6 mesi ti convoco. Abbiamo altri progetti del<strong>la</strong> Fondazione in cui giochiamo<br />
ruoli più distanti, mentre <strong>per</strong> <strong>la</strong> fondazione questo è certamente un progetto molto partecipato, coinvolgente in<br />
pieno, totalmente, dal primo giorno che si inizia il <strong>la</strong>voro all‟ultimo.<br />
Pensa che gli utenti siano contenti anche loro, soddisfatti del suo <strong>la</strong>voro e <strong>per</strong>ché?<br />
nel caso di Torino i miei utenti diretti sono stati il gruppo tecnico e l‟associazione, e io direi di sì, mi sembra che<br />
al<strong>la</strong> fine del <strong>la</strong>voro sia stata evidente una soddisfazione nel nostro, non dico mio <strong>per</strong>sonale, ma nell‟apporto del<strong>la</strong><br />
Fondazione, poi è chiaro che l‟ho giocato io, ma io non sono lì come libero professionista, sono lì come<br />
515
associazione. L‟esempio concreto è che quando a Torino è finita <strong>la</strong> fase di supporto come tutor al processo dello<br />
studio di fattibilità, inizialmente non era stata da noi pensata <strong>la</strong> messa a disposizione di un tutor <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
valutazione del progetto, ma è il Comune di Torino che l‟ha richiesto, e ha richiesto <strong>la</strong> continuità del<strong>la</strong> figura che<br />
aveva svolto <strong>la</strong> figura di tutor nel<strong>la</strong> fase iniziale. Questo è un segno che in 3 mesi si era creato su questo progetto<br />
un apprezzamento dell‟apporto. Invece a Ferrara dove le cose le abbiamo proposte fin dall‟inizio, penso e vedo<br />
che ho avuto come destinatari anche le famiglie: certamente le famiglie al<strong>la</strong> fine del <strong>per</strong>corso hanno espresso<br />
notevole apprezzamento, non tanto sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, che è re<strong>la</strong>tivo, quanto sull‟approccio che io in quanto<br />
fondazione, ho costruito con loro, un approccio positivo, un approccio anche di rinforzo del loro essere <strong>famiglia</strong><br />
e del loro essere coppia, e non solo del fatto che loro sono aiutanti di qualcuno. Mentre c‟erano altre associazioni<br />
che si occupavano del<strong>la</strong> loro funzione attiva verso terzi, io ho svolto nei loro confronti soprattutto <strong>la</strong> funzione di<br />
tute<strong>la</strong> dei loro bisogni di <strong>famiglia</strong> come coppia; hanno apprezzato moltissimo questa posizione, <strong>per</strong>ché era una<br />
posizione che non entrava nel merito del “cosa va bene, cosa va male, <strong>per</strong>ché?” ma “cosa ti sta succedendo?” E<br />
su questo “cosa ti sta succedendo” abbiamo avuto molti scambi sul<strong>la</strong> dinamica del<strong>la</strong> coppia, sul termine del<strong>la</strong><br />
fiducia all‟interno del<strong>la</strong> coppia, elemento trascurato <strong>per</strong>ché è dato <strong>per</strong> scontato: il fatto che tu ti rendi disponibile,<br />
sei un adulto capace e competente, quindi non hai necessità, invece non è vero. Per 2 anni abbiamo proprio<br />
s<strong>per</strong>imentato questo affiancamento alle famiglie di carattere formativo, con <strong>la</strong> cosa bel<strong>la</strong> che <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo io ho<br />
avuto dei problemi di salute, un paio di mesi, e nell‟ultimo incontro che abbiamo fatto di valutazione una delle<br />
famiglie ha detto “noi ormai ci aspettavamo l‟incontro mensile, era diventato <strong>per</strong> noi un momento importante,<br />
<strong>per</strong> un paio di mesi che non <strong>la</strong> vedevamo abbiamo sentito <strong>la</strong> mancanza”. È interessante <strong>per</strong>ché vuol dire che<br />
quello spazio, al di là del<strong>la</strong> mia figura che era garante di quello spazio, è uno spazio di dialogo tra famiglie. Tra<br />
l‟altro, <strong>la</strong> cosa curiosa era che le famiglie si conoscevano tutte, salvo una <strong>famiglia</strong> nuova, tutte le altre erano<br />
famiglie tra loro già note <strong>per</strong>ché anziani di età, insomma il fatto che uno abbia 50 anni vuol dire che li hai passati<br />
già in quel territorio, sai già vita morte miracoli di tutti quanti, ti conoscono. Nonostante questo <strong>la</strong> cosa bel<strong>la</strong> che<br />
loro hanno detto e che professionalmente mi ha fatto molto piacere, è che in questo spazio hanno messo in moto<br />
delle possibilità di conoscenza reciproca che non pensavano mai di poter sviluppare, <strong>per</strong>ché pensavano di sa<strong>per</strong><br />
già tutto degli altri e di essere già conosciuti dagli altri. In realtà questo <strong>la</strong>voro che abbiamo fatto ha messo in<br />
moto delle questioni che fino a quel momento non erano condivise, non dico nel<strong>la</strong> coppia, ma tra le famiglie,<br />
nell‟es<strong>per</strong>ienza ferrarese essendo tra loro famiglie già tutte note, comunque note ma solo <strong>per</strong> qualcosa, non note<br />
<strong>per</strong> tutto. Questo spazio ha creato possibilità di ampliare il noto, e di diminuire l‟ignoto reciproco, loro al<strong>la</strong> fine<br />
hanno sottolineato molto questa cosa. La rete era già sufficientemente stretta, diciamo che questo elemento in più<br />
di supporto che abbiamo dato ha aumentato <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione di essere curati come <strong>per</strong>sone e come <strong>famiglia</strong>, e non<br />
solo curati come aiutanti; questa è stata una cosa molto bel<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ché in fondo il gruppo di auto-aiuto tra famiglie<br />
affidatarie rischia di essere centrato sull‟affidamento, sul bambino, su cosa fai <strong>per</strong> gli altri, invece una cura del<br />
“che cosa vuol dire <strong>per</strong> te” è una novità.<br />
E il futuro? Come vede il futuro di questo progetto?<br />
Direi che certamente si sono a<strong>per</strong>te delle strade di ulteriore sviluppo del progetto. Da un <strong>la</strong>to sono spaventato,<br />
<strong>per</strong>ché le es<strong>per</strong>ienze fatte finora richiedono una grande cura del<strong>la</strong> specificità e del<strong>la</strong> costruzione in loco, in<br />
situazione, quindi direi che da un certo punto di vista questo modello di <strong>la</strong>voro presuppone <strong>la</strong> non replicabilità<br />
tout court, non è un progetto standard. È molto replicabile l‟idea, ma è un‟idea che va costruita localmente, con<br />
partner locali, con responsabilità locali, attivando il più possibile responsabilità materiali locali. Secondo me in<br />
futuro questa parte è sempre nelle mani del<strong>la</strong> Fondazione, non possiamo dire “questa è l‟idea che mi sono fatto”,<br />
non possiamo rega<strong>la</strong>re, ma non in senso di proprietà; ad esempio, viene il Comune di Pavia, un comune<br />
qualsiasi, e mi dice ”l‟idea ci piace, ce <strong>la</strong> realizziamo, abbiamo <strong>la</strong> banca locale che ce <strong>la</strong> finanzia”. Noi possiamo<br />
dire certamente “si fatelo”, ma il coinvolgimento del<strong>la</strong> fondazione si ferma lì, prendetevi il libro, lo leggete e fate<br />
quello che volete; se chiedono a noi un coinvolgimento, il coinvolgimento non potrà essere dello stesso stile che<br />
abbiamo avuto finora, nel senso che non siamo, mi sembra aver maturato questo, disponibili a una replica<br />
semplicemente nel<strong>la</strong> dimensione erogativa, ma siamo disponibili a repliche nel<strong>la</strong> dimensione costruttiva, cioè noi<br />
dobbiamo necessariamente essere partner attivi nel<strong>la</strong> costruzione del progetto; ciò vuol dire poterne seguire non<br />
tantissimi, <strong>per</strong>ché ognuno di questi progetti richiede energie, soprattutto nei primi 6/8 mesi del<strong>la</strong> costruzione, poi<br />
una volta che il gruppo tecnico parte va da solo (a Ferrara con l‟autunno mi stacco dal gruppo tecnico e il gruppo<br />
va avanti, con l‟accordo che invece di andare tutti i mesi al<strong>la</strong> riunione io vada 2/3 volte in tutto. Con il gruppo<br />
con cui il progetto è iniziato 2 anni fa abbiamo già chiuso <strong>la</strong> formazione, e il nuovo progetto formativo inizia da<br />
zero.<br />
….Quindi un discorso di monitoraggio dal<strong>la</strong> fondazione rimane?<br />
No <strong>la</strong> fondazione si prende <strong>la</strong> responsabilità di seguire molto, molto bene <strong>la</strong> fase iniziale, che può essere di un<br />
anno e mezzo, 2 anni dal<strong>la</strong> partenza al<strong>la</strong> realizzazione dei primi casi (è avvenuto così anche a Torino, dopo di<br />
che noi con Torino svolgiamo una funzione di supporto molto più distante, da un <strong>la</strong>to su richiesta, ma anche su<br />
interesse nostro, <strong>per</strong> seguire il progetto, <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>e come sta andando, non nel senso di un nostro apporto così<br />
516
vicino come è stato nei primi 2 anni a Torino e nei primi 2 anni a Ferrara). È difficile che questo possa essere un<br />
progetto su cui <strong>la</strong> fondazione stacca l‟assegno e dice fatevelo, questo lo escludo proprio completamente; quindi<br />
ciò vuol dire che ne potremo fare solo un certo numero, <strong>per</strong>ché ognuno di questi implicherà questo <strong>la</strong>voro, che<br />
non è solo denaro, ma è partecipazione o<strong>per</strong>ativa. Ed è di fondo l‟idea <strong>per</strong> cui, ad esempio anche il fatto che noi<br />
spingiamo molto che, <strong>la</strong>ddove partano dei nuovi progetti ci sia <strong>la</strong> fondazione locale, ci siano soggetti economici<br />
locali è <strong>per</strong>ché poco al<strong>la</strong> volta <strong>la</strong> Fondazione Paideia può uscire dal processo erogativi, e <strong>la</strong>sciare che siano<br />
responsabilità locali del pubblico, delle associazioni, di qualche fondazione bancaria o non bancaria esistente sul<br />
territorio. Ad esempio stiamo <strong>la</strong>vorando così a Como, a Novara, e anche a Parma. L‟idea è che noi ci facciamo<br />
responsabili del<strong>la</strong> ricerca di qualche soggetto locale che sia in grado anche di poter sostenere il progetto durante<br />
il processo iniziale, con una partnership economica oltre che di progetto esistente, ma anche che possa garantirlo<br />
dopo, <strong>per</strong>ché comunque il bisogno economico c‟è. La fase iniziale richiede un surplus di risorse, poi <strong>la</strong> fase a<br />
regime richiede delle risorse che gli enti locali in questo momento non hanno, <strong>per</strong> cui o tu ti organizzi prima e ti<br />
preoccupi prima di trovare qualcosa che possa garantire una quota di risorse dopo, oppure rischi che finiti i primi<br />
anni o <strong>la</strong> Fondazione ti garantisce sempre oppure non si va avanti, e questo non è pensabile. Credo di poter dire<br />
che <strong>la</strong> Fondazione Paideia non ha le risorse <strong>per</strong> poter garantire questo <strong>per</strong> tutto. Un interesse comune, Comune di<br />
Torino, quel gruppo di <strong>per</strong>sone e noi, <strong>per</strong> trasformare questa idea semplice in un‟idea significativa. Poi <strong>la</strong><br />
realizzazione, che abbiamo curato bene, ha <strong>per</strong>messo di accedere a un‟es<strong>per</strong>ienza pratica seguita bene, e questo<br />
al<strong>la</strong> fine ci ha portato a dire ”Quest‟idea vale”.<br />
Quindi quando l‟avete iniziata non eravate così…<br />
Si eravamo convinti del<strong>la</strong> bontà dell‟idea, ma non di quanto fosse buona. “Troveremo le famiglie?”, all‟inizio<br />
c‟erano tanti interrogativi, che poi in realtà sono andati via via sciogliendosi, e <strong>la</strong> sensazione finale che abbiamo<br />
avuto a Torino è che l‟idea era un‟idea validata sul piano scientifico, metodologico, ma anche resa praticabile dal<br />
<strong>la</strong>voro fatto. Non <strong>per</strong> niente a Torino si è passati da quegli 8 casi a più di 100.<br />
…E il fatto che sia diventata una politica sociale lo dimostra.<br />
Questo è un esempio di come curando bene sia possibile incrociare disponibilità politiche, istituzionali e<br />
tecniche, <strong>per</strong>ché non sempre questo passaggio avviene. A volte le s<strong>per</strong>imentazioni si fermano al<strong>la</strong> fase di<br />
s<strong>per</strong>imentazione, ed è finita lì. Il fatto che abbiamo raggiunto questo risultato ci dice che è possibile immaginare<br />
anche uno sviluppo, anche innovazione interna all‟idea (quale il discorso che facevo su Piacenza, che sarebbe<br />
un‟innovazione nell‟innovazione), il che vuol dire che abbiamo messo a punto un dispositivo che potrebbe<br />
rendersi praticabile secondo direzioni diverse, a seconda del posto in cui è e al<strong>la</strong> storia di quel posto lì. Questo è<br />
interessante.<br />
Il territorio potrebbe determinare certe variabili…<br />
Partendo dall‟idea di fondo che incentiva associazioni di famiglie in un nuovo ruolo meno strumentale, ma più<br />
attivo nei confronti delle situazioni di difficoltà familiari. Resta l‟innovazione di fondo del<strong>la</strong> non separazione,<br />
<strong>per</strong> quanto riguarda <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> d‟origine, questo l‟ho detto all‟inizio ed è uno degli elementi di fondo. In fondo<br />
<strong>per</strong>ò culturalmente è da tempo che diciamo che non bisogna separare, lo dice <strong>la</strong> legge 149, ma in realtà non è<br />
cosi semplice. Quanto abbiamo s<strong>per</strong>imentato noi è un esempio del fatto che quell‟idea è praticabile, facilitante, e<br />
soprattutto materializza l‟ipotesi, questo ci fa ben s<strong>per</strong>are che in futuro possa essere applicata. È facile dirlo, <strong>per</strong>ò<br />
direi che i primi casi, a Torino e a Ferrara, sono stati evidenti nel<strong>la</strong> loro positività al punto da generare sia<br />
nell‟uno che nell‟altro, <strong>la</strong> decisione politica di far diventare politica un‟es<strong>per</strong>ienza nata come s<strong>per</strong>imentazione.<br />
2.2.5 Intervista all‟Assistente Sociale Settore Minori, città di Torino (AFT4)<br />
Abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare che possa essere considerato una buona pratica. Perché secondo<br />
lei il servizio può essere considerato tale?<br />
Direi che questo intervento, se posso <strong>per</strong>mettermi di esprimermi in questo modo, costituisce una buona pratica in<br />
quanto lega su 2 concetti fondamentali: <strong>la</strong> condivisione e <strong>la</strong> partecipazione.<br />
Il 1° concetto che voglio sottolineare e che credo dia senso al concetto di buona pratica è quello del<strong>la</strong><br />
condivisione. Presupposto del<strong>la</strong> condivisione è <strong>la</strong> dimensione del<strong>la</strong> consensualità - l‟affido da <strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong><br />
appartiene a quel<strong>la</strong> tipologia di affidi familiari che si fondano sul<strong>la</strong> consensualità, che non è solo il presupposto<br />
di partenza <strong>per</strong> l‟‟avvio dell‟intervento, ma una sorta di “requisito <strong>per</strong>manente“, e come tale deve essere<br />
continuamente richiamato e ricercato.<br />
La partecipazione è <strong>la</strong> “concretizzazione del<strong>la</strong> condivisione” con questo distinguo: i soggetti di questo intervento<br />
sono 2 sistemi familiari, da una parte c„è il nucleo familiare bisognoso, che si trova in una condizione di bisogno,<br />
di fragilità, che ha preso consapevolezza di ciò, e ha fiducia che attraverso aiuti concreti e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> solidale, in quanto possedente risorse, capacità e tempo, e che mette a disposizione questo “patrimonio”,<br />
possa aiutar<strong>la</strong> ad “andare” verso una condizione di miglior benessere, di minore fragilità.<br />
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L‟interazione di questi 2 concetti, condivisione e partecipazione, mi pare possa costituire una buona pratica di<br />
<strong>la</strong>voro sociale. In altre parole, modificare, migliorare, cambiare, agendo in modo partecipato e vicino, favorendo<br />
empowerment, sono principi di “ buona pratica”.<br />
Il ruolo che svolge lei in questo intervento qual è?<br />
Direi qual è stato - in questa intervista, mi richiamo a un‟es<strong>per</strong>ienza di <strong>la</strong>voro che ho condotto <strong>per</strong> 3 anni, quando<br />
ero assistente sociale presso un servizio sociale di base - le azioni professionali che ho svolto durante lo<br />
svolgersi dell‟es<strong>per</strong>ienza di affido erano quelle che caratterizzano il ruolo di assistente sociale che o<strong>per</strong>a in un<br />
servizio sociale territoriale. Il caso riguardava un nucleo familiare già in carico al servizio da qualche anno, e<br />
condotto da un altro o<strong>per</strong>atore sociale - l‟assunzione del caso da parte mia, inizialmente ha comportato <strong>la</strong><br />
conoscenza diretta delle <strong>per</strong>sone e degli o<strong>per</strong>atori sanitari, e di quelli sco<strong>la</strong>stici che già o<strong>per</strong>avano in precedenza,<br />
e successivamente ha comportato <strong>la</strong> realizzazione di ulteriori interventi, quelli richiesti dal<strong>la</strong> specifica trattazione<br />
del caso - ad un certo punto, con il verificarsi di alcune partico<strong>la</strong>ri condizioni, con l‟educatrice referente,<br />
abbiamo promosso l‟intervento da <strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong>.<br />
Il ruolo proprio rispetto a questo intervento, rispetto invece al<strong>la</strong> professionalità che si mette in campo in un<br />
normale affido diurno o residenziale?<br />
Ripensando all‟es<strong>per</strong>ienza realizzata direi che l‟azione professionale è stata caratterizzata dal<strong>la</strong> realizzazione di<br />
colloqui professionali partico<strong>la</strong>rmente frequenti, a cadenza quasi settimanale, in ufficio o in occasione di visite<br />
domiciliari (queste potevano avere cadenza mensile o essere anche un po‟ più di<strong>la</strong>zionate) e avevano come<br />
“utente“ <strong>la</strong> figura adulta, <strong>la</strong> donna-madre del nucleo mono-genitoriale - anche le telefonate erano partico<strong>la</strong>rmente<br />
frequenti, spesso si collocavano in quello spazio di giorni intercorrente tra un colloquio e l‟altro - accadeva<br />
infatti, che o il nucleo bisognoso (nel<strong>la</strong> fattispecie, <strong>la</strong> signora) o qualche membro adulto del nucleo solidale,<br />
avessero bisogno di comunicare con me <strong>per</strong> fornirmi ulteriori informazioni, o <strong>per</strong> comunicare nuovi eventi, o <strong>per</strong><br />
confrontarsi su qualcosa che aveva destato apprensione, preoccupazione o insicurezza – c‟era dunque un<br />
rapporto di continua e partico<strong>la</strong>re “vicinanza“ fisica e temporale tra di noi, e questo ci univa e ci motivava nello<br />
svolgimento dell‟intervento, fermi restando i nostri ruoli - questa è stata una “singo<strong>la</strong>rità” rispetto a tutte quelle<br />
conduzioni di affido diurno o residenziale che fino a quel momento avevo realizzato, al punto che “mi è venuto<br />
naturale” aggiungere un altro ambito di <strong>la</strong>voro, quello re<strong>la</strong>tivo al contesto <strong>la</strong>vorativo in cui o<strong>per</strong>ava <strong>la</strong> donna da<br />
me seguita, cioè recarmi una volta al mese o ogni 2 mesi presso il luogo di <strong>la</strong>voro dell‟utente, e avere dei<br />
rapporti con quegli o<strong>per</strong>atori (si trattava di una coo<strong>per</strong>ativa) era significativo <strong>per</strong> poter aiutare l‟utente e costruire<br />
una rete di attenzione e sensibilità alle sue fragilità, come <strong>per</strong>sona e come <strong>la</strong>voratrice - posso affermare che, non<br />
solo quest‟area di <strong>la</strong>voro professionale “usciva“ dal contesto o<strong>per</strong>ativo consueto, ma <strong>la</strong> stessa continuità con cui<br />
avvenivano le riunioni, mi porta a dire che questa partico<strong>la</strong>re es<strong>per</strong>ienza di affido “sconfina”, o meglio, mette<br />
nel<strong>la</strong> condizione di poter o<strong>per</strong>are in contesti non così tradizionali <strong>per</strong> il <strong>la</strong>voro sociale, e noi o<strong>per</strong>atori del<br />
servizio siamo fautori di questa difficile e complessa mediazione tra “contesti“ cosiddetti normali e “contesti di<br />
difficoltà, di fragilità“ - ricordo che mi stupiva il fatto che quando incontravo <strong>la</strong> responsabile del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa,<br />
<strong>la</strong> coordinatrice e altre colleghe del<strong>la</strong> signora che seguivo, queste dimostrassero un atteggiamento di autentico<br />
ascolto, si incuriosissero e mostrassero una sincera condivisione rispetto a quelli che potevano essere i miei<br />
suggerimenti, consigli, ma dimostravano anche interesse circa quello che si andava realizzando in re<strong>la</strong>zione agli<br />
obiettivi dell‟intervento, sia istituzionalmente sia da parte del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale - naturalmente, tutto quello che<br />
veniva svolto dal servizio sociale e quello che veniva realizzato dal<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale, era oggetto di<br />
condivisione con i servizi sanitari, quali <strong>la</strong> neuropsichiatria infantile, <strong>la</strong> psichiatria adulti, i servizi sco<strong>la</strong>stici che<br />
o<strong>per</strong>avano in re<strong>la</strong>zione al caso, attraverso le riunioni <strong>per</strong>iodiche.<br />
Possiamo quindi dire che i beneficiari di questo intervento erano famiglie in carico al servizio sociale…<br />
Sì. Beneficiario dell‟intervento è stato un nucleo mono-genitoriale femminile, cioè una madre-so<strong>la</strong> con i suoi 2<br />
bambini - come ho fatto intendere prima, come assistente sociale, <strong>la</strong> mia azione professionale è stata rivolta in<br />
partico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> donna, mentre l‟educatrice che col<strong>la</strong>borava con me si è occupata dei bisogni sco<strong>la</strong>stici e sociali<br />
dei minori - rispetto al rapporto con i servizi di cui ho detto ora, essi, a seconda delle competenze avevano come<br />
soggetti di intervento sia i problemi del<strong>la</strong> mamma, sia i bisogni, i problemi o le difficoltà dei minori.<br />
All‟interno del servizio come veniva effettuata <strong>la</strong> valutazione sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che accedeva all‟intervento?<br />
Partirei dal contesto: vi era una delibera, quel<strong>la</strong> che istituiva appunto l‟intervento di affido da <strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong>,<br />
che collocava e definiva <strong>la</strong> tipologia, in un contesto di s<strong>per</strong>imentazione - all‟inizio eravamo un po‟ titubanti, poi<br />
considerando che c‟era una s<strong>per</strong>imentazione, potevamo progettare senza partico<strong>la</strong>ri vincoli - forse proprio questo<br />
ci ha messo nel<strong>la</strong> condizione di pensare e poi di fare -<br />
Sebbene fosse indicato un certo target di utenza, e un target rispetto all‟individuazione delle “famiglie solidali”,<br />
abbiamo deciso di avviare <strong>la</strong> nostra s<strong>per</strong>imentazione su questo caso, <strong>per</strong>ché in quel momento si erano verificate<br />
condizioni esistenziali migliori rispetto a ciò che era successo da quando, anni prima, aveva avuto inizio <strong>la</strong> presa<br />
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in carico - <strong>la</strong> donna, dopo aver fatto un corso, aveva ottenuto un contratto a tempo determinato presso una<br />
coo<strong>per</strong>ativa, che poi aveva finito <strong>per</strong> assumer<strong>la</strong>, e ciò l‟aveva svinco<strong>la</strong>ta dall‟assistenza economica - quasi<br />
contemporaneamente a questo evento, come servizio, avevamo avuto <strong>la</strong> possibilità di poter disporre di un<br />
alloggio, precedentemente adibito a struttura comunitaria, in cui avremmo potuto collocare un nucleo familiare -<br />
questa disponibilità abitativa avrebbe aiutato <strong>la</strong> signora a rendersi più indipendente dal<strong>la</strong> propria madre, con <strong>la</strong><br />
quale da anni vi erano continui contrasti, prevaricazioni e umiliazioni che proprio non giovavano a nessuno,<br />
tanto meno ai bambini, che ne risentivano pesantemente, in quanto soffocati dal<strong>la</strong> continua ed esas<strong>per</strong>ante<br />
litigiosità, tanto da presentare problemi di apprendimento sco<strong>la</strong>stico e disturbi del comportamento - in questo<br />
contesto, il realizzarsi di queste 3 favorevoli circostanze ci <strong>per</strong>metteva di prendere in considerazione questo<br />
nucleo, e ipotizzare che attraverso questo tipo di intervento si poteva supportare questa <strong>per</strong>sona nel comprendersi<br />
e nel divenire più consapevole rispetto alle proprie responsabilità educative, sostenendo<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> gestione<br />
quotidiana dei bisogni dei minori.<br />
Rispetto al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale, re<strong>per</strong>ivamo <strong>la</strong> risorsa attingendo dal nostro bacino di utenza, puntando su un<br />
target diverso da quello indicato dal<strong>la</strong> delibera (famiglie con es<strong>per</strong>ienza di affidi residenziali) - <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
solidale da noi individuata aveva 2 es<strong>per</strong>ienze di affido diurno, che avevano dato risultati positivi -<br />
La conoscenza tra i 2 nuclei risultò essere di reciproco gradimento, e questo ci ha consentito di varare il progetto,<br />
forse non così “ leggero”, come era invece ipotizzato nei propositi deliberativi -<br />
A livello più generale quali obiettivi pensa che possa <strong>per</strong>seguire questo intervento di affido da <strong>famiglia</strong> a<br />
<strong>famiglia</strong>?<br />
Penso che in generale possa essere un intervento di promozione delle risorse <strong>per</strong>sonali presenti in un nucleo<br />
familiare, <strong>la</strong>ddove lo stesso si trovi solo, in condizioni di difficoltà in partico<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong> gestione dei figli - le<br />
difficoltà possono essere in capo alle figure adulte, o riguardare i minori - il progetto di affido deve partire dal<strong>la</strong><br />
individuazione di tali difficoltà, <strong>per</strong> poter costruire, condividendo e partecipando gli obiettivi specifici e le azioni<br />
istituzionali e solidali che possono con il tempo rimuoverle o tentare di rimuoverle o rimuoverle in parte -<br />
sicuramente siamo riusciti a raggiungere dei buoni risultati in re<strong>la</strong>zione ai minori - durante l‟es<strong>per</strong>ienza di affido<br />
i minori sono stati supportati dalle risorse istituzionali e dal<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale, e ciò ha condotto a positive<br />
conclusioni dal punto di vista sco<strong>la</strong>stico - ancora, <strong>per</strong> il primogenito, nello stesso arco di tempo, si è concluso il<br />
supporto psicologico e quello sco<strong>la</strong>stico fornito da un centro diurno - rispetto al<strong>la</strong> figura adulta i risultati sono<br />
stati più modesti - inizialmente avevamo pensato che si potesse giungere a un cambiamento di modalità di<br />
comportamento <strong>per</strong>sonale e genitoriale, poiché c‟erano dei segnali in questa direzione, quali ad es <strong>la</strong> fiducia che<br />
<strong>la</strong> signora nutriva verso gli o<strong>per</strong>atori e verso <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale – in seguito <strong>per</strong>ò si sono evidenziate delle<br />
rigidità, un certo blocco di pensiero, sicuramente di origine psicologica - con <strong>la</strong> chiusura dell‟intervento, dopo 3<br />
anni, tali componenti psicologiche sono diventate sempre più evidenti e purtroppo “affondanti“, <strong>per</strong> cui il nucleo<br />
familiare è tornato a configurarsi come un nucleo massicciamente dipendente da una presa in carico istituzionale<br />
da parte del servizio sociale.<br />
Guardando a questa es<strong>per</strong>ienza ormai lontana nel tempo, quello che siamo riusciti a realizzare tutti insieme è<br />
stato essere vicini istituzionalmente, e attraverso <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale, riuscire a proporre modalità di pensiero e<br />
realizzare buone attività, in modo da non separare i minori dal genitore e mantenere in alcuni momenti una<br />
buona re<strong>la</strong>zionalità tra <strong>la</strong> mamma e i bambini - quindi direi che <strong>la</strong> parte più ardua del progetto è quel<strong>la</strong> che si<br />
riferisce al cambiamento <strong>per</strong>sonale in capo a quelle che sono le figure adulte -<br />
Direi che mi ha risposto già <strong>per</strong> quanto riguarda il punto di partenza e il punto di arrivo rispetto a questa<br />
situazione di cui par<strong>la</strong>vamo, e anche rispetto agli elementi che l‟hanno facilitata, quindi anche <strong>la</strong> condizione di<br />
partenza, questa autonomia <strong>la</strong>vorativa e abitativa…<br />
Sì.<br />
Rispetto invece alle strutture, ci sono delle strutture, anche istituzionali, da cui si sente supportata nello svolgere<br />
questo <strong>la</strong>voro, in partico<strong>la</strong>re con le famiglie?<br />
Rispetto al<strong>la</strong> mia es<strong>per</strong>ienza farei un distinguo; inizialmente le strutture sanitarie e sco<strong>la</strong>stiche erano un po‟<br />
titubanti nei confronti dell‟intervento, avevano dei dubbi, in partico<strong>la</strong>re in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> madre dei minori; poi<br />
<strong>per</strong>ò nel corso del tempo questo atteggiamento è un po‟ venuto meno - dal punto di vista istituzionale comunque<br />
i loro interventi specifici non sono mai venuti meno - rispetto al contesto <strong>la</strong>vorativo, ho già espresso delle<br />
considerazioni - aggiungerei anche il contesto giudiziario, poiché a un certo punto, mentre era in corso questa<br />
progettazione, ci fu una richiesta da parte dell‟autorità giudiziaria civile e penale, di avere delle informazioni in<br />
re<strong>la</strong>zione al nucleo familiare in carico - noi come servizio demmo le informazioni richieste, e in ultimo, anche<br />
ciò che si stava realizzando attraverso l‟intervento di affido - in ambito giudiziario il riscontro di questo <strong>la</strong>voro<br />
professionale e solidale non portò come conseguenza ad esempio l‟emanazione di un provvedimento, e neppure<br />
di una prescrizione di vigi<strong>la</strong>nza del nucleo - ovviamente <strong>la</strong>ddove fosse stata prescritta, una vigi<strong>la</strong>nza, questa<br />
avrebbe “snaturato“ <strong>la</strong> consensualità su cui fino ad allora si era basata <strong>la</strong> progettualità -<br />
519
Si è arrivati poi ad una prescrizione?<br />
Non si è arrivati a una prescrizione in quanto l‟autorità giudiziaria ha considerato che i dati forniti, il <strong>la</strong>voro<br />
svolto e quello da svolgere, andavano nel<strong>la</strong> direzione di una tute<strong>la</strong> dei minori e di un potenziamento genitoriale -<br />
una prescrizione di vigi<strong>la</strong>nza o di col<strong>la</strong>borazione al nucleo familiare non avrebbe aggiunto nul<strong>la</strong> di più di quello<br />
che già si stava facendo in un ambito di con sensualità –<br />
Da un punto di vista non formale questo intervento ha avuto anche come partner associazioni, qui forse<br />
parliamo più di tempo libero, attività ricreative, che hanno supportato anche il suo intervento?<br />
Direi di no, nel<strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza è accaduto che <strong>per</strong> un minore è venuta meno <strong>la</strong> necessità di frequenza al<br />
centro diurno, che faceva capo a un oratorio - rivisitando a distanza di tempo l‟es<strong>per</strong>ienza vorrei aggiungere che<br />
forse il contatto con associazioni, dopo <strong>la</strong> chiusura del progetto di affido da <strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong>, potrebbe essere<br />
un modo <strong>per</strong> costruire intorno al nucleo, che si auspica sia diventato meno bisognoso, una rete di solidarietà<br />
sociale che funga da “salvagente”, intercettando quei bisogni che possono essere soddisfatti attraverso le attività<br />
tipiche delle associazioni, quali ad es quelle afferenti al tempo libero, alle attività ricreative o altro -<br />
Ha <strong>per</strong>cepito degli ostacoli rispetto al<strong>la</strong> possibilità di attivare e poi portare avanti questo intervento?<br />
Istituzionalmente no, direi che gli ostacoli sono quelli che ho citato in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> figura adulta del nucleo<br />
bisognoso che ho seguito, cioè le difficoltà caratteriali - io immaginavo che attraverso i colloqui professionali, e<br />
in partico<strong>la</strong>re con il supporto del<strong>la</strong> signora facente parte del nucleo solidale, si potessero smuovere, o almeno<br />
smussare, delle condotte di comportamento <strong>per</strong>sonali e genitoriali non adeguate - ricordo che oltre alle condotte<br />
<strong>la</strong>vorative, con <strong>la</strong> signora appartenente al nucleo bisognoso toccammo <strong>per</strong> un certo <strong>per</strong>iodo, anche temi quali <strong>la</strong><br />
gestione del denaro, e mentre circa questo argomento, a fatica, trovammo almeno una parziale soluzione, sul<br />
fronte del<strong>la</strong> sfera più intima, quel<strong>la</strong> dei comportamenti sessuali, nonostante il tempo impiegato e le indicazioni<br />
offerte e <strong>la</strong> presenza di una certa motivazione da parte dell‟utente, l‟esito non è stato significativo -<br />
La maggior soddisfazione ottenuta <strong>per</strong> lei, proprio da questo intervento?<br />
Come dicevo prima, i risultati riguardanti i minori, sentire che i minori e anche <strong>la</strong> mamma (anche se questa in<br />
modo più umorale) erano contenti di stare insieme al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale- tutti gli adulti del progetto hanno teso a<br />
evitare possibili istituzionalizzazioni -<br />
Rispetto al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale ho provato soddisfazione non solo nel vedere quanto impegno e vicinanza<br />
affettiva metteva nel rapporto con <strong>la</strong> madre e con i bambini, ma ciò che è stato ancor più soddisfacente è stata <strong>la</strong><br />
capacità del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale di progettare e realizzare un tempo libero in condivisione con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
bisognosa, senza che da parte mia ci fosse stato alcuno stimolo in questa direzione - sono state pensate e<br />
realizzate frequenti gite nei fine settimana, una o due volte al mese, visite ai musei, inviti a cena fuori - questo<br />
non lo avevo pensato - non solo, ma ho provato una certa ammirazione <strong>per</strong> queste 2 famiglie che pur nelle loro<br />
diversità potevano e volevano mostrarsi agli “altri”, al resto del mondo, in un contesto non usuale -<br />
Possiamo considerare forse questo aspetto come un esito inatteso…ce ne sono anche altri?<br />
Assolutamente sì - un altro esito inatteso che ho avuto modo di appurare in momenti successivi è stato quello da<br />
parte dei 2 nuclei di telefonarsi o farsi qualche visita, dopo <strong>la</strong> chiusura del progetto - sono venuta a conoscenza<br />
che ciò è accaduto, seppure non in modo continuativo - questi contatti informali sono un esito inatteso anche se<br />
immagino nascano da quel<strong>la</strong> progettazione del tempo libero che ho riferito prima –<br />
C‟è qualcosa che non è stato possibile fare <strong>per</strong> carenza di risorse, umane, economiche, di tempo e che<br />
potrebbero invece rive<strong>la</strong>rsi importanti?<br />
Dal punto di vista del mio agire professionale, il fatto che non sia riuscita a realizzare con una certa continuità<br />
momenti di verifica con le 2 famiglie presenti - in realtà è accaduto che molto <strong>la</strong>voro che ho svolto è stato quasi<br />
quotidiano, ma io non avevo solo questo caso, questa situazione - ritengo che <strong>la</strong>ddove il nostro <strong>la</strong>voro diventa<br />
così quotidiano, il “<strong>per</strong>icolo” è quello di far venir meno un‟impostazione di <strong>la</strong>voro di verifica - se tornassi<br />
indietro cercherei di impormi un momento di verifica congiunta ogni 3 mesi, massimo 6, in modo da poter<br />
risentire insieme e poter evidenziare i punti di forza e le debolezze del progetto, e rimodu<strong>la</strong>re gli obiettivi e il<br />
livello di aspettative -<br />
Rispetto alle carenze di risorse che potrebbero rive<strong>la</strong>rsi importanti aggiungerei l‟avere delle associazioni cui<br />
riferirsi - dobbiamo considerare questi nuclei come nuclei su cui si va a investire <strong>per</strong> un certo <strong>per</strong>iodo di tempo, e<br />
poi se è possibile in quanto ha un senso, bisogna iniziare ad affrancare il nucleo bisognoso (che si s<strong>per</strong>a lo sia<br />
diventato un po‟ meno con l‟intervento dell‟affido) ad un‟associazione o rete di associazioni che rispetto al<strong>la</strong><br />
collettività generale rappresenta quel<strong>la</strong> parte che è più sensibile, in modo che essa possa subentrare a noi<br />
o<strong>per</strong>atori, e via via anche al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale -<br />
520
Anche in termini di efficacia, un risultato concreto ottenuto con questo <strong>la</strong>voro, è un po‟ quello che già lei diceva,<br />
forse non tanto <strong>la</strong> capacità dell‟adulta di introiettare profondamente questi aspetti, ma risultati concreti ce ne<br />
sono stati, rispetto al rendersi autonoma…<br />
Sì, nel <strong>per</strong>iodo del progetto abbiamo rilevato una sufficiente gestione del<strong>la</strong> casa, mentre è stata monitorata <strong>la</strong><br />
gestione del denaro -<br />
Sono stati coinvolti, attivati degli altri soggetti interni al<strong>la</strong> rete, caregiver naturali in partico<strong>la</strong>re di questa<br />
donna?<br />
No, sullo sfondo c‟era <strong>la</strong> nonna materna, con cui <strong>la</strong> mamma dei minori aveva da sempre forti contrasti, come ho<br />
già detto - inizialmente avevamo pensato che forse poteva essere realizzabile una ripresa dei rapporti - quando le<br />
cose andavano abbastanza bene , <strong>la</strong> mamma e <strong>la</strong> nonna riuscivano <strong>per</strong> poche ore a “stare insieme”, ma appena<br />
iniziavano a far capolino le difficoltà, o le umoralità di comportamento del<strong>la</strong> signora, non c‟era verso - certo<br />
anche questo, anche l‟avere una mappa del contesto familiare più al<strong>la</strong>rgato, dei rapporti tra le <strong>per</strong>sone, potrebbe<br />
essere sicuramente un‟altra delle azioni da portare avanti, forse non agli inizi del progetto, ma nel<strong>la</strong> parte finale,<br />
forse più a cura del contesto associativo.<br />
Rispetto proprio al senso di auto-efficacia di questa donna, si può essere sentita valorizzata, protagonista<br />
realmente dell‟intervento, un protagonista attivo? Secondo lei si è avviato un processo di empowerment?<br />
Credo che abbiano contato i colloqui professionali, ma soprattutto <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione che si è venuta a creare con <strong>la</strong><br />
signora del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale - credo che l‟utente abbia <strong>per</strong>cepito <strong>la</strong> differenza dei contesti, e in partico<strong>la</strong>re<br />
l‟aiuto concreto che veniva offerto a lei e ai suoi figli - ritengo che abbia sentito da parte del<strong>la</strong> signora del<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> solidale, che era da poco entrata in pensione, <strong>la</strong> possibilità di avere una <strong>per</strong>sona che poteva dedicarsi a<br />
lei, che poteva comprender<strong>la</strong> nel suo doppio ruolo di mamma e di donna che <strong>la</strong>vorava - dal pdv istituzionale, i<br />
colloqui professionali, <strong>per</strong>mettevano all‟utente di poter essere rassicurata in merito al<strong>la</strong> paura che il servizio<br />
sociale potesse portarle via i bambini (anche se questo timore non è di fatto mai stato espresso).<br />
Ritiene che sia facile <strong>per</strong> gli utenti accedere a questo progetto, a questo intervento?<br />
No, non mi pare facile, <strong>per</strong> il timore che ho riferito nel<strong>la</strong> precedente risposta, <strong>per</strong>altro molto enfatizzato dai<br />
mezzi di comunicazione - questo non significa <strong>per</strong>ò che non valga comunque <strong>la</strong> pena provarci - il presupposto di<br />
partenza è comunque l‟aver creato attraverso <strong>la</strong> presa in carico del caso, condizioni di fiducia e di col<strong>la</strong>borazione<br />
con l‟utente - se non c‟è fiducia nel rapporto con l‟o<strong>per</strong>atore, e un po‟ di motivazione da parte dell‟utente, non ha<br />
nemmeno senso proporre un intervento di questo genere, basato sul<strong>la</strong> consensualità, sul<strong>la</strong> partecipazione, sul<br />
cambiamento – credo si possa pensare di attivarlo quando ci sono bisogni concretamente <strong>per</strong>cepiti da parte<br />
dell‟utente (singolo o coppia), e quando questi <strong>per</strong>cepisce che l‟affidarsi a un altro nucleo lo aiuterà nel concreto,<br />
ma soprattutto in una rappresentazione di cambiamento di sé, <strong>per</strong> fare un po‟ meno fatica a vivere - <strong>per</strong> giungere<br />
a questo, occorre che l‟o<strong>per</strong>atore attui una presa in carico “forte”.<br />
Presa in carico forte che prevede anche il <strong>la</strong>vorare in équipe con gli altri servizi - e all‟interno del proprio<br />
servizio?<br />
Certo, a iniziare dai colleghi, in re<strong>la</strong>zione allo specifico del caso - su questa progettazione ho <strong>la</strong>vorato si può dire<br />
in tandem, con un‟educatrice, eravamo in 2 – lei teneva i rapporti con <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, i rapporti con i minori, con tutto<br />
il contesto delle risorse educative, e quindi tra noi si è creata una continua comunicazione e un confronto di dati<br />
- tutto ciò <strong>per</strong>ò è andato un po‟ a discapito di quei momenti di verifica al<strong>la</strong>rgati - <strong>la</strong> quotidianità, <strong>la</strong> presenza,<br />
vorrei sottolineare ancora una volta che questo affido richiede un forte dispendio di energie e di tempo da parte<br />
degli o<strong>per</strong>atori.<br />
In termini proprio di fiducia, coo<strong>per</strong>atività e reciprocità con questa educatrice, <strong>per</strong>ché quindi <strong>la</strong> vostra mini<br />
équipe…<br />
Assolutamente, c‟è stata una bel<strong>la</strong> fusione di professionalità – se in un certo momento poteva essere più<br />
funzionale che io avessi una strategia più educativa, mi confrontavo con <strong>la</strong> collega, che poteva validamente<br />
aiutarmi ascoltandomi - direi che c‟era fiducia reciproca nell‟espressione dei singoli ruoli professionali, e si<br />
poteva contare sull‟aiuto reciproco quando si era in difficoltà.<br />
In termini di soddisfazione più a livello del<strong>la</strong> propria professionalità, spendere <strong>la</strong> propria professionalità<br />
rispetto a questo tipo di servizio, è stata una soddisfazione <strong>per</strong> lei e <strong>per</strong>ché?<br />
È stata una soddisfazione in quanto non è avvenuta nessuna separazione tra i membri del nucleo familiare<br />
bisognoso, e ciò ha consentito ai minori di non <strong>per</strong>dere i riferimenti dei loro contesti sco<strong>la</strong>stici, sociali, anche<br />
quando dopo aver abitato nell‟appartamento iniziale, venne assegnato al nucleo familiare un alloggio popo<strong>la</strong>re,<br />
fortunatamente collocato non lontano da tutto ciò che aveva contribuito a strutturare <strong>la</strong> loro storia - quindi non<br />
solo non c‟è stata separazione, ma anzi c‟è stata continuità di contesti - <strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale ha<br />
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inoltre <strong>per</strong>messo ai minori di poter esprimere il disagio del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione materna senza <strong>per</strong>ò mai suscitare delle<br />
scissioni, aiutandoli nel<strong>la</strong> comprensione, e rafforzandoli rispetto ai loro bisogni e impegni - rispetto agli adulti, è<br />
più difficile essere soddisfatti, tuttavia ci sono stati alcuni brevi <strong>per</strong>iodi in cui le fragilità del<strong>la</strong> signora non erano<br />
così marcate - ciò ha <strong>per</strong>messo di assaporare almeno il momento – rispetto al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> solidale ritengo di aver<br />
provato molta soddisfazione nel <strong>la</strong>vorare con loro, eravamo in ascolto gli uni degli altri, e ci riconoscevamo nello<br />
sforzo, nel<strong>la</strong> fatica del progetto, e nel<strong>la</strong> necessità di dover ridimensionare in modo più reale le diverse<br />
aspettative.<br />
L‟utente nel caso specifico di cui mi par<strong>la</strong>va, crede potrebbe essere contento di quello che era stato il suo <strong>la</strong>voro<br />
e <strong>per</strong>ché?<br />
Rispetto al<strong>la</strong> testimonianza che ho raccolto credo che l‟utente abbia sentito molto <strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
solidale, gli aiuti ricevuti, e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione che si è instaurata, tanto che ci sono ancora oggi occasioni di contatto<br />
tra le 2 famiglie - rispetto al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con me nel realizzarsi dei colloqui, delle visite domiciliari, direi che ha<br />
prevalso sempre di più l‟aspetto professionale - forse solo quando mi recavo nel contesto <strong>la</strong>vorativo del<strong>la</strong><br />
signora, mi è sembrato che lei fosse contenta - era inusuale che un‟assistente sociale potesse recarsi in un<br />
contesto <strong>la</strong>vorativo, <strong>la</strong> ricordo sorridente – al termine dei colloqui spesso oltre al<strong>la</strong> stretta di mano ci si dava 2<br />
baci sulle guance.<br />
Che futuro immagina possa avere questo tipo di intervento, e come è possibile migliorarlo?<br />
Nel futuro vedrei <strong>la</strong> possibilità di realizzare dei gruppi di sostegno <strong>per</strong> le famiglie solidali, infatti ritengo<br />
importante che oltre a essere ascoltate, oltre ad avere un approccio di tipo istituzionale, debbano avere dei<br />
momenti di scambio e di confronto con <strong>per</strong>sone, con famiglie che realizzano <strong>la</strong> stessa loro es<strong>per</strong>ienza - mi<br />
spingerei anche a ipotizzare <strong>la</strong> possibilità di realizzare questi gruppi di sostegno a cura non solo degli o<strong>per</strong>atori,<br />
ma anche a cura delle associazioni -<br />
Sul piano del progetto, durante <strong>la</strong> conduzione dell‟affido, mi piacerebbe che le associazioni fossero “utilizzabili”,<br />
offrendo dei momenti di sollievo anche alle stesse famiglie solidali, sebbene non direttamente appartenenti al<br />
loro bacino, in quanto direttamente re<strong>per</strong>ite dai servizi - poi, sul finale del progetto, come nuovi e leggeri<br />
interlocutori del nucleo divenuto, si s<strong>per</strong>a, meno bisognoso, e con qualche risorsa di aggregazione in più - in<br />
ultimo, le associazioni potrebbero diventare luogo elettivo di sensibilizzazione, <strong>per</strong> il re<strong>per</strong>imento di famiglie<br />
solidali – infine le associazioni dovrebbero avere <strong>la</strong> possibilità di un accesso più rapido ai servizi, <strong>la</strong>ddove<br />
intercettano situazioni familiari partico<strong>la</strong>rmente bisognose dell‟aiuto istituzionale, al fine di evitarne <strong>la</strong> deriva - si<br />
tratterebbe di costruire una maggiore comunicazione in un senso e nell‟altro, e contesti di intervento che ci<br />
vedano fin da subito molto più attivi.<br />
2.2.6 Intervista al socio di un‟associazione di volontariato e coordinatore dell‟équipe degli educatori del<strong>la</strong><br />
coo<strong>per</strong>ativa che <strong>la</strong>vora in parallelo all‟associazione (AFT5)<br />
Abbiamo scelto il vostro servizio <strong>per</strong>ché ci sembra possa essere considerato una buona pratica. Perché secondo<br />
lei può essere considerato in questo modo?<br />
Di <strong>per</strong> sé può essere considerato una buona pratica <strong>per</strong> una serie di ragioni - <strong>la</strong> 1a <strong>per</strong>ché è sicuramente un<br />
progetto innovativo, in quanto ha <strong>la</strong> caratteristica di essere snello e immediato, nel senso che <strong>per</strong> attivarlo non<br />
servono grosse trafile burocratiche, basta che ci sia una col<strong>la</strong>borazione intensa tra servizio sociale, associazione e<br />
famiglie – <strong>la</strong> 2a è che non ha un aspetto invasivo né <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidataria né <strong>per</strong> quel<strong>la</strong> che viene affidata,<br />
poiché viene comunque mantenuto un ritmo di vita che non va a incidere, ma è un sostegno fatto a una <strong>famiglia</strong><br />
che si trova in un momento di difficoltà, e che quindi ha bisogno di essere sostenuta anche se in un modo a volte<br />
leggero e discreto - ciò fa sì che le famiglie che vengono destinate in affidamento non si sentano oggetto di un<br />
intervento troppo invasivo nei loro confronti, non temano ad es di <strong>per</strong>dere i figli, comunque non temono di<br />
<strong>per</strong>dere le libertà che normalmente si hanno – <strong>la</strong> 3a è che attraverso l‟es<strong>per</strong>ienza si è visto che in un <strong>per</strong>iodo non<br />
troppo lungo ci sono dei benefici abbastanza forti, che altrimenti non potrebbero essere raggiunti, e con un<br />
dispendio di risorse sicuramente minimo rispetto a quello che si sarebbe messo in campo con interventi più<br />
indiretti e anche più invasivi nei confronti del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> destinataria.<br />
Voi siete un‟associazione che col<strong>la</strong>bora a questo progetto, ci vuole descrivere brevemente che cosa fa <strong>la</strong> vostra<br />
associazione e di cosa si occupa al di là di questo progetto?<br />
La nostra è un‟associazione di volontariato di ispirazione salesiana, che nasce 20 anni fa in un contesto<br />
partico<strong>la</strong>re di Torino, il quartiere vallette, pensata principalmente <strong>per</strong> le donne del quartiere, infatti una ventina<br />
d‟anni fa c‟era una grande problematica di dis<strong>per</strong>sione sco<strong>la</strong>stica, specialmente delle ragazze, che non<br />
terminavano le scuole medie - le suore salesiane hanno deciso di fondare questa associazione che era<br />
direttamente nel quartiere, e di lì poi si è avuta tutta una serie di attività, sport, tempo libero, supporto sco<strong>la</strong>stico,<br />
in accordo con le scuole del territorio - poi ci si è resi conto che aiutare i ragazzi significa anche aiutare le<br />
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famiglie, e quindi è partita tutta una serie di progetti mirati alle famiglie, specialmente in contesti genitoriali in<br />
cui le mamme sono sole, e che nel quartiere sono molto numerose, forse una delle <strong>per</strong>centuali più alte di Torino<br />
–<br />
Poi <strong>per</strong> una serie di casualità c‟è stata anche una forte presenza di immigrazione straniera, quindi siamo partiti<br />
anche con progetti di sviluppo di comunità, e anche di rete, all‟interno di queste case popo<strong>la</strong>ri, allo scopo di<br />
creare un senso di appartenenza - quindi dai minori ci siamo al<strong>la</strong>rgati anche all‟ambito delle famiglie.<br />
E il suo ruolo nello specifico, i suoi compiti e le azioni che svolge rispetto al progetto?<br />
Io sono coordinatore d‟équipe degli educatori del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa che <strong>la</strong>vora in parallelo all‟associazione, e sono<br />
socio dell‟associazione di volontariato - da un certo punto di vista il mio ruolo è quello di pensare, una volta che<br />
gli educatori propongono delle famiglie o che necessitano di un intervento o che si rendono disponibili ad avere<br />
l‟affido di una <strong>famiglia</strong>, quali possono essere gli abbinamenti, chiaramente insieme ai responsabili<br />
dell‟associazione, poiché anche questa a volte è una carta vincente del progetto, se si sbaglia l‟abbinamento si<br />
rischia di vanificare il <strong>la</strong>voro fatto – da un altro unto di vista il mio ruolo è anche quello di monitorare<br />
mensilmente, all‟inizio magari anche con una frequenza maggiore, i rapporti tra le due famiglie che si sono<br />
venute a conoscere, e supportare sia chi cerca di dare un aiuto affinché si senta valorizzato e abbia anche <strong>la</strong><br />
possibilità di essere riconosciuto in questo ruolo, ma anche chi questo intervento lo vede in campo, <strong>per</strong> fargli<br />
capire che si tratta di un aiuto in una situazione contingente, che non deve diventare né una stampel<strong>la</strong> troppo<br />
prolungata, altrimenti si cronicizza l‟intervento, e non è lo scopo del progetto, e neanche una destituzione nei<br />
ruoli familiari, cosa che sarebbe sicuramente deleteria sia <strong>per</strong> i bambini, ragazzi, i quali capirebbero che i propri<br />
genitori sono più limitati in questo momento, e anche <strong>per</strong> i genitori stessi che si sentirebbero deresponsabilizzati.<br />
Ho solo un dubbio rispetto al<strong>la</strong> tito<strong>la</strong>rità: in questa situazione quindi c‟è un‟associazione di volontariato e una<br />
coo<strong>per</strong>ativa che <strong>la</strong>vorano insieme al progetto?<br />
Esattamente - l‟associazione fa capo al progetto stesso, ma <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa <strong>la</strong>vora con l‟educativa territoriale<br />
minori nel quartiere, quindi conosce situazioni segna<strong>la</strong>te dai servizi sociali - quindi si possono integrare le<br />
competenze e le conoscenze sul territorio - <strong>la</strong> lettura degli educatori è molto utile <strong>per</strong> riuscire a dare un quadro<br />
più generale e più competente rispetto ad alcune situazioni, mentre il <strong>la</strong>to dell‟associazione consente di avere un<br />
approccio più informale, a volte maggiormente gradito dalle famiglie, poiché meno invasivo nei loro confronti -<br />
negli anni si è visto che questa partnership ha avuto un ruolo importante, una sinergia forte.<br />
A favore di quali beneficiari ritiene che questo intervento ottenga buoni frutti?<br />
Abbiamo visto una serie di beneficiari diversi - si è iniziato con mamme che avevano il marito in carcere, e<br />
quindi grosse difficoltà nel<strong>la</strong> gestione dei figli, e avevano bisogno di qualcuno che le supportasse, anche <strong>per</strong><br />
compiere dei <strong>per</strong>corsi di benessere rivolti a se stesse, <strong>per</strong> poter magari riuscire a riposizionarsi rispetto al mondo<br />
del <strong>la</strong>voro, e riprogettarsi in un futuro diverso rispetto a quello che avevano avuto fino a poco prima.<br />
Ultimamente vi sono state 2 situazioni diverse, 2 lutti familiari: in una <strong>famiglia</strong> è mancato il papà, e nell‟altra <strong>la</strong><br />
mamma – ciò ha fatto sì che fosse necessario un intervento che all‟inizio non fosse così duro e diretto, ma che<br />
supportasse il coniuge su<strong>per</strong>stite nel fronteggiare l‟emergenza del momento – vi è inoltre una <strong>famiglia</strong> con 3<br />
bambini maschi, e un‟altra con 2 bambine, entrambe le famiglie avevano assolutamente bisogno di qualcuno che<br />
le aiutasse, e il progetto “dare una <strong>famiglia</strong> a una <strong>famiglia</strong>”, proprio <strong>per</strong> le sue caratteristiche di modu<strong>la</strong>rità e di<br />
intervento rapido, ha dato delle risposte che non avrebbero potuto essere messe in campo con <strong>la</strong> stessa urgenza e<br />
le stesse caratteristiche.<br />
Quali obiettivi pensa che <strong>per</strong>segua questo servizio, e rispetto al punto di partenza e al punto in cui siete arrivati<br />
ora?<br />
L‟obiettivo principale è quello di mirare all‟autonomia delle famiglie destinatarie - indubbiamente il progetto è<br />
pensato <strong>per</strong> consentire ai ragazzi che ci sono nelle famiglie di poter essere sereni nelle loro vite quotidiane,<br />
quindi il fatto che i genitori siano sollevati da queste responsabilità consente di migliorare il clima familiare - <strong>per</strong><br />
i genitori “affidati”, c‟è <strong>la</strong> possibilità di mettere in campo del tempo da poter dedicare a se stessi, infatti molto<br />
spesso il tempo del<strong>la</strong> cura dei figli sottrae tempo all‟investimento nel<strong>la</strong> ricerca di un <strong>la</strong>voro, piuttosto che nel<br />
rom<strong>per</strong>e dei legami che valutiamo vinco<strong>la</strong>nti, e che potevano opprimere <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> - l‟obiettivo di lunga durata<br />
del progetto è quello di creare dei legami di comunità, del quartiere, poiché <strong>la</strong> maggior parte delle famiglie<br />
affidate e affidatarie, non dico che condividano il pianerottolo, non è quel<strong>la</strong> <strong>la</strong> scelta, <strong>per</strong>ò possono essere in<br />
un‟area circoscritta, e quindi anche questa conoscenza reciproca a volte consente di su<strong>per</strong>are delle difficoltà, e<br />
anche di valorizzare delle risorse che altrimenti rimarrebbero nascoste – può anche trattarsi di famiglie straniere<br />
che hanno una solidità di fondo forte, e che si rendono disponibili a essere loro famiglie affidatarie <strong>per</strong> altre, cosa<br />
che è successa negli ultimi 2 casi verificatisi.<br />
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Quali elementi ritiene che possano aiutare a raggiungere questi obiettivi?<br />
Sicuramente il fatto che ci sia un forte accordo tra chi pensa il progetto, chi lo finanzia, e chi lo porta avanti,<br />
poiché condividere gli obiettivi su tutti e 3 questi fronti è una delle carte vincenti del progetto; e anche il<br />
radicamento territoriale delle associazioni che gestiscono e propongono il progetto garantisce un cuscinetto tra<br />
l‟istituzione e <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>: si fa da intermediario, si riesce a spiegare il senso profondo dell‟intervento, che non è<br />
né una bocciatura nei confronti di una <strong>famiglia</strong>, né un‟investitura troppo forte di un ruolo direzionale nei<br />
confronti del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che viene adottata o comunque che viene presa in considerazione, non dico come<br />
bisognosa, ma di una <strong>famiglia</strong> che ha bisogno di una sosta <strong>per</strong> riuscire a riposizionarsi - quindi da quel pdv ci<br />
vuole questo tipo di intervento – è necessario avere anche <strong>la</strong> possibilità di un appoggio nel<strong>la</strong> gestione delle<br />
situazioni, infatti ad es mettiamo a disposizione locali e attività <strong>per</strong> creare un momento in cui anche <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
che prende in carico, in questo caso il minore, possa avere un punto di riferimento, di appoggio e anche ad es<br />
nelle comunicazioni con <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> o altro, ci possa essere una sinergia di obiettivi, e si vada verso un fronte<br />
comune che sicuramente <strong>per</strong> i minori è importante – ciò gioca un ruolo importante e decisivo anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> buona<br />
riuscita del progetto.<br />
Un po‟ forse me l‟ha già detto, rispetto a quali strutture si sente supportato, quindi mi diceva proprio da chi sta<br />
a monte, chi finanzia…<br />
Quel<strong>la</strong> è sicuramente una garanzia, infatti il progetto è molto bello, ma se non ci fossero dei fondi disponibili,<br />
sicuramente come molti altri progetti avrebbe difficoltà a essere messo in campo - c‟è anche un forte apporto dei<br />
servizi sociali di zona, che dopo aver visto il 1° rodaggio, le prime situazioni che avevano avuto sviluppi<br />
positivi, sono incentivati a prodigarsi affinché queste situazioni possano essere aumentate - in più c‟è da dire che<br />
in un momento di risorse scarse <strong>per</strong> il sociale, potersi affidare a risorse esterne che non siano quelle dei servizi<br />
sociali c<strong>la</strong>ssici, apre una rosa di possibilità anche a <strong>per</strong>sone che normalmente non sarebbero nel<strong>la</strong> lista di quegli<br />
interventi così diretti e pratici che comunque sono necessari, quindi non si usano dei fondi, che possono essere<br />
investiti in altri settori.<br />
Ha avuto <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione di qualche ostacolo?<br />
Sì, fortemente - le prime situazioni, che riguardavano madri con il marito in carcere, hanno incontrato un<br />
ostacolo molto forte al ritorno del genitore in <strong>famiglia</strong> - dopo l‟indulto a volte abbiamo avuto l‟interruzione di<br />
progetti che stavano dando frutti molto buoni, sia <strong>per</strong> il nucleo familiare dei minori sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> madre, in quanto al<br />
suo ritorno in <strong>famiglia</strong>, il marito ha bloccato tutti i contatti con l‟associazione, con i servizi sociali, bloccando<br />
quindi lo sviluppo del progetto in sé - uno dei freni può essere il senso di inadeguatezza, infatti se non si vinco<strong>la</strong><br />
bene il messaggio, c‟è il rischio che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che viene scelta si senta comunque a disagio, poiché limitata, <strong>per</strong><br />
il fatto che vengono fuori tutte le magagne di una situazione che potrebbe essere temporanea, ma che potrebbe<br />
poi anche diventare cronica - allora lì bisogna <strong>la</strong>vorare molto sull‟autostima e <strong>la</strong>vorare anche sull‟empowerment,<br />
altrimenti c‟è davvero il rischio che l‟intervento sia molto utile ad es sui minori, ma deleterio <strong>per</strong> i genitori, e<br />
quindi a lungo andare <strong>per</strong> tutto il nucleo familiare.<br />
Gli ostacoli più grossi derivano dall‟ambiente: se l‟ambiente familiare ha forti resistenze al<strong>la</strong> legalità e ai<br />
processi di emancipazione, ad es del<strong>la</strong> donna, qualcuno che ostaco<strong>la</strong> il progetto arriverà comunque – c‟è stato il<br />
caso di uno zio che ha allertato <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> del marito, ed è intervenuto direttamente <strong>per</strong> bloccare il progetto; in<br />
altri casi sono direttamente i mariti, che di ritorno dal<strong>la</strong> detenzione han fatto sì che il progetto si interrompesse -<br />
questo è sicuramente un limite forte, poiché essendo nel<strong>la</strong> libertà individuale <strong>la</strong> possibilità di aderire o meno al<br />
progetto, non essendoci un vincolo come invece c‟è in altri provvedimenti dovuti a tribunali o altro, si può<br />
comunque mantenere un contatto, ma ciò è <strong>la</strong>sciato al<strong>la</strong> libertà delle parti, e se una delle 2 parti decide di non<br />
continuare, è difficilissimo riuscire a rimettere in campo il progetto.<br />
Queste situazioni maggiori hanno visto in alcuni casi il coinvolgimento anche del coniuge che tornava o si è<br />
sempre interrotto il processo?<br />
È sempre stato molto difficile, poiché erano purtroppo plurirecidivi, <strong>per</strong>sone con grandi difficoltà a essere<br />
reintegrati in processi di legalità, e che sognavano addirittura <strong>per</strong> i figli una carriera simile al<strong>la</strong> loro - da questo<br />
punto di vista <strong>la</strong> complessità dell‟intervento era molto più ampia rispetto a quel<strong>la</strong> che normalmente viene pensata<br />
<strong>per</strong> questi progetti - sicuramente il progetto avrebbe avuto uno sviluppo maggiore se <strong>la</strong> detenzione fosse andata<br />
avanti come previsto, e non fosse stata interrotta da un caso imprevedibile, <strong>per</strong>ché probabilmente avrebbe dato<br />
al<strong>la</strong> moglie <strong>la</strong> forza di staccarsi da quel nucleo familiare, invece il tempo troppo breve trascorso non ha<br />
consentito questo tipo di sviluppo - chiaramente questo progetto è molto flessibile e molto valido, <strong>per</strong>ò riscontra<br />
questi limiti, dovuti al<strong>la</strong> volontarietà dell‟aderirvi o meno - quindi in situazioni più spesse probabilmente questo<br />
strumento non funziona, bisogna pensarne altri, <strong>per</strong>ò è un buon modo <strong>per</strong> riuscire ad agganciare situazioni che<br />
altrimenti non avrebbero avuto possibilità di aggancio – avvia comunque un processo, e i processi a volte<br />
riescono a concludersi, mentre altre volte rimangono in sospeso – in questo caso rimane anche <strong>la</strong> frustrazione,<br />
ma sicuramente vale <strong>la</strong> pena fare il tentativo.<br />
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Come associazione, quale è stata <strong>la</strong> maggiore soddisfazione ottenuta con questi progetti?<br />
Riprendendo le parti dette prima, i minori dei nuclei sopra presentati, hanno concluso <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> dell‟obbligo, che<br />
in quel contesto sicuramente è un obiettivo di forte soddisfazione, in quanto <strong>la</strong> dis<strong>per</strong>sione sco<strong>la</strong>stica in quel<br />
quartiere è molto presente, e il modello di ragazzo che termina <strong>la</strong> suo<strong>la</strong> in alcuni contesti familiari non è quello<br />
più vincente.<br />
Un altro elemento di grossa soddisfazione è stato l‟attivazione di un progetto su una <strong>famiglia</strong> del Marocco che ha<br />
preso in affidamento 2 nomadi rimasti senza mamma da poco tempo – si è trattato in questo caso di un doppio<br />
risultato: è un dato di fatto che <strong>la</strong> comunità marocchina non è molto a<strong>per</strong>ta nei confronti dei nomadi, inoltre<br />
questa mamma marocchina ha veramente accettato con grande dedizione, e i bambini che ha in affidamento<br />
sembrano figli suoi - c‟è stato un grosso investimento affettivo sui bambini <strong>per</strong> far su<strong>per</strong>are loro il trauma del<strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>dita del<strong>la</strong> mamma, e c‟è stata una grossa mediazione tra culture, poiché questi ragazzi ogni sera ritornano nel<br />
campo, <strong>la</strong> mattina vanno a scuo<strong>la</strong>, poi vanno a mangiare e vivono con questa <strong>famiglia</strong> marocchina, e <strong>la</strong> sera<br />
tornano dal padre – il progetto ha consentito al papà di poter mantenere il suo <strong>la</strong>voro di ambu<strong>la</strong>nte senza dover<br />
rinunciare ai figli, e questo nel<strong>la</strong> cultura dei nomadi è assolutamente importante, e ha consentito ai ragazzi di<br />
su<strong>per</strong>are davvero un momento difficile.<br />
Quindi ha coinvolto tutto il campo nomade, e questo possiamo collegarlo al par<strong>la</strong>re di coinvolgimento del<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>…<br />
Assolutamente sì, tra l‟altro è intervenuta tutta <strong>la</strong> comunità, poiché le famiglie marocchine presenti all‟interno<br />
del centro che vedono questo progetto, guardano con occhi diversi anche questi bambini - senza fare troppi<br />
proc<strong>la</strong>mi sull‟integrazione, ma in modo molto concreto e disponibile, con grande semplicità, questa signora ha<br />
veramente dato un grosso esempio di cosa vuol dire prendersi carico di una situazione - tra colleghi si ragionava<br />
sul fatto che difficilmente una <strong>famiglia</strong> italiana avrebbe preso in considerazione questo tipo di progetto su questo<br />
tipo di ragazzi, poiché richiedono un coinvolgimento molto forte, anche dal pdv del<strong>la</strong> cura del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, del<strong>la</strong><br />
pulizia, e altro che questa donna ha assolutamente preso in carico con una semplicità enorme, come se fossero<br />
suoi figli - questo è stato veramente bello, e sentito anche dai ragazzi, questo fa assolutamente parte delle<br />
soddisfazioni.<br />
Quello sul piano interculturale rappresenta quindi un risultato inatteso - e quali esiti inattesi dal pdv<br />
dell‟innovatività?<br />
Assolutamente, si ragionava ampiamente sul fatto che le famiglie straniere saranno una risorsa molto forte <strong>per</strong> i<br />
quartieri <strong>per</strong>iferici, poiché hanno una forte solidità interna, dovuta anche a modelli culturali diversi, e hanno<br />
voglia di mettersi in gioco; soprattutto quelle di immigrazione meno recente, più radicate sul territorio, possono<br />
davvero diventare un elemento che migliora – un problema grande è rappresentato dal fatto che occorre avere <strong>la</strong><br />
possibilità di investire su di loro.<br />
Essendo questo un progetto molto snello, modu<strong>la</strong>bile su vari tipi di <strong>famiglia</strong>, e che non pone vincoli di<br />
appartenenza a una cittadinanza piuttosto che a un‟altra, sicuramente è uno strumento <strong>per</strong> rendere anche<br />
responsabili, infatti l‟aiuto economico è sicuramente minimo rispetto al coinvolgimento di tempo e di dedizione,<br />
ma è un modo <strong>per</strong> far sentire che si è parte viva e attiva di una comunità – questo potrebbe essere un aspetto che<br />
prima non era stato considerato, ma che potrebbe diventare estremamente importante e flessibile in un contesto<br />
come il nostro, dove effettivamente le famiglie straniere sono molto più stabili e centrate rispetto a quelle<br />
italiane, che hanno probabilmente dei problemi maggiori.<br />
Ci sono altri risultati inattesi che pensa di aver sco<strong>per</strong>to?<br />
Dal nostro punto di vista, abbiamo sco<strong>per</strong>to risultati inattesi nel<strong>la</strong> modalità di o<strong>per</strong>are – può sembrare strano, ma<br />
l‟idea di dover guardare le famiglie con questo occhio, che da una parte porta a vedere quali possono essere le<br />
integrazioni possibili, e dall‟altra quali possono essere i punti di forza e quelli di debolezza, fa sì che migliori<br />
anche il rapporto degli o<strong>per</strong>atori dell‟associazione nei confronti delle famiglie, in quanto rompe delle barriere,<br />
dei vincoli - vedere i progressi degli altri fa sì che vengano meno anche delle resistenze che magari prima si<br />
avevano - dal mio pdv ci sono sicuramente dei grossi passi avanti -<br />
Un altro risultato inatteso è il contorno, nel senso che chi vede queste situazioni e magari si informa del <strong>per</strong>ché<br />
queste mamme portino 5 bambini mentre prima ne portavano 3, non capiscono tutto il progetto e <strong>la</strong> portata, ma<br />
capiscono che c‟è qualcuno che si prende cura di qualcun altro - già questo messaggio sicuramente, in contesti<br />
che vedono un forte individualismo, pone quanto meno degli interrogativi - poi possono anche aprire ad altre<br />
situazioni – vi è un effetto positivo di emu<strong>la</strong>zione, pian piano c‟è <strong>la</strong> voglia di rendersi disponibili, e questo è<br />
certamente importante.<br />
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Rispetto al progetto, c‟è qualcosa che bisognerebbe fare e che non è stato possibile fare fino ad oggi, magari<br />
<strong>per</strong> carenza di risorse umane, piuttosto che economiche o di tempo?<br />
Implementarlo, sembra banale ma è così, nel senso che consentirebbe probabilmente in questo momento di<br />
arrivare al contrasto del<strong>la</strong> vulnerabilità sociale intesa come situazioni che possono essere gestite più facilmente<br />
se c‟è un sollievo <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, nel tempo di cura dei minori – <strong>la</strong> mancanza di sostegno è un elemento<br />
determinante <strong>per</strong> attorcigliarsi nel<strong>la</strong> vulnerabilità, infatti se non so a chi affidare i ragazzi non posso cercarmi un<br />
<strong>la</strong>voro, e se non cerco un <strong>la</strong>voro ci sono situazioni difficili - è vero che ci sono tanti progetti che partono da<br />
questo presupposto, ma il fatto che questo sia davvero poco invasivo ha una carta in più: è come <strong>la</strong>sciare i figli<br />
da un parente, e da quel punto di vista <strong>per</strong> i minori è meno problematico - anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, e anche nel<strong>la</strong><br />
gestione dei rapporti con l‟associazione, con gli o<strong>per</strong>atori dell‟associazione, è più snello, poiché non vinco<strong>la</strong>to a<br />
provvedimenti, a fogli da firmare, è molto libero –<br />
C‟è l‟idea che probabilmente bisognerebbe riuscire davvero ad avere una <strong>per</strong>cezione maggiore di quelli che sono<br />
gli effetti, infatti molto spesso si danno <strong>per</strong> scontati - il fatto che le cose vadano a buon fine, e non c‟è un<br />
rimando positivo di quello che viene fatto poiché visto come naturale, forse è uno dei limiti anche delle<br />
associazioni che o<strong>per</strong>ano, questo <strong>la</strong>sciare molto sommerso - sicuramente in molti casi l‟intervento ha avuto degli<br />
effetti che a noi sembrano scontati, ma che invece nelle situazioni di grande difficoltà come quelle sopra esposte,<br />
sono cose molto importanti.<br />
C‟ è quindi una vera e propria efficacia in questo senso…<br />
Assolutamente sì, e anche una grossa efficienza, 2 parametri che di solito vengono coniugati.<br />
Un risultato concreto che le viene in mente rispetto al raggiungimento di questi obiettivi?<br />
Sicuramente <strong>per</strong> molti ragazzi <strong>la</strong> possibilità di concludere serenamente il <strong>per</strong>corso sco<strong>la</strong>stico e anche di<br />
progettarsi in un futuro che può essere quello delle scuole su<strong>per</strong>iori – anche <strong>la</strong> ritrovata serenità da parte di<br />
alcune famiglie è sicuramente un risultato concreto - il fatto che magari una mamma passi dal <strong>la</strong>voro in nero a un<br />
<strong>la</strong>voro rego<strong>la</strong>re è un risultato enormemente concreto, poiché consente anche di ritornare in un circuito di legalità,<br />
che <strong>per</strong> uno straniero è ancora più importante e prezioso in questo momento<br />
Questi possono anche essere indicati come benefici che gli utenti possono aver ottenuto con questo tipo di<br />
intervento…<br />
Assolutamente<br />
Sono stati coinvolti, attivati altri soggetti del<strong>la</strong> rete destinataria dell‟intervento, caregiver naturali…ci sono<br />
state situazioni in cui anche i parenti sono stati coinvolti, magari <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidata…<br />
Mi viene in mente <strong>la</strong> situazione dei ragazzini rom, infatti lì c‟è stato un vero e proprio consiglio di <strong>famiglia</strong> che<br />
ha avval<strong>la</strong>to <strong>la</strong> scelta, poiché chiaramente essendo importante a livello culturale che tutta <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> al<strong>la</strong>rgata<br />
decida <strong>la</strong> sorte di questi bambini, il fatto che il papà che comunque ha un ruolo riconosciuto all‟interno del<br />
contesto in cui vive, abbia dovuto comunque confrontarsi con zii, fratelli anche <strong>per</strong> spiegare cosa stava andando<br />
a succedere, ha avuto una ri<strong>per</strong>cussione forte.<br />
In un altro caso una mamma del ghana aveva da poco <strong>per</strong>so il marito da poco, e ha condiviso <strong>la</strong> scelta del<br />
progetto con il nucleo al<strong>la</strong>rgato, non dei parenti diretti ma degli amici e delle famiglie del<strong>la</strong> sua stessa<br />
appartenenza geografica - a volte è importante veico<strong>la</strong>re nel messaggio quelli che sono più strettamente vicini<br />
autorizza il progetto.<br />
Sono stati coinvolti anche rispetto a delle azioni o solo nel<strong>la</strong> scelta dell‟adesione?<br />
No, non sono stati coinvolti nelle azioni, non c‟è stata <strong>la</strong> modalità - magari sono stati coinvolti su piccole cose<br />
concrete, ad es il fratello che viene a prendere i bambini al posto del papà, dovendo questo rimanere a <strong>la</strong>vorare, o<br />
<strong>la</strong> telefonata del<strong>la</strong> zia <strong>per</strong>ché papà o mamma non ha soldi sul cellu<strong>la</strong>re, ci sono questi piccoli gesti, comunque<br />
queste <strong>per</strong>sone fanno direttamente riferimento al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidataria, e anche questo è bello, nel senso che non<br />
sentono più il bisogno di un tramite, ma si sentono tra loro - è chiaro che noi ci siamo sempre, e loro lo sanno<br />
benissimo, <strong>per</strong>ò se le cose funzionano è bene che questo rapporto venga gestito tra loro, poiché cresce dal pdv<br />
del riconoscimento - magari poi questi rapporti continuano anche dopo che il progetto termina dal pdv del<br />
finanziamento, poiché si creano dei legami che comunque continuano: i bambini che si vedevano prima<br />
continuano a vedersi dopo, in quanto l‟aspetto re<strong>la</strong>zionale prevale comunque sul resto, e questa è <strong>la</strong> cosa più<br />
importante.<br />
Rispetto al senso di auto-efficacia delle famiglie destinatarie dell‟intervento, ritiene che sia stato valorizzato,<br />
che si siano sentiti protagonisti, che ci sia stato davvero un effetto di empowerment?<br />
Sì assolutamente - credo che sia una strategia di basso costo dal pdv sia di investimento di forze educative sia di<br />
forze economiche, <strong>per</strong> risvegliare quel<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> società che vuole creare legami con gli altri – possiamo dire<br />
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che si tratta di un progetto che fa da catalizzatore dei processi sociali, in quanto in parte consente di mettere le<br />
basi <strong>per</strong> poi chiedere anche altro a queste famiglie, sapendo che avendo avuto <strong>la</strong> valorizzazione precedente<br />
saranno più disponibili a mettersi in gioco - in quartieri esposti al<strong>la</strong> vulnerabilità, il fatto che ci sia qualcuno che<br />
ha voglia di mettersi in gioco aumenta le chances che questo spazio migliore diventi uno spazio comune, poiché<br />
l‟idea che in un contesto in cui tutto viene visto come negativo, ci sia <strong>la</strong> voglia di investire su quello che c‟è di<br />
positivo, sulle forze importanti, fa sentire valorizzato chi vi abita - questo sicuramente viene fatto anche con<br />
discrezione molto forte, non vengono fatti studi, convegni, non vengono fatti incontri, ma chi li vive sente di<br />
essere importante <strong>per</strong> il contesto e di essere importante <strong>per</strong> l‟associazione che magari gli ha proposto questa cosa<br />
- poi magari tramite l‟associazione vengono coinvolti in altri livelli che li rendono importanti, e magari fanno<br />
scoprire loro delle attitudini assopite a causa del <strong>la</strong>voro, dei figli, del tempo che manca – il fatto che sia uno<br />
straniero a dare il suo tempo, come è accaduto nel caso del<strong>la</strong> mamma marocchina, dà l‟idea di un‟integrazione<br />
più forte; infatti è molto semplice essere integrati a parole, ma essere protagonisti di un progetto che vede i<br />
servizi sociali venire, presentarti e affidarti degli altri quando solitamente sono loro, gli stranieri, ad essere<br />
affidati, fa comunque bene, poiché dimostra in modo concreto che fai parte del<strong>la</strong> comunità in modo positivo e<br />
importante.<br />
Per gli utenti, secondo lei è facile accedere a questo tipo di servizio?<br />
No, siamo onesti, bisogna che ci siano delle condizioni, delle pre-condizioni, quali ad es <strong>la</strong> conoscenza del<br />
territorio e delle famiglie, il fatto che ci sia una forte fiducia negli o<strong>per</strong>atori che propongono l‟intervento - da una<br />
parte ci sono famiglie segnate da storie a volte complicate, con rapporti difficili con le istituzioni, <strong>per</strong> una serie di<br />
ragioni, quindi c‟è il timore che questo sia il 1°passo <strong>per</strong> l‟allontanamento dei figli, <strong>per</strong> un controllo maggiore<br />
delle situazioni, che sia una bocciatura del proprio ruolo paterno o materno, quindi ci vuole una grande<br />
delicatezza, almeno nelle fasi iniziali, <strong>per</strong> spiegare che si tratta davvero di un sostegno leggero e che è un modo<br />
<strong>per</strong> consentire poi di essere autonomi dopo.<br />
Il problema grosso è costituito dal fatto che <strong>per</strong> <strong>la</strong> società odierna, dare del tempo reale, dare un orizzonte<br />
maggiore di domani, in certe situazioni diventa davvero difficile, sia <strong>per</strong> il fatto che non se ne vede un ritorno<br />
economico proprio, che sarebbe forse <strong>la</strong> cosa più desiderata “datemi i soldi poi mi vedete fare le cose” - invece<br />
<strong>la</strong>vorare sull‟autonomia vuol dire <strong>la</strong>vorare sul lungo <strong>per</strong>iodo, quanto meno un medio <strong>per</strong>iodo, e allora <strong>per</strong> gli<br />
utenti vuol dire avere all‟inizio <strong>la</strong> sensazione di essere sotto processo, sotto osservazione; quando in seguito<br />
vedono che le <strong>per</strong>sone sono <strong>per</strong>sone normalissime che hanno una <strong>famiglia</strong>, e a volte problemi simili ai loro,<br />
questo rompe un po‟ il ghiaccio, inoltre il fatto che siano <strong>per</strong>sone conosciute almeno di vista aiuta abbastanza -<br />
se ci sono mediazioni forti tra chi mette in re<strong>la</strong>zione le 2 famiglie, al 1° segno di incomprensione si può mediare<br />
subito, altrimenti certe cose possono essere distanti.<br />
Rispetto al<strong>la</strong> modalità di <strong>la</strong>voro, mi diceva che <strong>la</strong>vora in équipe con altri o<strong>per</strong>atori…<br />
Sì, abbiamo un‟équipe di educatori del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa che si confronta con gli animatori dell‟attività<br />
dell‟associazione, e con un su<strong>per</strong>visore dell‟équipe che fa da formatore, e quindi dà dei temi comuni su cui<br />
riflettere, e almeno una certa omogeneità di intervento, a seconda delle varie competenze – è presente anche un<br />
gran numero di volontari che o<strong>per</strong>a come peer educator e come natural hel<strong>per</strong> in processi di questo genere - in<br />
questo caso bisogna avere abbastanza chiaro il senso dell‟intervento che si vuol dare, che in questo caso è quello<br />
del progetto “dare una <strong>famiglia</strong> a un‟altra <strong>famiglia</strong>”, e quindi occorre essere pronti e propositivi nei confronti di<br />
un bisogno - <strong>per</strong>ò in generale è una modalità di promozione del territorio che cerca di essere veico<strong>la</strong>ta tramite le<br />
azioni che vengono messe in campo da chi ci o<strong>per</strong>a, sia a livello educativo sia sociale.<br />
In rapporto a o<strong>per</strong>atori e volontari, i termini fiducia, coo<strong>per</strong>atività, reciprocità come li collocherebbe?<br />
Bisogna costruirli, dare <strong>la</strong> possibilità soprattutto di conoscersi, poiché il tempo-<strong>la</strong>voro spesso è tempo molto<br />
denso, e occorre riuscire a trovare una mediazione anche <strong>per</strong> avere del tempo “libero” in cui confrontarsi su piani<br />
che non siano quelli del <strong>la</strong>voro – magari anche solo una festa delle culture, o un momento di brindisi insieme –<br />
ad es quest‟estate con i volontari abbiamo fatto una grande grigliata, ed erano presenti anche gli o<strong>per</strong>atori: questi<br />
momenti consentono di vedersi maggiormente come <strong>per</strong>sone che <strong>la</strong>vorano più o meno allo stesso piano, anche se<br />
alcuni con competenze retribuite e altri mettendo a disposizione del tempo, <strong>per</strong>ò su basi comuni, e anche sul<strong>la</strong><br />
conoscenza reciproca, altrimenti si rischierebbe di essere l‟o<strong>per</strong>atore che fa l‟intervento e quando arriva <strong>la</strong> fine<br />
dell‟intervento non ti conosco più, non so più chi sei, ci vediamo domani - invece un ambiente più di <strong>famiglia</strong><br />
crea sicuramente <strong>la</strong> possibilità di legami come quelli prospettati dal progetto “dare una <strong>famiglia</strong> a un‟altra<br />
<strong>famiglia</strong>” - sarebbe poco credibile se nell‟associazione non si ritrovasse il clima di <strong>famiglia</strong> che si vuole restituire<br />
alle famiglie affidatarie e a quelle affidate, sarebbe difficile da gestire anche a livello di credibilità degli<br />
o<strong>per</strong>atori che propongono l‟intervento se non si cerca di avere anche nell‟associazione e nel<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa un<br />
clima familiare - come avviene in tutte le famiglie, non sempre ci sono le cose che funzionano, <strong>per</strong>ò c‟è <strong>la</strong><br />
volontà di su<strong>per</strong>are le difficoltà, e questa è una cosa importante –<br />
527
In termini di soddisfazione come o<strong>per</strong>atore che <strong>la</strong>vora a questo progetto, c‟è una soddisfazione nel <strong>la</strong>vorarvi?<br />
Per quale motivo?<br />
La soddisfazione è quel<strong>la</strong> delle piccole cose, poiché questo non è un progetto ec<strong>la</strong>tante come invece può essere<br />
un grosso progetto di prevenzione primaria, o un grosso progetto all‟interno delle scuole, o il <strong>la</strong>voro diretto con<br />
l‟utente che migliora e dà vita a situazioni molto forti – nel ns <strong>la</strong>voro se si ha <strong>la</strong> fortuna di poter rimanere <strong>per</strong> un<br />
<strong>per</strong>iodo più lungo rispetto al<strong>la</strong> mortalità del<strong>la</strong> nostra professione, che vede un turn over molto ampio, si vede<br />
crescere una comunità, e questo tipo di progetto è sicuramente di base <strong>per</strong> chi vuole o<strong>per</strong>are sul lungo <strong>per</strong>iodo -<br />
l‟intervento sociale non deve essere a spot e soltanto un intervento di apparenza; questo tipo di interventi forse<br />
appare molto meno, ma crea di più i legami, crea più rete rispetto ad altri che hanno un forte impatto iniziale, ma<br />
che si dis<strong>per</strong>dono più facilmente.<br />
Uno dei punti di forza del progetto è <strong>la</strong> continuità temporale, nel senso che le famiglie sono diverse, <strong>per</strong>ò si sa<br />
che al progetto si può attingere quando ci sono situazioni simili, e poi grazie al<strong>la</strong> fantasia, degli o<strong>per</strong>atori si può<br />
estendere il progetto anche a situazioni cui non si era mai pensato, si riesce a trovare questa co<strong>per</strong>ta, che si sa<br />
che in questo momento è assolutamente importante e valida -<br />
Come soddisfazione <strong>per</strong>sonale c‟è anche il fatto di vedere crescere non una <strong>famiglia</strong> ma 2, infatti sarebbe<br />
limitante pensare che l‟aiuto lo dà solo una <strong>famiglia</strong> all‟altra: molto spesso anche il fatto di avere <strong>la</strong><br />
responsabilità di affido di una <strong>famiglia</strong> genera dei bei processi anche all‟interno di chi “sta un po‟ meglio, poiché<br />
comunque a volte su<strong>per</strong>a anche resistenze preesistenti, pregiudizi, difficoltà - magari questo s<strong>la</strong>ncio iniziale è<br />
dovuto al fatto di sentirsi un po‟ più in alto, e confrontarsi con una realtà fa sì che ci si senta tutti sullo stesso<br />
piano, in quanto le difficoltà che ho avuto io potresti averle tu in un altro momento se le cose fossero andate in<br />
un altro modo –<br />
Queste famiglie secondo lei sono contente di questo <strong>la</strong>voro? Per quale motivo potrebbero esserlo?<br />
Secondo me sono molto contente <strong>per</strong> una serie di motivi – <strong>per</strong> 1a cosa molto spesso le famiglie del nostro<br />
quartiere vengono fortemente svalutate, facendo “di ogni erba un fascio” - chi abita in quel quartiere risponde<br />
totalmente ad aspettative che devono essere assolutamente quelle - quindi da quel punto di vista c‟è <strong>la</strong> forte<br />
sensazione di contribuire a qualcosa di bello che non riguarda soltanto se stessi, ma <strong>la</strong> comunità.<br />
Inoltre c‟è <strong>la</strong> soddisfazione, soprattutto <strong>per</strong> le famiglie che sono più avanti negli anni, di sentirsi ancora utili e di<br />
avere ancora delle risorse da spendere, di potersi sentire valorizzate, di poter trasmettere ancora delle cose - il<br />
grosso problema è che molto spesso non ci si par<strong>la</strong> tra vicini di pianerottolo, e l‟idea di una signora che insegna a<br />
un bambino di 7/8 anni un gioco che lei faceva 40 anni fa, povero, ma magari molto più divertente di una<br />
p<strong>la</strong>ystation, appaga, poiché fa sentire importanti, riconosciuti.<br />
C‟è anche l‟idea di essere inseriti in un‟associazione, in qualcosa che <strong>la</strong>vora <strong>per</strong> lo sviluppo di un quartiere, di un<br />
territorio, e ciò fa sentire più vicina l‟istituzione - molte delle nostre famiglie sono sicuramente molto importanti,<br />
molto propositive, <strong>per</strong>ò hanno una forte avversione nei confronti di tutto quello che arriva dal mondo dei servizi,<br />
dal comune - in questo caso invece sentono <strong>la</strong> forte presenza dell‟istituzione, ma sentono anche che è una<br />
presenza mediata da qualcuno che c‟è dietro - a volte spieghiamo anche che paideia come fondazione finanzia un<br />
progetto che il comune ha pensato, e che quindi è una rete più ampia rispetto a quel<strong>la</strong> pubblica, e questo<br />
sicuramente rompe un ghiaccio che altrimenti poteva essere visto, e soprattutto non è visto come un intervento<br />
assistenzialista, in quanto molte famiglie che non vogliono rapporti con le istituzioni da quel pdv e sono un po‟<br />
critiche rispetto alle famiglie che da noi vivono di assistenza, in questo caso sentono che partecipano a un<br />
processo che poi si interrompe poi non <strong>per</strong>ché mancano i fondi, ma <strong>per</strong>ché le famiglie possono crescere da sole,<br />
e quindi da quel punto di vista è importante.<br />
È un progetto che ha futuro? Vede il futuro di questo progetto in qualche modo partico<strong>la</strong>re?<br />
Lo s<strong>per</strong>o fortemente - credo che il futuro dipenda anche da come le associazioni giocheranno il proprio ruolo di<br />
propositrici ,e anche di come sapranno valorizzare il positivo che c‟è - credo che in un momento come questo un<br />
progetto di questa portata sia essenziale, poiché consente davvero di poter fare degli interventi che altrimenti non<br />
sarebbero possibili, e che diventerebbero molto facilmente situazioni devianti, quindi da quel punto di vista è<br />
auspicabile che il progetto abbia un lungo futuro – sul fatto che il focus dell‟intervento deve essere <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e<br />
non più solo il singolo, c‟è un grosso dibattito tra gli o<strong>per</strong>atori: ci si chiede se si debbano concentrare i propri<br />
sforzi su pochi e tra<strong>la</strong>sciare un impegno generale, o se si debba invece al<strong>la</strong>rgare l‟intervento con risorse minori –<br />
questo progetto può essere una via di mezzo, in quanto consente di non <strong>per</strong>dere di vista il singolo, ma di poter<br />
destinare risorse a un numero maggiore di <strong>per</strong>sone - forse in questo momento è il male minore, o comunque<br />
efficacia e efficienza qui sono più alte rispetto ad altri interventi, poiché investire su un solo caso sicuramente dà<br />
ottimi benefici a uno ma tra<strong>la</strong>scia un grandissimo numero di <strong>per</strong>sone e situazioni - l‟intervento a pioggia può<br />
essere sicuramente più soddisfacente sul breve <strong>per</strong>iodo, ma sul lungo <strong>per</strong>iodo non consente di avere dei risultati<br />
che possano essere mantenuti - questo progetto fornisce delle basi affinché le famiglie possano ripartire davvero,<br />
e forse questo potrebbe davvero significare su<strong>per</strong>are uno stato sociale che viene visto solo come assistenzialismo<br />
e solo come possibilità di poter vivere sulle spalle di…- invece questo tipo di intervento responsabilizza molto -<br />
528
chiaramente deve esserci l‟incontro di volontà, e anche un forte supporto delle associazioni, che <strong>per</strong> poter<br />
funzionare devono avere risorse ulteriori, non solo queste, infatti se mancassero i soldi <strong>per</strong> far funzionare <strong>la</strong><br />
struttura, si tratterebbe di un bellissimo progetto, ma…<br />
2.2.7 Schede <strong>per</strong> le famiglie solidali o affidatarie (AFT6) (da A a H)<br />
2.2.7.1.Famiglia affidataria (AFT6A)<br />
Data ingresso nel progetto ……2004………………………….…..<br />
1. Quali sono le motivazioni che hanno portato <strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong> al Progetto?<br />
La nostra <strong>famiglia</strong> fa parte di un‟ associazione che <strong>la</strong>vora sul territorio di San Salvario ormai da più di 15 anni:<br />
l‟associazione <strong>la</strong>vora principalmente con i giovani, creando soprattutto occasioni di incontro attraverso varie<br />
attività. È conosciuta a livello cittadino e dai servizi <strong>per</strong>ché <strong>la</strong>vora sull‟integrazione con ragazzi stranieri e non, è<br />
un luogo d‟incontro fra giovani, bambini e adulti, dove le storie di ognuno si intrecciano e si toccano con le altre,<br />
e le es<strong>per</strong>ienze maturate dagli individui diventano una risorsa <strong>per</strong> gli altri.<br />
Questa es<strong>per</strong>ienza di Dare <strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong> è nata proprio da un intreccio di storie. Io e mio marito siamo<br />
educatori in una comunità <strong>per</strong> minori e abbiamo incontrato, dapprima come volontari dell‟ASAI, un ragazzino<br />
del nostro quartiere che nel suo <strong>per</strong>corso di crescita è arrivato nel<strong>la</strong> comunità minori dove noi <strong>la</strong>voriamo.<br />
Quando si par<strong>la</strong> di giovani o di ragazzi è inevitabile incontrare <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>per</strong>ché noi crediamo profondamente<br />
che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e gli individui siano delle risorse e che i legami familiari siano fondamentali. La <strong>famiglia</strong> è una<br />
risorsa, qualunque sia <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>; anche <strong>la</strong> più disgraziata, <strong>la</strong> più sgangherata ha sempre delle risorse.<br />
………………………………………………………………………………………………………………………<br />
…………<br />
2. Quali ricadute ha/potrebbe avere il progetto sul<strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong>?<br />
………………………………………………………………………………………………………………………<br />
…………Stimolo <strong>per</strong> ciascun membro del<strong>la</strong> nostra <strong>famiglia</strong>, ad essere cittadini consapevoli e partecipanti ad una<br />
comunità sociale, che dà e riceve.<br />
3. Quali sono i punti di forza e di debolezza del progetto?<br />
Condivisione del progetto con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>: è un elemento indispensabile, <strong>per</strong> uscire da un‟ottica di<br />
assistenzialismo. Con ciascun componente si sono fissati gli obiettivi da raggiungere (trovare un <strong>la</strong>voro <strong>per</strong><br />
il figlio, accompagnare <strong>la</strong> madre nel<strong>la</strong> gestione del denaro ecc.) e il tempo necessario <strong>per</strong> questo progetto.<br />
Verifica durante il <strong>per</strong>corso. Incontri tra noi, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, l‟associazione e i servizi sociali <strong>per</strong> capire dove<br />
stavamo andando. Perché il rischio grosso è che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidataria si senta un po‟ troppo in alto rispetto<br />
al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidata, oppure a volte impotente rispetto ai problemi che emergono durante il <strong>per</strong>corso. La<br />
presenza del servizio sociale che fa da su<strong>per</strong>visore, è necessaria, <strong>per</strong>ché deve sostenere <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
affidataria e valorizzare, come agente esterno ad una re<strong>la</strong>zione, le risorse che nascono da questo incontro.<br />
Inoltre il servizio sociale rappresenta <strong>la</strong> città, <strong>la</strong> collettività che mette a disposizione questo servizio: questo<br />
ruolo è molto importante e deve essere un ruolo attivo.<br />
Coinvolgimento delle nostre famiglie, nelle attività dell‟ASAI, <strong>per</strong> su<strong>per</strong>are l‟iso<strong>la</strong>mento sociale affinché si<br />
creino nuove possibilità di incontro con altri nel quartiere di residenza. Le risorse dell‟associazione, come:<br />
lo sportello <strong>la</strong>voro, le attività sportive, l‟aggregazione fra adulti attraverso cene o gruppi di formazione, sono<br />
delle risorse che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ha imparato, attraverso <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con noi, a usare e che continua ad usare<br />
<br />
anche finito il progetto.<br />
Formazione. La formazione del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidataria, come ricerca di risposte in una società sempre più<br />
complessa, <strong>per</strong> poter capire che esistono delle differenze culturali tra individui. Ogni <strong>per</strong>sona è un qualcosa<br />
d‟altro da noi, qualcosa di diverso – è stato detto tante volte: ha un altro stile, ha impostato <strong>la</strong> sua vita in<br />
modo diverso. Quindi, quando incontri un‟altra <strong>famiglia</strong> è proprio qualcosa di altro. Il rischio è quello di<br />
voler trasmettere all‟altro il nostro modello, il mio modello, che ho scelto <strong>per</strong> <strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong>. Questa è<br />
veramente una tentazione tremenda. Si è detto tante volte anche oggi: <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> è cambiata. La <strong>famiglia</strong> è<br />
diversa, ogni <strong>famiglia</strong> è diversa dall‟altra, <strong>per</strong> quanto ci siano del<strong>la</strong> regole sociali che dicano chi deve essere<br />
considerato nucleo familiare, non esiste una <strong>famiglia</strong> normale. Ognuno di noi ha pensato rispetto al<strong>la</strong><br />
propria <strong>famiglia</strong> “noi siamo proprio strani, siamo proprio diversi dagli altri”: ma difficilmente lo si esprime<br />
pubblicamente, tendiamo comunque ad essere un modello accettabile <strong>per</strong> <strong>la</strong> società in cui viviamo.<br />
………………………………………………………………………………………………………………………<br />
…………<br />
4. Quali sono i fattori che incidono maggiormente sul<strong>la</strong> riuscita del progetto?<br />
Il rischio è quello di voler leggere i bisogni degli altri secondo il modello di vita che ci siamo scelti. Ad esempio,<br />
questa mamma ha una notevole difficoltà di comunicazione, ho pensato che <strong>la</strong> soluzione potesse essere un corso<br />
di comunicazione presso l‟istituto sordomuti. Ma lei non ne voleva sa<strong>per</strong>e <strong>per</strong>ché l‟es<strong>per</strong>ienza che aveva fatto in<br />
529
precedenza era stata negativa. Per me era normale dire “tu devi imparare a comunicare, così io e te ci capiamo<br />
bene e tu capisci tuo figlio”. Non era così, questo era il modello che avevo io, credevo che imparare il linguaggio<br />
dei segni potesse risolvere ogni problema di comunicazione di quel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, e questa resistenza del<strong>la</strong> madre<br />
mi infastidiva, non tenevo in considerazione <strong>la</strong> sua storia, <strong>la</strong> sua es<strong>per</strong>ienza di sordomuta. Ho dovuto imparare io<br />
un linguaggio <strong>per</strong> comunicare con lei.<br />
Credo che sia necessario rimanere accanto, ascoltare <strong>per</strong> capire insieme qual‟è il bisogno profondo di ognuno di<br />
noi, <strong>per</strong>ché solo in quel momento l‟individuo scopre le risorse interne <strong>per</strong> soddisfarlo.<br />
………………………………………………………………………………………………………………………<br />
………<br />
5. Partecipa a gruppi di mutuo-aiuto con altre famiglie affidatarie?<br />
A un vero e proprio gruppo di mutuo aiuto no. Ci incontriamo <strong>per</strong>ò frequentemente con altre famiglie <strong>per</strong> le<br />
diverse attività dell‟associazione (incontri sul<strong>la</strong> genitorialità, attività <strong>per</strong> i ragazzi, accompagnamento dei figli<br />
alle partite, feste…) e questi sono sempre momenti di confronto, stimolo e sostegno reciproco.<br />
2.2.7.2.Famiglia affidataria (AFT6B)<br />
Data ingresso nel progetto …18 novembre 2004…………………………….…..<br />
1. Quali sono le motivazioni che hanno portato <strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong> al Progetto?<br />
Sostenere una mamma nel<strong>la</strong> crescita delle due bambine, nel menage <strong>famiglia</strong>re, nel<strong>la</strong> possibilità di poter <strong>la</strong>vorare<br />
con tranquillità sapendo le sue bambine in una <strong>famiglia</strong> simile a quel<strong>la</strong> che potrebbero trovare dai nonni<br />
2. Quali ricadute ha/potrebbe avere il progetto sul<strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong>?<br />
Riscoprire <strong>la</strong> solidarietà ed esercitar<strong>la</strong><br />
3. Quali sono i punti di forza e di debolezza del progetto?<br />
Di forza: non separare i bambini dai genitori.<br />
Di debolezza: costruire una cultura di affidamento che comprenda anche questa formu<strong>la</strong><br />
4. Quali sono i fattori che incidono maggiormente sul<strong>la</strong> riuscita del progetto?<br />
La <strong>famiglia</strong> unita. Una comunità che accoglie.<br />
Le famiglie che accompagnano quel<strong>la</strong> in difficoltà, nel<strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza, sono sempre due: una senior (fanno<br />
<strong>la</strong> vece di nonni), una di pari età dei genitori del nucleo; normalmente genitori di compagni di scuo<strong>la</strong><br />
5. Partecipa a gruppi di mutuo-aiuto con altre famiglie affidatarie?<br />
La partecipazione a gruppi <strong>famiglia</strong> del<strong>la</strong> parrocchia è di lunga data. Ora il nostro gruppo è divenuto pure di<br />
supporto a noi ed ad altre famiglie del progetto<br />
2.2.7.3.Famiglia affidataria (AFT6C)<br />
Data ingresso nel progetto …5 novembre 2006…………………………….…..<br />
1. Quali sono le motivazioni che hanno portato <strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong> al Progetto?<br />
Aiutare le giovani famiglie nelle difficoltà educative, di re<strong>la</strong>zione e familiari<br />
2. Quali ricadute ha/potrebbe avere il progetto sul<strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong>?<br />
Per i nostri figli è stato mettere al<strong>la</strong> prova i loro principi di solidarietà e fratel<strong>la</strong>nza nei confronti di una loro<br />
compagna di oratorio e del<strong>la</strong> sua madre<br />
3. Quali sono i punti di forza e di debolezza del progetto?<br />
S<strong>per</strong>imentare una forma nuova di aiuto alle famiglie che aiuta anche a su<strong>per</strong>are il pregiudizio diffuso che<br />
l‟affidamento è togliere i bambini ai genitori poveri.<br />
Un grande punto di forza è questo: il genitori aiutato si sente lui il “tito<strong>la</strong>re” dell‟educazione dei figli,<br />
dell‟andamento del<strong>la</strong> sua casa. Ha anche il vantaggio di avere a fianco <strong>per</strong>sone fidate disponibile ad aiutarli nel<br />
pieno rispetto delle loro idee.<br />
4. Quali sono i fattori che incidono maggiormente sul<strong>la</strong> riuscita del progetto?<br />
Gli o<strong>per</strong>atori dei servizi che non hanno ancora ben compreso il progetto. Ma anche <strong>la</strong> cultura delle <strong>per</strong>sone<br />
comuni che ritiene molto difficoltoso dialogare con gli adulti<br />
5. Partecipa a gruppi di mutuo-aiuto con altre famiglie affidatarie?<br />
Facciamo parte di un gruppo <strong>famiglia</strong> del<strong>la</strong> nostra parrocchia. Con loro abbiamo maturato <strong>la</strong> nostra scelta che<br />
condividiamo con un‟altra <strong>famiglia</strong>. Al gruppo ritorniamo sempre <strong>per</strong> condividere gioie e difficoltà<br />
2.2.7.4.Famiglia affidataria (AFT6D)<br />
Data ingresso nel progetto ……8 ottobre 2007………………………….…..<br />
1. Quali sono le motivazioni che hanno portato <strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong> al Progetto?<br />
530
Dare un aiuto al<strong>la</strong> mamma di un compagno di scuo<strong>la</strong> di una nostra nipotina e stimo<strong>la</strong>re in lei (<strong>la</strong> nipotina) <strong>la</strong><br />
capacità di aiutare chi è privo del sostegno di genitori (il padre) e dei nonni<br />
2. Quali ricadute ha/potrebbe avere il progetto sul<strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong>?<br />
Al<strong>la</strong>rgare <strong>la</strong> nostra <strong>famiglia</strong> con una mamma ed il suo bambino abbandonati dal padre e dai nonni. Far constatare<br />
alle nostre nipoti che loro sono fortunate e che quindi devono condividere il grande amore ch‟esser ricevono con<br />
chi è meno fortunato<br />
3. Quali sono i punti di forza e di debolezza del progetto?<br />
La non conoscenza di questa forma di affidamento. Viene confusa col babysitteraggio. le <strong>per</strong>sone pensano debba<br />
essere l‟educatore o lo psicologo che seguono un genitore e il suo figli. Mentre, un aiuto molto più efficace può<br />
arrivare dalle <strong>per</strong>sone che vivono nel nostro stesso contesto e che si curano dei vicini con rispetto e riservatezza<br />
4. Quali sono i fattori che incidono maggiormente sul<strong>la</strong> riuscita del progetto?<br />
Creare una cultura del<strong>la</strong> presa in carico di prossimità. Le famiglie possono essere aiutate meglio tenendole unite<br />
che non separando i figli dai genitori. La formu<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica di affido è utile su situazioni gravi. Su situazioni meno<br />
precarie, l‟aiuto da <strong>famiglia</strong> a <strong>famiglia</strong> è preventivo di aggravamenti e cronicità.<br />
5. Partecipa a gruppi di mutuo-aiuto con altre famiglie affidatarie?<br />
Da sempre partecipiamo ad un‟associazione di famiglie adottive ed affidatarie, al gruppo di famiglie affidatarie e<br />
di quelle che all‟affido si avvicinano. È <strong>la</strong> nostra associazione che da anni si batte <strong>per</strong> l‟affido da <strong>famiglia</strong> a<br />
<strong>famiglia</strong>.<br />
2.2.7.5.Famiglia affidataria (AFT6E)<br />
Data ingresso nel progetto : 1/03/2010<br />
1. Quali sono le motivazioni che hanno portato <strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong> al Progetto?<br />
Essere di aiuto in modo più continuativo ad una <strong>famiglia</strong> che avevamo già conosciuto all‟interno dell‟Oratorio ed<br />
accompagnato in situazioni difficili.<br />
2. Quali ricadute ha/potrebbe avere il progetto sul<strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong>?<br />
Un arricchimento <strong>per</strong>sonale e come <strong>famiglia</strong>, conoscere, comunicare ed imparare a mettersi in re<strong>la</strong>zione con<br />
famiglie in difficoltà.<br />
3. Quali sono i punti di forza e di debolezza del progetto?<br />
Punti di forza: sostegno alle famiglie ed accompagnamento anche educativo dei bambini conivolti.<br />
Punti di debolezza: il fatto che il progetto ha una durata limitata nel tempo<br />
4. Quali sono i fattori che incidono maggiormente sul<strong>la</strong> riuscita del progetto?<br />
Instaurare un buon rapporto con i membri del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, favorire il benessere e <strong>la</strong> serenità al suo interno, dare<br />
una maggiore sicurezza ed autonomia, dialogo.<br />
5. Partecipa a gruppi di mutuo-aiuto con altre famiglie affidatarie?<br />
No, ma sarebbe interessante.<br />
2.2.7.6.Famiglia affidataria (AFT6F)<br />
Data ingresso nel progetto Settembre 2008<br />
1. Quali sono le motivazioni che hanno portato <strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong> al Progetto?<br />
Sentirsi utili, da pensionati, anche a chi è meno fortunato di noi con <strong>la</strong> consapevolezza di ricevere più di quanto<br />
diamo<br />
2. Quali ricadute ha/potrebbe avere il progetto sul<strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong>?<br />
Momenti di convivialità e possibilità di responsabilizzarsi nei confronti delle nuove povertà. Ricadute tutte<br />
positive.<br />
3. Quali sono i punti di forza e di debolezza del progetto?<br />
Punto di forza è il solo fatto che esista il progetto.<br />
Debolezza enorme, che nessuno ci segue, ci guida e ci consiglia.<br />
4. Quali sono i fattori che incidono maggiormente sul<strong>la</strong> riuscita del progetto?<br />
Dovrebbe essere un maggior filo conduttore tra le due famiglie da parte delle <strong>per</strong>sone che sono responsabili del<br />
progetto e degli assistenti sociali (che attualmente non esiste).<br />
5. Partecipa a gruppi di mutuo-aiuto con altre famiglie affidatarie?<br />
No<br />
2.2.7.7.Famiglia affidataria (AFT6G)<br />
Data ingresso nel progetto 2008<br />
1. Quali sono le motivazioni che hanno portato <strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong> al Progetto?<br />
531
Il desiderio di portare “calore <strong>famiglia</strong>re” a una donna so<strong>la</strong> con bimba di pochi mesi. Nel nostro caso l‟affido<br />
ufficiale ha formalizzato una situazione pre-esistente.<br />
2. Quali ricadute ha/potrebbe avere il progetto sul<strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong>?<br />
Se gli impegni sono assunti da tutti i membri in modo consapevole e sereno l‟arricchimento a livello <strong>per</strong>sonale e<br />
<strong>famiglia</strong>re è scontato. La <strong>famiglia</strong> si al<strong>la</strong>rga e l‟amore aumenta. Oggi siamo fuori dal progetto ma il rapporto di<br />
<strong>famiglia</strong> continua.<br />
3. Quali sono i punti di forza e di debolezza del progetto?<br />
Punto di forza: il supporto istituzionale e quello economico che non deve assolutamente essere <strong>la</strong> motivazione<br />
<strong>per</strong> cui si intraprende il progetto.<br />
4. Quali sono i fattori che incidono maggiormente sul<strong>la</strong> riuscita del progetto?<br />
Riuscire a “fare <strong>famiglia</strong>” con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidata<br />
La capacità di non sostituirsi al ruolo di educatori di mamma e/o papà rimanendo un punto fermo a cui<br />
appoggiarsi<br />
5. Partecipa a gruppi di mutuo-aiuto con altre famiglie affidatarie?<br />
No <strong>per</strong> mancanza di tempo<br />
2.2.7.8.Famiglia affidataria (AFT6H)<br />
Data ingresso nel progetto ……………………………….…..<br />
1. Quali sono le motivazioni che hanno portato <strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong> al Progetto?<br />
Noi avevamo alle spalle tre es<strong>per</strong>ienze di affido diurno, due con maschi ed uno con una femmina, sempre<br />
coetanei con nostro figlio; quando ci hanno proposto questa nuova es<strong>per</strong>ienza“DARE UNA FAMIGLIA A UNA<br />
FAMIGLIA” noi abbiamo accettato volentieri <strong>per</strong>ché i casi a noi sottoposti precedentemente ci hanno dimostrato<br />
che le difficoltà dei minori sorgono sempre dalle problematiche <strong>famiglia</strong>ri in cui sono immersi. Intervenire sul<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> significa ridurre le difficoltà in cui i bambini vivono <strong>per</strong>ché si agisce sui modelli re<strong>la</strong>zionali del gruppo<br />
<strong>famiglia</strong>re sui conflitti palesi e su quelli <strong>la</strong>tenti.<br />
2. Quali ricadute ha avuto il progetto sul<strong>la</strong> vostra <strong>famiglia</strong>?<br />
La ricaduta è stata positiva <strong>per</strong>ché abbiamo utilizzato le nostre passate es<strong>per</strong>ienze e le valutazioni teoriche che<br />
esse ci avevano fornito. Il nostro caso era una mamma so<strong>la</strong> con due figli, tutti e tre con problemi diversi tra loro,<br />
che innescavano grosse conflittualità re<strong>la</strong>zionali. Ci ha aiutato anche nostro figlio, coetaneo con il più grande,<br />
con <strong>la</strong> sua capacità di indicare modelli di vita e valori ai due ragazzi. Il progetto più complesso dei casi<br />
precedenti ci ha offerto <strong>la</strong> possibilità di sviluppare nuove capacità di re<strong>la</strong>zione, sia con <strong>la</strong> madre(tra donne <strong>la</strong><br />
madre e Katia, un ruolo quasi paterno tra Franco e <strong>la</strong> madre stessa) sia con i figli(paterno da parte di Franco), e <strong>la</strong><br />
necessità di inventare attività che coinvolgessero tutta <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
3. Quali sono i punti di forza e di debolezza del progetto?<br />
I punti di forza sono indicati ai punti precedenti. La debolezza è stata <strong>la</strong> difficoltà di ottenere una informazione<br />
da parte di tutti gli o<strong>per</strong>atori che in qualche modo avevano rapporti con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e sviluppare una attività<br />
congiunta, abbiamo avuto incontri con gli o<strong>per</strong>atori sco<strong>la</strong>stici del figlio più grande, sono mancati totalmente<br />
incontri con gli o<strong>per</strong>atori psicosanitari. Di buon livello era il sostegno degli o<strong>per</strong>atori sociali del comune di<br />
Torino.<br />
4. Quali sono i fattori che incidono maggiormente sul<strong>la</strong> riuscita del progetto?<br />
Il coordinamento dell‟attività con gli o<strong>per</strong>atori sociali ed il giusto abbinamento tra le due famiglie, le es<strong>per</strong>ienze<br />
precedenti del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidataria. Infine un po‟ di fortuna e <strong>la</strong> voglia di fare!!!!!<br />
5. Partecipa a gruppi di mutuo-aiuto con altre famiglie affidatarie?<br />
Nel<strong>la</strong> nostra <strong>famiglia</strong> ha partecipato alle riunioni di gruppo Katia. Franco ha partecipato a pochissimi incontri<br />
<strong>per</strong>ché non erano creativi e si tendeva a piangersi addosso(forse gli altri casi erano molto più complessi del caso<br />
in esame)<br />
532
2.2.8 Schede <strong>per</strong> le famiglie affidate (AFT7) (da A a G)<br />
2.2.8.1. Famiglia affidata (AFT7A)<br />
Data ingresso nel progetto …………2004…………………………….<br />
1) RICEVO SPIEGAZIONI CHIARE E FREQUENTI SU CIÒ CHE STA SUCCEDENDO<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
2) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA RENDE LA MIA FAMIGLIA PIÙ SERENA<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
3) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI AIUTA AD ESSERE UN BUON GENITORE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
4) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI HA RESO PIÙ FIDUCIOSO VERSO GLI ALTRI<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
5) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA SENTO DI ESSERE CAPACE DI AFFRONTARE I COMPITI QUOTIDIANI<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
6) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA HO CONOSCIUTO PiÙ PERSONE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
7) PENSO CHE AL TERMINE DEL PROGETTO SARO’ IN GRADO DI OCCUPARMI AUTONOMAMENTE DELLA MIA<br />
SITUAZIONE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
2.2.8.2.Famiglia affidata (AFT7B)<br />
Data ingresso nel progetto ……18 novembre 2004………………………………….<br />
1) RICEVO SPIEGAZIONI CHIARE E FREQUENTI SU CIÒ CHE STA SUCCEDENDO<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
2) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA RENDE LA MIA FAMIGLIA PIÙ SERENA<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
3) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI AIUTA AD ESSERE UN BUON GENITORE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
4) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI HA RESO PIÙ FIDUCIOSO VERSO GLI ALTRI<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
5) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA SENTO DI ESSERE CAPACE DI AFFRONTARE I COMPITI<br />
QUOTIDIANI<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
6) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA HO CONOSCIUTO PiÙ PERSONE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
7) PENSO CHE AL TERMINE DEL PROGETTO SARO’ IN GRADO DI OCCUPARMI AUTONOMAMENTE DELLA<br />
MIA SITUAZIONE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
533
2.2.8.3.Famiglia affidata (AFT7C)<br />
Data ingresso nel progetto ……5 novembre 2006………………………………….<br />
1) RICEVO SPIEGAZIONI CHIARE E FREQUENTI SU CIÒ CHE STA SUCCEDENDO<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
2) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA RENDE LA MIA FAMIGLIA PIÙ SERENA<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
3) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI AIUTA AD ESSERE UN BUON GENITORE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
4) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI HA RESO PIÙ FIDUCIOSO VERSO GLI ALTRI<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
5) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA SENTO DI ESSERE CAPACE DI AFFRONTARE I COMPITI<br />
QUOTIDIANI<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
6) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA HO CONOSCIUTO PiÙ PERSONE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
7) PENSO CHE AL TERMINE DEL PROGETTO SARO’ IN GRADO DI OCCUPARMI AUTONOMAMENTE DELLA<br />
MIA SITUAZIONE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
2.2.8.4.Famiglia affidata (AFT7D)<br />
Data ingresso nel progetto …8 ottobre 2007…………………………………….<br />
1) RICEVO SPIEGAZIONI CHIARE E FREQUENTI SU CIÒ CHE STA SUCCEDENDO<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
2) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA RENDE LA MIA FAMIGLIA PIÙ SERENA<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
3) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI AIUTA AD ESSERE UN BUON GENITORE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
4) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI HA RESO PIÙ FIDUCIOSO VERSO GLI ALTRI<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
5) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA SENTO DI ESSERE CAPACE DI AFFRONTARE I COMPITI<br />
QUOTIDIANI<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
6) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA HO CONOSCIUTO PiÙ PERSONE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VEROX<br />
7) PENSO CHE AL TERMINE DEL PROGETTO SARO’ IN GRADO DI OCCUPARMI AUTONOMAMENTE DELLA<br />
MIA SITUAZIONE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
534
2.2.8.5.Famiglia affidata (AFT7E)<br />
Data ingresso nel progetto : 1/03/2010<br />
8) RICEVO SPIEGAZIONI CHIARE E FREQUENTI SU CIÒ CHE STA SUCCEDENDO<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
9) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA RENDE LA MIA FAMIGLIA PIÙ SERENA<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
10) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI AIUTA AD ESSERE UN BUON GENITORE<br />
FALSO X UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO<br />
11) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI HA RESO PIÙ FIDUCIOSO VERSO GLI ALTRI<br />
FALSO X UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO<br />
12) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA SENTO DI ESSERE CAPACE DI AFFRONTARE I COMPITI QUOTIDIANI<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
13) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA HO CONOSCIUTO PiÙ PERSONE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
14) PENSO CHE AL TERMINE DEL PROGETTO SARO’ IN GRADO DI OCCUPARMI AUTONOMAMENTE DELLA MIA<br />
SITUAZIONE<br />
X FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO<br />
2.2.8.6.Famiglia affidata (AFT7F)<br />
Data ingresso nel progetto Settembre 2008<br />
1) RICEVO SPIEGAZIONI CHIARE E FREQUENTI SU CIÒ CHE STA SUCCEDENDO<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
2) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA RENDE LA MIA FAMIGLIA PIÙ SERENA<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
3) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI AIUTA AD ESSERE UN BUON GENITORE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
4) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI HA RESO PIÙ FIDUCIOSO VERSO GLI ALTRI<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
5) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA SENTO DI ESSERE CAPACE DI AFFRONTARE I COMPITI QUOTIDIANI<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
6) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA HO CONOSCIUTO PiÙ PERSONE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
7) PENSO CHE AL TERMINE DEL PROGETTO SARÒ IN GRADO DI OCCUPARMI AUTONOMAMENTE DELLA MIA<br />
SITUAZIONE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO X VERO<br />
535
2.2.8.7.Famiglia affidata (AFT7G)<br />
Data ingresso nel progetto 2008<br />
1) RICEVO SPIEGAZIONI CHIARE E FREQUENTI SU CIÒ CHE STA SUCCEDENDO<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
2) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA RENDE LA MIA FAMIGLIA PIÙ SERENA<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
3) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI AIUTA AD ESSERE UN BUON GENITORE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
4) IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA MI HA RESO PIÙ FIDUCIOSO VERSO GLI ALTRI<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
5) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA SENTO DI ESSERE CAPACE DI AFFRONTARE I COMPITI<br />
QUOTIDIANI<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
6) GRAZIE ALLA FAMIGLIA AFFIDATARIA HO CONOSCIUTO PiÙ PERSONE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
7) PENSO CHE AL TERMINE DEL PROGETTO SARO’ IN GRADO DI OCCUPARMI AUTONOMAMENTE DELLA<br />
MIA SITUAZIONE<br />
FALSO UN PO‟ FALSO E UN PO‟ VERO VERO X<br />
2.3. Centro di Servizio al<strong>la</strong> Famiglia – Onlus di Assago<br />
2.3.1 Griglia compi<strong>la</strong>ta dal responsabile<br />
Nome del servizio/intervento UGUALMENTE GENITORI<br />
Ambito territoriale DISTRETTO 3 ASL MILANO 1<br />
Ente capofi<strong>la</strong>/promotore/gestore<br />
ASSOCIAZIONE CENTRO DI SERVIZIO ALLA FAMIGLIA –<br />
ONLUS<br />
Periodo di attività Dall‟anno 2006 all‟anno 2011<br />
Soggetti che compongono <strong>la</strong> rete<br />
Soggetti del<strong>la</strong> rete Presenti? Specificare Motivo <strong>per</strong> cui si intrattiene <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
Enti pubblici<br />
66. Asl Sì Mi<strong>la</strong>no 1<br />
67. Servizi sociali<br />
territoriali<br />
Sì<br />
68. Consorzi No<br />
69. Ospedali No<br />
70. Comuni Sì<br />
71. Assessorati No<br />
72. Servizi tute<strong>la</strong> Sì<br />
73. Tribunale Sì<br />
74. Consultori Sì<br />
familiari<br />
75. Centri <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong><br />
No<br />
6 comuni del<br />
distretto<br />
Promozione del servizio e confronto <strong>per</strong>iodico<br />
sui casi<br />
Tavolo tecnico che funge da coordinamento tra<br />
i vari comuni, Promozione del servizio, e<br />
risorse<br />
536
Enti di terzo settore<br />
76. Organizzazioni di Sì<br />
Volontariato<br />
77. Associazioni Sì<br />
prosociali<br />
78. Parrocchia/Altre Sì<br />
comunità religiose<br />
79. Fondazioni No<br />
(specificare di che<br />
tipo)<br />
80. Associazioni No<br />
familiari<br />
81. Reti informali Sì<br />
13 parrocchie<br />
Ritiene che <strong>la</strong> partnership/<strong>la</strong> rete consenta di<br />
rispondere al bisogno <strong>per</strong> cui il servizio è nato in<br />
modo più efficace?<br />
Re<strong>la</strong>zionalità<br />
Si<br />
Destinatari/partecipanti del servizio: diretti e indiretti<br />
Chi sono i beneficiari?<br />
(anziani, familiari…….)<br />
Quanti ne sono stati coinvolti<br />
nel corso dell‟ultimo anno<br />
2009<br />
Come è avvenuto il<br />
coinvolgimento dei<br />
destinatari?<br />
Ci sono altri soggetti che<br />
partecipano attivamente?<br />
Genitori e figli<br />
N°262 colloqui di mediazione familiare; <strong>per</strong> i Gruppi di paro<strong>la</strong>: 49 coppie<br />
(100 <strong>per</strong>sone adulte: genitori dei partecipanti)<br />
N° familiari 29 ragazzi nei 4 gruppi di paro<strong>la</strong> (quindi 50/60 genitori)<br />
N° altro |_|_|_|<br />
Soprattutto Invio dal<strong>la</strong> mediazione familiare, dal consultorio familiare e dai<br />
servizi sul territorio; i genitori partecipano al 4 incontro del Gruppo di paro<strong>la</strong><br />
No nel<strong>la</strong> conduzione dell‟attività<br />
Quanto è costa annualmente il<br />
servizio?<br />
Quante <strong>per</strong>sone ci <strong>la</strong>vorano?<br />
Chi finanzia il servizio?<br />
Sono state utilizzate altre risorse<br />
significative, oltre quelle<br />
economiche?<br />
Ritiene che il servizio faccia<br />
risparmiare, faccia spendere di più,<br />
non influisca sul<strong>la</strong> spesa nel<br />
rispondere al bisogno <strong>per</strong> il quale è<br />
stato ideato?<br />
Dimensioni economiche<br />
Circa 4,000 (990 euro a gruppo). Nel 2009 sono stati fatti 4 gruppi di<br />
paro<strong>la</strong><br />
N° o<strong>per</strong>atori|_|_|2|<br />
N° ore complessive : <strong>per</strong> 1 gruppo di paro<strong>la</strong> |_|_|3|0| ore<br />
Il piano di zona<br />
Le competenze e le re<strong>la</strong>zioni delle <strong>per</strong>sone coinvolte<br />
1 farà risparmiare a lungo termine 3 x non influisce<br />
4 fa spendere di più<br />
NB. Il sistema è flessibile: con il piano di zona è stata fatta una proposta di costi che è stata accettata, basata su<br />
un‟ipotesi di 140 colloqui di mediazione, 4 gruppi di paro<strong>la</strong>, 16 incontri di gruppo <strong>per</strong> genitori separati, con <strong>la</strong><br />
possibilità, <strong>per</strong> adeguarsi meglio al bisogno, di sostituire 8 incontri di mediazione familiare con 1 gruppo di<br />
paro<strong>la</strong>, o 8 incontri di gruppo.<br />
2.3.2 Responsabile dell‟Associazione Centro di Servizio al<strong>la</strong> Famiglia – Onlus di Assago e responsabile<br />
amministrativo del progetto “Ugualmente Genitori” (CA1)<br />
Abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare possa essere considerato una buona pratica. Perché secondo te il<br />
gruppo di paro<strong>la</strong> può essere considerato una buona pratica?<br />
537
Perché... Una buona pratica evidentemente rispetto al<strong>la</strong> tipologia di fragilità <strong>per</strong> cui il fatto di <strong>per</strong>mettere di<br />
offrire ai ragazzi che stanno vivendo o hanno attraversato recentemente un‟es<strong>per</strong>ienza di separazione <strong>la</strong><br />
possibilità di pensare di e di par<strong>la</strong>re e di comunicare sull‟evento mi sembra un‟occasione <strong>per</strong> i ragazzi di<br />
e<strong>la</strong>borare utile, e<strong>la</strong>borare rie<strong>la</strong>borare condividere l‟es<strong>per</strong>ienza, <strong>la</strong> fatica...<br />
... Forse in realtà non solo ai ragazzi, mi sembra che possa essere buona, <strong>per</strong>ché buona pratica, come occasione<br />
anche <strong>per</strong> i genitori tramite i figli, tramite i figli, i ragazzi di reincontrarsi sul tema ... Perché non è una roba che<br />
passa che scivo<strong>la</strong> che non tocca, ma un qualcosa che comunque è un pezzo del<strong>la</strong> storia sia dei genitori che dei<br />
figli.<br />
Tu sei responsabile di questo servizio...<br />
Per capire il servizio, l‟attività è una del progetto che si chiama ugualmente genitori che sviluppiamo da più anni<br />
in parte con contributi del piano di zona e in parte con contributi del<strong>la</strong> provincia, successivamente con contributi<br />
del<strong>la</strong> provincia, ora solo con le risorse del piano di zona e non più del<strong>la</strong> provincia <strong>per</strong>ché era un contributo a<br />
termine. Il coordinatore del progetto è xxx, io mi occupo più di aspetti amministrativi. Non sono responsabile<br />
o<strong>per</strong>ativo degli interventi.<br />
Rispetto al territorio, quali obiettivi riesce a soddisfare...?<br />
In termini quantitativi, si satura completamente <strong>la</strong> domanda che arriva al servizio, non c‟è lista di attesa, <strong>per</strong>sone<br />
che non possono usufruire di questo servizio; non è saturato il bisogno del territorio assolutamente. Non sempre<br />
le <strong>per</strong>sone che potrebbero usufruire di questa risorsa ne sono al corrente, informate, non sempre hanno <strong>la</strong> volontà<br />
di accederci. Probabilmente c‟è una fascia abbastanza rilevante di <strong>per</strong>sone che potrebbero usufruirne e non ne<br />
usufruiscono.<br />
Avete fatto un‟analisi del territorio prima di predisporre questo servizio?<br />
Questo in realtà nasce dall‟es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> mediazione familiare. Noi abbiamo predisposto <strong>la</strong> mediazione<br />
familiare a seguito di una domanda un po‟ confusa che era stata espressa dal piano di zona ancora nel 2006 dove<br />
probabilmente avevano bisogno..., hanno fatto <strong>la</strong> domanda di mediazione familiare e poi ci siamo accorti che in<br />
realtà cercavano degli interventi <strong>per</strong> famiglie conflittuali, ma sul conflitto più in fase acuta. Hanno emesso un<br />
bando <strong>per</strong> un servizio di mediazione familiare, noi abbiamo fatto <strong>la</strong> nostra offerta ed è stata vinta. C‟è stata<br />
questa fase di sfasamento, avevano il desiderio di usufruire di patate, <strong>per</strong>ò hanno chiesto di avere carote, noi gli<br />
abbiamo offerto carote... Abbiamo <strong>per</strong>cepito insieme che era una cosa diversa, volevano in realtà patate! I primi<br />
anni quindi di fatica di avviare il servizio, di capire faticosamente il servizio è cresciuto nel territorio, del<strong>la</strong><br />
mediazione familiare non c‟è conoscenza, cultura di questo tipo di servizio. Dopo diversi anni adesso secondo<br />
me i servizi riescono a riconoscere <strong>la</strong> mediazione familiare come risorsa. Dicevo i gruppi di paro<strong>la</strong> questa buona<br />
prassi è nata dall‟es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> mediazione familiare, cioè dopo... Nel fare mediazione le mediatrici <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro<br />
competenza e <strong>la</strong> loro es<strong>per</strong>ienza hanno pensato utile avviare delle es<strong>per</strong>ienze di gruppi di paro<strong>la</strong>. Non nasce da<br />
uno studio sul territorio, <strong>la</strong> mediazione familiare è nata in questo modo un po‟ sbagliato i servizi hanno espresso<br />
una domanda in modo inesatto, poi <strong>la</strong> mediazione risponde a un bisogno effettivo, il fatto che continui a crescere<br />
significa che risponde un bisogno e il gruppo di paro<strong>la</strong> è una risorsa in più che risponde senz‟altro a un bisogno<br />
ma non è stato fatto uno studio preliminare sul territorio.<br />
Voi fate analisi del territorio rispetto ai bisogni...?<br />
Nel momento in cui ci si confronta <strong>per</strong>iodicamente con i servizi sociali del territorio di fatto si fa uno studio <strong>per</strong><br />
certi versi, non è uno studio sistematico, ma quando gli o<strong>per</strong>atori hanno confronti <strong>per</strong>iodici, si ragiona sullo stato<br />
del servizio, come cambia <strong>la</strong> domanda, il tipo di bisogni dei servizi... Si fa<br />
Ci sono momenti <strong>per</strong>iodici di confronto?<br />
Sì ci siamo proposti <strong>per</strong> questo progetto che va avanti <strong>per</strong> due anni, ci siamo proposti di farli almeno 2 volte<br />
all‟anno con un incontro separatamente con ciascun servizio del territorio, incontri faticosi <strong>per</strong>ché i servizi sono<br />
oberati, fanno fatica, di risorse ne hanno poche e sono ancora più in difficoltà a usare le poche che hanno, non è<br />
facile fissare incontri, organizzare appuntamenti<br />
Che tipo di obiettivo hanno gli incontri?<br />
Fare si che i servizi possano conoscere al meglio e utilizzare <strong>la</strong> mediazione familiare e i gruppi di paro<strong>la</strong>. In parte<br />
confronto sui casi a<strong>per</strong>ti in mediazione.... L‟impressione è che i servizi territoriali sono in affanno e a volte<br />
talmente in affanno che non riescono a usare le risorse che hanno. Guardate se <strong>la</strong> risorsa può servirvi!<br />
Sono nati anche stimoli <strong>per</strong> alcuni correttivi rispetto al<strong>la</strong> conduzione delle attività più del<strong>la</strong> mediazione che dei<br />
gruppi di paro<strong>la</strong>. Mi è difficile separare l‟attività dei gruppi di paro<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> mediazione familiare.<br />
538
Il monitoraggio sul servizio...<br />
Quantitativo senz‟altro, ogni 4 mesi restituiamo dei dati al piano di zona sugli interventi fatti. Qualitativo anche<br />
<strong>per</strong>ché più condotto da P. e E., un ragionamento a<strong>per</strong>to sul procedere del <strong>la</strong>voro che nasce anche dall‟incontro<br />
con i servizi.<br />
Dal punto di vista del<strong>la</strong> valutazione dei risultati...<br />
In teoria dovrebbe esserci un incontro <strong>per</strong>iodico con il tavolo tecnico del piano di zona, con i 6 dirigenti del<br />
piano di zona, cosa che <strong>per</strong>ò poi non sempre... Abbiamo dato <strong>la</strong> disponibilità a fare, anche questa mattina ho<br />
ribadito che siamo disponibili... Ma non ci mettiamo a sollecitare riunioni non gradite, riunioni le abbiamo fatte<br />
in passato. Ci siamo impegnati ogni 4 mesi a dare dei dati quali quantitativi sull‟andamento del servizio, questo è<br />
un impegno dal 2010, precedentemente ci sono stati degli incontri non così rego<strong>la</strong>ri con referenti; prima par<strong>la</strong>vo<br />
di incontri con il singolo comune, ora non con ciascuna ma con il tavolo tecnico o alcuni referenti magari non<br />
tutti dei 6 comuni e sono quelli che dal 2006 ad oggi hanno <strong>per</strong>messo di ri-tarare, adeguare e fare evolvere il<br />
servizio.<br />
Il servizio era nato con qual finanziamento?<br />
Con il 2 piano di zona <strong>per</strong> cui legge 328, di questo territorio c‟era scritto che i comuni avevano bisogno di un<br />
servizio di mediazione familiare e quindi hanno fatto un bando, partecipato al bando come dicevano prima<br />
avevano in testa un paro<strong>la</strong>,...<br />
Poi nel 2008 abbiamo partecipato a un bando del<strong>la</strong> provincia di mi<strong>la</strong>no e dal settembre 2008 al settembre 2009<br />
abbiamo usato anche risorse del provincia di mi<strong>la</strong>no, nel frattempo il piano di zona aveva comunque <strong>per</strong>messo<br />
integrato residui di risorse <strong>per</strong> andare avanti. Nel settembre 2009 il finanziamento si era completamente esaurito,<br />
non aveva più risorse pubbliche, abbiamo deciso <strong>per</strong> 4 mesi di andare avanti comunque con un investimento, con<br />
soldi dell‟associazione, dell‟ente gestore, senza nessuna risorsa pubblica mentre abbiamo fatto un <strong>la</strong>voro di<br />
confronto con i referenti politici dei sei comuni <strong>per</strong> fare capire quanto il servizio negli anni era cresciuto e era<br />
servito, altrimenti non avrebbe avuto quel tipo di crescita, finché al<strong>la</strong> luce anche di questi incontri, il piano di<br />
zona i 6 comuni hanno deciso di stanziare una cifra <strong>per</strong> i due anni successivi, a un nuovo bando e abbiamo<br />
ripartecipato e abbiamo rivinto.<br />
Il bando era fatto <strong>per</strong> voi o hanno partecipato altri<br />
Non lo so, siamo stati gli unici a partecipare, ma era a<strong>per</strong>to... Non è possibile affidare a un organizzazione scelta<br />
oltre un certo volume economico il <strong>la</strong>voro... Un bando deve essere fatto.<br />
Chi ha realizzato il servizio...<br />
Dal 2006 ad oggi su questo territorio è il centro servizio <strong>famiglia</strong> onlus, non il consultorio familiare,<br />
l‟associazione centro <strong>famiglia</strong> onlus, di cui il consultorio è una delle attività che ha il volume più rilevante...<br />
(vedi organigramma). La struttura societaria e quel<strong>la</strong> o<strong>per</strong>ativa. Nell‟area <strong>famiglia</strong> c‟è il consultorio familiare ma<br />
anche altri interventi.<br />
Questo tipo di organizzazione di servizio è stata fatta da voi?<br />
Il gruppo di paro<strong>la</strong> viene da un„es<strong>per</strong>ienza francese noi l‟„abbiamo organizzata così noi in questo territorio<br />
Quali risorse servono <strong>per</strong> realizzare il servizio?<br />
Specialisti adeguati competenti preparati di base, motivati in formazione in itinere, in aggiornamento. Non basta<br />
una mediatrice familiare deve avere voglia e capacità di mutuare, sviluppare, innovare; caratteristiche delle<br />
<strong>per</strong>sone. Di risorse economiche <strong>per</strong> avere in gioco delle <strong>per</strong>sone valide e questo secondo me è l‟aspetto più<br />
delicato <strong>per</strong>ché secondo me le risorse economiche sono molto limitate, le risorse pubbliche sappiamo che si<br />
riducono. Devo dire che ho qualche difficoltà a pensare, se dovessimo coprire tutti questi costi a carico<br />
dell‟utilizzatore, io non credo che sia così facile che le <strong>per</strong>sone usufruiscano, siano disposte a pagare il costo di<br />
un gruppo di paro<strong>la</strong> che ha un costo rilevante... Dietro al <strong>la</strong>voro delle 2 ore con i ragazzi c‟è tutto un <strong>la</strong>voro di<br />
preparazione. Io cerco con gli specialisti di ridurre <strong>per</strong> quanto è possibile il <strong>la</strong>voro di preparazione ma oltre a un<br />
certo punto non si può se no l‟attività non funziona. Bisogna stare attenti all‟equilibrio economico. Per cui<br />
pensare che il privato <strong>la</strong> coppia separata sui assuma questo costo <strong>per</strong> fare partecipare il proprio figlio, mi sembra<br />
un po‟ difficile. Per cui il problema economico è grosso. Quindi dicevo che osa occorre, specialisti, risorse<br />
economiche, mi viene da dire conoscenza del territorio e radicatezza nel territorio <strong>per</strong>ché questo è un punto di<br />
forza non indifferente nostro, una coo<strong>per</strong>ativa qualsiasi che dovesse venire in un certo territorio ad avviare un<br />
servizio simile ci impiega un bel tempo <strong>per</strong> riuscire a costruire quel<strong>la</strong> rete di contatti con servizi sociali, scuole<br />
etc - possa rispondere, comunicata il servizio come risorsa di cui possono usufruire.<br />
539
Mb <strong>la</strong> risorsa più carente, qual è?<br />
Secondo me <strong>la</strong> continuità delle disponibilità economiche. In realtà oggi ci siamo abbastanza <strong>per</strong> quest‟anno<br />
2010-11 riteniamo di poter portare avanti il servizio in maniera adeguata rispetto al bisogno del territorio <strong>per</strong>ò in<br />
realtà con il 2011 si chiuderanno le risorse e non sappiamo come si continuerà. La precarietà!<br />
Avete già delle idee <strong>per</strong> come continuare?<br />
Ci sono delle linee di finanziamento specifiche che non garantiscono continuità, il piano di zona deciderà... Ha<br />
talmente poche risorse che non so se potrà dire facciamo queste cose con le mie risorse che sono ridotte rispetto<br />
a 2/3 anni fa. Stiamo cercando di interloquire con <strong>la</strong> provincia di mi<strong>la</strong>no, c‟è qualche pensiero a<strong>per</strong>to con l‟asl,<br />
sono opzioni a<strong>per</strong>te da più anni che <strong>per</strong>ò ad oggi non hanno dato nessun esito.<br />
Rispetto quindi ai risultati hai nominato i ragazzini, i genitori, quali altri aspetti coinvolge questa pratica?<br />
Al<strong>la</strong>rghiamo il discorso, dire è il territorio che poi ne usufruisce e se ne avvantaggia, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong>ddove ci sono<br />
meno situazioni di fatiche e di disagi, di crisi, non è il termine corretto, di vissuti negativi, pesantemente negativi<br />
rispetto al<strong>la</strong> separazione è un vantaggio <strong>per</strong> <strong>la</strong> comunità territoriale, è un po‟ scontato... Nel momento il cui i<br />
ragazzi e i genitori riescono a stare meglio evidentemente il contesto se ne avvantaggia. Questo ha anche quindi<br />
una ricaduta di tipo economico sui costi del sociale e del territorio, ma è difficilissimo da misurare<br />
Sono nate altre forme di intervento collegate a questo?<br />
Questo progetto “ugualmente genitori” c‟è connessa <strong>la</strong> possibilità di gruppi <strong>per</strong> genitori separati o di <strong>per</strong>sone che<br />
hanno che fare con il tema del<strong>la</strong> separazione, molto poco devo dire, è prevista da 2 o 3 anni abbiamo fatto 2<br />
incontri di gruppo più a taglio di incontro con <strong>per</strong>sone che avevano a che fare con <strong>la</strong> separazione che avevano<br />
desiderio di capire meglio. Però intercettare <strong>per</strong>sone separate quando uno non ha interesse <strong>per</strong> <strong>la</strong> mediazione, i<br />
singoli. L‟idea c‟è, le risorse anche ma non siamo riusciti fino ad ora a intercettare il bisogno. Il bisogno c‟è ma<br />
non intercettiamo <strong>la</strong> domanda.<br />
Avete idee?<br />
Il <strong>la</strong>voro di contatti con i servizi sociali sul territorio... Le scuole sono subissate da offerte più o meno valide,<br />
tendono a... Riusciamo spesso una saturazione...<br />
Rispetto gli obiettivi del servizio, siete soddisfatti?<br />
Sì mi sembra di si, gli obiettivi che si propone in termini di qualità e quantità li <strong>per</strong>segue, non toglie che si possa<br />
cercare di migliorare. Si può essere soddisfatti. Il problema è <strong>la</strong> tenuta economica. Sei sul filo, le risorse sono al<br />
pelo <strong>per</strong> coprire i costi; non c‟è margine che <strong>per</strong>mette o<strong>per</strong>azioni di investimento, di ampliamento.<br />
Sull‟impatto nel quartiere e nel territorio<br />
Al di là degli incontri con i servizi sociali ci sono stati degli incontri con i referenti nel passato significativi del<br />
territorio <strong>per</strong> esempio sacerdoti con esiti in taluni casi positivi, in altri negativi... Sono stati fatti incontri pubblici<br />
sul tema a cesano boscone nel marzo scorso sul tema delle iniziative sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, campagne di diffusione del<br />
materiale informativo attraverso i portali dei comuni, paralle<strong>la</strong>mente si cerca... Abbiamo in programma iniziative<br />
di comunicazione <strong>per</strong> settembre prossimo <strong>per</strong> tenere sempre alta l‟attenzione... In parte via internet in parte<br />
cartaceo scuole, farmacie, biblioteche...<br />
Cosa manca al servizio e cosa potrebbe essere fatto ancora <strong>per</strong> rispondere al bisogno delle famiglie?<br />
Brutalmente mi viene da dire: avere le risorse <strong>per</strong> fare bene e continuare a fare.<br />
In questo foglio bianco, se graficamente segni <strong>la</strong> grande casa del tuo servizio, i gruppi di paro<strong>la</strong> e cercare di<br />
mettere tutta <strong>la</strong> rete dei soggetti collegati al servizio…. Un cerchio e poi provare a visualizzare gli altri attori<br />
del<strong>la</strong> rete… e poi scrivi chi sono…<br />
4 figli con i re<strong>la</strong>tivi genitori fanno un sistema, ciascuna <strong>famiglia</strong> due genitori e un figlio… il gruppo di paro<strong>la</strong><br />
che <strong>la</strong>vora con i genitori, in partico<strong>la</strong>re con i figli, mi immagino come delle …. Un‟area più… di <strong>la</strong>voro più<br />
intensa con i figli, un‟area di <strong>la</strong>voro più intensa con i genitori e scuole, servizi sociali, nonni, ambiti aggregativi,<br />
educativi, cioè sostanzialmente il tempo libero e con alcuni di questi ambiti, specie i servizi sociali, il gruppo di<br />
paro<strong>la</strong> con un‟area ancora più leggera, poi qua ci sono delle linee ancora più forti, c‟è un‟area molto intensa di<br />
<strong>la</strong>voro coi i figli, un‟area abbastanza intensa di <strong>la</strong>voro con i genitori, un‟area più leggera di <strong>la</strong>voro con i servizi<br />
sociali e in qualche modo questa attività fa sì che quei sistemi <strong>famiglia</strong>, figli e genitori riescano a stare meglio<br />
con questi altri ambiti esterni… non so quanto si capisca.<br />
Io sono, il servizio è quest‟area qua con un‟intensità diverse, un area di intensità forte di <strong>la</strong>voro con i figli,<br />
un‟area di intensità un po‟ più leggera con i genitori, ancora più leggera con i servizi sociali.<br />
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Segna tratteggiano di rapporti informali, con un tratto dritto i rapporti più formali…<br />
Formalizzati, formale richiama il freddo non mi piace <strong>per</strong> niente come paro<strong>la</strong>, rapporti ufficiali con i figli i<br />
genitori e con i servizi sociali<br />
C‟è anche i piano di zona<br />
Sì! Bravissima, mi ero dimenticato… in realtà c‟è il rapporto formalizzato con il piano di zona, che riguarda più<br />
aspetti amministrativi e di continuità… re<strong>la</strong>zione formalizzata e istituzionalizzata<br />
Le scuole…?<br />
No senz‟altro… si, un po‟ di confusione… rispetto al funzionamento del servizio ci possono essere ambiti<br />
aggregativi, senz‟altro le scuole, i servizi sociali sono sia <strong>per</strong> il singolo gruppo di paro<strong>la</strong> che come<br />
funzionamento del servizio, sono più formali…<br />
Per esempio le parrocchie?<br />
Grazie…! Interpreta poi che me lo sono dimenticato! Mi viene da dire l‟ente gestore, gli organi dell‟ente gestore,<br />
fra il servizio che è parte dell‟ente gestore che è l‟associazione .<br />
Avvocati senz‟altro , sia formali che informali.<br />
Possono essere anche invianti?<br />
Sì<br />
Pensi a una <strong>per</strong>sona in partico<strong>la</strong>re che cura i legami e se ne prende a cuore?<br />
Le due mediatrici senz‟altro, probabilmente fra le due io colgo in una delle due un‟attenzione partico<strong>la</strong>re. Nel<strong>la</strong><br />
grafica metterei altri servizi/consultorio, <strong>per</strong>ché il consultorio è un altro servizio con il quale ci sono rapporti sia<br />
formali che informali, noi stessi tra virgolette. Il progetto ugualmente genitori è un progetto a fianco al<br />
consultorio che è un altro progetto, fa parta… quindi gli altri o<strong>per</strong>atori del consultorio. Una <strong>per</strong>sona quindi in<br />
partico<strong>la</strong>re che cura alcune re<strong>la</strong>zioni delicate, che ha più stile, forse conoscenza, modi di fare e di comunicare più<br />
efficaci, rispetto ad alcuni frapporti con il territorio penso di contribuire di avere contribuito anche io, avendo <strong>la</strong><br />
storia del<strong>la</strong> radicatezza nel territorio, credo di dare un apporto…<br />
2.3.3 Coordinatrice del Servizio “Ugualmente Genitori” e o<strong>per</strong>atore del Gruppo di paro<strong>la</strong> (CA2)<br />
“Abbiamo scelto il gruppo di paro<strong>la</strong> <strong>per</strong>ché ci pare che possa essere considerato una buona pratica. Perché<br />
secondo lei il gruppo di paro<strong>la</strong> può essere considerato tale...?”<br />
Ci sono tante ragioni, direi che il gruppo di paro<strong>la</strong> è una buona pratica <strong>per</strong>ché è un intervento che è facilmente<br />
proponibile a una grande parte del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, si rivolge in qualche modo a tutti i ragazzi, a tutti i figli di<br />
genitori separati, quindi tutti coloro che sono coinvolti nel<strong>la</strong> transizione al<strong>la</strong> separazione, non è necessariamente<br />
pensato <strong>per</strong> situazioni di disagio partico<strong>la</strong>re o addirittura di patologia ma è un <strong>la</strong>voro che <strong>per</strong> certi aspetti si<br />
potrebbe definire <strong>per</strong> <strong>la</strong> normalità del<strong>la</strong> separazione quindi <strong>per</strong> aiutare ad attraversare questo passaggio di vita<br />
che è un passaggio di vita ovviamente difficile e doloroso ma che fa parte dei passaggi di vista a cui oggi spesso<br />
i ragazzi sono esposti in qualche modo e quindi a da questo punto di vista mi sembra si possa dire che questo<br />
strumento è uno strumento <strong>per</strong> <strong>la</strong> normalità.<br />
Che ruolo svolgi all‟interno del servizio ugualmente genitori?<br />
Sono mediatrice familiare, conduttrice di gruppi di paro<strong>la</strong>, sono coordinatrice di questo servizio <strong>per</strong> cui ho anche<br />
svolgo anche un‟attività di coordinamento tra il servizio e l‟esterno sia dal punto di vista dei rapporti con gli atri<br />
o<strong>per</strong>atori del consultorio sia dal punto di vista dei rapporti con i referenti sul territorio, <strong>per</strong> cui l‟equipe<br />
psicosociali dei comuni il coordinamento di questa equipe che è rappresentato dall‟ufficio di piano che ah sede<br />
sul comune di corsico che è il comune capofi<strong>la</strong> e tutti gli altri servizi specialistici <strong>la</strong>ddove sia necessario entrare<br />
in contatto con loro, i servizi delle uompia, servizi tute<strong>la</strong> minori e altri sevizi sul territorio; nell‟ambito<br />
dell‟attività vera e propria del servizio di mediazione io incontro le coppie, <strong>la</strong>voro in co-mediazione con un altra<br />
collega mediatrice, incontro i ragazzi nei gruppi di paro<strong>la</strong>, organizzo gli incontri di gruppo e gestisco gli incontri<br />
di gruppo con i genitori di separati prima dei gruppi o a fianco dell‟attività dei gruppi<br />
O<strong>per</strong>ativamente <strong>la</strong> tua funzione di coordinamento con il territorio?<br />
Consiste sia nel tenere i contatti in maniera strutturata, esiste una sorta di agenda di incontri che vengono<br />
programmati e che fanno parte dell‟attività del servizio in maniera rego<strong>la</strong>re, degli incontri <strong>per</strong>iodici con l‟equipe<br />
ogni 3/4 mesi in maniera rego<strong>la</strong>re e prevista dal progetto che abbiamo presentato nel momento in cui abbiamo<br />
concorso <strong>per</strong> il bando <strong>per</strong> attuare il nostro servizio. Poi c‟è un‟attività che invece è più basata sulle necessità<br />
dovute ai diversi svolgimenti dei casi, quindi ci sono situazioni specifiche di famiglie seguite in mediazione<br />
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familiare o nei gruppi di paro<strong>la</strong> dove occorre che ci sia un contatto coordinamento tra il servizio inviante e il<br />
nostro servizio di mediazione familiare, quindi in quei casi ci sono degli incontri mirati ad hoc sulle singole<br />
situazioni. E poi c‟è un‟attività calendarizzata istituzionale di coordinamento con l‟ente erogatore, con l‟ufficio<br />
di piano che ospita anche un tavolo tecnico che funge da coordinamento tra i vari comuni proprio su aspetti<br />
contenutistici di funzionamento del servizio e degli obiettivi di eventuali richieste che possono giungere dai vari<br />
servizi dei comuni e poi raccolte dall‟ufficio di piano che si fa da tramite <strong>per</strong> proporle poi al nostro sevizio di<br />
mediazione familiare, rispetto a questo c‟è un obbligo <strong>per</strong> il nostro servizio di re<strong>la</strong>zionare ogni 4 mesi all‟ufficio<br />
di coordinamento, quindi all‟ufficio di piano; questo fa parte del<strong>la</strong> mia attività di coordinatrice di re<strong>la</strong>zione e di<br />
rendicontare sull‟andamento dell‟attività del servizio.<br />
C‟è anche un aspetto di valutazione del servizio?<br />
C‟è anche un aspetto di valutazione nel senso che noi rendicontiamo sugli aspetti contenutistici del tipo di<br />
andamento del servizio, <strong>la</strong> qualità degli accessi, anche il tipo di invio che abbiamo dai vari servizi dei vari<br />
comuni, quindi non solo numerico ma anche qualitativo; i servizi più richiesti e quelli meno richiesti e quindi<br />
facilmente avviabili. Questo <strong>per</strong>mette di avere in itinere aggiustare il tipo di offerta del nostro sevizio, <strong>per</strong>ché<br />
quando abbiamo progettato il servizio abbiamo immaginato una serie di attività ma non proporzionalmente<br />
quanto , non abbiamo assegnato delle proporzioni fisse alle singole attività. Per spiegarmi, non abbiamo detto<br />
che svolgeremo 40 mediazioni all'anno e 5 gruppi di paro<strong>la</strong>, ma abbiamo detto che il numero sarà variabili fermo<br />
restando un monte ore finale a seconda del tipo di richiesta e bisogno dal territorio. Possiamo quindi aggiustare<br />
gli interventi sul<strong>la</strong> base di una valutazione qualitativa cammin facendo.<br />
I beneficiari del servizio quindi chi sono?<br />
I cittadini residenti sul territorio dei 6 comuni del distretto di corsico dell‟asl provincia mi<strong>la</strong>no 1, distretto 3 di<br />
corsico, i sei comuni sono assago, buccinasco, trezzano sul naviglio, cesano boscone, cusago, e corsico. È<br />
sufficiente che nel<strong>la</strong> coppia anche 1 solo risieda in uno dei 6 comuni e <strong>per</strong> i gruppi di paro<strong>la</strong> <strong>la</strong> stessa cosa, cioè<br />
uno dei 2 genitori residente. I domicili spesso sono diversi dei genitori separati è sufficiente che uno solo dei 2<br />
sia residente.<br />
Quando avete progettato il servizio...<br />
È stata progettazione e co progettazione con l‟ente pubblico, progettazione partecipata<br />
Quali obiettivi principali<br />
Ci sono state almeno tre fasi di progettazione, una primissima ante 2005 cioè prima del<strong>la</strong> partecipazione al primo<br />
bando una fase di progettazione autonoma, quello di immaginare un servizio di mediazione familiare<br />
prevalentemente con attività accessorie ma che avesse una grossa sottolineatura del<strong>la</strong> mediazione come attività<br />
fondamentale, quindi coppie al<strong>la</strong> ricerca di accordi <strong>per</strong> una buona separazione, eravamo solo le <strong>per</strong>sone che<br />
hanno partecipato al bando, le mediatrici familiari e <strong>la</strong> direzione del consultorio <strong>per</strong> gli aspetti più<br />
amministrativi. Dopo <strong>la</strong> prima aggiudicazione del primo bando ci sono stati altri 2 riaggiustamenti sul<strong>la</strong><br />
progettazione uno prima immediato <strong>per</strong> cui nel 2005 abbiamo <strong>la</strong>vorato con il tavolo tecnico dell‟ufficio di piano<br />
<strong>per</strong> una fase di co-progettazione, quindi partendo dal<strong>la</strong> base del nostro progetto abbiamo implementato <strong>la</strong><br />
progettazione al<strong>la</strong> luce dei bisogni del territorio<br />
Il tavolo tecnico ha dato un po‟ quello...<br />
Una lettura dei bisogni del territorio del tipo di servizio di secondo livello che il territorio necessitava, nel<strong>la</strong><br />
fattispecie era emerso che c‟era bisogno di un servizio che facesse gestione dei conflitti, all‟epoca. C‟è stata poi<br />
una seconda fase di progettazione da parte nostra e di progettazione partecipata quando c‟è stato il rinnovo del<br />
bando nel 2007, lì c‟è stata un‟ulteriore fase di progettazione sia <strong>per</strong>ché si sono aggiunte una serie di attività<br />
col<strong>la</strong>terali al<strong>la</strong> mediazione familiare tra cui principalmente il <strong>la</strong>voro con i gruppi di paro<strong>la</strong> ma anche gruppi <strong>per</strong><br />
genitori, i momenti di incontro a tema, incontri sul<strong>la</strong> separazione a<strong>per</strong>ti al pubblico del territorio, quindi<br />
un‟offerta più artico<strong>la</strong>ta e più pensata rispetto al modello teorico e al<strong>la</strong> praticabilità di questo modello teorico, c‟è<br />
tutto un problema da affrontare di come calco<strong>la</strong>re e valutare l‟intervento fatto anche ai fini del<strong>la</strong> sua<br />
remunerazione e del<strong>la</strong> rendicontazione. Faccio un esempio, anche a fini amministrativi abbiamo pensato di<br />
suddividere i <strong>per</strong>corsi di mediazione familiare in fase di pre-mediazione e di negoziazione; sappiamo dal<strong>la</strong><br />
pratica che ci sono molte mediazioni che iniziano e si può <strong>la</strong>vorare al<strong>la</strong> fase del<strong>la</strong> premediazione, ma non tutte<br />
queste poi si trasformano in negoziazioni e quindi anche ai fini del<strong>la</strong> rendicontazione noi rendicontiamo questi<br />
casi di premediazione e a volte ci si ferma lì e poi le fasi di negoziazione come due momenti separati del<br />
<strong>per</strong>corso proprio <strong>per</strong> valorizzare il fatto che c‟è tutto un <strong>la</strong>voro fatto in premediazione che anche se non esita in<br />
negoziazione è un <strong>la</strong>voro importante utile e importante <strong>per</strong> le <strong>famiglia</strong>. Questo è stato immaginato <strong>per</strong> poter<br />
rendicontare e dare conto del <strong>la</strong>voro che facciamo<br />
542
Pensi che gli obiettivi siano stati raggiunti?<br />
Diciamo sicuramente in parte <strong>per</strong>ché l‟idea iniziale era di mettere in piedi, istituire un servizio di familiare che<br />
fosse a disposizione del territorio e attualmente <strong>la</strong> cosa è sicuramente attiva sotto molti profili, abbiamo visibilità<br />
su tutti i siti internet del comune e quindi siamo presenti con il nostro logo “ugualmente genitori” sia con le<br />
informazioni che vengono via via aggiornate sulle nuove iniziative i nuovi gruppi in partenza, etc. Abbiamo<br />
sicuramente un ritorno dopo quasi 5 anni di attività <strong>per</strong>ché c‟è un aumento degli accessi spontanei al<strong>la</strong><br />
mediazione familiare con gli accessi che noi mediatori indichiamo come dovuti al passa paro<strong>la</strong>, che sono un<br />
buon indicatore che c‟è un pochino di visibilità sul territorio. Certo l‟obiettivo in sè e <strong>per</strong> sè non è mai raggiunto<br />
<strong>per</strong>ché comunque il fatto di implementare, raggiungere un numero sempre maggiore di casi è un obiettivo in<br />
parte sempre da raggiungere <strong>per</strong> cui gli obiettivi sono piuttosto lunghi. Sicuramente almeno 2 anni sono serviti<br />
<strong>per</strong> esistere come servizio, oggi stiamo affermandoci lentamente <strong>per</strong>ché siamo arrivati a trattare circa 150 casi di<br />
mediazione familiare in totale dal 2005<br />
Quale obiettivo è allora ancora a<strong>per</strong>to da raggiungere...?<br />
Aumentare il numero di casi, essere più a disposizione dell‟accesso spontaneo del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, quindi come<br />
servizio, opportunità autonoma <strong>per</strong> affrontare <strong>la</strong> separazione o il divorzio a fronte delle altre possibilità che le<br />
<strong>per</strong>sone conoscono l‟avvocato, piuttosto che altre forme di aiuto; <strong>la</strong> mediazione familiare deve arrivare ad essere<br />
conosciuta come una risorsa possibile <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone, questo è un obiettivo che non è mai completamente<br />
raggiunto e c‟è molto da fare. Anche rispetto ai gruppi di paro<strong>la</strong> ci si muove così, l‟idea è quel<strong>la</strong> di diventare una<br />
risorsa <strong>per</strong> il territorio. Sui gruppi di paro<strong>la</strong> posso dire che l‟invio dei servizi, dell‟equipe psicosociali dei comuni<br />
ha un peso molto rilevante. Da questo punto di vista il servizio ugualmente genitori” è molto utilizzato <strong>per</strong> invii<br />
mirati specifici, più che <strong>la</strong> mediazione<br />
Cosa ne pensi?<br />
Questo si connette proprio al<strong>la</strong> specificità gruppo di paro<strong>la</strong>, cioè è un intervento molto definito nel tempo, molto<br />
puntuale, molto specifico che si rivolge ad una problematica ben individuate è un intervento che <strong>per</strong> sua natura si<br />
affianca in maniera produttiva ed utile ad altri interventi, <strong>per</strong> cui faccio un esempio un ragazzo seguito dal punto<br />
di vista psicologico dai servizi può beneficiare di un breve <strong>per</strong>corso nel gruppo di paro<strong>la</strong> e riprendere magari poi<br />
il suo <strong>la</strong>voro individuale di taglio psicologico con maggiore utilità, è un intervento facilmente proponibile ai<br />
genitori <strong>per</strong>ché non è troppo impegnativo è molto mirato, posso anche dire che ha un buon ritorno <strong>per</strong>ché le<br />
<strong>per</strong>sone che vengono inviate tornano dai servizi invianti dicendo che è stato un <strong>la</strong>voro utile che ha fatto bene ai<br />
figli e ha fatto bene ai genitori, questo direi nel<strong>la</strong> quasi totalità o comunque nel<strong>la</strong> grande maggioranza dei casi e<br />
poi anche <strong>per</strong>ché è un <strong>la</strong>voro... Perché non ci sono molte altre offerte nel territorio soprattutto <strong>per</strong> gli adolescenti<br />
<strong>per</strong> i quali stiamo attivando dei gruppi e ci sono molte poche forme di aiuto <strong>per</strong> loro, ma anche <strong>per</strong> i bambini i<br />
<strong>la</strong>vori gruppali di questo tipo di questo taglio sono scarsi.<br />
E secondo te nel tempo che cosa ti ha aiutato a raggiungere gli obiettivi?<br />
Beh sicuramente avere una struttura di riferimento molto supportiva come quel<strong>la</strong> del centro servizi al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
che un suo radicamento sul territorio “antico” <strong>per</strong>ché è una struttura che o<strong>per</strong>a dall‟inizio degli anni ‟70, è ben<br />
conosciuta, apprezzata e stimata e poi <strong>per</strong>ché tutta <strong>la</strong> parte quadro di tipo amministrativo e logistico è da loro<br />
gestita in maniera molto supportiva e ben organizzata.<br />
Pensi a una <strong>per</strong>sona in partico<strong>la</strong>re?<br />
Più di una <strong>per</strong>sona, sicuramente il direttore del consultorio che ha partecipato al<strong>la</strong> progettazione dei vari bandi,<br />
sicuramente <strong>la</strong> segreteria, non dimentichiamo che abbiamo una segretaria dedicata partico<strong>la</strong>rmente al servizio di<br />
mediazione familiare, in alcuni orari del<strong>la</strong> settimana, molto attenta nel promuovere e nel dare le prime<br />
spiegazioni e informazioni agli utenti che chiamano <strong>per</strong> <strong>la</strong> mediazione familiare e questo a mio avviso è cruciale<br />
<strong>per</strong> un servizio che deve avere una buona segreteria e un buon primo contatto, una <strong>per</strong>sona competente che<br />
sappia rispondere alle prime domande e poi tutta l‟equipe <strong>per</strong>ché molti invii arrivano anche internamente dal<br />
consultorio; l‟altro elemento è stato avere una buona col<strong>la</strong>borazione con le colleghe <strong>per</strong> cui diciamo una squadra<br />
che è rimasta tale in tutti questi anni che ha un buon affiatamento e un buon <strong>la</strong>voro di equipe, poi <strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>severanza!<br />
Penso sia fondamentale <strong>per</strong> questo <strong>la</strong>voro avere un‟equipe di riferimento sia interna che esterna, avere un team<br />
all‟interno del<strong>la</strong> struttura avere anche altri colleghi con i quali confrontarsi con i quali fare un <strong>la</strong>voro di pensiero<br />
comune primo <strong>per</strong>ché è moto difficile essere soli e fare un <strong>la</strong>voro sul conflitto e poi <strong>per</strong>ché è importante anche<br />
non avere sempre gli stessi compiti ma scambiarseli invece un pochino.<br />
Che cosa è invece secondo te di ostacolo a questo <strong>la</strong>voro?<br />
Mah, in generale il <strong>la</strong>voro, <strong>la</strong> mediazione familiare è un tipo di intervento che ancora fa fatica ad essere ben<br />
accettato nel territorio e conosciuto soprattutto. Quindi <strong>la</strong> non conoscenza dello strumento sul territorio da parte<br />
543
delle <strong>per</strong>sone. A volt l‟ostacolo può anche essere in un buon coordinamento con i servizi territoriali invianti cioè<br />
<strong>la</strong> problematica principale che noi abbiamo avuto è stata quel<strong>la</strong> di coordinarci con i servizi che in qualche modo<br />
ci hanno voluti, <strong>per</strong>ché in realtà questa questione del<strong>la</strong> gestione dei conflitti che era <strong>la</strong> questione emersa dal<br />
territorio all‟epoca dell‟inizio del servizio che non è propriamente l‟obiettivo del<strong>la</strong> mediazione familiare <strong>per</strong>ò è<br />
stata individuata questa come risorsa <strong>per</strong> rispondere a questo bisogno, è stato il maggior ostacolo <strong>per</strong>ché non c‟è<br />
stata una chiarissima condivisione degli obiettivi e delle caratteristiche del<strong>la</strong> mediazione familiare. Quindi<br />
ancora oggi si sconta questa sorta di diciamo non comprensione iniziale <strong>per</strong> cui alcuni invii da parte del territorio<br />
sono di casi <strong>per</strong> cui si richiede una gestione del conflitto, un <strong>la</strong>voro di tipo diverso dal<strong>la</strong> mediazione e questo<br />
pone una serie di problematiche <strong>per</strong>ché noi non possiamo restituire ciò che ci viene chiesto e ogni volta deve<br />
esserci un nuovo chiarimento rispetto al<strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>atività, non è tanto un problema di<br />
comunicazione quanto di obiettivi che non sono <strong>per</strong>fettamente compatibili.<br />
Qual è <strong>la</strong> maggiore soddisfazione che hai avuto?<br />
Vedere aumentare l‟armadio che contiene le cartelle di mediazione familiare, vedere che pian piano ci vuole<br />
sempre più spazio! Questa è una soddisfazione <strong>per</strong>ché in qualche modo è tangibile che il servizio ha il suo peso<br />
sempre maggiore, <strong>la</strong> soddisfazione è tutte le volte che una copia viene in mediazione inviata da dei conoscenti o<br />
da altre <strong>per</strong>sone che hanno fatto lo stesso <strong>per</strong>corso e si sono trovate bene <strong>per</strong>ché credo sia il miglior invio con cui<br />
possono arrivare le <strong>per</strong>sone. La soddisfazione è veder che il <strong>la</strong>voro con i gruppi di paro<strong>la</strong> è un <strong>la</strong>voro che ha<br />
trovato un grande apprezzamento da parte di tutti gli o<strong>per</strong>atori sul territorio, su questo non ci sono stati neanche<br />
fraintendimenti rispetto agli obiettivi e al significato di questo <strong>la</strong>voro. È molto apprezzato e soprattutto utilizzato,<br />
non è tanto un problema di apprezzare quanto di poter accedere e utilizzare, non è una soddisfazione di tipo<br />
narcisistico, ma di poter vedere che c‟è un‟utilità e utilizzo di questo strumento!<br />
E rispetto agli esiti del gruppo di paro<strong>la</strong>?<br />
Anche sul gruppo di paro<strong>la</strong> abbiamo avuto invii provenienti dal passaparo<strong>la</strong>, quindi <strong>per</strong>sone che dicono ad amici<br />
e conoscenti di essersi trovati bene, consigliano di utilizzare questo strumento. Poi rispetto agli esiti sul gruppo<br />
di paro<strong>la</strong> c‟è sempre un buon riscontro con i genitori con i quali si fa un colloqui di valutazione proprio degli<br />
asiti del <strong>la</strong>voro e c‟è sempre stata riportata un‟utilità di questo strumento. E anche dai colleghi del consultorio c‟è<br />
un utilizzo frequente, un invio al <strong>la</strong>voro sui gruppi tanto è vero che adesso abbiamo veramente molte richieste e<br />
bisogno di fare magari più di un‟edizione.<br />
Esiti inattesi?<br />
Sui gruppi? Molti sono inattesi, <strong>per</strong> esempio più di una situazione in cui il gruppo di paro<strong>la</strong> è stato uno strumento<br />
che ha <strong>per</strong>messo di riprendere contatti tra un genitore e un figlio quando si erano interrotti ricordo più di una<br />
situazione in cui in occasione del gruppo figli che non vedevano i papà o le mamme da tanto tempo hanno potuto<br />
riprendere contatto con questi genitori e poi non è che <strong>la</strong> cosa non si può seguire <strong>per</strong> un tempo lungo, quindi non<br />
sappiamo in realtà che cosa avviene dopo un po‟ ma in occasione del gruppo c‟è questo contatto e i figli ne<br />
traggono molto beneficio, anche situazioni nelle quelli ci sono genitori allontanati che vedono i figli in spazio<br />
neutro e che possono partecipare al gruppo e riprendere i contatti; questo a volte può essere inatteso in quanto<br />
non è tra gli specifici obiettivi del gruppo di paro<strong>la</strong> è una ricaduta possibile che si può verificare.<br />
È uno strumento efficace che si pone degli obiettivi che non sono mai irrealistici, ci sono degli obiettivi di<br />
minima e di massima e quelli di minima, io dico sempre e forse sono un po‟ minimalista e dico che è “non<br />
nuocere” e questo vale anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> mediazione e <strong>per</strong> i gruppi di paro<strong>la</strong>, e questo è sicuramente sempre<br />
raggiunto. Poi l‟obiettivo del gruppo di paro<strong>la</strong> è quello di dare <strong>la</strong> possibilità di riattivare <strong>la</strong> comunicazione tra<br />
figli e genitori e spesso questo almeno in parte viene raggiunto, dare uno spazio, un tempo, un luogo ai figli di<br />
genitori separati, storicizzare <strong>la</strong> separazione <strong>per</strong> cui collocar<strong>la</strong> in un momento specifico del<strong>la</strong> vita e del tempo di<br />
questi individui, sono in genere obiettivi che si raggiungono sempre con il gruppo di paro<strong>la</strong>; quindi da questo<br />
punto di vista secondo me è uno strumento nuovo che va a rispondere a dei bisogni specifici <strong>per</strong> i quali non ci<br />
sono strumenti così mirati.<br />
Questo ci par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> concretezza di questo <strong>la</strong>voro...<br />
Assolutamente, penso che <strong>la</strong> concretezza sia fondamentale <strong>per</strong> questo tipo di <strong>la</strong>voro come lo è <strong>per</strong> <strong>la</strong> mediazione<br />
familiare; non è un <strong>la</strong>voro e lo diciamo sempre molto chiaramente non ha degli obiettivi terapeutici ma può<br />
avere effetti terapeutici, è un <strong>la</strong>voro su un piano di concretezza attraverso strumenti di concretezza, attraverso <strong>la</strong><br />
condivisione di uno spazio, <strong>la</strong> creazione di un gruppo l‟idea che si possono anche rial<strong>la</strong>cciare, al<strong>la</strong>cciare e<br />
rial<strong>la</strong>cciare delle re<strong>la</strong>zioni, si <strong>la</strong>vora su problematiche concrete e specifiche, si cercano soluzioni, strategie di<br />
adattamento, si <strong>la</strong>vora sulle risorse che il gruppo mette a disposizione dei partecipanti <strong>per</strong> uscire dalle situazioni<br />
di empasse e difficoltà. E questo è molto in sintonia con lo spirito del<strong>la</strong> mediazione che può essere pensato anche<br />
quello come un <strong>la</strong>voro di gruppo, in fondo il mediatore con <strong>la</strong> coppia che incontra può essere pensato anche<br />
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come un gruppo di <strong>la</strong>voro che <strong>la</strong>vora sul<strong>la</strong> ricerca di soluzioni a problemi concreti e attraverso <strong>la</strong> ricerca di<br />
soluzioni a problemi concreti si <strong>la</strong>vora su un piano più simbolico e trasformativo<br />
C‟è altro che <strong>per</strong> carenza di risorse non è stato possibile raggiungere?<br />
La parte più difficoltosa rispetto al progetto iniziale è stata quel<strong>la</strong> di attivare il <strong>la</strong>voro con i genitori separati,<br />
quindi i gruppi di genitori separati, sia gli incontri informativi che il vero proprio gruppo e questo secondo me<br />
con maggiori risorse di tipo economico avremmo potuto maggiormente pubblicizzarlo, farlo conoscere proporlo<br />
i vari contesti e non è stato completamente possibile ed è sicuramente molto difficile aggregare delle <strong>per</strong>sone su<br />
una tematica così complessa e difficile da affrontare e quindi è un aspetto del servizio che ancora non è<br />
pienamente messo in atto e come dire forse le risorse sono state utilizzate <strong>per</strong> <strong>la</strong>vorare di più sugli altri interventi<br />
che hanno un ritorno più immediata, una riposta più immediata e diretta ai bisogni. La difficoltà di aggregare le<br />
<strong>per</strong>sone sul<strong>la</strong> tematica del<strong>la</strong> separazione, è una difficoltà oggettiva, di condivisione<br />
Il <strong>la</strong>voro del gruppo coinvolge genitori, figli e altri soggetti del<strong>la</strong> rete...?<br />
Laddove ci sono invianti in parte sono coinvolti, c‟è una restituzione del fatto che le <strong>per</strong>sone sono venute; <strong>per</strong><br />
esempio i servizi psico sociali che inviano delle <strong>per</strong>sone, poi ovviamente altre figure del consultorio, <strong>la</strong><br />
segreteria che ha tutta una serie di compiti sui primi contatti, l‟acquisizione delle iscrizioni che è una procedura<br />
che abbiamo cominciato a mettere in atto in un modo molto preciso e protocol<strong>la</strong>re, ci sono passaggi importanti,<br />
acquisire le firme di entrambi, inviare ad entrambi lo stesso materiale, anche un pochino nello spirito del<strong>la</strong><br />
mediazione familiare quindi dell‟equità e del<strong>la</strong> parità delle posizioni.<br />
Par<strong>la</strong>ndo di autoefficacia e senso di possibilità di acquisizione di potere nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione...?<br />
E del<strong>la</strong> fiducia...?<br />
Gli o<strong>per</strong>atori che inviano... Ed è reciproco... Gli o<strong>per</strong>atori pur essendo un servizio a se stante rispetto agli altri<br />
del consultorio <strong>per</strong>ché come ho spiegato è ospitato dal consultorio essendo il servizio distrettuale, <strong>per</strong>ò<br />
usufruisce del<strong>la</strong> possibilità di consigliare alle <strong>per</strong>sone degli strumenti e forme di aiuto. Quindi <strong>la</strong> fiducia è<br />
reciproca, e <strong>per</strong> questo c‟è proprio un <strong>la</strong>voro di equipe con gli o<strong>per</strong>atori del consultorio rispetto all‟invio<br />
reciproco e scambievole delle varie situazioni.<br />
Quindi coo<strong>per</strong>azione...?<br />
Sì pur tenendo distinti gli ambiti, che mi sembra fondamentale <strong>per</strong> <strong>la</strong> chiarezza...<br />
Le <strong>per</strong>sone che partecipano al gruppo hanno facilità ad accedere al servizio?<br />
Rispetto al<strong>la</strong> visibilità e al suo riconoscimento? È difficile rispondere questa domanda, bisognerebbe avere un<br />
„idea più chiara rispetto alle fonti di conoscenza di questo intervento, a giudicare dal punto di vista interno,<br />
quello che riceve le <strong>per</strong>sone, credo che se il servizio fosse più visibile e conosciuto sul territorio avrebbe molti<br />
più accessi e forse faremmo anche fatica a gestirli. Attualmente <strong>la</strong> possibilità di conoscere il servizio è tramite il<br />
contatto con i servizi territoriali che lo promuovono o da un contatto con il consultorio o da un contatto con altri<br />
utenti. Sicuramente su questo si potrebbe <strong>la</strong>vorare molto<br />
Sei contenta mi sembra di <strong>la</strong>vorare in questo servizio?<br />
Sì, mi sono sempre trovata molto bene a <strong>la</strong>vorare in questo servizio sia dal punto di vista professionale che da<br />
quello umano nel senso che c‟è un rispetto del<strong>la</strong> deontologia professionale di ciascun professionista molto<br />
marcato e sentito e questo <strong>per</strong> me è un aspetto molto importante e poi c‟è una col<strong>la</strong>borazione vera basata su una<br />
fiducia precisa e non imposta <strong>per</strong> contratto, ma reale. Alcuni o<strong>per</strong>atori di questo servizio esplicitano che mettono<br />
a disposizione <strong>la</strong> loro professionalità molto elevata anche a fronte di una retribuzione minore di quel<strong>la</strong> che<br />
potrebbero avere in altri ambiti... E poi sugli aspetti dove non c‟è una comunanza ideologica rispetto alle proprie<br />
convinzioni <strong>per</strong>sonali ho sempre sentito rispetto e libertà di poter svolgere il <strong>la</strong>voro in autonomia e senza<br />
ingerenze<br />
E il futuro...<br />
Per il futuro è una questione molto delicata <strong>per</strong>ché come non solo il nostro servizio ma molti altri sono sempre<br />
sotto porsi all'incognita del<strong>la</strong> possibilità di rinnovare <strong>la</strong> convenzione c‟è sempre un problema assil<strong>la</strong>nte di ricerca<br />
fondi e di scelte politiche che vengono fatte rispetto al voler potenziale alcuni servizi <strong>per</strong> le <strong>famiglia</strong> rispetto ad<br />
altri e questo è un elemento di grande precarietà che influisce anche sul<strong>la</strong> qualità del <strong>la</strong>voro <strong>per</strong>ché purtroppo<br />
l‟idea di <strong>la</strong>vorare con prospettive temporali al massimo biennali influisce pesantemente sul<strong>la</strong> qualità del <strong>la</strong>voro,<br />
porta quantomeno non conoscenza e possibile sfiducia sul<strong>la</strong> durata del <strong>la</strong>voro che si sta facendo, <strong>la</strong>vorare e poi<br />
di sa<strong>per</strong>e che tutto ogni due anni viene messo in discussione e possono non esserci più fondi <strong>per</strong> proseguire in<br />
modo reale è una grossa ipoteca sul <strong>la</strong>voro che si fa. È una situazione di tutti i servizi che <strong>la</strong>vorano nel privato<br />
sociale e che sono convenzionati con il pubblico, negli ultimi anni è così…<br />
545
Chi è che <strong>la</strong>vora <strong>per</strong> <strong>la</strong> continuità del <strong>la</strong>voro?<br />
Moltissimo il direttore del consultorio e noi o<strong>per</strong>atrici <strong>per</strong>ché in questi mandati biennali dal primo giorno del<br />
nuovo mandato bisogna <strong>la</strong>vorare pensando al mandato successivo e quindi c‟è da fare un‟attività di promozione,<br />
di conoscenza e cura dei tutte le varie re<strong>la</strong>zioni con altri o<strong>per</strong>atori del territorio, prevenire e immaginare i<br />
bisogni, ri progettarsi continuamente sia <strong>per</strong> i contenuti - cosa che facciamo noi o<strong>per</strong>atrici - sia dal punto di vista<br />
amministrativo delle convenzioni, del<strong>la</strong> realizzabilità è un <strong>la</strong>voro di promozione continua in vista, una brutta<br />
paro<strong>la</strong>, ma realistica, del<strong>la</strong> sopravvivenza.<br />
2.3.4 Intervista a un genitore (CA3)<br />
Se pensa all‟intervento Gruppo di Paro<strong>la</strong> a cui hanno partecipato .... E A. qual è stato l‟aspetto più positivo<br />
dell‟intervento, <strong>la</strong> cosa più significativa?<br />
A. che non par<strong>la</strong>va assolutamente del<strong>la</strong> cosa e <strong>la</strong> evitava, in qualche modo, ha fatto capire che comunque lì<br />
aveva trovato un ambiente positivo in cui si par<strong>la</strong>va di una cosa che <strong>la</strong> metteva in difficoltà, mentre .... Che è più<br />
grande anche quando avevamo par<strong>la</strong>to con il suo papà che diceva che voleva uscire di casa aveva pianto e che<br />
comunque in qualche modo aveva par<strong>la</strong>to... A. invece si era messa a giocare, aveva fatto delle altre cose,<br />
probabilmente aveva ascoltato, <strong>per</strong>ò cercava di difendersi, di iso<strong>la</strong>rsi in questa maniera. Abbiamo visto che dopo<br />
questa cosa... Non è che ne par<strong>la</strong>sse <strong>per</strong>ò ha voluto che appendessimo il suo diplomino, in qualche modo era<br />
contenta di andare agli incontri. Abbiamo avvertito comunque... Parlo al plurale <strong>per</strong>ché poi abbiamo condiviso<br />
questa cosa anche con il papà non so se <strong>per</strong> farmi contenta in qualche modo... Mi ha dato <strong>la</strong> stessa sensazione...<br />
Quindi ne ha beneficiato soprattutto A., <strong>la</strong> seconda che aveva 7 anni. Ma con ....... Va bè lui è quello che<br />
comunque è il più critico, che ne par<strong>la</strong>, quello che di tanto in tanto ancora piange forse <strong>per</strong>ché è più emotivo con<br />
me o forse <strong>per</strong>ché è più grande o ha un suo modo un pochino più spontaneo di comunicare.<br />
Mi è sembrato che il fatto di su<strong>per</strong>are una barriera con i grossi silenzi di A., poi va beh <strong>la</strong> giornata quel<strong>la</strong> dove<br />
c‟è stata <strong>la</strong> convocazione con tutti i genitori dove loro hanno letto <strong>la</strong> loro letterina, anche quel<strong>la</strong> A. ha voluto che<br />
l‟appendessimo; quel<strong>la</strong> è una cosa che a noi tutti è piaciuta, ci ha dato un senso di rassicurazione... Mentre tutti<br />
gli altri incontri bene o male vedevo che ne uscivano abbastanza tranquilli e contenti, ma non c‟era modo non<br />
c‟era dialogo non mi raccontavano nul<strong>la</strong>, dopo l‟ultimo incontro che hanno letto <strong>la</strong> letterina lei ha voluto che<br />
l‟appendessimo sul<strong>la</strong> porta dell‟anticamera, abbiamo appeso il diplomino... Ci ha tenuto che in qualche modo<br />
fosse in vista come cosa.<br />
Secondo lei ci sono stati aspetti di difficoltà?<br />
No, di che tipo?, no, no, sto pensando... Tranne il fatto forse, cose pratiche tipo quel giorno ti porta <strong>la</strong> mamma ti<br />
riprende il papà, con chi sono?, forse anche <strong>per</strong>ché in quel momento eravamo ancora in una fase iniziale,<br />
eravamo in difficoltà un po‟ <strong>per</strong> tutto, <strong>per</strong> quello e <strong>per</strong> altre cose, non mi sembrava che gli incontri portassero<br />
difficoltà quanto proprio una riogranizzazione generale che andava rivista...<br />
Secondo lei <strong>la</strong> partecipazione al gruppo di paro<strong>la</strong> ha portato qualche modifica nel<strong>la</strong> sua <strong>famiglia</strong>?<br />
Modifica... Abbiamo iniziato a par<strong>la</strong>rne soprattutto con chi... Ossia appunto pensavo si fosse iso<strong>la</strong>to dal<br />
problema, con A..<br />
Me ne ha già par<strong>la</strong>to ...ha visto qualche cambiamento nei suoi figli?<br />
Anche se tutt‟ora <strong>per</strong>siste <strong>la</strong> chiusura, ultimamente mi mette sempre al<strong>la</strong> prova, <strong>per</strong>ò in qualche modo è stata ...<br />
Si apre una porta, l‟oA.asione di tornare sul discorso trovarsi con altri bambini che si trovavano nel<strong>la</strong> stessa<br />
condizione anche se non li conosciamo, <strong>per</strong>ò forse le ha dato <strong>la</strong> possibilità... O forse di trovare una scusa di<br />
par<strong>la</strong>re ulteriormente del<strong>la</strong> separazione, di una difficoltà anche di noi grandi, che non è che diciamo “oggi<br />
parliamo di questa cosa”, è stato un modo <strong>per</strong> continuare a par<strong>la</strong>rne e di ritornare sull‟argomento, anche <strong>per</strong> noi<br />
Per consigliare il gruppo di paro<strong>la</strong> quali parole userebbe?<br />
Ma <strong>per</strong> riassumerlo? Ehm, sicuramente parole come condivisione con altri ragazzi <strong>per</strong>ché questa è una cosa che<br />
secondo me... Il fatto di mettere insieme una letterina, che ognuno dicesse <strong>la</strong> sua, questa cosa è una cosa che<br />
secondo me è positiva, quindi <strong>la</strong> condivisione con altre <strong>per</strong>sone con lo stesso problema, ma anche <strong>la</strong> condivisione<br />
di noi adulti, ognuno ha detto <strong>la</strong> sua frase, lì era proprio un condividere, ognuno raccontava <strong>la</strong> sua, gli altri<br />
raccontavano <strong>la</strong> loro, dicevo beh sì hanno ragione, anche io... Sono rimasta colpita anche da frasi di altri,<br />
sicuramente condivisione sia <strong>per</strong> i ragazzi che <strong>per</strong> noi genitori.<br />
Chi oltre a voi è stato coinvolto nell‟intervento?<br />
Fondamentalmente noi, io e papà. E i ragazzi.<br />
546
Pensa che potrei contattare anche il papà dei ragazzi...?<br />
Questa cosa non lo so, penso che sia abbastanza contento anche lui, non lo so, non posso par<strong>la</strong>re <strong>per</strong> lui, io ne<br />
sono contenta anche quando ci sono <strong>per</strong>sone con gli stessi problemi io faA.io pubblicità...; sono rimasta molto<br />
colpita anche del<strong>la</strong> mediazione in generale una cosa che ci ha aiutato veramente tanto anche se le difficoltà<br />
<strong>per</strong>sistono, ci sono i vari problemi, equilibri da sistemare, comunque aiuta <strong>per</strong>ché trovi un modo <strong>per</strong> affrontare i<br />
momenti più difficili. Poi il tempo è un‟ottima terapia ... Però mi sono sentita anche di consigliarlo alle <strong>per</strong>sone<br />
che conosco anche se ognuno vive <strong>la</strong> sua realtà e le sue difficoltà, rapporti difficoltosi da gestire, il mio da come<br />
mi raccontano tutti è una situazione nonostante infelice mi hanno detto meno problematica di tante altre, <strong>per</strong>ò<br />
sicuramente ha aiutato tutto ad essere meno problematica, sicuramente gli incontri hanno aiutato al<strong>la</strong> grande.<br />
Sono veramente contenta mi piacerebbe che tutti... La gente mi guarda c‟è ancora un ignoranza sull‟argomento,<br />
<strong>la</strong> gente va mandata dal tribunale... Andarci prima è veramente importante possono realizzarsi cose che possono<br />
sembrare veramente ovvie... .... ....<br />
[.... Saluti e ringraziamenti]<br />
2.3.5 Intervista a un genitore (CA4)<br />
Se pensa al gruppo di paro<strong>la</strong> a cui ha partecipato ... Qual è stato l‟aspetto più positivo dell‟intervento, <strong>la</strong> cosa<br />
più significativa?<br />
Direi il confronto e l‟accettazione di ... Del<strong>la</strong> realtà quel<strong>la</strong> ovviamente determinata dagli adulti, accettare una<br />
realtà difficile <strong>per</strong> lei da rigenerare, avere più chiari i confini che ovviamente sono diversi... Direi definire <strong>la</strong><br />
realtà in maniera più critica e non solo come l‟ha colpita emozionalmente. ... Era <strong>la</strong> più picco<strong>la</strong>, faceva <strong>la</strong> prima<br />
elementare, ma viveva questa cosa da quando aveva 3 anni e mezzo, aveva bisogno di ricostruire dei passaggi e<br />
questo è stato possibile, il livello di maturazione senz‟altro è stato tanto. Posso dire che non cerca più delle<br />
situazioni che riportano insieme <strong>la</strong> mamma e il papà, prima cercava qualsiasi pretesto e situazione <strong>per</strong> riportare il<br />
contatto tra <strong>la</strong> mamma il papà e lei, ora non lo fa più. Le cose erano cambiate e ha potuto accettarlo, l‟aspetto che<br />
<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> era diversa non era più un nucleo familiare. Direi quindi proprio l‟accettazione e non mostrare più<br />
continue richieste di avere il papà di fare le cose insieme anche con il papà.<br />
Quali sono secondo lei gli aspetti di difficoltà...?<br />
No direi aspetti di difficoltà non ce ne sono. ... È sempre andata molto volentieri, aveva sempre voglia di andare,<br />
quando il gruppo è finito i bambini hanno detto che avrebbero avuto sempre voglia di tornarci, erano molto<br />
dispiaciuti del<strong>la</strong> fine, volevano tornare agli incontri del venerdì. I <strong>la</strong>vori che facevano poi erano molto belli, al di<br />
là degli argomenti trattati sicuramente a volte dolorosi, è stato sicuramente un punto di ritrovo. Le racconto una<br />
cosa bellissima, è stato veramente fantastico, una volta mi stava raccontando di quello che avevano fatto nel<br />
gruppo, a un certo punto si è fermata e mi ha detto <strong>per</strong>ò questo non te lo racconto, è una cosa tra me, P. (<strong>la</strong><br />
conduttrice) e il mio gruppo di paro<strong>la</strong>! Sono rimasta molto colpita che ci fosse questo aspetto di non dover<br />
condividere tutto il gruppo di paro<strong>la</strong>, di poter tenere dentro anche qualche cosa <strong>per</strong> lei. E pensare che aveva solo<br />
6 anni! Vuole dire che capisce che ci sono cose che possono essere dette lì e non da riportare ai genitori, è<br />
un‟affermazione forte! E credo che anche questo le ha dato sicurezza! Si! Poi un‟altra cosa, quest‟anno dovevano<br />
fare uno spettacolo a scuo<strong>la</strong>, ha cominciato a raccontarmelo e poi ha detto no basta il resto è un segreto... È come<br />
se poi gli effetti siano andati a toccare anche altri ambiti, che riesce a definire i confini, è molto positivo.<br />
Sì direi che altri aspetti non ce ne sono... È una bambina a<strong>per</strong>ta, ha un buon dialogo... Poi forse <strong>la</strong> cosa<br />
importante è che noi eravamo già seguiti da più di un anno che facevamo il <strong>per</strong>corso con P. a livello del<strong>la</strong><br />
mediazione familiare. Lavorando banalmente sugli accordi par<strong>la</strong>vamo anche di ..., di come affrontare certe cose.<br />
Secondo me il gruppo di paro<strong>la</strong> è stato un po‟ un completamento del <strong>la</strong>voro fatto, prima era troppo picco<strong>la</strong> poi ha<br />
potuto partecipare. Anche se comunque era <strong>la</strong> più picco<strong>la</strong>, non scriveva tanto, un po‟ meno anche se poi dettava i<br />
suoi pensieri, ha disegnato tanto, ha fatto il <strong>la</strong>voro di commento delle immagini, molto bello ... Anche questo<br />
rimane nel<strong>la</strong> storia che lei quando doveva commentare l‟immagine di un paracadute ha detto sì vo<strong>la</strong>re, ma con il<br />
paracadute! Non da so<strong>la</strong>... Belli, si molto, tutti i <strong>la</strong>voro di espressività, tanti. Poi al<strong>la</strong> fine c‟è stato nell‟ultimo<br />
incontro <strong>la</strong> seconda metà, i bambini hanno fatto una lettera non individuale ma con i pensieri di tutti, l‟hanno<br />
fatta tutti insieme e poi noi avevamo dei foglietti anonimi e abbiamo potuto scrivere quello che pensavamo del<strong>la</strong><br />
lettera, un po‟ una risposta, sì anche noi... È stato un <strong>la</strong>voro incredibile se si pensa che è stato fatto in così poco<br />
tempo!<br />
Pensa che potrebbe essere una risorsa che consiglierebbe a qualcuno, quali parole utilizzerebbe?<br />
Credo che si possa dire che è un <strong>la</strong>voro improntato sul creare <strong>la</strong> consapevolezza nei bambini di vedere che una<br />
situazione è cambiata, credo che in primis dovrebbero essere gli adulti a <strong>la</strong>vorarci su a prendersene a carico,<br />
credo che se c‟è un terreno fertile a casa, di consapevolezza sia poi possibile impostare il <strong>la</strong>voro che diventa<br />
l‟unione di un <strong>per</strong>corso tra adulti e insieme un <strong>la</strong>voro sul bambino. Se viene fatto da solo il gruppo di paro<strong>la</strong><br />
credo che si possa creare un carico troppo grande sul bambino che si carica di aspettative poi difficili da<br />
547
ealizzare, sì va bene ma poi nei genitori può essere difficile cogliere tutte le cose... Insieme <strong>la</strong> mediazione e il<br />
gruppo di paro<strong>la</strong> sono un <strong>per</strong>corso completo che sarebbe ideale se fosse insieme ovviamente questo non è sempre<br />
possibile. Diventa un ... Come un <strong>la</strong>voro di gruppo, un <strong>la</strong>voro sul nucleo familiare, se viene fatto insieme.<br />
Mi ha già detto un po‟ dei cambiamenti soprattutto a livello del<strong>la</strong> consapevolezza, e altre cose che ha notato?<br />
Sì direi soprattutto <strong>la</strong> serenità, ... Ha smesso di fare questo sforzo eccessivo di cercare a tutti i costi di rimettere<br />
insieme il papà e <strong>la</strong> mamma, forse ha capito che non è compito suo ... E questo sicuramente le toglieva<br />
attenzione e serenità. Adesso mi sembra che quando è con me o con il papà si può godere il momento singolo<br />
che sta con noi.<br />
L‟intervento ha coinvolto altre <strong>per</strong>sone<br />
Noi, si poi anche P....<br />
La ringrazio molto... Se non ci sono altre cose...<br />
Ecco un‟altra cosa, sto leggendo un libro di m. E le ho letto una storia di un albero... (etc...) Le ho chiesto<br />
secondo lei quali sono le <strong>per</strong>sone più importanti del<strong>la</strong> sua vita, mi ha detto i nonni dei nonni se non ci fossero i<br />
nonni e poi <strong>la</strong> mamma che mi ha fatto, e poi il papà e poi A. e L. – che sono i nostri compagni - che sono i<br />
fidanzati del<strong>la</strong> mamma e del papà!!!<br />
È stata molto bel<strong>la</strong> questa immagine <strong>per</strong>ché sebbene ci sia stato un momento di caos nel<strong>la</strong> sua vita <strong>per</strong>ò in<br />
qualche modo ha veramente definito i confini e questa cosa è stata molto bel<strong>la</strong>...<br />
2.3.6 Intervista a un genitore (CA5)<br />
Se pensa al Gruppo di Paro<strong>la</strong> a cui ha partecipato ... Qual è stato l‟aspetto più positivo dell‟intervento, <strong>la</strong> cosa<br />
più significativa?<br />
Del gruppo di paro<strong>la</strong>? Nel momento in cui ha partecipato ... O quando siamo andati anche noi? C‟è stata un‟ora<br />
in cui è stata solo ... E non ci è dato da sa<strong>per</strong>e cosa sia su...esso, poi c‟è stata una seconda parte in cui siamo<br />
entrati anche noi. In generale è stata una cosa molto positiva, avevo chiesto io una possibilità del genere e quindi<br />
<strong>per</strong> me è stata molto positiva <strong>la</strong> questione, adesso nello specifico cosa mi chiede?<br />
Le prime parole che le vengono in mente?<br />
A me? Si, partecipazione nel senso che ... Ha partecipato attivamente non si è tirata indietro nelle cose che sono<br />
state fatte. Il fatto di essersi resa conto che ha i genitori separati e quindi che da lì in poi più specificatamente è<br />
iniziato il suo <strong>per</strong>corso di bimba di genitori separati, come <strong>per</strong> dire ok mamma e papà non tornano più insieme,<br />
devo prender<strong>la</strong> così e... Se magari prima c‟era qualche s<strong>per</strong>anza di poterci rivedere ancora insieme, da lì in<br />
cavanti ha capito che non c‟è questa possibilità, <strong>per</strong>ò al<strong>la</strong> fine rimane sempre <strong>la</strong> mamma e rimane sempre il papà.<br />
Un‟altra cosa è... Apparente una serenità apparente <strong>per</strong>ché non so cosa può esserci nel profondo del suo cuore o<br />
dei suoi pensieri, <strong>per</strong>ò l‟ho vista tranquil<strong>la</strong> e serena nello svolgere e partecipare a questi incontri.<br />
Con serenità e tranquillità ha appreso il fatto che ha i genitori separati e che ci sono sempre in maniera separata,<br />
ha avuto <strong>la</strong> conferma definitiva dal gruppo di paro<strong>la</strong>, non essendo da so<strong>la</strong>, c‟erano altri bimbi ha detto: ma allora<br />
non sono da so<strong>la</strong>, non sono un caso raro, quindi come se l‟unione facesse <strong>la</strong> forza, siamo tutti sul<strong>la</strong> stessa barca,<br />
chi più chi meno, ci sono ovviamente genitori più o meno litigiosi... Al<strong>la</strong> fine una presa di coscienza che <strong>la</strong> mia<br />
situazione è questa, da ora in avanti ci devo convivere e <strong>la</strong> mia s<strong>per</strong>anza è di farlo in maniera tranquil<strong>la</strong>.<br />
Ha visto degli aspetti più di difficoltà del gruppo di paro<strong>la</strong>?<br />
Non in ... Ma nel<strong>la</strong> mia ex moglie!<br />
Per il gruppo di paro<strong>la</strong><br />
A livello <strong>per</strong>sonale o <strong>per</strong> ...?... Assolutamente rifarei altri 10 incontri, ho chiesto io mi ero informato io, ho<br />
convinto <strong>la</strong> mia ex moglie, tanto è vero che durante gli incontri quelli prima tra di noi [si riferisce al<strong>la</strong><br />
mediazione familiare] è lei che ha avuto maggiori difficoltà. .. Sono dei pareri, no degli aiuti esterni da<br />
dottoresse preparate e competenti in materia, danno un aiuto fondamentale a <strong>per</strong>sone che hanno bisogno... Il<br />
primissimo incontro ho detto mi chiamo, etc, aiuto!<br />
Gli incontri di cui par<strong>la</strong>... Di mediazione?<br />
Sì<br />
Può dire che ci sono stati cambiamenti?<br />
No, cambiamenti radicali no, ma sicuramente dei miglioramenti, radicale mai <strong>per</strong>ché non cambi il carattere delle<br />
<strong>per</strong>sone, abitudine, cultura, etc... Per quel che mi riguarda mi ha dato una mano <strong>per</strong>ché sono state dette cose,<br />
548
sono venute fori delle cose non da me che posso essere <strong>per</strong> <strong>la</strong> mia ex moglie, tra virgolette, il nemico, sono<br />
venute fuori da due dottoresse, da due <strong>per</strong>sone estranee al<strong>la</strong> vicenda che hanno dato una valutazione in base a ciò<br />
che stavamo dicendo... [si dilunga su aspetti di difficoltà con <strong>la</strong> ex moglie]<br />
Se dovesse consigliare il gruppo di paro<strong>la</strong> a qualcuno, che parole userebbe?<br />
Determinante e chiaro e molto di aiuto, in tutti quelli che sono gli aspetti... È da fare, consiglierei di farlo a<br />
chiunque! Per i bambini è una buona cosa, vivono di riflesso dei genitori, se i genitori sono tranquilli anche i<br />
bambini lo sono, quindi... Una mediazione da <strong>per</strong>sone esterne, non sono io che valuto ma una <strong>per</strong>sona esterna.<br />
Lo rifarei ancora... (...)<br />
Lo consiglierebbe ad altre <strong>per</strong>sone...<br />
Sì come ho già fatto, ci sono due miei amici di GG, separati da poco, gli ho detto andate là!<br />
Quindi il gruppo di paro<strong>la</strong> ha coinvolte lei, <strong>la</strong> mamma di ... E ..., e altre <strong>per</strong>sone?<br />
No, ovviamente i miei e i suoi familiari <strong>per</strong> il semplice motivo che sapevano che noi andavamo là<br />
2.3.7 Intervista a un genitore (CA6)<br />
Se pensa al Gruppo di Paro<strong>la</strong> a cui ha partecipato ... Qual è stato l‟aspetto più positivo dell‟intervento, <strong>la</strong> cosa<br />
più significativa?<br />
... Si è sentita accolta, si è sentita ascoltata, quindi ha potuto dire le cose che voleva dire e non ha affrontato<br />
magari tutti, infatti aveva detto che avrebbe voluto magari ritornare, <strong>per</strong>ò si era trovata molto ascoltata, sì.<br />
Ci sono stati degli aspetti di difficoltà?<br />
Dopo i primi due incontri aveva forse, soprattutto dopo il secondo, era stata nervosa, aveva un po‟ reagito<br />
probabilmente... Boh, aveva tirato fuori delle cose, oppure stava ancora cercando di capire che cos‟era che<br />
situazione era, e questo l‟aveva messa un po‟ a disagio e quindi aveva reagito mi ricordo un po‟ male. Però<br />
avevamo capito che era una reazione a quel<strong>la</strong> cosa lì... È una bambina che si vede subito se c‟è qualcosa che non<br />
va lo dice subito. Quindi sicuramente <strong>la</strong> difficoltà è legata al par<strong>la</strong>re di cose anche spiacevoli, trovarsi in una<br />
situazione nuova, <strong>per</strong>ò poi era stata contenta, sì... Aveva anche ringraziato al<strong>la</strong> fine all‟ultimo incontro, mi<br />
ricordo aveva scritto sul<strong>la</strong> <strong>la</strong>vagna, aveva ringraziato!<br />
Ha notato dei cambiamenti in sua figlia <strong>per</strong> aver partecipato al gruppo?<br />
Ma cambiamenti... Non lo so legati proprio al gruppo... Non lo so sicuramente era molto contenta e tranquil<strong>la</strong><br />
nel par<strong>la</strong>rne anche ad altre <strong>per</strong>sone quindi sicuramente aiuta anche il fatto che i bambini poi si sentano di<br />
par<strong>la</strong>rne anche più, sono con altri, non si sentono da soli, già lei è una che par<strong>la</strong> abbastanza, <strong>per</strong>ò quel<strong>la</strong><br />
sicuramente l‟ha aiutata, <strong>per</strong>ò comunque anche nei mesi dopo comunque lei ha sempre affrontato a più riprese<br />
l‟argomento e si è tranquillizzata sempre un po‟ di più nonostante le dispiaccia molto, ancora, lo dice <strong>per</strong>ò a più<br />
riprese lo affronta l‟argomento e mi sembra che si tranquillizza sempre di più. Anche a scuo<strong>la</strong> le maestre dicono<br />
che <strong>la</strong> vedono serena!<br />
Sì sente che ne può par<strong>la</strong>re<br />
Sì, sempre.<br />
Ha visto dei cambiamenti anche all‟interno del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>?<br />
Beh noi avevamo fatto anche il <strong>per</strong>corso di mediazione, quindi si legava anche un po‟ a quello, a noi è servito<br />
proprio <strong>per</strong> poterci separare, anche. Adesso abbiamo recu<strong>per</strong>ato il rapporto a distanza, sicuramente stiamo<br />
meglio. Ci è servito tutto l‟insieme, sia <strong>la</strong> mediazione che il gruppo, sicuramente abbiamo recu<strong>per</strong>ato <strong>la</strong><br />
tranquillità di essere genitori <strong>la</strong>sciando <strong>per</strong>dere tutto il resto.<br />
Quando <strong>la</strong> mediazione?<br />
Prima del gruppo.<br />
Se le capitasse di consigliare il gruppo di paro<strong>la</strong> quali parole userebbe?<br />
Mi è già capitato di consigliarlo, poi non sono arrivati anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> distanza, mah parole? Dico che serve ai<br />
bambini <strong>per</strong> par<strong>la</strong>rne <strong>per</strong> non rimanere da soli ma <strong>per</strong> avere un aiuto nell‟e<strong>la</strong>borare questo cambiamento. Si dico<br />
così.<br />
549
Nel gruppo di paro<strong>la</strong> siete stati coinvolti ..., <strong>la</strong> mamma il papà e qualcun altro?<br />
Direttamente solo noi tre, poi par<strong>la</strong>ndone anche a casa, con altri, coinvolti direttamente noi. Poi ne ha par<strong>la</strong>to<br />
direttamente ..., poi anche noi, anche con i familiari è capitato. Anzi proprio subito quando tornava subito se<br />
vedevamo qualcuno subito raccontava.<br />
2.4. P.E.G.A.S.O. – Servizio di sostegno al<strong>la</strong> genitorialità –<br />
Bussoleno<br />
2.4.1 Griglia compi<strong>la</strong>ta dal responsabile<br />
Nome del servizio/intervento<br />
Ambito territoriale<br />
Ente capofi<strong>la</strong>/promotore/gestore<br />
Periodo di attività<br />
P.E.G.A.S.O – servizio di sostegno al<strong>la</strong> genitorialità<br />
Con.I.S.A Consorzio Intercomunale Socio Assistenziale "Valle di<br />
Susa"<br />
Con.I.S.A Valle di Susa<br />
Dall'anno all'anno<br />
Soggetti che compongono <strong>la</strong> rete<br />
Soggetti del<strong>la</strong> rete Presenti? Specificare Motivo <strong>per</strong> cui si intrattiene <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
Enti pubblici<br />
82. Asl Sì<br />
83. Servizi sociali<br />
territoriali<br />
Sì<br />
84. Consorzi No<br />
85. Ospedali No<br />
86. Comuni Sì 37 comuni<br />
87. Assessorati Sì<br />
88. Servizi tute<strong>la</strong> Sì<br />
89. Tribunale Sì<br />
90. Consultori<br />
Sì<br />
familiari<br />
91. Centri <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
Sì<br />
<strong>famiglia</strong><br />
Enti di terzo settore<br />
92. Organizzazioni di Sì<br />
Volontariato<br />
93. Associazioni<br />
Sì<br />
prosociali<br />
94. Parrocchia/Altre<br />
comunità religiose<br />
No<br />
95. Fondazioni<br />
(specificare di che No<br />
tipo)<br />
96. Associazioni<br />
familiari<br />
No<br />
97. Reti informali Sì<br />
Ritiene che <strong>la</strong> partnership/<strong>la</strong> rete consenta di<br />
rispondere al bisogno <strong>per</strong> cui il servizio è nato in<br />
modo più efficace?<br />
Re<strong>la</strong>zionalità<br />
Si <strong>per</strong>ché forte è il legame con altri servizi degli<br />
enti locali<br />
550
Destinatari/partecipanti del servizio: diretti e indiretti<br />
Chi sono i beneficiari?<br />
(anziani, familiari…….)<br />
Quanti ne sono stati coinvolti<br />
nel corso dell‟ultimo anno<br />
Come è avvenuto il<br />
coinvolgimento dei destinatari?<br />
Ci sono altri soggetti che<br />
partecipano attivamente?<br />
famiglie del territorio<br />
N° …………… |_|5_|_0| accessi a Pegaso; il gruppo di paro<strong>la</strong> ha avuto 6<br />
partecipanti e i re<strong>la</strong>tivi genitori (12)<br />
N° familiari |_|_|_|<br />
N° altro |_|_|_|<br />
Coinvolgimento spontaneo o invio dagli altri centri terrotoriali<br />
Centro <strong>famiglia</strong> e Centro <strong>per</strong> il conflitto<br />
Quanto è costa annualmente il<br />
servizio Gruppo di paro<strong>la</strong>?<br />
Quante ci <strong>la</strong>vorano?<br />
Chi finanzia il servizio?<br />
Sono state utilizzate altre risorse<br />
significative, oltre quelle<br />
economiche?<br />
Ritiene che il servizio faccia<br />
risparmiare, faccia spendere di più,<br />
non influisca sul<strong>la</strong> spesa nel<br />
rispondere al bisogno <strong>per</strong> il quale è<br />
stato ideato?<br />
Dimensioni economiche<br />
Il Gruppo di paro<strong>la</strong> non ha avuto costi <strong>per</strong> le famiglie; il conduttore<br />
ha prestato <strong>la</strong> sua o<strong>per</strong>a volontariamente e Pegaso ha messo a<br />
disposizione il tempo del<strong>la</strong> coordinatrice responsabile <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
programmazione e <strong>la</strong> valutazione dell'es<strong>per</strong>ienza s<strong>per</strong>imentale, oltre<br />
ai locali, <strong>la</strong> segreteria, i materiali di consumo e <strong>la</strong> merenda <strong>per</strong> i<br />
partecipanti ai 4 incontri.<br />
N° o<strong>per</strong>atori|_|_|2| N° ore complessive |_30|_|<br />
Asl/consorzio<br />
La su<strong>per</strong>visione e le conoscenze re<strong>la</strong>zionali del<strong>la</strong> ordinatrice e il<br />
know how apportato dal<strong>la</strong> conduttrice del gruppo che ha prestato<br />
azione volontaria.<br />
1 X fa risparmiare a lungo termine 3 non influisce<br />
4 fa spendere di più<br />
2.4.2 Intervista al<strong>la</strong> coordinatrice e referente responsabile del servizio P.E.G.A.S.O. – Servizio di sostegno<br />
al<strong>la</strong> genitorialità (CB1)<br />
CB1<br />
Abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare possa essere considerato una buona pratica. Perché secondo te il<br />
gruppo di paro<strong>la</strong> può essere considerato una buona pratica?<br />
In verità dare accesso al<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione di un gruppo di paro<strong>la</strong> in Valle è stata accolta con assoluto<br />
entusiasmo da me e dal<strong>la</strong> responsabile dell‟area su questo territorio. Avevamo fatto un‟es<strong>per</strong>ienza minima, non<br />
su un gruppo di paro<strong>la</strong> guidato, ma su un gruppo di paro<strong>la</strong> spontaneo. Questa cosa esisteva già quando io mi<br />
formavo come mediatrice familiare. Il primo ambito che è partito di questo servizio è stato il gruppo di auto<br />
mutuo aiuto che era composto da mamme che portavano <strong>la</strong> sera quando si incontravano i loro bambini. Ora<br />
poiché questi bimbi stavano nell‟altra stanza, ma non ci stavano da soli e stavano con queste tirocinanti del liceo<br />
psico pedagogico, qua di Bussoleno, erano molto interessanti <strong>per</strong> noi i ritorni di quello che capitava nel<strong>la</strong> stanza<br />
dei bambini e di come loro stessi definissero questa stanza. Per noi è stata assolutamente una sorpresa, le parlo<br />
del primo gruppo di paro<strong>la</strong>, di auto aiuto che è nato nel 99-2000 quindi è stato antesignano dei Gruppi di paro<strong>la</strong>,<br />
allora di gruppi di paro<strong>la</strong> non se ne par<strong>la</strong>va affatto. Ma i bambini definivano quegli incontri rego<strong>la</strong>ri, il gruppo si<br />
incontrava ogni 15 giorni, ogni 20 giorni e i bimbi casualmente erano un gruppo composito di bimbi che<br />
avevano tutti dai 4 ai 6 anni, era un gruppo misto di maschi e femmine e lo definivano così: il posto dove noi<br />
stiamo insieme, ci divertiamo, chiacchieriamo mentre le nostre mamme par<strong>la</strong>no, anche dei nostri papà. E <strong>per</strong>ò<br />
un po‟ anche noi ne parliamo. E allora era molto interessante questa es<strong>per</strong>ienza, <strong>per</strong>ché mai più noi ci saremmo<br />
aspettati... avevamo organizzato queste serate dei bambini, eravamo 2 hel<strong>per</strong> nel gruppo di auto-aiuto delle<br />
mamme, dico mamme <strong>per</strong>ché casualmente il primo gruppo si era composto di sole donne, poi nel tempo si è<br />
ampliato... nel primo tempo si ampliava di donne. Come avevamo organizzato il tempo dei bambini? avevamo<br />
organizzato come prima cosa avevamo chiesto l‟età e quindi abbiamo messo a disposizione dei giochi che<br />
potevano essere opportuni, avevamo trovato delle video cassette, poi in verità i bambini facevano un piccolo<br />
gruppo di auto aiuto fra di loro.<br />
551
Allora <strong>per</strong>ché un gruppo di paro<strong>la</strong> è utile? Perché c‟è bisogno di mettere paro<strong>la</strong> <strong>per</strong> i bambini e quando non <strong>la</strong><br />
mettono i bambini e se <strong>la</strong> mettono da soli rischiano di darsi delle risposte che non sono risposte che li rendono<br />
tranquilli, che li rendono sereni e allora quando SS mi ha telefonato dicendo “ho avuto il numero da XXYY” non<br />
mi sembra va vero <strong>per</strong>ché mi è venuto in mente quello che era accaduto allora, era un gruppo di aiuto aiuto<br />
spontaneo, lo definiamo così! È stata un „es<strong>per</strong>ienza assolutamente commovente! L‟es<strong>per</strong>ienza è durata... credo<br />
di ricordare che è nato nel 2000 e con i bimbi sia andato avanti... poi i bimbi a un certo punto cominciavano a<br />
venire saltuariamente <strong>per</strong>ò con rego<strong>la</strong>rità il primo annetto i bimbi venivano. C‟erano dei mesi in cui il gruppo<br />
non si incontrava, le festività... le mamme organizzavano ognuna un pezzetto di cena, poi le tirocinanti li<br />
mettevano tutti intorno a un tavolo, facevano <strong>la</strong> cena, i bimbi volevano proprio venire. Poi non l‟abbiamo più<br />
riproposto, è stata un‟es<strong>per</strong>ienza su cui abbiamo ripetutamente riflettuto, che avremmo voluto riprendere e che<br />
non è stata più riproposta e se non in maniera strutturata l‟anno scorso quando SS è venuta a s<strong>per</strong>imentare il<br />
gruppo di paro<strong>la</strong>.<br />
Perché secondo te il gruppo di paro<strong>la</strong> può essere considerato una Buona pratica?<br />
Perché ha messo paro<strong>la</strong> in un‟es<strong>per</strong>ienza rispetto al<strong>la</strong> quale i bambini troppo poche volte trovano traduzione,<br />
troppe poche volte trovano paro<strong>la</strong>… Ho avuto alcuni feedback dai genitori che hanno fatto qui il gruppo di<br />
paro<strong>la</strong> rispetto ai bimbi e <strong>per</strong> ogni bambino che c‟è stato qua è stata un‟es<strong>per</strong>ienza assolutamente importante, che<br />
hanno ricordato... io abito in valle e <strong>la</strong>voro in valle, e alcuni genitori che erano venuti qui sono genitori che io<br />
conosco oltretutto. L‟altro giorno un‟amica che ha portato qui <strong>la</strong> sua bambina, e mi dice che <strong>la</strong> figlia dice<br />
“Brava, vai da Monica, dove io sono stata a Pegaso, dove abbiamo un po‟ capito com‟era <strong>la</strong> situazione di<br />
mamma e papà!”.<br />
La traduzione, io credo che il gruppo di paro<strong>la</strong> <strong>per</strong>metta di tradurre quello che sta succedendo, di dare<br />
significato, di trovare una collocazione e come dire di... dove... poi dico anche una criticità che ho notato...<br />
<strong>la</strong>ddove si colloca nel momento opportuno aiuta <strong>la</strong> fase transitoria di passaggio come dire sostiene quello che<br />
invece potrebbe avere il volto del trauma, <strong>per</strong>mette ai bambini di dire con libertà quelli che sono i desideri che<br />
molto spesso non si <strong>per</strong>mettono di dire ai genitori, con le loro espressioni... cosa aveva detto XXX? “io vorrei<br />
che si ri.. non era risposarsi, era un termine straordinariamente simpatico, <strong>per</strong>ché i suoi genitori erano una coppia<br />
di fatto, allora non aveva detto risposassero, si riconvivessero, un termine, <strong>per</strong>mette di dire <strong>la</strong> paura, <strong>per</strong>mette di<br />
dire i desideri, <strong>per</strong>mette di sentirsi un gruppo dove l‟es<strong>per</strong>ienza viene anche come dire... messa sotto tono, se <strong>la</strong><br />
stanno vivendo gli altri non è così strana.<br />
Quello che mi sono resa conto <strong>per</strong>ò è che deve essere il momento opportuno, vale a dire che <strong>per</strong> esempio, non so<br />
se lo sa... so che XXX ne aveva par<strong>la</strong>to, uno dei bimbi abbiamo scelto con <strong>la</strong> mamma che è formata,<br />
un‟assistente sociale, molto attenta e competente, abbiamo scelto che non venisse più, era troppo doloroso <strong>per</strong><br />
questo bimbo stare nel gruppo id paro<strong>la</strong> e lui lo portava con un‟aggressività e violenza molto forte nei confronti<br />
degli altri bambini. Per lui rischiava di essere questa un‟es<strong>per</strong>ienza traumatizzante, <strong>per</strong>ché quello <strong>per</strong> lui non era<br />
il tempo di mettere paro<strong>la</strong>. non era assolutamente il tempo... so che adesso a distanza di un anno e mezzo è un<br />
bimbo che ha fatto tutto un <strong>per</strong>corso <strong>per</strong>ò l‟ha fatto differente, terapia, oggi questo bimbo può mettere paro<strong>la</strong>, in<br />
quel momento lì era troppo doloroso, <strong>la</strong> violenza, l‟aggressività erano i termini che lui portava.<br />
E quindi credo che sia uno strumento partico<strong>la</strong>rmente utile, ma che vada assolutamente dosato, che si debba fare<br />
attenzione anche a che cosa succede nel gruppo di paro<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ché può succedere che <strong>per</strong> qualcuno sia comunque<br />
un‟es<strong>per</strong>ienza troppo forte... Tolto questo bimbo, il gruppo stesso ha avuto una fluidità differente.<br />
Pensate di riproporre questa iniziativa?<br />
Pensiamo si di riproporre, avremmo anche dei bambini con cui poter fare dei <strong>la</strong>vori, se ne par<strong>la</strong>vo l‟altro giorno<br />
che dovrebbe partire una formazione con <strong>la</strong> Provincia sui gruppi di paro<strong>la</strong> che sarebbe a Torino, questa<br />
formazione mi piacerebbe moltissimo far<strong>la</strong>... non sappiamo chi <strong>la</strong> terrà... Certamente <strong>per</strong> noi è stata<br />
un'es<strong>per</strong>ienza molto interessante…<br />
L‟idea sarebbe formavi voi...<br />
Perché qual‟è il nostro problema? Noi <strong>la</strong>voriamo con i bambini molte volte, mettere insieme un gruppo di paro<strong>la</strong><br />
potremmo farlo non con le tecniche di chi è formato al gruppo di paro<strong>la</strong> che invece sono tecniche assolutamente<br />
mirate. Noi potremmo riproporlo con <strong>per</strong>sone formate che vengono da noi e fanno questa cosa. La questione<br />
molto semplice è che dovremmo trovare qualcuno che lo fa gratuitamente <strong>per</strong>ché in questo momento qua l‟ente<br />
non sostituisce neanche le assistenti sociali che vanno in maternità. È un momento <strong>per</strong> gli enti di assoluta crisi.<br />
Se ci formiamo noi, poi lo facciamo... Magari mi telefonassero di nuovo e mi dicessero verrebbe una tirocinante<br />
a fare dei gruppi di paro<strong>la</strong>!<br />
Lei è <strong>la</strong> responsabile del servizio Pegaso?<br />
Io sono <strong>la</strong> coordinatrice di questo servizio, sono <strong>la</strong> mediatrice familiare, le spiego come è nato questo servizio.<br />
Pegaso nasce con i primi fondi del<strong>la</strong> 285 del<strong>la</strong> legge Turco, nasce nel ‟97, cioè <strong>la</strong> legge è del ‟97, il servizio<br />
552
prende avvio a fine ‟98. La mia es<strong>per</strong>ienza era questa, io <strong>la</strong>voravo in provincia di Torino al servizio<br />
programmazione progetti speciali e avevo <strong>la</strong>vorato a scavalco di quel servizio lì e il primo servizio di mediazione<br />
familiare del<strong>la</strong> provincia di Torino. Ora poiché io abitavo in valle ho avuto <strong>la</strong> possibilità di avere una mobilità<br />
qui nel momento in cui il consorzio si orientava ad aprire un luogo neutro e un servizio di mediazione. Fatta<br />
mobilità l‟ente, il consorzio, mi ha chiesto di aprire questi due servizi. Quindi noi abbiamo un servizio di luogo<br />
neutro, spazio protetto, quindi le situazioni che arrivano dal tribunale, in bassa valle a Sant‟Ambrogio, e abbiamo<br />
a<strong>per</strong>to questo servizio in questa maniera. L‟idea, <strong>la</strong> legge Turco spingeva, consigliava i servizi di mediazione<br />
familiare di sostegno <strong>per</strong> le coppie che si separavano... Il primo servizio di mediazione familiare che si chiamava<br />
“Genitori ancora” a Torino con <strong>la</strong> Provincia, loro ci hanno supportato nel<strong>la</strong> nascita di questo servizio. La prima<br />
sede non era questa, <strong>la</strong> si stava finendo di allestire, abbiamo usato un‟a<strong>la</strong> dello spazio protetto di Sant‟Ambrogio<br />
<strong>per</strong> pochissimo tempo finchè qua non è stato arredato.<br />
Il servizio com‟è nato rispetto al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione locale? battage pubblicitario, <strong>la</strong> radio, locandine e vo<strong>la</strong>ntini agli<br />
insegnanti, abbiamo contattato tutti i plessi sociali e abbiamo organizzato 3 serate sulle trasformazioni familiari<br />
rivolte al<strong>la</strong> cittadinanza in una sede municipale di Bussoleno. Con il servizio di mediazione di Torino ci eravamo<br />
già resi conto che <strong>la</strong> domanda che portavano le <strong>per</strong>sone non era solo re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> separazione, ma molto spesso le<br />
<strong>per</strong>sone portavano <strong>la</strong> fragilità e <strong>la</strong> crisi coniugale, quindi da subito questo servizio è nato con l‟idea di rivolgersi<br />
alle famiglie in crisi. Questo è stato il supporto del<strong>la</strong> provincia, <strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza fatta a Torino ci ha portato a<br />
dire di non nascere come servizio di mediazione familiare, ma come servizio che contemp<strong>la</strong> <strong>la</strong> possibilità anche<br />
del<strong>la</strong> consulenza. Inizialmente eravamo un‟educatrice e formata come hel<strong>per</strong> e 3 colleghe, una io <strong>la</strong>ureata in<br />
scienze dell‟educazione e formata come mediatore familiare e 2 assistenti sociali formati in contesti diversi<br />
come mediatori familiari. Da subito l‟ente si è messo al<strong>la</strong> ricerca di qualcuno che fosse spendibile nel contesto<br />
del sostegno terapeutico al<strong>la</strong> crisi familiare. Dopo un anno è venuta <strong>la</strong> dott.ssa SS, psicologa e psicoterapeuta<br />
del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>.<br />
L‟idea iniziale di fare il servizio chi l‟ha avuta?<br />
Il consorzio a seguito del<strong>la</strong> legge Turco, mi ha detto di mettere in piedi il servizio. Sono stata molto sostenuta,<br />
coadiuvata dal<strong>la</strong> Provincia. Ho par<strong>la</strong>to di non iniziare come servizio di mediazione familiare, l‟ente mi ha<br />
sostenuta. Per tutto un primo <strong>per</strong>iodo <strong>la</strong> dott.ssa SS veniva pagata dal consorzio con <strong>la</strong> 285, poi quando sono<br />
finiti ha messo i soldi il consorzio. Un servizio in cui ha creduto e investito. Ad oggi <strong>la</strong> collega non è più pagata<br />
dal consorzio e questo servizio è un servizio del consorzio, ma <strong>la</strong> collega pagata dall‟ASL. Io sono dipendente<br />
del Consorzio socio assistenziale.<br />
Anche <strong>la</strong> parte dell‟Asl è stato quindi subito coinvolto, una serie di incontri con i colleghi psicologi, tutte le<br />
assistenti sociali del territorio consortile, incontro con tutti gli educatori del territorio. Abbiamo spiegato come<br />
<strong>la</strong>voravamo <strong>per</strong>ché nasceva come servizio anomalo <strong>per</strong>ché ovviamente come lei sa i servizi di mediazione non<br />
re<strong>la</strong>zionano, non circo<strong>la</strong>no le informazione e quindi gli altri servizi... C‟è stato tutto un processo di<br />
sensibilizzazione. All'inizio come tutti i servizi è stato fortemente boicottato, un po‟ l‟orticello privato, poi<br />
invece abbiamo moltissimi colleghi che inviano.<br />
Abbiamo fatto degli incontri con gli avvocati del<strong>la</strong> zona... L‟esito del servizio così si è organizzato: si chiama<br />
Pegaso innanzitutto <strong>per</strong>ché ci piaceva il nome di una costel<strong>la</strong>zione, di costel<strong>la</strong>zioni familiari si trattava. Ne<br />
abbiamo scartate altre. Ci piaceva <strong>la</strong> storia di Pegaso e quindi il fatto che poi finisse che dal sangue di Medusa<br />
nascesse il cavallo che poi scalpitava, <strong>la</strong> zocco<strong>la</strong>ta dava via ad un fiume che diventava fonte di ispirazione dei<br />
poeti. Ci piaceva, era simbolico di come il conflitto può in verità sfociare in un esito positivo <strong>la</strong>ddove sia<br />
governato e su<strong>per</strong>ato. E poi Pegaso visto che <strong>la</strong>voravamo sostanzialmente in franchising con il servizio “Genitori<br />
ancora” diventava <strong>per</strong>corsi <strong>per</strong> diventare genitori ancora senza ostilità.<br />
Adesso il franchising non c‟è più, c‟è stato uno sviluppo molto forte negli anni...<br />
Ci siamo organizzati, inizialmente questo servizio offriva alle <strong>per</strong>sone del<strong>la</strong> valle un primo ambito di consulenza,<br />
le <strong>per</strong>sone telefonano prendono appuntamento e <strong>la</strong> prima cosa che fanno incontrano me e <strong>la</strong> collega insieme; ci<br />
sembrava opportuno mettere due professionalià a servizio in un contesto di consulenza che può andare da uno a<br />
tre colloqui. Lì insieme alle <strong>per</strong>sone capiamo se possiamo essere utili e in quale ambito. L‟ambito poi può essere<br />
il gruppo di auto-aituo che vorremmo organizzare <strong>per</strong> l‟autunno, il gruppo che c‟era si è giustamente evoluto e<br />
sciolto, può essere anche <strong>la</strong> mediazione familiare, <strong>la</strong> terapia di coppia o individuale, può essere uno spazio di<br />
incontro - ben diverso dal<strong>la</strong> bassa valle in cui c‟è uno spazio protetto.<br />
Dall‟anno 2010 a gennaio c‟è stata l‟ultima evoluzione di questo servizio. Pegaso ha mantenuto questa forma<br />
<strong>per</strong>ò nello stesso tempo è nato il Centro Famiglia che <strong>per</strong> scelta del Consorzio è stato dato in gestione a 2<br />
educatori formati come counselor, quindi se ne occupano 2 colleghe carissime con dei fondi, non so bene quali, è<br />
stato a<strong>per</strong>to anche quello che vede qua <strong>la</strong> “casa dei Conflitti” con il gruppo Abele, quindi Pegaso si è<br />
ulteriormente ampliato in questo senso. Questo ci ha indotto a una sorta di riorganizzazione interna, chi va al<br />
Centro Famiglia va <strong>per</strong> farsi una chiacchierata rispetto al fatto che ha <strong>per</strong>so il <strong>la</strong>voro, ha il figlio adolescente che<br />
sta facendo scenate e poi si scopre che c‟è una crisi di coppia e allora <strong>la</strong> collega invia a noi. Anche da noi<br />
vengono <strong>per</strong> una crisi coniugale e poi si scopre che il problema forte è l‟adolescenza del figlio grande...<br />
553
Facciamo adesso una riunione di equipe dei 3 servizi insieme una volta ogni 2 mesi, <strong>per</strong>ò ci si incontra nei<br />
corridoi... Una delle giornate in cui <strong>la</strong>vora il Centro <strong>famiglia</strong> è il lunedì e noi ci siamo sempre , quindi<br />
formalmente ci incontriamo ogni 2 mesi, ma di fatto molto di più, ci si scambiano le informazioni, <strong>la</strong> segreteria<br />
telefonica: chi è in servizio in quel giorno smista le telefonate, contatta i colleghi.<br />
Chi ha ideato il servizio quindi è il consorzio socio assistenziale nel<strong>la</strong> sua <strong>per</strong>sona, poi si sono aggiunti altri<br />
colleghi... è nato sul modello<br />
Del<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione di quello che succedeva a Torino, provengo da quel<strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza, l‟idea di nascere come<br />
servizio di consulenza al<strong>la</strong> coppia. Poi sicuramente l‟analisi del territorio di volta in volta ci ha portato a<br />
modificarci. Per esempio, sono formata al fatto che i bambini stanno bene quando gli adulti stanno bene, a meno<br />
che non si faccia il gruppo di paro<strong>la</strong>, io <strong>la</strong>voro con gli adulti. In verità nel tempo abbiamo visto che sul territorio<br />
molto spesso avevamo invii, un anno in partico<strong>la</strong>re, in cui il giudice tute<strong>la</strong>re di zona ci inviava i papà che non<br />
riuscivano ad incontrare i figli e noi ci rendevamo conto che non era possibile avviare una mediazione familiare<br />
nè <strong>la</strong> terapia, <strong>per</strong>ò il papà ci diceva che se riuscisse a par<strong>la</strong>re con mio figlio o mia figlia... c‟era magari<br />
un‟interruzione di rapporti magari <strong>per</strong> anni. Abbiamo pensato di provare a contattare <strong>la</strong> mamma, se ci porta il<br />
ragazzino, ci facciamo un chiacchierata con il ragazzino e quindi questa è un‟es<strong>per</strong>ienza molto bel<strong>la</strong>, ci siamo<br />
trovati a <strong>la</strong>vorare con il papà e il ragazzino, spesso insieme io e <strong>la</strong> collega psicoterapeuta. Quindi in verità i<br />
ragazzini li abbiamo incontrati in questa maniera qui. Quindi il territorio ci portava delle domande e su queste<br />
abbiamo modu<strong>la</strong>to le opportunità. quindi trasformazioni anche su cose piccole, quest‟anno su cose grandi... ma<br />
anche minime, il territorio...<br />
Con il primo gruppo di auto-aiuto, separazione e divorzio a differenza del<strong>la</strong> città, erano molto stigmatizzate, ci<br />
portavano <strong>la</strong> difficoltà di essere genitori separati a scuo<strong>la</strong>. Abbiamo quindi <strong>la</strong>vorato <strong>per</strong> 5/6 anni contattando i<br />
plessi sco<strong>la</strong>stici, tutti e provando a costruire con loro un progetto. Abbiamo <strong>la</strong>vorato con 4 plessi sco<strong>la</strong>stici che ci<br />
hanno dato <strong>la</strong> disponibilità ... Facevamo giornate di incontro confronto con i docenti che davano <strong>la</strong> disponibilità,<br />
<strong>la</strong>voravamo con il plesso quindi materna, elementare, media, facevamo 3 giornate, 4 insieme a loro costruivamo<br />
una serata da rivolgere al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione sco<strong>la</strong>stica di quel<strong>la</strong> zona. In quel<strong>la</strong> serata svolgevamo, anche più serate...<br />
Abbiamo coinvolto ad Avigliana anche i genitori che facevano parte del consiglio di Istituto che svolgevano<br />
professioni note nel<strong>la</strong> città - una era <strong>la</strong> farmacista del paese, una <strong>la</strong>vorava al<strong>la</strong> coop... - quindi hanno fatto loro <strong>la</strong><br />
pubblicità portandosi le locandine poi è stata costruita insieme a loro... Il tema bisognava toccarlo con molta<br />
circospezione, non si poteva par<strong>la</strong>re di separazioni, ma sicuramente di trasformazioni familiari. Sempre <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />
trasformazioni, ma raramente nel<strong>la</strong> locandina scrivevamo separazioni e divorzio, par<strong>la</strong>vamo di innovazioni...<br />
Una serata intito<strong>la</strong>ta “tra vecchie e nuove famiglie”... un‟architetta aveva disegnato una vecchia bicicletta con le<br />
ruotone grandi e sopra c‟era un papà e un bimbo con i capelli da punk e avevano fatto tutto loro, molto<br />
interessante.... Lavoro con pezzi di video...<br />
Anche quest‟anno una cosa gestita dal<strong>la</strong> Casa dei conflitti, abbiamo <strong>la</strong>vorato con le amministrazioni pubbliche,<br />
una serie di giornate 3 o 5..., con tutti i marescialli di zona i segretari comunali abbiamo fatto una formazione<br />
sul conflitto e sul<strong>la</strong> gestione del conflitto. È stata l‟occasione <strong>per</strong> fare nuovamente conoscere al territorio,<br />
rinnovare l‟idea che marescialli dei carabinieri possono inviare a Pegaso, piuttosto che al Centro Famiglia.<br />
Lavoro in un consorzio partico<strong>la</strong>rmente fertile!<br />
È un territorio che ha fatto formazione all‟auto-aiuto non solo ai suoi dipendenti, ma l‟ha estesa al<strong>la</strong> cittadinanza,<br />
<strong>per</strong> cui sul territorio esistono - posso cercare il numero - gruppi di auto-aiuto di qualunque tipo, sul<strong>la</strong> disabilità ce<br />
ne sono <strong>per</strong> tutti i gusti e forme, sull‟adozione, separazione, genitori di figli adolescenti... L‟ente ha formato <strong>la</strong><br />
cittadinanza! formazione come hel<strong>per</strong> gratuitamente!<br />
Le risorse di Pegaso, oltre allo spazio questo molto bello, agli o<strong>per</strong>atori formati in maniera continuativa?<br />
Sì, <strong>la</strong> provincia ora non ha più un servizio di mediazione familiare <strong>per</strong>ché giuridicamente non può più averlo,<br />
credo che sia del Comune di Torino. Al<strong>la</strong> provincia è rimasto in gestione il coordinamento dei servizi provinciali<br />
di mediazione familiare, ogni 2 mesi un servizio di coordinamento mette insieme <strong>la</strong> provincia di Torino, Novara,<br />
Biel<strong>la</strong>, di... non ricordo più quanti siamo e c‟è un coordinamento dei servizi di mediazione familiare. Ci sono 1/2<br />
rappresentanti di ogni servizio, è una sorta di <strong>la</strong>boratorio rispetto al<strong>la</strong> novità, si fa lo stato dell‟altre su quello che<br />
sta succedendo ed è assolutamente produttivo rispetto alle novità. Hanno <strong>la</strong>vorato molto al riconoscimento del<br />
titolo...<br />
Viene fatta anche una valutazione?<br />
Sì valutazione anche sul<strong>la</strong> pratica e confronto. Monitoraggio, richiede numeri, li confronta. C‟è l‟assistente<br />
sociale che presta servizio al tribunale ordinario di Torino, quindi noi abbiamo sempre il polso sul<strong>la</strong> situazione,<br />
quello che sta succedendo in area minori ,rispetto alle separazioni. E <strong>la</strong> collega che si occupa del coordinamento<br />
è anche quel<strong>la</strong> che con <strong>la</strong> Provincia si occupa di organizzare tutta una serie di formazioni, si sta occupando del<strong>la</strong><br />
formazione al gruppo di paro<strong>la</strong>... È un coordinamento fertile e produttivo! questo è rimasto l‟aggancio con <strong>la</strong><br />
provincia di Torino (che da molto tempo non ha più un servizio di mediazione)<br />
554
Par<strong>la</strong>vamo delle risorse, formali e informali, intrecciati e consolidati nel tempo; par<strong>la</strong>ndo degli aspetti più<br />
critici, di carenza del servizio?<br />
L‟aspetto critico sicuramente abbiamo maggiore difficoltà e questa è una criticità, il ritorno, il feedback ce lo<br />
abbiamo di meno, il nostro territorio è molto dis<strong>per</strong>sivo, consideriamo Pegaso un <strong>la</strong>boratorio delle trasformazioni<br />
familiari; <strong>per</strong> esempio noi in mediazione abbiamo incontrato anche le famiglie ricomposte, i nuovi compagni,<br />
abbiamo al<strong>la</strong>rgato anche questa parte; noi facciamo un pezzo di <strong>la</strong>voro, vediamo le <strong>per</strong>sone x mesi poi facciamo<br />
fatica a capire negli anni il ritorno di questo pezzo di <strong>la</strong>voro. Nonostante io lo dica alle <strong>per</strong>sone, che questo è una<br />
sorta di <strong>la</strong>boratorio, che io contatterò tra un annetto, poi lo faccio ma essendo un territorio 110 km su 2 statali<br />
una che sale una che scende, <strong>la</strong> gente si sposta, cambia cellu<strong>la</strong>re e questa è una criticità. Come ha funzionato?<br />
come avere il feedback! Avere il ritorno è più complicato<br />
Ci sarebbero le risorse <strong>per</strong> farlo? ricontattare le famiglie...<br />
Il mio consorzio non mette più a <strong>la</strong>vorare altre risorse, una segretaria qui no! <strong>per</strong>ò è pur vero che se dicessi al<br />
mio ente, <strong>la</strong>voro su tre servizi differenti e posso decidere quanto tempo ho bisogno di stare nello spazio protetto<br />
(coordinamento del <strong>la</strong>voro), Pegaso, sede di sant‟antonino (<strong>la</strong>voro area minori ma parte più burocratica) e non ho<br />
più tempo... potrei scegliere di dedicarci tempo, ne ho par<strong>la</strong>to al<strong>la</strong> responsabilità dell‟area territoriale di questa<br />
criticità, il feedback, ricontattare le <strong>per</strong>sone che hanno <strong>la</strong>vorato. Ogni tanto lo abbiamo, è un pezzetto che a<br />
Torino mancava, ci contattano le <strong>per</strong>sone che hanno fatto mediazione 2/3 anni prima, quando trovano un nuovo<br />
compagno, come presentarlo ai figli, comunicare all‟altro genitore... ci ricontattano <strong>per</strong> fare un altro pezzetto di<br />
mediazione<br />
Quando fate degli interventi vedete i risultati diretti... a volte anche quelli indiretti <strong>per</strong> esempio il rifare<br />
<strong>famiglia</strong>... strumenti di valutazione del vostro <strong>la</strong>voro ne avete?<br />
Più di una volta abbiamo pensato di fare una griglia in verità non l‟abbiamo mai messa in atto. Lo strumento che<br />
usa l‟ente è quante <strong>per</strong>sone hanno avuto accesso al servizio, numero delle mediazioni ultimate/non ultimate.<br />
Rispondiamo a una serie di griglie del servizio. Ho avuto più di una volta <strong>per</strong> Pegaso l‟idea di dare una griglia<br />
anonima da compi<strong>la</strong>re, non l‟ho mai fatto... mi sento un po‟ in impaccio. A fine mediazione faccio insieme alle<br />
<strong>per</strong>sone una valutazione, ciò che hanno sentito come utile, <strong>per</strong>ò verbalmente...<br />
Rispetto al territorio...<br />
Sicuramente il territorio è coinvolto, devo dire che <strong>la</strong> maggioranza degli invii ai servizi arrivano dal territorio, da<br />
<strong>per</strong>sone che hanno s<strong>per</strong>imentato <strong>la</strong> mediazione, inviano amico, collega... ha un buon impatto, c‟è ciclicità... <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> mediazione riguarda ciò che è <strong>la</strong> civiltà che non media ma bi<strong>la</strong>ncia ciò che è giusto e sbagliato e <strong>la</strong> nostra<br />
criticità... se non si ripete il battage pubblicitario, <strong>la</strong> sensibilizzazione, <strong>la</strong> promozione, dopo un po‟ il territorio si<br />
dimentica del servizio, dalle caserme ai vigili urbani, al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>...<br />
3 anni fa era un momenti in cui si sarebbe dovuta fare nuovamente ma l‟ente non aveva risorse... C‟è stato un<br />
calo di accesso...<br />
La nascita di due servizi e <strong>per</strong> questi è stata fatta sensibilizzazione cosa poche <strong>per</strong> noi è stato un incremento di<br />
accessi. Ne abbiamo discusso all‟ultima riunione, se non si sensibilizza.... soprattutto <strong>per</strong> il nostro territorio<br />
montano trans frontaliero, dove ci sono tante borgate, <strong>la</strong> gente tende a rimanere so<strong>la</strong> a non confrontarsi, si chiude<br />
nell‟iso<strong>la</strong>mento... La mediazione non è una logica ancora così diffusa!<br />
Per i bisogni delle famiglie che avete ora così presenti, secondo lei Pegaso cosa potrebbe fare di più...?<br />
Sta cominciando a diventare abbastanza importante il meccanismo delle famiglie al<strong>la</strong>rgate, ce ne sono tante! e<br />
molto intrecciate e incasinate! i figli adolescenti che prendono informazioni da 4, 5, 6 genitori! non si capisce<br />
bene dove il nuovo compagno deve entrare nel merito di... è uno dei bisogni insorgenti in cui potremmo <strong>la</strong>vorare<br />
di più, credo un‟altra parte... noi in valle abbiamo sentito moltissimo <strong>la</strong> crisi, molte aziende hanno messo in cassa<br />
integrazione a 0 ore. Dove c‟è una crisi economica seria in <strong>famiglia</strong> è molto problematico davvero! tensioni,<br />
litigi, <strong>la</strong> coppia sbarel<strong>la</strong>, non si può separare <strong>per</strong>ché non ci sono i soldi, cresce il livello di violenza... La violenza<br />
intra familiare! In questo col<strong>la</strong>boriamo con il Centro Famiglia ... si potrebbero fare dei colloqui insieme<br />
mediatore e counselor. Ci sta capitando le separazioni di famiglie extracomunitarie, qualcosa su cui stiamo<br />
riflettendo, non ci sono molti mussulmani ma qualcuno c‟è ed è davvero un territorio altro dove bisogna<br />
muoversi con estrema delicatezza e se non si hanno le competenze non ci si dovrebbe nemmeno muoversi. Un<br />
servizio bello del territorio e con il quale spesso col<strong>la</strong>boriamo soprattutto nello spazio protetto, abbiamo un<br />
grande servizio di mediatori culturali. È assolutamente nuovo e stiamo s<strong>per</strong>imentando una situazione in cui ci è<br />
stata portata <strong>la</strong> crisi familiare sul<strong>la</strong> base del fatto che lui si è dichiarato <strong>per</strong>sona violenta, alza le mani e <strong>la</strong><br />
massacra di botte... con un bimbo di un anno e non vorrei che capitasse con lui... io e <strong>la</strong> psicoterapeuta ... tengo<br />
d‟occhio le distanze nel setting... è <strong>la</strong> prima volta che ci s<strong>per</strong>imentiamo. Abbiamo una su<strong>per</strong>visione mensile di 4<br />
ore, con il responsabile del<strong>la</strong> EMC di Torino...<br />
555
2.4.3 Intervista all‟o<strong>per</strong>atrice conduttrice del Gruppo di paro<strong>la</strong> (CB2)<br />
“abbiamo scelto il gruppo di paro<strong>la</strong> <strong>per</strong>ché ci pare che possa essere considerato una buona pratica. <strong>per</strong>ché<br />
secondo lei il gruppo di paro<strong>la</strong> può essere considerato tale...?”<br />
Penso che il gruppo di paro<strong>la</strong> possa essere considerato una buona pratica proprio <strong>per</strong> le sue caratteristiche...<br />
<strong>per</strong>mette l‟attivazione dei processi in un gruppo di pari che è facilitato a questo <strong>per</strong> <strong>la</strong> presenza di un facilitatore<br />
es<strong>per</strong>to, questo crea empowerment negli utenti... È un servizio caratterizzato da innovatività, non è ad oggi<br />
diffuso nè conosciuto in tutte le realtà.<br />
Che ruolo ha svolto in P.E.G.A.S.O.?<br />
Ho realizzato e seguito un progetto ad hoc all‟interno di questo servizio, è stata un‟es<strong>per</strong>ienza estemporanea<br />
all‟interno del<strong>la</strong> mia attività di stage nel<strong>la</strong> <strong>la</strong>urea specialistica a Mi<strong>la</strong>no. Avevo fatto <strong>la</strong> formazione con MMSS e<br />
avevo fatto <strong>la</strong> tesi di <strong>la</strong>urea sui gruppi di paro<strong>la</strong>.<br />
L‟es<strong>per</strong>ienza del gruppo di paro<strong>la</strong> non c‟era in Piemonte. Ho scelto questo servizio <strong>per</strong>ché è innovativo e <strong>per</strong>ché<br />
è un servizio pubblico. Durante <strong>la</strong> triennale avevo fatto una tesi sul<strong>la</strong> mediazione familiare.<br />
Ero quindi una stagista e poi il mio ruolo all‟interno del servizio è terminato.<br />
Ho fatto tutto dal<strong>la</strong> promozione al<strong>la</strong> conduzione del gruppo di paro<strong>la</strong>. Ho dovuto venire qui, proporre le cosa,<br />
presentar<strong>la</strong> al servizio, avere un confronto con XXX (<strong>la</strong> responsabile del servizio). Non c‟era un invio da altri<br />
o<strong>per</strong>atori. Ho fatto un vo<strong>la</strong>ntino che è girato <strong>per</strong> i servizi. Abbiamo individuato 6 bambini dai 6 ai 12 anni. Poi<br />
c‟era un bambino piccolo di 5 anni con suo fratello maggiore.<br />
A chi è stato rivolto il gruppo?<br />
A figli di genitori separati, l‟età è stata quindi il criterio del<strong>la</strong> selezione. Individuati i bambini dopo un confronto<br />
con me valutavamo se era possibile l‟inserimento.<br />
Quali sono stati gli obiettivi?<br />
quelli di offrire uno spazio e un tempo <strong>per</strong> mettere paro<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> separazione e sulle vicende familiari, sul<strong>la</strong> storia<br />
del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>; condividere con chi vive contestualmente <strong>la</strong> stessa difficoltà, uscire dall‟iso<strong>la</strong>mento, raccogliere<br />
informazioni, fare domande e magari raccogliere risposte contrastanti.. evitare <strong>la</strong> stigmatizzazione e<br />
normalizzare l‟accadimento.<br />
Da dove è partito il tuo <strong>la</strong>voro e dove secondo te ti ha portato?<br />
Siamo partiti sicuramente da una situazione di curiosità, ma anche di ansia e di preoccupazione <strong>per</strong> questi<br />
bambini e <strong>per</strong> le loro famiglie.... Il punto di arrivo è stata <strong>la</strong> conclusione di questo <strong>per</strong>corso che ha portato<br />
all‟incontro con i genitori e quindi... a mettere insieme le parti e fare vedere cosa è stato fatto... abbiamo creato<br />
una situazione di risposta a un bisogno.... in un contesto... XXX aveva già condotto gruppi di auto mutuo aiuto...<br />
è un interlocutore attento... si è sempre chiesta cosa si poteva fare <strong>per</strong> questi bambini, <strong>per</strong> i loro genitori...<br />
Cosa ti ha aiutato a <strong>per</strong>seguire questi obiettivi?<br />
Sicuramente <strong>la</strong> formazione che avevo avuto, avere delle tecniche e dei fondamenti teorici solidi... Ho avuto <strong>la</strong><br />
possibilità di vedere durante il corso (di formazione) l‟attività che veniva fatta, confrontarmi con l‟es<strong>per</strong>ienza di<br />
o<strong>per</strong>atori che avevano già fatto questa es<strong>per</strong>ienza...<br />
Da chi ti sei sentita supportata in questo <strong>la</strong>voro?<br />
Sicuramente ho avuto grande supporto dai docenti che mi hanno formato sempre disponibili al confronto e al<strong>la</strong><br />
su<strong>per</strong>visione, questo sicuramente. Poi <strong>la</strong> responsabile del servizio che ha preso l‟iniziativa a “scato<strong>la</strong> chiusa”, si è<br />
convinta a fare il progetto... È sempre stata presente <strong>per</strong> il confronto anche se non era con me nel<strong>la</strong> stanza del<br />
gruppo di paro<strong>la</strong>.<br />
Quali sono stati invece gli ostacoli...?<br />
Direi <strong>la</strong> rigidità accademica <strong>per</strong>ché mentre stavo facendo lo stage avevo le sue scadenze, dovevo seguire tutti i<br />
requisiti formali del<strong>la</strong> cosa ma i tempi dei servizi sono ovviamente diversi, le scadenze sono diverse... I servizi e<br />
i progetti sono necessariamente flessibili, vivono in un contesto che ha i suoi tempi, diversi...<br />
La seconda difficoltà è stata l‟ente che ha accettato a scato<strong>la</strong> chiusa il progetto e che ha anche dato spazio <strong>per</strong><br />
interrogarsi al<strong>la</strong> presenza di XXX ma poi chiedeva <strong>la</strong> sua presenza durante il gruppo e il suo controllo....<br />
ovviamente <strong>per</strong>ché siamo in un ente pubblico... e avevano chiesto anche <strong>la</strong> videoregistrazione. XXX ha dovuto<br />
mediare, rendendosi garante dell‟iniziativa... è riuscita a dire che non era possibile, non poteva stare nel<strong>la</strong> stanza<br />
<strong>per</strong>ché non aveva fatto <strong>la</strong> formazione e non si poteva fare <strong>la</strong> videoregistrazione...<br />
556
Qual è stata <strong>la</strong> maggiore soddisfazione che hai avuto da questo <strong>la</strong>voro?<br />
Direi di si, intanto vedere che quasi tutti i bambini tranne uno sono arrivati al<strong>la</strong> fine del <strong>per</strong>corso... Poi il<br />
semplice fatto di vedere insieme tutti i genitori all‟ultimo incontro, metterli insieme e condividere questo<br />
momento... Par<strong>la</strong>re di un tema che di solito separa!... Insieme... Si <strong>per</strong>cepiva l‟ascolto attivo di tutti... E <strong>la</strong><br />
disponibilità emotiva... Il clima che si era creato...<br />
Secondo te ci sono stati degli eventi, dei risultati inattesi nel tuo <strong>la</strong>voro?<br />
Sarebbe veramente interessante capire com‟è andata dopo! È mancato in questo <strong>la</strong>voro il follow up... Anche se è<br />
andata bene... Abbiamo fatto l‟incontro anche con i genitori del bambino che ha <strong>la</strong>sciato il <strong>per</strong>corso... Ci siamo<br />
confrontati, hanno potuto capire che c‟erano delle difficoltà e che forse si dovevano affrontare con un <strong>per</strong>corso<br />
diverso, un intervento specialistico... Cosa che poi è stata fatta... Ma è stato bello... Sono venuti bambini da<br />
comuni distanti... So che <strong>per</strong> un certo <strong>per</strong>iodo due bambini hanno mantenuto i contatti, i legami sono continuati...<br />
Cosa avresti voluto fare... Ma non era possibile...?<br />
Continuare a fare qui i gruppi di paro<strong>la</strong>... Questo servizio offre innovatività e progetti diversi... Sarebbe bello<br />
mantenere questo intervento, vediamo se XXX riuscirà a fare anche lei <strong>la</strong> formazione... E poi così so potrebbe<br />
mantenere questo servizio fisso all‟interno del servizio... E <strong>la</strong>vorare contestualmente genitori e figli.... Dare più<br />
risposte ai bambini...<br />
Il gruppo di paro<strong>la</strong> dà risposte a situazioni di difficoltà che i servizi non darebbero... I servizi purtroppo si<br />
attivano solo su situazioni ec<strong>la</strong>tanti, ci sono i neuropsichiatri... .... Non c‟è ancora risposta a questo disagio che<br />
rimane quindi sco<strong>per</strong>to <strong>per</strong>ché non visto...<br />
È stato efficace questo <strong>la</strong>voro?<br />
Sì!, <strong>per</strong>mette di par<strong>la</strong>re, di non fare finta che va tutto bene... E i risultati ci sono stati, <strong>per</strong> esempio <strong>la</strong> bambina che<br />
è tornata a casa dal gruppo ha chiesto al<strong>la</strong> mamma: “spiegami bene, dimmi quando devo prendere lo zaino <strong>per</strong><br />
andare dal papà e quando devo stare con te” aveva bisogno di conoscere cosa succedeva nel<strong>la</strong> settimana, voleva<br />
sa<strong>per</strong>lo anche lei... Si me lo hanno raccontato i genitori durante l‟incontro...<br />
Tranne che <strong>per</strong> 2 genitori che non sono venuti, c‟è stata <strong>la</strong> possibilità di avere tutti i colloqui di coppia, anche<br />
XXX era presente e questo non è stato un problema, anzi. L‟avevano vista di più, <strong>la</strong> conoscevano... Abbiamo<br />
fatto 4 colloqui... È stato usato questo spazio <strong>per</strong> affrontare tante questioni, hanno chiesto suggerimenti, hanno<br />
detto che sarebbero tornati in mediazione... Ma <strong>la</strong> cosa bel<strong>la</strong> è che i genitori li abbiamo visti insieme, erano<br />
insieme e i colloqui li abbiamo gestiti tranquil<strong>la</strong>mente... Abbiamo preso tantissimi spunti...<br />
Ci sono stati tanti benefici...<br />
Si <strong>per</strong> i bambini che hanno potuto par<strong>la</strong>re, autorizzarsi a dire delle cose... Ma anche <strong>per</strong> chi ha interrotto, ha<br />
portato <strong>la</strong> sua rabbia e le sue difficoltà. Si è visto come non si può fare finta di niente e che si può par<strong>la</strong>re... E poi<br />
sono uscite anche le strategie! E i suggerimenti se li sono dati i bambini nel gruppo, un bambino ha detto:<br />
“quando li senti ur<strong>la</strong>re così tanto... E lo dicevano a un bambino che aveva i genitori che vivevano ancora in casa<br />
insieme... E con una naturalezza veramente spiazzante... Mettiti l‟i-pod nelle orecchie così non li senti! Poi <strong>la</strong><br />
difficoltà di francesca con gli zaini, un bambino le ha detto: “prendili tutti e due!”... E poi hanno coniato il<br />
termine rimatrimoniamento, una loro paro<strong>la</strong> che abbiamo scritto sul cartellone... Il rimatrimoniamento di papà!<br />
Ma anche <strong>per</strong> i genitori, l‟occasione di riprendere delle questioni ancora a<strong>per</strong>te, non affrontate con i figli.... E poi<br />
di discutere come coppia e di portare veramente in salvo il legame genitoriale...<br />
Sono stati coinvolti altri soggetti del<strong>la</strong> rete dei destinatari dell‟intervento, dei bambini e delle famiglie...?<br />
No ma <strong>per</strong> scelta. Per esempio qualcuno ha scelto di portare <strong>la</strong> compagna all‟ultimo incontro ed è stato detto<br />
ovviamente di no <strong>per</strong>ché è importante <strong>per</strong> il bambino che non ci sia. Poi <strong>per</strong>ò di fatto una volta questa compagna<br />
ha accompagnato il bambino a un incontro, si è attivata ma in modo non diretto, può essere un‟attivazione<br />
indiretta....<br />
Quindi un ulteriore beneficio...<br />
Si <strong>per</strong> i bambini comunque poter mettere paro<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> cosa, vedere che questa è una fase che si può su<strong>per</strong>are e<br />
che non è necessariamente negativa, accorgersi che non si è da soli e condividere del<strong>la</strong> strategie; si i benefici<br />
maggiori sono stati comunque sui bambini. Erano comunque situazioni in cui i genitori erano già a<strong>per</strong>ti e attenti,<br />
alcuni già venivano in mediazione familiare... Due madri sono assistenti sociali...<br />
È aumentato il senso di autoefficacia dei destinatari dell‟intervento?<br />
Si loro erano i protagonisti! Sempre sono stati attivi nelle attività che abbiamo fatto. Poi l‟autoefficacia si vede<br />
nel tempo, nel medio termine.. Secondo me <strong>la</strong> presa in carico delle questioni è un indicatore di efficacia.<br />
557
È stato facile accedere al gruppo?<br />
Sì una volta trovate le <strong>famiglia</strong> si, è un servizio pubblico e l‟unica restrizione è stata l‟età...<br />
C‟è stata <strong>la</strong> possibilità di <strong>la</strong>vorare in equipe, com‟è stata <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra di voi in termini di fiducia,<br />
coo<strong>per</strong>atività, reciprocità?<br />
Sì con XXX, il confronto, il supporto... e il rapporto è stato senz‟altro positivo... Avevo proposto <strong>la</strong> cosa che è<br />
stata accettata a scato<strong>la</strong> chiusa! e l‟abbiamo attivata in poco tempo, grande coo<strong>per</strong>azione... c‟era... <strong>la</strong> conoscevo<br />
<strong>per</strong>ché le avevo fatto un‟intervista durante <strong>la</strong> triennale sul<strong>la</strong> mediazione familiare...<br />
Sei stata soddisfatta del <strong>la</strong>voro svolto?<br />
Si! Ho avuto soprattutto l‟opportunità di spendere il ruolo non solo di assistente sociale! Di provare <strong>la</strong> mia<br />
professionalità con una veste diversa! Lavoro nel<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> nel territorio, allontaniamo i bambini.... Ma con loro<br />
poi non <strong>la</strong>voro, non è diretto con i bambini, qui si con il gruppo di paro<strong>la</strong>... Sì sono stata molto contenta di<br />
<strong>la</strong>vorare qui...<br />
Pensi che chi ha partecipato al gruppo sia stato contento, soddisfatto del tuo <strong>la</strong>voro?<br />
Sì direi che lo posso dire <strong>per</strong>ché sono stati presenti all‟ultimo incontro, c‟erano insieme sia i genitori che i<br />
bambini, e poi sono venuti ai colloqui. Ma non ci sono purtroppo rimandi più a lungo termine...<br />
E il futuro... Per i gruppi si paro<strong>la</strong>...<br />
Se XXX fa <strong>la</strong> formazione si può ripetere, sarebbe una bellissima risorsa <strong>per</strong> il servizio... ma anche forse si<br />
potrebbe propor<strong>la</strong> privatamente.... Penso che sia un <strong>la</strong>voro che preserva <strong>la</strong> salute mentale degli o<strong>per</strong>atori, non si<br />
può fare sempre <strong>la</strong> stessa cosa... cambiare, alternare. Il grippo di paro<strong>la</strong> ha futuro, dovrebbe avere spazi nei<br />
servizi pubblici e l‟impulso è stato dato recentemente ai servizi <strong>per</strong> le famiglie, vedremo! È una risorsa preziosa<br />
nei centri <strong>per</strong> le famiglie a fianco del<strong>la</strong> mediazione familiare, forse anche si potrebbe proporre nel privato...<br />
2.4.4 Intervista a un genitore (CB3)<br />
Se pensa all‟intervento Gruppo di Paro<strong>la</strong> a cui hanno partecipato .... E T. qual è stato l‟aspetto più positivo<br />
dell‟intervento, <strong>la</strong> cosa più significativa?<br />
Che non par<strong>la</strong>va assolutamente del<strong>la</strong> cosa e <strong>la</strong> evitava, in qualche modo, ha fatto capire che comunque lì aveva<br />
trovato un ambiente positivo in cui si par<strong>la</strong>va di una cosa che <strong>la</strong> metteva in difficoltà, mentre .... Che è più<br />
grande anche quando avevamo par<strong>la</strong>to con il suo papà che diceva che voleva uscire di casa aveva pianto e che<br />
comunque in qualche modo aveva par<strong>la</strong>to... T. invece si era messa a giocare, aveva fatto delle altre cose,<br />
probabilmente aveva ascoltato, <strong>per</strong>ò cercava di difendersi, di iso<strong>la</strong>rsi in questa maniera. Abbiamo visto che dopo<br />
questa cosa... Non è che ne par<strong>la</strong>sse <strong>per</strong>ò ha voluto che appendessimo il suo diplomino, in qualche modo era<br />
contenta di andare agli incontri. Abbiamo avvertito comunque... Parlo al plurale <strong>per</strong>ché poi abbiamo condiviso<br />
questa cosa anche con il papà non so se <strong>per</strong> farmi contenta in qualche modo... Mi ha dato <strong>la</strong> stessa sensazione...<br />
Quindi ne ha beneficiato soprattutto T., <strong>la</strong> seconda che aveva 7 anni. Ma con ....... Va bè lui è quello che<br />
comunque è il più critico, che ne par<strong>la</strong>, quello che di tanto in tanto ancora piange forse <strong>per</strong>ché è più emotivo con<br />
me o forse <strong>per</strong>ché è più grande o ha un suo modo un pochino più spontaneo di comunicare.<br />
Mi è sembrato che il fatto di su<strong>per</strong>are una barriera con i grossi silenzi di T., poi va beh <strong>la</strong> giornata quel<strong>la</strong> dove<br />
c‟è stata <strong>la</strong> convocazione con tutti i genitori dove loro hanno letto <strong>la</strong> loro letterina, anche quel<strong>la</strong> T. ha voluto che<br />
l‟appendessimo; quel<strong>la</strong> è una cosa che a noi tutti è piaciuta, ci ha dato un senso di rassicurazione... Mentre tutti<br />
gli altri incontri bene o male vedevo che ne uscivano abbastanza tranquilli e contenti, ma non c‟era modo non<br />
c‟era dialogo non mi raccontavano nul<strong>la</strong>, dopo l‟ultimo incontro che hanno letto <strong>la</strong> letterina lei ha voluto che<br />
l‟appendessimo sul<strong>la</strong> porta dell‟anticamera, abbiamo appeso il diplomino... Ci ha tenuto che in qualche modo<br />
fosse in vista come cosa.<br />
Secondo lei ci sono stati aspetti di difficoltà?<br />
No, di che tipo?, no, no, sto pensando... Tranne il fatto forse, cose pratiche tipo quel giorno ti porta <strong>la</strong> mamma ti<br />
riprende il papà, con chi sono?, forse anche <strong>per</strong>ché in quel momento eravamo ancora in una fase iniziale,<br />
eravamo in difficoltà un po‟ <strong>per</strong> tutto, <strong>per</strong> quello e <strong>per</strong> altre cose, non mi sembrava che gli incontri portassero<br />
difficoltà quanto proprio una riogranizzazione generale che andava rivista...<br />
Secondo lei <strong>la</strong> partecipazione al gruppo di paro<strong>la</strong> ha portato qualche modifica nel<strong>la</strong> sua <strong>famiglia</strong>?<br />
Modifica... Abbiamo iniziato a par<strong>la</strong>rne soprattutto con chi... Ossia appunto pensavo si fosse iso<strong>la</strong>to dal<br />
problema, con T..<br />
558
Me ne ha già par<strong>la</strong>to ...ha visto qualche cambiamento nei suoi figli?<br />
Anche se tutt‟ora <strong>per</strong>siste <strong>la</strong> chiusura, ultimamente mi mette sempre al<strong>la</strong> prova, <strong>per</strong>ò in qualche modo è stata ...<br />
Si apre una porta, l‟oT.asione di tornare sul discorso trovarsi con altri bambini che si trovavano nel<strong>la</strong> stessa<br />
condizione anche se non li conosciamo, <strong>per</strong>ò forse le ha dato <strong>la</strong> possibilità... O forse di trovare una scusa di<br />
par<strong>la</strong>re ulteriormente del<strong>la</strong> separazione, di una difficoltà anche di noi grandi, che non è che diciamo “oggi<br />
parliamo di questa cosa”, è stato un modo <strong>per</strong> continuare a par<strong>la</strong>rne e di ritornare sull‟argomento, anche <strong>per</strong> noi<br />
Per consigliare il gruppo di paro<strong>la</strong> quali parole userebbe?<br />
Ma <strong>per</strong> riassumerlo? Ehm, sicuramente parole come condivisione con altri ragazzi <strong>per</strong>ché questa è una cosa che<br />
secondo me... Il fatto di mettere insieme una letterina, che ognuno dicesse <strong>la</strong> sua, questa cosa è una cosa che<br />
secondo me è positiva, quindi <strong>la</strong> condivisione con altre <strong>per</strong>sone con lo stesso problema, ma anche <strong>la</strong> condivisione<br />
di noi adulti, ognuno ha detto <strong>la</strong> sua frase, lì era proprio un condividere, ognuno raT.ontava <strong>la</strong> sua, gli altri<br />
raT.ontavano <strong>la</strong> loro, dicevo beh sì hanno ragione, anche io... Sono rimasta colpita anche da frasi di altri,<br />
sicuramente condivisione sia <strong>per</strong> i ragazzi che <strong>per</strong> noi genitori.<br />
Chi oltre a voi è stato coinvolto nell‟intervento?<br />
Fondamentalmente noi, io e papà. E i ragazzi.<br />
Pensa che potrei contattare anche il papà dei ragazzi...?<br />
Questa cosa non lo so, penso che sia abbastanza contento anche lui, non lo so, non posso par<strong>la</strong>re <strong>per</strong> lui, io ne<br />
sono contenta anche quando ci sono <strong>per</strong>sone con gli stessi problemi io faccio pubblicità...; sono rimasta molto<br />
colpita anche del<strong>la</strong> mediazione in generale una cosa che ci ha aiutato veramente tanto anche se le difficoltà<br />
<strong>per</strong>sistono, ci sono i vari problemi, equilibri da sistemare, comunque aiuta <strong>per</strong>ché trovi un modo <strong>per</strong> affrontare i<br />
momenti più difficili. Poi il tempo è un‟ottima terapia ... Però mi sono sentita anche di consigliarlo alle <strong>per</strong>sone<br />
che conosco anche se ognuno vive <strong>la</strong> sua realtà e le sue difficoltà, rapporti difficoltosi da gestire, il mio da come<br />
mi raccontano tutti è una situazione nonostante infelice mi hanno detto meno problematica di tante altre, <strong>per</strong>ò<br />
sicuramente ha aiutato tutto ad essere meno problematica, sicuramente gli incontri hanno aiutato al<strong>la</strong> grande.<br />
Sono veramente contenta mi piacerebbe che tutti... La gente mi guarda c‟è ancora un ignoranza sull‟argomento,<br />
<strong>la</strong> gente va mandata dal tribunale... Andarci prima è veramente importante possono realizzarsi cose che possono<br />
sembrare veramente ovvie... .... ....<br />
[.... Saluti e ringraziamenti]<br />
2.4.5 Intervista a un genitore (CB4)<br />
Devo mandare indietro nel tempo <strong>la</strong> mente <strong>per</strong>ché i ricordi sono un po‟ sbiaditi...<br />
Se pensa all‟intervento del Gruppo di Paro<strong>la</strong> a cui ha partecipato R. qual è stato l‟aspetto più positivo<br />
dell‟intervento, <strong>la</strong> cosa più significativa?<br />
Proprio il fatto di trovarsi in gruppo, che R. sentisse che <strong>la</strong> sua situazione non era l‟unica, ma che altri bimbi<br />
passassero attraverso un <strong>per</strong>iodo di riassestamento familiare e di modificazione, che si aprivano nuovi scenari e<br />
che si condividevano delle emozioni; <strong>per</strong> lei è stata prevalentemente un‟emozione di tristezza, altri riportavano<br />
dei grossi conflitti comunque di tensioni genitoriali molto più forti <strong>per</strong>ò lei si è sentita comunque non so<strong>la</strong> a<br />
vivere un‟es<strong>per</strong>ienza di separazione dei genitori di sentire che c‟erano altri bimbi e che se ne poteva par<strong>la</strong>re.<br />
Poi comunque anche <strong>la</strong> conduzione, questa <strong>per</strong>sona era comunque molto attenta, usava dal<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> al disegno,<br />
anche strumenti diversi letture... tanto è vero che quando si è concluso R. mi chiedeva se sarebbe tornata ancora,<br />
si...<br />
Secondo lei ci sono stati aspetti di difficoltà?<br />
Difficoltà? allora R. non riusciva tanto a identificarsi nelle emozioni degli altri, erano tutti maschietti solo lei<br />
femminuccia e solo un maschietto del<strong>la</strong> sua età, gli altri erano un po‟ più grandi, lei aveva 6 anni, e quindi questo<br />
elemento c‟era che non ci fossero altre presenze femminili, tanto che lei le prime volte chiedeva a sua sorel<strong>la</strong> di<br />
entrare e quindi sentire legami tra fratelli e sorelle che in questi momenti di criticità sono forti e chiedeva al<strong>la</strong><br />
sorel<strong>la</strong> di entrare, oppure le raccontava di cosa avevano par<strong>la</strong>to e fatto; se ci fosse stata un‟altra bimba o anche<br />
maschietti ma del<strong>la</strong> sua età, gli altri avevano 8,9,10 anni, lei e Daniele erano i più piccoli...<br />
Secondo lei <strong>la</strong> partecipazione al gruppo di paro<strong>la</strong> ha portato qualche modifica nel<strong>la</strong> sua <strong>famiglia</strong>?<br />
Ha aiutato noi pensare che ci fosse questa proposta nel <strong>per</strong>iodo in cui noi stavamo attraversando <strong>la</strong> separazione,<br />
pensare che ci fosse un aiuto al<strong>la</strong> bimba, ci fosse un posto in cui lei poteva o raccontare o ascoltare, comunque<br />
confrontarsi con quell‟es<strong>per</strong>ienza anche al di là di noi che magari con i genitori non tira fuori e magari in un<br />
contesto esterno, poi è un luogo bello, ben arredato, accogliente e lei sapeva che era uno spazio <strong>per</strong> lei e in<br />
559
questo modo noi, attraverso quel servizio, <strong>la</strong> stavamo aiutando proprio <strong>per</strong>ché era un <strong>per</strong>iodo difficile del<strong>la</strong> sua<br />
vita e del<strong>la</strong> nostra vita. Non so quali modifiche, sicuramente sa<strong>per</strong>e che c‟è un posto in cui uno pò affidare quel<strong>la</strong><br />
sofferenza lì è buona cosa<br />
...Ha visto qualche cambiamento in R.?<br />
Era molto contenta <strong>per</strong> esempio l‟ultimo giorno quando siamo andati entrambi a questa festiccio<strong>la</strong> finale,<br />
qualche tempo dopo poi c‟era... se ne può par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> separazione, c‟era un altro bimbo del<strong>la</strong> sua c<strong>la</strong>sse che si è<br />
separato <strong>per</strong> cui le veniva in mente P.E.G.A.S.O.. Quando parliamo del<strong>la</strong> mia amica XXX, del<strong>la</strong> mia collega, lei<br />
si ricorda di quel posto lì e quindi come dire è un luogo che ricorda. Abbiamo a casa <strong>la</strong> cartellina con i suoi<br />
disegni, ci sono spunti bibliografici, se ne par<strong>la</strong> in generale delle <strong>famiglia</strong> che sia adozione, affidamento, chiede.<br />
Ha a<strong>per</strong>to un po‟ un canale di comunicazione?<br />
Sì sia quello, sia poi una disponibilità un po‟ nostra a par<strong>la</strong>rne.<br />
Per consigliare il gruppo di paro<strong>la</strong> quali parole userebbe?<br />
[ride] mah! <strong>per</strong>ché in genere si fanno <strong>la</strong>vori sugli adulti con gli adulti. Però poter <strong>per</strong>mettere ai bambini <strong>per</strong><br />
esempio... c‟è un libro che stanno usando ultimamente in c<strong>la</strong>sse che io ho portato a scuo<strong>la</strong> che si chiama<br />
l‟Arcobaleno dei sentimenti e delle emozioni, in generale poter dar voce a quel<strong>la</strong> parte lì, quindi non riuscirei a<br />
trovare una paro<strong>la</strong> che lo descrive, ma lo vedo come un contesto comunque utile, secondo me è un‟es<strong>per</strong>ienza<br />
che potrebbero replicare a P.E.G.A.S.O., dipende anche un po‟ da che momento sta attraversando il bambino o <strong>la</strong><br />
bambina, come si inserisce nell‟es<strong>per</strong>ienza, io ho trovato che R. ne trovasse giovamento, è sempre andata, ha<br />
garantito una presenza costante, devono un po‟ crederci gli adulti e devono sentire che gli adulti stanno facendo<br />
qualcosa <strong>per</strong> i loro figli <strong>per</strong>ché spesso invece nel marasma del<strong>la</strong> separazione si sta male, non è .... sui<br />
bambini...da parte mia comunque ho provato sia <strong>la</strong> terapia di coppia, che il gruppo di paro<strong>la</strong>, mi è sembrato<br />
comunque di avere fare un pezzo di strada, da lì c‟è <strong>la</strong> possibilità comunque sempre grazie a quel contesto,<br />
grazie al<strong>la</strong> mia formazione, di mettere in paro<strong>la</strong> come stiamo; poi di eventi critici comunque uno ne attraversa<br />
e... <strong>per</strong>ò si non mi dispiacerebbe se ci fosse una situazione simile, magari coinvolgere <strong>la</strong> picco<strong>la</strong>, pensare che<br />
P.E.G.A.S.O. lo fa è importante anche <strong>per</strong>ché ormai le separazioni sono tante, se ci fossero altri... va bene una<br />
cosa non troppo lunga, che si giocasse in non troppi incontri, certo le <strong>per</strong>sone che sono lì condividono lo steso<br />
problema si conoscono, quindi non è facile creare il gruppo, <strong>per</strong>mettere quel<strong>la</strong> confidenza che <strong>per</strong>mette di<br />
esprimersi anche su temi così dolorosi, <strong>per</strong>ò è un‟es<strong>per</strong>ienza che consiglierei<br />
Chi oltre a voi è stato coinvolto nell‟intervento?<br />
Ossia?<br />
Pensa che potrei contattare anche il papà dei ragazzi...?<br />
Sì credo di sì, XXX me lo aveva detto e io gli avevo detto che sarebbe stato contattato.<br />
Poi è stata bel<strong>la</strong> questa lettera finale, il fatto che abbiano coinvolto entrambi poi magari l‟accompagnamento l‟ho<br />
fatto più io, lei raccontava a papà è importante avere comunque l‟ascolto dei suoi genitori...<br />
[.... saluti e ringraziamenti]<br />
2.4.6 Intervista a un genitore (CB5)<br />
Se pensa all‟intervento gruppo di paro<strong>la</strong> a cui ha partecipato M. qual è stato l‟aspetto più positivo<br />
dell‟intervento, <strong>la</strong> cosa più significativa?<br />
Ha partecipato due anni fa... Quello che diceva M. <strong>la</strong> conoscenza con altri bambini che vivono <strong>la</strong> stessa<br />
situazione chi in modo più complicato, chi più semplice <strong>per</strong>ò... Condividere, conoscere altri e condividere<br />
Ha visto qualche cambiamento in M. dopo <strong>la</strong> partecipazione al gruppo?<br />
Sì qualche cambiamento sì, <strong>la</strong> sera riuscivamo a par<strong>la</strong>rne, a chiacchierare ... Era molto più tranquil<strong>la</strong>, <strong>la</strong> sera<br />
potevamo par<strong>la</strong>re di queste cose e ogni tanto quando aveva voglia tirava fuori ... Ancora adesso spesso al<strong>la</strong> sera<br />
ne parliamo...<br />
Ha migliorato <strong>la</strong> possibilità di par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> separazione dei genitori?<br />
Sì. L‟ha vissuto come non un segreto da tenere, una cosa di cui non si può par<strong>la</strong>re, almeno con me e con <strong>la</strong><br />
mamma ne par<strong>la</strong> un po‟<br />
Secondo lei ha portato qualche modifica nel<strong>la</strong> sua <strong>famiglia</strong>?<br />
Le modifiche si soprattutto quel<strong>la</strong> che lei riesce a par<strong>la</strong>re un po‟ di più , lei ha i suoi tempi prima di par<strong>la</strong>re delle<br />
cose, poi mi sono accorto che par<strong>la</strong>va un po‟ di più.<br />
560
Ci sono aspetti negativi di questo intervento, o aspetti di difficoltà?<br />
Negativi non so, spesso M. era colpita dal fatto che c‟erano altri suoi compagni che vivevano situazioni molto<br />
conflittuali in <strong>famiglia</strong> quindi erano molto agitati e tristi, invece nel suo caso <strong>per</strong> fortuna non era così <strong>per</strong>ò... Poi<br />
<strong>per</strong>ò forse l‟ha aiutata a dire “a me non è andata così male”, comunque ha avuto un incontro con <strong>la</strong> realtà<br />
difficile con altri bimbi e di questo ne ha potuto par<strong>la</strong>re con noi. Non ci sono altre cose negative... Forse gli orari<br />
<strong>per</strong>ché coincideva con i suoi orari di ginnastica... Diceva uffa, poi quando era lì aveva piacere e andava<br />
volentieri...<br />
Per consigliare il gruppo di paro<strong>la</strong> quali parole userebbe?<br />
Par<strong>la</strong>re è giusto e i bimbi spesso devono essere spronati anche a par<strong>la</strong>re, M. è una bimba che fa fatica,<br />
sicuramente è un buon posto, quindi non aver paura di par<strong>la</strong>re!<br />
Chi oltre a voi è stato coinvolto nell‟intervento?<br />
No dice del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>? No solo io e <strong>la</strong> mamma di M.<br />
2.4.7 Intervista a un genitore (CB6)<br />
D. ha partecipato nel novembre/dicembre 2008…<br />
Se pensa al gruppo di paro<strong>la</strong> a cui ha partecipato D. qual è stato l‟aspetto più positivo dell‟intervento, <strong>la</strong> cosa<br />
più significativa?<br />
D. non era pronto in quel momento. La cosa positiva è che ha visto altri bambini nel<strong>la</strong> situazione simile al<strong>la</strong> sua,<br />
ecco quindi ci può essere questa sensazione di non essere l‟unico.<br />
Quali sono secondo lei gli aspetti di difficoltà...?<br />
Gli aspetti di difficoltà dipendono dal fatto che eravamo a ridosso del<strong>la</strong> separazione, quindi era ancora<br />
abbastanza fresca era avvenuta a giungo del 2008, quindi D. non era pronto, non riusciva a stare in gruppo, non<br />
riusciva a condividere con gli altri, in realtà era molto agitato e … è lui stesso non ha più voluto andare, aveva<br />
ragione <strong>per</strong>ché non aveva ancora e<strong>la</strong>borato a sufficienza a tal punto da poterne par<strong>la</strong>re con un gruppo, con<br />
qualcun altro…<br />
Cosa avete pensato di fare?<br />
Da marzo 2009 a tutt‟oggi è seguito da una terapeuta individualmente, probabilmente adesso sarebbe pronto,<br />
potrebbe esser pronto. Devo dire che è rimasto un po‟ segnato, non lo ricorda volentieri nel senso che non<br />
ricorda in maniera positiva il gruppo di paro<strong>la</strong>. Dice: dobbiamo ancora andare in quel pa<strong>la</strong>zzo?<br />
Glielo chiede?<br />
È successo quando dovevamo iniziare con <strong>la</strong> terapia e lui mi ha detto: ma mi porti ancora in un pa<strong>la</strong>zzo? Ma mi<br />
devi portare in tutti i pa<strong>la</strong>zzi che esistono...? No, andiamo pian pianino, poi si gioca, poi in realtà è andata... Però<br />
capita che faccia qualche accenno. Oppure, io sono amica di D. (responsabile sevizio pegaso) e quindi lui ha<br />
dovuto su<strong>per</strong>are un po‟ il collegamento che aveva fatto, <strong>la</strong> figura di D. e quell‟es<strong>per</strong>ienza. D. è un riferimento<br />
diverso. Potrei dire che fatto in un momento sbagliato è una carta sprecata purtroppo, peccato...<br />
È stato peggio, <strong>per</strong>ò d‟altro canto mi ha <strong>per</strong>messo di dire che il fatto che non era andata bene non significasse<br />
che non ci fosse bisogno di par<strong>la</strong>rne e avremmo trovato il modo migliore… <strong>per</strong>ché se uno fa così fatica vuole<br />
dire che ha proprio bisogno di pensarci su, di digerire pian piano le cose e allora che avremmo trovato una strada<br />
che sarebbe andata bene <strong>per</strong> lui.<br />
Dice abbiamo, <strong>per</strong>ché anche il papà di D. ha potuto coinvolgersi...?<br />
Diciamo <strong>la</strong> verità il papà di D. non era... Io gli avevo già proposto una terapia su D.... Anche se il problema<br />
siamo noi non è D. <strong>per</strong>ò avevo detto al papà che secondo me D. faceva fatica e aveva bisogno che qualcuno lo<br />
vedesse e ci desse delle indicazioni a me e a lui su come gestire le cose sarebbe stato opportuno. Il papà mi ha<br />
detto assolutamente di no e quindi il gruppo di paro<strong>la</strong> è stato una cosa su cui il papà ha detto sì <strong>per</strong>ché aveva già<br />
detto no sull‟altra via e quindi non se l‟è sentita di dire no anche su questo. Essendo andata così questa<br />
es<strong>per</strong>ienza, avendo avuto il rimando da x (dal<strong>la</strong> conduttrice del gruppo) che forse era opportuno trovare uno<br />
spazio diverso individuale, allora poi ha <strong>la</strong>sciato che facessi, diciamo così... Però mi sto interessando io e vado<br />
avanti io...<br />
A quanti incontri ha partecipato D.?<br />
Mi sembra 2 o 3... Proprio pochi non è proprio riuscito ad andare oltre, non era il momento<br />
561
Pensa che potrebbe essere una risorsa che consiglierebbe a qualcuno, quali parole utilizzerebbe?<br />
Sì, non va bene sempre, potrei dire questo, mi sembra un‟ottima cosa che i bambini possano trovare del<strong>la</strong><br />
solidarietà tra di loro e vedere che c‟è modo e modo di separarsi, <strong>per</strong> apprezzare le cose positive che magari si<br />
danno <strong>per</strong> scontate e <strong>per</strong> carità anche le cose negative... Vabè uno spirito critico sul<strong>la</strong> propria vicenda e<br />
attraverso <strong>la</strong> solidarietà di pari, di coetanei... Mi sembra che sia un‟ottima cosa, <strong>per</strong>ò bisogna comunque che...<br />
Non in un primo momento, bisogna che dei pensieri e delle e<strong>la</strong>borazioni sul<strong>la</strong> separazione siano già state fatte<br />
altrimenti è una pressione in più... Perché D. non ce <strong>la</strong> faceva, si sentiva... Era troppo sollecitato quindi... Non ...<br />
Era pronto...<br />
In questo <strong>la</strong>voro eravate coinvolti D., lei e il papà?<br />
Il papà è poi venuto al<strong>la</strong> restituzione ... Io ho accompagnato D. agli incontri e il papà è venuto al<strong>la</strong> restituzione...<br />
È servito <strong>per</strong>ché non desse il veto, pur non essendo convinto e non ritenendolo necessario <strong>per</strong>ché era molto<br />
intimorito, pensava che lo psicologo fosse un manipo<strong>la</strong>tore di <strong>per</strong>sonalità di carattere mentre il bambino ce <strong>la</strong><br />
deve fare da solo, aveva timore che questo intervento potesse indebolire il carattere di D., ss ha precisato alcune<br />
cose e poi in realtà è stato possibile iniziare. Anche bene così!<br />
Grazie...<br />
S<strong>per</strong>o che serva, davvero <strong>per</strong> utilizzare al meglio questo strumento, è bel<strong>la</strong> come pensata, <strong>per</strong>ò appunto non va<br />
bene sempre...<br />
Pensa che potrei contattare anche il papà?<br />
Il papà di D. non credo potrebbe esser disponibile... Credo proprio di no soprattutto in questo momento....<br />
2.4.8 Intervista a un genitore (CB7)<br />
Se pensa al gruppo di paro<strong>la</strong> a cui ha partecipato N. secondo lei quel‟è stato l‟aspetto più positivo del<strong>la</strong><br />
partecipazione a questo <strong>per</strong>corso?<br />
La condivisione, penso che lui ha trovato un posto in cui ha potuto esprimere liberamente e con <strong>per</strong>sone che<br />
condividevano <strong>la</strong> stessa situazione e il suo stato d‟animo. Nel senso che lui si è potuto aprire liberamente cosa<br />
che magari lui fa più fatica a fare con noi o in altri ambienti...<br />
Lei ha visto dei cambiamenti in N. dopo aver partecipato al gruppo?<br />
Diciamo che ho visto lui contento di esserci stato, anche <strong>per</strong>ché lui aveva più es<strong>per</strong>ienza del<strong>la</strong> situazione e quindi<br />
si è sentito forte nel vendere questa sua maggiore es<strong>per</strong>ienza, <strong>per</strong>ò nei mesi successivi non ha potuto godere dei<br />
benefici avuti <strong>per</strong> dei momenti un po‟ critici che hanno in parte limitato i benefici che ne aveva tratto, <strong>per</strong>ò<br />
l‟es<strong>per</strong>ienza è stata positiva<br />
Quanti anni aveva suo figlio quando ha partecipato al gruppo?<br />
Era 2 anni fa, ne aveva 9, era il più grande anche come anzianità di servizio! Dalle problematiche trattate! Da<br />
quello che mi diceva, gli è piaciuto, era stato contento <strong>per</strong>ché aveva quell‟es<strong>per</strong>ienza da vendere! ... È riuscito a<br />
farsi guida <strong>per</strong>ché, proprio <strong>per</strong>ché lui... Gli altri erano proprio freschi, vivevano il problema da mesi, qualcuno da<br />
ancora di meno, lui invece ormai erano anni che coesisteva con <strong>la</strong> problematica e quindi in questi incontri si è<br />
fatto un po‟, tra virgolette, il papà degli altri e questo da tanti punti di vista è molto positivo <strong>per</strong>ché lui quando<br />
riesce a ingranare, socializza molto e si dà molto e quindi era stato positivo, l‟avrei fatto rifare se fosse capitata<br />
l‟occasione!<br />
Ha invece visto aspetti di difficoltà in questo intervento?<br />
No, ni, nel senso che <strong>la</strong> difficoltà più grossa l‟ho vista nell‟ultimo incontro con i genitori, in quelli che erano<br />
freschi diciamo, non sono riusciti a tenere in alcuni casi <strong>la</strong> conflittualità fuori dal<strong>la</strong> situazione, e quindi questo è<br />
stato un po‟... Ho visto alcuni bambini che erano un po‟ s<strong>per</strong>si, non ... Secondo me è stato gestito bene, <strong>per</strong>ché i<br />
bambini hanno legato molto tra loro, si ricordavano, si conoscevano, sono stati molto partecipi; qualche genitore<br />
non ha messo <strong>la</strong> dovuta serietà nell‟ultimo incontro, questo era <strong>la</strong> mia opinione.<br />
Se quello che posso dire, un mio suggerimento, io fare un incontro con solo i genitori prima dell‟incontro con i<br />
ragazzi, non so si <strong>per</strong>de in spontaneità dei genitori ma si eviterebbe una leggerezza dei genitori, alcune<br />
leggerezze, che .... Alcuni genitori non danno il giusto peso all‟incontro mentre se fossero preparati prima<br />
potrebbero arrivare consapevoli del<strong>la</strong> serietà del momento non <strong>per</strong>dendo quell‟unica occasione che hanno,<br />
<strong>per</strong>ché mi sembra che i genitori hanno avuto quell‟unica occasione <strong>per</strong> dire <strong>la</strong> sua, non ce ne sono state altre, <strong>per</strong><br />
dire <strong>la</strong> sua e non sprecar<strong>la</strong>. Ho visto frasi che come dire, non hai colto! Quindi farei un incontro preventivo <strong>per</strong><br />
evitare questa cosa qua. Per il resto a me è piaciuto come è stato gestito, le cose fatte, le cose che hanno fatto i<br />
ragazzi, <strong>per</strong> il resto si, non è una cosa negativa, ma l‟unico suggerimento che darei è questo ecco.<br />
562
Ha visto delle modifiche nel<strong>la</strong> sua <strong>famiglia</strong>?<br />
No anche <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> mia era stata già abbastanza modificata! N. era rientrato in una <strong>famiglia</strong> quando aveva già<br />
una sorellina e un altro in arrivo, e quindi lui aveva già un contesto... Non so se... Questo incontro ha cambiato le<br />
cose dentro di lui, da fuori si è visto poco.<br />
Ha potuto par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> partecipazione al gruppo?<br />
Sì raccontava anche dopo ogni singolo incontro <strong>la</strong> sua es<strong>per</strong>ienza e ne era contento. Quando doveva andare era<br />
contento, <strong>per</strong>ò a posteriori non so cosa sia rimasto, anche incapacità mia di vederlo, <strong>per</strong>ò ... Non ho saputo<br />
vederlo, sicuramente gli piaceva <strong>per</strong>ché andava volentieri<br />
Se dovesse consigliare il gruppo di paro<strong>la</strong> quali parole userebbe?<br />
Cercando di essere conciso, direi mandatelo <strong>per</strong> lui! È qualcosa <strong>per</strong> lui, è forse l‟unico posto nonostante a scuo<strong>la</strong><br />
e con gli amici abbia <strong>per</strong>sone con quel<strong>la</strong> situazione, qui è l‟unico posto dove lui è al centro dell‟attenzione e al<br />
centro dell‟attenzione insieme a lui c‟è il suo problema! Perché nonostante loro abbiano gli amici, insomma<br />
purtroppo ormai sono in tanti, lì è l‟unico posto che è con <strong>per</strong>sone che hanno questo problema e questo problema<br />
è al centro dell‟attenzione. Lo consiglierei <strong>per</strong>ché è un‟occasione unica <strong>per</strong> loro!<br />
Oltre a voi è stato coinvolto qualcun altro<br />
Ne era partecipe <strong>la</strong> mia compagna <strong>la</strong> madre del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> di N. <strong>per</strong>ché N. vive con noi ed è lei che lo cresce, il<br />
nuovo fratellino e <strong>la</strong> sorellina li ha vissuti proprio dal primo all‟ultimo giorno.<br />
Grazie...<br />
2.4.9 Intervista a un genitore (CB8)<br />
Se pensa all‟intervento, al gruppo di paro<strong>la</strong> a cui ha partecipato B., qual è stato l‟aspetto più positivo?<br />
È passato un po‟ di tempo... Mi ricordo che... La cosa che mi è rimasta impressa di tutto era stata quel<strong>la</strong> cosa di<br />
bigliettini anonimi, su cosa pensavano dei genitori. Comunque è stato positivo... Per il resto non mi ricordo<br />
più…<br />
Cosa ricorda dei bigliettini.. Che le era rimasto impresso...?<br />
Che aveva espresso il suo parere incondizionatamente, finalmente aveva potuto dire che il suo papà era un<br />
brontolone!! Solo che da come l‟aveva scritto l‟abbiamo beccato subito!<br />
Ha visto dei cambiamenti dopo che B. ha partecipato al gruppo...?<br />
I cambiamenti ci sono stati nel tempo, questo sicuro, poi comunque è stato seguito <strong>per</strong> qualche seduta dal<strong>la</strong><br />
psicologa, <strong>la</strong> F., <strong>per</strong>ché era nato il fratellino; adesso poi ha iniziato le medie ed è diventato un ometto!<br />
Praticamente non mi considera più! C‟è stato il distacco repentino, com‟è iniziato <strong>la</strong> prima media! Boh, un<br />
giorno mi ha detto, <strong>per</strong>ché gli avevo chiesto quando ci vedevamo, mi ha detto cerca di capire mamma ho <strong>la</strong> mia<br />
vita! Non sapevo se fare carachiri o mettermi a ridere! Però lo vedo sereno<br />
Ma dopo il gruppo ne avete par<strong>la</strong>to...?<br />
Sono sincera non mi ricordo, lui domande non ne ha mai fatte, cioè nel senso che a volte cerca di organizzare il<br />
tempo tutti insieme, queste cose, penso che <strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza di vedere mamma e papà insieme non <strong>la</strong> <strong>per</strong>derà mai,<br />
<strong>per</strong>ò si è adattato <strong>per</strong>fettamente, poi è sereno, tranquillo, le sedute di psicologia, penso che abbia assimi<strong>la</strong>to <strong>la</strong><br />
cosa abbastanza bene<br />
Ci sono stati degli aspetti di difficoltà del gruppo, del<strong>la</strong> partecipazione al gruppo?<br />
No, questo no assolutamente!<br />
Ha portato dei cambiamenti nel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>la</strong> partecipazione di B. al gruppo?<br />
I cambiamenti beh quelli sono im<strong>per</strong>cettibili e si vedono con il tempo, penso che comunque ha contribuito a<br />
rassicurarlo, a fargli accettare <strong>la</strong> cosa, <strong>per</strong>ché comunque io e suo padre non viviamo più insieme, ma che siamo<br />
presenti comunque. Per il resto non mi ricordo.... Anche <strong>per</strong>ché poi ci sono stati momenti di crisi, quello sì,<br />
<strong>per</strong>ché quando è arrivato il piccolino voleva stare sempre da suo padre <strong>per</strong> control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> situazione, <strong>per</strong>ò adesso<br />
è più tranquillo<br />
Può par<strong>la</strong>re con voi?<br />
Fin troppo! Sta entrando nell‟adolescenza, pensavo che arriveranno i problemi, invece se <strong>la</strong> sbriga molto molto<br />
bene...<br />
563
Se dovesse consigliare il gruppo di paro<strong>la</strong> a qualcuno quali parole utilizzerebbe?<br />
Io ho sempre avuto un‟alta considerazione di pegaso <strong>per</strong> tutto, <strong>la</strong> mediazione familiare, <strong>per</strong> il fatto che i bambini<br />
potessero incontrare i genitori, e poi quello logicamente ... Se il bambino non riesce accettare <strong>la</strong> separazione è un<br />
buon modo insomma <strong>per</strong> farsi dare una mano!<br />
Ha fatto un <strong>per</strong>corso di mediazione?<br />
Sì sicuramente si integrano queste cose, <strong>per</strong>ché secondo me se i genitori non hanno fatto <strong>la</strong> mediazione si<br />
scornano a vita! Invece poi dipende sempre dalle <strong>per</strong>sone, noi abbiamo raggiunto l‟equilibrio <strong>per</strong> cui <strong>per</strong> B. tante<br />
cose le <strong>la</strong>sciamo correre non si litiga più... Anzi ho mandato mia sorel<strong>la</strong> che si è separata da poco, l‟ho mandata<br />
su, poi quando qualcuno mi chiede dico pegaso, sicuramente!<br />
È una buona cosa---?<br />
Buona mannaggia è stupenda! Ringrazierò <strong>per</strong> tutta <strong>la</strong> vita questa cosa <strong>per</strong>ché se no B. avrebbe patito di più!<br />
… sentita aiutata e sostenuta.<br />
Nel gruppo di paro<strong>la</strong> è stata coinvolta qualche altra <strong>per</strong>sona?<br />
No, poi non so se <strong>la</strong> compagna di suo padre è andata su <strong>per</strong> fare delle sedute, questo non lo so...<br />
Grazie...<br />
2.5. L’Albero del<strong>la</strong> Macedonia (CP)<br />
2.5.1 Griglia compi<strong>la</strong>ta dal<strong>la</strong> coordinatrice del progetto<br />
(Il servizio realizzato non è in partnership con altri soggetti.)<br />
Nome del servizio/intervento Albero del<strong>la</strong> Macedonia<br />
Ambito territoriale<br />
Monticelli pavese (Pavia)<br />
Ente capofi<strong>la</strong>/promotore/gestore Coo<strong>per</strong>ativa Comin<br />
Periodo di attività<br />
Dall‟anno 2009 (estate) all‟anno 2010 (<strong>la</strong> ristrutturazione dell‟immobile<br />
è iniziata qualche anno fa)<br />
Soggetti che compongono <strong>la</strong> rete<br />
Soggetti del<strong>la</strong> rete Presenti? Specificare Motivo <strong>per</strong> cui si intrattiene <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
Enti pubblici<br />
98. Asl Sì Pavia<br />
99. Servizi sociali territoriali No<br />
100. Consorzi No<br />
101. Ospedali No<br />
102. Comuni Sì<br />
Mi<strong>la</strong>no,<br />
Piacenza,<br />
Pavia<br />
103. Assessorati No<br />
104. Servizi tute<strong>la</strong> Sì<br />
105. Tribunale Sì Tute<strong>la</strong> minori<br />
106. Consultori familiari No<br />
107. Centri <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> No Idem<br />
Enti di terzo settore<br />
108. Organizzazioni di<br />
Volontariato<br />
No<br />
109. Associazioni prosociali Sì<br />
Ass. Diafa<br />
Magreb (To)<br />
Ass. Jonas<br />
Ass. La<br />
Carovana<br />
(MI)<br />
Ass. Risvegli<br />
Consultori pediatrici di Corte Olona ; Uonpia <strong>per</strong><br />
presa in carico terapia dei minori<br />
Attività promozionale e di conoscenza (Comuni e<br />
piani di zona)<br />
(si prevede di <strong>la</strong>vorare in futuro <strong>per</strong> costruire<br />
re<strong>la</strong>zioni e sinergie in questa direzione)<br />
Storia travagliata e tragica con questa associazione,<br />
il pro getto nasce insieme a questa ass. e si<br />
interrompe a seguito del tragico incidente stradale<br />
in cui muore <strong>la</strong> presidente dell‟associazione e sono<br />
coinvolte alcune famiglie. . La col<strong>la</strong>borazione<br />
concreta si è dovuta interrom<strong>per</strong>e, c‟è attualmente<br />
solo un contatto informativo e affettivo<br />
564
110. Parrocchia/Altre<br />
comunità religiose<br />
111. Fondazioni (specificare<br />
di che tipo)<br />
Sì<br />
Sì<br />
112. Associazioni familiari No<br />
113. Reti informali Sì<br />
Monticelli<br />
pavese,<br />
Chignolo<br />
Fondazione I<br />
care<br />
Fondazione<br />
Oltre<br />
Fondazione<br />
Cariplo<br />
Fondazione<br />
Vodafone<br />
Ass.<br />
commercianti,<br />
Gruppi<br />
genitori,<br />
gruppi di<br />
insegnanti<br />
Ass. di promozione sociale, realizza progetti di<br />
promozione culturale nelle scuole culturale<br />
Ass. Prosociale, riunisce famiglie accoglienti (ne<br />
fanno parte anche le famiglie coinvolte nel<br />
progetto L‟albero del<strong>la</strong> Macedonia) . O<strong>per</strong>a a<br />
Mi<strong>la</strong>no<br />
Catechismo bambini , oratorio<br />
Proprietaria dell‟immobile<br />
Ristrutturazione dell‟immobile<br />
Ristrutturazione dell‟immobile<br />
Ristrutturazione dell‟immobile<br />
Si è avviato <strong>la</strong>voro di radicamento del<strong>la</strong> realtà nel<br />
territorio <strong>per</strong> rendere <strong>la</strong> cascina luogo di incontro<br />
di famiglie del territorio – Risorsa <strong>per</strong> il territorio<br />
come socialità e aggregazione<br />
Re<strong>la</strong>zionalità<br />
Ritiene che <strong>la</strong> partnership/<strong>la</strong> rete consenta di rispondere al bisogno <strong>per</strong> cui il servizio è nato in modo più<br />
efficace?<br />
Sì<br />
Chi sono i<br />
beneficiari?<br />
(anziani,<br />
familiari…….)<br />
Quanti ne sono stati<br />
coinvolti nel corso<br />
dell‟ultimo anno<br />
Come è avvenuto il<br />
coinvolgimento dei<br />
destinatari?<br />
Ci sono altri soggetti<br />
che partecipano<br />
attivamente?<br />
Destinatari/partecipanti del servizio: diretti e indiretti<br />
- Minori in carico ai Servizi sociali e le loro famiglie naturali<br />
- Famiglie affidatarie che abitano in cascina (al tempo stesso risorse e beneficiari)<br />
N° minori: 4 fratelli provenienti da un nucleo familiare misto (coppia italiana-tunisina)<br />
N° familiari: 2 famiglie (una italiana e una di origine marocchina); in arrivo ad agosto<br />
2010 2 famiglie (1 italiana, 1 marocchina)<br />
È legato all‟attività svolta ormai da 15 anni da Comin nell‟ambito dei servizi di<br />
accoglienza <strong>per</strong> minori in affido;<br />
In parte l‟idea, il progetto e <strong>la</strong> richiesta di parteciparvi è arrivata dall‟ass. DIAFA (dal<strong>la</strong><br />
sua presidentessa) . Le famiglie coinvolte sono arrivate un po‟ da un passaparo<strong>la</strong><br />
informale, dall‟ass. Diafa, dal <strong>la</strong>voro si sensibilizzazione sul territorio svolto da Comin<br />
rivolto al<strong>la</strong> costituzione di reti di famiglie a<strong>per</strong>te all‟accoglienza , dal progetto “A casa<br />
di Amina” <strong>per</strong> <strong>la</strong> costruzioni di reti di famiglie straniere disponibili accoglienti ,<br />
progetto interrotto e poi confluito in un progetto più ampio “AFFIDO<br />
ACCOMPAGNATO” che prevede <strong>la</strong> disponibilità di famiglie italiane e straniere <strong>per</strong><br />
diverse tipologie di affido (minori stranieri, minori molto piccoli in pronta accoglienza,<br />
ect.) con accompagnamento educativo individuale chiamato partner educativo.<br />
Confluendo in questo altro progetto, le disponibilità delle famiglie si sono purtroppo in<br />
parte <strong>per</strong>se <strong>per</strong>ché non è stato possibile fare degli abbinamenti.<br />
Forte connessione con altri progetti del<strong>la</strong> Coop. Comin, le famiglie socie del<strong>la</strong> Coop.<br />
Comin e dell‟Associazione <strong>la</strong> Carovana, Comunità Il melograno di Zinasco , La nostra<br />
casetta (comunità <strong>per</strong> bambini piccoli 0.), il progetto di Rete di famiglie Ass. Molta<br />
col<strong>la</strong>borazione da parte delle realtà territoriali: Scuo<strong>la</strong> elementare di Monticelli<br />
(direttore didattico), Scuo<strong>la</strong> media di Chignolo, Scuo<strong>la</strong> materna di Badia Pavese,<br />
Comune (Sindaco e Assessore).<br />
565
Quanto è costa annualmente il servizio?<br />
Quante ci <strong>la</strong>vorano?<br />
Chi finanzia il servizio?<br />
Sono state utilizzate altre risorse significative, oltre<br />
quelle economiche?<br />
Ritiene che il servizio faccia risparmiare, faccia<br />
spendere di più, non influisca sul<strong>la</strong> spesa nel<br />
rispondere al bisogno <strong>per</strong> il quale è stato ideato?<br />
Dimensioni economiche<br />
Affitto del<strong>la</strong> struttura (composta da 4 appartamenti <strong>per</strong><br />
nuclei <strong>famiglia</strong>ri di 6-7 componenti)<br />
Costo o<strong>per</strong>atori:<br />
N° o<strong>per</strong>atori: 3 (2 educatori diurna e serale, 1 coordinatore<br />
di progetto) N° ore complessive: 80 ore settimanali <strong>per</strong> i 3<br />
o<strong>per</strong>atori, Incontri di monitoraggio con cadenza mensile<br />
Soci volontari del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa di Comin (anche se <strong>la</strong><br />
struttura è dislocata rispetto alle altre sedi di Comin; si sta<br />
cercando di costruire una rete di volontari del territorio.<br />
1 fa risparmiare<br />
2.5.2 Intervista al<strong>la</strong> coordinatrice del progetto (CP1)<br />
“Abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare che possa essere considerato una buona pratica. Perché<br />
secondo lei il suo servizio può essere considerato tale (cioè una buona pratica)?”<br />
I motivi che hanno fatto nascere questo progetto sono legati al<strong>la</strong> possibilità di offrire accoglienza a bambini in<br />
situazioni di disagio familiare, tenendo conto dell‟elemento del<strong>la</strong> multiculturalità che è un dato di realtà oggi,<br />
soprattutto nel comune di Mi<strong>la</strong>no, ma non solo (Pavia, Piacenza). Offrire un‟accoglienza che potesse tener<br />
conto anche di dati culturali diversi, che non chiamerei omoculturale nel senso che il progetto non è nato <strong>per</strong><br />
offrire accoglienza a bambini, ragazzi, anche minori non accompagnati che sono una realtà consistente<br />
soprattutto a Mi<strong>la</strong>no, <strong>per</strong>ò non è nato <strong>per</strong> offrire loro un‟accoglienza in una <strong>famiglia</strong> del<strong>la</strong> stessa etnia o del<strong>la</strong><br />
stessa cultura tra virgolette, <strong>per</strong>che una stessa cultura non esiste .. e quindi il concetto di omoculturale è un<br />
concetto un po‟ limitato, piuttosto l‟intento è quello di offrire un‟accoglienza in un ambito culturale intanto<br />
accogliente nei confronti delle diversità, già di fatto, e poi che possa salvaguardare una serie di punti di<br />
riferimento <strong>per</strong> esempio quello religioso, o quello del<strong>la</strong> lingua che spesso sono molto importanti pei i minori, ma<br />
anche <strong>per</strong> le loro famiglie di origine possono essere rassicuranti. L‟altro elemento importante di questo progetto<br />
è <strong>la</strong> possibilità di un‟accoglienza con un servizio di comunità, e quindi con educatori che si occupano dei<br />
rapporti con il Servizio sociale, che hanno tutta una serie di competenze nel rapporto con i minori, che<br />
garantiscono lo svolgimento di un progetto educativo individuale, che fanno un certo <strong>la</strong>voro con il gruppo dei<br />
bambini, ect.. garantire questo servizio <strong>per</strong>ò con contemporaneamente <strong>la</strong> possibilità di una vita in <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong> i<br />
bambini e quindi il fatto che questi ragazzi abbiano a disposizione delle figure educative e vivano di fatto in una<br />
comunità che <strong>per</strong>ò è una comunità di famiglie, e quindi ciascuno di loro ha <strong>la</strong> sua cameretta nell‟appartamento<br />
del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> x e vive di fatto una quotidianità che di fatto è familiare, questo è un altro dei dati più importanti,<br />
cioè riuscire a mettere insieme queste due esigenze . L‟<strong>la</strong>tro elemento di forza è <strong>la</strong>.. che rende che dà valore a<br />
questo progetto – è <strong>la</strong> complessità delle figure presenti , il fatto che ci sia un confronto costante tra figure<br />
educative con una competenza professionale, figure familiari con una competenza genitoriale, bambini<br />
provenienti dalle famiglie di origine e bambini .. i bambini delle famiglie accoglienti e i bambini provenienti dai<br />
servizi sociali, e quindi che il gruppo in realtà sia composto da tutti questi bambini, che il <strong>la</strong>voro sia <strong>per</strong> tutti<br />
questi bambini, il fatto che ci sia un incontro di culture diverse, di approcci educativi diversi sia <strong>per</strong>ché si<br />
incontrano figure professionale e figure genitoriali, sia <strong>per</strong>ché di incontrano provenienze diverse , religioni<br />
diverse sia <strong>per</strong>ché ci sono spazi e contesti che offrono possibilità di vivere situazioni molto diverse , quindi ci<br />
sono gli appartamenti, gli spazi comuni, c‟è uno zpazio molto ampio all‟esterno.. Ecco un atro elemento che<br />
all‟inizio non abbiamo calco<strong>la</strong>to ma adesso è diventato molto importante è il luogo che da una parte è deprivante<br />
, nel senso che <strong>per</strong> .. parliamoci chiaro .. <strong>per</strong> tutte le famiglie che si sono dovuto trasferire da Mi<strong>la</strong>no è stato un<br />
problema e ancora oggi presenta delle limitazioni , quindi lo spostamento è stato anche traumatico , di fatto poi<br />
adesso si stanno scoprendo le potenzialità, il fatto di avere un ampio spazio esterno, il fatto di vivere in una realtà<br />
picco<strong>la</strong> che consente una autonomia ai bambini , <strong>la</strong> possibilità di costruire legami in <strong>la</strong>tro modo, <strong>la</strong> possibilità di<br />
pensarsi in una qualità di vita differente, anche come famiglie e anche come contesti <strong>la</strong>vorativi .. non a caso si sta<br />
pensando di unire a questo progetto un‟attività <strong>la</strong>vorativa all‟interno del<strong>la</strong> cascina che sarebbe proprio il<br />
massimo. Quindi diciamo che <strong>la</strong> dimensione di campagna sta diventando importante adesso. Un‟altra dimensione<br />
molto importante di questo progetto anche questa un po‟ costruita in divenire3, che non è stata una<br />
consapevolezza da subito è <strong>la</strong> dimensione del rapporto con il territorio , <strong>la</strong> possibilità di essere davvero una<br />
risorsa <strong>per</strong> il territorio e non solo una realtà portatrice di complessità.. ossia il fatto che ci siano delle figure<br />
educative che possono dare dei contributi <strong>per</strong> esempio nei termini di incontri formativi <strong>per</strong> i genitori di<br />
Monticello, piuttosto che l‟a<strong>per</strong>tura degli spazi e <strong>la</strong> cena multietnica a<strong>per</strong>ta al<strong>la</strong> città, al comune, piuttosto che gli<br />
566
spazi ludici <strong>per</strong> i bambini con anche del <strong>per</strong>sonale che promuove delle attività.. questo è già in essere ed è una<br />
situazione che indubbiamente arricchisce un Comune come quello di Monticello che è anche abbastanza povero<br />
di questo tipo di stimoli.. questi sono tutti elementi che stiamo scoprendo un po‟ anche adesso. Ne ho detti molto<br />
di elementi mi sembra una realtà che offre molte opportunità da questo punto di vita. L‟elemento che <strong>per</strong> me<br />
<strong>per</strong>sonalmente è quello portante è <strong>la</strong> realizzazione di un <strong>la</strong>boratorio in cui le diversità , tutte le diversità,. Tra<br />
adulti e bambini, italiani e stranieri , educatori hanno uno spazio di dialogo sempre e questo è l‟elemento più<br />
importante nel<strong>la</strong> situazione in cui siamo adesso. Sta funzionando insomma.<br />
A quali altri bisogni risponde in questo territorio?<br />
Io credo che soprattutto, mi rifaccio a quello che dicevo prima, non ho avuto <strong>la</strong> sensazione dai dati di un<br />
eccessivo bisogno se parliamo di territorio in senso stretto.. (i comuni interessati, Monticello..) non ho avuto<br />
sensazione di un grosso bisogno di accoglienza di minori in comunità, ce ne sono ma non sono numericamente<br />
esagerati , Certo che è ci sono arrivate segna<strong>la</strong>zioni da Albuzzano e loro in genere si rivolgono a realtà che fanno<br />
capo a Pavia o a Mi<strong>la</strong>no. Quindi in parte può essere una risposta a questo bisogno ma penso che il dato più<br />
importante sia un dato culturale, offrire degli spazi di animazione , di confronto, di presenza sul territorio, di …<br />
stimolo da un punto di vista del<strong>la</strong> realtà di paese, sia l‟elemento più importante e si inserisce in una realtà molto<br />
povera da questo punto di vista e può creare un meccanismo da vo<strong>la</strong>no rispetto a questo. Le premesse sono<br />
buone .. s<strong>per</strong>iamo<br />
Rispetto al<strong>la</strong> storia, abbiamo già visto alcuni elementi all‟origine di questo progetto. C‟è qualcosa che vuole<br />
aggiungere?<br />
C‟è una storia molto lunga che riguarda questo progetto e che riguarda soprattutto <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con una<br />
associazione culturale is<strong>la</strong>mica che si chiama Diafa di Torino, l‟immobile è di proprietà del<strong>la</strong> Fondazione I care ,<br />
c‟è stata una col<strong>la</strong>borazione con l‟associazione Risvegli, ci sono state varie tappe e ad un certo punto il progetto<br />
ci è stato consegnato e quindi il soggetto unico e responsabile è attualmente <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa Comin.<br />
L‟idea originale che era molto diversa da quello che è poi diventato il progetto, era di Sued e dell‟Ass. Diafa. La<br />
sua idea originale (a quei tempi ero un po‟ a <strong>la</strong>tere di questo progetto, stiamo par<strong>la</strong>ndo di 7-8 anni fa) era quel<strong>la</strong><br />
di offrire ospitalità a minori stranieri non accompagnati anche in situazioni di pendenze penali incorso o di<br />
grossa problematicità Che era una cosa che lei già faceva a Torino con l‟ass. Diafa . Non si era mai prospettata<br />
l‟idea di creare una comunità intorno a questo. Pian piano con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con noi il progetto si è<br />
modificato fino a che è diventato un progetto di comunità di famiglie accoglienti , quindi è stato completamente<br />
stravolto, molto modificato rispetto al‟origine. Modalità e forma sono stati modificato: da comunità educativa<br />
<strong>per</strong> minori in difficoltà è diventata una comunità di famiglie. E tra i vari punti portanti, <strong>la</strong> dimensione del<strong>la</strong><br />
comunità <strong>per</strong> famiglie è primaria nel progetto: anche il confronto educativo tra le famiglie e <strong>la</strong> continua ricerca<br />
di uno stile comune, si una sintonia è un <strong>la</strong>voro massiccio, complesso e interessantissimo. La mission ce l‟ha<br />
consegnata Sued , poi noi abbiamo trasformato sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> nostra storia, realtà e possibilità.<br />
L‟ideatore principale originale è Sued, poi si è inserita l‟Ass. Risvegli che è stata <strong>per</strong> un certo <strong>per</strong>iodo molto<br />
importante nel<strong>la</strong> costruzione del progetto, poi è arrivata questa possibilità dal<strong>la</strong> Fondazione I Care di uno spazio<br />
che è oggi <strong>la</strong> sede del<strong>la</strong> comunità. Poi diciamo che da 4 anni fa in pi è <strong>la</strong> Coop. Comin che si è assunta<br />
completamente <strong>la</strong> regia del progetto, contrariamente alle aspettative <strong>per</strong>ché non pensavano di avere le energie. Ci<br />
si è trovata un po‟ in mano.<br />
Il nome del progetto arriva da una fiaba, da una figlia delle famiglie in comunità che è emerso nel momento in<br />
cui insieme stavamo confrontandoci … e ci è piaciuto il significato dell‟albero che possa generare frutti diversi,<br />
che li possa contenere, ci è sembrato rappresentativo del nostro progetto.<br />
Il servizio è legato al<strong>la</strong> presenza di finanziamenti temporanei (legge 23/285) o è “stabile” (ha già su<strong>per</strong>ato<br />
quel<strong>la</strong> fase, non è mai stato legato a progetti)<br />
Il servizio a regime è basato sul meccanismo delle rette dei Comuni e quindi è un meccanismo che garantisce<br />
una certa stabilità . Tutta <strong>la</strong> fase precedente di progettazione e realizzazione materiale del progetto stata<br />
finanziata diversamente: una parte è stata finanziata da Fondazione I care (a sua volta tramite un finanziamento<br />
Vodafone) , tutta un‟altra parte di ristrutturazione è stata autofinanziato da Comin con impegno gravoso in<br />
questo momento in cui non ci sono grandi margini di movimento.<br />
Quali sono le risorse principali , materiali e immateriali (professionalità, contatti, sostegni espliciti…..) di cui<br />
si avvale il servizio?<br />
Principalmente le <strong>per</strong>sone, le famiglie che lo abitano soprattutto , le <strong>per</strong>sone che ci <strong>la</strong>vorano, le <strong>per</strong>sone del<br />
territorio , <strong>per</strong>fino i bambini accolti e qualche volta le loro famiglie.<br />
567
Come è avvenuta <strong>la</strong> scelta delle famiglie, ora sono 2 is<strong>la</strong>miche e 2 cattoliche… ?<br />
L‟origine del<strong>la</strong> scelta non è basata sul dato religioso ma su quello etnico.. il primo dato ec<strong>la</strong>tante che avevamo<br />
considerato è il numero di minori stranieri non accompagnati provenienti dall‟area del Magrheb quindi l‟idea di<br />
famiglie italiane e nord-africane arriva da lì.. non c‟è stato una preclusione ad altri tipi di etnie.. a un certo punto<br />
avevamo un dialogo a<strong>per</strong>to con una <strong>famiglia</strong> romena e ci siamo trovati lì a considerare tranquil<strong>la</strong>mente .. poi <strong>la</strong><br />
situazione si è composta in questo modo anche <strong>per</strong> passaparo<strong>la</strong> da parte del<strong>la</strong> .. e poi è avvenuto così.. potevano<br />
anche non essere cattoliche le famiglie<br />
Arriveranno altre 2 famiglie in estate, ci vuole una fase di<br />
Ci sono momenti nel<strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> comunità cui partecipano le famiglie d‟origine dei minori?<br />
In teoria, uno degli aspetti innovativi di questo progetto è che l‟affido è fatto direttamente alle famiglie che<br />
abitano in una comunità di famiglie, normalmente le famiglie di origine dovrebbero secondo <strong>la</strong><br />
rego<strong>la</strong>mentazione entrare o meno nel<strong>la</strong> comunità così come rientrerebbero nel<strong>la</strong> casa di una <strong>famiglia</strong> affidataria ,<br />
a seconda di come è rego<strong>la</strong>mentato il rapporto .. di conseguenza in questo momento c‟è un‟interruzione di<br />
rapporti tra bambini e <strong>famiglia</strong> d‟origine ma nel<strong>la</strong> normalità potrebbero esserci visite monitorate in comunità,<br />
anche visite non monitorate gestite direttamente dalle famiglie affidatarie . Possono esserci visite in spazio<br />
neutri del territorio .. anche rientri presso <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> di origine<br />
Quale è stata invece <strong>la</strong> più carente?<br />
Indubbiamente siamo molto provati da un punto di vista finanziario.. quel<strong>la</strong> economica è <strong>la</strong> risorsa più carente ..<br />
è anche un segnale di quanta sia <strong>la</strong> disponibilità di investire su questo tipo di interventi ultimamente<br />
Altre criticità ?<br />
Dal punto di vista culturale non è sempre automatica far passare correttamente il progetto… ultimamente<br />
abbiano avuto anche una grossa esposizione mediatica, anche faticosa .. <strong>la</strong> cosa che ci ha <strong>la</strong>sciato <strong>per</strong>plesso è <strong>la</strong><br />
concentrazione su un partico<strong>la</strong>re che in questo memento fa notizia e gioco, quello dell‟incontro con religioni<br />
diverse , che è solo una delle componenti di questo progetto … quindi giocare tutto sul<strong>la</strong> differenza tra cattolici<br />
e is<strong>la</strong>mici è riduttivo e strumentalizzato<br />
Esistono forme di monitoraggio dei risultati? Viene effettuata una valutazione <strong>per</strong>iodica e con quali strumenti?<br />
Noi abbiamo colto alcune carenze e debolezze strada facendo .. ci sono momenti che sono <strong>la</strong> riunione d‟èquipe,<br />
<strong>la</strong> su<strong>per</strong>visione psicologica costante, gli ambiti di governo del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa, c‟è un ambito di governo specifico<br />
di questi progetti (gruppo esecutivo) e ci sono i progetti educativi sui casi.<br />
Ci sono degli ambiti di progettazione e verifica complessivi sul progetto e altri legati ai singoli casi. Sono<br />
coinvolti anche soggetti esterni <strong>per</strong> i singoli casi (servizi sociali <strong>per</strong> i casi, Utopia del territorio).<br />
L‟es<strong>per</strong>ienza è stata esportata in altri contesti? O il servizio è nato sul modello di altri servizi analoghi?<br />
Sì, anche se il tentativo di unire accoglienza familiare e competenze educative che <strong>la</strong> coop. ha iniziato a<br />
<strong>per</strong>correre da molti anni; siamo partiti con l‟accoglienza residenziale molti anni fa e poi è iniziato il <strong>la</strong>voro sugli<br />
affidi familiari. Poi queste due progettualità separate, hanno trovato punti di contatto e sono nati i porgetti di<br />
affido accompagnato, le comunità familiari, <strong>per</strong> arrivare queste progetti che coinvolgono famiglie in comunità<br />
con strumenti educativi. Un es<strong>per</strong>imento abbastanza simile lo stiamo <strong>per</strong> fare a Cernusco sul Naviglio , basato<br />
sul connubio tra accoglienza familiare e competenze educative. È sicuramente esportabile e importanti da<br />
esportare, non ultimo <strong>la</strong> valorizzazione delle diversità e del<strong>la</strong> multiculturali. Lo stiamo facendo ma non c‟è un<br />
progetto uguale all‟altro, non c‟è un modello unico.. Sicuramente l‟elemento famiglie + competenze educative,<br />
e l‟elemento delle differenze è esportabile in altri contesti e da valorizzare.<br />
Ad esempio a Monticelli c‟è l‟esigenza e <strong>la</strong> possibilità di creare tutta una rete di contatti e di <strong>la</strong>voro sul territorio<br />
a partire dal<strong>la</strong> comunità.. mi piacerebbe che nel corso di qualche anno si crei nel territorio un gruppo di famiglie<br />
accoglienti che fa capo al<strong>la</strong> comunità dell‟Albero del<strong>la</strong> macedonia , che possano nascere altre es<strong>per</strong>ienze di<br />
accoglienza di minori da parte di famiglie di Monticelli che trovano nel<strong>la</strong> comunità di Monticelli un sostegno ,<br />
un appoggio… piuttosto le famiglie stesse e noi abbiamo pensato a molti progetti da realizzare come il Tempo<br />
<strong>per</strong> le famiglie (con bambini da 0-3 anni) , c‟è un solo nido privato nel territorio e in comunità ci sono 3 mamme<br />
che staranno a casa con i loro bambini e da qui l‟idea di proporre e realizzare qualcosa che si coinvolga al<br />
territorio.<br />
2.5.3 Intervista ad una mamma affidataria italiana (CP2)<br />
Abbiamo scelto questo progetto <strong>per</strong>ché ci sembra che possa essere considerato una buona pratica ...<br />
È tutta <strong>la</strong> vita che faccio buone pratiche, prima o poi qualcosa mi funzionerà …<br />
568
Quindi volevamo chiedere anche a lei <strong>per</strong>ché, dal suo punto di vista, questo progetto possa essere considerato<br />
una buona pratica re<strong>la</strong>zionale?<br />
È tutta <strong>la</strong> vita che scelgo buone pratiche, mi mettono nei libri delle buone pratiche, poi li buttano via … [risata].<br />
Perché può essere una buona pratica? Ma <strong>per</strong>ché, comunque, siamo in una situazione globale, universale,<br />
soprattutto nel nostro paese, nel<strong>la</strong> quale si da grande risonanza alle difficoltà che lo straniero e il minore in<br />
difficoltà danno o al<strong>la</strong> società, o al<strong>la</strong> … si, al<strong>la</strong> società in generale e, secondo me, provare invece a vivere con<br />
semplicità queste situazioni <strong>per</strong> dar dimostrazione invece che sia possibile, attraverso una conoscenza, conoscere<br />
l‟altro, cioè frequentare l‟altro, convivere con l‟altro, magari anche valorizzando lo straniero come risorsa,<br />
magari anche sostenendo dei bambini in affido, magari anche trasmettendo dei valori positivi ai propri figli e<br />
quindi fornendogli delle possibilità di convivenza un po‟ diverse, che loro si potranno giocare nel loro futuro, <strong>per</strong><br />
sopravvivere in questa situazione che, in questo momento, <strong>per</strong>sonalmente, si sta mettendo un po‟ … sta<br />
volgendo un po‟ al negativo, no? C‟è proprio una cassa di risonanza su tutte le negatività, legate a tante cose, ma<br />
in partico<strong>la</strong>re anche a quest‟aspetto dello straniero, dell‟immigrato, che non viene mai valorizzato <strong>per</strong> quello che<br />
fa e <strong>per</strong> le sue potenzialità, ma viene sempre descritto come portatore di problemi, <strong>la</strong>dro di <strong>la</strong>voro, cioè …<br />
produttore di spese <strong>per</strong> <strong>la</strong> città, che giustificano l‟aumento delle forze dell‟ordine, che amplificano <strong>la</strong> diffidenza<br />
… Insomma, sostanzialmente <strong>la</strong> scelta su questa parte del progetto, <strong>per</strong>ché il nostro progetto è molto, molto<br />
vario, molto ampio -ci siamo accorti forse dopo averlo scelto che era così ampio - <strong>per</strong>ò, adesso che abbiamo una<br />
minima consapevolezza, le motivazioni <strong>per</strong> questa parte di progetto sono queste qua.<br />
Qual è il ruolo che lei svolge esattamente all‟interno di questo progetto?<br />
Io faccio l‟autista, il mio ruolo è: autista [risata]! Anzi ho trovato anche un tagliando al<strong>la</strong> patente, <strong>per</strong> cui adesso<br />
non mi arrestano neanche più! Io sono mamma, in questo momento, di tre bambini … figli originali – due<br />
presenti attivamente qua, che abitano con me, e una che invece vive e studia all‟estero – e mamma affidataria di<br />
due bambini, da giugno di quest‟anno; più … un po‟ faccio <strong>la</strong> moglie, un po‟ faccio l‟autista, un po‟ faccio anche<br />
l‟orto – un pezzettino, così, s<strong>per</strong>imentale – e sostanzialmente questi sono i miei compiti istituzionali.<br />
Quindi le azione che svolge in una sua giornata variano su questi fronti?<br />
Sì, vanno dalle attività di casalinga frustrata: calze, mutande, <strong>la</strong>vatrice, stendibiancheria, pulizie, pranzo,<br />
riordino, dal procurarsi quello che serve ai bambini, alle pratiche amministrative, insieme a mio marito che<br />
fortunatamente <strong>la</strong>vora un po‟ in casa, a tutto quello che sono le attività di seguir <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, le attività educative,<br />
proprie cioè specifiche <strong>per</strong> i propri figli: quindi seguir <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, seguir gli sport, seguire poi i compiti<br />
successivamente <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> eccetera, a tutte le attività specifiche <strong>per</strong> i bambini in affido, che sono tutte queste già<br />
dette, più: più gli incontri di équipe una volta <strong>la</strong> settimana, più tutti i colloqui re<strong>la</strong>zionali con l‟educatore, di<br />
confronto, di verifica, più <strong>la</strong> su<strong>per</strong>visione una volta al mese, più tutti i collegamenti con <strong>la</strong> responsabile di<br />
progetto, più <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con le altre famiglie, che può essere <strong>per</strong> attingere delle informazioni di confronto, come<br />
può essere invece di sostegno, sempre nel confronto; come può essere invece fare l‟autista <strong>per</strong> portare i bambini<br />
qua e là.<br />
Quando dice fare l‟autista vuol dire che è lo spostamento dei bambini sulle attività, <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e quant‟altro?<br />
Sì, si, si, si, più sugli sport, le questioni burocratiche, sulle questioni re<strong>la</strong>zionali. Non so, banalmente, <strong>per</strong> <strong>la</strong> festa<br />
di inaugurazione c‟è stata tutta un‟attività di consegna del<strong>la</strong> documentazione ai sindaci dei comuni, e anche<br />
questo ha fatto parte delle mie attività, come invece <strong>per</strong> le altre famiglie c‟è stato il vo<strong>la</strong>ntinaggio <strong>per</strong> tutto il<br />
paese, con le locandine, con gli inviti dell‟inaugurazione, e allora un‟altra <strong>famiglia</strong> coi bambini è andata a<br />
portare … quindi c‟è tutta anche una parte di promozione in quel<strong>la</strong> che è <strong>la</strong> nostra attività, di re<strong>la</strong>zione con i<br />
giornalisti, di presenza a seminari, convegni, corsi di formazione, cioè veramente le attività sono tante, sono<br />
molto intense.<br />
Dovendo individuare i beneficiari di tutte le attività che lei svolge, a chi pensiamo?<br />
Beh, i beneficiari ... ce n‟è a volontà di beneficiari! A parte me stessa che, in generale, non riesco a beneficiare<br />
quasi mai di niente, se non al<strong>la</strong> sera a mezzanotte che guardo Mannoni nel TG3 – anzi, adesso c‟è <strong>la</strong> Berlinguer,<br />
mannaggia! – i beneficiari son sicuramente i miei figli, i figli in affido, le altre famiglie; in questo momento,<br />
come rappresentante di c<strong>la</strong>sse del<strong>la</strong> 1^ elementare a Monticelli, appunto, il discorso ruota anche all‟interno del<strong>la</strong><br />
scuo<strong>la</strong>; gli altri bambini, gli altri figli, le altre famiglie, gli altri bambini in affido in quanto, essendo l‟autista<br />
ufficiale 2010, comunque loro spesso son con me; in misura modesta le altre famiglie, <strong>per</strong>ò c‟è sempre qualche<br />
re<strong>la</strong>zione, qualche scambio, cioè proprio scambio, direi, non è che si e<strong>la</strong>rgisce attività, si offre attività e si riceve<br />
comunque qualcos‟altro.<br />
Di che età sono i suoi figli e i bambini di cui si occupa?<br />
I miei figli sono di 7, 12 e 26 anni. I due in affido 5 e 6 anni. Sono un po‟ rappresentati tutti gli ordini, i numeri, i<br />
casi … e i cavoli anche! C‟è un po‟ di tutto, si.<br />
569
Quali sono gli obiettivi che vi date come servizio?<br />
L‟obiettivo che ci diamo come servizio è quello di … probabilmente il principale è quello legato all‟affido,<br />
quindi quello di riuscire ad ospitare, come <strong>famiglia</strong> affidataria, dei bambini, anche di etnie diverse, quindi … si<br />
dice tanto l‟affido omoculturale: è una bruttissima paro<strong>la</strong>, omoculturale. Non saprei con cosa sostituir<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ò<br />
uno degli scopi di questa comunità è anche quello di riuscire ad ospitare bambini di culture simili a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />
cultura di appartenenza dei genitori affidatari. In realtà un valore aggiunto è anche quello di avere, di poter<br />
ospitare bambini di culture diverse o religioni diverse e/o religioni diverse, come è in questo caso, con l‟ausilio<br />
del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> di cultura e religione diversa che è affianco a noi. Questo secondo me è un valore … cioè è un<br />
obiettivo molto alto ma molto <strong>per</strong>seguibile, <strong>per</strong>ché con una col<strong>la</strong>borazione tra le due famiglie, si riesce<br />
comunque a seguire, con tutta una serie di contraddizioni e di difficoltà, <strong>per</strong>ò si riesce comunque a seguire, da<br />
parte nostra, dei bambini che sono nati in Italia ma hanno origini, genitori, un genitore nordafricano, di un paese<br />
del Maghreb; da parte loro, i due fratelli dei miei bambini, con meno difficoltà nel loro caso <strong>per</strong> cultura simile,<br />
religione simile; maggiore difficoltà nel mio caso <strong>per</strong> cultura diversa, religione diversa, ma con un grosso<br />
confronto <strong>per</strong> poter far mantenere le origini anche ai miei figli affidatari. In attesa di decisioni loro: loro son<br />
molto piccoli, quindi in attesa di decisioni del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, indicazioni degli assistenti sociali che gestiscono poi<br />
tutto il caso.<br />
Il punto di partenza e il punto a cui siete arrivati rispetto a questi obiettivi?<br />
Il punto di partenza era zero assoluto, non c‟era proprio niente su questa cosa, se non un confronto tra le due<br />
famiglie, quindi un confronto, un minimo confronto su differenza di origini, differenza di culture, oppure<br />
differenza di religioni, più che differenza, similitudini diciamo. Cambiamo<strong>la</strong> così: similitudini tra famiglie,<br />
similitudini tra culture, similitudini tra religioni, similitudini in campo educativo, <strong>per</strong>ché in realtà due famiglie,<br />
due mondi completamenti diversi, tanto più di origini diverse, ma con tanti punti di incontro. Quindi un<br />
confronto in questo senso che è durato da settembre fino a giugno; poi l‟inserimento dei bambini con tutta una<br />
serie di difficoltà proprio pratiche, tecnico scientifiche logistiche. In questo momento non c‟è grossa<br />
progressione, se non quel<strong>la</strong> di riuscire a cercare di far questo confronto di cui dicevo prima, <strong>per</strong> far mantenere a<br />
tutti e quattro i bambini in affido un minimo di conoscenza sulle loro origini, sul<strong>la</strong> loro cultura e sul<strong>la</strong> loro<br />
religione, con un‟a<strong>per</strong>tura anche a tutto il resto <strong>per</strong>ò, dando anche a loro <strong>la</strong> possibilità di cogliere tutto, quindi<br />
niente di esclusivo ma tutto in generale.<br />
Da chi, in termini di <strong>per</strong>sone, strutture, si sente supportata nello svolgere questo compito?<br />
Da chi mi sento supportata? Lei mi fa una domanda veramente molto interessante in questo momento del<strong>la</strong> mia<br />
vita. Ma sicuramente <strong>la</strong> scelta che noi abbiamo fatto di fare, di aderire a questo progetto, al di là del<strong>la</strong> situazione<br />
geografica, al di là del<strong>la</strong> situazione strutturale eccetera, è stata quel<strong>la</strong> di farlo all‟interno di un progetto gestito<br />
dal<strong>la</strong> Comin, che è una coo<strong>per</strong>ativa sociale che da 35 anni si occupa di affido, di intercultura, e di tutta una serie<br />
di vicende anche un po‟ avanti, rispetto ai tempi, col desiderio di studiare un po‟ quelle che sono delle soluzioni<br />
da proporre <strong>per</strong> migliorare anche <strong>la</strong> situazione dei minori e delle famiglie. Quindi il sostegno in questo momento<br />
ci viene, mi viene dall‟educatrice del<strong>la</strong> comunità che, proprio <strong>per</strong>ché il progetto è così strutturato, è inserita qua e<br />
<strong>la</strong>vora con noi, con i nostri figli e coi figli in affido; dal<strong>la</strong> responsabile del progetto, ma poi anche da tutte le altre<br />
famiglie, cioè da tutte le <strong>per</strong>sone che son qua con noi. A volte anche dai miei figli, <strong>per</strong>ché ad esempio i miei figli<br />
sono di … tutti i nostri figli, naturali, originali, come li chiamiamo noi, sono molto ben inseriti in questo<br />
discorso, hanno delle grosse difficoltà, <strong>per</strong>ò sono molto ben inseriti e quindi spesso ci si confronta anche con<br />
loro e a volte loro sono più avanti di noi su certe … in fatto di previsioni, in fatto di soluzioni, in fatto di criticità.<br />
Invece che cosa <strong>per</strong>cepisce come ostacolo?<br />
Beh, qui ci sono tutta una serie di ostacoli oggettivi. C‟è un territorio molto ampio, dove i servizi e i generi di<br />
conforto sono … no, generi di conforto non si può dire, ma, diciamo, i servizi e i luoghi che si vorrebbero<br />
raggiungere sono molto lontani, quindi noi <strong>per</strong> esempio passiamo da una gestione bicicletta-moto che avevamo<br />
in città, quindi una facilità di spostamento, a una situazione dove assolutamente <strong>la</strong> macchina e il trasporto sono<br />
indispensabili e fondamentali; i mezzi di trasporto sono abbastanza catastrofici. Il territorio in sé come <strong>per</strong>sone ci<br />
ha accolto molto bene e noi siamo riusciti ad inserirci con una discreta velocità, quindi riusciamo ad attingere<br />
anche dalle <strong>per</strong>sone del territorio degli aiuti proprio concreti, non so: il trattore che ci toglie <strong>la</strong> macchina dal<br />
fango l‟inverno, il trattore del vicino; altra <strong>per</strong>sona conosciuta che ci porta il carro <strong>per</strong> l‟inaugurazione <strong>per</strong>ché<br />
non siamo riusciti a trovare un palco; sempre il vicino che ci offre il parcheggio; passaggi in autostop quando si<br />
resta a piedi lungo <strong>la</strong> strada, cioè su questo diciamo che anche il territorio è abbastanza … Altre difficoltà, non<br />
so, in questo momento non mi vengono in mente, se non, appunto, quelle del<strong>la</strong> gestione dell‟affido. Perché, se<br />
tuo figlio è con te dal giorno che nasce sino a quando muori, il bambino in affido si viene ad inserire all‟interno<br />
del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e ti prosciuga quelle poche energie che avevi e che hai deciso di destinare, ma non ti saresti mai<br />
reso conto che dovessero essere così tante. E quindi una difficoltà e proprio quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> fatica fisica, mentale,<br />
570
del<strong>la</strong> gestione, nel nostro caso, di due bambini arrivati contemporaneamente. I nostri son fratelli, quindi due tutti<br />
in un colpo.<br />
La maggiore soddisfazione ottenuta finora?<br />
La maggior soddisfazione ottenuta ... <strong>la</strong> zucca! Abbiamo mangiato <strong>la</strong> zucca del nostro orto, fantastico! Abbiamo<br />
fatto il primo raccolto, in realtà il secondo, ma il primo era proprio così, un po‟ casuale, invece quest‟anno<br />
abbiamo seminato 22 semi e, di questi, alcuni hanno dato i loro frutti. Quel<strong>la</strong> lì, veramente, sembrava una<br />
sciocchezza <strong>per</strong>ò è veramente una grossa soddisfazione. Poi anche alcune cose legate al fatto che i miei figli si<br />
sono inseriti nel territorio, quindi, non so, <strong>la</strong> picco<strong>la</strong> ha delle amicizie; il grande … è uscito in pizzeria con i suoi<br />
amici, che sembra una cosa sciocca, <strong>per</strong>ò in realtà … ; che i miei bambini in affido stanno discretamente bene,<br />
nonostante prosciughino molto le energie, <strong>per</strong>ò qualche piccolo passo in avanti lo fanno, quindi … no, devo<br />
dire, al<strong>la</strong> fine di soddisfazioni ce ne sono.<br />
Esiti inattesi, che non avevate messo in conto? Risultati ottenuti inaspettati, che ci aprono anche su un pensiero<br />
di innovazione, nuove piste da seguire?<br />
Risultati inattesi sono proprio quelli del rendersi conto che questo progetto ha delle sfaccettature molteplici. In<br />
realtà noi avevamo valutato soltanto … avevamo fatto una valutazione generale, ma poi c‟eravamo un po‟<br />
concentrati sull‟aspetto dell‟intercultura e dell‟affido. Poi in realtà già dall‟anno scorso quando eravamo a due<br />
famiglie ci siamo resi conto che l‟aspetto interreligioso, in quel momento storico, è stato valutato in maniera<br />
molto importante, banalmente <strong>per</strong>ché Bossi e Tettamanzi litigavano il giorno del<strong>la</strong> nostra conferenza stampa di<br />
presentazione, e quindi c‟è stata questa risonanza. C‟è stato il contatto con i rappresentanti religiosi di altre<br />
religioni, che sono poi venuti a trovarci ma sono anche intervenuti al<strong>la</strong> festa di inaugurazione e abbiamo fatto<br />
diverse es<strong>per</strong>ienze in questo campo. Quindi questa è stata una delle sco<strong>per</strong>te che abbiamo fatto; certo, ce lo si<br />
poteva immaginare <strong>per</strong>ò non avremmo mai immaginato che prendesse un posto così importante all‟interno del<br />
progetto. E non avremmo forse, io <strong>per</strong>sonalmente, poi magari mio marito un po‟ di più, non avrei mai<br />
immaginato che mi avrebbe fatto così piacere approfondire questi temi, confrontarmi così tanto con gli altri<br />
membri del<strong>la</strong> comunità. E un‟altra cosa appunto che è veramente interessante, nel<strong>la</strong> quale s<strong>per</strong>avamo <strong>per</strong>ò non<br />
poteva essere così scontato, è proprio quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con le <strong>per</strong>sone sul territorio, in quanto stranieri in un<br />
territorio, <strong>per</strong> noi italiani, stranieri in un territorio a 60 chilometri da casa, <strong>per</strong> noi immigrati in fondo al<strong>la</strong><br />
provincia di Pavia, non mi sarei aspettata un‟accoglienza così, una col<strong>la</strong>borazione così con le <strong>per</strong>sone, anche<br />
delle belle parole che il sindaco ha detto …<br />
Che quindi si sviluppa si a livello spontaneo che attraverso canali formali, istituzionali: scuo<strong>la</strong>, comune,<br />
vicinato …<br />
Sì, stupisce un po‟ <strong>per</strong>ché è veramente trasversale, che è una delle che cose che noi ci ponevamo un po‟ come<br />
obiettivo, ce lo ponevamo così un po‟ a livello ideale, <strong>per</strong>ò poi nel tempo abbiamo provato – forse prima non<br />
l‟avevo detto – abbiamo provato a concretizzarlo. Un altro dei nostri obiettivi è quello di inserirsi nel territorio,<br />
cioè di non essere un‟es<strong>per</strong>ienza iso<strong>la</strong>-felice, dove si fanno tante belle cose, all‟interno del<strong>la</strong> quale chi vuole<br />
viene e vediamo un po‟ … L‟intenzione è proprio quel<strong>la</strong> di aprirsi al territorio e avere uno scambio e un<br />
confronto vero. Perché se no, non ha senso.<br />
Cosa bisognerebbe fare che sinora non sia stato possibile <strong>per</strong> carenza di risorse di diverso tipo?<br />
Un pulmino … [risata]. Sicuramente le necessità pratiche qui sono legate al discorso trasporto, al discorso<br />
sostegno, psicologico, educativo, <strong>per</strong>ché, in realtà, il progetto è nato con una sua configurazione, ma il numero di<br />
<strong>per</strong>sone, i professionisti che ruotano intorno a questo progetto sono un numero molto limitato, con un numero di<br />
ore molto limitato <strong>per</strong>ché le risorse sono molto, molto limitate. Quindi, in realtà, non è detto che più<br />
professionisti ci siano, più ore ci siano, migliore sia il risultato; <strong>per</strong>ò probabilmente, anche solo con un piccolo<br />
incremento si riuscirebbe ad ottenere … ad avere un po‟ più di sostegno come famiglie. In questo momento<br />
abbiamo un‟educatrice; una seconda si sta inserendo ed entrerà a far parte del progetto a gennaio. Sono figure<br />
femminili; avevamo un uomo ma ha dovuto trasferirsi <strong>per</strong> problemi familiari.<br />
Ragionando sul concetto di efficacia e pensando agli utenti, tra virgolette, del servizio, quali benefici pensa che<br />
ad oggi abbiano ottenuto?<br />
I bambini? Beh, sicuramente i nostri bambini sono riusciti a s<strong>per</strong>imentare quel<strong>la</strong> dimensione familiare che loro<br />
non avevano mai visto. I nostri, piccoli o medi che siano, <strong>per</strong>ché poi F. [mamma affidataria] parlerà dei suoi,<br />
non conoscevano <strong>la</strong> dimensione familiare, non conoscevano il quotidiano. I miei addirittura non conoscono il<br />
significato delle parole, di un 50% delle parole del vocabo<strong>la</strong>rio, e quindi diventa difficilissimo riuscire a<br />
instaurare una re<strong>la</strong>zione efficace, <strong>per</strong>ché fino a quando io non mi sono resa conto di questa cosa, ho anche<br />
adottato un intervento che probabilmente non era utile a loro. Il capire che <strong>la</strong> mia bambina di 5 anni non …<br />
[commozione] … non sa cosa vuol dire “evitare”, non sa cosa vuol dire “con cura”, non sa cos‟è una cantina, non<br />
571
è mai entrata in un i<strong>per</strong>mercato … Cioè, queste qui sono cose che sembrano banali, <strong>per</strong>ò in realtà il valore<br />
aggiunto dell‟affido familiare è proprio quello di far vivere <strong>la</strong> quotidianità ai bambini e quindi far vivere una<br />
quotidianità che loro non hanno mai visto, proponendogli dei modelli alternativi a quelli che loro hanno avuto:<br />
quindi, nel nostro caso, una <strong>famiglia</strong> inaccudente, non so se si dica così, inadeguata dal punto di vista<br />
dell‟accudimento, e una comunità educativa che di re<strong>la</strong>zione familiare ha poco o niente.<br />
Al<strong>la</strong> domanda “i benefici ottenuti dagli utenti” lei subito ha risposto: “i bambini”. Possiamo pensare a qualche<br />
altro beneficiario che si possa considerare destinatario dell‟intervento? Per esempio le famiglie naturali …<br />
Sì, in realtà appunto come utente intendiamo il bambino in senso stretto; in realtà se poi il progetto coinvolge<br />
tutti, come è, <strong>per</strong>ché questa è <strong>la</strong> nostra vita, ci sono dei vantaggi <strong>per</strong> i nostri figli naturali, originali, che<br />
probabilmente non son vantaggi così immediati come quello di avere una mamma a casa, in un momento storico<br />
dove, se io non fossi qui, avrei dovuto <strong>la</strong>vorare; quindi, anche soltanto <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo, <strong>per</strong>ò questo costituisce un<br />
vantaggio <strong>per</strong> i miei figli. Oppure quello di poter ragionare sul<strong>la</strong> costruzione di valori nei quali io credo, che<br />
posso trasmettere ai miei figli, che potrebbero essere fondanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro vita futura. Come anche un‟altra cosa<br />
che mi era venuta in mente, ma adesso non mi viene in mente più … è <strong>la</strong> possibilità di usufruire <strong>per</strong> me, ma di<br />
riflesso anche <strong>per</strong> i miei figli, di tutte le competenze educative del nostro educatore e del<strong>la</strong> nostra responsabile di<br />
progetto, <strong>per</strong> poter risolvere anche quelle che sono anche le criticità legate al<strong>la</strong> loro crescita, al loro trasferimento<br />
qua e al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con i loro compagni … insomma tutte quelle criticità che normalmente una <strong>famiglia</strong> che vive<br />
da so<strong>la</strong>, nel suo appartamento a Mi<strong>la</strong>no, magari senza par<strong>la</strong>re neanche ai vicini, deve subire senza riuscire a<br />
trovar soluzioni, a trovare aiuto <strong>per</strong> risolverle.<br />
La domanda un po‟ più diretta e sulle famiglie naturali dei bambini in affido: che tipo di re<strong>la</strong>zione c‟è, se c‟è, e<br />
come?<br />
In questo momento noi non abbiamo re<strong>la</strong>zioni con le famiglie naturali <strong>per</strong>ché loro hanno interrotto … avevano<br />
visite coi genitori, le hanno interrotte <strong>per</strong> motivi di situazione familiare, le hanno interrotte <strong>la</strong> settimana prima<br />
che arrivassero qua e in questo momento stiamo <strong>la</strong>vorando <strong>per</strong> ripristinare le visite ma non ci siamo ancora<br />
arrivati. Per cui noi abbiamo una grossa memoria storica da parte di alcuni bambini che riferiscono cose re<strong>la</strong>tive<br />
al loro vissuto con i genitori; una piccolissima memoria da parte di altri che rifiutano <strong>per</strong>fino di far parte di<br />
quel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>per</strong>ò a tutt‟oggi, purtroppo o <strong>per</strong> fortuna, non abbiamo ancora re<strong>la</strong>zioni.<br />
Invece sul <strong>la</strong>voro d‟équipe con le altre figure educative coinvolte cosa mi dice?<br />
Sul <strong>la</strong>voro di équipe posso dire che il momento dell‟équipe è un momento fondante <strong>per</strong>ché, presi dal<strong>la</strong><br />
quotidianità, presi dalle incombenze, dal<strong>la</strong> calza, dal<strong>la</strong> mutanda, dal<strong>la</strong> spesa, dall‟urlo, dal compito, da tutte<br />
quelle che sono proprio <strong>la</strong> quotidianità vera e propria, è necessario fermarsi un attimo e … Purtroppo in questo<br />
momento devo dire che un momento di équipe settimanale è troppo poco … Abbiamo un‟équipe settimanale e<br />
una su<strong>per</strong>visione mensile. Stiamo avviando un processo di incontro tra le famiglie una volta ogni 15 giorni, che<br />
proprio <strong>per</strong> via di questo quotidiano incombente, di questa fatica legata all‟affido, anche al trasferimento<br />
re<strong>la</strong>tivamente giovane delle nuove famiglie, è un momento che tutti vorrebbero avere ma che, fisicamente,<br />
psicologicamente non si riesce a realizzare, <strong>per</strong> cui … diciamo che adesso ci siamo già incontrati due volte come<br />
famiglie, <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione di questioni più pratiche, sono momenti molto interessanti <strong>per</strong>ò si fa un po‟ fatica. Tante<br />
cose restano all‟informale, e cioè intanto che si accompagnano i bambini al mattino al pulmino, intanto che si<br />
stende <strong>la</strong> biancheria, al<strong>la</strong> merenda del pomeriggio … Ecco, un altro momento che è stato fissato è quello del<strong>la</strong><br />
merenda del pomeriggio; anche quello non si riesce a fare sempre, <strong>per</strong>ò quando si riesce ci si trova tutti qua,<br />
bambini, educatrice, genitori, e chi c‟è si scambia … come dire … Questo è lo spazio comune. La comunità è<br />
dotata di 4 appartamenti ed ogni <strong>famiglia</strong> ha il suo appartamento autonomo; poi è dotata di uno spazio comune,<br />
una cucina comune che è ancora, purtroppo, in allestimento; una <strong>la</strong>vanderia comune e un bagno comune e un<br />
ufficio. Questa è <strong>la</strong> parte di interregno, che viene utilizzata da tutte le 4 famiglie e dai bambini in maniera varia,<br />
dove si svolge <strong>la</strong> merenda pomeridiana, dove si svolgono i giochi, dove si svolgono spesso i compiti, i pranzi<br />
comuni o le cene comuni, l‟équipe, spesso anche <strong>la</strong> su<strong>per</strong>visione, insomma è proprio il cuore del<strong>la</strong> comunità.<br />
Lei è soddisfatta di quello che sta facendo?<br />
[Risata] Prima par<strong>la</strong>vamo dei benefici <strong>per</strong> gli utenti; ho un po‟ tra<strong>la</strong>sciato quelle che sono poi, se come utente<br />
sono anch‟io, fruitore di un servizio, anch‟io ho dei benefici. Che sono quelli, appunto, di poter usufruire del<strong>la</strong><br />
maternità dei bambini, e quindi di essermi allontanata dal <strong>la</strong>voro temporaneamente <strong>per</strong> poter realizzare questo<br />
sogno che avevo, così <strong>per</strong> questa intuizione che mi ha colpita e che ho potuto, ho saputo cogliere. Se sono<br />
soddisfatta? completamente no. Completamente no <strong>per</strong>ché da una parte il progetto, come era stato presentato,<br />
come era stato pensato, è completamente diverso. Probabilmente è anche giusto che sia così, di solito<br />
l‟immaginario è sempre un po‟ differente dal<strong>la</strong> realtà. La cosa che mi soddisfa è che in questo interregno tra<br />
l‟immaginario e <strong>la</strong> realtà si è riusciti molto a <strong>la</strong>vorare anche con <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa <strong>per</strong> realizzare delle cose a favore<br />
delle famiglie, <strong>per</strong> il beneficio delle famiglie. In realtà c‟è ancora tantissimo da fare, quindi io non mi posso<br />
572
itenere soddisfatta. Lo scopo <strong>per</strong> cui sono arrivata qui è proprio quello di avere una situazione bel<strong>la</strong> complessa,<br />
e andarci giù col piccone <strong>per</strong> <strong>la</strong>vorare veramente <strong>per</strong> riuscire a costruire delle cose uguali a quelle che avevo<br />
immaginato, oppure diverse ma più efficaci, oppure più utili <strong>per</strong> me, che mi soddisfino, e in questo momento<br />
devo dire che di <strong>la</strong>voro ce n‟è ancora tanto.<br />
Come vede il futuro del progetto?<br />
Profetico! [Risata] Profetico! No, rido su questo profetico <strong>per</strong>ché quando ce l‟hanno detto, appunto, in<br />
conferenza stampa, noi tutti veramente ci tenevamo <strong>la</strong> pancia dal ridere! Profetico! Ci vedevamo, sai, come quei<br />
santoni indiani che vanno a fare <strong>la</strong> meditazione, poi arriviamo qui: calze, mutande, <strong>la</strong> pento<strong>la</strong> sporca, <strong>la</strong><br />
pattumiera, vaffanbagno! No, io son fiduciosa nel fatto che, <strong>la</strong>vorando ancora tanto, impegnandosi ancora tanto,<br />
soffrendo ancora tanto, si riesca veramente a dare un messaggio di …. [commozione] … così di … io poi mi<br />
commuovo quando parlo di queste cose … [pianto] … di possibilità, ecco, io <strong>la</strong> vedo così. Possibilità di una vita<br />
semplice ma costruttiva, <strong>per</strong>ché al<strong>la</strong> fine, spesso, tanti progetti ci sono, tante belle idee ci sono, tante possibilità<br />
ci sono, ma non sembra mai possibile coglierle o realizzarle. E noi abbiamo questa frase che diciamo spessissimo<br />
… [pianto] … sia alle interviste che … ci diciamo tra noi ridendo: <strong>per</strong>ché no? Perché no! Ci son tante cose che,<br />
solo <strong>per</strong>ché tu ci devi <strong>la</strong>vorare, solo <strong>per</strong>ché tu devi <strong>la</strong>sciare il tuo quotidiano, solo <strong>per</strong>ché tu devi far fatica, solo<br />
<strong>per</strong>ché pensi di non avere tempo, <strong>per</strong>ché pensi che non ci riuscirai? … si, puoi pensarle tutte queste cose, <strong>per</strong>ò<br />
<strong>per</strong>ché invece non le vuoi cogliere, girando il discorso come facevamo prima: non le differenze ma i punti di<br />
incontro? Non le difficoltà, ma le possibilità! Difficoltà! La vita è piena di difficoltà! Quante ce ne sono! Qua ce<br />
ne son tantissime, no? Però, <strong>per</strong>ché no?<br />
Vorrei concludere l‟intervista con un pensiero che partisse da lei. Tante cose le sono state chieste, magari c‟è<br />
qualcosa che lei ritiene di voler aggiungere, che non è stato abbastanza esplorato?<br />
Mi sembra che come intervista sia abbastanza completa, poi tanti aspetti, sicuramente non tutti, anch‟io ho in<br />
mente tante cose … Ecco, vorrei, <strong>la</strong> cosa che vorrei che si sapesse, che si portasse avanti, che credo che sia poi<br />
anche uno dei vostri obiettivi, è quel<strong>la</strong> di mettere l‟accento sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, su quello che è <strong>la</strong> potenzialità del<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>, ma non intesa come il nostro ministro del welfare: ok, non ci son risorse, non sappiamo come fare, viva<br />
<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che ci risolve le problematiche! No, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> è veramente un‟entità centrale, <strong>per</strong> tutta una serie di<br />
vicende che ruotano all‟interno del<strong>la</strong> società. La <strong>famiglia</strong> va sostenuta, non si può pensare di caricar<strong>la</strong> ancora, in<br />
un contesto qual è il nostro, storico, politico, economico, di crisi, caricar<strong>la</strong> ulteriormente, convincendo<strong>la</strong> delle<br />
sue potenzialità, ma <strong>la</strong>sciando<strong>la</strong> completamente da so<strong>la</strong>. Perché è questo che noi vediamo nell‟es<strong>per</strong>ienza delle<br />
famiglie che fanno affido paralle<strong>la</strong>mente a noi. Uno dei motivi <strong>per</strong> cui noi abbiamo scelto una dimensione<br />
comunitaria, un‟organizzazione quale quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Comin, un progetto di questa portata, che poi si è rive<strong>la</strong>to<br />
ancor più grosso, ma va bene così, è interessante, è proprio quello del<strong>la</strong> fatica del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> di sostenere un<br />
affido, <strong>la</strong> solitudine nel<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> si trova. Noi, io e mio marito, facciamo parte di una rete di affido di<br />
Mi<strong>la</strong>no e sono anni che noi assistiamo a queste fatiche, fatiche ed impotenza e mancanza di ascolto da parte delle<br />
istituzioni, dei servizi, e quindi, anche investimento di risorse senza arrivare ad un risultato efficace, che è <strong>la</strong><br />
cosa peggiore. Se vi è possibile, sottolineate questo pensiero.<br />
La ringrazio moltissimo.<br />
2.5.4 Intervista ad una mamma affidataria straniera (CP3)<br />
Abbiamo scelto questo progetto <strong>per</strong>ché ci sembra che possa essere considerato una buona pratica in termini di<br />
re<strong>la</strong>zione con l‟utenza. Secondo lei questo progetto può essere considerato una buona pratica?<br />
Allora, dipende da che pratica, di che cosa stiamo par<strong>la</strong>ndo: dell‟affido? del<strong>la</strong> convivenza? Beh, sicuramente è<br />
una buona pratica l‟affido, <strong>per</strong> me, <strong>per</strong> altri forse no; o magari, <strong>per</strong> tutti si, ma dicono: ma io non ce <strong>la</strong> faccio! È<br />
una buona pratica, si, <strong>per</strong>ché poi io, secondo il mio vissuto, arrivata qui all‟età di 23 anni e ho sentito … sentivo<br />
il bisogno di essere affiancata, cioè, anche da adulta, ma cercavo certe figure … di riferimento. Allora,<br />
mettendomi in questo campo dell‟affido … <strong>per</strong> me è una buona pratica … sto dicendo cavo<strong>la</strong>te … è una buona<br />
pratica <strong>per</strong>ché … è una buona pratica! Mi viene da dire si, <strong>per</strong> tanti motivi, ecco.<br />
Quali sono questi motivi?<br />
Per me i motivi sono tanti ….<br />
Certo, ma questo modo di affrontare l‟affido, l‟organizzazione che vi siete dati rispetto all‟affido?<br />
Mi è difficile rispondere a questa domanda, non trovo risposta. Son così tante le cose che non riesco a spiegare<br />
neanche una. Detta in un altro modo?<br />
573
Sì, partiamo da qualcosa di più concreto: il ruolo che svolge lei all‟interno di questo progetto?<br />
Ma qui io ho più figura da mamma. Più figura da mamma, e io son quel<strong>la</strong> che cerca sempre, quasi sempre, di<br />
stare qui dentro. Io son sempre stata fuori, <strong>per</strong> motivi di <strong>la</strong>voro, sempre stata fuori … quindi quando eravamo<br />
solo noi due ero più … si, <strong>la</strong> mamma che si trova di più a casa, quel<strong>la</strong> che cucina, cioè le cose che ho sempre<br />
desiderato fare, almeno <strong>per</strong> un anno, l‟anno scorso, le ho fatte. Si, affiancare <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> C., magari loro <strong>per</strong><br />
motivi di <strong>la</strong>voro dovevano assentarsi, allora … Mi viene in mente il giorno che il B. era via <strong>per</strong> <strong>la</strong>voro, M. anche<br />
lei era a Mi<strong>la</strong>no e ha nevicato, <strong>per</strong> cui ero l‟unica mamma qui, con tutti i bambini, 3 i miei e 2 suoi. Neanche mio<br />
marito non poteva rientrare <strong>per</strong>ché nevicava tanto, M. anche lei a Mi<strong>la</strong>no. Chiama <strong>la</strong> M. e risponde mio figlio<br />
dicendo: Qui comunità dei bambini difficili con una mamma! Comunità di bambini difficili con una mamma! Il<br />
mio ruolo è quello, anche di provare ad essere utile anche alle mamme, un sostegno. Non mi piace vedere le<br />
<strong>per</strong>sone in difficoltà e anche io, se non ce <strong>la</strong> faccio, ma mi sforzo a farlo. Deve uscire? C‟è il bambino? Io son<br />
stanca, c‟è anche il mio, io non sto lì a dire: No, ho già uno, no! Mettiamo anche l‟altro! La mamma che non sta<br />
bene, sono stanca, non sto bene neanche io, ma: Non ti preoccupare, mi prendo cura io dei bambini, cucino io <strong>per</strong><br />
tutti. Fino adesso è questo il mio ruolo: c‟è <strong>per</strong> tutti. A casa mia faccio sicuramente <strong>la</strong> mamma, faccio <strong>la</strong> moglie,<br />
sostegno al marito, che fa questi viaggi andata e ritorno; sostegno al figlio, che a un certo punto vede che l‟affido<br />
è una cosa difficile, dividere <strong>la</strong> mamma, i genitori soprattutto con una di queste bambine, che è molto …. quel<strong>la</strong><br />
che risucchia … cioè proprio … richiede più attenzione; N. che è piccolo, ha bisogno di tanto anche lui. Quindi<br />
sono io più … senza vantarmi, un pi<strong>la</strong>stro molto … Vedo che quando vado fuori succede del caos a casa <strong>per</strong>ché<br />
M. [il marito] che dice: Oh, ma non riuscivo a gestire! Ho fatto <strong>per</strong> un‟ora poi è saltato tutto, il mio programma<br />
è saltato. Invece io, dentro, assumo quello che fanno le bambine in affido, quello che fanno i miei, senza poter<br />
raccontare tutto al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> giornata a mio marito, <strong>per</strong> non fargli pesare … Mio marito <strong>la</strong>vora a Mi<strong>la</strong>no. Ecco:<br />
sopportare, sopportare, sopportare tutto! Sopportare lui quando torna, lui che <strong>la</strong>vora, lui che viaggia. Allora<br />
magari <strong>la</strong> domenica, quando sta qua, dice: Cavolo, ma ragazzi, ma avete una mamma! Una su<strong>per</strong>mamma! Come<br />
fa a sopportare! Io non riesco! Allora, vabbé!<br />
I beneficiari delle cose che fa sono tutti: i bambini in affido, i suoi, le famiglie ?<br />
Sì, s<strong>per</strong>o. Lo s<strong>per</strong>o, lo s<strong>per</strong>o.<br />
Quali obiettivi si era data aderendo a questo progetto?<br />
Prima cosa, era sull‟affido. L‟obiettivo era aiutare, dare più affetto a questi bambini, che è una cosa che dopo ho<br />
sco<strong>per</strong>to che questi non hanno solo … hanno bisogno dell‟affetto, dell‟amore, ma non solo. Sono tante<br />
problematiche, son più problemi psicologici, psicofisici … di tutto. Non basta solo l‟amore, <strong>per</strong>ché poi qui<br />
bisogna essere pronti a rispondere, se <strong>la</strong> risposta che dai in quel momento è quel<strong>la</strong> giusta da dare al bambino in<br />
affido, se quel<strong>la</strong> lì è <strong>la</strong> risposta che devi dare al figlio originale. Come aiutarli? Come aiutare questi bambini?<br />
Devi andare al<strong>la</strong> ricerca di che cosa hanno bisogno, <strong>la</strong>sciamo stare l‟amore, l‟affetto, <strong>per</strong>ché non è che hanno<br />
bisogno solo di questo. Hanno bisogno di aiutarli ad avere un‟autonomia, fargli capire, non fargli proprio entrare<br />
nel cervello questi principi che ho io, ma dall‟esempio che abbiamo avuto del nostro affido, a questi bambini<br />
mancano tante, tante, tante cose! Non come i nostri, che le sanno, che sono cresciuti con noi, sono nati con noi, li<br />
conosci da quando sono nati, e invece qui … questi non li conosci, ma nemmeno loro conoscono niente del<br />
mondo esterno, cosa c‟è fuori, fanno delle domande strane, che bisogna ….<br />
Che età hanno i bambini di cui si occupa lei?<br />
Allora le mie: ho <strong>la</strong> grande di 9, e <strong>la</strong> picco<strong>la</strong> di 7 anni e mezzo. Poi io ho questo servizio di pentole a casa mia,<br />
nel senso: ho I. di 11, poi H. in affido di 9, poi c‟è <strong>la</strong> sua sorel<strong>la</strong> di 7 e mezzo, poi c‟è A. di 5 e poi c‟è N. di 14<br />
mesi. Sono in sca<strong>la</strong>, tutti attaccati. Sono molto competitivi tra di loro, soprattutto i due grandi, il mio con <strong>la</strong> mia<br />
in affido.<br />
Quindi rispetto all‟obiettivo che aveva lei all‟inizio …?<br />
Non sono ancora arrivata al mio obiettivo. Quando si par<strong>la</strong> in équipe, si dice: No, certe cose … si son fatti certi<br />
cambiamenti <strong>per</strong> questi bambini … Ma parli dell‟obiettivo dell‟affido o in generale?<br />
Anche in generale, nel senso che lei si è messa in questo progetto con l‟obiettivo di occuparsi dell‟affido, ma<br />
mettendosi fortemente in gioco come <strong>per</strong>sona, con <strong>la</strong> sua <strong>famiglia</strong>?<br />
Ma, come primo obiettivo l‟ho raggiunto <strong>per</strong>ché sono qua. Era questo il mio obiettivo, ma da tanti anni. Non<br />
sapevo come dovevo fare <strong>per</strong> arrivarci, ma un primo obiettivo raggiunto è questo: <strong>la</strong> mia presenza qua. Altri<br />
obiettivi … non direi che sono arrivata, sono ancora in cammino. Non mi sento arrivata a niente, a nul<strong>la</strong> proprio.<br />
Non sono ancora arrivata a far capire a mio figlio che questa cosa di dividere, di pensare all‟altro, accettare,<br />
soffrire - soffrire ma tutto con un modo positivo – Non mi sento ancora, non sento ancora <strong>la</strong> mia utilità <strong>per</strong><br />
questo affido, nel senso: con tutto quello che do, io non vedo ancora i risultati. Le altre famiglie vedono il<br />
cambiamento delle bambine, si vede che sono io che non … dall‟interno …<br />
574
Magari è un punto di osservazione dal quale è più difficile vedere, presi da tante cose, coinvolti da tante cose …<br />
Sì, si, si, è questo.<br />
Che cosa <strong>la</strong> facilita, l‟aiuta nello svolgere il suo compito?<br />
La presenza delle famiglie. Perché sicuramente se avessi fatto questo progetto a Mi<strong>la</strong>no, dico a Mi<strong>la</strong>no ma a casa<br />
mia, da so<strong>la</strong>, con <strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong>, sarebbe saltato subito. Perché questi bambini hanno molti problemi, son molto<br />
… A me non è piaciuta questa paro<strong>la</strong> di “bambini difficili”, una volta che l‟hanno messa su una rivista, ero <strong>la</strong><br />
prima a dire: no, bisogna cambiare, <strong>per</strong>ché non son bambini difficili. Comincio a dire anch‟io che son bambini<br />
molto difficili … molto difficili … E mi aiuta molto il sostegno del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, delle 4 famiglie, delle altre<br />
famiglie, <strong>per</strong>ché io esco tutta nervosa, poi incontro V.: Cosa c‟è? E <strong>la</strong> M., <strong>la</strong> M., <strong>la</strong> S. [altre mamme affidatarie]<br />
e allora … magari si esce come un pallone e poi si par<strong>la</strong>, si discute, magari si torna a casa con un‟aria fresca, con<br />
atteggiamenti nuovi, delicati, vediamo com‟è, discutiamo. E questo facilita, <strong>per</strong> me <strong>per</strong>sonalmente, facilita<br />
questa …<br />
E quali strutture <strong>la</strong> sostengono?<br />
Comin stessa, l‟educatrice. Le 2 educatrici: una, quel<strong>la</strong> che vediamo quasi ogni giorno. Dico che sono forse <strong>la</strong><br />
prima donna, <strong>la</strong> prima mamma qui che sfrutta l‟educatrice a 360 gradi! La coordinatrice, <strong>la</strong> su<strong>per</strong>visione …<br />
quindi siamo abbastanza sollevati, abbastanza …<br />
Chi vi fa <strong>la</strong> su<strong>per</strong>visione?<br />
È un ex-pediatra psicologo che arriva da Mi<strong>la</strong>no, un su<strong>per</strong>visore che <strong>la</strong>vora con <strong>la</strong> Comin, e viene qua una volta<br />
al mese. È successo che delle volte abbiamo avuto anche 2 incontri in un mese. Forse si è sentito questo bisogno<br />
da parte del<strong>la</strong> coordinatrice e ci sono stati 2 incontri abbastanza vicini.<br />
Questo è un momento che vi aiuta?<br />
Tanto. Tanto.<br />
Invece cosa sente come ostacolo?<br />
Ostacolo, io ho il problema che non guido. Questo <strong>per</strong> me è un ostacolo.<br />
Quindi <strong>per</strong> tutti gli spostamenti deve chiedere a qualcuno?<br />
Sì, delle volte uno ne fa a meno, non esce <strong>per</strong> non stare lì ogni volta a chiedere. Perché <strong>per</strong> me il problema<br />
guidare è un handicap. Veramente io lo vivo proprio come handicap. Ho questa paura. Io guidavo, poi ho avuto<br />
un incidente, e non riesco più …. Quindi ho detto: prima di andare a fare questa patente io devo proprio andare<br />
da uno psicologo. Mi hanno rega<strong>la</strong>to <strong>per</strong> <strong>la</strong> festa del mio compleanno questo contributo <strong>per</strong> fare <strong>la</strong> patente, ma<br />
scade entro aprile e non … L‟unico ostacolo che sento qui, non ne sento altri.<br />
E invece <strong>la</strong> soddisfazione maggiore che in questo <strong>per</strong>corso ha provato finora?<br />
La soddisfazione maggiore ... quando mio marito, eravamo a Mi<strong>la</strong>no, diceva: Beh, io vado con te lì, è come un<br />
regalo che ti faccio - l‟idea era mia – Io non voglio, non ho tempo, voglio fare altre cose. Pensava di tornare a<br />
studiare, lui aveva altri progetti suoi, aveva un‟attività, quindi <strong>per</strong> lui, venire qui, è solo un trasferimento che farà<br />
con noi. Ma <strong>la</strong> sua presenza qui … cioè è presente ogni giorno, è un papà, ma non … E invece, senza par<strong>la</strong>re di<br />
questa cosa, lui è coinvolto proprio! Al massimo! Si vede <strong>la</strong> sua presenza, lo fa anche con i bambini in affido …<br />
Il suo obiettivo, con loro, certe cose … Loro sono bambine di religione is<strong>la</strong>mica, queste bambine che non hanno<br />
mai par<strong>la</strong>to l‟arabo, sono riuscite a par<strong>la</strong>rlo! Hanno imparato, non sappiamo come hanno fatto, ma l‟hanno<br />
imparato. Hanno imparato il Corano. La grande riesce già a par<strong>la</strong>re, a fare anche un discorsetto. Sono arrivate a<br />
giugno! Questa è una soddisfazione sicuramente, ma non è questa <strong>la</strong> mia! Sono altre … La prima mia<br />
soddisfazione è di vedere mio marito coinvolto, veramente, lui che diceva: no, io sto lontano, lontano! E invece<br />
lui veramente è dentro! È dentro, coinvolto molto bene, queste telefonate che fa tutto il giorno, quando c‟è una<br />
discussione o qualche cosa che è stata detta <strong>la</strong> sera prima, a cena; il giorno dopo si riflette, mi chiama: Cosa dici?<br />
Io ho chiesto, ho par<strong>la</strong>to con una <strong>per</strong>sona qui, in giro, vedi … Mio figlio, il grande: par<strong>la</strong>ndo con lui, scopro che<br />
ha imparato tante cose. Tante cose grazie al<strong>la</strong> nostra presenza qui. Usa un linguaggio abbastanza … giusto, sa<br />
tante cose. Lui è uno che si attacca alle figure più grandi, nel senso che è arrivato V., lui è quello che impara.<br />
Non si vede, ma quando un o gli par<strong>la</strong> … si vede che ha capito, non lo so! Tante, le soddisfazioni ci sono<br />
comunque.<br />
Ci sono stati dei risultati inaspettati, che non avevate proprio messo in conto?<br />
Ma par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> nostra vita, dei figli, di noi, dei bambini in affido?<br />
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Dei risultati che non mettevate in conto di raggiungere, che si sono rive<strong>la</strong>ti un po‟ una sorpresa.<br />
Convivere senza problemi. Senza avere problemi. Passare un anno felice, con una <strong>famiglia</strong> che non è che c‟era<br />
un <strong>per</strong>corso di conoscenza. Conoscere altre cose, senza andare fuori <strong>per</strong> impararle. Stando qui, abbiamo imparato<br />
tante cose. Secondo me il fatto anche di convivere, di convivere senza avere problemi, senza difficoltà. Siamo<br />
stati <strong>per</strong> un anno in due famiglie.<br />
Pensavate che fosse più difficile <strong>la</strong> convivenza?<br />
Sìcuramente. Personalmente ero una che dice: ma possibile, dipende con chi! Dipende con chi! Sicuramente loro<br />
sono una <strong>famiglia</strong> a<strong>per</strong>ta, ti ascolta, c‟è tanto confronto tra di noi, parliamo. Forse con altri sarebbe stato difficile.<br />
Ecco, <strong>per</strong> quello.<br />
Cosa si potrebbe fare che non sia stato fatto <strong>per</strong> mancanza di risorse … a parte il pulmino …<br />
Il pulmino … Mettere ordine nel<strong>la</strong> stanza comune, guardi. Ordinare questa stanza, che è una stanza <strong>per</strong> i<br />
bambini. Non siamo ancora giunti a guardare anche il fuori, a dare importanza a questo posto, al fuori.<br />
Comunque adesso è meglio <strong>per</strong>ché l‟anno scorso eravamo proprio immersi nel fango totale. Questi sono <strong>la</strong>vori a<br />
cui dobbiamo pensare noi: il cortile, l‟orto, anche questo posto. Anche come allestire <strong>la</strong> cucina, che non è ancora<br />
terminata. Son queste le cose che proprio …<br />
Alcune cose le ha già dette, ma le rifaccio <strong>la</strong> domanda e magari ci torniamo un po‟ sopra. Gli utenti, cioè<br />
pensando ai bambini affidati, che benefici hanno ottenuto?<br />
L‟affetto. Conoscere il fuori. Anche questa cosa di andare e dire: Mi porta <strong>la</strong> mia mamma! La mia mamma ha<br />
fatto, il mio papà mi ha detto, <strong>la</strong> mia mamma mi ha aiutato a fare il compito, il mio papà mi ha corretto gli errori<br />
di matematica. I viaggi, andare al su<strong>per</strong>mercato, i momenti dei pasti, <strong>per</strong> questi bambini che non conoscevano <strong>la</strong><br />
cosa di avere <strong>la</strong> mamma e il papà e i figli. Anche il fatto di servirsi da soli … Oggi si mangia questo e poi non si<br />
mangia sino al prossimo mese. E invece lì magari dov‟erano era minestra al<strong>la</strong> sera, patate … era tutto più<br />
programmato … non riesco a concentrarmi, N.[il figlio piccolo]!<br />
Le famiglie dei bambini in affido non sono state ancora coinvolte?<br />
No, fino adesso no, <strong>per</strong>ché una settimana prima del loro arrivo qui sono successi dei problemi e allora sono stati<br />
sospesi questi incontri. Adesso noi stiamo facendo questo cammino con questi bambini, portandoli a Mi<strong>la</strong>no, a<br />
Cinisello, una volta <strong>la</strong> settimana, <strong>per</strong> fare questo <strong>per</strong>corso … sono seguiti da questi o<strong>per</strong>atori del Comune, <strong>per</strong><br />
preparare l‟incontro con i genitori. C‟è chi lo vive bene, le mie no! Le mie vogliono proprio chiudere con il loro<br />
passato, con i loro genitori; allora è anche un altro progetto che bisogna studiare bene <strong>per</strong> aiutarle ad affrontare<br />
questa cosa.<br />
Sìete voi che le accompagnate?<br />
Abbiamo scelto noi. L‟abbiamo scelto noi, <strong>per</strong>ché poteva farlo anche l‟educatrice, potevano farlo loro, ma ci è<br />
sembrato più umano, più giusto così, essere presenti noi sia all‟andata che al ritorno. Perché poi nell‟andata ci<br />
sono tante domande, tante riflessioni, si chiacchiera; il ritorno è tutto silenzio. Poi noi sfruttiamo quel<strong>la</strong> giornata<br />
<strong>per</strong> andare a mangiare fuori con loro, solo con loro, e …<br />
Sono partite delle re<strong>la</strong>zioni sul territorio? Altri bambini, vicinato, istituzioni …<br />
Sì, si si si, sono partite. Non era veramente difficile, comunque prima di noi si è messa <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> C. a<br />
conoscere, a par<strong>la</strong>re del progetto, ed era un po‟ difficile essere … Io mi ricordo il primo incontro col sindaco e il<br />
sindaco di Monticelli, quando siamo andati a incontrarlo, <strong>per</strong> un‟ora e mezzo, eravamo in tre, e lui par<strong>la</strong>va con<br />
<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> C. ignorando <strong>la</strong> mia presenza. Al che il B. [uno dei babbi affidatari italiano] gli fa: Guardi che può<br />
par<strong>la</strong>re anche con <strong>la</strong> signora, lei capisce. E lì è venuto fuori il discorso dello straniero, si capisce che lo straniero<br />
non è altro che fonte di problemi, di bisogni, e non di ricchezza. Quindi era più difficile, ma subito dopo le cose<br />
son cambiate: era più facile entrare in Comune, par<strong>la</strong>re tranquil<strong>la</strong>mente. Ti fanno sentire … si, abbiamo bisogno,<br />
magari in presenza di altre famiglie che hanno problemi di lingua posso fare da mediatrice, è cambiata un po‟ <strong>la</strong><br />
visione. Non dico che è cambiata <strong>la</strong> visione sull‟immigrato, sullo straniero, <strong>per</strong>ò si sono mosse delle cose. Sono<br />
andata a Corteolona, dovevo incontrare una psicologa, e <strong>la</strong> prima cosa che mi hanno chiesto: Ha bisogno<br />
dell‟assistente sociale? Ho detto: cavolo, ragazzi, no! Devo salutare! Prima saluto, e poi vi dico: no,<br />
dell‟assistente sociale non ho bisogno! Ho bisogno più del<strong>la</strong> psicologa, ho problemi. Invece, loro sono rimasti!<br />
Questa figura dello straniero, quello che ha bisogno, anzi: che ha sempre bisogno, è un fastidio … Lo straniero<br />
se non prende, non da.<br />
576
Le volevo chiedere qualcosa sul <strong>la</strong>voro che fate in équipe. C‟è un clima di fiducia, di coo<strong>per</strong>azione, di<br />
reciprocità, paritario?<br />
Sì, certo! Questo è bellissimo, il momento dell‟équipe, <strong>per</strong> me! È un momento che … noi, comunque, non<br />
mancano occasioni di incontrarci, di par<strong>la</strong>re, noi stiamo lì a par<strong>la</strong>re tutto il giorno, ma … anzi delle volte esco,<br />
vedo <strong>la</strong> M., entro: se mi becca! E lo stesso: c‟è il caffè, c‟è sempre questo momento del caffè giornaliero, che<br />
inizia dal<strong>la</strong> partenza degli ultimi bambini dell‟asilo e finisce quasi al ritorno di quelli del<strong>la</strong> prima! E si par<strong>la</strong>. Noi<br />
siamo in continuo par<strong>la</strong>re, par<strong>la</strong>re di tutto: dell‟educazione, di tante cose, si imparano tante cose. Il <strong>la</strong>voro di<br />
équipe, qua, <strong>per</strong> me è una cosa fondamentale, <strong>per</strong>ché poi sei lì, uno espone tutti i suoi problemi, sicuramente non<br />
è che avremo subito delle risposte, <strong>per</strong>ò … son punti accolti. Io son sempre quel<strong>la</strong> che butta: ragazzi, SOS! Ho<br />
bisogno del vostro aiuto! Perché io, soprattutto ho problemi con mio figlio grande, che fa <strong>la</strong> prima media, che<br />
vive un po‟ un momento di confusione, soprattutto con l‟arrivo di queste bambine; allora il <strong>la</strong>voro d‟équipe <strong>per</strong><br />
me è un momento importantissimo.<br />
Complessivamente lei è contenta di essere qui, di essersi ingaggiata su questo progetto?<br />
Contenta di essere qui, si … Fino adesso non mi sono ancora pentita! Perché guai! Io non sono <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che<br />
arriva al punto di pentirsi, no! Io me ne vado prima di pentirmi. Non ho ancora detto: io me ne vado. No, no,<br />
sono molto contenta, anzi, era un mio sogno, da tanti anni. Sentivo il bisogno di fare qualcosa ma non sapevo<br />
neanche cos‟era, non sapevo capire che veniva fuori questa cosa, ma non sapevo cosa volevo fare. Grazie a<br />
Comin ho capito che cercavo proprio un progetto così. Però io pensavo solo all‟affido, non ho mai pensato al<strong>la</strong><br />
convivenza, questa cosa tra musulmani, cristiani, stranieri, italiani …<br />
Che <strong>per</strong>ò le sta piacendo …<br />
Sì, dopo ho capito che qui l‟affido è un puntino piccolo, sono altre le cose, siamo qui <strong>per</strong> altre cose. Mi sento<br />
come quei topini sui quali fanno gli es<strong>per</strong>imenti. Una cavia, si. In francese li chiamiamo anche cobaye, i topolini<br />
bianchi, e io mi sento una cobaye. Ci sentiamo anche al Grande Fratello, <strong>la</strong> casa del Grande Fratello, seguita<br />
dal<strong>la</strong> Comin. Siamo <strong>la</strong> casa del Grande Fratello del<strong>la</strong> Comin. Non sono ancora soddisfatta … non so se mai sarò<br />
soddisfatta.<br />
Ci sono tanti fronti a<strong>per</strong>ti, c‟è tanta carne al fuoco …<br />
Sì, si, si, si. Forse se queste bambini rimangono qua fino a 18 anni, e a 18 anni magari fuori le vedo autonome,<br />
sarò soddisfatta. Se dopo vedo che i miei figli riescono a …, se i miei figli hanno concepito i principi che gli sto<br />
trasmettendo, questa è una soddisfazione, quel<strong>la</strong> di dare senza aspettare di avere.<br />
Lei pensa che ci sia reciprocità in quest‟aspetto del<strong>la</strong> soddisfazione, cioè i bambini affidati, secondo lei, sono<br />
soddisfatti di quello che stanno provando, che stanno vivendo?<br />
Allora, ieri sono andata a fare il colloquio con le mie due in affido. Mi hanno par<strong>la</strong>to più di queste bambine come<br />
par<strong>la</strong>no del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> … stanno lì a par<strong>la</strong>re più del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che andare a studiare. Loro vanno a par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong><br />
mamma e del papà, del fratello piccolo e dei fratelli. Addirittura loro a scuo<strong>la</strong> non si fanno chiamare con il loro<br />
vero cognome, ma con il nostro. Addirittura una che dice che è nata dal<strong>la</strong> mia pancia, <strong>per</strong> cui … Si, vedo che<br />
quando par<strong>la</strong>no di noi … quello che mi raccontano le altre mamme, penso che loro sono soddisfatte, sono felici,<br />
ecco. Vengono tante volte rimproverate da me, che sono un po‟ … non lo so, sono un po‟ spaventata <strong>per</strong> loro,<br />
preoccupata <strong>per</strong> loro, preoccupata <strong>per</strong> queste bambine, ecco <strong>per</strong>ché forse ho un po‟ di premura <strong>per</strong> farle imparare<br />
tante cose, <strong>per</strong>ché dico: non so se stanno qua ancora, vanno via, queste hanno bisogno. Quando ci sono dei<br />
genitori, i genitori son capaci … Non è che ho fiducia in me, quello che faccio è quello giusto, <strong>per</strong>ò quello che<br />
so, lo vorrei subito trasmettere a loro. Delle volte magari mi sento in colpa <strong>per</strong>ché dico: cavoli, faccio imparare<br />
le cose a loro, e ai miei no! Perché? È tutto un continuo mettersi in discussione. Ma io sono 24 ore su 24 così.<br />
Secondo me anche <strong>la</strong> M.; quando parlo con <strong>la</strong> M., anche lei è <strong>la</strong> stessa cosa. Quando vanno via <strong>la</strong> mattina, dice:<br />
Cavolo, ma stanno bene? Sono felici? Stanno bene qui? Quando io gli ho detto quel<strong>la</strong> cosa, ho fatto bene, ho<br />
fatto male? E dico, non vedo l‟ora che tornino così vedo come stanno. Queste cose magari, ecco, è un <strong>per</strong>iodo<br />
che non le faccio con i miei figli, cioè non mi preoccupo così tanto. Sono stata veramente sciolta, tanto, in questo<br />
progetto di queste due bambine, di questi … <strong>la</strong>sciando magari, dico, il papà è più presente, mio marito, con i suoi<br />
che … Lui è più bravo a gestire … vabbé, arriva <strong>la</strong> sera alle 6 e mezza, lui ha già fatto il suo programma del<strong>la</strong><br />
serata: mezz‟ora qui, mezz‟ora là, mezz‟ora con uno, venti minuti con questo, e riesce magari a …<br />
Che pensiero fa <strong>per</strong> il futuro? Come vede il futuro del progetto?<br />
Se continua come ... se parlo di me, c‟è sempre questa grande voglia di fare, di andare avanti, di imparare, di<br />
dare, di fare, disfare … [risata] … Lo vedo positivo, vedo l‟atteggiamento delle altre famiglie che sono appena<br />
arrivate, questa grande voglia di condividere le cose, di par<strong>la</strong>re, di affrontare tutti i problemi con precauzione …<br />
si, lo vedo bene, se continua così, cioè nel senso, con questa energia, con queste idee …<br />
577
C‟è qualcosa che vuole aggiungere, par<strong>la</strong>ndo di questa es<strong>per</strong>ienza?<br />
No, ho detto abbastanza!<br />
Io <strong>la</strong> ringrazio molto.<br />
2.6. “Torino <strong>la</strong> mia città”<br />
2.6.1 Griglia compi<strong>la</strong>ta dal responsabile<br />
Soggetti che compongono <strong>la</strong> partnership<br />
Nome del servizio/intervento<br />
Torino <strong>la</strong> mia città: <strong>per</strong>corsi di alfabetizzazione e cittadinanza <strong>per</strong> donne<br />
maghrebine<br />
Ambito territoriale<br />
Torino (3 circoscrizioni)<br />
Ente<br />
capofi<strong>la</strong>/promotore/gestore<br />
Meic – Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale<br />
Periodo di attività Dall‟anno 1999 all‟anno 2010<br />
Soggetti del<strong>la</strong> rete Presenti? Specificare Tipo di rapporto<br />
attivo<br />
dall‟anno:<br />
Enti pubblici<br />
34. Asl No<br />
Coinvolgimento come<br />
servizi esterni<br />
35. Servizi sociali territoriali No<br />
36. Consorzi No<br />
37. Ospedali No<br />
38. Comuni Sì Torino<br />
39. Assessorati Sì<br />
40. Servizi tute<strong>la</strong> No<br />
41. Tribunale No<br />
42. Consultori familiari No<br />
43. Centri <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> No<br />
Enti di terzo settore<br />
44. Organizzazioni di<br />
Sì<br />
Volontariato<br />
45. Associazioni prosociali Sì<br />
46. Parrocchia/Altre<br />
comunità religiose<br />
Sì<br />
47. Fondazioni (specificare di<br />
che tipo)<br />
Sì<br />
48. Associazioni familiari No<br />
Assessorato alle<br />
Attività ed ai<br />
Servizi Educativi<br />
Meic<br />
Coo<strong>per</strong>ativa<br />
sociale Progetto<br />
Tenda e<br />
associazione Il<br />
Nostro Pianeta<br />
Parrocchia di<br />
Santa Monica di<br />
San Gioacchino<br />
Fondazione San<br />
Paolo e CRT<br />
49. Reti informali Sì Volontari<br />
Chi è coinvolto nelle decisioni sul servizio?<br />
(Indicare solo i soggetti che effettivamente hanno partecipato<br />
alle decisioni)<br />
Coinvolgimento come<br />
servizi esterni<br />
Partner di progetto<br />
Concessione di spazi<br />
Enti finanziatori<br />
Legati al<strong>la</strong> rete dei partner di<br />
progetto<br />
Il numero d‟ordine è quello con cui sono<br />
identificati sopra<br />
11 12<br />
Ritiene che <strong>la</strong> partnership/<strong>la</strong> rete consenta<br />
di rispondere al bisogno <strong>per</strong> cui il servizio è<br />
nato in modo più efficace?<br />
Re<strong>la</strong>zionalità<br />
Meic, Progetto Tenda e Il Nostro Pianeta nel tempo sono<br />
sempre più collegate, garantendo maggior co<strong>per</strong>tura territoriale<br />
al progetto (distribuendosi sulle diverse circoscrizione) e<br />
578
interventi complementari (alfabetizzazione, attività di<br />
educazione pari, <strong>per</strong>corsi di cittadinanza, promozione e<br />
supporto del sito, interventi formativi e il collegamento sulle<br />
2G) ed evitando sovrapposizioni.<br />
Destinatari/partecipanti del servizio: diretti e indiretti<br />
Chi sono i beneficiari?<br />
(anziani, familiari…….)<br />
Quanti ne sono stati coinvolti nel corso<br />
dell‟ultimo anno<br />
Come è avvenuto il coinvolgimento dei<br />
destinatari?<br />
Ci sono altri soggetti che partecipano<br />
attivamente?<br />
Donne maghrebine ricongiunte con figli e loro famiglie<br />
N° 199 (centonovantanove)<br />
N° familiari figli di età presco<strong>la</strong>re<br />
N° altro 2G<br />
Promozione attraverso locandine distribuite e affisse nei<br />
quartieri, nei negozi etnici, nei mercati, nelle Moschee, nelle<br />
scuole, nelle Asl, nelle biblioteche, nei luoghi pubblici.<br />
Vo<strong>la</strong>ntinaggio di mediatrici ed educatrici pari nei luoghi di<br />
aggregazione spontanea (principalmente ai mercati o davanti<br />
alle scuole). Tam-tam o passa-paro<strong>la</strong>. Presentazione<br />
pubblica del progetto e festa di avvio.<br />
Biblioteche civiche; es<strong>per</strong>ti e formatori che partecipano ai<br />
<strong>per</strong>corsi di Cittadinanza e di Mediazione transnazionale<br />
Dimensioni economiche<br />
Quanto costa annualmente il servizio?<br />
Quante ci <strong>la</strong>vorano?<br />
Chi finanzia il servizio?<br />
Sono state utilizzate altre risorse significative,<br />
oltre quelle economiche?<br />
Ritiene che il servizio faccia risparmiare, faccia<br />
spendere di più, non influisca sul<strong>la</strong> spesa nel<br />
rispondere al bisogno <strong>per</strong> il quale è stato<br />
ideato?<br />
Circa € 40.000 su 3 circoscrizioni<br />
N° o<strong>per</strong>atori 30 (con i volontari) N°<br />
ore complessive : 1.500 annue circa<br />
Regione Piemonte; Provincia di Torino ; Fondazione<br />
Compagnia di San Paolo ; Fondazione CRT (C assa<br />
Risparmio Torino) ; Associazione ComeNoi Onlus ;<br />
Volontari e <strong>per</strong>sonale delle biblioteche<br />
1 fa risparmiare<br />
2.6.2 Intervista al<strong>la</strong> Responsabile del MEIC (RT1)<br />
Adesso tante cose sono state dette e forse finiremo <strong>per</strong> chiederle di nuovo … degli approfondimenti, degli altri<br />
aspetti; <strong>per</strong>ò in questa parte di intervista meno strutturata partiremmo proprio con questa domanda, cioè: dalle<br />
informazioni preliminari che abbiamo raccolto noi, questo servizio ci è sembrato rispondere a una logica di<br />
buona pratica re<strong>la</strong>zionale; <strong>per</strong>ché secondo lei il servizio può essere considerato tale?<br />
… E <strong>per</strong>ché, se non si entra in rapporto con le <strong>per</strong>sone non si riesce … E allora, <strong>per</strong> entrare in rapporto con le<br />
<strong>per</strong>sone bisogna mettersi nei panni degli altri, e allora noi siamo proprio partiti dicendo: va bene, allora, che cosa<br />
possiamo fare? qual è l‟ambito delle <strong>per</strong>sone più sfortunate, a livello di immigrazione? E abbiamo individuato [il<br />
target] anche <strong>per</strong>ché noi siamo tutte donne... E fra le donne, quali sono le più iso<strong>la</strong>te? Le donne maghrebine. Per<br />
che motivo? Culturale, impegni familiari, non <strong>la</strong>vorano, e quindi sono a casa, e quindi abbiamo organizzato il<br />
progetto sull‟utenza, sul bisogno, no? E l‟abbiamo organizzato cercando di venire incontro alle esigenze delle<br />
<strong>per</strong>sone. È questo che secondo me bisogna fare, altrimenti si offrono dei servizi senza sa<strong>per</strong>e … poi così …<br />
partendo da un nostro punto di vista e allora poi magari non si risponde. E poi <strong>per</strong>ché, comunque, un qualsiasi<br />
<strong>per</strong>corso di inserimento in un contesto diverso richiede una caduta di muri, di diffidenza, di paura, che non<br />
possono … a me sembra così normale … cioè, stupido <strong>per</strong>sino, no?<br />
579
Spesso le cose quando arrivano a un livello di complicazione ritornano a sembrare semplici …<br />
Sì … non lo so … Comunque: quello è quello a cui noi … tant‟è vero che diciamo: boh! Finché serve lo<br />
facciamo, poi se non servirà più ….<br />
… Certo, si farà un‟altra cosa?<br />
Certo, faremo un‟altra cosa. A volte ci chiedono: ma <strong>per</strong>ché solo le donne maghrebine? Ma pensare di mettere<br />
insieme donne maghrebine, donne rumene, donne cinesi, significa che al<strong>la</strong> fine non rispondiamo a nessuno dei<br />
bisogni, nel senso che le cinesi hanno orari diversi, necessità di lingua diverse, bisogni diversi e allora è inutile,<br />
no? Certo, il nostro è un <strong>la</strong>voro settoriale, non vogliamo mica dire che: o noi, o nul<strong>la</strong>; <strong>per</strong>ò senza questo nostro<br />
<strong>la</strong>voro settoriale quel gruppo di quelle <strong>per</strong>sone lì non avrebbe potuto usufruire di un determinato …<br />
E l‟obiettivo specifico del servizio, ne abbiamo già par<strong>la</strong>to, sembrerebbe <strong>la</strong> lingua <strong>per</strong>ò abbiamo detto che non<br />
lo è … Quindi come lo possiamo definire?<br />
Eh … lo possiamo definire come una educazione a … vivere da cittadini, tant‟è vero che nel nostro depliant …<br />
ecco qui mettiamo tutto l‟insieme … ecco, qui diciamo quello che vogliamo fare e essere: diventiamo cittadine.<br />
Che poi, cosa vuol dire, è tutto da riempire, ma diventiamo cittadine significa impariamo a diventare<br />
protagoniste del<strong>la</strong> nostra vita, nel<strong>la</strong> città di Torino, con in nostri figli che vivranno qui. Questo comporta una<br />
fatica!<br />
Abbiamo già accennato anche al<strong>la</strong> caratteristica del territorio, nel senso che abbiamo detto: <strong>la</strong> presenza delle<br />
donne maghrebine è consolidata, forte, si è proprio pensato a quell‟utenza lì …<br />
Sì … si …<br />
Quindi risponde a un bisogno specifico …<br />
Specifico <strong>per</strong>ché nessun altro gruppo etnico ha questa specificità, ad esempio, di donne che non <strong>la</strong>vorano, e il<br />
<strong>la</strong>voro da un <strong>la</strong>to, certo, è [un impegno] … dall‟altro obbliga comunque ad imparare <strong>la</strong> lingua, a conoscere altre<br />
cose. Chi resta chiuso in casa a guardare i propri bambini non lo fa. Noi abbiamo donne che sono qui da quattro,<br />
cinque anni, e non avevano mai fatto un giro nel centro di Torino, non sapevano che a Torino … non sanno<br />
orizzontarsi nel<strong>la</strong> città, conoscono il loro quartierino e basta. E questo è dovuto al fatto che non <strong>la</strong>vorano.<br />
Diciamo che il nostro <strong>per</strong>corso di cittadinanza è sempre più … incomincia ad affacciarsi in modo sempre più<br />
evidente l‟esigenza anche del <strong>la</strong>voro, <strong>per</strong>ché intanto le condizioni economiche sono diverse, molti mariti magari<br />
sono a casa, e una richiesta di <strong>la</strong>voro così …: ma io voglio <strong>la</strong>vorare! Si, bimba, ma se tu hai due bambini piccoli<br />
e quando il tuo bambino ha <strong>la</strong> febbre tu non vieni neanche a imparare l‟italiano, pensa un po‟ come farai quando<br />
<strong>la</strong>vori. Allora, o ti organizzi, o vi organizzate che una guarda i bambini di tre così le si <strong>per</strong>mette di andare a<br />
<strong>la</strong>vorare … Allora, sono tutti discorsi che occorre fare, <strong>per</strong>ché a loro non vengono in mente … le uniche che noi<br />
riusciamo anche poi ad aiutare, anche a cercare <strong>la</strong>voro eccetera, sono quelle senza figli, quelle non sposate, che<br />
sono rarissime. E le mamme di <strong>famiglia</strong> coi figli hanno l‟obiettivo: ah! si, si, poi io <strong>la</strong>vorerò, <strong>per</strong>ò poi di fatto …<br />
Par<strong>la</strong>va anche di un flusso migratorio abbastanza preciso, quindi il bacino di provenienza è una zona …<br />
Casab<strong>la</strong>nca – Khouribga, quel<strong>la</strong> zona lì, quei paesini lì. Negli ultimi anni abbiamo visto che sovente queste<br />
donne vengono da piccoli vil<strong>la</strong>ggi, proprio, dove hanno frequentato pochissima scuo<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ché i matrimoni<br />
combinati sono ancora assolutamente … no, tutte vogliono il marito … quando si scava nei <strong>la</strong>boratori invece<br />
tutte loro … Quando i mariti vedono <strong>la</strong> società com‟è, poi chiedono là <strong>la</strong> donna più … da prendere, chiudere in<br />
casa, e così non ci sono problemi. Noi anche dobbiamo fare molta attenzione a non rom<strong>per</strong>e, e qui, quando ad<br />
esempio facciamo il discorso sui documenti eccetera, lo facciamo sempre con estrema caute<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ché? Perché<br />
non vogliamo rischiare di suscitare poi ribellioni che vanno poi a discapito loro, <strong>per</strong>ché noi diciamo a loro: sai,<br />
ma se poi tuo marito … è <strong>per</strong> aiutarlo, quando invece è poi il marito … insomma casi che purtroppo …<br />
Rispetto poi al bisogno che avete individuato nel target, cosa esisteva, esiste, o non esiste proprio sul territorio?<br />
Ma, diciamo che adesso come adesso, orgogliosamente, diciamo che moltissimi progetti che ci sono, ci imitano.<br />
Cioè questo discorso delle donne arabe, con i bambini, che fino a tre, quattro anni fa eravamo solo noi a farlo,<br />
adesso vanno … e ben venga, <strong>per</strong>ché ci sono i quartieri, e quindi va benissimo. Laddove, nei quartieri dove noi<br />
ci siamo, scopriamo che ci sono altre realtà che esistono in questo modo qui, cerchiamo di metterci in contatto,<br />
di col<strong>la</strong>borare, <strong>per</strong>ché il nostro obiettivo è mica boicottare le iniziative, semmai sollecitarle, no? Quindi diciamo<br />
che sta entrando un po‟ nel<strong>la</strong> mentalità quello di andare a vedere le necessità delle <strong>per</strong>sone, quindi studiare<br />
progetti calibrandoli sulle necessità. Gli stessi CTP, che sono quelli che si occupano di alfabetizzazione, nel<br />
corso degli anni hanno cominciato a capire che senza una nursery, le donne non le beccano, e quindi cominciano<br />
a fare orari mattino-pomeriggio, sera, con <strong>la</strong> nursery … Quest‟anno abbiamo creato una col<strong>la</strong>borazione molto<br />
buona con un CTP che ci ha dato fiducia e ci ha <strong>per</strong>messo di iscrivere donne all‟esame di 3^ media …<br />
580
Ho letto … con un accordo anche sul<strong>la</strong> preparazione congiunta …<br />
… rischiando loro, poveretti, di essere inquisiti … ma <strong>per</strong>ò appunto, lì, abbiamo trovato <strong>per</strong>sone appassionate e<br />
quindi capaci di scavalcare <strong>la</strong> burocrazia e ce l‟abbiamo fatta … adesso s<strong>per</strong>iamo …<br />
Quindi, originariamente, l‟idea che è stata quel<strong>la</strong> di Torino <strong>la</strong> mia città, come è venuta e a chi è venuta?<br />
Il Meic diciamo che <strong>la</strong>vora dal ‟90 – dall‟89 - a un <strong>la</strong>boratorio di dialogo is<strong>la</strong>mo-cristiano, in cui [<strong>la</strong> responsabile<br />
di INP] e io eravamo insieme a pensare questa cosa qui. Allora, abbiamo fatto insieme <strong>la</strong> formazione a Roma, a<br />
Parigi, sull‟Is<strong>la</strong>m … io con i miei studi teologici mi sono specializzata in dialogo interreligioso, quindi da quello<br />
è venuto poi fuori tutto l‟interesse … e poi, man mano che le esigenze venivano … Allora <strong>la</strong> prima esigenza era<br />
stata quel<strong>la</strong> di formare gli insegnanti delle scuole che incominciavano ad avere bambini … Abbiamo fatto dei<br />
corsi di formazione chiamati “Multiculturaliter” in cui spiegavamo le culture, facevamo corsi, appunto, sulle<br />
varie religioni, varie culture. Abbiamo <strong>la</strong>vorato <strong>per</strong> anni anche proprio andare a presentare … io ho <strong>la</strong>vorato con<br />
il Centro interculturale di Torino che era stato fondato [dal<strong>la</strong> responsabile di INP], <strong>per</strong> far dei <strong>la</strong>boratori <strong>per</strong> le<br />
scuole, su questo tema delle culture altre, del Maghreb, eccetera eccetera, <strong>per</strong> anni, in parallelo … e in<br />
contemporanea il <strong>la</strong>boratorio Is<strong>la</strong>m <strong>la</strong>vorava … ad esempio a un certo punto abbiamo <strong>la</strong>vorato <strong>per</strong> anni con le<br />
coppie miste is<strong>la</strong>mo-cristiane. Abbiamo fatto uno sportello <strong>per</strong> le coppie miste, abbiamo formato dei gruppi …<br />
che continuano questo <strong>la</strong>voro … abbiamo fatto appunto corsi di formazione a tutti i livelli su questo tema qui,<br />
ancora adesso ogni tanto mi mandano a fare questi <strong>la</strong>vori, e anche [<strong>la</strong> responsabile di INP] lo fa … e poi<br />
abbiamo detto: vabbè, adesso ci sono qui le famiglie, che facciamo? Ecco, e da lì è partita l‟idea: allora<br />
occupiamoci di chi ne ha più bisogno. Nei nostri rapporti con le comunità is<strong>la</strong>miche, abbiamo visto che i rapporti<br />
erano complicatissimi <strong>per</strong> il fatto che noi eravamo donne e loro uomini, e al<strong>la</strong> fine ci siamo anche un po‟ stufate,<br />
e allora abbiamo detto: vabbé, <strong>la</strong>voriamo con le donne che son più intelligenti … e ci siamo messe a <strong>la</strong>vorare in<br />
questo modo qui. Quindi è nato, come dire … <strong>la</strong>vorando sul territorio e si è formata questa cosa qui, che finora<br />
continua ad essere un‟esigenza che ci pare da riempire … non è detto, certamente, no …<br />
Quindi <strong>la</strong> vostra col<strong>la</strong>borazione, in qualche modo, cioè Meic e Il Nostro Pianeta, parte così dall‟inizio …<br />
[La responsabile di INP] non era ancora Il Nostro Pianeta, [l‟attuale responsabile di INP] era <strong>la</strong> consulente<br />
dell‟Assessorato al<strong>la</strong> cultura del Comune di Torino e poi ha fatto parte di un‟altra associazione, e poi ha fondato<br />
Il Nostro Pianeta, ma sempre con queste finalità qui, e quindi <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione c‟è sempre stata … poi lei a un<br />
certo punto di Meic non ha più potuto occuparsi tanto, anche se ne fa parte eccetera, quindi ho preso io, diciamo,<br />
il bandolo del<strong>la</strong> matassa in mano ….<br />
E i primi finanziamenti da chi sono venuti?<br />
I primi finanziamenti: Comune di Torino, Assessorato appunto al<strong>la</strong> Famiglia, all‟Educazione, poi San Paolo<br />
inizialmente e poi subito Provincia … Provincia è già da sei sette anni che ci finanzia; e poi ComeNoi gli ultimi<br />
…<br />
È stato realizzato, viene realizzato rego<strong>la</strong>rmente un monitoraggio sui risultati?<br />
Sì, direi che è naturale il monitoraggio del <strong>la</strong>voro … anche con tutto il gruppo … io giro … il mio <strong>la</strong>voro è girare<br />
in tutti i gruppi in osservazione esterna …<br />
Quindi c‟è una su<strong>per</strong>visione costante?<br />
Su<strong>per</strong>visione continua, si, e una valutazione … con riunioni finali, riunioni iniziali di progettazione … a parte<br />
che poi noi tutti gli anni dobbiamo rendicontare …<br />
Certo, e appunto, il progetto continua ad essere legato a finanziamenti temporanei, quindi su progettazioni<br />
annuali?<br />
Sì, non riusciamo a ottenere, malgrado che … ottenere qualcosa di più di questo … D‟altra parte il Meic ha <strong>la</strong><br />
fortuna di non avere una struttura fissa da dover mantenere, <strong>per</strong>ché se no … noi, in base ai soldi che ci arrivano,<br />
ci autoregoliamo, come dire: facciamo, non facciamo con più libertà, ma …<br />
Riprendiamo un tema interessante che lei ha già anticipato: gli ideatori del servizio sono ancora o<strong>per</strong>ativi, mi<br />
sembra di capire che siate lei e [<strong>la</strong> responsabile di INP]. Pensiamo che il servizio possa, potrebbe continuare ad<br />
esistere senza <strong>la</strong> presenza degli ideatori?<br />
Ecco … no … al momento forse no, <strong>per</strong>ò da quest‟anno in poi il mio obiettivo primo è di crearmi … cioè, quindi<br />
due col<strong>la</strong>boratrici che adesso già quest‟anno saranno ancor più coinvolte, in modo che …<br />
581
L‟es<strong>per</strong>ienza, in un certo modo, è stata, come dire, replicata. Uguale, non identica, in quale contesto: solo<br />
quello torinese, al di fuori?<br />
Sì, in contesti … che io sappia, anche se, appunto, abbiamo seminato anche in altre regioni … ci è stato chiesto,<br />
così, anche se poi non abbiamo avuto … nel contesto torinese, altre associazioni, lo stesso Gruppo Abele. È<br />
possibile in contesto provinciale, anche regionale, <strong>per</strong>ché qualche cosa … ad Asti, ad esempio, c‟è di simile,<br />
forse. Ci ho <strong>la</strong>vorato tanto, poi magari non è venuti fuori …<br />
Poi magari certe es<strong>per</strong>ienze non sono esportabili …<br />
Non son conosciute … certo abbiamo cercato di seminare.<br />
Dovendo definire qual è <strong>la</strong> principale risorsa del servizio, cosa direbbe?<br />
La principale risorsa è il gruppo di <strong>la</strong>voro … il gruppo di <strong>la</strong>voro appassionato, formato, che ha voglia di<br />
continuare a formarsi, molto legato, molto fiduciario e …<br />
Di quali professionalità?<br />
Sono ex insegnanti di scuo<strong>la</strong>, insieme ad alcune giovani <strong>la</strong>ureate in scienza dell‟educazione che insegnano da noi<br />
e che ci aiutano molto, <strong>per</strong>ché se no, noi, con queste ragazze più giovani … nello stesso tempo credo che loro,<br />
queste ragazze giovani, da noi imparino una sacco di cose. È un bellissimo legame, proprio!<br />
La risorsa più carente?<br />
E beh, manca un po‟, come dire, <strong>la</strong> possibilità di verificare fino in fondo <strong>la</strong> ricaduta delle nostre iniziative più<br />
avanzate, no? Perché poi alcune donne le <strong>per</strong>diamo, come dire … e non sappiamo se le <strong>per</strong>diamo <strong>per</strong>ché<br />
finalmente sono diventate cittadine o <strong>per</strong>ché si sono stufate. Si, questo monitoraggio proprio individuale delle<br />
<strong>per</strong>sone, se si potesse fare in modo diverso sarebbe ancora più …<br />
Un <strong>la</strong>voro sugli esiti?<br />
Sugli esiti …<br />
Difficoltà? Criticità nel<strong>la</strong> realizzazione?<br />
Eh, <strong>la</strong> difficoltà è coinvolgere tutto il gruppo familiare … poi <strong>la</strong> difficoltà è di fare far loro un <strong>la</strong>voro in<br />
profondità su di sé. Sarà che le mamme con bambini piccoli non sono nel momento ideale <strong>per</strong> fare un <strong>la</strong>voro<br />
così, nello stesso tempo <strong>per</strong>ò o lo fanno adesso o si <strong>per</strong>dono poi i figli … Hanno questa difficoltà a sentirsi …<br />
come paura prima, poi, se hanno figli adolescenti difficoltà, proprio … E allora bisognerebbe , da un <strong>la</strong>to noi<br />
diciamo: prendiamole prima, più presto che si può così le formiamo, ma, se loro non vivono l‟ansia, non sentono<br />
<strong>la</strong> necessità; nel momento in cui vivono l‟ansia, sono ansiose quindi non son capaci … Ecco, quindi, come dire<br />
… è una difficoltà molto grossa che c‟è, <strong>per</strong>ò che non credo sia risolvibile, se non avendo tanta pazienza,<br />
aspettando. Ad esempio, noi abbiamo avuto nel corso del tempo, delle mediatrici culturali che erano ragazze di<br />
seconda generazione, universitarie, molto in gamba, molto brave … Si sono rive<strong>la</strong>te delle frane, come mediatrici,<br />
<strong>per</strong>ché rigidissime nei giudizi nei confronti di queste donne. Dicevano: ma che cosa state a fare voi con queste<br />
qui, ma queste son da buttare, basta! Non dobbiamo occuparcene. Non riuscivamo a far capir loro che invece, o<br />
prendi le mamme, oppure rovini le figlie, no?… non è che puoi fare differente … Mentre invece, appunto, questa<br />
mediatrice che adesso abbiamo e, attorno a lei, tutte le altre mediatrici pari, le scegliamo fra donne nel<strong>la</strong> stessa<br />
condizione, in modo che siano in grado di comprendere sia da dove arrivano, sia dove vanno.<br />
Proviamo a ragionare sui risultati indiretti, ad esempio: gruppi di auto-mutuo aiuto, un luogo di socializzazione,<br />
socializzazione spontanea tra utenti … Cosa possiamo pensare?<br />
Ecco questo è forse ancora una … [difficoltà], <strong>per</strong>ché in realtà … queste donne, che nei loro paesi vivono realtà<br />
molto grosse di coesione familiare, del piccolo vil<strong>la</strong>ggio eccetera, quando arrivano qui tendono a vivere molto<br />
iso<strong>la</strong>te … oppure a stabilire delle re<strong>la</strong>zioni molto su<strong>per</strong>ficiali con le loro connazionali … ad esempio noi<br />
riusciamo molto poco a creare sorte di banche del tempo, allora: tu mi guardi il bambino oggi, io son capace a<br />
cucire, ti cucio l‟orlo domani. Ecco … <strong>per</strong>ché c‟è sempre questo controllo sociale … <strong>per</strong> cui sono poche … E<br />
abbiamo delle associazioni … <strong>la</strong>voriamo ad esempio con le suore di Porta Pa<strong>la</strong>zzo che fanno educativa di strada,<br />
che fanno <strong>la</strong>boratori proprio pratici di cucito, di cucina, a cui mandiamo le nostre donne, <strong>per</strong>ché lì, forse sul fare,<br />
si crea poi un po‟ più di solidarietà. Ma anche loro ci dicono che è molto [faticosa] <strong>la</strong> ricaduta … che è un nostro<br />
obiettivo, ma che non è che c‟è … cioè magari si è realizzato nel momento in cui proponiamo qualcosa, del tipo:<br />
facciamo una bel<strong>la</strong> festa … ognuno porta …. <strong>per</strong>ò dobbiamo essere noi a organizzarlo. E allora, una delle cose<br />
che noi vorremmo far fare alle educatrici pari è proprio questa educazione all‟auto-formazione.<br />
Quale ricaduta ha nei quartieri sui quali incide il progetto?<br />
Direi buona, è buona, si, si, siamo conosciuti, cioè si rendono conto … i rapporti con le scuole diventano …<br />
582
C‟è questo aspetto dell‟educazione pari che ci sembra molto interessante.<br />
Sì, anche se, di nuovo, è una cosa nuova questa, questa è veramente nuova, non ci sono altre es<strong>per</strong>ienze, è ancora<br />
tutta da calibrare, eh! Perché, che differenza c‟è tra una mediatrice e un‟educatrice pari? Magari è chiaro nel<strong>la</strong><br />
nostra testa, ma è altrettanto chiaro nel<strong>la</strong> testa di queste donne? I mezzi finanziari che Tenda ha <strong>per</strong> l‟educazione<br />
pari sono scarsissimi.<br />
Quindi voi avete di fatto già s<strong>per</strong>imentato alcune cose, forse più consolidate con <strong>la</strong> mediazione …<br />
Sì, con <strong>la</strong> mediatrice, e poi, alcune educatrici pari che ormai Tenda ha, erano nostre allieve che noi abbiamo<br />
mandato loro, che sono state formate con alcune difficoltà, quindi hanno bisogno di ulteriore formazione, e<br />
questo corso di formazione coinvolgerà anche le vecchie educatrici pari, proprio <strong>per</strong> … e che quindi adesso<br />
vorremmo poi utilizzare meglio, <strong>per</strong>ché, effettivamente il loro riscontro, <strong>la</strong> loro su<strong>per</strong>visione eccetera, potrà<br />
essere … faremo fare al<strong>la</strong> nostra mediatrice <strong>la</strong> su<strong>per</strong>visione del loro <strong>la</strong>voro, <strong>per</strong>ché … tante … Questa mediatrice<br />
era una nostra allieva, è stata una delle nostre prime allieve, bravissima, si è formata con noi, poi ha fatto il corso<br />
di mediazione ufficiale, <strong>per</strong>ò appunto lei ha un dono naturale: mettersi in rapporto con l‟analfabeta, col popolo,<br />
non so …<br />
E il <strong>la</strong>voro a cui accennava prima sulle coppie miste, a che punto è?<br />
L‟abbiamo <strong>la</strong>sciato nel senso che c‟è stato un gruppo di coppie miste che ha preso poi in mano <strong>la</strong> cosa e ci<br />
viveva poi come le vecchie zie che volevamo control<strong>la</strong>re, <strong>per</strong> cui abbiamo detto: <strong>per</strong> carità, spazio al<strong>la</strong> vostra<br />
autonomia … Loro hanno continuato, hanno creato anche una rete, questo gruppo si chiama Rafìq, al momento<br />
credo che abbia un po‟ di … se vuole le do anche il nome del<strong>la</strong> responsabile.<br />
Coppie miste in ambito is<strong>la</strong>mico?<br />
Is<strong>la</strong>mico; le coppie che ho in mente sono tre, si erano formate nell‟ottica religiosa, poi di fatto credo che …<br />
Un altro approfondimento sui <strong>per</strong>corsi di cittadinanza e di cittadinanza attiva: se ho capito bene, vuol dire che<br />
in certi momenti fate dei gruppi e degli incontri con degli es<strong>per</strong>ti …<br />
Facciamo un <strong>per</strong>corso ... ecco qua <strong>la</strong> locandina: quest‟anno abbiamo “Progettare il futuro in <strong>famiglia</strong> e a scuo<strong>la</strong>”<br />
– <strong>per</strong>corso di approfondimento e di confronto sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e sull‟educazione … Allora abbiamo proposto<br />
questa cosa qui a un gruppo di donne che già conoscevano bene l‟italiano, vi hanno partecipato 22-23 donne, a<br />
cui, <strong>per</strong> incentivarle, paghiamo il biglietto del bus, gli diamo al<strong>la</strong> fine un attestato di frequenza. Il piccolo gruppo<br />
è gestito da una, diciamo, conduttrice es<strong>per</strong>ta che è anche l‟ideatrice del suo <strong>per</strong>corso; poi c‟è questa giovane<br />
psicologa che fa da continuità, da osservatrice e da redattrice del Diario di bordo. E poi, di volta in volta, <strong>la</strong><br />
conduttrice es<strong>per</strong>ta invita un es<strong>per</strong>to a par<strong>la</strong>re di una cosa piuttosto che un‟altra. Quest‟anno abbiamo tenuto gli<br />
es<strong>per</strong>ti tutti al fondo <strong>per</strong> non rom<strong>per</strong>e <strong>la</strong> continuità, e c‟è anche sempre <strong>la</strong> nostra mediatrice che anima il<br />
dibattito, che ci fa da sponda, e ci dice: no, ma guarda, questa roba qui non funziona … questa roba qui. Allora,<br />
in questo caso, abbiamo diviso il <strong>per</strong>corso in due tranche ben precise: uno sul ruolo del<strong>la</strong> donna, sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>,<br />
partendo da un racconto di Rodari da Cipì: e allora <strong>la</strong> creazione del nido, chi sono io, ad esempio tutta <strong>la</strong> storia<br />
del<strong>la</strong> propria scelta familiare, come ho trovato mio marito, che tipo di rapporto ho con lui, lo amo? lo stimo? e<br />
facendo sempre il confronto tra qui e là, quindi là e qui; e poi tutto il discorso: come ho progettato <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>,<br />
che ruolo mi sento io di avere con i miei figli, le paure che ho nei confronti delle educatrici, il nome che ho dato<br />
ai miei figli, insomma tutto questo discorso che dovrebbe essere, come dire, un scendere un po‟ in se stesse.<br />
Dopodiché è subentrato il discorso del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, quindi <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> nostra società messa in<br />
confronto con <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> nel Maghreb, e poi tutti i problemi che loro pensano di avere nei confronti del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>:<br />
sono intervenuti insegnanti, psicologi, pedagogisti … che spiegano e raccolgono anche le loro …<br />
Da quanto aveva detto prima, mi sembra di aver capito che c‟è stato anche un intervento di mediazione<br />
transnazionale, possiamo chiamarlo così?<br />
Sì, con queste due mediatrici N. e F. che sono due donne eccezionali loro, che sono venute ….<br />
Provengono da quel<strong>la</strong> zona …<br />
Khouribga, dove, finanziate dallo Stato, tengono dei corsi annuali <strong>per</strong> donne analfabete, alle quali fanno fare<br />
anche loro un <strong>per</strong>corso di alfabetizzazione, ovviamente in arabo, ma anche un <strong>per</strong>corso di cittadinanza che <strong>per</strong>ò<br />
ha regole molto più severe <strong>per</strong>ché non possono che frequentare un anno, finisce a un certo punto … E hanno<br />
quindi questa grossa es<strong>per</strong>ienza di educazione di base di donne analfabete nel loro paese, e sono venute qui,<br />
hanno incontrato le donne … Intanto abbiamo fatto un convegno facendo incontrare tutte le associazioni con<br />
loro, e poi abbiamo chiesto loro di andare nei vari gruppi a par<strong>la</strong>re, compreso questo <strong>la</strong>boratorio dove loro hanno<br />
par<strong>la</strong>to di educazione. Loro sono due donne moderne, non ve<strong>la</strong>te eccetera eccetera, e si sono stupite tantissimo<br />
che tutte le nostre siano quasi tutte ve<strong>la</strong>te: in Marocco non è così! Quindi il Marocco sta camminando, queste<br />
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arrivano qui e sono ferme, se non addirittura tornano indietro, e questo loro shock ha fatto si che i loro discorsi<br />
fossero: dai, ragazze, datevi una mossa! Ci hanno aiutato ad individuare le leader fra di loro, in base alle loro<br />
intuizioni, e ci hanno dato questi suggerimenti <strong>per</strong> i <strong>la</strong>boratori … Sono rimaste comunque molto colpite dal<br />
<strong>la</strong>voro che noi facciamo e ci hanno confermato, ci hanno dato soddisfazione da quel <strong>la</strong>to. E questo gemel<strong>la</strong>ggio<br />
continuerà di sicuro …<br />
Quindi ci saranno delle altre formule, degli altri scambi?<br />
Sì, si, cercheremo di fare delle cose …<br />
E il nuovo codice di <strong>famiglia</strong> marocchino?<br />
Oh! A suo tempo l‟abbiamo fatto, abbiamo <strong>la</strong>vorato tantissimo, e ogni anno facciamo … ecco, <strong>per</strong>ché uno dei<br />
nostri <strong>per</strong>corsi di cittadinanza è il <strong>la</strong>boratorio, ma poi c‟è il <strong>per</strong>corso più … l‟abbiamo spezzettato: allora, ogni<br />
anno facciamo incontrare tutte le donne, che vogliano o non vogliano, ingannandole, comunque con un es<strong>per</strong>to<br />
di legge sull‟immigrazione, che quindi sui documenti e quelle cose lì batta a non finire; poi con una pediatra che<br />
parli di educazione dei figli, dietologia; con una ginecologa <strong>per</strong> tutto l‟ambito medicale; con un insegnante di<br />
scuo<strong>la</strong> materna – elementare che incominci a spezzare il discorso del<strong>la</strong> pedagogia diversa, delle finalità del<strong>la</strong><br />
scuo<strong>la</strong> eccetera; e poi …. del codice di <strong>famiglia</strong> … ma più che un giurista, lì facciamo intervenire mediatrici<br />
es<strong>per</strong>te … Ormai siamo es<strong>per</strong>te anche noi, ma nessuno è profeta in patria, quindi facciamo intervenire qualcuno<br />
e allora di nuovo lì a battere come dei pazzi! Anche le due mediatrici che sono del Marocco si sono battute;<br />
hanno tra l‟altro del buonissimo materiale che utilizzeremo, <strong>per</strong>ché lì si deve proprio partire dal<strong>la</strong> storia … cioè,<br />
il codice di <strong>famiglia</strong> è stata una bomba pazzesca, ma è recepito all‟uno <strong>per</strong> mille, anche se le cose poi adesso le<br />
sanno, ma non ne sono convinte loro …<br />
Poi non sono ancora sedimentate, forse …<br />
… a parte che gli uomini, se possono, ingannano, ma capisco pure … ma poi loro stesse … ad esempio, su di<br />
loro si <strong>la</strong>vora bene, magari, sono convinte, ma poi quando si dice: vabbé, ma tu adesso devi educare tuo figlio<br />
maschio a questo … allora vedi subito l‟attimo di panico: e no! Ma gli tolgo tutti i diritti!<br />
C‟è bisogno di una assimi<strong>la</strong>zione, ancora …<br />
Ma quel<strong>la</strong> avverrà …<br />
Bene, io <strong>la</strong> ringrazio moltissimo; direi che, se non ci sono cose che lei voglia aggiungere, concluderei<br />
l‟intervista.<br />
2.6.3 Intervista alle Responsabili di Il Nostro Pianeta e Progetto Tenda, ente in partnership (RT2)<br />
Il focus sarà poi sul progetto “Torino <strong>la</strong> mia città” ma se siete d‟accordo comincerei con una presentazione<br />
breve dei vostri rispettivi servizi; poi andiamo a fare un approfondimento sul vostro ruolo nel progetto …<br />
PT: Cosa fa l‟Ente che rappresento e poi passiamo successivamente al progetto? È una coo<strong>per</strong>ativa sociale che<br />
<strong>la</strong>vora in partico<strong>la</strong>r modo con le donne migranti sia nel<strong>la</strong> gestione di strutture di vario livello, presidiate o meno<br />
presidiate, di accoglienza; sia nell‟accompagnamento di inclusione o re-inclusione. In partico<strong>la</strong>re le tipologie con<br />
cui <strong>la</strong>voriamo sono: donne e uomini rifugiati e richiedenti asilo politico; donne vittime di tratta e in situazione di<br />
marginalità grave; donne senza dimora e donne che semplicemente sono all‟interno di un contesto diverso da<br />
quello da cui provenivano e che quindi hanno bisogno di acquisire … e questo è un po‟ il fulcro. Accanto a<br />
questo ci sono una serie di attività col<strong>la</strong>terali anche rivolte specificatamente a bambini con le loro mamme. Noi<br />
abbiamo ad esempio un centro <strong>per</strong> bambini con genitori … è parte integrante dell‟attività, ovviamente: i genitori<br />
possono stare insieme, i bambini piccoli, in età presco<strong>la</strong>re, possono stare insieme, a giocare, a passare il tempo,<br />
così, anche lì c‟è magari l‟acquisire degli strumenti …<br />
INP: Il Nostro Pianeta è un‟associazione culturale che <strong>la</strong>vora con le famiglie migranti, e sviluppa azioni di<br />
inclusione rivolte al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e <strong>la</strong> formazione –agli o<strong>per</strong>atori sociali, ai giovani, agli insegnanti- in<br />
modo specifico rivolta ai quadri di riferimento, è il ruolo che noi abbiamo nel progetto.<br />
Noi abbiamo scelto il progetto “Torino <strong>la</strong> mia città” con questo schema di partnership <strong>per</strong>ché ci pare che possa<br />
essere considerato un esempio di buona pratica re<strong>la</strong>zionale. Secondo voi <strong>per</strong>ché questo servizio può essere<br />
considerato tale?<br />
INP: Ma, io credo <strong>per</strong>ché capace di riconoscere il proprio specifico e le esigenze di complementarizzare il<br />
servizio attraverso altre specificità. Poi <strong>la</strong> capacità di riconoscere il <strong>la</strong>voro di rete …. ma non fittizio come spesso<br />
accade nei progetti, proprio <strong>per</strong>ché si riconosce una buona pratica re<strong>la</strong>zionale, ma anche una buona pratica<br />
re<strong>la</strong>zionale all‟interno del servizio stesso. Ciò che fa il successo di tale insegnante, di tale es<strong>per</strong>ienza, di vari<br />
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momenti, è giocato sul<strong>la</strong> capacità di re<strong>la</strong>zione e di comunicazione, quindi in questo senso è veramente un‟ottima<br />
pratica re<strong>la</strong>zionale.<br />
PT: Sì, in altri termini … <strong>la</strong> stessa cosa, cioè c‟è stato un <strong>la</strong>voro che è cresciuto negli anni grazie al<strong>la</strong> partnership<br />
che va avanti ormai da … non mi ricordo più … di disseminazione veramente congiunta di quello che si fa, sia<br />
all‟interno del gruppo di <strong>la</strong>voro, che pure è anche parzialmente variato e si è ampliato nel tempo, sia all‟esterno.<br />
E questo certamente è stato colto come elemento di forza del progetto, che io credo abbia avuto una capacità di<br />
penetrazione maggiore nei territori anche grazie a questo, cioè il fatto che fosse una rete effettiva, è stato colto<br />
anche dagli interlocutori esterni, non necessariamente gli enti finanziatori, ma gli interlocutori pubblici, in questo<br />
caso <strong>per</strong> lo più … Posso aggiungere che naturalmente questo, pur essendo un grande punto di forza, rappresenta<br />
un presupposto, credo assolutamente imprescindibile, <strong>per</strong> riuscire a <strong>la</strong>vorare in un progetto … <strong>per</strong> riuscire a<br />
portare a vanti un progetto territoriale che ha tanti attori, esterni anche al gruppo più ristretto di <strong>la</strong>voro, ma<br />
naturalmente, come dire, non è condizione necessariamente positiva <strong>per</strong> le re<strong>la</strong>zioni esterne … Ossia, il <strong>la</strong>voro è<br />
sempre stato inteso in un modo molto binario: noi ci rapportiamo al nostro interno, scambiandoci anche proprio<br />
reciprocamente attività, sa<strong>per</strong>i, competenze, e lo stesso facciamo all‟esterno con degli interlocutori, ad esempio,<br />
dei servizi socio-sanitari, ma penso soprattutto quelli sanitari, quelli educativi e …. il fatto di avere una buona<br />
rete che si muove verso questi servizi, naturalmente non determina di <strong>per</strong> sé un movimento altrettanto<br />
produttivo dei servizi, ma questo <strong>per</strong> ragioni del tutto indipendenti, ovviamente, al progetto, verso il progetto<br />
stesso. Per cui credo che davvero sia un presupposto che può rendere possibile fertilizzare anche <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con<br />
gli enti istituzionali. Comunque, se manca, quello, non è possibile nessuna re<strong>la</strong>zione costruttiva.<br />
INP: Lo sforzo di disseminazione di pratica re<strong>la</strong>zionale che è stato fatto in questi anni, vuoi verso i servizi sociosanitari,<br />
vuoi verso quelli educativi, è uno sforzo enorme, enorme! Di anno in anno si s<strong>per</strong>ava di iso<strong>la</strong>re un<br />
apprendimento, una capacità in questi servizi di andare poi a gestire in proprio <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con le famiglie<br />
immigrate, invece questo non sta proprio ancora nelle corde. Ci rendiamo conto che, di anno in anno, è come se<br />
fosse <strong>la</strong> prima volta che nei nidi piuttosto che … si abbia un occhio di riguardo <strong>per</strong> un modo di re<strong>la</strong>zionarsi<br />
mirato e specifico con una fragilità di quel tipo. È sicuramente cresciuta nei servizi una sana presenza immigrata,<br />
ma capire che <strong>la</strong> donna maghrebina è in certe condizioni, che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> maghrebina ha bisogno di un certo tipo<br />
di approccio <strong>per</strong> diventare capace di interloquire in modo corretto con i servizi, questo non è ancora …<br />
nonostante su questo si sia insistito tanto, <strong>la</strong>vorato anche andando noi stesse all‟interno a mostrare come si può<br />
realizzare <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, come bisogna comunicare, come bisogna porsi <strong>per</strong>ché l‟altro ti ascolti … Invece <strong>la</strong><br />
soluzione più semplice è poi sempre quel<strong>la</strong> di dire: mettiamo un mediatore che traduce … e il problema non è <strong>la</strong><br />
mediazione linguistica. Per cui si, questo versante del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione non è entrato ….<br />
PT: Però noi non demordiamo … <strong>per</strong>ò certo è che … indubbiamente appunto ci si scontra con una serie di<br />
questioni che non attengono minimamente <strong>la</strong> qualità o <strong>la</strong> capacità di penetrazione nei servizi, in alcuni servizi,<br />
del progetto, e quindi anche <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione che si crea e con gli o<strong>per</strong>atori che hanno a che fare<br />
direttamente con le famiglie, e coi dirigenti che invece hanno più <strong>la</strong>voro di coordinamento … si innesta su tutta<br />
una serie di limiti, di vincoli, di <strong>la</strong>cune nel<strong>la</strong> formazione e nel<strong>la</strong> possibilità di aggiornamento e di formazione<br />
continua, che mi pare che venga sempre meno, e questo ormai riguarda purtroppo moltissimo anche l‟ASL, e<br />
anche tra l‟altro, nel territorio cittadino, un‟iso<strong>la</strong> felice che <strong>per</strong> ragioni … credo <strong>per</strong> l‟autonomia amministrativa e<br />
finanziaria che ovviamente prima dell‟unificazione, l‟Asl 3 nel<strong>la</strong> fattispecie aveva in Torino Nord, <strong>per</strong>metteva ad<br />
esempio a tutti i presidi territoriali, a gli o<strong>per</strong>atori dei presidi territoriali diffusi sul territorio materno-infantili,<br />
ma anche riabilitativi, <strong>per</strong> esempio, di avere una formazione effettivamente proficua; nel corso dell‟anno<br />
<strong>la</strong>vorativo c‟erano numerose occasioni all‟interno delle quali si potevano introdurre anche ovviamente elementi<br />
interculturali. Non è più così. Quest‟anno hanno un budget di 100 euro a testa <strong>per</strong> un anno di formazione. La<br />
situazione è estremamente … deprimente, anche, <strong>per</strong> tutte quelle <strong>per</strong>sone che poi <strong>la</strong>vorano su cosa? Sul<strong>la</strong><br />
re<strong>la</strong>zione, questo bene immateriale che è poi al centro di qualsiasi <strong>la</strong>voro riabilitativo e che serve a migliorare <strong>la</strong><br />
qualità e il benessere psico-fisico delle <strong>per</strong>sone. Quindi, i limiti negli anni crescono, e tocchiamo con mano<br />
nell‟arco di 3 anni che <strong>la</strong> situazione è cambiata in peggio.<br />
Proviamo a delineare gli obiettivi specifici dei vostri rispettivi servizi all‟interno del progetto? Magari andiamo<br />
a ripetere delle cose che avete già detto, ma proviamo a puntualizzare.<br />
INP: Nel corso degli anni abbiamo di mano in mano modificato. Quello di quest‟anno?<br />
Va bene.<br />
PT: Dunque, quello di quest‟anno… Come Progetto Tenda abbiamo da un <strong>la</strong>to organizzato dei corsi di<br />
alfabetizzazione, dei corsi di apprendimento di lingua italiana nel<strong>la</strong> Circoscrizione V – sto sempre par<strong>la</strong>ndo<br />
dell‟area di Torino Nord che è l‟area che ha <strong>la</strong> densità maggiore di residenza di maghrebini- semplicemente <strong>per</strong><br />
offrire alle donne, che chiedono numerose delle possibilità di apprendimento del<strong>la</strong> lingua, due luoghi diversi,<br />
<strong>per</strong>ché appunto, spesso i passeggini, i bambini, i vincoli familiari, <strong>la</strong> scarsa propensione a circo<strong>la</strong>re <strong>per</strong> il<br />
quartiere oltre, fa si che sia meglio avere dei punti più legati ai luoghi dove le signore vivono. E quindi: corsi di<br />
alfabetizzazione su modello del Meic – al femminile, con i servizi di baby-sitting eccetera - all‟interno del<strong>la</strong><br />
circoscrizione V, e questa è stata una cosa buona … i leghisti venivano a fotografare … non c‟è stata nessuna<br />
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issa, anzi è stato un modo <strong>per</strong> discutere, <strong>per</strong>ché erano, si tengono e si terranno ancora quest‟anno nel<strong>la</strong> sede<br />
istituzionale, quindi in via Stradel<strong>la</strong>. Accanto a questo abbiamo portato avanti … questa è un‟attività residuale<br />
dal punto di vista dei numeri, delle <strong>per</strong>sone che vi possono accedere, <strong>per</strong>ché abbiamo avuto 40 <strong>per</strong>sone,<br />
insomma, che hanno seguito i corsi … le richieste erano molte di più, <strong>per</strong>ò gli spazi son quello che sono e<br />
soprattutto noi abbiamo deciso di dividere il budget su attività diversificate e quindi dedicando un budget di quel<br />
tipo all‟alfabetizzazione. Accanto a questo, abbiamo continuato ad organizzare delle attività di educazione tra<br />
pari, cioè abbiamo continuato a promuovere e nei luoghi di incontro delle donne, che siano i mercati, che siano<br />
le scuole, che siano altri luoghi di incontri e di aggregazione … quindi e nei luoghi di incontro informale, e nei<br />
presidi materno-infantili del territorio e nell‟ospedale Maria Vittoria che è l‟ospedale di riferimento di zona<br />
<strong>per</strong>ché ha il reparto di ostetricia, e all‟interno delle scuole avvalendoci anche in questo caso del<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />
e del<strong>la</strong> consulenza de Il Nostro Pianeta, abbiamo mandato queste signore, dopo un‟attività di formazione – c‟è<br />
stata una selezione iniziale, una formazione anche sul campo, ovviamente, a cui poi sono seguiti alcuni mesi di<br />
attività. Una decina di ore a testa <strong>per</strong> ognuna delle quattro educatrici pari coinvolte quest‟anno nelle attività che<br />
ho accennato, e coinvolte anche nell‟attività di alfabetizzazione in via Stradel<strong>la</strong>, ovviamente, vuoi come<br />
mediatrici linguistiche, con un ruolo anche funzionale proprio all‟andamento dei corsi, quindi facendo anche da<br />
traduttrici, anche se non molto, <strong>per</strong>ché il gruppo di <strong>la</strong>voro ha un insegnante che conosce il dialetto e se <strong>la</strong> cava;<br />
sia nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione coi bambini, <strong>per</strong>ché ci siamo rese conto e questo ce l‟aveva già riportato anche [<strong>la</strong><br />
responsabile di Meic], che <strong>la</strong> presenza di signore o signorine baby sitter italiane e marocchine insieme al corso è<br />
più funzionale, almeno nei primi mesi. Cosa fanno queste signore? Queste signore intanto, all‟inizio<br />
dell‟autunno, pubblicizzano i corsi di alfabetizzazione; poi, nel corso del tempo, oltre a promuovere le attività,<br />
anche presso le donne che seguono i corsi di alfabetizzazione, che via via vengono proposte, e quindi: i<br />
<strong>la</strong>boratori di cittadinanza, i <strong>la</strong>boratori di cucito, di scambio di ricette, di chiacchiere tra mamme, in piazza<br />
Rebaudengo nel centro <strong>per</strong> bambini e genitori eccetera, si pongono anche come disseminatrici, non solo di una<br />
corretta fruizione dei servizi, e teoricamente il fatto di par<strong>la</strong>re – dico teoricamente <strong>per</strong>ché è molto complesso,<br />
insomma- comunque, il fatto di par<strong>la</strong>re con donne che non si conoscono in luoghi informali, dovrebbe avvicinare<br />
anche le donne più restie, più in difficoltà, ad accedere ai servizi correttamente, ad accedervi, appunto. Ma il<br />
dialogo, nel momento in cui si crea una re<strong>la</strong>zione fiduciaria, e di complicità, quindi magari approfittando<br />
appunto di <strong>la</strong>boratori che si svolgono insieme, dovrebbe vertere anche su questioni che attengono all‟identità<br />
culturale delle donne, nei suoi aspetti più concreti e più sentiti, e quindi nel ruolo all‟interno del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>,<br />
nell‟educazione dei figli, centrale e fondamentale, ma anche rispetto a tutta una serie di diffidenze e di pregiudizi<br />
che spesso nascono dal fatto che spesso le competenze base sono limitate, rispetto ai nostri servizi, non solo a<br />
come funzionano, ma proprio qual è il senso del<strong>la</strong> loro missione, insomma … Per fare un esempio banale che<br />
<strong>per</strong>ò ci era stato riportato, forse è andata un po‟ scemando nell‟ultimo anno questa segna<strong>la</strong>zione da parte<br />
dell‟ASL, <strong>per</strong> esempio molte donne marocchine sono assolutamente refrattarie, non hanno quel tipo di cultura e<br />
di consuetudine a farsi seguire durante <strong>la</strong> gravidanza, ma ci sono alcune ma<strong>la</strong>ttie, come il diabete, che hanno<br />
un‟incidenza maggiore, <strong>per</strong> cui … Detto questo, il <strong>la</strong>voro di re<strong>la</strong>zione è un <strong>la</strong>voro che si svolge su livelli diversi,<br />
è un <strong>la</strong>voro di informazione, è un <strong>la</strong>voro di dialogo, di stimolo, di sollecitazione e quindi è un <strong>la</strong>voro che richiede<br />
sicuramente non solo un‟attività di formazione che andremo ad approfondire e ad ampliare quest‟anno,<br />
quest‟autunno, rendendoci conto del<strong>la</strong> complessità del <strong>la</strong>voro tra pari, insomma, del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra pari, ma<br />
richiede anche una grande duttilità e sa<strong>per</strong>si mettere in gioco in prima <strong>per</strong>sona …<br />
INP: Mi sembra anche di sottolineare … “Torino <strong>la</strong> mia città” è partito <strong>per</strong> primo e in qualche modo, quel<strong>la</strong><br />
cultura di progetto lì, già consolidata e già ricorrente è servita come modello a loro <strong>per</strong> impiantare, in<br />
Circoscrizione V, una cosa pari, sostanzialmente. C‟è stato uno scambio su questo. Quello su cui loro sono<br />
partiti e hanno ri<strong>la</strong>nciato di nuovo su Meic, è stato questo fatto di dire: cerchiamo di sensibilizzare, eccetera<br />
eccetera, ma questo non lo fanno le italiane, si aiuta le donne marocchine a farlo loro stesse, cioè il concetto<br />
dell‟educazione pari. E questo, questa creazione delle figure ponte, voleva dire esser capaci di leggere <strong>la</strong> realtà<br />
da cui provengono, aiutarle a ri-decodificare <strong>la</strong> realtà in cui si sono ormai ben inserite, riuscendo a leggere i due<br />
passati e riuscendo ad andare verso le donne che incontrano, forti delle due letture, <strong>per</strong>ché non è automatico che<br />
uno solo <strong>per</strong>ché proviene da un paese capisca da dove proviene, cioè, c‟è tutto un <strong>per</strong>corso da …. E allora in<br />
qualche modo il fatto che le due es<strong>per</strong>ienze, simili, diverse, eccetera eccetera abbiano scambiato questo<br />
patrimonio, ha significato, come dire, aggiungere pezzi di metodologia e anche di obiettivi. Per cui nel momento<br />
in cui questo è diventato che le figure ponte possono funzionare il primo anno <strong>per</strong> le iscrizioni, mandandole in<br />
giro nei mercati, sulle porte del su<strong>per</strong>mercato e sulle porte del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> dove le donne andavano a prendere i figli,<br />
allora se funziona <strong>per</strong> quello, forse possono funzionare anche sui servizi … e allora le infili sui servizi. È stato<br />
passo dopo passo, ma mai tenere <strong>per</strong> se l‟acquisizione, ma sempre il ributtarlo anche sull‟altro partner, in modo<br />
tale che se ne facesse cosa, nel senso che il gruppo di <strong>la</strong>voro è un gruppo misto, e allora questi stimoli<br />
<strong>per</strong>mettono, magari sull‟anno successivo, di ri<strong>la</strong>nciare delle cose. Questo mi sembra importante …<br />
PT: Io aggiungo solo che proprio questo <strong>la</strong>voro di dare-avere, di disseminazione interna di risultati, di metodi, ha<br />
fatto si che ci si sia resi conto che il <strong>la</strong>voro di prossimità è un <strong>la</strong>voro che funziona molto bene su tematiche più<br />
complesse, nel momento in cui ci sono anche dei contesti un po‟ più strutturati, che non vuol dire che siano<br />
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contesti formali, devono essere contesti che mantengono <strong>la</strong> loro informalità, ma che fanno si che in qualche<br />
modo le <strong>per</strong>sone incomincino a frequentarsi, banalmente. Perché, con un <strong>la</strong>voro che vuole scendere ad un livello<br />
più profondo e più intimo rispetto alle <strong>per</strong>sone, alle donne che si incontrano, <strong>la</strong> qualità di re<strong>la</strong>zione, il fatto di<br />
istituire dei piccoli rituali: ci si vede <strong>per</strong> proseguire insieme un patchwork all‟uncinetto, dico una cosa qualsiasi,<br />
o <strong>per</strong>ché si prova quel<strong>la</strong> ricetta che <strong>la</strong> settimana prima non è venuta bene; è evidente che questo crea un fil-rouge<br />
che come sempre in qualsiasi gruppo agevo<strong>la</strong> <strong>la</strong> comunicazione a un livello più profondo. E quindi sicuramente<br />
quello che negli anni è emerso nello scambio tra noi partner, tenendo ovviamente tutti i gruppi di <strong>la</strong>voro che<br />
hanno partecipato, è <strong>la</strong> necessità di strutturare gli interventi su livelli diversi, anche rispetto poi ai cambiamenti<br />
… Il tam-tam, vivaddio, tra le donne negli anni cresce, e quindi anche <strong>la</strong> capacità di usufruire almeno dei servizi<br />
di base che riguardano <strong>la</strong> salute femminile, materna e infantile, è chiaro che c‟è poi un‟acquisizione<br />
fortunatamente indipendente … Molto più faticoso, e questo le educatrici pari, le quattro signore che hanno<br />
<strong>la</strong>vorato con me quest‟anno l‟hanno riportato più volte, è una reciprocità priva di diffidenze, di pregiudizi, di<br />
rapporto tra le italiane ad esempio, che frequentano il nostro centro <strong>per</strong> bambini e genitori, e le signore<br />
marocchine. Lo spazio è mio, è nostro, è nostro degli italiani ma se vengono loro in qualche modo ce lo<br />
occupano, e poi chissà, noi siamo stati defenestrati … insomma … non è semplice creare dei gruppi misti che<br />
tengano bene nel tempo. È un‟impresa improba, <strong>per</strong>ché abbiamo le signore marocchine e le nonne italiane …<br />
non è semplicissimo … con le poche mamme infatti che non <strong>la</strong>vorano e accompagnano i bimbi è un po‟ più<br />
semplice ovviamente trovare un‟interazione ….<br />
INP: Per parte nostra direi che forse l‟inizio del ruolo nostro all‟interno del partenariato è stato sul fatto di<br />
rafforzare <strong>la</strong> formazione, informazione, aggiornamento delle insegnanti, delle o<strong>per</strong>atrici sul<strong>la</strong> conoscenza in<br />
partico<strong>la</strong>re del Marocco in questi anni, in modo tale che loro potessero meglio comprendere le donne che man<br />
mano arrivavano, nelle diversità di cui erano portatrici rispetto a quelle che erano qui da più tempo. E quindi, il<br />
riuscire a far comprendere loro come stia cambiando il paese, come stia cambiando <strong>la</strong> cultura al femminile nel<br />
paese, come stia cambiando <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> proprio, come stia cambiando l‟adolescenza, <strong>per</strong>ché le donne che sono<br />
qui da 10 anni non hanno assolutamente idea; quando ritornano in vacanza, siccome a Torino arrivano<br />
soprattutto da una zona deprivata, ed è proprio un buco, un posto dove non vedi il Marocco che cambia: a<br />
Khouribga, vedi proprio <strong>la</strong> depressione e basta; quando loro vanno in vacanza vanno presso <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, non<br />
vanno mica a fare il giro turistico di Casab<strong>la</strong>nca che è come Mi<strong>la</strong>no nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra i giovani; <strong>per</strong> cui il loro<br />
riferirsi all‟età dell‟adolescenza, è sempre <strong>la</strong> loro adolescenza nel paese dove loro erano a quei tempi là,<br />
considerando<strong>la</strong> in un certo modo. Quindi, nel momento in cui qui devono affrontare l‟adolescenza dei loro figli,<br />
il problema diventa molto forte, le fa irrigidire molto, e quindi bisogna che invece gli o<strong>per</strong>atori sappiano che<br />
anche in Marocco le cose stanno cambiando, <strong>per</strong>ché loro stessi possano insinuare il dubbio. Il corso di italiano<br />
poi è il pretesto, è lo strumento <strong>per</strong> creare <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, e a quel punto lì <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione diventa in qualche modo:<br />
proviamo a farci da specchio rispetto a come ci raccontiamo noi stessi, il paese da cui veniamo e dove stiamo in<br />
questo momento. Quindi il compito mio, di Il Nostro pianeta è stato proprio quello di agevo<strong>la</strong>re questa fase di<br />
acculturazione sul<strong>la</strong> transizione, e allora produrre materiale di nostra mano … aiutare a capire ed essere a<br />
disposizione anche rispetto a quei momenti di domanda che vengono fuori, bisogna un po‟ decodificare i<br />
comportamenti … e allora da un <strong>la</strong>to è stato questo. Dall‟altro è stata l‟attenzione al<strong>la</strong> formazione di cui si diceva<br />
prima, agli o<strong>per</strong>atori del sistema sanitario rispetto al paese di provenienza quindi al Maghreb in generale e poi<br />
all‟Egitto, e poi <strong>la</strong> formazione di queste o<strong>per</strong>atrici pari, essenzialmente con un <strong>la</strong>voro fatto sul<strong>la</strong> riflessione su se<br />
stesse, non prese come modello e emblema del<strong>la</strong> donna marocchina, non quello di andare a standardizzare<br />
rispetto a un‟es<strong>per</strong>ienza, ma aiutare ciascuna a rileggere <strong>la</strong> libertà di se stessa come donna che si, è nata in<br />
Marocco e quindi sicuramente porta in se una serie di tradizioni re<strong>la</strong>tive all‟ambiente in cui è vissuta, ma è anche<br />
suscettibile di essere marocchina in modi diversi da come riconosce. Questo tipo di <strong>la</strong>voro un po‟ più sul se e poi<br />
sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione del proprio ruolo attivo di cittadinanza nel nuovo contesto. Sui <strong>la</strong>boratori di cittadinanza del<br />
Meic c‟è poi stata tutta <strong>la</strong> parte anche proprio specialistica sul<strong>la</strong> trasformazione del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, sul sistema<br />
educativo che vuol dire anche sui modi di re<strong>la</strong>zionarsi tra genitori e figli …<br />
So anche che ci sono stati dei momenti di formazione/mediazione transnazionale, dunque delle mediatrici o delle<br />
colleghe del bacino di provenienza sono venute a fare delle cose qui …<br />
INP: Sono appunto le donne con cui io <strong>la</strong>voro in Marocco … e sono venute apposta in Italia <strong>per</strong> poter incontrare<br />
anche le donne dell‟alfabetizzazione …. è stato un momento importante l‟incontro con loro anche <strong>per</strong> dare uno<br />
sguardo esterno e marocchino sul modo in cui stiamo <strong>la</strong>vorando qua, e con le mamme di figli adolescenti; <strong>per</strong><br />
quei nuclei lì …ci sembrava che il rapporto con loro, con <strong>la</strong> loro es<strong>per</strong>ienza grande e profondissima, <strong>per</strong>ché loro<br />
<strong>la</strong>vorano in mezzo al<strong>la</strong> strada con le donne, e sono anche <strong>per</strong>sone che hanno costruito … hanno occhio … e direi<br />
che è stato un momento … al di là di quello che sono stati i corsi … è stata un‟iniezione di fiducia arrivata da<br />
chi, automaticamente, è degno di fiducia <strong>per</strong>ché viene dal tuo paese …<br />
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Dal connazionale, certo!<br />
INP: Loro hanno potuto essere anche molto energiche, molto dure nel dire: Voi state dove? Avanti, dovete<br />
andare avanti, dovete studiare! Tant‟è che credo che poi tutto sommato <strong>la</strong> spinta a decidere addirittura di<br />
prendere <strong>la</strong> licenza al CTP è anche venuta da quello. Poi c‟è stato anche un seminario,<br />
Dunque questo fronte di col<strong>la</strong>borazione – del<strong>la</strong> mediazione transnazionale- continuerà?<br />
INP: Si, certo, è importante che ci sia. Dobbiamo trovare delle forme <strong>per</strong> farlo costare poco, <strong>per</strong>ché se no …<br />
Allora, una cosa che si immaginava era che comunque si dica, almeno a livello dei gruppi di donne, [teniamo il<br />
contatto]… questo poi nei fatti è quello che <strong>per</strong>mette a donne di qua di credere che anche il Marocco non è più<br />
come una volta. Nel<strong>la</strong> quotidianità esiste … si dice: guarda che poi anche al paese tuo oramai è così, così <strong>per</strong><br />
legge da 6 anni… Queste cose qui che succedevano molte volte, motivo di discussione …: ma le c<strong>la</strong>ssi sono<br />
miste! Guarda che le c<strong>la</strong>ssi sono miste anche lì; guarda che suonare, suonano anche lì; guarda che scienze,<br />
oramai il corpo lo studiano anche loro … Quindi, tutto questo adesso c‟è molto meno. Allora, se noi andiamo a<br />
rafforzare questa re<strong>la</strong>zione, rendendo<strong>la</strong> in qualche modo, poiché è funzionale allo sviluppo di questo obiettivo,<br />
rendendo<strong>la</strong> in qualche modo strutturale al progetto, facciamo sicuramente un buon <strong>la</strong>voro … In questo momento<br />
noi stiamo tentando di fare, ciascuno di noi, non solo il progetto in partnership ma anche altri progetti… le<br />
abbiamo usate su questo pezzo con Tenda ma le abbiamo usate anche <strong>per</strong> altri progetti … se no, non avremmo<br />
mai potuto, Torino <strong>la</strong> mia città è come Torino casa mia …<br />
Sì, abbiamo ragionato sull‟entità del finanziamento rispetto a Meic e anche sul<strong>la</strong> logica del finanziamento<br />
temporaneo e mai al su<strong>per</strong>amento di questa progettazione breve. Quindi voi confermate che anche <strong>per</strong> il vostro<br />
pezzo di servizio <strong>la</strong> situazione è questa?<br />
INP: Si, se non ricorri ad altre risorse che sono investimenti poi privati di accumulo di altri <strong>la</strong>vori non ce <strong>la</strong> fai a<br />
fare questa cosa qui. Noi potremmo probabilmente fare con il finanziamento del<strong>la</strong> provincia il corso di italiano<br />
e basta.<br />
Che forse non è l‟obiettivo pieno…<br />
INP: Bisogna avere degli obiettivi un po‟ più alti, <strong>per</strong>ché noi dobbiamo avere una visione di questa città tra 20<br />
anni, come vogliamo che sia questa città tra 20 anni. Se noi ci fermiamo al domani …<br />
Collocare in prospettiva <strong>la</strong> progettualità?<br />
INP: Si, si. La progettualità sociale deve avere un obiettivo chiaro che è <strong>la</strong> visione di una città in sviluppo e <strong>la</strong><br />
visione di una società coesa, se no lo sviluppo non c‟è. E cosa può fare coesione oggi? Coesione oggi <strong>la</strong> fai nel<strong>la</strong><br />
misura in cui hai sensibilizzato …., nel<strong>la</strong> misura in cui hai <strong>la</strong> gente che si par<strong>la</strong> nelle lingue veico<strong>la</strong>ri<br />
comprensibili, se non no si può fare, a pezzi, e poi non sai cosa succede. Poi tu devi dar fiducia alle donne, nel<br />
momento in cui le prendi in carico, le segui …<br />
Certo, è un <strong>per</strong>corso che si attiva.<br />
INP: Oltretutto, siccome ciò che ha aiutato a sviluppare è il tam-tam che fanno loro, nel momento in cui ti<br />
portano le amiche, tu cosa gli dici: non so se un altr‟anno avrò il finanziamento? Questo corrisponde a una<br />
debolezza del<strong>la</strong> capacità progettuale.<br />
Ma il progetto inizialmente è partito con quale finanziamento? Da subito con un finanziamento provinciale?<br />
INP: Meic… forse no, non è nato con un finanziamento provinciale.<br />
Ragionavamo sul territorio, e abbiamo par<strong>la</strong>to di un‟utenza massicciamente maghrebina, marocchina, forse<br />
egiziana …<br />
INP: Egiziana.<br />
Questo è un dato interessante, <strong>per</strong>ché io mi ero portata a casa una omocomposizione Khouribga-Casab<strong>la</strong>nca,<br />
invece c‟è anche questa componente egiziana?<br />
INP: Che sta emergendo … forse da più tempo in realtà … in pratica, quando si mette insieme, viene a essere<br />
meno importante quel filo comune del<strong>la</strong> cultura is<strong>la</strong>mica. È una presenza Nord-Africa, non è Maghreb – l‟Egitto<br />
è Egitto- e in più loro sono copte. E allora questo va a modificare delle cose di cui dobbiamo tenere conto: vuol<br />
dire che si scandiva l‟anno in un certo modo ….<br />
Sul territorio, che cosa c‟è?<br />
INP: La fermo un attimo <strong>per</strong>ò, <strong>per</strong>ché Khouribga è stato sino a 7-8 anni fa il bacino di provenienza; adesso anche<br />
tutto il bacino di Casab<strong>la</strong>nca lo sta diventando … sta salendo molto Casab<strong>la</strong>nca, si sta al<strong>la</strong>rgando, e poi c‟è<br />
l‟Egitto.<br />
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Il territorio in quale altro modo risponde a questo bisogno che avete intercettato voi, rispetto a questo tipo di<br />
utenza: che cosa c‟è, che cosa c‟era, che cosa manca?<br />
INP: Qualcuno ci ha copiato. Qualcuno ci ha copiato anche mettendosi di fianco a far le stesse cose. No, direi<br />
con le specificità nostre …<br />
PT: Essere anno dopo anno, anno dopo anno, no. Direi che non ci sono es<strong>per</strong>ienze. Cosa c‟è e cosa manca? Il<br />
progetto oggi è fondamentale visto il cambiamento dell‟area, soprattutto di Torino Nord, ma non solo; area che è<br />
stata oggetto di un‟o<strong>per</strong>azione urbanistica su area ex-industriale … Vi è una popo<strong>la</strong>zione molto mista che risiede,<br />
sia dal punto di vista economico che altri… ma non c‟è niente, non c‟è assolutamente niente. Adesso credo che<br />
apriranno in ambu<strong>la</strong>torio, un poliambu<strong>la</strong>torio, <strong>per</strong>ò appunto un ambu<strong>la</strong>torio ha un certo tipo di funzione, un<br />
consultorio ne ha una diversa e non c‟è una biblioteca, non c‟è un centro d‟incontro <strong>per</strong> i giovani e ci sono spazi<br />
liberi che potrebbero essere tranquil<strong>la</strong>mente utilizzati. Ci sono tensioni interetniche abbastanza forti, soprattutto<br />
in Borgata Vittoria che è il vecchio quartiere del<strong>la</strong> Circoscrizione V di Torino Nord, adiacente all‟area che è stata<br />
totalmente … sventrata! Ma non c‟è niente, non c‟è assolutamente niente. Non ci sono centri di socializzazione,<br />
non c‟è direi neanche, nonostante il fatto che ci sia un forte tessuto sociale -associazioni, coo<strong>per</strong>ative- che ha un<br />
forte radicamento e che sicuramente sarebbe in grado di esprimere, sia dal punto di vista del metodo che del<strong>la</strong><br />
capacità di interagire e di attrarre le <strong>per</strong>sone, un <strong>la</strong>voro proficuo. C‟è una scarsissima attenzione nel<strong>la</strong><br />
valorizzazione, che richiederebbe anche davvero poche risorse economiche, di spazi e di capacità che già ci<br />
sono, al fine di creare dei luoghi di interazione, che mancano, mancano, mancano …<br />
INP: Queste sono tutte deficienze politiche <strong>per</strong>ò … non basta <strong>la</strong> buona volontà …<br />
PT: No! Né del singolo funzionario del<strong>la</strong> circoscrizione, che magari il pensiero ce l‟ha, ovviamente … e al<strong>la</strong><br />
Barriera di Mi<strong>la</strong>no stiamo assistendo e abbiamo già assistito negli anni scorsi, ma il processo continua: anche lì il<br />
tessuto sociale si sta modificando moltissimo, è diventata …. A differenza delle città francesi, noi<br />
fortunatamente abbiamo un tessuto più misto nel centro delle città, non c‟è stata, almeno a Torino, questa<br />
tendenza all‟espulsione, <strong>per</strong>ò bisogna accompagnare questi processi. Non riesco a fare a meno di continuare a<br />
indignarmi <strong>per</strong> come vengono spesi i soldi, <strong>per</strong>ché ci sono e non è vero che non ci sono … Allora, <strong>per</strong> dire, a<br />
Borgata Vittoria è stato utilizzato un fondo europeo <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione di nuove attività commerciali che<br />
dovevano essere accompagnate da un progetto di sensibilizzazione, da progetti di … che fruissero di incontro tra<br />
i nuovi e i vecchi abitanti, eccetera eccetera … Han tirato su tre serrande, hanno a<strong>per</strong>to tre negozi che non so<br />
come faranno a campare e questo è quanto…<br />
Il progetto così com‟è è esportabile? Lo si può riproporre in un altro contesto?<br />
INP: Assolutamente si. Intanto è proceduralizzato; <strong>per</strong> ognuna delle fasi, degli step, ci abbiamo fatto cultura<br />
sopra … A me va benissimo, lo spirito è che venga copiato, copiamolo <strong>per</strong>ò con intelligenza, nel senso che<br />
….In questi anni noi cosa abbiamo fatto? Siam partiti da una zona, ne abbiamo aggiunta un‟altra … poi una<br />
quarta, andiamo a coprire 10 circoscrizioni, non mettiamoci fianco a fianco, <strong>per</strong>ché non ha davvero senso, è uno<br />
spreco di denaro pubblico. E oltre tutto, se tutto questo avesse voluto dire anziché esser 3 partner essere in 4,<br />
sarebbe stato veramente un valore aggiunto, così è una stupidaggine …<br />
Vuol dire replicare e frammentare eventuali risorse?<br />
INP: Certo!<br />
Su altro ambito territoriale, al di fuori di Torino, avete notizia che es<strong>per</strong>ienze simili siano state attivate?<br />
PT: Io credo di no. Anche in ragione del fatto che abbiamo una tirocinante che sta facendo un Master a Firenze e<br />
ha fatto un monitoraggio, <strong>per</strong> quanto possibile, sia attraverso i collegamenti di rete dell‟università che su internet<br />
eccetera, abbastanza ampio e al<strong>la</strong> fine ha bussato al<strong>la</strong> nostra porta. Quindi non credo; in Piemonte escludo. Sto<br />
pensando anche solo banalmente all‟alfabetizzazione, ai corsi di italiano, escludo <strong>per</strong>ò che ci siano dei corsi<br />
strutturati ad hoc <strong>per</strong> un‟utenza arabofona, femminile eccetera eccetera. Tenderei a escludere.<br />
Dunque <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione dei soggetti implicati nel progetto Torino <strong>la</strong> mia città, nasce con tale progetto o era<br />
preesistente? Come è stata <strong>la</strong> fase di progettazione: condivisa, congiunta?<br />
INP: Prima di esserci Torino <strong>la</strong> mia città c‟erano stati dei corsi, a partire dal ‟93, corsi di formazione [<strong>per</strong><br />
insegnanti] che raccontavano che <strong>la</strong> città stava cambiando, e quel<strong>la</strong> era stata una col<strong>la</strong>borazione e l‟avevamo<br />
fatto come Meic, poiché con [<strong>la</strong> responsabile di Meic] siamo amiche; poi all‟interno del Meic è nato il <strong>la</strong>voro<br />
con le coppie miste. E da lì è nata l‟idea del progetto. A quel punto lì si è intercettata <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa [Progetto<br />
Tenda] e coSì sì è chiuso. Il Nostro Pianeta nasce come nuova associazione soltanto 2 anni fa. Anche questo è<br />
nato sulle re<strong>la</strong>zioni inter<strong>per</strong>sonali, in qualche modo: storie di vita condivisa sicuramente ha facilitato <strong>per</strong>ché<br />
capiamo abbastanza in fretta quello che vogliamo dire, da uno sguardo, come bisogna correggere il tiro su una<br />
cosa. Indubbiamente aggiungere dei partner a questo partenariato è possibile, ma di nuovo vuol dire cercare di<br />
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darsi un linguaggio comune, delle letture comuni, ed è quello che abbiamo cercato di fare in questi anni ogni<br />
volta che proponiamo dei servizi: al<strong>la</strong>rgare!<br />
Cosa mi dite sul sistema di monitoraggio del progetto: lo fate, con quali strumenti, con quale tempistica?<br />
INP: Ma, noi facciamo una valutazione interna che è pressoché costante, informale, con … poi ci sentiamo<br />
incessantemente. Una valutazione e poi anche un‟autovalutazione di ciascuno rispetto al progetto. Vale un po‟<br />
quello che ci dicevamo prima: <strong>la</strong> valutazione è fatta dal fatto che essendo in 3, ci sono sempre almeno 2 sguardi<br />
esterni sempre sull‟attività del terzo. Questo incrocio è sistematico. Ci piacerebbe tanto un monitoraggio esterno<br />
…<br />
Producete delle rendicontazioni e delle re<strong>la</strong>zioni?<br />
INP: Si. Poi bisogna dire che al<strong>la</strong> festa finale spesso le autorità son venute … <strong>per</strong> <strong>la</strong> lingua, ecco, <strong>per</strong>ò ci<br />
piacerebbe che venissero a vedere … anche <strong>per</strong>ché usiamo i loro soldi.<br />
Certo, ma il controllo viene esercitato in altri ambiti …<br />
PT: Forse.<br />
Gli ideatori del progetto così com‟è sono ancora o<strong>per</strong>ativi. Secondo voi è un progetto che potrebbe continuare<br />
con le proprie gambe, senza gli ideatori?<br />
INP: Penso che il gruppo degli insegnanti e delle mediatrici, ormai, un bel pezzo di <strong>per</strong>corso verso l‟autonomia<br />
l‟abbia fatto. La presenza [del<strong>la</strong> responsabile di Meic] è una presenza di cui quel gruppo ha ancora bisogno; ma<br />
dato che siamo vecchie sicuramente dovranno esserci delle nuove leve. Anche se, essendo proceduralizzato, gli<br />
step son tutti chiari, <strong>per</strong>ò c‟è un anima nel<strong>la</strong> faccia ….Sicuramente dover individuare le nuove forze che possano<br />
entrare, apre una riflessione [sul coinvolgimento delle pari]… dà loro forza aver bisogno di loro, questo dà loro<br />
tutto un protagonismo che è un elemento importante.<br />
Anche <strong>per</strong>ché sta con gli obiettivi del progetto questo spirito emancipatorio.<br />
PT: Assolutamente!<br />
INP: Assolutamente!<br />
La domanda da farvi adesso allora è: rispetto non solo agli obiettivi primari, ma anche a quelli indiretti, cosa è<br />
stato realizzato con l‟intervento? Ad esempio: gruppi di auto-mutuo aiuto, socializzazioni spontanee,<br />
individuazione di luoghi di socializzazione? Cioè, quale altro passaggio forse sta facendo l‟utenza verso il non<br />
essere più solo utenza?<br />
PT: Si, si, si! L‟utenza smette di essere utenza anche quando comincia a provare piacere a girare <strong>per</strong> <strong>la</strong> città,<br />
banalmente … che non è affatto una banalità! Una delle cose che è molto piaciuta ed è continuata nel tempo<br />
sono le visite che non sono necessariamente le visite ingessate al museo o al pa<strong>la</strong>zzo. Scopriamo un po‟ <strong>la</strong> città!<br />
Usciamo dal mercato, dalle quattro mura, dal<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> del bambino, dal nostro orto e andiamo in giro. Sono tutti<br />
processi molto importanti. E poi, essendo un <strong>la</strong>voro che ruota sul<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, l‟emancipazione sta anche nel fatto<br />
di poter interagire/interloquire con le figure ponte, con le insegnanti, con <strong>la</strong> mediatrice in un contesto diverso<br />
dall‟au<strong>la</strong>, in cui sei parte attiva: allora si va in giro, si fanno delle cose assieme, si mangia, si va al Valentino, si<br />
va a Su<strong>per</strong>ga. Sono tutte occasioni anche di emancipazione anche nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con il gruppo. Si, sicuramente<br />
ArcoBirBaleno è stato uno dei punti centrali di socializzazione delle signore, tra di loro ma anche con alcune<br />
mamme; sicuramente tra di loro. I legami che si sono creati sono anche, ovviamente, legami amicali. Ci sono dei<br />
legami anche proprio affettivi forti tra alcune signore che hanno <strong>la</strong>vorato come educatrici pari e molte delle<br />
donne che hanno partecipato ai corsi di alfabetizzazione. Quindi direi che si è creato un humus in cui anche il<br />
tam-tam, i discorsi, le riflessioni fatte hanno delle eco che vanno al di <strong>la</strong> del<strong>la</strong> durata del progetto e del proprio<br />
circolo più ristretto di amicizie.<br />
INP: Il fatto che si trovino ai giardinetti … che si sono conosciute in au<strong>la</strong>, poi si trovino ai giardinetti, i figli<br />
diventano amici eccetera, è emancipazione ma è già anche ….<br />
NP: Socializzazione autonoma, scelta … Quindi si, si! da questo punto di vista direi che <strong>la</strong> disseminazione,<br />
anche delle re<strong>la</strong>zioni, ha funzionato, ha funzionato molto bene. Credo che questo sia uno degli aspetti più<br />
interessanti.<br />
INP: E ha funzionato bene anche <strong>per</strong>ché vale allo stesso modo: a casa di quel<strong>la</strong> lì io non ci vado <strong>per</strong>ché lei con<br />
suo figlio … e questo è importantissimo, <strong>per</strong>ché è vero che non si era creata una buona re<strong>la</strong>zione tra di loro, ma<br />
fantastica sul fatto dei modelli: loro si erano incontrate, si erano scontrate. Stiamo veramente vedendo che questa<br />
gente che era assolutamente chiusa in casa, accetta contesti di paro<strong>la</strong> … donne chiuse in casa in quel<strong>la</strong> maniera,<br />
portano il bambino al nido …<br />
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Quali altri livelli del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> vengono coinvolti, si riesce a intercettare, e con quali connessioni?<br />
INP: Intanto <strong>la</strong>vorare con gli uomini è difficilissimo. In città c‟è un centro che lo fa. Anni fa avevamo pensato,<br />
<strong>per</strong>ché poi c‟è un momento in cui si fanno vedere <strong>per</strong>ché non si fidano, e tutti gli anni ci diciamo, quando<br />
riflettiamo sulle iscrizioni: vediamo se riusciamo a proporre qualcosa, a col<strong>la</strong>borare. Quando <strong>la</strong>voravamo con le<br />
coppie miste, <strong>la</strong>voravamo con i maschi del<strong>la</strong> coppia. In questo caso è diverso, sono genitori, <strong>per</strong>ché va bene con<br />
le mamme, comunque, anche quando ci sono problemi coi ragazzi a scuo<strong>la</strong>, è in funzione dei figli, mette in<br />
discussione <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> ma non tocca il ruolo del padre. Si arriva sempre troppo tardi<br />
al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con il padre; noi arriviamo al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con il padre quando ha picchiato <strong>la</strong> moglie, <strong>la</strong> moglie ci<br />
ha rinunciato, è già una re<strong>la</strong>zione <strong>per</strong>sa. Quando i papà vengono, io mi rendo conto benissimo, anche se gli parlo<br />
in dialetto, loro ascoltano, ma come dire: mi tocca ascoltare, paghiamo il biglietto … e hai un bel fargli delle<br />
battute, non c‟è niente che li sfiori.<br />
E il livello delle seconde generazioni? Lo intercettate, lo recu<strong>per</strong>ate in altri momenti, con altre proposte?<br />
INP: Nei <strong>per</strong>corsi di cittadinanza … poi li intersechiamo [nel <strong>la</strong>voro con le scuole]….Probabilmente le madri,<br />
aiutate dal gruppo, dal<strong>la</strong> discussione, capiscono che succederà di mettersi in discussione, i padri si irrigidiscono,<br />
<strong>per</strong>ché non hanno mai un momento di scambio … Anche i genitori italiani maschi, comunque.<br />
PT: Aggiungo: tutto questo, cioè le signore marocchine che ormai stanno qua da tempo, hanno fatto i bambini in<br />
Italia che oramai sono ragazzini o ragazze; nonché <strong>la</strong> crisi, che ha colpito durissimamente i <strong>la</strong>voratori rumeni e i<br />
<strong>la</strong>voratori marocchini, <strong>per</strong>ché i comparti sono i cantieri e anche tutto l‟indotto metalmeccanico, fa si che di<br />
necessità i ruoli nelle famiglie debbano un po‟ cambiare. E quindi fa si che anche il ruolo di stimolo al<strong>la</strong><br />
riflessione, di acquisizione di maggior consapevolezza degli strumenti che si possono e si devono avere <strong>per</strong><br />
interagire bene in questo conteso cambino. Anche il <strong>la</strong>voro delle nostre figure ponte deve mutare nel tempo;<br />
quest‟anno tra le signore, che hanno situazioni molto diverse, è un mondo composito naturalmente, anche quello<br />
come il nostro, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> richiesta di introdurle: - Come posso avvicinarmi al mondo, al mercato del <strong>la</strong>voro? Cosa<br />
devo sa<strong>per</strong>e? Dove devo andare? È possibile non è possibile? Ci sono delle opportunità? - è cresciuta; tantissime<br />
sono le <strong>per</strong>sone che ci hanno riportato il problema di mariti licenziati e in cassa integrazione. E questo, a<br />
maggior ragione, richiederebbe di intervenire adesso sui nuclei familiari, sugli uomini, <strong>per</strong>ché in parte saranno<br />
cambiati, di necessità, dalle necessità economiche stringenti delle proprie famiglie, ma in parte questo richiede<br />
uno sforzo che crea una tensione psicologica …<br />
INP: Anche <strong>per</strong>ché uno dei punti di forza …<br />
PT: … era proprio quello: preparami da mangiare, bada ai figli, almeno sin quando son piccoli, <strong>per</strong>ché io porto <strong>la</strong><br />
pagnotta! È molto pesante questa cosa; non so come si potrebbe intervenire sugli uomini. Ci vorrebbe un bel<br />
gruppo di <strong>la</strong>voro, di quell‟area lì, che possa interagire con noi e con le donne …. è molto difficile.<br />
Stiamo par<strong>la</strong>ndo di donne, <strong>per</strong> <strong>la</strong> maggior parte, ricongiunte? Arrivano al seguito dei <strong>famiglia</strong>ri con figli o<br />
senza?<br />
INP, PT: Si. Per <strong>la</strong> stragrande parte …<br />
INP: In realtà c‟è stato un momento in cui le condizioni economiche <strong>per</strong>mettevano il ricongiungimento.<br />
Ora ci sono dei vincoli differenti?<br />
INP: Questo fenomeno del rientro sta cominciando [ad essere rilevante]…. da qualcuno viene letto<br />
esclusivamente come paura …<br />
Chiusura di spazi progressivamente erosi?<br />
INP: Non lo so come andrà a finire nei fatti. Noi stiamo facendo un progetto sul<strong>la</strong> [comparazione] delle<br />
discipline sco<strong>la</strong>stiche, e [dal Marocco ci chiedono <strong>la</strong> stessa cosa] <strong>per</strong>ché loro avvertono il problema del rientro.<br />
L‟impatto del progetto sul territorio, nel quartiere? Che ricadute?<br />
PT: L‟impatto sul territorio è un impatto positivo, quantomeno <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione delle <strong>per</strong>sone rende le<br />
<strong>per</strong>sone più visibili, le rende meno estranee e contribuisce a stem<strong>per</strong>are un po‟ di pregiudizi; e <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> risposta<br />
che si è avuta, ma non da parte, <strong>per</strong> esempio in via Stradel<strong>la</strong> dei funzionari pubblici, ma da parte proprio dei<br />
tecnici del<strong>la</strong> sede … Purtroppo in via Stradel<strong>la</strong>, a differenza di via Leoncavallo dove una serie di servizi, non <strong>la</strong><br />
circoscrizione, ma: l‟anagrafe, <strong>la</strong> biblioteca, i servizi sociali sono accentrati, non è così e quindi c‟è un flusso<br />
minore. Però sicuramente il fatto di vivacizzare alcuni luoghi che sono frequentati in <strong>la</strong>rga misura anche da<br />
Italiani può aver favorito <strong>la</strong> volontà di annusarsi reciprocamente un po‟ di più. Direi fondamentalmente questo.<br />
Ci sono poi ovviamente a seconda proprio del tessuto urbanistico delle varie zone, zone che hanno un‟identità<br />
che mantengono comunque, anche <strong>per</strong> il tessuto urbanistico, un‟identità maggiore, e zone che sono molto più<br />
frammentate. C‟è Madonna di Campagna e Lucento, sono quartieri storici del<strong>la</strong> città ma sono quartieri che forse<br />
hanno una <strong>per</strong>sonalità, una connotazione meno forte di Borgata Vittoria, che ha le casette basse … che …<br />
INP: È stato il luogo del<strong>la</strong> migrazione …<br />
591
PT: Direi anche che <strong>la</strong> nostra <strong>per</strong>cezione delle scuole dell‟infanzia, dei nidi, è una <strong>per</strong>cezione tutto sommato<br />
positiva, voglio dire del<strong>la</strong> socializzazione, anche del livello … non so se fiducia è il termine corretto, ma<br />
comunque del fatto che quelli siano dei luoghi importanti del<strong>la</strong> vita dei bambini, del<strong>la</strong> vita delle famiglie …le<br />
donne respirano, al tempo stesso chiacchierano, al tempo stesso comunque sono obbligate ad avere<br />
un‟interazione anche con le italiane, e con le maestre … hanno di necessità dei momenti di confronto su<br />
abitudini qualsiasi: da quanti pannolini si cambiano, a cosa si dà da mangiare ai bambini. Io devo dire che ho<br />
una <strong>per</strong>cezione positiva, indipendentemente da come ciascun dirigente didattico ha organizzato il circolo, ma<br />
direi che complessivamente mi sembrano luoghi ….<br />
INP: Quantomeno, ogni volta che vai in questi servizi, ti dicono: ah, ma quelle donne lì sono le vostre …c‟è un<br />
riconoscimento …<br />
PT: Nelle Asl sicuramente il progetto è conosciuto ormai, apprezzato; si battaglia un po‟ sempre <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> scure<br />
dei tagli si abbatte e quindi anche le poche ore di mediazione interculturale a disposizione vanno scemando e<br />
quindi, ovviamente, c‟è il tentativo di utilizzare le educatrici pari nelle ore che dedicano ai presidi <strong>per</strong> una<br />
mediazione <strong>per</strong> il singolo individuo. Però direi che c‟è comunque una re<strong>la</strong>zione di fiducia, ma anche di scambio<br />
proprio di informazioni, di bisogni, che funziona, quantomeno nei presidi territoriali e nel reparto di ostetricia,<br />
funziona.<br />
INP: E il fatto che vi si rivolgano, comunque, vuol dire che riconoscono il <strong>la</strong>voro fatto.<br />
Rivolgendo lo sguardo all‟interno, sul progetto, abbiamo par<strong>la</strong>to di risorse materiali -finanziamenti- ma c‟è<br />
anche un livello di risorse immateriali: professionalità, contatti, sostegni informali e via eccetera che si impone.<br />
La domanda è quindi: qual è <strong>la</strong> principale risorsa del progetto attuato e, specu<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> più carente?<br />
INP: La forza di scommettere. La fragilità potrebbe essere <strong>la</strong> riduzione degli spazi, istituzionali, fisici, mentali…<br />
PT: Condivido pienamente. Da parte degli interlocutori, che pensino che c‟era una fase s<strong>per</strong>imentale, c‟era una<br />
fase di cambiamento che certamente ha dovuto coincidere con una fase di s<strong>per</strong>imentazione, di attuazione di<br />
progetti … ma che adesso questo è diventato, come dire, ordinario, che <strong>la</strong> nostra città è cambiata, c‟era una<br />
popo<strong>la</strong>zione, grande, che via via è residente, che è aumentata, e che questo, mancando un disegno più di lungo<br />
termine, faccia dire con molta su<strong>per</strong>ficialità che quel che è stato fatto finora, è stato fatto bene, meno bene, ma<br />
comunque andava fatto; d‟ora innanzi, tamponiamo qui, tamponiamo là, quindi magari accompagniamo i ragazzi<br />
che hanno difficoltà nelle scuole, facciamo degli interventi molto mirati, ma interventi più generali mirati a<br />
favorire <strong>la</strong> coesione sociale e l‟accrescimento culturale e gli strumenti che le <strong>per</strong>sone hanno …. E allora lì, le<br />
energie, le qualità buone delle re<strong>la</strong>zioni non bastan più …<br />
Abbiamo <strong>per</strong>ò detto tante che cose che ci fanno pensare a come potrà forse essere il progetto nel futuro; ci sono<br />
dei fronti, degli ambiti che forse si ha in mente di ampliare, di s<strong>per</strong>imentare nuovamente, ad esempio <strong>la</strong><br />
mediazione transnazionale. Come ve lo immaginate, positivamente pensando, il progetto in futuro?<br />
INP: Credo che dei bozzettini su questa cosa in questi ultimi mesi [siano già stati fatti]…. l‟anno che viene è già<br />
andato … siamo già ad immaginarci quell‟altro … <strong>per</strong> concretezza, da ottobre in poi cominceremo con i corsi.<br />
Sul versante transnazionale, avendo dato il gancio, è opportuno [riprendere]. Sul versante dei padri: specifico<br />
che di <strong>per</strong> sé, <strong>per</strong> madri sole, [si fanno interventi] e questo sembra normale. Lavorare sui padri, invece, è un<br />
<strong>la</strong>voro che viene sempre proposto solo quando c‟è un gruppo di genitori. Su questo bisogna metter testa …<br />
<strong>per</strong>ché non si è mai provato a s<strong>per</strong>imentare, <strong>per</strong>ché andrebbero beccati da qualche parte questi genitori … Un<br />
pezzo di snodo del<strong>la</strong> riflessione è da fare sul <strong>la</strong>voro … lì si potrebbe ritagliare un pezzo specifico, mirato …<br />
dopodiché, essendoci <strong>la</strong> crisi del <strong>la</strong>voro, penso che un seminario lo potremmo dedicare. Sul<strong>la</strong> questione<br />
dell‟adolescenza, temo che si debba ancora una volta <strong>la</strong>vorare prima sulle madri. Se non ce <strong>la</strong> fanno loro a<br />
catalizzare su di sé tutto il disagio …<br />
2.6.4 Intervista al<strong>la</strong> Mediatrice interculturale di Meic (RT3)<br />
Abbiamo scelto il progetto “Torino <strong>la</strong> mia città”, con <strong>la</strong> connessione con “Torino casa mia”, <strong>per</strong>ché ci pare<br />
che possa essere considerato una buona pratica in termini di re<strong>la</strong>zione con l‟utenza. Secondo lei questo<br />
progetto può essere considerato una buona pratica re<strong>la</strong>zionale?<br />
Certamente, le dico solo una cosa: inizio dall‟inizio, andiamo da capo. Io, prima di <strong>la</strong>vorare con il Meic o con<br />
Torino <strong>la</strong> mia città, ero un‟allieva, studiavo da loro, facevo il corso, ero appena arrivata in Italia. Quello che mi<br />
ha attirato di più è l‟accoglienza delle insegnanti, del<strong>la</strong> dirigente, del gruppo, e più dell‟accoglienza anche come<br />
trattano le <strong>per</strong>sone, in che modo le insegnano, come ci fanno entrare l‟italiano in testa. Ti aiutano anche a<br />
muoverti, ad essere autonoma. I libri che usavano sono dei libri, diciamo, molto semplici, che aiutano <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona<br />
e in più, dopo gli studi, ho iniziato a <strong>la</strong>vorare con loro e ho sco<strong>per</strong>to anche di più che lo scopo di questo gruppo,<br />
di queste insegnanti, dell‟associazione in generale, è d‟aiutare le <strong>per</strong>sone ad essere indipendenti, autonome,<br />
conoscere <strong>la</strong> città dove vivono, conoscere <strong>la</strong> cultura del paese di accoglienza, essere … devono fare parte, senza<br />
dimenticare certamente le loro origini, tenere <strong>la</strong> cultura di origine e avere una cultura di più. Hanno usato<br />
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all‟inizio dei libri che erano di altre <strong>per</strong>sone, dopodiché hanno creato i loro libri, che erano più semplici, e ho<br />
notato che le <strong>per</strong>sone che frequentavano o che frequentano il corso non vanno mai via, invece portano altre<br />
<strong>per</strong>sone, e rimangono sempre … Stavam par<strong>la</strong>ndo anche stamattina dell‟amore che si crea tra le insegnanti e le<br />
<strong>per</strong>sone; hanno un metodo, non so, non so spiegarlo bene, comunque è un metodo molto efficace, è un metodo<br />
più che socievole: diventiamo come una <strong>famiglia</strong>, una <strong>famiglia</strong> dentro <strong>la</strong> società, una <strong>famiglia</strong> grande più <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> picco<strong>la</strong> che ciascuno di noi ha.<br />
Il suo ruolo preciso all‟interno del servizio qual è?<br />
Il sono <strong>la</strong> mediatrice interculturale.<br />
E quindi i suoi compiti quali sono?<br />
I miei compiti, dall‟inizio: inizio col fare <strong>la</strong> pubblicità, non da so<strong>la</strong> ma insieme a tutto il gruppo, tutto lo staff, sia<br />
insegnanti che direttrice, tutte facciamo <strong>la</strong> pubblicità; poi faccio le iscrizioni, assistita sempre da una delle<br />
insegnanti; e poi mentre tutto è sistemato, faccio sempre traduzione, accompagnamento, se una delle nostre<br />
donne ha bisogno di andare sia all‟ospedale, in questura, che non par<strong>la</strong> l‟italiano, faccio anche<br />
l‟accompagnamento; e l‟ascolto empatico. Sono sempre con l‟orecchio a<strong>per</strong>to e con il cuore grande ad ascoltare.<br />
Queste sono le azioni concrete che lei fa tutti i giorni?<br />
Tutto l‟anno, tutta <strong>la</strong> durata del progetto: pubblicità, iscrizione e poi <strong>la</strong> traduzione, <strong>per</strong>ché giro. Abbiamo sempre<br />
4 o 5 gruppi e giro tra i gruppi, soprattutto i gruppi di analfabete che hanno difficoltà, forse non sono mai state<br />
sco<strong>la</strong>rizzate. Devo spiegare sempre cosa dice l‟insegnante, in un modo più semplice, o magari in arabo, anche<br />
nel<strong>la</strong> mia lingua.<br />
Lei proviene dal Marocco? Dallo stesso bacino di provenienza delle donne?<br />
Sì. Ma io sono di Casab<strong>la</strong>nca e <strong>la</strong> maggior parte sono di Khouribga.<br />
Dunque i beneficiari del progetto sono prevalentemente donne marocchine…<br />
Non proprio marocchine, ma arabe in generale: sia del Marocco, Algeria, Tunisia e dell‟Egitto. L‟anno scorso<br />
abbiamo avuto una massa grande delle donne che provengono dall‟Egitto.<br />
Tenere insieme tutti come diventa?<br />
È normale, <strong>per</strong>ché parliamo tutti arabo. Ma l‟anno scorso e in questi ultimi anni abbiamo anche frequenza di<br />
donne che non sono arabe: sia rumene che somale, che … L‟anno scorso abbiamo avuto anche una turca. Due,<br />
non una.<br />
L‟obiettivo di partenza è <strong>la</strong> lingua italiana, ma non è solo quello, <strong>per</strong>ché lei par<strong>la</strong>va di tutta una serie di altri<br />
obiettivi. Secondo lei quali sono gli obiettivi da <strong>per</strong>seguire?<br />
Da <strong>per</strong>seguire, più che <strong>la</strong> lingua italiana, abbiamo un <strong>per</strong>corso anche di cittadinanza, nel senso che facciamo dei<br />
<strong>la</strong>boratori, con dei piccoli gruppi, in cui le donne par<strong>la</strong>no un po‟ meglio l‟italiano. Queste donne possono<br />
esprimersi di più, a par<strong>la</strong>re, non lo so, magari dell‟immigrazione, dei problemi che hanno avuto all‟inizio quando<br />
sono arrivate qua; magari del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, dell‟educazione dei bambini, soprattutto noi che abbiamo sempre<br />
problemi con i figli, soprattutto se sono maschi, o femmine, dipende dall‟educazione diversa. Parliamo, non lo<br />
so, magari dell‟immigrazione, le leggi che cambiano ogni tanto; ci sono anche degli incontri che fa<br />
l‟Associazione con delle specialiste, se possiamo chiamarle così: magari pediatra, ginecologa. Anche specialisti<br />
dell‟immigrazione: parliamo, par<strong>la</strong>no anche delle novità che si svolgono nel nostro paese. Parliamo anche del<strong>la</strong><br />
Moudawana; ogni tanto viene una o due <strong>per</strong>sone dal Marocco, che spiegano alle nostre donne i cambiamenti, le<br />
novità che ci sono. In più abbiamo anche delle uscite didattiche; facciamo il giro di Torino, le zone storiche,<br />
magari andiamo ai musei, tipo <strong>la</strong> Mole Antonelliana, musei del cinema, quello di MAO –Museo Arte Orientalee<br />
qualche volta anche al Museo Egizio. Comunque vediamo tutto quello che c‟è intorno a noi, dobbiamo capire e<br />
far capire alle nostre donne dove viviamo, cosa c‟è. Magari a un figlio o una figlia che chiede al<strong>la</strong> mamma: -<br />
Mamma, sai dov‟è <strong>la</strong> Mole Antonelliana, cosa significa? almeno <strong>la</strong> mamma sa rispondere, non è che deve<br />
rimanere sempre ignorante! In un paese dove viviamo, dobbiamo sa<strong>per</strong>e di tutto.<br />
E lei in tutte queste fasi svolge sempre una funzione vuoi di facilitatore linguistico, ma anche di facilitatore del<strong>la</strong><br />
comunicazione? E a che punto siete arrivati con il vostro <strong>la</strong>voro?<br />
Sì, certamente. Io ho iniziato con loro nel 2003; il <strong>la</strong>voro come <strong>la</strong>voro, me lo sono sentita <strong>per</strong>fettamente come<br />
mediatrice nel 2006, l‟anno in cui ho studiato e ho avuto <strong>la</strong> qualifica. Ma le dico che il progetto, come progetto<br />
va avanti, <strong>per</strong>ché prima ne avevamo solo … <strong>per</strong> farle vedere in quale modo ci siamo sviluppate, e dove siamo<br />
andate. La prima volta avevamo solo un luogo dove facevamo il corso, che è nel<strong>la</strong> zona di Porta Pa<strong>la</strong>zzo,<br />
Circoscrizione VI. L‟anno scorso abbiamo sviluppato, ci siamo al<strong>la</strong>rgate, abbiamo 3 posti: 1 zona San Paolo,<br />
593
Circoscrizione III; l‟altro nel<strong>la</strong> zona di Lingotto, Circoscrizione IX; più il primo che era nel<strong>la</strong> Circoscrizione VI,<br />
e sempre nelle tre zone c‟è un‟influenza delle donne veramente molto importante, importantissima. E qualche<br />
volta queste lezioni si conoscono tramite <strong>la</strong> pubblicità che facciamo e <strong>la</strong> maggior parte tramite passa-paro<strong>la</strong>.<br />
Quindi vi siete estese in termini territoriali <strong>per</strong>ò avete anche al<strong>la</strong>rgato <strong>la</strong> rete dei contatti, <strong>per</strong>ché avete sempre<br />
più donne che vengono ai corsi…<br />
Sì, le nostre donne provengono anche da fuori Torino. Due anni fa, una veniva da Aosta, studiava martedì e<br />
mercoledì, ha una cognata qua, passava <strong>la</strong> notte e poi mercoledì tornava ad Aosta. Più le altre che vengono dai<br />
paesi limitrofi, da Settimo, da San Mauro. E lo strano è che non vogliono mai staccarsi, non è che quando<br />
imparano …<br />
Quindi il corso non dura un anno? C‟è un frequenza libera? Allora forse si è sedimentato un gruppo di donne<br />
storiche che frequentano…<br />
Si, si. E ci sono … magari una si stacca <strong>per</strong> un anno, due, forse aveva qualcosa da fare, ha trovato un <strong>la</strong>voro, ma<br />
quando smette o risolve il problema che aveva in questi due anni, torna di nuovo a studiare, e cerca sempre<br />
l‟insegnante che aveva prima.<br />
Sìete diventate un punto di riferimento …<br />
Molto importante, si. Non lo dico <strong>per</strong>ché <strong>la</strong>voro con loro, ma lo sento. Perché sono passate già prima di me tante<br />
mediatrici, ma io in questo gruppo mi trovo benissimo. Non è che quando <strong>la</strong> mattina mi sveglio: -Oh, mamma<br />
mia, vado a <strong>la</strong>vorare! No, sono contenta, veramente lo giuro che sono contenta. Faccio altri <strong>la</strong>vori: <strong>la</strong>voro come<br />
colf, normalmente. E <strong>la</strong> mattina quando mi sveglio e devo andare a fare <strong>la</strong> colf, sono stanca, vado con un umore<br />
a zero. Ma quando vado a incontrare le donne, il sociale mi piace molto, mi piace moltissimo. E sono … come<br />
ho detto questa mattina, anche lo staff di <strong>la</strong>voro non ti fa sentire meno di loro; abbiamo come le insegnanti, come<br />
<strong>la</strong> mediatrice, come <strong>la</strong> direttrice, siamo uguali! Non è che lei, direttrice, ci par<strong>la</strong> col naso in su: Tu devi fare! No!<br />
È un gruppo paritario: ognuno da il suo contributo.<br />
Bellissimo! Bellissimo! Dà il suo contributo e ti fa sentire che fai parte di quel gruppo, che anche tu hai<br />
un‟importanza, senza di te il gruppo non può andare avanti.<br />
Quali sono gli elementi che <strong>la</strong> facilitano nel fare il suo <strong>la</strong>voro, nel raggiungere gli obiettivi di questo servizio? In<br />
parte me li ha detti: un buon clima di gruppo, un buon <strong>la</strong>voro con le colleghe …<br />
Anche avere pazienza, molta pazienza, e un cuore un po‟ grande: dimenticare i suoi problemi <strong>per</strong> affrontare i<br />
problemi delle altre, sa<strong>per</strong> fare <strong>la</strong> mediatrice al cento <strong>per</strong> cento. Nel senso che magari io oggi come oggi dico che<br />
ho mal di testa, ho iniziato ad avere un po‟ mal di go<strong>la</strong>. Ma <strong>per</strong> col<strong>la</strong>borare con il gruppo, ho dimenticato tutto:<br />
forse metto <strong>la</strong> mano sul<strong>la</strong> mia testa <strong>per</strong> far un po‟ passare il mal di testa, ma comunque assisto a tutti gli incontri,<br />
non faccio mai passare … tranne se sono a letto con <strong>la</strong> febbre 40, non posso alzarmi, va bene! Ma se mi sento<br />
male, ho problemi nel<strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong>, quando esco e chiudo <strong>la</strong> porta, <strong>la</strong>scio tutto dentro: vado ad affrontare altri<br />
problemi, aiutare altre <strong>per</strong>sone, fare <strong>la</strong> mediatrice, come ho detto, al cento <strong>per</strong> cento, ascoltare, accompagnare,<br />
accogliere, e <strong>per</strong> fare tutto questo devi avere un cuore grande, molto a<strong>per</strong>to, sempre sorridente.<br />
Che cosa non <strong>la</strong> fa sentire so<strong>la</strong>? Perché è anche un <strong>la</strong>voro molto duro: tutta questa esposizione alle difficoltà<br />
degli altri, al<strong>la</strong> comprensione …<br />
Sentirmi so<strong>la</strong>, no … forse ne ho sofferto nel mio paese, con <strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong> mi sentivo so<strong>la</strong>. Ma qua, con l‟aiuto<br />
di … veramente non so spiegarlo … non mi sento so<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ché con ognuna trovo … mi trovo dentro ciascuna<br />
delle <strong>per</strong>sone che vengono a raccontarmi i suoi problemi, mi trovo dentro ciascuna che viene a studiare, imparare<br />
qualcosa. Torno indietro e vedo come sono arrivata io, come sono diventata, e cerco di aiutarle in qualsiasi modo<br />
<strong>per</strong> farle arrivare, in modo che siano autonome, queste <strong>per</strong>sone.<br />
Lei sente di avere il supporto delle colleghe, di altre strutture?<br />
Delle colleghe, soprattutto delle colleghe.<br />
Stamattina voi venite da una formazione in cui erano presenti tutte le <strong>per</strong>sone coinvolte nel gruppo di <strong>la</strong>voro?<br />
Sì, eravamo tutti, <strong>per</strong>ché ogni giorno viene una o due docenti che fa il corso a queste, non sono mediatrici, ma<br />
educatrici pari. Oggi c‟eravamo tutte.<br />
Invece che cosa ha sentito o sente come ostacolo nel <strong>la</strong>voro che fa?<br />
Veramente non le so dire benissimo, <strong>per</strong>ché non sono aggiornata in queste cose. C‟erano delle mie colleghe, o<br />
meglio delle <strong>per</strong>sone che fanno lo stesso <strong>la</strong>voro che faccio io, che cercavano di essere riconosciute, di entrare in<br />
un albo <strong>per</strong> avere il diritto di <strong>la</strong>vorare. Ostacoli, non li dico: basta sa<strong>per</strong> <strong>la</strong>vorare con l‟utente e con l‟o<strong>per</strong>atore<br />
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nei limiti del suo dovere; sa<strong>per</strong>e il suo ruolo e agire in quello spazio lì, non su<strong>per</strong>arlo, sia con l‟o<strong>per</strong>atore che con<br />
l‟utente. Non deve mai dare s<strong>per</strong>anza all‟utente, deve ascoltarlo, trasmettere all‟o<strong>per</strong>atore e così via. Devo<br />
sempre essere neutrale, non prendo <strong>la</strong> parte di nessuno, trasmettere in modo sincero quello che sento da entrambi<br />
le parti e non credo che ci saranno problemi, se <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona agisce in quel modo lì. Forse prima si, l‟o<strong>per</strong>atore non<br />
sapeva qual è il ruolo del mediatore, ma adesso non credo, i mediatori si trovano ovunque vai: a scuo<strong>la</strong>, in<br />
ospedale, ovunque vai, anche in banca qualche volta. Può fare il mediatore anche qualcuno che è capitato così<br />
all‟improvviso in un posto, tipo: una volta stavo andando al <strong>la</strong>voro, quel <strong>la</strong>voro che faccio come colf; sul tram ho<br />
incontrato una <strong>per</strong>sona appena arrivata dal Marocco che fa una cura qua <strong>per</strong>ché ha un tumore al cervello. Non<br />
aveva nessuno, era da so<strong>la</strong>, stava chiedendo <strong>per</strong> andare al Mauriziano, stava chiedendo a <strong>per</strong>sone italiane che non<br />
par<strong>la</strong> neanche italiano: sono intervenuta, e gli ho chiesto: Cosa sta cercando? Al<strong>la</strong> fine sono stata non costretta,<br />
ma ho dovuto farlo: ho chiamato il mio datore di <strong>la</strong>voro, mi sono scusata che non posso andare quel<strong>la</strong> mattina lì<br />
al <strong>la</strong>voro, ho accompagnato <strong>la</strong> signora all‟ospedale. Normalmente il mio <strong>la</strong>voro è a pagamento, ma, non è <strong>la</strong><br />
maggior parte, qualche volta faccio il <strong>la</strong>voro … lo spirito del<strong>la</strong> mediatrice interviene sempre … L‟ho<br />
accompagnata dalle 9 del mattino fino al mezzogiorno, fino al momento in cui è entrata <strong>la</strong> mediatrice<br />
dell‟ospedale, l‟hanno chiamata ed è venuta. In quel momento lì l‟ho salutata e sono andata via.<br />
Lei con Torino <strong>la</strong> mia città fa anche questi tipi di accompagnamento, <strong>per</strong> esempio all‟ospedale, ai servizi?<br />
Sì, ma non è sempre con il Meic. Da so<strong>la</strong>. A parte le ore del <strong>la</strong>voro, quando esco, se qualcuna ha bisogno mi dice<br />
se oggi pomeriggio ho tempo, o il giorno dopo, cerco, se ho un‟ora o due e sono libera, gli do appuntamento così<br />
l‟accompagno dove vuole.<br />
La maggior soddisfazione che ha ottenuto?<br />
Sono diventata adulta! Veramente! Posso prendere delle decisioni da so<strong>la</strong>, quello che non facevo prima.<br />
Dipendevo dalle decisioni che prendeva mio papà, mia mamma, mio marito; adesso non più. Sono io che prendo<br />
le decisioni, io che dico tutto. Anche, forse, porto io i pantaloni, come dite qua! A casa sono io il capo!<br />
Ci sono stati degli esiti inattesi rispetto agli obiettivi che volevate raggiungere: il corso di lingua, il <strong>per</strong>corso di<br />
cittadinanza? È successo qualcosa che si può definire esito, obiettivo raggiunto, che non avevate messo in<br />
conto?<br />
Sì, si. Tanto tempo fa par<strong>la</strong>vo con [<strong>la</strong> responsabile di Meic] e ho detto: Ma <strong>per</strong>ché noi prepariamo, insegniamo<br />
alle donne l‟italiano, diamo comunque un certificato se <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ha frequentato più del 70% dei nostri corsi,<br />
<strong>per</strong>ché non aiutiamo queste donne ad avere <strong>la</strong> terza media, che non è nostro compito, ma comunque possiamo<br />
prepararle <strong>per</strong> <strong>la</strong> terza media. L‟anno scorso l‟abbiamo fatto. Questa es<strong>per</strong>ienza è andata benissimo. Siamo<br />
andate a un CTP, abbiamo chiesto il <strong>per</strong>messo del<strong>la</strong> responsabile e quando siamo uscite [<strong>la</strong> responsabile di<br />
Meic] mi ha detto: Sai cosa abbiamo fatto? Stiamo preparando le donne <strong>per</strong> <strong>la</strong> terza media. Ma era una tua idea!<br />
La mia? Me l‟hai detto tanti anni fa! Si, abbiamo chiesto il <strong>per</strong>messo, abbiamo preparato le nostre donne, le<br />
abbiamo presentate all‟esame e ce l‟hanno fatta.<br />
La cosa che l‟anno scorso è stata innovativa, che non avevate messo in conto, quest‟anno <strong>la</strong> ripetete?<br />
S<strong>per</strong>iamo. Dobbiamo avere il consenso del CTP. Non dipende solo da noi. Dobbiamo chiedere il <strong>per</strong>messo, fare<br />
l‟iscrizione al CTP, poi le preparazioni si fanno da noi.<br />
Cosa bisognerebbe fare all‟interno del progetto che forse non è stato possibile fare <strong>per</strong> carenza di risorse, in<br />
termini di <strong>per</strong>sonale, di finanziamenti …? Si potrebbe fare qualcosa di più?<br />
Veramente <strong>per</strong> carenza non so. Lo staff c‟è. Ci sono delle <strong>per</strong>sone del volontariato, abbastanza, ne abbiamo.<br />
L‟unica cosa che sempre le donne mi chiedono è che due giorni <strong>la</strong> settimana sono pochi; magari 3 giorni, 4<br />
giorni, o tutta <strong>la</strong> settimana dal lunedì al venerdì. E se le ore sono più di due, se magari facciamo altri <strong>la</strong>boratori,<br />
tipo cucina, taglio e cucito, queste cose le donne le chiedono molto, ma come le risorse sono poche … E magari<br />
che il corso va da settembre a giugno; noi invece ce l‟abbiamo da ottobre ad aprile, qualche volta a fine marzo …<br />
E andiamo avanti con l‟aiuto di Dio!<br />
Quindi dalle donne viene <strong>la</strong> richiesta di intensificare i momenti, le proposte, le iniziative?<br />
Sì, <strong>per</strong>ché noi non siamo mai soddisfatte, cerchiamo sempre di avere di più! Prima il corso era 2 ore 2 volte <strong>la</strong><br />
settimana, eravamo soddisfatte. Ma, di più: quando le donne frequentano e si affezionano e sanno che imparano<br />
qualche cosa di nuovo, vogliono approfondire e andare più avanti. Invece di 2, preferiscono 3, 4 giorni, <strong>per</strong>ché<br />
dicono che non bastano.<br />
Un risultato concreto che lei ha ottenuto con il <strong>la</strong>voro che ha fatto?<br />
Quando vedi qualcuna che … tipo <strong>la</strong> maggior parte delle peer-educator sono nostre, le abbiamo formate noi, gli<br />
abbiamo insegnato noi l‟italiano. Piano piano, col nostro aiuto, hanno fatto formazione e poi, adesso, <strong>la</strong>vorano.<br />
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Ti trovi soddisfatta quando trovi qualcuna che non ha più bisogno dell‟aiuto del marito ad accompagnar<strong>la</strong> ogni<br />
giorno a fare le sue cose, non so, magari accompagnar<strong>la</strong> all‟ospedale, al<strong>la</strong> questura. Trovi soddisfazione quando<br />
vai con qualcuna, l‟incontri che si esprime da so<strong>la</strong>, si trova indipendente da quelli che ha intorno, diciamo <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>. Non è che deve <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>per</strong> carità, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> dipende sempre da noi e noi dipendiamo<br />
sempre da loro, ma nel senso che lei è molto autonoma, può fare tutto quello che non poteva fare prima, lo può<br />
fare adesso da so<strong>la</strong>. Quando trovo qualcuna di questo tipo, mi trovo benissimo, sono soddisfatta!<br />
Oltre alle donne, che sono il target, l‟utenza principale, sono stati coinvolti altri soggetti del<strong>la</strong> loro rete, quindi i<br />
<strong>famiglia</strong>ri? Intanto so che accogliete anche i bambini nei momenti in cui le donne fanno i corsi, ma il pensiero è<br />
<strong>per</strong> i figli più grandi, i figli adolescenti, oppure i mariti? Dove si riesce ad arrivare ancora?<br />
Noi quando facciamo le inaugurazioni, le feste di fine anno, magari le feste di Natale, <strong>per</strong>ché a volte magari<br />
coincide anche con <strong>la</strong> nostra grande festa del montone, invitiamo anche i mariti. Diciamo: portate anche <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>! Fateli venire <strong>per</strong> vedere cosa facciamo, cosa stiamo facendo! Non è che stiamo giocando; noi facciamo<br />
una cosa importante <strong>per</strong> voi, <strong>per</strong> tutta <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>! Invitate i vostri mariti, i vostri figli, i vostri <strong>famiglia</strong>ri! Ma<br />
purtroppo, i figli magari vengono, <strong>la</strong> figlia maggiore, o <strong>la</strong> figlia picco<strong>la</strong> può venire ad assistere ai nostri incontri,<br />
ma i mariti mai! Non abbiamo mai avuto un marito; magari nei giorni d‟iscrizione si, <strong>la</strong> moglie viene sempre<br />
accompagnata dal marito, ma in altre attività, mai. I bambini piccoli normalmente noi li teniamo <strong>per</strong> <strong>la</strong>sciare<br />
studiare le mamme, abbiamo le baby-sitter.<br />
Dei figli adolescenti di queste donne cosa mi dice? Ci sono, li incrociate?<br />
No, magari anche loro vengono il primo giorno; se il marito è occupato, <strong>la</strong> mamma l‟accompagna o <strong>la</strong> figlia o il<br />
figlio. Tranne questo … o magari vengono qualche volta nelle gite, se facciamo le uscite, si. Ma le femmine<br />
dico, i maschi no!<br />
Secondo lei le donne si sentono un po‟ protagoniste dell‟intervento che fate? Aumenta il loro senso di<br />
autoefficacia, di autonomia, e non si considerano solo utenza, ma hanno una parte attiva?<br />
Sì, si, hanno una parte se lo <strong>per</strong>mette l‟insegnate, <strong>per</strong>ché c‟è anche, come abbiamo detto questa mattina, il<br />
gruppo dove l‟informazione è discendente e il gruppo dove c‟è l‟informazione ascendente … Dipende: se è un<br />
corso di italiano, se parliamo italiano è l‟insegnante che è <strong>la</strong> protagonista. Ma qualche volta l‟insegnante ha<br />
bisogno di sa<strong>per</strong>e, di capire qualcosa sul paese dal quale vengono queste <strong>per</strong>sone, magari chiedere: <strong>per</strong>ché fate il<br />
cous-cous venerdì? O magari: <strong>per</strong>ché le donne mettono il velo? Non lo so, un esempio così … In questo modo le<br />
donne si sentono protagoniste, par<strong>la</strong>no, con difficoltà all‟inizio, ma se gli dai lo stimolo, iniziano a par<strong>la</strong>re, si<br />
sentono …<br />
E arrivano a proporre loro dei momenti autonomi, tipo: facciamo <strong>la</strong> festa, incontriamoci al di fuori del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>,<br />
un piccolo gruppo, partono dei legami di amicizia, di vicinanza tra queste donne?<br />
Comunque se gli proponiamo qualcosa, non ti danno mai <strong>la</strong> risposta subito. Devo chiedere se mio marito mi<br />
<strong>la</strong>scia andare, mi <strong>la</strong>scia uscire. Dicono sempre di aspettare il giorno dopo o <strong>la</strong> settimana che viene. Per <strong>la</strong> festa<br />
sono contente: le nostre donne farebbero sempre <strong>la</strong> festa … a loro piace cucinare, preparare i dolci, bal<strong>la</strong>re,<br />
cantare, queste cose si … ma comunque anche a loro piace imparare di più … Quando chiedi alle donne: Cosa<br />
volete? Vogliamo par<strong>la</strong>re l‟italiano, par<strong>la</strong>re, soprattutto par<strong>la</strong>re. Scrivere forse lo <strong>la</strong>sciano <strong>per</strong> ultimo, ma par<strong>la</strong>re,<br />
comunicare con l‟altro!<br />
Quali sono i tempi medi di apprendimento?<br />
Dipende dal<strong>la</strong> volontà di ciascuna. Una che abbiamo noi con le peer educator è stata qua quasi un anno, è<br />
bravissima, è bravissima a par<strong>la</strong>re italiano! Invece c‟è una che è da 11 anni e trova ancora difficoltà. Bisogna<br />
buttarsi, non vergognarsi mai, sbagliare: sbagliando si impara! Non è detto che io che parlo, ho detto tutto giusto,<br />
comunque parlo! Parlo, non importa se sbaglio, sbaglio! Comunque mi faccio capire lo stesso.<br />
Ritiene che sia facile <strong>per</strong> gli utenti accedere al servizio? Cioè, le donne facilmente trovano informazioni sul<br />
progetto, facilmente riescono ad accedere ai gruppi di Torino <strong>la</strong> mia città?<br />
Comunque <strong>la</strong> pubblicità, come ho detto, noi <strong>la</strong> facciamo su internet, che adesso tutte le <strong>per</strong>sone hanno un<br />
computer o vanno magari in un box phone; facciamo <strong>la</strong> pubblicità anche nei posti frequentati dai marocchini,<br />
tipo le macellerie arabe. Attacchiamo i nostri vo<strong>la</strong>ntini, li distribuiamo anche nei bagni turchi che abbiamo noi<br />
qua. Le donne frequentano molto questi bagni. Dovunque noi sappiamo che le nostre donne vanno, noi<br />
distribuiamo i nostri vo<strong>la</strong>ntini e, come ho detto prima, soprattutto va con il passa-paro<strong>la</strong>. Se io ho frequentato un<br />
anno, so che l‟anno prossimo porterò due, tre donne e così via, anche loro lo dicono in giro. Per arrivare a noi<br />
non è difficile. Anche le scuole: ci mettiamo davanti alle scuole a distribuire ai bambini che escono alle 4 e le<br />
mamme li vanno a prendere.<br />
596
Mi ha detto che il <strong>la</strong>voro in équipe con le altre o<strong>per</strong>atrici è soddisfacente, lei si trova bene. C‟è sempre un livello<br />
alto di fiducia con le altre o<strong>per</strong>atrici?<br />
Molto. Certamente, senza fiducia non possiamo andare avanti.<br />
Prendete le decisioni insieme? C‟è sempre una condivisione dei momenti di progettazione?<br />
Sì, si. Ci sono e ci saranno sempre delle riunioni: magari dopo un mese, due mesi di frequenza dobbiamo<br />
incontrarci, <strong>per</strong> fare il resoconto di quello che è passato e di quello che dobbiamo fare, l‟opinione di ciascuna di<br />
noi e così via. Ci sono sempre delle riunioni.<br />
Mi porto a casa l‟idea che lei sia contenta di fare questo <strong>la</strong>voro. Ho capito bene?<br />
Sì, si, si, benissimo, benissimo!<br />
Secondo lei anche le utenti hanno questa sensazione del <strong>la</strong>voro che fa?<br />
Sì, non è che lo dico <strong>per</strong>ché lo sento, ma <strong>per</strong>ché me lo dicono. C‟è una che abita vicino a me. La mattina io vado<br />
da so<strong>la</strong> al <strong>la</strong>voro, al mezzogiorno mi accompagna lei a casa. Chiacchierando così mi ha detto: Veramente io con<br />
[<strong>la</strong> responsabile di Meic] sto benissimo, il <strong>la</strong>voro con voi è <strong>per</strong>fetto, non ho mai incontrato un gruppo come il<br />
vostro. Purtroppo quest‟anno non sarà con noi <strong>per</strong>ché ha fatto un corso e va a fare l‟insegnante forse di religione,<br />
ma dice che tornerà, comunque se ha un‟ora, sarà da noi. Perché nessuna di noi, se ha frequentato il gruppo, va<br />
via, rimane sempre. Va via <strong>per</strong> motivi non del gruppo, ma <strong>per</strong> altri motivi, forse di salute, forse ha cambiato<br />
città. Abbiamo delle <strong>per</strong>sone che vengono da fuori città, tipo una che incontrerà questa mattina che non è di<br />
Torino, ma comunque viene ogni mattina.<br />
Come vede il futuro del progetto?<br />
Io non sono mai pessimista. Il pessimismo, se lo conoscevo, ero già morta, con tutto quello che ho sofferto, che<br />
ho incontrato, gli ostacoli, i problemi. Per quello io dico che il nostro progetto – io mi considero parte del<br />
progetto, <strong>per</strong>ché non posso staccarmi – andrà avanti, forse sarà … Come ho detto una volta in una riunione con<br />
l‟Associazione ComeNoi: Il progetto adesso è in una circoscrizione, <strong>per</strong>ché non lo facciamo a livello di Torino o<br />
magari anche fuori Torino? E così è stato: l‟anno dopo l‟abbiamo in due posti. E magari, s<strong>per</strong>iamo, uscire da<br />
Torino. Sarà un progetto del Piemonte, lo s<strong>per</strong>o.<br />
Io ve lo auguro e <strong>la</strong> ringrazio moltissimo.<br />
2.6.5 Intervista alle Educatrici Pari del<strong>la</strong> Coo<strong>per</strong>ativa Progetto Tenda (RT4)<br />
Abbiamo scelto il progetto “Torino <strong>la</strong> mia città”, con <strong>la</strong> connessione con “Torino casa mia”, <strong>per</strong>ché ci sembra<br />
che adotti delle buone pratiche re<strong>la</strong>zionali. Secondo voi questo progetto può essere considerato una buona<br />
pratica?<br />
R1: Si, certo, <strong>per</strong>ché è un progetto che è proprio basato sul sociale, sul <strong>la</strong>voro con l‟altro, soprattutto le <strong>per</strong>sone<br />
che provengono <strong>per</strong> <strong>la</strong> nostra …. parlo del<strong>la</strong> nostra cultura, quelli che vengono dal<strong>la</strong> comunità maghrebina.<br />
Allora noi, come o<strong>per</strong>atrici pari, educatrici pari, cerchiamo di essere come mediatrici tra <strong>la</strong> comunità maghrebina<br />
e l‟integrazione in Italia, <strong>per</strong>ché noi cerchiamo … Perché questo progetto di “Casa mia”, o l‟altro che è stato del<br />
Meic, è una via di mezzo che può far aprire <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, <strong>la</strong> donna, soprattutto <strong>la</strong> donna, che viene da un‟altra<br />
cultura, riservata, chiusa, un altro modo; poi noi cerchiamo di … il nostro compito è di aiutar<strong>la</strong> ad avere<br />
un‟autonomia, proprio <strong>per</strong> integrarci, <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>e le piccole … iniziamo passo <strong>per</strong> passo … anche le piccole cose:<br />
andare in ospedale, andare a … capire cosa sui diritti, sui doveri. Cosa questo territorio … cosa c‟è di servizi che<br />
possono essere utili <strong>per</strong> lei, <strong>per</strong> il marito, <strong>per</strong> i figli; avere un modo di col<strong>la</strong>borare anche con gli insegnanti, <strong>per</strong><br />
magari … <strong>per</strong>ché e questo dipende anche dal<strong>la</strong> nostra cultura, <strong>per</strong>ché se una <strong>per</strong>sona viene qua, senza sa<strong>per</strong>e,<br />
imparare l‟italiano come <strong>la</strong> base di comunicare, non può capire il secondo passo. Prima di questo, imparare<br />
l‟italiano, noi abbiamo un compito di far aprire anche <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, il suo modo di essere, <strong>per</strong>ché sono tutti …<br />
hanno l‟angoscia di aprirsi al mondo esterno, come una cosa che … Noi cerchiamo di far<strong>la</strong> uscire anche di casa,<br />
questa donna, <strong>per</strong>ché quando viene, viene col marito, è il marito che fa tutto e c‟è una dipendenza … dipendenza<br />
dal marito, sempre <strong>per</strong> fare ….<br />
Perché il marito <strong>la</strong>vora?<br />
R1: Lavora, e allora dobbiamo aspettare lui che fa il compito, quello che ha dato. Sempre dipendenti. Noi<br />
cerchiamo di far<strong>la</strong> uscire da questo cerchio, di casa, <strong>per</strong> cercare il modo di far<strong>la</strong> convincere che deve imparare<br />
prima a uscire, a sa<strong>per</strong>e socializzare con altre <strong>per</strong>sone, anche magari cerchiamo anche di dire: Guarda che c‟è un<br />
punto di riferimento <strong>per</strong> andare a un <strong>la</strong>boratorio, qua, come è stato anche realizzato dall‟Associazione Tenda e<br />
dal progetto “Casa mia” che è stato un <strong>la</strong>boratorio <strong>per</strong> cucire. Allora vengono lì in modo di imparare qualcosa<br />
ma allo stesso tempo, quando vanno lì, una ascolta l‟altra, cercano di par<strong>la</strong>re e poi una inizia ad avere <strong>la</strong> curiosità<br />
di imparare altre cose, e inizia il secondo passo: imparare <strong>la</strong> lingua italiana. Poi, mano a mano, seguono <strong>la</strong> terza<br />
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media, vogliono imparare il territorio cosa può … se io ho questo problema, dove posso andare? E abbiamo fatto<br />
altri <strong>la</strong>vori, all‟ospedale, con donne maghrebine che hanno problemi anche col parto …<br />
Dunque il vostro ruolo è quello di essere educatrici pari all‟interno del progetto, ma avete già fatto una parte<br />
all‟interno del progetto come utenti, frequentando il corso d‟italiano. Quindi il progetto lo vedete dai due punti<br />
di vista …<br />
R1: Si, certo.<br />
R2: Si, si, si, è vero.<br />
R1: Certo, <strong>per</strong>ché noi partiamo dal<strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza di migrante, allora cerchiamo di capire cosa, che<br />
necessità, che bisogni hanno queste donne. Basta guardarle, basta vedere il soggetto cos‟ha.<br />
Quali sono le azioni concrete che fate nel vostro <strong>la</strong>voro di educatrici pari? Come è organizzata <strong>la</strong> vostra<br />
attività di <strong>la</strong>voro?<br />
R1: L‟o<strong>per</strong>atrice pari, l‟educatrice pari <strong>la</strong>vora in gruppo. Cerca di <strong>la</strong>vorare in gruppo con le donne. Non<br />
possiamo <strong>la</strong>vorare individualmente, con un soggetto unico. Andiamo sempre in gruppo, cerchiamo di convincere<br />
magari cinque <strong>per</strong>sone, non <strong>la</strong>voriamo con un soggetto unico. Noi siamo diverse dalle mediatrici interculturali<br />
<strong>per</strong>ché <strong>la</strong> mediatrice può essere <strong>per</strong> un soggetto, par<strong>la</strong>re, cerca di metter<strong>la</strong> … il <strong>per</strong>corso di uno. Noi <strong>la</strong>voriamo in<br />
gruppo; cerchiamo di avere di necessità <strong>la</strong> maggioranza delle donne che hanno bisogno veramente, che vediamo<br />
i punti deboli, cosa a loro manca, cosa c‟è da migliorare, sempre vediamo tutto. Poi vediamo i punti di<br />
debolezza, le criticità, e mano-mano facciamo le riunioni con <strong>la</strong> responsabile, mettiamo commenti, <strong>per</strong>ché noi<br />
andiamo in giro: in Moschea …<br />
R2: … ci spostiamo dap<strong>per</strong>tutto: al mercato, a scuo<strong>la</strong>, gli ospedali, le asl …<br />
Con quali donne <strong>la</strong>vorate di solito: sono tutte donne marocchine o di altre provenienze?<br />
R2: Anche egiziane, tante. E qualcuna tunisina.<br />
E il gruppo delle educatrici pari da quante <strong>per</strong>sone è composto?<br />
R2: Allora, l‟anno scorso <strong>per</strong> esempio eravamo in quattro, con quattro tirocinanti, anche, italiane.<br />
E quest‟anno in quante sarete?<br />
R2: Allora, adesso facciamo il corso da o<strong>per</strong>atrici, siamo sette <strong>per</strong>sone; adesso facciamo solo il corso, ma in<br />
campo professionale non abbiamo ancora cominciato a <strong>la</strong>vorare. Cominciamo poi, a fine ottobre, metà ottobre,<br />
quando cominciano i corsi. Le iscrizioni cominciano il 4 ottobre.<br />
Però voi avete già l‟es<strong>per</strong>ienza dell‟anno scorso?<br />
R1, R2: Si, si, certo.<br />
R2: Una cosa <strong>per</strong>ò, tra virgolette. L‟anno scorso non abbiamo fatto una formazione. Trovo che questa es<strong>per</strong>ienza<br />
di formazione è molto, molto primordiale, importante, tanto, ma tanto.<br />
Quindi l‟anno scorso avete sentito <strong>la</strong> mancanza di una formazione? Ritenete che sia mancato qualcosa?<br />
R2: No … io trovo che quest‟anno è più importante, con questa formazione …<br />
Come viene fatta <strong>la</strong> formazione? C‟è il gruppo delle educatrici pari, <strong>la</strong> mediatrice e ci sono i formatori?<br />
R2: Si … sono diverse: una puntata è diversa dall‟altra.<br />
Ogni incontro è su un argomento diverso?<br />
R2: Si, diverso.<br />
Concretamente, quante ore dedicate al <strong>la</strong>voro di educatrici pari?<br />
R1: Lo scorso anno abbiamo fatto 12 ore. E non credo che basta <strong>per</strong> fare questo <strong>la</strong>voro, <strong>per</strong>ché, tante volte, <strong>per</strong> le<br />
risorse, <strong>per</strong> tante cose, dicono che non possiamo averne di più, anche se magari ci sono i bisogni delle donne, che<br />
vogliono altre cose …<br />
Secondo voi ci sarebbe il bisogno di maggior intervento, di più ore, di più disponibilità?<br />
R1: Si, si, esatto. Di più disponibilità … anche spostamenti, in tanti posti dove si accumu<strong>la</strong>no lì … come <strong>per</strong><br />
esempio <strong>la</strong> Questura, l‟Ufficio Stranieri Minori, ci sono tante di quelle donne …<br />
Perché voi accompagnate le donne qui e là?<br />
R1: Si, si. Allora: noi, il nostro <strong>la</strong>voro, andiamo già dove ci sono le donne che vanno, come al consultorio<br />
pediatrico, e rimaniamo lì con <strong>la</strong> dottoressa e, se vengono le donne, noi siamo a disposizione <strong>per</strong> far capire il<br />
598
servizio a cosa serve. Non basta, non è che il nostro ruolo è tradurre: assolutamente, il nostro ruolo è di più!<br />
Cerchiamo di far capire cosa si può fare, anche se lei magari ha altre cose, se si presenta lì <strong>per</strong> una cosa poi ha un<br />
altro pensiero <strong>per</strong> una cosa di casa, cerchiamo di essere utili e di far capire che servizio tal dei tali, guardare se ha<br />
qualche requisito <strong>per</strong> averlo o no. Dipende anche dal soggetto. Se vediamo qualche soggetto che ha bisogno di<br />
stare vicino veramente, cerchiamo di essere utili, disponibili, anche chiamiamo le <strong>per</strong>sone che ci sono veramente<br />
<strong>per</strong> aiutarle …<br />
Ok: capite di che cosa hanno bisogno e chiamate chi può rispondere al bisogno?<br />
R1: Si, se c‟è qualche soggetto che non va, partico<strong>la</strong>re. Perché anche a scuo<strong>la</strong>, quando vengono <strong>per</strong> studiare<br />
l‟italiano, ci sono quelle che sono riservate, timide e magari dietro c‟è qualcosa ... e allora, quando si apre questa<br />
donna, in privato, c‟è qualche problematica dietro, cerchiamo di par<strong>la</strong>re con le <strong>per</strong>sone <strong>per</strong> aiutarle …<br />
… Per tirar fuori le cose! Ma quali sono i luoghi sui quali agite normalmente: i consultori, <strong>la</strong> questura, <strong>la</strong><br />
scuo<strong>la</strong> …?<br />
R1, R2: Le circoscrizioni, <strong>la</strong> numero 5 di via Stradel<strong>la</strong>. Abbiamo <strong>la</strong>vorato lì. La sesta, <strong>la</strong> nona. L‟ospedale Maria<br />
Vittoria, andavo sempre lì … Via Maddalene. Il consultorio pediatrico. Via Sospello, 131. Anche <strong>la</strong> biblioteca:<br />
quel<strong>la</strong> di via Leoncavallo. Tante volte siamo andate lì, <strong>per</strong> gli incontri, <strong>per</strong> quelle che studiano lì <strong>per</strong> <strong>la</strong> terza<br />
media, <strong>per</strong> le feste, <strong>per</strong> organizzare tutto.<br />
Rispetto agli obiettivi del vostro <strong>la</strong>voro: da dove siete partiti e che cosa avete raggiunto?<br />
R1: Di questo <strong>la</strong>voro non vediamo il risultato <strong>per</strong> noi. Per noi è un‟es<strong>per</strong>ienza, è interessante che <strong>la</strong>voriamo al<br />
sociale, vediamo anche <strong>per</strong> noi … Già quando una par<strong>la</strong> con una <strong>per</strong>sona, cerca anche <strong>per</strong> se stessa. Poi vediamo<br />
che le donne di oggi sono diverse delle donne immigrate di ieri, <strong>per</strong>ché prima erano più riservate, non par<strong>la</strong>no,<br />
non si interessano a studiare l‟italiano <strong>per</strong>ché son sempre chiuse a casa. Oggi come oggi vedi <strong>la</strong> voglia di fare, di<br />
studiare …<br />
R2: Magari non c‟era neanche <strong>la</strong> voglia di avere questa autonomia: basta che lei sta a casa, chiusa, e poi guarda i<br />
bambini e suo marito e basta. Adesso no, adesso è cambiato, <strong>per</strong>ché vanno a scuo<strong>la</strong>; noi come educatrici pari<br />
cerchiamo di fare <strong>la</strong> figura ponte tra i nostri, tra le maghrebine e <strong>la</strong> società. Allora, cerchiamo di stimo<strong>la</strong>re questa<br />
gente a imparare, ad avere questa autonomia, a studiare, a stimo<strong>la</strong>re questa grinta di muoverci, di provare …<br />
Voi venite dal<strong>la</strong> stessa zona del Marocco?<br />
R1: No, no. Casab<strong>la</strong>ca, Khouribga … è una zona partico<strong>la</strong>re del Marocco, non generale. E poi c‟è<br />
l‟informazione, <strong>la</strong> base, il passa-paro<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ché una dice al<strong>la</strong> sua amica: allora, guarda … Il nostro compito è che<br />
facciamo anche i vo<strong>la</strong>ntini, <strong>per</strong> avere informazioni e anche <strong>per</strong> par<strong>la</strong>re con loro, <strong>per</strong> l‟italiano, che dovete<br />
studiare, <strong>per</strong>ché è <strong>la</strong> base. Dicono: No! Noi dobbiamo <strong>la</strong>vorare, <strong>per</strong>ché vogliamo <strong>la</strong>vorare, non studiare! Ma se<br />
non sai <strong>la</strong> lingua, come parli, come fai a comunicare, come fai a <strong>la</strong>vorare? La prima cosa è imparare <strong>la</strong> lingua.<br />
R2: Da un giorno all‟altro, avrai bisogno di questa lingua, <strong>per</strong>ché avrai i figli e devi studiare, fare i compiti con<br />
loro, quindi è un bisogno!<br />
R1: E devi anche andare dalle insegnanti, dirgli del bimbo, <strong>per</strong> par<strong>la</strong>re, <strong>per</strong>ché siamo andate anche a tanti<br />
incontri con le scuole elementari, asili. Ci sono tante problematiche tra le insegnanti e le mamme di questi<br />
bambini, <strong>per</strong>ché non c‟è col<strong>la</strong>borazione …<br />
R2: Non c‟è comunicazione …<br />
Forse non si capiscono neanche, <strong>per</strong>ché il primo livello è quello del<strong>la</strong> comprensione …<br />
R2: Certo, neanche … vero …<br />
R1: Si creano queste problematiche <strong>per</strong> il cibo, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> quello devono par<strong>la</strong>re, <strong>per</strong>ché non mangiano maiale.<br />
Anche le insegnanti hanno proposto elementi: almeno loro devono anche col<strong>la</strong>borare con noi <strong>per</strong> dare una cosa<br />
bel<strong>la</strong> al bambino!<br />
Dove distribuite i vo<strong>la</strong>ntini?<br />
R1, R2: Al mercato, in Moschea, dap<strong>per</strong>tutto! Noi siamo dap<strong>per</strong>tutto nel<strong>la</strong> città!<br />
Chi vi aiuta, chi vi facilita nel vostro <strong>la</strong>voro? Da chi vi sentite sostenute, aiutate? Che cosa facilita il vostro<br />
compito, che è un compito difficile?<br />
R2: Questi corsi, queste formazioni. Anche lo staff con cui <strong>la</strong>voriamo, <strong>per</strong>ché noi <strong>la</strong>voriamo in gruppo, quindi …<br />
R1: C‟è col<strong>la</strong>borazione tra noi, una chiama l‟altra: andiamo qua, andiamo là! Se c‟è col<strong>la</strong>borazione lo facciamo<br />
con maggior armonia.<br />
599
C‟è col<strong>la</strong>borazione tra voi, educatrici pari, che siete molto a contatto con le donne, ma anche con gli altri livelli<br />
dell‟organizzazione?<br />
R2: Certo. Abbiamo sempre degli incontri.<br />
R1: Qualsiasi cosa commenti, e poi cerchiamo anche con [<strong>la</strong> responsabile de Il Nostro Pianeta] di analizzare<br />
qualunque commento. Si studia, vediamo le criticità, cosa si può migliorare in questo progetto, cosa si può<br />
rinnovare, che bisogni hanno queste donne di oggi, a che punto siamo arrivati. C‟è sempre rinnovamento del<br />
progetto, <strong>per</strong>ché ieri avevano bisogno di aprirsi, di uscire di casa, ma adesso sono fuori: ce ne sono tante fuori,<br />
ma cosa hanno bisogno? Perché adesso <strong>la</strong>vorano, hanno voglia di imparare, di essere autonome, <strong>per</strong> i bisogni dei<br />
bambini … <strong>per</strong>ché anche il marito è diverso da quello di ieri, <strong>la</strong> mentalità è diversa, hanno iniziato a far uscire<br />
queste donne, non è come prima che hanno paura che lei magari esce, apre gli occhi, come dicono. Adesso c‟è<br />
uno sviluppo.<br />
Cosa sentite come ostacolo nel<strong>la</strong> realizzazione del vostro <strong>la</strong>voro?<br />
R1: Non credo che ci sia un ostacolo. Ci sono ostacoli di tempo, delle ore. L‟ostacolo è il tempo, <strong>per</strong>ché noi<br />
possiamo anche <strong>la</strong>vorare così, <strong>per</strong>ché il sociale … ci sono volte che uno sta in un posto, poi arriva una signora e<br />
le devi stare dietro, <strong>per</strong>ò non contano le ore di <strong>la</strong>voro, <strong>per</strong>ché già hai su<strong>per</strong>ato quello … ma lo fai volentieri con<br />
queste donne che hanno bisogno, <strong>per</strong>ché già sei adatta a questo <strong>la</strong>voro, lo fai con amore … È questo l‟ostacolo: il<br />
tempo. Loro devono anche aumentare un pochino di ore <strong>per</strong> <strong>la</strong>vorare, <strong>per</strong>ché questo <strong>la</strong>voro ha bisogno ... di più<br />
tempo.<br />
Qual è <strong>la</strong> maggior soddisfazione che avete ottenuto finora in questo <strong>la</strong>voro?<br />
R1: Che le donne hanno iniziato ad essere indipendenti, hanno iniziato ad avere un po‟ più di autostima, come<br />
donne. Sono diverse da quelle che c‟erano prima.<br />
Vedete che ci sono stati dei cambiamenti?<br />
R1, R2: Certo, si, al meglio.<br />
Avete visto dei risultati inaspettati, cioè che non avevate messo in conto e sono arrivati?<br />
R2: In che senso?<br />
Per esempio, il <strong>per</strong>corso di autonomia delle donne è un <strong>per</strong>corso lento, graduale e allora uno dice: forse in una<br />
anno non vedo il risultato, e allora mi do degli obiettivi piccolini. Invece poi capisce che vengono fatti …<br />
R1: Ma certo! Però questa cosa qui, l‟autonomia, non può essere così ... da un giorno all‟altro: questo è un<br />
<strong>per</strong>corso difficile …<br />
R2: L‟ha detto anche lei: graduale!<br />
R1: È stato proprio graduale, noi diciamo: da ieri a oggi, che c‟è il cambiamento, ma non dallo scorso anno, ma<br />
dal <strong>la</strong>voro che è stato fatto, da più lontano. E poi ultimamente c‟è stato uno sviluppo …<br />
R2: Per esempio, prima <strong>la</strong> donna non riesce a frequentare <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, adesso abbiamo vissuto insieme, abbiamo<br />
visto degli esempi di donne che sono riuscite a convincere i loro mariti <strong>per</strong> andare a scuo<strong>la</strong>. Allora, già è un<br />
passo in avanti, un successo, quel fatto do convincere l‟altro …<br />
Chi riuscite a coinvolgere oltre le donne? Abbiamo sempre sfiorato il discorso dei mariti, magari lo affrontiamo<br />
direttamente: allora quanto i mariti sono presenti, ostaco<strong>la</strong>no, non ostaco<strong>la</strong>no, favoriscono? Un punto di forza<br />
del progetto è che le donne possano portare con se i bambini piccoli ai corsi …<br />
R2: Ci sono le baby sitter, è ovvio!<br />
Appunto, mi chiedevo: quale altro pezzo del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> si riesce a coinvolgere, a raggiungere? Perché se no si<br />
vedono sempre le donne, ma le donne sono una parte di quel<strong>la</strong> cosa più grande che è <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>.<br />
R1: Mi ha fatto venire un‟idea che adesso, ultimamente, vedo che i mariti accompagnano le donne <strong>per</strong><br />
l‟iscrizione, e chiedono anche se c‟è l‟asilo <strong>per</strong> i bambini, e questo non è mai stato … quest‟anno è stato così: ha<br />
iniziato il marito a interessarsi <strong>per</strong> far studiare sua moglie. E ultimamente ho visto un‟associazione che viene <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> consulenza di <strong>la</strong>voro, e vengono le donne e dicono: Mio marito non <strong>la</strong>vora più; io devo risvoltarmi le<br />
maniche! E voleva <strong>la</strong>vorare al posto del marito, <strong>per</strong>ché è stato licenziato. La crisi del <strong>la</strong>voro sta cambiando tutto.<br />
Anche questo argomento è interessante <strong>per</strong>ché ultimamente vedo tante donne che vengono a chiedere il <strong>la</strong>voro e<br />
dicono: Mio marito non <strong>la</strong>vora. E <strong>la</strong>vorano loro, <strong>per</strong>ché questa non è mai stata <strong>la</strong> nostra cultura, che <strong>la</strong> moglie<br />
<strong>la</strong>vorasse. E questi sono cambiamenti con <strong>la</strong> crisi che viviamo!<br />
600
Secondo voi le utenti, cioè le donne, che benefici concretamente ottengono partecipando al progetto? Ad<br />
esempio: riescono a imparare <strong>la</strong> lingua, riescono a muoversi …<br />
R1: Ci sono magari donne che hanno bisogno di socializzazione: vengono ai <strong>la</strong>boratori di cucito, vengono <strong>per</strong><br />
l‟italiano ma allo stesso tempo socializzano con gli altri. Par<strong>la</strong>no, ascoltano, vedono, si aprono all‟altro, <strong>per</strong>ché<br />
sono sempre state chiuse in una casa, accudiscono il marito, i figli, sono già inquadrate in questo ambiente, non<br />
possono aprirsi, <strong>per</strong>ò è un modo anche di socializzare, di aprire <strong>la</strong> mente, e poi inizia il cammino del<strong>la</strong> donna.<br />
Inizia anche a cambiare, a chiedere al<strong>la</strong> sua amica cosa si può fare, che ricette … Perché abbiamo usato anche il<br />
cibo come modo … che cambiamenti di ricette fra gli italiani e i maghrebini, i tunisini, i marocchini, gli egiziani<br />
… scambi di cibo, <strong>per</strong> aprirsi ad altre culture e anche avere un modo di integrarsi con gli italiani.<br />
R2: Per esempio, a scuo<strong>la</strong>, l‟anno scorso abbiamo visto degli incontri tra le famiglie italiane e le famiglie<br />
marocchine.<br />
R1: Abbiamo creato un vo<strong>la</strong>ntino: scambiamo cibi, e abbiamo organizzato in piazza Rebaudengo questo spazio<br />
<strong>per</strong> queste donne …<br />
R2: Per stare insieme, <strong>per</strong> vivere insieme, <strong>per</strong> scambiare le culture …<br />
R1: E magari, con questo modo del cibo, hanno iniziato a par<strong>la</strong>re, a scambiare parole, non c‟è quel<strong>la</strong> paura che<br />
l‟altro, l‟emigrato, straniero, non posso far studiare mio figlio con questo <strong>per</strong>ché è straniero.<br />
Stiamo par<strong>la</strong>ndo di famiglie con bambini di che età?<br />
R1: Da zero a tre anni.<br />
Perché in piazza Rebaudengo c‟è l‟Arcobirbaleno? Quindi ci sono famiglie sia italiane che straniere con<br />
bambini piccoli che si incontrano e voi favorite l‟interazione.<br />
R1: Gli scambi, i racconti di favole, anche quelle marocchine, quelle italiane, le abbiamo tradotte, abbiamo fatto<br />
vo<strong>la</strong>ntini, è stata una bel<strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza.<br />
Quindi non escludete che possano partire delle amicizie? Seguono delle attività e poi in autonomia magari<br />
nascono delle amicizie tra le donne, tra le famiglie.<br />
R1: Certo, certo.<br />
Le donne che incontrate si sentono un po‟ protagoniste delle cose che fanno, quindi dei corsi di lingua, dei<br />
<strong>per</strong>corsi di cittadinanza? Oppure si sentono soltanto utenti?<br />
R1, R2: Ma è normale! Partecipano, partecipano!<br />
R1: È normale, all‟inizio c‟è <strong>la</strong> barriera, si sentono utenti, <strong>per</strong>ò mano-mano si aprono, par<strong>la</strong>no, diventano<br />
protagoniste, <strong>per</strong>ché escono, <strong>la</strong>vorano, sono loro stesse.<br />
Quindi fanno anche delle proposte?<br />
R1, R2: Si, si. Non bastano quelle ore. Noi vogliamo studiare di più, fino a maggio, fino a giugno! Poi abbiamo<br />
organizzato tanti incontri, abbiamo fatto i dolci, le feste, il couscous, tutta quel<strong>la</strong> roba <strong>per</strong> loro che dicono:<br />
magari facciamo così …<br />
Quando fate le feste? In quali momenti?<br />
R2: Di solito <strong>per</strong> le nostre feste, quindi del nostro Profeta <strong>per</strong> esempio, l‟abbiamo fatta l‟anno scorso; a Natale<br />
anche; poi <strong>per</strong> l‟Aïd e poi al<strong>la</strong> fine del corso. Abbiamo anche organizzato delle gite, che erano molto, molto<br />
importanti e un sacco di cose …<br />
Secondo voi <strong>per</strong> le utenti è facile accedere al progetto? È abbastanza pubblicizzato il progetto? C‟è occasione di<br />
conoscerlo <strong>per</strong> una donna che non conosce ancora <strong>la</strong> città?<br />
R1: Ti ricordi l‟altro giorno quando siamo andate al mercato? Abbiamo incontrato delle donne che sono già state<br />
al corso e loro ci hanno chiesto se ci sono vo<strong>la</strong>ntini da dare alle loro amiche che già avevano chiesto di avere<br />
questo corso.<br />
Quindi l‟elemento passa paro<strong>la</strong>, tamtam, è fondamentale?<br />
R1: Si, informazione, passa paro<strong>la</strong>, uno <strong>per</strong> l‟altro. E poi l‟es<strong>per</strong>ienza che hanno passato quelle prima, che danno<br />
alle altre.<br />
Quanti anni rimangono legate alle attività del progetto le donne? Stanno un anno e poi spariscono, si<br />
consolidano dei gruppi?<br />
R1: Ci sono quelle donne che sono state nel <strong>per</strong>corso e poi sono state anche inserite nel progetto, come educatrici<br />
…<br />
601
R2: Un esempio io! Io ero allieva, ho studiato al Meic 4 mesi. Sono venuta dal Marocco direttamente al Meic,<br />
avevo 10 giorni. Mi ricordo bene: a 10 giorni sono andata al Meic <strong>per</strong> fare un corso di lingua, e poi ho<br />
frequentato il CTP, ho fatto <strong>la</strong> terza media, e poi ho frequentato nello stesso anno l‟Alma Mater, l‟associazione<br />
Alma Terra. Avevo una voglia terribile di imparare questa lingua e poi <strong>la</strong> Mudhira, <strong>la</strong> direttrice [del Meic] ci ha<br />
chiamato e ho iniziato col progetto.<br />
In che anno ha seguito questi corsi?<br />
R2: Nel 2008.<br />
In 2 anni ha fatto tutto questo <strong>per</strong>corso? Complimenti! Il vostro è un <strong>la</strong>voro d‟équipe, un <strong>la</strong>voro di gruppo: c‟è<br />
fiducia, c‟è reciprocità, c‟è col<strong>la</strong>borazione? Vi soddisfa <strong>la</strong> dimensione di équipe con le altre colleghe, vi aiuta?<br />
R2: L‟anno scorso eravamo un bellissimo staff. Noi non abbiamo tante difficoltà. C‟era una grande<br />
col<strong>la</strong>borazione e il rispetto di capire il diverso dell‟altro. Ci capiamo, troviamo una soluzione. Abbiamo cercato<br />
di fare quello, portare avanti il progetto, <strong>per</strong> dire infine una paro<strong>la</strong>, <strong>per</strong> avere questo spirito di gruppo.<br />
R1: E poi noi quando accogliamo, raccogliamo tutti gli appunti, scriviamo tutto, tutti insieme, e cerchiamo di<br />
scrivere le cose interessanti. Per esempio ci sono tante maghrebine che non sanno <strong>la</strong> Mudawana, e allora<br />
abbiamo detto al<strong>la</strong> responsabile dell‟associazione, e anche [al<strong>la</strong> responsabile de Il Nostro Pianeta] se si poteva<br />
far venire un es<strong>per</strong>to, <strong>per</strong> spiegare le novità del<strong>la</strong> Mudawana, <strong>per</strong>ché ci sono donne che non sanno niente; tante di<br />
quelle donne sono state riaccompagnate in Marocco dal marito che ha preso i documenti e l‟ha <strong>la</strong>sciata lì coi<br />
bambini, o l‟ha <strong>la</strong>sciata da so<strong>la</strong> e ha portato il bambino. Lei rimane così senza capire che cosa può … Allora<br />
abbiamo invitato questa avvocato dal Marocco, che è venuta …<br />
Son venute dal Marocco?<br />
R1: Si, si. Ha spiegato, è stato interessante, molto. Proprio un incontro di cui le donne sono rimaste soddisfatte.<br />
Dicevano: queste cose non le sapevamo <strong>per</strong> niente! Anche di fare una fotocopia dell‟originale, <strong>la</strong>sciare sempre<br />
… al<strong>la</strong> fine sono uscite soddisfatte, dicevano: almeno noi dobbiamo stare attente! Perché ci sono veramente<br />
soggetti ignoranti del<strong>la</strong> materia, di leggi; poi ci sono anche dei mariti che sfruttano questa debolezza del<strong>la</strong> donna,<br />
magari <strong>la</strong> <strong>la</strong>scia qua, va a sposare un‟altra in Marocco e lei non sa niente. Noi sempre vediamo il bisogno delle<br />
donne e cerchiamo di proporre delle soluzioni, e se magari c‟è <strong>la</strong> soluzione, si fa, si chiamano questi es<strong>per</strong>ti.<br />
R2: Un‟altra cosa: dato che le nostre utenti erano delle mamme, abbiamo visto <strong>la</strong> necessità di far venire <strong>la</strong><br />
pediatra, <strong>per</strong> esempio, <strong>per</strong> far capire come si al<strong>la</strong>tta, si dà da mangiare al bambino, come fare delle cose. Era<br />
molto, molto importante.<br />
R1: E poi anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> mia es<strong>per</strong>ienza all‟ospedale; io l‟ho fatta da so<strong>la</strong>, mi ha chiesto di farlo e io ho detto: si,<br />
vado. Ma <strong>per</strong> par<strong>la</strong>re con una signora che ha appena partorito bisogna avere il bagaglio, strumenti <strong>per</strong> dire a<br />
questa donna. Nessuno mi ha detto di farlo, <strong>per</strong>ché non ho fatto formazione, <strong>per</strong>ò sono andata, ho studiato, anche<br />
se non ho es<strong>per</strong>ienza di essere mamma, ho studiato l‟al<strong>la</strong>ttamento, gli alimenti che non si possono mangiare, ad<br />
esempio <strong>la</strong> cipol<strong>la</strong>, <strong>per</strong> l‟al<strong>la</strong>ttamento, quando c‟è <strong>la</strong> febbre, <strong>la</strong> posizione del bambino, come dorme, come fare <strong>la</strong><br />
doccia, come si muove … Ci sono donne che, veramente, al primo parto non hanno es<strong>per</strong>ienza, allora si trovano<br />
in difficoltà, dice: Io sono so<strong>la</strong> qua, non so come fare! Allora cerchi di darle gli argomenti …<br />
R2: Sentono <strong>la</strong> solitudine!<br />
R1: Ci sono quelle che hanno anche bisogno di sostegno, <strong>per</strong>ché veramente è un momento partico<strong>la</strong>re, si sentono<br />
in ansia, dice: ma io ho un figlio, cosa devo fare, sono da so<strong>la</strong>!<br />
Ma voi diventate amiche con queste donne?<br />
R1: Loro ce lo chiedono!<br />
R2: Certo, ci scambiamo i numeri di telefono subito!<br />
R1: Ci chiedono anche il numero di telefono subito e dicono: Magari se io ho bisogno, cosa posso dire! Va bene,<br />
anche se deve essere privato, <strong>per</strong>ò ci sono donne che veramente hanno bisogno. Si va un po‟ al di là di quelli che<br />
sono i limiti di <strong>la</strong>voro, del ruolo.<br />
E <strong>la</strong> vostra col<strong>la</strong>borazione con le colleghe che sono venute dal Marocco? Si ripeterà questa es<strong>per</strong>ienza?<br />
R1: Si, vediamo anche il programma di questo anno, cosa viene fuori, se ci sono donne che … allora … <strong>per</strong>ché il<br />
codice giudiziario è diverso da qua, il contrario. E allora uno deve … <strong>per</strong>ché loro sono sposate in Marocco, non<br />
qua, e allora devono sa<strong>per</strong>e tutti i loro diritti, <strong>per</strong>ché ci sono tante che non li sanno.<br />
Volevo par<strong>la</strong>re con voi del livello di soddisfazione che avete all‟interno del servizio. A me sembra che voi siate<br />
contente, ma magari ho capito male …<br />
R1: Per me dico che è un‟es<strong>per</strong>ienza proprio interessante, <strong>per</strong>ché io volevo raccogliere gli strumenti, di qua, di là<br />
… <strong>per</strong>ché io <strong>la</strong>voro anche in un altro progetto, e cerco di prendere più es<strong>per</strong>ienza, più bagaglio, <strong>per</strong>ché voglio in<br />
futuro <strong>la</strong>vorare nel sociale, avere più argomenti <strong>per</strong> essere proprio all‟altezza. Soddisfazioni? Dico così-così,<br />
602
soddisfazioni, <strong>per</strong>ché non ci sono più … lo scorso anno ci hanno detto che, se si rinnova questo progetto, saranno<br />
gli stessi mesi; quest‟anno, dice, <strong>per</strong> problemi di soldi, di finanziamenti, di meno, ridotto il servizio: sino a<br />
febbraio. Allora non puoi, <strong>per</strong>ché il <strong>la</strong>voro sociale, se lo fai, lo fai con passione, vai avanti così, ma non puoi …<br />
Quindi quest‟anno avete avuto una riduzione: <strong>la</strong>vorate sino a febbraio, e questo è un limite.<br />
R1: Un limite. Io non penso che il sociale deve essere limitato così, <strong>per</strong>ché questo <strong>la</strong>voro deve essere … non devi<br />
vedere anche il tempo …<br />
Anche <strong>per</strong>ché se investi sul<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, a un certo momento non puoi dire vi saluto, è scaduto il tempo …<br />
R1: No, <strong>per</strong>ché è una delusione, si deludono queste donne. Dicono: guarda, non abbiamo avuto risultato, niente,<br />
dicevate delle bugie …<br />
Certo e quindi questo è un motivo di fatica?<br />
R1: Per noi, <strong>la</strong>voriamo lo stesso, <strong>per</strong>ò se uno vuole <strong>la</strong>vorare nel campo, deve anche dare, dare e ricevere.<br />
R2: Per me, sono contentissima. Era una bellissima es<strong>per</strong>ienza, ho imparato un sacco di cose, ho acquistato tanto<br />
carattere, ho imparato tanto davvero. Si impara sempre e mi piace anche il sociale, è interessante.<br />
Le donne sono contente del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione che hanno con voi, del <strong>la</strong>voro che avete fatto? Che rimandi avete?<br />
R1, R2: Certo, ci cercano, ci cercavano anche adesso: Dove siete andate?<br />
E come vedete il futuro di questo progetto?<br />
R1, R2: Noi siamo ottimiste <strong>per</strong> il futuro, <strong>per</strong>ò vediamo anche il progetto … s<strong>per</strong>iamo che vada tutto bene.<br />
R1: Noi abbiamo l‟energia da spendere, <strong>per</strong>ò dipende tutto dall‟organizzazione, dalle risorse, <strong>per</strong>ché anche se noi<br />
abbiamo voglia di <strong>la</strong>vorare, di andare avanti, se non ci sono le risorse, ci sono limiti, c‟è una barriera davanti che<br />
dice: guarda, non puoi fare questo!<br />
Certo, questo è il limite oggettivo con cui bisogna fare i conti <strong>per</strong> forza. Ma voi avete detto: siamo ottimiste.<br />
Quindi, come ve lo immaginate il progetto? Con più ore, con più interventi?<br />
R1: Si, <strong>per</strong>ché più ore e più interventi. Se ci sono più interventi, ci sono più <strong>per</strong>sone che hanno bisogno, ci<br />
devono essere più ore. Non puoi <strong>la</strong>vorare più ore ma non …<br />
Sìno a quando sarete ancora impegnate nel corso di formazione?<br />
R1, R2: Sino al 13 ottobre, poi c‟è <strong>la</strong> selezione, <strong>per</strong>ché ci sono altre o<strong>per</strong>atrici che vengono, nuove, che seguono<br />
il corso con noi quest‟anno. Siamo in 7 o 8.<br />
Quindi da questo gruppo sarà individuato il gruppo di <strong>la</strong>voro?<br />
R1: Si, <strong>per</strong>ché ancora devono vedere se le prendono tutte o no. Anche le tirocinanti, non credo che siano 4 come<br />
lo scorso anno, saranno meno, credo.<br />
Credo di avervi chiesto tutto, <strong>per</strong>ò magari c‟è qualcosa che voi ritenete importante dire sul<strong>la</strong> vostra es<strong>per</strong>ienza.<br />
R1: Come diceva, l‟immigrazione, il <strong>la</strong>vorare qua, questo <strong>la</strong>voro sociale, è una cosa <strong>la</strong>rga, non limitata; allora<br />
uno <strong>la</strong>vora e i risultati passo-passo si vedono, non puoi dire che già è stato tutto fatto.<br />
Non si raggiungono mai una volta <strong>per</strong> tutte …<br />
R1: C‟è sempre rinnovamento, dipende anche dalle richieste del<strong>la</strong> comunità maghrebina, <strong>per</strong>ché noi <strong>la</strong>voriamo<br />
con <strong>la</strong> comunità maghrebina: Marocco, Tunisia, Egitto, Algeria.<br />
Vi ringrazio molto, mi avete dato tante informazioni, tante osservazioni preziose.<br />
2.6.6 Intervista ad un‟Insegnate di italiano L2 del Meic (RT5)<br />
Abbiamo scelto il progetto “Torino <strong>la</strong> mia città”, con <strong>la</strong> connessione con “Torino casa mia”, <strong>per</strong>ché ci sembra<br />
un progetto che possa essere considerato una buona pratica, cioè che adotti delle buone pratiche re<strong>la</strong>zionali<br />
nel<strong>la</strong> sua realizzazione. Secondo lei questo progetto può essere considerato tale?<br />
Sono assolutamente convinta di si, ovviamente, <strong>la</strong>vorando <strong>per</strong> Torino <strong>la</strong> mia città - di Torino casa mia so un<br />
pochino di meno anche se è nostro partner nel progetto- <strong>per</strong>ché anche solo il banale, tra virgolette, corso di<br />
alfabetizzazione coinvolge le donne a livello re<strong>la</strong>zionale e quindi <strong>la</strong> scusa dell‟insegnare l‟italiano è poi il<br />
motivo, così, che innesta il processo appunto di creare re<strong>la</strong>zione con le donne, cercare di entrare un po‟ più in<br />
intimità, avere uno scambio e aiutarle un po‟ a venire fuori dall‟iso<strong>la</strong>mento in cui le donne purtroppo sono … si<br />
trovano frequentemente queste donne maghrebine con cui <strong>la</strong>voriamo.<br />
603
Qual è il ruolo preciso che lei svolge all‟interno del servizio? Ci racconta quali sono i suoi compiti e<br />
concretamente le azioni che svolge?<br />
Sì, allora, io sarei un‟insegnante di italiano, da diversi anni faccio questa attività. Si è associata un‟attività di<br />
stesura di materiale didattico, <strong>per</strong> cui ho redatto una serie di schede che poi sono state raccolte in tre libri, tre<br />
libretti insomma, <strong>per</strong>ché è un po‟ pomposo … in tre libretti/quaderni attivi divisi <strong>per</strong> tipologia. L‟iter di questa<br />
pratica è stato questo. Quando io ho iniziato a insegnare, ho iniziato con le donne completamente analfabete:<br />
avevo un livello veramente bassissimo di donne prevalentemente marocchine, e qualcuna egiziana, <strong>per</strong> niente<br />
sco<strong>la</strong>rizzate nel loro paese d‟origine, provenienti da zone rurali, sposate giovanissime a … [uomini]con una<br />
media di 20-25 anni più di loro, giovanissime l‟ho già detto, con un certo numero di figli, ricongiunte al marito<br />
che era qui già da parecchi anni. Il primo anno, quando sono entrata in contatto con questa realtà che mi era del<br />
tutto sconosciuta, queste donne, anche da molti anni a Torino, alcune non avevano mai messo il naso fuori casa e<br />
tutto quello che era il contatto con <strong>la</strong> città avveniva sempre tramite il marito: quindi il medico, <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, <strong>la</strong><br />
scuo<strong>la</strong>, qualsiasi attività, quelle poche attività che svolgevano fuori casa. Molto relegate in casa, timidissime,<br />
anche spaventate direi. Per cui io avevo frequentato un corso <strong>per</strong> insegnare l‟italiano agli stranieri, le cose che ho<br />
imparato le ho messe quasi tutte nel cassetto, <strong>la</strong> mia es<strong>per</strong>ienza di insegnante l‟ho messa quasi … ugualmente<br />
accanto nel cassetto di sotto, e mi sono inventata tutto ex novo. E allora mi sono messa a produrre io del<br />
materiale, <strong>per</strong>ché da quel momento, anche un po‟ prima, in poi, ho cercato dis<strong>per</strong>atamente, con tutti i mezzi che<br />
potevo inventarmi, di trovare del materiale, sia libri che sussidi, <strong>per</strong> l‟insegnamento agli stranieri. Niente: <strong>per</strong> i<br />
bambini di 1^ elementare, niente; <strong>per</strong> l‟asilo, niente; cioè non c‟era niente che andasse bene, e allora ho detto<br />
beh, basta, dopo due anni di ricerche affannose … Intanto avevo incominciato a produrlo io, <strong>per</strong>ché non potevo,<br />
non trovavo niente che mi andasse bene, ho cominciato a realizzare delle schede con dei disegni, degli schizzi,<br />
così … sulle questioni fondamentali del<strong>la</strong> vita di tutti i giorni, quindi: <strong>la</strong> spesa, <strong>la</strong> salute, l‟abbigliamento, <strong>la</strong><br />
scuo<strong>la</strong> dei bambini, il contatto con i medici, le principale parti del corpo umano <strong>per</strong>ché sapessero andar dal<br />
medico e dirgli dove stava <strong>la</strong> pancia, dove stava <strong>la</strong> testa, eccetera. E quindi l‟attività di insegnante è proseguita in<br />
parallelo a questa attività di produzione di materiale. E … racconterò un episodio che <strong>per</strong> me è stato molto<br />
significativo. Dopo circa un anno sono andata a trovare al reparto maternità dell‟ospedale una mia allieva che<br />
aveva partorito, una mia allieva giovane, una delle più disastrose. Era al suo quarto parto. Sono andata a trovar<strong>la</strong><br />
in ospedale e lei cercava di dirmi qualcosa <strong>per</strong>ché, poveretta, aveva frequentato con molta irrego<strong>la</strong>rità <strong>per</strong>ché<br />
aveva già tre bambini, era incinta, aveva degli stranissimi dolori di pancia, diceva lei, che io pensavo fossero<br />
dovuti al<strong>la</strong> gravidanza, poi, al<strong>la</strong> fine, dopo il parto ha sco<strong>per</strong>to che aveva anche subìto un‟o<strong>per</strong>azione di<br />
appendicite, quindi, ecco, non solo aveva i problemi del parto ma anche questa roba qui che nessuno aveva<br />
capito, credo che nessuno avesse capito, lei non me l‟ha detto, l‟ho sco<strong>per</strong>to poi quando sono andata a trovar<strong>la</strong>.<br />
In più questa, ma non è l‟unica insomma, aveva un marito anche partico<strong>la</strong>rmente diciamo severo, geloso, non so<br />
bene, <strong>per</strong> cui lei veniva a fare il corso di nascosto quando riusciva, quando poteva; il mercoledì che era il giorno<br />
che il marito era in turno di riposo non veniva a scuo<strong>la</strong> <strong>per</strong>ché non poteva venire, <strong>per</strong>ché non glielo doveva dire<br />
eccetera, più tutta un‟altra serie di problemi che non sto a raccontare <strong>per</strong>ché sennò è un romanzo … comunque,<br />
sono andata a trovar<strong>la</strong> al<strong>la</strong> maternità e lei appunto cercava di spiegarmi che aveva partorito e poi aveva subìto<br />
questa o<strong>per</strong>azione di appendicite e a un certo punto si illumina e mi fa: Guarda! Aspetta, guarda! Apre il cassetto<br />
del comodino e tira fuori tutte le mie schede. Allora lì veramente ho detto: caspita, finalmente! Se l‟era portate<br />
ed era tutta contenta <strong>per</strong>ché aveva detto che aveva spiegato ai medici con le schede in mano, leggeva e par<strong>la</strong>va,<br />
insomma almeno leggeva le parole, indicava eccetera. Lì ho capito che aveva un senso tutto quello che avevo<br />
fatto. Quindi, il mio ruolo è questo qua, di insegnante. In questo momento sono appunto quel<strong>la</strong> che ha prodotto il<br />
materiale che poi successivamente il Meic ha deciso di raccogliere appunto in tre libretti. Abbiamo avuto<br />
fortunatamente il contributo del<strong>la</strong> Compagnia di San Paolo <strong>per</strong>ché se no, da soli, non ce l‟avremmo mai fatta, e<br />
quindi i tre libretti sono: un libro di alfabetizzazione, proprio di livello base, zero; queste altre schede che<br />
riguardano il vivere quotidiano, come ho detto <strong>la</strong> spesa, <strong>la</strong> salute, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, l‟abbigliamento, il corpo umano,<br />
come si saluta in Italia eccetera; un terzo libretto di grammatica di base, semplicissima, che in parte, alcune di<br />
queste schede, sono riuscita a usare al terzo anno con le analfabete <strong>per</strong> dare almeno un‟idea del verbo, il nome,<br />
<strong>per</strong> dire: una frase minima si costruisce così. Però, siccome <strong>per</strong> fortuna, nel corso degli anni, le analfabete sono<br />
diminuite … adesso, capire se sono diminuite <strong>per</strong>ché quelle che sono riuscite ad uscire di casa e hanno fatto i<br />
nostri corsi - anche se non siamo gli unici a Torino che facciamo corsi di Italiano - quindi quelle analfabete che<br />
oramai potevano venire sono venute e quindi, effettivamente, non ce ne sono più tante in giro; oppure quelle che<br />
non usciranno mai di casa noi non le incrociamo e non sapremo mai. Comunque: di anno in anno diminuiscono<br />
le analfabete e invece aumentano quelle che hanno un minimo o un po‟ di più di sco<strong>la</strong>rità. Quindi, il libro di<br />
grammatica di base viene usato più da queste sco<strong>la</strong>rizzate. E poi l‟anno scorso abbiamo aggiunto un vocabo<strong>la</strong>rio<br />
essenziale di termini di italiano-arabo, con tutti i termini dei miei libri e le parole essenziali del<strong>la</strong> lingua italiana.<br />
Per quanti anni ha svolto questa attività di insegnamento?<br />
Sei, credo, ho <strong>per</strong>so il conto. Si, sei.<br />
604
I beneficiari sono prevalentemente donne, marocchine?<br />
Sì, prevalentemente marocchine, qualche egiziana, e del Maghreb raramente capita un‟algerina, una tunisina,<br />
anche <strong>per</strong>ché hanno dei livelli di sco<strong>la</strong>rità più alti, normalmente. Le marocchine sono quelle di livello più basso,<br />
<strong>per</strong>ché quelle che vengono dal<strong>la</strong> campagna, <strong>per</strong> tutta <strong>la</strong> situazione di come funziona <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> in Marocco, adesso<br />
non so se è il caso di raccontare … Cioè le scuole, quelle poche che ci sono, sono delle baracche fatiscenti in<br />
mezzo al nul<strong>la</strong>, senza servizi igienici, con grossi rischi sia <strong>per</strong> gli allievi che <strong>per</strong> gli insegnanti, specie se sono<br />
insegnanti donne, di raggiungere l‟edificio sco<strong>la</strong>stico e quindi i genitori tendono a non favorire <strong>la</strong> frequenza<br />
anche <strong>per</strong>ché è <strong>per</strong>icoloso, dovrebbero fare molti chilometri a piedi, poi lì, appunto, succede quel che succede, i<br />
locali sono quelli che sono, non ci sono servizi igienici e poi normalmente le ragazza, come si diceva anche una<br />
volta in Italia, sono destinate a sposarsi, quindi che le mandiamo a studiare a fare? Dopo di che, quando le<br />
famiglie le hanno sposate, non è più un problema loro. Qualunque cosa succeda, in qualsiasi modo si comporti il<br />
marito, sono fuori di casa, una in meno da sfamare, presumo, comunque è responsabilità del marito. Quindi,<br />
prevalentemente sono marocchine, poi abbiamo anche alcune egiziane <strong>per</strong>ò, di basso livello, sono sempre le<br />
zone rurali e desertiche, <strong>per</strong>ché quelle in città, normalmente, sono andate a scuo<strong>la</strong>.<br />
Quali obiettivi pensate di <strong>per</strong>seguire nel servizio? Molto chiaro l‟insegnamento del<strong>la</strong> lingua italiana, ma mi<br />
sembra di poter dire che non è l‟unica cosa a cui si tenda …<br />
No, l‟insegnamento dell‟italiano è un mezzo <strong>per</strong> aiutarle a diventare, il più possibile, autonome. Quindi a non<br />
essere dipendenti dal marito, a poter muoversi con una certa facilità tra le strutture del<strong>la</strong> città, quindi i servizi<br />
sanitari, i servizi sociali, gli uffici, <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, il contatto con <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> dei figli. Perché io, <strong>la</strong> prima cosa che<br />
faccio, compatibilmente con <strong>la</strong> loro capacità di comunicare, è chiedere che cosa desiderano, che cosa si<br />
aspettano, e normalmente le richieste sono queste: poter andare dal medico, poter avere contatti con gli<br />
insegnanti dei figli, poter uscire senza il marito a fare anche solo degli acquisti.<br />
Secondo lei, il punto di partenza e il punto d‟arrivo rispetto a questi obiettivi?<br />
Io non vorrei essere troppo ottimista ma secondo me sono entusiasmanti, nel senso che le vediamo arrivare come<br />
dei pulcini spauriti, timidissime, imbranate, un po‟ diffidenti direi anche, <strong>per</strong>ché entrano in un mondo che non è<br />
il loro, una lingua che non è loro, delle <strong>per</strong>sone nuove sconosciute, e qui apro una parentesi. Gli insegnanti in<br />
Marocco, ma non solo ma parliamo di più delle marocchine, gli insegnanti in Marocco sono delle vere autorità.<br />
Loro dicono che dopo il Profeta c‟è l‟insegnante e quindi è una figura di riferimento e comunque è una figura<br />
autoritaria che spesso e volentieri ricorre anche alle punizioni corporali. Quindi hanno un sacro terrore<br />
dell‟insegnante. Quindi arrivano giustamente anche un po‟ prevenute, oltre ad essere in grave difetto <strong>per</strong>ché non<br />
conoscono <strong>la</strong> lingua, sono bisognose di tutto … E appunto <strong>per</strong> quello, dico, poi i risultati sono entusiasmanti,<br />
intanto <strong>per</strong>ché il nostro progetto ha <strong>la</strong> caratteristica di essere solo al femminile, cioè noi garantiamo che le<br />
insegnanti sono femmine, che le baby sitter ovviamente sono femmine, <strong>per</strong>ché diamo <strong>la</strong> possibilità di far<br />
accudire i bambini mentre loro fanno lezione, e che non gira <strong>per</strong>sonale maschile. Perché poi, durante questo<br />
corso di alfabetizzazione, le facciamo incontrare con, <strong>per</strong> esempio, una ginecologa, una pediatra, una o<strong>per</strong>atrice<br />
dei servizi sociali, qualcuno del comune che ha a che fare con gli immigrati, sempre comunque donne.<br />
Sono i <strong>per</strong>corsi di cittadinanza?<br />
Ci teniamo molto a dire, sottolineiamo sempre all‟inizio, <strong>per</strong>ché quando vengono ad iscriversi, viene loro<br />
spiegato come funziona, e diamo loro un rego<strong>la</strong>mento scritto in arabo e in italiano da firmare … poi, molte non<br />
sono in grado di leggerlo, lo leggeranno i mariti, le sorelle, i fratelli … comunque viene spiegato, prima che loro<br />
firmino, che è un <strong>per</strong>corso parallelo, di conoscenza del<strong>la</strong> lingua italiana e di cittadinanza. Quindi, le due cose non<br />
sono disgiunte. Quindi è un progetto tutto <strong>la</strong> femminile, con le baby sitter che guardano i bambini, quindi<br />
possono portarsi i bambini sotto i tre anni <strong>per</strong> essere sorvegliati. Questa poi è una grossa difficoltà, ma è un altro<br />
discorso, eventualmente lo affrontiamo dopo. E quindi arrivano così spaurite, diffidenti, molto timorose e poi,<br />
man mano vedono che l‟ambiente è familiare, che le insegnanti sono molto accoglienti e col<strong>la</strong>borative, che si<br />
può par<strong>la</strong>re <strong>per</strong> cui man mano si vedono cadere le barriere, le rigidità del corpo, fino a quando al<strong>la</strong> fine dell‟anno<br />
queste sono sciolte, ti baciano, ti ringraziano. Dal punto di vista umano veramente si crea un rapporto affettivo,<br />
<strong>per</strong> cui poi <strong>la</strong> loro maestra è <strong>la</strong> loro maestra, starebbero <strong>per</strong> l‟eternità con <strong>la</strong> loro maestra anche continuasse a fare<br />
<strong>la</strong> stessa cosa … tendono ad affezionarsi in un modo incredibile e comunque siamo arrivate anche a farle cantare<br />
in italiano. Quindi, direi, non vorrei sembrare eccessivamente ottimista, ma secondo me i risultati che ci<br />
prefiggiamo, li otteniamo. Poi, chiaramente, i livelli di conoscenza di italiano sono i più vari, <strong>per</strong>ché io ho detto:<br />
prevalentemente sono molto giovani <strong>per</strong>ò a me è capitato anche qualche quaranta-cinquantenne, oltre i 50 anni io<br />
non ne ho mai avute, ma anche negli altri gruppi non su<strong>per</strong>iamo questa età, analfabete dal loro paese d‟origine:<br />
con queste è molto più difficile. Proprio c‟è, direi quasi, un‟atrofizzazione del cervello. Per cui sono<br />
contentissime, ti sorridono, ti baciano; io ricordo una mia allieva del primo anno che era un po‟ più giovane di<br />
me; al<strong>la</strong> fine dell‟anno ho chiesto di fare una valutazione, di dare un giudizio, e lei mi ha detto: non ho imparato<br />
605
quasi niente, ma sono tanto contenta. Con un gran sorriso, e poi mi mandava i baci da lontano, mi accarezzava,<br />
una cosa veramente commovente.<br />
Forse anche questo è un obiettivo …<br />
Sì, sicuramente. Escono un po‟ più di casa, imparano ad essere un pochino più autonome …<br />
E poi si mettono in una s<strong>per</strong>imentazione re<strong>la</strong>zionale che forse non avrebbero in alcun luogo …<br />
Sì, ecco, forse è importante sottolineare che <strong>la</strong> cosa che noi notiamo con grande dispiacere è che sono<br />
pochissimo solidali tra di loro, non si aiutano, neanche tra parenti. Ognuno vive nel suo nucleo familiare e non fa<br />
uscire niente. Questo fa parte <strong>per</strong>ò del<strong>la</strong> loro cultura, <strong>per</strong>ché all‟esterno deve apparire tutto bello, tutto buono,<br />
che funziona tutto <strong>per</strong>fettamente, <strong>per</strong>ché temono moltissimo l‟invidia, il malocchio, queste cose qui … Questa è<br />
una barriera difficile da su<strong>per</strong>are … è un <strong>la</strong>voro che non riusciamo tanto a … <strong>per</strong>ché si tratta proprio di scalzare<br />
una cosa che hanno profondamente radicata.<br />
Quali elementi hanno facilitato o facilitano il raggiungimento di questi obiettivi?<br />
Credo che questa cosa dell‟entrare in re<strong>la</strong>zione, intanto non avere questa figura dell‟insegnante che loro hanno<br />
oramai fissato in testa, vedere che è possibile un altro rapporto con l‟insegnante, che l‟insegnante è accogliente,<br />
che desidera aiutarti, fa cadere le barriere e riesce a penetrare questa scorza di diffidenza, di timore che loro<br />
hanno, soprattutto in quanto donne, oltre che straniere che, ovviamente, è un problema.<br />
Perché? Non si arriva, poi, al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>? Non sono coinvolti altri “pezzi” del nucleo?<br />
Allora: i mariti assolutamente, no. È una cosa che abbiamo provato tante volte. Noi facciamo una festa di inizio<br />
anno. Queste cose piacciono molto loro, se si può condividere del cibo, <strong>per</strong>ché sono normalmente delle ottime<br />
cuoche, <strong>per</strong>ché vengono già allevate a cucinare fin da piccole e a cucire. Quindi, sul cucire, vabè, ma sul<br />
cucinare, quando facciamo queste feste portano derrate alimentari in quantità industriali, che potrebbero sfamare<br />
il terzo mondo. Infatti noi italiani cerchiamo di portare qualche cosa, ma <strong>la</strong> quantità di quel che portano loro è<br />
assolutamente abnorme. E poi cantano, mettiamo del<strong>la</strong> musica dei loro paesi, bal<strong>la</strong>no, qualcuno si scioglie …<br />
all‟inizio dell‟anno un po‟ meno, di più al<strong>la</strong> fine … e quindi al<strong>la</strong> fine dell‟anno, poi anche bal<strong>la</strong>no e si <strong>la</strong>sciano<br />
anche andare, <strong>per</strong>ché tra l‟altro da loro si bal<strong>la</strong> le donne con le donne e i maschi con i maschi, quindi, essendo<br />
tutte donne, qualcuna proprio <strong>per</strong>de i freni inibitori e bal<strong>la</strong>, si scatena, veramente si scatena … Per cui noi<br />
facciamo una festa di inizio anno e una festa finale, che normalmente risulta migliore <strong>per</strong>ché, appunto, essendo<br />
abbattute delle barriere … Qualche volta facciamo anche <strong>la</strong> festa di Natale, dipende, anche <strong>per</strong>ché non tutti i<br />
locali che ci ospitano accettano che venga inserito del cibo, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> esempio, il corso in cui insegno io, è nei<br />
locali di una biblioteca civica e non si può introdurre il cibo … poi, insomma, qualche volta fanno finta di niente<br />
… E quindi abbiamo cercato di coinvolgere i mariti o <strong>per</strong> queste feste, che ci sembrava un momento che potesse<br />
coinvolgere <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, dico il marito e ovviamente i figli, ma i figli siccome spesso sono molto piccoli, non è<br />
un problema; oppure <strong>per</strong> qualche incontro, <strong>per</strong> esempio quando incontrano <strong>per</strong>sonale dei servizi sociali o un<br />
avvocato, ma non c‟è verso: né <strong>per</strong> i momenti ludici, né <strong>per</strong> i momenti che potrebbero essere, tornare a loro più<br />
utili <strong>per</strong>ché possono chiedere, avere informazioni, ricevere aiuti eccetera, i mariti non vengono coinvolti. Lì, non<br />
so bene: <strong>la</strong> nostra mediatrice dice che i mariti non sono interessati a questa cosa. Non so, francamente non saprei<br />
dire se loro neanche lo dicono al marito, se i mariti effettivamente … <strong>per</strong>ò sono proprio due mondi separati.<br />
Infatti anche <strong>la</strong> loro pratica religiosa, non è come da noi che le donne vanno normalmente in chiesa come gli<br />
uomini, lì le donne non sono tenute ad andare al<strong>la</strong> moschea. Quindi se devono fare le loro pratiche religiose, le<br />
fanno a casa, ma <strong>la</strong> donna è quel<strong>la</strong> che deve curare <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e i bambini e quindi può tranquil<strong>la</strong>mente stare a<br />
casa sua, mentre gli uomini che professano <strong>la</strong> religione vanno costantemente in moschea. Non è che non vada<br />
nessuna donna, <strong>per</strong>ò prevalentemente, quando si chiede, non vanno. E quindi i mariti noi non riusciamo a<br />
coinvolgerli. I bambini, si, vabbé, ma i bambini …<br />
Perché le donne possono portare con sé, nel servizio di babysitteraggio, i bambini piccoli durante <strong>la</strong> frequenza<br />
dei corsi. Ma i figli adolescenti, se ci sono, li vedete, li incontrate?<br />
Allora, il patto sarebbe che da noi vengono i bambini sotto i tre anni che non vanno all‟asilo, al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>. Questa<br />
cosa negli ultimi tempi forse un pochino meglio è andata, in realtà loro i bambini li vivono come delle<br />
propagazioni del loro corpo, e i bambini normalmente stanno abbarbicati al<strong>la</strong> madre, anche non proprio in tenera<br />
età. Per cui a me è capitato tante volte che anche i bambini che potevano andare tranquil<strong>la</strong>mente al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />
materna, quindi di cinque-sei anni, quasi al<strong>la</strong> soglia del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> elementare, venissero portati lì <strong>per</strong>ché, appunto,<br />
non sono così felici di mandare i bambini né … vabbè, al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> elementare non possono fare altro, al nido non<br />
se ne par<strong>la</strong> proprio, e neanche al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> materna. Anche <strong>per</strong>ché, anche lì, i mariti fanno delle grosse pressioni,<br />
<strong>per</strong>ché, appunto, tu sei <strong>la</strong> mamma, tu ti devi occupare dei tuoi figli. Secondo discorso è: se mai il bambino si fa<br />
male, uno gli tira un calcio, gli fa un graffietto eccetera, le donne rispondono di qualsiasi segno il bambino abbia<br />
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sul corpo e quindi poi ci sono i conflitti in <strong>famiglia</strong>. Quindi, quelle che non ne possono fare a meno, quelle poche<br />
che <strong>la</strong>vorano, i bambini almeno all‟asilo li mandano; al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> elementare ormai è obbligo. Comunque, loro, se<br />
possono, tendono a portarseli di qualsiasi età. Abbiamo fatto delle lotte <strong>per</strong> convincere a portarli dalle baby<br />
sitter, che <strong>per</strong>altro sono delle mamme maghrebine, non è che sono italiane eccetera … E fanno molta difficoltà a<br />
<strong>la</strong>sciarli: i bambini normalmente ur<strong>la</strong>no, come se li stessero scuoiando, in assenza del<strong>la</strong> mamma e loro, se<br />
possono, cercano di tenerli in c<strong>la</strong>sse con loro. Però lì abbiamo cercato, col pugno di ferro nel guanto di velluto,<br />
di convincerle, <strong>per</strong>ché è veramente impossibile fare un minimo di discorso con i bambini in c<strong>la</strong>sse <strong>per</strong>ché i<br />
bambini, non si sa <strong>per</strong>ché, ur<strong>la</strong>no continuamente, strappano le matite di mano, non c‟è oggetto che <strong>la</strong> mamma usi<br />
che il bambino non gli tolga. E le mamme assistono im<strong>per</strong>territe a queste scene, cioè il bambino può mangiarsi <strong>la</strong><br />
matita col gommino in bocca che rischia di strozzarsi, di farsi male, e glielo <strong>la</strong>sciano … le gomme, i quaderni, i<br />
fogli, qualsiasi cosa, cioè <strong>la</strong> mamma non interviene. Lì c‟è una divergenza di opinioni tra noi, italiane, che le<br />
troviamo estremamente molli, non sono capaci di intervenire con una rego<strong>la</strong>, con un controllo sul bambino. La<br />
mediatrice sostiene in realtà che non lo fanno <strong>per</strong>ché sono in nostra presenza, ma che appena noi giriamo<br />
l‟angolo, vengono anche picchiati. Io non so che dire, ovviamente non le ho mai viste picchiare, anzi, veramente,<br />
il loro comportamento è molto strano <strong>per</strong> noi, <strong>per</strong> quanto siamo diventati anche noi molto <strong>la</strong>ssisti, i genitori<br />
italiani, <strong>per</strong>ò loro veramente non pongono nessun limite.<br />
Poi sembra di cogliere comunque una grossa fatica nel momento del<strong>la</strong> separazione …<br />
Sì, è veramente un tutt‟uno mamma e bambino, non c‟è una separazione fisica. E i figli adolescenti, o insomma<br />
più grandicelli, li vediamo qualche volta quando c‟è scio<strong>per</strong>o a scuo<strong>la</strong>, o quando capita qualche festa, allora<br />
qualcuno se lo portano dietro. Basta.<br />
Quali elementi sente o a sentito come eventuale ostacolo nel<strong>la</strong> realizzazione degli obiettivi del servizio?<br />
Allora, grossi ostacoli, francamente, no. Io sento abbastanza problematico, <strong>per</strong>ò lì bisogna vedere se lo vivo io<br />
così, il problema religioso. Naturalmente anche lì dipende dalle <strong>per</strong>sone con cui hai a che fare. Io le maggiori<br />
difficoltà le ho incontrate dal punto di vista religioso, cioè le <strong>per</strong>sone molto chiuse, molto dure, tendono proprio<br />
a fare barriera. È successo raramente, devo dire. Io, sul problema religioso, cerco di non entrare, probabilmente<br />
… cioè, non è mia intenzione, convertirle non se ne par<strong>la</strong> proprio, ma neanche fare chissà quali discorsi, anche<br />
<strong>per</strong>ché visto il livello culturale, non è tanto possibile; <strong>per</strong>ò, <strong>per</strong> esempio, a Natale, mi è capitato di spiegare cosa<br />
succedeva da noi, il senso. E lì, devo dire che non ha funzionato con tutte. Alcune hanno accolto, hanno sentito,<br />
boh, come forse fosse una storiel<strong>la</strong>; qualcuna, si, rare, <strong>per</strong>ò, un grosso senso di rifiuto, pur par<strong>la</strong>ndo in arabo e io<br />
non capendo, <strong>per</strong>ò ha capito che dietro c‟era una polemica, una polemica forte. Una volta in partico<strong>la</strong>re che ho<br />
capito che c‟era qualcosa di difficoltoso e <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona già non era tanto facile, forse una delle più difficili che ho<br />
avuto, ho poi chiesto al<strong>la</strong> mediatrice che era presente, e mi ha detto che avendo io par<strong>la</strong>to di San Giuseppe come<br />
il padre di Gesù, raccontando <strong>per</strong>ché si faceva il presepio, <strong>per</strong>ché non è che mi ero imbarcata in chissà quali<br />
contenuti, questa aveva detto: Ah, Gesù, non era il figlio di Dio? Come, è il figlio di un falegname? Cos‟è „sta<br />
storia? Quanti padri ha? L‟aveva buttata un po‟ così, ma io avevo capito che era in polemica, pur non avendo<br />
detto neanche mezza paro<strong>la</strong> in italiano. Allora <strong>la</strong> mediatrice mi aveva poi spiegato. Io lì cammino molto sulle<br />
uova, probabilmente tendo a dire meno di quel che mi sentirei di dire, semplicemente <strong>per</strong> dirgli: visto che vivete<br />
in Italia, un paese cattolico, almeno di facciata cattolico … come loro mi hanno raccontato, su mia richiesta,<br />
com‟è il rito del matrimonio dalle loro parti, una cosa che a loro piace moltissimo raccontare <strong>per</strong>ché è una<br />
grandissima festa, io gli ho raccontato cosa succede da noi, e così mi era sembrato il caso di raccontare <strong>per</strong>ché in<br />
occidente il Natale ha tutta questa importanza, che poi ha trasceso il significato religioso, ma vabè, l‟origine è<br />
quel<strong>la</strong>. Da quel<strong>la</strong> volta sono un po‟ titubante, misuro le parole, probabilmente dico meno di quel che direi.<br />
Perché forse una <strong>per</strong>sona un po‟ più di cultura trova naturale dire: mi interessa sa<strong>per</strong>e come <strong>la</strong> vedi tu, che cosa<br />
dice <strong>la</strong> tua religione, cosa dice <strong>la</strong> mia. Invece probabilmente lì, essendo molto basso il livello, non c‟è questo<br />
interesse.<br />
A parte l‟aver trovato il materiale didattico nel cassetto del<strong>la</strong> partoriente, <strong>la</strong> maggior soddisfazione ottenuta nel<br />
<strong>la</strong>voro che fa lei?<br />
Ma veramente vedere, se proprio dal punto di vista strettamente dell‟insegnamento dell‟italiano, vederle arrivare<br />
che non dicono una paro<strong>la</strong> che non sia “buongiorno” e poi, al<strong>la</strong> fine dell‟anno, pur con livelli diversi, par<strong>la</strong>re,<br />
leggere, esprimersi. Appunto, quando le ho sentite cantare in italiano. Gli ho insegnato una canzoncina molto<br />
semplice come “Ci vuole un fiore” di Sergio Endrigo, <strong>per</strong> cui neanche tanto difficile da imparare <strong>per</strong>ché poi le<br />
parole si ripetevano, e l‟hanno cantata, mi è sembrata una enorme conquista. E comunque <strong>per</strong> tutte le insegnanti<br />
è così. Adesso io ho appena finito un corso <strong>per</strong> educatrici pari; due di queste educatrici pari, una è arrivata un<br />
anno fa e par<strong>la</strong> <strong>per</strong>fettamente l‟italiano; l‟altra è arrivata qualche anno fa ma par<strong>la</strong>va italiano dopo otto nove<br />
mesi. Altro livello di sco<strong>la</strong>rità, non analfabete, certo, gente che ha studiato, che avevano fatto francese, quindi<br />
chiaramente è più facile. Però, insomma, partire da zero e arrivare al<strong>la</strong> comunicazione … A parte questa mia<br />
allieva che ha partorito, <strong>per</strong>ò questa cosa di usare le schede, anche solo di andare a far <strong>la</strong> spesa dal farmacista col<br />
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foglietto in mano … Un‟altra mia allieva, sempre del primo anno, compagna di corso di questa che ha partorito,<br />
anche questa analfabeta, con un marito che è un bel pe<strong>per</strong>ino, una volta mi ha detto: Ho corretto mio marito che<br />
ha sbagliato a par<strong>la</strong>re in italiano! L‟ho corretto e l‟ho fatto stare zitto! Non so come ha fatto <strong>per</strong>ché mi sa che i<br />
mariti arabi è un po‟ difficile farli stare zitti, <strong>per</strong>ò me l‟ha detto con un orgoglio! Perché il marito <strong>la</strong> prendeva<br />
sempre in giro <strong>per</strong>ché par<strong>la</strong>va male, e invece l‟ha corretto.<br />
Ci sono stati degli esiti inattesi, significativi, che possiamo leggere come elementi innovativi? È successo<br />
qualcosa di inatteso che va oltre gli obiettivi che vi siete dati?<br />
Ma … se ho capito bene <strong>la</strong> domanda, e anche se le separazioni non è che siano una conquista, <strong>per</strong>ò in questo<br />
caso qualcuna ha avuto il coraggio di ribel<strong>la</strong>rsi un po‟ al giogo del marito o del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Perché oltre al marito,<br />
<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> del marito è molto impositiva e violenta con queste donne; cioè il marito è <strong>la</strong> prima autorità, ma <strong>la</strong><br />
suocera pare che addirittura arrivi ad essere peggio, su<strong>per</strong>i il marito. E purtroppo, nei ricongiungimenti familiari,<br />
quando ci sono, i mariti se possono, e se le madri accettano, vengono a vivere nel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Per cui, se c‟è <strong>la</strong><br />
suocera in casa, è un disastro. La suocera e le cognate. Quindi, qualche caso di ribellione, di richiesta di<br />
separazione c‟è stata. Alcune poi sono anche finite tragicamente, nel senso che poi sono riusciti … s<strong>per</strong>o non più<br />
tragicamente di così, <strong>per</strong>ché lì non sappiamo, <strong>per</strong>ò qualcuna che ha provato a ribel<strong>la</strong>rsi è poi stata portata con<br />
l‟inganno nel paese d‟origine e <strong>la</strong>sciata là senza documenti, e una volta che non hai i documenti … Infatti<br />
purtroppo abbiamo ricevuto delle telefonate dis<strong>per</strong>ate di una di queste, ormai in Marocco a casa dei suoceri. Non<br />
siamo riusciti a far niente, <strong>per</strong>ché era senza documenti, poi ad un certo punto le han fatto anche sparire il<br />
telefono, quindi non abbiamo più avuto contatti. Qualcuna è riuscita a separarsi o un pochino a ribel<strong>la</strong>rsi …<br />
quindi, si, forse è una conquista. Si, <strong>per</strong>ché a me, da donna, è <strong>la</strong> cosa che fa più impressione, vedere il giogo che<br />
portano senza quasi rendersene conto, è una cosa naturale che sia così. E d‟altra parte <strong>per</strong> il Corano il marito è il<br />
capo del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e responsabile dell‟educazione dei figli, e quindi <strong>la</strong> donna non … almeno, nel vecchio codice<br />
di <strong>famiglia</strong> era così.<br />
Mi dicevano le colleghe che è stato fatto un <strong>la</strong>voro sul<strong>la</strong> Mudawana, quindi si sta par<strong>la</strong>ndo del nuovo codice di<br />
<strong>famiglia</strong>.<br />
Assolutamente si; il nuovo diritto di <strong>famiglia</strong> mette al<strong>la</strong> pari marito e moglie nell‟educazione dei figli, <strong>la</strong> donna<br />
può chiedere <strong>la</strong> separazione. Sono venute delle colleghe marocchine <strong>per</strong> un intervento di mediazione<br />
transnazionale su quel tema. Noi cerchiamo sempre di fare un incontro di questo tipo con una col<strong>la</strong>boratrice del<br />
governo marocchino, che è una marocchina ovviamente che vive in Italia e che quando viene le massacra. Gliene<br />
dice di tutti i colori: Guardate che qui vivete fuori dal mondo! Il Marocco è cambiato! Ribel<strong>la</strong>tevi! Non è così, <strong>la</strong><br />
legge vi protegge! eccetera … Questa tutti gli anni viene; è un po‟ duretta questa signora. Quest‟anno, che sono<br />
venute le due signore marocchine di una associazione femminista, par<strong>la</strong>ndo in modo molto più … da donna a<br />
donna, colloquiale, confidenziale, e proiettando un cartone animato sul<strong>la</strong> nuova legge del diritto di <strong>famiglia</strong>,<br />
hanno secondo me ottenuto più risultati.<br />
Che cosa bisognerebbe fare che non sia stato possibile fare <strong>per</strong> carenza di risorse umane, economiche, di<br />
tempo?<br />
Incomincio dall‟ultima: di tempo. Noi possiamo <strong>per</strong>metterci solo di fare due mattine <strong>la</strong> settimana, qualche volta<br />
tre, che è pochissimo. Difatti quelle un po‟ più volenterose dicono che è troppo poco due mattine <strong>la</strong> settimana.<br />
Per noi farlo tutti i giorni è impossibile. Economiche: dipende dai locali dove siamo ospitate, <strong>per</strong>ché ovviamente<br />
siamo ospitate gratuitamente. Allora io, <strong>per</strong> esempio, che appunto <strong>la</strong>voro al<strong>la</strong> biblioteca civica, tutto sommato<br />
sono in una situazione lussuosa <strong>per</strong>ché i locali sono ampi, luminosi eccetera, anche se c‟è il grosso handicap che<br />
<strong>la</strong> biblioteca, ovviamente, è a<strong>per</strong>ta al pubblico e questa invasione, come è stata definita dagli utenti del<strong>la</strong><br />
biblioteca, di donne arabe non è … cioè è una soluzione un po‟ problematica nel senso che interroga l‟altra<br />
utenza, sicuramente, e irrita molto non solo l‟utenza, anche il <strong>per</strong>sonale del<strong>la</strong> biblioteca, non tutto ovviamente. Lì<br />
dove ci sono io <strong>la</strong> direttrice è una splendida <strong>per</strong>sona accogliente eccetera, ma non tutto il <strong>per</strong>sonale che <strong>la</strong>vora<br />
al<strong>la</strong> biblioteca è così disponibile, <strong>per</strong> cui ci boicottano, ci fanno i dispetti. Però io sono nel<strong>la</strong> biblioteca, altri sono<br />
ospitati nei locali del<strong>la</strong> circoscrizione, e <strong>per</strong>ò, appunto, le ore a disposizione sono pochissime nel<strong>la</strong> settimana;<br />
altri nei locali di una parrocchia, insomma … È chiaro che con più risorse economiche forse potremmo<br />
<strong>per</strong>metterci più insegnanti, anche se <strong>la</strong> maggioranza sono volontarie, locali più accoglienti, forse dedicati solo a<br />
loro, anche se ritengo che al pubblico del<strong>la</strong> biblioteca faccia bene vedere che esiste una realtà che non è quel<strong>la</strong><br />
che vorrebbero loro, tutta infiocchettata <strong>per</strong> benino. Chiaro che disturbiamo un po‟ anche, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> biblioteca<br />
normalmente è un locale silenzioso e noi tanto silenziosi non siamo, i bambini manco <strong>per</strong> niente … Quindi anche<br />
questo: ogni tanto arriva qualcuno a dire: Ah, ma date fastidio! Insomma, si, hanno anche <strong>la</strong> loro parte di ragione<br />
<strong>per</strong>ò noi non è che noi possiamo sparire …<br />
Lei <strong>la</strong>vora a titolo volontario sul progetto oppure no?<br />
Parzialmente.<br />
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Ragionando sull‟efficacia dell‟intervento, un risultato concreto ottenuto? Mi sembra che abbia detto: al<strong>la</strong> fine<br />
dell‟anno, comunque, ognuna con il proprio bagaglio, ma esce più attrezzata di quando è arrivata.<br />
Assolutamente.<br />
Quali benefici ottengono le utenti attraverso questo intervento, cioè: oltre al livello linguistico, escono più<br />
autonome, più capaci di interloquire? Come le rende questo <strong>per</strong>corso?<br />
S<strong>per</strong>o più autonome e più capaci di interloquire, più consapevoli di sé. S<strong>per</strong>o. Poi è chiaro che ognuna, nel<br />
proprio ambito, riuscirà a fare dei passi più o meno lunghi. C‟è da dire che il vantaggio, quando ci conoscono, è<br />
che tendono a tornare <strong>per</strong> molti anni e quindi probabilmente questo cammino di consapevolezza, di autostima e<br />
di autonomia, probabilmente, nel corso degli anni, man mano progredisce. E poi tendono a portare le sorelle, le<br />
amiche, le parenti.<br />
Quindi sicuramente partono delle re<strong>la</strong>zioni importanti, che fanno tornare le <strong>per</strong>sone.<br />
Sì, si.<br />
Sì sentono protagoniste di qualche momento del progetto, dell‟intervento o il loro ruolo è quello di utenti?<br />
Temo che loro si vivano come utenti, temo. Però, proprio le due signore del movimento femminista che sono<br />
venute questo inverno, su nostra richiesta, abbiamo avuto parecchie ore di incontro con loro e abbiamo chiesto:<br />
Adesso che avete visto e avete sentito, diteci cosa possiamo fare. E allora <strong>la</strong> cosa su cui ci hanno stimo<strong>la</strong>to, è<br />
quel<strong>la</strong> di passare da una fase in cui loro sono solo utenti, fruitrici di un servizio, a essere di più protagoniste. Per<br />
cui, quest‟anno, dovremmo, siamo in fase di studio, <strong>per</strong>ché i corsi di italiano cominceranno tra due settimane e<br />
un mesetto dopo pensiamo di attivare una serie di <strong>la</strong>boratori in cui sono loro che, appunto, saranno protagoniste e<br />
passeranno delle informazioni a noi. Stiamo studiando su quali temi. Per esempio <strong>la</strong> cucina, che è una cosa che a<br />
loro interessa tanto; oppure gli usi e tradizioni del loro paese, in cui ci sia anche uno scambio, ma cercando il più<br />
possibile che siano loro ad essere protagoniste e non quelle che ricevono delle informazioni, come delle scatole<br />
prendono ed è finito tutto lì.<br />
L‟obiettivo è quello di stimo<strong>la</strong>re l‟attivazione di <strong>per</strong>corsi emancipatori?<br />
Questo corso di formazione che stiamo facendo <strong>per</strong> le educatrici pari e che ha tutta una serie di tappe: io e [<strong>la</strong><br />
responsabile di Meic] ci occupiamo delle tecniche di dinamiche di gruppo <strong>per</strong> insegnare un po‟ a gestire un<br />
gruppo, <strong>per</strong>ò avrebbe e uno degli obiettivi nostri sarebbe allevare queste educatrici pari <strong>per</strong>ché creino delle<br />
re<strong>la</strong>zioni, stimolino le donne ad uscire di casa, a formare dei gruppi di donne che parlino e comincino a tirar<br />
fuori tutte queste problematiche che hanno sicuramente vivendo in un paese che ha una cultura radicalmente<br />
diversa. A loro <strong>per</strong> esempio fa molto problema, probabilmente prima non l‟ho detto, <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana. Per loro è<br />
una scuo<strong>la</strong> eccessivamente <strong>la</strong>ssista <strong>per</strong>ché, appunto, intanto <strong>la</strong> loro visione del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> è quel<strong>la</strong> molto rigida, il<br />
maestro picchia, il maestro par<strong>la</strong> e tutti zitti a bocca a<strong>per</strong>ta qualsiasi cosa dica. Quindi una scuo<strong>la</strong> dove si insegna<br />
<strong>la</strong> socialità, dove si fa psicomotricità, dove si fanno le gite sco<strong>la</strong>stiche … altro argomento tabù, <strong>per</strong>ché loro, alle<br />
gite sco<strong>la</strong>stiche, tenderebbero a non mandare i bambini in generale, se poi sono femmine non se ne par<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ché<br />
<strong>la</strong> gita sco<strong>la</strong>stica è sicuramente un‟occasione di peccato. E quindi a loro fa molto problema <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana: <strong>la</strong><br />
trovano sempre troppo molle, pochi compiti, il maestro o <strong>la</strong> maestra poco severo. Quindi, ecco, uno dei<br />
<strong>la</strong>boratori sarà sicuramente sul<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>. Un po‟ <strong>per</strong> spiegare loro come funziona <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana, cosa che noi<br />
facciamo tutti gli anni nel <strong>per</strong>corso di cittadinanza, facendo intervenire le insegnanti che spieghino come<br />
funziona, <strong>per</strong>ché diamo importanza al<strong>la</strong> socialità, il <strong>per</strong>ché delle gite sco<strong>la</strong>stiche, il <strong>per</strong>ché del<strong>la</strong> ginnastica mista,<br />
il <strong>per</strong>ché di questo, il <strong>per</strong>ché di quello, e che è importante capire piuttosto che produrre paginate e paginate di<br />
compiti fatti in modo meccanico; <strong>per</strong>ò in questi <strong>la</strong>boratori che pensiamo di attivare, sicuramente uno sarà<br />
sull‟educazione dei bambini e sul rapporto con <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana.<br />
Per le utenti è facile accedere al progetto? È abbastanza conosciuto, pubblicizzato, promosso? Ci sono<br />
momenti e luoghi che facilitino il contatto?<br />
Allora, noi cerchiamo di fare un‟azione capil<strong>la</strong>re attraverso le educatrici pari, che quindi possono comunicare in<br />
arabo con le donne, nei mercati, nei negozi, nelle scuole. Abbiamo cercato di poter par<strong>la</strong>re ai genitori stranieri<br />
nelle scuole, arabi <strong>per</strong>lomeno, ma non è che abbiamo avuto tanta col<strong>la</strong>borazione dalle scuole. Tutt‟al più ci<br />
<strong>per</strong>mettono di appendere una locandina o di mettere dei vo<strong>la</strong>ntini. Noi cerchiamo di fare un‟azione capil<strong>la</strong>re a<br />
livello territoriale nei quattro quartieri in cui siamo. Se loro un minimo escono di casa, negli ospedali, alle<br />
anagrafi, alle asl, c‟è una pubblicità capil<strong>la</strong>re dove si dovrebbero poter incontrare queste donne; se c‟è <strong>la</strong><br />
mediatrice, ovviamente, cerca di attaccare discorso.<br />
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Nello svolgere il suo <strong>la</strong>voro, lei è supportata da un <strong>la</strong>voro di équipe che avviene con le altre figure professionali<br />
implicate nel progetto. È soddisfacente questo <strong>la</strong>voro? C‟è un buon livello di col<strong>la</strong>borazione? Si arriva a<br />
coprogettare i passaggi?<br />
Quello sicuramente, su questo non c‟è niente da dire, anche <strong>per</strong>ché, essendo volontari, queste cose o si fanno<br />
<strong>per</strong>ché si ha il pallino e <strong>la</strong> passione, sennò, fosse affidato a figure professionali, fatto <strong>per</strong> <strong>la</strong>voro, credo che non<br />
funzionerebbe così bene. Quindi, intanto l‟équipe di <strong>la</strong>voro si riunisce una volta al mese <strong>per</strong> fare il punto, il<br />
aggiustare il metodo, trovare strategie migliori <strong>per</strong> raggiungere l‟obiettivo.<br />
Quando dice l‟équipe, vuol dire?<br />
Insegnanti, coordinatrici, mediatrice. Poi facciamo degli aggiornamenti; intanto abbiamo fatto più volte lezioni<br />
sul mondo arabo, <strong>la</strong> cultura, le tradizioni, i cambiamenti, appunto il codice di <strong>famiglia</strong> eccetera. Su questo<br />
cerchiamo sempre di essere aggiornate. Alcune di noi hanno addirittura un “corsetto” di arabo, minimo … anzi,<br />
più che di arabo, di marocchino, <strong>per</strong> comunicare; alcune di noi, non tutte. Poi ogni tanto abbiamo qualche<br />
es<strong>per</strong>to che ci illumina su questioni pedagogico-didattiche, tutto a livello di volontariato, quando troviamo<br />
qualcuno disponibile a darci una mano, noi accettiamo volentieri. Comunque noi cerchiamo sempre di tenerci<br />
aggiornate, o comunque sempre vigili e critiche nell‟aggiustamento del metodo.<br />
Lei è contenta di <strong>la</strong>vorare in questo servizio?<br />
Contentissima.<br />
Perché?<br />
Ma, ci pensavo prima: forse, egoisticamente, è molto gratificante, devo dire. Sicuramente molto gratificante: non<br />
so quale altro <strong>la</strong>voro ti dia … ti trovi a <strong>la</strong>vorare con delle <strong>per</strong>sone che ti guardano con questi occhi riconoscenti,<br />
come se fossi veramente non so chi, venuta dal cielo. Io trovo che queste donne sono cosi bistrattate e così poco<br />
abituate ad avere qualcuno che si interessi di loro, che vedere che nel loro gruppo ci sono due insegnanti che<br />
sono lì tutte <strong>per</strong> loro, solo <strong>per</strong> aiutarle, a risolvere i problemi, a capire, eccetera che, veramente, non possono che<br />
essere poi riconoscenti, <strong>per</strong>ché non hanno, secondo me, da nessun‟altra parte questa possibilità. E quindi,<br />
veramente, diventi una specie di … noi diciamo amiche, poi [<strong>la</strong> responsabile di Meic] dice che ci vivono come<br />
delle mamme anche <strong>per</strong>ché c‟è un abisso di età tra noi e loro. Io mi trovo ad essere decisamente molto più<br />
vecchia delle loro mamme <strong>per</strong>ché, appunto, cominciando così presto il ciclo, le loro mamme hanno anche<br />
vent‟anni meno di me, oppure del<strong>la</strong> mia età sono già morte da una vita. E comunque le donne un po‟ più anziane,<br />
arabe, che sono più giovani di me, hanno veramente un aspetto terribile! Possono ricordarmi mia nonna, sono<br />
proprio avvizzite … E quindi, sicuramente è enormemente gratificante, <strong>per</strong>ché veramente non credo in nessun<br />
altro posto ricevi una gratificazione così; e poi è estremamente gradevole <strong>la</strong>vorare in un gruppo che, appunto,<br />
essendo quasi tutte volontarie, <strong>la</strong>vora con interesse, motivato, se uno non ha voglia se ne va, anzi … non viene<br />
neanche.<br />
Nel gruppo siete sempre in due insegnanti?<br />
Sì, c‟è un tito<strong>la</strong>re e un associato, diciamo così. C‟è una maestra responsabile del gruppo, una maestra insegnante,<br />
e una più di affiancamento. E poi appunto, essendo molte volontarie, può capitare che una volta una abbia un<br />
impegno di <strong>famiglia</strong> e un‟altra <strong>la</strong> sostituisca. E poi, comunque, con i livelli bassi di analfabete o quasi, se il<br />
gruppo è numeroso, come spesso succede, è impossibile seguire.<br />
Numeroso cosa vuol dire?<br />
A me è capitato anche di arrivare fin quasi ai trenta, o comunque decisamente sopra ai venti. Allora seguire venti<br />
analfabete, qualcuna ha proprio bisogno addirittura che le si prenda <strong>la</strong> mano … con livelli di partenza e di<br />
apprendimento molto differenti, <strong>per</strong> cui io due anni fa avevo molte difficoltà, <strong>per</strong>ché ne avevo una delle mie<br />
storiche che aveva fatto il diavolo a quattro <strong>per</strong> rimanere con me; le altre le avevo convinte ad andarsene, a<br />
tagliare il cordone ombelicale … con questa non c‟era stato verso. S‟era trovata in un gruppo decisamente<br />
su<strong>per</strong>iore con lei che faceva fatica a tener <strong>la</strong> matita in mano, <strong>per</strong> cui era un disastro: una delle due insegnanti<br />
doveva stare solo con lei. Lei, poverina, diceva: Oggi ho molto mal di testa, stanotte non ho dormito! Lavorava<br />
anche: - In panetteria mi hanno fatto pulire! Ecco, lei non è più tornata, al<strong>la</strong> fine dell‟anno si è trovata talmente<br />
… non era tanto giovane, non è più tornata, non so.<br />
In generale pensa che le utenti siano contente del <strong>la</strong>voro che fa lei?<br />
Sì, si! Se non mentono spudoratamente, ma non credo … ma del <strong>la</strong>voro che faccio io come di tutte le altre! Si, si,<br />
poi si vede quando le rivediamo: ti baciano, ti abbracciano, ti stringono, ti portano regali, <strong>per</strong>ché questa è<br />
un‟altra questione che a me proprio fa tanto problema, <strong>per</strong>ché io conosco le condizioni economiche di qualcuna<br />
di loro. Il fatto che mi portino un regalo … io non so quanto abbiano speso, <strong>per</strong>ché normalmente cercano di<br />
rega<strong>la</strong>rti qualcosa che fa parte del<strong>la</strong> loro cultura: un oggetto, una teiera. A me veramente fa un problema grosso,<br />
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<strong>per</strong>ché penso: magari si è tolta qualcosa dal<strong>la</strong> bocca <strong>per</strong> farmi il regalo! E mi è capitato anche di allieve che non<br />
ho più con me, che mi abbiano ancora fatto il regalo quest‟anno. Anche se non le ho più da due o tre anni. E a<br />
giugno io ho avuto un piccolissimo problema di salute, sono mancata al<strong>la</strong> festa finale, e una delle mie allieve<br />
storiche che non viene più da qualche anno <strong>per</strong>ché c‟è uno dei nostri corsi che è molto più comodo, è venuta<br />
all‟inizio dell‟anno <strong>per</strong> dirmi che era incinta e al<strong>la</strong> fine dell‟anno col bambino <strong>per</strong> farmelo vedere, ma io giusto<br />
quel giorno non c‟ero. Quindi poi vengono, ancora a salutarti, a trovarti, a farti vedere … Quindi credo che siano<br />
contente, si.<br />
Come vede il futuro del progetto?<br />
Malissimo, malissimo! Forse io sono pessimista, [<strong>la</strong> responsabile di Meic] non è così pessimista. Siccome le<br />
risorse economiche sono sempre, ogni anno, minori, <strong>per</strong>ché vediamo dap<strong>per</strong>tutto i tagli al<strong>la</strong> cultura, figuriamoci<br />
a queste attività, e gli stranieri credo che siano i primi ad essere penalizzati, io lo vedo malissimo, cioè non so da<br />
dove potrà arrivare qualche contributo in futuro, <strong>per</strong> cui … io temo molto. Anche questi libri, <strong>la</strong> cui stampa è<br />
alcune migliaia di euro, visto che le alunne sono centinaia, e noi a loro non chiediamo niente, è tutto gratuito. Ci<br />
siamo anche poste il problema ma <strong>per</strong> esempio <strong>la</strong> mediatrice ci diceva che già chiedere cinque euro … qualcuno<br />
ha chiesto se poteva pagare a rate … Quindi, anche già solo il materiale, non è possibile stamparlo. Tutto il resto,<br />
le baby sitter …<br />
State già s<strong>per</strong>imentando quest‟anno una contrazione del progetto?<br />
Oh, si. In termini di finanziamenti, fino adesso di finanziamenti. La disponibilità dei locali c‟è. Attingiamo a<br />
quello che abbiamo risparmiato l‟anno scorso, dovremmo farce<strong>la</strong> a finire quest‟anno sco<strong>la</strong>stico. Dall‟anno<br />
prossimo, da maggio in poi, io <strong>per</strong>sonalmente, anche se non sono <strong>la</strong> responsabile, me <strong>la</strong> vedo malissimo. Poi non<br />
so, io sono molto pessimista, <strong>per</strong>ché questi sono gli ultimi soldi che abbiamo. Dopodiché non so. Anche <strong>per</strong>ché,<br />
forse fortunatamente, le associazioni che si occupano di stranieri a tutti i livelli, non solo di insegnamento<br />
dell‟italiano, si sono moltiplicate. Quindi, <strong>per</strong> esempio, <strong>la</strong> provincia di Torino che eroga dei contributi, adesso li<br />
distribuisce tra molte più iniziative. Noi <strong>per</strong> fortuna qui a Torino abbiamo degli assessori molto sensibili a questa<br />
problematica degli stranieri e che tra l‟altro partecipano rego<strong>la</strong>rmente al<strong>la</strong> nostra festa di inaugurazione e<br />
chiusura, <strong>per</strong>ò le risorse finanziarie … All‟assessore al<strong>la</strong> cultura del comune di Torino hanno già tagliato<br />
qualsiasi cosa. Tanto <strong>per</strong> dire, l‟altro giorno in biblioteca <strong>la</strong> direttrice diceva: Ci fosse un sant‟uomo che ci rega<strong>la</strong><br />
le sedie! La direttrice di una biblioteca civica di Torino, no <strong>la</strong> parrocchietta. All‟assessore al<strong>la</strong> cultura hanno<br />
tagliato tutto. Per esempio a Torino, l‟attività di “Estate ragazzi”, che è tutta l‟attività di assistenza dei centri<br />
estivi, è stata drasticamente tagliata. Adesso parlo in campo educativo; in campo del<strong>la</strong> cultura, non se ne par<strong>la</strong>,<br />
quindi non so bene che cosa potranno fare. E <strong>la</strong> Compagnia di San Paolo … l‟anno scorso a novembre Il Nostro<br />
Pianeta ha organizzato con Meic e Progetto Tenda un convegno a cui sono stati invitati tutti quelli che si<br />
occupano di insegnamento di italiano agli stranieri. Hanno partecipato un certo numero di associazioni e<br />
abbiamo invitato anche i CTP che sono i centri territoriali <strong>per</strong> l‟insegnamento dell‟italiano; alcuni si sono<br />
dimostrati anche molto disponibili e hanno detto: Meno male che ci siete voi! Noi no sapremmo come fare<br />
<strong>per</strong>ché abbiamo migliaia di iscritti e pochissimi insegnanti. Alcuni no, ci hanno vissuto come concorrenti e ci<br />
hanno abbastanza snobbato. Perché <strong>la</strong> Compagnia di San Paolo ci aveva anche invitati a coordinarci, cioè, come<br />
dire: noi abbiamo erogato dei fondi a voi, a questi, a quest‟altri, se voi vi riunite, cercate di col<strong>la</strong>borate e fare<br />
un‟azione … evitate che tanti facciano <strong>la</strong> stessa cosa, ciascuno con una sua specificità … e noi questo cerchiamo<br />
di farlo, ma non dipende solo da noi. Col volontariato è più facile farlo, non con tutti; se poi invece si toccano<br />
settori pubblici come i CTP, allora lì … dipende dal<strong>la</strong> lucidità e lungimiranza del responsabile. Noi al<strong>la</strong><br />
biblioteca abbiamo un CTP <strong>la</strong> cui responsabile è appena andata in pensione ma è una <strong>per</strong>sona stupenda, con cui<br />
abbiamo col<strong>la</strong>borato, <strong>per</strong> cui, viste le pochissime risorse che avevano loro e l‟enorme numero di iscritti, abbiamo<br />
col<strong>la</strong>borato e abbiamo preparato noi le nostre allieve a dare l‟esame di terza media da loro. Altri CTP di Torino<br />
non vogliono sentire ragioni. Anzi, pensano che gli rubiamo <strong>la</strong> cliente<strong>la</strong>, come se avessimo qualche interesse che<br />
non abbiamo.<br />
Bene, io <strong>la</strong> ringrazio <strong>per</strong> tutte le cose che ha detto e <strong>per</strong> l‟importante contributo.<br />
611
2.7. L’associazionismo familiare<br />
2.7.1 Intervista al<strong>la</strong> responsabile dell‟associazione Radici e Ali<br />
Vorrei capire con voi come primo aspetto <strong>la</strong> storia di come è nata l‟associazione ma di come poi anche come <strong>la</strong><br />
vostra <strong>famiglia</strong> ha deciso di prendervi parte.<br />
L‟associazione nasce dall‟esigenza di che aveva un gruppo di famiglie che già si costituì grazie ad un gruppo di<br />
condivisione, le Querce di Mambre, <strong>la</strong> sig<strong>la</strong> è AQM di cui alcune famiglie fanno ancora parte, di dar vita ad un<br />
luogo di prossimità familiare cioè <strong>la</strong> vicinanza familiare potesse da vita, potesse sviluppare e facilitare certe<br />
forme di solidarietà e di a<strong>per</strong>tura delle famiglie verso l‟esterno. Il…un po‟ questo è all‟origine del pensiero.<br />
L‟altra cosa è che l‟associazione teneva[…]preme e voleva <strong>per</strong> mantenere <strong>per</strong> ogni <strong>famiglia</strong> l‟integrità del<strong>la</strong><br />
scelta <strong>famiglia</strong>re. Non creare una comunità dove venivano cambiati in maniera radicale certi aspetti del‟essere<br />
<strong>famiglia</strong> ma venissero potenziati <strong>per</strong> meglio capirci non un aspetto di convivenza abitativa stretta dove magari<br />
alcuni aspetti del<strong>la</strong> vita familiare venissero condiviso in maniera <strong>per</strong>manente e fra virgolette obbligatoria <strong>per</strong> cui<br />
questa area dove abbiamo realizzato i nostri sei appartamenti dove ogni <strong>famiglia</strong> mantiene un contesto familiare,<br />
come si può dire…eh autonomo e degli spazi dove invece viene favorita <strong>la</strong> possibilità del<strong>la</strong> solidarietà e del<strong>la</strong><br />
prossimità prima di tutto fra le stesse famiglie che fanno parte dell‟associazione sono sei famiglie con figli che<br />
vanno da attualmente <strong>per</strong>ché poi quando siamo arrivata si par<strong>la</strong> di 10 anni fa. Comunque attualmente si va dai<br />
nove ai trent‟anni e degli spazi dove si potesse vivere questa solidarietà e vicinanza e degli altri spazi dove si<br />
potessero accogliere le situazioni di fragilità sociale.<br />
Questi spazi piu‟ propriamente sono i bilocali dove in maniera originaria è stato pensato di accogliere progetti di<br />
accoglienza finalizzati all‟autonomia dove tramite i servizi e degli enti invianti cioè mai direttamente con l‟ospite<br />
che usufruisce del servizio si potessero progettare e concretizzare dei <strong>per</strong>corsi di autonomia che normalmente<br />
sono stati fissati in due anni, tre anni. Questi progetti prevedono diversi attori che sono i servizi e le forze che i<br />
servizi possono mettere in campo come assistente sociale, psicologo, educatore e varie forme; i volontari di<br />
radici e ali che sono le famiglie, che normalmente rivestono il ruolo di tutor e d‟interfaccia fra l‟ospite e il suo<br />
progetto e questo è un po‟ l‟ambito su cui abbiamo fondato il nostro venire qua.<br />
Poi sul nostro stare vicini si possono mettere in atto altre forme di solidarietà <strong>per</strong> esempio l‟affido. L‟affido è<br />
una scelta che pur rimanendo esclusiva di ogni <strong>famiglia</strong> e non può essere diversamente si trovano una facilità<br />
diversa rispetto al vivere una situazione iso<strong>la</strong>ta che rischia di essere stretta. Per esempio qui da noi ci sono state<br />
due famiglie che hanno fatto l‟affido. Il poter condividere re<strong>la</strong>zione fattiva tirare <strong>per</strong> fare un esempio tirare su <strong>la</strong><br />
roba <strong>per</strong>ché tu sei al limite e non ce <strong>la</strong> fai e l‟amica a fianco senza dire “né a né ba” te <strong>la</strong> stira da situazioni più<br />
complesse ma anche più semplici che fanno si <strong>la</strong> peculiarità del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Fra l‟altro io e Cinzia e questo fa<br />
parte del<strong>la</strong> nostra storia <strong>per</strong>sonale avevamo avuto un‟es<strong>per</strong>ienza di affido nel nostro passato che tra i vari motivi<br />
<strong>per</strong> cui non era andato benissimo era comunque una forma di iso<strong>la</strong>mento che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> si trova ad affrontare<br />
quando hai un ragazzino in affido. L‟altra cosa che è maturata nel tempo da quando siamo qua è l‟a<strong>per</strong>tura sul<br />
territorio. Dall‟a<strong>per</strong>tura sul territorio abbiamo potuto constatare<br />
Che vengono qua da noi come semplice amicizia, come semplice punto di passaggio, coem punto di ritrovo fra<br />
famiglie diverse che qua si ritrovano <strong>per</strong> vari motivi e con queste eisigenze e partendo da esigenze anche nostre<br />
come quelle di piazzare <strong>per</strong> esempio i ragazzi nei <strong>per</strong>iodi estivi in contesti che non fossero esclusivamente dei<br />
parcheggi che comunque dessero un qualcosa in più siamo partiti con il centro estivo che via via si è un po‟ più<br />
strutturato fino a poter usufruire di <strong>per</strong>sonale qualificato come educatori di cui poter usufruire in quel <strong>per</strong>iodo<br />
più volontari che vengono a sviluppare <strong>la</strong> loro o<strong>per</strong>a piuttosto che <strong>la</strong>boratori di teatro, <strong>la</strong>boratori di musica cioè<br />
tutte forme…corsi di formazione, corsi di formazione <strong>per</strong> le famiglie, corsi di education fatto con <strong>la</strong> parrocchia<br />
dove un gruppo di genitori di adolescenti si incontrava <strong>per</strong> confrontarsi e lì avevamo messo in campo forze con<br />
altre coo<strong>per</strong>ative dove avevamo psicologi educatori pedagogisti che insieme a noi avevano strutturato dei<br />
<strong>per</strong>corsi che sono stati portati a termine nel <strong>per</strong>iodo dei due anni ha avuto un riscontro molto molto positivo dove<br />
fra <strong>la</strong> altre cose che ci venivano accreditate era un clima di non giudizio che favoriva molto il confronto e <strong>la</strong><br />
crescita nei rapporti educativi con i propri figli e tutto questo è un po‟ l‟ossatura di quello che è radici e ali come<br />
è stata pensata e come è evoluta negli anni; noi siamo qui dal 2003 insieme – parlo di radici – stiamo par<strong>la</strong>ndo e<br />
ci stiamo preparando di questa cosa dal 1998. Questo è un po‟ il <strong>per</strong>corso di radici e ali.<br />
Avete fatto riferimento a quest‟altra associazione AQM<br />
AQM è un gruppo di preghiera nato all‟interno del<strong>la</strong> diocesi di Como da figlie che ritrovandosi..penso che <strong>la</strong><br />
cosa era nata principalmente all‟interno delle famiglie che si prestavano principalmente <strong>per</strong> i corsi dei <strong>per</strong>corsi<br />
dei fidanzati. In questa allora c‟era Lanfranconi che ora è il vescovo di Cremona che era responsabile del<strong>la</strong><br />
612
pastorale familiare si era creata questa esigenza di condivisione del proprio pensiero e di non sentirsi anche come<br />
si può dire confrontarsi e crescere nel confronto, nel<strong>la</strong> vicinanza, nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione e nel<strong>la</strong> preghiera e si era<br />
formata questa associazione che non era un‟associazione di convivenza e di prossimità e questo è stato uno dei<br />
dibattiti che andata avanti <strong>per</strong> anni all‟interno di AQM <strong>la</strong> necessità o meno di avere una convivenza rispetto a<br />
questo progetto che non è stata scelta come progetto di Aqm. Parte di Aqm sentiva molto <strong>per</strong>ò il senso del<strong>la</strong><br />
famigli al<strong>la</strong>rgata. Eravamo qua in sei famiglie ma ogni <strong>famiglia</strong> considera <strong>famiglia</strong> quelli che sono le altre cinque<br />
famiglie ovviamente con i confini che questa cosa comporta. Ovviamente con tutto quello che ciò comporta tra<br />
un aiuto uno scazzo qualsiasi cosa comunque son quelle cose che si formano e non riesci a predeterminare prima.<br />
Aqm ci ha aiutato, a parte che quattro di noi fanno ancora parte e due hanno fatto parte nel passato, ci aiutato<br />
molto <strong>per</strong>ché comunque ci anche dato una mano economica e ci da una mano anche nell‟attuazione del servizio<br />
<strong>per</strong>ché al momento due membri di Aqm di quel<strong>la</strong> che è l‟èquipe servizio che questa poi fa parte di come siamo<br />
strutturati rispetto al<strong>la</strong> parte che riguarda il servizio, elemento organizzativo pseudo professionale con il quale<br />
affronti <strong>la</strong> questione e due famiglie di loro sono queste. Aqm faceva fià parte del<strong>la</strong> condivisione di appartamento<br />
di proprietà che loro avevano affittato <strong>per</strong>ò a loro mancava l‟aspetto di re<strong>la</strong>zione o di vicinanza rispetto agli<br />
ospiti. Cioè tu andavi, al<strong>la</strong> sera finivi il <strong>la</strong>voro e andavi a trovarlo. Qui l‟ospite vive nel nostro contesto. Qui<br />
abbiamo <strong>la</strong> ragazza che conosci anche tu, poi abbiamo una signora che ha avuto una separazione molto dura con<br />
due figli che vive qua, poi abbiamo una <strong>famiglia</strong> che tra l‟altro non possiamo considerare ospite <strong>per</strong>ché sono<br />
amici che hanno un contesto…anche queste cose qua al<strong>la</strong> fine favorisce questo contesto[…]hanno avuto un<br />
problema partico<strong>la</strong>rmente difficile da affrontare e hanno avuto bisogno di andarsene immediatamente e di<br />
trovarsi un‟altra casa e noi abbiamo avuto <strong>la</strong> possibilità di ospitarli qua <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo di quattro cinque mesi. La<br />
solidarietà <strong>per</strong> esempio anche se ce l‟hai nelle corde ma hai una casa che come fai a mettere quattro <strong>per</strong>sone in<br />
casa tua, come fai, non puoi. E <strong>per</strong> esempio l‟altra sera è venuta questa ragazza con i due bambini <strong>per</strong> chiedermi<br />
[…]e poi ci siamo messi a par<strong>la</strong>re…è una forma che se tu sai che ti senti so<strong>la</strong> c‟è sempre qualcuno che è<br />
disponibile ad ascoltarti accanto. Sai mentre io ero lì a far andare il sugo le mi raccontava le sue cose. Sono cose<br />
minime che <strong>per</strong>ò se sai che ci sono i bambini a casa da soli il pomeriggio mi dice guarda che oggi è a casa da<br />
solo. Io vado lì gli suono e gli chiedo come va va tutto bene oppure viene lui a chiamare mio figlio <strong>per</strong> giocare<br />
insieme. È un contesto che se anche tu hai i figli da soli a casa sai che ci sono i vicini che possono dare un<br />
occhio; poi d‟estate giocano insieme e sono i figli di tutti e mentre guardi i tuoi guardi anche quelli degli altri. E<br />
un po‟ questo è il contesto del<strong>la</strong> famigli al<strong>la</strong>rgata, prendersi cura del; poi non so c‟è stato un momento in cui mia<br />
figlia ha avuto un <strong>per</strong>iodo di crisi quando si era mol<strong>la</strong>ta con il suo primo fidanzato e con noi non par<strong>la</strong>va , ma<br />
combinazione par<strong>la</strong>va con una di noi che ha avuto <strong>la</strong> stessa es<strong>per</strong>ienza quando aveva <strong>la</strong> sua stessa età gli era<br />
successo. Comunque sa<strong>per</strong>e che tua figlia non palea con te <strong>per</strong>ché non se <strong>la</strong> sente ma comunque par<strong>la</strong> con<br />
qualcuno di cui tu hai fiducia sono cose che dal punto di vista del<strong>la</strong> monetizzazione è parliamoci chiaro è un<br />
aspetto che non è secondario rispetto al<strong>la</strong> scelta ma comunque ha un valore che possono essere considerate<br />
minimale ma che tutte insieme è un patrimonio.<br />
Mi spiegavate anche di come Radici e Ali è strutturata rispetto al Servizio?<br />
Dunque Radici e Ali attualmente siamo in un <strong>per</strong>iodo evolutivo che pensiamo ci porti ad una situazione più<br />
avanti <strong>per</strong>ché giustamente pensiamo che le cose cambino crescendo.<br />
Attualmente siamo costituiti, il servizio viene gestito così abbiamo un‟èquipe che chiamiamo èquipe servizio che<br />
è formata da tre <strong>per</strong>sone e attualmente due di Aqm. Cosa fa, tu lo sai <strong>per</strong>ché in parte abbiamo avuto modo di,<br />
valuta insieme le richieste, abbiamo e<strong>la</strong>borato un protocollo che infrangiamo rego<strong>la</strong>rmente <strong>per</strong>ché le richieste ci<br />
chiedono delle uscite si seminato <strong>per</strong>ò nel protocollo abbiamo fatto delle scelte rispetto alle situazioni che si<br />
possono accogliere e che non si possono accogliere comunque considera che noi qua dentro ci viviamo non è una<br />
comunità dove tu finito il tuo turno te ne vai, qui è <strong>la</strong> nostra casa è dove ci viviamo qui, quindi accoglienza.<br />
Può essere difficile puoi trovare dei confini molti più duri rispetto a una comunità dove tutto è di tutti d‟altra<br />
parte <strong>per</strong> chi ci vive può essere molto più difficile <strong>per</strong>ché non stacchi mai rispetto ai problemi. Dopo questa<br />
prima scrematura vengono presi i contatti con i servizi che hanno fatto queste prime richieste e chiaramente si<br />
fanno degli ulteriori approfondimenti sul<strong>la</strong> situazione <strong>per</strong>ché normalmente nei primi contatti non ti viene<br />
raccontata tutta <strong>la</strong> storia anche <strong>per</strong> motivi di privacy.<br />
Quando viene poi selezionato un caso come proponibile al<strong>la</strong> situazione, in questo caso viene proposto<br />
all‟associazione e individuata una <strong>famiglia</strong> che <strong>per</strong> caratteristiche <strong>per</strong> momento storico di Radici e Ali possa<br />
assumersi il ruolo di tutor. Quando il servizio, l‟èquipe e i tutor si trovano d‟accordo l‟ospite viene portato qui in<br />
comunità, l‟ospite deve sottoscrivere un contratto che ha una data d‟inizio e una di fine che prevede degli attori,<br />
il Sil, i servizi sociali, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor e tutto quello che risulta necessario e viene formu<strong>la</strong>to un progetto che<br />
dura due anni eventualmente con <strong>la</strong> possibilità di un terzo anno se eventualmente sia necessario <strong>per</strong> completare il<br />
progetto oppure vengono interrotti prima qualora si verificasse che alcuni obiettivi primari fossero stati raggiunti<br />
e <strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza crea un regresso e si trova una soluzione differente. All‟ospite viene assegnato un bilocale e<br />
comincia un po‟ l‟avventura dell‟ospite e ci sono delle verifiche che vanno dal settimanale a le mese dipende un<br />
po‟ dall‟ospite quanto è necessario. Ci sono verifiche con i servizi, i tutor l‟ospite <strong>per</strong> modificare il progetto o <strong>per</strong><br />
613
verificare che tutto sia nei binari che prevedeva come andassero le cose. Questo è un po‟ l‟aspetto strutturato del<br />
servizio.<br />
La scelta di chi dei vostri due membri fa parte di questa èquipe servizio…<br />
In questo momento <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> viene proposta dell‟équipe, chi deve essere <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor che deve accettare<br />
ovviamente. La <strong>famiglia</strong> tutor può dire non io <strong>per</strong> quest‟anno fine delle trasmissioni <strong>per</strong> quello <strong>la</strong> capienza dei<br />
cinque bilocali con sei famiglie non è neanche facile da riempire crea un certo numero di pressioni che una<br />
<strong>famiglia</strong> tutor dice <strong>per</strong> un anno non ne voglio sentir par<strong>la</strong>re ance <strong>per</strong>ché ci sono tante e tali attività a Radici a Ali.<br />
Noi ci troviamo una volta al<strong>la</strong> settimana in un‟assemblea, abbiamo dei momenti di preghiera poi abbiamo dei<br />
momenti di condivisione insieme che sono il pranzo comune una domenica al mese, condividiamo <strong>per</strong> esempio<br />
adesso nelle vacanze natalizie <strong>la</strong> cena vigiliare <strong>la</strong> facciamo insieme, capodanno lo facciamo insieme con altre<br />
famiglie che ci chiedono di venire; famiglie del<strong>la</strong> parrocchia, del territorio che non stiamo neanche ad invitare<br />
<strong>per</strong>ché ci chiamano loro e ci dicono “c‟è posto?, noi vorremo stare con voi” <strong>per</strong>ché comunque è una cosa a<br />
livello familiare, mangiamo insieme, una tombo<strong>la</strong>, un po‟ di musica…Il sentirsi parte è una cosa che[…]tant‟è<br />
che stiamo pensando ed è una cosa complessa a livello fiscale ad una soluzione di creare una forma di<br />
associazione <strong>per</strong>ché tanti abbiamo <strong>per</strong>cepito che desiderano una certa forma di appartenenza riconosciuta.<br />
Questa è una onlus formata dai dodici soci che l‟anno fondata, questa è una casa che è costata <strong>per</strong>ché in questa<br />
casa non sono arrivati soldi, qualsiasi soldo è arrivato qua è stato frutto di nostri sforzi economici familiari o di<br />
<strong>per</strong>sone privati; qualche privato tipo Caritas così che ci ha finanziato progetti <strong>per</strong>ò comunque è da considerare<br />
privato <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> Caritas non è pubblica ma privata e poi il 5 <strong>per</strong> mille che <strong>per</strong>ò hanno già visto bene di toglierci<br />
<strong>per</strong>ché con <strong>la</strong> finanziaria nuova non si sa veramente come va a finire.<br />
Qui noi abbiamo messo tutti in nostri risparmi ogni <strong>famiglia</strong> si è presa a carico del costo del proprio<br />
appartamento e tu sai benissimo che quando versi i soldi in una onlus non tornano più indietro. L‟altra parte, una<br />
parte sono arrivati i soldi di Aqm che hanno finanziato quasi tre quarti di un bilocale poi le dorate [ordine<br />
religioso di suore n.d.r] ci hanno pagato in anticipo cinque anni di servizio di cui poi hanno usufruito che in quel<br />
momento ci facevano comodo <strong>per</strong> costruire poi il resto arrivano dalle rette che facciamo pagare <strong>per</strong> i progetti che<br />
riescano a finanziare <strong>la</strong> parte in comune e attuare anche progetti. Però capisci che qua noi abbiamo investito<br />
finanziariamente il nostro. È un contesto che …come ti dicevo monetizzami quello che succede qua e non so se<br />
ne val <strong>la</strong> pena o meno, naturalmente sì. Io prima ero in affitto certo potevo decidere di comprarmi una casa ma<br />
fra le cose che nessuno può portarti via credo che questo contesto abbia un valore che nessuno può portarti via.<br />
Avete par<strong>la</strong>to del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor, se doveste descrivere esattamente cosa fa nel concreto?<br />
La <strong>famiglia</strong> tutor, allora, ufficialmente nel senso che <strong>per</strong> definizione <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor è l‟interfaccia fra l‟ospite e<br />
il progetto nel senso che l‟ospite con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor non ha l‟obbligo di un rapporto privilegiato ma ha<br />
l‟obbligo di confrontarsi continuamente sull‟andamento del progetto.<br />
La <strong>famiglia</strong> tutor con l‟ospite fa delle verifiche sono settimanali ogni dieci giorni mensili, quello che è, ogni<br />
giorno se c‟è il bisogno in ci rispetto a diversi ambiti del progetto si verific al‟andamento. Poi normalmente si<br />
instaura una re<strong>la</strong>zione partico<strong>la</strong>re con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor che può essere scelta anche in base ad un‟empatia<br />
partico<strong>la</strong>re che si instaura. All‟ospite nul<strong>la</strong> vieta di re<strong>la</strong>zionarsi con un‟altra <strong>famiglia</strong> proprio <strong>per</strong>ché non è <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> tutor questo fa un po‟ parte dei giochi.<br />
Poi cosa fa <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor in pratica? Prende <strong>la</strong> macchina all‟una di notte <strong>per</strong>ché l‟ospite ti ha chiamato che i<br />
suoi amici hanno <strong>la</strong> macchina con <strong>la</strong> ruota storta che si è attaccata al gomito una serie di scuse infinite e tu prendi<br />
<strong>la</strong> macchina e vai a prender<strong>la</strong>. Èun ruolo un po‟ partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong>ché dipende chi hai come ospite. Se l‟ospite3 è<br />
una mamma con bambini allora si fa un‟amicizia che è di un certo tipo sei hai un adolescente cioè un ragazzo fra<br />
i 18 venti, ventidue anni allora – tipo <strong>la</strong> nostra amica che conosciamo – allora il ruolo è un po‟ delicato <strong>per</strong>ché<br />
appunto l‟ospite trasferisce una figura genitoriale. Il ruolo genitoriale lo puoi anche assumere <strong>per</strong>ò rimane il fatto<br />
che non essendo genitore puoi creare un‟illusione di genitorialità all‟ospite che poi lo metteresti in confusione.<br />
Poi c‟è un aspetto soggettivo che è quello del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con l‟ospite <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor ha un ruolo istituzionale<br />
al quale cerca di attenersi rispetto a quello che abbiamo visto insieme e poi c‟è <strong>la</strong> spetto re<strong>la</strong>zionale che è un<br />
aspetto <strong>per</strong>sonale; ci sono non lo so non è dovuto che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> gli organizzi <strong>la</strong> festa di compleanno come tutor,<br />
lo posso fare come <strong>famiglia</strong> vicina. Ehhh quello del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor è un aspetto che ci ha fatto dibattere<br />
parecchi <strong>per</strong>ché poi ognuno <strong>la</strong> vede a modo proprio e diventa difficile e nel temo siamo anche riusciti a creare<br />
dei come si può dire…dire dei protocolli mi sembra assurdo, ma tanto <strong>per</strong> capirci <strong>per</strong>ché non sono protocolli<br />
degli atteggiamenti<br />
Delle linee guida?<br />
Delle linee guida, brava, che non creino confusione <strong>per</strong>ché il tutor del Giuseppino lo va a prendere a Mi<strong>la</strong>no te<br />
invece se sono a Grandate mi dici di prendere il pullman, <strong>per</strong>ché il sa<strong>la</strong>tore è fatto così e io no. Però è un aspetto<br />
<strong>per</strong>sonale. Per quanto riguarda invece <strong>la</strong> conduzione del progetto, i rapporti coni servizi, essenzialmente i tutor<br />
non dovrebbero avere rapporti diretti con i servizi ma farli filtrare dall‟èquipe o comunque da una struttura nostra<br />
interna. Poi ci sono dei rapporti che sono nell‟immediato nel<strong>la</strong> ..che poi di fatto c‟è <strong>la</strong> telefonata a noi<br />
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dell‟assistente sociale al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor, ma normalmente sono cose precostituite che non vanno a modificare il<br />
progetto; su cose un po‟ diverse si interviene invece con strutture pensate prima.<br />
E <strong>per</strong> esempio dovesse arrivare una <strong>famiglia</strong> con tre bambini non è che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor deve<br />
Accol<strong>la</strong>rsi tutti i suoi bisogni. Ci si può sentire con le altre famiglie e dire c‟è bisogno di tenere i tre figli <strong>per</strong>ché<br />
lei ha bisogno di <strong>la</strong>vorare due giorni ce li dividiamo: uno ne tiene uno non è che quel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> lì <strong>per</strong>ché è tutor<br />
deve tenersi tutti cioè un conto è il progetto, un conto l‟aiuto. Il progetto come diceva lui lo seguiamo noi,<br />
facciamo noi <strong>la</strong> verifica tu magari mi stai antipatico ma sei il mio tutor e lo devo fare con te. Ci sono state delle<br />
situazioni in cui a volte i ragazzi che dovevamo appunto control<strong>la</strong>re che con noi non avevano un granchè di<br />
re<strong>la</strong>zione che appunto si re<strong>la</strong>zionavano con un'altra <strong>famiglia</strong> meglio. Però il controllo è quello del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
tutor <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> il resto proprio <strong>per</strong>ché noi siamo qua ci si aiuta e se c‟è qualcosa che non va le famiglie lo sanno,<br />
non è che è un segreto del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor. Quando facciamo <strong>la</strong> riunione abbiamo anche <strong>la</strong> verifica dei progetti e<br />
quindi i tutor re<strong>la</strong>zionano agli altri di radici e ali appunto come sta andando il progetto, su che cosa c‟è difficoltà,<br />
cosa ha bisogno. E magari salta fuori “Ah si mi ha par<strong>la</strong>to in giardino di quel<strong>la</strong> cosa”; cioè <strong>la</strong> comunicazione ci<br />
deve essere cioè non è che è una cosa segreta<br />
Quindi se ho capito bene <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor è referenti del progetto ma il progetto è di tutti…<br />
Dell‟Associazione certo. Non è una forma di affido che viene dato al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> tutor che in questo modo si<br />
occupa diciamo del caso. La <strong>famiglia</strong> tutor è il tramite che l‟associazione mette tra lei e l‟ospite <strong>per</strong>ò dal punto<br />
di vista del progetto poi nel<strong>la</strong> realizzazione del progetto nel<strong>la</strong> concretizzazione del progetto interviene tutta<br />
l‟associazione. Considera che noi siamo attualmente con età che fanno dai quaranta ai cinquantasei anni. Se mi<br />
arriva <strong>la</strong> mamma con bambini di trentanove anni difficilmente lo fa <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che ha quarantenni. È più facile<br />
che venga messa quel<strong>la</strong> che ha cinquantasei anni. Poi <strong>per</strong> esempio ci sono capitate..no una volta una mamma con<br />
tre bambini ma era giovane e poi sono capitati adolescenti dai diciotto ai vent‟anni. L‟ultima volta femmina.<br />
Avevamo detto basta una femmina non <strong>la</strong> vogliamo più poi è arrivata una femmina. Rispetto al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia del<strong>la</strong><br />
V. c‟era qualcuno che aveva dei problemi e qualcuno no.<br />
Prima accennavate a qualche cambiamento in corso come associazione<br />
Non è un cambiamento che stiamo facendo come associazione ma un‟evoluzione, un cambiamento che è in atto<br />
rispetto all‟équipe un modo di affrontare […] dove si è sentito tra noi conviventi l‟esigenza di affrontare il<br />
servizio e anche di avere una su<strong>per</strong>visione, adesso infatti avremo anche dei <strong>per</strong>corsi di formazione con un<br />
su<strong>per</strong>visore dove metteremo anche a verifica le nostre dinamiche. Abbiamo sentito l‟esigenza una lettura<br />
dall‟esterno da parte di <strong>per</strong>sone che hanno una certa es<strong>per</strong>ienza e professionalità, <strong>per</strong> dare una lettura il più<br />
oggettiva possibile. Questa cosa qua ci sta creando un‟interrogazione rispetto a […] il filtro rimarrà sempre di<br />
due <strong>per</strong>ché mica puoi muoverti in dodici, ma su tutto il resto <strong>la</strong> valutazione dei progetti si sta valutando se sia<br />
opportuno o meno trasferirlo all‟interno dell‟assemblea. Forse questo, ed è un mio pensiero <strong>per</strong>sonale, <strong>la</strong><br />
convivenza ha nel frattempo instaurato[….] mentre quando siamo arrivati vedevamo le cose da non conviventi,<br />
chiedevamo le cose da non conviventi. La convivenza modifica certi aspetti, ti dà una sicurezza. Poi avevamo<br />
avuto dei casi circa una decina; pochi o tanti non lo so <strong>per</strong> un‟associazione come <strong>la</strong> nostra comunque ti cambia<br />
un po‟ anche <strong>per</strong>ché noi vivendo ventiquattro ore al giorno qua dentro ha una ridondanza un po‟ diversa che<br />
andare in comunità far quattro ore di volontariato e venir via cioè sono aspetti diversi. Questa cosa qua ci sta un<br />
po‟ interrogando e arriveremo ad una maturazione diversa. Lo trovo positiva <strong>per</strong>ché un‟associazione dopo sette<br />
otto anni si riverifica e sente l‟esigenza di capire è un‟associazione viva. Il cristallizzarsi su cose siccome non<br />
esiste <strong>la</strong> cosa che rimane <strong>per</strong> sempre uguale a se tessa, se <strong>per</strong> dieci quindici anni rimani uguale a te tesso fatti<br />
qualche domanda; <strong>per</strong>ché il rischio di cristallizzarsi su preconcetti è altissimo.<br />
Quindi l‟idea è quel<strong>la</strong> di come dire aumentare <strong>la</strong> condivisione, che anche quest‟équipe di servizi diventi…<br />
No, quel<strong>la</strong> di fatto di diventare come équipe noi stessi, l‟assemblea è una cosa che è ancora in essere che ancora<br />
una strada da fare, <strong>la</strong> stiamo ancora pensando <strong>per</strong>ché comunque ha tutta una serie di implicazioni da quel<strong>la</strong><br />
logistica a quel<strong>la</strong> concettuale rispetto a sta cosa<br />
La gestione economica è autonoma ogni <strong>famiglia</strong> mantiene; ogni <strong>famiglia</strong> ha mantenuto il proprio <strong>la</strong>voro <strong>la</strong><br />
propria gestione dei soldi. Da noi <strong>la</strong> gestione economica è intesa con l‟impegno finanziario che ogni <strong>famiglia</strong> è<br />
chiamata in prima <strong>per</strong>sona e dove ognuno di noi ha contribuito e contribuisce a pagare <strong>la</strong> rata del mutuo <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
parte che compete a essere garante <strong>per</strong>ché anche le parti che sta pagando l‟associazione con le proprie risorse<br />
che sono le parti comuni attualmente le sta pagando l‟associazione con le risorse proprie che sono garantite dalle<br />
famiglie <strong>per</strong>ché le banche non ti danno soldi; a parte che l‟immobile stesso è tranquil<strong>la</strong>mente in grado di<br />
garantire l‟impegno. Però le famiglie garantiscono questa cosa anche se in questo momento non tiri fuori i soldi<br />
sai che hai questa responsabilità. È una pressione finanziaria che non tutte le famiglie si sentirebbero di<br />
affrontare. Anche se devo dire che di tutte le discussioni proprio quello dei soldi è stato un motivo che non ci ha<br />
mai trovato a discutere se non in fase progettuale cioè a discutere “come”, “se”…<br />
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C‟è anche una forma di solidarietà nel gestire le spese se uno non può far<strong>la</strong> si può dire che tutti ci possono<br />
rinunciare. Se tu guardi <strong>la</strong> rampa del nostro garage è ancora sterrata; quando tutti potranno affrontare questa<br />
spesa <strong>la</strong> faremo, magari sono solo mille euro ma tu considera che sono famiglie numerose dove anche <strong>per</strong> scelta,<br />
<strong>per</strong> esempio <strong>la</strong> mia scelta <strong>per</strong>sonale io <strong>per</strong> esempio ho <strong>la</strong>vorato in una multinazionale fino a tre anni fa andavo in<br />
giro guadagnavo discretamente <strong>per</strong>ò avevo quattro figli, lei (<strong>la</strong> moglie) ha scelto di non <strong>la</strong>vorare esternamente io<br />
adesso <strong>per</strong> poter incrementare <strong>la</strong> mia disponibilità qua ho proprio cambiato <strong>la</strong>voro mi sono rimesso improprio<br />
comunque sono situazioni in cui anche se guadagni normalmente, normalmente escono fuori più di quelli che<br />
guadagni <strong>per</strong> cui. Sono sempre famiglie che non hanno disponibilità illimitate di soldi fanno i conti come tutti.<br />
Per cui questa scelta economica dell‟investire anche economicamente[…] <strong>per</strong> quanto riguarda me è C. è una<br />
questione anche di impostazione di <strong>famiglia</strong>, noi abbiamo impostato <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> sempre in un certo modo..ci<br />
siamo sposati con il sacramento del matrimonio <strong>per</strong>ché pensavamo che comunque tutti gli aspetti del proprio<br />
matrimonio devono essere testimonianza <strong>per</strong> cui quando tu compri una casa che è un aspetto normale delle cose<br />
che fa una <strong>famiglia</strong> puoi anche scegliere non è mica detto che sia <strong>la</strong> scelta più giusta ma è una scelta possibile<br />
che ti soddisfa da questo punto di vista.<br />
In fondo con i genitori propri è stata dura <strong>per</strong>ché con i genitori di tutti e sei hanno saputo cosa stavamo facendo<br />
esattamente sei anni dopo che lo stavamo facendo <strong>per</strong>ché prima sarebbe stata una ridda di interventi di vario tipo<br />
<strong>la</strong> cosa che <strong>per</strong> esempio noi non siamo proprietari di questa cosa qua a sconvolto più di un genitore <strong>per</strong>ché <strong>la</strong><br />
cosa è cosa <strong>la</strong>scerete ai vostri figlia anche se <strong>la</strong> preoccupazione è cosa gli darò durante a quando gli <strong>la</strong>scerò<br />
qualcosa ammesso che gli <strong>la</strong>scerò qualcosa<br />
E <strong>per</strong> voi cosa ha rappresentato questa es<strong>per</strong>ienza<br />
Lo sentiamo nostro comunque, io lo sento molto mio anche <strong>per</strong>ché il senso di proprietà diventa una cosa diversa<br />
è mio insieme agli <strong>la</strong>tri e questa cosa qua non mi ha minimamente infastidito. Non c‟è mai stata <strong>la</strong><br />
preoccupazione di cosa <strong>la</strong>sciare agli altri e ai figli, qualcosa gli <strong>la</strong>sceremo non sappiamo cosa ma qualcosa gli<br />
<strong>la</strong>sceremo. Siamo stati 21 anni in affitto, 21 anni quindi comunque i nostri figli, soprattutto le più grandi non<br />
sono cresciute con l‟idea ti <strong>la</strong>sco questa casa, questa casa un giorno sarà <strong>la</strong> tua <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> casa non era nostra e<br />
non potevano comprarce<strong>la</strong>. Venire qui è stato un sacrificio ma è stata anche un po‟ una provvidenza <strong>per</strong>ché in<br />
quel momento è morta mia nonna e io ho avuto dei soldi dell‟eredità che quindi abbiamo investito qua che<br />
comunque non era una grossa cifra è stato quel pochino e poi continuiamo adesso a pagare come se fosse un<br />
pochino di più di un affitto oddio adesso non lo so <strong>per</strong>ché anche gli affitti sono cresciuti<br />
La vostra <strong>famiglia</strong> proprio <strong>la</strong> vostra cosa avete trovato?<br />
Le figlie più grandi quando siamo venuti qua erano nell‟adolescenza quindi quando hanno saputo <strong>la</strong> cosa <strong>per</strong>ché<br />
ovviamente noi siamo entrati in radici ali nel „99 <strong>per</strong>ò siamo venuti qua nel 2003 quindi <strong>per</strong> quattro anni ci siamo<br />
trovati <strong>per</strong> quattro anni <strong>per</strong> capire cosa volevamo fare qua ci trovavamo pio meno settimanalmente o forse ogni<br />
due settimane e quindi loro sapevano che c‟era in cammino questo progetto. Quando l‟hanno saputo subito non<br />
erano molto contenti più che altro non <strong>per</strong>ché dovevamo fare questa cosa <strong>per</strong>ché non è che loro forse agli inizi<br />
non si sono resi conto tanto più che altro era il trasferimento fisico era l‟andare via da quel territorio in cui sei<br />
nato dove ci sono gli amici e c‟è <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, l‟idea era quel<strong>la</strong> lì no[…] ricordo che <strong>la</strong> maggiore quando ci siamo<br />
trasferiti qua <strong>per</strong> un anno <strong>per</strong> più di un anno ha continuato ad andare a messa là, il ragazzo ce l‟aveva là, viveva<br />
più nel posto dove eravamo prima piuttosto qua; qua veniva solo a dormire quando era strettamente necessario<br />
<strong>per</strong>ò poi le cose sono cambiate <strong>per</strong>ché tu poi vivi in un territorio. Anche <strong>per</strong> noi è stato così, va beh io sono di<br />
Torino <strong>per</strong> cui ero già stata abituata ai trasferimenti. Già quando mi sono sposata ho cambiato completamente<br />
tutta <strong>la</strong> mia vita <strong>per</strong>ché ho <strong>la</strong>sciato gli amici ho <strong>la</strong>scito i genitori <strong>per</strong> venire qua <strong>per</strong>ò va beh è una scelta che ho<br />
fatto coscientemente e sono contenta di aver<strong>la</strong> fatta e non mi ha mai creato grossi problemi<br />
Ma lo dici <strong>per</strong>ché c‟è il registratore acceso…<br />
No lo dico come l‟ho sempre detto; cioè c‟è gente che quando <strong>la</strong>scia il suo territorio, <strong>la</strong> sua casa va in crisi, io<br />
ho sofferto anche io all‟inizio ma <strong>per</strong>ché ero giovane avevo ventuno anni e insomma mi faceva un po‟ paura il<br />
tutto <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> il resto poi mi sono trovata benissimo. Ci siamo trovati il nostro. Noi ci siamo sempre, fin<br />
dall‟inizio[…]<strong>per</strong> esempio quando ci siamo sposati siamo andati dal<strong>la</strong> nostra parrocchia e ci siamo presentati<br />
Cinzia e Salvatore ci siamo sposati “Piacere siamo qua, viviamo qua” se avete bisogno di qualcosa cioè abbiamo<br />
detto al parroco se c‟è qualche necessità del<strong>la</strong> parrocchia <strong>per</strong> capire e noi <strong>per</strong> esempio suonavamo ci ha subito<br />
detto che non c‟era nessuno che suonava in chiesa quindi abbiamo iniziato a seguire un gruppo di ragazzine di<br />
dieci quindici anni così. Poi da lì ci hanno proposto i gruppi familiari, i corsi <strong>per</strong> i fidanzati; comunque tu ti<br />
inserisci nel territorio, all‟inizio non puoi pretendere di essere inserito nel giro di un mese ma poi in qualche<br />
anno quindi poi quando ci siamo trasferiti vivi qua <strong>la</strong> spesa <strong>la</strong> fai qua vai a messa qua i bambini frequentavano<br />
qua l‟asilo <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e quindi poi anche le nostre figlie grandi si sono fatte le loro amicizie qua e anzi adesso <strong>la</strong><br />
ragazza che non ha più il ragazzo là ma adesso ne ha uno qua adesso ed è infi<strong>la</strong>ta in parrocchia in tutti i gruppi<br />
possibile e immaginabili, c‟è il gruppo liturgico, il gruppo Caritas, catechista cioè <strong>per</strong> dire e anche l‟altra lei è<br />
meno inserita <strong>per</strong>ché non frequenta molto <strong>la</strong> parrocchia ma comunque va. E poi invece <strong>per</strong> i piccoli è stato un<br />
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discorso molto più bello nel senso che loro erano va beh proprio più piccoli; beh uno faceva le elementari e ha<br />
dovuto <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> va beh logico all‟inizio piangeva cioè gli dispiaceva <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> maestra poi <strong>per</strong> si è<br />
trovato benissimo è stato subito inserito molto bene nel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse, mi sono sempre trovata molto bene. L‟altro<br />
l‟asilo non se lo ricorda neanche più <strong>per</strong>ché ha fatto solo un anno là e poi è venuto subito qua. E quindi loro<br />
essendo piccoli si sono inseriti subito. Lo spazio che c‟era qua. Poi hanno amici anche gli altri figli; i più grandi<br />
ci hanno sempre detto una frase che mi ricordo ancora che ha detto uno dei nostri figli grandi riferito agli altri<br />
figli grandi fa: “questi non sono i miei amici sono i figli dei vostri amici”. (Salvatore)<br />
Eh sì <strong>per</strong>ché all‟inizio non si conoscevano molto bene, anche i piccoli all‟inizio poi <strong>per</strong>ò nel giro di un estate.. gli<br />
spazi che ci sono qua poi <strong>per</strong> loro il grande entusiasmo è proprio lo spazio all‟inizio qua all‟inizio ne facevano<br />
di cotte e di crude l‟idea di aver 4000 mq <strong>per</strong> un bambino di 5 anni, 6 anni figuriamoci beh è come <strong>per</strong> noi avere<br />
un parco poi all‟inizio avevamo <strong>la</strong> piscina avevamo preso una piscinetta fuori erano tutto il giorno in acqua, le<br />
altalene, il pallone, le porte di calcio poi erano tutti maschi sono qua. Quindi Per loro è stato subito guai. Si un<br />
contesto che difficilmente una struttura condominiale riesce ad avere (Salvatore). Quindi nel giro di qualche<br />
mese i pensierini che facevano <strong>per</strong> dire a scuo<strong>la</strong> che era bello <strong>per</strong>ché io invece di prendere <strong>la</strong> macchina <strong>per</strong><br />
andare da un amico basta che esco di casa suono il campanello e ce l‟ho qua l‟amico ce <strong>per</strong> loro in soldoni il<br />
ragionamento era questo. E comunque le più grandi adesso i figli più grandi vivono questa nostra es<strong>per</strong>ienza con<br />
una forma di orgoglio interrogazione nel senso che – a noi non lo ammettono – ma da quello che mi rientra<br />
dall‟esterno, dalle altre famiglie (Cinzia) – pare che siano abbastanza lusingate orgogliose di avere dei genitori<br />
che hanno fatto questa es<strong>per</strong>ienza; d‟<strong>la</strong>tra pare sono molto più severi nei nostri confronti rispetto al<strong>la</strong> coerenza<br />
rispetto a sta cosa cioè ci punzecchiano molto di più penso che sia una forma di verifica loro anche <strong>per</strong> vedere se<br />
è vero che noi questa scelta ce l‟abbiamo come nostra che non vuol dire che non sbagli mai puoi anche sbagliare<br />
ma sei coerente con <strong>la</strong> tua scelta. [Cinzia]Ma poi le nostre aspettative penso <strong>per</strong> me <strong>per</strong> te non è che loro vadano<br />
avanti cioè devono fare le loro scelte quelle che siano ogni tanto. Perché ogni tanto salta fuori “Ah io <strong>la</strong> scelta<br />
che avete fatto voi non <strong>la</strong> farei mai “ ma non è che mi fa dolore cioè basta che sei realizzato nel<strong>la</strong> vita, che sei<br />
contento del<strong>la</strong> scelta che hai fatto. Noi abbiamo sempre puntato nell‟educazione dei figli nel dire dovete essere<br />
responsabili dovete sa<strong>per</strong>e che scelta avete fatto <strong>per</strong>ché arriva da voi stessi ma non <strong>per</strong>ché ve lo dico io. Cioè<br />
ancora adesso con i piccoli cerchiamo di fare questo nelle piccole cose nel<strong>la</strong> scelta di uno sport cioè non deve<br />
essere forzato non è <strong>per</strong>ché io da piccolo ho giocato a calcio tu devi giocare a calcio, cioè se <strong>la</strong> cosa non gira,<br />
non ti va vedo che lo fai <strong>per</strong> forza, parliamone non va bene e allora fai <strong>la</strong> tua strada cioè non è <strong>per</strong>ché io ho fatto<br />
il medico tu fare devi fare cioè io <strong>la</strong> penso così e anche lui. [Salvatore] La cosa importante che forse noi<br />
riusciamo a dare ai figli da un punto di vista educativo è che quando tu hai un‟idea e ci credi veramente non ti<br />
devi far fermare da niente <strong>la</strong> fai punto. Questa cosa qua credo che sia <strong>la</strong> cosa più importante che siamo riusciti a<br />
dare ai nostri figli con questa scelta. Adesso noi <strong>la</strong> facciamo abbastanza semplice ma non è una scelta così<br />
facilissima da fare; se sei sereno <strong>la</strong> fai. [Cinzia] In caso loro <strong>la</strong> vedono che magari parliamo di certe cose che no<br />
vanno bene che non ci troviamo; ma va bene così non vogliamo che tendano a idealizzare, che siamo in paradiso.<br />
Cioè nel senso facciamo il nostro cammino giorno <strong>per</strong> giorno e ci confrontiamo tutti i giorni con i nostri<br />
problemi come una <strong>famiglia</strong>; non è che mamma e papà non litigano mai, lo vedono che uno può discutere<br />
confrontarsi su delle cose e essere d‟accordo. Però è importante che vedono che c‟è un movimento che c‟è una<br />
tendenza a raggiungere un obiettivo.<br />
E quindi voi due proprio come Salvatore e Cinzia rispetto al vostro progetto cosa avete trovato in Radici e Ali?<br />
Diciamo che noi quando siamo entrati qua – forse non l‟abbiamo raccontato prima che era <strong>la</strong> prima domanda –<br />
noi non siano di AQM, non facciamo parte di AQM, siamo una delle famiglie che non sono parte. Pur<br />
conoscendo bene quasi tutte le famiglie noi cioè a quell‟epoca in quegli anni frequentavamo molto il discorso<br />
appunto dei corsi di formazione <strong>per</strong> i fidanzati e a quell‟epoca c‟erano dei corsi che venivano proprio organizzati<br />
proprio giù al centro pastorale mentre adesso di fanno solo nelle parrocchie a quell‟epoca c‟era a Como dove si<br />
organizzavano corsi <strong>per</strong> tutto l‟anno e avevano bisogno di coppie e ci chiamavano <strong>per</strong>ché noi li facevamo nel<strong>la</strong><br />
nostra parrocchia ma ci chiamavano anche lì a volte ne abbiamo fatti anche quattro in un anno. Lì abbiamo<br />
conosciuto queste famiglie <strong>per</strong>ché più o meno o facevi il corso insieme e ci si trovava <strong>per</strong> sette sere oppure<br />
facevi i ritiri d‟estate che si facevano in montagna eccetera e quando una in partico<strong>la</strong>re di questa <strong>famiglia</strong> in<br />
partico<strong>la</strong>re siamo diventati amici ci vedevamo <strong>la</strong> domenica così e quando loro hanno iniziato con questo progetto<br />
ce l‟hanno detto e io ero incinta del mio quarto figlio e mi ricordo che avevano detto “ah sai cosa facciamo<br />
adesso” e ci hanno raccontato e noi abbiamo detto non è che <strong>per</strong> caso c‟è un appartamento…<br />
scherzando.[Salvatore] Era una sera prima di Natale mi aveva chiamato Massimo <strong>per</strong> farmi gli auguri. [Cinzia]<br />
Lui mi fa ma veramente si è appena ritirata una <strong>famiglia</strong>, effettivamente abbiamo un appartamento in più. Vi<br />
interessa? Ma quasi quasi… poi noi ne abbiamo par<strong>la</strong>to ma non è che ci abbiamo messo molto ci siamo subito<br />
trovati d‟accordo <strong>per</strong>ché ci sembrava che ci completasse, completasse il nostro <strong>per</strong>corso, il nostro progetto. Sai<br />
cos‟è noi abbiamo avuto molte es<strong>per</strong>ienze noi veniamo dal movimento dei foco<strong>la</strong>ri, abbiamo avuto es<strong>per</strong>ienze di<br />
affido e quando abbiamo avuto l‟opportunità, quando tu pensi un po‟ al discorso del<strong>la</strong> Provvidenza tu pensi<br />
chissà a che cosa. La Provvidenza è una qualcosa che mette in ordine <strong>la</strong> tua vita, che gli dà un senso, penso che<br />
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possa essere anche questa cosa. Quando è venuta fuori questa cosa di Radici e Ali noi non abbiamo mai almeno<br />
<strong>per</strong> quel che riguarda e penso anche <strong>per</strong> Cinzia noi non abbiamo mai avuto quel<strong>la</strong> sensazione del<strong>la</strong> forzatura sai<br />
quando dici si questa cosa è giusta ma in fondo in fondo non vorresti far<strong>la</strong> ma <strong>la</strong> devi fare <strong>per</strong>ché è giusta e hai<br />
quel<strong>la</strong> specie di coso qua fra il duodeno e l‟attaccatura dello stomaco che non si sgancia. Questa sensazione io<br />
non l‟ho mai avuta <strong>per</strong> cui diciamo che Radici e Ali è una scelta di stomaco di pancia, nel senso che non avendo<br />
sta cosa eri sereno; ma soprattutto <strong>la</strong> cosa che abbiamo avuto e che ci siamo detti più volte è che tutto quello che<br />
era successo che prima magari girava in quel<strong>la</strong> maniera qua di colpo fosse confluente in qualcosa allora avevi un<br />
<strong>per</strong>ché; l‟affido fallito ha un senso è una cosa che ti ha formato e maturato <strong>per</strong>; non è fallita è allora è un<br />
<strong>per</strong>corso del<strong>la</strong> tua vita che ha avuto un momento è un pezzo di strada che adesso ha un senso. Questo peno sia <strong>la</strong><br />
cosa che abbiamo ricevuto tanto, cioè un senso, un senso proprio di…di che completa un po‟ quello che…<br />
È come se si fosse chiuso il cerchio in qualche modo?<br />
Si questa era <strong>la</strong> strada che ci aspettava e in qualche modo quando è passato il nostro treno abbiamo avuto il<br />
coraggio di salire. [Cinzia] E allo stesso tempo si è a<strong>per</strong>to, si è chiuso e allo stesso modo si a<strong>per</strong>to…si è a<strong>per</strong>ta<br />
una vita nuova. Se io adesso penso al<strong>la</strong> mia vita di prima <strong>per</strong> carità è stata bellissima ma adesso oh <strong>la</strong><br />
sensazione…”mamma mia” pur essendo stata una vita bel<strong>la</strong>. Comunque noi abbiamo avuto…cioè quello che<br />
abbiamo qua noi nel piccolo l‟abbiamo avuto anche là. Noi eravamo in affitto in una villetta bifamiliare e <strong>la</strong><br />
padrona di casa era come fosse mia madre, al<strong>la</strong> fine, <strong>per</strong>ché mi guardava i figli, <strong>per</strong>ché mi stendeva <strong>la</strong> roba, al<strong>la</strong><br />
fine c‟era un rapporto, un contesto molto familiare di convivenza, ancora adesso c‟è un rapporto, l‟andiamo a<br />
trovare adesso dobbiamo andare a farle gli auguri di Natale. Fra tutto il vicinato si era creato un po‟ un aiuto cioè<br />
<strong>la</strong> nonna era da so<strong>la</strong> “allora me <strong>la</strong> curi” piuttosto che quindi si era creato <strong>per</strong>ò è diverso dall‟essere qua. Abbiamo<br />
vissuto bene, abbiamo avuto <strong>la</strong> nostra <strong>famiglia</strong>, comunque le nostre figlie che sono state di più là hanno avuto<br />
comunque delle bellissime es<strong>per</strong>ienze anche lì non abbiamo avuto es<strong>per</strong>ienze negative <strong>per</strong>ò è diverso, cioè<br />
adesso è diverso.<br />
[Salvatore] Sai com‟è, è come quando tu trovi <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona giusta, io a lei l‟ho detto diverse volte, io mi sento<br />
quello che sono e sento che lei è parte di quello che sono <strong>per</strong> assurdo se dovessi <strong>la</strong>sciar<strong>la</strong> io rinuncerei solo a lei<br />
ma ad una parte di me che ormai è diventata importante; cioè <strong>la</strong> nostra idea si è completata quando in questo con<br />
le dovute distanze è un po‟ <strong>la</strong> stessa cosa, cioè <strong>la</strong> nostra idea di <strong>per</strong>sone si è formata e contemp<strong>la</strong> il vivere qua. Il<br />
doverci rinunciare significa <strong>per</strong>dere una bel<strong>la</strong> fetta non è che non puoi farlo <strong>per</strong>ché comunque <strong>la</strong> vita ha i suoi<br />
<strong>per</strong>corsi e non sei neanche in grado di control<strong>la</strong>rli più di tanto sei solo in grado di scegliere le cose quando sono<br />
davanti o si o no non è che puoi decidere che ti vengano davanti certe cose, non puoi. Per cui questa cosa qua è<br />
importante ed è faticosa <strong>per</strong>ché comunque ti posso assicurare che anche <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra di noi a volte a dei<br />
momenti faticosi come li ha soltanto le <strong>per</strong>sone che contano il tuo compagno, tuo marito, tua moglie e i tuoi figli<br />
hanno momenti faticosi le <strong>per</strong>sone di cui non te ne frega niente di momenti faticosi non ne hanno mai <strong>per</strong>ché<br />
prendi soltanto quel pseudo benessere puoi avere ma non te ne frega niente. Quando tu di una <strong>per</strong>sona comprendi<br />
tutto allora hai anche le fatiche; non è detto che una debba vivere nel<strong>la</strong> fatica totale sempre <strong>per</strong>ò le giustifichi,<br />
capito. Per noi è un po‟ questo cioè si poi lo so anche io che ci sono dei momenti in cui questo tipo di a<strong>per</strong>tura<br />
diventa…ci vuole anche <strong>la</strong> capacità, forse <strong>la</strong> capacità di essere egoisti nel sano giusto modo anzi che ti consente<br />
di essere generoso, se tu sei sanamente egoista nel momento in cui devi esserlo penso che puoi essere sanamente<br />
generoso quando serve.<br />
E secondo voi le famiglie che sono fuori cosa trovano in Radici e ali, le famiglie che sono fuori…<br />
Ci vuole un‟altra intervista! Non lo so cosa trovano; quello che posso vedere io è che molti idealizzano troppo il<br />
nostro aspetto. [Cinzia] Alcuni sì soprattutto all‟inizio, adesso un po‟ meno. [Salvatore] Soprattutto all‟inizio si<br />
accostavano a noi come <strong>la</strong> su<strong>per</strong><strong>famiglia</strong> e a noi infastidiva non poco anche <strong>per</strong>ché comunque noi che <strong>la</strong> viviamo<br />
da dentro ci rendiamo conte che gli altri ci vedono ben oltre da quelle che sono le reali dimensioni o forse siamo<br />
noi che non riusciamo più ad apprezzare quello che facciamo fino in fondo. Fatto sta che comunque inizialmente<br />
c‟era questo atteggiamento che non è che ci infastidiva <strong>per</strong>ò boh ci dava un sensazione. Poi invece penso cheboh<br />
non lo so se è così dovresti chiederlo a loro – <strong>per</strong>ò quello che io <strong>per</strong>cepisco è che il nostro essere fa sentire<br />
meglio le altre famiglie ed è un po‟ quello che ho sempre pensato. Una <strong>per</strong>sona positiva è una <strong>per</strong>sona che riesce<br />
a tirar fuori il meglio di te. Ognuno di noi ha degli aspetti positivi e negativi il peggior peccato è quello di cedere<br />
al<strong>la</strong> tentazione che gli aspetti negativi facciano di te una <strong>per</strong>sona talmente brutta che non puoi fare emergere gli<br />
aspetti positivi che hai.<br />
Ognuno di noi attraversa <strong>la</strong> sua vita con il carico di cose che ha e ognuno di noi ha degli aspetti brutti non li può<br />
buttar via <strong>per</strong>ché li ha punto. Il fatto è che comunque il poter essere una <strong>per</strong>sona positiva vuol dire che questi<br />
aspetti brutti vengono accettati, combattuti, quello che vuoi ma accettatati e non ti impediscono di essere un bel<strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>sona. Una <strong>per</strong>sona che ti è amica, una <strong>per</strong>sona che ti guida è una <strong>per</strong>sona che riesce a darti questo tipo di<br />
sensazione cioè nonostante quello che sei nel tuo tutto hai diritto ad essere una bel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona <strong>per</strong>ché ognuno di<br />
noi può esserlo. Adesso non lo so se lo spiegata bene o in maniera difficile come faccio di solito, <strong>per</strong>ò[…]Le<br />
<strong>per</strong>sone che abbiamo incontrato qui sono <strong>per</strong>sone diverse; cioè io posso dire che in questi anni ho conosciuto<br />
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molte famiglie <strong>per</strong>ò non sono tutte, non posso dirti in generale come ci vedono. Ce ne sono alcune, poche<br />
purtroppo che ci sono vicini, cioè io me li sento proprio vicini pur magari non essendo qua sempre <strong>per</strong>ò sono<br />
<strong>per</strong>sone sulle quali potrei contare che ci hanno già dato delle disponibilità sia di aiuti concreti che di vicinanza<br />
soltanto in un‟idea, in una difficoltà che tu puoi avere sai che quel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona lì ti può aiutare tant‟è vero che noi<br />
abbiamo l‟idea di poter fare una sorta di associazione, cioè una tessera che <strong>per</strong>ò dobbiamo capire come fare<br />
<strong>per</strong>ché non è così semplice, dobbiamo cambiare <strong>la</strong> struttura <strong>per</strong>ché le Onlus non possono fare questa cosa qua<br />
essendoci un immobile di mezzo diventerebbe un po‟ complesso. Ma non <strong>per</strong>ché questa roba qua le <strong>per</strong>sone ce<br />
l‟abbiano chiesta, loro ci sono vicine proprio con noi e vicine a noi anche senza questa cosa qui. E poi ci sono<br />
tante famiglie che abbiamo conosciuto appunto facendo queste attività di teatro, di centro estivo eccetera che ci<br />
dicono “o ma che bello siete stati bravissimi” che sono presenti <strong>per</strong>ò limitatamente a quel <strong>per</strong>iodo e a<br />
quell‟es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>ché quando i figli crescono e non vengono più al centro estivo, spariscono - purtroppo –<br />
non <strong>per</strong>ché non ci vogliono bene <strong>per</strong>ò le loro strade vanno da un‟altra parte noi rimaniamo lì, non è che<br />
continuano a farsi sentire ma anche altre <strong>per</strong>sone che ci avevano avvicinato <strong>per</strong> fare dei corsi che avevamo<br />
organizzato di formazione non li abbiamo più sentiti. Però ci sono e noi sappiamo che ci sono e noi sappiamo<br />
che ci sono <strong>per</strong> cui eventualmente[…] Però ci sono proprio delle famiglie come dicevo prima che non sono<br />
tantissime che si sentono, non dico che si sentono parte <strong>per</strong>ò si sentono coinvolte, ci vogliono bene, ma senza<br />
metterci sul piedistallo, sanno quello che facciamo qui e ci aiutano, ci aiutano concretamente. Una di queste<br />
<strong>per</strong>sone ci aiutano un anno portando a scuo<strong>la</strong> una bambina, veniva tutti i giorni a prender<strong>la</strong> <strong>per</strong> portar<strong>la</strong> a scuo<strong>la</strong>.<br />
Sono volontari?<br />
Si sono volontari in questo senso. È quel<strong>la</strong> sensazioni di rispetto nei confronti del<strong>la</strong> nostra scelta, dove io<br />
conosco queste famiglie di radici e Ali, hanno fatto questa scelta e non è una questione di essere più o meno ma<br />
se hanno bisogno che io gli porti questa bambina a scuo<strong>la</strong> se posso farlo glielo faccio <strong>per</strong>ché è l‟occasione che<br />
mi viene data ed è il modo migliore secondo me <strong>per</strong> approcciarsi ad una associazione come <strong>la</strong> nostra <strong>per</strong>ché<br />
vuol dire riconoscere un valore e riconoscere anche il proprio valore <strong>per</strong>ché troppa….come si può<br />
dire…ammirazione <strong>per</strong> le famiglie di radici e ali è anche una negazione del proprio valore ogni <strong>famiglia</strong> ha un<br />
proprio valore. Non è che venendo a Radici e Ali ha un valore altrimenti no <strong>per</strong>ché senno saremmo l‟assurdo.<br />
Questa è <strong>la</strong> scelta che abbiamo fatto <strong>per</strong>ché ce <strong>la</strong> siamo trovata sul nostra cammino ed è capitata a noi e noi<br />
abbiamo voluto far<strong>la</strong>, parlo <strong>per</strong> noi Battello ma anche <strong>per</strong> gli altri che sono qui con. Gli altri hanno altre scelte<br />
nel<strong>la</strong> loro vita ma non è che questa è <strong>la</strong> soluzione all‟essere <strong>famiglia</strong> o al vicinato di famiglie o al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
a<strong>per</strong>te. È una delle “n” e “n” possibilità che si può fare <strong>famiglia</strong> a<strong>per</strong>ta ed è capitata a noi. Poi nel cammino di<br />
radici e ali qualcuno ci avvicina in situazioni e momenti molto diversi e sentirsi come si può dire adeguati e<br />
poterci aiutare, penso che sia una cosa più che positiva.<br />
E il nome “Radici e ali”…da dove arriva?<br />
Quando siamo arrivati c‟era già.<br />
Concettualmente è un po‟ il discorso che <strong>per</strong> poter camminare, <strong>per</strong> poter portare avanti i propri progetti sono<br />
necessarie le ali ma se non hai delle radici non vai da nessuna parte è <strong>la</strong> capacità anche di portar lontano delle<br />
radici, far portare agli altri quello che sei come essenza <strong>per</strong>ché soltanto radici sarebbero cose che non hanno un<br />
pensiero, un fondamento muoiono fine a se stesse solo ali sono cose che non hanno un pensiero un fondamento<br />
[Cinzia]Poi chiamiamo Ramazzotti a fare Ali e Radici, a farci un concerto. Magari…abbiamo anche questa<br />
[salvatore] Poi vedi ognuno qua è libero di esprimere i propri carismi. Noi ogni anno abbiamo avuto qua concerti<br />
belli. Abbiamo avuto Finardi, Luca Olivieri che ha suonato in America con tutta <strong>la</strong> band di Presley, Carosone<br />
con tutti i suoi artisti…Tutte <strong>per</strong>sone di valore intrinseco altissimo, poi magari meno popo<strong>la</strong>ri di altri, poi con<br />
alcuni siamo diventati più amici <strong>per</strong>ché poi si avvicinano, vivono <strong>la</strong> realtà qua…eh tutti questi artisti sono<br />
rimasti abbastanza scossi da questa realtà qua…all‟inizio un po‟scettici poi rimangono rapiti da questa<br />
accoglienza..poi si prepara da mangiare qua…si mangia tutti insieme. Anche questo è un modo <strong>per</strong> stare insieme.<br />
Il concerto lo facciamo <strong>per</strong> tirare su fondi…al<strong>la</strong> fine tiro su mille euro…ci sono modo meno faticosi <strong>per</strong> tirare su<br />
mille euro e comunque il concetto è che godi e condividi un momento di divertimento che è inusuale. Anche <strong>la</strong><br />
scelta degli artisti non è casuale sono sempre <strong>per</strong>sone che nel loro contenuto hanno messaggi e un modo di<br />
vedere in una certa direzione e il concetto che divertirsi non vuol dire <strong>per</strong> forza evadere ma semplicemente<br />
scambiare dei sentimenti con le <strong>per</strong>sone.<br />
Qual è <strong>la</strong> vostra rete di rapporti, con chi Radici e Ali è in re<strong>la</strong>zione come associazione?<br />
Beh noi siamo dentro con <strong>la</strong> parrocchia sicuramente, ma non siamo dentro come dire con le mani lunghe.<br />
[Cinzia] Siamo dentro sia come associazione <strong>per</strong> fare, abbiamo avuto dei progetti in col<strong>la</strong>borazione come Radici<br />
e Ali ma poi siamo dentro singo<strong>la</strong>rmente, non tutti <strong>per</strong>ò, comunque in tutti gli ambiti del<strong>la</strong> Parrocchia; alcuni<br />
nel<strong>la</strong> commissione oratorio, alcuni nel<strong>la</strong> commissione liturgica, giovanile, comunque siamo molto attivi <strong>per</strong>ché a<br />
volte ci sono delle messe in cui ci mettiamo a ridere <strong>per</strong>ché leggiamo, cantiamo, cioè facciamo noi <strong>la</strong> messa. E<br />
poi va beh d‟estate quando c‟è il Grest ci presta il pulmino che ha l‟oratorio e noi 20, 25 bambini al giorno glieli<br />
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portiamo su dopo che hanno fatto <strong>la</strong> mattinata con noi glieli portiamo su al Grest. Poi abbiamo avuto dei contatti<br />
con delle associazioni come le nostre Le Vigne, Sichem[…]ah poi siamo dentro nel Coordinamento; poi c‟è<br />
Progetto Sociale qui di fino dove c‟è <strong>la</strong> Pinuccia che ogni tanto ci porta qui i bambini d‟estate. Beh poi sotto<br />
quell‟aspetto lì d‟estate[…]<br />
Sono tutti rapporti informali comunque?<br />
Sono tutti formali <strong>per</strong>ché essendo nel coordinamento sono tutti formali. Lì c‟è forse ancora un po‟ di strada da<br />
fare <strong>per</strong>ché le realtà sono molto diverse tra loro e anche metterli insieme <strong>per</strong> tempi <strong>per</strong> finalità non è così<br />
semplice come sembra <strong>per</strong>ché siamo dentro in alcune strutture e a volte ci chiediamo <strong>per</strong>ché siamo dentro in<br />
questo, in quest‟altro non centriamo. Però comunque è importante lo scambio e il <strong>per</strong>cepire che <strong>la</strong> tua scelta non<br />
è una cosa buttata là in mezzo a tante…[Cinzia] Tante comunità sono <strong>per</strong> ragazze madri o <strong>per</strong> minori, ce n‟è<br />
poche come <strong>la</strong> nostra, c‟è ne forse una, c‟è Le Vigne. Noi poi abbiamo trovato Sichem che non è in queste zone è<br />
a Varese e siamo andati a trovarli <strong>per</strong>ché è una comunità proprio simile al<strong>la</strong> nostra, allora li abbiamo contattati,<br />
ci hanno invitato e siamo andati a trovarli l‟estate scorsa e ci siamo confrontati cosa facciamo noi, cosa fanno<br />
loro, le differenze ancora adesso ci…li abbiamo invitati qua ma non sono ancora riusciti a venire, ancora adesso<br />
ogni tanto ci sentiamo, ci messaggiamo, eccetera <strong>per</strong>ché sono simili, non proprio uguali a noi, vivono insieme<br />
anche loro; <strong>per</strong>ò non è facile trovare proprio realtà come <strong>la</strong> nostra. Po c‟è ACF con <strong>la</strong> quale abbiamo avuto forti<br />
contatti, c‟è un‟amicizia, è venuto qua, il Volpi è venuto qua qualche anno fa a noi era stato anche proposto di<br />
entrare in ACF <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> loro struttura era tale che…ci avrebbe risolto il problema economico che <strong>per</strong>ò non<br />
essendo un problema non avevamo necessità di risolvere <strong>per</strong>ché loro si fanno carico dell‟aspetto economico solo<br />
che lì è una condivisione che <strong>per</strong> il nostro modo di vedere parlo di noi sei era al di là delle nostre aspettative<br />
<strong>per</strong>ché <strong>la</strong> condivisione lì va oltre a quello che riteniamo che <strong>per</strong> le nostre famiglie possa andare. Qui al<strong>la</strong> base di<br />
questa scelta <strong>per</strong> quanto mi riguarda come <strong>famiglia</strong> ma penso anche <strong>per</strong> gli altri è che questa scelta non doveva<br />
in nessun modo modificare il progetto iniziale di ogni singo<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Ogni singo<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> è nata <strong>per</strong> essere<br />
una <strong>famiglia</strong>, <strong>per</strong> fare un cammino, questo progetto non lo deve in nessun modo annul<strong>la</strong>re ma anzi lo deve<br />
potenziare.<br />
Ti dico entrare in uno struttura più grande che ti tute<strong>la</strong> dal punto di vista economico noi al<strong>la</strong> base di quello che<br />
abbiamo qua non è fare i progetti di accoglienza questo ti sembra un po‟ strano a dirtelo ma è così ma è <strong>la</strong><br />
nostra vicinanza se noi prima non mettiamo in pista una vicinanza feconda noi quelle altre cose non riusciamo a<br />
farle, tu devi privilegiare questo aspetto del nostro stare insieme che poi genera il resto o supporta il resto <strong>per</strong>ché<br />
comunque questo è il nostro pensiero che abbiamo maturato noi nel condividere che è un pensiero che calza a<br />
noi sei; probabilmente se fossimo altre sei <strong>per</strong>sone sarebbe anche diverso, cioè non è una questione<br />
oggettivamente riconosciuta, è soggettivamente utile a quello che facciamo noi. Per cui una realtà diversa dove<br />
ti dicono “Si ragazzi problemi economici non ne avete <strong>per</strong>ò io voglio cinque bilocali pieni”. Sì ho capito qui<br />
pago tutto io <strong>per</strong>ò se avere tutti i bilocali pieni significa far saltare famiglie allora i bilocali stanno vuoti, punto.<br />
Questa è un po‟ <strong>la</strong> base…poi che contempli <strong>la</strong> presenza degli anziani quando i genitori sono anziani <strong>per</strong> esempio<br />
che è un contesto molto più diffondibile di quanto di possa pensare <strong>per</strong>ché il problema <strong>per</strong> esempio degli anziani<br />
in una società come <strong>la</strong> nostra è un problema che stiamo sottovalutando ma che esploderà di più e non è detto che<br />
non sia <strong>la</strong> nostra prossima futura evoluzione <strong>per</strong>ché qualche anziano noi ce lo abbiamo qua, sono già venuti <strong>la</strong><br />
nonna, <strong>la</strong> mamma di uno <strong>per</strong>ché qui noi abbiamo un bilocale che è sempre vuoto che abbiamo deciso di tenere<br />
vuoto <strong>per</strong> questi bisogni qua o nostre famiglie o altre, <strong>per</strong> esempio un anno abbiamo avuto <strong>la</strong> proposta di alcune<br />
famiglie che venivano a fare un corso di aggiornamento[…]Erano famiglie che avevano avuto figli gravemente<br />
handicappati <strong>per</strong> una vaccinazione e qua c‟è il fondatore di una di queste associazioni, qui a Lomazzo, ci aveva<br />
chiesto proprio <strong>per</strong> questi corsi un‟ospitalità <strong>per</strong> queste famiglie che venivano dall‟Umbria, dalle Marche e noi<br />
avevamo vuoti due bilocali ed erano venute, abbiamo chiesto un offerta, quello che volevano <strong>per</strong> le spese e<br />
abbiamo ospitato queste famiglie <strong>per</strong>ché altrimenti non avrebbero potuto <strong>per</strong>ché comunque un albergo<br />
costa[…]abbiamo fatto anche questo. C‟era una <strong>famiglia</strong> che era venuta qua <strong>per</strong>ché doveva prendere un<br />
ragazzino di colore che avevano preso un adozione e avevano bisogno di fare quindici, venti giorni qua come<br />
avvicinamento prima di andar via e sono stati ospitati qua e lì l‟ospitalità è stata veramente bel<strong>la</strong> <strong>per</strong>ché da una<br />
semplice ospitalità logistica si è creato un contesto dove questi arrivavano…mi ricordo che lei un giorno è<br />
arrivata in <strong>la</strong>crime <strong>per</strong>ché aveva litigato con l‟educatore <strong>per</strong>ché “mi vogliono portare via il mio bambino, mi<br />
mettono in cattiva luce” c‟era una situazione di conforto altissima oltretutto una di noi è un‟assistente sociale <strong>per</strong><br />
cui questa è arrivata sparandone sugli assistenti sociali e trovare un ambiente dove, io mi ricordo tornando dal<br />
<strong>la</strong>voro non avevo neanche me l‟avevano presentata quel<strong>la</strong> sera lì e tornando da un viaggio l‟ho incontrata in<br />
cortile e mi sono seduta lì con lei e ho par<strong>la</strong>to due ore, non sono neanche entrato in casa a salutar loro. Queste<br />
cose qua probabilmente sono le cose che ti capitano che tu le fai capitare mettendo delle disponibilità minime “ti<br />
ospito”. Se uno fosse in albergo con chi parli, loro l‟hanno capito benissimo infatti ancora adesso ci chiamano, ci<br />
mandano i biglietti, aveva fatto da mangiare lei, abbiamo mangiato tutti insieme quando sono andati via. Capisci<br />
sono quelle cose che ripeto sono io sono un po‟ <strong>per</strong> <strong>la</strong> valorizzazione degli aspetti minimali <strong>per</strong> cui qualsiasi<br />
<strong>famiglia</strong> se ne potrebbe far carico. La <strong>famiglia</strong> che prende e va e fa affido diurno a cinquanta bambini è un caso<br />
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<strong>per</strong>ché non è condivisibile che tutte le famiglie facciano cose del genere: La <strong>famiglia</strong> che prende parte va in<br />
Africa in missione <strong>per</strong> due anni è un caso. L‟essere <strong>famiglia</strong> nelle cose minimali di tutti i giorni, in un certo<br />
modo è un‟opportunità <strong>per</strong> tutti e penso che associazioni come Radici e ali, non parlo solo di Radici e ali, in<br />
modi diversi dimostrano che questo è possibile, possano essere un riferimento più che positivo <strong>per</strong>ché comunque<br />
tu non c‟è bisogno di essere degli eroi del volontariato <strong>per</strong> fare una cosa del genere.<br />
È un‟es<strong>per</strong>ienza a misura di <strong>famiglia</strong>?<br />
Si è un‟es<strong>per</strong>ienza a misura di <strong>famiglia</strong> ma è comunque una scelta coraggiosa come tante scelte coraggiose che le<br />
famiglie fanno tutti i giorni, anche scegliere se <strong>la</strong>vorare o no <strong>la</strong> moglie è una scelta coraggiosa <strong>per</strong>ché comunque<br />
ha delle implicazioni che dal punto di vista economico e dal punto di vita re<strong>la</strong>zionale del<strong>la</strong> coppia sono altissime<br />
e non vengono mai considerate appieno. Quando io ho cambiato <strong>la</strong>voro e ho cominciato ad andare in giro<br />
abbiamo discusso io e lei non è che nel senso che abbiamo condiviso questa cosa non è che potevo decidere io<br />
<strong>per</strong>ché è una mia scelta di <strong>la</strong>voro e da domani dal martedì al venerdì non mi vedi più; c‟è una <strong>famiglia</strong> da portare<br />
avanti “te <strong>la</strong> senti, non te <strong>la</strong> senti è opportuno”. Quando sono tornato che ho smesso, ho dovuto chiedere il<br />
<strong>per</strong>messo; <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> dal martedì al venerdì non mi contemp<strong>la</strong>va io ero un corpo estraneo. Adesso ciò anche in<br />
casa l‟ufficio, io i primi mesi venivo..c‟erano gli anticorpi che venivano fuori. Perché non sembra ma <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
si era ridimensionata senza si me d amartedì a venerdì.<br />
Voi <strong>per</strong>ò con i servizi pubblici, lo dicevi anche prima, <strong>per</strong> esempio con il comune di Fino avete convenzioni<br />
a<strong>per</strong>te…<br />
Allora con il comune avevamo una convenzione all‟inizio ma loro non l‟hanno mai usata. Adesso c‟è tutto il<br />
discorso degli accreditamenti che sta venendo fuori, che ci sta un pochino interrogando anche nel discorso<br />
dell‟evoluzione che ti facevo prima c‟è in mezzo anche questa cosa qua che sta modificando molto in peggio <strong>la</strong><br />
possibilità di contrattazione dei comuni dove effettivamente <strong>la</strong> disponibilità di solfi che vengono dati <strong>per</strong> il<br />
sociale e progressivamente sempre meno. C‟è da dire una cosa che da un certo punto di vista è altamente<br />
criticabile. Da un altro punto di vista <strong>per</strong>ò io ho assistito a scelte economiche disastrose, poco responsabili dove<br />
venivano proprio buttati via soldi anche su cose fatte con noi dove davvero venivano buttati via i soldi, <strong>per</strong> cui<br />
c‟era questo duplice aspetto. Questo fa sì che con i servizi sia necessario trovare delle forme di accreditamento,<br />
piuttosto che delle forme di convenzione, sai cos‟è diventa difficile quantificare un servizio come quello che<br />
facciamo noi in termini comprensibili da parte di un servizio; vuol dire oggettivamente elencarli <strong>per</strong>ché sembra<br />
che non facciamo niente e poi in realtà facciamo moltissimo e diventa difficile metterli su carta bianca in modo<br />
che siano contrattabili, questo è l‟aspetto anche del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con i comuni che quando offriamo un servizio<br />
cerchiamo di avere anche un rientro economico <strong>per</strong> poter accrescere <strong>la</strong> progettualità e anche il servizio che<br />
diamo. Non sempre facile <strong>per</strong>ché di <strong>per</strong>sone che siamo andate a recu<strong>per</strong>are al bar ubriache che erano qua ci sono,<br />
il fatto che tu vivi vuol dire che se questa non rientra e <strong>la</strong>scia i bambini a casa da soli e poi <strong>la</strong> trovi al bara qua e<br />
<strong>la</strong> vai a riprendere in mezzo a sette otto camionisti[…] monetizzamelo cioè se ne è necessario lo faccio. Oppure<br />
<strong>per</strong> un cero <strong>per</strong>iodo con quel<strong>la</strong> ragazza che abbiamo in tutoraggio adesso c‟è stata una forma di genitorialità<br />
molto forte e difficile da mettere <strong>per</strong>ché non posso dire io faccio da tutor genitore a quest‟ospite <strong>per</strong>ché non è<br />
vero nel senso che lo faccio nel<strong>la</strong> misura in cui è necessario e se necessario il fatto che c‟è <strong>la</strong> possibilità che tu<br />
faccia questa cosa è difficile da veramente da far comprendere soprattutto se il mio interlocutore che essendo nel<br />
sociale lo comprende, sa cosa vuol dire e soprattutto sa<strong>per</strong>e che il tuo ospite è in un contesto che ventiquattrore,<br />
se un ospite torna alle quattro di notte io lo so, se arriva l‟o<strong>per</strong>atore alle otto e va via alle sei di sera tu non lo sai<br />
e prima che <strong>per</strong>cepisci un problema corre tempo. Aver liquidato il fidanzato di una delle […]averlo fatto io<br />
<strong>per</strong>ché lei non se <strong>la</strong> sentiva e li voleva par<strong>la</strong>re con qualcuno..eh <strong>per</strong>ò tu che hai fatto l‟assistente sociale sai che e<br />
una vota che l‟hai capito e ti giri verso l‟amministratore <strong>per</strong> spiegarglielo lui ti dice che queste sono tutte cazzate,<br />
di cosa stiam par<strong>la</strong>ndo. Questo tipo di forma di solidarietà è difficilmente monetizzabile ed è quello che secondo<br />
me su certi progetti potrebbe essere <strong>la</strong> chiave di volta <strong>per</strong> dare una concretezza e una possibilità di successo. E<br />
<strong>per</strong> alcuni versi e <strong>per</strong> alcune situazioni sono importanti le comunità e le situazioni come <strong>la</strong> nostra non vanno bene<br />
in altri contesti non c‟è altro che le situazioni come <strong>la</strong> nostra che danno una possibilità di crescita, ma questo<br />
diventa difficile da far capire <strong>per</strong>ché non è codificato, capisci.<br />
C‟è una forma di pensiero che adesso è ancora nel<strong>la</strong> fase embrionale.<br />
Comunque il comune vi usa come interlocutori pensanti, vi interpel<strong>la</strong>…<br />
Sì, ci interpel<strong>la</strong> quando ha bisogno. Quelle sono le occasioni in cui tu entri in dialogo. Sarebbe molto più bello se<br />
magari su un comune o magari su più, ci fossero più contatti formativi. [Cinzia] Quest‟estate <strong>per</strong> esempi ci<br />
avevano contattato <strong>per</strong> i centri estivi <strong>per</strong>ché noi avevamo un mucchio di bambini e loro non avevano<br />
praticamente iscritti allora ci hanno chiesto se potevamo prender noi i pochi iscritti che avevano loro <strong>per</strong>ché loro<br />
non potevano aprirlo il centro estivo e quindi poi al<strong>la</strong> fine c‟è stata una sorta di convenzione; <strong>per</strong>ò <strong>per</strong>ché c‟era<br />
un necessità, capito, non è che loro…Non so se un altro anno ci contatteranno prima <strong>per</strong>…[Salvatore] Lavorano<br />
sull‟immediato purtroppo, invece una cosa così potrebbe far nascere un‟aps <strong>per</strong> fare i centri estivi tra Comuen e<br />
621
Radici e Ali, costituiamo una terza realtà che organizza i centri estivi a Fino Mornasco dove c‟è una disponibilità<br />
comunale, una disponibilità privata che è quel<strong>la</strong> di Radici e Ali e magari vengono fuori delle cose diverse,<br />
strutture diverse dove puoi dividere i bambini. Non lo so cosa può venir fuori certo è che se ti siedi e pensi<br />
qualcosa può venir fuori, se invece non lo fai non viene fuori niente, soddisfi solo l‟immediato <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> del<br />
Bang<strong>la</strong>desh che ha bruciato <strong>la</strong> casa e non sapete dove metter<strong>la</strong> “Avete un bilocale” “Si va bene”, sono stati un<br />
mese, un mese e mezzo e poi è morta, finita <strong>la</strong> questione. Con parecchi comuni, ma con qualcuno abbiamo<br />
<strong>la</strong>vorato un po‟ di più. Poi ci sono comuni che ti stupiscono con i quali non abbiamo fatto che cozzare tutto il<br />
tempo poi al<strong>la</strong> fine scopri che loro sono entusiasti, probabilmente i problemi che hai risolto sono molto più alti<br />
delle cozzate che hai fatto. Dipende poi dai progetti. C‟era tao un progetto che sembrava finito male <strong>la</strong><br />
sensazione era che non eravamo riusciti a e si è chiuso prima <strong>per</strong>ché non siamo riusciti ad andare avanti e poi<br />
nel<strong>la</strong> realtà <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ha recu<strong>per</strong>ato. Ha usato probabilmente quello che qua sembrava non aver capito e poi<br />
invece a tirato fuori, <strong>per</strong>ché comunque le risorse le ha, e a distanza <strong>per</strong>ché poi questa <strong>per</strong>sona non si è più fatta<br />
viva <strong>per</strong>ché ha un carattere così, <strong>per</strong>ò noi sappiamo che sta bene è una paro<strong>la</strong> grossa <strong>per</strong>ò è cresciuta nel <strong>la</strong>voro,<br />
tiene il <strong>la</strong>voro, ha <strong>la</strong> sua casa e vive le sue difficoltà con un decente equilibrio <strong>per</strong> cui al<strong>la</strong> fine <strong>per</strong> noi è non dico<br />
un successo <strong>per</strong>ò comunque lo metterei tra i successi <strong>per</strong>ché comunque quell‟anno, nei quindici mesi che è stata<br />
qua magari ha trovato <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> cui è servito; è stata stimo<strong>la</strong>ta, le sono state dette delle cose. Poi <strong>per</strong> esempio<br />
c‟è un altro ragazzo che è uscito che continua venire qui, è sempre qua, anche a dire tutte le sue cose <strong>per</strong>ché poi<br />
al<strong>la</strong> fine diventa non dico come una <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong>ché al<strong>la</strong> fine poi non è così <strong>per</strong>ò al<strong>la</strong> fine tutti lo trattano come<br />
fossi i suoi genitori, e <strong>per</strong>ché non al<strong>la</strong> fine se non diventa patologico va bene anche questa cosa qua. E non<br />
diventa <strong>per</strong> una <strong>per</strong>sona un impedimento, al<strong>la</strong> fine noi siamo così <strong>per</strong>ché abbiamo re<strong>la</strong>zione, se non avessimo<br />
re<strong>la</strong>zione non saremmo così <strong>per</strong>ché se tu pensi ai momenti di sconforto che hai se non avessi re<strong>la</strong>zione prova a<br />
immaginartelo e dimmi dove andresti. Questo che manca a tutte queste <strong>per</strong>sone come comune denominatore ma<br />
non ce ne è uno che non è così è <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione vera..è <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione vera, capisci. E se Radici e Ali diventa una<br />
possibilità di re<strong>la</strong>zione; non è che diventa un sostituto del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ma diventa un posto dove sei stato accettato,<br />
guidato ma non giudicato. Se riusciamo già solo a fare questa cosa qua possiamo io posso camminare già alto da<br />
terra.<br />
2.7.2 Intervista al responsabile dell‟Associazione Mondi in <strong>famiglia</strong><br />
Partiamo dal<strong>la</strong> storia dell‟associazione..<br />
Io sono venuta a vivere al condominio...Mondi in Famiglia è un‟associazione di famiglie di Cormano nata nel<br />
„94 a seguito di una vacanza fatta in una casa vacanza e da lì l‟idea di connotare un gruppo di amici,che non<br />
erano amici con cui uscivi <strong>la</strong> domenica ma <strong>per</strong>sone su cui ti ritrovavi su discorsi legati al<strong>la</strong> solidarietà.<br />
Da qui l‟idea di creare un‟associazione che desse da un <strong>la</strong>to supporto alle famiglie che facevano affidi (all‟epoca<br />
3 ) e dall‟altra creare eventi <strong>per</strong> stimo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> vicinanza <strong>famiglia</strong>re, creare una rete attorno alle famiglie: questi gli<br />
obiettivi originali e anche quelli attuali, siamo un po‟ in crisi sul<strong>la</strong> modalità pratica con cui attuare questi due<br />
obiettivi ma non sulle finalità.<br />
Concretamente negli anni abbiamo avuto <strong>la</strong> vicinanza di una psicologa che ha supportato il gruppo di famiglie<br />
affidatarie (alle tre dell‟associazione si sono affiancate famiglie esterne che nel tempo si sono cambiate)con un<br />
incontro mensile ed un servizio di pronto intervento a cui noi ci rivolgiamo <strong>per</strong> le difficoltà più varie.<br />
Per il secondo obiettivo organizziamo una o due vacanze l‟anno, organizziamo eventi ludici/animativi (a<br />
Brusuglio) con attenzione privilegiata ai bambini e agli adulti che accompagnano i bambini e affido <strong>famiglia</strong>re<br />
diurno che dava concretezza ad alcune situazioni di vicinanza <strong>famiglia</strong>re che le famiglie in maniera autonoma<br />
avevano intrapreso ma meritavano professionisti. Abbiamo allora fatto un progetto L23 e poi uno <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
provincia che ci ha <strong>per</strong>messo di avere una mediatrice <strong>famiglia</strong>re e una psicologa, c‟è stato un <strong>la</strong>voro di raccordo<br />
con i servizi che doveva sfociare e non è sfociato in un progetto legge cariplo.<br />
Del nome “Mondi in <strong>famiglia</strong>” ci è piaciuto il plurale e inserire questi mondi che le famiglie ti portano dentro<br />
uno spazio <strong>famiglia</strong>re e allo stesso tempo creare un‟associazione che rispettasse i tempi di una <strong>famiglia</strong> noi tutti<br />
venivamo da es<strong>per</strong>ienze (oratorio, scout) in cui era come se l‟impegno risucchiasse tempo ed energie e dovevi<br />
sottrarle al quotidiano che continuava ad essere prezioso, si voleva creare qualcosa un po‟ più a misura.<br />
Volevamo creare un condominio solidale a Cormano, avevamo fatto un progetto con Servizi sociali in cui<br />
famiglie che coabitassero vicino fossero di supportoa una comunità <strong>per</strong> i minori in cui avrebbero <strong>la</strong>vorato<br />
o<strong>per</strong>atori Comin <strong>per</strong>ché due degli affidi in corso li avevamo fatti con loro. Avevamo coinvolto nel progetto un<br />
architetto, Comin e quando tutto era pronto il Comune ci assegnava una porzione di spazio molto picco<strong>la</strong> nel<strong>la</strong><br />
quale potevano vivere solo tre famiglie (noi immaginavamo 4 o 5), siamo stati un po‟ a dibattere ma poi non<br />
c‟erano margini <strong>per</strong>ché il resto del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie edificabile l‟avrebbero destinata ad alloggi <strong>per</strong> le casse pubbliche,<br />
siamo arrivati ad un imbuto. Ad oggi quel<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie è ancora inedificata, da lì è nato il pensare di vivere in<br />
comunità e abbiamo conosciuto Yuri e Samantha <strong>per</strong>ché siamo venuti al condominio <strong>per</strong> farci spiegare come<br />
fossa una comunità <strong>famiglia</strong>re.<br />
622
Abbiamo sco<strong>per</strong>to di avere in affido un bambino di età simile a Davide e siccome c‟erano due appartamenti di<br />
prossima finitura abbiamo provato a vivere qua, all‟inizio doveva essere temporanea, abbiamo <strong>la</strong>sciato il nostro<br />
appartamento se in affitto a due ragazzi e giravamo quello che prendevamo <strong>per</strong> l‟affitto al<strong>la</strong> comunità.<br />
Siamo qui da quattro anni e da <strong>per</strong>sone che non ci siamo scelte è nata una storia bel<strong>la</strong> che ci da soddisfazione, è<br />
nato scambio tra le due realtà, ci si è mischiati ci conosciamo tutti. Mondi in <strong>famiglia</strong> oggi fa su<strong>per</strong>visione agli<br />
affidi, il gruppo ha 4/5 famiglie e continuiamo ad incontrarci mensilmente, spesso qui al condominio. Sempre<br />
mensile c‟è <strong>la</strong> riunione associativa di programmazione e progettazione, poi eventi legati al<strong>la</strong> vita cittadina di<br />
Cormano (es. spettacoli <strong>per</strong> bambini, attività di gioco) e poi prossimamente <strong>la</strong> vacanza <strong>per</strong> famiglie quest‟anno<br />
quindici famiglie di cui cinque famiglie monoparentali con bisogni di supporto; poi salgono 24 ragazzi comunità<br />
rep e tre ospiti di comunità psichiatrica. Si vorrebbe partire nell‟anno nuovo con un ri<strong>la</strong>ncio di forme di<br />
vicinanza <strong>famiglia</strong>re più o meno strutturate, è nato grosso dibattito all‟interno dell‟associazione se accordarci o<br />
meno con servizi sociali su alcune azioni quindi non è contato che prosegua supporto affidi diurni ma è scontato<br />
che proseguano forme vicinanza <strong>famiglia</strong>re.<br />
Attività condominio solidale sono: accoglienze nelle unità abitative due che mettiamo a diposizione delle<br />
famiglie su progetto di servizi sociali o altri enti, progetti di conquista autonomia e poi è stato finanziato un<br />
ostello sopra di noi (ostello di tipo turistico con <strong>la</strong> riflessione fatta che a noi interessa stabilire legami<br />
significativi cioè tenere spazi <strong>per</strong> gente di passaggio es. turisti o parenti degli ospedali vicini, il resto delle<br />
richieste che arrivano è al presenza di studenti ceh stanno l‟anno sco<strong>la</strong>stico, mangiano nelle famiglie e hanno una<br />
stanza con l‟idea che entrino in comunità con azioni di volontariato a scelta tra cui doposcuo<strong>la</strong> che facciamo<br />
sabato mattina frequentata da 15 studenti scuo<strong>la</strong> primaria, poi <strong>la</strong>boratorio musicale martedì pomeriggio, poi<br />
gruppo di condivisone <strong>la</strong>ico che non si ritrovano nei <strong>per</strong>corsi ecclesiali allora è nato questo gruppo una volta al<br />
mese da cui nasce gruppo acquisto solidale, momenti di confronto, scambio di es<strong>per</strong>ienze, si creano legami tra<br />
queste sette famiglie che l‟hanno costituito, sono famiglie su cui accorriamo quando noi del condominio siamo<br />
affannati e sappiamo che loro sono sensibili a questioni di tipo solidaristico, abbiamo spazio sottozero in cui si<br />
trovano gruppi etnici che hanno riferimento in termini di spazio che affittano e utilizzano).<br />
Con <strong>la</strong> comunità abbiamo due/tre momenti l‟anno in cui ci raccontiamo cosa accade da loro e da noi, c‟è una<br />
re<strong>la</strong>zione libera .<br />
Le attività del<strong>la</strong> comunità si finanziano con L23, progetto dell‟ostello e Cassa Comune: mettiamo insieme tutti i<br />
nostri stipendio e all‟inizio del mese prende un assegno in bianco con cifra che serve al<strong>la</strong> propria <strong>famiglia</strong>, lo<br />
scarto serve <strong>per</strong> ipotizzare <strong>per</strong> scopi comunità o <strong>la</strong>vori di ristrutturazione.<br />
Facciamo parte di ACF che ha tre regole: Cassa Comune, condivisone tra famiglie del<strong>la</strong> comunità con un<br />
incontro mensile in cui si cresce umanamente nel<strong>la</strong> direzione che <strong>la</strong> comunità decide e poi accoglienza. Le<br />
attività Mondi in famiglie si finanziano con Legge 23 e convenzione con il Comune anche se l‟anno scorso<br />
hanno promesso una cifra che non sono riusciti a darci. Il condominio con le famiglie che sono qui non ha scopi<br />
educativi ma di buon vicinato, accompagniamo all‟autonomia anche se da un anno non riescono a trovare <strong>la</strong>voro<br />
e le prospettive di autonomia sono poche. Nel<strong>la</strong> nostra testa facciamo progetti e di fatto siamo di fronte a<br />
situazioni che si complicano parecchio e si rischia di cronicizzare e questo non ci piace, ci vorrebbe qualcuno<br />
che gli aiuti nel<strong>la</strong> ricerca <strong>la</strong>voro. Abbiamo ragionato sull‟opportunità di avere supporto psicologico <strong>per</strong> le<br />
famiglie ma al momento non siamo aiutati da nessuno, volevamo conservare <strong>la</strong> nostra natura cioè non siamo una<br />
comunità di servizi ma <strong>per</strong> vivere bene.<br />
Cosa vi dà come <strong>famiglia</strong> e cosa dà alle famiglie che arrivano?<br />
Vicinanza calda, essere riconosciuto, aspettato, chiamato <strong>per</strong> nome, è un modo concreto <strong>per</strong> contrastare<br />
anonimato e far sentire le <strong>per</strong>sone vicine, c‟è uno stile di condominio molto naturale, se sei incasinato è scontato<br />
che qualcuno ti possa aiutare non <strong>per</strong> obbligo o dovere.<br />
Soggetti in cui si è in re<strong>la</strong>zione? Il quartiere, le scuole, <strong>la</strong> parrocchia sì ma non abbiamo rapporti vivaci, amici<br />
delle famiglie residenti che costituiscono grande bacino quando le forze non ti bastano, il contesto più ampio di<br />
Acf.<br />
Mondi in famiglie si re<strong>la</strong>ziona con parrocchie, comuni e realtà come consultorio <strong>famiglia</strong>re o altri associazioni<br />
(es.associaz Rep) con cui ci sentiamo affini sui progetti.<br />
Buone pratiche in questo ambito?<br />
Il far circo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> comunicazione tra le <strong>per</strong>sone <strong>per</strong>ché l‟assenza limita le azioni di tutti, una re<strong>la</strong>tiva semplicità<br />
nelle azioni e nei modi di esprimersi, finalità grandi ma da tradursi in cose a portata delle <strong>per</strong>sone, ritornare ad<br />
un‟idea di legittimo benessere che ognuno di noi ha voglia di <strong>per</strong>seguire.<br />
Io faccio <strong>la</strong> maestra d‟asilo e nel<strong>la</strong> mia mente c‟è l‟idea che possa nascere gruppo anche tra i genitori dei<br />
bambini a scuo<strong>la</strong> e forme di prossimità <strong>per</strong> le famiglie più disagiate..cerco sempre aiuto e <strong>la</strong> rete si al<strong>la</strong>rga, gli<br />
universi si contaminano.<br />
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Le vostre famiglie d‟origine?<br />
La <strong>famiglia</strong> di mio marito era contraria <strong>per</strong> paura che questa scelta ci mettesse sul <strong>la</strong>strico, si stanno accorgendo<br />
che non è così, mia mamma non è stata così esplicita ma pur di non venire in una casa così incasinata sarà venuta<br />
tre volte.<br />
Quando uno ha in mente di fare un‟accoglienza ne par<strong>la</strong> subito in comunità ma poi rimane sovrana <strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> e tutti si attivano <strong>per</strong> dare una mano su questa scelta, non è decisione comune ma vicinanza al<strong>la</strong> scelta.<br />
Che cose serve ai bambini e alle famiglie fragili?<br />
Serve aver qualcuno vicino, qualcuno <strong>per</strong> cui non sei anonimo, anche <strong>per</strong> l‟affido ero partita con grandi ideali ma<br />
poi servono cose semplici. Ci siamo detti che questa scelta può andare bene <strong>per</strong> i nostri figli ma se vediamo che<br />
ci opprime o crea loro disagi è una realtà che come è iniziata può finire.<br />
Questa es<strong>per</strong>ienza può essere fatta altrove con altre famiglie?<br />
Difficile dirlo <strong>per</strong>ché è stato frutto di coincidenze, incontri.<br />
Non abbiamo supporto dai servizi sociali del Comune, a parole lo abbiamo, conoscono il nostro o<strong>per</strong>are, ma ad<br />
ogni azione sui minori non corrisponde un‟azione sugli adulti e questo vanifica l‟o<strong>per</strong>ato e non è solo <strong>per</strong><br />
l‟assistente sociale o <strong>la</strong> psicologa ma è mancanza di qualcosa più in alto, di investimento che si riduce a teniamo<br />
accuditi i bambini, sul passo successivo e sugli altri interventi ci stiamo molto interrogando, Lele è andato in<br />
crisi su questa cosa <strong>per</strong>ché c‟erano una serie di accordi, legami, costruiti con fatica sul territorio si risolvono in<br />
niente, lui ha <strong>la</strong>sciato al presidenza è subentrato Paolo, non ci va di procedere senza servizi ma procedere così<br />
non ha senso, è buttare via un‟es<strong>per</strong>ienza e le famiglie che abbiamo seguito continuano ad avere i bisogni cha<br />
abbiamo rilevato. In partico<strong>la</strong>re mi riferisco ad una situazione di una mamma psichiatrica che è so<strong>la</strong> e bisogna<br />
attivare procedure che quando è al limite bisognerebbe attivare non solo accudimento sull‟emergenza <strong>per</strong>ché i<br />
bambini manifestano bisogni altri, questa signora ha un buon legame con noi ma ci vuole qualcuno che <strong>la</strong><br />
costringa a fare una serie di cose <strong>per</strong>ché mette i bambini in <strong>per</strong>icolo…adesso era in crisi sul <strong>la</strong>voro e teneva i<br />
bambini un‟ora in macchina al freddo, senza mangiare..una donna così va supportata a livello professionale non<br />
solo con famiglie amiche ma il servizio sociale non ha fatto neanche una domiciliare, noi diamo disponibilità ad<br />
affido temporaneo ma i servizi sociali dicono di non aver rilevato niente, sul<strong>la</strong> carta c‟è fiducia ma poi manca.<br />
2.7.3 Intervista al responsabile dell‟Associazione Papà separati<br />
Il servizio è nato da <strong>per</strong>sone che si sono messe ad aiutarsi tra di loro, che quando hanno finito di aiutarsi tra di<br />
loro, si sono messi a disposizione degli altri, è una cosa che è venuta così, naturale. È nata spontaneamente,<br />
esistevano dei bisogni, li abbiamo tarati e abbiamo messo a punto vari documenti, tra cui una proposta di legge<br />
che è diventata <strong>la</strong> legge 54, sull‟affido condiviso, siamo riusciti a far<strong>la</strong> passare. Abbiamo una bozza di accordo di<br />
separazione con le regole di civiltà, un elenco di avvocati, di psicologi.<br />
Lo scopo è aiutare le <strong>per</strong>sone che si trovano in difficoltà ad essere ancora dei buoni genitori, infatti<br />
l‟associazione si chiama “Associazione <strong>per</strong> i papà separati, <strong>per</strong> <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei diritti dei figli nel<strong>la</strong> separazione”.<br />
Diritti vuol dire che, anche se separati, i genitori devono continuare a fare i genitori. La finalità è tute<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />
genitorialità anche a fronte di una separazione, anche se non si riesce a tute<strong>la</strong>re <strong>la</strong> co-genitorialità, almeno si può<br />
cercare di tute<strong>la</strong>re <strong>la</strong> bi-genitorialità.<br />
Posso fare un elenco delle attività svolte: momento di accoglienza, nelle varie sedi, che avviene anche all‟interno<br />
di incontri di auto-mutuo aiuto; telefono SOS (4/5 <strong>per</strong>sone); portare avanti delle proposte di legge (cita ad es. il<br />
garantire che anche a scuo<strong>la</strong> i genitori abbiano gli stessi diritti); l‟accordo di separazione, una sorta di<br />
canovaccio; una casa a Rho con 15 posti di letto <strong>per</strong> padri che hanno figli minorenni, si separano e vengono<br />
sbattuti fuori di casa e non sanno dove andare a dormire, dormono in macchina; manifestazioni; convegni. Non<br />
c‟è un vero e proprio intervento tipo: nei confronti degli utenti viene data disponibilità 24/24h, se hanno bisogno<br />
di notte possono contattarci anche di notte.<br />
Ci sono una decina di volontari (che fanno <strong>la</strong>vori specifici), 2 o<strong>per</strong>atori e 5/6 <strong>per</strong>sone che fanno parte del<br />
Consiglio Direttivo. Ci si dà una mano e non c‟è una gerarchia. Il volontariato è sia una forza, sia una debolezza<br />
<strong>per</strong>ché a volte l‟impegno delle <strong>per</strong>sone è altalenante. Un punto di forza e di qualità è che non avendo o<strong>per</strong>atori<br />
professionisti, non c‟è scopo di lucro nelle nostre attività…agli utenti non vengono chiesti soldi.<br />
C‟è una suddivisione precisa: una <strong>per</strong>sona fa <strong>la</strong> contabilità, una scrive al computer, una prepara i depliant…sono<br />
<strong>per</strong>sone che generalmente danno disponibilità mezza giornata al<strong>la</strong> settimana…le 2 <strong>per</strong>sone fisse <strong>la</strong>vorano molto,<br />
le altre un po‟ meno.<br />
Progettiamo con il Consiglio, ci sono tanti progetti e poi una <strong>per</strong>sona del Consiglio Direttivo si prende in carico<br />
<strong>la</strong> cosa e <strong>la</strong> porta avanti.<br />
Principalmente ci si ascolta, <strong>la</strong> nostra paro<strong>la</strong> simbolo è “ascolto”, accogliere, ascoltare <strong>la</strong> situazione dell‟altro.<br />
Per quel che riguarda <strong>la</strong> frequenza ci sono dei ritorni…uno viene una volta, poi torna dopo sei mesi, altre <strong>per</strong>sone<br />
vengono quasi sempre <strong>per</strong> 2/3/4 anni…<strong>la</strong> presenza è estremamente variabile<br />
624
In origine il servizio non è stato progettato, è nato spontaneamente..come auto-mutuo aiuto tra di noi, poi dopo<br />
quando abbiamo finito di aiutarci tra di noi, ci siamo messi ad aiutare altri. Ma è stata una cosa graduale, non ci<br />
siamo accorti di stare facendo “il passo”, man mano si diventava maturi e si cominciava a par<strong>la</strong>r meno di sé.<br />
Per noi è importante vedere famiglie sfasciate in cui si riesce a recu<strong>per</strong>are un rapporto sereno con i figli, o<br />
<strong>per</strong>sone che si avvicinano a Dio.<br />
Una cosa in cui crediamo molto è <strong>la</strong> sensibilizzazione dell‟opinione pubblica circa i costi sociali (in termini di<br />
alcolismo, disturbi alimentari, …) del<strong>la</strong> separazione. Una sensibilizzazione anche del<strong>la</strong> Chiesa, nei confronti<br />
del<strong>la</strong> separazione<br />
Si sono create molte re<strong>la</strong>zioni con altri soggetti sociali; gli utenti devono uscire dal guscio, frequentando gli<br />
incontri su<strong>per</strong>ano il <strong>per</strong>iodo di lutto <strong>per</strong> <strong>la</strong> separazione. Vengono messe insieme, in questi incontri, <strong>per</strong>sone che si<br />
sono appena separate e <strong>per</strong>sone che sono con noi da tempo, così si normalizza <strong>la</strong> situazione, si può pensare “c‟è<br />
sempre chi sta peggio di me… “.Siamo di un‟unità pazzesca tra di noi! Se si rivolgono a noi utenti che non<br />
necessitano strettamente del nostro servizio, facciamo loro presenti altri contatti di altre associazioni. Per cui<br />
bisogna distinguere tra “<strong>la</strong>vorare in rete” e “essere in rete”. Quando sono in rete cerco di conoscere un po‟ tutte<br />
le realtà che ci sono, <strong>per</strong> cui al<strong>la</strong>rghi le tue conoscenze, coo<strong>per</strong>ative, altri gruppi di auto-mutuo aiuto. Penso che<br />
conoscersi sia importante e significhi “essere in rete”, ad esempio recu<strong>per</strong>are informazioni che, al bisogno, si<br />
possono dare. Si è in rete e, all‟occorrenza, si fa rete.<br />
Ci si incontra all‟occorrenza. Gli o<strong>per</strong>atori del Consiglio amministrativo si sentono molto <strong>per</strong> telefono, con le e-<br />
mail, con skype… se bisogna progettare o fare valutazione ci incontriamo…ci sentiamo un paio di volte al mese,<br />
su progetti specifici.<br />
Io credo che ognuno di noi deve fare qualcosa <strong>per</strong> gli altri, il prossimo non è quello che scelgo io…<strong>la</strong> cultura che<br />
ci spinge è il bisogno di aiutare gli altri, forse <strong>per</strong>ché siamo stati aiutati noi, <strong>per</strong> fatti analoghi.<br />
Si vuole protegge il legame genitore-figlio, <strong>per</strong>ché comunque l‟associazione è <strong>per</strong> <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei figli…questo<br />
legame si può dire che tragga beneficio dall‟associazione <strong>per</strong>ò non si può par<strong>la</strong>re di <strong>famiglia</strong> in senso<br />
“pieno”…<strong>per</strong> quanto riguarda il legame genitore-figlio, agli incontri possono venire entrambi o solo il genitore.<br />
2.7.4 Intervista al<strong>la</strong> responsabile dell‟Associazione Mamme separate<br />
Il primo aspetto che mi piaceva analizzare con lei era <strong>la</strong> storia dell‟associazione.<br />
Allora io prendo come guida questo pieghevole che abbiamo e<strong>la</strong>borato; Questo è il secondo depliant che<br />
andiamo a stampare dopo il primo che il primo era abbastanza artigianale diciamo. Intanto l‟associazione nasce<br />
nell‟ottobre del 1999 e nasce proprio <strong>per</strong> volontà diciamo che il promotore di tutta questa roba[…]diciamo che<br />
nasce da una mia es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>sonale dunque di madre di tre figlie che comunque deve affrontare l‟aspetto<br />
<strong>la</strong>vorativo, l‟aspetto <strong>famiglia</strong>re, l‟aspetto del disagio dei miei figli in un contesto familiare dove prima i ruoli<br />
chiama moli di carico <strong>famiglia</strong>ri ancorché <strong>la</strong>vorativo venivano divisi tra me e mio marito e nel momento in cui<br />
uno dei due viene come è capitato che lui[…]che nel<strong>la</strong> separazione uno dei due esce di casa ti trovi ad affrontare<br />
tutta una serie di diciamo di disagi che vanno verso intanto il prendersi cura immediatamente neanche di te<br />
stesso <strong>per</strong>ché non hai neanche il tempo di pensare a te stesso quanto “da domani come farò ad organizzarmi nel<strong>la</strong><br />
mia vita <strong>la</strong>vorativa, affettiva, quotidiana soprattutto anche nei confronti dei miei figli”. E quindi in me è scattato<br />
cioè allora intanto io mi sono mossa su vari livelli come se <strong>la</strong> mia separazione avesse provocato in me una<br />
bottiglia di olio che si rompe che quindi olio si fluidifica dove tu non puoi neanche contenere. Con questo cosa<br />
voglio dire – è <strong>la</strong> prima volta che faccio questo esempio – effettivamente io non sono stata ferma <strong>per</strong>ché ho<br />
cominciato a <strong>per</strong>cepire <strong>la</strong> mia prima inefficienza, <strong>la</strong> mia prima debolezza come <strong>per</strong>sona praticamente al contesto<br />
diciamo al contesto oratoriano del<strong>la</strong> chiesa <strong>per</strong>ché io e mio marito facevamo pare dei gruppi <strong>famiglia</strong> e quindi io<br />
facevo il contralto nel<strong>la</strong> corale del<strong>la</strong> parrocchia; quindi già il fatto che io avessi dovuto cominciare a dire non<br />
siamo più in due ma sono so<strong>la</strong> e che non potevo più continuare a partecipare, a fare le stesse cose quindi già<br />
questa è stata <strong>la</strong> mia privazione che mi aveva così diciamo di quello che eravamo abituati a fare in coppia.<br />
Dall‟altro <strong>la</strong>to <strong>la</strong> difficoltà nei confronti del<strong>la</strong> gestione in quanto madre dei miei figli <strong>per</strong>ché io allora avevo<br />
anche un‟attività che affrontando <strong>la</strong> separazione ho <strong>per</strong>so il <strong>la</strong>voro e quindi ad un certo momento anche alzarmi<br />
<strong>la</strong> mattina <strong>per</strong> accompagnare prima un bambino poi l‟altro bambino e andare al <strong>la</strong>voro, come ci arrivavo al<br />
<strong>la</strong>voro; quindi questo secondo aspetto. Il terzo aspetto e fare il genitore, sei un genitore da solo e quindi devi<br />
rispondere nel<strong>la</strong> quotidianità e quindi che cosa ti chiedono i tuoi figli che tu non sei in grado di dare e poi<br />
l‟aspetto economico no che infatti poi in tutti questi dieci anni <strong>la</strong> nostra chiamiamo<strong>la</strong> battaglia diciamo così di<br />
conoscenza dei rischi che <strong>la</strong> separazione provoca alle famiglie abbiamo messo a nudo attraverso le nostre<br />
es<strong>per</strong>ienze familiari di quelle che poi sono le nostre es<strong>per</strong>ienze le <strong>la</strong>cerazione che ci sono sempre all‟interno del<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> che quasi sempre – al di là che adesso di usa portarle in televisione – le famiglie che vivevano questa<br />
situazione tendevano a restare nel proprio guscio non portavi all‟esterno le tue cose, tant‟è vero che anche i miei<br />
figli che andavano uno all‟asilo e all‟altro alle primine elementari e l‟altro era già diciamo nelle medie non<br />
avevano neanche detto che il papà e <strong>la</strong> mamma attraversavano un <strong>per</strong>iodo di crisi <strong>per</strong>ché loro tessi non se ne<br />
erano neanche accorti. E quindi questo praticamente cosa mi ha favorito. Mi ha favorito da una parte avere<br />
625
insistito con il parroco del<strong>la</strong> mia parrocchia <strong>per</strong> le famiglie che vanno a separarsi dall‟altra <strong>la</strong> vicinanza di già<br />
ance <strong>per</strong> esempio <strong>la</strong> conoscenza di altri genitori che fanno che hanno che vivono <strong>la</strong> mia stessa es<strong>per</strong>ienza mi ha<br />
portato praticamente a pensare cominciare poi è segno che io svolgevo un‟attività di libera professionista come<br />
lo svolgo adesso e poi anche questa capacità organizzativa anche di avere un‟attività di cui io ho anche dei<br />
col<strong>la</strong>boratori delle ho una segreteria in piena efficienza mi <strong>per</strong>metteva anche di avere una padronanza del<br />
sistema, ma l‟avere un‟attività che ti porta così a contatto con <strong>la</strong> gente diciamo che non mi spaventava andare a<br />
par<strong>la</strong>re con il sindaco, piuttosto che con l‟assessore. In realtà <strong>la</strong> cellu<strong>la</strong> scatenante di tutta l‟associazione mamme<br />
separate nasce proprio come dicevo prima un pochino nel „99 quando noi abbiamo costituito l‟associazione<br />
<strong>per</strong>ché grazie al parroco del<strong>la</strong> mia parrocchia di allora che ha visto cha ha sofferto anche lui che avrebbe fatto<br />
fuoco e fiamme <strong>per</strong> salvare il nostro matrimonio, <strong>per</strong>ché anche i nostri parroci sono in difficoltà ad avviare qui<br />
nel<strong>la</strong> diocesi di Como un‟es<strong>per</strong>ienza di accoglienza delle famiglie separate e divorziate <strong>per</strong>ò non in un‟ottica di<br />
sostegno al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona quanto di un come dire di uno spazio privilegiato di preghiera. Questa solitudine che io mi<br />
trovavo a vivere ha atto si che questo sacerdote. Giovane sacerdote ha sollecitato altre coppie a raccogliere<br />
questa richiesta di aiuto delle <strong>per</strong>sone separate e come dire portare una s<strong>per</strong>imentazione sul territorio del<strong>la</strong> nostra<br />
diocesi…in sordina come diceva l‟allora vescovo <strong>per</strong>ché certamente che <strong>la</strong> chiesa debba mettere in piedi un<br />
servizio <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone separate, poteva essere…era uno scandalo. E quindi abbiamo cominciato ad organizzare<br />
un incontro una volta <strong>la</strong> mese in un contesto di parrocchia, cattolico dove si sono messi in campo un avvocato<br />
rotale con marito, alcune coppie io le chiamo le coppie <strong>per</strong>fettine <strong>per</strong>ché ovviamente non hanno avuto il disagio<br />
familiare che ho avuto io, insieme a due sacerdoti accompagnati anche da alcune ragazze che si definivano<br />
consacrate e qui abbiamo un attimino diciamo cominciato ad e<strong>la</strong>borare a che tipo di risposta potevamo dare dal<br />
punto di vista spirituale ai separati. E in sordina abbiamo cominciato a passare parole che ci si poteva incontrare<br />
in questo spazio <strong>per</strong> raccontarci di noi in realtà non era un raccontarsi di noi <strong>per</strong>ché queste équipe, chiamiamole<br />
così, io non ne facevo ancora parte <strong>per</strong>ché io ero colei che era portatrice del problema e cercava di anche di<br />
inventarsi di volta in volta che tipo di aiuto potevano dare a noi. Era chiaro che l‟es<strong>per</strong>ienza che <strong>la</strong> diocesi voleva<br />
mettere in campo non era quel<strong>la</strong> dell‟assistenza psicologica, legale, di ricreazione di separati quanto come dire<br />
offrire una visuale di una strada alternativa <strong>per</strong> dire come comunque sia <strong>la</strong> tua condizione del momento non devi<br />
sentirti abbandonato <strong>per</strong>ché comunque il signore non ti abbandona mai e questo era sicuramente se inizialmente<br />
poteva essere <strong>per</strong> noi anche un motivo di grande discussione <strong>per</strong>ché effettivamente che noi non ci sentivamo<br />
abbandonati <strong>per</strong>ò a volte ci si domandava <strong>per</strong>ché proprio noi e non tu soprattutto poi quando nelle nostre<br />
famiglie <strong>la</strong> separazione è stato il tassello ultimo di una vicenda <strong>famiglia</strong>re che magari ci sta dentro una ma<strong>la</strong>ttia,<br />
una tossicodipendenza, uno sconquasso re<strong>la</strong>zionale e quindi andare ad attingere diciamo così questa es<strong>per</strong>ienza<br />
anche veno va tradotta attraverso <strong>la</strong> lettura del vangelo ci stava un pochino stretta a noi. Allora lì è capitato che<br />
io ho cominciato a conoscere altre <strong>per</strong>sone allora l‟associazione non era ancora costituita attraverso questa<br />
es<strong>per</strong>ienza di questo giovane parroco che aveva visto bene quali sono veramente le il disagio che noi viviamo<br />
interiormente io allora ho incominciato a incontrare altre mamme che magari avevano un figlio, magari ne<br />
avevano tre quindi lì ho cominciato a conoscere quindi praticamente ho cominciato a par<strong>la</strong>re con loro “ma tu<br />
cosa ci fai qui, a tu sei separata da quanto tempo, che tipo di problema hai abbiamo cominciato a pensare <strong>per</strong>ché<br />
inizialmente abbiamo provato a fare una sorta di gruppo fuori dal contesto del<strong>la</strong> parrocchia <strong>per</strong>ché<br />
effettivamente <strong>la</strong> nostra ribellione, <strong>per</strong>ché cera tanta ribellione in noi era quel<strong>la</strong> che il separato non ha bisogno<br />
del momento di preghiera, non ha bisogno di leggere il vangelo <strong>per</strong> dire che il signore era stato messo in croce e<br />
anche noi a pari suo dovevamo portare questa croce abbiamo cominciato a ragionare che il problema mio era un<br />
problema che si interfacciava con altri problemi di altre <strong>per</strong>sone di natura diversa, di natura <strong>la</strong>vorativa,<br />
economica, abitativa e allora abbiamo cominciato a dire ma <strong>per</strong>ché non ci incontriamo <strong>per</strong>ché comunque il<br />
nostro obiettivo era quello di fare gruppo tra madri e allora abbiamo cominciato a dire ma dove ci incontriamo<br />
<strong>per</strong>ché l‟incontro di preghiera, chiamiamolo così, era a<strong>per</strong>to ad uomini e donne quindi era a<strong>per</strong>to a <strong>per</strong>sona<br />
separate, divorziate divorziati e risposati magari separati, che venivano accompagnati dai loro partner, quindi <strong>la</strong><br />
proposta diciamo così di accoglienza era proprio settorializzata <strong>la</strong> mix delle nuove componenti familiari che<br />
c‟erano sul nostro territorio. Pensa che è li che ho conosciuto Emanuele Ernesto in uno dei nostri incontri di<br />
preghiera La proposta del<strong>la</strong> diocesi è partita nel mese di maggio e noi abbiamo cominciato subito dopo a fare<br />
gruppo e allora cosa succedeva che siccome avevamo necessita fra di noi di sentirci in fraternità fra di noi; allora<br />
abbiamo cominciato a dirci “ma <strong>per</strong>ché non veniamo a casa tua questa sera che hai i bambini piccoli e non puoi<br />
uscire”, “poi magari <strong>la</strong> prossima volta veniamo da me”. Abbiamo cominciato ad essere disagiate in itinere<br />
andando di volta in volta <strong>la</strong> dove era importante che <strong>la</strong> mamma non uscisse di casa magari solo <strong>per</strong> bere un caffè<br />
e <strong>per</strong> chiacchierare e cominciare e ricordo che io ero affiancata a una mamma al<strong>la</strong> quale sono ancora molto<br />
affezionata ancora adesso che affrontava disagi <strong>per</strong>sonali dieci volte più ampi di miei e lei ha questa sorta di<br />
grande intelligenza politica dove lei dal punto di vista umano ci indirizzava “andiamo qui, andiamo là” <strong>la</strong> mente<br />
esecutiva diciamo quindi l‟associazione è nata proprio in maniera spontanea fatta da queste nove mamme che ci<br />
siamo incontrate <strong>per</strong> quattro cinque mesi dove avevamo cominciato a fare un elenco di tutte le “sfigate” che<br />
avevamo affrontato: il marito che non passa gli alimenti, a moglie che non ha mai <strong>la</strong>vorato e che comunque non<br />
riesce a vivere con duecento euro al mese di mantenimento, quello che arrivata a quarantenni non aveva mai<br />
626
<strong>la</strong>vorato ma cera necessità di procacciare reddito, quel<strong>la</strong> che doveva <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> casa <strong>per</strong>ché essendo <strong>la</strong> casa di<br />
proprietà del marito e il marito <strong>la</strong> cacciava fuori di casa, quel<strong>la</strong> che invece doveva portare i bambini all‟asilo ma<br />
non aveva di che pagare l‟asilo, quel<strong>la</strong> che invece non aveva di che pagare il blocchetto dei buoni e quindi al<br />
bambino no davano da mangiare, allora praticamente io sono diventata il punto di riferimento di tutte queste<br />
problematiche dove dal nostro punto di vista pensavamo di subire un torto tante vero che <strong>la</strong> nostra prima uscita<br />
che avevamo avuto istituzionale era con l‟amministratore provinciale con l‟assessore ai servizi sociali che questa<br />
ci ha accolta a me e questa mamma che a livello politico era iscritta in un partito quindi voglio dire era molto<br />
acuta nonostante <strong>la</strong> sua deficienza familiare e di fatti abbiamo seguito seppur <strong>la</strong> nostra associazione è apartitica e<br />
confessionale abbiamo realizzato veramente tantissime cose importanti. Siamo andate da questo assessore che ci<br />
ha detto “si va beh ho capito i vostri problemi ma voi siete costituite in associazione”, noi non sapevamo<br />
neanche cosa fosse un‟associazione, “<strong>per</strong>ché <strong>per</strong> poter portare avanti le vostre istanze <strong>per</strong> dare retta anche <strong>per</strong><br />
affrontare quel caso umano che ne so dare un contributo a quel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona io mi devo confrontare non con un<br />
singolo cittadino ma se voi foste un‟associazione probabilmente a livello rappresentativo potrei contribuire<br />
anche a livello di progetto del<strong>la</strong> regione Lombardia. Allora noi siamo andate al successivo incontro con queste<br />
mamme e abbiamo detto “si va beh allora cosa facciamo visto che vogliamo rec<strong>la</strong>mare i nostri diritti<br />
costituiamoci in associazione”. E quindi cosa è successo nel frattempo conoscendo Emanuele che lui nel<br />
frattempo aveva già costituito l‟associazione dei papà separati in realtà avevo visto che le richieste dei padri<br />
erano l‟altra metà delle richieste del<strong>la</strong> madre e insieme lui e io abbiamo speso molto tempo ad incontrarci fare un<br />
cambiamento già noi stessi come padre come madre andando a deporre un po‟ le armi dei nostri rispettivi<br />
corazzamenti che avevamo con l‟obiettivo che noi eravamo già di natura nostra di leader <strong>per</strong> svariati motivi<br />
avremmo potuto condurre dietro a noi madri incazzati e padri incazzati <strong>per</strong> poter raggiungere l‟obiettivo primario<br />
che comunque i figli devono poter crescere con entrambi i genitori e <strong>per</strong> poterlo fare noi dobbiamo educare i<br />
genitori e educare tutte una serie di strategie etc. Allora lui praticamente mi ha passato il suo statuto dicendomi<br />
che non sarebbe male se noi ci presentassimo ognuno nel<strong>la</strong> propria libertà strategica <strong>per</strong>ò voglio dire i principi<br />
generali dello statuto quindi <strong>la</strong> finalità e lo scopo siano identiche questo ci <strong>per</strong>metterà non solo di portare avanti<br />
il discorso dei separati all‟interno del<strong>la</strong> chiesa quanto di mettere di rendere pubblica che <strong>la</strong> separazione produce<br />
povertà, che <strong>la</strong> separazione sfi<strong>la</strong> praticamente le re<strong>la</strong>zioni, che nel<strong>la</strong> separazione sono praticamente i figli a<br />
<strong>la</strong>sciarci sicuramente e quindi io non ho fatto altro noi che non avevamo neanche l‟idea da che parte cominciare<br />
abbiamo cominciato a estrapo<strong>la</strong>re da quello che poteva essere lo statuto dei papà separati e praticamente ad<br />
adattarlo a noi e quindi questo ci ha <strong>per</strong>messo, abbiamo registrato questo statuto che <strong>la</strong> costituzione vera è<br />
propria è stata nell‟ottobre dell‟99 quindi abbiamo fatto 10 anni di associazione e tra i due sicuramente tra il<br />
leader dei papà e il leader delle mamme separate avevamo una certa complementarietà, c‟eravamo inventati una<br />
strategia che dove c‟era uno c‟era l‟altro proprio <strong>per</strong> produrre cambiamento <strong>per</strong>ché se già tra <strong>la</strong> fazione dei padri<br />
e <strong>la</strong> fazione delle madri ci fosse stata <strong>la</strong> guerra sarebbe stato inutile portare avanti un messaggio di positività <strong>per</strong> i<br />
nostri figli. Quindi costituito lo statuto io frequentavo da una parte il gruppo di preghiera che c‟era una volta al<br />
mese di martedì e io avevamo cominciato, io avevo cominciato a chiedere al<strong>la</strong> mia parrocchia che io nel<br />
frattempo ho cambiato casa, ho cambiato <strong>la</strong>voro <strong>per</strong>ché sono tutte queste le cose e i miei figli hanno dovuto<br />
<strong>la</strong>sciare l‟habitat dei loro amici, ci siamo trasferiti un po‟ in <strong>per</strong>iferia e anche io con grande disagio <strong>per</strong>ché<br />
dovevo cambiare <strong>la</strong> parrocchia..va beh comunque sia ho chiesto al mio parroco se potevamo i nostri gruppi<br />
<strong>per</strong>ché nel frattempo eravamo diventate tante alle <strong>per</strong>sone che arrivavano e noi no è che facevamo pubblicità<br />
<strong>per</strong>ché non avevamo neanche gli strumenti <strong>per</strong> farlo abbiamo abbozzato un vo<strong>la</strong>ntino nel quale dicevamo “se sei<br />
separato, hai dei problemi e vuoi par<strong>la</strong>re con qualcuno” e ci eravamo inventati una sorta di calendario di incontri<br />
del primo e del terzo venerdì del mese presso <strong>la</strong> mia parrocchia. Il parroco d‟altro canto è stato anche lui<br />
fortemente criticato <strong>per</strong>ché se è corretto dare ospitalità agli alcolisti anonimi piuttosto che ad associazioni che si<br />
occupano di altro in realtà anche lui è stato richiamato dal vescovo <strong>per</strong>ché no avrebbe dovuto anche <strong>per</strong>ché noi<br />
abbiamo cominciato a diffondere l‟esistenza dell‟associazione sul giornale, nel frattempo che io gestivo questi<br />
gruppi che ne arrivavano di ogni tipo <strong>per</strong>sone sole, padri, anche singoli che magari vivevano un rapporto di<br />
disagio familiare, vedovi e poi mi sono resa conta che avere magari una sera trenata <strong>per</strong>sone diventava una forte<br />
caciara cioè non dicevo “ ma io di cosa mi voglio occupare? Mi voglio occupare del vedovo. No io del vedovo<br />
non mi voglio occupare. Mi voglio occupare del<strong>la</strong> ragazza madre? Dipende del<strong>la</strong> ragazza madre se ha avuto<br />
un‟es<strong>per</strong>ienza insieme a […]. Quindi l‟evoluzione dell‟associazione mi ha messo di fronte anche al<strong>la</strong><br />
responsabilità che io mi assumevo nel<strong>la</strong> gestione dei gruppi. E quindi qualcuno che ha saputo che io gestivo<br />
questi gruppi di <strong>per</strong>sone separate mi ha chiamato a Trento in una giornata dell‟auto mutuo aiuto che io neanche<br />
sapevo che facevo indirettamente auto mutuo aiuto e da lì ho compreso quanto era importante una formazione in<br />
merito; importante <strong>per</strong>ché mi rendevo conto che se io vedevo nel gruppo una <strong>per</strong>sona depressa che magari era in<br />
terapia farmacologica e in cura da uno psichiatra allora capitava che magari in quel<strong>la</strong> serata tutti eravamo<br />
normali. Io non sono un medico e non potevamo rilevare una patologia ovviamente <strong>per</strong>ché eravamo un gruppo<br />
a<strong>per</strong>to ognuno viene racconta l‟altro si rispecchia. A quel punto lì mi sono resa conto che era necessario<br />
cominciare innanzitutto ad avere io una formazione se desideravo andare avanti con questa es<strong>per</strong>ienza sul<strong>la</strong><br />
dinamica del gruppo e di come eventualmente contrastare o raddrizzare situazioni che nell‟ambito del gruppo<br />
627
stesso noi devo dire <strong>per</strong> esempio abbiamo avuti diversi tentativi di suicidio fra le <strong>per</strong>sone che frequentavano il<br />
gruppo compreso un suicidio vero di un papà e quindi io sono stata molto in crisi con me stessa <strong>per</strong>ché<br />
effettivamente tu parti in maniera spontanea nel mettere insieme come dire un‟associazione con l‟obiettivo di<br />
andare a sostenere le <strong>per</strong>sone che non hanno <strong>la</strong> tua stessa capacità e poi ti scontri con delle realtà di cui non se sei<br />
chiamata direttamente da un punto di vista giuridico, ma da un punto di vista del<strong>la</strong> coscienza ne sei chiamata. Ho<br />
avuto forti dubbi anche <strong>per</strong>ché io in parallelo avevo i miei casini familiari. . E quindi ho fatto diversi corsi di<br />
facilitatore che mi hanno <strong>per</strong>messo di dare un assetto ben definito ai gruppi, mi hanno arricchito fortemente in<br />
maniera grande ma <strong>la</strong> ricchezza umana sono proprio le storie delle <strong>per</strong>sone che da lì <strong>per</strong> esempio già nel 2000<br />
esattamente un anno dopo da questi gruppi è nata l‟esigenza di cominciare ad aprire degli sportelli di ascolto con<br />
tutta una serie di servizi.<br />
Nel ‟99 siamo andate da Formigoni, si discuteva sul<strong>la</strong> L23/99 e sapevamo che da questa legge Formigoni voleva<br />
escludere le famiglie separate; abbiamo fatto un telegramma <strong>per</strong> dissentire e <strong>per</strong> chiedere un incontro: lui ci ha<br />
ricevuto, noi abbiamo motivato e doveva darci <strong>la</strong> conferma che nell‟emendamento sarebbe stato cancel<strong>la</strong>to <strong>la</strong><br />
dicitura “famiglie separate/divorziate”. Poi siamo andate al<strong>la</strong> ricerca di spazi gratuiti <strong>per</strong> promuovere un modello<br />
o<strong>per</strong>ativo che mi ero inventata <strong>per</strong> sottrarre business <strong>per</strong>ché tutti eravamo portatori di lunghe parcelle <strong>per</strong><br />
separazioni e divorzi..abbiamo arredato una sede o<strong>per</strong>ativa e inserito nei giornali <strong>la</strong> ricerca di avvocati<br />
volenterosi, psicologi, poi mediatori, tutti portavano un sa<strong>per</strong>e es<strong>per</strong>ienziale che andava verso il nostro progetto:<br />
aiutare i genitori a riscoprire il loro ruolo <strong>per</strong> il bene dei figli oppure essere punto di riferimento e fare da tramite<br />
tra disagio <strong>famiglia</strong> e istituzioni (Servizi Sociali, Tribunali,..). Di questi sportelli ne abbiamo a<strong>per</strong>ti 3 con grandi<br />
fatica <strong>per</strong>ché è stato fatto tutto con il <strong>la</strong>voro dei volontari, anche i professionisti hanno una lettera d‟incarico ma<br />
da volontari; sul territorio siamo diventati un punto di riferimento <strong>per</strong> chi viveva questo problema, e girando<br />
l‟Italia abbiamo iniziato a fare da ponte con le associazioni di padre che volevano al loro rappresentatività. Noi<br />
siamo rimasti l‟unica associazioni di mamme e continuiamo a dire che i disagi che vivono le madri sono<br />
differenti da quelle dei padri: <strong>la</strong> deresponsabilizzazione dei padri che trovano appoggio in un‟altra casa, che<br />
trovano altri figli disinvestendo sui propri, che l‟affido esclusivo al<strong>la</strong> mamma non era educativo <strong>per</strong> i figli <strong>per</strong>che<br />
deresponsabilizza i padri e insieme abbiamo iniziato a <strong>la</strong>vorare su un nuovo modello culturale, abbiamo capito<br />
che <strong>la</strong> prima cosa non è dire di andare all‟avvocato.<br />
Bisogna <strong>la</strong>vorare anche sul<strong>la</strong> prevenzione, non solo sul dare una risposta al<strong>la</strong> separazione, <strong>la</strong> crisi di coppia si<br />
può su<strong>per</strong>are se presa in tempo, se indirizzata sul<strong>la</strong> strada giusta, con <strong>la</strong> diocesi di Como facciamo molti <strong>per</strong>corsi<br />
di prevenzione <strong>per</strong> <strong>la</strong> coppia.<br />
Lavoriamo sul<strong>la</strong> prevenzione a 360 gradi, es<strong>per</strong>ienza “Retruvaille”, contatto diretto con Papa Giovanni Paolo II<br />
nell‟anno del Giubileo <strong>per</strong>ché cercavano chierichetti ma purchè non fossero figli di separati, sono scesa in campo<br />
<strong>per</strong> far capire che non c‟entravano niente i figli dei separati.<br />
Lavoro grande di Emanuele è stato tessere legami fuori e dentro <strong>la</strong> Chiesa, con padri separati<br />
dis<strong>per</strong>ati..Divergenze negli anni con Emanuele, lui è uno che ruba le idee altrui..vorrebbe visibilità all‟interno<br />
del<strong>la</strong> Chiesa, io dico che noi come <strong>la</strong>ici dobbiamo spingere a responsabilizzare <strong>la</strong> Chiesa a fare ciò che deve<br />
fare…Io sono una spina nel fianco <strong>per</strong> molti, sono stata invitata dal Cardinal Tettamanzi dopo aver pubblicato il<br />
libro “Ciò che Dio ha unito”, che par<strong>la</strong> su che senso ha tenere fede al matrimonio cattolico quando si è<br />
separati…che senso ha occupiamoci del fatto e non delle parole, accoglienza deve essere accoglienza e non<br />
giudizio. Sono stata chiamata nel<strong>la</strong> Diocesi a rappresentare le famiglie separate, non è possibile fare una<br />
pastorale a sé, deve prevedere anche il capitolo delle famiglie che <strong>per</strong> una serie di difficoltà sono in crisi..se<br />
molti dei separati hanno fatto il corso fidanzati allora <strong>la</strong> Chiesa avrebbe dovuto fare obiezione di coscienza <strong>per</strong><br />
dire “tu non sei pronto <strong>per</strong> prendere <strong>la</strong> patente del matrimonio cattolico torna l‟anno prossimo”.<br />
Cominciamo a <strong>la</strong>vorare insieme, non si può fare una pastorale fatta solo dalle famiglie <strong>per</strong>fettine; l‟es<strong>per</strong>ienza<br />
“Retruvaille” <strong>per</strong> il tipo di <strong>la</strong>voro che faccio io al centro una coppia in crisi è possibile salvar<strong>la</strong> purchè tu fai un<br />
<strong>la</strong>voro in rete non puoi <strong>la</strong>vorare da solo..se c‟è <strong>la</strong> cultura che una <strong>per</strong>sona in crisi corre dall‟avvocato,<br />
all‟avvocato non interessa riparare un matrimonio <strong>per</strong>ché viene meno un business, viene meno <strong>la</strong> giuridicità del<br />
<strong>la</strong>voro che deve svolgere, oppure se vado dallo psicologo o al consultorio cattolico questo non può <strong>la</strong>vorare sul<br />
territorio dimenticandosi che ci sono associazioni <strong>la</strong>iche, faccio formazione anche ai parroci <strong>per</strong>ché manca<br />
un‟omogeneità di formazione, ognuno si fa il proprio metodo di risposta e non c‟è una voce univoca. Con<br />
Emanuele abbiamo fatto decol<strong>la</strong>re assieme l‟associazione Famiglie Separate Cristiane in occasione di un<br />
convegno sulle famiglie separate a cui i separati non erano stati invitati. Si è detto che posso mantenere matrice<br />
cattolica anche dopo disfacimento del<strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong> e che è una re<strong>la</strong>zione che bisogna alimentare con cura e<br />
non buttar<strong>la</strong> a mare. Se insieme arriviamo ad un fine comune non abbiamo fatto altro che tessere una rete attorno<br />
alle famiglie <strong>per</strong> farle sentire meno sole.<br />
Mons. Lanfranconi aveva attivato i gruppi <strong>famiglia</strong> e conosce bene le sofferenze delle famiglie, ci ha ascoltato<br />
molto ed è stato d‟accordo sul<strong>la</strong> necessità di fare rete con i consultori cattolici, ha istituito un numero verde a cui<br />
<strong>la</strong> famiglie potevano rivolgersi <strong>per</strong> avere informazioni concrete.<br />
È stato fatto un convegno formativo rivolto a tutti gli o<strong>per</strong>atori del<strong>la</strong> pastorale (sacerdoti, catechisti, gruppi<br />
<strong>famiglia</strong>) dove noi siamo stati re<strong>la</strong>tori, abbiamo portato <strong>la</strong> nostra sofferenza al servizio degli altri <strong>per</strong> dire che un<br />
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separato può sentirsi escluso <strong>per</strong> tutta questa carica di sofferenza umana che ti porti dietro. La seconda giornata<br />
di formazione è stata dedicata ai sacerdoti dove abbiamo potuto dire loro come è diversa <strong>la</strong> formazione, di come<br />
c‟è pregiudizio e giudizio…una linea o<strong>per</strong>ativa comune che portasse a dire che il separato non è escluso, non a<br />
parole ma a fatti concreti.<br />
Poi altri convegni in cui i vescovi lombardi due anni fa hanno deliberato che fosse necessario investire sul<strong>la</strong><br />
formazione degli o<strong>per</strong>atori di pastorale:ogni diocesi ha identificato dei responsabili <strong>per</strong> questo corso svolto in<br />
vari luoghi in cui potersi raccogliere (100-200 <strong>per</strong>sone) <strong>per</strong> essere poi distribuiti nelle varie parrocchie <strong>per</strong> un<br />
cambiamento nell‟approccio dell‟accoglienza a qualunque livello.<br />
Io sono andata a questo corso e non mi è servito a molto <strong>per</strong>ché lo stesso corso l‟avevo appena finito in<br />
Università Cattolica che mi ha dato maggiori strumenti <strong>per</strong> capire <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone che arrivavano ai nostri sportelli<br />
nell‟andare a fare tutti i primi colloqui <strong>per</strong> verificare <strong>la</strong> possibilità di poter avviare <strong>la</strong> coppia a ragionare assieme<br />
e <strong>la</strong>vorare <strong>per</strong> recu<strong>per</strong>are il rapporto.<br />
Sportello di ascolto così strutturato: arrivano tramite telefono accesso allo sportello, le <strong>per</strong>sone trovano<br />
volontario che si occupa dell‟accoglienza e inquadra il tipo di bisogno e se questo rientra nel mondo del<strong>la</strong> sep e<br />
divorzio fissa collo con me.<br />
Il 90% delle richieste arriva da donne e quando ho ascoltato <strong>la</strong> loro storia prendo in mano in maniera positiva<br />
cosa l‟ha fatta innamorare del marito, se c‟è una possibilità di conquistarsi, se ritiene che possa venire lì anche il<br />
marito…Se mi chiedi quanti matrimoni abbiamo salvato ti rispondo “uno su mille ce <strong>la</strong> fa” ma se le <strong>per</strong>sone se<br />
vengono sostenute fin da subito riescono a fare proprio il bene famiglie.<br />
Es<strong>per</strong>ienza Retruvai: quando <strong>la</strong> donna viene da noi (quasi sempre donna) chiedo se ritiene che possa fare un<br />
colloquio con il marito, se mi dice sì chiamo subito davanti al<strong>la</strong> moglie proponendo un colloquio <strong>per</strong> par<strong>la</strong>re e<br />
molto facilmente <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona viene accompagnata dal<strong>la</strong> stessa moglie, accolgo lui e sento il suo disagio, i bisogni<br />
degli uomini sono molto diversi. Al<strong>la</strong> coppia stessa viene proposto uno spazio riservato loro che non serve a<br />
ritrovarsi <strong>per</strong> forza ma dico loro che se c‟è una possibilità su mille bisogna responsabilmente affrontar<strong>la</strong> <strong>per</strong>ché<br />
non è corretto che uno dei due se ne va senza dire il momento. In questo spazio (a pagamento) si incontrano e si<br />
confrontano altre coppie che vivono lo stesso disagio e ci possono essere due opportunità: <strong>la</strong>sciarsi serenamente<br />
senza rivendicazioni, accuse e si viene accompagnati a lustrare il matrimonio poi sta loro se lucidarlo<br />
riprendendo in mano <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> o capire di essere inconciliabili.<br />
Queste coppie, che pensano di non avere niente da <strong>per</strong>dere, contattano <strong>la</strong> referente zonale e programmano il<br />
viaggio, vengono rispettati i sentimenti e <strong>la</strong> delicatezza del momento (possono anche essere prese camere<br />
separate), viene indicata <strong>la</strong> meta e <strong>la</strong> coppia si mette in cammino.<br />
Ognuno deve chiamare individualmente e organizzarsi <strong>per</strong> il viaggio insieme o da soli, l‟importante è trovarsi lì.<br />
La metodologia Retruvai è quello di prendere <strong>per</strong> mano questa coppia e ricondurli in un sentiero dove non si dice<br />
è colpa tua ma nostra se non siamo riusciti. Quando tornano <strong>la</strong> coppie sono rigenerate (si par<strong>la</strong> poco ma si scrive<br />
e questo aiuta a mettere a nudo emozioni, delusioni, sentimenti), le lettere girano in modo che tutti possano<br />
sentirsi “colpevoli” di non aver adempiuto al dovere coniugale. Sul territorio poi queste coppie hanno delle<br />
“guide angelo” con cui si incontrano a cadenza quindicinale o mensile <strong>per</strong> spolverare il rapporto di coppia. Delle<br />
<strong>per</strong>sone che ho inviato nessuno è mai partito scettico, le coppie troppo <strong>la</strong>cerate nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione neanche se avessi<br />
proposto il divorzio oggi lo avrebbero accettato, ma chi ha sco<strong>per</strong>to un tradimento ed è disposto a <strong>per</strong>donare ma<br />
non ha le motivazioni, ma non riesce, non sa come fare..questa strada lo indirizza a qualcosa di nuovo (stiamo<br />
<strong>la</strong>vorando in riparazione, qui il disagio è già conc<strong>la</strong>mato).<br />
La separazione è tassello ultimo di un disagio <strong>famiglia</strong>re ma nel mentre <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> vive <strong>la</strong> burrasca chi si fa<br />
carico?Bisogna <strong>la</strong>vorare sul sostegno di quei genitori e di quel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che vive <strong>la</strong> difficoltà, non pensare di<br />
mettere i figli nelle famiglie <strong>per</strong>fettine.<br />
Come associazione di mamme separate siamo iscritte all‟albo regionale, al forum associazioni famiglie e<br />
solidarietà, siamo in rete con tante realtà, con gli assessorati alle famiglie, con associazione afa, associazione<br />
famiglie affidatarie, cometa, telefono donna…Il parternariato è di vitale importanza, bisogna creare <strong>la</strong> rete<br />
<strong>per</strong>ché <strong>la</strong>voriamo quotidianamente assieme; nel 2005 ho creato con i miei figli <strong>la</strong> Coop. Sociale Stel<strong>la</strong> (centro<br />
mediazione <strong>famiglia</strong>re, spazio <strong>per</strong> verificare validità del matrimonio) servizi a pagamento ma dopo tre anni ho<br />
chiuso <strong>per</strong>ché cozzava con <strong>la</strong> gratuità dell‟accoglienza.<br />
Siamo iscritti all‟associazione delle pari opportunità, abbiamo partecipato al<strong>la</strong> conferenza nazionale sul<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>, partecipo al<strong>la</strong> commissione infanzia <strong>per</strong> valorizzare <strong>la</strong> sofferenza di figlie genitori.<br />
Rispetto al tema dei figli?<br />
Posso dire come dico spesso anche quando vado in televisione, lo scrivo anche sul mio libro, è stata <strong>la</strong> sofferenza<br />
dei miei figli il motore che mi ha portato a scendere in campo, come descritto anche nel mio libro “Ho bisogno<br />
di mamma e papà” in vendita on-line <strong>per</strong> sostenere i bisogni dell‟associazione,ho dato vita ho provato a far<strong>la</strong><br />
finita, ho avuto un momento di defaiance non me ne importava più di niente neanche più dei miei figli, e il<br />
metodo che avevo scelto <strong>per</strong> far<strong>la</strong> finita era chiudermi in garage con il motore acceso..Come accade <strong>la</strong> crisi?dopo<br />
una giornata di <strong>la</strong>voro in cui tutti ti vogliono sorridente, arrivi a casa e i figli rec<strong>la</strong>mano affetto, <strong>la</strong> tua presenza,<br />
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attenzione, tu sei spompata e non puoi dargli più niente..e quindi non li capisci quali tipi di attenzione vogliono<br />
dopo che sono andata fuori a <strong>la</strong>vorare, li hai portati a scuo<strong>la</strong>, a casa, dopo che procacci reddito…quel<strong>la</strong> sera lì<br />
tornando dal <strong>la</strong>voro io non ne potevo più..quando quei bambini dietro <strong>la</strong> porta del garage piangevano (il<br />
piccolino aveva poco meno di 5 anni, <strong>la</strong> sorellina 7 e l‟altro mio figlio non c‟era) sentivo le loro ur<strong>la</strong>,<br />
rec<strong>la</strong>mavano <strong>per</strong>ché capivano innocentemente cosa stava succedendo..e poi ad un certo momento, allora io non<br />
avevo neanche pensato al Signore, non avevo neanche pensato assolutamente che Dio potesse essere con me..ad<br />
un certo <strong>per</strong>ò spengo <strong>la</strong> macchina e dico “ma cosa cazzo sto facendo?”, ho avuto un‟illuminazione, ho a<strong>per</strong>to il<br />
garage ho preso i bambini loro erano con le ciabattine ci siamo seduti lì in mezzo ad una rivetta di marciapiede<br />
vicino al<strong>la</strong> strada e abbiamo pianto stretti stretti e anche quando li ho messi a letto non volevano <strong>la</strong>sciarmi <strong>per</strong>ché<br />
avevano paura che li abbandonassi anche io..<strong>per</strong> loro il padre é stato un abbandono..è lì che ho capito che avevo<br />
bisogno d‟aiuto…a chi vai a chiedere aiuto? Sono andata da uno psicologo che metteva lì l‟orologio mezz‟ora e<br />
chiedeva novantami<strong>la</strong> lire che io non li avevo nemmeno, poi mi diceva ci vediamo <strong>la</strong> prossima settimana..ma<br />
quale prossima settimana? I figli: io mi sono sentita sempre in colpa..i sensi di colpa non ti abbandonano mai<br />
anche se spesso dico agli altri che non dobbiamo averli <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>la</strong> si è fatta in due, è in due che<br />
bisognerebbe portar<strong>la</strong> avanti..<strong>la</strong> fine di una storia di coppia non avviene solo <strong>per</strong> adulterio, ci può essere <strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia, <strong>la</strong> violenza in <strong>famiglia</strong>, <strong>la</strong> tossicodipendenza, l‟alcolismo, e quindi <strong>la</strong> separazione il “<strong>la</strong>sciamoci” va<br />
fatto <strong>per</strong> forza, magari non salvi il marito ma i figli li salvi e salvi i cavoli e le merende che ci sono dentro.<br />
Ciò non toglie che i figli ti colpevolizzano, <strong>per</strong> molti anni i miei figli fortemente in crisi, seppur piccoli, <strong>per</strong><br />
molto tempo siamo stati in terapia psicologica poi ho chiesto aiuto privatamente, <strong>per</strong> molti anni sono stata in<br />
sconfinamento bancario <strong>per</strong>ché mi rendevo conto ..io chiedevo aiuto <strong>per</strong> i miei figli <strong>per</strong>ché dicevo che erano loro<br />
che dovevano essere aiutati..in realtà, bravissimo quello psicologo (sua moglie si occupava dei miei bambini e<br />
lui di me), e lui non mi ha educato nell‟andare a sco<strong>per</strong>chiare le mie deficienze da quando sono nata, lui mi ha<br />
indicato una strada su cui nel<strong>la</strong> mia condizione di genitore solo potessi arrecare più benessere ai mie figli dandoti<br />
degli strumenti, senza andare a cercare le colpe, senza dire <strong>per</strong>ché mi sono separata..quanto pensare al<strong>la</strong><br />
re<strong>la</strong>zione che i miei due bambini facevano i miei genitori.. aver letto una re<strong>la</strong>zione dello psicologo in cui c‟era<br />
scritto che i miei bambini erano diventati genitori <strong>per</strong> me, che mi proteggevano, è stato uno choc e allora ho<br />
iniziato a <strong>la</strong>vorare molto su di me <strong>per</strong>ché io ho potuto su<strong>per</strong>are molto ostacoli nel<strong>la</strong> mia vita da separata <strong>per</strong>ché<br />
ho potuto gestire <strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong> razionalmente come gestivo <strong>la</strong> società, con <strong>la</strong> razionalità ma svuotata di affetto,<br />
di sentimento, di amore..infatti lo psicologo mi chiedeva di descrivere <strong>la</strong> camera dei miei figli..io <strong>per</strong> far prima<br />
avevo tolto tutti i giochi, i peluches..io arrivavo a casa e mi incazzavo con loro <strong>per</strong>ché non avevano<br />
apparecchiato, <strong>per</strong>ché non avevano preso l‟acqua dal garage..ma ti rendi conto? E questo mi riportava ad un<br />
mondo dei miei piccoli che non è il mondo che volevo..non potevo scambiare i mie piccoli con il partner..quando<br />
sono stata invitata al<strong>la</strong> trasmissione di Pippo Baudo in cui ho presentato il libro “Il bisogno di mamma e papà”<br />
che non è un libro sui bisogni dei figli, ma io volevo portare gli altri a ragionare le altre <strong>per</strong>sone..quasi tutti quelli<br />
che si separano portano i bambini dallo piscologo ma sono loro che ci devono andare <strong>per</strong> primi <strong>per</strong>ché l‟adulto si<br />
sdoppia, non ha più davanti a sé i bambini e non considera più i bisogni dei bambini…questo psicologo mi<br />
diceva “ma lei quante volete gioca con i suoi bambini?cosa fa quando entra?” e io pensavo “ma questo che<br />
cacchio mi dice?” io forse in maniera frettolosa salutavo i miei figli, io non mi <strong>per</strong>donerò mai di aver privato i<br />
miei bambini di un affetto che avevano bisogno doppio…ecco <strong>per</strong>ché è necessario sostenere il genitore nel<strong>la</strong> fase<br />
più acuta che sono i primi tempi..dobbiamo sostenere i genitori a non a vedere i bisogni dei bambini, bisogni che<br />
sono quelli che avevano i miei figli che <strong>per</strong> loro che non vogliono entrarci nelle questioni degli adulti, <strong>per</strong> loro <strong>la</strong><br />
sottrazione/assenza di un genitore è un dolore fortissimo. Io ho avuto non poche questioni con loro..i ragazzi<br />
adulti che già comprendono si dice che non soffrano..non è vero..o quelli troppo piccoli non capiscano<br />
niente..non è vero…è un boomerang che comunque ti torna. Io ho <strong>la</strong>vorato su molti progetti di dis<strong>per</strong>sione<br />
sco<strong>la</strong>stica o sui disagi dei figli di genitori separati, non <strong>per</strong> ghettizzare loro ma <strong>per</strong> responsabilizzare i<br />
genitori..col<strong>la</strong>boriamo con le scuole, nelle scuole su<strong>per</strong>iori abbiamo costruito un sito partendo anche dai diritti<br />
dell‟infanzia e da lì far ragionare “diritti <strong>per</strong> chi e di chi?”..io oggi dico ai miei figli che sono grandi che io mi<br />
posso prendere <strong>la</strong> colpa <strong>per</strong> quel che mi riguarda, anche <strong>per</strong> evitare di violentarmi sempre su questo senso di<br />
colpa, <strong>per</strong>ché loro mi hanno aiutata a modificarmi molto partendo dal capire quale sofferenza hanno i bambini e<br />
non solo i miei…in prima linea io non sto svolgendo volontariato <strong>per</strong> i miei figli ma <strong>per</strong> quelli degli altri<br />
genitori..sostenendo i genitori portiamo benessere ai bambini…un altro progetto finanziato dal<strong>la</strong> L23/99<br />
“Genitori non si nasce ma si diventa” e messo in rete <strong>per</strong> due anni: il padre e <strong>la</strong> madre devono essere in prima<br />
linea sui bisogni dei figli, formare i genitori, cosa bisogna fare quando i genitori si separano, ci deve essere<br />
un‟equa distribuzione dei beni di uno e dell‟altro, abbiamo aiutato con i nostri volontari ad arredare <strong>la</strong> casa di<br />
padre separati a misura di bambino, insegnare ai papà a cucinare, come conge<strong>la</strong>re…anche <strong>per</strong>ché uno dei motivi<br />
di lite è “quando ce l‟ho io mi sbatto, quando ce l‟hai tu lo porti da Mc Donald‟s fai prima e mangia<br />
porcherie..”, poi diversi progetti “Genitori separati ma insieme genitori” <strong>per</strong> coinvolgere l‟intero nucleo far<br />
venire <strong>la</strong> mamma, i papà e anche i bambini e <strong>la</strong>vorare sui loro sentimenti.<br />
Ultimo progetto “Ricomincio da me rispecchiandomi in te” è l‟effetto che ho avuto io..ho potuto ricominciare<br />
quando ho iniziato a rivedere i bisogni dei miei figli <strong>per</strong>ché non me ne ero accorta quali fossero…<strong>la</strong>vorare sui<br />
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sentimenti..anche aiutati dai nostri psicologi o avvocati, <strong>la</strong>vorare sui sentimenti e i bisogni degli adulti che non è<br />
<strong>per</strong> forza l‟esigenza di avere un partner ma ragionare <strong>per</strong> esempio sul<strong>la</strong> sessualità, quelli che si separano e hanno<br />
l‟esigenza di buttarsi subito in un‟altra storia e mettono al centro un altro figlio non avendo neanche e<strong>la</strong>borato<br />
precedentemente e poi portare <strong>la</strong> testimonianza dei nostri figli, l‟inefficienza che un genitore separato ha <strong>per</strong>ché<br />
se ho un vissuto di disagio mio molto spesso l‟errore è quello di cercare nei figli un alleato “tuo padre è andato<br />
con lei..” indirizzare <strong>la</strong> corretta comunicazione “cosa dire ai figli, come dirlo”, abbiamo fatto serate informative,<br />
convegni, anche su diritti/doveri dei nonni.<br />
I gruppi di paro<strong>la</strong> siamo stati in collegamento con Marzotto e De Benedetti abbiamo provato insieme a fare un<br />
protocollo tra associazioni <strong>per</strong> mettere in luce mediazione <strong>famiglia</strong>re e listino prezzi in comune…<strong>per</strong> tutto ciò<br />
che svolgiamo in associazione, <strong>per</strong> accedere all‟area servizi bisogna essere soci, è necessario iscriversi<br />
all‟associazione <strong>per</strong> ricevere un primo colloquio gratuito…e poi indirizziamo al<strong>la</strong> rete dei Servizi o se ci sono<br />
progetti o ai gruppi di auto/aiuto..abbiamo garantito ai Comuni una prima consulenza gratuita degli invii che ci<br />
fanno loro (es. <strong>per</strong> gratuito patrocinio).<br />
Negli anni passati abbiamo avuto gruppi <strong>per</strong> adolescenti figli di separati, ora li ha attivati il Consultorio…gruppi<br />
di paro<strong>la</strong> è stata un‟es<strong>per</strong>ienza preziosissimo <strong>per</strong>ché il bambino par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> propria situazione, del mondo<br />
proprio, lo disegna..se non avessi avuto <strong>la</strong> spinta del<strong>la</strong> sofferenza dei miei figli non penso che avrei fatto tutte le<br />
cose che ho fatto.<br />
Per i miei figli non mi <strong>per</strong>dono mai, loro ogni tanto mi rimproverano di non averli salvaguardati, di non aver<br />
scelto un padre meno sfigato, <strong>per</strong>ché poi vivono con te e diventi il catalizzatore di tutte le colpe…e io da qualche<br />
anno sono uscita dall‟imbrigliamento dei ricatti “tu ci richiami e noi andiamo con papà”, dico va bene andate,<br />
anzi è arrivato il momento che vai con papà <strong>per</strong>ché se scendi in prima linea <strong>per</strong> molti anni poi ti logori. Con loro<br />
adesso che sono più grandi attivare una comunicazione franca dove dici “è vero che non sono stata in grado di<br />
garantirti <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che tu volevi ma <strong>per</strong> fare una <strong>famiglia</strong> bisogna essere in due, il fatto che sia sempre in<br />
prima linea a prenderle, ad aver sop<strong>per</strong>ito in tutto… io <strong>la</strong> mia parte l‟ho fatta, se avete altri rimproveri da fare<br />
potete farli all‟altra metà”..questo <strong>per</strong>ché è necessario che da adulto si faccia l‟inventario delle proprie cose<br />
altrimenti si è presi sempre a freccette..io ho detto ai miei figli che non sono più disposta ad essere imbrigliata<br />
nei sensi di colpa..forse non sono stata un genitore <strong>per</strong>fetto ma mi è stato chiesto di avere un‟emergenza<br />
decennale di fare <strong>la</strong> madre e il padre..e sfiderei chiunque, una madre non può fare il padre e <strong>la</strong> madre…il padre<br />
deve fare il proprio ruolo, i padri si deresponsabilizzano e l‟affido condiviso porta <strong>per</strong> a prima linea entrambi, si<br />
educa in due, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> bi- genitorialità l‟abbiamo e<strong>la</strong>borata con tutte le associazioni di padri scannandoci,<br />
facendo tavoli di <strong>la</strong>voro..Il principio è sacrosanto <strong>per</strong>ché dobbiamo dire ai genitori che non possono <strong>la</strong>sciare gli<br />
avvocati a decidere delle loro vite…devono essere responsabili..<strong>per</strong> essere aiutati dobbiamo creare quanto più<br />
possiamo centri polifunzionali dove dentro ad una richiesta d‟aiuto ci stanno tutte le competenze, creare una rete<br />
attorno al disagio: c‟è bisogno legale lo diamo, psicologico, di mediazione…sottraiamo business al<strong>la</strong> rete<br />
esterna, venendo da noi noi siamo <strong>la</strong> testimonianza che i figli hanno bisogni di entrambi..sono i figli<br />
l‟oggetto..quali sono i loro diritti? A loro non viene data nessuna colpa che i genitori si scannano, dobbiamo<br />
aiutare a ragionare gli adulti a ricongiungersi in questo ponte <strong>per</strong> ragionare che i primi responsabili del<strong>la</strong> riuscita<br />
dei figli sono loro.<br />
Bi-genitorialità responsabile con <strong>la</strong> L 54/06 noi monitoriamo anche il <strong>la</strong>voro del Tribunale <strong>per</strong>ché magari c‟è<br />
l‟affido condiviso sul<strong>la</strong> carta ma non nel<strong>la</strong> realtà, salvaguardiamo il principio del<strong>la</strong> responsabilità condivisa,<br />
educare in due si educa meglio.<br />
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3. ALLEGATO INTERVISTE<br />
“FAMIGLIE E CURA DEGLI ANZIANI NON<br />
AUTOSUFFICIENTI”<br />
3.1. INTERVISTE DEI CASI LOMBARDI<br />
3.1.1 Entrare nelle case, prendersi cura delle famiglie con anziani: il servizio del custode sociale a Mi<strong>la</strong>no<br />
3.1.1.1. Trascrizione intervista al responsabile del servizio di custodia sociale e Responsabile Settore<br />
anziani del Comune di Mi<strong>la</strong>no - CUS1<br />
D: La prima domanda che farei è noi abbiamo scelto il servizio <strong>per</strong>ché ci sembra una buona pratica<br />
vorremmo chiedere <strong>per</strong>ché secondo lei questo servizio può essere considerato una buona pratica, quali<br />
sono secondo lei gli aspetti piu interessanti? Ci concentriamo sull’area anziani.<br />
R:Il servizio di Cs secondo me è una buona apatica <strong>per</strong>ché si inserisce nel contesto territoriale è una assistenza<br />
domiciliare leggera che garantisce il miglioramento <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita delle <strong>per</strong>sone fragili si integra con altri<br />
servizi come l‟assistenza domiciliare c<strong>la</strong>ssica e diciamo che l‟elemento è sicuramente quello che rileva il bisogno<br />
dov‟è da quel punto di vista è in grado di segna<strong>la</strong>re situazioni o comunque fragilità anche nel caso non ci sia<br />
consapevolezza del bisogno da parte dell‟utente e questo è riferito a tutte le fasce dell‟intervento, sia gli anziani<br />
ma anche le famiglie gli adulti in difficoltà, quindi i due elementi più rilevanti sono questi due il servizio che<br />
garantisce <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> domiciliari in senso generale e <strong>la</strong> capacità di rilevare l bisogno li dove è di<br />
rilevarlo, quindi trasportare <strong>la</strong> richiesta e di fare poi un intervento, gli obiettivi sono <strong>la</strong>voro di rete rilevare il<br />
bisogno, compensare situazioni di fragilità dichiarate e agire nel<strong>la</strong> sua definizione fare il <strong>la</strong>voro di rete nel<br />
mettere in collegamento le varie unità di offerta su quello specifico territorio, fare rete in questo senso, agire e<br />
attivare tutti gli specifici interventi e quello specifico, quel<strong>la</strong> specifica porzione.<br />
D:Quale il bisogno a cui riesce a rispondere il servizio ?<br />
R:ma i bisogni sono vari e diversi dal semplice disbrigo pratiche all‟accompagnamento all‟intervento diretto<br />
<strong>la</strong>ddove si verifichi l‟esigenza anche il sostegno re<strong>la</strong>zionale <strong>per</strong>ché comunque si crea un rapporto di<br />
identificazione tra l‟o<strong>per</strong>atore e l‟utente e un monitoraggio costante del<strong>la</strong> del quartiere a seconda del bisogno che<br />
si manifesta possono attivare una serie di risposte più opportune, rispetto al bisogno del<strong>la</strong> domiciliare c<strong>la</strong>ssica<br />
può partire un discorso ..in una situazione invece non emergenziale può attivare ..<br />
D:A livello di servizi <strong>per</strong> anziani che cosa c’è e cosa manca?<br />
R:direi che c‟è una co<strong>per</strong>tura direi massiccia dall‟ass. domiciliare, al pasto a domicilio, sono garantiti abbiamo<br />
tipologie , c‟è il servizio badanti, abbiamo una fornitura molto artico<strong>la</strong>ta, nelle tre fasce, preventive ricreative,<br />
sostegno e tutto ciò che garantisce all‟anziano di rimanere al domicilio, interventi con i centri diurni <strong>la</strong>boratori<br />
occupazionali, rsa e alloggi protetti, direi che <strong>la</strong> gamma di servizi rispetto al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione anziana è uno degli<br />
elementi più delicati, anche <strong>la</strong> richiesta di accompagnamenti soprattutto <strong>per</strong> le visite mediche comportano un‟<br />
organizzazione complessa <strong>per</strong> i servizi di accompagnamento che sono sempre molto lunghi, un o<strong>per</strong>atore che<br />
deve essere impegnato, è notevole, ci vogliono i mezzi le auto, diciamo che a Mi<strong>la</strong>no si è cercato di compensare<br />
a questa richiesta e con i buoni taxi, una richiesta che fanno molto, <strong>per</strong>sone che possono accompagnare,<br />
D:riguardo al futuro che cosa sta cambiando all’interno del servizio di custodia sociale?<br />
Sta cambiano qualcosa?<br />
R:Il grosso cambiamento è quello in atto dal punto di vista dell‟es<strong>per</strong>ienza adesso è trasversale a tutte le aree ,<br />
stabile già questo lo caratterizza come un servizio trasversale, rispetto agli interventi si chiede al custode una<br />
riorganizzazione come dire una diversificazione del<strong>la</strong> preparazione culturale sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione anziana che<br />
deve essere indicato un sa/boss nell‟ambito dei minori è più indicata <strong>la</strong> figura dell‟educatore, è un servizio<br />
ancora in funzione su cui si potrà <strong>la</strong>vorare in maniera più artico<strong>la</strong>ta e in modo più strutturato di quanto non sia<br />
stato fatto oggi<br />
632
D:E il passaggio da Erp alle altre case?<br />
È stato previsto in misura ridotta <strong>per</strong>ché i custodi sono 150 <strong>per</strong>ò il territorio mi<strong>la</strong>nese è vasto e infinito il<br />
territorio mi<strong>la</strong>nese abbiamo inserito anche stabili fuori in erp dove arrivavano segna<strong>la</strong>zioni, in prospettiva c‟è<br />
l‟ipotesi di fare accordi con gli amministratori di condominio affinché si inseriscano all‟interno di questo,<br />
ovviamente <strong>per</strong>ché l‟idea è che se c‟è un o<strong>per</strong>atore che agisce sugli erp e <strong>per</strong>ò i <strong>famiglia</strong>ri se non è uno stabile<br />
privato sia comunque possibile fare intervenire un custode, <strong>per</strong> il momento stiamo agendo ancora cosi dove c‟è<br />
un bisogno lo inseriamo tra le vie di progetto come fuori via <strong>per</strong>ò l‟intervento viene garantito lo stesso, c‟è<br />
questa idea che si coltiva puoi realizzar<strong>la</strong> su tutto il territorio mi<strong>la</strong>nese diventa più facile legar<strong>la</strong> a partico<strong>la</strong>ri<br />
iniziative, sul caldo i custodi intervengono rispetto all‟anagrafe del<strong>la</strong> fragilità in situazioni non di vie e non di<br />
civici,<br />
D:Per quanto riguarda <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione tra i soggetti del terzo settore?<br />
R:La governance del comune, tutto è stato in sospeso, stiamo già entrando nel<strong>la</strong> seconda fase c‟è stata una nuova<br />
gara che è stata aggiudicata questi giorni, il servizio partirà appunto a novembre anche se i vecchi gestori,<br />
cambierà anche nell‟organizzazione, si può già sa<strong>per</strong>e, prima i gestori erano 3 con altri soggetti, farsi prossimo,<br />
<strong>la</strong> fondazione sul lotto 3 ora <strong>la</strong> comparativa e un ats composta da spazio a<strong>per</strong>to <strong>la</strong> cordata lo scrigno, <strong>la</strong><br />
governance e comunque il modello originario partito nel giugno 2007, come dire l‟impianto e il governo è stato<br />
stabilito in termini molto dettagliati <strong>per</strong>ò nel corso dell‟accensione del progetto stesso <strong>la</strong> condivisione ma anche<br />
poi tutte le altre iniziative, le nuove col<strong>la</strong>borazioni, <strong>la</strong> crescita è stata positiva, un confronto eh ,<br />
quelli istituzionali sono formati da convenzioni poi qui ci rientrano anche tutti gli altri servizi come dire altri<br />
servizi come dire dell‟amministrazione, i disabili, sono tutti collegati, quelli istituzionali, con <strong>la</strong> asl c‟è<br />
comunque un partnernariato, c‟è comunque aler con tutte le sue sfaccettature e poi , le convenzioni, i rapporti<br />
istituzionali nell‟ambito del<strong>la</strong> convenzione generale c‟è il contratto con aler e un accordo con asl, in quanto asl a<br />
seguito dell‟integrazione i progetti del custode sociosanitario esprime il custode sociosanitari all‟interno di<br />
questa col<strong>la</strong>borazione sono state definite delle convenzioni con le aziende ospedaliere <strong>per</strong> garantire accesso dei<br />
nostri tempi in modo che riescano ad avere un <strong>per</strong>corso agevo<strong>la</strong>to allo stesso modo sono stati garantite linee di<br />
accesso facilitate <strong>per</strong> esempio con l‟inps, l‟inps ha facilitato c‟è una convenzione con l‟inps che agisce gli<br />
sportelli da parte di custodi eh <strong>per</strong> una certa importanza che gli utenti in carico sono state formalizzate cosi come<br />
sono state formalizzate con alcune volontari ospedalieri dove i cs appunto attivano <strong>la</strong> risorsa e le richieste di<br />
accompagnamento o i servizi o i custodi attivano il volontario, viene prelevato il compagno che lo accompagna<br />
e si fa una serie di cose e lo ricarica sul tram e quindi sono cose attivate o dal custode o dal<strong>la</strong> rete e rispetto al<br />
custode o <strong>per</strong> volontario o <strong>per</strong> <strong>la</strong> partecipazione a determinati progetti anche se non formalizzate ci entriamo<br />
nell‟ambito delle risorse cosi come tante associazioni ricreative, legate al dove accolgono magari anziani<br />
parzialmente autosufficienti che di norma non frequentano il centro <strong>per</strong>ché non li accompagnano magari <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
partico<strong>la</strong>re cosa c‟è gli anziani e <strong>per</strong> i custodi, abbiamo uno spazio in gestione con via salomone dove è presente<br />
<strong>la</strong> Caritas e <strong>la</strong> parrocchia ma <strong>la</strong> rete ehh ci sono realtà altre, il monitoraggio, è chiaro che , qui c‟è una macro<br />
struttura rappresentata su questo foglio <strong>per</strong>ché poi nel dettaglio ogni singolo territorio attiva come dire più<br />
contatti più, è una proprietà con i medici di base, c‟è un protocollo di intesa che è nato anni fa , ci sono diversi<br />
modi, un protocollo di intesa legato all‟anagrafe del<strong>la</strong> fragilità e derivate dalle convenzioni dove si attivano<br />
insieme nel <strong>per</strong>iodo dell‟emergenza caldo dove il custode ha un ruolo fondamentale nelle anagrafe delle fragilità<br />
i custodi contattano il riferimento e gli anziani, <strong>per</strong>ò devo partecipare e questa è <strong>la</strong> prima poi nell‟ambito<br />
specifico del progetto questo ruolo prevede l‟intervento di medicina generale come segna<strong>la</strong>tore di partico<strong>la</strong>ri<br />
fragilità rispetto al paziente che ha in carico, nell‟ambito del progetto di ex finanziamento del<strong>la</strong> regione<br />
Lombardia che è legato ai custodi sociosanitari, i css sono 13 in stretta connessione con i 152 custodi, i quali si<br />
attivano sul territorio <strong>per</strong> agevo<strong>la</strong>re le richiese dei cs, nell‟ambito di questo all‟interno di questa col<strong>la</strong>borazione<br />
strettissima sono state sottoscritte ulteriori sovvenzioni con le singole imprese cliniche, San Paolo, san Carlo, le<br />
varie attività giornaliere affinché consentano ai custodi o <strong>per</strong> il ritiro esami o <strong>per</strong> <strong>la</strong> prenotazione esami di<br />
accedere in orari di norma gli sportelli <strong>per</strong> dedicare una delega da parte dell‟utente accedere in orari che non<br />
sono in sovraccarico e quindi è molto artico<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> convenzione<br />
D:Quindi le risorse materiali e immateriali <strong>per</strong> quanto riguarda il servizio?<br />
A livello di finanziamento?<br />
R:Il finanziamento è interamente a carico del Comune <strong>per</strong> <strong>la</strong> parte diciamo di…. allora l‟artico<strong>la</strong>zione del<br />
progetto è complessa, l‟amministrazione ha finanziato ne tempo 119 custodi sociali, nel nuovo appalto sono 152,<br />
i custodi sociali si sono inseriti nel progetto del custode sociale <strong>la</strong> quale regione Lombardia ha finanziato una<br />
parte <strong>per</strong> 42 ex addetti al<strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza attiva che sono stati a tutti gli effetti integrati nel custode sociale ed è legato<br />
al finanziamento e il riconoscimento ad Aler che sono portieri sociali e investiti in altri fronti, attivatori del<strong>la</strong> rete<br />
che da 361 diventano 370, <strong>la</strong> richiesta è quel<strong>la</strong> di avere un monitoraggio come controllo da un soggetto esterno,<br />
formazione e l‟amministrazione mette le sedi, <strong>per</strong>ché i custodi siano radicati all‟interno degli uffici comunali, i<br />
soggetti nel<strong>la</strong> fase di avvio devono mettere delle auto, c‟era l‟idea di biciclette, poi <strong>per</strong>ò non vanno comprate <strong>per</strong><br />
633
una situazione di sicurezza, i computer e i palmari, gli enti gestori, diventeranno patrimonio e verranno affidati ai<br />
nuovi affidatari, l‟investimento è ingente<br />
D:I risultati e gli obiettivi?<br />
R:Gli obiettivi sono stati pienamente raggiunti c‟è ancora molto da fare è su quello che ci concentreremo <strong>per</strong>ò<br />
sicuramente affinare l‟intervento verso le aree non storiche del progetto, al <strong>famiglia</strong>, dall‟altro bisogna capire<br />
rispetto ai portieri <strong>per</strong>ché sono state l‟anello critico del progetto e non in tutte le situazioni hanno dato le risposte<br />
che si dava soprattutto nel<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con l‟equipe dei custodi e quindi su questo ci sarà da investire e Aler<br />
ha deciso di investire in formazione che si integrerà con quel<strong>la</strong> garantita, dopo di che si era proposto allora direi<br />
che poi c‟è ancora molto da fare, <strong>la</strong> risposta maggiore è sicuramente se si guardano i numeri si par<strong>la</strong> oggi di<br />
12mi<strong>la</strong> utenti scartati dal servizio nell‟arco del triennio di cui <strong>la</strong> maggior parte anziani, circa qui <strong>per</strong>ò 10 mi<strong>la</strong> e<br />
rotti c‟è da <strong>la</strong>vorare le altre aree in più appunto <strong>per</strong> quanto riguarda l‟integrazione dei custodi socio sanitari <strong>la</strong><br />
col<strong>la</strong>borazione deve essere definita il complesso è andata bene e deve essere definita e si deve affinare<br />
D:E le criticità maggiori?<br />
R:Le criticità maggiori sono state <strong>per</strong>ché poi ci immaginavamo una criticità maggiore tra l‟equipe dei custodi e i<br />
servizi <strong>per</strong>ò in realtà questa cosa è sta importante, c‟è stata un ottima integrazione su più livelli non abbiamo<br />
direi che appunto <strong>la</strong> grossa criticità ecco l‟altro aspetto su cui bisognerà sicuramente affinare sono gli strumenti<br />
di rilevazione, <strong>per</strong>ò non è stato facile adottarlo <strong>per</strong> criticità gestionale <strong>per</strong>ché qualche criticità iniziale i custodi<br />
l‟hanno incontrata, <strong>per</strong>ò sono aspetti che si sono verificati più all‟inizio <strong>per</strong>ò non sono più criticità<br />
D:L’impatto sul quartiere, sul territorio com’è?<br />
R:I custodi sociali sono ben conosciuti e ben accetti ovviamente abbiamo ricevuto un numero di riscontri da vari<br />
cittadini, direi che non ci sono state criticità anzi, sono riconosciuti e considerati come delle sentinelle a cui è<br />
possibile fare riferimento, un po‟ un ripiego <strong>per</strong>altro legati al custode sono stati attivati dei luoghi di socialità<br />
all‟interno dei custodi, <strong>la</strong>ddove le portinerie sociali lo consentivano e comunque quando legati alle parrocchie<br />
piuttosto che alle altre realtà del territorio sono stati individuati dei momenti dove attraverso il cs si <strong>la</strong>vora <strong>per</strong><br />
creare delle re<strong>la</strong>zioni tra gli utenti, in modo prioritario legato agli anziani ma si s<strong>per</strong>a soprattutto anche in un<br />
modo legato ai bambini, sempre promossi e non gestiti e comunque attivati,<br />
Sul<strong>la</strong> capacità di attivare le risorse familiari l‟empowerment, che cosa riescono a fare i cs rispetto agli anziani?<br />
Mah riescono sicuramente a riattivare <strong>la</strong> rete, <strong>la</strong>ddove <strong>per</strong>ò ci sono dei rapporti compromessi è difficile inserirsi<br />
rispetto agli anziani un maggior numero , mentre sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che ovviamente diventa da un certo punto di<br />
vista più facile rimettere in moto le strategie del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> stessa da un accompagnamento che può essere<br />
attivato o mediato dal custode stesso, su questo <strong>la</strong> collega che segue <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ha dato risconti abbastanza<br />
positivi.<br />
D:Che cosa manca al servizio e cosa potrebbe essere fatto ancora <strong>per</strong> rispondere ai bisogni?<br />
R:Il servizio è integrato con gli altri, <strong>la</strong> rete di servizi a Mi<strong>la</strong>no è capil<strong>la</strong>re, sicuramente è tra i bisogni espressi,<br />
sicuramente quello degli accompagnamenti è un aspetto su cui si può <strong>la</strong>vorare, si può <strong>la</strong>vorare sul numero<br />
<strong>per</strong>ché poi 50 <strong>per</strong>ò ripeto essendo così diversificata <strong>la</strong> rete tra i servizi loro sono una risorsa importante e dando<br />
tra le specificità il bisogno di attivare una figura diversa diventano dei segna<strong>la</strong>tori che si integrano nel<strong>la</strong><br />
complessità dei servizi sanitari <strong>per</strong>ò direi che il grado di co<strong>per</strong>tura dei bisogni degli anziani, più fragile soli egli<br />
anziani di riferimento considerato i bisogni attuali e i servizi direi che c‟è una co<strong>per</strong>tura più che sufficiente.<br />
Grazie<br />
3.1.1.2. Trascrizione intervista al coordinatore del servizio <strong>per</strong> il lotto 1 -Fondazione don gnocchi-<br />
CUS2<br />
D: Lo scopo di questo colloquio è quello di ricostruire le caratteristiche del servizio, ossia cosa si intende<br />
<strong>per</strong> custode sociale e come è organizzato, ma anche ha lo scopo di valorizzare l’apporto del singolo ente, <strong>la</strong><br />
vostra storia e <strong>la</strong> vostra es<strong>per</strong>ienza. Per cui io inizierei chiedendole quali motivazioni – e nel vostro caso<br />
direi anche storia - vi hanno spinto ad entrare in questo progetto. Quali altre es<strong>per</strong>ienze portate?<br />
R: Sì. Allora io sottolineo che sono l‟assistente sociale coordinatore e responsabile del servizio, quindi parlo<br />
come coordinatore del servizio e non come rappresentante istituzionale di livello su<strong>per</strong>iore. Per quello che è<br />
appunto <strong>la</strong> mia competenza e <strong>la</strong> mia es<strong>per</strong>ienza, il motivo principale <strong>per</strong> cui si è deciso di partecipare al bando è<br />
<strong>per</strong>ché era stata vista come un‟opportunità <strong>per</strong> poter portare avanti un‟es<strong>per</strong>ienza già cominciata col custode<br />
socio – sanitario precedentemente, quindi un modo <strong>per</strong> garantire una presenza con una forma nuova, ma <strong>per</strong><br />
un‟attività su cui <strong>la</strong> Fondazione già precedentemente aveva investito molto in termini di risorse e di immagine.<br />
634
Perché il custode socio - sanitario aveva <strong>per</strong>messo di aprire ancora di più <strong>la</strong> struttura, <strong>per</strong>ché qui ci troviamo<br />
ancora di più in una struttura sanitaria, che è l‟istituto Pa<strong>la</strong>zzolo, ma che è all‟interno del<strong>la</strong> Fondazione che ha<br />
tanti centri, solo a Mi<strong>la</strong>no ne ha tre. L‟Istituto che è nato nel 1939 aveva già, da sempre, l‟abitudine a vedere i<br />
bisogni del territorio e del quartiere, poi negli ultimi anni ha sviluppato dei servizi esterni, il primo proprio il<br />
custode socio – sanitario che ha <strong>per</strong>messo di essere non solo un luogo dove le <strong>per</strong>sone potevano venire e<br />
chiedere delle informazioni, aiuto <strong>per</strong> essere ricoverati, ma anche far uscire gli o<strong>per</strong>atori <strong>per</strong> andare incontro al<br />
bisogno. Quindi è stata un po‟ questa <strong>la</strong> sfida importante, si apre l‟Istituto in questo senso, quindi si va incontro<br />
ai bisogni del territorio. Pur con un‟es<strong>per</strong>ienza dell‟istituto anche negli anni precedenti, il fulcro è stato il primo<br />
progetto del Pa<strong>la</strong>zzolo che è lo sportello unico, cioè qui c‟era il servizio sociale, con gli assistenti sociali che<br />
accolgono le richieste di ricovero <strong>per</strong> <strong>la</strong> casa di ricovero, poi nel 2003 con i fondi del<strong>la</strong> Fondazione Cariplo<br />
aveva sviluppato un servizio di sportello unico in cui non solo si ricevevano le richieste <strong>per</strong> <strong>la</strong> casa di riposo, ma<br />
queste richieste si analizzavano in modo multidisciplinare cercando di capire se dietro <strong>la</strong> richiesta magari c‟erano<br />
dei bisogni che non vanno soddisfatti in casa di riposo, ma fuori, quindi si faceva una valutazione di presa in<br />
carico un po‟ più <strong>la</strong>rga, oppure di orientamento verso i servizi, <strong>per</strong> cui non era detto che <strong>per</strong> forza doveva essere<br />
fatto in casa di riposo. Quindi un‟attenzione maggiore ai bisogni del territorio e poi l‟Istituto assieme ad<br />
un‟associazione con Aler e comune aveva s<strong>per</strong>imentato <strong>la</strong> prima postazione del custode socio – sanitario nel<br />
2003, <strong>per</strong>ché nel 2002 il comune già s<strong>per</strong>imentò il custode sociale, un‟es<strong>per</strong>ienza positiva che nei primi tre anni<br />
aveva portato molti risultati, e l‟istituto Don Gnocchi con anche questa associazione con Aler e comune ha detto<br />
proviamo a s<strong>per</strong>imentare un‟evoluzione del<strong>la</strong> figura, cioè da custode sociale a custode socio – sanitario dove si<br />
prova anche ad attribuire maggiori competenze a livello socio sanitario appunto…<br />
D: ecco può entrare un po’ in queste differenze?<br />
R: Più che altro è un po‟ nel<strong>la</strong> lettura del bisogno, quindi concentrandosi anche sull‟aspetto del<strong>la</strong> salute socio<br />
sanitaria, quindi sicuramente <strong>la</strong> rete familiare, problemi economici e ambientali, ma anche l‟autonomia<br />
funzionale, quindi con domande in una scheda di rilevazione molto mirate <strong>per</strong> vedere se <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona è autonoma o<br />
meno. Si è sviluppato da subito il rapporto con i medici di base, e poi anche un‟attenzione a dare interventi di<br />
assistenza un po‟ diretta…come l‟aiuto <strong>per</strong> l‟igiene <strong>per</strong>sonale, cose di base, <strong>per</strong>ché non c‟erano infermieri nel<br />
gruppo, ma o<strong>per</strong>atori socio sanitari sì e quindi piccole medicazioni…<strong>per</strong>ò più che a livello di prestazione è<br />
proprio il livello del<strong>la</strong> lettura e di presa in carico, con una struttura alle spalle forte come questa dove c‟è una<br />
gamma di offerta di servizi <strong>per</strong> gli anziani differenziata, di tipo residenziale e anche ambu<strong>la</strong>toriale. Quindi prima<br />
postazione è nel 2003, poi nel 2004 <strong>la</strong> Regione Lombardia assieme al Ministero del<strong>la</strong> Salute e l‟Istituto<br />
Su<strong>per</strong>iore di Sanità aveva promosso invece un progetto grosso del Custode socio sanitario con 10 postazioni fatte<br />
nel territorio; poi nel secondo anno di progetto non solo si sono mantenute queste postazioni, ma si è ampliato<br />
anche come numero di o<strong>per</strong>atori, quindi anche il campo di azione. Quindi nel 2003 c‟è stata <strong>la</strong> prima postazione<br />
qua vicino, in Piazzale Accursio, poi tante postazioni sparse e ormai una consuetudine nell‟aver s<strong>per</strong>imentato un<br />
servizio di prossimità che <strong>per</strong> l‟Istituto era nuovo, in effetti. Quindi quando c‟è stato il bando è stata<br />
un‟occasione <strong>per</strong>…a prescindere dal fatto che il progetto abbia una scadenza, <strong>per</strong>ché è ancora una<br />
s<strong>per</strong>imentazione…il progetto del custode socio – sanitario ha una scadenza, comunque <strong>la</strong> Fondazione lo sta<br />
portando avanti finché ci saranno le condizioni, intanto quello del custode sociale era un‟occasione <strong>per</strong> esserci e<br />
portare anche il proprio know how. Quindi questo, <strong>per</strong> portare anche <strong>la</strong> propria competenza.<br />
D: Quali altre es<strong>per</strong>ienze avete attivato oltre al custode socio - sanitario con gli anziani e con le famiglie?<br />
R: Ma, allora l‟Istituto Pa<strong>la</strong>zzolo ha servizi principalmente indirizzati verso gli anziani, poi ci sono anche altri<br />
tipi di utenza, altri tipi di servizi, <strong>per</strong>ò il servizio più grosso è <strong>la</strong> casa di riposo, l‟RSA, che ha quasi 700 posti<br />
letto, quindi come servizio residenziale. Poi c‟è un reparto di general geriatrica, che prima era l‟istituto di<br />
riabilitazione; poi abbiamo <strong>la</strong> Casa di Cura, con reparti di medicina e di riabilitazione, a livello residenziale, ed<br />
anche un reparto <strong>per</strong> <strong>per</strong>sone in coma – quindi non solo anziani - ….poi abbiamo anche un centro odontoiatrico<br />
specializzato <strong>per</strong> anziani, ma non solo, <strong>per</strong>ò in partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> anziani; poi un poliambu<strong>la</strong>torio ricco di varie<br />
specialità. Quindi siamo molto a<strong>per</strong>ti a tutto il territorio, non solo gli anziani. Poi c‟è un centro diurno integrato<br />
<strong>per</strong> anziani, e poi negli ultimi anni si è sviluppata quest‟area di servizi territoriali – questa dove ci troviamo<br />
adesso – che è costituita dal custode socio – sanitario, il custode sociale, e l‟ADI (assistenza domiciliare<br />
integrata), accreditata con l‟ASL. Quindi c‟è un‟es<strong>per</strong>ienza con gli anziani, ma anche un‟a<strong>per</strong>tura alle famiglie.<br />
Ora ci s<strong>per</strong>imenteremo ancora di più con i bisogni delle famiglie e degli adulti grazie appunto al custode sociale,<br />
nel senso che non si tratta solo degli anziani, ma anche degli altri bisogni.<br />
D: ecco, ora entriamo proprio nel<strong>la</strong> figura del custode sociale, le chiederei proprio di definirme<strong>la</strong>.<br />
R: Come si sente un po‟ dire il custode è un po‟ <strong>la</strong> sentinel<strong>la</strong>, un po‟ quel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che diventa un punto di<br />
riferimento <strong>per</strong> gli utenti diretti, cioè anziani e famiglie, ma anche indiretti, cioè il quartiere. Sentinel<strong>la</strong> è appunto<br />
una presenza, un punto di riferimento <strong>per</strong> l‟utenza, ma anche <strong>per</strong> il quartiere, e sempre di più anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> rete<br />
dei servizi. Infatti in questo nuovo bando si insiste abbastanza sullo sviluppare dei rapporti con il volontariato,<br />
635
con il Terzo Settore…quindi l‟idea è un po‟ un punto di riferimento che faccia da ponte, ecco l‟immagine è<br />
questa, del ponte che mette in collegamento il bisogno e l‟offerta, <strong>la</strong> richiesta e l‟offerta, e quindi tra i cittadini e<br />
l‟offerta…<br />
D: quindi il custode sociale si occupa del raccordo tra il bisogno e l’offerta?<br />
R: sì, li fa incontrare, ecco lo scopo è appunto quello. È vero che il servizio del vecchio portierato sociale non è<br />
più nelle portinerie, prima di giugno i custodi erano nelle portinerie…<br />
D: e stava lì tutto il giorno?<br />
R: no, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> base di <strong>la</strong>voro era quel<strong>la</strong>, ora sono i cma del comune, ma prima era quel<strong>la</strong>, essendo <strong>la</strong> portineria di<br />
molto più vicina, <strong>per</strong>ché l‟anziano scende e ti chiede aiuto, <strong>per</strong>ò non stava lì tutto il tempo. Ecco c‟era il portiere<br />
dello stabile che era fisso, e il custode andava a fare le commissioni…<br />
D: il portiere era il portiere sociale?<br />
R: sì. Quindi il portiere sociale era stabile, più il custode che era più mobile e più flessibile, <strong>per</strong>ò comunque<br />
ritornava in portineria. Però in ogni caso c‟era il portiere sociale e poteva anche lui fare dei contatti coi i servizi o<br />
comunque raccogliere i bisogni. Mentre adesso questo manca <strong>per</strong>ché i custodi sono all‟interno dei cma…<br />
D: i portieri ora non ci sono più?<br />
R: no i portieri ci sono, anzi stanno aumentando nel senso che Aler e demanio stanno inserendo anche i portieri<br />
nelle vecchie portinerie tradizionali, che erano chiuse, quindi stanno aumentando…il progetto prevede un certo<br />
numero – circa 300 portieri – tra demanio e aler, <strong>per</strong>ò se c‟è il portiere che ci potrebbe – s<strong>per</strong>iamo! – garantire un<br />
contatto con gli anziani, <strong>per</strong>ò non c‟è comunque quel<strong>la</strong> vicinanza che c‟era prima, oppure <strong>la</strong> si deve ricostruire in<br />
modo diverso, visto che il luogo cambia. Cioè non ha tanto senso utilizzare il cma….<br />
D: in che senso?<br />
R: cioè si sta rive<strong>la</strong>ndo positivo l‟inserimento nei cma più che altro <strong>per</strong> il rapporto con gli assistenti sociali, <strong>per</strong>ò<br />
all‟utenza questa cosa crea un po‟ una barriera, nel senso che gli utenti non vanno spontaneamente al servizio<br />
sociale se non hanno un bisogno in riferimento proprio a quel servizio lì, quindi i custodi sociali adesso devono<br />
sviluppare ancora di più i rapporti con i portieri e un po‟ il vicinato e le reti di quartiere, <strong>per</strong>ché mancando <strong>la</strong><br />
portineria non viene l‟utenza a cercarti…devi andare tu! E lo scopo del servizio è quello di andare un po‟ a<br />
stanare i bisogni. Quindi è un po‟ una <strong>per</strong>sona che sì fa il ponte, <strong>per</strong>ò contemporaneamente dà anche le risposte<br />
concrete e questo forse è anche un po‟ il successo di questa figura, <strong>per</strong>ché è vero che incrocia, va a cercare il<br />
bisogno <strong>per</strong>ché non tutti andrebbero ai servizi, <strong>per</strong>ò se fosse solo orientamento ed informazione…probabilmente<br />
finirebbe lì <strong>la</strong> cosa…invece il custode si attiva.<br />
D: Qual’ è invece <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra il custode ed il cma? C’è una distinzione dei compiti?<br />
R: sì, sì, diciamo che il cma è il responsabile del<strong>la</strong> casistica, dei casi, delle situazioni, quindi quando i custodi<br />
sociali vengono a conoscenza di nuove situazioni ci sono due vie: uno che se c‟è un‟urgenza, una cosa<br />
immediata, intervengono anche subito – ad esempio scovano una <strong>per</strong>sona in una situazione abitativa disastrata,<br />
manca il pane e il <strong>la</strong>tte e le cose fondamentali…lì lo fa il custode – <strong>per</strong>ò poi il progetto vero e proprio lo si<br />
condivide con gli assistenti sociali, quindi il custode raccoglie una serie di elementi sul<strong>la</strong> situazione complessiva,<br />
li porta al servizio sociale, l‟assistente sociale col custode fa <strong>la</strong> valutazione del caso e quindi poi definisce un<br />
progetto di intervento. Di fatto l‟o<strong>per</strong>atore è colui che prima fa conoscere all‟assistente sociale <strong>la</strong> situazione o<br />
comunque fa <strong>la</strong> valutazione, porta degli elementi, ma comunque è anche il braccio o<strong>per</strong>ativo…<strong>per</strong>ché l‟assistente<br />
sociale valuta che il bisogno è di tipo economico e re<strong>la</strong>zionale, magari <strong>per</strong> quello economico attiva un intervento<br />
economico del cma stesso, quindi una cosa istituzionale, un contributo, <strong>per</strong>ò poi <strong>per</strong> soddisfare il bisogno del<strong>la</strong><br />
solitudine il custode una volta al<strong>la</strong> settimana va a fargli compagnia, oppure chiede al custode di attivare sul<br />
territorio le risorse che possano garantirgli in modo continuativo una rete, l‟associazione locale, piuttosto che <strong>la</strong><br />
parrocchia. Quindi è attivo nel<strong>la</strong> definizione del progetto e poi colui che fa cose concrete, fa gli interventi, fa<br />
attività di accompagnamento agli ospedali, le spese, l‟igiene <strong>per</strong>sonale…quindi c‟è una divisione netta, anche<br />
direi, una col<strong>la</strong>borazione anche se vogliamo, un portare, un decidere, <strong>per</strong>ò con una divisione netta dei compiti, e<br />
<strong>per</strong> col<strong>la</strong>borare si stanno definendo una serie di modalità…cioè riunioni settimanali o ogni quindici giorni, un<br />
incontro di questi serve <strong>per</strong> programmare l‟attività del<strong>la</strong> settimana, si organizza <strong>la</strong> settimana…poi<br />
tendenzialmente in tutto il lotto stiamo cercando di avere lo stesso modello organizzativo nelle tre zone. Quindi<br />
il custode referente si incontra tutte le settimane con un assistente sociale o tutti gli assistenti sociali del cma,<br />
<strong>per</strong> definire <strong>la</strong> settimana successiva, di solito il venerdì si incontrano, poi ogni quindici giorni c‟è una riunione<br />
con tutti gli assistenti sociali e i custodi sociali – quindi non solo il referente, ma anche gli altri - <strong>per</strong><br />
aggiornarsi sui casi, <strong>per</strong>ché chi va a casa dell‟utente non è solo il referente, ma sono proprio tutti i singoli<br />
custodi sociali, quindi sono loro che possono dare tutti i partico<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> situazione…quindi in queste riunioni<br />
636
portano le segna<strong>la</strong>zioni, definiscono i progetti e si aggiornano i casi, questo sulle situazioni normali. Su<br />
procedure d‟urgenza c‟è anche un contatto quotidiano; <strong>per</strong>ò se <strong>la</strong> situazione non è urgentissima <strong>la</strong> si presenta<br />
quando c‟è <strong>la</strong> riunione. Comunque i rapporti quotidiani ci sono, <strong>per</strong>ché essendo presenti nel cma i custodi<br />
chiedono – o direttamente o tramite i referenti – comunque chiedono. Quindi col<strong>la</strong>borazione è in questo senso<br />
<strong>per</strong>ché noi portiamo al cma le segna<strong>la</strong>zioni e a noi ci segna<strong>la</strong>no dei casi che loro hanno già in carico, seguiamo<br />
degli interventi che loro magari hanno messo in atto ma <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro competenza, <strong>per</strong>ché loro hanno certi vincoli,<br />
noi invece no e quindi se è già in carico all‟assistente sociale non vuol dire che quel signore lì è già soddisfatto, è<br />
una re<strong>la</strong>zione assolutamente reciproca, una re<strong>la</strong>zione dal custode al cma o dal cma al custode.<br />
D: Ecco, volevo capire anche le dinamiche chiamiamole “gerarchiche” tra le varie figure…anche con il<br />
portiere, <strong>per</strong>ché comunque è una figura che si re<strong>la</strong>ziona con l’anziano e con il custode, <strong>per</strong> cui intendo<br />
proprio chi dice cosa fare a chi, non solo un passaggio tra custode e assistente sociale e viceversa, ci sono<br />
anche altri…<br />
R: sì provo…<br />
D: proviamo proprio a posizionare gli attori in un disegno<br />
R: sì il caso tipico….(descrizione del disegno n.d.r.)…l‟anziano col bisogno…poi il portiere…Allora, o lui<br />
(anziano, n.d.r.) chiede al portiere aiuto o è lui (portiere, n.d.r.) che vede che ha difficoltà, e il portiere che<br />
segna<strong>la</strong> al custode. Però il portiere nel nuovo servizio non segna<strong>la</strong> direttamente lui ai servizi, segna<strong>la</strong> al custode.<br />
Il custode poi o interviene direttamente oppure in alternativa segna<strong>la</strong> al cma e attiva anche le risorse informali,<br />
cioè il vicinato o i familiari, oppure quelle formali, quindi gli altri servizi dell‟asl o dell‟azienda ospedaliera. Poi<br />
<strong>la</strong> segna<strong>la</strong>zione del bisogno al custode può avvenire anche direttamente dall‟utente, non è detto che sempre sia il<br />
portiere a fare da filtro, oppure dal territorio, dal quartiere, altri servizi che segna<strong>la</strong>no al custode. Se arrivano<br />
dall‟utente o dal quartiere o da altri servizi a lui, lui comunque poi riporta e condivide poi con il cma di<br />
riferimento. Poi se ci sono i criteri <strong>per</strong> <strong>la</strong> presa in carico da parte del cma allora il cma farà delle robe, altrimenti<br />
il cma dirà che non può seguirlo, <strong>per</strong>ò comunque è giusto che tu custode faccia delle cose, quindi o fare del<strong>la</strong><br />
compagnia oppure attiva lui un‟associazione.<br />
D: Ecco infatti quello che volevo anche capire era <strong>la</strong> possibilità di attivare risorse non contemp<strong>la</strong>te nel<br />
cma, ma che magari fanno parte di altre reti…<br />
R: assolutamente!<br />
D: e anche <strong>la</strong> rete dell’ente di appartenenza…<br />
R: certo giusto, è vero, io non l‟ho nominato…<strong>per</strong>ché mi sono riferito al territorio e uno poi si dimentica di casa<br />
sua! Ecco, tornano un po‟ all‟inizio si diceva di cosa porta in più il nostro ente – come poi il Consorzio Farsi<br />
Prossimo e Aquilone - , l‟Istituto ha tutta una serie di servizi che ho detto prima e quindi certamente può attivare<br />
anche i servizi del proprio ente, anzi, soprattutto qui nel Pa<strong>la</strong>zzolo <strong>per</strong> visite specialistiche o anche <strong>per</strong> dei<br />
ricoveri temporanei, anche medicina, quindi piuttosto che andare in un altro ambu<strong>la</strong>torio o un altro ente privato<br />
vengono qui <strong>per</strong>ché comunque lo conoscono e il custode insomma è di casa… C‟è comunque un rapporto<br />
continuo tra o<strong>per</strong>atore e struttura, rispetto proprio ai servizi, ad una prestazione più di carattere sanitario, infatti,<br />
quello che all‟interno dell‟ATS, l‟Istituto Don Gnocchi porta è appunto di avere una componente sanitaria,<br />
quindi attenzione all‟autonomia funzionale del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, gli altri enti, invece, anche <strong>la</strong> parte sociale, del<strong>la</strong><br />
vicinanza, l‟aspetto re<strong>la</strong>zionale, sia il Consorzio che l‟Aquilone, seppur con es<strong>per</strong>ienze diverse. Fin‟ora nel<br />
progetto si punta sull‟aspetto sociale e del<strong>la</strong> funzionalità, soprattutto nell‟ultimo anno e quindi c‟è questa<br />
attenzione all‟aspetto non solo sanitario – <strong>per</strong>ché al<strong>la</strong> spalle abbiamo una struttura di questo tipo – ma anche<br />
sociale, <strong>per</strong>ché i bisogni spesso sono legati più al<strong>la</strong> solitudine che a problemi sanitari. O magari sono peggiorati<br />
<strong>per</strong>ché essendo soli non si muovono o non sanno bene dove rivolgersi…. Però <strong>la</strong> condizione del<strong>la</strong> solitudine<br />
sicuramente è pesante.<br />
D: Ecco quali altri bisogni avete individuato in riferimento a….poi c’è anche un altro discorso, che è il<br />
riferimento al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> – <strong>per</strong>ché mi sembra appunto che questo servizio abbia come obiettivo <strong>la</strong> sfida di<br />
ampliare il riferimento agli anziani e inglobare <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, i minori…ci sono anche i servizi sociali del<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>…<br />
R: Sì infatti, anche adulti, <strong>famiglia</strong>…anche se qualche segna<strong>la</strong>zione di <strong>famiglia</strong> l‟abbiamo – <strong>per</strong> ora ancora<br />
poche, ma qualcuna c‟è – queste le condividiamo non con il cma ma con il servizio sociale del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, quindi<br />
sì sono già attive queste re<strong>la</strong>zioni, con alcuni di più e con altri si stanno attivando adesso, <strong>per</strong>ò ecco non c‟è una<br />
collocazione fisica in questi servizi da parte degli o<strong>per</strong>atori, nel senso che noi siamo solo nel cma, quindi questo<br />
è un po‟ rallentato… Ecco quindi le prime segna<strong>la</strong>zioni che ci sono le condividiamo con il servizio del<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>.<br />
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D: in riferimento ai bisogni? Quali avete individuato o cosa vi aspettate, rispetto anche al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>?<br />
R: rispetto al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, quelli che ci aspettiamo ed alcuni li abbiamo già incontrati sono problemi legati al<br />
reddito, stato di disoccupazione dei genitori, quindi il problema economico e dell‟occupazione, poi l‟iso<strong>la</strong>mento,<br />
magari entro alcuni quartieri partico<strong>la</strong>ri, problemi legati all‟integrazione <strong>per</strong> famiglie straniere, ci aspettiamo<br />
anche di avere famiglie straniere…ecco ci aspettiamo un po‟ questo. Quello che abbiamo incontrato sono<br />
soprattutto i problemi economici e dell‟occupazione, le prime segna<strong>la</strong>zioni che abbiamo fatto sono di aiuto <strong>per</strong><br />
far capire innanzitutto che i contributi economici si possono chiedere solo ai servizi <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, cioè ci sono<br />
anche le parrocchie <strong>per</strong> alcuni piccoli contributi <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> contributi economici continuativi….oppure <strong>per</strong><br />
l‟occupazione non è che siamo degli es<strong>per</strong>ti, <strong>per</strong>ò facciamo un orientamento verso gli uffici di collocamento o<br />
verso servizi che si occupano di mediazione al <strong>la</strong>voro e quindi lo scopo è quello di accompagnarli, ad esempio<br />
una signora desiderava iscriversi ad un corso ASA e quindi l‟abbiamo accompagnata. Ecco sui bisogni dei<br />
minori invece ci aspettiamo dei bisogni re<strong>la</strong>zionali, ma ci aspettiamo di non dover essere noi a dover rispondere<br />
in prima <strong>per</strong>sona, ma di segna<strong>la</strong>re <strong>per</strong>ò. Su questo cerchiamo di essere abbastanza fermi – non rigidi ma fermi –<br />
<strong>per</strong>ché siamo consapevoli che non abbiamo una competenza, non abbiamo l‟educatore nel gruppo, veniva<br />
richiesto un altro tipo di figura, poi si potevano scegliere anche educatori, <strong>per</strong>ò in sostanza erano ausiliari ASA e<br />
OSS, oppure <strong>per</strong>sone con es<strong>per</strong>ienza. Ecco ci aspettiamo col<strong>la</strong>borazione con i servizi e siamo consapevoli che<br />
non dobbiamo <strong>per</strong> forza essere noi a risolvere i bisogni di queste <strong>per</strong>sone, ma…ecco forse qui davvero essere un<br />
ponte, con azione di segna<strong>la</strong>zione…anche un sostegno diretto – <strong>per</strong>ché no! – <strong>per</strong>ò dobbiamo capire bene come<br />
tradurre le azioni che fina ad ora abbiamo fatto <strong>per</strong> gli anziani, anche <strong>per</strong> le famiglie. Ecco <strong>per</strong>ò ci stiamo già<br />
riflettendo su queste cose <strong>per</strong>ché se pensiamo alle figure di ASA e OSS che sono figure soprattutto pratiche, che<br />
danno un aiuto anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> casa e <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona stessa, non è detto che queste cose non vadano bene anche <strong>per</strong> i<br />
bisogni delle famiglie e degli adulti, <strong>per</strong>ché penso al bisogno del<strong>la</strong> spesa ce l‟hanno tutti, <strong>la</strong> differenza è che<br />
l‟anziano ha anche una figura compromessa, invece il minore che vive con i genitori non si può sostituire ai<br />
genitori, <strong>per</strong>ò se il genitore ha problemi di invalidità o problemi anche mentalmente, ecco non ha capacità anche<br />
di problem solving, ecco lo si può supportare, <strong>per</strong>ò sempre con l‟attenzione a non sostituirci al<strong>la</strong> funzione<br />
genitoriale; ecco una col<strong>la</strong>borazione con i servizi del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong> definire bene il progetto.<br />
D: Certo, quindi è proprio da costruire e da definire.<br />
R: sì, <strong>per</strong> ora le cose più chiare e delineate sono un‟azione di accompagnamento – nel senso di far sì che<br />
attraverso un contatto diretto tra custode e <strong>famiglia</strong> si ricrei un po‟ di fiducia <strong>per</strong> poi portare questa fiducia verso<br />
il servizio pubblico. Perché verso il servizio sociale del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> c‟è lo stereotipo che se vado c‟è il rischio che<br />
mi portano via il bambino. Quindi aiutarli andare al servizio e accompagnarli. Poi c‟è l‟orientamento e<br />
l‟informazione su quello che c‟è sul territorio, non è detto che poi dobbiamo <strong>per</strong> forza passare <strong>per</strong> il servizio<br />
sociale del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>… ad esempio una <strong>famiglia</strong> mi dice “i libri <strong>per</strong> <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> sono partico<strong>la</strong>rmente cari, come<br />
posso fare?”, oppure “dovrei seguirlo un po‟ <strong>per</strong> i compiti ma non ce <strong>la</strong> faccio”, allora si conoscono delle<br />
associazioni…ecco!. Ecco quindi ci possono essere anche famiglie tradizionali diciamo “sane”, senza un<br />
provvedimento del tribunale dei minorenni, che vivono un momento critico ma temporaneo, quindi un intervento<br />
limitato, ecco non prendere proprio in affidamento <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, magari solo dare delle informazioni e appunto<br />
qualche aiuto <strong>per</strong> il disbrigo delle pratiche burocratiche, ad esempio una <strong>famiglia</strong> o adulto che ha problemi di<br />
invalidità, oppure <strong>per</strong> richiedere contributi economici, o anche <strong>per</strong> i <strong>per</strong>messi di soggiorno…ecco non siamo<br />
ancora attrezzati <strong>per</strong>ò potremmo dare informazioni su dove andare, ad esempio alle acli o all‟ufficio stranieri.<br />
Ecco è da costruire <strong>per</strong>ò almeno questi tre filoni ci sono un po‟ e comunque il principio generale – non solo con<br />
le famiglie – è di poter esprimere gli obiettivi in cui noi credevamo, che sono sì quello dell‟assistenza, ma poi<br />
anche <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong> socialità, cioè favorire l‟aggancio al<strong>la</strong> rete. Ecco stiamo insistendo tanto <strong>per</strong>ché si possano<br />
utilizzare gli spazi di socialità, o ripristinare qualche vecchio luogo che nel frattempo è stato chiuso <strong>per</strong>ò era già<br />
un punto di riferimento e quindi bisognerebbe un po‟ riattivarlo, proprio <strong>per</strong> il discorso che facevo prima che non<br />
ci sono più le portinerie, luoghi dove si incontrano i custodi con gli anziani, oppure altre iniziative di socialità,<br />
come negli oratori…<br />
D: ecco ma tutto questo si potrebbe fare o già viene fatto?<br />
R: Allora in alcuni casi lo facciamo, e poi vorremmo cercare di estenderlo un po‟ dap<strong>per</strong>tutto… Un obiettivo che<br />
come ATS abbiamo è anche quello di favorire <strong>la</strong> socialità, quindi di avere più luoghi, almeno uno o due <strong>per</strong> ogni<br />
zona dove siamo presenti, dove vanga garantita questa cosa, intanto <strong>per</strong> gli anziani, ma poi anche <strong>per</strong> le famiglie,<br />
ecco nel<strong>la</strong> zona 7, che è in zona Baggio, stiamo <strong>la</strong>vorando anche <strong>per</strong> il discorso dei bimbi, <strong>per</strong>ché nell‟ATS nel<br />
Consorzio Farsi Prossimo c‟è <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa Filo di Arianna che ha un centro di prossimità a Baggio, in via<br />
Quarti, che è già attivo, siccome noi con il custode sociale abbiamo anche quel<strong>la</strong> via, abbiamo detto “va bene,<br />
sfruttiamo questa cosa, loro sono già lì presenti, noi dobbiamo farci anche un po‟ conoscere”. Ecco lì siamo già<br />
attivi e col<strong>la</strong>boriamo sia <strong>per</strong> gli anziani, sia <strong>per</strong> i bimbi, cioè di giorno, al pomeriggio è a<strong>per</strong>to <strong>per</strong> gli anziani, e<br />
un altro giorno <strong>per</strong> i bambini e le mamme, quindi questo era già attivo e si sta sviluppando anche con il<br />
contributo del comune stesso. Poi nel<strong>la</strong> zona 9 in piazza Gasparri si è mantenuto il vecchio luogo di prossimità e<br />
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socialità che non è mai stato chiuso, quindi oltre a fare i custodi è a<strong>per</strong>to due volte al<strong>la</strong> settimana come punto di<br />
ascolto, quindi gli anziani vanno, chiedono e poi fanno socializzazione. Quindi questo modello lo vorremmo<br />
estendere in tutte le zone: <strong>la</strong> zona 8 <strong>per</strong> ora è quel<strong>la</strong> più sco<strong>per</strong>ta, abbiamo individuato un luogo e vorremmo<br />
appunto che l‟aler ci desse <strong>la</strong> possibilità di usarlo. Quindi come obiettivi vorremmo puntare, intanto, al<strong>la</strong><br />
socialità e alle re<strong>la</strong>zioni e poi all‟aspetto del<strong>la</strong> salute. Ad esempio sul piano formativo abbiamo individuato degli<br />
spazi in questo senso, quindi degli incontri sul tema del<strong>la</strong> rete e altri incontri su come aiutare le <strong>per</strong>sone con<br />
tecniche di assistenza sanitaria. Quindi <strong>la</strong> valenza è proprio questa: coniugare l‟aspetto del<strong>la</strong> vicinanza<br />
re<strong>la</strong>zionale con quello del<strong>la</strong> salute sanitaria, questa è anche un po‟ <strong>la</strong> forza di questa ATS, avendo anche tre enti,<br />
due dei quali molto forti – come il Consorzio Farsi Prossimo e <strong>la</strong> Fondazione Don Gnocchi -, l‟Aquilone è forte<br />
più a livello locale, molto radicato nel territorio, nel<strong>la</strong> zona 9 soprattutto è presente, invece il Consorzio ha più<br />
coo<strong>per</strong>ative ciascuna delle quali ha attività in diverse zone, e noi appunto abbiamo tre centri in diversi punti del<strong>la</strong><br />
città. Questo è anche un po‟ quello che ha dato il valore aggiunto e ci ha <strong>per</strong>messo anche di avere un buon<br />
punteggio in fase di bando – dichiaratamente, <strong>per</strong>ché è tutto dichiarato dal comune – cioè il progetto è stato<br />
valutato come molto positivo <strong>per</strong>ché è vista un po‟ questa cosa, prendere l‟es<strong>per</strong>ienza pregressa e l‟intenzione è<br />
di costituire un ATS valorizzando queste diversità, quindi un ATS non solo formale, ma…io sono il coordinatore<br />
di tutti i gruppi, <strong>per</strong>ò poi l‟ATS…<br />
D: ecco entriamo un po’ nel<strong>la</strong> struttura organizzativa.<br />
R: ecco io sono il coordinatore e tiro un po‟ le fi<strong>la</strong>, ma poi prendiamo insieme le decisioni, le linee guida le<br />
prendiamo un po‟ insieme… - ecco il fatto di essere intervistati separatamente ci ha un po‟ stupito, <strong>per</strong>ché<br />
eravamo abituati a pensarci tutti insieme un po‟ come un'unica entità…<br />
D: il fatto di sentirvi separatamente è legato al desiderio di valorizzare anche l’apporto di tutti voi, del<br />
singolo ente, che è legato poi al<strong>la</strong> propria storia e al<strong>la</strong> propria es<strong>per</strong>ienza, anche alle diversità che uno<br />
porta e vedere come riescono a fondersi e cosa riescono a generare insieme…e poi ovviamente ci sono delle<br />
esigenze metodologiche del<strong>la</strong> ricerca stessa.<br />
R: Sì, Sì ma infatti. Ecco allora concretamente nell‟ATS abbiamo costituito due organi: un direttivo ATS e un<br />
comitato di direzione. Il direttivo è più tecnico, poi un rappresentante tecnico in ciascuno dei due enti, Castelli<br />
e Benedetti – quindi altre due <strong>per</strong>sone che rappresentano i due enti -, quindi siamo al livello tecnico - poi nel<br />
progetto è specificato bene – mettiamo un po‟ insieme le linee guida del progetto rispetto all‟organizzazione, al<strong>la</strong><br />
formazione degli o<strong>per</strong>atori, alle questioni diciamo un po‟ più rilevanti, e poi quotidianamente si seguono gli<br />
o<strong>per</strong>atori, poi alcune decisioni spettano anche al responsabile, <strong>per</strong>ò le linee guida vengono proprio viste insieme,<br />
abbiamo degli incontri <strong>per</strong>iodici anche con calendario fitto…<br />
D: ogni quanto?<br />
R: <strong>per</strong> ora anche una volta al mese, poi l‟idea sarà di farli magari una volta ogni due mesi, <strong>per</strong>ò adesso è una<br />
volta al mese e anche di più. Poi c‟è il responsabile dei servizi territoriali del Pa<strong>la</strong>zzolo, quindi dell‟ADI sociale<br />
e sociosanitario, e lui è anche membro del direttivo, come responsabile amministrativo. Quindi tre (io e gli altri<br />
due) e, , quindi partecipa come referente del<strong>la</strong> Don Gnocchi insieme a me. Poi il comitato è l’organo<br />
decisionale, dove partecipo io – che porto i problemi e le questioni tecniche a livello decisionale, poi i<br />
rappresentanti istituzionale che sono <strong>per</strong> noi il direttore dell‟Istituto, poi il presidente del Consorzio Farsi<br />
Prossimo e il responsabile dell‟Aquilone - che è Rizzi Fausto, ecco io faccio una sintesi delle questioni e poi<br />
vengono prese le decisioni.<br />
D: Quindi le decisioni sono prese a livello di comitato, poi lei le trasporta nel livello del direttivo tecnico?<br />
R: Sì. Poi in alcuni casi il comitato viene al<strong>la</strong>rgato anche o agli stessi tecnici o agli amministrativi proprio <strong>per</strong><br />
entrare nelle questioni amministrative, quindi il bi<strong>la</strong>ncio…gli adempimenti nei confronti del comune, se stiamo<br />
rispettando le regole, se siamo sotto o sopra le ore previste da capito<strong>la</strong>to…ecco ad esempio il prossimo comitato<br />
sarà al<strong>la</strong>rgato agli amministrativi <strong>per</strong> questo motivo qua.<br />
D: Ok, e loro quando si incontrano?<br />
R: Allora, nel rego<strong>la</strong>mento non è precisato, almeno una volta o due all‟anno…Anche qui <strong>per</strong>ò ci siamo già<br />
incontrati più di una volta all‟inizio, già due o tre volte… Però tendenzialmente un paio di volte all‟anno, <strong>per</strong>ò<br />
nel rego<strong>la</strong>mento questo non è indicato. Invece il direttivo <strong>per</strong> rego<strong>la</strong>mento almeno una volta ogni due mesi.<br />
D: OK. Invece <strong>per</strong> quanto riguarda il raccordo a livello o<strong>per</strong>ativo con il gruppo di custodi e poi con i cma?<br />
R: Sì. Poi io mi riferisco - diciamo <strong>per</strong> l‟aspetto gerarchico tra virgolette – con i referenti, ogni gruppo di<br />
custodi ha il suo referente, che sono 8 referenti in totale e loro riferiscono ai custodi sociali del proprio gruppetto<br />
di <strong>la</strong>voro, che va da un minimo di quattro ad un massimo di sei <strong>per</strong>sone. Poi ci sono dei momenti trasversali in<br />
cui io partecipo a degli incontri in cui ci sono anche i custodi oltre che i referenti e porto delle indicazioni o loro<br />
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mi portano dei problemi e li vediamo insieme. Ecco <strong>per</strong>ò tendenzialmente <strong>la</strong> situazione è un po‟ questa: io con i<br />
referenti e poi loro a cascata con i custodi.<br />
D: E il referente è un custode?<br />
R: Sì è un custode, fa l‟attività del custode e in più fa da raccordo delle varie questioni del gruppo e me le riporta<br />
o viceversa. Per quanto riguarda il cma comunica sia col referente, sia con il custode, e anche con me. Sì, ci sono<br />
dei momenti separati, io ogni quindici giorni incontro i referenti, come cose fisse, poi in realtà li sento quindici<br />
volte al giorno, poi <strong>per</strong> adesso una volta al mese il gruppo custodi e referente e poi una volta al mese oppure ogni<br />
due mesi, tendenzialmente, io con i servizi sociali.<br />
D: Ecco e all’interno del cma c’è un referente?<br />
R: C‟è una situazione differenziata, <strong>per</strong>ché in alcuni c‟è un assistente sociale che fa un po‟ da coordinatore, non<br />
in tutti e negli altri quindi ci si riferisce all‟assistente sociale che ha in carico il caso.<br />
D: e cose ne pensa di questa differenza?<br />
R: allora da una parte è funzionale avere una <strong>per</strong>sona che faccia da raccordo, <strong>per</strong>ché evita magari di ripetere le<br />
cose, a livello più che altro di programmazione è funzionale quando c‟è un referente del cma. Per <strong>la</strong> discussione<br />
dei casi io credo che sia più funzionale invece rapportarsi con tutti gli assistenti sociali…cioè nel senso che loro<br />
sono divisi in base alle vie o comunque ai casi, quindi magari è inutile che io faccio riferimento a uno quando<br />
magari poi questo deve smistare al singolo collega che ha il caso in gestione. Invece <strong>per</strong> <strong>la</strong> programmazione<br />
dell‟attività vedo più funzionale uno che faccia da raccordo, invece nel<strong>la</strong> gestione dei casi penso che sia più<br />
efficiente il rapporto uno a uno.<br />
D: Avete altre occasioni di col<strong>la</strong>borazione tra voi tre enti, al di là di questo progetto?<br />
R: Ma a me piacerebbe molto, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> me questa è <strong>la</strong> prima es<strong>per</strong>ienza in ATS…ecco è complicato <strong>per</strong>ché si<br />
moltiplicano i livelli di comunicazione e di responsabilità, <strong>per</strong>ò è bello, è una sfida <strong>per</strong>ché si riesce veramente a<br />
mettere insieme le varie es<strong>per</strong>ienze, quindi un‟es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong> ora molto positiva e mi piacerebbe anche<br />
col<strong>la</strong>borare su altre cose… A livello istituzionale non so se c‟è un‟intenzione di fare anche altri ATS o di fare<br />
altre cose. Sicuramente ci sono delle col<strong>la</strong>borazione, <strong>per</strong>ché in passato quando c‟era il custode socio – sanitario<br />
sia con l‟Aquilone sia con il Consorzio – noi ci eravamo già ritrovati <strong>per</strong>ché ci sono alcune zone in cui erano<br />
presenti sia gli ex custodi sociali, sia il socio – sanitario, quindi vi era anche una sorta di sovrapposizione ci<br />
incontravamo <strong>per</strong> decidere anche chi fa…nel senso <strong>per</strong> non rubarci gli utenti – detto proprio così! - …e anche<br />
invece col<strong>la</strong>borare su delle situazioni interessanti, <strong>per</strong> esempio c‟era molta col<strong>la</strong>borazione con il consorzio dove<br />
ci si divideva proprio un po‟ anche il <strong>la</strong>voro…cioè <strong>la</strong> mattina faceva un custode e il pomeriggio un altro…e<br />
quindi appunto sul progetto del custode socio – sanitario ed ex portierato, c‟era già una conoscenza ed una<br />
col<strong>la</strong>borazione – <strong>per</strong> esempio delle feste le avevamo fatte insieme, con Città del Sole - , con l‟Aquilone proprio<br />
più sul singolo caso, più a spot, <strong>per</strong>ché non c‟era questa sovrapposizione, c‟era più separatezza, quindi vari<br />
incontri, anche in passato, ma occasionali. Poi altri rapporti tra Don Gnocchi e Caritas…avevamo col<strong>la</strong>borato<br />
con <strong>la</strong> Caritas <strong>per</strong> un progetto di ricerca e intervento in una zona dove c‟era il custode socio – sanitario e <strong>la</strong><br />
Caritas era un po‟ il capofi<strong>la</strong> di un <strong>per</strong>corso con le parrocchie e con le realtà locali del quartiere, in cui si<br />
mettevano insieme le risorse e si erano fatte anche delle ipotesi di un progetto. Quindi avevamo col<strong>la</strong>borato<br />
anche con loro. Oppure anche uno scambio di utilizzo di risorse, <strong>per</strong> esempio il consorzio tra i vari progetti ha il<br />
progetto di “Due mani in più” <strong>per</strong> <strong>la</strong> spesa a domicilio in una zona in cui noi abbiamo il custode socio – sanitario<br />
quindi il custode chiede magari aiuto a “Due mani in più”, oppure con l‟Aquilone che utilizzano il Pa<strong>la</strong>zzolo <strong>per</strong><br />
delle attività, l‟ospedale e quant‟altro. Quindi è un po‟ l‟utilizzo delle risorse e qualche col<strong>la</strong>borazione in questo<br />
senso…ecco poi secondo me questo servizio qui può essere una buona palestra <strong>per</strong> s<strong>per</strong>imentare altre cose.<br />
D: Bene, siamo quasi alle fine, ultime due domande: una è pensando anche alle precedenti es<strong>per</strong>ienze…ha<br />
riscontrato dei cambiamenti? E poi l’ultima cosa è quali sono i punti forza e di debolezza di questo<br />
servizio?<br />
R: Allora…cambiamenti che potrebbero servire o che abbiamo visto in passato?<br />
D: cambiamenti che avete visto nel corso del tempo, quindi rispetto al passato, ma anche proposte di<br />
miglioramento.<br />
R: Il primo cambiamento forte è quello che dicevo prima del<strong>la</strong> mancanza di una vicinanza così continua come<br />
invece era in passato, a causa del<strong>la</strong> non presenza degli o<strong>per</strong>atori nelle portinerie. L‟altra è un po‟ una minor<br />
autonomia gestionale in tutti e due i casi, sia rispetto alle risorse informali, rispetto a prima, proprio <strong>per</strong>ché c‟è<br />
una forte integrazione nel servizio sociale del comune e questo – poi lo dirò – è anche un punto di forza, <strong>per</strong>ò è<br />
un cambiamento nei vari livelli, <strong>per</strong>ché i custodi devono riportare tutto sia agli assistenti sociali, sia anche al<br />
coordinatore…ci sono le autorizzazioni da richiedere…ecco anche prima si col<strong>la</strong>borava con i servizi, <strong>per</strong>ò<br />
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c‟erano le procedure ma c‟era anche più autonomia nell‟o<strong>per</strong>ato quotidiano. Ecco quindi i primi due<br />
cambiamenti sono un po‟ questi. Poi il cambiamento dell‟utenza e dell‟organizzazione…l‟organizzazione è<br />
molto diversa rispetto a prima sia <strong>per</strong> numero di o<strong>per</strong>atori, sia <strong>per</strong> come sono dislocati…<br />
D: rispetto al custode socio – sanitario?<br />
R: sì o anche rispetto all‟ex portierato sociale….poi anche gli strumenti di <strong>la</strong>voro sono diversi…quindi gli<br />
strumenti di rilevazione delle attività, <strong>la</strong> scheda di rilevazione degli utenti…diverse sono le risorse, ora appunto<br />
ci sono delle macchine a disposizione, le automobili. Invece le possibilità di cambiamento su cui vorremmo<br />
puntare sono un po‟ ripristinare i luoghi di socialità e <strong>la</strong>vorare sul<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. Ecco non ho mai par<strong>la</strong>to del terzo<br />
ambito del progetto che è <strong>la</strong> sicurezza, quindi assistenza, socialità e anche sicurezza, quindi si ipotizza incontri di<br />
gruppo con gli anziani <strong>per</strong> spiegare come ci si difende dalle truffe..<strong>per</strong>ò dobbiamo ancora un po‟<br />
<strong>la</strong>vorarci…quindi il cambiamento è anche proporre e realizzare degli interventi differenziati rispetto a prima,<br />
quello sul<strong>la</strong> sicurezza <strong>per</strong> esempi, che non li abbiamo fatti, se non indirettamente, accompagnavamo gli anziani<br />
al<strong>la</strong> posta, <strong>per</strong>ò cose mirate sul<strong>la</strong> sicurezza no. Poi punti di forza e di debolezza: un aspetto che è sia un punto di<br />
forza è l‟inserimento dei custodi nei servizi sociali, che è anche una criticità. Punto positivo <strong>per</strong>ché sta<br />
attribuendo ancora di più al custode una valenza anche professionale, cioè non è da solo ma legato ad un sistema<br />
di servizi e quindi si riconosce al custode anche una valenza professionale di o<strong>per</strong>atore proprio, poi <strong>per</strong> poter<br />
dare anche delle risposte più globali, non solo come individuale da parte dell‟o<strong>per</strong>atore ma anche come sistema.<br />
Criticità è che visto che si usano molti strumenti di rilevazione, bisogna chiedere le autorizzazioni, bisogna<br />
riferirsi agli assistenti sociali…c‟è un po‟ il rischio di <strong>per</strong>dere un po‟ l‟attenzione al fine principale che è quello<br />
del<strong>la</strong> vicinanza, cioè il rischio è <strong>la</strong> <strong>per</strong>dita del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con l‟utente, <strong>per</strong>ché c‟è bisogno di rendere conto, di<br />
restituire una serie di informazioni al comune. Quindi anche un po‟ <strong>la</strong> minore autonomia, <strong>per</strong>ché è giusto<br />
<strong>la</strong>vorare nell‟ottica del sistema, <strong>per</strong>ò i servizi funzionano se sono servizi che rimangono nell‟ottica con cui sono<br />
nati, ovvero di prossimità, un po‟ anche fuori dagli schemi, fuori dal<strong>la</strong> cosa istituzionale. E l‟ultima criticità che<br />
si lega a queste è il farlo diventare un servizio molto simile se non identico al servizio di assistenza domiciliare<br />
del comune che già esiste, con asa ed oss che <strong>la</strong>vorano <strong>per</strong> prestazione, dove l‟assistente sociale dice al<strong>la</strong><br />
coo<strong>per</strong>ativa “tu fai questo e quest‟altro”, ecco non vorremmo che l‟ATS venga concepita come <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa<br />
singo<strong>la</strong> che fa fornitura di o<strong>per</strong>atori <strong>per</strong> prestazioni su richiesta dell‟assistente sociale.<br />
D: ma avete <strong>per</strong>cepito questo?<br />
R: Sì è una cosa che un po‟ si <strong>per</strong>cepisce, quindi un po‟ il nostro compito e anche un po‟ il mio è quello di<br />
condurre questo. Va bene più ordine, più col<strong>la</strong>borazione con il servizio sociale, più anche regole e più controllo,<br />
<strong>per</strong>ò garantire un minimo livello di autonomia <strong>per</strong>ché è anche quello che ti <strong>per</strong>mette di <strong>la</strong>vorare sul territorio,<br />
<strong>per</strong>ché è il fatto di poter anche decidere come distribuirsi l‟orario nel servizio, <strong>per</strong>ché tu hai l‟orario del servizio<br />
che è 8:30 – 17, <strong>per</strong>ò posso anche un po‟ programmare io, in coerenza con l‟assistente sociale, <strong>la</strong> giornata e <strong>la</strong><br />
settimana, posso anche attivare dei rapporti che altrimenti non potrei fare <strong>per</strong>ché sono ingessato in un<br />
programma rigido di prestazione, tipico del servizio pubblico. Punto di forza, anche come scopo indiretto, di<br />
rom<strong>per</strong>e anche un po‟ le logiche del servizio tradizionale e portare un po‟ di novità..organizzative anche! Che<br />
non venga ridotta <strong>la</strong> nostra attività al<strong>la</strong> fornitura di manodo<strong>per</strong>a! Perché crediamo che il privato possa contribuire<br />
bene al sistema dei servizi.<br />
3.1.1.3. Trascrizione intervista al coordinatore di progetto lotto 2 “La Strada”, CUS3<br />
D:Ok <strong>la</strong> ringrazio <strong>per</strong> <strong>la</strong> disponibilità che ci sta dando… le informazioni che ci fornirete sono molto<br />
preziose <strong>per</strong> noi e saranno utili <strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> qualità complessiva del servizio di custodia sociale …<br />
prima di iniziare volevo dire che io ho letto il vostro progetto di lotto so che è il coordinatore del La<br />
Strada… ma non ho ancora bene chiare le idee invece su chi è il responsabile del servizio….<br />
R- noi siamo in questo momento strutturati in questo modo: ogni ente, dei tre enti, ha un referente di progetto e<br />
quindi <strong>per</strong> <strong>la</strong> Strada sono io, <strong>per</strong> progetto Arca il presidente di progetto Arca e <strong>per</strong> <strong>la</strong> fondazione, e questi tre<br />
referenti fanno il paio di fatto con i referenti amministrativi dei tre enti, il referente ultimo presso il comune di<br />
Mi<strong>la</strong>no è <strong>la</strong> fondazione, cioè il capofi<strong>la</strong>, noi ci siamo istituiti come associazione temporanea di scopo e quindi un<br />
associazione temporanea riferita espressamente <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione di questo progetto e il capofi<strong>la</strong> referente di questa<br />
associazione è <strong>la</strong> fondazione FSF<br />
D- ho capito….e voi coordinatori che ruolo avete?<br />
R- <strong>per</strong> quanto riguarda noi io sono il referente del progetto, non ho in realtà un ruolo o<strong>per</strong>ativo nel senso che poi<br />
è quel<strong>la</strong> che di fatto gestisce i custodi sociali, che è l‟esponente del capofi<strong>la</strong> del progetto….<br />
D- quindi mi diceva che nell’ats vi è un altro responsabile? … un paio?<br />
R- si nel senso che ogni ente porta al tavolo dell‟associazione di fatto il referente … il referente <strong>per</strong> il proprio<br />
ente..e.. il responsabile amministrativo, quindi ovviamente poi quando ci si incontra i canali sono due quelli del<strong>la</strong><br />
641
gestione del progetto e quelli del<strong>la</strong> gestione economica che è molto onerosa e quindi c‟è bisogno di avere un<br />
referente amministrativo.<br />
D- ..allora vorrei iniziare ri<strong>per</strong>correndo un pò <strong>la</strong> storia che ha portato La strada ad entrare in questo<br />
servizio, vedere un pò gli antecedenti…quali motivazioni vi anno spinto ad entrare nel progetto?<br />
R- ma allora noi siamo entrati nel progetto e questa secondo me è una premessa da fare importante, siamo entrati<br />
nel progetto diciamo in corsa, nel senso che quando siamo venuti a conoscenza del bando… noi non avevamo un<br />
es<strong>per</strong>ienza specifica legata ai custodi sociali, quindi come strada non abbiamo mai realizzato un servizio di<br />
questo tipo … ovviamente conoscevamo bene <strong>la</strong> tipologia e abbiamo conosciuto bene il bando…questa<br />
partecipazione ha <strong>per</strong> noi un significato legato alle altre attività che stiamo attualmente facendo soprattutto nel<strong>la</strong><br />
zona 4 di Mi<strong>la</strong>no e quindi da qui <strong>la</strong> partecipazione a lotto 2 che comprende <strong>la</strong> zona 4. Noi siamo ormai da una<br />
decina d‟anni con questo stabile prima eravamo in via Salomone nell‟ex zona 13 siamo oramai da una decina<br />
d‟anni in questa zona, come coo<strong>per</strong>ativa abbiamo sempre come criterio o<strong>per</strong>ativo scelto di o<strong>per</strong>are prima di tutto<br />
sul territorio dove siamo, quindi siamo una coo<strong>per</strong>ativa che ha molti servizi in questa zona… zona 4…<br />
<strong>la</strong>voriamo molto a contatto con il territorio, difficilmente apriremo e/o apriamo, abbiamo a<strong>per</strong>to un servizio in<br />
zona 9 dall‟altra parte di Mi<strong>la</strong>no, <strong>per</strong>ché il criterio ce ci porta a fare delle scelte o<strong>per</strong>ative è quello appunto di<br />
essere una presenza significativa sul territorio in cui siamo, questo è il motivo che ci ha portato ad interessarci al<br />
bando dei custodi sociali e a chiedere al<strong>la</strong> Fondazione San Francesco che comunque era già interessata e stava<br />
già <strong>la</strong>vorando al progetto di fatto, di poter partecipare … il valore aggiunto che noi abbiamo portato sta nel fatto<br />
che noi stiamo conducendo poi nello specifico rispetto a questa zona e poi rispetto a questo quartiere specifico<br />
… il quartiere Mazzini stiamo conducendo da un anno il progetto su un bando s<strong>per</strong>imentale del<strong>la</strong> regione<br />
Lombradia che ha come oggetto <strong>la</strong> coesione sociale cioè <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione di azioni che vanno ad implementare<br />
<strong>la</strong> coesione sociale in un territorio e nello specifico nel quartiere Mazzini…questo ha nello specifico.. forti<br />
implicazioni con <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione del quartiere ha forti implicazioni col contatto con il territorio e <strong>la</strong> figura del<br />
custode sociale in ogni caso ci sembrava e ci sembra tuttora che sia strategica in questo senso e che abbia una<br />
<strong>per</strong>tinenza grossa con gli argomenti che andiamo a trattare in questo progetto e cmq in generale con il nostro<br />
criterio di territorialità, <strong>per</strong> cui al<strong>la</strong> fondazione sfrancesco abbiamo chiesto se era possibile partecipare al<strong>la</strong><br />
realizzazione di questo progetto con una partico<strong>la</strong>re richiesta di poter o<strong>per</strong>are sul nostro territorio, non ci<br />
interessava o<strong>per</strong>are in zona 2 o zona 5 ma o<strong>per</strong>are in zona 4, dopodiché <strong>la</strong> fondazione ha accettato questa cosa e<br />
di buon grado abbiamo <strong>la</strong>vorato all‟ultima stesura del bando ….<br />
D- E vi siete aggiudicati l’appalto…<br />
R- Dopo di che siamo partiti con <strong>la</strong> realizzazione di questo bando.<br />
D- C’è una <strong>per</strong>sona in partico<strong>la</strong>re che si è interessata a questo progetto?<br />
R-Si son stato io che in realtà ho seguito i contatti un pochettino con <strong>la</strong> fondazione che poi in realtà ha seguito<br />
tutto l‟iter <strong>per</strong> cui anche tutta <strong>la</strong> parte di documentazione … di istruzione di tutto il progetto <strong>per</strong> poterlo<br />
presentare<br />
D-Allora io ho visto il vostro sito internet e ho visto che siete impegnati su più fronti realizzate molti<br />
servizi … avete altre convenzioni con il comune di Mi<strong>la</strong>no?<br />
R-Si bhe noi in realtà <strong>la</strong>voriamo molto con il comune di Mi<strong>la</strong>no abbiamo dei servizi continuativi che sono ad<br />
esempio <strong>la</strong> casa alloggio <strong>per</strong> bambini allontanati dal<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> piuttosto che dei servizi di tutoring <strong>per</strong><br />
adolescenti…che sono tutti convenzionati con il comune di Mi<strong>la</strong>no anche se … adesso con il comune di Mi<strong>la</strong>no<br />
par<strong>la</strong>re di convenzioni è un po <strong>per</strong>ché c‟è un po un problema rispetto al<strong>la</strong> definizione di convenzioni cmq noi<br />
abbiamo sempre <strong>la</strong>vorato in convenzione con il comune di Mi<strong>la</strong>no, siamo di fatto dei fornitori di servizi <strong>per</strong> il<br />
comune e sono servizi più che altro educativi o di accoglienza residenziale oppure di accoglienza<br />
semiresidenziale eh … rispetto al disagio insomma, rispetto al campo del disagio…dopodiché rispetto, anche<br />
come coo<strong>per</strong>ativa gestiamo anche qui una serie di progetti che sono direttamente finanziati cl comune di<br />
Mi<strong>la</strong>no…abbiamo un rapporto abbastanza intenso rispetto all‟amministrazione comunale<br />
D-Quindi diceva prima che a livello di servizi di prossimità è una cosa piuttosto nuova <strong>per</strong> voi…<br />
Si noi abbiamo avuto in passato es<strong>per</strong>ienze legate all‟educativa di strada con i giovani es<strong>per</strong>ienze di questo<br />
tipo…gestiamo comunque ad esempio un Centro Aggregazione Giovanile in ex sona 13 in via Salomone che<br />
comunque a modo suo è un servizio di prossimità nel senso che è un servizio a<strong>per</strong>to legato proprio all‟essere in<br />
quel territorio in quelle vie che sono partico<strong>la</strong>rmente problematiche, diciamo appunto che rispetto al<strong>la</strong> tematica<br />
dei custodi sociali e quindi al<strong>la</strong> vicinanza e al<strong>la</strong> prossimità rispetto al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong>rgata questa è appunto<br />
una delle prime es<strong>per</strong>ienze che abbiamo…abbiamo sempre appunto fatto es<strong>per</strong>ienze molto tematiche e anche<br />
l‟educativa di strada è rivolta al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione giovanile e non è rivolta all‟intera popo<strong>la</strong>zione del quartiere<br />
642
D-Ho capito … Si sono create nuove prospettive <strong>per</strong> il vostro ente, una volta aggiudicatovi l’appalto?<br />
R- Mah in questo momento noi ci <strong>per</strong>cepiamo in realtà ancora in fase di partenza, voglio dire questo è un<br />
progetto triennale iniziato da alcuni mesi e voglio dire di fatto il primo <strong>per</strong>iodo è stato un <strong>per</strong>iodo direi anche<br />
abbastanza difficile di taratura di tutta una serie di cose di, sia organizzative che di senso legate anche al servizio<br />
che stiamo facendo, ci sono state anche dei vincoli da parte del comune tutta una serie di questioni legate al<br />
comune, alcune cose che devono ancora essere definite … quindi in realtà non mi sento di dire in questo<br />
momento che si sono a<strong>per</strong>te nuove prospettive….cioè ci sono delle potenzialità enormi <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> figura del<br />
custode sociale è veramente una figura che in termini di capil<strong>la</strong>rità rispetto al territorio non ha pari, credo, non ha<br />
uguali e quindi noi anche <strong>per</strong> i motivi che abbiamo detto prima e <strong>per</strong> motivi che abbiamo scelto di aderire a<br />
questo progetto, noi vediamo una serie di potenzialità enormi in termini di nessi..di contatto con <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
di, anche, capacità di <strong>per</strong>cepire quali sono i bisogni del territorio e magari di rispondere con delle nuove<br />
iniziative…siamo in una fase dove stiamo adesso poi iniziando a raccogliere una serie di dati di considerazioni,<br />
di considerazioni … stiamo inserendo i nostri CS nel progetto di coesione sociale che ho citato prima che<br />
aggrega 15/16 enti che <strong>la</strong>vorano sul territorio e in realtà da adesso cominceranno a partecipare ai tavoli, al<strong>la</strong><br />
gestione e quindi io credo che ci siano veramente delle potenzialità enormi, adesso dire che già che abbiamo<br />
delle prospettive concrete direi di no<br />
D- quindi <strong>per</strong> ora… nuovi contatti <strong>per</strong> i vostri altri servizi non si stanno avviando?<br />
Si stanno concretizzando e sempre più anche <strong>per</strong>ché l‟altro dato grosso credo sia importante dire, è che i CS -noi<br />
abbiamo dovuto e come credo anche glia altri enti quindi anche <strong>la</strong> fondazione e progetto arca- abbiano dovuto<br />
prenderli ex novo quindi non avevamo gia del <strong>per</strong>sonale formato e del <strong>per</strong>sonale al nostro interno che aveva già<br />
es<strong>per</strong>ienza di questo tipo, quindi questi mesi iniziali sono serviti a parte, anche <strong>per</strong> fare il reclutamento <strong>la</strong><br />
selezione di <strong>per</strong>sone che secondo noi avevano il profilo adatto e poi anche ci vuole un <strong>per</strong>iodo <strong>per</strong> fare in modo<br />
che queste <strong>per</strong>sone nuove conoscano <strong>la</strong> nostra realtà e inizino a creare dei nessi quindi credo che da adesso in poi<br />
ci sarà il momento i cui queste cose si creeranno.<br />
D-E quindi veniamo al<strong>la</strong> figura del CS che abbiamo già introdotto che sembra appunto <strong>la</strong> risorsa<br />
fondamentale del servizio le voglio chiedere come interpreta questa figura sostanzialmente La strada e poi<br />
come <strong>la</strong> definirebbe lei?<br />
D-Ma… io rispondo a questa cosa forse partendo dal criterio che ci ha portato a fare <strong>la</strong> selezione, cioè il bando<br />
par<strong>la</strong>va cmq di una professionalità legata al<strong>la</strong> figura dell‟oss dell‟o<strong>per</strong>atore socio sanitario e dell‟asa …eh… <strong>la</strong><br />
nostra interpretazione di questa figura passa attraverso il fatto che no abbiamo cercato invece una professionalità<br />
diversa che più legata all‟ educatore professionale piuttosto che abbiamo il pedagogista abbiamo cmq <strong>per</strong>sone<br />
che hanno anche degli studi legati al<strong>la</strong> psicologia, cioè abbiamo cmq cercato anche una figura professionale che<br />
aggiungesse alle competenze di assistenza anche delle competenze legate al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione…. prima di<br />
tutto…quindi noi, <strong>la</strong> nostra interpretazione … che vabè poi è un interpretazione diffusa non è che abbiamo<br />
sco<strong>per</strong>to l‟acqua calda (sorride ) voglio dire - è che l‟interpretazione di questo ruolo par<strong>la</strong> <strong>per</strong> noi di capacità di<br />
ascolto di interazione, di re<strong>la</strong>zione ma anche di capacità di connettere le risorse del territorio.. quindi non solo <strong>la</strong><br />
parte assistenziale quindi io sto con <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona e soddisfo alcuni bisogni che <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona mi porta, ma anche una<br />
capacità di andare oltre il bisogno che <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona porta in quel momento e capire come il benessere di questa<br />
<strong>per</strong>sona possa essere migliorato attraverso anche altre azioni magari più trasversali: quindi il connettere servizi,<br />
contatti risorse da fare in modo che <strong>la</strong> condizione delle <strong>per</strong>sone con cui vado a <strong>la</strong>vorare si elevi aldilà ribadisco<br />
del<strong>la</strong> soluzione che noi possiamo proporre rispetto <strong>la</strong> necessità d un‟accompagnamento dal medico dell‟anziano<br />
piuttosto che del disbrigo di una pratica burocratica insomma ( riflessione: forse vi è un discorso legato all‟<br />
emancipazione delle <strong>per</strong>sone/ sussidiarietà)<br />
D- Certo…quindi venendo al<strong>la</strong> scheda che ha compi<strong>la</strong>to il numero di custodi sociali di vostra competenza<br />
sono 10….<br />
R- Tutti a tempo pieno, numero di ore settimanali 38… <strong>la</strong> maggior parte delle ore sono attività itinerante nel<br />
senso che sono fuori nel territorio, poi c‟è sempre una parte presso i servizi sociali e altri tipi di attività non<br />
specificate, nel senso che in realtà in queste due ore settimanali forfettarie succede che ci siano vari tipi di<br />
incarico … ad esempio in queste due ore ad è contemp<strong>la</strong>to il fatto che parteci<strong>per</strong>anno a riunioni di alti progetti<br />
come quelle del arcipe<strong>la</strong>go Mazzini progetto di coesione sociale che citavo prima.. quindi l„orario è 8.30-12.30<br />
14.30 17.30 più un sabato mattina al mese sono tutti assunti come soci <strong>la</strong>voratori del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa a tempo pieno<br />
D- Quindi a formazione mi specificava prima che non sono tutti Asa ma qualcosa in più…<br />
R- esatto alcuni hanno qualifica, altri… alcuni sono <strong>la</strong>ureati, <strong>la</strong>urea triennale in servizi sociali e in servizi socio<br />
educativi …ehe… quindi diciamo che appunto noi siamo partiti con questo tipo di impostazione dopo di che …<br />
va benissimo avere tutte le competenze … quindi va benissimo anche avere l‟asa e l‟oss che li abbiamo, li<br />
643
abbiamo ereditati da precedente servizio del custodi sociali quindi si aggiungeva una grossa competenza legata al<br />
pregresso<br />
D-il custode socio sanitario?<br />
R-No, <strong>la</strong> fondazone san Francesco gestiva gia un precedente servizio no? E alcuni dei loro dipendenti…di fatto<br />
poi finito il progetto vecchio.. sono rimasti in contatto qiund alcuni hanno continuato a<strong>la</strong>vorare con <strong>la</strong> fondazione<br />
e altri appunto alcuni li abbiamo presi noi <strong>per</strong>ché all‟interno dell‟ats si è deciso che erano <strong>per</strong>sone valide e a<br />
parte che anche nel bando c‟era il vincolo di garantire <strong>la</strong> continuità alle <strong>per</strong>sone che avevano già <strong>la</strong>vorato nei<br />
bandi precedenti<br />
D-E prevedete del<strong>la</strong> formazione <strong>per</strong> questi custodi?….<br />
La formazione <strong>la</strong> prevede prima di tutto il comune di Mi<strong>la</strong>no nel senso che ci sarà questa formazione che ancora<br />
non è ben chiaro quando inizierà <strong>per</strong>ché ognuno ha mandato i suoi contributi bisogna ancora capire bene quale<br />
sarà <strong>la</strong> formazione gestita da noi, quale sarà gestita dal comune o da voi nel senso che poi credo ci sarete anche<br />
voi in questa fase del<strong>la</strong> formazione eh ….è prevista appunto questa cosa del<strong>la</strong> formazione … noi abbiam fatto già<br />
due incontri iniziali con tutti i custodi del lotto quindi, parlo di ats con tutti i custodi del nostro lotto, 28 custodi<br />
che erano previsti all‟interno del nostro lotto sono state 2 giornate di informazione prima di tutto rispetto al<strong>la</strong><br />
figura del custode sociale… al tipo di impostazione che noi gli volevamo dare e poi anche di conoscenza dei<br />
singoli enti che appunto è importante che <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che essendo quasi tutti nuovi è importante che <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona<br />
che <strong>la</strong>vora all‟interno del<strong>la</strong> strada capisca che è all‟interno dell‟ats, arca, san francesco, ma poi capisca anche chi<br />
è <strong>la</strong> strada, e se deve <strong>la</strong>vorar qui capisca anche quali nessi ci sono (Nota di riflessione: forse c‟è un tentativo di<br />
valorizzare l‟identità in questo passaggio), quindi ci son stati dei momenti in cui abbiamo spiegato un pò<br />
diciamo sommariamente quali erano tutte le attività che noi stavamo portando avanti … ecco questo tipo di<br />
formazione inteso come aggiornamento e coinvolgimento degli o<strong>per</strong>atori come Strada ecco dovremmo portarlo<br />
avanti, abbiamo gia fatto ad esempio subito dopo l‟estate un altro tipo di incontro un pò plenario dove abbiamo<br />
ripreso alcune cose che <strong>la</strong> Strada stava facendo quindi noi vorremmo ogni tanto fermare i nostri che <strong>la</strong>vorano su<br />
questo territorio e aldi<strong>la</strong> del<strong>la</strong> formazione generale che verrà fatta a livello di Ats par<strong>la</strong>re un pò di piu con i nostri<br />
o<strong>per</strong>atori sentire appunto un attimino …<br />
D- Quindi a livello o<strong>per</strong>ativo sono già sul campo … e quali bisogni stanno incontrando nel<strong>la</strong> loro attività<br />
itinerante?<br />
In questo momento loro hanno <strong>la</strong>vorato principalmente, no hanno <strong>la</strong>vorato esclusivamente sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione più<br />
anziana anche se il bando prevede poi l‟ al<strong>la</strong>rgamento alle famiglie … all‟area delle famiglie. Sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
anziana hanno incontrato i bisogni tipici direi ampiamente previsti da tutti i bisogni legati al<strong>la</strong> necessità di<br />
accudimento di accompagnamento … tutti più o meno i bisogni che sono stati legati al<strong>la</strong> precedente<br />
gestione…quindi erano casi conosciuti mediamente conosciuti…c‟è stato tutto il <strong>la</strong>voro dell‟emergenza caldo<br />
<strong>per</strong> cui il comune ha fornito una serie di liste fornite a loro volta dall‟asl rispetto a una serie di fattori di rischio e<br />
c‟è stato il monitoraggio di questi nominativi e quindi il contatto, il primo contatto, l‟andare a casa e il<br />
monitorare lo stato di salute di queste <strong>per</strong>sone segna<strong>la</strong>te come a rischio rispetto all‟emergenza caldo<br />
D-Ho capito…quindi…sono sostanzialmente dislocati nei CMA?<br />
R-Si sono esclusivamente dislocati nei cma<br />
D-E lì si trova l’unità o<strong>per</strong>ativa di prossimità? Oppure….<br />
R-Nei Cma dove sono distribuiti i Cs fanno riferimento in questo momento agli assistenti sociali dei Cma che<br />
forniscono casi situazioni etc… in questo momento c‟è proprio questo riferimento diretto … diciamo che i Cs si<br />
attivano su impulso del Cma … so che in queste ultime due settimana ci sono stati degli incontri con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
e quindi si sta aprendo… ipotizzando di aprire il <strong>la</strong>voro anche a tutte le situazioni legate alle famiglie..e qui<br />
presumo ma non è che ci voglia molto a capirlo … presumo li si apre effettivamente un insieme di potenziali<br />
intrecci di diversi tipi di servizi <strong>per</strong>ché il mondo degli anziani è un mondo abbastanza già codificato invece sul<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> le problematiche sono molte di più, sono moltiplicate quindi c‟è il minore l‟adulto, il disagio adulto e<br />
del minore che poi vedremo un pochettino come si sviluppa e quando pensarci … si sta capendo adesso come<br />
andare avanti con il servizio alle famiglie<br />
D-Quindi poi alcuni saranno dislocati nel servizio sociale <strong>famiglia</strong>?<br />
R- Originariamente era previsto così, so che ci sono molti problemi dei ssf rispetto poi anche alle questioni<br />
logistiche e quindi il comune sta cercando poi di risolvere anche questa parte qua, diciamo …. questo primo<br />
focus sugli anziani di questi primi mesi è dovuto … è stato dovuto esclusivamente a problemi logistici del<br />
comune quindi l‟input è stato iniziamo con il Cma e poi <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> si aprirà poco a poco.<br />
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M-A noi interesserebbe sa<strong>per</strong>e poi qual è l’organizzazione di questi custodi sociali … quindi lei mi dice<br />
che loro fanno riferimento molto hai servizi territoriali … quindi all’assistente sociale … cioè<br />
esclusivamente loro? chi gli dice cosa fare?…<br />
G-In questo momento si, c‟è cmq <strong>la</strong> coordinatrice appunto che fa da interfaccia rispetto al comune in generale e<br />
anche rispetto ai vari cma e quindi poi recepisce tutte e varie problematiche che i cma hanno rispetto poi al ruolo<br />
del custode e di fatto deve badare a tre zone e ovviamente poi a cascata ci sono dei referenti dei servizi<br />
all‟interno dei custodi<br />
D-E questi referenti sono sempre dei custodi sociali?<br />
Si<br />
D-Quindi questi referenti di zona si interfacciano con gli assistenti sociali?<br />
Eh si nel senso che poi il referenti responsabili dei cma par<strong>la</strong>no..vabe come è abitudine…par<strong>la</strong>no prima col<br />
nostro responsabile e poi dopo par<strong>la</strong>no con i vari custodi e referenti. È un sistema che comunque è ancora molto<br />
in divenire, sta di fatto che <strong>la</strong> discussione grossa anche in comune è proprio sul<strong>la</strong> capacità organizzativa, adesso<br />
il comune ha introdotto i famosi referenti: il coordinatore di lotto che <strong>per</strong>ò di fatto sono una figura che sono stati<br />
introdotti adesso quindi hanno iniziato il loro <strong>la</strong>voro. Formalmente si interfacciano anche se poi <strong>la</strong> presenza nelle<br />
prime 2 o tre settimane, credo che sia 1 mese che siano o<strong>per</strong>ativi, <strong>la</strong> presenza è stata cmq a fianco dei custodi<br />
<strong>per</strong>ché giustamente ha anche voluto vedere un pò direttamente come funziona <strong>la</strong> situazione da vicino e ha par<strong>la</strong>to<br />
direttamente con tutti i nostri custodi <strong>per</strong>ò ad esempio all‟ultima riunione di Ats era presente anche lui <strong>per</strong><br />
iniziare a interfacciarsi un po‟ con noi.<br />
D- E poi volevo chiedere il rapporto del custode sociale con altre figure … il portiere di quartiere, quelli<br />
aler e quelle degli altri enti gestori come sta andando?<br />
Sta andando mediamente bene, ci sono delle difficoltà, sono state segna<strong>la</strong>te delle resistenze da parte di alcuni<br />
portieri di Aler rispetto ad altri ehe Nell‟ ultimo incontro che abbiamo fatto col comune queste resistenze sono<br />
state un po attribuite al<strong>la</strong> poca informazione anche al<strong>la</strong> poca diffusione di informazione rispetto al servizio in se.<br />
Perché l‟altra cosa che bisogna dire che è l‟altra problematica che i custodi portano è che effettivamente questo<br />
servizio è partito con un‟ informazione molto leggera non c‟è stata un informazione chiara a tutti i cittadini<br />
rispetto a quello che stava succedendo e <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione che stava venendo fuori è che è stato tolto un servizio<br />
quello dei custodi socio sanitari e ancora prima quello che c‟era dei custodi sociali coi vecchi appalti e non sia<br />
stato sostituito ufficialmente e quindi <strong>la</strong> problematica grossa <strong>per</strong> i nostri Cs è stata quel<strong>la</strong> di introdursi rispetto<br />
alle <strong>per</strong>sone nuove che <strong>per</strong>ò non avevano bene in mente, non avevano chiari le <strong>per</strong>sone a cui fare riferimento.<br />
Quindi quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> formazione e quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> comunicazione è una problematica che hanno dovuto affrontare,<br />
che hanno dovuto affrontare più con le <strong>per</strong>sone di nuova segna<strong>la</strong>zione che non quelle vecchie che magari erano<br />
già piu abituate ad una figura di questo tipo. Il discorso dei portieri che è di conseguenza…nel senso che alcuni<br />
più sensibili, più informati rispetto a questa cosa hanno dato molta col<strong>la</strong>borazione altri sono risultati addirittura<br />
come oppositivi in alcune situazioni, cioè hanno un po‟ inceppato il meccanismo del<strong>la</strong> comunicazione, poi ad<br />
esempio quando un nostro custode si è presentato “guarda che devo andare da una <strong>per</strong>sona che mi hanno<br />
segna<strong>la</strong>to <strong>per</strong> l‟emergenza caldo”… hanno fatto difficoltà a fare entrare piuttosto che a dire dov‟era etc<br />
D-e invece <strong>per</strong> quanto riguarda il rapporto con l’utenza come sta andando?<br />
R- <strong>per</strong> quanto riguarda l‟utenza sta andando cmq bene in quanto le segna<strong>la</strong>zioni ci sono, <strong>la</strong> difficoltà di<br />
informazione ha fatto si che soprattutto nel <strong>per</strong>iodo prima dell‟estate rispetto a nuove segna<strong>la</strong>zioni ci fosse un po<br />
questa situazione di diffidenza <strong>per</strong> cui “io conoscevo il vecchio custode…tu chi sei?” Magari non ti faccio<br />
entrare magari chiamo in comune <strong>per</strong> capire chi sei tu veramente o sei un impostore, c‟è stata un pò di difficoltà<br />
in questo senso-<br />
D-ok abbiamo visto che attorno a questo servizio ruotano vari soggetti che intervengono a titolo diverso<br />
nel progetto; vorrei entrare nel merito del<strong>la</strong> rete di re<strong>la</strong>zioni tra gli attori: Come giudica i rapporti con gli<br />
altri enti assegnatari?<br />
R-Mah, io devo dire che i rapporti di base sono rapporti buoni, nel senso noi ci siamo trovati che <strong>la</strong> premessa è<br />
che non abbiamo mai <strong>la</strong>vorato ne con arca ne con fondazione san Francesco anche se in altri tipi di momenti<br />
abbiamo gia condiviso delle cose, noi con progetto arca abbiamo una storia sul<strong>la</strong> tossicodipendenza sul<strong>la</strong><br />
gestione del<strong>la</strong> tossicodipendenza pr.Arca ha <strong>la</strong>vorato molto su questo quindi anche negli ani passati ci siamo<br />
incrociati molto su altri tavoli su altre iniziative .Quindi sulle finalità generali ci stiamo trovando direi bene non<br />
ci sono problemi sull‟interpretazione del ruolo e sulle finalità del progetto, ci son stati molti problemi essendo tre<br />
enti che prima non si conoscevano sul<strong>la</strong> capacita..sul<strong>la</strong> tipologia organizzativa sul<strong>la</strong> struttura che ci siamo dati<br />
sul governo dell‟ats e quindi abbiamo <strong>la</strong>vorato molto molti incontri e molte ore sul<strong>la</strong> messa appunto di una serie<br />
di questioni dall‟amministrativo al gestionale, quindi su questo sicuramente ci dobbiamo intendere ancora e<br />
645
dobbiamo ancora <strong>la</strong>vorare anche <strong>per</strong>ché ci sono state una serie di informazioni che appunto anche da parte del<br />
comune sono arrivate dopo sono state cambiate in itinere, <strong>per</strong>ché anche il comune era una fase di costruzione<br />
quindi non avevamo delle informazioni certe e su questo siamo andati un po‟ a braccio all‟inizio, quindi direi che<br />
con gli altri partner ci dobbiamo conoscere un pochettino ma abbiamo davanti tre anni quindi siamo<br />
assolutamente all‟inizio da questo punto di vista, ecco ci dobbiamo conoscere dal punto di vista dell‟o<strong>per</strong>atività,<br />
dal punto di vista delle finalità vedo che in realtà non c‟è molto da discutere insomma (riflessione: emerge il<br />
discorso del<strong>la</strong> mancanza di procedure condivise)<br />
D- invece con gli altri lotti, con gli enti degli altri lotti siete abbastanza coordinati?<br />
R- In realtà l‟unico momento, il punto di contatto formale, è <strong>la</strong> riunione che facciamo in <strong>la</strong>rgo Treves<br />
all‟assessorato e <strong>per</strong>iodicamente, con l‟assessore ci sono sti contatti <strong>per</strong> capire voi cosa fate, voi come fate in<br />
questa situazione o nei momenti di difficoltà … diciamo che tra di noi non c‟è mai stato ancora un momento ad<br />
esempio solo tra gli assegnatari <strong>per</strong> non so, discutere di partico<strong>la</strong>ri situazioni c‟è un <strong>per</strong>corso abbastanza a valle<br />
D-E invece i rapporti con il comune di mi<strong>la</strong>no come sono?<br />
R- Eh i rapporti con il comune d mi<strong>la</strong>no (sorride imbarazzato) sono molto faticosi… no nel senso che è un<br />
<strong>per</strong>corso che sicuramente sta andando avanti insieme è sicuramente un <strong>per</strong>corso in evoluzione e anche <strong>per</strong> il<br />
comune di Mi<strong>la</strong>no è in evoluzione <strong>per</strong>ché abbiamo visto che ci sono tutta una serie di questioni che non sono<br />
ancora definite sia organizzative che di anche di finalità <strong>per</strong> lo sviluppo del progetto, <strong>per</strong>ché ad esempio anche<br />
tutta <strong>la</strong> parte <strong>famiglia</strong> fino ad ora è rimasta di fatto ferma, quindi credo che c‟è tutta una serie di cose che il<br />
comune credo debba capire e sviluppare e poi noi a cascata dovremmo essere in grado di sviluppare ciò che il<br />
comune ha definito È vero che c‟è sempre un pochettino questa difficoltà a dialogare con un ente che ha dei suo<br />
vincoli e che molto spesso, voglio dire, sono vincoli che appesantiscono un pochettino tutto l‟iter…faccio un<br />
esempio ma che è un esempio eh intendiamoci non è il problema, <strong>per</strong>ché l‟esempio degli automezzi, quindi è<br />
previsto l‟acquisto di automezzi, adesso noi abbiamo acquistato gli automezzi <strong>per</strong>ò gli automezzi poi devono<br />
girare con il logo allora noi avremmo pronti gli automezzi ma visto che il logo deve ancora essere scritto e fatto,<br />
gli automezzi non possono girare senza il logo. Quindi c‟è tuta una macchina che fa <strong>per</strong>dere. Mentre noi come<br />
privato sociale saremmo portati a dire vabe iniziamo a provare a girare con gli automezzi visto che le richieste di<br />
accompagnamenti ci sono poi quando c‟è il logo adotteremo il logo, invece poi ci sono tutta una serie di lentezze<br />
e intoppi che poco hanno a che fare con l‟o<strong>per</strong>atività ma hanno molto a che fare con <strong>la</strong> formalità e quindi<br />
dialogare con un ente come il comune vuol dire anche questa roba qui insomma.<br />
D-Ho capito Invece e i rapporti con i cma?con gli assistenti sociali?<br />
I rapporti con i cma devo dire che…<strong>per</strong> quanto riguarda <strong>la</strong> nostra zona quindi non posso par<strong>la</strong>re <strong>per</strong> le altre<br />
zone..<strong>per</strong>ò problemi partico<strong>la</strong>ri non li abbiamo avuti francamente, nel senso, anzi so che altre zone hanno avuto<br />
dei problemi ad esempio all‟utilizzo del telefono piuttosto che l‟utilizzo del<strong>la</strong> carta, anche cose molto concrete<br />
piuttosto, nei cma di questa zona c‟è stata assoluta disponibilità e anche secondo me un discreto livello di<br />
accoglienza: nel senso i nostri custodi si sono sentiti assolutamente coinvolti hanno anche fatto riunioni di<br />
equipe con tutti…quindi da questo punto di vista no problemi partico<strong>la</strong>ri non ce ne sono, non abbiamo avuti<br />
intoppi <strong>per</strong> cui sia stato necessario intervenire in qualche modo<br />
D- Ok i momenti di incontro con gli altri soggetti a suo giudizio sono adeguati? Sia all’interno dell ats che<br />
….<br />
Ma direi di si nel senso , come ho spiegato prima ne abbiamo fatti parecchi, anzi sono stati anche tanti, <strong>per</strong> come<br />
è poi l‟investimento sul progetto anche troppi probabilmente <strong>per</strong>ché abbiamo sempre dovuto adeguarci anche ad<br />
informazioni che sono arrivate un pochino a pezzi, quindi direi che hanno funzionato nel senso che adesso<br />
stiamo mettendo a posto tutti i tasselli piano piano, non ancora tutti, ma direi che stanno funzionando tra di noi…<br />
credo proprio di si.<br />
D-Si è creata una suddivisio ne dei co mpiti tra i vari attori dell’ ats?<br />
R-No nel senso che originariamente doveva essere cosi nel senso che il capofi<strong>la</strong> Fsanfrancesco doveva avere un<br />
ruolo predominate rispetto agli altri, di gestione complessiva, loro hanno avuto poi grossi problemi di<br />
organizzazione interna <strong>per</strong> vari motivi e quindi al<strong>la</strong> fine <strong>la</strong> scelta un po obbligata ma anche un po di senso finale<br />
è stata quel<strong>la</strong> di gestire un pò le cose a tre. Quindi nel<strong>la</strong> riunione con i tre referenti amministrativi, i tre referenti<br />
insieme dal punto di vista amministrativo gestiscono un po il punto del<strong>la</strong> situazione rispetto a queste cose,<br />
mentre l‟idea originale eriche ci fosse un ruolo forte del capofi<strong>la</strong>, in questo momento no. Queste riunioni sia <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> parte amministrativa che <strong>per</strong> <strong>la</strong> parte gestionale vengono prese a tre.<br />
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D-Invece a livello tecnico o<strong>per</strong>ativo come vengono prese le decisioni, m riferisco ai rapporti tra il custode<br />
sociale e gli assistenti sociali ad esempio proviamo a vedere un caso di intervento come è avvenuta <strong>la</strong> presa<br />
in carico e come si è proceduto ……….<br />
La presa in carico è avvenuta su segna<strong>la</strong>zione dell‟assistente sociale, c‟è una discussione anche nelle riunioni<br />
„equipe tra assistenti e custodi e poi il custode va e prende in carico<br />
D-E quindi è anche il custode che segna<strong>la</strong> a servizi?<br />
Si in questo primo <strong>per</strong>iodo c‟è stata tutta <strong>la</strong> presa i carico del pregresso e quindi cioè voglio dire c‟è stato il 99<br />
<strong>per</strong> cento di input da parte de servizi e l‟1 <strong>per</strong> cento eventuale pochi casi in cui c‟è stato il custode che ha visto<br />
delle segna<strong>la</strong>zioni da fare proprio <strong>per</strong>ché c‟era da segna<strong>la</strong>re una situazione di una serie di presa in carico degli<br />
appalti prima ce ci son stati prima e poi c‟era già stata l‟emergenza caldo e di fatto non c‟è stato neanche il<br />
tempo di far circo<strong>la</strong>re altri tipi d informazioni e in più consideriamo anche il fatto che i nostri custodi sono <strong>per</strong> il<br />
90 <strong>per</strong> cento <strong>per</strong>sone nuove e quindi è evidente che c‟è stato più un avere un input dei servizi sociali piuttosto<br />
che proporre altri tipi di presa in carico e quindi adesso con l‟es<strong>per</strong>ienza si equilibrerà un pò di più. Bhe tutto<br />
questo filtrato ovviamente dal<strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> coordinatrice, questa si non è collegiale come figura ma è<br />
espressione del capofi<strong>la</strong> fa da filtro monitora un pochino come stanno le cose.<br />
D-Ritenete di avere discrezionalità nel gestire il servizio?Mi spiego meglio …. nel momento in cui<br />
intercettate qualche bisogno, qualche necessità vi rivolgete direttamente ai servizi sociali oppure sono i<br />
servizi sociali che si rivolgono a voi? siete in grado di attivare interventi direttamente?<br />
R-Io direi in questa fase <strong>la</strong> prima proprio <strong>per</strong> tutto quel che ho spiegato prima io direi, avvio, nuovi custodi anche<br />
noi come coo<strong>per</strong>ativa, ats non grandissima es<strong>per</strong>ienza rispetto a questo tipo di servizio, quindi <strong>per</strong> tutte queste<br />
cose e <strong>per</strong> comunque l‟esigenza di avviamento e di definizione dell‟intero progetto, in questa fase siamo nel<strong>la</strong><br />
prima ipotesi, cioè in questo momento <strong>la</strong> nostra propositività e il fatto di attivare servizi a prescindere da, è<br />
ancora molto leggera, c‟è stata qualche iniziativa di qualche custode che appunto magari incrociando … voi<br />
avete? ha detto si guada prova a chiamare … ma in maniera del tutto destrutturata. Siamo ancora in una fase in<br />
cui il <strong>la</strong>voro passa attraverso i Cma. Io credo che adesso proprio adesso stiamo in una fase più di assestamento<br />
<strong>per</strong> cui poi ci sarà anche più margine di iniziativa<br />
D-Ho capito, quindi poi prevedete di attivare <strong>la</strong> vostra rete…?<br />
Assolutamente, il valore aggiunto che poi noi abbiamo messo nel progetto e <strong>per</strong> il quale abbiamo chiesto e<br />
abbiamo pensato di partecipare, il valore aggiunto è valorizzare <strong>la</strong> rete che noi abbiamo, faccio un piccolo<br />
excursus, tra parentesi, all‟interno del progetto Arcipe<strong>la</strong>go Mazzini di coesione sociale noi abbiamo due tavoli di<br />
<strong>la</strong>voro che sono un tavolo legato all‟area dell‟abitare, il quartiere, gli spazi e un tavolo dedicato ai minori e alle<br />
famiglie, all‟interno di questo tavolo ci sono tutti gli enti e le associazioni e i soggetti che <strong>la</strong>vorano su questi due<br />
temi, quindi <strong>la</strong> nostra idea è quel<strong>la</strong> di fare in modo che i custodi partecipino a questi due tavoli <strong>per</strong>ché i nessi<br />
sono evidentemente infiniti, palesemente- Se all‟interno del tavolo famiglie ci sono gia gli enti del non profit che<br />
già <strong>la</strong>vorano, le scuole, cbba, i servizi del territorio, il consultorio e c‟è anche il custode sociale va da se che poi i<br />
nessi all‟interno si questo tavolo di scambio di connessione è potenzialmente infinito e l‟idea è proprio quel<strong>la</strong> di<br />
sfruttare e di valorizzare <strong>la</strong> rete che abbiamo. Al contrario il custode è una risorsa <strong>per</strong> il nostro progetto di<br />
coesione sociale, in quanto se il progetto di coesione sociale è una risorsa <strong>per</strong> il custode <strong>per</strong>ché puo attivare una<br />
rete vale anche il contrario <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> noi avere dei sensori così infiltrati nel territorio e nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione anche<br />
<strong>per</strong> lo scopo del progetto è assolutamente prezioso.<br />
D-Come vi comportate rispetto ad esigenze impreviste?<br />
Rispetto all‟utenza passa dal coordinatore, quindi il custode sociale chiama il coord, spiega <strong>la</strong> situazione e loro a<br />
meno di cose assolutamente c<strong>la</strong>morose, ma se tutto rientra anche nell‟emergenza e nell‟o<strong>per</strong>atività il nostro<br />
referente o<strong>per</strong>ativo è il coordinatore del lotto. Cosa che non è mai successa ma sul caso ec<strong>la</strong>tante evidentemente<br />
poi noi come ats noi ci troviamo ogni 15 20 giorni potrebbe portare anche una situazione e metter<strong>la</strong> a tema ma<br />
fin ora non è mai successo.<br />
D-Adesso <strong>per</strong> concludere le chiedo una valutazione complessiva del servizio, tenendo conto che siamo<br />
al’avvio, ripensando complessivamente ai primi mesi di attività, quali sono i punti di forza del nuovo<br />
servizio di custodia sociale?<br />
R-Il punto di forza in questo momento che mi viene da sottolineare è <strong>la</strong> possibilità di contare su un numero<br />
significativo di <strong>per</strong>sone che sono dislocate sul territorio cosa che in precedenza non c‟era parlo del vecchio<br />
bando di custodi sociali,il custode socio sanitario lo conosco anche meno, quindi sicuramente il punto di forza<br />
del progetto è <strong>la</strong> maggiore capil<strong>la</strong>rità, il secondo punto di forza è il potenziale nesso forte con i servizi pubblici, i<br />
Cma gli Ssf i servizi cmq del comune di mi<strong>la</strong>no, che <strong>per</strong>o non è ancora sviluppato, <strong>per</strong>ò è un punto forte anche<br />
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in termini di dislocare come campo base il custode all‟interno dei servizi crea anche meccanicamente e anche <strong>per</strong><br />
forza ma crea dei nessi e da un significato di un certo tipo, poi forse li allontana di più dal territorio, <strong>per</strong>ché<br />
prima i custodi erano anche dislocati all‟interno delle portinerie e questo in termini di prossimità era anche un<br />
punto di forza pioi questo è anmche un punto debole <strong>per</strong>ché prima i custodi erano dislocati nelle portinerie e<br />
quindi li allontana e questo in termini di prossimità era un punto di forza <strong>per</strong>ò insomma puo essere letto in un<br />
modo o nell‟altro, questi due in questo momento io rileverei come punti di forza. Poi ci sono tutte le potenzialità<br />
di cui si sta par<strong>la</strong>ndo <strong>per</strong>o in questo momento non sono espresse francamente vanno tutte costruite.<br />
D-E le problematiche?<br />
R-poi invece le maggiori problematiche nascono dal fatto che i custodi sociali sono entrati a <strong>la</strong>vorare in un<br />
impianto non ancora definito e questo ha portato ad una fatica grossa di definizione giorno <strong>per</strong> giorno di una<br />
serie di cose che vanno dall‟uso del<strong>la</strong> fotocopiatrice al<strong>la</strong> tipologia di presa in carico quindi con un range<br />
assolutamente enorme quindi dal senso ultimo all‟omogeneità, al<strong>la</strong> tipologia di stile di presa in carico delle<br />
<strong>per</strong>sone segna<strong>la</strong>te quindi veramente ai fogli del<strong>la</strong> fotocopiatrice. Quindi in una situazione in cui di<br />
pocadefinizione di tutta questa cornice all‟interno del quale il servizio si doveva sviluppare è stato molto difficile<br />
avviare il servizio, <strong>per</strong>ché poi noi abbiamo avviato un servizio quasi al buio <strong>per</strong> cui <strong>la</strong> luce è arrivata e sta<br />
arrivando che non è ancora conclusa <strong>la</strong> cosa <strong>la</strong> luce è arrivata in corsa, piano piano quindi i nostri o<strong>per</strong>atori<br />
all‟inizio che tra l‟altro sono o<strong>per</strong>atori nuovi non sono o<strong>per</strong>atori con una pregressa es<strong>per</strong>ienza si sono trovati a<br />
gestire una situazione molto indefinita e questo fa parte del processo, stiamo par<strong>la</strong>ndo di un progetto di tre anni<br />
forse 4 e ci sta questa cosa se vista in termini macro evidentemente <strong>per</strong>ò ha significato mesi di <strong>la</strong>voro anche<br />
sconnesso un po improvvisato che piano piano si sta definendo, le cose che si stanno avviando quain di va bene<br />
cosi al<strong>la</strong> fine.<br />
D- un altro chiarimento dove sono dislocati i custodi sociali ora?<br />
R- in questo momento sono dislocati i nostri 10….. 5 sono dislocati su un Cma che è quello di viale puglie e tre<br />
dislocati in vai zante e due devono essere dislocati nelle famosi sedi <strong>per</strong>iferiche, 500 etc. Perché questa<br />
divisione? Per il motivo che si diceva prima <strong>per</strong>ché noi abbiamo chiesto all‟ats di dislocarli nei cma di questa<br />
zona <strong>per</strong> tutto il discorso che si diceva di territorialità <strong>per</strong> tutti i nessi che vogliamo attivare. Poi in via zante si<br />
mischiano con i custodi di fsanfrancesco , quindi voglio dire non sono in compartimenti stagni ma si integrano.<br />
Quando si attiveranno i contatti con gli ssf alcuni si divideranno specializzandosi poi sugli ssf.<br />
D-La ringrazio molto <strong>per</strong> le informazioni che ci ha dato.<br />
3.1.1.4. Trascrizione intervista al coordinatore di progetto “Nuovi Orizzonti” - CUS4<br />
D-La ringraziamo <strong>per</strong> <strong>la</strong> disponibilità, vorremmo iniziare ri<strong>per</strong>correndo un po’ gli antecedenti che hanno<br />
portato all’attuale configurazione del servizio di prossimità … <strong>la</strong> vostra storia …<br />
R-Allora noi <strong>la</strong>voriamo su questo servizio dal 2002, quindi comunque <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa è nata nel 1987 e ha una<br />
storia – voglio dire - abbastanza consolidata, <strong>per</strong>ché si è occupata in primo luogo di servizi di prossimità, già<br />
nell‟ 87, organizzando appunto l‟assistenza alle <strong>per</strong>sone ma<strong>la</strong>te di aids no? quando appunto <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia era agli<br />
inizi proprio del<strong>la</strong> sco<strong>per</strong>ta e quindi praticamente <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa ha cominciato con questi servizi di prossimità<br />
con il volontariato organizzato, ha effettuato anche delle raccolte di fondi sempre <strong>per</strong> l‟assistenza ai ma<strong>la</strong>ti di<br />
aids, poi comunque nel<strong>la</strong> carta dei servizi che stiamo appunto rie<strong>la</strong>borando stiamo appunto ri<strong>per</strong>correndo anche<br />
questo segmento di storia nel quale appunto si par<strong>la</strong>, proprio di questo <strong>per</strong>iodo che, nel quale comunque è stato<br />
organizzato anche un convegno, in col<strong>la</strong>borazione con l‟ospedale Sacco proprio <strong>per</strong> sensibilizzare i cittadini<br />
verso questa problematica e quindi, comunque l‟attività del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa è ovvio si è rivolta prevalentemente ad<br />
anziani minori e questo già dall‟87, infatti i primi servizi mediante <strong>la</strong> convenzione di appalto, tanto <strong>per</strong><br />
intenderci, par<strong>la</strong>ndo appunto di <strong>famiglia</strong>, sono stati proprio i servizi al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> dei minori servizi che noi<br />
abbiamo, in cui annoveriamo un es<strong>per</strong>ienza quasi ventennale <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> prima convenzione sui minori si uscita<br />
nel 1990 e noi dal 1990 fino ad oggi che è il 2007, sono 17 anni, o<strong>per</strong>iamo nel settore dei minori che poi nel<br />
corso degli anni si è esteso anche ai disabili, quindi nel senso che le due tipologie di servizi sono state unite in un<br />
unico appalto che è quello dei servizi di sostegno al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, questi sono stati i servizi e principalmente <strong>la</strong><br />
storia abbiamo <strong>la</strong>vorato <strong>per</strong> i servizi domiciliari rivolti agli anziani, minori presso strutture residenziali quindi<br />
case di riposo, centri diurni, eh …. e l‟asl di Mi<strong>la</strong>no come anche <strong>la</strong> provincia essendo o<strong>per</strong>ativa come sede a<br />
Brescia abbia <strong>la</strong>vorato 16 anni a Brescia, cioè sono 16 anni che stiamo o<strong>per</strong>ando a Brescia e questa sono le<br />
tipologie di servizio gestite e tutti gli appalti, tutte le convenzioni sono state acquisite dall‟origine in cui sono<br />
nati gli appalti noi non siamo entrati successivi, abbiamo visto anche l‟evoluzione a livello sociale, del modello<br />
dei servizi e anche del welfare quindi abbiamo visto le trasformazioni anche dal punto di vista giuridico … ma<br />
nello stesso tempo abbiamo visto un passaggio generazionale e quindi abbiamo un bagaglio grosso dal nostro<br />
punto di vista siamo anche testimoni di una serie di cambiamenti che nel<strong>la</strong> nostra società, che è un patrimonio<br />
poi <strong>per</strong> altro del consiglio di amministrazione che è rimasto lo stesso nel corso degli anni <strong>per</strong>ché questo è<br />
648
importante precisarlo in quanto in molte società, ma poi in parte magari quello che può essere un valore aggiunto<br />
può essere <strong>per</strong>so <strong>per</strong> strada e quindi poi adesso noi nell‟e<strong>la</strong>borare adesso <strong>la</strong> carta dei servizi stiamo proprio<br />
ri<strong>per</strong>correndo <strong>la</strong> storia non tanto <strong>per</strong> il servizio ma più che altro <strong>per</strong> eventi, collocando anche l‟importanza, in un<br />
determinato, quasi come fosse un libro di storia no?, quindi una <strong>per</strong>sona lo apre legge <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> società, vive<br />
anche l‟evento in base alle emozioni o all‟importanza che aveva in quel tempo. Poi ovviamente stiamo sempre<br />
par<strong>la</strong>to in metà degli anni 90, quindi dopo <strong>la</strong> metà degli anni 90, quindi <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa comunque ha aumentato<br />
diciamo non tanto i servizi <strong>per</strong>ché quelli sono rimasti sempre gli stessi ma ha affinato, diciamo, il modello<br />
organizzativo e ha migliorato il modello tecnico organizzativo gestionale e allo stesso tempo ha introdotto anche<br />
nuovi strumenti, con l‟obiettivo poi di migliorare anche <strong>la</strong> qualità del servizio quindi, tanto <strong>per</strong> dare un esempio<br />
appunto abbiamo creato il settore di sviluppo dei database, no?, che è un settore di questa coo<strong>per</strong>ativa che è<br />
preposto proprio allo sviluppo al<strong>la</strong> progettazione all‟organizzazione di database <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione dei servizi socio<br />
sanitari, assistenziali ed educativi, domiciliari, presso … in teoria qualsiasi ente pubblico a noi potrebbe<br />
chiederci di progettarglielo e noi glielo possiamo riprogettare eh, questo settore che si è creato nel 99, ha<br />
ovviamente avuto in un primo momento due obiettivi fondamentali, il primo di ottimizzare il <strong>la</strong>voro delle<br />
<strong>per</strong>sone: cioè fare in modo di ottimizzare i tempi di <strong>la</strong>voro fare in modo di sollevare i <strong>la</strong>vori, i coordinatori del<br />
servizio dagli adempimenti e, fare in modo un po‟ come faceva, <strong>per</strong> dire Leonardo da Vinci, cioè che studiava<br />
macchine <strong>per</strong> fare in modo che l‟uomo non facesse più … <strong>per</strong> sostituire determinate azioni fatte dall‟uomo, dal<strong>la</strong><br />
macchina, noi abbiamo fatto questo <strong>per</strong>corso dal 99 che dura e che consente di appunto di sollevare veramente il<br />
coordinatore, <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che gestisce i servizi dagli aspetti burocratici amministrativi che incidono realmente …<br />
in maniera … soprattutto nei servizi … che incidono in maniera cospicua e quindi nel corso degli anni noi<br />
abbiamo chiaramente sviluppato determinati software anche <strong>per</strong> questo servizio qua, abbiamo sviluppato un<br />
software di gestione proprio <strong>per</strong> tutto il servizio che coprisse completamente proprio tutto il servizio quindi <strong>la</strong><br />
gestione completa di tutti gli aspetti proprio <strong>per</strong>ché sappiamo <strong>per</strong>fettamente che in realtà dietro a questo discorso<br />
dell‟ottimizzazione c‟è anche un altro discorso che è quello di creare automaticamente una banca dati che poi a<br />
questo servizio …. No creare una banca dati statica, non un file di excel <strong>per</strong> intenderci ma una banca dati<br />
dinamica che abbia <strong>la</strong> possibilità attraverso le re<strong>la</strong>zioni tra diversi dati archiviati di poter stabilire delle<br />
connessioni di aggregazione e quindi di poter anche effettuare delle ricerche <strong>per</strong>ché è evidente che se noi<br />
gestiamo dei servizi che hanno a che fare con un‟ utenza anziana fragile, che ha un età che ha determinate<br />
patologie, determinati bisogni, se questi dati sono gestiti sul<strong>la</strong> carta non serve a niente, invece vengono <strong>per</strong>si,<br />
quindi parte dell‟attività viene polverizzata e <strong>per</strong>sa mentre invece <strong>per</strong>ò se questi dati vengono gestiti attraverso<br />
strumenti, non basta che siano informatici, voglio una banca dati storica, una banca dati dinamica, devono essere<br />
dei prodotti che poi <strong>per</strong>sonalizzati sul servizio, che abbia le possibilità attraverso le re<strong>la</strong>zioni dei dati archiviati<br />
nel stabilire delle connessioni e effettuare quindi funzioni di aggregazione e quindi di poter anche effettuare<br />
delle ricerche. Perché è evidente che se noi gestiamo dei servizi con dei materiali poveri con un‟ utenza anziana<br />
fragile che abbiamo delle strategie con determinati bisogni se questi dati sono gestiti sul<strong>la</strong> carta non servono a<br />
niente, se invece vengono <strong>per</strong>si, quindi parte dell‟attività viene polverizzata e viene <strong>per</strong>sa mentre invece se questi<br />
dati vengono gestiti attraverso strumenti che <strong>per</strong>ò non basta che siano informatici, devono essere corrispondenti<br />
a dei bisogni, <strong>per</strong>ché voglio dire di prodotti informatici in giro ce ne sono tanti, <strong>per</strong>ò devono essere dei prodotti<br />
che poi <strong>per</strong>sonalizzati sul servizio effettivamente riescono a dare questa evidenza.<br />
D-Ok ma questa banca dati si riferisce al vostro lotto di competenza?<br />
R-Si si al nostro … noi li abbiamo su quasi tutti i servizi che gestiamo nel senso noi li abbiamo su quasi tutti i<br />
servizi del sad, servizio di assistenza domiciliare agli anziani, e sul servizio di custodia sociale abbiamo un'altra<br />
banca dati, che sono due servizi diversi.<br />
D-Ok quindi mi diceva prima che avete altre es<strong>per</strong>ienze nel <strong>la</strong>voro con adulti e famiglie re<strong>la</strong>tive ai servizi<br />
di prossimità … mi può specificare qualche esempio ...Ma sono attività itinerante come il custode sociale?<br />
Ci interesserebbe sa<strong>per</strong>e le vostre es<strong>per</strong>ienze sia <strong>per</strong> gli anziani che <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ….<br />
Sono es<strong>per</strong>ienze …. che attualmente gestiamo il servizio di sostegno al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong> il comune di Mi<strong>la</strong>no in<br />
zona 1. Siamo aggiudicatari del lotto 1. Mentre invece <strong>per</strong> <strong>la</strong> parte che riguarda gli anziani, gestiamo un servizio<br />
di assistenza domiciliare in zona 7 e allo stesso tempo <strong>la</strong>voriamo al<strong>la</strong> casa dell‟accoglienza del comune di<br />
Mi<strong>la</strong>no <strong>per</strong> il servizio che comunque è un servizio di accoglienza e quindi anche di prossimità eh … <strong>per</strong> le<br />
<strong>per</strong>sone senza fissa dimora, questi sono i tre servizi l‟asse portante <strong>per</strong> il momento, poi ovviamente, abbiamo<br />
anche altri servizi abbiamo <strong>la</strong>vorato su altri servizi, cioè abbiamo <strong>la</strong>vorato sui nomadi quando c‟erano i campi<br />
nomadi, abbiamo <strong>la</strong>vorato nell‟educativa di strada a San Donato Mi<strong>la</strong>nese, cioè di cose ne abbiamo fatte, non è<br />
che … ovviamente <strong>la</strong> carta dei servizi è un documento <strong>per</strong>ché nel momento che uno si presenta … <strong>la</strong> carta dei<br />
servizi … andare a raccontare … <strong>per</strong> raccontare <strong>la</strong> storia, <strong>per</strong>ché crediamo che sia lo strumento più efficace:<br />
<strong>per</strong>ché se fatto bene può raccontare il <strong>per</strong>corso e <strong>la</strong> storia. E nel 2002 approdiamo al servizio di portierato<br />
sociale, no? Che è il servizio precedente al servizio di custodia sociale, il servizio ovviamente, è stato effettuato<br />
una s<strong>per</strong>imentazione di questo servizio nel 2000, quindi su una zona e con una associazione che non eravamo noi<br />
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ed era un servizio che non … guardi, dovrei leggere un servizio sul<strong>la</strong> carta del<strong>la</strong> zona 5 ehm mi pare forse con <strong>la</strong><br />
coo<strong>per</strong>ativa filo di Arianna <strong>per</strong>o non ne son sicuro, forse con i Fratelli di San Francesco ma non ne son sicuro,<br />
ecco diciamo che <strong>la</strong> storia di quel servizio è nato in zona 5, cioè in zona 5 è nata nel 2000 attraverso dunque,<br />
convenzioni private siamo nati nel 2002, il progetto si chiama il progetto di custode sociale, diciamo non c‟era<br />
nemmeno coinvolto l‟Aler. Poi nel 2002 il Comune si è convenzionato con l‟Aler e allo stesso tempo <strong>per</strong> <strong>la</strong> parte<br />
re<strong>la</strong>tiva al portiere sociale, <strong>per</strong>ché prima c‟era questa figura c‟era il custode sociale e c‟era il portiere sociale, e<br />
quindi il bando del servizio di portierato sociale è stato e<strong>la</strong>borato nel 2002 con questi tre soggetti, quindi da un<br />
<strong>la</strong>to <strong>la</strong> convenzione di appalto con le aggiudicatarie, le quali avrebbero fornito i custodi sociali e <strong>la</strong> convenzione<br />
con l‟Aler che avrebbe fornito ai portieri sociali, noi ci siamo presentati a questo appalto <strong>per</strong>ché era un servizio<br />
nuovo, interessante, stimo<strong>la</strong>nte, ed era un servizio molto prossimo ai bisogni delle <strong>per</strong>sone, <strong>per</strong>ché prevedeva<br />
sostanzialmente <strong>la</strong> presenza di un portiere ubicato nelle portinerie, un portiere di Aler che non aveva il ruolo del<br />
portiere tradizionale: era un portiere sociale, cioè una <strong>per</strong>sona tra virgolette “formata”, <strong>per</strong>ché in realtà non erano<br />
molto formati, avevano questo ruolo di stare tutta <strong>la</strong> giornata, di quindi, da un <strong>la</strong>to fare da filtro alle richieste e<br />
monitorare le <strong>per</strong>sone, dall‟altro c‟era il custode sociale che invece, contrariamente aveva un incarico part-time<br />
al mattino e quindi il custode sociale - c‟era un pò a volte un pochino di confusione - nel senso che a volte il<br />
portiere sociale prendeva contatti quando il servizio non gli competeva, si confondevano i ruoli, si <strong>per</strong>deva <strong>per</strong><br />
strada cioè, questa doppia figura un po‟ di problemi li creava, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> cosa buona era che, sia il portiere sociale<br />
sia il custode erano presenti nello stabile e quindi avendo a disposizione uno stabile, erano identificabili, e<br />
costituivano un punto di riferimento <strong>per</strong> <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione e quindi le <strong>per</strong>sone passando non ci voleva molto, a volte<br />
non si sapeva, riusciva ad agganciare meglio, era molto più semplice così e quindi questo servizio ha seguito<br />
questo modello comunque un modello che a mio avviso ora come ora non potrebbe essere più <strong>per</strong>seguito <strong>per</strong>ché<br />
è cambiata <strong>la</strong> realtà, <strong>per</strong>ò appunto <strong>per</strong> cinque anni hanno seguito questo modello qua, noi abbiamo partecipato e<br />
abbiamo ri- partecipato poi <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> gara è scaduta e abbiamo ripresentato <strong>per</strong> cinque anni e noi su questo ci<br />
siamo fin dalle origini, e nel momento in cui è uscito questo appalto <strong>per</strong> noi … voglio dire cioè era una … cioè<br />
“un progetto” che già conoscevamo, cioè non era un qualcosa di … molti hanno letto sicuramente il bando<br />
l‟hanno chiuso – dicendo mamma mia ….- <strong>per</strong> noi non era cosi: c‟era soltanto da capire il nuovo capito<strong>la</strong>to<br />
<strong>per</strong>ché il nuovo capito<strong>la</strong>to cambiava completamente, era completamente diverso si trattava di capire, interpretare<br />
che cosa … l‟ente, committente chiedeva, ma dal punto di vista, cioè una volta stabiliti i destinatari del servizio,<br />
cioè <strong>la</strong> tipologia di anziani, quindi gli anziani cioè le famiglie normali, con figli minori etc … etc … anziani<br />
giovani minori adulti, voglio dire, con le difficoltà che naturalmente tutte le società possono avere nel momento<br />
in cui e<strong>la</strong>borano un progetto di fatto non abbiamo avuto partico<strong>la</strong>re difficoltà anche <strong>per</strong>ché comunque eravamo<br />
partiti molto prima, non cominciamo mai a fare un progetto … su questo siam partiti almeno quattro cinque mesi<br />
prima soltanto <strong>per</strong>ché noi consultiamo ehm l‟istituto statistica del Comune di Mi<strong>la</strong>no, <strong>per</strong> fare le ricerche, ehm<br />
sul territorio <strong>per</strong> conoscere il territorio, altrimenti non si può e<strong>la</strong>borare un progetto, dando evidenza al<strong>la</strong> fragilità<br />
se poi non sappiamo quali sono il numero di minori in carico ai servizi sociali queste informazioni le abbiamo<br />
analizzate, le abbiamo studiate. Ovviamente <strong>la</strong> difficoltà c‟è <strong>per</strong>ché comunque c‟è sempre e nel momento in cui<br />
ti propongono <strong>la</strong> numerazione delle pagine è limitata a 10 diventa molto difficile se poi <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ha molte cose<br />
da dire … <strong>per</strong>ò va bhe, del resto i requisiti dell‟appalto … sono appalti grossi, quindi <strong>la</strong> nostra società è in grado<br />
di poter partecipare da so<strong>la</strong>, questa è un'altra cosa che ha testimoniato l‟importanza del<strong>la</strong> grossa es<strong>per</strong>ienza che<br />
abbiamo, mentre le altre società non avevano avuto i requisiti e non si potevano presentare anche <strong>per</strong>ché ne<br />
avevano qualcuno si sono messi in Ati, noi invece <strong>per</strong> fortuna, abbiamo iniziato fin dal 1990 tutte le nostre<br />
convenzioni ovviamente abbiamo tutta l‟es<strong>per</strong>ienza con gli anziani, sui minori, su tutto, quindi a quel punto<br />
l‟unico requisito che poteva esserci mancare è quello economico finanziario, in quanto quello che viene richiesto<br />
in termini di garanzie, ma al<strong>la</strong> fine abbiamo anche quello, <strong>per</strong>ché negli ultimi anni … quindi al<strong>la</strong> fine è stato più<br />
credere nel progetto eh… poi in realtà parliamoci sinceramente questa secondo me è stata una prima fase, ce <strong>la</strong><br />
ricordiamo come un bel ricordo <strong>per</strong>ché abbiamo vinto l‟appalto ma in realtà poi si può dire che già fin da subito,<br />
siamo entrati nel vivo attraverso i tavoli che l‟assessore ha organizzato e quindi si è creato un gruppo tecnico di<br />
<strong>la</strong>voro, che continua, che funziona e che nel quale c‟è un coinvolgimento di tutti nel quale ci sono dei buoni<br />
anche rapporti di configurazione in quanto non vi sono conflittualità tra non so … faccio un esempio, noi e Aler<br />
o altre associazioni assolutamente, c‟è un‟ottima col<strong>la</strong>borazione eh francamente … è un gruppo che è evidente<br />
che l‟appalto è molto grande e il servizio è molto grande <strong>per</strong>ché adesso i portieri sono molto di più di quelli che<br />
erano prima, si esatto e quindi il servizio si è avviato attraverso poi … e quindi l‟organizzazione è stata creata<br />
attraverso momenti di riunione <strong>per</strong>iodici sia attraverso, nel senso dell‟assessorato dove con l‟assessore ci siamo<br />
confrontati in queste riunioni con modelli, strumenti quindi ehm etc… etc… e allo stesso tempo anche a livello<br />
di servizi territoriali questi all‟inizio sono stati invitati ai tavoli, su quanto viene deciso oppure discusso ehm … e<br />
quindi incontrare, rispetto all‟appalto precedente e quindi questa è <strong>la</strong> grande novità, che mentre prima diciamo<br />
era un appalto nel quale si o<strong>per</strong>ava nel servizio, <strong>per</strong>ò c‟erano anche dei momenti, sicuramente ad esempio <strong>la</strong><br />
formazione del comune di Mi<strong>la</strong>no ha organizzato una bellissima formazione poi c‟erano i luoghi di socialità,<br />
diciamo poi che è cambiato il modello organizzativo nel senso che, e quindi adesso si prevede solo il custode<br />
sociale non il portiere e adesso il servizio è ovviamente al<strong>la</strong>rgato ai destinatari che non sono soltanto gli anziani,<br />
650
ma tutte le <strong>per</strong>sone in difficoltà: i giovani, le <strong>per</strong>sone adulte, gli adulti e ovviamente sono i …. gli stabili sono<br />
aumentati anche questi, mentre questi erano meno, gli stabili sono aumentati. Sono stati messi a disposizione<br />
misure di, voglio dire, anche strumenti, automezzi <strong>la</strong> disponibilità di automezzi completamente pagati dal<br />
comune quindi, voglio dire, non è che li abbiamo pagati noi, il comune ha fatto un investimento dal punto di<br />
vista degli strumenti, non ha <strong>la</strong>sciato nul<strong>la</strong> al caso, sono stati finanziati dei fondi nell‟appalto <strong>per</strong> consentire alle<br />
organizzazioni di determinare quali- appunto, cioè loro hanno richiesto dei mezzi e degli strumenti che sono stati<br />
appunto inseriti in questi fondi a disposizione, che ogni occasione anno <strong>per</strong> anno può disporre e quindi ci sono<br />
strumenti come i doblò <strong>per</strong> trasportare gli anziani ci sono strumenti come <strong>la</strong> telefonia mobile e di cui ovviamente<br />
gli o<strong>per</strong>atori non pagano nul<strong>la</strong> ad esempio, è stata fatta una convenzione con Vodafone, tra parentesi, che<br />
attraverso appunto <strong>la</strong>, l‟intervento dell‟assessore questa convenzione prevede <strong>per</strong> noi delle tariffe uguali<br />
comunque a quelle che il Comune ha con Vodafone, quindi molto agevo<strong>la</strong>te, quindi sono state messe sul campo<br />
par<strong>la</strong>ndo proprio del punto di vista del modello organizzativo, delle misure eccezionali, guardando quindi<br />
rispetto ad altri appalti e anche quello re<strong>la</strong>tivo al modello precedente …<br />
D-Anche se <strong>per</strong>ò mi sembra di capire che questi investimenti non si sono attivati tutti ….<br />
R- I furgoni non sono ancora attivi tutti <strong>per</strong>ché c‟è il problema del<strong>la</strong> vetrofania, c‟è il problema del logo, il<br />
nuovo modello c‟ha il paracolpi c‟ha <strong>la</strong> fascia paracolpi proprio al centro di do ve dovrebbe stare eh io ho visto<br />
alcuni doblò faccio un esempio, quelli dell‟Atm, hanno il loghettino piccolino mentre quello del comune di<br />
Mi<strong>la</strong>no dovrebbe essere un po‟ più grande e poi c'è anche <strong>la</strong> scritta e c'è questo problema che gli automezzi sono<br />
stati acquistati, adesso dobbiamo aspettare che l'ente pubblico, poiché è il settore dell'ente pubblico, Settore<br />
Comunicazioni e Identità Visiva a fornire sia il logo, sia gli strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> vetrofania, a questo punto sia il logo<br />
che <strong>la</strong> vetrofania <strong>per</strong> le dimensioni eh non è il problema è che <strong>per</strong>ò che questi furgoni se circo<strong>la</strong>no con il logo del<br />
comune di Mi<strong>la</strong>no, hanno <strong>la</strong> sosta gratuita quindi il fatto di utilizzare i furgoni o meno, quindi questa è una<br />
criticità c'è <strong>per</strong> i furgoni <strong>per</strong>o è facilmente voglio dire, ora il comune di Mi<strong>la</strong>no se ne sta occupando, sembrerà<br />
strano, <strong>per</strong>ò c'è questa fascia nel doblo in mezzo, che veramente crea difficoltà sono quelle cose che uno non si<br />
aspetta ma si ritrova, mentre invece i telefoni del<strong>la</strong> Vodafone sono stati forniti agli o<strong>per</strong>atori, <strong>per</strong>ché ovviamente<br />
i telefoni avevano una funzione molto importante: era quel<strong>la</strong> di consentire ai custodi sociali di contattare gli<br />
utenti e a sua volta di essere contattato e poi <strong>per</strong> il nostro lotto noi abbiamo già acquistato i computer portatili<br />
come previsto nel nostro capito<strong>la</strong>to di appalto, <strong>per</strong>ché nel capito<strong>la</strong>to è previsto e chiaramente noi inseriamo i dati<br />
ehm.. abbiamo tre banche dati una <strong>per</strong> ogni lotto <strong>la</strong> zona 5 e <strong>la</strong> zona 6, quindi abbiamo tutti gli utenti in carico e<br />
chiaramente abbiamo tutti i dati archiviati ehm questo <strong>la</strong>voro chiaramente è stato fatto sui database e non è stato<br />
fatto su excel, <strong>per</strong>ché come vi dicevo prima non ha nessun senso, sono dati ….<br />
D- Quindi si tratta praticamente di dati a cui fate riferimento e non a quello che vi dicono i Cma e i servizi<br />
territoriali <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del servizio?<br />
I- No, noi <strong>la</strong> gestione del servizio avviene proprio sui servizi territoriali come previsto dal capito<strong>la</strong>to, c'è un<br />
notebook portatile dove loro hanno questo programma questo programma, si tratta di un programma di<br />
appoggio, fintanto che non funzioneranno il sistema che il comune sta implementando <strong>per</strong> rilevare le prestazioni<br />
che quando quello del comune ovviamente sarà attivato, il nostro database registrerà soltanto <strong>la</strong> scheda utenti<br />
mentre tutte le prestazioni andranno inserite <strong>la</strong>, cioè se noi praticamente avessimo dovuto usare il modello<br />
cartaceo avremmo una scheda cioè: non so, Mario Rossi spesa n.1 accompagnamento 2 questo è attualmente il<br />
modello cartaceo, allora cosa facciamo siccome non abbiamo strumenti informatici cioè non possiamo inserire<br />
nel portale del comune allora cosa facciamo li inseriamo in una banca dati che ci dice tutto <strong>per</strong> poi riconvertirlo<br />
in excel, trasferirlo <strong>per</strong> il pregresso <strong>per</strong> il <strong>per</strong>iodo in cui non esiste <strong>la</strong> rilevazione nel sito del comune, ma quando<br />
poi verrà implementato dall'ente pubblico, <strong>la</strong> prima scheda rimane che è <strong>la</strong> scheda dell'utenza, <strong>la</strong> seconda invece<br />
che è quel<strong>la</strong>: <strong>la</strong> spesa così, loro <strong>la</strong> faranno attraverso il palmarino, <strong>la</strong> prima rimane <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> prima ci serve <strong>per</strong><br />
noi sul servizio territoriale del Cma nel senso che noi in realtà già inserendo, cioè gli utenti sono già inseriti nel<br />
portale del comune di Mi<strong>la</strong>no quindi Mario Rossi esiste già là <strong>per</strong>ché una <strong>per</strong>sona lo richiama col terminale :<br />
quindi inserisce <strong>la</strong> spesa due proprio <strong>per</strong>ché può richiamare il numero dell'utente … <strong>per</strong>o siccome ci sono delle<br />
informazioni <strong>per</strong> poter <strong>la</strong>vorare che non sono quelle che sono inserite in quello del Comune ma sono altre<br />
informazioni che servono a noi a livello o<strong>per</strong>ativo, allora noi dobbiamo avere un nostro archivio <strong>per</strong> poter<br />
e<strong>la</strong>borare <strong>la</strong> tipologia dei bisogni e tutto il resto, non potrebbe mai essere quello comunque del comune di Mi<strong>la</strong>no<br />
quindi cioè …<br />
D- e poi quando ci sarà il database del comune anche <strong>la</strong> rilevazione dei bisogni verrà condivisa?<br />
R- ma non credo che possa fare una cosa cosi del genere io credo che questo sistema credo che possa registrare<br />
al massimo nome e cognome e indirizzo o possa registrare al massimo il nucleo dei <strong>famiglia</strong>ri ma non il bisogno<br />
cioè tutti i dati salienti che servono cosi non credo proprio <strong>per</strong>ché almeno io l'ho visto non credo che sia cosi,<br />
cioè c'era <strong>la</strong> disponibilità di inserire il nucleo <strong>famiglia</strong>re qualche cosa ma non tutto, non è una scheda utente,<br />
tant'è vero che io non lo dissi, cioè ovviamente lo stavo guardando così, <strong>per</strong>o appunto io che sono un<br />
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informatico, lo avrei e<strong>la</strong>borato, avrei inserito delle cose, appunto <strong>per</strong>ché è evidente che … <strong>per</strong>o dipende<br />
dall'utilizzo che se ne fa probabilmente quando è stato realizzato magari adesso lo stanno rie<strong>la</strong>borando è adesso<br />
stanno inserendo anche <strong>la</strong> tipologia dei bisogni <strong>per</strong>ché nel<strong>la</strong> scheda utente, i dati son tanti eh di conseguenza <strong>per</strong><br />
poter poi fare delle ricerche che servano, altrimenti non servono a niente, bisogna avere più parametri <strong>per</strong>ché se<br />
uno dice nucleo uni-<strong>per</strong>sonale vabhe uno dice “quanti sono?” sono x <strong>per</strong>o poi se una <strong>per</strong>sona non sa ad esempio<br />
il livello di autonomia … <strong>per</strong>ché voi sapete che c'è il novantacinquenne che esce tutti i giorni e va a bersi il<br />
bicchierino e a comprarsi i sigari come c'è il settantacinquenne che magari ha problemi di cuore e non esce mai<br />
oppure è su una sedia a rotelle e quindi l'età in sé <strong>per</strong> se non vuol dire niente, cioè il fatto che ci sia una <strong>per</strong>sona<br />
che ci sia una badante, tutti questi fatti, tutte queste cose vengono da noi registrate ehm di conseguenza, nel<br />
momento in cui mancano dei dati, faccio un esempio sarà una banalità ma anche il fatto magari che venga<br />
registrati <strong>la</strong> presenza di animali in casa è importante <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> un anziano è importante se ha degli animali in<br />
casa e <strong>per</strong> noi è importante sa<strong>per</strong>lo. Noi, devo dirlo, abbiamo sempre <strong>la</strong>vorato così, noi analizziamo il dato,<br />
analizziamo il bisogno e poi progettiamo, non facciamo mai le cose a casaccio se sappiamo che ci sono le<br />
<strong>per</strong>sone con i gatti che hanno bisogno di certe cose<br />
(squil<strong>la</strong> il telefono)<br />
Scusate stacco il telefono … <strong>per</strong>ché, noi ci organizziamo sul fare delle cose che … dei progetti che possano<br />
servire a … tutta una serie di cose e così si muove, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ad esempio, mi si dirà che è il mistero del<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>, che poi emergerà, in seguito, … il servizio del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che si rivolge ai minori, ai giovani ha chiesto<br />
i dati, sul<strong>la</strong> nostra zona noi avevamo già implementato un <strong>la</strong>voro molto consistente sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e anche lì ci<br />
siamo dati degli obiettivi, quindi abbiamo affrontato dei casi, abbiamo <strong>la</strong>vorato con un‟es<strong>per</strong>ienza sui servizi dei<br />
minori e ovviamente è … come abbiamo fatto è molto semplice, abbiamo fatto il porta a porta come ci avevano<br />
chiesto il Comune di Mi<strong>la</strong>no e molti dei casi ecco questo è un dato che a voi puo servire, ecco vengono fuori con<br />
il porta a porta, cioè sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, mentre sull‟anziano non funziona molto<br />
D- Ma questo <strong>per</strong>ché, mi sembra che l’anziano era già il focus del progetto già dall’inizio, mentre ….<br />
R-C‟è più diffidenza <strong>per</strong>ché allora gli utenti, allora noi ovviamente, non avendo a disposizione delle brochure<br />
<strong>per</strong>ché al momento non le abbiamo, non avendo potuto dare materiale eh pubblicitario, commerciale che potesse<br />
comunicare agli utenti che … <strong>la</strong> tipologia del servizio, l‟esistenza di un servizio, noi non abbiamo potuto fare,<br />
questa fase è mancata, purtroppo ehm dall‟inizio e ci sarà adesso <strong>per</strong>ché il Comune di Mi<strong>la</strong>no ehm sta<br />
realizzando una brochure da consegnare eh una brochure nel quale ci sarà il nominativo proprio del custode<br />
sociale di riferimento nello stabile <strong>per</strong>ò questa fase del<strong>la</strong> comunicazione arriverà, all‟inizio non c‟è stata Allora,<br />
nel momento in cui questa fase non c‟è stata, voi sapete <strong>per</strong>fettamente che, diciamo un servizio <strong>per</strong> radicarsi<br />
prevede due momenti: il primo momento l‟aspetto chiamiamolo commerciale, no? Nel quale si investe nel<strong>la</strong><br />
comunicazione del servizio nel<strong>la</strong> pubblicizzazione, <strong>per</strong> raggiungere, dare un messaggio, “ esiste questo”, al<strong>la</strong><br />
gente glielo inculchi, secondo passaggio é quello che si <strong>la</strong>vora ehm … siccome non sono dei profumi questi …<br />
cioè se uno deve vendere Christian Dior cosa fa? Mette il manifesto del<strong>la</strong> model<strong>la</strong>, tu passi con <strong>la</strong> macchina lo<br />
vedi, poi in televisione ti martel<strong>la</strong>no così ti danno magari i vo<strong>la</strong>ntini fuori dalle profumerie così e bene o male sai<br />
che esiste un profumo poi se lo vuoi comprare va bhè … siccome qua non è un profumo ma son <strong>per</strong>sone, dopo<br />
fatta <strong>la</strong> prima fase e siccome è un servizio di prossimità, se il cliente non vuol comprarti il profumo <strong>per</strong>ché non<br />
ha capito che il profumo è o <strong>per</strong>ché non ha capito così, siamo noi che dobbiamo andare, quindi ovviamente<br />
siamo noi a dover andare sì, <strong>per</strong>ò ovviamente noi abbiamo cercato di promuovere il servizio, attraverso il<br />
portiere tradizionale, che appunto qualche volta ha col<strong>la</strong>borato, qualche volta no <strong>per</strong>ché non sono spesso formati,<br />
quindi adesso stanno organizzando un corso di formazione <strong>per</strong>ché i portieri voglio dire, <strong>per</strong> poter sa<strong>per</strong>e e<br />
col<strong>la</strong>borare devono aver fatto questo corso di formazione quindi adesso ci sarà questo corso di formazione.<br />
D- ma chi partecipa sono i portieri sociali o i portieri …..?<br />
No no i portieri tradizionali. quindi è quindi <strong>per</strong> capire, <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere al custode di entrare, <strong>per</strong>mettere di aprire<br />
<strong>per</strong>ché si <strong>per</strong>ò siccome nel progetto è coinvolto Aler e i portieri fanno capo ad Aler e del demanio, sono lì del<br />
patrimonio Aler e del demanio, quello che verrà fatto adesso sarà una formazione, un corso, infatti stiamo<br />
<strong>la</strong>vorando, ognuno ha portato <strong>la</strong> propria proposta formativa <strong>per</strong> praticamente costruire un programma di<br />
formazione che serva <strong>per</strong>ò voglio dire noi abbiamo, siamo comunque riusciti ad entrare in contatto, <strong>per</strong>ché prima<br />
se ne è par<strong>la</strong>to <strong>per</strong>ché essendo <strong>la</strong> sede del servizio là, <strong>per</strong>tanto il portiere che era sociale sapeva che dovevano<br />
stare insieme: siamo li e l‟ aggancio era facile in questo caso invece che il portiere non è più sociale ed è<br />
tradizionale, primo non riconosce il custode sociale come <strong>per</strong>sona, secondo il custode sociale va là, non ci può<br />
stare dentro <strong>la</strong> portineria e quindi è vero che anche prima non è che stava dal<strong>la</strong> mattina al<strong>la</strong> sera in portineria<br />
prima andava lì faceva il punto del<strong>la</strong> situazione, poi andava, era proiettato nel territorio nello stabile, nel<br />
caseggiato <strong>per</strong>ò appunto questa cosa qua, viene un po‟ a mancare <strong>per</strong>ché appunto <strong>per</strong> impostazione del servizio<br />
eh quindi ha diciamo fatto sì di ricercare soluzioni alternative. Quindi noi che cosa abbiamo fatto, abbiamo<br />
cercato <strong>la</strong>ddove il servizio era già presente di prendere comunque, intanto siamo partiti con, prendendo in carico<br />
il passaggio di consegne, visto che il servizio esisteva già, cercare di effettuare con le coo<strong>per</strong>ative uscenti dal<br />
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servizio, <strong>la</strong> gestione, il cambio di gestione, quindi, prendere in carico tutti gli utenti, eh … quindi ci siamo<br />
riuniti, incontrati prima dell‟avvio del servizio, fatto in modo che, loro uscivano dal<strong>la</strong> zona 5 noi entravamo nel<strong>la</strong><br />
5, loro ci han dato l‟elenco degli utenti ci han detto quali erano le priorità le spese da fare, i bisogni, gli utenti più<br />
anziani, gli utenti più amma<strong>la</strong>ti, dopodiché è chiaro che il servizio precedentemente, era piccolino con poche<br />
risorse, ovviamente adesso le risorse in campo sono molte e siamo dovuti andare a cercare ehm cioè utenti nuovi,<br />
quindi <strong>per</strong> farlo, <strong>la</strong>ddove il servizio esisteva è stato più facile <strong>la</strong>ddove non esisteva si è proceduto cercando <strong>la</strong><br />
col<strong>la</strong>borazione quando c‟è stata dei portieri … che c‟è stata, non è che poi in realtà, non è che tutti; e quindi<br />
cercando di offrire è chiaro che <strong>per</strong>ò va bhè, senza documenti quant‟altro eh appunto è difficile no?, poter offrire,<br />
come si dice, poter presentare un servizio quindi molte <strong>per</strong>sone erano diffidenti quindi poi soprattutto gli anziani<br />
le famiglie e quindi cioè su questo aspetto appunto ecco, forse <strong>per</strong> consentire un minor dispendio di energie forse<br />
vale <strong>la</strong> pena un pochettino magari appunto quando c‟è l‟avvio di un servizio investire già prima, <strong>per</strong>ò mi rendo<br />
conto che il comune di Mi<strong>la</strong>no ha fatto veramente anche troppo cioè c‟è tanto, veramente è stato messo tanto in<br />
campo intermini di in qualcosa voglio dire nul<strong>la</strong> è <strong>per</strong>fetto neanche noi, quindi noi ci rendiamo <strong>per</strong>fettamente<br />
conto : <strong>la</strong> nostra ottica non è di polemizzare su quello e su questo ma è di coo<strong>per</strong>are cercare di trovare le<br />
soluzioni di, cercare anche di bypassare <strong>per</strong>ché a volte sappiamo che <strong>la</strong> macchina amministrativa è burocratica,<br />
ci sono mille poteri decisionali, a volte anche il compito mostro è quello che di usare come diceva, l‟intento non<br />
è quello di mettere una co<strong>per</strong>ta ma di evidenziare le peculiarità di ogni singo<strong>la</strong> realtà, no? <strong>per</strong>ché in genere<br />
quando noi facciamo gli incontri in comune ci cerca sempre di trovare un protocollo comune o<strong>per</strong>ativo che vada<br />
bene <strong>per</strong> tutti, mettendo da parte le eventuali differenze che posso arricchire o meno o essere anche patrimonio,<br />
mentre invece oggetto del<strong>la</strong> ricerca non è mettere una bel<strong>la</strong> co<strong>per</strong>ta ma tipo se uno ha i database emerge questa<br />
cosa, quindi effettivamente è così <strong>per</strong>ché poi noi non avendo materiale informativo abbiamo <strong>la</strong>vorato con i<br />
portieri, abbiamo <strong>la</strong>vorato con le parrocchie … abbiamo <strong>la</strong>vorato con le risorse formali e informali del territorio<br />
abbiamo cercato di…abbiamo col<strong>la</strong>borato con i custodi socio sanitari – quest‟altra figura presente sul territorio -,<br />
abbiamo col<strong>la</strong>borato con i servizi sociali, cioè sono state studiate delle strategie <strong>per</strong> fare in modo che i dati<br />
arrivassero, <strong>per</strong>ché comunque – ora io non so se avete a disposizione i dati sul<strong>la</strong> presa in carico -<br />
D- è aumentata l’intensità dei contatti?<br />
R - e bhè sì! Quello che <strong>per</strong>ò a mio avviso serve assolutamente è una…cioè voi dovete pensare a questo: se uno<br />
fa <strong>la</strong> nuova punto in televisione c‟è <strong>la</strong> pubblicità, al concessionario c‟è <strong>la</strong> brochure, questo va fatto! Non è<br />
soltanto fare <strong>la</strong> brochure da dare al portiere nello stabile con su scritto il nominativo è – a mio avviso, prima di<br />
par<strong>la</strong>re di brochure eccetera – è un progetto commerciale. Cioè uno ha un progetto e lo deve proporre, anche<br />
<strong>per</strong>ché ci sono i mas media che ne par<strong>la</strong>no, i giornali che scrivono, quindi questo servizio ha una valenza anche<br />
politica <strong>per</strong>ché ovviamente su quello che viene fatto dal<strong>la</strong> pubblica amministrazione c‟è sempre qualcuno che<br />
guarda con <strong>la</strong> lente di ingrandimento, magari anche in maniera strumentale e anche in maniera sbagliata, e allora<br />
proprio <strong>per</strong> non dare a queste <strong>per</strong>sone <strong>la</strong> facoltà di poter strumentalizzare le cose è evidente che questa parte non<br />
può essere <strong>la</strong>sciata <strong>la</strong> caso, assolutamente. Io – ripeto – ragiono come se…cioè se io devo fare qualcosa riferito a<br />
un servizio noi lo presentiamo sotto varie forme, altrimenti se non è così <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona poi non è informata, quindi il<br />
cittadino non lo conosce, i cittadini non hanno <strong>per</strong>cezione dell‟esistenza di questo servizio, e anche chi ce l‟ha fa<br />
fatica a stabilire <strong>la</strong> connessione, come entrare e come accedere, poi sono servizi del comune, quindi servizi molto<br />
importanti… Noi stiamo bypassando questa cosa, nel senso che a volte paradossalmente – anzi realisticamente! –<br />
<strong>per</strong>ché in realtà, il <strong>la</strong>voro di rete è quello che dà più frutti, <strong>per</strong>ché poi il caseggiato che conosce il custode sociale<br />
e il servizio avviene magari <strong>per</strong>ché c‟è <strong>la</strong> suora che è informata dei fatti, vede sempre quel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, lo dice a<br />
quel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona e quel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona lo dice ad altre dieci <strong>per</strong>sone o il portinaio lo dice a tutti. Questo è il <strong>la</strong>voro che<br />
abbiamo cercato di fare, ed è quello più importante!<br />
D- invece come si è attivata <strong>la</strong> vostra rete di servizio? Quel<strong>la</strong> che già gestite? Si è attivata nel<strong>la</strong> risposta al<br />
bisogno?<br />
R - <strong>la</strong> nostra rete intesa come…<strong>per</strong>ché c‟è <strong>la</strong> rete di servizi comunali con cui noi interagiamo…<br />
D- cioè con i cma?<br />
R - bhè no…il cma è il servizio territoriale…sarebbero tutti i servizi che gravitano attorno al<strong>la</strong> tipologia<br />
dell‟utenza e che trasversalmente incidono nel concorrere al<strong>la</strong> progettazione e all‟intervento. Cioè magari c‟è un<br />
anziano che è seguito dal servizio territoriale di Mi<strong>la</strong>no, ma poi è seguito anche dal CPS e magari poi c‟è un<br />
volontario che lo accompagna e che sa vita morte e miracoli. Il <strong>la</strong>voro di rete ovviamente noi lo stiamo già<br />
facendo, <strong>per</strong>ché stiamo già <strong>la</strong>vorando con le associazioni e con le parrocchie, abbiamo già fatto un evento nel<strong>la</strong><br />
sede di Rudinì – nel<strong>la</strong> Casa di Riposo di Rudinì – è già stato organizzato un evento e questo evento ha previsto <strong>la</strong><br />
partecipazione degli anziani del<strong>la</strong> zon. Questo è stato effettuato di domenica. Con ampia soddisfazione, <strong>per</strong>altro,<br />
di cui abbiamo una testimonianza. Ovviamente il <strong>la</strong>voro di rete c‟è tutti i giorni: contatti col consiglio di zona,<br />
contatti con le associazioni, contatti col volontariato singolo, col volontariato organizzato, col cittadino, col CPS,<br />
con l‟Asl, con l‟ADI, contatti faccia a faccia con <strong>per</strong>sone, con soggetti di Terzo Settore, anche <strong>per</strong>ché il faccia a<br />
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faccia è partico<strong>la</strong>rmente importante, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong>mette a enti diversi di vedersi. Ad esempio noi abbiamo promosso<br />
le rete di servizi di cui abbiamo fatto il sito, ma adesso lo stiamo rie<strong>la</strong>borando, includendo gli anziani disabili<br />
nel<strong>la</strong> fragilità…<strong>per</strong>ché <strong>la</strong> rete di servizi anziani (reteservizianziani.com) era un po‟ limitata e noi abbiamo deciso<br />
che andava un‟attimino ampliata, quindi cambieremo proprio il sito e lo rinnoveremo. Di fatto, appunto, questa<br />
rete paralle<strong>la</strong> al<strong>la</strong> rete comunale dei servizi (chiamiamo<strong>la</strong> una rete del privato – pubblico sociale) ha avuto come<br />
obiettivo - e lo ha tuttora- <strong>per</strong> prima cosa di riunirsi nel territorio e far sì che le <strong>per</strong>sone, gli enti, le associazioni, i<br />
servizi sociali si vedano e si conoscano, <strong>per</strong>ché tanto è anche questo, si vedano in faccia, sappiano uno chi è e<br />
l‟altro cosa fa, conoscano <strong>la</strong> storia…e che si creino anche delle modalità di intervento comuni, che si possano<br />
creare e organizzare eventi socio ricreativi… Per esempio attraverso <strong>la</strong> nostra rete dei servizi abbiamo<br />
organizzato e promosso, in zona 7, degli eventi, abbiamo portato gli anziani al <strong>la</strong>go di Como, poi abbiamo<br />
portato gli anziani al<strong>la</strong> cascina Campi…<br />
D - e questo è avvenuto tramite i custodi sociali?<br />
R- sì, sì!<br />
D- quindi o<strong>per</strong>ativamente si stanno già realizzando…<br />
Ingrassia: Sì sì. Soprattutto gli eventi socio ricreativi, ma noi lo facciamo sempre trasversalmente, cioè noi<br />
facciamo in modo di realizzare eventi socio ricreativi innanzitutto dove gli anziani diventano attori e protagonisti<br />
dello spazio e del loro tempo, quindi con una valenza educativa, cioè non sono soggetti passivi messi lì, anche<br />
<strong>per</strong>ché gli anziani non vogliono, si vogliono autogestire, e allo stesso tempo trasversalmente cerchiamo di<br />
organizzare eventi socio ricreativi e culturali coinvolgendo più servizi, tipologie di servizi diversi. Infatti nel<strong>la</strong><br />
gita al <strong>la</strong>go di Como abbiamo invitato – innanzitutto questo anche a livello interdisciplinare – <strong>per</strong>sone anziane<br />
del servizio domiciliare del SAD, del servizio di portierato sociale – che ai tempi era il portierato -, poi al<strong>la</strong><br />
cascina Campi sia del servizio di custodia sociale sia del servizio SAD di Cinisello e del servizio SAD di<br />
Mi<strong>la</strong>no, coinvolgendo i custodi sociali, o<strong>per</strong>atori normali, volontariato anche – sono venute delle volontarie del<br />
Comune di Cinisello, con <strong>la</strong> panda, che hanno portato gli anziani - . E quindi il momento socio ricreativo e<br />
culturale è anche in questa fase. Cioè se potessi rappresentare il servizio del custode sociale graficamente lo<br />
rappresenterei come un grafico a esplosione a torta, dove ogni cosa…e deve essere così dal punto di vista<br />
organizzativo, cioè deve essere già pensato e disegnato in favore dell‟utenza. Cioè il modello organizzativo<br />
prevede determinate fette del<strong>la</strong> torta nel<strong>la</strong> rappresentazione grafica con una <strong>per</strong>centuale che deve esistete. Quindi<br />
l‟evento socio ricreativo ci deve essere, deve essere calco<strong>la</strong>to, determinato e progettato, non può essere una cosa<br />
che o c‟è sempre o non c‟è mai, a volte succedono anche queste cose nel sociale.<br />
D - senta, io volevo capire ancora una cosa a livello organizzativo: com’è <strong>la</strong> struttura organizzativa,<br />
partendo da lei che partecipa ai tavoli fino al rapporto con i custodi sociali e poi con gli assistenti sociali?<br />
R- Sì. Allora <strong>la</strong> struttura è così organizzata: esiste una direzione tecnica, e io sono il direttore tecnico del servizio<br />
e di tutti i servizi del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa; <strong>la</strong> direzione tecnica ha il compito di su<strong>per</strong>visionare <strong>la</strong> qualità dei servizi e il<br />
rispetto del modello tecnico organizzativo gestionale assunto e allo stesso tempo il rispetto delle linee politiche<br />
assunte dal<strong>la</strong> società. Quindi <strong>la</strong> direzione tecnica è molto importante, <strong>per</strong>ché è come il capitano di una nave<br />
che…è vero che c‟è il mozzo, il nostromo eccetera…<strong>per</strong>ò il capitano control<strong>la</strong> che tutta l‟organizzazione<br />
funzioni. Se manca questa figura – ma non <strong>per</strong>ché…cioè voglio dire…lo dico questo <strong>per</strong>ché in sé e <strong>per</strong> sé non<br />
sarebbe necessario avere questa figura, <strong>per</strong>ché il capito<strong>la</strong>to prevede un responsabile ed il responsabile del<br />
servizio può essere chiunque sia in possesso dei titoli, quindi non c‟è bisogno di una direzione. Però <strong>la</strong> direzione<br />
tecnica è importante e infatti <strong>la</strong> direzione tecnica partecipa ai tavoli, mentre invece in teoria sarebbe sufficiente<br />
avere un responsabile e noi lo potremmo mandare tranquil<strong>la</strong>mente come direzione tecnica. In realtà questo ruolo<br />
appunto è fondamentale, <strong>per</strong>ché coordina i diversi servizi e di conseguenza questo è il primo livello. Poi il<br />
secondo livello è quello dei responsabili di settore: i responsabili hanno <strong>la</strong> gestione del servizio, ma non è molto<br />
dal punto di vista o<strong>per</strong>ativo, <strong>per</strong>ché fondamentalmente <strong>la</strong> gestione del servizio paradossalmente avviene nelle<br />
sedi dei cma da parte dei referenti, <strong>per</strong>ché sono loro che coordinano…<br />
D- i referenti dei…<br />
R - …i referenti dei custodi sociali.<br />
D - che a loro vota sono custodi?<br />
R- sì sono custodi, <strong>per</strong>ò ovviamente hanno anche compiti che sono molto simile a quelli del coordinamento.<br />
Quindi hanno a che fare col loro gruppetto di o<strong>per</strong>atori, e<strong>la</strong>borano p<strong>la</strong>nning dove si distribuiscono compiti<br />
cronologicamente, tutti i giorni, le priorità etc… Quindi loro organizzano il <strong>la</strong>voro a livello territoriale e il<br />
responsabile ovviamente verifica che quanto fanno loro corrisponde con <strong>la</strong> direzione tecnica e poi interviene <strong>per</strong><br />
risolvere delle problematiche, interviene se è necessario, partecipa alle riunioni. Quindi l‟organizzazione del<br />
servizio avviene presso le sedi territoriali sul<strong>la</strong> base <strong>per</strong>ò delle linee che sono state date. La direzione control<strong>la</strong> il<br />
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esponsabile e il responsabile control<strong>la</strong> il referente del servizio del custode sociale, loro ovviamente oltre a<br />
questo <strong>la</strong>voro il responsabile può intervenire, magari su chiamata diretta da parte del coordinamento territoriale<br />
del servizio sociale. Cioè se una <strong>per</strong>sona è appena stata dimessa dall‟ospedale e abbiamo bisogno che il custode<br />
fa un accompagnamento – dipende dall‟organizzazione poi di ogni cma, magari c‟è il cma che lo chiede al<br />
custode sociale e c‟è il cma che chiama direttamente noi qua e par<strong>la</strong> col responsabile –<br />
D - <strong>per</strong> quantificare, quanti sono i responsabili di settore e i referenti di zona?<br />
I - i responsabili sono due, i custodi sociali referenti sono uno <strong>per</strong> sede di cma..<br />
D - e quante sedi?<br />
R - <strong>per</strong> <strong>la</strong> zona 6 sono tre referenti, <strong>per</strong> <strong>la</strong> zona 5 abbiamo due referenti, <strong>per</strong> <strong>la</strong> zona 1 abbiamo un referente.<br />
Questi sono i referenti sul servizio di custodia sociale <strong>per</strong> gli anziani, <strong>per</strong>ò sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> andremo ad identificare<br />
una figura, <strong>per</strong> il momento se ne stanno occupando questi referenti, <strong>per</strong>ò andremo non appena ci danno <strong>la</strong><br />
disponibilità…lo sapete che c‟è un problema con gli spazi..noi abbiamo questo problema che ancora… cioè il<br />
servizio in questo appalto viene svolto presso le sedi dei cma e dei servizi di sostegno al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, mentre<br />
prima era nel caseggiato nel<strong>la</strong> portineria. Adesso queste sedi non è che non ci sono <strong>per</strong>ò…in Boifava (zona 5)<br />
effettivamente non c‟è e questa è una criticità <strong>per</strong>ché gli o<strong>per</strong>atori non hanno un punto di appoggio sul territorio<br />
e nonostante questo – pensi quanto sono stati bravi - sono riusciti in quel<strong>la</strong> zona a creare un buon <strong>la</strong>voro con un<br />
numero molto alto di utenti in carico e un numero molto alto di prestazioni…<br />
D - <strong>per</strong> le <strong>famiglia</strong>?<br />
R - <strong>per</strong> gli anziani…<strong>per</strong> tutto…sì anche <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong>ché i dati emersi sui tavoli proprio nel<strong>la</strong> zona 5 erano stati<br />
segna<strong>la</strong>ti i primi casi – ora non so se è Boifava o altro <strong>per</strong>ò è zona 5 – e appunto noi non abbiamo in Boifava una<br />
sede e gli o<strong>per</strong>atori sono costretti ad andare al<strong>la</strong> sede di Tibaldi e questo crea dei problemi proprio <strong>per</strong> il fatto che<br />
il servizio deve avere una sede radicata nel territorio e <strong>la</strong> zona 5 è molto estesa, un <strong>la</strong>voratore che da Boifava<br />
deve andare a Tibaldi ci impiega un sacco di tempo e inoltre devono avere uno spazio <strong>per</strong> potersi riunire, <strong>per</strong><br />
inserire i dati nel computer, questo è il problema. Sul servizio di sostegno al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> pare che ci sia <strong>la</strong> stessa<br />
problematica: in San Paolino, in zona 6, non c‟è lo spazio, oppure, c‟è ma dicono che bisogna buttare giù un<br />
muro o qualcosa del genere. Ci sono delle problematiche, <strong>per</strong>ò stiamo gestendo, nel senso che non è <strong>la</strong> fine del<br />
mondo, le <strong>per</strong>sone in carico le prendiamo lo stesso! Perché a volte quando si va ai tavoli molto spesso si par<strong>la</strong> di<br />
queste cose, del<strong>la</strong> sede etc, <strong>per</strong>ò a mio avviso anche con troppa enfasi, <strong>per</strong>ché a noi questa cosa del<strong>la</strong> mancanza<br />
delle sedi non dico che non crei problemi <strong>per</strong>ché effettivamente non hanno un posto <strong>per</strong> riunirsi, <strong>per</strong>ò<br />
francamente in San Paolino se ancora non c‟è una sede ci organizzeremo <strong>per</strong>ò intanto i casi non sono molto<br />
vinco<strong>la</strong>ti dal<strong>la</strong> sede, cioè <strong>la</strong> presa in carico non è vinco<strong>la</strong>ta al<strong>la</strong> sede. La presa in carico è un‟o<strong>per</strong>azione molto<br />
complessa e studiata a tavolino prima, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> prendere in carico le <strong>per</strong>sone, gli utenti, non basta dire “noi<br />
siamo una coo<strong>per</strong>ative sociale…siamo nel territorio”; noi ci siamo anche dati una regole tra le linee che <strong>la</strong><br />
direzione tecnica ha dato abbiamo e<strong>la</strong>borato un protocollo <strong>per</strong> <strong>la</strong> presa in carico e <strong>la</strong> gestione, tanto è vero che<br />
nei dati che abbiamo fornito al comune di Mi<strong>la</strong>no sulle nostre zone, sul nostro lotto, sono state fatte più<br />
prestazioni…senza togliere niente agli altri…<strong>per</strong>ò è così. Noi abbiamo creato una rego<strong>la</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> presa in carico e<br />
abbiamo detto che <strong>la</strong> presa in carico non può essere qualcosa di discrezionale, altrimenti può succedere che un<br />
o<strong>per</strong>atore gestisca dieci casi e un altro ne gestisca cento, allora dobbiamo fare in modo che tutti gestiscano<br />
almeno un numero predefinito al di sotto del quale non si scende, poi più sono e meglio è, e non devono essere<br />
sempre gli stessi utenti. Quindi ovviamente ci siamo mossi in questa direzione e abbiamo molto insistito anche<br />
sul<strong>la</strong> formazione. Quando gli abbiamo detto “è necessario che voi non effettuiate solo l‟ascolto, <strong>per</strong>ché è ovvio<br />
viene più comodo effettuare solo l‟ascolto, ma <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona da cui siete andati, <strong>la</strong> ascoltate due volte, ma non gli<br />
date <strong>la</strong> spesa e non gli date queste cose, poi non vi vuole più vedere; mentre invece se voi fate anche altri servizi,<br />
fa il passaparo<strong>la</strong> e aggancia anche altre <strong>per</strong>sone”. Quindi c‟è una regia dietro, non è che è soltanto contatto<br />
diretto o contatto indiretto. Quindi queste sono le strategie seguite.<br />
D - e una volta individuato un bisogno, un necessità, l’intervento che fa seguito chi lo decide? L’assistente<br />
sociale…il custode in autonomia?<br />
R - dipende dal livello di complessità. Allora, può immaginare che il livello di autonomia nostro – e questo lo ha<br />
in tutti i servizi – innanzitutto il coinvolgimento dei servizi sociali ci deve essere <strong>per</strong> forza, <strong>per</strong>ché gli utenti se<br />
entrano in carico al servizio sociale entrano in carico al comune, quindi è ovvio che le assistenti sociale vogliono<br />
essere informate, è chiaro che in una prima fase del bisogno compi<strong>la</strong>re una pratica o fare una cosa come<br />
cambiare una <strong>la</strong>mpadina, se uno dovesse prima concertare tutto col servizio…ma è evidente che tutto quanto<br />
viene fatto e viene deciso con i servizi sociali, viene progettato con i servizi sociali, quindi loro sanno tutto.<br />
Faccio un esempio: c‟è un bisogno, sul<strong>la</strong> presa in carico iniziale è ovvio che <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona quando è nel territorio e<br />
conosce un anziano non è che prima telefona al servizio sociale e chiede se lo può prendere in carico…oppure<br />
uno ti ferma – come succede poi – e chiede se può cambiargli <strong>la</strong> <strong>la</strong>mpadina, il custode scoiale glie<strong>la</strong> cambia, fa <strong>la</strong><br />
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scheda di prossimità e dice “<strong>per</strong>ò dovrei informare…”. Quindi <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona prende in carico, ovviamente ha<br />
cambiato una <strong>la</strong>mpadina e ha fatto già un servizio, quindi c‟è stata una erogazione di un servizio, ma questo non<br />
vuol dire che <strong>la</strong> comunicazione sia precedente, o immediata, o sincronizzata. Però su quei casi che necessitano di<br />
un intervento complesso, prima di attivare qualsiasi risorsa, il custode sociale informa prima i servizi. Comunque<br />
i servizi poi sanno sempre tutto, anche <strong>per</strong>ché le banche dati le hanno a disposizione, quindi non solo hanno lo<br />
strumento cartaceo, ma possono anche vedere e giudicare chi sono queste <strong>per</strong>sone. Quindi è importante questa<br />
cosa qua.<br />
D - venendo un po’ al<strong>la</strong> figura del custode sociale, quanti sono i vostri custodi sociali?<br />
R - sì noi abbiamo compi<strong>la</strong>to <strong>la</strong> scheda – ci illustra <strong>la</strong> scheda compi<strong>la</strong>ta – io l‟ho fatta compi<strong>la</strong>re dai<br />
responsabili, <strong>per</strong>ò se ci fosse…<strong>la</strong> controllerò, l‟ho già control<strong>la</strong>ta e mi sembra vada bene, quindi sono 32 figure<br />
che era quanto avevamo specificato in sede di gara. Per l‟orario ci sono <strong>per</strong>sone che svolgono l‟orario durante<br />
tutta <strong>la</strong> fascia oraria mattutina e pomeridiana, mentre alcune <strong>per</strong>sone sono invece solo al mattino, ma sono poche<br />
queste <strong>per</strong>sone. Sono figure professionali che hanno l‟attestato di qualifica professionale oss, cioè o<strong>per</strong>atore<br />
socio – sanitario, che è <strong>la</strong> figura più qualificata <strong>per</strong> questo <strong>la</strong>voro, e poi ci sono degli educatori naturalmente, così<br />
come prevedeva il progetto che abbiamo e<strong>la</strong>borato.<br />
D- Sì, quali sono i bisogni che avete incontrato o anche che vi aspettate di incontrare in riferimento agli<br />
anziani e alle famiglie, ai minori…<br />
R - …sì i bisogni…a mio avviso sono tutti… (-ride-), <strong>per</strong>ché parliamoci sinceramente viviamo in un mondo<br />
difficile, il problema delle nuove povertà oggi è un argomento ormai su<strong>per</strong>ato, <strong>per</strong>ché anche i giovani di oggi un<br />
domani saranno i poveri di domani, <strong>per</strong>ché non si sa se andremo in pensione…cioè tutta una serie di<br />
problematiche…quindi le <strong>per</strong>sone hanno bisogno. C‟è bisogno di tutto, c‟è bisogno di supporto, di orientamento,<br />
di supporto; gli anziani poi ancora peggio del<strong>la</strong> spesa, dell‟ascolto.. Per le famiglie ancora non si è ben<br />
identificato l‟ambito di bisogno, anzi direi che da questo punto di vista è ancora un po‟…proprio <strong>per</strong>ché è<br />
mancata questa…<strong>la</strong> famosa comunicazione, ma lì si prevede più una segna<strong>la</strong>zione al servizio scoiale, <strong>per</strong>ché<br />
sono casi che vengono segna<strong>la</strong>ti sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Cioè su questo aspetto c‟è – come posso dire – un muro: da un<br />
<strong>la</strong>to si pensa a questo intervento sul servizio del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> come un intervento molto simile a quello del custode<br />
sociale sul servizio degli anziani, <strong>per</strong>ò dall‟altro è vero che ci sono dei casi che noi incontriamo e noi facciamo<br />
così – siccome sono casi a rischio devianza – noi li segnaliamo e poi decide il servizio sociale le modalità, cosa<br />
fare e cosa non fare. Però..io prima ho par<strong>la</strong>to di muro..<strong>per</strong>ò effettivamente ci stanno dentro anche le due<br />
tipologie <strong>per</strong>ché ci può essere <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> in difficoltà che magari non è a rischio devianza e bisogna fare un<br />
orientamento, come ci può stare dentro una <strong>famiglia</strong> che ha dei problemi <strong>per</strong>ché magari il padre è ex carcerato e<br />
il figlio vive in una condizione di disagio e lì il custode sociale oss non può intervenire, assolutamente, magari<br />
può intervenire nel supportare <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> se hanno bisogno di una spesa, ma non può assolutamente intervenire<br />
in progetti educativi, <strong>per</strong>ché non è qualificato <strong>per</strong> fare questo. Quindi è molto delicata <strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Noi<br />
comunque abbiamo fatto in modo di far <strong>la</strong>vorare sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e soprattutto di utilizzare gli educatori, i custodi<br />
sociali e soprattutto di utilizzare il filtro del referente, è il referente al quale… mentre con l‟anziano è più<br />
semplice, c‟è il custode sociale che fa <strong>la</strong> presa in carico…lì invece no, si osserva, si guarda, si riferisce al<br />
referente e il referente contatta il servizio sociale e a quel punto è il sevizio sociale che ha <strong>la</strong> regia e <strong>la</strong><br />
responsabilità e decide se e che tipo di tipologia di intervento. Perché il discorso del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> è molto<br />
complesso, noi possiamo avere a che fare con <strong>famiglia</strong> uni <strong>per</strong>sonali… <strong>per</strong>ché in questo appalto noi possiamo<br />
trovarci di tutto, <strong>per</strong> <strong>famiglia</strong> si intende anche una <strong>per</strong>sona so<strong>la</strong> , un ragazzo che ha 37 anni e non <strong>la</strong>vora, ha dei<br />
disturbi psichici, magari beve, fuma, ma non <strong>la</strong>vora, a volte ha momenti di depressione, non esce<br />
mai…situazioni di questo genere…come situazioni dove magari i genitori hanno un livello di sco<strong>la</strong>rità basso,<br />
che magari stanno in casa, ma non hanno partico<strong>la</strong>ri problemi, magari hanno bisogno di un sostegno <strong>per</strong>ché<br />
hanno pochi soldi. Poi invece ci sono i casi gravi, soprattutto in zona 6, zona Giambellino, che sono a rischio<br />
devianza è difficile anche entrare e quindi non è facile. Bisogna osservare. In una prima fase l‟area del<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>…noi abbiamo dato subito due elementi, <strong>per</strong>ché quando entriamo in casa non possiamo…sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
abbiamo detto “rendetevi conto un attimino in che condizioni versano”, soprattutto cercare con i portieri di<br />
capire i problemi con le famiglie. Allo stesso tempo mi è capitato che su quelle situazioni dove poteva esserci <strong>la</strong><br />
problematica col minore abbiamo già incominciato, fin da fine agosto, a dare degli indicatori, <strong>per</strong>ché comunque<br />
gli indicatori erano importanti su quel servizio. Un indicatore che abbiamo dato, oltre al<strong>la</strong> condizione economica,<br />
<strong>la</strong> dis<strong>per</strong>sione sco<strong>la</strong>stica, cioè verificare che i bambini vanno a scuo<strong>la</strong>, che può essere una spia di disagio. Cioè<br />
bambini e adolescenti <strong>per</strong>ché è un servizio che si rivolge anche ai giovani, <strong>per</strong>ché in realtà noi parliamo sempre<br />
di minori, ma in realtà ci sono i giovani, questo servizio ricopre un po‟ tutta <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, anche poi a livello<br />
intergenerazionale. Per questo poi il data base serve, <strong>per</strong>ché quando uno sa che in <strong>famiglia</strong> c‟è …il recu<strong>per</strong>o del<br />
ruolo del<strong>la</strong> nonna, cioè <strong>la</strong> nonna che serviva come punto di riferimento, ma come fa uno a farlo se non sa in casa<br />
quante <strong>per</strong>sone ci sono. Quindi l‟attività di mappatura del<strong>la</strong> rete del singolo è una cosa complessa che non può<br />
essere fatta come patrimonio del<strong>la</strong> conoscenza che una <strong>per</strong>sona tiene dentro di sé, ma nessuno ne sa niente e<br />
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quando va via questo si <strong>per</strong>de tutto; noi ci siamo organizzati registrando tutte queste informazioni, altrimenti<br />
sarebbero <strong>per</strong>se. Infatti <strong>la</strong> problematica e <strong>la</strong> criticità di questo servizio, se proprio lo volete sa<strong>per</strong>e, è che nel<br />
momento in cui avviene il cambio di gestione negli appalti precedenti, nonostante venivano distribuite le schede<br />
degli utenti in carico, ma in realtà io queste schede non le ho mai viste. Cioè a me hanno dato dei brogliacci, un<br />
po‟ scarabocchiati, dove non c‟era l‟utente scritto <strong>per</strong> bene. Allora questo patrimonio in realtà rischia di ingolfare<br />
nel<strong>la</strong> fase successiva l‟appalto, <strong>per</strong>ché nel momento in cui cambiano gli enti aggiudicatari devono ripartire da<br />
zero. Quindi è <strong>per</strong> questo che noi abbiamo fatto questa cosa qua.<br />
D - ok, infatti ci interessava sa<strong>per</strong>e le risorse e le criticità del servizio, ma sono emerse. Se vuole<br />
aggiungere qualcosa?<br />
R - Ma no…sul<strong>la</strong> parte commerciale, secondo me va pubblicizzato il servizio, non può rimanere così<br />
nell‟anonimato o solo con un vo<strong>la</strong>ntino o una brochure. È troppo importante questo servizio, è importante<br />
l‟investimento dell‟assessore, e si sente, sono importanti le figure che sono coinvolte, è importante che le<br />
<strong>per</strong>sone lo conoscano, <strong>per</strong>ché in realtà molte <strong>per</strong>sone non sanno tutte le opportunità che i servizi offrono, è<br />
chiaro che non è neanche colpa del comune di Mi<strong>la</strong>no, <strong>per</strong>ché non è che può portare <strong>la</strong> mappa dei servizi o <strong>la</strong><br />
carta dei servizi a casa del<strong>la</strong> gente, questo si sa, <strong>per</strong>ò sui servizi più importanti una maggiore evidenza va data,<br />
anche <strong>per</strong>ché è veramente un patto con i cittadini, cioè mi raccontava questo signore dal<strong>la</strong> Vodafone, con il quale<br />
noi abbiamo trovato <strong>la</strong> convenzione, che a sua volta ci ha aiutato l‟assessore a stipu<strong>la</strong>r<strong>la</strong>, ma ha raccontato questo<br />
signore, questo dirigente, che lui ha raccontato questa es<strong>per</strong>ienza di questo servizio e <strong>la</strong> gente non sapeva<br />
nemmeno che esisteva e diceva “ma che bello, bel<strong>la</strong> come idea!”, ma non lo conosce nessuno. Per cui poi tutto è<br />
legato, adesso fare uscire <strong>la</strong> macchine senza il logo…noi le potremmo utilizzare e accompagneremmo gli utenti e<br />
sarebbe una bel<strong>la</strong> cosa, <strong>per</strong>ò sarebbe meglio avercelo il logo così <strong>la</strong> gente vede e si sponsorizza il servizio…ora<br />
vediamo…<strong>per</strong>ché effettivamente questa storia del<strong>la</strong> fascia sta creando delle difficoltà!<br />
D - Bene! Per quanto riguarda l’intervista avremmo concluso, <strong>la</strong> ringraziamo! Facciamo anche i<br />
complimenti <strong>per</strong>ché vediamo che o<strong>per</strong>ativamente è consistente l’impegno.<br />
R - Bene! Grazie!...<br />
3.1.1.5. Trascrizione intervista ad un‟assistente sociale del CMA, zona 3, CUS5<br />
D: La ringrazio innanzitutto a nome del centro studi e ricerche sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> disponibilità che ci sta<br />
dando. Vorremmo ricostruire un po’ come si configura questo servizio di prossimità all’interno del cma;<br />
quindi le chiedo: come si inserisce all’interno del cma il servizio di custodia sociale?<br />
R: …io sono stata assunta dal 15 luglio proprio <strong>per</strong> questo progetto; inizialmente c‟erano nove custodi che erano<br />
dislocati presso il cma di via Ricordi, soltanto <strong>per</strong> un problema legato allo spazio; poi, da circa un mesetto, sono<br />
stati trasferiti in un‟altra postazione, che si trova in via piazzale, Dateo,comunque non molto lontano da qui, e ci<br />
sono delle strutture, delle stanze riservate apposta <strong>per</strong> loro. Quindi loro sono soltanto lì in piazzale Dateo e a via<br />
Ricordi non fanno più capo. Sono io che adesso mi interfaccio con loro. Prima, quando erano in via Ricordi<br />
avevano più possibilità di interfacciarsi sia con noi, cioè le assistenti sociali del cma, sia con l‟ASL anche <strong>per</strong><br />
quanto riguarda il disbrigo delle pratiche o <strong>per</strong> chiedere informazioni. Adesso diciamo che ci sono io che faccio<br />
da porta voce <strong>per</strong>ché sono un po‟ in Piazzale Dateo e un po‟ qui.<br />
D: Quando si attiveranno i servizi sociali <strong>per</strong> <strong>famiglia</strong> si divideranno ancora?<br />
R: Per quanto riguarda i SSF no, <strong>la</strong> loro postazione ufficiale è Piazzale Dateo…non so adesso come si stanno<br />
organizzando..so che il progetto dei SSF è partito <strong>per</strong>ò non è stato bene avviato; si stanno facendo degli incontri,<br />
delle riunioni <strong>per</strong> capire un po‟ le modalità o<strong>per</strong>ative di intervento, nel senso che: mentre con gli anziani i<br />
custodi erano facilitati un po‟ dalle liste fornite dall‟Aler, un po‟ prendevano contatto con gli utenti grazie ai<br />
nominativi forniti dall‟assistente sociale del cma, un po‟ su segna<strong>la</strong>zione dei portieri e diciamo che al<strong>la</strong> fine, in<br />
qualche modo, riuscivano ad intervenire. Per quanto riguarda i SSF il discorso è un pochino più complicato e<br />
delicato, <strong>per</strong>ché comunque qui siamo su dei campi abbastanza delicati, quindi stiamo cercando di capire quale<br />
può essere <strong>la</strong> modalità o<strong>per</strong>ativa: naturalmente non il “porta a porta”..si stanno cercando di fare delle riunioni<br />
o<strong>per</strong>ative anche con il responsabile, il coordinatore…<strong>per</strong> capire il modo di intervenire in questo settore.<br />
Inizialmente sono partiti con gli anziani, adesso si dovrebbero occupare anche dei SSF.<br />
D: Quali erano le aspettative del cma in merito al nuovo servizio di custodia sociale?<br />
R: Sul progetto non ti so dire molto <strong>per</strong>ché io conosco quello iniziale e so che ci sono delle differenze. Prima i<br />
custodi sociali erano dislocati all‟interno dei caseggiati e avevano una postazione stabile nel portierato, e sono<br />
state creste delle difficoltà non solo negli anziani che avevano un punto di riferimento, cioè che sapevano dove<br />
trovare il custode, anche se adesso lo contattano telefonicamente non è più <strong>la</strong> stessa cosa, <strong>per</strong>ché anche se<br />
avevano bisogno di una chiacchiera, o di un po‟ di compagnia, bastava che scendevano giù nel<strong>la</strong> portineria e<br />
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trovavano il custode…era molto più semplice! Adesso parecchi anziani hanno <strong>la</strong>mentato questa cosa <strong>per</strong>ò<br />
diciamo che stanno accettando l‟idea..<br />
D: Non c’è più quel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di fiducia che c’era prima…<br />
R: La fiducia c‟è nel senso che <strong>per</strong> loro era molto più facile rapportarsi con i custodi sociali, mentre adesso è più<br />
un rapporto telefonico, prima scendevano, chiacchieravano,si par<strong>la</strong>va e c‟era più un contatto diretto. Adesso non<br />
dico che è un rapporto saltuario, ma è sicuramente più limitato.<br />
D: Quindi dal punto di vista dell’utenza è un problema?<br />
R: Sì, soprattutto gli anziani non hanno accettato bene questa cosa. Anche gli stessi custodi, <strong>la</strong> maggior parte<br />
hanno queste difficoltà.<br />
D: Quindi questa configurazione che sembrerebbe strategica nel cma ha creato poi questo problema. Ma<br />
qualcosa di positivo?<br />
R: Di positivo qualcosa sicuramente c‟è <strong>per</strong>ché i rapporti con i servizi sono diretti, sia con noi del cma…le stesse<br />
assistenti del cma a volte se non riescono a contattare un utente o se hanno bisogno una forma di monitoraggio,<br />
di controllo, chiamano direttamente il custode e dicono “Senti ho bisogno di sa<strong>per</strong>e come mai questo utente non<br />
risponde al telefono oppure come mai non si è sottoposto al<strong>la</strong> visita” e riuscivano quindi a re<strong>la</strong>zionarsi con le<br />
custodi sociali. Adesso insomma diventa un po‟ più complicato, ma penso che sia un problema legato solo a noi<br />
del<strong>la</strong> zona 3 visto che solo noi siamo stati trasferiti in Piazzale Dateo, mentre tutti gli altri sono all‟interno de<br />
cma, cioè gli altri custodi che sono stati presi nelle altre zone sono dislocati nel cma .<br />
D: Quindi l’anziano quando andava nel cma trovava…<br />
R: L‟anziano no; di solito l‟anziano non viene direttamente qua <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> le custodi sociali è più facile rapportarsi<br />
con i servizi territoriali, sia con l‟ASL sia con al Comune. Anche quando hanno bisogno di ritirare un modulo,<br />
oppure di chiedere un consiglio alle assistenti sociali o alle assistenti sanitarie, il passaggio è molto più veloce.<br />
D: E c’è stata una presentazione di questa figura?<br />
R: A dire <strong>la</strong> verità c‟è ancora molta confusione su queste figure: portiere sociale, custode sociale, custode sociosanitario…gli<br />
anziani sono confusi e disorientati. Però ci sono le custodi sociali che <strong>la</strong>vorano da tanti tanti anni<br />
quindi bene o male alcune figure sono rimaste…alcune sono storiche.<br />
D: Come avviene l’attività itinerante dei custodi sociali?<br />
R: Loro effettuano prevalentemente delle domiciliari. Le segna<strong>la</strong>zioni possono avvenire attraverso i portieri<br />
sociali che segna<strong>la</strong>no alle custodi sociali delle situazioni di bisogno o di necessità e quindi o accompagnate da<br />
me, che sono l‟assistente sociale che coordina il progetto, oppure da sole, vanno al domicilio e valutano <strong>la</strong><br />
situazione: cioè se c‟è <strong>la</strong> necessità, che tipo di intervento bisogna attivare, se rientrano nel<strong>la</strong> presa in carico <strong>per</strong><br />
quanto riguarda i servizi…La maggior parte delle custodi si occupa degli accompagnamenti, disbrigo delle<br />
pratiche, spesa, quindi non c‟è <strong>la</strong> necessità del<strong>la</strong> presa in carico da parte di un servizio che è il nostro, cioè del<br />
settore anziani. Nel caso in cui ci fosse qualche altro tipo di richiesta, come <strong>per</strong> esempio attivare il telesoccorso,<br />
e altre richieste che sono di <strong>per</strong>tinenza del servizio territoriale, allora loro poi smistano <strong>la</strong> pratica al servizio e poi<br />
noi seguiamo l‟iter del servizio.<br />
D: Quindi mi sembra che <strong>la</strong> presa in carico inizi dal portiere..<br />
R: Sì, di solito le segna<strong>la</strong>zioni avvengono tramite il portiere, oppure tramite anche il passa paro<strong>la</strong>..di solito<br />
funziona così: un anziano mi ha chiamata <strong>per</strong>ché ha visto che c‟è il servizio a Piazzale Dateo e si è auto<br />
segna<strong>la</strong>ta. La maggior parte delle segna<strong>la</strong>zioni avvengono <strong>per</strong> mezzo dei portieri <strong>per</strong>ò anche loro, girando <strong>per</strong> il<br />
territorio, visto che sono itineranti, girando si rendono conto delle situazioni, oppure sono i vicini di casa<br />
dell‟anziano che segna<strong>la</strong>no.<br />
D: Se dovessimo quantificare, sono più i portieri, i vicini che telefonano o i custodi che girano a trovare i<br />
casi?<br />
R: Penso che <strong>la</strong> maggior parte delle segna<strong>la</strong>zioni vengono dai portieri, <strong>per</strong>ò anche i custodi, essendo itineranti,<br />
riescono a trovare dei casi.<br />
D: Quando sono itineranti, seguono una scheda che gli date voi o no?<br />
R: Come funziona: c‟è un programma settimanale che gli fornisce <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa; su questo programma, che<br />
viene redatto <strong>la</strong> settimana prima, vengono messi gli interventi a lungo termine, nel senso che se hanno degli<br />
accompagnamenti già fissati una settimana prima allora li mettono sul programma; è un programma <strong>per</strong>ò<br />
presunto <strong>per</strong>ché di solito loro gli appuntamenti li prendono giorno <strong>per</strong> giorno, quindi un anziano nello stesso<br />
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giorno chiama e dice “ nel pomeriggio ho bisogno di essere accompagnato”. Questo programma nel corso del<strong>la</strong><br />
settimana viene aggiornato.<br />
Ci sono poi delle verifiche, una volta al mese, con le assistenti sociali del cma <strong>per</strong> un aggiornamento sui casi.<br />
Parecchi casi, che sono in carico alle custodi, alcuni sono casi nuovi che sono di competenza delle custodi <strong>per</strong>ché<br />
sono nelle vie di loro competenza, e altri casi che le custodi seguono sono casi del cma, che indica il cma, sono<br />
casi che hanno come riferimento le assistenti sociali del cma, ma le custodi fanno su questi casi un <strong>la</strong>voro di<br />
monitoraggio e di controllo..<br />
D: Quali bisogni stanno incontrando i custodi sociali?<br />
R: Bel<strong>la</strong> domanda!Innanzitutto bisogna dire che nel<strong>la</strong> zona 3, a differenza delle altre zone, c‟è un po‟ di<br />
diffidenza,nel senso che anche gli anziani sono diffidenti <strong>per</strong> quanto riguarda le situazioni di bisogno…c‟è del<br />
bisogno ma è <strong>la</strong>tente, è nascosto. Questa prima era considerata <strong>la</strong> zona “in” di Mi<strong>la</strong>no, quindi è come se avessero<br />
un po‟ vergogna di chiedere aiuto, e questo crea un po‟ di problemi, <strong>per</strong>ché bisogna andare a cercare,a scavare in<br />
profondità <strong>per</strong> vedere se c‟è il problema.<br />
La richiesta d‟aiuto di solito non è spontanea, o avviene attraverso le segna<strong>la</strong>zioni, <strong>per</strong>ò anche quando si va al<br />
domicilio parecchi anziani pur avendo bisogno non chiedono aiuto e preferiscono cavarse<strong>la</strong> da soli, proprio<br />
<strong>per</strong>ché c‟è questa mentalità abbastanza chiusa..c‟è un po‟ di orgoglio..<br />
D: Si sentono autonomi quando in realtà non lo sono..<br />
R: Sì…proprio <strong>la</strong> vergogna di chiedere aiuto, di dipendere da un servizio territoriale. C‟è un po‟ di difficoltà da<br />
questo punto di vista.<br />
D: Questo servizio si re<strong>la</strong>ziona con altri servizi territoriali?<br />
R: Allora: il custode sociale <strong>la</strong>vora in rete e si può attivare sia con il Comune, con l‟ASL, con i servizi del<br />
cma…il servizio che viene più attivato è quello di assistenza domiciliare nel quale si può effettuare l‟igiene<br />
ambientale, l‟igiene <strong>per</strong>sonale, gli accompagnamenti all‟esterno, <strong>la</strong> spesa ecc. La richiesta che viene dal<strong>la</strong><br />
maggior parte delle <strong>per</strong>sone è questa qui. Poi ci sono dei casi di ricovero a tempo pieno, temporanei, definitivi,<br />
emergenze, sussidi.<br />
In base al<strong>la</strong> richiesta viene attivato un servizio e ci sono sempre dei requisiti che devono essere valutati.<br />
D: E con l’ASL come si rapportano?<br />
R: Se c‟è un utente che viene preso in carico, si possono attivare una serie di servizi come le medicazioni,<br />
medicare le ferite o le piaghe, tutti servizi di carattere infermieristico, quindi si va al domicilio o attraverso<br />
l‟infermiere o anche un fisioterapista che può fare fisioterapia al domicilio.<br />
D: La rete di servizi più informale?<br />
R: Come rete d‟aiuto ci sono <strong>per</strong> esempio le parrocchie che aiutano gli utenti con i pacchi alimentari. Con le<br />
associazioni…sì, sono in contatto ma sono delle associazioni che…<strong>per</strong> esempio c‟è l‟APO che si occupa degli<br />
accompagnamenti, quindi quando noi del cma non riusciamo a fornire degli accompagnamenti le custodi sociali<br />
si attivano e contattano queste associazioni che sostituiscono il servizio. Per <strong>la</strong> maggior parte, <strong>per</strong>ò, sono<br />
associazioni a pagamento.<br />
Come parrocchie sì, si attivano nel senso che se qualche utente viene ricoverato ed è sprovvisto di<br />
abbigliamento, come negli ultimi casi, allora nelle parrocchie si cerca di re<strong>per</strong>ire qualcosa. Loro o<strong>per</strong>ano con le<br />
parrocchie del<strong>la</strong> zona.<br />
D: Par<strong>la</strong>ndo un po’ dell’ente che gestisce i custodi, che rapporto avete con esso?<br />
R: Ci sono otto custodi, tre sono dell‟ALER e le altre sono del<strong>la</strong> fondazione. Quindi loro hanno il loro referente<br />
del<strong>la</strong> fondazione e hanno me che sono <strong>la</strong> referente del Comune. Loro si rapportano con <strong>la</strong> referente con <strong>la</strong> quale<br />
hanno delle riunioni settimanali, di verifica.<br />
D: E si interfaccia anche con te l’altra referente?<br />
R: Si noi abbiamo delle riunioni in cui ci confrontiamo <strong>per</strong> quanto riguarda i problemi che sono collegati al<br />
progetto e ci sono anche tutte le <strong>per</strong>sone che sono i responsabili del progetto e si par<strong>la</strong> dei problemi e ci si va<br />
incontro, se c‟è qualcosa che si può risolvere si cerca di intervenire in qualche modo.<br />
D: La rete di questo ente, del<strong>la</strong> fondazione, si è attivata in qualche modo?<br />
Perché questa configurazione dovrebbe essere una risorsa, nel senso che se hanno un bisogno a cui anche <strong>la</strong><br />
fondazione può rispondere senza passare dal cma, magari può fare una segna<strong>la</strong>zione o attivarsi anche <strong>la</strong> rete..<br />
R: Questo non te lo so dire. So che le custodi sono seguite da me <strong>per</strong> ciò che è di competenza del Comune. Per <strong>la</strong><br />
fondazione c‟è <strong>la</strong> referente del<strong>la</strong> fondazione che si occupa di loro.<br />
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Di solito si interviene con i servizi territoriali; <strong>per</strong> esempio quest‟estate c‟è stato il progetto emergenza-caldo <strong>per</strong><br />
gli anziani, ma era comunque un progetto del Comune. Secondo me intervengono maggiormente i servizi<br />
territoriali, poi magari ci sono dei privati ma io non ne sono a conoscenza.<br />
D: È aumentato il carico di <strong>la</strong>voro con l’introduzione di questo servizio?<br />
R: Sicuramente <strong>per</strong>ché comunque ci sono nuove segna<strong>la</strong>zioni e nuovi utenti da prendere in carico e questo<br />
comporta maggior <strong>la</strong>voro <strong>per</strong>ché ci sono nuove prese in carico, nuovi interventi da fare, nuove pratiche da fare,<br />
quindi nuovo <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> le assistenti sociali. C‟è stato un aumento del <strong>la</strong>voro ma anche uno sgravio nel senso che<br />
le assistenti sociali, quando non possono monitorare <strong>la</strong> situazione di un bisogno degli utenti del cma, possono<br />
delegare le custodi sociali <strong>per</strong> quanto riguarda i piccoli interventi come <strong>per</strong> esempio il disbrigo di pratiche,<br />
aiutarli nel compi<strong>la</strong>re il modulo dell‟invalidità…<br />
D: Rispetto all’assistenza domiciliare integrata, questo servizio come si pone? L’assistenza domiciliare<br />
integrata è una cosa costante, mentre questo servizio com’è?<br />
R: Anche se ci sono degli utenti che non sono presi in carico, sono comunque monitorati. Di solito non si<br />
attivano degli interventi in base al reddito, sono soggetti che hanno bisogno; si cerca di agganciarli, <strong>per</strong> un<br />
pros<strong>per</strong>o futuro anche con dei contatti telefonici. Loro hanno l‟abitudini di contattare almeno una volta a<br />
settimana tutti gli utenti, giusto <strong>per</strong> aggiornarli sul<strong>la</strong> situazione, <strong>per</strong> vedere come va, che cosa non va. Il contatto<br />
c‟è sempre ma poi dipende dai casi: c‟è chi non vuole il nostro aiuto e decide spontaneamente che non ha<br />
bisogno del nostro intervento, e c‟è invece chi accetta positivamente questa invadenza ed è contento di poter<br />
usufruire dell‟aiuto delle custodi.<br />
D: Pensando un po’ più strategicamente senza far riferimento a questo cma, visto che si attivano tanti<br />
soggetti in questo servizio, con le varie zone e i vari lotti, secondo lei tutto questo è una risorsa?<br />
R: Sicuramente sì, <strong>per</strong>ché l‟intervento non è finalizzato solo ad una cosa…ci sono vari organismi, vari enti che<br />
partecipano e in questo modo si cerca di coprire tutti i bisogni. È come se fosse un <strong>la</strong>voro in rete: si partecipa, si<br />
col<strong>la</strong>bora e insieme si cerca di trovare una soluzione <strong>per</strong> risolvere il caso.<br />
D: E <strong>la</strong> qualità delle re<strong>la</strong>zioni, vista in modo generale, tra i vari enti, come le sembra?<br />
R: La partecipazione c‟è, <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di tutti gli enti c‟è e poi ci sono queste riunioni tra i vari enti a cui<br />
partecipano i vari organismi e i vari responsabili e questo ci <strong>per</strong>mette di aggiornarci sul caso e sull‟andamento<br />
del progetto.<br />
D: Quali sono le maggiori risorse del servizio di custodia sociale?<br />
R: Innanzitutto ogni <strong>per</strong>sona è una risorsa e il contatto fisico penso che sia <strong>la</strong> cosa fondamentale. Anche <strong>per</strong>ché<br />
agli anziani vengono erogati una serie di contributi, una serie di servizi di prestazione e a volte, a causa del<br />
carico di <strong>la</strong>voro, l‟assistente sociale è poco presente e <strong>la</strong> presenza fisica è più in ufficio e poco a disposizione<br />
degli anziani. Le custodi sociali, invece, hanno un contatto diretto, vanno a trovare gli anziani al domicilio, se<br />
hanno bisogno di compagnia e di chiacchierare ci sono, se hanno bisogno di un contatto telefonico ci sono: c‟è<br />
proprio un contatto diretto, una scambio di re<strong>la</strong>zione.<br />
D: Che formazione hanno i custodi sociali?<br />
R: Loro sono <strong>per</strong>sonale qualificato quindi penso che dovrebbero avere un diploma OSA.<br />
D: Dal punto di vista dell’utenza, è aumentato il numero dei contatti?<br />
R: I contatto sono aumentati <strong>per</strong>ché l‟utente spesso si auto segna<strong>la</strong> <strong>per</strong>ché ha sentito par<strong>la</strong>re di questo progetto,<br />
visto che è stata fatta molta pubblicità, e ciò comporta un aumento degli utenti.<br />
D: Debolezze? Criticità?<br />
R: Il punto debole è il fatto che non siano più localizzati all‟interno delle portinerie. Per quanto riguarda<br />
l‟organizzazione tutto funziona bene, si riescono a coprire tutti i bisogni, sia attraverso no che siamo i servizi<br />
territoriali, sia attraverso le custodi sociali, cioè attraverso il progetto e si riesce a <strong>la</strong>vorare in rete con gli altri<br />
servizi e anche con gli enti di volontariato.<br />
Molte volte gli anziani hanno il bisogno ma non sanno a chi rivolgersi, non sanno che esiste un servizio che<br />
prevede <strong>per</strong> esempio l‟erogazione di un sussidio economico nel caso in cui si ha una pensione minima. Parecchie<br />
volte non sono a conoscenza dei servizi che il Comune offre o l‟ASL può erogare. Attraverso le custodi sociali<br />
loro vengono informati dei vari servizi che ci sono ed eventualmente di quelli di cui possono usufruire; quindi è<br />
anche una rete di informazioni, una risorsa in più <strong>per</strong> il servizio e una risorsa in più anche <strong>per</strong> noi <strong>per</strong>ché sono un<br />
supporto valido.<br />
660
D: Però mi sembra che ci sia stata una mancanza di comunicazione rispetto a questi custodi sociali, non<br />
c’è stata una presentazione ufficiale a livello generale del servizio all’utenza.<br />
R: Penso che una presentazione sia stata fatta ma a livello organizzazione, a livello di enti e di organismi che<br />
partecipano al progetto. A livello di utenza forse sono usciti degli articoli sul giornale <strong>per</strong>ché ci sono state delle<br />
segna<strong>la</strong>zioni di <strong>per</strong>sone che avevano letto sul giornale o che avevano sentito dal telegiornale. Non è un problema<br />
di informazione secondo me, è un problema di confusione causata proprio da questa compresenza di varie figure:<br />
custodi sociali, portieri sociali, custodi socio-sanitari.<br />
D: E se un anziano avesse bisogno di informazioni secondo te viene qui al cma?<br />
R: Di solito sì <strong>per</strong>ché c‟è uno sportello di segretariato e se uno ha bisogno può ricevere delle informazioni anche<br />
attraverso noi che rappresentiamo il Comune. Oppure attraverso le portinerie che sono formate da <strong>per</strong>sone che<br />
sono all‟interno degli stabili e quindi vivono lì tanto tempo e sono le <strong>per</strong>sone più presenti che possono divulgare<br />
l‟informazione.<br />
D: Come potrebbe essere migliorato il servizio?<br />
R: Io penso che bisognerebbe tornare com‟era prima così almeno si agevolerebbe il contatto con l‟utenza; quindi<br />
ripristinare all‟interno delle portinerie il custode sociale o almeno creare, non dico in tutte le portinerie, ma in<br />
alcuni punti dove c‟è una maggiore presenza di fragilità sia dal punto di vista economico sia sociale sia<br />
re<strong>la</strong>zionale, creare degli sportelli che in qualche modo possano fare da contatto tra l‟utenza e i servizi. Una<br />
<strong>per</strong>sona fissa di riferimento che faccia da canale, che trasmetta le informazioni. Sì,i custodi ci sono, informano,<br />
sono presenti, fanno verifiche e monitoraggio, <strong>per</strong>ò comunque non sono fissi in un posto, sono itineranti: questo<br />
è un punto debole. Chi è già a conoscenza del servizio dei custodi sa già come fare a contattarli, ma chi non ne è<br />
a conoscenza o non ha mai sentito par<strong>la</strong>re del custode sociale, non sa nemmeno come fare a re<strong>per</strong>ire le<br />
informazioni necessarie <strong>per</strong> arrivare al custode.<br />
D: A livello di numero, dovrebbero essere aumentati?<br />
R: Nel<strong>la</strong> mai zona riusciamo a coprire tutte le vie dove sono preseti gli alloggi dell‟ALER. Poi ogni custode ha<br />
delle vie di competenza, <strong>per</strong>ò se uno di loro non può intervenire sul<strong>la</strong> sua via di competenza, allora si crea una<br />
certa flessibilità, interviene un altro e ci si rende disponibili. C‟è uno scambio.<br />
D: C’è stato qualche problema che ha coinvolto i custodi?<br />
R: Problematiche no. All‟inizio pure loro hanno avuto qualche difficoltà ad accettare questa idea che non<br />
potevano più stare all‟interno delle portinerie, <strong>per</strong>ò adesso hanno accettato questa modalità o<strong>per</strong>ativa e sembra<br />
che si siano abituati all‟idea.<br />
D: A livello di ruoli e di competenze, ci sono delle differenze nette tra custode sociale, custode sociosanitario,<br />
assistente sociale nel cma oppure i ruoli si sovrappongono?<br />
R: Il custode socio-sanitario bene o male fa le stesse cose che fa il custode sociale forse <strong>per</strong>ò le competenze sono<br />
orientate più verso il campo sanitario, ma al<strong>la</strong> fine anche il custode socio-sanitario si occupa degli<br />
accompagnamenti, del disbrigo di pratiche. Si potrebbero riunire in una so<strong>la</strong> figura.<br />
L‟assistente sociale fa più il disbrigo di pratiche, si occupa del<strong>la</strong> parte burocratica, compi<strong>la</strong> moduli, si occupa<br />
del<strong>la</strong> parte domiciliare <strong>per</strong> vedere se effettivamente c‟è un bisogno, quindi cerca di valutare di più il bisogno.<br />
D-La ringrazio molto del tempo che ci ha dedicato, avrei finito<br />
3.1.2 Famiglie con anziani non autosufficienti e <strong>la</strong>voro privato di cura: lo sportello di assistenza familiare<br />
dell‟ambito di Cinisello Balsamo<br />
3.1.2.1. Trascrizione intervista responsabile del servizio dell‟Ufficio di Piano Cinisello Balsamo,<br />
BADCIS1<br />
D:Abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare che possa essere considerato una buona secondo lei<br />
<strong>per</strong>ché può essere definito tale?<br />
R:Quello che crediamo è legato molto al modello con il quale abbiamo cercato di impastarlo, da subito avendo<br />
avuto l‟opportunità di avere dei fondi regionali, si è cercato di costruire un servizio di prossimità, non solo un<br />
servizio c<strong>la</strong>ssico di matching rispetto al bisogno del<strong>la</strong> singo<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ma appunto di costruire intorno le<br />
precondizioni che andranno poi successivamente a costruire un‟attività, un attivismo del<strong>la</strong> comunità che circo<strong>la</strong><br />
intorno, il valore aggiunto è il modello, il nostro interesse non è solo quello di rispondere al bisogno privato ma<br />
661
di fare in modo col tempo questo bisogno ritorni a essere un bisogno di comunità e dove ci sia una comunità<br />
intorno a queste famiglie capaci di prendersi cura del vicino, delle problematiche, questo è dato dal fatto che noi<br />
non siamo partiti subito con <strong>la</strong> sviluppo di uno sportello, noi abbiamo come dire abbiamo costruito prima <strong>la</strong> rete<br />
quindi io credo sia questa <strong>la</strong> parte vincente del nostro modello che tal altro abbiamo s<strong>per</strong>imentato su altri ambiti<br />
sono in questo modello di risparmio economico ma anche di risorse umane è un modello che funziona, noi non<br />
abbiamo voluto costruire ilo c<strong>la</strong>ssico servizio a domanda risposta, gli altri fattori innovativi, l‟innovazione è che<br />
noi lo stiamo facendo su quattro comuni che appartengono all‟ ambito ma, di fatto, hanno una condizione socio<br />
demografica diversa, noi abbiamo dei comuni che hanno una forte popo<strong>la</strong>zione anziana e comuni caratterizzati<br />
da una arte presenza di stranieri, sono dei comuni che a livello di fruitori a livello sociodemogradico sono diversi<br />
e stiamo costruendo un offerta condivisa. Lo stesso servizio nelle regole e negli accessi al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione nei<br />
quattro comuni nello stesso identico modo le assicuro che on è semplicissimo questo è un altro elemento che<br />
caraterriza questo, noi andremo ad aprire e questa è <strong>la</strong> caratteristica del<strong>la</strong> gestione dei nostri servizi, inizialmente<br />
li s<strong>per</strong>imentiamo su uno due comuni dell‟ambito come in questo caso è partito Cinisello dopo qualche mese è<br />
entrato presso da settembre entrerà Cormano e Cusano, e anche qui il sintema è <strong>per</strong>o questo. Lo stesso servizio<br />
alle famiglie dando l‟opportunità e pensando che sono famiglie già provate è appunto se sono parenti di anziani<br />
piuttosto che disabili, è chiaro che chiedere al <strong>famiglia</strong>re di spostarsi diventerà in disastro e quindi noi andremo<br />
ad aprire a tutte le famiglie in stessi orari<br />
D:Quante ore è a<strong>per</strong>to lo sportello?<br />
R:36, con orari differenti con gli stessi o<strong>per</strong>atori in modo tal e che una <strong>famiglia</strong> che non può spostarsi se non può<br />
accedere nello stesso comune può accedere al comune vicino, <strong>la</strong>sceremo solo su due comuni le a<strong>per</strong>ture <strong>per</strong> le<br />
badanti <strong>per</strong>ché li sarebbe un costo in più di servizio che comunque non è utile <strong>per</strong>ché poi le badanti più<br />
facilmente si spostano ed è anche logico che non è detto che <strong>la</strong> badante che <strong>la</strong>vora a Cinisello si sposta e quindi<br />
anche come organizzato il servizio in se dando questa possibilità e a che <strong>la</strong> possibilità di muoversi sui 4 comuni<br />
questo è un servigio, noi pensi ai figli di queste <strong>per</strong>sone non autosufficiente che pensiamo possano <strong>per</strong>dere meno<br />
giornate al <strong>la</strong>voro e ai problemi familiari cerchiamo di dare rispetto sono di due tipi, sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> sul<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona non autosufffincete quello di garantire <strong>la</strong> presenza di una <strong>per</strong>sona che sa qualificata,<br />
possibilmente di ridurre il turnover questo è un obiettivo di ritorno rispetto a prima nel momento che riusciamo<br />
valorizzare questa figura sicuramente questo è interessante, <strong>per</strong> le famiglie un obiettivo che abbiamo è quello di<br />
sostegno al<strong>la</strong> domici<strong>la</strong>irità, di dare tutta una serie di risposte par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> rete o delle risposte integrate in modo<br />
che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> abbia un supporto attraverso buoni ma sia a livello del<strong>la</strong> rete locale che dovrebbe sostenere gli<br />
altri attori dell‟assunzione di responsabilità; semplicemente è una cosa molto semplice che se riusciamo a fare<br />
partire subito che se pensiamo al patronato a una giornata in concomitanza con <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona o lo sportello quando<br />
può <strong>per</strong>mettere a quello di chiudere il <strong>per</strong>corso e di spostarsi al patronato e di trovare il contratto di <strong>la</strong>voro ma di<br />
trovarlo all‟interno dello portello, questo <strong>per</strong> le famiglie, altro obiettivo di rete. Poi c‟è l‟altro obiettivo sulle<br />
badanti, e sul sintema è quello di valorizzare tutti, vedere questo servizio nell‟offerta, con il valore equiparato ad<br />
altri oggi, questo è vissuto come dal<strong>la</strong> maggior parte delle badanti come un ripiego, questo è quello che si può<br />
fare, questo è il principale <strong>per</strong> arrivare a questo bisogna fare e promuovere sempre di più :qui ci sono i centri di<br />
formazione fare e promuovere <strong>la</strong> formazione, i centri di formazione professionale che è del<strong>la</strong> provincia ma è qui<br />
a Cinisello col quale organizziamo i corsi e quindi ci saranno sicuramente. L‟altro obiettivo è quello di<br />
promuovere i corsi di formazione aggiornamento e anche l‟aggiornamento <strong>la</strong> dove serve di alfabetizzazione, nei<br />
nostri <strong>per</strong>corsi, questo <strong>per</strong> loro <strong>per</strong> <strong>la</strong> rete sul<strong>la</strong> città come obiettivo di sistema è un po‟ quello di promuovere<br />
veramente una cultura del<strong>la</strong> nostra comunità e del domicilio ma che non sia più un proc<strong>la</strong>ma, ma fare in modo<br />
che questo come dire stato sia in qualche misura vero e questo lo faremo con i centri aggregazione anziani<br />
coinvolgendoli in queste attività più ricreative coinvolgano questi spazi e le <strong>per</strong>sone piuttosto che attraverso<br />
eventi pubblici studenteschi.<br />
D:Come viene gestito il match?<br />
R:noi abbiamo formalmente due a<strong>per</strong>ture uno dedicato alle famiglie e uno dedicato alle badanti quindi <strong>la</strong><br />
funzione, dell‟ o<strong>per</strong>atrici è un primo colloquio di valutazione che segue un colloquio approfondito sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
che accoglie i bisogni, <strong>la</strong> tipologia anche di richiesta rispetto al<strong>la</strong> futura badante, non solo nel tempo ma anche<br />
nelle competenze; alcuni di questi moduli formativi saranno dedicati anche in maniera molto precisa da alcune<br />
patologie che oggi sono spesso legate all‟anziano e anche soprattutto al disabile le badanti si trovano dover<br />
sa<strong>per</strong>e interagire con i farmaci come mi re<strong>la</strong>ziono e se poi entrano a sostenere e a sollevare le famiglie con il<br />
disabile, loro fanno questo primo colloquio di primo e comprensione, stessa modo avviene con le badanti; poi<br />
c‟è un database che raccoglie e incrocio quindi viene fatto rispetto al bisogno del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e all‟opportunità che<br />
può essere data al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>boratrice, ok esatto e il punto <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> non dire che me l‟ero scordata, è stato posto<br />
tra i due comuni dove hanno anche il punto <strong>la</strong>voro, è stato a<strong>per</strong>to tra i servizi storici <strong>per</strong> gli stranieri di ambito<br />
in questo caso. Mentre in altre realtà <strong>la</strong>ddove l‟o<strong>per</strong>atrice vede e valuta che questa <strong>per</strong>sona <strong>per</strong> mille motivi non<br />
è idonea non potrebbe essere badante viene posta in fondo al<strong>la</strong> graduatoria questo significa che non potrà mai<br />
662
avere possibilità di accedere a questo <strong>la</strong>voro avendo saputo questo nostra idea è stata quel<strong>la</strong> bene io <strong>la</strong> posiziono<br />
all‟interno di un servizio <strong>per</strong>ché l‟offerta comunale noi non possiamo fare manchino risposte, offro sostegno o<br />
orientamento nel<strong>la</strong> ricerca del <strong>la</strong>voro quindi <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, badante che qui viene valuta non idonea viene invitata<br />
subito qui che qui allo sportello <strong>la</strong>voro dove ha invece un orientarrice al <strong>la</strong>voro e può ritrovare una sua strada<br />
professionale . Questo rientra un po nell‟obiettivo non solo nello sportello badanti ma già inserito nel sistema di<br />
offerte anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> stessa badante dovrebbe portarci nel prossimo hanno ad avere effettivamente una<br />
graduatoria, un elenco di badanti che si occupano del nostro territorio <strong>per</strong> fare quel <strong>la</strong>voro e quindi l‟obiettivo di<br />
valorizzar <strong>la</strong> professione crediamo di ottenerlo attraverso appunto questa sinergia. Quindi c‟è il macthing e poi<br />
c‟è l‟incontro, quindi una volta individuata <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che corrisponde al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona vien fatta incontrare, mi<br />
hanno detto nell‟ultima valutazione, in media si conclude tra una o massimo due settimane <strong>per</strong> risolvere <strong>la</strong><br />
questione al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>.<br />
D:Cosa manca nel territorio come servizi? che cosa manca nel territorio come servizi anche rispetto ai<br />
bisogni sia come coesione sociale?<br />
R:sicuramente su questo tema del<strong>la</strong> domiciliarità inteso come sistema sociale non c‟è ancora. Va costruito nel<br />
senso che fino ad oggi <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione era abituata ad avere un problema io <strong>famiglia</strong> lo risolvo e quindi<br />
singo<strong>la</strong>rmente accede ai servizi di comunità al di <strong>la</strong> che noi leghiamo al<strong>la</strong> non autosufficienza un buono specifico<br />
che eroga <strong>la</strong> regione prima non era questo buono ma era il contributo economico del servizio sociali , da un<br />
punto di vista economico <strong>la</strong> risposta c‟è sempre stata c‟è stata <strong>la</strong> risposta ognuno cercava in maniera e si cerca<br />
ancora <strong>per</strong>ché non è semplice <strong>la</strong> badante in nero e quindi nei giri propri rispetto alle conoscenze le cose che il<br />
vicino di casa ha avuto qui manca ancora il senso ampio delle <strong>per</strong>sone non autosufficienti come comunità e<br />
come quartiere ma diventa <strong>la</strong> non autosufficienza è ancora a livello privato, manca ancora <strong>la</strong> consapevolezza di<br />
poter acceder a dei sollievi sul target del<strong>la</strong> disabilità, noi abbiamo dato poco e ancora pochi buoni, certo rispetto<br />
all‟anziano c‟è ancora come dire rapporti di <strong>la</strong>voro sono più o meno tutti full time, il bisogno del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> con<br />
un disagio è solo <strong>per</strong> qualche ora, solo <strong>per</strong> alcuni momenti qui c‟è ancora poca consapevolezza anche <strong>la</strong><br />
richiesta dal puto di vista del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> di richiedere quel tipo di aiuto….dal mio punto di vista dal punto di vista<br />
sanitario, ci stiamo <strong>la</strong>vorando, su questo tema., di aver messo un sistema i bisogni e sta <strong>la</strong>vorando sul<strong>la</strong><br />
comunità, rispetto ai servizi no, ecco quello che stiamo cercando <strong>per</strong>ché i servizi ripeto rispetto anche a questo<br />
tema ce ne sono e poi facciamo sicuramente fatica a fere emergere quello che oggi è di sommerso, quindi <strong>la</strong><br />
cosa più difficoltosa, le difficoltà più grandi , <strong>la</strong> criticità più grande è di io credo che sia proprio quello di<br />
<strong>la</strong>vorare su questo tema con le <strong>per</strong>sone con il territorio e di mettere insieme una questione del<strong>la</strong> non<br />
autosufficienza che veramente apre un mondo <strong>per</strong>ché nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>ché nel<strong>la</strong> non autosufficienza i bisogni sono<br />
molteplici quindi c‟è proprio una criticità un attenzione che noi dovremmo porre distinguere bene le tipologie di<br />
bisogno questo io credo sia <strong>la</strong> criticità maggiore.<br />
D:E invece quali sono le maggiori risorse?<br />
R:secondo me avere un ricco territorio che seppure frazionato su questo tema è ricco avere questa rete dei<br />
soggetti formali <strong>la</strong> maggior parte le associazioni coo<strong>per</strong>ative competenti, poi certo c‟è una risorsa economica<br />
che devo dire che senza questo siamo risusciti a partire grazie all‟aiuto di questi fondi<br />
D:Questi fondi sono temporanei o sono stabili? Diventeranno di sistema?<br />
R:Allora l‟idea è che diventino, a oggi sono legai ai fondi di non autosufficienza del<strong>la</strong> regione, tra un paio di<br />
anni che sta uscendo <strong>per</strong>ò è una sicurezza legata fondo nazionale non al sistema il sistema arriverà nel momento<br />
in cui diventerà servizio dell‟amministrazione e caricati su bi<strong>la</strong>nci comunali e su questo punto chiaro è <strong>per</strong><br />
tornare al<strong>la</strong> governarne, il nostro governo di rete di partecipazione è che soprattutto negli ultimi anni si porta<br />
avanti quelle s<strong>per</strong>imentazioni che poi vanno diventare servizi e quindi entrare nel sistema dell‟offerta. Ecco<br />
tenga conto che diventa fondamentale già il <strong>la</strong>voro viene fatto all‟interno del Cead che è a capo, il Cead il centro<br />
di assistenza domiciliare, in cui hanno dovuto costituire i punti unici di accesso sulle domiciliari, in questo caso<br />
in ogni distretto e chiaramente tutta questa questione è già in fase di pensiero in quel servizio <strong>per</strong>ché poi sarà<br />
quel centro domiciliare a erogarlo <strong>per</strong> conto dei comuni e <strong>per</strong> conto dell‟asl integrando le novità sociali di offerta<br />
sociale che sono lo sportello, i contributi eccetera, gli altri servizi alle domiciliari che sono ad aspetto più di<br />
assistenza adi che è di competenza delle asl; quello diventa poi il nostro punto di vista sull‟integrazione di<br />
quest‟offerta.<br />
D:Quindi sul<strong>la</strong> sostenibilità non ci sono partico<strong>la</strong>ri preoccupazioni?<br />
R:È un progetto che avrà il suo sviluppo nel primo anno, ha <strong>per</strong>messo di dire il modello funziona adesso il<br />
secondo anno ci <strong>per</strong>metterà di dire lo sportello funziona là interno del servizio e ci <strong>per</strong>metterà di dire <strong>la</strong><br />
sostenibilità sicuramente come dire, potremmo esser più certi e maggiormente sicuri io credo di si. Ho buone<br />
prospettive <strong>per</strong> pensare che sia evidente e sostenibile, soprattutto <strong>per</strong> i soggetti dove ci sono progetti forti e<br />
l‟ospedale coinvolto in questo <strong>per</strong>corso.<br />
663
D:Gli obiettivi sono stati realizzati?<br />
R:Gli obiettivi del<strong>la</strong> prima parte assolutamente sì, quindi rispetto allo sportello belle azioni di sportello in parte<br />
rispetto al<strong>la</strong> rete <strong>per</strong>ché appunto ho questo incontro con i soggetti che come dire sono andando un Po a sca<strong>la</strong>re<br />
con soggetti che mi possono, offrono altri servizi, quindi il patronato, i centri di ascolto che possono in qualche<br />
misura aiutare negli obiettivi che erano previsti come sviluppo di comunità.<br />
D:Ci sono risultati indiretti inaspettati?<br />
R:Non avevamo previsto tutti questi soggetti del<strong>la</strong> rete io avevo penso all‟inviino a quelli, vieni <strong>la</strong> come offerta<br />
quindi appunto le ACLI piuttosto che i centri di ascolto <strong>per</strong>ché erano e sono i put ode le famiglie prima dell‟otto<br />
intervento andavano cercare <strong>la</strong> dante piuttosto che era <strong>la</strong> badante che andava abc entro dia solito e viveva io mi<br />
offro e offrivano un passo che ascondo loro che altri offrono non mi aspettavo invece una forte partecipazione<br />
anche di altri servizi le sa, le gag ma anche gli stessi up che hanno una funzione se vuole semplicemente<br />
informativa ma fondamentale oggi <strong>per</strong>ché informazione sia quel<strong>la</strong> più corretta, diretto non stavo pensando ai<br />
servizi sociali ma i servizi sociali hanno già dentro sul nostro obiettivo diciamo pur sul versante del<strong>la</strong> comunità<br />
pur non avendo fatto molto, abbiamo già tenuto dei primi risultati.<br />
D:Qual è l’impatto?<br />
R:Quindi l‟impatto io credo che sia oggi importante, rispetto alle forme organizzate c‟è una forte consapevolezza<br />
di mettersi insieme <strong>per</strong> <strong>la</strong>vorare dal punto di vista del<strong>la</strong> cittadinanza, inizia ad essere forte il servizio che sta<br />
dando una risposta positiva ai loro bisogni, faccio banalmente un esempio indicativo molto banale, un servizio<br />
sul fatto che <strong>la</strong> collega che eroga il buono dell‟ufficio di piano sta ricevendo qui quando parliamo di anziani i<br />
figli di questi anziani sono loro certamente adulti che arrivano qui <strong>per</strong> avvisare che stanno andando in ferie e che<br />
non riescono a portarci i bollettini che noi chiediamo e comunque ad augurare buone ferie al<strong>la</strong> ragazza, da il<br />
buono che devo dire è rassicurante, devo dire un ritorno forte, come dire che sta funzionando non solo il fatto<br />
che io ti do un servizio ti do dei soldi ma anche l‟accoglienza <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione che spesso ha poi solo un interesse<br />
economico, questo è un ritorno interessante pur non avendolo previsto ma diventa giocato nel<strong>la</strong> quotidianità,<br />
quindi anche quest‟attenzione verso il comune di avvisare che vanno in vacanza poi c‟è <strong>la</strong> correttezza sul buono,<br />
quindi non ho mai sentito <strong>la</strong> ragazza che segue questa cosa dire io ho saputo che questa <strong>per</strong>sona è morta e non ci<br />
ha avvisato, appunto questi poi sono fortunati, c‟è questa fiducia reciproca nel servizio e questo credo sia un<br />
buon ritorno.<br />
D:Anche nei centri diurni e nelle rsa?<br />
R:Qui dobbiamo proprio costruire. Loro si sono resi interessati ad entrare nel<strong>la</strong> rete <strong>per</strong>ché spesso può capitare<br />
che in alcune situazioni mi hanno detto che soprattutto nei centri diurni magari <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ma<strong>la</strong>ta di Alzheimer<br />
venga accompagnata dal<strong>la</strong> badante può capitare sia di raccogliere il bisogno <strong>per</strong>ché è un servizio che dice -do<br />
informazione-. Questa è un‟ informazione che ha a che far a volte con anziani soprattutto del centro diurno,<br />
accompagnati si sono resi disponibili <strong>per</strong> chiedere uno spazio, possiamo inventare che alcuni corsi formativi li<br />
facciamo noi li, piuttosto che possiamo aprire il nostro centro diurno nei mesi più magari estivi <strong>per</strong> cui fare dell‟<br />
animazione il nostro obiettivo <strong>per</strong> tirare fuori <strong>la</strong> coppia badante assistito dal<strong>la</strong> casa e questo brevemente è sono<br />
le due tipologie. Noi vediamo le badanti in piazza o in comune ogni Comune ha <strong>la</strong> piazza usano le loro ore di<br />
libertà non sapendo dove andare, queste coppie di badante e assistito che girano <strong>per</strong> le piazze e quindi ci siamo<br />
anche chiesti <strong>la</strong>ddove nel<strong>la</strong> funzione delle badate è di accompagnare <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona fuori ma <strong>per</strong>ché deve esser cosi<br />
non ricreando i luoghi in cui le <strong>per</strong>sone possano andare e magari <strong>la</strong> badante incontrare altre <strong>per</strong>sone e l‟anziano<br />
e il disabile altre ancora, potremmo mettere a disposizione un servizio e quindi delle offerte animate e ricreative<br />
e dall‟altro chiaramente loro hanno <strong>la</strong> possibilità di farsi conoscere e quindi oggi non c‟è ancora una specifica<br />
funzione, ma hanno dichiarato <strong>la</strong> volontà a stare nel<strong>la</strong> rete.<br />
D:E il monitoraggio dei risultati?<br />
R:Viene fatto il monitoraggio <strong>per</strong>ò dovremmo formare un sintema un pochino più funzionale rispetto all‟attuale<br />
<strong>per</strong>ò viene fatto, quindi abbiamo un monitoraggio rispetto agli accessi, venie fatta una valutazione che viene fata<br />
come valutazione degli o<strong>per</strong>atori e quindi rispetto al<strong>la</strong> qualità del servizio al sistema e al<strong>la</strong> rete che oggi è stata<br />
costruita ai ritorni e al<strong>la</strong> rete, stiamo monitorando molto sul tempo di risposta che passa dal momento in cui <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> entra e l‟o<strong>per</strong>atore inizia a <strong>la</strong>vorare su quel caso e inizia ridurre i quindici giorni che è il massimo ad<br />
oggi: <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione è semestrale, bisogna riveder tutto lo strumento del<strong>la</strong> valutazione.<br />
D:E ripartiamo un po’ dal<strong>la</strong> storia….. come è nata questa iniziativa?<br />
R:L‟idea è nata dall‟ufficio di piano prima delle uscite del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re 41 ed era nata <strong>per</strong>ché Ero venuta<br />
conoscenza di un testo, avevo partecipata ad una giornata di chiusura di un progetto , c‟era l‟idea di potere e<br />
poterci scambiare con Sesto che pure essendo un altro distretto c‟era <strong>la</strong> possibilità di partecipare: avevo<br />
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partecipato a questo progetto che con <strong>la</strong> giornata di chiusura a questo sportello che si era a<strong>per</strong>to, siccome ero<br />
interessata a m‟interessava l‟argomento più da vicino; non si riusciva a dare risposta come badante, io avevo<br />
fatto circo<strong>la</strong>re l‟idea e a quel punto avevo concordato col comune di sesto di portarlo sul nostro ambito; era stato<br />
costruito questo progetto che rispecchia l‟attuale, <strong>la</strong> differenza era metterlo in rete con i servizi che noi avevamo<br />
già attivi, ma poi l‟idea era già stata messa nel carrello ma poi le spese di questo servizio erano tante e in quel<br />
caso continuerà a venirci in soccorso <strong>la</strong> provincia di mi<strong>la</strong>no con una partnership a sostenere <strong>la</strong> quota che verrà<br />
messa in gestione e in cassetto <strong>per</strong> arrivare a bi<strong>la</strong>ncio.<br />
D:Chi lo ha realizzato?<br />
R:Per quanto riguarda <strong>la</strong> parte gestionale è <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa che lo gestisce sul<strong>la</strong> traccia che è stata data, io <strong>la</strong> metto<br />
qui <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa che fornisce gli sportellisti e loro seguono <strong>la</strong> parte gestionale.<br />
D:La sostenibilità?<br />
R:Potrebbe continuare anche senza <strong>la</strong> mia presenza sta andando in funzione ci saranno dei protocolli di<br />
inserimento <strong>per</strong> inserire le badanti, ancora molto casereccio <strong>per</strong>ò hanno appunto schede separate, lo vorrei <strong>per</strong><br />
me è interessante cogliere no solo il dato ma anche chi accede sopra l‟informazione <strong>per</strong> l‟interesse a capire come<br />
viene usato quello sportello dall‟altro quello delle badati, <strong>per</strong>ò credo che quest‟es<strong>per</strong>ienza come è stata portata<br />
si sta ibridando con altre es<strong>per</strong>ienze in zona, <strong>per</strong>ché nei primi 10 mesi siamo stati molto nascosti <strong>per</strong>ca era nostra<br />
intenzione di consolidare un servizio all‟interno di questo impianto di comunità e quindi devo dire che è il<br />
convegno che abbiamo avuto e abbiamo svolto il 15 maggio e con tutte le iniziative che abbiamo ottenuto un<br />
contributo regionale <strong>per</strong> iniziative sul tema del<strong>la</strong> domiciliare. A questo punto noi avevamo intenzione di<br />
cominciare a rendere più visibile e quindi quello è stato l‟occasione, qui al convegno aveva partecipato il dott.<br />
Pasquinelli e aveva portato dei dati ampi e provinciali su quello che sta vivendo,…. in quell‟occasione ha aiutato<br />
molto il suo sguardo rispetto al<strong>la</strong> professionalità,. Attenzione a evitare messaggi del<strong>la</strong> formazione del<strong>la</strong> badante,<br />
di dire fai questo <strong>per</strong>corso e vai fare <strong>la</strong> badante non valorizzi, sarebbe opportuno i corsi <strong>per</strong> assistenti familiari<br />
proviamo, a capire se possono mettere in piedi i corsi di formazione con livelli differenti c‟e un primo livello un<br />
secondo , contrastare se possibile un corso calmierato piuttosto che ridotto, ho <strong>la</strong> crisi, ho assistenti familiari che<br />
vengono licenziati ho l‟impressione che ritornino ad essere in nero quieto diventa una criticità rispetto a questo<br />
<strong>la</strong>voro, l‟altra è sembrare rispetto a questo vorrei costituire uno strumento che ci <strong>per</strong>metta di verificare al<strong>la</strong> fine<br />
dell‟erogazione del buono quante famiglie mi sostengano all‟interno del sistema familiare io posso dire in questa<br />
<strong>famiglia</strong> do questo se si comporta bene io ti do un prezzo calmierato piuttosto che una Caritas, questo è <strong>per</strong>ò un<br />
problema da gestire.<br />
D:e che cosa potrebbe essere fatto <strong>per</strong> migliorare?<br />
R:al nostro servizio manca mettere appunto un sistema di un database che <strong>per</strong>metta veramente anche un incrocio<br />
che non sia giocato solo sul<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione chi <strong>per</strong>metta di incrociare bene i dati che non abbiamo, manca ancora il<br />
servizio con le altre comunità di offerta il servizio venga visto come uno dei tanti servizi che sono offerti <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
non autosufficienze entrino a pieno titolo e a sistema nel Cead, questo è quello che da un punto di vista<br />
strutturale è il <strong>la</strong>voro di rete da fare.<br />
Grazie<br />
3.1.2.2. Trascrizione intervista al responsabile coo<strong>per</strong>ativa Caf e sportellista+ assitente allo sportello,<br />
BADCIS2<br />
D:Quali sono gli obiettivi di questo servizio<br />
R:Accompagnamento delle famiglie nel<strong>la</strong> ricerca individuazione di un assistente familiare badante che dir si<br />
voglia e contemporaneamente anche supporto di questa figura professionale nel<strong>la</strong> ricerca di <strong>la</strong>voro in modo che<br />
questo incontro che nasce sempre in modo privato e destrutturato è anche più rego<strong>la</strong>mentato in modo che le<br />
famiglie abbiano anche più strumenti <strong>per</strong> definire il proprio bisogno che trovino delle risposte più adatte <strong>per</strong><br />
rispondere alle loro necessità e di contro che le assistenti trovino dei <strong>la</strong>vori qualificati quello che poi noi<br />
chiediamo ad entrambe le parti in gioco è poi di stipu<strong>la</strong>re dei rego<strong>la</strong>ri contratti noi non controlliamo che poi <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> troni allo sportello chiedendo che venga erogato il buono, diciamo il fatto è che chi si rivolge a noi stia<br />
andando incontro al<strong>la</strong> legalità in modo che diritti e doveri siano assolutamente chiari sin dall‟inizio , quindi<br />
l‟obiettivo è quello di rego<strong>la</strong>mentare e rendere meno far west quello che <strong>per</strong> ora si è gestito all‟interno del libero<br />
mercato<br />
665
D:E questo match tra <strong>la</strong> badante e <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> com’è?<br />
R:Avviene in momenti distinti oggi il servizio è a<strong>per</strong>to chi ha bisogno viene qui ha un colloquio con l‟o<strong>per</strong>atrice<br />
e l‟o<strong>per</strong>atrice aiuta in modo da verificare l‟assistente familiare il reale bisogno in modo che se c‟è bisogno di<br />
orientamento anche ad altri servizi o solo ad altri servizi se il bisogno appunto è quello di avere in parte una<br />
scheda che vada a fare <strong>la</strong> fotografia nel dettaglio in parte <strong>la</strong> definizione del bisogno e quindi hanno gli elementi<br />
<strong>per</strong> selezionare <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona e quindi il livello di autonomia adatto a quel<strong>la</strong> gestione, gli assistenti invece hanno un<br />
giorno che è dedicato all‟a<strong>per</strong>tura che è il lunedì con loro i passaggi sono due fondamentalmente il primo è<br />
quello in cui loro vengono e si candidano, si par<strong>la</strong> delle loro es<strong>per</strong>ienze precedenti delle loro disponibilità sia<br />
oraria sia i vari carichi assistenziali anche qui nel caso in cui magari il <strong>la</strong>voro di cura non sia <strong>la</strong> risposta alle loro<br />
necessità <strong>la</strong>vorative vengono quindi reindirizzati agli assistenti sociali del territorio, quindi <strong>la</strong> formazione <strong>la</strong>voro<br />
al centro <strong>per</strong> l‟impiego ai vari servizi il mappamondo <strong>per</strong> cui <strong>la</strong> rete dello sportello diciamo è a maglie<br />
decisamente fitte sia da un <strong>la</strong>to che dall‟altro e definite appunto le prime disponibilità delle assistenti familiari si<br />
decide secondo delle disponibilità delle assistenti familiari, secondo delle regole ben precise che sono <strong>la</strong><br />
disponibilità oraria , <strong>la</strong> disponibilità ai vari carichi assistenziali e poi di fare coincidere anche le esigenze<br />
dell‟uno e dell‟altro anche <strong>la</strong> competenza linguistica ha il suo peso e le <strong>per</strong>sone individuate come potenziali<br />
risposte al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> vengono colloquiate una seconda volta, questo secondo incontro si fa proprio nel dettaglio<br />
a capire proprio nel<strong>la</strong> pratica che cosa hanno fatto che strategie hanno messo in atto davanti al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e ai<br />
bisogni.<br />
Viene indagata sia <strong>la</strong> parte re<strong>la</strong>tiva alle competenze tecniche del <strong>la</strong>voro di cura sia <strong>la</strong> parte re<strong>la</strong>zionale legata a<br />
capacità di mediazione lettura del bisogno motivazione al <strong>la</strong>voro di cura distanza emotiva, insomma <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona<br />
che viene ritenuta idonea viene presentata al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> quindi diciamo che avrà tre passaggi, iscrizione primo e<br />
secondo colloquio e presentazione al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ne fa due iscrizione o primo colloquio <strong>per</strong> definire i<br />
proprio bisogno e presentazione al<strong>la</strong> badante che avviene sempre qui all‟altro sportello al<strong>la</strong> presenza di una o<br />
l‟altra o<strong>per</strong>atrice che fungono da mediatrici e comunque anche da facilitatrici <strong>per</strong> tirare fuori quelli che sono tutti<br />
i contenuti dell‟assistenza <strong>per</strong> fare in modo che con tutte le informazioni necessarie venga presa una decisione<br />
serena da una parte e dall‟altra<br />
D:Come strumentazione avete delle schede?<br />
R:Siamo organizzati in questo modo <strong>per</strong> le assistenti familiari utilizzano un programma informatico che è lo<br />
stesso che è in utilizzo allo sportello di sesto san Giovanni, questo <strong>per</strong> un accordo tra i due comuni anche <strong>per</strong><br />
facilitare l‟impiego visto che comunque <strong>la</strong> domanda è 5 volte tanto rispetto all‟ offerta si è pensato comunque ad<br />
una interscambiabilità delle candidature in modo da privilegiare l‟occupabilità, <strong>per</strong> le famiglie questa possibilità<br />
non c‟è ancora <strong>per</strong> questioni di privacy cose che fai che..comunque sono un po‟ barbose e quindi si utilizza una<br />
scheda cartacea, <strong>per</strong> le assistenti diciamo che <strong>la</strong> ricerca è un po‟ più facile <strong>per</strong>ché comunque il computer<br />
azionando vari filtri da‟ velocemente un elenco <strong>per</strong> le famiglie …. C‟è una fotografia su tutta <strong>la</strong> situazione quindi<br />
prevalentemente cosi e poi <strong>per</strong>ò …<br />
D:se c’è qualche problema dopo l’inserimento rimanete in contatto?<br />
Si si c‟è un monitoraggio a seguire attuato , ovviamente le risorse che questo servizio può mettere in gioco <strong>per</strong><br />
cui il contatto è <strong>per</strong>lopiù telefonico vengono calendarizzati degli aggiornamenti sia con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> sia con <strong>la</strong><br />
badante a 10 20 30 giorni in modo da vedere come procede l‟inserimento e nel caso in cui sorgono dei problemi<br />
sono solitamente gli stessi come dire attori del<strong>la</strong> questione a ripresentarsi allo sportello <strong>per</strong> cui è <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> a<br />
chiamare o segna<strong>la</strong>re oppure l‟assistente che si candida autonomamente in questo caso il tentativo dello sportello<br />
è quello di una mediazione, <strong>la</strong> posizione rimane sempre molto neutrale a meno di situazioni …..l‟obiettivo è<br />
quello di suggerire ad entrambi gli strumenti <strong>per</strong> risolvere <strong>la</strong> questione… poi che <strong>la</strong> risoluzione avvenga non<br />
avvenga quello rimane una cosa da vedere ….<br />
D:In <strong>per</strong>centuale quanti sono gli inserimenti di successo gli incontri di successo?<br />
Allora da parte nostra troviamo sempre qualcuno che si debba presentare problema che a volte vengono a fare <strong>la</strong><br />
scheda e non vanno bene <strong>per</strong>ché hanno trovato precedentemente una <strong>per</strong>sona oppure l‟anziano muore oppure<br />
presi dall‟ansia alcune famiglie vengono come a fare <strong>la</strong> spesa e <strong>la</strong> <strong>la</strong>sciano in sospeso e noi li chiamiamo <strong>per</strong>ché<br />
può essere successo di tutto … non si sa <strong>per</strong>ché non ci richiamano<br />
D:Quando poi si incontrano badante e assistente familiare?<br />
L‟80 <strong>per</strong> cento; <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> come dire se è determinata del <strong>per</strong>corso poi gioca anche <strong>la</strong> fiducia si affida al servizio<br />
<strong>per</strong> cui riesce a trovare una soluzione; mediamente <strong>per</strong> ogni <strong>famiglia</strong> vengono fatte due presentazioni ci sono casi<br />
in cui il bisogno aumenta magari il bisogno è aumentato …. si è codificato <strong>per</strong>ò come rego<strong>la</strong> c‟è chi è andata più<br />
o meno due presentazioni in modo che possano scegliere …<br />
666
D: E al domicilio è mai capitato di riuscire di fare qualcosa?<br />
allora a domicilio no appunto è un parente che si prende carico del contatto con il sevizio, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> sceglie gli<br />
vengono presentate due <strong>per</strong>sone con competenze al<strong>la</strong> pari, al<strong>la</strong> pari a livello di competenze tecniche, solitamente<br />
capita con qualche differenza a livello re<strong>la</strong>zionale in modo che poi <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> possa completare <strong>la</strong> scelta : noi <strong>la</strong><br />
selezione <strong>la</strong> facciamo in base alle informazioni che loro ci danno non avendo praticamente mai <strong>la</strong> conoscenza<br />
diretta dell‟anziano e <strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
D:Quindi gli obiettivi di questo servizio?<br />
R:Sono accompagnare e sostenere e tute<strong>la</strong>re le due parti<br />
D:Il punto di partenza? In questo anno di attività pensando al territorio e al processo di miglioramento …<br />
R:Allora siamo partiti sul<strong>la</strong> base comunque di un bisogno che si avvertiva <strong>per</strong>ché comunque le premesse erano<br />
già decisamente buone, c‟è stata una fase di preparazione <strong>per</strong> cui c‟è stata <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> rete con gli altri<br />
servizi che in quest‟ambito territoriale è tenuta partico<strong>la</strong>rmente in considerazione giustamente insomma, <strong>per</strong> cui<br />
ci sono state molte riunioni preparatorie con gli assistenti sociali non solo degli anziani ma anche area adulti<br />
proprio con tutto il servizio che si ah con gli sportelli presenti qui come dire con il <strong>la</strong>vori che erano quelli che<br />
intercettavano maggiormente tanto che proprio inizialmente <strong>la</strong> sede fisica dello sportello era proprio qui verso il<br />
punto <strong>la</strong>voro che raccoglie molti servizi di orientamento fino al <strong>la</strong>voro e si è decisa poi un'altra sede <strong>per</strong><br />
questioni di spazio e poi <strong>per</strong> connotarlo anche più verso le famiglie è stato scelto qui in Crocetta parchè un<br />
quartiere cruciale ed è rientrato in altre politiche. I miglioramenti sicuramente sono fattibili anche a livello di<br />
a<strong>per</strong>tura oraria vanno sempre mediati sulle risorse che poi ci sono a disposizione. Sui miglioramenti ci può<br />
essere il miglioramento del sistema informatico in modo che sul fronte famiglie potrebbe essere utilizzato in<br />
quanto abbatterebbe i tempi di calcolo di statistiche e quant‟altro. Sul<strong>la</strong> presenza nei territori è in previsione di<br />
a<strong>per</strong>tura a settembre anche a Cormano e a Cusano in modo da avere tutti i Comuni, ehm come parti dal servizio<br />
andrà deciso poi da committente se aprire solo alle famiglie o anche alle assistenti <strong>per</strong>ché forse è sufficiente due<br />
centri <strong>per</strong> le assistenti, anche <strong>per</strong>ché è facile che facciano confusione e li girino tutti e quattro.<br />
D: gli elementi che vi hanno facilitati? Pensando anche al<strong>la</strong> professionalità all’accompagnamento in<br />
<strong>famiglia</strong>.. etc<br />
R:in realtà ha dato una mano enorme anche <strong>per</strong>ché noi ci siamo inseriti in un contesto che era già virtuoso nel<br />
senso gli scambi con i contatti erano già attivi da tanto e questo è stato sicuramente facilitato; l‟amministrazione<br />
comunale è molto attenta a questo aspetto è stato messo a disposizione il fondo sul<strong>la</strong> non autosufficienza a e<br />
quindi abbiamo allo sportello… c‟è <strong>la</strong> possibilità di chiedere un bonus <strong>per</strong> quanti rego<strong>la</strong>rizzavano <strong>la</strong> badante sia<br />
che <strong>la</strong> trovassero tramite noi sia che <strong>la</strong> trovassero autonomamente e il requisito ovviamente che ci fosse un<br />
contratto rego<strong>la</strong>re questo ha sicuramente facilitato <strong>la</strong> conoscenza dello sportello anche a chi aveva già un<br />
assistente in casa <strong>per</strong>ò ha preso contatto con un servizio, è riuscito a tirare fuori <strong>la</strong> questione privata<br />
D: E da chi si sente supportata nello svolgere il <strong>la</strong>voro? Ripensando ai responsabili ai soggetti dei vari<br />
enti…<br />
R:bhè c‟è da una parte <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa che mette a disposizione io appunto sono <strong>la</strong> coordinatrice e poi due<br />
referenti all‟interno dell‟ufficio di piano che sono ..e ,,, che sono le coordinatrici <strong>per</strong> il comune di questo progetto<br />
e <strong>la</strong> rete di assistenti sociali indubbiamente totalmente di supporto l‟ufficio di piano con l‟erogazione dei bonus<br />
si è legato un legame molto stretto e il punto <strong>la</strong>voro<br />
D:con Caritas?<br />
R:Un po‟ meno secondo me è una presenza più marginale c‟è una suora che è referente ed è disponibile le<br />
<strong>famiglia</strong> si rivolgono prima a loro <strong>per</strong> avere informazioni <strong>per</strong>ché tramite <strong>la</strong> parrocchia c‟è un certo flusso e poi<br />
loro le rimandano a noi<br />
D:e con il patronato?<br />
R:Il contatto non è direttissimo ma il riamando alle famiglie si, mettiamo sempre l‟indirizzo dei patronati..<br />
diciamo “ andate a fare un preventivo” e..<br />
D:Sentite elementi di ostacolo difficoltà anche a livello re<strong>la</strong>zionale?<br />
R:Le difficoltà secondo me sono molto legate alle aspettative che tanto le assistenti quanto le famiglie<br />
ripongono nei confronti di questo servizio, allora un servizio strutturato <strong>per</strong> come stesso anche il welfare nato in<br />
questo contesto è un servizio che risponde ad un bisogno, il bisogno <strong>la</strong>vorativo e spesso anche alloggiativo delle<br />
assistenti familiari piuttosto del rinnovo e il bisogno assistenziale delle famiglie che si scontra con le possibilità<br />
economiche con un <strong>per</strong>corso che vada verso <strong>la</strong> fiducia nei confronti del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona a cui si deve <strong>la</strong> cura, quindi <strong>la</strong><br />
costruzione del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione è piuttosto impegnativa quindi da un parte le assistenti vengono qui appena cariche<br />
667
di aspettative hanno un contatto con <strong>la</strong> realtà strutturata in cui ci sono delle regole in cui vengono valutate in<br />
base alle competenze allora l‟abitudine è spesso che <strong>la</strong> connazionale e <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> che spesso <strong>la</strong>scia il <strong>la</strong>voro<br />
oppure te lo fa passare, diciamo che il passaparo<strong>la</strong> <strong>per</strong> cui alle volte è difficile capire il <strong>per</strong>ché di un secondo<br />
colloquio e di questi vari passaggi <strong>per</strong> cui le difficoltà re<strong>la</strong>zionali con le assistenti si giocano sia fra di loro <strong>per</strong><br />
capire l‟utilità di un servizio cosi strutturato sia nel cogliere le eventuali loro difficoltà venendo qui appunto<br />
motivate a trovare un <strong>la</strong>voro difficilmente palesano difficoltà oggettive o anche di salute, <strong>la</strong> vera difficoltà è<br />
anche quel<strong>la</strong> di cogliere qual è il vero bisogno e quindi queste fondamentalmente le <strong>per</strong>sonali difficoltà sul<br />
versante assistenti familiari … sul versante famiglie …. l‟aspettativa è molto alta sia su tempi sia sul<br />
coinvolgimento attivo.. capita che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> di frequente deleghi completamente allo sportello e trovare <strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>sona giusta è quasi creare <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona come se questo sevizio potesse levar loro come un peso<br />
e comunque cun peso che è contrattuale <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> si trova come datore di <strong>la</strong>voro ed è abbastanza<br />
inusuale e poi si inserisce comunque una <strong>per</strong>sona e poi nell‟intimità del<strong>la</strong> casa e li si dedica comunque una cura<br />
e ….<br />
D:E questo processo come viene gestito il rapporto? e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con al <strong>famiglia</strong>?<br />
Viene appunto accompagnata con un patto chiaro appunto il nostro è un accompagnamento un sostegno non ci<br />
possiamo sostituire c‟è capitato di famiglie che ci chiedessero ma <strong>per</strong>ché farci due presentazioni, scelga lei e me<br />
<strong>la</strong> mandi a casa. No! deve venire qui, fargli costruire pian piano l‟idea che comunque insomma un <strong>per</strong>sona non<br />
può essere inserita in un ambiante domestico pronti partenza e via, su un impiegato magari è possibile ma <strong>per</strong>ché<br />
comunque è un ambiente neutro quello dell‟ufficio che si gioca su regole chiare, in ambiente domestico e ben più<br />
difficile, insomma l‟intimità, le abitudini, anche le resistenze con difficoltà che si mettono in atto <strong>per</strong>ché <strong>la</strong><br />
badante diventa un po‟ come dire <strong>la</strong> dimostrazione di una <strong>per</strong>dita di autonomia che è difficile da accettare e<br />
anche <strong>per</strong> quello viene ascoltata <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> quando si tratta del primo inserimento che è sempre un po‟ il più<br />
drammatico e difficile, non sempre <strong>per</strong>ò diciamo che ci sono anziani che nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi oppongono<br />
resistenze; viene dato un mandato al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> di favorire l‟inserimento viene detto al caregiver di essere<br />
presente le prime volte in modo da agevo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> creazione di un rapporto di fiducia, stipendiare <strong>la</strong> presenza<br />
all‟inizio, parliamo al femminile <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> manodo<strong>per</strong>a è femminile tranne partico<strong>la</strong>ri casi in cui il carico<br />
<strong>la</strong>vorativo è partico<strong>la</strong>rmente impegnativo e ci vuole un po‟ di forza; se no comunque anche se magari in<br />
<strong>per</strong>centuale bassa nel 5 <strong>per</strong>cento ci sono uomini<br />
D:La maggiore soddisfazione ottenuta?<br />
Positivo, <strong>per</strong>ché eroghiamo anche i bonus, con <strong>la</strong> promessa di riveder anche il bonus cominciamo anche a capire<br />
come viene fatto un contratto le famiglie s<strong>la</strong>vo problemi che sorgono nel tempo sono soddisfatte non abbiamo<br />
mai avuto grossi problemi, <strong>la</strong> soddisfazione è buona è il rapporto con <strong>la</strong> gente quando le cose funzionano si<br />
ottiene un riscontro positivo da parte nostra sono anche soddisfazioni certo.<br />
Sono contenta quando riusciamo ad orientarci e andare incontro alle esigenze delle famiglie anche <strong>per</strong>ché<br />
andiamo incontro alle <strong>per</strong>sone e risolviamo un problema; <strong>la</strong> mia maggiore soddisfazione, una delle<br />
soddisfazioni più grandi è stato vedere che molti di quelli che hanno fatto i corsi di formazione con noi hanno<br />
<strong>per</strong>seguito nell‟iter, quindi c‟è chi è diventata asa oss e si è iscritta in scienze infermieristiche , il fatto di avere<br />
agito un po‟ da trampolino di qualcuno e avere svegliato un po‟ una curiosità e di averle stimo<strong>la</strong>te al<strong>la</strong><br />
costruzione di un <strong>per</strong>corso <strong>per</strong>sonale in divenire questo è indubbiamente una soddisfazione lo è anche quando,<br />
riscontriamo che magari una <strong>per</strong>sona è in difficoltà vuoi nelle prestazioni vuoi <strong>per</strong>ché non riesce a mettere a<br />
fuoco il proprio obiettivo <strong>per</strong>sonale <strong>la</strong> soddisfazione <strong>per</strong> me è quel<strong>la</strong> di convocar<strong>la</strong> a parte e di riuscire un po‟ dal<br />
seminato e di confrontarsi sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona su questa cosa in modo che il servizio non diventi selettivo in base a<br />
come è <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona nel momento in cui si presenta il servizio ogni qual volta si può agire sulle potenzialità di una<br />
<strong>per</strong>sona secondo me quello è una vera soddisfazione<br />
D:Ci sono stati momenti inattesi che si sono rive<strong>la</strong>ti significativi? Cose che avete notato che è importate<br />
fare? Elementi inattesi?<br />
R:Anche sull‟afflusso dell‟utenza più o meno è confermata in qualche modo ci si aspettava appunto una<br />
maggiore influenza di <strong>la</strong>voratrici <strong>la</strong>voratori e un‟oscil<strong>la</strong>zione molto forte di famiglie e <strong>la</strong>voratori <strong>per</strong> cui <strong>la</strong><br />
domanda più alta, anche <strong>per</strong> i bonus prima <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> facevano due passaggi qui e in Comune, ora anche <strong>per</strong><br />
agevo<strong>la</strong>rle un po‟ nel <strong>per</strong>corso <strong>per</strong> seguire <strong>la</strong> loro richieste adesso raccogliamo noi facciamo insieme <strong>la</strong> domanda<br />
e poi siamo noi portarle ai comuni, quindi abbiamo eliminato diciamo il passaggio che era un continuo andare e<br />
una <strong>per</strong>dita di tempo…<br />
D:cosa bisognerebbe fare e non è sto possibile fare?<br />
R:Forse garantire un a<strong>per</strong>tura più ampia non solo di front office ma anche di back office <strong>per</strong> cui tutta <strong>la</strong> parte<br />
dedicata appunto al<strong>la</strong> selezione al<strong>la</strong> presentazione al mantenimento e all‟implementamento del<strong>la</strong> rete con tutto<br />
quello che come dire dietro le quinte del servizio ; una sede ora stanno sistemando ma effettivamente una sede<br />
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che andrà ad essere ben visibile e raggiungibile sarebbe l‟ideale soprattutto <strong>per</strong> gli utenti le assistenti sono più<br />
abituate a girare <strong>per</strong> <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> le famiglie a volte può essere un po‟ disorientante.<br />
D:Un risultato concreto?<br />
R:La risposta a due bisogni una risposta coerente a due bisogni<br />
D:I benefici?sono stati attivate le risorse familiari?<br />
R:Molti sono stati inviati al servizio sociale <strong>per</strong>ché l‟esigenza era minima; magari era un intervento solo<br />
d‟igiene o di consegna pacchi in quel caso il bisogno viene riorientato o comunque gli si da l‟informazione che il<br />
territorio offre oppure gli si da una comunicazione via mail all‟assistente sociale nel caso si abbiano dei dubbi<br />
oppure si voglia completare <strong>la</strong> questione , <strong>per</strong>ò rivolgersi al servizio sociale è una situazione in cui è il caregiver<br />
ad attivarsi, <strong>per</strong> cui non sempre abbiamo riscontrato che <strong>la</strong> badante era <strong>la</strong> risposta adeguata, oppure in caso di<br />
difficoltà economiche , una difficoltà economica di far fronte all‟assunzione di una badante si cerca di trovare<br />
una soluzione ottimale sommando i vari servizi, può essere un assistente sociale, un minimo intervento di una<br />
badante, insomma il bisogno va co<strong>per</strong>to e si tenta di farlo nel modo migliore e più legale possibile,<br />
D:quindi rendere un po’ protagoniste le famiglie nel farsi carico, ritenete sia stato raggiunto come<br />
obiettivo? O l’atteggiamento di delega aumenta?<br />
R:no si muovono anche autonomamente attraverso i servizi sociali, a volte ci chiamano <strong>per</strong> dirci che hanno<br />
bisogno, anche noi se mandiamo una mail agli assistenti sociali e veniamo a sa<strong>per</strong>e che si sono rivolti poi a loro<br />
o se sono in balia di loro stessi, comunque il ritorno è positivo, poi ci sono sempre le eccezioni nel senso il<br />
tentativo dello sportello può essere quello di dare gli strumenti <strong>per</strong>ché possano leggere a situazione poi che li<br />
mettano in pratica oppure no rimane comunque un libera scelta forse <strong>la</strong> difficoltà più grossa, diciamo che chi<br />
parte dal rivolgersi a questo servizio una minima assunzione di responsabilità come dire l‟ha già fatto un minimo<br />
primo passo c‟è stato, tanto meno c‟è l‟intenzione di passare attraverso un canale più istituzionale secondo me <strong>la</strong><br />
difficoltà più grossa che vivono ed è quel<strong>la</strong> in cui si gioca tutto il servizio è <strong>la</strong> creazione di un rapporto con<br />
l‟assistente che non sia soltanto l‟aspettativa di una <strong>per</strong>formance professionale fatta solo sicuramente di output<br />
cioè di risultati incontrovertibili nel giudizio, è un a re<strong>la</strong>zione complicata anche <strong>per</strong>ché è una re<strong>la</strong>zione di <strong>la</strong>voro<br />
che <strong>per</strong>ò si istaura in un ambiente molto partico<strong>la</strong>re, forse sul<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione quindi sul magari le aspettative che<br />
non sempre vengono dichiarate dall‟inizio <strong>per</strong> cui il nostro suggerimento è veramente par<strong>la</strong>tevi come due<br />
sconosciuti <strong>per</strong> cui iniziando dalle cose più banali se desidera che <strong>la</strong> casa di sua mamma venga pulita iniziando<br />
dal<strong>la</strong> cucina e l‟ultima stanza deve essere il bagno sta a lei dirlo <strong>per</strong>ché se <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona lo fa in modo diverso e non<br />
l‟ha dichiarato, si tenta proprio di dirlo di farli par<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> questione gira su aspetti proprio banali di abitudini !<br />
D:il <strong>la</strong>voro di equipe?<br />
R:C‟è un equipe più meno mensile <strong>per</strong>ò molti momenti c‟è un equipe al<strong>la</strong> presenza delle due o<strong>per</strong>atici e di me in<br />
cui si prendono in analisi i casi del mese in modo che si riflette su quali sono le difficoltà e su quanto messo in<br />
atto <strong>per</strong> vedere se è stato sufficiente come impegno o se c‟è qualcosa da sistemare; e invece ci sono delle riunioni<br />
<strong>per</strong>iodiche con <strong>la</strong> committenza, anche <strong>per</strong>ché poi è un tema molto ristretto, fondamentalmente nel comune di<br />
Cinisello ci sono <strong>la</strong> responsabile dell‟UDP il servizio è gestito dal<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa in attesa di una nuova<br />
o<strong>per</strong>atrice e io che sono <strong>la</strong> coordinatrice <strong>per</strong> cui è anche molto facile comunicare …<br />
D:Lei è contenta di <strong>la</strong>vorare qui ? <strong>per</strong>ché?<br />
R:Per me si io sono o<strong>per</strong>atrice da 4 anni e mezzo a Sesto e il coordinamento di uno stesso servizio che nasce si<br />
sviluppa è un pezzo in più; con le difficoltà di un servizio che nasce e aveva un'altra ubicazione, e questo è<br />
normale <strong>per</strong> un servizio che si sviluppa da zero<br />
D:Sono Soddisfatti gli utenti?<br />
R:Si <strong>per</strong>ché è un servizio abbastanza nuovo, è facile raggiungerlo, a Bresso visibilissimo, adesso le diventerà<br />
maggiormente in fase di ristrutturazione dello sportello qui a Crocetta<br />
D:Come vede il futuro di questo servizio?<br />
R:Il monitoraggio è l‟aggiungere un passaggio in più che no sia insomma solo l‟incontro con <strong>la</strong> badante ma<br />
anche inserimento in <strong>famiglia</strong> quello sarebbe utile, sarebbe utile e quello sarà fatto ; prossimamente proporre di<br />
momenti formativi anche a moduli molto concentrati e monotematici in modo da partire da quello che serve più<br />
che partire dall‟infarinatura generale che poi si scontra da quello che parte e quant‟altro quindi degli interventi<br />
formativi sicuramente possono dare una mano e di essere come dire questo servizio dovrebbe diventare proprio il<br />
promotore e il consolidamento di una figura professionale che stenta a farsi <strong>per</strong>cepire come tale, stenta <strong>per</strong>ché <strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>cezione da parte del<strong>la</strong> famiglie che <strong>la</strong> cura si un qualcosa che sfugga da una dimensione professionale e stenta<br />
partire anche <strong>per</strong>ché le stesse assistenti fanno fatica a viverlo come un <strong>la</strong>voro anche <strong>per</strong>ché comunque <strong>per</strong> molti<br />
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di loro non è stata una scelta agita ma una scelta subita <strong>per</strong> cui <strong>la</strong> difficoltà nasce anche da quello. Invece come<br />
monitoraggio del servizio ci sarà un tavolo con il terzo settore.<br />
3.1.2.3. Trascrizione intervista al<strong>la</strong> suora del Volontariato Vincenziano che gestisce uno sportello di<br />
ascolto di Cinisello Balsamo, BADCIS3<br />
Buongiorno..segue breve presentazione del<strong>la</strong> ricerca…<br />
D:Che ruolo svolge in questo servizio? Quali sono i suoi compiti? Quali le azioni concrete che svolge?<br />
R:Intanto c‟era bisogno di focalizzare come domanda e offerta potesse essere messa in corre<strong>la</strong>zione, con <strong>la</strong><br />
possibilità di considerare sia <strong>la</strong> domanda che l‟offerta e questa è stata <strong>la</strong> prima cosa, <strong>la</strong> seconda cosa che noi<br />
avevamo chiesto che venisse attivato nel servizio di sportello assistenza familiare <strong>la</strong> possibilità di fare degli<br />
incontri, <strong>per</strong>ché le famiglie non avevano un punto dove andare, andavano vagando a destra e sinistra, è stato<br />
all‟inizio molto positivo <strong>per</strong> quello che riguarda il centro di ascolto poi una certa fatica è arrivata <strong>per</strong> <strong>la</strong> quantità<br />
delle <strong>per</strong>sone che andavano <strong>per</strong> cui cadeva <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione e diventava una cosa più burocratica, sono state le<br />
famiglie a dirci che così non andava bene, <strong>per</strong>ché non è tanto “signora compili questo modulo poi <strong>la</strong><br />
chiameremo” e noi <strong>la</strong> chiamiamo.. lo sportello era visto all‟inizio in modo molto positivo sia dalle famiglie che<br />
chiedevano sia dalle badanti che cercavano proprio <strong>per</strong> <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione adesso so che hanno rivisitato e rivisto<br />
numero delle <strong>per</strong>sone e degli spazi mi sembra che abbiano diviso il numero delle famiglie dalle <strong>per</strong>sone<br />
ultimamente non sono andata proprio <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che arriva ha bisogna di essere ascoltata no? Per dire , <strong>la</strong><br />
mia mamma non vuole quel<strong>la</strong> di colore piuttosto che, c‟era bisogno di uno spazio in cui <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione prendesse<br />
più piede, poi <strong>la</strong> domanda si finisce col far<strong>la</strong> ma l‟accoglienza iniziale era proprio basata sull‟ascolto sul sentirsi<br />
dire alcune cose; quindi noi prima lo facevamo adesso non lo facciamo più le <strong>per</strong>sone continuano a venire allo<br />
sportello di ascolto soprattutto nell‟emergenza che ti chiamano e noi le dirottiamo allo sportello di assistenza<br />
familiare dicendo che c‟è più possibilità di avere delle risposte, come continuano a venire qui delle badanti ma<br />
noi le mandiamo là, dicono “ma noi veniamo <strong>per</strong>ché qualcuno chiede a voi” <strong>per</strong>ò noi le dirottiamo <strong>la</strong>, c‟è un<br />
grosso problema delle c<strong>la</strong>ndestine….<br />
D:Vengono al centro di ascolto anche loro?<br />
R:c‟è il grosso problema di chi non è rego<strong>la</strong>, di chi non ha voluto, non ha potuto, adesso non so e allora li rimane<br />
uno spazio a<strong>per</strong>to … poi queste situazioni delle irrego<strong>la</strong>ri finiscono col risolversi tra di loro e questo è anche un<br />
altro rischio <strong>per</strong>ché io ti do un <strong>la</strong>voro e andiamo a finire su un aspetto poco legale se lo fanno tra di loro invece<br />
io non so cosa dire …<br />
D:Me lo dicevano anche dalle ACLI stanno cercando di muoversi <strong>per</strong> <strong>la</strong>vorare maggiormente su una<br />
modalità di contratto; che ruolo svolge all’interno del progetto?<br />
R:Noi <strong>la</strong> prima accoglienza sicuramente, <strong>la</strong> prima accoglienza è nostra avendo qui anche da tempo uno sportello<br />
in col<strong>la</strong>borazione con il volontariato Vincenziano siccome questo cento vincenziano offre altri servizi ad<br />
esempio <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di italiano <strong>per</strong> stranieri, tu hai un afflusso di gente che arriva qui e che quando arriva qui ti<br />
chiede …. e fino a giugno c‟è stata <strong>la</strong> sco<strong>per</strong>ta anche questo con il comune : c‟era <strong>la</strong> disponibilità di un medico<br />
pediatrico e di un medico <strong>per</strong> adulti una volta al<strong>la</strong> settimana, poi lo sportello informativo sanitario non era un<br />
ambu<strong>la</strong>torio ….. sempre attraverso <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> avevamo capito che molti stranieri non si rivolgevano al pronto<br />
soccorso <strong>per</strong> timore oppure l‟altra fetta che ha il medico che va al pronto soccorso e non ha capito che cos‟ha<br />
invece con lo sportello salute qui è anche quello una strada che porta altra gente, insomma qui <strong>la</strong> gente arriva<br />
D:In prevalenza le badanti o anche le famiglie ?<br />
R:Anche le famiglie con questa crisi di <strong>la</strong>voro molti piccoli artigiani piccole industrie edili gestite da stranieri<br />
sono tutte fallite, c‟è stato un grosso ritorno di <strong>per</strong>sone che erano “abbastanza autonome e adesso stanno<br />
ritornando giù, qui arriva di tutto … è un punto riconosciuto dal<strong>la</strong> gente ce n‟è uno in ogni parrocchia qui,<br />
Cinisello ha 7 parrocchie e ogni parrocchia ha il suo centro di ascolto noi siamo quello più centrale diciamo<br />
facilmente raggiungibile e <strong>la</strong> gente arriva, quindi è un primo colloquio e poi un indirizzare <strong>la</strong> dove sono <strong>per</strong>corsi<br />
da <strong>per</strong>corre riamane sempre il problema dei c<strong>la</strong>ndestini io limando sempre allo sportello <strong>la</strong>voro che poi ….<br />
Perché li sovente ci sono i mediatori io li mando li anche se sono c<strong>la</strong>ndestini <strong>per</strong>ché a volte il mediatore riesce a<br />
dare più correttamente informazioni, togliere <strong>la</strong> paura che certi hanno di andare a chiedere in certi sportelli, io li<br />
mando ugualmente poi è chiaro che loro possono farli entrare in quello che è il meccanismo domanda offerta<br />
<strong>la</strong>voro…<br />
D:Siete il primo accesso quindi e i beneficiari del servizio chi sono?<br />
R:Sono famiglie di tutti i tipi, quasi sempre <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> arriva a chieder quando è proprio all‟acqua al<strong>la</strong> go<strong>la</strong>,<br />
<strong>per</strong>ché oggi sono diminuite proprio le richieste di assistenza all‟anziano cosi <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong> problemi<br />
economici cerca di arrangiarsi quando arriva a chiedere è proprio quando <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> non ce <strong>la</strong> fa più…quando<br />
arriva bisogna intervenire subito <strong>per</strong>ché non c‟è una categoria specifica di <strong>famiglia</strong>, noi il sabato e domenica<br />
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interveniamo, ecco lo sportello non c‟è , il sabato e <strong>la</strong> domenica cerchiamo di dare delle risposte provvisorie<br />
<strong>per</strong>ché se sono arrivati al punto di saltare i nervi <strong>per</strong> una <strong>per</strong>sona amma<strong>la</strong>ta noi diamo il letto una notte,<br />
cerchiamo una donna dei nostri e poi <strong>la</strong> retribuiamo<br />
D:Avete anche richieste di aiuti economici?<br />
R:Si noi diamo questo ma molto mirato dopo che c‟è stato un confronto con i servizi sociali <strong>per</strong>ché non era<br />
corretto come si faceva prima adesso c‟è un confronto, se uno viene e chiedermi dei soldi, se già non ha cercato<br />
l‟assistente sociale lo cerchiamo noi e ci confrontiamo e anche su questo è reciproco a volte sono loro e ci<br />
chiedono <strong>la</strong> domanda di contributo e arriveranno loro oppure siamo noi a segna<strong>la</strong>re e dire “ma secondo me è<br />
opportuno che voi andate a fare una visita al servizio sociale e col cps”..gli adulti seguiti dal cps sono un grosso<br />
problema.<br />
D:Come funziona il <strong>la</strong>voro di rete?<br />
R:Noi nell‟ufficio di paino siamo presenti come Caritas volontariato Vincenziano a quasi tutti i tavoli <strong>per</strong> cui c‟è<br />
un confronto <strong>per</strong> esempio con <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, siamo andati ai piani di zona e quindi c‟è un dialogo<br />
D:Quali obiettivi pensa di raggiungere partecipando a questo progetto? Ci interessa sa<strong>per</strong>li anche <strong>per</strong><br />
capire un po’ <strong>la</strong> coerenza del <strong>la</strong>voro di rete<br />
R:Allora <strong>per</strong> l‟emergenza di dare una mano ma l‟obiettivo è nel caso di una <strong>famiglia</strong> con un bisogno di portar<strong>la</strong><br />
all‟autonomia in quanto è impensabile il mantenimento a vita del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ripeto adesso è un momento<br />
partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> esempio il <strong>la</strong>voro scarseggia, <strong>per</strong>ò assolutamente <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ha capito che noi ci parliamo<br />
non possono andare dall‟assistente sociale a raccontare un pezzo e a noi raccontarne un altro; loro sanno che noi<br />
ci parliamo e se si fa un intervento lo sa <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> lo sa l‟assistente sociali ed è nel<strong>la</strong> chiarezza noi riusciamo a<br />
dare una guida sui piccoli compiti e riusciamo a dire c‟è una col<strong>la</strong>borazione effettiva rispetto al problema<br />
suo..determinate cose le chiediamo di farle al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ….diciamo vai dall‟amministratore del condominio, ci<br />
diamo delle indicazioni in modo che viene contenuta un po‟ <strong>la</strong> situazione del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, con questo <strong>la</strong>voro di<br />
risolviamo i problemi il nostro obiettivo è riportare all‟autonomia e far capire le soluzione che loro cercano,<br />
prendo una casa in affitto <strong>per</strong>ò non si può <strong>per</strong>mettere <strong>la</strong> luce, <strong>la</strong> soluzione più facile certe volte non è <strong>la</strong> migliore,<br />
piuttosto ti aiutiamo al<strong>la</strong> caparra ma tu devi decol<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong> via legale s e no questo problemino lo risolvi più<br />
D:Il punto di partenza qual è stato? prima dello sportello di assistenza familiare com’era?<br />
R:Noi che avevamo questo <strong>la</strong>voro ci si rendeva conto che non poteva andare avanti prima <strong>per</strong>ché le regole del<br />
<strong>la</strong>voro sono complesse, secondo <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> documentazione va richiesta, terzo <strong>per</strong>ché una grossa fatica<br />
convincere le famiglie a valutare le <strong>per</strong>sone che prendevano…. era molto confermata <strong>la</strong> prassi “io non <strong>la</strong> metto in<br />
rego<strong>la</strong> “<br />
D:E Il punto in cui site arrivati?<br />
R:Adesso sicuramente più chiarezza, qui c‟è solo un colloquio di orientamento e di accoglienza e poi di utilizzo<br />
di ciò che c‟hai: le acli e poi no potendo <strong>per</strong> altro moltiplicare i servizi insomma….<br />
D:Quindi una maggiore distribuzione del <strong>la</strong>voro tra i soggetti del<strong>la</strong> rete…. e <strong>per</strong> quello che riguarda il<br />
matching tra famiglie e badanti?<br />
R:Io negli ultimi anni sono stata coinvolta in situazioni spiacevoli, <strong>per</strong>sone che accettavano di <strong>la</strong>vorare non in<br />
rego<strong>la</strong> , poi quando muore <strong>la</strong> signora ho visto denunciare, queste cose ci hanno fatto dire no non siamo più noi,<br />
non dobbiamo più essere noi quelli che gestiscono un rapporto di <strong>la</strong>voro non abbiamo più gli strumenti al<br />
riguardo<br />
D:Che cosa facilita lo svolgimento del servizio e il funzionamento di questa rete? Quali le risorse?<br />
R:Facilita il conoscersi, l‟essere insieme sui tavoli il confronto e più va beh tutti gli strumenti che oggi usiamo il<br />
telefono l‟email principalmente <strong>la</strong> conoscenza tra di noi, conoscersi tra di noi e a volte anche uno scambio di<br />
conoscenze … certe volte chiediamo a un mediatore di venire , c‟è uno scambio reciproco tra enti<br />
D:Quindi di sente supportata?<br />
R:Si avendo chiarito bene il nostro ambito e i diversi ambiti e comeptenze<br />
D:Quali ostacoli ci sono?<br />
R:Non so se si può definire ostacolo, tra le <strong>per</strong>sone quando non possiamo risolvere il loro problema ritornano …<br />
sta a noi essere ferme <strong>per</strong>ò noi non neghiamo mai l‟accoglienza e l‟ascolto poi vedi che <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona non ti chiede<br />
più niente dopo che l‟hai ospitata, non fare marcia indietro è sicuramente una fatica bisogna rispettare i criteri<br />
condivisi con <strong>la</strong> rete e orientare a chi è competente<br />
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D:La maggiore soddisfazione?<br />
R:Penso che tutto è gratificante <strong>per</strong>ché nel momento in cui sei qui <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona e una <strong>per</strong>sona che ti ferma <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> strada e ti ringrazia <strong>per</strong> il suggerimento dato eccetera, le re<strong>la</strong>zioni che costruisci <strong>per</strong>ché ne costruisci di<br />
re<strong>la</strong>zioni <strong>per</strong>ché poi ritornano <strong>per</strong> vedere se c‟è ancora <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e non da ultimo quando vedi dei risultati rispetto<br />
alle famiglie non tanto alle badanti, i nuclei che vedi che anno raggiunto l‟autonomia , magari non fanno salti di<br />
gioia <strong>per</strong>ò possono rialzare un po‟ <strong>la</strong> testa: queste sono delle gratificazioni,<br />
D:Ci son stati esiti inattese?Elementi innovativi?<br />
R:L‟innovazione parliamo non solo di prima a ma anche del<strong>la</strong> Caritas, sicuramente è stato aver convinto<br />
sull‟importanza di partecipare ai piani di zona <strong>per</strong>ché sempre tutti si <strong>la</strong>vora <strong>per</strong> aiutare <strong>per</strong>ò era un po‟ ognuno a<br />
curare il proprio orticello, aver convinto le <strong>per</strong>sone che quel<strong>la</strong> è <strong>la</strong> strada giusta secondo me l‟innovazione è <strong>la</strong><br />
partecipazione ai piani di zona, pur tenendo sempre fermo che noi non andiamo a sostituire l‟ente pubblico, noi<br />
siamo li a proporre quello che il nostro ambito e <strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong> costruire altro insieme è l‟innovazione;<br />
a volte rappresentanti delle associazioni di provato sociale l‟hanno vissuta come io porto li il problema;<br />
l‟innovazione è avere il privato sociale che è convinto che andare li è importante, non è risolvere il problema ma<br />
è costruire insieme qualcosa.<br />
D:Può indicare un risultato concreto che ha ottenuto con il suo <strong>la</strong>voro?<br />
R:Quello che dicevo prima, loro … detto brutalmente … non hanno più <strong>la</strong> possibilità di giocare tra noi e il<br />
Comune quindi sicuramente è questo … e si è reso visibile una col<strong>la</strong>borazione e uno scambio, ritorniamo ai<br />
benefici che hanno da questo, intanto sa<strong>per</strong>e che c‟è qualcuno a cui possono rivolgersi, il vantaggio nostro<br />
rispetto agli sportelli è che noi abbiamo un orario più flessibile pur delimitando una fascia dell‟ascolto, inoltre<br />
gli o<strong>per</strong>atori vanno vengono, noi suore rimaniamo qua, questo ha fatto si che questo centro sia diventato un<br />
riferimento, questo centro; a noi capita anche di avere <strong>la</strong> telefonata alle nove di sera <strong>per</strong> chiedere <strong>per</strong> caso se<br />
abbiamo del <strong>la</strong>tte <strong>per</strong> i bambini, questo è sicuramente un beneficio <strong>per</strong> le nostre famiglie, questo vuol dire che<br />
noi ci siamo non possiamo tutto <strong>per</strong>ò un beneficio sicuramente, anche il mix delle cose, qui c‟è un <strong>la</strong>boratorio in<br />
cui fanno le iniezioni chi accede magari <strong>per</strong> il centro d‟ascolto scopre anche questo; <strong>per</strong>tanto c‟è un integrazione<br />
socio sanitaria<br />
Prevalentemente comunque è l‟ascolto è una paro<strong>la</strong> che si dice in mille occasioni <strong>per</strong> tanti aspetti ma è <strong>la</strong> verità e<br />
questa cosa qui, un nuovo progetto chche è partito, un babyparking <strong>per</strong> esempio. Spiega delle animatrici e del<strong>la</strong><br />
grossa domanda <strong>per</strong> badanti e assistenti domiciliari <strong>per</strong> uno o due ore, dopo un mese o due <strong>la</strong> cosa scoppiava,<br />
c‟era una grossa fetta di donne che ci richiedevano questo servizio, vengono ,portano due ore 4 ore il bambino , è<br />
a<strong>per</strong>to al mattino, legato all‟orario dell‟assistenza<br />
D:Che cosa bisognerebbe fare e non è stato possibile fare <strong>per</strong> carenza di risorse?<br />
R: <strong>per</strong> quanto riguarda il discorso badanti, all‟inizio ci si poneva il corso formativo, poi sono subentrati questi<br />
corsi osa asa e abbiamo accantonato, abbiamo fatto un pio di serate formative, io ritengo sia un bisogno ancora,<br />
noi sentiamo il disagio dell‟anziano …. cioè <strong>la</strong> cultura il concetto di ordine sono ancora dei grossi problemi e le<br />
bandati non vengono formate a questo, questo a mio avviso<br />
D:i soggetti el<strong>la</strong> rete quali sono?<br />
R:c‟è <strong>la</strong> Caritas i centri di ascolto Caritas i 7 centri <strong>la</strong> Caritas come coordinamento, questo centro Vincenziano<br />
c‟è anche una casa d‟accoglienza <strong>per</strong> donne e minori, il Comune i servizi sociali e tutte le coo<strong>per</strong>ative<br />
D:ritiene sia aumentato il senso di autoefficacia?le famiglie si siano sentite valorizzate? Rese protagoniste?<br />
R:Secondo me si <strong>per</strong>ò anche solo sentirti dire signora lei non può….. stabilire un rapporto cosi…. si informi<br />
vada, par<strong>la</strong>vano delle modalità re<strong>la</strong>zionali, io l‟avevo detto al<strong>la</strong> responsabile del servizio che è importante <strong>la</strong><br />
re<strong>la</strong>zione e delicata…ma è stato un numero altissimo, adesso ancor di più con <strong>la</strong> crisi, allo sportello all‟inizio <strong>la</strong><br />
quantità di flussi impediva <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
Qui allo sportello <strong>la</strong>vorano 5 o<strong>per</strong>atrici 2 suore e 3 <strong>la</strong>ici e poi c‟è dietro il discorso del<strong>la</strong> visita familiare se<br />
sappiamo che l‟anziano sta male noi andiamo a visitar<strong>la</strong> ma anche quelli che hanno <strong>la</strong> badante, è una visita<br />
diversa basata sul<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione,<br />
D:è facile accedere a questo sportello?<br />
R:le famiglie vengono quando il figlio è unico <strong>per</strong>ché il figlio è tra l‟incudine e il martello è tra <strong>la</strong> mogie e <strong>la</strong><br />
madre allora si <strong>la</strong>vora molto sull‟anziano <strong>per</strong>ché è inutile andare a <strong>la</strong>vorare sul<strong>la</strong> moglie del figlio, far capire che<br />
il figlio c‟è ma bisogna <strong>la</strong>vorare sul fatto di fare entrare una <strong>per</strong>sona che può essere d‟aiuto.<br />
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D:Il <strong>la</strong>voro in equipe com’è?<br />
R:Noi come centri di ascolto abbiamo un incontro mensile noi come o<strong>per</strong>atori dei centri di ascolto, cosi anche<br />
<strong>per</strong> confermare una prassi un metodo, noi abbiamo un problema di chi, dotarsi degli strumenti mentre con gli<br />
altri del servizio non c‟è un incontro, rimane l‟incontro del piano di zona oppure il contatto telefonico<br />
all‟occorrenza <strong>per</strong> aggiornarsi sul problema preciso, oppure visita <strong>per</strong> par<strong>la</strong>re di problemi specifici, incontro<br />
all‟inizio dell‟anno con lo sportello<br />
D:Lei è Soddisfatta di <strong>la</strong>vorare in questo servizio?<br />
Si sono soddisfatta, vorrei avere più tempo, più idee no <strong>per</strong>ché dicono che dovrei averne di meno, sono<br />
soddisfatta e non rinuncio al mio metodo che è quello di coinvolgere qualsiasi o<strong>per</strong>atore e volontario che assume<br />
un impegno e che il volontario sia capace di andare avanti poi da solo<br />
Il problema del <strong>la</strong>voro nero è una realtà noi vediamo che qui vengono a curare le ma<strong>la</strong>ttie <strong>per</strong>ò noi non possiamo<br />
risolvere il problema ab<strong>la</strong>tivo ne quello <strong>la</strong>voro<br />
D:Come vede il futuro di questo servizio?<br />
R:Andrà sicure mante ad essere rivisto, <strong>per</strong>ché se cresce nel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> una cultura di tipo diverso, <strong>per</strong> esempio<br />
tenere l‟anziano in casa piuttosto che portarlo al ricovero, se cresce anche l‟idea di chi ti viene ad aiutare in casa<br />
sicuramente lo sportello dovrà modificarsi in funzione dei cambiamenti delle famiglie<br />
D:Come progettualità vostra?<br />
R:Il babyparking e chiamare le mamme ..rimane anche a loro di capire qual è il disagio vero arrivare al<strong>la</strong> donna<br />
<strong>per</strong> vedere se si può aiutare i modo diverso le donne … fare si che questo servizio vada dentro altro, sono spesso<br />
delle colf italiane o straniere, ci interroghiamo sugli adulti con problemi psichici.<br />
D:Quali sono i finanziatori dello sportello di ascolto?<br />
Noi abbiamo dal<strong>la</strong> parrocchia un tot economico all‟anno il volontariato Vincenziano da degli aiuti, riceviamo <strong>per</strong><br />
esempio questa macchina <strong>per</strong> esempio che è una convenzione che <strong>la</strong> coop Lombardia ha fatto <strong>per</strong> noi e<br />
ricaviamo ogni mese 2000 euro di prodotti di <strong>la</strong>tte <strong>per</strong> bambini, pannolini, è una convenzione ufficiale , noi<br />
riceviamo molto anche dalle famiglie , non soldi ma beni alimentari.<br />
3.1.2.4. Trascrizione intervista al responsabile Acli Nord <strong>per</strong> il servizio dello sportello di assistenza<br />
familiare, BADCIS4<br />
D: Abbiamo scelto lo sportello di assistenza familiare <strong>per</strong>ché ci sembra una buona pratica, Perché secondo<br />
lei il suo servizio può essere considerato tale (cioè una buona pratica)?<br />
R:Allora re<strong>la</strong>tivamente al servizio noi come ACLI facciamo una serie di servizi dedicati ai cittadini e in alcuni<br />
casi e appunto specifici <strong>per</strong> le famiglie e <strong>per</strong> gli anziani e in partico<strong>la</strong>re re<strong>la</strong>tivamente a questa ultima casistica si<br />
può trovare quel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva a definire quali sono le procedure amministrative <strong>per</strong> l‟assunzione <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione di<br />
una colf badante <strong>per</strong>ché nel nostro caso specifico abbiamo parecchi utenti che ci chiedono questo servizio…<br />
come avviene <strong>la</strong> cosa <strong>la</strong> cosa …è una difficoltà che si presenta al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> con questa richiesta molto spesso ha<br />
trovato lei stessa una badante e allora prima noi con un colloquio singolo e poi con un colloquio congiunto a tre<br />
spieghiamo una attimino gli aspetti normativi con cui deve essere rego<strong>la</strong>to un rapporto quindi le procedure,<br />
<strong>la</strong>‟attivazione con l‟inps, con l‟INAIL, cosa dice il contratto di <strong>la</strong>voro elle <strong>la</strong>voratrici domestiche quindi voglio<br />
dire i vari diritti e doveri e poi seguiamo l‟eventuale rapporto in itinere e fino al<strong>la</strong> fine, fino alle dimissioni che<br />
possono avvenire <strong>per</strong> eventuale licenziamento del<strong>la</strong> badante oppure <strong>per</strong> un decesso del badato…<br />
D:e come avviene il monitoraggio?<br />
R:E tenga presente che il monitoraggio è molto serrato <strong>per</strong>ché ogni mese abbiamo il contatto con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che<br />
ci comunica le ore effettuate le eventuali ferie e <strong>per</strong>messi goduti e quindi c‟è un rapporto molto ravvicinato nel<br />
tempo <strong>per</strong>ché tutti i mesi diamo il cedolino paga poi provvediamo trimestralmente a dare il bollettino dell‟inps<br />
<strong>per</strong> il pagamento dei contributi previdenziali poi nel <strong>per</strong>iodo del<strong>la</strong> dichiarazione ci risentiamo… ecco noi<br />
facciamo questo servizio lo facciamo su alcuni comuni del nord Mi<strong>la</strong>no, noi come ACLI nord Mi<strong>la</strong>no <strong>la</strong>voriamo<br />
su Cinisello Cusano Cormano Paderno e Senago, 5 comuni del<strong>la</strong> cintura nord Mi<strong>la</strong>no , significativi <strong>per</strong>ché c‟è<br />
una forte presenza di questa casistica; molto spesso ci interfacciamo con l‟ente locale anche <strong>per</strong>ché questa<br />
problematica di <strong>per</strong> se ne agganciano altre <strong>per</strong> esempio l‟anno scorso all‟inizio di settembre abbiamo dovuto<br />
aprire gli uffici sul<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rizzazione delle badanti tutte le problematiche del<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rizzazione delle badanti<br />
extracomunitarie tutto un altro capitolo che anche noi affrontiamo nell‟ambito piu complessivo dei servizi al<br />
cittadino che le ACLI svolgono quello del<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rizzazione delle colf badanti quello dei ricongiungimenti dei<br />
rinnovi di <strong>per</strong>messo e anche quello li è un filo ne che va di pari passo e questa cosa è <strong>la</strong> cosa importante, cosa<br />
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abbiamo fatto a corol<strong>la</strong>rio e che cosa vorremmo fare? Per esempio abbiamo istituito un corso specifico <strong>per</strong><br />
badanti extracomunitarie, un corso di italiano finalizzato proprio al<strong>la</strong> gestione del <strong>la</strong>voro domestico quindi con i<br />
termini specifici su questa cosa proprio <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere <strong>la</strong> badante di integrarsi più a pieno nel nucleo familiare è<br />
nostra intenzione in prospettiva fare anche una sorta di intervento e di mediazione umanistica tra <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e <strong>la</strong><br />
badante <strong>per</strong>ché in realtà questo è un rapporto che potrebbe e essere molto problematico <strong>per</strong>ché intanto è un<br />
rapporto che nasce su due esigenze contrapposte l‟una è quel<strong>la</strong> di trovare un <strong>la</strong>voro l‟altra è quel<strong>la</strong> di avere un<br />
familiare che ha bisogno di essere accudito, ci piaceva l‟idea di dare degli elementi a questo rapporto che è un<br />
rapporto un po‟ forzato a degli elementi che aiutassero <strong>la</strong> convivenza e allora siamo un po‟ pensando a questa<br />
sorta di mediazione umanistica di una figura che aiutasse le parti a capirsi e a comprendersi.<br />
D:E nell’ambito dello sportello non si riesce? mi dicevano che questo momento di ascolto e comprensione è<br />
possibile solo all’avvio mentre poi questo rapporto da monitorare è più difficile, quindi state pensando di<br />
estenderlo all’interno di tutto il servizio sportello badanti di Cinisello oppure è un idea vostra?<br />
R:No questo progetto qua che noi stiamo cercando di costruire poi noi vorremmo voglio dire inserirlo nel<br />
pacchetto del servizio <strong>per</strong>ché noi questo servizio qua dopo le prime consulenze se <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> vuole formalizzare<br />
con noi l‟assistenza contrattuale noi che cosa facciamo? Facciamo sottoscrivere un abbonamento che può essere<br />
semestrale o annuale dove appunto li seguiamo <strong>per</strong>ché il cedolino avviene con il pagamento mensile e l‟idea è<br />
quel<strong>la</strong> di inserire nell‟ambito di questo pacchetto di questo servizio anche questo intervento fatto da questa figura<br />
<strong>per</strong>ché non le nego che spesso ci capitano rapporti che durano anche un tempo breve proprio <strong>per</strong> incomprensioni,<br />
quindi secondo me è importante <strong>per</strong> entrambe le figure far comprendere le esigenze intensive e il contesto,<br />
questo match di esigenze, <strong>per</strong>ché uno pensa di assumere <strong>la</strong> serva, l‟altra è una <strong>per</strong>sona <strong>la</strong>ureata in ingegneria<br />
meccanica a Kiev e dice guarda che <strong>la</strong>voro mi tocca fare e allora mi piaceva avere un idea <strong>per</strong> aiutare le parti.<br />
Potrebbe realizzarlo una figura mediatrice umanistica, qui sopra c‟è un consultorio familiare, ma c‟è anche<br />
questa figura di mediatrice umanistica con <strong>la</strong> quale è iniziata un po‟ l‟idea <strong>per</strong>ché al convegno era presente una<br />
<strong>per</strong>sona con cui stiamo <strong>la</strong>vorando su questa cosa e questa figura si qualifica come umanistica, e pensando al<br />
servizio come strutturato in rete<br />
D:Abbiamo scelto lo sportello di assistenza familiare <strong>per</strong>ché ci sembra una buona pratica, Perché secondo<br />
lei il suo servizio può essere considerato tale (cioè una buona pratica)?<br />
R:Intanto bisogna fare una premessa le ACLI sono una realtà storica fortemente radicata che gode di una forte<br />
fiducia dei cittadini in questi comuni <strong>per</strong>ché ormai siamo diventati <strong>per</strong> definizione un ufficio di riferimento, le<br />
ACLI sono radicati con una lunga storia che gode di credibilità da parte dei cittadini, degli immigrati ma a anche<br />
degli enti locali, questo ci ha <strong>per</strong>messo di fare una rete di re<strong>la</strong>zioni, una rete di sinergie anche con l‟ente locale<br />
ecco ogni qual volta si affronta una nuova esigenza normativa, noi ci troviamo al tavolo <strong>per</strong> capire come<br />
affrontar<strong>la</strong> e qual benefico dare al meglio con i cittadini e questo <strong>per</strong>ché è una buona prassi <strong>per</strong>ché dai risultati<br />
che ne scaturiscono capiamo che il cittadino ha trovato una risposta una soluzione ai suoi problemi poi c‟è questa<br />
nostra disponibilità, noi abbiamo dedicato e investito risorse umane, le abbiamo formato abbiamo stabilito degli<br />
spazi e dei luoghi con delle disponibilità di tempo <strong>per</strong> esempio sul settore re<strong>la</strong>tivo ai <strong>per</strong>messi di soggiorno,<br />
abbiamo addirittura una <strong>per</strong>sona di origine filippina, oggi mattina c‟è allo sportello, sa più lingue, questo facilita<br />
<strong>per</strong>ché vede uno straniero come lui<br />
D:Quindi mi ha citato <strong>la</strong> sinergia, <strong>la</strong> soddisfazione il <strong>la</strong>voro di rete e <strong>la</strong> professionalità e poi?<br />
R:E poi niente sul fronte delle badanti vogliamo aggiungere degli altri elementi che possono essere <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di<br />
badanti e quindi un‟evoluzione. L‟ultima cosa che in assoluto abbiamo fatto <strong>per</strong>ché crediamo che l‟integrazione<br />
e l‟accoglienza sia un fatto culturale abbiamo portato a Cinisello questa mostra fotografica che è una mostra<br />
fotografica fatta da 10 fotografe badanti colf assistenti familiari del Lazio, foto fatte da loro nelle famiglie dove<br />
vivono e quindi è un po‟ loro come ci vedono ed è stato un discreto successo….Allora questa è una mostra<br />
fotografica realizzata dall‟associazione camera 21 culturale e fotografica, portati qui in occasione del convegno è<br />
stata interessante tutto si trova sul sito www.camera21.it. L‟accoglienza e l‟integrazione non si fa solo dando<br />
seguito ad una norma ma aprendosi in tutto e <strong>per</strong> tutto nei confronti dell‟altro insomma….<br />
D:concretamente le azioni che si svolgono?<br />
R:i colloqui, i colloqui in itinere, le consulenze e tutte le problematiche che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> incontra prima oppure <strong>la</strong><br />
badante, noi abbiamo questo sportello, una volta che si apre il rapporto anche <strong>per</strong> eventuali esigenze future, il<br />
referente<br />
D:chi chiamano le famiglie? ci sono vari o<strong>per</strong>atori?<br />
Si noi abbiamo due o<strong>per</strong>atrici che si sono suddivisi il <strong>la</strong>voro in base ai Comuni, loro tengono il rapporto con <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> e con <strong>la</strong> badante, poi <strong>per</strong> quanto riguarda il rapporto con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e gli immigrati vengono<br />
direttamente loro e <strong>per</strong> i ricongiungimenti e anche li c‟è <strong>la</strong> nostra mediatrice linguistica culturale che riceve su<br />
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appuntamento e riceve i cittadini e li informa e istituisce le pratiche, può essere il ricongiungimento oppure tutta<br />
<strong>la</strong> documentazione che serve al<strong>la</strong> questura o allo sportello immigrati,<br />
D:poi ci sono altri obiettivi?<br />
R:Ne abbiamo un altro che è quello <strong>per</strong> gli immigrati che sono imprenditori e tito<strong>la</strong>ri i partita iva , l‟immigrato fa<br />
il passo di diventare <strong>la</strong>voratore autonomo e c‟è un <strong>la</strong>voro da fare di legalità, non le nego che tanti<br />
extracomunitari non ne vogliono sa<strong>per</strong>e di pagare l‟INAIL, l‟inps, e nel prossimo semestre con il CTP abbiamo 2<br />
moduli, uno sul sistema fiscale italiano e l‟altro sul sistema previdenziale <strong>per</strong> fargli capire le regole che<br />
governano <strong>la</strong> nostra società, terminologie o adempimenti che noi abbiamo nei paesi d‟origine non esistono e<br />
allora loro si trovano spaesati <strong>per</strong>ché non capiscono cosa devono pagare e <strong>per</strong>ché devono pagare l‟inps ad<br />
esempio, parliamoci chiaro fare le rimesse ai familiari, noi stiamo facendo un po‟ uno sforzo educativo sul<strong>la</strong><br />
legalità…<br />
D:E dove siete arrivati nell’area colf badanti?<br />
R:Siamo riusciti a darci e a formalizzare il servizio all‟interno del<strong>la</strong> nostra struttura/azienda abbiamo definito un<br />
servizio abbiamo dedicato luoghi e tempi e stiamo formando le o<strong>per</strong>atrici e le facciamo partecipare ai vari<br />
convegni, non le nego che abbiamo fatto partecipare a due moduli formativi su come rapportarsi con il cittadino<br />
extracomunitario <strong>per</strong>ché anche qui c‟è una questione di gesti e modalità di rapportarsi importante, tra <strong>la</strong> badanti<br />
abbiamo tante ucraine rumene e poi sudamericane. Ecco adesso lo stiamo spingendo anche negli altri Comuni da<br />
Cinisello dove è nato, da settembre lo faremo avviare anche a Senago e Paderno spostando le o<strong>per</strong>atrici nei<br />
comuni non facendoli venire qua ma andando loro incontro<br />
Vogliamo arrivare a migliorare il servizio ma anche ad aggiungere a questo servizio un valore aggiunto di tipo<br />
culturale che deriva dall‟associazione di cittadini <strong>la</strong>voratori che ha in mente una società di un certo tipo dove <strong>la</strong><br />
giustizia <strong>la</strong> legalità sono un po‟… anche in comuni di <strong>per</strong>iferia avere un luogo dove accogliamo vari stranieri<br />
secondo noi è già un punto forte a nostro favore, <strong>per</strong>ché specie sulle grosse questioni i sindacati rimandano nel<strong>la</strong><br />
sede provinciale;<br />
D:gli elementi facilitanti? Da chi vi sentite supportati?<br />
R:Intanto come ACLI c‟è una rete nostra ACLI <strong>per</strong>ché questo sevizio lo fanno a livello nazionale su queste<br />
tematiche l‟associazione promuove incontri ed è in continuo aggiornamento <strong>per</strong> renderlo più vicino alle esigenze<br />
… ma anche con lÈente locale <strong>la</strong>voriamo molto bene, il comune di Cinisello<br />
D:Elementi di ostacolo?<br />
R:Il cittadino straniero ha dei problemi con le banche, secondo me, se non ci si mette intorno ad un tavolo, il<br />
cittadino straniero le associazioni gli enti locali e quelli che sono un po‟ gli altri attori del vivere civile anche <strong>la</strong><br />
chiesa, se non si <strong>la</strong>vora insieme difficilmente si faranno passi importanti tenendo presente che il mondo degli<br />
stranieri può essere un mondo <strong>per</strong> affari poco chiari, può essere un mondo dove c‟è un grosso impegno e non c‟è<br />
un ritorno economico, anche sulle banche, non pagano le spese gli immigrati c‟è una grossa morosità<br />
D:e <strong>la</strong> maggiore soddisfazione ottenuta?<br />
R:guardi ritengo sia quel<strong>la</strong> che con <strong>la</strong> normativa e le leggi attuali quel<strong>la</strong> di … intanto io credo che noi abbiamo<br />
un ruolo specifico quello di intermediario tra il cittadino e lo stato io ritengo che adempiamo nel modo migliore a<br />
questo ruolo quando riusciamo a fare comprendere al cittadino italiani e non quelle che sono le regole di questo<br />
stato e come ci si deve comportare e dall‟altra parte noi facciamo <strong>la</strong> nostra parte nei confronti dello stato quando<br />
ci mettiamo a disposizione e facciamo questo <strong>la</strong>voro di educazione <strong>per</strong>ché se ne esce soltanto se c‟è una cultura<br />
sul<strong>la</strong> legalità e l‟accoglienza, senz‟altro un punto di cui siamo fieri è che qui le cose si fanno bene e in rego<strong>la</strong> e se<br />
c‟è un servizio gratis o da pagare un euro si paga...noi siamo soddisfatti quando facciamo comprendere al<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> e al<strong>la</strong> badante quelle che sono un po‟ le regole del vivere civile, che può costare ma ognuno fa <strong>la</strong> sua<br />
buona parte da cittadino<br />
D:e in termini concreti i risultati?<br />
R:il numero delle pratiche gestite il ritorno delle famiglie e un riconoscimento che può esprimersi in vari modi<br />
un riconoscimento da parte delle famiglie e delle badanti dove ci affidano anche casistiche partico<strong>la</strong>ri e dove<br />
viene riposta anche <strong>la</strong> loro fiducia nei nostri confronti.<br />
D:I benefici che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ha dal vostro intervento?<br />
R:I benefici sono quelli di affrontare tematiche nuove e temporali magari <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta nel<strong>la</strong> vita le famiglie<br />
avendo trovato una associazione che su questa specifica cosa li segue <strong>per</strong>ché altrimenti l‟alternativa sarebbe<br />
quel<strong>la</strong> di girovagare e trovare il consulente <strong>per</strong>ché purtroppo <strong>la</strong> premessa di tutto è che viviamo in una società<br />
complessa ormai più nul<strong>la</strong> è banale più nul<strong>la</strong> è semplice, noi che ci crediamo cittadini e <strong>la</strong>voratori abbiamo il<br />
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compito di interpretare un pezzo del<strong>la</strong> realtà e mettere a disposizione e a conoscenza ai nostri soci e ai nostri<br />
cittadini il nostro know out<br />
D:Ci sono stati degli esiti inattesi?elementi che si sono rive<strong>la</strong>ti significativi..modalità…<br />
R:Ma guardi tutta <strong>la</strong> parte del dialogo telematico senz‟altro fa parte delle nuove modalità ecco un appunto che<br />
devo costatare purtroppo che negli ultimi anni i CAF e i patronati vengono usati dal legis<strong>la</strong>tore o dal governo<br />
come valvo<strong>la</strong> di sfogo, voglio dire troppo spesso dal<strong>la</strong> mattina al<strong>la</strong> sera in televisione par<strong>la</strong>no di una nuova<br />
norma e dicono andate ai CAF e ai patronati, l‟anno scorso è stato stabilito che ci sarebbe stata <strong>la</strong><br />
rego<strong>la</strong>rizzazione noi abbiamo dovuto adeguarci e oltretutto a carico interamente dei patronati, e i patronati non<br />
hanno ricevuto un euro, mi sembra dove non arriva lo stato e i patronati non c‟è un accordo una condivisione del<br />
progetto, noi facciamo pratiche <strong>per</strong> due euro tre euro ecco su quello mi sembra che c‟è un po‟ un uso<br />
strumentale, c‟è un emergenza noi stato non riusciamo, ci sono queste associazioni voi andate da loro, poi noi<br />
dobbiamo sa<strong>per</strong>e <strong>per</strong> tempo queste norme e non le sa neanche lo stato poi ci sono le circo<strong>la</strong>ri applicative,<br />
dobbiamo fare dei software tutta una serie di cose spesso quando il contribuente viene qua e ci trova impreparati<br />
e mi dispiace quando intravede che ah <strong>la</strong> convinzione che non siamo preparati competenti ma non è cosi <strong>per</strong>ché<br />
se ce lo dicono non <strong>per</strong> tempo noi è il nostro mestiere, mi sembra che da quel<strong>la</strong> parte (dello stato) ci sia un<br />
problema … noi non è che siamo onniscienti…<br />
D:Ho capito ci sono mancanza di risorse economiche risorse umane ..<br />
R:Eh bhe si.. tenga presente che poi tutto non si può sempre basare sul volontariato <strong>per</strong>ché quando facciamo<br />
servizi altamente specializzati<br />
D: eh nel rapporto con le famiglie anche <strong>per</strong> lo sportello di assistenza familiare vengono attivati i figli/ i<br />
caregiver?<br />
R:Consideri che ci sono i figli o i nipoti…Ma c‟è un atteggiamento di delega o si cercano di fare arrivare i figli o<br />
i nipoti nel senso si rivolgono a voi o diventano protagonisti, <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> di questa società è che il tempo da<br />
dedicare alle <strong>per</strong>sone è estremamente limitato, se il parente non ha questa disponibilità cerca di pretendere dagli<br />
altri attori il massimo se siamo nel<strong>la</strong> situazione in cui anche il parentesi trova già in prensione allora ecco qui che<br />
un protagonismo maggiore c‟è<br />
D:E il <strong>la</strong>voro i equipe come funziona come è strutturato?<br />
R:Si ci si incontra <strong>per</strong> fare il punto del<strong>la</strong> situazione ogni mesetto,, un equipe limitata, poi noi abbiamo anche un<br />
consulente esterno specifico sul<strong>la</strong> normativa in materia di <strong>la</strong>voro e quello li è un altro soggetto che<br />
coinvolgiamo e che è sempre presente da parte del<strong>la</strong> formazione eh poi in base alle varie esigenze in base alle<br />
varie occasioni poi ci si sente sempre <strong>per</strong>ò ecco sic cerca di essere protagonisti di essere presenti nelle feste di<br />
quartiere nelle feste paesane noi cerchiamo di fare lo sportello di fare formazione..<br />
D:le re<strong>la</strong>zioni con gli altri o<strong>per</strong>atori come le valuta?<br />
R:Le valuto favorevolmente fanno sempre delle richieste di maggiore coinvolgimento, ma contributi zero, noi<br />
che siamo una società privata dobbiamo fare un po‟ <strong>la</strong> quadratura delle cose e non possiamo avere il servizio in<br />
negativo, allora dobbiamo un po‟ cercare di mediare <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che si trova ad affrontare questa esigenza<br />
spesso come non sa tutta <strong>la</strong> parte amministrativa non ha ancora ben chiaro un budget economico quindi non<br />
cerca di e anche il nostro piccolo canone lo vede come una novità imprevista e quindi cerca un po‟ di limitare e<br />
contenere le spese <strong>per</strong>ò in generale direi con gli altri attori c‟è dialogo e c‟è a<strong>per</strong>tura…<br />
D:Lei è contento di <strong>la</strong>vorare qui?<br />
R:Sono contento <strong>per</strong>ché fa parte del<strong>la</strong> nostra missione specifica di intermediario tra cittadino e lo stato e poi<br />
ritengo che nel<strong>la</strong> evoluzione che questa società multietnica e multi culturale mi sembra che in questo servizio<br />
aiutiamo a fare accoglienza e integrazione a me sembra che se in re<strong>la</strong>zione ai cittadini stranieri facciamo solo<br />
<strong>la</strong>‟attenzione di ascoltarli questo li aiuta un po‟ di più <strong>per</strong>ché ritengo e penso che <strong>la</strong>sciare il proprio paese<br />
forzatamente <strong>per</strong> questioni di <strong>la</strong>voro sia un dramma <strong>per</strong>sonale toppo forte se loro riescono trovare qualcuno<br />
ancorché dietro ad una scrivania che è in grado dia ascoltarli di indirizzarli mi sembra che sia una cosa utile<br />
D:E il futuro del servizio e del progetto con l’ufficio di piano <strong>per</strong> lo sportello di ass. familiare?<br />
R:Il futuro lo vedo se l‟ufficio di piano comincerà a mettere più attori di competenze diverse se ricucirà a dare un<br />
servizio migliore ma poi soprattutto bisogna cercare di fare uno sportello unico e non sempre un pezzo di qua un<br />
pezzo di <strong>la</strong> che trovo refrattari <strong>per</strong> esempio un po‟ inps INAIL cioè voglio dire non vedo che c‟è una cultura<br />
del<strong>la</strong> comprensione ecco questo <strong>per</strong>ò l‟ente locale che ha delle necessità diverse anche di consenso ecco forse li<br />
c‟è ma quando si fa a dialogare con questi grossi enti si hanno difficoltà, quindi più attori, non nego magari più<br />
risorse ma poi l‟ideale è coinvolgere le associazioni locali i cittadini le associazioni devono avere <strong>la</strong> capacità di<br />
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aprire le porte anche a loro, nel<strong>la</strong> chiesa nel<strong>la</strong> società civile ormai devono avere una giusta rappresentanza negli<br />
enti locali nel consiglio comunale <strong>per</strong>ché è gente che <strong>la</strong>vora quanto noi, o riusciamo ad integrarli e si sentono<br />
parte di questo nostro mondo altrimenti se no vivranno sempre questa cosa qua in maniera transitoria ma anche<br />
di pagare meno cose… nell‟ambito del<strong>la</strong> politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ci vuole una maggiore attenzione generale, <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> bisogna che le politiche abbiano un attenzione al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e ai componenti del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e quanto<br />
sgravino dal punto di vista economico siamo al problema dell‟alloggio e degli alloggi, <strong>la</strong> sfida delle ACLI<br />
all‟estero è di aprirsi al territorio con gli anziani e le famiglie …. <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> ha un ruolo importante…..<br />
3.1.2.5. Trascrizione intervista familiare e utente (U) e badante romena (Caso 1), BADCIS5<br />
D:Mi racconta un po’ <strong>la</strong> storia? Da che situazione siete partiti?<br />
R:Mia mamma ha 90 anni , se gira col broncio, se <strong>la</strong> badante fa qualche osservazione si irrita , mia mamma nel<br />
2005 ha fatto due o<strong>per</strong>azioni, una all‟anca e una al<strong>la</strong> spina dorsale, 4° e 5° vertebra lombare, ha fatto un anno<br />
abbastanza brutto nel 2006 abbiamo tirato fino al 2009, poi <strong>la</strong> situazione era tale da richiedere un aiuto…. <strong>la</strong><br />
mamma vive so<strong>la</strong>, io abito qua, si è sempre arrangiata da so<strong>la</strong>, una o 2 volte al<strong>la</strong> settimana c‟èra una nostra<br />
vicina che veniva qua <strong>per</strong> fare le pulizie, poi si è reso necessario che venisse una <strong>per</strong>sona, metti cade e si fa<br />
male, c‟era necessità di avere una <strong>per</strong>sona che l‟assistesse tutto il giorno, poi mia mamma ha l‟invalidità al 100<br />
<strong>per</strong> cento, poi le cose sono peggiorate dal punto di vista del<strong>la</strong> deambu<strong>la</strong>zione, <strong>per</strong>ché mia madre con <strong>la</strong> testa c‟è<br />
<strong>per</strong>ché di fatto vede che c‟ha il deambu<strong>la</strong>tore, <strong>la</strong> carrozzina <strong>per</strong> quando va fuori e in casa usa <strong>la</strong> stampel<strong>la</strong> e ci<br />
vuole una <strong>per</strong>sona che le sita vicino, l‟anno scorso ci siamo un po‟ guardati in giro e poi una nostra conoscente ci<br />
ha aiutato una signora che è amica di mia moglie c‟è una signora molto brava è molta l‟anziana che curava<br />
quindi sarebbe disponibile etc etc, noi abbiamo visto questa e un paio di <strong>per</strong>sona, sa l‟impatto non era negativo e<br />
quindi l‟abbiamo preso questa badante ucraina che non aveva il <strong>per</strong>messo di soggiorno dopo di che l‟anno scorso<br />
abbiamo fatto tutte le pratiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rizzazione di questa <strong>per</strong>sona, noi <strong>la</strong> pagavamo e poi a settembre<br />
abbiamo rego<strong>la</strong>rizzato il rapporto di <strong>la</strong>voro con l‟Inps con tutto e questa cosa qui è andata avanti fino<br />
praticamente al luglio di quest‟anno e ai primi di luglio ha ricevuto il <strong>per</strong>messo di soggiorno, avevo rego<strong>la</strong>rizzato<br />
tutto, ma al di <strong>la</strong> di quelli che sono gli aspetti di legge è anche logico sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> residenza sia <strong>per</strong> i contributi inps<br />
e l‟abbiamo pagata tutto noi, sia <strong>per</strong> l‟inps che <strong>per</strong> i contributi, tutte le varie spese l‟ho accompagnata di qui di <strong>la</strong><br />
in procura e poi ai primi di luglio lei ha ricevuto il <strong>per</strong>messo di soggiorno, io avevo messo fuori il nome sul<br />
campanello insieme al mio quello di mia mamma e anche il suo, a fine luglio ha detto “signori vado via” <strong>per</strong>ò<br />
non ci ha detto adesso torno fra un mese o cose del genere, non so quando torno, il prossimo anno a pasqua,<br />
forse mi sposo, lei era gia sposata ma aveva un uomo, quindi dopo ci ha <strong>la</strong>sciato senza preavviso, a parte 10<br />
giorni di tempo, in 10 giorni abbiamo dovuto arrangiarci poi sono ritornato li al servizio sociale , allo sportello, e<br />
poi gli ho spiegato tutta <strong>la</strong> faccenda, l‟incontro con lo sportello è stato positivo, gli ho raccontato le vicende che<br />
abbiamo avuto di mia mamma, inizialmente c‟erano dei sospetti stava al telefono delle ore di <strong>la</strong>, cosi <strong>per</strong>ò ormai<br />
abbiamo incominciato a fare delle pratiche e quindi ho raccontato <strong>la</strong> vicenda allo sportello c‟è stato spazio, <strong>la</strong><br />
signora dello sportello è stata molto gentile, comprensiva, tral‟altro era l‟ultima settimana di luglio proprio<br />
<strong>per</strong>ché è venuto e li ha detto guardate è l‟ultima di luglio, cerchiamo di fare quello che possiamo , guarda<br />
abbiamo trovato una <strong>per</strong>sona <strong>per</strong>ché vista l‟es<strong>per</strong>ienza precedente, volevamo una <strong>per</strong>sona diversa, una <strong>per</strong>sona<br />
più affidabile, più gioviale e che sia disposta a tenere compagnia al<strong>la</strong> mamma, è vero che queste <strong>per</strong>sone<br />
<strong>la</strong>vorano qua <strong>per</strong>ò è altrettanto vero che vivono con mia mamma e non possono ritirarsi in un angolo, dopo mi<br />
ha telefonato dopo il primo colloquio, venga ci siamo messi d‟accordo e dopo neanche , due giorni ci siamo<br />
incontrati col<strong>la</strong> badante <strong>la</strong> signora presso il centro sociale e qui ci hanno presentato questa <strong>per</strong>sona che essendo<br />
romena non ha bisogno del <strong>per</strong>messo di soggiorno, quindi abbiamo fatto una rego<strong>la</strong>rizzazione sia qui che al<br />
comune, come <strong>per</strong>messo di residenza che presso l‟asl secondo tutti i canoni.<br />
D: e <strong>per</strong> questa rego<strong>la</strong>rizzazione vi ha aiutato lo sportello l’acli ?<br />
R:No <strong>per</strong>ché gia conoscevo <strong>la</strong> prassi, basta <strong>la</strong> buona volontà <strong>per</strong> andare all‟inps è questione di andare là all‟inps<br />
le ho detto io faccio tutto <strong>per</strong> mio conto, finche me <strong>la</strong> cavo, cioè quindi il centro mi ha presentato questa <strong>per</strong>sona<br />
che aveva le caratteristiche positive, <strong>per</strong> cui noi abbiamo detto va bene, non è che si poteva fare tante scelte, il<br />
primo impatto è stato positivo, <strong>la</strong> prima conoscenza l‟ho fatta io, è bene che <strong>la</strong> badante veda mia mamma subito<br />
l‟ho portato qua e poi h avvisato il centro <strong>per</strong> diciamo tutto quanto ringraziando ovviamente <strong>per</strong> l‟assistenza che<br />
ci hanno dato e, toccando ferro ,fino ad adesso le cose vanno bene e poi seguono telefonicamente e poi mi hanno<br />
richiamato dopo prima che andasse in vacanza, è una cosa utile <strong>per</strong> tutti!<br />
Loro ci han detto questa signora cosa può fare dato che le nostre esigenze le sapevamo e gliele ho anticipate in<br />
modo evidente, dopo di che l‟impatto è stato più che positivo allora abbiamo detto cominciamo… anche <strong>per</strong>ché<br />
quel<strong>la</strong> <strong>la</strong> il girno 30 luglio è andata via, l‟ascolto e <strong>la</strong> comprensione da parte gli o<strong>per</strong>atori dello sportello è stata<br />
ottima, il servizio è stato utilissimo, è migliorato il clima familiare.<br />
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D:<strong>la</strong> qualità del tempo passata coll’anziana è migliorata?<br />
R: io sono figlio unico, c‟è mia moglie che mi ha assistito nel<strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong> donna, mia moglie come ha visto<br />
questa signora ha detto va bene… quindi sull‟incontro, il primo incontro con <strong>la</strong> badante, non ci sono stati<br />
problemi, io l‟ho fatto al mattino <strong>per</strong>ché ho già raccontato su quali erano le necessità di questa situazione, loro<br />
erano presenti quando io ho iniziato questa azione, il fatto che loro erano disponibili in questa re<strong>la</strong>zione.<br />
D: quindi, ce cosa si aspettava di ottenere?<br />
No sinceramente non avevo un‟ idea precisa, <strong>per</strong>ché l‟altra volta io avevo approcciato questo servizio, visto che<br />
una <strong>per</strong>sona amica di mia moglie ci aveva consigliato questa <strong>per</strong>sona , non ho più utilizzato questo servizio se<br />
non quando sono andato a chiedere questo contributo, capisce<br />
D:e le pare che si sia costituita una rete, che questo servizio <strong>la</strong>vori in rete ci siano altri…enti?<br />
R: bhe questo non lo so dire… non ho vissuto talmente tanto da poter dire una cosa del genere, è <strong>la</strong> prima voltai<br />
che usiamo questo servizio, l‟abbiamo trovato tramite il servizio sociale di Cinisello e Cormano…<br />
D:quindi se dovessimo riassumere i risultai concreti?<br />
R: Direi che le o<strong>per</strong>atrici allo sportello sono stati più che ottimi, ci ha chiamato appena tornato dalle vacanze<br />
D:Le reazioni con il familiare anziano sono migliorate?<br />
R:Non possiamo che dirci più che soddisfatti, hanno capito quali erano le nostre esigenze e nel giro di due giorni<br />
cioè io mi sono meravigliato, tral‟altro era andato là abbastanza sfiduciato, manca una settimana al mese di<br />
agosto e non io ero preoccupato <strong>per</strong> questo anche <strong>per</strong>ché il mese di agosto era un mese in cui le <strong>per</strong>sone erano<br />
sempre via e mi hanno sempre assistito <strong>per</strong>ché mi chiedevano se le cose erano andate se erano andate bene, e poi<br />
qualche giorno prima di andare in vacanza “ma come va?” etc sono 3 giorni che è qua, il 30 luglio, il giorno<br />
dopo che ci siamo conosciuti è venuta qua <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> badante precedente è andata via il 30 al mattino e <strong>la</strong> badante<br />
nuova è arrivata…<br />
D:vi hanno fatto compi<strong>la</strong>re una scheda?<br />
R:è stato un colloquio verbale e hanno compi<strong>la</strong>to quali erano le esigenze del<strong>la</strong> mamma, cosa cercavamo cosa<br />
volevamo e poi ci fan conoscere due assistenti familiari e in quel <strong>per</strong>iodo li non è che c‟era tanto…<br />
U:si <strong>per</strong>ché questa qui è sempre sorridente, mi tira su di morale buon giorno buona sera<br />
R:Diciamo che poi noi nel frattempo abbiamo sentito le altre <strong>per</strong>sone e abbiamo sentito un'altra badante che era<br />
indiana che <strong>per</strong>ò non par<strong>la</strong>va bene l‟italiano ed era importante <strong>la</strong> comprensione, se non avessimo trovato nul<strong>la</strong><br />
piuttosto era meglio una <strong>per</strong>sona in cui potevano non esserci delle difficoltà. Comunque il processo di<br />
rego<strong>la</strong>rizzazione, è un problema <strong>per</strong>ché c‟è una burocrazia pazzesca, lei pensi che dei documenti quando<br />
abbiamo rego<strong>la</strong>rizzato l‟altra badante, qui c‟era <strong>la</strong> procura qui c‟era l‟inps, non sono tanto vicini i due sportelli,<br />
tutte le fotocopie …ho dovuto fare i documenti etc, oggi con i computer che ci sono, <strong>per</strong>ò poi vai all‟asl vai al<br />
comune <strong>per</strong> <strong>la</strong> residenza quindi non è difficile farlo, è che son tante cose, c‟è troppa burocrazie è troppo<br />
ferragginoso, <strong>per</strong>ché ti devo portare le fotocopie?? se hai tutti i dati di mia madre! io non ho trovato difficoltà<br />
spesso ho trovato <strong>per</strong>sone dall‟altra parte del tavolo abbastanza comprensive, <strong>per</strong>ché ho capito che chi si <strong>la</strong>vora<br />
col pubblico o so cosa vuol dire, al mattino si alza e deve armarsi di pazienza… trovi delle <strong>per</strong>sone maleducate,<br />
posso capire queste <strong>per</strong>sone, difatti io non è che discuto o cose del genere, in realtà è troppo ferraginoso, io ho<br />
fatto tutto io all‟inps ho fatto due volte, all‟asl ho fatto due volte <strong>per</strong>ò ho fatto tutto io.<br />
D:avete altri bisogni oltre <strong>la</strong> badante?Come potrebbe migliorare il servizio?<br />
R: Si può essere tolta un pò di burocrazia che c‟è, cribbio c‟ha tutto sul computer; il comune di Mi<strong>la</strong>no aveva<br />
attivato una task force e quindi ero andato li <strong>per</strong> farmi assistere e tutte queste cose qua e quindi ho trovato nelle<br />
<strong>per</strong>sone anche a Cinisello e anche a Bresso, alcune cose le faceva qua <strong>per</strong> chiedere i pannolini, dovevo andare a<br />
Cinisello, chiedi il deambu<strong>la</strong>tore, 10 fotocopie di quello che è , dico quando hanno tutti i dati memorizzati, tutti i<br />
dati ci sono ma <strong>per</strong>ché no deve stare li a fare tutte queste menate, al di là di quello che è il disturbo, io mi rendo<br />
conto che sono in pensione, se io mi sobbarcavo o mia moglie tutta sta trafi<strong>la</strong>, allora io capisco le <strong>per</strong>sone che si<br />
appoggiano alle Acli, che io non ho utilizzato; sono andato spesso all‟Acli sono gentili, io ho preferito non<br />
andare alle Acli <strong>per</strong> fare <strong>la</strong> gestione dei pagamenti che chiedono 70 euro all‟anno che non sono tanti <strong>per</strong>ò io ho<br />
sempre calco<strong>la</strong>to contributi nel<strong>la</strong> mia vita mia… queste cose non mi spaventano, questo che mi fa un po‟<br />
nervoso e che mi pesa è questa burocrazia, uno si deve adeguare.<br />
D:come vede il futuro del rapporto con <strong>la</strong> badante, che aspettative avete sul futuro?<br />
R:<strong>la</strong> continuità, questa <strong>per</strong>sona ha provato di essere molto valida e positiva, l‟ambiente familiare è più sereno lei<br />
(<strong>la</strong> madre) è più tranquil<strong>la</strong>, sappiamo che <strong>la</strong> badante avrà un <strong>per</strong>iodo di ferie durante le vacanze natalizie in quel<br />
<strong>per</strong>iodo troveremo una sostituta e diversamente andrò a chiedere al<strong>la</strong> sportellista (<strong>la</strong> chiama <strong>per</strong> nome) “ho<br />
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isogno di una <strong>per</strong>sona <strong>per</strong> una ventina di giorni”, trovami “una <strong>per</strong>sona <strong>per</strong> questo <strong>per</strong>iodo” noi l‟abbiamo<br />
rego<strong>la</strong>rizzata e <strong>la</strong> paghiamo <strong>per</strong> quello che dice <strong>la</strong> legge, non è che abbiamo tirato su il prezzo quindi quello è <strong>la</strong><br />
categoria, mi sono trovato bene : allora io ho ricavato le informazioni che volevo.<br />
U:bisogna comprendere queste ragazze bisogna esser anche noi un po‟ indulgenti non pretendere tutto in una<br />
volta<br />
U: adesso sei <strong>la</strong> padrona (dice l‟anziana guardando <strong>la</strong> badante)<br />
(segue intervista al<strong>la</strong> badante)<br />
3.1.2.6. Trascrizione intervista familiare, utente (U) e badante sudamericana, caso 2, BADCIS6<br />
D: Mi può raccontare <strong>la</strong> storia…<br />
R:La storia appunto di mia madre è quel<strong>la</strong> di un ricovero di un mese e mezzo circa e in questo mese e mezzo di<br />
ospedalizzazione abbiamo <strong>per</strong>so <strong>la</strong> possibilità dell‟uso del<strong>la</strong> gamba destra e siamo già in presenza di una<br />
situazione compromessa <strong>per</strong> via di un artrite reumatoide molto importante non c‟è stata più possibilità di poter<br />
camminare di poter deambu<strong>la</strong>re, quindi già passiamo da una situazione di decadimento fisico agli arti su<strong>per</strong>iori<br />
abbiamo aggiunto gli arti inferiori è resa necessaria <strong>per</strong> forza un assistenza 24 ore su 24 poi <strong>per</strong> il momento <strong>la</strong><br />
notte è un <strong>la</strong>sso di tempo che passa senza intervento, senz‟altro <strong>la</strong> giornata deve essere co<strong>per</strong>ta <strong>per</strong> tutta <strong>la</strong><br />
durata..<br />
L‟Assistita interviene:non posso neanche scendere dal letto!<br />
R:l‟esigenza l‟abbiamo avuta dall‟inizio di giugno metà giugno, ci siamo mossi direttamente attraverso lo<br />
sportello, lo conoscevo, sono andato in comune a chiedere cosi all‟ufficio informazioni, quando sono passato<br />
dal<strong>la</strong> parte più bassa, mi sono informato di un aspetto che non conoscevo assolutamente mi sono informato e non<br />
conoscevo nul<strong>la</strong> di questo mondo mi hanno informato su quelle che sono le contrattualistiche le possibilità e<br />
quant‟altro mi hanno illustrato i servizi disponibili, qual‟era , tipologie di contratti e servizi e mi hanno poi<br />
soprattutto aiutato nel<strong>la</strong> ricerca,<br />
D:le hanno chiesto quali fossero le esigenze….<br />
R:prima mi hanno chiesto quale erano le esigenze e ho esposto <strong>la</strong> mia situazione e poi hanno provveduto a fare<br />
una sorta di presentazione di candidati allora mi hanno presentato, di fatto abbiamo cambiato tre <strong>per</strong>sone, li ho<br />
sfruttati molto <strong>per</strong>ché mi hanno assistito <strong>per</strong> tre volte mi hanno trovato <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona corretta che sposava le<br />
esigenze nostre e di conseguenza mi hanno sempre assistito nel<strong>la</strong>‟assunzione dell‟assistenza,<br />
D:che tipologie di problemi avete avuto?<br />
R:<strong>la</strong> prima volta <strong>la</strong> badante aveva caratteristiche tecniche importanti e decisamente valide, è bene sia stato<br />
ribadito, in sede di colloquio e di contratto, poi al<strong>la</strong> fine una volta firmato il contratto, gli orari è vero che il<br />
rapporto è durato 4 giorni, è stata una cosa veramente rapida sugli aspetti contrattuali, <strong>la</strong> sostituzione è avvenuta<br />
immediatamente, <strong>per</strong>ché un problema allo sportello nel giro di un giorno mi hanno trovato un servizio, una<br />
<strong>per</strong>sona, questa <strong>per</strong>sona. Tuttavia dopo un mese e mezzo me ne hanno trovata un'altra <strong>per</strong>ché si è deteriorato il<br />
rapporto tra assistita e badante, c‟era una incompatibilità caratteriale che potesse consentire una condivisone<br />
efficace e serena, a questo punto qui lo sportello è stato estremamente efficace <strong>per</strong>ché nel giro di una settimana<br />
hanno presentato e sono riusciti a sostituire. <strong>per</strong> quanto riguarda gli aspetti contrattuali, <strong>la</strong> parte informativa,<br />
sicuramente è stata data dallo sportello, loro hanno dato tutte le informazioni di orari, certo che poi hanno<br />
rimandato all‟Acli <strong>la</strong> parte di stesura e di rapporto, fermandosi poi al<strong>la</strong> parte contrattuale e siamo andati all‟Acli<br />
già sapendo bene o male quale erano el condizioni e gli aspetti da affrontare, poi diciamo che Acli li ha ribaditi<br />
<strong>per</strong>ò diciamo che comunque l‟informazione data dallo sportello è stata utile <strong>per</strong> approcciare poi l‟Acli,<br />
D:dello sportello abbiamo par<strong>la</strong>to del<strong>la</strong> velocità e poi? ci sono altri elementi interessanti? Ci sono altri<br />
elementi <strong>per</strong> cui secondo lei è un servizio valido?<br />
R:è un servizio valido <strong>per</strong> chi si è trovato nel<strong>la</strong> situazione di provare un sentiero del genere, io non sapevo<br />
assolutamente nul<strong>la</strong> di questo mondo ma in un incontro avuto con loro sono stati in grado di darmi tutta <strong>la</strong><br />
panoramica di quello che succede in condizioni analoghe a quelle di mia madre mi hanno spiegato un po‟ tutto ,<br />
sull‟assistenza ad ore e parziale e mi hanno consigliato su quel<strong>la</strong> che era <strong>la</strong> situazione più convenite o più utile o<br />
più aderente a questo tipo di urgenza,<br />
D:che cosa si aspettava di riuscire ad ottenere?<br />
R:direi che hanno soddisfatto le aspettative <strong>la</strong> mia aspettativa è quel<strong>la</strong> di essere guidato e assistito , le mie<br />
aspettative sono state centrali è vero che sei soddisfatto del tipo di servizio che ti hanno dato, chi è a digiuno o le<br />
scopre a voce da amici da chiacchiere o se no effettivamente deve andare a fare delle es<strong>per</strong>ienze diciamo che una<br />
buona parte di ricerca me l‟anno risparmiata, mi hanno consegnato tutto il pacchetto del sa<strong>per</strong>e di questo<br />
argomento, lo sportello è meno utile , tutta quel<strong>la</strong> parte che riguarda il come fare certo, l‟idea di avere un punto<br />
di raccordo e di incontro tra <strong>la</strong> domanda e l‟offerta è sicuramente importante<br />
679
D:eh pensando cos’è cambiato in questi mesi di positivo nel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>?<br />
R:difficile dirlo <strong>per</strong>ché è un esigenza che è cambiata all‟improvviso nel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> prima dell‟ospedalizzazione<br />
mia mamma era indipendente non aveva bisogno di nessuno o comunque riusciva a seguire <strong>la</strong> vita quotidiana<br />
ma comunque non è più così il fatto che noi abbiamo accennato questo spostamento nello sportello nello<br />
specifico proprio nel momento che c‟è stato un prima o un dopo diciamo che prima non esisteva c‟erano<br />
problemi quindi.<br />
D: È lei il caregiver?<br />
R:Io sono sposato con moglie e bambine ma non abbiamo una rete parentale vicina e di supporto.<br />
D:E <strong>per</strong> quanto riguarda altri servizi sociali?<br />
R:I servizi sociali sono stati tanti, mi sono rivolto in parallelo allo sportello, proprio non sapendo come fare, ho<br />
attivato <strong>la</strong> visita allo sportello, par<strong>la</strong>vamo di giugno con un assistente sociale sono riuscito a par<strong>la</strong>re a fine luglio,<br />
se avevo qualcosa di immediato il tempo è abbastanza lungo mentre con lo sportello sono riuscito a par<strong>la</strong>re mi<br />
hanno dato assistenza, fermo restando che l‟ass. sociale a fine luglio mi ha spiegato che non ci sono supporti <strong>per</strong><br />
chi ha un contratto, un contributo comunale limitato nel tempo,. Per chi ha <strong>la</strong> badante in rego<strong>la</strong>.<br />
D:ricapito<strong>la</strong>ndo che cosa ha fatto concretamente <strong>per</strong> lei lo sportello? _<br />
R:In due parole assistenza informativa, a 360 gradi sul mondo dell‟assistenza all‟anziano non autosufficiente e <strong>la</strong><br />
gestione delle assunzioni e del<strong>la</strong> ricerca del <strong>per</strong>sonale da proporre.<br />
D:e le servirebbe altro <strong>per</strong> questo problema?<br />
R:<strong>per</strong> il momento siamo apposto e altre aspettative <strong>per</strong>ché mi sembra che il suo compito si sia esaurito e ritengo<br />
di averlo sfruttato a pieno, l‟esigenza ci sarebbe ma è nostra specifica, nel senso che spostarsi da letto al<strong>la</strong><br />
poltrona ha bisogno di due <strong>per</strong>sone. Ora, (Nome del<strong>la</strong> badante) da so<strong>la</strong> non riesce a gestire lo spostamento dal<br />
letto al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, io devo sempre intervenire quando ho uno spostamento letto poltrona, letto sedia rotelle, sedia<br />
rotelle letto, quello che mi piacerebbe riuscire ad avere sarebbe un supporto <strong>per</strong> gestire che richiede so<strong>la</strong>mente 5<br />
minuti o anche un minuto <strong>per</strong>ò capisco essere difficile da concordare o gestire dall‟esterno,<br />
D:quindi cosa è cambiato da quando viene a casa l’ass. familiare?<br />
R:Di fatto non c‟è mai stato un tempo precedente, certo senza aiuto non possiamo immaginarci che cosa<br />
potrebbe accadere, ci devo essere io qua a gestire <strong>la</strong> situazione, di fatto qua è facile intuibile e comprensibile<br />
quello che potrebbe accadere senza l‟assistenza familiare posso <strong>per</strong>mettermelo il sabato e <strong>la</strong> domenica quando è<br />
possibile, non dovendo andare al <strong>la</strong>voro e impensabile durante gli altri giorni.<br />
D:Come giudica le informazioni ricevute? Le chiedo di esprimere un giudizio sul<strong>la</strong> completezza sul <strong>la</strong>voro<br />
dello sportello…<br />
R:assolutamente completo con un incontro mi hanno a<strong>per</strong>to un discorso assolutamente sconosciuto, ho questo<br />
tipo di esigenza non ne so nul<strong>la</strong>, sono a digiuno totale di questo mondo, e veramente in quell‟incontro è riuscito a<br />
darmi tutte le informazioni del caso, mi sono sentito ascoltato e compreso, <strong>per</strong>ché loro fanno tutto un <strong>la</strong>voro di<br />
feedback, di monitoraggio richiamo, di controllo di verifica su come stanno andando le cose, diciamo che sono<br />
molto attento, anche dopo averle usate ho avuto con loro comunque un contatto. Per chi come me non aveva<br />
giudizi su questo tipo di servizio, ho dovuto fare ricerche internet su cosa sono i contratti su cosa offre, il<br />
mercato quali sono le retribuzioni come si gestiscono le cose piuttosto di attivare una rete di familiari e amici me<br />
lo sono risparmiato .<br />
D:quindi poi ha contribuito al<strong>la</strong> serenità del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>? sul<strong>la</strong> qualità del tempo passata con l’anziano c’è<br />
stato un miglioramento?<br />
R:E anche l‟accordo tra i <strong>famiglia</strong>ri e non c‟era diciamo, non venendo da una situazione pregressa di disagio o<br />
stress da assistenza. Prima o comunque quando non c‟è (nome del<strong>la</strong> badante) il tempo che passo qui è dedicato<br />
al<strong>la</strong> sua cura, rimane il fatto che il tempo cosi si riduce ad un azione, magari due chiacchiere <strong>per</strong> le aspettative<br />
comunque di fronte allo sportello?<br />
Per quanto riguarda <strong>la</strong> formazione delle o<strong>per</strong>atrici quindi delle badanti anche vedendo i due casi in cui non è<br />
andata a buon fine, sarebbe utile fare qualcosa, <strong>per</strong>ò anche li è molto <strong>per</strong>sonale il rapporto che si fa tra assistito e<br />
assistente e ritengo si <strong>per</strong>ché probabilmente loro hanno fatto davanti a me il discrimine di tutti gli orari tutti i<br />
giorni quindi non mi aspettavo sicuramente il rapporto su questo.Llo portello non ha omesso informazioni tali<br />
<strong>per</strong> cui ci sarebbe potuto essere misunderstanding con le <strong>per</strong>sone, le informazioni francamente non capisco il<br />
<strong>per</strong>ché non reputo veramente responsabili quelli dello sportello <strong>per</strong> questo un feedback, ogni tanto è stato cosi<br />
rapido dopo poche settimane anche attualmente mi hanno chiamato <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>e come andavano le cose.<br />
680
D:come potrà evolvere <strong>la</strong> situazione?<br />
R:Se (nome del<strong>la</strong> badante) non decide di cambiare <strong>la</strong>voro o fare altro <strong>per</strong> me lo sportello <strong>per</strong>ò loro continueranno<br />
a seguire le loro situazioni a<strong>per</strong>te con un feedback saranno bene accetti con <strong>la</strong> loro richiesta di feedback, loro<br />
oggi come oggi hanno chiuso il loro compito con noi, c‟era qualcosa <strong>per</strong> cui si debba ritornare ad una nuova<br />
ricerca, poi <strong>per</strong>ò mi ha esaurito, io avrei conluso se non vuole aggiungere altro.<br />
D‟accordo quindi adesso <strong>la</strong>scio il posto al<strong>la</strong> badante.<br />
(segue un colloquio con <strong>la</strong> badante)<br />
3.1.3 Cafè alzheimer Mi<strong>la</strong>no – fondazione manuli<br />
3.1.3.1. Trascrizione dell‟intervista al<strong>la</strong> responsabile del Café Alzheimer – Man.Ref<br />
D: Abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare possa essere considerato una buona pratica. Perché<br />
secondo lei il suo servizio può essere considerato tale, cioè una buona pratica?<br />
R: Allora parliamo del servizio offerto dal<strong>la</strong> Fondazione Manuli in generale o parliamo in partico<strong>la</strong>re dell‟<br />
Alzheimer Cafè?<br />
D: Parliamo dell’Alzheimer Cafè<br />
R: Allora... riteniamo che sia di buona pratica <strong>per</strong>ché va ad... assolvere dei bisogni che queste famiglie hanno …<br />
tra i quali spezzare l'iso<strong>la</strong>mento nel senso che l‟Alzheimer Cafè è nato naturalmente ispirandoci ad un modello<br />
o<strong>la</strong>ndese. L'Alzheimer Cafè nasce in O<strong>la</strong>nda da Bere Miesen, che era un geriatra che aveva studiato che queste<br />
famiglie comunque colpite dal problema dell'Alzheimer, da questa ma<strong>la</strong>ttia, necessitavano di avere degli spazi di<br />
socializzazione <strong>per</strong>ché tendono comunque queste famiglie a iso<strong>la</strong>rsi nel tempo, a non avere più re<strong>la</strong>zioni,<br />
scambi.. e quindi in O<strong>la</strong>nda, ha creato questo Cafè Alzheimer ma, loro, in O<strong>la</strong>nda, nel Nord Europa, sono molto<br />
più avanti rispetto a noi i servizi sociali … e quindi hanno creato questo luogo dove queste famiglie potevano<br />
incontrarsi … <strong>per</strong> ritrovarsi … <strong>per</strong>ò non è come l'abbiamo strutturato noi. Noi l'abbiamo tarato un po‟ in base a<br />
quel<strong>la</strong> che è un po' <strong>la</strong> nostra realtà, quindi abbiamo creato degli spazi dove sia i familiari … e i ma<strong>la</strong>ti possono<br />
venire senza aver problemi di giudizio... è un luogo libero... è un luogo dove ognuno può esprimersi come vuole,<br />
come crede. È un luogo dove si può fare stimo<strong>la</strong>zione ai ma<strong>la</strong>ti e dove si può fare accoglienza ai familiari,<br />
formazione... quindi noi abbiamo un po' strutturato questo servizio in base anche all'analisi del bisogno delle<br />
nostre famiglie. La Fondazione Manuli da 16 anni si occupa di Alzheimer dando sostegno principalmente al<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>, quindi noi ci prendiamo carico del ma<strong>la</strong>to <strong>per</strong> dare al familiare <strong>la</strong> possibilità di staccare <strong>la</strong> spina e in<br />
che modo? Attraverso l'ascolto. Abbiamo naturalmente raccolto e raccogliamo i bisogni di queste famiglie e<br />
tariamo dei servizi a loro misura... quindi cosa significa? Che se <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ha bisogno <strong>per</strong> esempio di una ….<br />
sto uscendo dal seminato?<br />
D: No va benissimo …<br />
R: Ha bisogno di un'assistenza domiciliare, attiviamo un'assistenza domiciliare … se ha bisogno di un sostegno<br />
psicologico, diamo un sostegno psicologico... se ha bisogno di formazione a domicilio, diamo formazione a<br />
domicilio … <strong>per</strong>ò, visto che i bisogni sono molteplici tra i tanti ci siamo resi conto che queste famiglie erano al<strong>la</strong><br />
fine sole <strong>per</strong>ché le amicizie scompaiono, i parenti diventano <strong>la</strong>titanti e rimane questo caregiver, con il ma<strong>la</strong>to, e<br />
non ha più nessuna re<strong>la</strong>zione, e non ha più <strong>la</strong> possibilità di socializzare e non ha più scambi. Allora l‟Alzheimer<br />
Cafè è nato da un'analisi dei bisogni che noi abbiamo fatto con l‟ISPOL, che è l'istituto delle pubbliche opinioni<br />
di Renato Mannaimer dal quale è emerso proprio che uno dei più grandi bisogni di queste famiglie era spezzare<br />
l'iso<strong>la</strong>mento. Allora ispirandoci all‟ Alzheimer Cafè o<strong>la</strong>ndese abbiamo creato un Alzheimer Cafè... diciamo a<br />
misura dei bisogni delle famiglie di Mi<strong>la</strong>no.<br />
D: Quindi se lei mi dovesse indicare quali sono i bisogni specifici … cosa direbbe?<br />
R: Allora il bisogno specifico è sicuramente <strong>la</strong> possibilità di ritrovarsi in ambienti familiari... in ambienti<br />
comuni... <strong>per</strong> esempio questi caregiver, i ma<strong>la</strong>ti non riescono quasi più ad andare in un luogo come... dei bar... un<br />
bar, che è uno dei luoghi diciamo più vissuti insomma dalle <strong>per</strong>sone... andare a prendere un caffè. Non vanno...<br />
non vanno <strong>per</strong>ché a volte si vergognano o magari questi ma<strong>la</strong>ti diventano un po' inadeguati a determinati<br />
ambienti e quindi tendono proprio a iso<strong>la</strong>rsi queste famiglie... ha non andare magari neanche più a un bar a<br />
prendere un caffè ... e … quali sono poi..? Scusi mi sono <strong>per</strong>duta...mi diceva? I bisogni?<br />
681
D: Sì, quali sono i bisogni specifici del servizio e magari se ci sono dei bisogni magari un po’ più specifici<br />
anche del territorio<br />
R: Sì, allora … un altro dei grandi bisogni è comunque <strong>la</strong> possibilità di avere un orientamento... lo vediamo noi<br />
attraverso i colloqui... poi lei farà l‟intervista anche al<strong>la</strong> psicologa che fa i colloqui e le dirà anche quali sono<br />
proprio questi bisogni che emergono. L'orientamento è uno dei bisogni primari nel senso che queste famiglie nel<br />
momento in cui hanno <strong>la</strong> diagnosi non hanno poi le indicazioni di quelli che sono i servizi messi a disposizione<br />
<strong>per</strong> questa ma<strong>la</strong>ttia. Quindi spesso arrivano da noi impreparati: non sanno <strong>per</strong> esempio che hanno <strong>la</strong> possibilità di<br />
richiedere l'indennità di accompagnamento quindi noi magari li diamo queste informazioni... non sanno come, da<br />
chi rivolgersi... non sanno che esistono <strong>per</strong> esempio dei centri diurni che possono accogliere questi ma<strong>la</strong>ti nelle<br />
prime fasi del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Hanno un enorme bisogno di sostegno psicologico, cioè di sentire che c'è qualcuno che<br />
comunque li può accogliere, li può seguire, li può orientare, li può prendere <strong>per</strong> mano... ecco, se vuole, se posso<br />
dare un'idea del servizio del<strong>la</strong> Fondazione Manuli, proprio lo identificherei come un prenderli <strong>per</strong> mano,<br />
accompagnarli in un <strong>per</strong>corso... in un <strong>per</strong>corso molto molto lungo, <strong>per</strong>ché è una ma<strong>la</strong>ttia che a volte può anche<br />
durare 15-20 anni, quindi lei immagina al<strong>la</strong> fine queste famiglie come si ritrovano: sole, iso<strong>la</strong>te, stressate, non ce<br />
<strong>la</strong> fanno più, non hanno più spazi di autonomia. Parliamo di una ma<strong>la</strong>ttia, l'Alzheimer, che è una ma<strong>la</strong>ttia<br />
neurologica degenerativa progressiva che porta <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che ne viene colpita lentamente a <strong>per</strong>dere<br />
progressivamente qualsiasi capacità quindi non è più in grado, non ricorda più, non ha più <strong>la</strong> capacità di<br />
orientarsi nello spazio e nel tempo, <strong>per</strong>de tutte le abilità e quindi non è più in grado di <strong>la</strong>varsi, di mangiare da<br />
solo, di vestirsi... a volte hanno allucinazioni, deliri. Quindi lei immagini questi familiari con chi si rapportano<br />
ogni giorno... quindi è un <strong>per</strong>corso faticosissimo e avere comunque un punto di riferimento, avere qualcuno al<br />
quale potersi rivolgere, che in qualsiasi momento ti può dare delle risposte, ti può sostenere psicologicamente, ti<br />
può indirizzare verso strutture esistenti sul territorio, è fondamentale. Quindi noi creiamo proprio un filo<br />
invisibile con queste famiglie che rimane nel tempo <strong>per</strong>ché noi abbiamo famiglie che seguiamo da quando <strong>la</strong><br />
fondazione è nata … purtroppo … e <strong>per</strong> fortuna da un <strong>la</strong>to … i ma<strong>la</strong>ti ancora ci sono e con queste famiglie noi<br />
siamo in contatto. Quando... diciamo... si interrompe il nostro servizio... il nostro è un'assistenza temporanea, nel<br />
senso che <strong>la</strong> Fondazione Manuli dà tutti questi servizi a titolo gratuito … noi non chiediamo nul<strong>la</strong> alle famiglie e<br />
quindi nel tempo queste famiglie, anche se dobbiamo interrom<strong>per</strong>e questa assistenza che a volte è temporanea,<br />
quel<strong>la</strong> domiciliare, <strong>per</strong>ò tutte le altre forme di assistenza, <strong>la</strong> formazione, il sostegno... noi continuiamo a darlo e<br />
spesso nell'arco degli anni queste famiglie si rivolgono a noi più volte e noi comunque in base anche alle fasi<br />
del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia li tariamo il nostro servizio, li diamo delle risposte diversificate e a volte, a distanza di anni quando<br />
anche ci sembra di averle <strong>per</strong>dute, magari arriva <strong>la</strong> telefonata del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che ti dice: "È mancato il mio caro,<br />
ci tenevo a dirvelo <strong>per</strong>ché siete state le uniche <strong>per</strong>sone che mi hanno... che mi sono state vicine". Ecco, abbiamo<br />
tantissime testimonianze di affetto ed è un po' <strong>la</strong> nostra forza questo, è il nostro nutrimento..E quindi noi da<br />
questa gratificazione poi ci nutriamo e abbiamo voglia sempre di più di impegnarci, di essere a fianco, insomma<br />
… a loro...<br />
D: Se lei mi dovesse identificare l'obiettivo specifico del servizio?<br />
R: L'obiettivo specifico è … io direi proprio è il sollievo, il sollievo a queste famiglie, cioè far sa<strong>per</strong>e che<br />
esistono, che esistono e che possono contare comunque sull'aiuto di qualcuno. Quindi è un sollievo. Noi quante<br />
volte ci dicono: "Siete una boccata di ossigeno", cioè proprio l'ossigeno che a loro manca <strong>per</strong>ché piano piano<br />
soffocano in questo ambiente così triste, faticoso e quindi è come proprio se tu andassi lì con <strong>la</strong> bombo<strong>la</strong> e dai<br />
ossigeno... sì, sollievo... sollievo io direi, concretezza, ecco sa<strong>per</strong>e che comunque ci sei in qualsiasi momento<br />
loro chiamano. Non abbiamo un database dove c'è vita, morte e miracoli di ogni <strong>famiglia</strong>. Registriamo tutto,<br />
quindi anche quando <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> a distanza magari di cinque anni ti chiama, tu sai chi ti chiama, qual'era il<br />
vissuto del familiare, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, come si chiamava il ma<strong>la</strong>to, che <strong>per</strong>corso... noi aggiorniamo tutto. Quindi loro<br />
nel momento in cui ci chiamano, si sentono immediatamente riconosciuti … è un qualcosa che gli dà serenità...<br />
insomma sanno di non essere soli<br />
D: Ho capito. Senta mi può raccontare brevemente come è nata questa iniziativa dell’Alzheimer<br />
Cafè/Fondazione Manuli?<br />
R: Sì, è nata <strong>per</strong>ché appunto noi negli anni, in 16 anni di <strong>per</strong>corso accanto a queste famiglie, abbiamo raccolto<br />
appunto tutte le loro testimonianze, i loro bisogni, eccetera e naturalmente siamo arrivati all‟Alzheimer Cafè<br />
dopo un <strong>per</strong>corso lungo, di attenzione, anche di crescita del<strong>la</strong> fondazione, nel senso che, quando è nata <strong>la</strong><br />
fondazione nel „92, fondata dall'ingegner Dardanio Manuli che è stato un noto imprenditore di Mi<strong>la</strong>no, una<br />
<strong>per</strong>sona generosissima, è nata <strong>la</strong> fondazione <strong>per</strong> dare assistenza alle attività caritative del<strong>la</strong> parrocchia di San<br />
Marco, quindi era orientato più agli emarginati, agli anziani, eccetera. Poi in realtà <strong>la</strong> signora *** che è il nostro<br />
presidente, che è poi <strong>la</strong> figlia dell‟ingegner Dardanio che ha comunque continuato a portare avanti questo ente<br />
e... nel „92 ha fatto un'analisi di quali bisogni al momento c'erano sul territorio di cui non c'erano molte risposte e<br />
stava nascendo il grande problema dell‟Alzheimer nel senso che se ne incominciava a par<strong>la</strong>re e oltre al<strong>la</strong><br />
Federazione Alzheimer e all‟AIMA, che sono le … diciamo due associazioni di familiari che o<strong>per</strong>ano comunque<br />
682
a livello nazionale, che <strong>per</strong>ò fanno principalmente sostegno... non davano assistenza domiciliare... in quel<br />
<strong>per</strong>iodo si era resa conto che c'era poco <strong>per</strong> queste famiglie, poco proprio di concreto, che non c'era nessuno che<br />
andava a farsi carico del ma<strong>la</strong>to <strong>per</strong> dare, appunto, questa boccata di ossigeno ai familiari e quindi è nato questo<br />
servizio di assistenza domiciliare. In realtà dal‟94 <strong>la</strong> fondazione dà assistenza ai ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer e ha iniziato<br />
con poche famiglie, naturalmente in piccolo... era appena nata, quindi doveva un attimino crescere. Allora non<br />
esistevano ancora le unità di valutazione Alzheimer che fanno, appunto, diagnosi sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, quindi era<br />
ancora un qualcosa molto... non se ne par<strong>la</strong>va o se ne par<strong>la</strong>va poco. Poi naturalmente a mano a mano che il<br />
problema è diventato un problema grande, che si è ingigantito, <strong>la</strong> fondazione è cresciuta con il problema nel<br />
senso che ha cominciato ad avere più visibilità, ha cominciato a <strong>la</strong>vorare molto anche a fianco delle strutture,<br />
quindi con i medici di base, con gli assistenti sociali, con i medici all'interno delle U.V.A. , ha fatto molto un<br />
<strong>la</strong>voro capil<strong>la</strong>re, un <strong>la</strong>voro sul territorio <strong>per</strong> farsi conoscere e poi è cresciuta tanto con il passaparo<strong>la</strong> nel senso<br />
che poi le famiglie che hanno avuto assistenza da noi, ne hanno par<strong>la</strong>to con altre e quindi piano piano <strong>la</strong><br />
fondazione è cresciuta. Quindi come siamo arrivati all‟Alzheimer Cafè? Siamo arrivati attraverso anche, come le<br />
ho detto prima, un'analisi dei bisogni, nel senso che a mano a mano che eravamo accanto a queste famiglie ci<br />
siamo resi conto che non era solo a volte sufficiente mandare l'o<strong>per</strong>atore in casa, il volontario a domicilio,<br />
magari i bisogni erano molteplici. Erano magari quello di avere comunque una <strong>per</strong>sona che si occupava del<br />
ma<strong>la</strong>to <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere al familiare di uscire, di fare <strong>la</strong> spesa, di dormire, <strong>per</strong>ché a volte non dormono <strong>la</strong> notte<br />
questi ma<strong>la</strong>ti e quindi il familiare passa <strong>la</strong> notte in bianco accanto al ma<strong>la</strong>to. Quindi avevano proprio bisogno<br />
comunque di tanti aiuti, di tante risposte... magari l'orientamento... <strong>per</strong>ché magari erano in casa <strong>per</strong>ò non<br />
sapevano che si poteva magari beneficiare dei centri diurni, non sapevano dell'esistenza di queste strutture...<br />
magari non sapevano che si poteva accedere ad altri servizi messi a disposizione dal comune oppure avevano<br />
bisogno di sostegno psicologico, avevano bisogno di una voce amica, di qualcuno che qualsiasi momento... loro<br />
avevano bisogno di par<strong>la</strong>re ci fosse stato qualcuno ad ascoltarle e poi appunto, anche <strong>per</strong>ché spesso, noi abbiamo<br />
iniziato anche a fare i gruppi di auto-mutuo aiuto e li abbiamo fatti <strong>per</strong> alcuni anni. Però su questi familiari è<br />
difficile conciliare <strong>la</strong> possibilità di partecipare a degli incontri di gruppo e <strong>la</strong>sciare il ma<strong>la</strong>to da qualche parte. Nel<br />
senso che ci dicevano: "Noi veniamo veramente volentieri <strong>per</strong>ché traiamo grande giovamento da questi gruppi<br />
<strong>per</strong>ò poi al<strong>la</strong> fine abbiamo il pensiero continuo del nostro caro <strong>per</strong>ché non sappiamo a chi <strong>la</strong>sciarlo", oppure<br />
"L'ho <strong>la</strong>sciato da solo <strong>per</strong>ò me ne combina di tutti i colori" piuttosto che "Ho trovato una vicina che me lo tiene<br />
un paio d'ore <strong>per</strong>ò devo tornare a casa <strong>per</strong>ché anche lei ha i suoi impegni". Allora dovevamo trovare un qualcosa<br />
che potesse rispondere, potesse soddisfare questa richiesta, ma un'opportunità <strong>per</strong> loro di uscire dall'iso<strong>la</strong>mento<br />
portandosi anche il ma<strong>la</strong>to dietro e allora abbiamo strutturato questo Alzheimer Cafè.<br />
D: Quindi pensando un po' al<strong>la</strong> nascita dell’Alzheimer Cafè e pensando un po' al suo sviluppo nel corso<br />
degli anni, c'è stata una progettazione condivisa fra i vari soggetti... e poi volevo sa<strong>per</strong>e se c'è stato anche,<br />
come dire, un processo di monitoraggio dei risultati …<br />
R: Assolutamente. Allora questo Alzheimer Cafè è nato naturalmente, appunto, dall'interesse del<strong>la</strong> fondazione a<br />
trovare nuove attività che potessero rispondere a questi bisogni. Infatti dopo l‟Alzheimer Cafè noi abbiamo<br />
creato l‟Iso<strong>la</strong> in città quindi questa sede del<strong>la</strong> fondazione dove vengono fatte tante altre attività di cui poi<br />
eventualmente se vuole ne parliamo... è nato naturalmente coinvolgendo altri soggetti, non l'abbiamo fatto da<br />
soli, nel senso che ci siamo comunque confrontati anche con altre associazioni che avevano creato Alzheimer<br />
Cafè non in Mi<strong>la</strong>no … allora non c'era, c'era solo l‟AIMA che aveva strutturato un Alzheimer Cafè... noi siamo<br />
andati a Verona, siamo andati a Cremona, siamo andati a Como, siamo andati a par<strong>la</strong>re con altre …a vedere altre<br />
realtà che avevano creato degli Alzheimer Cafè. Naturalmente poi l'abbiamo fatto, l'abbiamo <strong>per</strong>sonalizzato,<br />
l'abbiamo fatto un po‟ in base a quelle che erano... <strong>la</strong> nostra realtà, <strong>la</strong> realtà di Mi<strong>la</strong>no, che <strong>per</strong> esempio non è <strong>la</strong><br />
stessa di una realtà, di una provincia, dove comunque i rapporti sono già più facili... Mi<strong>la</strong>no è una città, è una<br />
grandissima città, una città che ha un cuore grandissimo, <strong>per</strong>ò è anche una città che a volte iso<strong>la</strong> e quindi<br />
abbiamo cercato appunto di tarar<strong>la</strong> sui bisogni delle famiglie di Mi<strong>la</strong>no. Però ci siamo confrontati, abbiamo<br />
coinvolto <strong>per</strong> esempio anche degli specialisti nel senso che comunque questo Alzheimer Cafè è nato anche con<br />
uno scambio di es<strong>per</strong>ienze con terapisti occupazionali <strong>per</strong>ché il nostro Alzheimer Cafè è molto ben strutturato nel<br />
senso che noi abbiamo due momenti che poi magari glieli descriverà meglio <strong>la</strong> psicologa <strong>per</strong>ò uno è riservato al<br />
familiare, uno spazio <strong>per</strong> i familiari dove comunque viene fatta formazione vengono fatti gruppi di auto-mutuo<br />
aiuto, vengono trattati argomenti a tema e c'è il momento invece in contemporanea con i ma<strong>la</strong>ti dove si fa terapia<br />
occupazionale, dove si fa stimo<strong>la</strong>zione cognitiva. Questi ma<strong>la</strong>ti non è che vengono parcheggiati. Questi ma<strong>la</strong>ti<br />
vengono comunque portati in questa sede che è adiacente a quel<strong>la</strong> dove si incontrano i familiari e vengono fatti<br />
<strong>la</strong>vorare <strong>per</strong>ché comunque noi vogliamo che anche quel momento sia un momento di stimo<strong>la</strong>zione <strong>per</strong>ché<br />
spesso il ma<strong>la</strong>to a casa... gli viene una sorta di apatia, non partecipa... è lì all‟ Alzheimer caffè, invece, questi<br />
ma<strong>la</strong>ti, a modo loro sanno esprimersi, sanno ancora dare molto e quindi ci siamo anche confrontati con questi<br />
terapisti <strong>per</strong> vedere che cosa si poteva fare. Poi naturalmente sono nati accordi... noi siamo ospiti nel polo<br />
ricreativo del comune di Mi<strong>la</strong>no, il Polo Mozart che è all'Istituto dei ciechi quindi abbiamo coinvolto anche il<br />
comune che comunque ci ha dato questi locali in comodato d'uso che <strong>per</strong> noi sono stati una grandissima risorsa.<br />
683
Idem l'Istituto dei ciechi che ci ha messo a disposizione il bar. Quindi comunque è stato un progetto che è stato<br />
sviluppato anche con il contributo di enti privati ed enti pubblici. Poi naturalmente è stato sì … noi siamo<br />
continuamente a monitorarlo questo Alzheimer Cafè nel senso che questo è il quarto anno... noi abbiamo anche<br />
una cantante che canta dal vivo ed è veramente un elemento fondamentale del nostro Alzheimer Cafè nel senso<br />
che inizialmente quando abbiamo pensato al<strong>la</strong> cantante abbiamo pensato che potesse <strong>la</strong> musica essere un<br />
catalizzatore, essere utile nel momento del<strong>la</strong> ricreazione <strong>per</strong>ché poi in questi momenti separati, il gruppo del<br />
familiare e i ma<strong>la</strong>ti, si esauriscono nell'arco di un'ora <strong>per</strong>ché l'attenzione anche dei ma<strong>la</strong>ti dopo un'ora cade un<br />
po' quindi non possiamo tenerli di più. C'è il momento poi del<strong>la</strong> festa che noi chiamiamo festa ma anche in quel<br />
momento, è un momento comunque ben strutturato, c'è tutto comunque un <strong>per</strong>corso, non è che noi <strong>la</strong>sciamo<br />
all'improvvisazione il tutto. È tutto calco<strong>la</strong>to, è tutto progettato. Anche ogni incontro... c'è il momento del<strong>la</strong> festa<br />
quindi dove <strong>la</strong> musica è fondamentale, ma <strong>la</strong> musica è diventata fondamentale anche nel momento delle attività,<br />
<strong>per</strong>ché a volte i terapisti approfittano del<strong>la</strong> cantante <strong>per</strong> stimo<strong>la</strong>re questi ma<strong>la</strong>ti con il ricordo magari di alcuni<br />
brani quindi cantano, bal<strong>la</strong>no... sono incontri in cui nul<strong>la</strong> è <strong>la</strong>sciato al caso. Noi ogni settimana, ritornando al<br />
discorso del monitoraggio, ogni settimana chiamiamo le famiglie che dovranno partecipare all'incontro del<strong>la</strong><br />
settimana in cui c'è <strong>la</strong> programmazione... noi facciamo tre gruppi al mese, sono 60 famiglie coinvolte. Le dirò<br />
che abbiamo anche una lista d'attesa e adesso dovremo decidere di fare il quarto incontro <strong>per</strong>ò siccome è un<br />
<strong>la</strong>voro molto impegnativo, ben strutturato <strong>per</strong>ché noi ogni settimana chiamiamo le 20 famiglie che devono venire<br />
il venerdì... noi facciamo tre venerdì al mese che devono venire quel venerdì <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>e innanzitutto se ci sono,<br />
quali ma<strong>la</strong>ti saranno presenti, <strong>per</strong>ché poi ci sono ma<strong>la</strong>ti anche che alcuni sono disturbati, magari hanno disturbi<br />
del comportamento, dobbiamo potenziare magari il numero di o<strong>per</strong>atori o di volontari <strong>per</strong>ché noi di solito<br />
facciamo <strong>per</strong> ogni ma<strong>la</strong>to... il rapporto è quasi uno a uno <strong>per</strong>ché anche se si devono far <strong>la</strong>vorare questi ma<strong>la</strong>ti<br />
hanno bisogno comunque di qualcuno che gli sta vicino e che comunque li stimo<strong>la</strong>, li accompagna nell'attività.<br />
Quindi noi in base anche a quanti ma<strong>la</strong>ti saranno presenti e chi, strutturiamo anche i <strong>la</strong>vori da fare con questi<br />
ma<strong>la</strong>ti quindi avvisiamo le terapiste. Loro ogni settimana fanno dei <strong>la</strong>vori diversi quindi non è che si fa sempre le<br />
stesse cose, le attività sono moltissime, si <strong>la</strong>vora sul<strong>la</strong> stimo<strong>la</strong>zione dei sensi, si <strong>la</strong>vora sull'orientamento, si<br />
<strong>la</strong>vora sui ricordi, si <strong>la</strong>vora sull'autostima, sull'identificazione del... Quindi ogni settimana si fa un <strong>la</strong>voro mirato<br />
e questo è fondamentale e anche lì, sui risultati, lì abbiamo proprio analizzato in itinere quali erano le cose che<br />
potevano funzionare di più, quelle che funzionavano meno. È nato in un modo, poi si è trasformato nel tempo..si<br />
è trasformato <strong>per</strong>ché l'es<strong>per</strong>ienza poi ci ha fatto capire quali erano le cose più funzionali, quali erano le cose<br />
migliori da <strong>per</strong>seguire, quali magari da abbandonare <strong>per</strong>ché comunque anche i gruppi a volte sono diversificati.<br />
Noi comunque volutamente li rendiamo eterogenei nel senso che non è che abbiamo fatto il gruppo...Ce<br />
l‟eravamo anche posti in alcuni momenti del fare magari dei gruppi in cui mettere i ma<strong>la</strong>ti che magari<br />
partecipavano di più, metterli tutti insieme e magari fare dei gruppi in cui magari c'erano i ma<strong>la</strong>ti che<br />
partecipavano meno, <strong>per</strong>ò poi abbiamo detto no <strong>per</strong>ché uno magari deve essere di stimolo <strong>per</strong> l'altro, poi non<br />
sarebbe stato neanche bello <strong>per</strong> i familiari creare delle categorie e quindi abbiamo... appunto tutte riflessioni nate<br />
poi in itinere. Abbiamo cercato di <strong>per</strong>sonalizzarlo in base anche proprio a quelle famiglie che noi ci trovavamo di<br />
fronte.<br />
D: Senta quindi qual è stato l'impatto che questo servizio ha avuto sul territorio? e cosa secondo lei …<br />
immagino che questo Alzheimer Cafè sia sul territorio di Mi<strong>la</strong>no... quindi cosa manca ancora secondo lei a<br />
questo servizio?<br />
R: Allora l'impatto è stato un impatto … devo dire un impatto ottimo nel senso, innanzitutto, di interesse da parte<br />
delle famiglie. Immediatamente, nel momento in cui l'abbiamo proposto hanno partecipato con molto entusiasmo<br />
e c'è stata veramente una grande partecipazione. Noi abbiamo fatto un'inaugurazione nel lontano gennaio del<br />
2007 e devo dire che li era nato proprio <strong>per</strong> prendere le adesioni e abbiamo avuto delle adesioni inaspettate tanto<br />
che avevamo iniziato pensando di farlo quindi ogni 15 giorni. In realtà poi l‟abbiamo dovuto poi fare … farne<br />
anziché due al mese, farne tre al mese. Quindi grande interesse, interesse da parte del pubblico, dei media... c'è<br />
stato un grande interesse anche da parte dei giornalisti e devo dire poi un grande interesse da parte anche di altre<br />
realtà nel senso che poi il nostro Alzheimer Cafè è diventato un po' un modello, un modello da seguire. Noi ci<br />
siamo resi conto di questa cosa quando hanno cominciato a par<strong>la</strong>re di questo nostro Alzheimer Cafè e abbiamo<br />
cominciato ad avere tantissime richieste di addetti ai <strong>la</strong>vori, di <strong>per</strong>sone che comunque gestivano altre<br />
associazioni sul territorio, non solo di Mi<strong>la</strong>no ma anche fuori Mi<strong>la</strong>no, anche di altre regioni italiane che sono<br />
stati nostri ospiti e hanno voluto partecipare... hanno chiesto <strong>la</strong> nostra consulenza <strong>per</strong> aiutarli ad aprire altri<br />
Alzheimer Cafè sul nostro modello tanto che poi noi ci siamo sentiti in dovere di fare un libro. Noi abbiamo<br />
pubblicato un libro che è stato un libro su questa nostra es<strong>per</strong>ienza, proprio un diario di bordo dove ogni incontro<br />
era stato specificato... che cosa avevamo fatto con i familiari... qual era stato il vissuto insomma di un anno di<br />
questo Alzheimer Cafè con un video, un <strong>la</strong>voro fatto molto artigianalmente, nel senso fatto in casa da noi…<br />
filmato … le foto prese da noi <strong>per</strong>ché anche <strong>per</strong> noi era importante riprendere, filmare <strong>per</strong> proprio monitorare<br />
<strong>per</strong>ché all'inizio questi filmati che noi abbiamo fatto non avevano assolutamente <strong>la</strong> presunzione di essere usati<br />
poi <strong>per</strong> fare un libro, <strong>per</strong> fare un qualcosa … <strong>per</strong>ò ci servivano <strong>per</strong> monitorare, <strong>per</strong> osservare poi magari a<br />
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distanza di qualche giorno che cosa era andato bene, che cosa era andato male, magari vedere anche i ma<strong>la</strong>ti<br />
stessi, osservare i ma<strong>la</strong>ti. Poi insomma questo grande interesse anche da parte di altre strutture, di altri addetti ai<br />
<strong>la</strong>vori ci ha portato anche a pubblicare questo libro che abbiamo presentato in un convegno unitamente anche<br />
al<strong>la</strong> ricerca del Mannaimer. Ancor oggi noi abbiamo non dico tutte le settimane ma quasi sempre <strong>per</strong>sone che<br />
vengono a visitarlo e che noi comunque accogliamo e ci rendiamo disponibili ad essere accanto cioè a mettere a<br />
disposizione <strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>ché non abbiamo assolutamente <strong>la</strong> presunzione di rimanere gli unici anzi,<br />
vogliamo proprio che il nostro Alzheimer Cafè sia un po‟ una linea, un modello da seguire proprio <strong>per</strong>ché<br />
abbiamo visto che funziona bene … che ne nascano, che ne vengano altri. A volte capita che quando noi non<br />
riusciamo magari ad accogliere delle famiglie <strong>per</strong>ché o abbiamo una lista d'attesa lunga oppure abbiamo<br />
famiglie che vengono da fuori Mi<strong>la</strong>no e noi sappiamo che sul nostro modello sono nati altri Alzheimer Cafè<br />
magari vicini al luogo di abitazione di queste famiglie, noi li dirottiamo ad altri Alzheimer Cafè. Per noi è<br />
fondamentale il <strong>la</strong>voro di rete. Dove non arriviamo noi ci sono altri... è giusto che queste famiglie abbiano il più<br />
possibile aiuto da più fonti quindi non abbiamo assolutamente <strong>la</strong> presunzione dell‟esclusività.<br />
D: E cosa manca secondo lei attualmente?<br />
R: Allora le posso dire solo in questo momento che cosa manca?<br />
D: Sì<br />
R: Manca <strong>la</strong> possibilità di farne di più cioè se noi riuscissimo a farli... guardi non basterebbe quasi più neanche<br />
tutte le settimane nel senso che <strong>la</strong> richiesta talmente è tanta e ci dispiace non poter rispondere al di là del<br />
dirottamento verso altri Alzheimer Cafè. Tanti ci dicono "Sì <strong>per</strong>ò il vostro è..." e anche noi stiamo cercando in<br />
qualche modo di compensare nel senso che non è proprio <strong>la</strong> stessa cosa <strong>per</strong>ò l‟ Alzheimer Cafè è stato un<br />
grandissimo osservatorio <strong>per</strong> noi e dopo <strong>la</strong> nascita di questa nuova attività noi abbiamo sentito il bisogno di<br />
creare quest‟Iso<strong>la</strong> in città. L‟Iso<strong>la</strong> in città è questo luogo, <strong>la</strong> sede del<strong>la</strong> fondazione che si è trasformata in un<br />
luogo di accoglienza <strong>per</strong> queste famiglie ma dove stiamo iniziando a fare da un anno ormai stiamo facendo<br />
terapie psico-sociali. Cosa sono? Sono attività rivolte principalmente ai ma<strong>la</strong>ti quindi con cicli di danza-terapia,<br />
arte-terapia, pet-terapy ... dove c'è <strong>la</strong> possibilità di <strong>la</strong>vorare sul ma<strong>la</strong>to ma nello stesso tempo di accogliere qui,<br />
nel<strong>la</strong> nostra sede, in questo salotto, che lei forse non ha notato, ma entrando c‟è questo … noi l‟abbiamo<br />
chiamato oramai il nostro salotto dove i familiari in attesa che il ma<strong>la</strong>to faccia l‟attività si ritrovano, hanno un<br />
loro spazio di socializzazione. Noi mettiamo a disposizione quel piccolo bar , quindi loro oramai si fanno il<br />
caffè, mettiamo i pasticcini e devo dire che è diventato un luogo oramai di incontro e loro l'aspettano. Sa<strong>per</strong>e che<br />
comunque <strong>la</strong> settimana dopo si possono ritrovare <strong>per</strong> loro comunque è già avere uno scopo, avere una<br />
programmazione e poi ci siamo resi conto che abbiamo anche centrato un obiettivo che non c‟eravamo posti<br />
inizialmente che era quello comunque di far socializzare anche le badanti. Quindi abbiamo colto, abbiamo<br />
soddisfatto due categorie... inizialmente avevamo pensato al familiare, <strong>per</strong>ò tanti di questi ma<strong>la</strong>ti vengono<br />
accompagnati dalle badanti, queste badanti che poi al<strong>la</strong> fine magari sono quasi tutte, a volte magari di un'etnia …<br />
o tutte <strong>per</strong>uviane o tutte ecuadoregne o dei paesi dell'est... quindi al<strong>la</strong> fine si sono creati dei gruppi anche fra di<br />
loro in cui par<strong>la</strong>no <strong>la</strong> loro lingua, si trovano un poi fuori. Quindi non volendo, non pensando inizialmente a<br />
questa cosa abbiamo anche soddisfatto un altro bisogno. Oggi il problema delle badanti è un problema enorme,<br />
di integrazione anche … nel senso che comunque è esploso questo fenomeno delle badanti. Noi abbiamo visto<br />
proprio un cambiamento dei bisogni nell'arco degli anni … inizialmente tutti <strong>la</strong> domiciliare … oggi <strong>per</strong> esempio<br />
c'è bisogno di formazione alle badanti: noi andiamo a casa a capire... cioè ci sono badanti bravissime, dolcissime<br />
che <strong>per</strong>ò non sanno che cos'è <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, non sanno rapportarsi con il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer quindi dolci<br />
nell'accudimento <strong>per</strong>ò magari non conoscono <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia quindi si rapportano magari in maniera sbagliata con<br />
quei ma<strong>la</strong>ti. Quindi noi andiamo a casa, cerchiamo di capire quali sono i problemi che quelle badanti incontrano<br />
e cerchiamo di educarle. Educarle <strong>per</strong>ò con quel ma<strong>la</strong>to di fronte <strong>per</strong>ché ogni ma<strong>la</strong>to è un mondo, ogni ma<strong>la</strong>to è<br />
un pianeta, ogni ma<strong>la</strong>to ha un vissuto quindi non è che il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer è una categoria. Ogni ma<strong>la</strong>to è una<br />
<strong>per</strong>sona … con i propri vissuti, con il proprio carattere, con <strong>la</strong> propria <strong>per</strong>sonalità quindi non è che il signor x è<br />
uguale al signor y. Ogni ma<strong>la</strong>to va comunque gestito in base a quel<strong>la</strong> che è <strong>la</strong> propria <strong>per</strong>sonalità e quindi noi<br />
facciamo anche questo tipo di <strong>la</strong>voro, siamo attenti anche a raccogliere le informazioni su quel ma<strong>la</strong>to, sul signor<br />
X.<br />
D: Quindi questo servizio ha portato anche ad ottenere risultati diciamo indiretti cioè che voi non vi<br />
aspettavate come, ad esempio, questo delle badanti …<br />
R: Che noi non aspettavamo! Che poi a mano a mano che siamo stati accanto a queste famiglie abbiamo capito<br />
di più nel senso che averle tutte poi in gruppo, averli tutti insieme, ascoltare le testimonianze, sentire gli scambi<br />
… piano piano ci ha fatto capire in che direzione dovevamo andare. Ecco <strong>per</strong>ché anche <strong>la</strong> nascita dell‟Iso<strong>la</strong> …<br />
<strong>per</strong>ché veramente i bisogni sono tantissimi e quindi noi siamo riusciti a <strong>per</strong>sonalizzare l'intervento. Noi in base<br />
al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, al familiare che ci troviamo di fronte con i propri problemi, con i propri vissuti eccetera,<br />
rispondiamo <strong>per</strong>sonalizzando l'intervento. Ecco <strong>per</strong>ché nel giro di pochi anni abbiamo fatto nascere tante nuove<br />
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attività e questo è nato proprio attraverso l'osservazione dell‟Alzheimer Cafè … è stato veramente <strong>per</strong> noi<br />
un'a<strong>per</strong>tura, ci ha a<strong>per</strong>to un mondo e poi ci ha anche messo ancora di più in contatto con altre realtà, abbiamo<br />
potuto conoscere di più il territorio <strong>per</strong>ché attraverso questi scambi … arriva un‟associazione da me e mi dice:<br />
“Guarda io sto facendo questo <strong>la</strong>voro, faccio questo questo e questo <strong>per</strong>ò vorrei farlo anch'io l‟ Alzheimer Cafè"<br />
io attraverso queste conoscenze so anche che sul territorio esistono altre realtà. Ce ne sono tantissime … quindi<br />
<strong>per</strong> quanto noi siamo dentro, <strong>per</strong> quanto ogni giorno <strong>la</strong>voriamo con <strong>la</strong> rete, ogni giorno scopri qualcosa e quindi<br />
più opportunità hai di conoscenze, di scambi, più può mettere a disposizione <strong>la</strong> sua es<strong>per</strong>ienza, le tue conoscenze<br />
a favore di queste famiglie quindi gli scambi "Io non faccio questo, <strong>per</strong>ò guardi lei può rivolgersi a<br />
quest'associazione che le può dare un servizio che io in questo momento non posso offrire". Per esempio noi non<br />
abbiamo l'assistenza legale, allora se mi capita magari qualche <strong>famiglia</strong> che ha bisogno di un'assistenza legale li<br />
dirotto in quelle associazioni che hanno il legale disponibile.<br />
D: Bene. Adesso vorrei indagare un po' l'area delle risorse … ecco vorrei capire quali sono le vostre<br />
risorse materiali e anche immateriali e tra queste risorse magari capire qual è <strong>la</strong> più ricca e <strong>per</strong>ò magari<br />
anche qual è <strong>la</strong> più carente<br />
R: Ok allora … <strong>la</strong> carenza materiale intendiamo di tipo economico o di tipo di risorse, di <strong>per</strong>sone ecc.?<br />
D: Entrambe nel senso diciamo sia diciamo un problema economico ma anche un<br />
problema..(incomprensibile)<br />
R: Allora una delle grandi risorse del<strong>la</strong> fondazione … grandi, grandissime sono le <strong>per</strong>sone nel senso che non<br />
siamo tantissimi in fondazione. In realtà <strong>la</strong> struttura del<strong>la</strong> fondazione è composta da quattro <strong>per</strong>sone che o<strong>per</strong>ano<br />
nell'organizzazione stipendiate, due part-time e due tempo pieno. Poi abbiamo dei naturalmente consulenti che<br />
offrono le loro prestazioni in base alle nostre richieste. Poi abbiamo una rete di volontari … non tantissimi, ma<br />
splendidi nel senso che consideri che tra o<strong>per</strong>atori, volontari … Le faccio il distinguo: noi ci avvaliamo anche del<br />
contributo di o<strong>per</strong>atori che prendiamo dalle coo<strong>per</strong>ative <strong>per</strong>ché li mandiamo nei casi in cui diamo assistenza<br />
domiciliare. Sono ma<strong>la</strong>ti in fase avanzata … non posso mandare un volontario <strong>per</strong>ché c'è bisogno magari<br />
comunque su quel ma<strong>la</strong>to di una competenza tecnica, quindi comunque devo mandare … su quel volontario non<br />
puoi chiedere determinate cose, c'è bisogno magari di un'igiene <strong>per</strong>sonale... sono ma<strong>la</strong>ti magari in una fase<br />
terminale quindi comunque mandiamo degli o<strong>per</strong>atori che prendiamo da coo<strong>per</strong>ative ma li selezioniamo noi, li<br />
monitoriamo noi, sono praticamente nostri. L'unica cosa, li prendiamo dalle coo<strong>per</strong>ative <strong>per</strong>ché così non<br />
abbiamo tutto l'onere anche del<strong>la</strong> gestione proprio diciamo del contratto di <strong>la</strong>voro, possiamo prenderli quando ci<br />
servono, <strong>per</strong>ché le famiglie vanno, vengono quindi dobbiamo avere anche un'e<strong>la</strong>sticità. Non possiamo<br />
impegnarci anche nel prendere una <strong>per</strong>sona 8 ore e poi magari <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> mi dice: "Per una settimana<br />
sospendiamo l'assistenza <strong>per</strong>ché ho un problema" e io questa <strong>per</strong>sona ce l‟ho disoccupata quindi li prendiamo<br />
attraverso le coo<strong>per</strong>ative <strong>per</strong>ò sono o<strong>per</strong>atori nostri. I volontari sono una trentina che vanno dal<strong>la</strong> domiciliare<br />
all'assistenza <strong>per</strong> le attività dell'Iso<strong>la</strong>, Alzheimer Cafè ecc. Abbiamo una rete di professionisti meravigliosi che<br />
mettono a disposizione <strong>la</strong> loro es<strong>per</strong>ienza gratuitamente <strong>per</strong> noi, che vanno dal notaio ai legali, ai pubblicitari, ai<br />
grafici, agli stampatori, a consulenti di vario genere, informatici che comunque hanno sposato <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong><br />
fondazione e ci accompagnano e devo dire poi <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> Manuli. La grandissima risorsa è <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> Manuli<br />
che comunque sostiene <strong>la</strong> fondazione moltissimo e <strong>per</strong>ò non è sufficiente nel senso che comunque il nostro<br />
<strong>la</strong>voro è un <strong>la</strong>voro molto professionale, molto attento … ripeto non è nul<strong>la</strong> è <strong>la</strong>sciato al caso quindi noi<br />
spendiamo tanto tempo nel<strong>la</strong> raccolta delle informazioni, nell'immagazzinamento, nell'attenzione alle risposte<br />
<strong>per</strong>ché partiamo dal presupposto che quando si rivolgono a noi questi familiari sono <strong>per</strong>sone che vivono una<br />
grandissima difficoltà e quindi vanno rispettati, vanno accolti. Non li possiamo deludere. Perché quando poi loro<br />
arrivano da noi, arrivano veramente affranti, distrutti … li ascoltiamo, li facciamo capire che comunque<br />
possiamo essergli accanto. Vanno via sereni, vanno via e sanno che possono contare su di noi e quindi noi<br />
dobbiamo dare delle risposte concrete, non possiamo poi deluderli <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> loro sarebbe un ulteriore<br />
fallimento cioè se io so che al<strong>la</strong> fine ho uno spiraglio di luce e mi chiudono a un certo punto <strong>la</strong> finestra, io<br />
veramente non so più da che parte orientarmi e allora noi non possiamo <strong>per</strong>metterci di deluderli e quindi<br />
facciamo un <strong>la</strong>voro di anamnesi talmente dettagliata su quelli che sono i bisogni, i loro problemi che tariamo<br />
l'intervento a misura quindi ecco <strong>per</strong>ché a volte dico l'o<strong>per</strong>atore piuttosto che il volontario, <strong>per</strong>ché devo andare<br />
assolutamente a centrare quell'obiettivo. Non posso deluderli. Infatti, guardi, i casi in cui <strong>la</strong> fondazione non viene<br />
accettata o il <strong>per</strong>sonale non viene accettato, noi li contiamo 1 su 100 <strong>per</strong>ché non si può... ecco farli, come posso<br />
dire … l'ho già detto, deluderli … <strong>per</strong>ò farli cadere ancora di più in un baratro nel quale già ci sono e quindi …<br />
adesso mi sono <strong>per</strong>duta … scusi ogni tanto mi <strong>per</strong>do … Lei mi diceva quali sono i punti di forza: <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
Manuli e poi questa fondazione comunque costa. Questo servizio costa tantissimo … è un servizio attento e<br />
quindi i fondi non sono quasi mai sufficienti <strong>per</strong> far fronte ai bisogni.<br />
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D: Ecco legato <strong>per</strong>ò al<strong>la</strong> presenza di finanziamenti temporanei<br />
R: Allora io le dico noi abbiamo avuto... noi abbiamo tanti riconoscimenti nel senso che in termini di<br />
onorificenze abbiamo vinto l'Ambrogino d'oro, abbiamo vinto l'angelo dell'anno, abbiamo vinto un'onorificenza<br />
dal Comune... adesso l'abbiamo appena saputo il premio Carlo Porta, un'altro abbiamo vinto... andremo a Roma<br />
dopodomani a ritirare il primo premio Universo no profit, eccetera. Onorificenze tantissime. Facciamo un po'<br />
fatica ad avere i soldi nel senso che partecipiamo a tutti i bandi possibili e immaginabili. Noi, non essendo<br />
un'associazione, siamo un po' fuori da tutti i bandi dell‟associazionismo <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> nostra è una fondazione quindi<br />
non possiamo essere iscritti al registro del volontariato quindi non partecipiamo a tutti i bandi che sono a<strong>per</strong>ti al<br />
volontariato. Possiamo partecipare solo ai bandi del<strong>la</strong> regione. Tutti gli anni presentiamo il progetto ma non c'è<br />
venuto mai... non ci è stato mai finanziato. Però abbiamo avuto questa opportunità da parte del comune di<br />
Mi<strong>la</strong>no di avere in comodato d'uso questi locali e due anni fa ci è stato riconosciuto un progetto proprio <strong>per</strong><br />
l‟Alzheimer Cafè. Ci sono stati dati 10.000 €. Si fa fatica... nel senso che prima c'era anche tanta partecipazione<br />
da parte delle aziende, poi con <strong>la</strong> crisi economica noi abbiamo visto ca<strong>la</strong>re vertiginosamente le donazioni da<br />
parte delle aziende. Abbiamo avuto quest'anno una banca che ci ha sostenuto... ha sostenuto proprio l‟Alzheimer<br />
Cafè e <strong>per</strong> noi è stata una boccata d'ossigeno nel senso che comunque noi ci muoviamo, abbiamo al nostro<br />
interno un ufficio che fa fund-raising, una <strong>per</strong>sona che fa fund-raising e quindi cerchiamo di essere attenti a tutto,<br />
a qualsiasi opportunità. Però insomma non è facile. Abbiamo un grande riconoscimento dai privati nel senso che<br />
comunque abbiamo visto crescere le donazioni dei privati. Certo sono piccole cose <strong>per</strong>ò noi diciamo che le gocce<br />
fanno l'oceano e questo comunque ci conferma che stiamo <strong>la</strong>vorando nel<strong>la</strong> maniera giusta nel senso che poi al<strong>la</strong><br />
fine noi non chiediamo niente alle famiglie <strong>per</strong>ò non le nascondo che poi alcune famiglie comunque quando c'è<br />
da scegliere <strong>per</strong> esempio il 5 * 1000, scelgono l'ente. Il 5 * 1000 è stata un'opportunità <strong>per</strong> i nostri che si<br />
occupano di no profit immensa nel senso che anche lì abbiamo abbiamo visto crescere il nostro 5 * 1000.<br />
Abbiamo iniziato con una cifra, piano piano è cresciuta, ogni anno cresce sempre di più nel senso che comunque<br />
vuol dire che c'è il riconoscimento del <strong>la</strong>voro. Però insomma ecco il discorso sui soldi è un po' un punto debole<br />
nel senso che è un <strong>la</strong>voro... fa parte di uno degli impegni del<strong>la</strong> fondazione... quello di comunque essere sempre<br />
attenti a cogliere qualsiasi opportunità.<br />
D: Bene, le faccio un'ultima domanda... è un po' una curiosità … mi ha detto che proprio <strong>la</strong> fondazione è<br />
nata diciamo grazie all'ingegner Manuli … ecco in partico<strong>la</strong>re poi l’ Alzheimer Cafè … faccio questa<br />
domanda <strong>per</strong>ché, ad esempio, ho visitato altri Alzheimer Cafè dove è nato … <strong>per</strong>ché chi poi è stato il<br />
responsabile ha avuto un'es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>sonale con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia di un familiare... volevo chiedere se anche<br />
in questo caso c'è stato un qualcosa del genere o se invece …<br />
R: No, assolutamente. È nato proprio in base ai tempi … come le dicevo, nasce nel 92 con questo obiettivo che è<br />
quello di sostenere le attività del<strong>la</strong> parrocchia di San Marco quindi di occuparsi degli emarginati gravi, dei poveri<br />
eccetera. Poi siccome l'ingegner Manuli era una <strong>per</strong>sona molto generosa e comunque voleva fare di più...<br />
probabilmente quel bacino era piccolo quindi lui comunque poteva dare di più e con <strong>la</strong> figlia hanno fatto questa<br />
analisi. La signora *** ha fatto propria un‟analisi allora dei bisogni dei territorio. E mentre c'erano risposte<br />
magari <strong>per</strong> determinate diciamo... ma<strong>la</strong>ttie... categorie di ma<strong>la</strong>ti … sui bambini, disabili ecc., c'era poco <strong>per</strong> i<br />
ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer. Lei che poi è sempre stata una <strong>per</strong>sona molto portata all'ascolto dei bisogni, a essere vicino<br />
alle <strong>per</strong>sone fragili e ha fatto questa analisi e ha detto che era il caso di orientare le forze con cui continuiamo<br />
ancora a sostenere <strong>la</strong> parrocchia di San Marco <strong>per</strong>ò naturalmente orientare queste risorse anche verso<br />
quest‟ulteriore categoria che è <strong>la</strong> categoria delle famiglie con i ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer. È nata così. La fondazione,<br />
quando è nata, è nata a casa del<strong>la</strong> signora Manuli. L'ufficio era da lei, poi piano piano naturalmente è cresciuta.<br />
Questa nuova sede noi l‟abbiamo da due anni, prima eravamo nell'ufficio accanto che era più piccolino eccetera.<br />
Però appunto, visto che c'è stata questa evoluzione dei bisogni, abbiamo anche pensato che era arrivato il<br />
momento di al<strong>la</strong>rgarci e far diventare <strong>la</strong> fondazione anche un'iso<strong>la</strong> in città. Anche il discorso dell‟Iso<strong>la</strong> in città è<br />
venuta da un familiare di un nostro assistito che un giorno ci ha detto: "Ma voi siete un'iso<strong>la</strong>, un'iso<strong>la</strong> felice,<br />
un'iso<strong>la</strong> dove noi possiamo trovarci un nostro mondo protetto". E quindi da lì è venuta <strong>la</strong> voglia di creare l‟Iso<strong>la</strong><br />
in città... un'iso<strong>la</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> città, ma nel<strong>la</strong> città... quindi comunque accogliamo tutti, tutti coloro che vogliono<br />
rivolgersi a noi di Mi<strong>la</strong>no, <strong>per</strong>ò anche poi dell'hinter<strong>la</strong>nd nel senso che <strong>la</strong> domiciliare <strong>la</strong> diamo solo su Mi<strong>la</strong>no<br />
<strong>per</strong>ò poi chiunque si rivolge a noi. Noi comunque lo ascoltiamo e diamo il nostro contributo in base a quelle che<br />
sono le nostre conoscenze … <strong>per</strong>ò rispondiamo a tutti.<br />
3.1.3.2. Trascrizione dell‟intervista a una psicologa del Café Alzheimer del<strong>la</strong> Fondazione Manuli –<br />
Man.Psi<br />
D: Come lei sa abbiamo scelto questo servizio in quanto noi lo definiamo una buona pratica. Ecco<br />
volevamo sa<strong>per</strong>e da lei <strong>per</strong>ché secondo lei il suo servizio è una buona pratica<br />
R: Servizio inteso come...<br />
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D: Servizio inteso come Alzheimer Cafè<br />
R: Dunque... Alzheimer Cafè non è un termine coniato da noi e non l'abbiamo inventato noi sicuramente. Ci sono<br />
state altre … un'origine e altre realtà che l'hanno strutturato. Diciamo che noi le abbiamo anche visitate, come<br />
forse le avrà detto <strong>la</strong> coordinatrice, prima di strutturare questo nostro Alzheimer Cafè e rispetto al discorso di<br />
buona pratica noi riteniamo che il nostro Alzheimer Cafè abbia un'organizzazione che altri Alzheimer Cafè non<br />
hanno. Diciamo che abbiamo soprattutto verificato, sia visitandoli ma anche come feedback da alcuni familiari<br />
che hanno frequentato altri Alzheimer Cafè che c'è un po' un'improvvisazione anche <strong>per</strong>ché comunque si tratta di<br />
una ma<strong>la</strong>ttia che può portare all'improvvisazione vale a dire c'è chi viene chi non viene, non si ha mai una<br />
costanza. Noi invece abbiamo voluto dare un taglio un po' più professionale, più organizzato e ovviamente<br />
questo comporta un <strong>la</strong>voro a priori abbastanza importante durante <strong>la</strong> settimana... di monitoraggio e di verifica di<br />
tutto quello che farà parte dell‟ Alzheimer Cafè <strong>per</strong>ò questo poi sicuramente è ripagato in termini di qualità del<br />
servizio offerto, quindi sicuramente in questo senso riterrei che possa essere un modello, <strong>per</strong>ché noi abbiamo<br />
delle prassi e delle modalità ben strutturate che potremmo anche... che passiamo ad altre realtà che magari<br />
vogliono strutturare qualcosa di simile.<br />
D: Abbiamo par<strong>la</strong>to di questo monitoraggio. Cosa intende lei <strong>per</strong> monitoraggio? Come avviene all'interno<br />
del<strong>la</strong> struttura?<br />
R: Allora noi abbiamo questa costituzione di tre gruppi sostanzialmente costanti, dico sostanzialmente <strong>per</strong>ché poi<br />
naturalmente le cose possono cambiare, <strong>per</strong>ò ci teniamo che ci sia una costanza nel gruppo che frequenta un<br />
incontro. Abbiamo creato tre gruppi A, B e C <strong>per</strong>ché abbiamo avuto tante adesioni e <strong>per</strong>ò c'è tendenzialmente<br />
una costanza nel gruppo. Quando si deve svolgere l'incontro, nel<strong>la</strong> settimana che precede l'incontro che si svolge<br />
sempre il venerdì, noi abbiamo una serie di verifiche re<strong>la</strong>tivamente a quello che accadrà il venerdì dopo, cioè<br />
verifichiamo quali <strong>per</strong>sone, familiari ci sono con i loro congiunti quindi contattiamo tutti ad uno ad uno,<br />
verifichiamo se ci sono stati nel frattempo dei cambiamenti quindi magari delle <strong>per</strong>sone che si ritirano. In tal<br />
caso abbiamo una lista di attesa di <strong>per</strong>sone che vorrebbero partecipare quindi contattiamo immediatamente le<br />
<strong>per</strong>sone in lista ed inseriamo eventualmente altri soggetti. Questo <strong>per</strong> quanto riguarda i familiari. Quindi c'è un<br />
<strong>la</strong>voro abbastanza importante di contatto di tutte le famiglie, poi non sempre le riesci a trovare, oppure non<br />
sempre riescono a darti una risposta e quindi noi chiediamo che entro il giovedì mattina, il mercoledì in realtà, ci<br />
sia data una risposta salvo inconvenienti dell'ultimo minuto che possono capitare <strong>per</strong>ché è tutto poi, questo ci<br />
<strong>per</strong>mette di organizzare innanzitutto <strong>la</strong> parte di <strong>per</strong>sonale <strong>per</strong>ché a seconda del numero dei partecipanti <strong>per</strong> noi è<br />
fondamentale poi convocare un numero di volontari adatto. Noi abbiamo un rapporto di quasi uno a uno, un<br />
paziente un volontario, uno a uno, uno a due direi <strong>per</strong>ché comunque è una situazione in cui è vero che i pazienti<br />
non sono in fase avanzata di ma<strong>la</strong>ttia ma hanno bisogno di qualcuno che monitori. I familiari sono chiusi qua <strong>per</strong><br />
un certo quantitativo … non so … <strong>per</strong> un'ora, un‟ora e mezza sono chiusi qua <strong>per</strong>ciò di là c'è bisogno di<br />
qualcuno che monitori, controlli e verifichi. Quindi una parte organizzativa proprio concreta e poi legato anche a<br />
quello che deve essere il servizio del bar. Noi dobbiamo avvisare quante <strong>per</strong>sone saranno in totale <strong>per</strong>ché loro<br />
struttureranno... facciamo una merendina... e poi ovviamente inviare ai terapisti occupazionali, che sono quelli<br />
che faranno l'attività, l‟elenco dei partecipanti coi nomi <strong>per</strong>ché loro struttureranno delle attività anche in base alle<br />
<strong>per</strong>sone che ci sono. Fanno sempre poi il riconoscimento del proprio nome come attività e quindi anche lì,<br />
dobbiamo avvisare chi c'è, chi non c'è in modo che loro si preparino e poi va beh il contatto con i professionisti<br />
che ruotano attorno... La cantante... quindi verificar sempre... ad esempio stamattina noi abbiamo avuto <strong>la</strong> bel<strong>la</strong><br />
sorpresa che <strong>la</strong> cantante era ma<strong>la</strong>ta e che <strong>per</strong> noi è un grosso problema. Prima di tutto <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> musica è un<br />
elemento che abbiamo visto importante, di grande convivialità e di grande piacere sia <strong>per</strong> i ma<strong>la</strong>ti che <strong>per</strong> i<br />
familiari e poi <strong>per</strong>ché questa cantante ha delle caratteristiche sue <strong>per</strong>sonali piacevoli veramente, ci sa fare, è<br />
molto empatica, è molto brava, ormai <strong>la</strong>vorando con noi da tre anni ha instaurato un bellissimo rapporto.<br />
Stamattina abbiamo avuto questa bel<strong>la</strong> sorpresa... noi <strong>per</strong> fortuna siamo un pochino preparati a questi eventi,<br />
abbiamo ad esempio dei nominativi di scorta. Però avvisando<strong>la</strong> all'ultimo momento non è detto che... <strong>per</strong>ò <strong>per</strong><br />
fortuna stamattina uno di questi era disponibile oggi pomeriggio quindi sostituiremo <strong>per</strong>ché sennò è un grosso<br />
problema. Se succede una cosa del genere cosa fa? È vero può anche farlo senza musica … abbiamo provato noi<br />
qualche volta, quando è stata ma<strong>la</strong>ta, con del<strong>la</strong> musica registrata, ma non era <strong>la</strong> stessa cosa, glielo assicuro, il<br />
clima non era lo stesso...<br />
D: Ok... entrando un po' nel suo ruolo vorrei che mi spiegasse un po', beh innanzitutto qual è il suo ruolo,<br />
quali sono i suoi compiti principali e soprattutto quali sono le sue azioni concrete e così via...<br />
R: Dunque quando abbiamo creato l‟Alzheimer Cafè, abbiamo ovviamente fatto tutta una preparazione, una<br />
programmazione iniziale sul<strong>la</strong> carta fatta di contatti e di valutazione di quello che poteva essere lo svolgimento<br />
dell‟Alzheimer Cafè e a me è stato proprio assegnato il ruolo di responsabile o<strong>per</strong>ativa, cioè colei che doveva un<br />
pochino verificare che tutte le fi<strong>la</strong> via via, insomma fossero tirate e quindi seguire anche <strong>la</strong> parte re<strong>la</strong>tiva ai<br />
pazienti, a chi si iscriveva, come inserirli, verificare eccetera, con un ruolo prioritario invece di gestione dei<br />
familiari cioè il mio ruolo in quanto psicologa, io sono psicogerontologa, doveva essere quello di organizzare e<br />
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poi gestire il momento riservato ai familiari. Cosa significa questo? Gestire e quindi tutto quello che riguarda poi<br />
il contatto con i familiari, il portarli in questa sa<strong>la</strong>, il dare le comunicazioni ufficiali, il... accogliere eventuali<br />
docenti quando gli incontri sono gestiti da qualcun altro. In altre occasioni gestire invece proprio il gruppo.<br />
Questo gruppo è un gruppo che ha seguito dei <strong>per</strong>corsi variegati cioè noi non abbiamo fatto un <strong>per</strong>corso magari<br />
unico di auto-mutuo aiuto. Abbiamo deciso di organizzarlo in modo tale che i familiari potessero avere sia un<br />
sostegno reciproco, una condivisione come quel<strong>la</strong> dell'auto-mutuo aiuto, ma che avessero anche <strong>la</strong> possibilità di<br />
ricevere informazioni sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, informazioni precise, non solo sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia ma anche ad esempio sui<br />
servizi presenti sul territorio, sulle possibilità di aiuto, di appoggio, sulle terapie possibili e quindi abbiamo<br />
organizzato questo momento come un momento in cui invitavamo dei docenti, dei re<strong>la</strong>tori, degli es<strong>per</strong>ti oppure<br />
dei momenti invece in cui riflettevamo noi e in quel caso invece, il gruppo è gestito da me quindi magari ho<br />
affrontato alcuni aspetti anche <strong>per</strong>ché una cosa che noi abbiamo verificato nel tempo, io in modo partico<strong>la</strong>re nei<br />
primi mesi, è che essendo un gruppo abbastanza numeroso, era fondamentale ogni volta che trattassimo una<br />
tematica ben precisa <strong>per</strong>ché se no il gruppo era troppo disordinato essendoci tante <strong>per</strong>sone e quindi ogni volta<br />
abbiamo cercato di ipotizzare quale potesse essere il tema da affrontare... se c'era un re<strong>la</strong>tore era molto più facile<br />
<strong>per</strong>ché ci veniva a par<strong>la</strong>re di quel che sapeva quindi il medico ci veniva a par<strong>la</strong>re delle terapie, il riabilitatore<br />
del<strong>la</strong> riabilitazione ecc. Se c'ero io cercavo comunque di canalizzare <strong>la</strong> cosa su una tematica precisa che poteva<br />
essere magari <strong>la</strong> spiegazione di quel che accadeva nel cervello piuttosto che delle difficoltà dei familiari, dei<br />
vissuti del familiare, insomma abbiamo affrontato vari aspetti. Una volta abbiamo affrontato <strong>la</strong> tematica del<br />
vissuto del ma<strong>la</strong>to... che cosa prova il ma<strong>la</strong>to portando insomma dei testi anche. Quest'anno in modo partico<strong>la</strong>re<br />
abbiamo un attimino modificato il momento dei familiari <strong>per</strong>ché abbiamo voluto fare un <strong>per</strong>corso partico<strong>la</strong>re<br />
convocando il professor *** che si occupa del<strong>la</strong> conversazione con il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer, facendo con loro un<br />
<strong>per</strong>corso in questo senso che si concluderà quest'anno, quindi l'anno venturo riprenderemo con <strong>la</strong> nostra modalità<br />
precedente e <strong>per</strong>ò comunque il mio ruolo è quello di mantenere il contatto con lui e di gestire tutto quello che<br />
succede di qua <strong>per</strong>ché di qua, in questa sa<strong>la</strong>, ci sono solo io con i familiari ed eventualmente il docente. Gli altri<br />
membri dell‟equipe stanno di là con i ma<strong>la</strong>ti quindi il mio ruolo un po' è questo. Il mio ruolo nei giorni<br />
antecedenti è quello di verificare che sia tutto a posto cioè che i familiari siamo stati contattati tutti, mi viene<br />
fornito un elenco di chi c'è e chi non ce, di quanti sono... in questo modo verifichiamo anche quanti volontari ci<br />
sono e verifichiamo se il numero è equo. Qualora dovesse succedere che i ma<strong>la</strong>ti sono troppi e i volontari sono<br />
pochi <strong>per</strong>ché è successo qualche cosa dobbiamo organizzare qualcosa con degli o<strong>per</strong>atori a pagamento <strong>per</strong>ché<br />
comunque non possiamo <strong>la</strong>sciare sco<strong>per</strong>ti i ma<strong>la</strong>ti, soprattutto conoscendo io i ma<strong>la</strong>ti, so quelli che hanno<br />
bisogno di più assistenza e quelli meno … c‟è il gruppo dove magari ci sono dei pazienti più tranquilli, il gruppo<br />
dove invece il paziente richiede una presenza costante vicino a lui. Quindi verifico tutto questo e quindi arrivo<br />
poi già preparata, ho già un elenco di <strong>per</strong>sone che ci sono e che non ci sono, verifico con *** e con le altre<br />
colleghe se sono stati contattati tutti, bar piuttosto che il volontario o <strong>la</strong> cantante, insomma che ci sia tutto.<br />
Diciamo che poi negli anni questa cosa si è strutturata da sé anche... era più difficile all'inizio nel senso che non<br />
c'è più bisogno di contattare sempre tutti. La cantante si sa che c'è. Certo se non c'è, ci chiamerà <strong>per</strong>ò... ecco...<br />
vanno un po' da sé adesso le cose.<br />
D: Pensando un po' ai suoi obiettivi, quando lei ha iniziato, ripensando un po' a fino dove è arrivata fino<br />
adesso, è riuscita ad arrivare ai suoi obiettivi, ha modificato anche i suoi obiettivi... parliamo sempre di<br />
obiettivi <strong>per</strong>sonali e anche del servizio...<br />
R: Allora io mi riferisco sempre all‟Alzheimer Cafè <strong>per</strong>ché il mio ruolo all'interno del<strong>la</strong> fondazione Manuli è<br />
molto più ampio, copre anche altri servizi... Allora sicuramente abbiamo iniziato questa cosa un po‟ come<br />
un'avventura nel senso che era <strong>la</strong> prima volta che <strong>la</strong> facevamo, c'eravamo fatti una pianificazione iniziale, ma dei<br />
cambiamenti in itinere poi li abbiamo <strong>per</strong> forza attuati anche sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> mia es<strong>per</strong>ienza, nel senso che io<br />
riportavo, ad esempio, le difficoltà che ci potevano essere... come poi poter apporre delle migliorie a questa<br />
cosa. Sicuramente direi che gli obiettivi che ci eravamo preposti come équipe sono stati ampiamente raggiunti,<br />
anzi sicuramente hanno dato dei risultati anche inaspettati. Uno di questi è, ad esempio, quando noi inizialmente<br />
avevamo organizzato <strong>la</strong> cosa non c‟eravamo posti il problema di una possibile lista di attesa di pazienti,<br />
pensavamo che le cose andassero da sé. Noi avevamo pensato inizialmente questo Alzheimer Cafè come un<br />
gruppo di una ventina di pazienti e familiari che venivano una volta ogni 15 giorni. Poi in realtà, dopo<br />
l'inaugurazione, noi abbiamo avuto un altissimo numero di adesioni e quindi non era fattibile <strong>per</strong>ché se noi<br />
pensavamo una cosa del genere e se ne sono iscritti almeno il doppio cosa facciamo? Allora abbiamo detto, va<br />
bene, invece che una volta ogni 15 giorni, lo facciamo una volta al mese e creiamo due gruppi. Innanzitutto<br />
questo poi ha dovuto subire un ulteriore cambiamento <strong>per</strong>ché abbiamo avuto altre adesioni successivamente e<br />
abbiamo dovuto creare un terzo gruppo. Un'altra cosa che invece non c'eravamo immaginati era <strong>la</strong> costanza di<br />
frequenza di questi familiari nel senso che noi avevamo detto, va beh le cose andranno da sé, nel senso che<br />
qualcuno entrerà qualcuno uscirà... noi abbiamo un buon numero, ma veramente buono di familiari che viene da<br />
tre anni. Questo è stato un problema da gestire nel senso che ci siamo chiesti cosa facciamo? Diamo un limite? In<br />
questo modo chiudiamo <strong>la</strong> porta in faccia a queste famiglie. Gli abbiamo fatto toccare il cielo è poi dopo li<br />
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facciamo ritornare all'inferno, oppure li accogliamo col rischio <strong>per</strong>ò che chiudiamo <strong>la</strong> porta ad altre famiglie che<br />
vorrebbero entrare? Questo è un punto su cui ancora noi ogni tanto ci domandiamo. Siamo dell'idea che non<br />
dobbiamo chiudere <strong>la</strong> porta a chi vuole continuare a venire, quindi soprattutto ci sono famiglie con una<br />
frequenza talmente assidua … vuol dire … ecco … sono contente di venirci. Questo è un risultato tangibile, è un<br />
risultato proprio del successo dell'iniziativa. D'altro canto su chi vuole partecipare e non possiamo inserire, in<br />
questo momento stiamo gestendo un po' <strong>la</strong> lista di attesa. Non so quanto riusciremo ancora <strong>per</strong>ché intanto <strong>la</strong> lista<br />
cresce. L'unica cosa che ci siamo detti è, va beh quando una <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong> più volte non viene, magari <strong>la</strong><br />
contattiamo dicendo: “Forse magari <strong>la</strong>sciamo il posto a qualcun altro, quando sarete pronti nuovamente...”<br />
Perché poi ci sono delle dinamiche familiari un po' difficili, è difficile venire col ma<strong>la</strong>to, è difficile organizzarsi<br />
insomma. Per cui diciamo, nonostante i cambiamenti che abbiamo dovuto apporre, a livello di obiettivi del<strong>la</strong><br />
fondazione, li abbiamo ampiamente raggiunti con un successo che non potevamo prevedere all'inizio e che<br />
continua nell'arco di questi anni. A livello <strong>per</strong>sonale, beh sicuramente … poi va beh io mi occupo in modo<br />
partico<strong>la</strong>re dei familiari anche all'interno del<strong>la</strong> fondazione Manuli quindi mi dà anche <strong>la</strong> possibilità di avere una<br />
continuità. Io di solito in fondazione mi occupo del colloquio di prima accoglienza del familiare e quindi sono io<br />
tante volte che propongo, quando vedo che il nucleo familiare potrebbe avere giovamento, l'iniziativa<br />
dell‟Alzheimer Cafè … diciamo una continuità in questo senso. Riesco io, <strong>la</strong>vorando qui, a capire, <strong>la</strong>vorando in<br />
questo servizio, a capire anche quando è il caso che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> possa avere giovamento da questo servizio e<br />
spingere e spronare <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Capisce se fossero due <strong>per</strong>sone che facessero questo <strong>la</strong>voro sarebbe più<br />
complicato <strong>per</strong>ché io posso sa<strong>per</strong>e quale nucleo familiare può avere giovamento e quale nucleo invece dove<br />
magari <strong>la</strong> situazione di gruppo non agevo<strong>la</strong>, non facilita …<br />
D: E pensando un po' ai risultati ottenuti e pensando un po' agli utenti, sia intendiamo i familiari che<br />
diciamo le <strong>per</strong>sone ma<strong>la</strong>te di Alzheimer, quali sono secondo lei i benefici che hanno ottenuto questi utenti<br />
da questo servizio?<br />
R: Allora farei due lenti diverse <strong>per</strong>ché poi c'è qualcosa che è in comune <strong>per</strong>ò fondamentalmente i benefici sono<br />
distinti. Sicuramente <strong>per</strong> quanto riguarda i ma<strong>la</strong>ti, il beneficio fondamentale è quello di ritrovarsi in un contesto,<br />
che appare loro di normalità e non di ma<strong>la</strong>ttia, a trascorrere un pomeriggio in serenità. Purtroppo tutto quello che<br />
ruota attorno a loro di solito è poi dato dal<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, dove prevale <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Ecco, se poi lei si fermerà e vedrà<br />
tutto il servizio, vedrà che in realtà qui c'è un contesto di normalità <strong>per</strong>ché che si svolge in un ambiente che è un<br />
ambiente comune che è un bar... quindi già questo, l'apparenza, dà <strong>la</strong> sensazione al ma<strong>la</strong>to che si trova in un<br />
posto normalissimo. Ci sono talmente tante <strong>per</strong>sone diverse che ruotano attorno al ma<strong>la</strong>to, non ci sono solo<br />
ma<strong>la</strong>ti, ci sono i familiari, ci sono i volontari, c'è l'équipe, c'è il bar, <strong>la</strong> struttura del bar quindi il ma<strong>la</strong>to non ha <strong>la</strong><br />
sensazione di essere amma<strong>la</strong>to, ha <strong>la</strong> sensazione di stare in un ambiente di <strong>per</strong>sone piacevole. Quindi lui si<br />
ritrova, secondo me, in un ambiente dove non vive <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, nello stesso tempo in cui trova altre <strong>per</strong>sone che<br />
magari hanno qualche smemoratezza come lui e quindi si sentono anche un po' rincuorate, in cui trovano<br />
un'accoglienza di <strong>per</strong>sone che è lì proprio <strong>per</strong> loro, con il sorriso, con il piacere di trascorrere un pomeriggio<br />
quindi una situazione conviviale con il piacere di socializzazione … sicuramente l'attività di stimo<strong>la</strong>zione male<br />
non gli fa, sia <strong>per</strong>ché un pochino li sollecita sia <strong>per</strong>ché hanno <strong>la</strong> possibilità anche di trascorrere un'oretta facendo<br />
qualche cosa di concreto e di piacevole <strong>per</strong>ché questa attività sono strutturate anche in modo ludico, ricreativo.<br />
Dopodiché dico l'altro elemento che invece è in comunione con il familiare. Questo <strong>per</strong> quanto riguarda diciamo<br />
il ma<strong>la</strong>to … ha <strong>la</strong> possibilità diciamo un po' di uscire, a volte , non sempre ma alcune volte <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, non<br />
sapendo dove portare il proprio congiunto, tende un po' a chiudersi in casa e questo è un po' un posto dove<br />
ognuno ricomincia, magari anche soltanto una volta al mese, <strong>per</strong>ò ha il piacere di venire, di uscire, di portare il<br />
proprio caro. Tante volte c'è l'imbarazzo anche di portarlo in luoghi normali <strong>per</strong>ché il ma<strong>la</strong>to non ha più quel<br />
comportamento proprio impeccabile come una volta. Per quanto riguarda i familiari … allora sicuramente il<br />
piacere di far fare qualcosa al proprio caro. Purtroppo tante volte il vissuto del familiare di fronte a questa<br />
ma<strong>la</strong>ttia è un vissuto di impotenza: "Non posso fare niente. La ma<strong>la</strong>ttia comunque va avanti ". Tante volte i<br />
farmaci non possono essere dati <strong>per</strong>ché il ma<strong>la</strong>to reagisce negativamente o <strong>per</strong>ché è in una fase troppo avanzata e<br />
allora è come se il familiare non avesse strumenti <strong>per</strong> combattere questa ma<strong>la</strong>ttia. In questo caso, invece, gli dà <strong>la</strong><br />
sensazione di lottare contro <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, di far qualcosa <strong>per</strong> quel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona lì, <strong>per</strong> il proprio caro quindi anche ti<br />
rincuora un po' sapendo poi che … vedendo <strong>la</strong> reazione, vedere il ma<strong>la</strong>to che sta bene è un piacere. Sicuramente<br />
è un momento in cui hanno <strong>la</strong> possibilità di incontrare altre <strong>per</strong>sone che vivono <strong>la</strong> stessa realtà e veramente qui <strong>la</strong><br />
condivisione fondamentale. Si sono creati anche dei rapporti di amicizia, ma comunque <strong>la</strong>ddove anche non si<br />
sono creati il sa<strong>per</strong>e che ci sono altre <strong>per</strong>sone che vivono <strong>la</strong> tua situazione e che <strong>la</strong> stanno affrontando in qualche<br />
maniera rincuora un po' insomma. Non sei l'unico. Tante volte veramente loro credono che sono gli unici che<br />
stanno affrontando questo dramma, si sentono gli unici anche se poi non lo sanno o sanno benissimo che non lo<br />
sono <strong>per</strong>ò si sentono un po' gli unici. La possibilità di informarsi, di avere informazioni ben precise sul<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia, di capire, di magari trovare dei suggerimenti <strong>per</strong> affrontare <strong>la</strong> quotidianità o anche degli indirizzi a cui<br />
rivolgersi nel momento del bisogno. Anche quel<strong>la</strong> è una cosa interessante, anche ricavare es<strong>per</strong>ienze dagli stessi<br />
familiari che magari stanno vivendo una situazione simile o che potrebbe tornare utile proprio nel<strong>la</strong> risoluzione<br />
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del problema. La possibilità di confrontarsi con noi rego<strong>la</strong>rmente, con noi del<strong>la</strong> fondazione Manuli <strong>per</strong>ché ci<br />
sono dei momenti che sono un po' più conviviali in cui uno ha <strong>la</strong> possibilità di fare delle domande, di capire, di<br />
confrontarsi, di sfogarsi. Rispetto invece al<strong>la</strong> coppia familiare-paziente direi che... io dico sempre questa cosa,<br />
secondo me l‟Alzheimer Cafè dà loro <strong>la</strong> possibilità di fare ancora qualche cosa insieme. Tante volte purtroppo <strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia porta a risolvere o i problemi del ma<strong>la</strong>to o i problemi del familiare spesso anche in separata sede. Questa<br />
è <strong>la</strong> possibilità di fare ancora qualche cosa insieme. È difficile che chi andava a teatro con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia possa<br />
ancora andare a teatro stesso insieme piuttosto che ai musei … è raro insomma dipende poi... dal livello del<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia <strong>per</strong>ò qui possono ancora fare qualche cosa insieme con il piacere di farlo. E infatti tante volte, ad<br />
esempio, i genitori vengono accompagnati dai figli, i figli che magari vivono fuori casa, <strong>la</strong>vorano, hanno questo<br />
momento che riservano a loro e vengono volentieri a trascorrere una giornata insieme, piacevole, che dà<br />
informazioni, che aiuta, con quel<strong>la</strong> sicurezza che il ma<strong>la</strong>to non si sentirà a disagio <strong>per</strong>ché magari alcune volte in<br />
un contesto in cui emerge <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia temono che il ma<strong>la</strong>to possa capire, possa far domande. In questo contesto<br />
<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia non emerge in realtà.<br />
D: Secondo lei, gli utenti che hanno usufruito del servizio hanno aumentato... come si può definire... il loro<br />
senso di autoefficacia? Si è generato anche un effetto di "empowerment" tra di loro?<br />
R: Allora tra di loro gruppo direi di sì ed emerge veramente <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> maggior parte di queste <strong>per</strong>sone oramai si<br />
conosce … c'è un ritrovarsi di mese in mese quindi sanno <strong>la</strong> storia del mese precedente, si chiedono "Ma sei<br />
andato a fare quel<strong>la</strong> visita poi?" E quindi c'è questo rapporto di gruppo, soprattutto tra i veterani che si è creato<br />
ed emerge anche nello svolgimento del gruppo poi ci si rivolge come se fosse un tuo conoscente, un tuo amico.<br />
Quello sicuramente. Sul discorso dell'efficacia in termini di informazioni avute piuttosto che di senso di sollievo<br />
… io questo non glielo posso dire, lo chiederà loro anche se, <strong>la</strong> mia idea è di sì, nel senso che comunque le<br />
informazioni che vengono date … che poi ti possano servire o meno, sono informazioni utili e interessanti anche<br />
<strong>per</strong>ché se nascondi <strong>la</strong> testa sotto <strong>la</strong> sabbia, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia non l‟affronti. Quindi <strong>per</strong> quanto alcune volte possa essere<br />
cruda <strong>la</strong> realtà è quel<strong>la</strong> che è. Io credo anche sul senso di benessere <strong>per</strong>ché magari uno si sente un po' più<br />
alleggerito a sa<strong>per</strong>e che ha questa possibilità di ritrovo in cui comunque noi non affrontiamo <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia come un<br />
dramma, ma cerchiamo di offrire delle risorse e delle risposte... io credo che piuttosto che nul<strong>la</strong> alleggerisca sì <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>. Poi questo loro ce lo dicono costantemente <strong>per</strong>ò … È stato raro in questi tre anni, <strong>per</strong> non dire<br />
rarissimo il caso in cui un familiare mi abbia detto: “La situazione il gruppo mi appesantisce un po'”. Ma io direi<br />
che è assolutamente in linea con le caratteristiche <strong>per</strong>sonali dei soggetti. Ci sono <strong>per</strong>sone che, in effetti, amano di<br />
più il gruppo e alcune <strong>per</strong>sone che, invece, amano di più <strong>la</strong> situazione individuale quindi rispetto assolutamente<br />
questa idea <strong>per</strong>ò è stato proprio veramente raro e non credo sia legato al servizio ma a delle caratteristiche<br />
<strong>per</strong>sonali.<br />
D: Secondo lei cosa manca a questo servizio <strong>per</strong> renderlo ancora migliore rispetto a quello che è?<br />
R: I soldi. Nel senso che quello che le famiglie <strong>la</strong>mentano in continuazione è il fatto che è solo una volta al mese.<br />
Proprio <strong>per</strong>ché probabilmente hanno beneficio da questa cosa, vorrebbero che fosse più frequente e, <strong>per</strong> essere<br />
più frequente, ci vuole un investimento economico non da sottovalutare <strong>per</strong>ché, se io prima ho fatto <strong>la</strong> premessa<br />
che noi siamo profondamente organizzati e professionali in questa cosa, non le ho detto che possiamo esserlo<br />
<strong>per</strong>ché ci sono delle figure, fra cui io e altri elementi che sono retribuite <strong>per</strong> fare questo servizio e quindi<br />
ovviamente possono garantire una continuità, una precisazione. La differenza rispetto agli Alzheimer Cafè che<br />
noi avevamo visitato era proprio questa, che spesso sono basati magari su attività magari solo puramente<br />
volontaria e si sa che, ovviamente, il volontario può avere dei problemi, degli imprevisti … è un‟attività gratuita<br />
<strong>per</strong> cui non sempre può garantire questa efficienza. Poi i nostri volontari sono un'elemento fondamentale <strong>per</strong>ché<br />
se non ci fossero … Però se io volontario oggi ho un problema e non posso venire, non mi preoccupo, avviso ma<br />
non mi preoccupo che poi il servizio possa non andare avanti. Io, invece, che ho <strong>la</strong> responsabilità <strong>per</strong> farlo invece<br />
mi preoccupo quindi, secondo me, manca questo … <strong>la</strong> possibilità che sia più frequente, di avere quindi più<br />
risorse economiche <strong>per</strong> svolgerlo anche <strong>per</strong>ché lei capisce che anche l'invito dei docenti a par<strong>la</strong>re qua … noi<br />
sinora, a parte il professor ***, con cui abbiamo ovviamente strutturato un rapporto più continuativo e quindi<br />
abbiamo un contratto di <strong>la</strong>voro, diciamo così, tutti gli altri docenti sono sempre venuti gratuitamente. Però anche<br />
lì, capisce che io posso usufruire di queste presenze una volta ogni tanto, non è che posso approfittare. Se noi<br />
avessimo più risorse economiche potremmo proprio offrire questa cosa come un corso di intervento di <strong>la</strong>voro …<br />
io invito qua una <strong>per</strong>sona a par<strong>la</strong>re e lo retribuisco. Non sembra <strong>per</strong>ò ovviamente quest'aspetto è così quindi <strong>la</strong><br />
possibilità di fare più gruppi anche non solo più spesso, ma anche più gruppi <strong>per</strong>ché in questo momento noi<br />
abbiamo in lista di attesa di una trentina di <strong>per</strong>sone <strong>per</strong> cui insomma...<br />
D: Spesso capita magari che <strong>la</strong> gente non usufruisca di un servizio <strong>per</strong>ché non lo conosce. Secondo lei, <strong>per</strong><br />
quanto riguarda l’ Alzheimer Cafè, esiste un problema del genere?<br />
R: Allora in questo momento io direi, <strong>per</strong> come siamo organizzati noi, <strong>per</strong> le potenzialità che abbiamo, ben<br />
venga che di forse non ci sia un cartellone gigante in piazza del Duomo <strong>per</strong>ché naturalmente questo<br />
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significherebbe avere un altissimo numero di richieste che noi non potremmo evadere. Allo stato attuale, il<br />
numero di richieste e il servizio che possiamo offrire diciamo che è abbastanza in equilibrio. Lievemente in<br />
disequilibrio in questo momento sul<strong>la</strong> richiesta <strong>per</strong>ché abbiamo questa lista di attesa, se devo dire. Però diciamo<br />
che noi da anni, essendo da tanti anni che siamo sul territorio, <strong>la</strong>voriamo moltissimo con tutto quello che è <strong>la</strong><br />
realtà pubblica, che sia un ospedale, che siano medici, che siano assistenti sociali … c'è abbastanza un<br />
passaparo<strong>la</strong> che è dato soprattutto dalle famiglie stesse <strong>per</strong>ché ormai sono migliaia le famiglie che si sono<br />
aggiunte a noi quindi c'è anche proprio un passaparo<strong>la</strong>. Certamente, secondo me, tante famiglie non sanno che<br />
esiste questo Alzheimer Cafè e magari potrebbero averne giovamento <strong>per</strong>ò io mi chiedo in questo momento se mi<br />
arrivassero tutte le 16.000 famiglie di Mi<strong>la</strong>no io che faccio? Noi che facciamo? Quindi sono convinta che, a<br />
prescindere dall‟ Alzheimer Cafè, tutto quel che riguarda il mondo Alzheimer, tante famiglie sono all'oscuro<br />
<strong>per</strong>ché non c'è un servizio ben preciso che possa dare informazioni su tutto quello che è il mondo Alzheimer, a<br />
una <strong>famiglia</strong> che ha questo problema. Questo sicuramente è una carenza che c'è. Poi sul discorso Alzheimer Cafè<br />
al momento potremo rispondere maggiormente … quindi non so se vale <strong>la</strong> pena, ce lo siamo chiesti se informare<br />
di più … forse no in questo momento. Poi, se mi chiamano, io mi sento anche a disagio quando sono costretta a<br />
dire a una <strong>famiglia</strong>: “Per ora <strong>la</strong> metto in lista di attesa” , <strong>per</strong>ché mi sembra di non dare risposta al<strong>la</strong> sua richiesta.<br />
D: Prima mi ha detto che appunto, all'interno del servizio ci sono volontari, ci sono degli o<strong>per</strong>atori... ecco,<br />
mi descrive un po' che tipo di rapporto ha lei con gli o<strong>per</strong>atori, con i volontari... non so, quali sono magari<br />
gli obiettivi di queste <strong>per</strong>sone, <strong>per</strong>ché vengono a o<strong>per</strong>are proprio in questo servizio... un po' una<br />
descrizione generale...<br />
R: Allora, <strong>per</strong> quanto riguarda il gruppo di volontari, noi solitamente effettuiamo <strong>per</strong>iodicamente delle ricerche<br />
volontari nell'ambito del<strong>la</strong> fondazione Manuli <strong>per</strong> aiutarci. Poi, non nel modo specifico <strong>per</strong> l‟ Alzheimer Cafè,<br />
nel momento in cui effettuiamo un colloquio, solitamente del primo colloquio se ne occupa proprio *** ***, che<br />
è <strong>la</strong> coordinatrice, cerca di capire sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> disponibilità del volontario, sul<strong>la</strong> base delle sue caratteristiche<br />
<strong>per</strong>sonali, qual‟è magari il servizio su cui questo volontario può essere maggiormente utilizzato. C'è chi proprio<br />
vuole dedicarsi all'assistenza domiciliare, quindi si occu<strong>per</strong>à di quell'aspetto. C'è chi magari non se <strong>la</strong> sente o non<br />
ha molto tempo a disposizione, quindi l‟Alzheimer Cafè può essere invece una soluzione ottimale quindi lo<br />
verifichiamo in sede di primo colloquio con il volontario. Quindi questo significa che i volontari che si rivolgono<br />
a noi sono generalmente volontari che hanno voglia di far qualcosa <strong>per</strong> il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer <strong>per</strong> diversi motivi<br />
che possono essere da un'es<strong>per</strong>ienza magari privata con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, al<strong>la</strong> volontà di aiutare qualcuno in generale,<br />
chi gli è capitato l'articolo del<strong>la</strong> fondazione o hanno trovato un nostro vo<strong>la</strong>ntino o col passaparo<strong>la</strong>. Poi il mio<br />
rapporto con loro … beh a parte il fatto che li incontro rego<strong>la</strong>rmente qua, è un rapporto sicuramente di base<br />
iniziale <strong>per</strong>ché tutte le <strong>per</strong>sone che poi vengono inserite in uno qualsiasi dei servizi del<strong>la</strong> Fondazione Manuli<br />
fanno un corso di formazione, di cui una parte <strong>la</strong> gestisco io e quindi ovviamente c'è <strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />
… io mi occupo del<strong>la</strong> parte re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e al vissuto dei familiari e quindi li conosco in quell'ambito. Poi<br />
va beh chi deciderà di <strong>per</strong>correre <strong>la</strong> strada dell'assistenza domiciliare, farà poi anche un colloquio individuale<br />
con me <strong>per</strong>ché ovviamente è un tipo di intervento un po' più delicato, chi invece si occupa delle terapie<br />
tendenzialmente no, e queste attività, tra cui l‟Alzheimer Cafè. non fa un colloquio privato e quindi diciamo io<br />
poi posso avere un rapporto di contatto non rego<strong>la</strong>re nel senso che non sono poi io che li organizzo <strong>per</strong>ò mi<br />
capita magari di dover sentire se c'è o non c'è qualcuno più che altro io chiedo poi all‟équipe: “Ci sono tutti<br />
volontari? Chi manca? Chi non manca?” Non lo faccio io in prima linea quindi tendenzialmente non do<br />
istruzioni ai volontari <strong>per</strong>ché i volontari... qua non ne ho di volontari … <strong>per</strong> cui i volontari stanno di là e<br />
l'importante è che si confrontino in realtà con le terapiste. Sono loro che danno istruzioni al volontario su quello<br />
che andranno a fare, sull'attività che andranno a fare, su come affiancare i ma<strong>la</strong>ti. Per quanto riguarda invece i<br />
membri, gli o<strong>per</strong>atori, tutta <strong>la</strong> parte diciamo che riguarda gli o<strong>per</strong>atori è più un contatto che tiene *** ***. Io poi<br />
mi confronto con lei <strong>per</strong>ché io voglio sa<strong>per</strong>e tutto quello che succede quindi è lei poi che mi dice se c'è anche<br />
qualche problema o che. L'unica figura che si interfaccia un po' più con me è <strong>la</strong> *** che è, in fondazione è <strong>la</strong><br />
responsabile delle visite domiciliari dei pazienti che, essendo una ex infermiera, caposa<strong>la</strong>, ha un'es<strong>per</strong>ienza<br />
re<strong>la</strong>tiva ai pazienti sicuramente maggiore di tutti noi … proprio sul concreto andiamo ... Quando di qua non ci<br />
sono dei docenti, dei re<strong>la</strong>tori specifici, lei spesso mi affianca nel gruppo in modo tale che se emerge qualche<br />
problematica di questo tipo, lei possa evadere <strong>la</strong> risposta. Alcune volte il gruppo sta insieme a me, ma lo gestisce<br />
lei nel senso di trattare tematiche che riguardano magari <strong>la</strong> gestione dei comportamenti difficoltosi, piuttosto che<br />
altre problematiche più di carattere pratico. Ecco con lei quindi c'è proprio anche una forma di col<strong>la</strong>borazione<br />
qua re<strong>la</strong>tivamente al gruppo. In questo anno qua, in realtà, in cui c'è il professor ***, io lo affianco … non c'è<br />
necessità e quindi lei è dislocata di là con i ma<strong>la</strong>ti anche <strong>per</strong>ché lei è molto brava col ma<strong>la</strong>to e quindi si ci risolve<br />
tante problematiche quando ci sono ma<strong>la</strong>ti molto agitati o pazienti nuovi che non conosciamo. Tipo oggi, noi<br />
abbiamo cinque nuclei familiari nuovi che abbiamo inserito <strong>per</strong>ché al rientro dalle vacanze qualcuno si era<br />
ritirato, poi non abbiamo subito voluto inserirli il mese scorso anche <strong>per</strong>ché non avevamo il bar, era in<br />
ristrutturazione, quindi avevamo una sa<strong>la</strong> un po' posticcia e non ce <strong>la</strong> sentivamo di accogliere nuove <strong>per</strong>sone.<br />
Oggi ci saranno cinque nuclei familiari nuovi, io e *** abbiamo già detto: “ Diamo un' occhio maggiore a questi<br />
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pazienti che noi non conosciamo”. Poi pazienti che vengono da tre anni, ormai li conosciamo, sappiamo quali<br />
sono i pregi e i difetti ma i nuovi no, non possiamo sa<strong>per</strong>lo, ci vuole un occhio in più anche <strong>per</strong>ché se ci scappa<br />
un paziente siamo finiti.<br />
D: Ecco io vorrei chiederle un po' il futuro di questo servizio... come vede lei il futuro di questo servizio?<br />
R: Il futuro di questo servizio lo vedo florido sicuramente come adesso, sicuramente non va a esaurirsi. Ahimè<br />
,credo che dovremo intensificarlo, non so come faremo <strong>per</strong> questo che dico ahimè … <strong>per</strong> rispondere proprio alle<br />
esigenze, alle richieste delle famiglie e vedremo se riusciremo a farlo.<br />
D: È sempre un discorso comunque legato alle risorse economiche …<br />
R: Direi fondamentalmente alle risorse economiche. Certo che questo implica anche un riassetto organizzativo<br />
nostro <strong>per</strong>ché allo stato attuale, forse con le nostre risorse non so se ce <strong>la</strong> potremmo fare, <strong>per</strong>ò, ovviamente,<br />
l'aspetto economico e questo aspetto sono abbastanza legati l'uno all'altro. Forse anche dalle politiche magari di<br />
Cristina Manuli... questo non so poi... noi siamo <strong>la</strong>voratori del<strong>la</strong> fondazione <strong>per</strong> cui magari può esserci anche il<br />
piacere o meno di intensificare. Sicuramente diciamo dal punto di vista del servizio offerto, del<strong>la</strong> richiesta, del<strong>la</strong><br />
piacevolezza, sicuramente vedo un futuro abbastanza positivo poi... su come andranno le cose bisogna vedere<br />
tante altre cose.<br />
D: Io adesso, l'ultima domanda, le chiedo se venisse a mancare questo servizio, secondo lei, in Italia c'è un<br />
altro servizio magari che può rispondere ai bisogni di questi ma<strong>la</strong>ti?<br />
R: Più che dei ma<strong>la</strong>ti direi dei familiari direi no assolutamente nel senso che qualcosa <strong>per</strong> i ma<strong>la</strong>ti, se noi ci<br />
pensiamo, c'è. Ci sono degli ottimi centri diurni <strong>per</strong> esempio, dove il ma<strong>la</strong>to può fare delle attività diverse, in un<br />
altro contesto <strong>per</strong>ché non è un contesto così piacevole, di festa … il centro diurno è diverso, <strong>per</strong>ò forse qualche<br />
cosa <strong>per</strong> il ma<strong>la</strong>to c'è. Sicuramente non c'è praticamente nul<strong>la</strong> invece sui familiari <strong>per</strong>ché tutto l'aspetto che<br />
riguarda <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, attualmente in Italia, è seguito dal<strong>la</strong> parte medica. La parte medica fa quel che può nel senso<br />
che purtroppo anche loro con cui mi confronto spesso, con i neurologi … ho diversi amici neurologi con cui ci<br />
sentiamo rego<strong>la</strong>rmente … loro hanno anche un po' le mani legate <strong>per</strong>ché i tempi sono quelli che sono. Anche<br />
loro hanno tanti pazienti, non hanno tante volte il tempo da dedicare a questi familiari. Noi sappiamo che <strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia di Alzheimer, allo stato attuale, non ha una soluzione, <strong>per</strong>ò molto si può fare <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ma questo<br />
implica veramente una dedizione al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> anche in termini di tempo non indifferente e i medici non ce<br />
l'hanno questo tempo cioè quando il familiare viene ogni sei mesi a far <strong>la</strong> visita di controllo avrebbe voglia di<br />
chiedere ai medici centomi<strong>la</strong> cose, raccontare tutti i sei mesi che sono trascorsi e avere consigli, suggerimenti,<br />
informazioni e il medico magari ha un quarto d'ora a disposizione e ovviamente cosa fa? Guarda, visita il<br />
paziente e guarda se <strong>la</strong> terapia va bene. Quindi i familiari sono spesso molto delusi. Però ad esempio, noi qui,<br />
che <strong>la</strong>voriamo abbastanza bene coi medici, abbiamo instaurato questo tipo di col<strong>la</strong>borazione. Il medico cosa fa?<br />
Dice: “Io adesso le rispondo a tutto quel che riguarda il suo caro da un punto di vista medico. Per tutto il resto<br />
contatti <strong>la</strong> fondazione Manuli, veda che cosa può fare”. Poi quando io incontro i familiari, cerco di dare tutto<br />
quello che non sono riusciti a vedere dall'altra parte e poi decido anche, suggerisco quali possono essere i servizi<br />
che possono essergli utili, tra cui l‟Alzheimer Cafè. Per cui se non ci fosse Alzheimer Cafè, loro questa risorsa<br />
non ce l'avrebbero adesso da un'altra parte. Sono nati comunque, <strong>la</strong>ddove sono nati anche in Italia, sono nati<br />
tramite associazioni private,non pubbliche assolutamente. Per cui sì, mancherebbe, visto che l'afflusso di gente<br />
c'è, sono contenti, vengono volentieri vuol dire che mancherebbe qualcosa... se non può essere offerto da nessun<br />
altro …<br />
D: Termino l'intervista chiedendole qual è <strong>la</strong> sua più grossa soddisfazione che ha ottenuto <strong>la</strong>vorando <strong>per</strong><br />
questo servizio?<br />
R: Allora il fatto di avere una costanza di frequenza con i familiari sicuramente mi ha dato <strong>la</strong> possibilità di<br />
<strong>la</strong>vorarci molto assieme, di migliorare anche alcune condizioni <strong>per</strong>ché il problema qual'è? Io faccio questo<br />
colloquio di prima accoglienza, certo io poi mi rendo sempre disponibile, se mi vogliono chiamare, se vogliono<br />
fare un secondo colloquio, succede spesso <strong>per</strong>ò in realtà si <strong>per</strong>de un po' <strong>la</strong> continuità con le famiglie <strong>per</strong>ché poi<br />
magari iniziano … non so l'assistenza domiciliare quindi va là su quel<strong>la</strong> strada, iniziano a frequentare un centro<br />
diurno. E il fatto di incontrarli rego<strong>la</strong>rmente, io poi non sono praticamente mai mancata, li vedo tutti i mesi, mi<br />
dà <strong>la</strong> possibilità di <strong>la</strong>vorare insieme a loro in un <strong>per</strong>corso che sicuramente richiederebbe più tempo <strong>per</strong>ché <strong>per</strong><br />
metabolizzare questa ma<strong>la</strong>ttia ci vogliono anni. Non è che tu puoi metterti lì a tavolino e spiegare: “Allora <strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia sarà così così così e lei dovrà fare così così così”. Quindi di qui gli rientra e di qui gli esce in quel<br />
momento. Quindi tu hai <strong>la</strong> possibilità, vedendoli rego<strong>la</strong>rmente, di incontrarli, di <strong>la</strong>vorarci costantemente, caso su<br />
caso <strong>per</strong>ché ogni <strong>famiglia</strong> ha poi i suoi bisogni, le sue necessità, sui problemi e noi questo l'abbiamo visto … su<br />
alcuni casi abbiamo visto in questi anni un cambiamento. Magari un cambiamento anche solo di <strong>per</strong>cezione del<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia, di vissuto, un cambiamento nell'atteggiamento verso il ma<strong>la</strong>to, ma sono cose che si ottengono solo nel<br />
tempo, non da un incontro e questo ci <strong>per</strong>mette di farlo <strong>per</strong>ché li incontriamo con rego<strong>la</strong>rità, anzi nel<strong>la</strong> distanza<br />
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che intercorre tra un incontro e l'altro in quel mese il familiare ha magari <strong>la</strong> possibilità di e<strong>la</strong>borare, di riflettere<br />
su quello che si è affrontato in quel mese nell'incontro precedente e poi magari nell'incontro successivo di<br />
ritornare a discutere di questa cosa. Cioè ogni <strong>famiglia</strong> ha i suoi tempi. Non possiamo noi pretendere che, anche<br />
se noi <strong>la</strong> risposta al suo problema l'avremmo ipoteticamente, che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> in quel momento sia pronta a<br />
recepir<strong>la</strong>. Magari passano mesi prima che metabolizzino quel<strong>la</strong> cosa che io mesi prima avevo detto. Quando<br />
suggerisco: “Guardi, secondo me, nel suo caso, un centro diurno potrebbe essere utile” , il familiare può, in quel<br />
momento, non essere pronto a mandare il suo caro al centro diurno. Magari dopo mesi che ci <strong>la</strong>voriamo ci riesce.<br />
Per cui ecco, sicuramente <strong>la</strong> soddisfazione mia, ma nostra direi, è proprio questa, di vedere dei cambiamenti<br />
nelle famiglie. Lo vediamo. Qualcosa che non vedevamo prima <strong>per</strong>ché noi li incontravamo una volta, semmai sì,<br />
li potevamo rincontrare o risentire ma non lo vivevi proprio il cambiamento così. Anche se, c'è il risvolto del<strong>la</strong><br />
medaglia. La tristezza di aver <strong>per</strong>so tanti pazienti invece. Noi abbiamo, non so se *** gliel'ha detto, forse l‟ha<br />
visto il video dell‟ Alzheimer Cafè... noi abbiamo fatto un CD che riproduce un po' questo modello e l'abbiamo<br />
fatto tre anni fa questa cosa, due anni e mezzo. Allora ogni tanto lo rivediamo e ci capita che magari, quando<br />
andiamo a qualche convegno … adesso recentemente c'era il convegno al Trivulzio, abbiamo portato l'es<strong>per</strong>ienza<br />
dell‟ Alzheimer Cafè e poi abbiamo fatto vedere questo filmato. Ogni volta che lo rivediamo purtroppo manca<br />
qualche tassello <strong>per</strong>ché i ma<strong>la</strong>ti purtroppo mancano … vengono a mancare e allora c'è il dispiacere di averli <strong>per</strong>si<br />
<strong>per</strong>ché poi il risvolto del<strong>la</strong> medaglia è che quando li vedi <strong>per</strong> tanto tempo poi ti dispiace se succede qualcosa …<br />
sia al ma<strong>la</strong>to che ai familiari <strong>per</strong>ché abbiamo <strong>per</strong>so anche qualche familiare. Per cui ti leghi di più, ti affezioni di<br />
più ovviamente e <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia è così …<br />
3.1.3.3. Trascrizione dell‟intervista con una terapista occupazionale del Café Alzheimer del<strong>la</strong><br />
Fondazione Manuli – Man.TO<br />
D: Cominciamo dal<strong>la</strong> domanda di rito, nel senso che abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare che<br />
possa essere considerato una buona pratica. Secondo lei, <strong>per</strong>ché questo servizio può essere considerato<br />
tale?<br />
R: Mah … il fatto di tenere in considerazione il ma<strong>la</strong>to e non solo il ma<strong>la</strong>to, ma essere di aiuto anche al<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> penso che sia proprio una pratica ottima <strong>per</strong>ché, grazie al cielo, io dico, sono sempre maggiori le<br />
<strong>per</strong>sone che tentano di tenere a casa il ma<strong>la</strong>to sin quando è possibile e l'affettività, tenendo conto proprio<br />
dell'affettività e sa<strong>per</strong>e … il parente, sa<strong>per</strong>e che non è solo, che c'è qualcuno che lo aiuta, penso che sia<br />
veramente una buona cosa. E anche, magari, aiutarlo dandogli delle piccole tecniche, è importante.<br />
D: E quindi più nello specifico il suo ruolo in questo servizio?<br />
R: Allora il mio ruolo in questo servizio è esclusivo nei confronti del ma<strong>la</strong>to, del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ma<strong>la</strong>ta, bisognosa di<br />
essere guidata. Le attività che io faccio sono attività che lo aiutano un attimino ad orientarsi <strong>per</strong>ché il ma<strong>la</strong>to di<br />
Alzheimer tende proprio a disorientarsi... ha bisogno che gli venga quasi ricordato che giorno è... <strong>per</strong> aiutarlo un<br />
attimino nell'orientamento sia spazio-temporale che... aiutandomi o con un giornale oppure facendo delle<br />
domande oppure con delle attività vere e proprie. Infatti, le attività che noi facciamo quando si fa l'orientamento,<br />
si fa un orientamento sul tempo. Per quanto riguarda proprio l‟Alzheimer Cafè cosa succede? Nell‟ Alzheimer<br />
Cafè il paziente viene visto una volta so<strong>la</strong> al<strong>la</strong> settimana <strong>per</strong> cui è una cosa terapeutica tra virgolette <strong>per</strong>ché i<br />
pazienti, <strong>per</strong> riuscire a raggiungerli e fare un <strong>per</strong>corso puramente terapeutico, dovrebbero avere almeno uno o<br />
due incontri settimanali <strong>per</strong> poterli aiutare. Il fatto di incontrarli una volta al mese... Perché noi abbiamo gruppi,<br />
come diceva <strong>la</strong> signora … gruppi … 3 gruppi dove in ogni gruppo ci sono 10 - 15 <strong>per</strong>sone e diventa difficoltoso<br />
fare una terapia mirata anche <strong>per</strong>ché non abbiamo un gruppo omogeneo. E allora cosa succede? Io cerco di<br />
abbinare <strong>la</strong> terapia all'intrattenimento in modo tale che in quel <strong>per</strong>iodo riesco a fare un minimo di orientamento,<br />
ma anche in un modo giocoso in modo tale che loro non sentono l'assillo. E poi cosa succede? Le attività<br />
vengono mirate <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo di tempo legato proprio al loro poter star fermo <strong>per</strong>ché molti... sono piccole<br />
attività dove non viene creata ansia <strong>per</strong>ché anche <strong>per</strong> loro, come <strong>per</strong> noi, le giornate non sono sempre uguali. Ci<br />
sono delle volte che arrivano molto predisposti, tranquilli, altre volte invece sono ansiosi, vogliono tornare dal<br />
parente. Il setting, cioè il luogo dove viene fatta l'attività, è confortevole, <strong>per</strong>ò non è così intimo. È <strong>per</strong> questo<br />
che vengono fatte delle attività, non terapeutiche nel vero senso del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, un po'... come posso dire...<br />
animativa diciamo così. Io cerco di unire le due cose, <strong>per</strong>ò diversificando in piccole cose anche se l'attività è<br />
uguale <strong>per</strong> tutti, <strong>per</strong>ò cosa succede? Se vedo che il grado di ma<strong>la</strong>ttia di uno dei pazienti è inferiore all'altro, io<br />
aumento un attimino il grado di difficoltà cioè invece di dirgli: "Incol<strong>la</strong> gli occhi", "Perché non mi disegni gli<br />
occhi?". Una cosa di questo tipo. Quest'anno proprio in partico<strong>la</strong>re stiamo facendo il sé. Nel ma<strong>la</strong>to di<br />
Alzheimer, man mano che progredisce <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia … loro in modo partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong>ché io sono tre anni che li sto<br />
seguendo e in tre anni ho visto un attimino il loro decadimento … proseguendo con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia molti<br />
incominciano a non identificarsi più. Per cui l'ultima attività che abbiamo fatto e mi ha... come posso dire... mi è<br />
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piaciuta molto, anche il loro modo con cui hanno interagito, era questo viso con occhi, naso dove ognuno, chi<br />
voleva, lo incol<strong>la</strong>va. Chi invece voleva lo disegnava... oggi mi sento. Avevo messo il nome del paziente, ognuno<br />
è riuscito a dire come si sentiva. Addirittura una paziente diceva: "Io mi sento <strong>la</strong> Lucia Bosè e voglio i capelli<br />
blu” <strong>per</strong>ciò si è messa lì a disegnare... <strong>per</strong> me non esiste censura, nel senso che... <strong>per</strong>ché no i capelli blu? Quello<br />
che io tento con loro, nonostante il grado del<strong>la</strong> loro ma<strong>la</strong>ttia, è quello di poter scegliere, cosa che... non sono più<br />
abituati a scegliere <strong>per</strong>ché c'è sempre chi sceglie <strong>per</strong> loro <strong>per</strong> cui, <strong>la</strong> scelta del colore blu <strong>per</strong> me è stata una cosa<br />
bellissima. E c'è stato un paziente che ha detto: "Io sono felice, ma faccio fatica a vivere". Me l'ha detto con un<br />
sorriso bellissimo, l‟ha scritto in stampatello e <strong>per</strong>ò mi ha detto che faceva fatica a vivere. Nel momento del<strong>la</strong><br />
consapevolezza e questi, secondo me, sono i momenti più duri che ha un ma<strong>la</strong>to, è quando viene fuori quel<strong>la</strong>...<br />
come posso dire... il contatto con <strong>la</strong> propria essenza e ti rendi conto che c'è qualcosa che ti sta confondendo,<br />
qualcosa che non ti fa stare bene. E questi sono, <strong>per</strong> me <strong>per</strong>sonalmente, i momenti più duri <strong>per</strong>ché non puoi fare<br />
altro che accarezzarlo, tenergli <strong>la</strong> mano.<br />
D: Immagino che ci sia anche un contenimento proprio di questi vissuti molto...<br />
R: Sì, <strong>per</strong>ché a volte magari lui l'ha detto con un sorriso, un altro l‟ha detto picchiando i pugni … e allora è <strong>per</strong><br />
questo che io curo molto che tipo di attività faccio <strong>per</strong>ché nel giro di un'ora, 45 minuti bisogna stare molto attenti<br />
a non entrare dentro in alcune sfere che poi tu non puoi gestire in quel momento. È <strong>per</strong> questo che io le dico, è<br />
un'attività quasi ludica che io <strong>la</strong> butto sul ludico <strong>per</strong>ché così deve essere...<br />
D: Ma magari se mi può fare un esempio proprio più concreto, cioè lei entra... così ricostruisco l'attività<br />
più nello specifico...<br />
R: Allora quando arrivano i pazienti, arrivano con i parenti e dopo un attimino di saluto noi li salutiamo e il<br />
parente esce e io rimango con i pazienti e a volte c'è qualche badante e con i volontari. Vengono messi in tavoli,<br />
ci sono 4 - 5 tavoli e il rapporto a volte dipende. Se ci sono abbastanza volontari è quasi uno a uno, uno a due.<br />
Però vengono messi nelle <strong>per</strong>sone che magari sono maggiormente compromesse. Una volta che sono seduti a<br />
tavo<strong>la</strong>, io gli dico sempre che sono un po' una fata Smemorina <strong>per</strong>ché non ricordo mai che giorno è e allora c'è<br />
qualcuno che mi dice che è venerdì. Dico "Sì, ma che numero?" E allora lì, a volte viene fuori un po' il terno al<br />
lotto, a volte viene invece proprio <strong>la</strong> data e in più, e qui purtroppo con il tempo adesso diventa già più<br />
problematico, che mese dell'anno siamo <strong>per</strong>ché anche collocare il mese è molto importante. Per cui viene<br />
ricordato il giorno che ci incontriamo, <strong>la</strong> data e il mese e poi sempre se è estate, inverno, autunno eccetera.<br />
Iniziato questo, incomincio chiamandoli <strong>per</strong> nome. Per ognuno io ho già preparato <strong>la</strong> cartelletta con l'attività e<br />
nel frattempo, insieme al volontario viene distribuita questa cartelletta. Una volta distribuita <strong>la</strong> cartelletta...<br />
adesso non so, le posso dire l'attività che abbiamo fatto venerdì scorso... <strong>per</strong>ché precedentemente era autunno e<br />
abbiamo fatto le foglie, <strong>per</strong>ò ecco, l'attività che abbiamo fatto era <strong>per</strong> <strong>la</strong> consapevolezza del proprio viso e il<br />
toccarsi. Per cui sono passata, ho detto "Voglio vedere un attimino se indovinate questo profumo..." ho fatto<br />
passare queste salviettine tutte profumate, ognuno ne tirava fuori una, si puliva bene le mani... io più che dire:<br />
"Pulitevi le mani", dico: "Mettete questo bel profumo nelle mani e poi ditemi che cosa vi sembra... è buono? È<br />
cattivo?". Per cui <strong>la</strong>voriamo un po' anche sull‟olfatto... È buono? È cattivo? È bagnato? Cioè proprio <strong>la</strong><br />
consapevolezza di quello che hanno in mano proprio a livello di sensi. Finita questa attività, gli ho chiesto un<br />
attimino di toccarsi proprio <strong>per</strong> vedere come era il loro viso, cioè come sentivano <strong>la</strong> loro pelle, se era morbida...<br />
dove erano posizionati gli occhi, che cosa provavano, dove era <strong>la</strong> bocca... una volta raccontato questo gli ho<br />
detto "Va bene, adesso qui abbiamo un bel viso..." <strong>per</strong>ché gli avevo dato agli uomini il viso maschile e alle<br />
donne un viso femminile e dovevano ricomporsi. Perché io gliel'avevo fatto tipo a caso <strong>per</strong> cui a un certo<br />
momento dovevano ricomporre il loro viso e disegnarsi come loro si vedevano. Una volta che avevano messo gli<br />
occhi, il naso e <strong>la</strong> bocca, potevano dipingersi i capelli del colore che volevano. C'è chi si è fatto anche <strong>la</strong> barba<br />
<strong>per</strong>ché mi dice "Senti, ma io ho <strong>la</strong> barba..." "Mettiti <strong>la</strong> barba" <strong>per</strong> cui lui si è messo lì, si fatto tutti questi bei<br />
puntini. Uno desiderava avere i baffi, siccome non li aveva mai avuti e allora si è disegnato i baffi... La signora si<br />
è disegnata i capelli blu... c'è anche chi non fa nul<strong>la</strong> e allora chi non fa nul<strong>la</strong>, <strong>la</strong> volontaria oppure io mi avvicino<br />
e gli dico: "Guarda io ti dò una mano, <strong>per</strong>ò tu mi devi dire il colore che ti piace". Perché in questo caso abbiamo<br />
<strong>la</strong>vorato sul colore e soltanto il fatto di scegliere qualche cosa <strong>per</strong> me è già una conquista <strong>per</strong>ché, è vero, non ho<br />
voglia di disegnare, <strong>per</strong>ò arrivo a scegliere un colore. E passa sempre un 40 minuti <strong>per</strong>ché ora che scelgono il<br />
colore, ora che discutono tra di loro … mi piace, non mi piace … C'è stata una volta in cui ho commesso un<br />
errore, quando abbiamo fatto <strong>la</strong> caduta delle foglie e uno degli ospiti mi ha detto "Senti, posso dirti che sei<br />
proprio asina?" Gli ho detto "Perché?" Eh sì, <strong>per</strong>ché avevo scritto IN A_ _ _ _ _ O C _ _ _ _ O LE … insomma<br />
<strong>la</strong>sciando lo spazio. E lui mi aveva detto che se volevo scrivere alberi, <strong>la</strong> L <strong>la</strong> dovevo mettere vicino al<strong>la</strong> A, non<br />
fare il trattino e di questa cosa io non me ne ero accorta. Però mi ha fatto piacere <strong>per</strong>ché, nonostante sia una<br />
<strong>per</strong>sona molto compromessa, veramente molto molto compromessa e disinibita, si è subito reso conto che c'era<br />
un errore. È riuscito a comporre questo indovinello anche se c‟erano i puntini, è riuscito a capire quello che c'era<br />
e vedere che io avevo fatto un errore. Questa cosa mi ha sorpreso <strong>per</strong>ché comunque è una <strong>per</strong>sona molto molto<br />
compromessa, una <strong>per</strong>sona che fa fatica a stare seduto al posto, una <strong>per</strong>sona che si alza sempre, una <strong>per</strong>sona che<br />
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ha uno stato ansioso importante. Però, ecco, è riuscito... Certo, l'attenzione non <strong>la</strong> posso tenere più di 45 minuti,<br />
a volte quando riesco a tirare un'ora è <strong>per</strong>ché comunque inizio a far par<strong>la</strong>re loro <strong>per</strong>ché, quando ritiro il disegno,<br />
abbiamo <strong>la</strong> condivisione che, <strong>per</strong> me, è un altro momento molto importante nel senso che faccio vedere a tutti,<br />
come se fosse esposta in una galleria, i <strong>la</strong>vori prodotti e si battono le mani, ognuno fa il commento oppure <strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>sona aggiunge o toglie, diciamo così, con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, quello che voleva dire. Questo momento del<strong>la</strong><br />
condivisione è sentito <strong>per</strong>ché magari viene fuori Roma <strong>per</strong> toma <strong>per</strong>ò è un modo <strong>per</strong> chiudere l'attività che<br />
abbiamo fatto. Subito dopo c'è <strong>la</strong> musica e a volte magari iniziamo... accogliamo <strong>la</strong> cantante, cantando noi le<br />
canzoni che chiedono, le canzoni che piacciono e ho notato una cosa: quando sono in difficoltà <strong>per</strong>ché comunque<br />
le <strong>per</strong>sone incominciano ad alzarsi, una volta che inizia <strong>la</strong> prima nota di vocale, tutti gli altri incominciano a<br />
tranquillizzarsi <strong>per</strong> cui si calmano, nel frattempo arriva <strong>la</strong> cantante e così... La difficoltà che si incontra in questo<br />
tipo di attività è proprio <strong>per</strong>ché il paziente viene <strong>la</strong>sciato dal parente … Perché in un ambiente, in un centro<br />
diurno, in un RSA <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona è già lì dentro … <strong>per</strong> cui è <strong>per</strong> quello che incomincio con un orientamento, proprio<br />
<strong>per</strong> fargli dimenticare che sono lì, <strong>per</strong>ché incominciano a dire "Ma dov'è mio figlio?" "Dov'è mia figlia?". Che<br />
poi appunto, loro lì chiamano più che altro papà e mamma <strong>per</strong>ché hanno questa dinamica regressiva. Io ecco,<br />
<strong>la</strong>voro proprio su alcune cose sul<strong>la</strong> memoria procedurale, non so... il riconoscimento degli oggetti che questo è<br />
molto importante <strong>per</strong>ché nel riconoscere un oggetto, anche a cosa ti serve... Infatti l'attività che ho preparato <strong>per</strong><br />
il mese prossimo è sui mezzi di trasporto e allora guardando, identificano, ricordano ed è più facile mettere<br />
insieme i pezzi del loro vissuto... piccoli passi... ricordare piccole cose... Questo è un po' il metodo <strong>per</strong>ché, come<br />
dicevo prima, io li incontro una volta al<strong>la</strong> settimana , <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> cosa che mi fa piacere è che, nonostante il regredire<br />
del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, loro mi riconoscono. Infatti anche adesso c'era una signora che viene all'Alzheimer Cafè e al<strong>la</strong><br />
terapia e mi dice "Guarda che ho già <strong>la</strong>vorato oggi". Per cui “Calma che ho già <strong>la</strong>vorato, non chiedermi di più”.<br />
D: Ma quindi lei segue da tre anni sempre lo stesso gruppo?<br />
R: Sono tre i gruppi. Condivido con l'altra terapista che avevo chiesto se poteva venire, ma aveva un impegno...<br />
prima li seguivo tutti e tre, insieme ad un'altra terapista che è quel<strong>la</strong> che ha iniziato proprio insieme al<strong>la</strong> signora<br />
… ha fondato, hanno studiato l‟Alzheimer Cafè. È una <strong>per</strong>sona con cui <strong>la</strong>voro al Trivulzio <strong>per</strong> cui abbiamo<br />
iniziato con questa selezione degli ospiti e proprio <strong>per</strong> evitare... a volte puoi non esserci... <strong>la</strong> condivisione con<br />
una <strong>per</strong>sona è importante. Allora, intervalliamo. Io ho un gruppo fisso che è il primo gruppo. L'altra ragazza<br />
tiene il secondo gruppo e il terzo gruppo viene giostrato nel senso, una volta vado io, una volta va lei, oppure se<br />
lei manca faccio io il suo gruppo e viceversa. Però cerchiamo sempre di tenere fisso un gruppo anche <strong>per</strong>ché<br />
questo ti dà modo di conoscerli meglio e, conoscendoli meglio, puoi fare le cose più mirate. Infatti, nel gruppo<br />
c'è una signora, questo è nel terzo gruppo, che lei assolutamente non vuole fare i disegni nel modo assoluto. Lei<br />
era un'insegnante e lei fa le parole incrociate ed è velocissima. Lei in cinque minuti guarda e ti ricompone <strong>la</strong><br />
paro<strong>la</strong>. Le dai le parole incrociate normali, non le fa, non riesce a farle. Mentre invece guardare... crucipuzzle si<br />
chiama, se non sbaglio... Lei guarda, vede e te le segna! Ma con una velocità... che io ho provato a farle... ma lei<br />
è velocissima... <strong>la</strong> cosa è impressionante. Poi cosa succede? Magari io gliele faccio e poi dopo due mesi gliele<br />
ripropongo e lei non si rende conto che le ha già fatte precedentemente anche <strong>per</strong>ché è abbastanza difficile<br />
trovarle queste e lei im<strong>per</strong>territa le fa. È veramente brava.<br />
D: Ma quindi le capita anche di seguire le stesse <strong>per</strong>sone nel corso di tanti anni?<br />
R: Sì sì, infatti sono tre anni... gira e rigira poi li ho rivisti tutti <strong>per</strong>ché diciamo che il gruppo A sono due anni,<br />
l‟anno scorso e quest‟anno, che li sto seguendo proprio … e ho proprio visto passo a passo il progredire del<strong>la</strong><br />
loro ma<strong>la</strong>ttia e, <strong>per</strong>ò, che seguo l‟Alzheimer Cafè …sono tre anni che faccio attività <strong>per</strong> l‟ Alzheimer Cafè.<br />
D: Ma quindi lei di fatto, rispetto al<strong>la</strong> sua attività, mi sembra una lotta estenuante, faticosissima contro<br />
una ma<strong>la</strong>ttia che comunque ha una degenerazione progressiva inarrestabile <strong>per</strong>ò magari vede...<br />
R: Guardi, io le dico una cosa, non è una cosa … ma è una cosa che me li fa amare, i ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer, in un<br />
modo partico<strong>la</strong>re. Io veramente ho una passione <strong>per</strong> loro. Io ho fatto diversi studi <strong>per</strong> poter raggiungere il ma<strong>la</strong>to<br />
di Alzheimer. Io ho <strong>la</strong> consapevolezza, ma glielo dico veramente con il cuore in mano, che il ma<strong>la</strong>to di<br />
Alzheimer non <strong>per</strong>de l'essenza del<strong>la</strong> sua <strong>per</strong>sona e, se si riesce a contattare l'anima di queste <strong>per</strong>sone, tutto è più<br />
semplice <strong>per</strong>ché l'anima è sempre in evoluzione cioè è <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia che in quel momento li blocca e mi sono resa<br />
conto che, se indosso un colore che li tiene più a contatto, mi risulta molto più facile. Se il mio tono di voce è in<br />
sintonia, in armonia con il loro essere, in quel tavolo avviene il miracolo. È questo che non mi fa mai<br />
scoraggiare. Mai. Se io un giorno non ottengo un risultato, ma solo il fatto che lui mi abbia sorriso e tenuto <strong>la</strong><br />
mano, io, il mio risultato ce l‟ho. Lo so che <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia lo porterà a estraniarsi sempre di più <strong>per</strong>ò io so che c'è un<br />
punto dove io sono sempre in contatto con loro. Infatti io sto facendo anche una s<strong>per</strong>imentazione di terapia non<br />
farmacologica. Non so se ha mai sentito par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> terapia del<strong>la</strong> bambo<strong>la</strong>... dell‟empathy-doll... lì si <strong>la</strong>vora<br />
proprio sull'empatia e <strong>per</strong> me questo è importante. Anche nell‟Alzheimer Cafè, l'empatia è importante. Anche se<br />
io li vedo una volta al mese, io devo contattarli. Devo. Che sia con un disegno, che sia con un colore, che sia con<br />
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un tocco, ma <strong>per</strong> me è fondamentale. È questo che mi fa veramente andare avanti e continuare anche a vedere<br />
delle strategie. Non mi arrendo mai. Mai, mai. Assolutamente.<br />
D: E questa empathy-doll... È una metodologia di intervento? Lei <strong>la</strong> sta s<strong>per</strong>imentando?<br />
R: Sì, l'ho fatta lì al Trivulzio ed è una terapia... infatti l'avevo proposta anche al<strong>la</strong> signora <strong>per</strong> un qualcosa a<br />
domicilio proprio <strong>per</strong>ché li contatta cioè sposta l'attenzione su un qualcosa. Trasportano il proprio anche affetto,<br />
l'ansia... sono bambole partico<strong>la</strong>ri che hanno, come posso dire... hanno occhi che non indagano, una bocca che<br />
… dove tu sei portata a confidarti, non aspetti che ti diano delle risposte, hanno il peso di un bambino <strong>per</strong> cui c'è<br />
questa verosomiglianza e va bene sia <strong>per</strong> gli uomini che <strong>per</strong> le donne e lì succedono veramente dei miracoli. È il<br />
fatto di poterli contattare. Una volta che tu riesci a contattarli ottieni molto. Certe situazioni non si guarisce <strong>per</strong>ò<br />
gli dai benessere. È quello che succede all'Alzheimer Cafè. Noi non siamo lì <strong>per</strong> guarirli, siamo lì <strong>per</strong> dargli<br />
benessere e in quel<strong>la</strong> situazione il benessere ce l'ha il ma<strong>la</strong>to e quando arriva, di rimando, ce l‟ha anche il<br />
parente <strong>per</strong>ché comunque vedere, quando rientra il parente, che stanno bene, sono tranquilli... il parente ha avuto<br />
il suo momento, <strong>la</strong> sua ora, le sue due ore di re<strong>la</strong>x e il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer quelle due ore è stato in compagnia e<br />
questo secondo me è molto importante, il fatto di stare insieme agli altri, di potersi confrontare insieme agli altri.<br />
Perché tra di loro... il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer, ha una cosa bellissima: si aiutano... senza aspettative "No no, non va<br />
bene quel colore! Ma fanne un altro!" "Ma non vedi che bocca che hai fatto!?" "Eh hai ragione" Allora, si<br />
mettono lì... cioè … è l'aiuto … e il fatto che si aiutano tra di loro, mentre invece magari a casa uno dice: "Faccio<br />
io" <strong>per</strong>ché uno tende... Infatti una delle cose che io dico sempre alle volontarie: "Aspettate a sostituirvi. Se non fa<br />
niente, non ha importanza. Aspettate". Magari lo aiutiamo... non mettiamolo in ansia, <strong>per</strong>ché solo il fatto che sei<br />
così lo puoi mettere in ansia. Non mettiamolo in ansia. Gli <strong>la</strong>sci lì davanti i colori e poi magari dici "Guarda, a<br />
me piace questo. Tu cosa ne pensi?" E allora vedrai che poi... È un po' come il parkinsoniano: ci vuole un<br />
attimino di tempo <strong>per</strong>ò dopo, quando ingranano, non <strong>la</strong> smettono più. Perché a volte non riescono a reggere 45<br />
minuti, a volte passa un'ora e un quarto che sono ancora lì, belli contenti. Per cui uno dice: "Che magia è<br />
successa oggi?". Era una buona giornata. Perché ci sono delle giornate buone... ma come <strong>per</strong> noi! E<br />
sinceramente, io, quando li ho davanti, <strong>per</strong> me non è un ma<strong>la</strong>to, è una <strong>per</strong>sona come me, ci differenzia solo <strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia. Loro sono me. Sono <strong>per</strong>sone in carne e ossa con un vissuto, con un passato... ogni tanto sbarel<strong>la</strong>no...<br />
<strong>per</strong>ò capita anche a me di sbarel<strong>la</strong>re! A chi non capita? Mi spiace che mi sono dilungata, ma li amo talmente<br />
tanto... veramente li adoro.<br />
D: E passa molto questa cosa … anche <strong>la</strong> passione che uno ci mette. Perché poi mi rendo conto che,<br />
soprattutto chi fa <strong>la</strong>vori re<strong>la</strong>zionali, così a contatto proprio con <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, con le <strong>per</strong>sone, con l'essenza<br />
delle <strong>per</strong>sone … è quello che fa <strong>la</strong> differenza! Ci vuole una carica umana, una passione che in altri <strong>la</strong>vori<br />
probabilmente non sono così necessarie …<br />
R: Mah io mi ritengo fortunata <strong>per</strong>ché, ne par<strong>la</strong>vo con mio marito, gli ho detto: "Guarda, sai, non tutti hanno <strong>la</strong><br />
fortuna di aver trovato il proprio <strong>la</strong>voro". Perché io sono 12 anni che <strong>la</strong>voro con i ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer. Io ho<br />
veramente trovato il mio <strong>la</strong>voro <strong>per</strong>ché mi piace. Mi piace molto.<br />
D: Beh, è una bel<strong>la</strong> gratificazione anche <strong>per</strong>sonale <strong>per</strong>ché di solito <strong>la</strong> gente tende a pensare: "Si <strong>la</strong>vora a<br />
contatto con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, con <strong>la</strong> sofferenza...". Perché poi, il caso è <strong>per</strong>sonale, ma come ben sappiamo,<br />
queste ma<strong>la</strong>ttie comportano anche una serie di problematiche sulle re<strong>la</strong>zioni familiari. Per cui se non c'è<br />
una rego<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> distanza adeguata a volte succedono dei disastri. Per cui o troppo stretti quindi poi<br />
si bruciano e portano maltrattamento oppure troppo distanti e anche lì incuria piuttosto che altre cose …<br />
Però riuscire a trovare quel <strong>la</strong>to umano, quel<strong>la</strong> carica … Lei mi sembra molto più motivata di tanta altra<br />
gente che va a fare <strong>la</strong>vori … no? Per cui è una cosa veramente encomiabile <strong>per</strong>ché poi di fatto non è solo <strong>la</strong><br />
sofferenza. È<strong>la</strong> capacità, credo, di vedere le <strong>per</strong>sone, le re<strong>la</strong>zioni …<br />
R: Perché io mi rendo conto... ad esempio, l'altra volta mi si è avvicinato un parente, sapendo che sto facendo<br />
questa terapia non farmacologica e io appunto gli ho detto: "Guardi, poi le darò dei consigli... come fare ecc.".<br />
Proprio <strong>per</strong>ché mi rendo conto che io sono fortunata, le ripeto, <strong>per</strong>ché non vivo a contatto, <strong>per</strong>ò so quanto sia<br />
faticoso <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone che sono sempre a contatto 24 ore su 24... <strong>per</strong>ò ecco, soltanto il fatto di trovare dei piccoli<br />
escamotage <strong>per</strong> ri<strong>la</strong>ssarsi... infatti gli ho detto: "Guarda prova... magari se hai in casa una bambo<strong>la</strong>, prova a<br />
darglie<strong>la</strong>". Infatti è venuto a dirmi: "Lo sa che aveva ragione? Perché a volte non <strong>la</strong> vuole” <strong>per</strong>ché non è <strong>la</strong><br />
bambo<strong>la</strong> del<strong>la</strong> terapia, <strong>per</strong>ò dice: "Sto in pace un'ora e mezza!" e <strong>per</strong> lui è tanto. Questo figlio che <strong>per</strong> un'ora e<br />
mezza vede <strong>la</strong> madre tranquil<strong>la</strong>... è un sollievo. Allora si tratta di rendersi conto del<strong>la</strong> difficoltà del parente. I<br />
parenti hanno due difficoltà: o non accettano <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia o, se l'accettano, si mettono nel<strong>la</strong> posizione proprio del...<br />
di non far fare più niente. Per cui bisogna anche far capire che bisogna considerarli, come le dicevo prima,<br />
umani, che siamo tutti umani. Però io vedo come posso dire, che le <strong>per</strong>sone che vengono lì all'Alzheimer Cafè si<br />
vede che sono aiutate dagli incontri che fanno qui, dagli incontri proprio fatti <strong>per</strong> i parenti, ecc. ed è una buona<br />
sinergia <strong>per</strong>ché poi quando vanno a casa, io li vedo che sono più sereni, più carichi. Infatti loro vorrebbero più di<br />
una volta al mese, ma non si riesce ad accontentarli tutti <strong>per</strong>ché non è possibile. Non è possibile <strong>per</strong>ché i gruppi<br />
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sono tanti. In effetti ogni tanto dico "***, 15 sono troppi!". Perché mi è capitato di averne 18 una volta e sono<br />
troppi, non è possibile arrivare a tutti. 18, come facciamo? Come si fa a dire di no? E allora lì, bisogna<br />
modificare l'attività <strong>per</strong>ché 18 erano tanti. Con 13, sono tanti, <strong>per</strong>ò si <strong>la</strong>vora. 13-15, se qualcuno è più tranquillo,<br />
che <strong>la</strong>vora da solo... <strong>per</strong>ché in questa situazione qualcuno si s<strong>per</strong>imenta anche da solo ed è bello <strong>per</strong>ché si mette<br />
lì, disegna... viene fuori quello che erano. C'è una <strong>per</strong>sona che è molto precisa nel disegnare, non esce fuori e si<br />
vede che era una <strong>per</strong>sona che stava attenta ai partico<strong>la</strong>ri e così lo fa. Non so se avete visto i biglietti... sono dei<br />
<strong>la</strong>vori che abbiamo fatto l'anno scorso. Hanno fotografato mentre si faceva le attività e sono venuti fuori dei<br />
bellissimi biglietti <strong>per</strong> Natale!<br />
D: Ma una domanda appunto sul<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con i <strong>famiglia</strong>ri … Lei li incontra? Li vede?<br />
R: Allora … si è fatto anche l'incontro con i <strong>famiglia</strong>ri, proprio specifico <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>e che cosa i loro parenti<br />
facevano. Come rimando, l'anno scorso, si è decisa una cosa secondo me molto bel<strong>la</strong>. Il parente ha visto quello<br />
che i loro cari facevano quando erano separati ed è stata data <strong>la</strong> cartelletta dei <strong>la</strong>vori di tutto l'anno, di quello che<br />
è stato fatto durante l'anno. Un anno è stato fatto proprio un incontro. Da una parte si faceva l'attività e <strong>la</strong><br />
terapista si è incontrata con i parenti <strong>per</strong> spiegare un attimino... adesso l'incontro avviene quando loro arrivano.<br />
Magari vengono da me, chiedono com'è andata, che cosa hanno fatto, come mi è sembrato... <strong>per</strong>ché magari<br />
arrivano che sono un po' confusi "Ma era confuso..." "No no, guardi che bel <strong>la</strong>voro che ha fatto!" Ecco, questo<br />
rimando al parente... come posso dire, io non mi impongo. Chi vuole, chi desidera ecc. io sono disponibile.<br />
Oppure, se vedo che il <strong>famiglia</strong>re, il paziente era in difficoltà, sono io che raggiungo il parente <strong>per</strong> avvisarlo, <strong>per</strong><br />
dirgli di dargli un occhio <strong>per</strong>ché ho visto che magari c'era qualcosa che non andava. Per cui c'è questo contatto,<br />
questo colloquio, come le dicevo... a volte <strong>per</strong> darle dei piccoli suggerimenti, <strong>per</strong> come proseguire a casa, <strong>per</strong><br />
aiutarli anche nel<strong>la</strong> quotidianità …<br />
D: E da quello che diceva prima mi sembra di capire che le famiglie, che poi sono supportate e ascoltate<br />
fondamentalmente, si vedono... c'è una differenza?<br />
R: Sì sì<br />
D: Quindi lei vede proprio anche una differenza, non so, <strong>per</strong> esempio da quando c'è <strong>la</strong> prima presa in<br />
carico da parte vostra, il primo ingresso nelle attività … a distanza di tempo vede un cambiamento nel<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong>?<br />
R: Sì, c'è proprio questa fiducia e questo affidarsi. E poi l'a<strong>per</strong>tura... non so come spiegarle... a volte, non che<br />
uno si difende, <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> pudore a volte si trattiene delle cose. Quando <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione diventa più intima, diciamo<br />
così, <strong>per</strong>ché ci si conosce, ci si vede, vedi proprio l'a<strong>per</strong>tura del parente nei confronti del<strong>la</strong> terapista e si affidano<br />
proprio <strong>per</strong>ché sanno che comunque non c'è giudizio. C'è soltanto una condivisione e rispetto. E io ho notato<br />
proprio... adesso, dopo tanto tempo, quando tu li vedi arrivare, qualcuno addirittura porta <strong>la</strong> merenda da<br />
condividere con tutti, con gli o<strong>per</strong>atori, con i pazienti, con i ma<strong>la</strong>ti. Qualcuno addirittura dice: "Posso aiutarvi a<br />
mettere a posto i tavoli?". Cioè si sente a casa, accolto.<br />
D: E quindi c’è anche un incentivo a prendersi cura di questo spazio comune come se fosse una casa<br />
propria … <strong>per</strong> cui anche il mettere a posto è simbolico … non è più un servizio dato … tra l'altro poi le<br />
cose date gratis, di solito sono sempre un po' viste così... invece l'idea che si costruisca un senso,<br />
un'appartenenza che poi quindi ti incentiva a prenderti anche maggior cura di questo spazio, di questo<br />
momento …<br />
R: Sì sì, ma è così. E non vedono l'ora che arrivi di nuovo il loro turno e questa cosa è... vedi che vengono<br />
volentieri. E anche il ma<strong>la</strong>to riconosce il luogo e se i tavoli non sono già a posto, sono un po' così, <strong>per</strong>ché<br />
ognuno identifica il suo posto. L'altra volta, <strong>per</strong> creare un attimino un diversivo, ho cambiato <strong>la</strong> postazione dei<br />
tavoli. Beh insomma, non sono stati molto contenti <strong>per</strong>ché aspettano l'amico o aspettano l'amica. Per cui tra di<br />
loro si riconoscono, si attendono "Questo è il posto di". Si attendono e questo si è creato nel tempo. Poi magari<br />
non si accorgono se non … una volta che si è creato il luogo di <strong>la</strong>voro, se <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona non è ancora arrivata, non è<br />
che si mettono lì e aspettano, <strong>per</strong>ò cercano di mettersi dove sanno che lì era il posto che loro si sono scelti,<br />
<strong>per</strong>ché nul<strong>la</strong> viene imposto, assolutamente. Si siedono, aspettano e così, il primo momento con i parenti e poi i<br />
parenti vanno e rimangono lì loro e il posto del parente viene preso dal volontario. A me piace questa cosa, il<br />
fatto che aspettano l'amico o l'amica. Poi <strong>la</strong> cosa bel<strong>la</strong> è il ballo. Ma <strong>la</strong> cosa che mi piace... <strong>per</strong>ché c'è un ospite in<br />
partico<strong>la</strong>re che invita anche le signore tra i ma<strong>la</strong>ti a bal<strong>la</strong>re... non da dire "Va beh, sono io che vado là, lo<br />
invito...dai balliamo insieme …". Il problema è che lui è uno che ancora ha un po' di forza e pretende che <strong>la</strong> sua<br />
ballerina di ottant'anni faccia le giravolte... volteggi come una farfal<strong>la</strong>. E allora lì bisogna poi "Dai, bal<strong>la</strong> con me,<br />
ti prego", allora <strong>la</strong> abbandona. Però non viene a scegliere solo me, <strong>per</strong> dire. Si scelgono anche tra di loro <strong>per</strong> il<br />
ballo. Non tutti. Sono in due in partico<strong>la</strong>re. Infatti c'è <strong>la</strong> moglie, quando arriva... gli dico "È arrivata tua moglie!".<br />
Allora lui <strong>la</strong> guarda, sorride... e lei "Lo so che tu stai facendo il ga<strong>la</strong>nte con tutte le donne..." <strong>per</strong>ché è molto … è<br />
lui che ha scritto che fatica a vivere <strong>per</strong>ché è un uomo comunque ga<strong>la</strong>nte. Insomma c'è questo gioco anche con...<br />
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io penso che in quel momento il parente dimentica <strong>per</strong> cinque minuti <strong>la</strong> pesantezza del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia <strong>per</strong>ché li<br />
vedono "normali", <strong>per</strong>ché quando bal<strong>la</strong>no sono normali. La cosa che mi è piaciuta, sa cos'è? Che nonostante <strong>la</strong><br />
semplicità dell'attività nessuno critica il <strong>la</strong>voro, l'impegno che il ma<strong>la</strong>to ci mette. Perché a volte magari io cerco<br />
di semplificare, ma non di bambineggiare. Perché a volte uno pensa, semplifico semplifico ed è troppo infantile.<br />
Per cui c'è sempre <strong>la</strong> dignità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona da salvaguardare e vedo che questa cosa è passata <strong>per</strong>ché a volte,<br />
magari a me può sembrare di... e poi magari non è così. Perché l'ospite, il paziente lo vive bene quello che viene<br />
fatto e questa cosa mi gratifica.<br />
D: Un'altra domanda sui <strong>famiglia</strong>ri... che lei sappia, tra questi <strong>famiglia</strong>ri si instaurano anche delle<br />
re<strong>la</strong>zioni che vanno al di fuori di quando si incontrano all'Alzheimer Cafè?<br />
R: Guardi, io so che qualcuno si aspetta <strong>per</strong> arrivare e <strong>per</strong> andare via. Oppure arrivano proprio insieme nel senso<br />
che si chiamano, si telefonano <strong>per</strong> arrivare proprio insieme. Dire se si vedono poi anche fuori, questa cosa qui,<br />
non lo so dire <strong>per</strong>ò so che si attendono, si aspettano. Arrivano magari a gruppetti. È come se si dessero un<br />
appuntamento fuori. Questa è <strong>la</strong> mia sensazione... come sensazione <strong>per</strong>ò. Dirle che si vedono fuori questo non...<br />
D: No beh glielo chiedo semplicemente <strong>per</strong>ché magari, appunto, in tutte queste situazioni di criticità <strong>per</strong> le<br />
famiglie anche potersi confrontare con chi ha una situazione analoga anche in un momento informale,<br />
come appunto fuori, è un momento in cui "Ah sono andata da quello specialista" "Ah ho provato questa<br />
tale cosa" quindi magari possono anche...<br />
R: Mah penso. Penso <strong>per</strong>ché il rimando che io ho quando io li vedo arrivare … colgo una certa intimità nel senso<br />
che... <strong>per</strong>sone che non sono estranee tra di loro <strong>per</strong>ché molte <strong>per</strong>sone possono arrivare sempre, <strong>per</strong> carità eh, <strong>per</strong>ò<br />
ti rendi conto quando una <strong>per</strong>sona arriva so<strong>la</strong> <strong>per</strong>ché comunque non c'era un incontro prima. Però è una mia<br />
sensazione il fatto di … <strong>per</strong>ò io penso di sì, <strong>per</strong>ché da come ho visto come si muovono alcune cose …<br />
specialmente tra le badanti anche. Tra qualche badante, sì. Mi è piaciuta questa cosa che si trovano,<br />
chiacchierano … Perché io li vedo comunque fuori che si fermano a chiacchierare anche i parenti. Cioè non è<br />
che entrano, <strong>la</strong>sciano <strong>per</strong> andare di là e poi tornano, prendono e vanno via. Si ritrovano tra di loro proprio anche<br />
<strong>per</strong> chiacchierare e questo mi dà adito, mi fa pensare che... <strong>per</strong>ché magari se vengono dal<strong>la</strong> stessa zona potrebbe<br />
anche darsi <strong>per</strong>ò, ecco, dirglielo proprio con certezza, questo non glielo so dire.<br />
D: Sono prevalentemente donne questi caregiver?<br />
R: Ci sono anche degli uomini. Figli. Ci sono delle badanti. C'è un badante uomo. Figli che accompagnano. C'è<br />
una <strong>famiglia</strong> che mi fa una tenerezza... <strong>per</strong>ché specialmente quando ci sono le feste c'è tutta <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>: il figlio,<br />
<strong>la</strong> moglie, i nipoti... molto, molto bello. E <strong>la</strong> cosa che mi è piaciuta nel vedere nell‟ Alzheimer Cafè è che ci sono<br />
tanti figli maschi che accudiscono <strong>la</strong> mamma eccetera. Ci sono dei mariti. C'è un marito che lui è molto anziano,<br />
<strong>la</strong> moglie è molto molto compromessa e allora gli dico: "Senta, ha voglia di giocare anche lei insieme a sua<br />
moglie?" Lui si mette da parte, fa le stesse cose che fa lei. Allora dico: "Lo mettiamo dentro nel<strong>la</strong> cartelletta?"<br />
"Sì sì" “Voglio vedere cosa ha fatto lei" "Adesso glielo porto" <strong>per</strong> dire... e arrivano con un'altra <strong>per</strong>sona, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ta è lei. Lui è solo molto anziano, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ta è <strong>la</strong> signora, ma se <strong>la</strong> guarda con un amore... molto bello. E<br />
mi piace <strong>per</strong>ché si mette in gioco anche lui. E anche lui non banalizza assolutamente l'attività, anzi, siccome non<br />
aveva finito ha chiesto se poteva finirlo. "Anche lei deve scrivere come si sente eh …" e allora lui ha scritto<br />
BENE.<br />
D: Invece <strong>per</strong> quanto diceva prima delle risorse, questo fatto che al<strong>la</strong> fine l'incontro è di una volta al<br />
mese... secondo lei, quali altri ostacoli, quali altre sfide può individuare e quali potrebbero essere delle<br />
possibili soluzioni rispetto al<strong>la</strong> sua attività, rispetto all’Alzheimer Cafè, <strong>per</strong> quel<strong>la</strong> che è <strong>la</strong> sua es<strong>per</strong>ienza?<br />
R: Allora diciamo … l‟ Alzheimer Cafè viene fatto una volta al<strong>la</strong> settimana <strong>per</strong>ò qui ci sono altre attività che<br />
coinvolgono sempre le stesse <strong>per</strong>sone, educatori... hanno <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e il paziente è seguito, oserei dire <strong>per</strong> quasi<br />
tutta <strong>la</strong> settimana <strong>per</strong>ché vengono a fare <strong>la</strong> pet-therapy, l'arte-terapia... poi penso che ci siano altri incontri <strong>per</strong><br />
cui... Per quanto riguarda l‟Alzheimer Cafè, siccome siamo sempre le stesse <strong>per</strong>sone, più di un incontro al<strong>la</strong><br />
settimana sinceramente... è strutturato in un modo diverso <strong>per</strong>ché comunque l‟Alzheimer Cafè è vero che è fatto<br />
<strong>per</strong> l'ospite, ma secondo me, si <strong>la</strong>vora molto sul caregiver, sul parente. Diciamo che il mio intervento una volta a<br />
settimana potrebbe essere una tombo<strong>la</strong>ta, cioè li intrattengo... queste cose qua... mentre invece grande beneficio,<br />
grande respiro, grande polmone è <strong>per</strong> il parente ed è una cosa, secondo me, da onorare. Sarebbe bello poter avere<br />
un luogo sempre … tipo, come si dice, l‟Alzheimer Cafè dove uno dice: “So che posso ritrovarmi <strong>per</strong>ché ,lì,<br />
incontro qualcuno che mi ascolta, qualcuno con cui condividere un disagio, qualcuno a cui chiedere...”.<br />
Dovrebbe essere un luogo fisso. È quasi un'utopia <strong>per</strong>ché non... mentre invece così, secondo me … io, parente,<br />
so che c‟è, esiste.<br />
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D: Cioè, mi scusi, lei dice in linea puramente idealistica, sarebbe bello poter avere l’Alzheimer Cafè<br />
fondamentalmente a<strong>per</strong>to tutti i giorni in modo tale che...<br />
R: Mmm … itinerante! Itinerante nel senso che avere... ha presente quei bei baracchini... come posso dire... sì,<br />
quei baracchini ambu<strong>la</strong>nti, tipo cam<strong>per</strong>, no? Oggi sono qui, c'è l‟Alzheimer Cafè, io passo di lì, so che c'è un<br />
luogo che mi può accogliere …<br />
D: Questo <strong>per</strong> i familiari?<br />
R: Familiari e voglio dire... Sì, un familiare che arriva e sa che comunque è un luogo protetto capisce? Così so<br />
che magari c'è qualcuno, gli fa un'attività, mentre io tranquil<strong>la</strong>mente mi posso bere un caffè, una cosa così... poi<br />
se voglio io mi unisco e sto lì, vedo, parlo, discuto... così... è un'utopia <strong>per</strong>ché... come posso dire...<br />
D: È un obiettivo <strong>per</strong> il futuro … no?<br />
R: Io dico sempre mai dire mai. Anche <strong>per</strong>ché con tutti questi bellissimi giovani che stanno venendo fuori... sa<br />
<strong>per</strong>ché le dico questo? Ci sono dei ragazzi del<strong>la</strong> facoltà... del politecnico che stanno anche loro facendo degli<br />
studi sugli ambienti proprio <strong>per</strong> i ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer e vedere così tanti giovani che si stanno interessando a<br />
questa ma<strong>la</strong>ttia, secondo me è veramente positivo, <strong>per</strong>ché vuol dire che qualcosa sta cambiando. Io ho una<br />
visione un po‟ svedese cioè, come posso dire, che a questi ma<strong>la</strong>ti vengono creati degli ambienti tipo quelli di<br />
casa ecc. e in modo tale di mantenerli sempre in questo nucleo. Prima o poi verrà anche qui in Italia, io penso.<br />
Per cui anche questi caffè itineranti, <strong>per</strong>ché no? In modo tale che il mio caro possa stare in mezzo agli altri,<br />
andare a prendere un caffè, poter andare, non so... sa<strong>per</strong>e che questo posto rimane lì, io posso concedermi il<br />
gusto di non avere mille occhi.<br />
D: E lei dice svedese <strong>per</strong>ché nel Nord Europa c'è questa tendenza …<br />
R: Diciamo, lì, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia … diciamo che le case di cura, lì, sono viste in un modo diverso. Là si fa il dolce<br />
risveglio dove il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer si sveglia quando vuole, mangia nel momento in cui desidera, non è<br />
obbligato a degli orari, segue il ritmo... qua in Italia non è così cioè alle sei tu devi essere svegliato, ti devo<br />
cambiare alle sette... mentre invece là è come se tu fossi a casa. Ogni <strong>per</strong>sona deve imparare a massaggiare<br />
<strong>per</strong>ché il massaggio tranquillizza, è un'altra forma di terapia questa. Io sono sicura che avverrà anche qua, in<br />
Italia.<br />
D: Beh, innanzitutto si comincia a fare più cultura, se ne par<strong>la</strong> di più, non è più una di quelle ma<strong>la</strong>ttie che<br />
si tiene nascosta...<br />
R: Anche <strong>per</strong>ché i dati sono al<strong>la</strong>rmanti …<br />
D: Anche sempre più giovani, tra l’altro …<br />
R: Purtroppo guardi, sto vedendo... ho conosciuto una paziente che ha 55 anni. È ma<strong>la</strong>ta già da 3 ed era una<br />
direttrice d'azienda, aveva un'azienda sua. Purtroppo...<br />
D: Ma, mi <strong>per</strong>doni l’ignoranza, magari lei lo sa, ma che cos'è, in quei casi di precocità, una<br />
predisposizione... sono stress ambientali...?<br />
R: Allora, sa cosa dicono anche ultimamente? Che una delle cause sono i metalli pesanti, <strong>per</strong>ò non lo so quanto<br />
possa essere vero più o meno. Secondo me, ci sono anche delle leggere predisposizioni. Ci giocherà anche lo<br />
stress. Ci giocherà un sacco di cose. Oppure magari ci sono sempre stati solo che allora veniva vista come<br />
demenza oppure una <strong>per</strong>sona un po' strana e che adesso …<br />
D: Adesso è diagnosticato con più precisione...<br />
R: Con più precisione <strong>per</strong>ché ci sono dei test proprio che ti... sto seguendo un corso... i neuroni a specchio, che<br />
sarebbero questi neuroni mirror dove, chi l'ha sco<strong>per</strong>to sta facendo dei progressi bellissimi... se aiutati, il<br />
paziente in questo tipo di cammino, così etc., rallenta <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Non si guarisce eh, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> rallenta. Infatti sto<br />
andando a fare questo corso proprio <strong>per</strong> avere nuove tecniche <strong>per</strong> poter aiutare in un modo diverso …<br />
D: Sarebbe interessante avere anche un maggior coordinamento, una maggiore connessione con chi si<br />
occupa di Alzheimer... non so, poi voi nello specifico a che livello siete o in generale in Italia <strong>per</strong>ò noi,<br />
appunto, in questa nostra ricognizione sul territorio, siamo stati a Genova abbiamo incontrato<br />
quest'associazione di familiari di ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer. Si chiama proprio AFMA. Anche loro gestiscono un<br />
Alzheimer Cafè con modalità molto differenti, molto più improntato appunto sull'aspetto ludico,<br />
intrattenitivo, animativo quindi non c'è forse tutta questa... <strong>per</strong>ò è <strong>per</strong>ché è un Alzheimer Cafè molto<br />
giovane, è gestito prevalentemente dai familiari... loro <strong>per</strong>ò hanno questo neurologo dell'ospedale di<br />
Genova, un luminare in materia, <strong>per</strong> cui lui invece è molto attivo su tutta questa dimensione più medica<br />
re<strong>la</strong>tiva a... e quindi magari forse creare anche un coordinamento nazionale …<br />
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R: Ah beh … <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> fondazione Manuli con i parenti organizza proprio <strong>per</strong> l'arco dell'anno... adesso c'è il<br />
dottor *** che aiuta sul linguaggio <strong>per</strong>ché il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer ha difficoltà comunque anche nel linguaggio<br />
secondo il degrado del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia eccetera e si fanno proprio delle... c'è <strong>la</strong> psicologa, ci sono... loro organizzano<br />
proprio <strong>per</strong> poter aiutare... poi a livello così, non so dirle in che modo <strong>per</strong>ò so che all'interno c'è. Non so poi in<br />
che modo. Perché, <strong>per</strong> quanto riguarda <strong>la</strong> parte organizzativa, io non sono dentro. Faccio <strong>la</strong> terapia e poi ho un<br />
bellissimo rapporto con loro, queste cose qui... <strong>per</strong>ò, ecco, <strong>per</strong> quanto riguarda l'organizzazione, come loro sono<br />
organizzati, non glielo saprei dire. Magari da altre realtà, <strong>per</strong> dire so che a Bergamo fanno delle riunioni proprio<br />
di terapia non farmacologica organizzata da un medico che fa terapia non farmacologica e c'è proprio questa<br />
riunione, una volta al mese con i parenti, con i familiari proprio <strong>per</strong> aiutarli nel capire, nell'evolversi del<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia, <strong>per</strong>ché anche questo è importante, appunto sa<strong>per</strong>e come evolve. Io so che loro hanno un sacco di<br />
richieste, <strong>per</strong>ò più di tanto non possono esaudirle.<br />
D: E invece, <strong>per</strong> quanto riguarda il vostro <strong>la</strong>voro di o<strong>per</strong>atori interni, voi cosa fate? Fate delle riunioni di<br />
équipe? Avete dei momenti di scambio? Come funziona?<br />
R: Allora, io e l'altra mia collega decidiamo insieme l'attività che vogliamo fare e che cosa vogliamo stimo<strong>la</strong>re.<br />
L'anno scorso abbiamo fatto l'orientamento stagionale. Quest'anno <strong>la</strong> consapevolezza del corpo <strong>per</strong>ché, come le<br />
dicevo prima, loro <strong>per</strong>dono il contatto con il proprio corpo <strong>per</strong> cui io e lei ci scambiamo... prima dell'attività,<br />
informiamo il volontario sul come procedere, su che cosa si <strong>la</strong>vora, come procedere sul <strong>la</strong>voro. Viene fatto <strong>la</strong><br />
prima volta, <strong>per</strong>ché poi l'attività noi <strong>la</strong> ripetiamo. In un mese facciamo <strong>la</strong> stessa attività <strong>per</strong>ché i gruppi sono<br />
diversi. In modo tale anche da non stressare i volontari <strong>per</strong>ché se no, povere stelline, anche loro rimangono<br />
stressati. Però si danno gli strumenti in mano, si fa una mini formazione proprio <strong>per</strong>... <strong>per</strong>ché vengono commessi<br />
magari dagli errori, <strong>per</strong> sensibilizzarli rispetto a quello che si fa. Questo viene fatto così, tra noi, tra me e<br />
l'o<strong>per</strong>atrice e io con i volontari. Di solito lo faccio sempre io <strong>per</strong>ché sono <strong>la</strong> prima che fa l'attività, <strong>per</strong> cui sono io<br />
che intrattengono i rapporti. Però anche *** … cioè se lei desidera modificare qualcosa, si re<strong>la</strong>ziona con i<br />
volontari prima. Questo sempre.<br />
D: Ha seguito queste <strong>per</strong>sone nel corso degli anni. Che cosa è cambiato da tre anni fa, nell’Alzheimer Cafè,<br />
ad oggi? Se ha visto dei cambiamenti...<br />
R: Uno fondamentale. Con il progredire del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, come le dicevo, si semplifica e ci siamo... almeno io,<br />
quando par<strong>la</strong>vo anche con ***, che sarebbe questa mia amica con cui <strong>la</strong>voro, che sarebbe <strong>la</strong> prima terapista<br />
occupazionale, <strong>per</strong>ché lei era proprio terapista occupazionale, anche lei ha confermato quello che le ho detto io.<br />
Ho detto: "Quello che si fa in quell'ora è intrattenimento", nel senso che si dà l'impronta del<strong>la</strong> terapia, ma,<br />
essendo così in tanti, non è possibile. L‟impronta c‟è, ma diventa poi sempre intrattenimento. Magari prima...<br />
quello che è cambiato è questo: che prima era più complessa l'attività, adesso... prima loro riuscivano a farsi una<br />
carta d'identità. Adesso sono pochi quelli che... cioè <strong>la</strong> carta d'identità, se dovessi rifar<strong>la</strong> adesso glie<strong>la</strong> devo quasi<br />
un po' predisporre, mentre invece prima, piegato, loro se <strong>la</strong> potevano fare. Disegnavano... queste cose qua. Il<br />
cambiamento è stato questo e chi arriva … a volte gli ultimi che sono arrivati, sono arrivati abbastanza ansiosi,<br />
compromessi, a volte anche un po' arrabbiatelli <strong>per</strong>ché al primo momento c'è <strong>la</strong> rabbia, cioè “Io non sono come<br />
loro”, poi magari, purtroppo, sono peggio. Questo è stato, da quello che io ho visto in questi tre anni. Non è<br />
come il ricovero in RSA, <strong>per</strong>ché in RSA arrivano veramente oramai che sono gravissimi. Si è alzata <strong>la</strong> media<br />
del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia all‟Alzheimer Cafè. Prima erano molto meno compromessi rispetto adesso. Probabilmente è<br />
un'oasi felice dove, quando arriva il parente viene proprio <strong>per</strong>... o prima si è negata l'evidenza del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />
oppure hanno le liste d'attesa talmente lunghe che arrivano che sono già un pochino più compromessi, <strong>per</strong>ché<br />
hanno una lista d'attesa lunga. Sono in tanti che vogliono venire. Potremmo riempire quasi tutti i giorni, io penso.<br />
D: E l'altra domanda che ovviamente ne consegue rispetto a questa è il tema del<strong>la</strong> morte. O morte o<br />
comunque <strong>per</strong>sone che <strong>per</strong> vari motivi vengono meno ai gruppi. Per cui magari <strong>per</strong>sone che vengono<br />
inserite in RSA e quindi smette l'assistenza a casa... se in qualche modo viene da voi gestita, nel senso<br />
proprio anche mediata rispetto alle altre <strong>per</strong>sone, gli altri utenti che avete...<br />
R: Allora da quando sono lì io, <strong>per</strong>sonalmente non ho vissuto nessuna morte, nel senso che <strong>per</strong>ò noi abbiamo qui<br />
una psicologa che al limite aiuta il parente a... Per quanto riguarda, ci sono state delle <strong>per</strong>sone che, ad esempio<br />
una in partico<strong>la</strong>re che <strong>la</strong> sto seguendo in un altro istituto, che prima veniva all‟Alzheimer Cafè. Poi cos'è<br />
successo? Veniva con il marito; il marito gli è venuto un problema fulminante e l'hanno messa poi al centro<br />
diurno. Quando poi è deceduto, il figlio l'ha mandata nell‟RSA. È un po' il meccanismo che le dicevo prima,<br />
cioè, <strong>per</strong> quanto ho potuto verificare io, <strong>per</strong>ché questa signora l‟ho avuta sia all‟Alzheimer Cafè che a questo<br />
centro RSA. Quando io <strong>la</strong>voravo in RSA ho notato questo "Io ti tengo il posto, io ti aspetto...". Non lo so che<br />
cosa succede. Se manca, non se lo domandano. Per cui non so quanto il fatto di non vedere più sia stato recepito<br />
dal<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona. Si siedono e aspettano che arrivano <strong>per</strong>ché tu devi arrivare, ma se non arrivi, non ti aspetto più. E<br />
questo io l'ho notato anche quando <strong>la</strong>voravo al Trivulzio. Ma questo succede anche non soltanto ai ma<strong>la</strong>ti di<br />
Alzheimer. Io mi domandavo <strong>per</strong>ché le <strong>per</strong>sone nell‟RSA non si re<strong>la</strong>zionano tra di loro, a meno che tu non facevi<br />
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gruppo e facevi il piccolo gruppo. È venuta fuori una cosa di questo tipo: “Non posso affezionarmi a te, <strong>per</strong>ché<br />
tanto o io o te domani non ci sei più”. Per cui non creano una re<strong>la</strong>zione, a meno che non sia una cosa ludica,<br />
allora io sono lì che ti aspetto ecc. ecc., <strong>per</strong>ò io ti posso tenere il posto <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> tua sedia è sempre vicino al<strong>la</strong><br />
mia <strong>per</strong>ò non più di tanto. Magari non ti parlo nemmeno. Io ti parlo se siamo in gruppo. Si crea <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione in<br />
gruppo, ma non... io questo l'ho notato molto negli anziani in generale <strong>per</strong> cui, ecco, rispetto al ma<strong>la</strong>to di<br />
Alzheimer a volte non so quanto è <strong>la</strong> consapevolezza. Cioè “Ti aspetto <strong>per</strong>ché so che arrivi”, <strong>per</strong>ò dopo... Di<br />
questa signora che le dicevo, l'assenza è stata notata <strong>per</strong>ché io ho chiesto: "Chi manca?" E allora mi hanno detto<br />
"Eh sì, manca quel<strong>la</strong> signora con gli occhi blu". Dico: "È vero, manca <strong>la</strong> signora con gli occhi blu". Punto. È<br />
un'autodifesa, è una strategia, ognuno si cerca i propri mezzi... come facciamo anche noi. Chiudo gli occhi così,<br />
come i bambini. Chiudo gli occhi così non ti vedo più.<br />
D: È proprio anche un bi<strong>la</strong>nciamento rispetto alle risorse che hanno anche loro, <strong>per</strong>sonali, di<br />
fronteggiamento di una situazione già complessa... poi questo, secondo me, prescinde anche<br />
dall'Alzheimer, probabilmente anche gli anziani sono...<br />
Va Bene, io volevo chiederle l'ultima cosa: come vede il futuro di questo servizio? Dell’Alzheimer Cafè e<br />
del<strong>la</strong> sua attività in partico<strong>la</strong>re?<br />
R: Per me, veramente in molti dovrebbero... io sono veramente a<strong>per</strong>ta. Quando <strong>la</strong> fondazione ha a<strong>per</strong>to<br />
veramente il primo Cafè Alzheimer insieme a questa amica, <strong>per</strong> me era un'oasi felice e mi piacerebbe veramente<br />
che in molti potessero seguire su questa strada. Poi loro l'hanno strutturata veramente in un modo buono, <strong>per</strong>ò<br />
anche nel modo in cui hanno strutturato a Genova, delle famiglie che si incontrano <strong>per</strong> … secondo me è<br />
grandiosa. E <strong>per</strong> quanto vedo <strong>la</strong> mia attività, mi auguro di poter veramente fare capire che le terapie non<br />
farmacologiche sono quelle che danno veramente benessere e rallentano... come posso dire... non incrementano<br />
psicofarmaci. E logicamente non ci si può inventare, <strong>per</strong>ò io avevo tenuto un corso <strong>per</strong> badanti e <strong>la</strong> cosa che mi<br />
ha fatto veramente piacere è come loro vedevano... loro non curavano ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer, ma l'anziano... in che<br />
modo loro vedevano l'anziano ed erano veramente interessate nel<strong>la</strong> strategia <strong>per</strong> non far decadere cognitivamente<br />
in modo maggiore. Secondo me, questo tipo di informazione bisognerebbe passare, <strong>per</strong>ché mi piacerebbe,<br />
proprio come terapista, dare degli strumenti a più <strong>per</strong>sone <strong>per</strong>ché basta veramente poco.<br />
D: È una logica quasi anche preventiva nel senso che, se si <strong>la</strong>vora <strong>per</strong> cercare di ridurre, <strong>per</strong> rallentare<br />
questo processo di decadimento, di fatto si <strong>la</strong>vora <strong>per</strong>, come dire, anche non ricorrere in maniera eccessiva<br />
a psicofarmaci eccetera eccetera, si mantiene quanto più possibile una re<strong>la</strong>zione ancora con <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona a<br />
prescindere dal...<br />
R: Che secondo me è <strong>la</strong> cosa veramente importante <strong>per</strong>ché quello che manca, secondo me, ai parenti è proprio<br />
questo: questa re<strong>la</strong>zione, questo venir meno a questa re<strong>la</strong>zione. Non è <strong>la</strong> stessa cosa, ma <strong>per</strong> dirle quanto è<br />
importante … Nel<strong>la</strong> terapia del<strong>la</strong> bambo<strong>la</strong> io ho in trattamento una <strong>per</strong>sona che è aggressiva verbalmente,<br />
fisicamente. Una <strong>per</strong>sona con un wondering importante, in carrozzel<strong>la</strong>. Lei, seduta, ti mira e ti butta. I birilli. Il<br />
marito, quando l‟ha vista con <strong>la</strong> bambo<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ché comunque c'è tutta una metodologia <strong>per</strong>ché viene considerata<br />
farmaco questa bambo<strong>la</strong>. Il marito si è messo a piangere <strong>per</strong>ché non ha riconosciuto <strong>la</strong> moglie. La moglie stava<br />
cantando, inventando, <strong>per</strong>ché lei non ha più, come si dice... una melodia... infatti tutti pensavano che stesse<br />
cantando in francese. Lei stava inventando <strong>la</strong> ninna nanna <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua bambo<strong>la</strong>. Ho fatto il filmato e l'ho rega<strong>la</strong>to<br />
al marito. Mi ha detto: "Lei non può immaginare che regalo mi ha fatto <strong>per</strong>ché questa è mia moglie! Non quel<strong>la</strong><br />
che <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia mi ha rimandato". Cosa fa con <strong>la</strong> bambo<strong>la</strong>? L'ha contattata. Semplicemente l‟ha contattata ed è<br />
bellissimo, veramente bello. Io ho una signora che fa l'ostetrica... quanti bambini ha fatto nascere... le ho dato <strong>la</strong><br />
bambo<strong>la</strong> "Tesoro, guarda chi è arrivato! È arrivato Mario!" Prende sto bambino come se fosse appena nato, poi<br />
si accorge che era ostetrica, allora pulisce gli occhi! Sono troppo belli. Questo <strong>per</strong> dirle, sono piccole cose.<br />
Quando le dicevo del “come ti senti”, dell'attività di conoscenza del proprio viso, una mi scrive OGGI MI<br />
SENTO CONFUSA. Perché era vero che si sentiva confusa, <strong>per</strong>ché io l'avevo vista che era confusa, <strong>per</strong>ò ha<br />
capito che era confusa. Una picco<strong>la</strong> cosa.<br />
D: Sa, a volte anche avere qualcuno che ti chiede come stai, come ti senti, che ti innesca anche quel<br />
processo di autoriflessività … “Allora come sto?”<br />
R: Sì sì, qualcuno si interessa di me, qualcuno che non conosco si interessa a me. Ecco, è questo. E mi auguro<br />
veramente di … come posso dire … che l‟Alzheimer Cafè non sia l'unica iso<strong>la</strong> felice. Anzi il cuor mio dice che<br />
ce ne saranno tantissime di isole felici!<br />
3.1.3.4. Trascrizione dell‟intervista con un utente familiare [1] del Café Alzheimer – Man.UF1<br />
D: Inizierei chiedendole un po' qual è <strong>la</strong> sua es<strong>per</strong>ienza all'interno di questo servizio del<strong>la</strong> Manuli…<br />
R: Io l'ho conosciuto intorno a tre anni fa, quando mi sono presentata dis<strong>per</strong>ata <strong>per</strong> questa situazione che era già<br />
emersa nel 2001, <strong>per</strong>ò nessuno mi diceva che era proprio Alzheimer e quindi mi sono un po' industriata da so<strong>la</strong>.<br />
Anche professori così, dicevano: “Ma no, signora, sarà qui , sarà là. La memoria… è una cosa degli anziani.”<br />
702
Mio marito ha 84 anni adesso e quindi aveva 75 anni. Poi dopo, andando su vari siti,ecc. mi era arrivata quel<strong>la</strong><br />
rivista del<strong>la</strong>… quel<strong>la</strong> che propagava tutti gli integratori, le cose del<strong>la</strong> salute… adesso non mi viene in mente il<br />
nome… e c‟era proprio un servizio sull‟ Alzheimer e sul Parkinson e lì c'erano gli indirizzi dove rivolgersi<br />
eventualmente <strong>per</strong> avere più informazioni e lì ho trovato <strong>la</strong> Manuli. E poi, da lì, è nata prima l‟arte -terapia, <strong>la</strong><br />
musico-terapia che fanno il lunedì, tutti i lunedì e poi, dopo, mi hanno messa nel gruppo dell‟ Alzheimer Cafè<br />
una volta al mese. Mio marito è uno che sta un po' sulle sue <strong>per</strong> cui è difficile che si <strong>la</strong>sci andare <strong>per</strong>ò, devo dire<br />
che, <strong>per</strong> esempio, tutti i canti che fanno delle vecchie canzoni, ecc … io non so neanche se lui le sapesse…<br />
adesso passa le ore a cantare proprio i motivi e anche tira fuori le parole giuste. Come fa a sa<strong>per</strong>le? E non lo non<br />
l'ho mai sentito in cinquant'anni di matrimonio cantare una di queste canzoni e non che noi fossimo amanti di<br />
andare … non so, a bal<strong>la</strong>re, a sentire.. niente. Per cui vuol dire che entrano nel<strong>la</strong> testa e poi ti danno, se non altro<br />
una compagnia <strong>per</strong> cui lui, devo dire che quando siamo in tanti viene un po‟ estraniato <strong>per</strong>ché tutti par<strong>la</strong>no , e<br />
loro non hanno <strong>la</strong> capacità di inserirsi e allora non potendosi inserire canta e magari <strong>la</strong> nenia se non si ricorda…<br />
e gli serve anche tipo ninna nanna, a volte lo sento... balletto, canta e poi si addormenta. Quindi questo <strong>per</strong><br />
quanto riguarda, qui, l‟Alzheimer Cafè. E poi <strong>la</strong> compagnia. Siamo diventate anche noi donne, <strong>per</strong>ché in generale<br />
qui sono uomini, noi signore siamo diventate amiche, chi si frequenta anche a casa o meno e ci si comunica un<br />
po' i problemi e ci si aiuta anche. Uno dice: "Ma <strong>per</strong>ché non fai così?". Quindi serve anche <strong>per</strong> conoscere meglio<br />
i problemi che possono emergere se uno è un po' più indietro come ma<strong>la</strong>ttia, un può ancora all'inizio, aiuta<br />
l'altro, <strong>per</strong>ché devi reagire. Tutte cose che uno all'inizio non pensa. E poi fra di loro, <strong>per</strong> quello che riescono a<br />
conoscersi fra di loro… <strong>per</strong>ò insomma all'apparenza, mio marito quando qui arriva, tutti: "Buongiorno,<br />
buongiorno!". Grandi scappel<strong>la</strong>menti e sta bene <strong>per</strong> quelle due che si sta insieme e poi è interessante avere <strong>la</strong><br />
lezione dell‟es<strong>per</strong>to. Adesso non c'è il professore, ma a volte vengono altre signore che par<strong>la</strong>no di altri problemi.<br />
D: Bene io mi chiederei qual è, secondo lei, l'aspetto più positivo di questo servizio e poi le chiederei anche<br />
se ci sono magari delle cose che potrebbero essere migliorate di questo servizio …<br />
R: Dunque, a me ha sempre dato un effetto sentir dire Alzheimer Cafè, <strong>per</strong>ché quando sono un po' all'inizio, <strong>per</strong><br />
esempio il nostro amico, che è il marito di una mia amica che è venuta, ha seguito il mio ha detto: "Oh,<br />
Alzheimer Cafè, io non c‟ho mica l‟Alzheimer!". Per cui è una cosa … e poi se lo trovano proprio davanti.<br />
Quindi lo chiamerei Alz Cafè <strong>per</strong> dire, ma in modo che non sia così chiaro ed evidente. Questo <strong>per</strong> quello che<br />
potrebbe essere il difetto, <strong>per</strong>ché devo dire che non ne hanno. La parte più positiva è proprio questa simpatia che<br />
dimostrano tutte le volontarie , che bene o male hanno tutti … anche loro un passato di mamma, di sorel<strong>la</strong>, di zia,<br />
di nonna … <strong>per</strong> cui vengono da un'es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>sonale e quindi sentono... Quindi l'importanza del volontario<br />
che venga magari proprio anche dall‟es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>sonale ..<br />
D: Par<strong>la</strong>ndo un po' e pensando un po' quindi al<strong>la</strong> sua situazione familiare e par<strong>la</strong>ndo di qualità di vita …<br />
come questo servizio, se ha, ma mi sembra di aver capito di sì, migliorato <strong>la</strong> sua condizione in qualità di<br />
vita?<br />
R: Intanto tutto nasce a gradi, <strong>per</strong> cui all'inizio loro han detto: "Le mandiamo una <strong>per</strong>sona <strong>per</strong> un paio di mesi".<br />
Poi siccome io riuscivo a fargli compagnia ho detto: "Guardi, me <strong>la</strong> mandate una volta al<strong>la</strong> settimana, e <strong>la</strong> date a<br />
qualcun altro che invece ha più bisogno di avere un attimo di respiro". E quindi vedere che <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che ti<br />
viene in casa e che te lo porta fuori, e ti portano a spasso , anche lì con <strong>la</strong> pazienza, ecc., capisci quanto<br />
importante è, che ci sia una <strong>per</strong>sona che gli parli, che lui sta attento, <strong>per</strong>ché veramente loro si ammutoliscono, si<br />
zittiscono e vanno a finire appunto a cantare sempre. E quindi mi han dato un può l'input <strong>per</strong> andare avanti nel<strong>la</strong><br />
ricerca di un miglioramento del<strong>la</strong> situazione. Quindi ho cercato poi un badante, che viene al<strong>la</strong> mattina e al<strong>la</strong> sera,<br />
<strong>per</strong>ché anche loro dicono: “Prima di tutto dovete aiutare voi stessi, <strong>per</strong>ché se state bene voi, riuscite a sopportare<br />
<strong>la</strong> situazione”, sennò noi ci deprimiamo, andiamo in depressione anche noi e poi chi le cura queste <strong>per</strong>sone?<br />
Quindi mi hanno fatto capire bene quanto era importante che io mi facessi aiutare <strong>per</strong> poter essere più serena.<br />
D: Le faccio un'ultima domanda … beh al servizio qua viene solo lei … ecco le volevo chiedere, se un<br />
domani questo servizio dovesse mancare … dicono: "Non ci sono più soldi …", sarebbe un guaio?<br />
R: Sarebbe un guaio <strong>per</strong>ché io sono molto forte di carattere e vado, come dicono chi mi conosce, nel<strong>la</strong> gabbia del<br />
diavolo, pur di riuscire a fare le cose bene. Per esempio ho degli amici che mi dicono: "Mandalo in un centro e<br />
basta. Cosa stai a … insomma ormai è irrecu<strong>per</strong>abile …". No, io devo trovare il modo di fare <strong>la</strong> mia vita con lui,<br />
avendo qualcuno … farò, magari <strong>per</strong> dire, i sacrifici, <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> chi non ha <strong>la</strong> possibilità economica come ho io,<br />
questo è un appoggio, se non altro morale, di sostegno e poi al limite ti aiutano anche <strong>per</strong> altre cose …<br />
3.1.3.5. Trascrizione di un‟intervista con un utente familiare [2] del Café Alzheimer del<strong>la</strong> Fondazione<br />
Manuli - Man.UF2<br />
D: Ecco io vorrei che mi raccontasse un po’ <strong>la</strong> sua es<strong>per</strong>ienza da <strong>famiglia</strong>re all'interno dell’Alzheimer<br />
Cafè, quindi magari come l'ha conosciuto, <strong>per</strong>ché ci è venuto …<br />
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R: Io adesso è circa tre anni lo che frequento. L'ho conosciuto <strong>per</strong>ché prima ero un sostenitore nel senso … ne<br />
avevo sentito par<strong>la</strong>re e quindi ricevevo a casa il notiziario e nel mio piccolo contributivo con quello che potevo<br />
<strong>per</strong> dare … diciamo <strong>la</strong> possibilità … di modo che loro potessero organizzare <strong>la</strong> loro attività di assistenza. Poi,<br />
sfortunatamente, mi sono ritrovato io nel<strong>la</strong> casistica dei ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer e allora mi sono rivolto a loro <strong>per</strong><br />
avere delle informazioni … <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>e come muovermi e poi da cosa nasce cosa. Ho cominciato prima a<br />
frequentare il centro dove organizzano dei corsi, poi dopo mi hanno detto: “Ma <strong>per</strong>ché non viene anche all‟<br />
Alzheimer Cafè?”, eccetera eccetera e poi da lì è iniziata tutta <strong>la</strong> storia … diciamo del<strong>la</strong> frequentazione del<strong>la</strong> loro<br />
assistenza.<br />
D: Lei è figlio unico?<br />
R: Sì, sono figlio unico.<br />
D : C'è qualche altro <strong>famiglia</strong>re, qualche altra <strong>per</strong>sona che è coinvolta con lei nell’intervento o solo lei?<br />
R: No, <strong>per</strong>ché abbiamo dei parenti, ma non abitano a Mi<strong>la</strong>no, che sono poi fratello e sorel<strong>la</strong> di mia mamma<br />
quindi … uno è più anziano, l‟altra ha problemi in casa … <strong>per</strong> cui …<br />
D: Ecco … volevo chiederle … pensando un po’ all’intervento, secondo lei qual è l'aspetto positivo di<br />
questo intervento e, secondo lei, in che maniera questo intervento può essere migliorato?<br />
R: Mah, dunque, innanzitutto io ho sempre cercato di trovare un qualcosa, una soluzione che rendesse serena e,<br />
possibilmente nel suo mondo, felice <strong>la</strong> mamma e ho visto che questi incontri dell‟Alzheimer Cafè sono <strong>per</strong> loro<br />
gradevoli, almeno fino a questo punto <strong>per</strong>ché poi sono cosciente che andando avanti, probabilmente, con il<br />
peggiorare del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia magari, non sarà neanche più possibile frequentare <strong>per</strong>ché subentreranno altri problemi<br />
di carattere di inconvinenza stessa con gli altri ma<strong>la</strong>ti, ma a lei piace <strong>per</strong>ché c'è <strong>la</strong> musica, si ritrovano, fanno un<br />
po' di attività, fanno dei piccoli <strong>la</strong>voretti. Poi a Natale c'è sempre una festa … diciamo … fanno sempre qualcosa<br />
di carino. A lei poi piace bal<strong>la</strong>re <strong>per</strong>ché da giovane le piaceva, poi dopo non ha più avuto occasione e qui ci sono<br />
dei volontari e delle volontarie che li fanno muovere, li fanno bal<strong>la</strong>re e vedo che lei è serena e questo a me dà un<br />
sollievo. Non è tanto <strong>per</strong> queste due ore che sono nul<strong>la</strong> nell'arco del <strong>per</strong>iodo in cui tu <strong>la</strong> devi assistere 24 ore su<br />
24, <strong>per</strong>ò vedo che a lei piace, dà serenità e io cerco appunto di tener<strong>la</strong> il più tranquil<strong>la</strong> possibile <strong>per</strong>ché ho visto<br />
che, se rimane tranquil<strong>la</strong> e serena, si comporta anche meglio … è meno nervosa, è meno aggressiva e quindi si<br />
riesce a gestire meglio <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />
D: Quindi … diciamo … porta dei vantaggi anche a lei questo servizio …<br />
R: Indirettamente sì, anche a me. Anche se <strong>per</strong> me lei è sempre l‟obiettivo principale … il suo stato di salute, il<br />
suo stato di benessere … Io sono quello che poi l‟accudisce, <strong>la</strong> cura, <strong>la</strong> segue … <strong>per</strong>ò, se lei sta bene,<br />
logicamente anch‟io sono più tranquillo, più sereno. Se lei sta male, anch‟io di riflesso posso avere più problemi.<br />
D: Ecco, come potrebbe essere migliorato questo servizio? C’è qualcosa che manca?<br />
R: Io sinceramente non vedo mancanze <strong>per</strong>ché fanno di tutto e di più. Anche i corsi che facciamo … <strong>per</strong>ché noi<br />
facciamo anche dei corsi ... fortunatamente riesce ancora a fare questi corsi in sede, in via Vittor Pisani.<br />
Abbiamo fatto <strong>la</strong> danza-terapia, adesso sta facendo l'arte-terapia e quindi più di così sinceramente … Magari,<br />
ecco, se ricevessero o avessero possibilità di avere dei fondi maggiori anziché limitarsi a fare una volta al mese l‟<br />
Alzheimer Cafè… sembra che poi ci sia anche il contributo dei volontari, che essendo disponibili, <strong>la</strong> loro<br />
struttura organizzativa lo <strong>per</strong>metta… anche due volte al mese non sarebbe male. Adesso come adesso, bisogna<br />
accontentarsi di una volta al mese <strong>per</strong>ché hanno talmente tante richieste che non riescono a fare più di quello che<br />
fanno. Sinceramente, secondo me … una maggior frequenza <strong>per</strong>ò so che non dipende né da loro … ma è proprio<br />
un problema di numero.<br />
D: Bene, pensando, un po' quindi al<strong>la</strong> sua situazione familiare e pensando un po' al concetto di qualità di<br />
vita, <strong>la</strong> sua qualità di vita, grazie a questo servizio è migliorata in qualche maniera da quando lei e sua<br />
madre partecipate a questi incontri?<br />
R: Sì, diciamo migliorata sempre dal punto di vista rispetto al<strong>la</strong> mamma <strong>per</strong> il fatto che lei è più tranquil<strong>la</strong>, più<br />
serena, fa qualcosa di diverso. Per quanto riguarda <strong>la</strong> mia vita, diciamo intesa come vita privata e come vita<br />
sociale, quello no. Purtroppo il mio caso è che, essendo figlio unico, l'assisto 24 ore su 24 e non posso fare altro.<br />
Avendo poi anche un'attività <strong>la</strong>vorativa in proprio … <strong>per</strong> cui più di quello non riesco a fare è quindi <strong>per</strong> quello<br />
che mi riguarda ho <strong>per</strong>so purtroppo … diciamo le amicizie e le frequentazioni che avevo prima <strong>per</strong>ché poi<br />
ognuno va <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua strada.<br />
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D: Ecco <strong>per</strong>ò, magari, par<strong>la</strong>ndo anche di qualità di vita intesa come gestione di sua madre?<br />
R: Sì, ripeto, lei è serena quando viene qui <strong>per</strong> cui va bene <strong>per</strong>ò poi non è una cosa che dura nel tempo, nel<br />
senso, <strong>la</strong> giornata oggi si conclude così e magari poi stasera o domani è completamente diverso <strong>per</strong>ché un giorno<br />
non è mai uguale all'altro con questo tipo di ma<strong>la</strong>ti e i non sai mai cosa ti aspetti.<br />
D: Lei dice: “La mia qualità di vita è legata molto a come sta mia mamma. Più mia mamma sta tranquil<strong>la</strong>,<br />
più io son tranquillo”, <strong>per</strong> cui …<br />
R: Tanto <strong>per</strong> farle un esempio. Purtroppo quest‟anno abbiamo avuto un problema. Ho dovuto ricorrere ad un<br />
ricovero ospedaliero di 10 giorni e sono dovuto rimanere in ospedale 10 giorni. Giorno e notte quindi … <strong>per</strong>ché<br />
purtroppo io sono <strong>la</strong> sua ombra. Senza di me è <strong>per</strong>sa. Il problema dei ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer grosso è questo.<br />
D: Ecco le faccio un’ultima domanda … se dovesse mancare questo servizio, cioè da un giorno all'altro<br />
dicessero … non so “Non abbiamo più soldi” oppure …<br />
R: Beh, <strong>per</strong> <strong>la</strong> mamma sarebbe una mancanza sicuramente. Poi fra le altre cose, frequentando tutte le settimane i<br />
vari corsi, che fortunatamente riescono a organizzare, si creano anche limitatamente alle loro capacità espressive,<br />
ecc dei gruppi, delle amicizie diciamo. Perché quando si vedono si sorridono, si salutano, si danno <strong>la</strong> mano, si<br />
scambiano una carezza o magari un bacio … cioè vedi che, nonostante le loro limitazioni dovute al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />
<strong>per</strong>ò c‟è un momento di serenità, di gioia, di condivisione con qualcuno. Mentre, invece, rimanendo a casa, più<br />
che quelle solite <strong>per</strong>sone che vedono tutti i giorni … o se vai a fare una passeggiata, sono <strong>per</strong>sone estranee che<br />
così, possono passare davanti come tanti altri invece vedo che c‟è proprio … ho notato questa nascita di questi<br />
piccoli rapporti che <strong>per</strong>ò creano il gruppo. Perché, ad esempio, l'arte-terapia, che sono circa una decina di<br />
amma<strong>la</strong>ti è un bel gruppo, <strong>per</strong>ché vedo che vanno d'accordo, <strong>la</strong>vorano bene, sono tranquilli, vedi che proprio<br />
sono sereni.<br />
D: Se lei incontrasse una <strong>per</strong>sona che ha il suo medesimo problema?<br />
R: Beh io le consiglierei di rivolgersi, come io ho già fatto, al<strong>la</strong> Fondazione Manuli <strong>per</strong>ché sicuramente, a<br />
prescindere dal tipo di problema o del livello di ma<strong>la</strong>ttia del congiunto o del <strong>famiglia</strong>re, possono dare dei<br />
suggerimenti fondamentali <strong>per</strong>ché loro conoscono tutto quello che ruota intorno al mondo dei ma<strong>la</strong>ti di<br />
Alzheimer. Per cui, anche un consiglio <strong>per</strong> un centro diurno, <strong>per</strong> un eventuale ricovero, <strong>per</strong> un qualsiasi cosa,<br />
sono in grado di darti degli ottimi consigli e, infatti, io mi appoggio a loro e mi fido di quello che loro mi dicono<br />
<strong>per</strong>ché ci sono psicologhe, ci sono responsabili che sanno, appunto, dare delle indicazioni corrette. E anche …<br />
adesso stiamo facendo il gruppo A, B , C, <strong>per</strong>ò anche prima del gruppo A, B, C, questi incontri c'erano sempre<br />
… o uno psicologo, o un medico, o una caposa<strong>la</strong>, o un'infermiera che avevano <strong>la</strong>vorato o <strong>la</strong>voravano nei reparti<br />
di Alzheimer e quindi ti davano degli ottimi consigli di come gestire il ma<strong>la</strong>to e come, giorno <strong>per</strong> giorno, vivere<br />
<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Cose anche abbastanza semplici o magari <strong>per</strong> loro comuni, ma <strong>per</strong> uno che si trova <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta<br />
di fronte a un ma<strong>la</strong>to, che, appunto, non so, non ha mai messo un pannolone, non ha mai fatto certe cose … dire:<br />
"Guarda, è meglio che fai così, piuttosto che in un altro modo, che scegli questo modello piuttosto che<br />
quest'altro, questo è più pratico, questo è meno pratico" è utile. E poi anche nello stesso gruppo che partecipa dei<br />
familiari, ci si scambiano delle informazioni <strong>per</strong> cui, quello che magari a me capita, io l‟ho gestito in un modo, e<br />
dò un suggerimento: "Guarda a me è già capitato e ha funzionato in questo modo. Prova anche tu". Ecco, c‟è<br />
questo scambio di informazioni a livello dei ma<strong>la</strong>ti che certe volte funziona, certe volte purtroppo no. Sappiamo<br />
com‟è <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, non è che sono tutti uguali. Non sappiamo mai come reagiscono. Però, <strong>per</strong> fortuna che ci sono<br />
questi centri <strong>per</strong>ché se no sarebbe proprio l'abbandono completo.<br />
3.1.3.6. Trascrizione di una seduta dei gruppi ABC con familiari di ma<strong>la</strong>ti affetti da Alzheimer –<br />
Man.ABC<br />
A: Io volevo ringraziar<strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalmente come <strong>per</strong>sona che ha il problema, ma anche come professionista. Io<br />
faccio l‟assistente sociale e <strong>la</strong>voro nelle aziende e nelle aziende questi problemi esistono. E volevo proprio<br />
ringraziar<strong>la</strong> <strong>per</strong> ciò che ha creato <strong>per</strong>ché non è solo una risorsa, è un dono assolutamente importante, partico<strong>la</strong>re<br />
<strong>per</strong> cui anche se mi è alle spalle volevo ringraziar<strong>la</strong> a 360°.<br />
Y: Grazie.<br />
X: Non riesce sempre essere qui con noi Y, <strong>per</strong>ché è un po' di qua, un po' di là, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> sentiamo sempre presente<br />
ed è nominata tutte le volte come il nostro angelo custode. Bene, ricordo a tutti... Lei è venuto quindi una volta<br />
so<strong>la</strong> forse?<br />
B: No, <strong>la</strong> volta scorsa c'era mio fratello.<br />
705
X: Ah, ecco, quindi è <strong>la</strong> prima volta che viene? E lei?<br />
C: No, sono stata altre volte <strong>per</strong>ò (incomprensibile).<br />
X: Sì, sua figlia. Ma era venuta anche con me già?<br />
C: Forse no … Ah sì, con lei qui, sì! Perché, l‟anno scorso sono venuta 2 – 3 volte … Perché forse lei, l‟anno<br />
scorso era venuto a presentare il metodo … Sì, in quel contesto …<br />
X: Sì, in qualche altra occasione. Comunque, questo gruppo si riunisce dal mese di gennaio, una volta al mese e<br />
questo è l'ultimo incontro di questo 2010 che sta <strong>per</strong> finire. Già Y stava pensando al<strong>la</strong> festa di Natale quindi<br />
siamo proprio agli sgoccioli e in questo anno abbiamo fatto un <strong>per</strong>corso insieme che adesso, dire che si conclude<br />
oggi, mi sembra sbagliato. Si conclude sì, nel senso che è l'ultima volta che ci vediamo nel 2010 e poi ci<br />
vedremo nel 2011, una volta in marzo e una volta in ottobre. Poi, sostanzialmente, farete... avrete altre proposte<br />
di formazione, di informazione nel corso del 2011. Però, non vorrei che fosse qualche cosa che si conclude<br />
<strong>per</strong>ché proprio, quello che io vi ho proposto in tutti questi mesi è un cammino <strong>per</strong>sonale <strong>per</strong> cui io via via vi ho<br />
dato delle indicazioni partendo sempre dalle difficoltà che ciascuno di voi, lo dico soprattutto <strong>per</strong> chi è qua <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
prima volta, dalle difficoltà che ciascuno di voi trova a casa nel par<strong>la</strong>re con chi ha <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia di Alzheimer.<br />
Partendo da queste situazioni difficili, noi, ogni volta cerchiamo di <strong>la</strong>vorarci sopra <strong>per</strong> riuscire a trovare delle vie<br />
di uscita migliori, delle vie di uscita possibili, diverse e più felici. E questo è il programma di questi nostri gruppi<br />
e queste vie d'uscita che noi cerchiamo, mettendo insieme l'es<strong>per</strong>ienza di tutti quanti che è proprio diversa, anche<br />
se <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia si assomiglia, <strong>per</strong>ò, un conto è <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia all'inizio, un conto è <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia dopo tre anni, dopo<br />
cinque anni, dopo 10 anni, dopo 15 anni. E quindi chi si amma<strong>la</strong> è proprio un problema diverso, di ma<strong>la</strong>ttia, di<br />
lesioni, dei danni che ci sono nel cervello. Poi ciascuno è diverso <strong>per</strong> il suo carattere, ciascuno è diverso <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
sua storia. C'è chi è sempre stato mite, chi è sempre stato aggressivo, chi è uomo, chi è donna, chi è grande, chi è<br />
piccolo e via dicendo. Qui ci sono tante, infinite diversità individuali e anche vivi infinite diversità individuali<br />
anche in noi, familiari che ci prendiamo cura di chi è ma<strong>la</strong>to. E ciascuno di noi è diverso e di fronte a una<br />
situazione difficile, <strong>per</strong>ò, tende a rispondere sempre al<strong>la</strong> stessa maniera. Questo è quello che noi osserviamo.<br />
Quando poi raccontate qua quello che succede a casa, mi suggerite qualche cosa che tende a succedere tutti i<br />
giorni. Tutti i giorni c'è una certa situazione che va sempre allo stesso modo e allora bisogna interrogarsi: ma<br />
<strong>per</strong>ché va sempre allo stesso modo? La prima risposta è: <strong>per</strong>ché c'è <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia di mezzo, è ovvio. Però, <strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia c'è, e noi non siamo in grado di far<strong>la</strong> guarire, né noi, né nessun altro. Sono ottimista sul futuro <strong>per</strong>ò...<br />
nell'immediato futuro, settimana prossima, il mese prossimo, l'anno prossimo non ci sarà niente di nuovo che<br />
cambierà nel<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Bisognerà aspettare qualche anno. Nel giro di 10 anni credo che qualche cosa,<br />
veramente di sostanziale, capiterà. Però, qua, noi quando siamo in difficoltà ci comportiamo sempre al<strong>la</strong> stessa<br />
maniera e anche il paziente si comporta sempre al<strong>la</strong> stessa maniera, <strong>per</strong>ò, fra io che non ho <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e uno che<br />
ce l'ha, c'è una differenza importantissima ed è che chi è ma<strong>la</strong>to può par<strong>la</strong>re solo così come fa, solo così come<br />
riesce. Chi è ma<strong>la</strong>to e par<strong>la</strong> male non può dire: "Adesso ce <strong>la</strong> metto tutta e parlo bene". Certo, lui ce <strong>la</strong> mette<br />
tutta, <strong>per</strong>ò, anche se ce <strong>la</strong> mette tutta non riesce a par<strong>la</strong>r bene <strong>per</strong>ché ha il cervello ma<strong>la</strong>to quindi lui non può<br />
cambiare. Invece noi sì. Invece noi possiamo sempre scegliere le parole da dire, e poi possiamo anche scegliere<br />
se par<strong>la</strong>re o stare zitti, possiamo scegliere se interrom<strong>per</strong>e o non interrom<strong>per</strong>e l'altro quando par<strong>la</strong>, possiamo<br />
scegliere se correggere quando si sbaglia oppure no, possiamo scegliere se completare le sue frasi o <strong>la</strong>sciarle in<br />
sospeso, quindi noi possiamo cambiare. E allora, il cammino che noi facciamo ha <strong>per</strong> obiettivo non il cambiare il<br />
paziente, ma di cambiare noi nel senso di imparare a scegliere le parole da dire oppure da non dire nei vari<br />
momenti del<strong>la</strong> giornata con chi ha <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia di Alzheimer. E <strong>per</strong> fare queste scelte, ci aiuta l'es<strong>per</strong>ienza di tutti<br />
quanti e ci aiutano 12 passi di riferimento. Nel corso di tutto questo anno noi abbiamo via via par<strong>la</strong>to di 12 passi,<br />
man mano che saltavano fuori, non siamo andati in ordine <strong>per</strong>ò è saltato fuori proprio sin dal primo incontro<br />
quello che è il primo passo: non fare domande. Perché abbiamo visto, un po' nell'es<strong>per</strong>ienza di tutti quanti, che<br />
quando noi facciamo delle domande a una <strong>per</strong>sona che non sa rispondere, quello che non sa rispondere non è<br />
contento. E allora, se il nostro scopo è di far sì che lui stia bene, se io gli faccio una domanda e lo faccio stare<br />
male è meglio che <strong>la</strong> domanda allora io non <strong>la</strong> faccio. E invece molti continuano a farle, anzi ci sono anche degli<br />
es<strong>per</strong>ti che insistono "Fate domande! Fate domande!", sempre s<strong>per</strong>ando che il paziente impari a dire <strong>la</strong> risposta.<br />
Ma invece, questo non si ottiene <strong>per</strong>ché è proprio una caratteristica del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia è che il ma<strong>la</strong>to non impara! Il<br />
ma<strong>la</strong>to vive di quello che sapeva prima, non è capace di imparare cose nuove. La ma<strong>la</strong>ttia consiste in questo: che<br />
il ma<strong>la</strong>to non riesce a imparare cose nuove. Allora è inutile che noi cerchiamo di sforzarci di fargli imparare cose<br />
nuove. È molto meglio che noi cerchiamo di trovare un modo di vivere bene con quello che il paziente sa dire,<br />
con quello che il paziente sa fare in quel giorno, in quel momento, in quel<strong>la</strong> fase di ma<strong>la</strong>ttia. E quindi questo è il<br />
<strong>la</strong>voro che facciamo e dicevo, non vorrei che si concludesse qua proprio <strong>per</strong>ché è un cammino che abbiamo<br />
cominciato insieme e poi, quando <strong>la</strong>voriamo sulle parole, mi dite sempre siamo qua in gruppo, ci mettiamo in<br />
tranquillità, siamo in tanti, non c'è il ma<strong>la</strong>to fra di noi e siamo in una situazione molto privilegiata. È molto facile<br />
trovare delle soluzioni buone. Il problema è quando, invece, siamo nel<strong>la</strong> vita quotidiana. Adesso, fra un'ora,<br />
quando andrete di là, sarà già più difficile. Quando poi sarete a casa stasera sarà ancora più difficile e allora le<br />
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cose non basta averle capite con <strong>la</strong> testa, bisogna, col tempo, con l'abitudine che diventino un po' degli<br />
automatismi. Per esempio, il non fare domande è una cosa molto difficile. Sicuro! A capirlo è facile... in base<br />
agli esempi che abbiamo visto, tutti abbiamo capito che è molto meglio non fare domande, ma poi come si fa a<br />
non farle? Scattano le domande, ci vengono anche se noi non vogliamo farle. Correggere. Anche correggere è un<br />
altro passo, il secondo passo. Non correggere. Certo, <strong>per</strong>ché non correggere? Perché se noi correggiamo, chi è<br />
ma<strong>la</strong>to si sente in errore, si sente frustrato e noi dobbiamo sempre pensare che chi è ma<strong>la</strong>to si sente in errore e si<br />
sente frustrato dal primo momento in cui si sveglia al mattino e si guarda intorno e non sa bene dov‟è magari e<br />
non sa quello che deve fare e via dicendo e poi, appena prova a vestirsi, magari si infi<strong>la</strong> i pantaloni e non si infi<strong>la</strong><br />
le mutande e quindi sbaglia, e poi, quando è il momento di <strong>la</strong>varsi i denti, magari non mette il dentifricio e si<br />
sbaglia. E quindi lui, il ma<strong>la</strong>to, si trova confrontato con i propri errori in continuazione, anche senza che noi<br />
glieli facciamo notare <strong>per</strong>ché poi un po' se ne accorge... magari dopo anni, non se ne accorge neanche più che<br />
sbaglia, <strong>per</strong>ò all'inizio certo che se ne accorge. E allora, se al<strong>la</strong> sua sensazione di sbagliarsi, noi aggiungiamo<br />
ancora le nostre continue correzioni, chi è amma<strong>la</strong>to, dopo un po' non ne può più e dopo un po' può diventare<br />
aggressivo. Tanti pensano che l'aggressività dipenda dal<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e invece non è vero, l'aggressività non<br />
dipende dal<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. La ma<strong>la</strong>ttia è una ma<strong>la</strong>ttia che riguarda <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, <strong>la</strong> memoria, non l'aggressività.<br />
L'aggressività è una reazione alle continue frustrazioni, alle continue difficoltà a cui si trova confrontato chi ha<br />
questa ma<strong>la</strong>ttia. E allora questi passi che via via abbiamo visto, magari al<strong>la</strong> fine li rielencheremo tutti quanti, che<br />
servono un po' come promemoria, su questi passi io s<strong>per</strong>o che voi continuerete a <strong>la</strong>vorare e al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />
riunione io vi chiederò, ciascuno di voi: "Quale passo pensa che <strong>per</strong> lui sia importante e su cui vuole proprio<br />
esercitarsi a partire da questa sera, da domani, <strong>per</strong> il mese prossimo fino a marzo, insomma, quando ci<br />
rivediamo?" Qual è il passo su cui vogliamo esercitarci? E questo lo vedremo. Poi al<strong>la</strong> fine, proprio <strong>per</strong>ché<br />
questo è l'ultimo incontro di quest'anno, vi darò anche un questionario da compi<strong>la</strong>re qua, ci vorranno cinque<br />
minuti, con le crocette. Un questionario che servirà a noi, al<strong>la</strong> Fondazione Manuli, <strong>per</strong> valutare i risultati ottenuti<br />
in cui io vi chiederò, <strong>per</strong> esempio "Fare domande. Ne fai come prima? Meno di prima o più di prima?" Per capire<br />
se il gruppo che noi abbiamo fatto è servito davvero <strong>per</strong> modificare qualche cosa nel nostro modo di par<strong>la</strong>re e poi<br />
se è servito <strong>per</strong> fare stare un po' meglio noi e magari anche un po' meglio chi è a casa diciamo, chi è al bar qua di<br />
fianco che ha questa brutta ma<strong>la</strong>ttia. Arrivati a questo punto, vi ricordo due tradizioni principali di questo gruppo<br />
che sono una, quando ciascuno par<strong>la</strong>, prima di par<strong>la</strong>re di dire il proprio nome, lo dico <strong>per</strong> i nuovi... e l'altro è di<br />
incominciare questi nostri incontri con una rilettura all'inizio, che leggiamo in piedi, e che riassume lo spirito del<br />
gruppo e quello che noi stiamo facendo.<br />
Allora, visto che lei è qua <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta, io leggo il primo e lei legge il secondo e poi andiamo avanti così<br />
entra nel clima.<br />
Ecco, il gruppo A-B-C riunisce i familiari che si occupano di <strong>per</strong>sone con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia di Alzheimer o altre forme<br />
di demenza. Le riunioni hanno lo scopo di aiutare i partecipanti a uscire dal tunnel dell'impotenza, in cui tutti<br />
quanti ci troviamo, e alimentare dei curanti es<strong>per</strong>ti nell'uso del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>.<br />
C: Noi riconosciamo che <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia di Alzheimer tende a far soffrire tutta <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, indipendentemente dal<strong>la</strong><br />
volontà del ma<strong>la</strong>to e di chi lo cura.<br />
D: Noi riconosciamo di essere impotenti di fronte al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, ma crediamo che il cambiamento del nostro<br />
atteggiamento possa migliorare <strong>la</strong> nostra condizione.<br />
E: Noi riconosciamo di avere bisogno di aiuto. Cerchiamo questo aiuto all'interno del gruppo e, a nostra volta,<br />
offriamo il nostro aiuto a chi ce lo chiede.<br />
F: Noi riconosciamo di avere cura di noi stessi, di occuparci del<strong>la</strong> nostra felicità e è possibile ed è bene, sia <strong>per</strong><br />
noi che <strong>per</strong> il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer che assistiamo.<br />
G: Noi riconosciamo che il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer, anche quando è gravemente ma<strong>la</strong>to, non è solo un ma<strong>la</strong>to. È<br />
una <strong>per</strong>sona con una storia e con delle capacità, è una <strong>per</strong>sona che prova emozioni, che desidera comunicare ed<br />
essere compreso, che vuole dire <strong>la</strong> sua e decidere sulle cose che lo riguardano.<br />
H: Noi riconosciamo che tenere vivo l'uso del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> è utile <strong>per</strong> favorire <strong>la</strong> (incomprensibile) <strong>la</strong> nostra e<br />
quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ma<strong>la</strong>ta.<br />
X: Ecco, grazie, così con questa lettura abbiamo riassunto lo scopo. Noi mettiamo al centro del<strong>la</strong> nostra<br />
attenzione le parole e lo scopo è quello di continuare a par<strong>la</strong>re ed essere felici così come è possibile, essere felici<br />
quando c'è una ma<strong>la</strong>ttia in casa. Si può essere più felici o meno felici a seconda di come noi reagiamo. Noi<br />
cerchiamo delle vie di uscita il più favorevoli possibili. Adesso, ricapito<strong>la</strong>re tutto il <strong>per</strong>corso dell'anno non è il<br />
caso, <strong>per</strong>ò, l'ultima volta abbiamo visto, <strong>per</strong> esempio, il quinto passo che era accompagnare con le parole che è<br />
forse il passo più complicato <strong>per</strong>ché è facile dire accompagnare con le parole, <strong>per</strong>ò poi come si fa? Via via noi<br />
cerchiamo di vedere come si fa. Qualche volta con <strong>la</strong> restituzione … emotivo, narrativo. Qualche volta, abbiamo<br />
detto, quando il ma<strong>la</strong>to molto grave dice parole incomprensibili, con <strong>la</strong> risposta in eco oppure quando ci sembra<br />
di vivere in due mondi diversi, cerchiamo punto di incontro felice fra i due mondi possibili. Abbiamo detto<br />
queste cose... poi abbiamo par<strong>la</strong>to dell'ottavo passo: riconoscere le emozioni che vuol dire cercare di riconoscere<br />
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qual è l'emozione che c'è dietro le parole che sta dicendo <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ma<strong>la</strong>ta, dare un nome a queste emozioni.<br />
Cos'è? Paura? Rabbia? Timore? Insicurezza? Affetto? Dobbiamo proprio cercare di essere il più precisi possibile<br />
<strong>per</strong> capire qual è quell'emozione che c'è dietro e, quando prendiamo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> noi, dare il riconoscimento di<br />
questa emozione. Di fronte a una <strong>per</strong>sona triste non serve dire: "Magari non è niente" <strong>per</strong>ché quello non si sente<br />
capito e invece, di fronte una <strong>per</strong>sona triste, è molto meglio dire: "Vedo che oggi sei giù" e quello si sente<br />
riconosciuto. Certo, <strong>per</strong> noi può essere, a prima vista, più faticoso, <strong>per</strong>ò in realtà noi impariamo a dare un<br />
riconoscimento alle emozioni dell'altro e vediamo un buon risultato <strong>per</strong>ché vediamo che l'altro sta un pochettino<br />
meglio e noi siamo diventati dei curanti es<strong>per</strong>ti. Perché purtroppo, quando c'è <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia in <strong>famiglia</strong>, una<br />
ma<strong>la</strong>ttia grave come questa, non basta continuare ad essere moglie, marito, figlio e figlia. Bisogna continuare,<br />
certo. A parte che poi c'è qualche figlia che mi dice: "Io mi sento mamma di mia mamma", anzi molto spesso<br />
succede così, ma non basta continuare ad avere questa re<strong>la</strong>zione di parente<strong>la</strong>, di affettuosa parente<strong>la</strong>. Bisogna<br />
diventare anche un po' curanti. Senza diventare dei medici, degli infermieri, ma un po' curanti cioè <strong>per</strong>sone che<br />
non si <strong>la</strong>sciano andare così in modo solo affettuosamente spontaneo, <strong>per</strong>ché qualche volta, <strong>per</strong> far del bene si fa<br />
del male. E invece no, dobbiamo diventare un po' curanti. Curanti es<strong>per</strong>ti del <strong>la</strong>voro che facciamo. Le volte<br />
precedenti, poi avevamo par<strong>la</strong>to anche degli ultimi passi: accettare <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, accettare che faccia quello che<br />
fa e via dicendo. Adesso vediamo un po' di andare avanti, di <strong>la</strong>vorare ancora su quello che succede a casa e, a<br />
questo punto, chiedo a voi, così come faccio tutte le volte, se qualcuno di voi vuole raccontare una situazione<br />
difficile che ha vissuto a casa, dove <strong>per</strong> situazione difficile intendo qualche cosa... un momento in cui ci sono<br />
state delle parole, delle parole che ho detto io e delle parole che ha detto lui. Poi gli ho risposto, lui ha risposto e<br />
poi a un certo punto le cose sono andate male. E noi cercheremo di <strong>la</strong>vorare proprio sulle situazioni che sono<br />
andate male <strong>per</strong> vedere se un domani riusciremo a farle andare bene. A questo punto tocca a voi. Chi vuole<br />
raccontare qualche cosa?<br />
A: Una cosa brevissima. Quando deve scendere in macchina o deve salire si blocca lì e poi continua...<br />
ovviamente gli apro io <strong>la</strong> porta <strong>per</strong>ché poi si confonde e apre il cassetto del cruscotto ecc. e allora passo dall‟altra<br />
parte. Deve cominciare a togliere <strong>la</strong> fogliolina che è entrata, mette fuori un piede e poi lo rimette dentro.<br />
Continua a fare il contrario di quello che stava facendo … si ferma, mette giù il piede, butta fuori <strong>la</strong> foglia. Ecco,<br />
ho questa fatica <strong>per</strong>ché io lo porto spesso in giro quindi, tutte le volte, quando andiamo al centro , addirittura<br />
devo anche chiedere un intervento <strong>per</strong> farlo entrare in macchina <strong>per</strong>ché comincia a dire: “No, io vado a casa a<br />
piedi.”. Oppure vuole entrare dietro, <strong>per</strong>ò non chiude <strong>la</strong> porta oppure apre quell‟altra porta di là. La apre e poi <strong>la</strong><br />
chiude …<br />
X: Allora A ci ha raccontato un problema che ha con suo marito tutti i giorni. La situazione che si ripete tute le<br />
volte è che, quando deve in macchina, si blocca. Io immagino questa situazione come se avessi davanti un film:<br />
vedo questo uomo, accompagnato fino al<strong>la</strong> portiera e, si apre <strong>la</strong> portiera, lui non vuole entrare, si blocca e allora<br />
lì comincia il tira e mol<strong>la</strong>. Ecco, in questa situazione, ci sono anche delle parole, oltre che due corpi che si<br />
muovono …?<br />
A: Mi dice: “Vai vai vai”come <strong>per</strong> dire “Togliti di mezzo”. Secondo me, lui vorrebbe guidare forse... e si blocca<br />
<strong>per</strong>ché capisce che io vado al suo posto a guidare … e lui fa di qua e di là...<br />
X: Ma mi faccia capire bene. Allora, ogni automobile e quindi anche <strong>la</strong> sua, ha il vo<strong>la</strong>nte a sinistra. Il posto del<br />
passeggero è a destra. Allora noi stiamo par<strong>la</strong>ndo di una situazione in cui A e suo marito sono davanti al<strong>la</strong><br />
portiera di destra a<strong>per</strong>ta. Lei apre e dice: "Prego". È così che dice proprio?<br />
A: Sì. E lui dice … mi fa così come <strong>per</strong> dire... allora io <strong>la</strong>scio passare un po', poi dopo un po'... allora al<strong>la</strong> fine<br />
poi … Però qualche volta dice: "No! Io vado via!", poi gira e vuole cambiare posto allora se si ferma in<br />
macchina al posto guida allora è un guaio <strong>per</strong>ché io...<br />
X: Va bene. Allora, proviamo a pensare... La situazione è chiara, sono davanti al<strong>la</strong> macchina... allora A dice:<br />
"Prego". Suo marito fa: "Uhm" e sta zitto. Allora A insiste: "Siamo in ritardo, sali!". Allora, adesso mi scrivo<br />
queste parole <strong>per</strong>ché noi <strong>la</strong>voriamo sulle parole, ma assomigliano a quelle che succedono fra A e il marito <strong>per</strong>ché<br />
nessuno se le ricorda esattamente, <strong>per</strong>ò il racconto che è stato fatto ci serve <strong>per</strong> fare un'esercitazione. Quindi non<br />
ci interessa più <strong>la</strong> verità esatta, noi non usiamo delle tecniche, non vogliamo sa<strong>per</strong>e esattamente le parole. Le<br />
parole su cui noi <strong>la</strong>voriamo sono quelle che si ricorda A. Allora... “Prego”, “Uhm”, "Siamo in ritardo, sali!". Poi<br />
il marito una volta dice: "Vai" volendo dire al<strong>la</strong> moglie "Togliti!"... Proviamo a fermarci un momentino... è<br />
chiaro che è una situazione difficile. C'è un obiettivo preciso: bisogna andare in macchina insieme e lui non<br />
vuole andare in macchina. Allora, di fronte a questa situazione che si ripete faticosamente tutti i giorni e in cui<br />
lei, con mille artifici, al<strong>la</strong> fine <strong>la</strong> trova una soluzione... <strong>per</strong>ò, <strong>per</strong> noi, come esercitazione, <strong>per</strong> cercare di capire<br />
dov'è <strong>la</strong> difficoltà e come si può trovare una via di uscita, dobbiamo ragionare su questo breve dialogo, su questa<br />
breve conversazione. "Siamo in ritardo, sali!" "Vai via" un po' seccato. Allora... possiamo affrontare questa<br />
situazione in tanti modi... di fronte a una reazione un po' stizzata di suo marito, cos'è che emerge? L'umore! Il<br />
fatto che un po' stizzato. Qua, non dice nessuna paro<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ò emerge qualche cosa. È un uomo che prima riusciva<br />
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a mettersi il cappotto e infi<strong>la</strong>rsi le scarpe e andava tutto bene poi, davanti a quel<strong>la</strong> porta, sua moglie gli dice di<br />
salire dal<strong>la</strong> parte del passeggero e invece comincia ad arrabbiarsi e a rifiutarsi. Allora dietro a questo "Uhm", che<br />
è una paroletta veramente da poco, <strong>per</strong>ò noi ci ragioniamo su questa paroletta e ci chiediamo: in questa paroletta<br />
qua, quale emozione del marito vediamo? Malumore. Io vedo un'espressione di malumore. Questo uomo dice:<br />
"Di solito guido io". Oppure, l'aveva già accennato A, "Io voglio andare al posto del guidatore, non al posto del<br />
passeggero", magari “Io voglio andare a piedi" o "Dove vorrà portarmi?". E quindi io sono in ansia <strong>per</strong>ché non<br />
so dove mi porterà... La riconosce sempre come moglie?<br />
A: Sì, <strong>per</strong> ora sì.<br />
X: Poi? "Non voglio fare quello che vuoi farmi fare tu", "Voglio scegliere", "Non voglio fare le cose con fretta".<br />
Diventa un po' lungo, è chiaro che stiamo facendo un'esercitazione <strong>per</strong>ché … provate a pensare A, in strada, con<br />
<strong>la</strong> portiera a<strong>per</strong>ta, che deve far salire suo marito e si mette a fare questo <strong>la</strong>voro... è chiaro che... <strong>per</strong>ò adesso il<br />
tempo ce l'abbiamo e quindi ce lo prendiamo. Andiamo ancora avanti... una l'avevo detta io, all'inizio, pensando<br />
che questo uomo sia un po' irritato, stizzito "Io sono stizzito!" "Io sono seccato!"<br />
A: Poi io sono sempre stata una da trecentomi<strong>la</strong> cose al giorno... lui ne faceva tre e era già abbastanza quindi …<br />
forse sente anche...<br />
X: "Non spingermi sempre", "Non farmi fare quello che vuoi tu", <strong>per</strong>ché è un uomo, sì, che ne faceva tre, <strong>per</strong>ò<br />
faceva quelle che voleva lui.<br />
A: Perché adesso è migliorato, <strong>per</strong>ché una volta non voleva uscire. Quando venivamo qua, io dovevo uscire dal<strong>la</strong><br />
macchina con l'infermiere, portarlo a prendere il caffè,ecc, mangiavamo fuori <strong>per</strong> arrivare qui <strong>per</strong>ché se lo<br />
riportavo a casa si ributtava seduto …<br />
X: Va bene... qualche altra … ?<br />
D: "Non sono più all'altezza"<br />
X: Magari, l'andare a piedi. Potrebbe essere "Io vado a piedi <strong>per</strong>ché a guidare non sono più tanto sicuro, non<br />
sono all'altezza". E notate che noi, facendo questo elenco, non facciamo un elenco di verità, <strong>per</strong>ché è solo il<br />
marito che sa qual è di queste emozioni. Poi probabilmente non ce n'è una so<strong>la</strong>, ma ce ne ha tante dentro. Però<br />
tutto questo elenco ci serve <strong>per</strong> riuscire a capire. Allora dietro questa opposizione del marito c'è chi si <strong>la</strong>scia<br />
colpire dal fatto che questo uomo è un testardo che si oppone e c'è addirittura chi pensa che questo sia un<br />
sintomo di ma<strong>la</strong>ttia e magari se è un uomo che si oppone, si oppone e si oppone tutte le volte che noi gli<br />
vogliamo far fare qualche cosa, si va dal medico si dice: "Non ne posso più! Mio marito, che ha l'Alzheimer si<br />
oppone sempre! Mi dia una bel<strong>la</strong> pilloletta" e così arrivano qualche volta dei farmaci che, qualche volta servono,<br />
qualche volta fanno dei danni, soprattutto ci impediscono di capire quello che succede. Perché, se questo uomo si<br />
oppone, non è <strong>per</strong>ché ha <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia di Alzheimer, ma è <strong>per</strong> tanti buoni motivi, dal suo punto di vista. Dal nostro<br />
punto di vista no, dal nostro punto di vista <strong>la</strong> cosa più semplice è mettersi lì, al posto del passeggero e andare<br />
dove bisogna andare. Ma dal suo punto di vista, lui ha dei buoni motivi <strong>per</strong> non volere salire. Guardiamo un<br />
poco come potrebbe essere dal punto di vista del marito. Intanto, questa è una situazione che lo mette di<br />
malumore. Vediamo <strong>per</strong>ché. Ma <strong>per</strong>ché? "Perché di solito guido io" e guidare, <strong>per</strong> un uomo, adesso guidano<br />
anche le donne <strong>per</strong>ò, <strong>per</strong> un uomo, soprattutto <strong>per</strong> <strong>la</strong> vostra generazione, è un segno di virilità. L'uomo guida e di<br />
solito <strong>la</strong> donna fa <strong>la</strong> passeggera. Allora “Guido io che sono uomo e quindi io voglio andare al posto del<br />
guidatore. Il mio posto non è questo, il mio posto è quello là”. Oppure potrebbe essere anche un'altra idea "Io<br />
voglio andare a piedi", magari <strong>per</strong>ché c'è il sole o magari <strong>per</strong>ché con <strong>la</strong> macchina non sono più tanto sicuro. Ne<br />
aggiungo ancora uno... potrebbe essere anche, ci può essere anche un uomo, magari non è il marito di A, che non<br />
si ricorda più bene che cosa è <strong>la</strong> macchina, che entrare in un luogo chiuso può far paura. Come se a me dicessero<br />
"Entra nel<strong>la</strong> cabina di un sommergibile o vai nel<strong>la</strong> torretta di un carro armato dove si sta dentro in nove in 2 m<br />
quadri", io avrei un po' paura. Oppure qualcuno ha paura d'andare in ascensore. Quindi può anche darsi che <strong>per</strong><br />
qualcuno ci sia anche questo, non ricorda bene dietro quel<strong>la</strong> porticina lì cosa c'è e quindi potrebbe essere anche<br />
"Ho paura <strong>per</strong>ché non so che cosa mi succede dopo". Per noi è una cosa normalissima andare in macchina, ma<br />
<strong>per</strong> uno che mia si ricorda più di avere viaggiato in macchina, essere stato autista, guidatore, può essere che sia<br />
un disagio "Non so che cosa mi succederà lì dentro", "Ho paura".<br />
A: Io mi ricordo i primi tempi, i primi sintomi, lui guidava ancora <strong>per</strong>ò non sapeva azionare le frecce, le luci, il<br />
tergicristallo e diceva: "Insomma, non imparerò mai come si fa", "Bisogna che mi metta lì con calma..." ecc. e io<br />
dovevo dargli … Il tergicristallo andava e lui non riusciva a programmarlo <strong>per</strong> farlo spegnere.<br />
X: Quindi lui, probabilmente, negli anni si è portato dentro un certo disagio. Una certa parte di lui si illude di<br />
sa<strong>per</strong>e ancora guidare e vorrebbe andare al posto del guidatore. Una certa parte di lui, invece, si ricorda che non<br />
sa bene come accendere le luci, pensa di accendere le luci e invece va il tergicristallo oppure piove e invece di<br />
far andare il tergicristallo muove qualche cosa e invece c‟è <strong>la</strong> freccia che si accende. Può vivere anche una<br />
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situazione di disagio di questo tipo <strong>per</strong> cui "Io preferisco andare a piedi" oppure "Mia moglie, dove vorrà<br />
portarmi? Mia moglie mi vuole un po' comandare e invece voglio comandare io", "Sono in ansia <strong>per</strong>ché non so<br />
cosa mi succederà dopo", "Io non voglio fare quello vuol farmi fare tu, quello che voglio fare io!" E pensate che<br />
questo è <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> <strong>per</strong> tutti noi. Tutti noi che siamo qui dentro vogliamo fare di testa nostra. Curiosamente<br />
quando vediamo che un ma<strong>la</strong>to di Alzheimer vuol fare di testa sua, abbiamo paura che combini qualche guaio e<br />
allora vorremmo che lui facesse di testa nostra, ma invece lui è una <strong>per</strong>sona normale da questo punto di vista e<br />
che quindi, come tutti noi, lui vuole fare di testa sua. Poi parleremo di io sano e di io ma<strong>la</strong>to come abbiamo fatto<br />
altre volte e quindi un uomo che dice: "Io voglio fare di testa mia" anche se è un ma<strong>la</strong>to di Alzheimer, in quel<br />
momento, sta manifestando <strong>la</strong> sua salute mentale, non <strong>la</strong> sua ma<strong>la</strong>ttia. Il fatto che lui voglia fare di testa sua e che<br />
lui è un uomo e che come uomo vuole guidare, questo è un segno di salute mentale è il suo io sano che par<strong>la</strong>. E<br />
poi ancora più in generale "Io voglio scegliere". Questo è il pane quotidiano <strong>per</strong> tutti noi. Noi vogliamo poter<br />
scegliere. C'è un attore anche, a cui io sono molto affezionato, che ha una ma<strong>la</strong>ttia seria, che è stato qua in Italia<br />
a presentare il suo ultimo libro che diceva "Provate a pensare due <strong>per</strong>sone che digiunano. Uno è un riccone che<br />
ha qualche chilo di troppo e decide di mettersi a dieta, l'altro è, invece, un poveretto africano. C'è <strong>la</strong> carestia e<br />
non sa cosa mangiare. Queste due <strong>per</strong>sone digiunano tutte e due uguale, <strong>per</strong>ò con una differenza. Lo sappiamo<br />
che c'è una grossa differenza fra Rockefeller che fa <strong>la</strong> dieta e il bambino biafrano che muore di fame. Digiunano<br />
tutti e due <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> differenza è che Rockefeller può scegliere se mangiare oppure no! Il bambinetto del Biafra può<br />
solo digiunare. Quindi anche se il comportamento è lo stesso, uno gode e l'altro soffre <strong>per</strong>ché uno può scegliere e<br />
l'altro no, anche se digiunano tutti e due al<strong>la</strong> stessa maniera.". Questo <strong>per</strong> capire cosa vuol dire quando un ma<strong>la</strong>to<br />
di Alzheimer vuole scegliere. Certo, è ma<strong>la</strong>to quindi le sue scelte possono essere qualche volta un po' <strong>per</strong>icolose,<br />
qualche volta possono essere degli innocenti pasticci <strong>per</strong>ò, ma lui vuole scegliere. E come noi, se non possiamo<br />
scegliere, siamo a disagio, ci sentiamo sacrificati, soffocati, soffriamo, così anche il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer, se<br />
nel<strong>la</strong> sua giornata non può scegliere niente, ma se deve sempre fare quello che noi diciamo di fare, dopo un po'<br />
non ne può più e si oppone. Lo si vede benissimo nelle case di riposo. Chi è ricoverato, soprattutto nei nuclei<br />
Alzheimer, è servito <strong>per</strong>fettamente, <strong>per</strong>ò non può scegliere più niente. Niente! Non può scegliere quando alzarsi,<br />
non può scegliere se stare in piedi, se stare seduto, se <strong>la</strong>varsi, se non <strong>la</strong>varsi, se mettersi <strong>la</strong> maglia gial<strong>la</strong> o quel<strong>la</strong><br />
verde. Non può scegliere più niente. E allora che cosa fanno queste <strong>per</strong>sone tipicamente nei nuclei Alzheimer? A<br />
un certo punto si oppongono. Visto che non possono scegliere niente, fanno l'unica scelta che è ancora possibile:<br />
se gli dai da mangiare chiudono <strong>la</strong> bocca e si rifiutano di mangiare. C'è una bel<strong>la</strong> attività da fare dove si canta e<br />
si bal<strong>la</strong>? Loro non vogliono andare. Non <strong>per</strong>ché non si divertirebbero, ma <strong>per</strong>ché non possono scegliere. Come il<br />
bambino africano che non può mangiare. E infatti io credo che noi dobbiamo sempre cercare di cogliere tutte le<br />
occasioni possibili <strong>per</strong> fare in modo che chi è ma<strong>la</strong>to, le <strong>per</strong>sone che voi avete a casa, possano scegliere, senza<br />
fare grossi danni, ma che possano scegliere.<br />
E: Mia moglie stamattina … dico: “Andiamo in via Vittor Pisani” <strong>per</strong>ché se le dico Alzheimer va in bestia e<br />
dico: “Ti cambi?”. Dice: “Sì, io adesso metto il pullover, <strong>la</strong> maglia ecc” e si è messa a bronto<strong>la</strong>re <strong>per</strong>ché dice che<br />
lei si deve mettere quello che dico io <strong>per</strong>ché voleva tenere su i vestiti che aveva. E dico: “Allora scegli tu, fai<br />
tu!”. Ha scelto i vestiti che aveva addosso <strong>per</strong>ché ha detto: “Tu non devi dirmi i vestito che mi devo mettere!”.<br />
Ho dovuto obbligar<strong>la</strong>, quasi, a farsi cambiare. Come io, quando <strong>la</strong> porto in bagno, mi fa impazzire! Un giorno mi<br />
ha detto: "Se ti vede mio padre che mi metti le mani addosso, ti spaccherebbe il cervello". Perché io <strong>la</strong> devo<br />
<strong>la</strong>vare, ma faccio una fatica enorme <strong>per</strong> <strong>la</strong>var<strong>la</strong>. E stamattina lei ha scelto il vestito che aveva addosso. E pensi<br />
che ha una maglia che è quasi una settimana che ce l'ha su. Dico: "Ma quando ti cambi?" La mattina devo<br />
obbligar<strong>la</strong> io a <strong>la</strong>varsi e mi dice "Guarda se è giusto. Non sono mica una deficiente". Io prendo una spugnetta e le<br />
<strong>la</strong>vo il viso. Lei si arrabbia.<br />
B: Ma <strong>la</strong> tiene anche di notte <strong>la</strong> maglia?<br />
E: No io al<strong>la</strong> sera dico: "Togliti <strong>la</strong> maglia". Lei <strong>la</strong> sera, quando si sveste, si mette il pigiama sui pantaloni e poi il<br />
pigiama sul<strong>la</strong> maglia. Allora io devo spogliar<strong>la</strong> e metto le cose sul<strong>la</strong> sedia. Lei cosa fa? Prende tutto e mette tutto<br />
sotto il cuscino. Io certe volte glieli <strong>la</strong>scio lì. Perché lei dice: "Io, voglio scegliere io". Ieri <strong>per</strong> esempio, pioveva<br />
che Dio <strong>la</strong> mandava. Lei deve andare da sua madre. Io ho cercato di convincer<strong>la</strong>, a fargli vedere l'immaginetta<br />
che sua madre da cinquant'anni... forse ho sbagliato... che è cinquant'anni che è morta... non glielo dico più. Io ho<br />
dovuto vestirmi, ieri, con <strong>la</strong> pioggia, e andare giù, fare il giro del pa<strong>la</strong>zzo, siamo andati in un bar a bere un caffè.<br />
Adesso andiamo a casa, si è convinta di essere andata da sua madre.<br />
X: Adesso non possiamo par<strong>la</strong>re proprio nel caso specifico di E e sua moglie <strong>per</strong>ché adesso dobbiamo andare<br />
avanti su questo, <strong>per</strong>ò da quello che dice che cosa ne ricaviamo? Cos'è che si vede? Cos'è che emerge? Che<br />
anche <strong>la</strong> moglie di E vuole fare di testa sua. Poi questo non è di grande aiuto a E <strong>per</strong>ché poi E non sa come<br />
cavarse<strong>la</strong>... poi vedremo se ci sarà tempo, ma intanto anche <strong>la</strong> moglie di E è una donna che, anche se fa le scelte<br />
sbagliate, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> maglietta intima dopo tre giorni è da cambiare, <strong>per</strong>ò vorrebbe fare di testa sua. È questo che<br />
noi dobbiamo capire. Allora il fatto che non cambi <strong>la</strong> maglia non va bene, ma il fatto che voglia fare di testa sua<br />
è il segno di una donna che c'è ancora, con il suo carattere. Che forse è un po' meno dura di prima?<br />
E: È sempre stata una <strong>per</strong>sonalità forte …<br />
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X: È sempre stata una <strong>per</strong>sonalità forte. E quindi adesso potete immaginare com‟è. Ma adesso andiamo avanti,<br />
<strong>per</strong>ché torniamo al<strong>la</strong> situazione di B e di suo marito e stiamo ragionando ancora su questa paroletta "Uhm", ma<br />
cosa c'è dietro? C'è dietro un uomo che non vuole fare le cose in fretta, che è seccato, che è irritato. Forse è<br />
irritato, abbiamo capito, <strong>per</strong> tanti motivi. Che forse non si sente più all'altezza, vorrebbe guidare ma non si sente<br />
più all'altezza e forse anche non sa bene cosa c'è dietro l'abitacolo del<strong>la</strong> macchina, ha un po' paura a salirci<br />
<strong>per</strong>ché non si ricorda bene come funziona <strong>la</strong> faccenda. Ecco, questo ci fa capire... noi non sappiamo esattamente<br />
cosa c'è nel<strong>la</strong> testa del marito di B <strong>per</strong>ò, probabilmente, c'è una di queste emozioni o più di una di queste<br />
emozioni che fanno sì che lui si opponga. E allora quando poi B dice: "Ma siamo in ritardo, sali", lei pensa di<br />
riuscire a risolvere <strong>la</strong> situazione così in quattro e quattr'otto, ma invece non <strong>la</strong> risolve <strong>per</strong>ché non ha affrontato i<br />
problemi di suo marito. Cioè <strong>la</strong> possibilità di contrattare se salire o no sul<strong>la</strong> macchina, con suo marito c'è solo, se<br />
noi, dopo aver riconosciuto questi problemi, <strong>per</strong>ché noi abbiamo visto adesso che ci sono tanti problemi nel<strong>la</strong><br />
testa del marito di B, se noi li affrontiamo con lui, se noi parliamo del suo malumore, se noi parliamo del fatto<br />
che prima era un buon guidatore e adesso non è più tanto bravo, se noi parliamo che lui è un uomo che ha voglia<br />
di fare quello che vuole lui e invece, qualche volta, bisogna che si affidi al<strong>la</strong> moglie che lo aiuta. Noi dobbiamo<br />
par<strong>la</strong>re di queste cose. Finché non parliamo di queste cose, suo marito si oppone... capisce? Noi dobbiamo<br />
affrontare questo. E quindi torniamo all'ottavo passo: riconoscere le emozioni che è <strong>la</strong> via d'uscita, in questo<br />
caso... noi dobbiamo cercar<strong>la</strong> nel riconoscere le emozioni. Che cosa vuol dire in pratica? Adesso, <strong>la</strong>vorandoci<br />
sopra <strong>per</strong> mezz'ora, abbiamo cominciato a capire che dietro quel "Uhm" del marito di B ci sono delle emozioni.<br />
Abbiamo anche cercato di dare un nome, una spiegazione, una frasetta: sono seccato, ho paura, tu mi vuoi<br />
comandare troppo, io voglio fare di testa mia, tutte queste cose qua. E allora poi, dal punto di vista o<strong>per</strong>ativo,<br />
cioè io che parole utilizzo? Cioè invece di dire: "Siamo in ritardo, sali", che è <strong>la</strong> prima cosa che viene in mente a<br />
tutti, che <strong>per</strong>ò non ha dato dei buoni risultati, allora <strong>per</strong> avere dei buoni risultati noi dobbiamo cercare altre<br />
parole. Facciamo così: adesso, <strong>per</strong> fare l'esercitazione, come abbiamo fatto l'altra volta, <strong>per</strong> fare <strong>la</strong> giostra delle<br />
risposte possibili io faccio il marito di B e dico: "Non voglio!". E allora adesso io farò il giro e partirò da B e poi<br />
proseguo così... verrò di fronte a voi, io sono il marito di B e dico: "Non voglio!". E adesso voi dovete inventare<br />
una risposta possibile... di fronte al mio "Non voglio!", cercate di dare a me il riconoscimento del<strong>la</strong> mia<br />
emozione, cioè cercate di restituire con le vostre parole quello che avete capito del mio sentimento. Io vengo<br />
davanti a B e dico: "Non voglio!"<br />
B: "Perché non vuoi venire? Andiamo insieme! Mi fai compagnia … andiamo a fare una passeggiata …"<br />
X: Va bene, allora <strong>per</strong> proseguire con questa esercitazione, il marito di B dice: "Non voglio!". Allora vediamo<br />
cosa risponde B... Lei dice "Perché non vuoi venire?". Andiamo avanti...<br />
C: "Guida tu", mi verrebbe subito<br />
X: E ci penserà l'angelo custode …<br />
D: "Vedo che sei arrabbiato con me …"<br />
E: "Stai tranquillo, non succede niente..."<br />
F: "Torniamo in casa". Cerco un po' di distrarlo e poi magari riproviamo dopo...<br />
G: "Vieni che vediamo il mondo girare, vediamo cosa c'è fuori …"<br />
H: "Io non salgo, dimmi tu, cosa facciamo?"<br />
I: "Sai che c'hai ragione? Perché è distante! È lontano, non si può andare a piedi!"<br />
L: "Devi salire <strong>per</strong>ché abbiamo un appuntamento e il dottore ci aspetta"<br />
M: "Dimmi cosa vuoi …"<br />
A: "Va bene, nel frattempo che ci pensi, andiamo a bere un caffè"<br />
X: Allora proviamo a rileggere tutte queste risposte possibili di B […]. Allora, <strong>la</strong> prima considerazione da fare,<br />
che è proprio quel<strong>la</strong> credo, in fondo, più importante di tutti, è che c'è una grande differenza fra il <strong>la</strong>voro che<br />
stiamo facendo noi, oggi pomeriggio, e <strong>la</strong> situazione reale che si trova a vivere B tutti i giorni <strong>per</strong>ché, è lì, di<br />
fianco al<strong>la</strong> macchina con questo uomo che non vuole salire. Lei ha a disposizione tre secondi <strong>per</strong> risolvere <strong>la</strong><br />
situazione, noi è già da un'ora che ci stiamo <strong>la</strong>vorando, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> differenza è evidente ed è che in quei tre secondi<br />
a B viene solo in mente di dire: "Siamo in ritardo sali!" <strong>per</strong>ché è <strong>la</strong> cosa più evidente, più logica. Invece noi,<br />
<strong>la</strong>vorandoci sopra, abbiamo visto che si può rispondere... Certo si può rispondere come ha fatto B è come<br />
faremmo tutti quanti noi a caldo, <strong>per</strong>ò si può rispondere anche in altri 12 modi diversi e possibili. Cioè, quando<br />
noi siamo lì sul momento, pensiamo sempre che le parole che ci vengono in mente siano le uniche possibili. Non<br />
è <strong>per</strong> niente vero. Ci sono infinite risposte possibili che noi possiamo dare a questo uomo. Poi io potrei dire: "Va<br />
bene, adesso quando B va a casa, si porta a casa questo foglio e domani prova a rispondere così, dopo domani<br />
così e poi vediamo quando trova <strong>la</strong> risposta buona". Questo è un modo di procedere intelligente. Tutti noi<br />
diventiamo grandi, diventiamo adulti, diventiamo maturi in questo modo cioè proviamo a fare le cose poi,<br />
quando <strong>la</strong> mamma ci da gli scapaccioni vuol dire che quelle cose non dobbiamo ripeterle, se invece <strong>la</strong> mamma ci<br />
dice: "Bravo!", vuol dire che le dobbiamo ripetere. È così che si diventa grandi e quindi anche B, che è già<br />
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grande, <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> trovare delle soluzioni migliori, le può provare. Poi, quelle che vanno male, a mano a mano le<br />
scarta, quelle che vanno bene le accetta. In fondo è anche il modo di procedere che ho avuto io nei miei libri...<br />
com'è che ho fatto scriverli? Io ho registrato, ho sbobinato e ho studiato i dialoghi e ho visto dove le cose vanno<br />
bene e ho tirato fuori delle regole, dei passi; dove le cose vanno male ho detto: "Queste cose sono da non fare".<br />
Quando vedo che in una conversazione uno interrompe il poveretto, ma<strong>la</strong>to di Alzheimer e quello poi sta zitto è<br />
chiaro, vuol dire che non bisogna interrom<strong>per</strong>lo. Solo che è un metodo un po' lungo quindi se noi troviamo una<br />
scorciatoia è meglio. Cioè se B adesso, andando a casa, può sa<strong>per</strong>e di queste 12 domande o di altre 12 che non<br />
abbiamo scritto, già una o due che hanno maggiori probabilità di successo, credo che le facciamo un favore.<br />
Allora, avevamo detto, noi dobbiamo cercare di riconoscere l‟emozione e di restituir<strong>la</strong> e allora guardiamo tutte<br />
queste risposte... qua c'è <strong>la</strong> rabbia, il marito di B ha un po' di rabbia <strong>per</strong>ché vorrebbe fare di testa sua e non può<br />
… Poi qua c'è questa cosa qua che ha a che vedere con le emozioni "Stai tranquillo", <strong>per</strong>ò poi commenteremo<br />
<strong>per</strong>ché questa è una frase che uno dice <strong>per</strong> far del bene ma qualche volta invece fa del male, <strong>per</strong>ò è da vedere...E<br />
poi... beh a uno che ha sempre torto, quando uno dice: "Hai ragione", in qualche modo io vado incontro al suo<br />
senso di essere sempre in errore. Se dico: "Devi salire" a un uomo che non deve salire è un po‟come dire: “Io<br />
voglio una cosa e tu ne vuoi un'altra”. Adesso proviamo prima un po' a ragionare su questa: "Vedo che sei<br />
arrabbiato", su questa: "Stai tranquillo", su questa che dice: "Hai ragione", su questa che dice: "Devi salire". Poi<br />
uno, se vuole, le prova tutte eh... Beh, partirei dal "Devi salire <strong>per</strong>ché abbiamo un appuntamento !". È da vedere<br />
cioè, in qualche caso, se il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer è una <strong>per</strong>sona magari già un po' sottomessa, che si sente così,<br />
che magari è sempre stata un po' sotto, abituata a ubbidire, se una <strong>per</strong>sona dice che si fa così, una buona magari<br />
lo fa... non lo so... Nel caso del marito di B, non è questo tipo. Il marito di B è, invece, uno che le cose voleva e<br />
vuole farle di testa sua, quindi se lui dice: "Io non voglio salire" e l'altro gli dice: "Tu devi salire", una volta sale,<br />
<strong>la</strong> volta successiva dà uno scappellotto a sua moglie e quindi <strong>la</strong> cosa diventa un po‟ rischiosa... non starei a<br />
consigliare questo... Dire: "Hai ragione" , di solito, sul momento va sempre bene <strong>per</strong>ché è chiaro che lo scontro<br />
c'è quando io dico a uno che ha torto, ma quando io dico a un altro: "Hai ragione", di solito quell'altro non è che<br />
si arrabbia. Però, qualche volta, i problemi nascono dopo <strong>per</strong>ché se dico: "Va bene, hai ragione, vai a guidare" e<br />
invece poi non può guidare, quindi è un po' un'arma a doppio taglio. Dare ragione a uno che poi non può in<br />
realtà... E così anche <strong>la</strong> proposta "Stai tranquillo" … <strong>per</strong>ché lei ha pensato una cosa così? Perché ha visto un<br />
uomo che è un po' ansioso e quindi bisogna cercare di tranquillizzarlo... In parte bene <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> prima cosa da<br />
fare è tranquillizzarlo. Il problema è: quali sono le parole che tranquillizzano? Se le capiterà di essere <strong>la</strong> mia<br />
badante, <strong>per</strong>ché io ormai sono vicino a quell‟età lì, non mi dica mai "Stai tranquillo" quando io sono in ansia,<br />
<strong>per</strong>ché se lei mi dicesse: "Stai tranquillo", io mi arrabbio. Sono tante <strong>per</strong>sone così. Quando una <strong>per</strong>sona è in<br />
ansia e gli diciamo: "Stai tranquillo", ci sono tante <strong>per</strong>sone che si arrabbiano proprio, <strong>per</strong>ché dicono: "Ma non<br />
hai capito niente! Io non sono tranquillo! Sarai tranquil<strong>la</strong> tu, ma io non sono tranquillo". Cioè il modo <strong>per</strong><br />
tranquillizzare... qualcuno magari si <strong>la</strong>scia tranquillizzare <strong>per</strong>ché è una donna affettuosa e magari si <strong>la</strong>scia<br />
tranquillizzare, <strong>per</strong>ò, più spesso, il modo <strong>per</strong> tranquillizzare una <strong>per</strong>sona non è dirgli: "Stai tranquillo". Ma che<br />
cos'è? È quello che dicevamo prima: riconoscere <strong>la</strong> sua emozione. È più importante dire: "Vedo che sei<br />
arrabbiato" o "Vedo che sei insicuro". Allora io mi sento capito e dico: "Questa qua è una che mi ha capito". Non<br />
ho più <strong>la</strong> rabbia che mi monta. Ho una rabbia che si smonta. Vi sembra di capire che può essere così? Forse non<br />
<strong>per</strong> tutti eh... forse non <strong>per</strong> tutti, <strong>per</strong>ò se vi capita di curare me, sicuramente vale così. Quindi l'invito è: di fronte<br />
a una situazione difficile in cui noi rispondiamo in automatico, nel modo più naturale... quanti direbbero: "Siamo<br />
in ritardo, sali" oppure tutti quanti direbbero: "Stai tranquillo" oppure tutti quanti diremmo: "È ora di andare, fai<br />
in fretta andiamo". Ma se noi rispondiamo così e vediamo che <strong>la</strong> situazione non si risolve bene, ma che<br />
quell'uomo resta ancora lì bloccato oppure si arrabbia oppure addirittura alza le mani, dobbiamo trovare altre<br />
parole. Le altre parole devono essere parole in cui noi riconosciamo queste emozioni, <strong>per</strong> esempio "Sei un po'<br />
arrabbiato? Sei seccato? Vedo che ti dispiace <strong>per</strong>ché hai sempre guidato, sei sempre tu che guidavi <strong>la</strong> macchina e<br />
adesso ti spiace" oppure se ho l'impressione che mio marito, mia moglie ha una ma<strong>la</strong>ttia Alzheimer avanzata,<br />
l‟ha già da 12 anni e lo vedo titubante <strong>per</strong>ché intuisco che ha paura a entrare in macchina <strong>per</strong>ché non sa cosa gli<br />
succederà dentro <strong>la</strong> macchina, quel<strong>la</strong> macchina magari è una <strong>la</strong>vatrice con <strong>la</strong> centrifuga... può darsi così, che uno<br />
sia terrorizzato... che se entra dentro poi parte <strong>la</strong> centrifuga. Capite cosa può esserci nel cervello del ma<strong>la</strong>to? E<br />
allora, il fatto che lui non voglia entrare in una centrifuga è segno che ha ancora del senno. Purtroppo il segno<br />
del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia è nel fatto che lui non sa distinguere <strong>la</strong> macchina da una <strong>la</strong>vatrice. E allora, se ci vengono in mente<br />
queste idee, allora noi possiamo affrontare meglio queste situazioni difficili... È un po' difficile, mi rendo conto,<br />
ma <strong>per</strong> fare proprio il succo ricordiamoci dell'ottavo passo: di fronte a un uomo che io lo vedo un po' stizzoso, io<br />
devo interrogarmi "Ma cosa c'è?". La prima cosa, c'è che è stizzoso quindi io gli dico: "Ti vedo un po'<br />
arrabbiato" , <strong>per</strong>ché poi magari lui può dire: "E certo che sono arrabbiato <strong>per</strong>ché voglio guidare io! Perché tu sei<br />
una donna, tocca a me guidare". E allora se ne può par<strong>la</strong>re e quando se ne par<strong>la</strong>, poi, <strong>la</strong> cosa si ammorbidisce un<br />
po'. Non sempre si risolve <strong>per</strong>ò si ammorbidisce, si esce dal muro contro muro. Invece, riconoscere l'emozione<br />
dell'altro, senz'altro ci aiuta a trovare una via di uscita più felice.<br />
Allora in questi ultimi minuti noi dobbiamo fare un paio di cose. Una, io vi rileggo tutti e 12 i passi <strong>per</strong> questa<br />
ultima volta <strong>per</strong>ché vorrei chiedere a ciascuno di voi, di questi 12 passi, quale pensa che <strong>per</strong> lui, <strong>per</strong> lei possa<br />
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essere utile. Domani, proprio esercitarsi a casa su un passo. E vi dico di ricordarne uno <strong>per</strong>ché se se ne sceglie<br />
uno, ce lo si ricorda e si fa davvero esercizio. Allora adesso ve lo leggo e poi vi chiederò quali ciascuno sceglie<br />
<strong>per</strong> sé. I 12 passi che vi leggo sono questi:<br />
1) Non fare domande<br />
2) Non correggere<br />
3) Non interrom<strong>per</strong>e quando sta par<strong>la</strong>ndo<br />
4) Ascoltare e rispettare il silenzio e rispettare <strong>la</strong> lentezza. I ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer sono tutti lenti.<br />
5) Accompagnare con le parole. Restituire il motivo narrativo, <strong>la</strong> risposta in eco, cercare il punto<br />
d‟incontro felice, par<strong>la</strong>re un po‟ di sé con <strong>la</strong> propria autobiografia.<br />
6) Rispondere alle domande<br />
7) Comunicare anche con i gesti e il tono del<strong>la</strong> voce … Importantissimo! Sempre un tono di voce pacato.<br />
8) Riconoscere le emozioni<br />
9) Rispondere alle richieste che non vuol dire fare quello che vuole lui, ma vuol dire sempre prenderlo in<br />
seria considerazione. Par<strong>la</strong>re, anche se io devo dire di no, prima di dire di no, ne parlo. Devo rispondere<br />
al<strong>la</strong> richiesta<br />
10) Accettare che faccia quello che fa, così come lo fa anche se si sbaglia purché non faccia danni a sé e<br />
agli altri. Quindi è chiaro che <strong>la</strong> maglietta sarebbe bello cambiar<strong>la</strong> un giorno sì e un giorno no, poi può<br />
anche tener<strong>la</strong> quattro giorni... poi è chiaro che a un certo punto puzza e bisogna cambiar<strong>la</strong> <strong>per</strong>ò si può<br />
anche aspettare un po'... Accettare che faccia quello che fa. E poi, invece, gli ultimi due passi che<br />
riguardano noi e che sono:<br />
11) Accettare <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia di cui abbiamo par<strong>la</strong>to tanto <strong>per</strong>ché è un cammino difficile<br />
12) Occuparci noi del nostro benessere <strong>per</strong>ché solo se noi troviamo il modo di stare un po' bene, starà bene<br />
anche chi è a casa che noi assistiamo.<br />
Allora, adesso faccio il giro, partendo da B e le chiedo: “Su quali di questi passi vuole esercitarsi?”<br />
B: Cercare di capire cos'è che vuol dire...<br />
X: Facciamo le emozioni nel suo caso. Capire e riconoscere le emozioni.<br />
C: Io capire come non fare domande …<br />
X: Per non fare domande si usano frasi senza il punto di domanda, quindi frasi dichiarative. E poi è più facile,<br />
quando lui dice qualcosa, invece di fargli domande io gli restituisco o il motivo narrativo di quello che ha detto o<br />
l'emozione che penso di avere detto... andiamo avanti...<br />
D: Io devo imparare a non correggere. Sono troppo precisina.<br />
X: Dal sorriso che lei mi fa mi viene in mente quel<strong>la</strong> frase: voglio fargli del bene e invece gli faccio del male.<br />
Perché quando noi correggiamo, correggiamo sempre <strong>per</strong>ché vogliamo fare del bene! E invece facciamo del<br />
male, quindi è importante non correggere. Si morda <strong>la</strong> lingua, non corregga!<br />
E: Riconoscere le emozioni.<br />
F: Sa<strong>per</strong> rispondere alle richieste.<br />
X: Che poi diventa difficile, soprattutto se lei ci è insieme tanto tempo. Comunque di fronte alle richieste a cui<br />
lei non può dire di sì, <strong>per</strong>ò ne parli, lo prenda sul serio.<br />
G: Accettare <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, che si collega poi anche al mio benessere, tenuto conto che non vivo con lui <strong>per</strong>ché<br />
abito lontano, io quando sono lì che lo vedo, io gli racconto tutto quello che faccio, lo coinvolgo e le dirò non è<br />
mai banale e tante volte è anche positivo.<br />
X: Benissimo, G ci ha detto una risorsa: lui già lo fa, continuerà a farlo e lo propone a tutti voi. Quello che dice<br />
G serve a tutti noi: di fronte a un uomo che non par<strong>la</strong>, posso par<strong>la</strong>re io, raccontare io. Però, raccontare con pause.<br />
Racconto, poi sto zitto un momentino e vedo cosa succede. Anche un uomo che non par<strong>la</strong> mai, poi mi dice<br />
qualche cosa. Se invece poi non dice niente, allora racconto ancora un po' io. Questa proposta di G noi <strong>la</strong><br />
chiamiamo somministrazione di autobiografia, raccontare qualche cosa di sé.<br />
H: Non correggere.<br />
X: Vedete che è difficile, <strong>per</strong>ò questo poi si impara. Se uno sceglie "Io non voglio correggere", ogni tanto<br />
scap<strong>per</strong>à, <strong>per</strong>ò poi lei correggerà di meno e, vedrà, quando starà con suo padre, lei ci starà molto bene.<br />
I: Ascoltare.<br />
L: Rispondere alle richieste.<br />
M: Io direi … trovare una situazione di benessere familiare che vuol dire che coinvolge tutta <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, cioè<br />
tutto il nucleo che le sta vicino e che quindi dà un supporto migliore anche al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ma<strong>la</strong>ta cioè, stargli<br />
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vicino, comprender<strong>la</strong>... trovare una situazione di benessere rivolta al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, ma rivolta anche a chi le sta<br />
vicino.<br />
X: Sì, vorrei <strong>per</strong>ò aiutar<strong>la</strong> a essere più precisa <strong>per</strong>ché tutti quanti cerchiamo il benessere, il problema è come<br />
fare. Allora io vorrei che M , che ha chiaro che vuole trovare il benessere familiare che coinvolga tutti quanti, è<br />
chiarissimo l'obiettivo, ma se tenessimo come obiettivo questo è come dire: "Io vorrei diventare ricco, sano …".<br />
Allora io vorrei che, <strong>per</strong> raggiungere questo benessere, lei scegliesse uno degli altri 11 passi.<br />
M: Allora <strong>per</strong> quanto mi riguarda, quando io sono con <strong>la</strong> mamma, nel mio caso, cerco di assecondar<strong>la</strong>, cerco di<br />
capir<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ò, è ovvio forse …<br />
X: È chiaro, accompagnar<strong>la</strong> con le parole nel suo mondo e rispondere alle sue richieste. Perché assecondare non<br />
sempre si può, <strong>per</strong>ò...<br />
M: Io provo a darle una certa serenità quindi devo cercare di sforzarmi magari di più a trovare certe soluzioni …<br />
X: Va bene, cercare soluzioni di felicità, diciamo così. Ma non ci siamo ancora.<br />
C: Sta par<strong>la</strong>ndo di difficoltà. Quello su cui lei ha difficoltà è che vorrebbe, ma non ce <strong>la</strong> fa e invece è necessario<br />
<strong>per</strong>ché lei sta dicendo tutto quello che sta cercando di fare e ci riesce … Cioè di quelle cose che il dottore ha<br />
elencato …<br />
M: Quando mi è possibile stare con <strong>la</strong> mamma io, forse... Ok, mi concentrerò sul dedicare più tempo.<br />
X: Questo è un altro passo,ma ci concentreremo poi <strong>per</strong>ché abbiamo un po‟ sforato il tempo massimo. Lei?<br />
A: Io, accettare quello che fa.<br />
X: Allora, prima dei saluti, vi distribuisco questo questionario. Vi ho spiegato a cosa serve, è un questionario che<br />
serve <strong>per</strong> valutare i risultati del <strong>per</strong>corso fatto insieme.<br />
Bene, io sono stato contento del tempo passato con voi e vi rivedrò volentieri a marzo. Per tutte le vostre<br />
difficoltà che avete a casa... s<strong>per</strong>o un piccolo aiutino, insieme, di avervelo dato.<br />
3.1.4 “Alzheimer Cafè… <strong>per</strong> non essere più soli” di Mariano Dalmine<br />
3.1.4.1. Trascrizione intervista ad un utente, ACDB1<br />
D: "Ok, <strong>per</strong>fetto... le chiederei anche a lei, pensando all'intervento, quali parole le vengono in mente.."<br />
R: "Quello che ha detto Manu...<strong>la</strong> mia amica ecco, mettiamo...<strong>per</strong>ò <strong>la</strong> cosa ehm... un aiuto al<strong>la</strong> mia vita..eh!<br />
(pausa di silenzio) Mi emoziono io ahah..cioè, un aiuto al<strong>la</strong> vita <strong>per</strong>ché... quando arrivi in questo posto non sai<br />
cosa fare e non conosci <strong>la</strong> realtà del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, a cosa vai incontro. Ecco, se posso dire di più è che mi ha dato<br />
forza di affrontare (si schiarisce <strong>la</strong> voce) <strong>per</strong> mia mamma (pausa di silenzio, si commuove). Sono emozionata<br />
<strong>per</strong>ché... bisogna essere dentro <strong>per</strong> capire, <strong>per</strong> cui...senza questo non capivo come aiutare <strong>la</strong> mamma, come<br />
aiutare me stessa soprattutto <strong>per</strong>ché è una ma<strong>la</strong>ttia molto difficile...e loro ti danno questo, questo, questo aiuto.<br />
Per quello le dico 'è meraviglioso' come dice lei e tutto, ma <strong>per</strong> me è stata un soffio di vita. Ecco questo."<br />
D: "Ecco, le chiederei anche a lei qual è stato l'aspetto più positivo dell'intervento e poi qual è stata invece<br />
una difficoltà che magari ha incontrato..."<br />
R: "Positiva nell'intervento è quello, <strong>la</strong> possibilità di farmi capire i miei limiti... che... pensavo...sai, se riesci... si<br />
pensa di riuscire a fare tante cose, e invece..ti fanno capire 'no guarda, attenta; non su<strong>per</strong>are determinate vie<br />
<strong>per</strong>ché senno poi scoppi' ...e se scoppi cosa fai? Questa è una...<strong>per</strong> me è una cosa positiva. Negativa...ehm...<strong>la</strong><br />
difficoltà di... ehm...quando ho saputo di questa cosa... una cosa così che ero dal medico, no, <strong>per</strong>ché non sapevo<br />
niente e ho visto un muretto con un vo<strong>la</strong>ntino, ecco, il dover dire 'sara giusto portare mia madre in un centro del<br />
genere?' nel senso, <strong>per</strong>ché non sai bene tutto all'inizio, no, poi cerchi anche di vit...evitare, scusami, all'interno di<br />
me stessa di proteggere <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, <strong>per</strong>ché tanti ehm... tante <strong>per</strong>sone non comprendono una <strong>per</strong>sona che ha questa<br />
ma<strong>la</strong>ttia, non lo comprendono proprio. E allora hai sempre paura che possono prenderlo in giro e offenderlo delle<br />
volte; non volontariamente, ma anche involontariamente, capito, e mi è stato difficoltoso entrare in questo... in<br />
questo incontro, in questo Alzheimer cafè, difficoltoso solo <strong>per</strong> questo; ma questione di... di due martedì, capisci,<br />
quando ho compreso appieno, e allora poi ringranzio che ci sono... anzi dovrebbero essercene di più di questo,<br />
<strong>per</strong>ché aiutano."<br />
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D: "Bene, adesso le chiedere quindi, pensando un pò al<strong>la</strong> sua situazione familiare, quali sono stati i<br />
miglioramenti che..., quali sono stati gli elementi che hanno portato dei miglioramenti nel<strong>la</strong> sua vita."<br />
R: "Gestire questa ma<strong>la</strong>ttia. Quando sei a casa, sapevo più o meno in base al<strong>la</strong> psicologa, o in base alle <strong>per</strong>sone a<br />
cui chiedi consiglio, poi tu a casa riesci a realizzare, a sa<strong>per</strong>e come ti devi comportare anche, e questo è<br />
importantissimo, veramente, questo è importante."<br />
D: "Perfetto. Adesso le chiederei chi, oltre a voi, è stato coinvolto nell'intervento, non so, ci sono stati altri<br />
familiari, amici, parenti..."<br />
R: "Allora... cioè, ho abbastanza difficoltà, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> gestisco io <strong>la</strong> mamma onestamente (si schiarisce <strong>la</strong> voce)...<br />
<strong>per</strong>ò ho sempre cercato di mettere al corrente del<strong>la</strong> situazione i miei familiari ecco. A mio marito soprattutto, che<br />
è lui che mi aiuta moltissimo, anche ai miei fratelli; li ho coinvolti ma non più di tanto, cioè loro sentono, ma<br />
non vengono qui, ecco, capito, <strong>per</strong>ò gli racconto <strong>la</strong> situazione; quello che maggiormente porto è mio marito.<br />
D: "Va bene, <strong>per</strong>fetto grazie".<br />
R: "Scusa <strong>per</strong> l'emozione eh!".<br />
3.1.4.2. Trascrizione intervista ad un utente, ACDB 2<br />
D: Perfetto. Allora io le comincerei a chiedere qual’ è secondo lei l’aspetto positivo di quest’ intervento.<br />
R: Si cioè l‟aspetto positivo è questo. Cioè io all‟inizio ero un po‟ dis<strong>per</strong>ato, insomma, <strong>per</strong>ché mi avevano<br />
diagnosticato una ma<strong>la</strong>ttia che non c‟era.. <strong>per</strong>ché mi avevano detto che era una demenza che non sarebbe<br />
neanche stata una demenza.. Degli ictus che <strong>per</strong>ò erano dei piccoli ictus, <strong>per</strong>ciò niente. Però col tempo, dopo 3-4<br />
mesi, io ho visto che degenerava, cioè non capivo..Però.. Mai pensando all‟Alzheimer <strong>per</strong>ché me lo escludevano<br />
tutti, anche i medici che siamo andati a trovare e che, appunto, non facciamo i nomi, appunto.. Perché mi ero<br />
anche arrabbiato con loro. E.. Però poi col tempo, dopo 3-4 mesi, degenerava sempre di più <strong>per</strong>ciò sono anche<br />
andato al sindacato. Posso dire anche il nome del sindacato?<br />
D: Chi era?<br />
R: Era <strong>la</strong> Cgil . È il mio sindacato da sempre. Cioè loro mi hanno mandato qui all‟Alzheimer Café. Qui a<br />
Gleno..Qui, cos‟è? E..Niente, qui abbiamo fatto un colloquio e m han dettR: si, qui facciamo, ci troviamo, gli<br />
amma<strong>la</strong>ti e chi li assiste, ci si scontra cioè ci si incontra con una tazza di caffè o si fanno due chiacchiere, si fa<br />
una partita a carte o si canta una canzone tanto <strong>per</strong> restare in.. E così è stato il primo incontro che ho fatto qua.<br />
Poi a casa ci ho ripensato. Ho dettR: “mah, <strong>per</strong>ò non mi fa proprio niente oh”. Ho dettR: “non mi da proprio<br />
niente di più di quello che mi aspettavo”. Sembrava una cosa così..Campata in aria. Invece <strong>la</strong> settimana dopo ho<br />
cominciato a desiderare di venire qua <strong>per</strong>ché stare in mezzo a tutta <strong>la</strong> gente che aveva i miei stessi problemi, ho<br />
capito che mi aiutava. In effetti, adesso è un anno e mezzo che sto andando avanti e guai se non vengo un giorno.<br />
Non sono andato a un funerale ieri <strong>per</strong> venire qua a fare un gruppo. Poi mi hanno fatto capire diverse cose che,<br />
anche se io non nuoto nell‟oro <strong>per</strong>ché l‟unico stipendio è il mio che ho una pensione di 1300 euro, è l‟unico<br />
sostegno che abbiamo sia io che mia moglie, <strong>per</strong>ciò mi hanno convinto che potevano..Potevo avere degli aiuti a<br />
fare il centro diurno, portar<strong>la</strong> a fare il centro diurno. Però ho dettR: “no, no io ce <strong>la</strong> faccio da solo”. Però ce l‟ho<br />
fatta <strong>per</strong> quanto? Per ancora 2-3 mesi poi capivo che stavo <strong>per</strong> esplodere <strong>per</strong>ché ero sempre arrabbiato e qui, <strong>la</strong><br />
Gabriel<strong>la</strong> e tutti gli altri mi hanno convinto a provare a portar<strong>la</strong> al centro diurno che poi sarebbe stata una spesa<br />
di circa 300 euro al mese che potevo..Me lo potevo <strong>per</strong>mettere <strong>per</strong>ò..Perché sempre tornando a..Tornando a<br />
posteriori, giusto? Eh..Mi avevano promesso l‟accompagnamento e ciò non me l‟hanno ancora dato anche se ha<br />
raggiunto adesso i 14 punti..Adesso mi spetta comunque. Però questo qui mi ha aiutato.. Mi ha aiutato <strong>per</strong>ché..<br />
Due giornate.. Una <strong>per</strong> dire vado in montagna, l‟altra vado a pescare. Cioè.. Ho un po‟ più di libertà<br />
D: Un po’ più di respiro.<br />
R: Si, un po‟ più di respiro cioè mi hanno dato.. Se non venivo a fare questi gruppi, io non sapevo che santi<br />
chiamare. Qui mi hanno aiutato anche in questo. Dopo qui siamo entrati ormai.. Ormai siamo tutti una <strong>famiglia</strong><br />
<strong>per</strong>ché più i giorni passano che mia moglie peggiora.. Neanche gli altri migliorano, <strong>per</strong>ciò..E lo sappiamo. Io<br />
sono un po‟ pessimista e vado oltre <strong>per</strong>ché vedo quello che sarà tra un anno, <strong>per</strong> dire..Perché vedendo chi sta<br />
peggio di mia moglie, vedo come potrebbe andare a finire anche <strong>la</strong> mia, cioè..Ormai lo sappiamo che degenera<br />
sempre di più come ma<strong>la</strong>ttia. Però l‟aiuto morale è questo qua. L‟aiuto morale sono queste <strong>per</strong>sone, questi<br />
volontari che sono meravigliosi. Io non so quando il governo..Quando capirà che può succedere anche a loro, ai<br />
loro parenti, ai loro genitori oppure..Non siamo immuni da questa ma<strong>la</strong>ttia..Che se guardiamo nel resto del<br />
mondo..È il male del secolo. Non è l‟aids..È questa qui <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia del secolo. Si, è vero che stiamo invecchiando<br />
ma se dobbiamo invecchiare che non abbiamo nessun aiuto..Io sono un o<strong>per</strong>aio, non è che ero un miliardario. Io<br />
avevo paura <strong>per</strong>ché ho dettR: “come posso io fare quando non si muove più mia moglie, pagare una <strong>per</strong>sona che<br />
non ho..” Non ho <strong>la</strong> possibilità di farlo, non ce l‟ho <strong>la</strong> possibilità di andare..Adesso non sto piangendo <strong>per</strong> quello<br />
che..Che vorrei che mi da il governo, non è giusto che..Però che ci sia..Che ci sia un ente che, che è responsabile<br />
715
<strong>per</strong>ché.. Perché anche qui siamo qui troppo pochi da pensare quanti amma<strong>la</strong>ti di..di..eh..di Alzheimer ci sono in<br />
Bergamo. Siamo qui a volte in 20 <strong>per</strong>sone e ce ne dovrebbero essere almeno 200, no?<br />
D: esatto<br />
R: penso che deve nascere qualcosa. Deve..Io non lo so cosa <strong>per</strong>ché gliel‟ho detto anche prima, eh..Non sono<br />
ignorante, sono abbastanza intelligente anche se non ho <strong>la</strong> cultura ma lo so che qui deve intervenire qualcuno a<br />
fare qualcosa. Non so come, quando e..Però qui si tratta di disporre dei capitali che vadano..vadano, vengano<br />
usufruiti da questi enti. Non sono gli enti inutili che dicono..Non son questi qua gli enti inutili. Li ho seguiti io<br />
sindacalmente gli enti inutili che non servivano a niente, che erano lì a mangiare soldi e basta come certi partiti<br />
adesso.. (Dopo cancelli pure quello che ho detto [risate]).<br />
D: No bé non è un problema [risate]. Senta, pensando un po’ all’intervento, ci sono anche magari delle<br />
criticità, eh..delle difficoltà mmh, le faccio, tanto <strong>per</strong> aiutar<strong>la</strong>.. Ad esempio <strong>la</strong> signora di prima mi ha detto<br />
che è solo una volta a settimana e sarebbe bello se fosse di più. Adesso lei mi ha detto questa cosa..<br />
R: io <strong>per</strong>ò ne faccio.. Io faccio 3 incontri al mese.<br />
D: lei fa tre incontri al mese..<br />
R: io ne faccio uno con l‟Alzheimer Café e uno col.. e 2 col diurno.<br />
D: ok<br />
R: cioè io sono preparato, in un certo senso, al peggioramento e all‟aiuto dell‟amma<strong>la</strong>to cioè..il riso sul<strong>la</strong> bocca<br />
non c‟è sempre <strong>per</strong>ché a volte ci si arrabbia <strong>per</strong>ò sono preparato da questi gruppi; sia quello che faccio con<br />
l‟Alzheimer Cafè sia con gli altri 2 che faccio..col gruppo diurno.<br />
D: ho capito..Quindi lei magari consiglia, appunto, un’integrazione tra i due servizi?<br />
R: si, io..io ho capito di più <strong>per</strong>ché quando mi arrabbiavo che vedevo che mi cadeva il mondo addosso <strong>per</strong>ché<br />
peggiorava mia moglie, e..a volte certe mattine, quando mi alzavo, non avevo voglia di alzarmi, <strong>per</strong> dire:<br />
“incomincio ancora tutto da capo, sempre peggio..” Non è che vedi il miglioramento di una ma<strong>la</strong>ttia. Qua vedi<br />
sempre il peggio <strong>per</strong>ché..Io logicamente vedo sempre buio.<br />
D: ho capito.<br />
R: <strong>per</strong>ò se un giorno mia moglie mi fa un sorriso..Io.. mi hanno proposto anche qui una settimana.. 15 giorni<br />
fa..L‟o<strong>per</strong>atrice nostra mi ha proposto..qui all‟Alzheimer Cafè mi ha proposto mia figlia..gli ha chiesto, cioè, gli<br />
ha detto che sarebbe un bene ,cioè.. che mi allontanassi <strong>per</strong> 2 o 3 giorni <strong>per</strong> divagarmi un po‟..che a me piace <strong>la</strong><br />
montagna..Però ho dett “chi me <strong>la</strong> tiene?”. “Allora <strong>la</strong> tengo io” ha detto mia figlia.. anche se purtroppo lei è<br />
separata e si deve sbarcare con <strong>la</strong> figlia e, se non <strong>la</strong>vora non è che guadagna..<strong>per</strong>ciò..Però lei me l‟ha tenuta 3<br />
giorni, 2 giorni è venuta qua di giorno a fare il diurno e io ho fatto 3 giorni in montagna. Eh..Mi sono divertito<br />
proprio da morire e son venuto a casa proprio ri<strong>la</strong>ssato. Certo, le ho telefonato e ho sbagliato, forse..E a mia<br />
moglie le ho detto come stava e me ne ha tirate dietro un sacco. È come se l‟avessi tradita..Era come gelosa,<br />
sembrava.. Quando sono arrivato a casa <strong>la</strong> sera non voleva..non mi salutava. Poi mi ha dato <strong>la</strong> mano e non me<br />
l‟ha più mol<strong>la</strong>ta fino al<strong>la</strong> mattina. Poi ci vuole tanta umanità eh.. e poi fregarsene degli altri <strong>per</strong>ché gli altri che<br />
non hanno niente, magari, ti prendono <strong>la</strong> moglie <strong>per</strong> pazza o che non è così. Un ma<strong>la</strong>to di Alzheimer non è un<br />
pazzo..E s<strong>per</strong>o che <strong>la</strong> gente lo voglia capire <strong>per</strong>ché se mia moglie fa delle cose strane non è mica colpa<br />
sua..<strong>per</strong>ché è <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia che l‟ha colpita. Mia moglie era una donna.. era una sarta tra le più brave. Era brava in<br />
tutto. Certo oggi mi trovo che devo arrangiarmi a far tutto in casa.<br />
D: ho capito. Senta, pensando un po’ al<strong>la</strong> sua situazione familiare, quali sono stati gli elementi di<br />
miglioramento, par<strong>la</strong>ndo di qualità di vita? Che quest’intervento, par<strong>la</strong>ndo dell’Alzheimer Cafè, gli ha<br />
portato?<br />
R: a me e a mia figlia si, a mio figlio no. Mio figlio ha avuto dei problemi di droga cioè..in passato. È uscito, ho<br />
lottato io, ho fatto anch‟io, ho fatto circa 10 anni di volontariato ad assistere chi moriva di aids e.. e non era<br />
retribuito, non c‟era niente prima..e qualcuno diceva che non era così..<br />
D: ecco, e pensando proprio all’Alzheimer Cafè, qual è secondo lei l’aiuto che lei diceva: “<strong>la</strong> mia vita è<br />
migliorata” cioè <strong>la</strong> mia vita familiare..<br />
R: <strong>la</strong> mia vita è migliorata <strong>per</strong>ché riesco a par<strong>la</strong>rne, riesco anche a esternare le cose <strong>per</strong>ché sto bene.. <strong>per</strong>ché se<br />
non riuscissi a esternare, quando vengo qua tiro fuori tutto, io riesco ancora a sorridere quando vengo qua.<br />
Riesco ancora a tirar fuori una battuta magari stupida, che può sembrare stupida <strong>per</strong>ò che fa ridere anche gli<br />
altri..<strong>per</strong>ché lo sono sempre stato tutta <strong>la</strong> vita, <strong>per</strong>ò con questo mi ero un po‟ chiuso nel guscio e qui mi hanno<br />
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sbloccato su certe.. Certo servirebbero 2 o 3 giorni al<strong>la</strong> settimana, certo che lo dico che servirebbero. Però<br />
servirebbe che anche <strong>la</strong> gente capisse un po‟ di più.<br />
D: senta, chi, oltre a lei, è stato coinvolto nell’intervento?<br />
R: qui, mia figlia.<br />
D: sua figlia..<br />
R: si è stata lei, lei ancora mi aiuta.<br />
D: E..Pensando un po’ a sua figlia secondo lei..Sua figlia come ritiene quest’intervento?<br />
R: quando io ho detto che non volevo più venire qua, mi ha fatto riflettere..dopo una o due sedute che venivo<br />
qua..che gli ho telefonato e ho dettR: “no io non vengo più io” e mi ha fatto riflettere e dopo mezzora gli ho<br />
telefonato e..ci siamo chiariti cioè lei aveva capito più di me.<br />
D: quindi diciamo..sua figlia..<br />
R: <strong>per</strong>ché io ero duro, ho dettR: “io ce <strong>la</strong> devo fare da solo” <strong>per</strong>ché non avendo soldi da.. Io ho finito di pagare il<br />
mutuo settimana scorsa dopo 17 anni. “Perché”, ho detto, “devo vendere <strong>la</strong> casa? Casa.. L‟appartamento.” Non<br />
<strong>la</strong> vendo io, <strong>la</strong> mia casa cioè..<strong>per</strong>ciò allora mi ha dettR: “mi arrangio io con <strong>la</strong> mamma. Non preoccuparti che a<br />
casa mia non c‟è neanche un filo di polvere”. Però ho detto, l‟altro giorno ho dettR: “ma vaffas..benedica! Non <strong>la</strong><br />
pulisco io, non faccio <strong>la</strong> polvere..Anche se non <strong>la</strong> faccio un giorno..” Tempo che.. quando <strong>la</strong> portavo qua, mi<br />
dedicavo a pulire <strong>la</strong> casa e adesso me <strong>la</strong> spasso. Vado a fare ancora le cose che facevo prima. Però non è facile<br />
entrare in questo..Bisogna avere qualcuno alle spalle..che sono questi..questi Alzheimer Café e s<strong>per</strong>o che<br />
nascano a centinaia io.<br />
D: va bene. Senta, pensando un po’ all’interno dell’Alzheimer Café, se lei me lo dovesse descrivere con 3<br />
parole cosa mi direbbe?<br />
R: se glielo descrivo io, potrei dire in una paro<strong>la</strong> che è <strong>la</strong> cosa più brutta che può capitare ad una <strong>per</strong>sona, non<br />
c‟è niente di peggio <strong>per</strong>ché neanche una ma<strong>la</strong>ttia come un tumore.. puoi anche guarire. Qua lo sai che vai<br />
incontro al<strong>la</strong> fine poi..cioè non ti resta più niente al<strong>la</strong> fine di umano <strong>per</strong>ché se pensi a quando ti si paralizzeranno<br />
gli arti, a quando non parli più, a quando <strong>per</strong>di tutti i gironi..Chi gli sta vicino deve essere forte, deve essere forte<br />
<strong>per</strong>ò deve essere supportato da tutto, da questa società, da questa gente che ti aiuta. Qua mi aiutano anche le<br />
infermiere, <strong>per</strong> dire, <strong>per</strong>ché sono brave, sono preparate a queste ma<strong>la</strong>ttie. Non deve essere una cosa così al<strong>la</strong><br />
leggera <strong>per</strong>ché si sa l‟amma<strong>la</strong>to dove va a finire, come arriverà al<strong>la</strong> fine. Però lì sarà abbastanza..Io sono qui, ieri<br />
mi hanno convinto <strong>per</strong>ché non lo ero. Sarà abbastanza il sorriso anche se non par<strong>la</strong> più, <strong>per</strong> dire..Il sorriso che<br />
<strong>per</strong>ò ti da ancora <strong>la</strong> forza di andare avanti. Perché..qualcuno magari prega che si ammali.. che si.. La mia è<br />
andata giù tantissimo <strong>per</strong>ché quando arrivano a 10 sui test che ha fatto, sospendono anche tutti i farmaci. Questo<br />
non so se sia giusto. Però quando arrivano a certe posizioni che.. non è supportato dal marito che io sono il<br />
marito..o dai figli, l‟amma<strong>la</strong>to si degenera di più <strong>per</strong>ché si avvilisce, <strong>per</strong>ché qualcosa capisce ancora e io ho già<br />
seguito un caso 40 anni fa..30 anni fa.. è morta questa signora che mi ha fatto conoscere mia moglie e l‟ho vista<br />
morire..<strong>per</strong>ò a letto prima di morire mi sorrideva ancora e non si muoveva più. Perciò ci sono ancora degli<br />
amma<strong>la</strong>ti. Non voglio che mia moglie mi manchi, insomma.<br />
D: ho capito.<br />
R: qualcuno è contento magari che..quando un amma<strong>la</strong>to degenera così..Io invece ieri piangevo ancora <strong>per</strong>ché<br />
voglio veder<strong>la</strong> migliorare invece che de<strong>per</strong>ire.<br />
D: ecco..Le chiedo ancora un attimino l’intervento..Cioè..Par<strong>la</strong>ndo proprio dell’Alzheimer Café come<br />
servizio, me lo descriva con 3 parole..Le faccio sempre un esempio che mi ha fatto l’altra signora. Lei mi<br />
ha detto, ad esempio: “è un luogo sereno, affidabile, così..” Ecco, se lei mi dovesse dire tre parole <strong>per</strong><br />
descriverlo..<br />
R: sull‟affidabilità non c‟è problema..<br />
D: quindi è affidabile..<br />
R: chi me l‟ha proposto aveva credibilità <strong>per</strong>ché ci credo ciecamente <strong>per</strong>ché.. sono tutti miei amici del<strong>la</strong> Cgil<br />
quelli che me l‟han proposto di venir qua. Anzi me l‟han proposto a Dalmine e poi.. Il posto più vicino era<br />
questo quindi ho detto: provo qua e vediamo.. E.. niente, <strong>per</strong> capire bisogna entrar dentro, insomma, <strong>per</strong> capire<br />
quanto è importante <strong>per</strong>ché quando entri dentro e capisci che, quando vai a casa, lo sai che hai un appoggio<br />
anche telefonando se c‟è qualcosa che non va.. Perché tu non riesci a.. O <strong>per</strong>ché mia moglie va 20 volte in<br />
bagno, si alza, va a letto, vuole andare.. Tutte queste cose che sembrano strane te le spiegano, ti fanno capire<br />
come devi andare, come devi comportarti e poi anche <strong>per</strong> te.. <strong>per</strong>ché anche chi l‟aiuta come io che sono il<br />
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marito..se mi saltano i nervi a me..questi centri te lo fanno capire, mi hanno fatto..Ho pianto quando eravamo là a<br />
par<strong>la</strong>re con <strong>la</strong> dottoressa, con <strong>la</strong> nostra dottoressa..del nostro centro. E.. <strong>per</strong>ò quando..al momento ero spaesato<br />
<strong>per</strong>ché ho detto: “no io ce <strong>la</strong> faccio da solo, non mi interessa di andare a farmi aiutare dagli enti o di portare qui<br />
mia moglie <strong>per</strong>ché io non <strong>la</strong> ricovererò mai mia moglie, al di là del<strong>la</strong> possibilità..”. Invece quando ho capito che<br />
mi serviva aiuto..Però l‟ha capito mia figlia prima e mi ha fatto capire lei, anche lì, che era ora, era ora di portar<strong>la</strong><br />
qui almeno 2 giorni al<strong>la</strong> settimana. Adesso vengo a portar<strong>la</strong> qua 3 giorni, adesso aspettiamo..<br />
D: ho capito. Va bene, <strong>per</strong>fetto.<br />
R: <strong>per</strong>ciò..è questa <strong>la</strong> risposta giusta?<br />
D: si va benissimo <strong>per</strong>ché comunque..<br />
R: tanto non è che mi ha condizionato in niente né..Non mi ha imboccato le risposte..<br />
D: no, no ma..Beh comunque dalle interviste che ho fatto..comunque anche dall’ambiente, cioè si vede che<br />
comunque è un servizio..<br />
R: utilissimo. Se non ci fosse io.. l‟avrei inventato io, forse se..se non era ma<strong>la</strong>ta mia moglie, ma <strong>per</strong> capirlo<br />
bisogna entrare nel problema.<br />
D: quindi ad esempio si può..ecco ad esempio se..Penso che forse <strong>la</strong> criticità che riscontrano tutti, sia<br />
quel<strong>la</strong> che, appunto, dovrebbe essere un..Non solo una volta a settimana l’incontro ma..<br />
R: potrebbe essere anche 2.<br />
D: 2..Nel senso 2 se diciamo..<strong>per</strong>ché proprio è..<br />
R: è utilissimo.<br />
D: <strong>per</strong>ò diciamo su altri aspetti così..<br />
R: <strong>per</strong>ò anche loro..anche loro devono essere aiutati <strong>per</strong>ché sono volontari cioè non è gente che è qua a specu<strong>la</strong>re<br />
su quello che..cioè..io quello che ho capito qui e che vedo è così..cioè, io parlo con tutti, faccio par<strong>la</strong>re anche i<br />
sordomuti. Perciò loro devono capire le <strong>per</strong>sone. I centri devono avere più spot, pubblicità, non so come <strong>la</strong><br />
chiamate..Perciò servono soldi <strong>per</strong> avere..Poi serve gente competente! Non è che qui c‟è qui gente non preparata<br />
eh! Io mia moglie non l‟avrei mai <strong>la</strong>sciata lì da so<strong>la</strong> <strong>per</strong>ché avevo paura che..Se mia moglie si sposta non sa più<br />
dov‟è. Se si sposta di 10 metri non viene più a casa. Quando scende in cortile in casa mia..c‟è l‟ascensore..Ci son<br />
3 case e non trova più qual è <strong>la</strong> nostra. E questo qui è già un anno..Perciò qui siamo sicuri su tutto..Perciò serve<br />
gente preparata, insomma..<br />
D: ho capito.<br />
R: servono dei volontari <strong>per</strong>ò se il governo stabilisce che ci sono delle cifre da stabilire.. che non è che vanno a<br />
lieto fine qui eh..Non vanno a lieto fine <strong>per</strong>ché.. Io ho visto una <strong>per</strong>sona ieri che non era il caso di entrar qui e<br />
portare il marito qui a..E abbiamo par<strong>la</strong>to nel gruppo..Io non faccio i nomi <strong>per</strong>ché non si può. Però lei era<br />
dis<strong>per</strong>ata <strong>per</strong>ché il marito <strong>la</strong> picchiava, le ha rotto anche un braccio, dice: “io non riesco più a sopportare..a<br />
sopportarlo”.<br />
Perciò il governo dovrebbe fare qualcosa..Perché io non ho 2000 euro <strong>per</strong> portar<strong>la</strong> in un ricovero. E..io non posso<br />
più vivere così <strong>per</strong>ché non dormiva..non dorme più né giorno né notte. Certi li portano su 2 mesi..che lì è ancora<br />
l‟ASL che..Però dopo i due mesi mi viene ancora a casa, mi dice che non è più..Lei è scoppiata questa<br />
signora..Ha 80 anni e..ci sono anche questi casi eh..che se sono aiutati da questi gruppi riescono anche a<br />
convogliare le <strong>per</strong>sone nei punti giusti..<strong>per</strong> dargli <strong>la</strong> sedia a rotelle e..i gruppi di Alzheimer Cafè han fatto anche<br />
questo e gli han fatto prendere <strong>la</strong> sedia e.. <strong>la</strong> carrozzel<strong>la</strong>, insomma.<br />
D: va bene, <strong>per</strong>fetto. Per me è sufficiente quello che mi ha detto e..<strong>la</strong> ringrazio.<br />
R: di niente.<br />
3.1.4.3. Trascrizione dell‟intervista ad un utente, ACDB3<br />
D: Perfetto. Allora io le chiederei di pensare all’intervento<br />
R: Si<br />
D: Qui del servizio<br />
R: Si<br />
D: Pensando all’intervento quali parole gli vengono in mente? Non so ad esempio…<br />
R: Meraviglioso<br />
718
D: Ok<br />
R: È una cosa positiva, improntata su <strong>per</strong>sone, molto valide, molto vicine a noi, che c‟han dato tanto, e ci stanno<br />
dando tanto. Con parole con fatti e ci son vicini sempre, qualsiasi nostro bisogno, qualsiasi nostra cosa che noi<br />
chiediamo loro ci sono sempre. Ce ne vorrebbero molti di più di queste, di queste associazioni che fanno questo<br />
<strong>la</strong>voro <strong>per</strong>ché veramente sono validi ci danno questi pomeriggi che all‟inizio sono terribili <strong>per</strong> un… <strong>per</strong> un<br />
familiare <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> loro non è terribile <strong>per</strong>ché loro vivono nel loro mondo e vivono benissimo, purtroppo, cioè<br />
chi sta male è il familiare. E io mi son trovata i primi giorni che non sapevo dove metter <strong>la</strong> testa sinceramente,<br />
mi son trovata qui con loro che questi pomeriggi <strong>per</strong> me erano un sollievo, un qualcosa che mi ha veramente dato<br />
tanto. Non so se devo dire ancora qualcosa <strong>per</strong>ò mi sembra di aver detto una cosa meravigliosa. Fatene ancora di<br />
più <strong>per</strong>ché vale <strong>la</strong> pena.<br />
D: Va bene. Le chiederei qual è stato l’aspetto più positivo di questo servizio?<br />
R: Mah… Non saprei scegliere <strong>per</strong>ché veramente è stato tutto un…è stata tutta una bel<strong>la</strong> cosa <strong>per</strong> il semplice<br />
fatto che…<strong>per</strong> il semplice fatto che…qui c‟è serenità, allegria, si racconta <strong>la</strong> barzelletta loro son guardati noi<br />
possiamo anche par<strong>la</strong>re tra noi, fumarci una sigaretta, a loro non manca niente, ogni loro bisogno è già co<strong>per</strong>to<br />
da questi volontari da queste psicologhe che sono meravigliose, da questa Gamba, dal<strong>la</strong> signora Gamba che è<br />
stata quel<strong>la</strong> che ha iniziato questo servizio <strong>per</strong>ciò penso di non doverle dire di più <strong>per</strong>ché ho già detto, massimo<br />
di così penso non si possa fare.<br />
D: E adesso le chiederei qual è stata <strong>la</strong> maggiore difficoltà invece nell’intervento. Se ci sono state<br />
difficoltà…<br />
R: Io non ne ho trovate di difficoltà, a me è venuta in mano un…un opuscolo e da questo mia nuora e mia figlia<br />
mi hanno quasi obbligata <strong>per</strong>ché non volevo farlo, a telefonare. È venuta <strong>la</strong> signora dell‟acli in casa e mi ha<br />
convito. Son venuta e non son mai mancata un giorno. Sinceramente <strong>per</strong> me è una gran cosa. Io vado anche<br />
all‟Egleno al mercoledì.<br />
D: Perfetto. Vorrei chiederle: pensando un po’ al<strong>la</strong> vostra situazione familiare, eh…quali elementi di<br />
miglioramento del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita sono stati apportati grazie a questo servizio?<br />
R: C‟hanno dato <strong>la</strong> serenità <strong>per</strong>ché poi queste cose che loro ci danno, noi ce le portiamo poi a casa e pensiamo<br />
tra una settimana ritorniamo lì e sappiamo di essere accolti con tanto amore. Torno a dire i volontari, le<br />
psicologhe, tutte queste <strong>per</strong>sone, anche gli autisti, <strong>per</strong>ché ci sono anche gli autisti che sono al nostro servizio, tra<br />
parentesi, e… È una cosa bellissima. Ecco io non posso dire altro <strong>per</strong>ché più di così non, non… È sempre tutto<br />
bello, tutto sereno, tutto tranquillo. Vede come sono sereni anche gli amma<strong>la</strong>ti e… torno a dire loro sono sempre<br />
sereni, noi molto meno. Ogni tanto <strong>per</strong>diamo proprio <strong>la</strong> pazienza.<br />
D: Ecco l’ultima domanda. Le chiederei chi oltre a voi è stato coinvolto nell’intervento? Parliamo magari<br />
di amici, di altri familiari…<br />
R: Mah io ho avuto mia figlia che all‟inizio quando, <strong>per</strong>ché lui adesso va a un centro eh…diurno e allora prima<br />
non avevo nessuno e mia figlia era quel<strong>la</strong> più disponibile <strong>per</strong>ché viveva da so<strong>la</strong> eccetera. Aveva più disponibilità.<br />
Ho avuto l‟appoggio di mia nuora, di mio figlio e anche di mia nipote. Perché poi… non tutti… ti han capito.<br />
No! Non tutti, purtroppo no! C‟è gente che proprio, scusi <strong>la</strong> frase, se ne frega altamente. Il problema è tuo<br />
tienitelo. Invece loro no! Loro ci sono sempre vicino. Sono le nostre spalle veramente.<br />
D: Va bene!<br />
R: A posto?<br />
D: A posto! Io avrei finito!<br />
3.1.4.4. Trascrizione intervista utente, ACDB4<br />
D:Pensando all’intervento le chiederei qual è l’aspetto più positivo secondo lei… Che questo intervento ha<br />
portato o può portare.<br />
R:Io direi sicuramente il fatto di essere con altra gente che ha lo stesso problema, <strong>per</strong>ché effettivamente questa<br />
ma<strong>la</strong>ttia è bruttissima anche <strong>per</strong> quelle… Una <strong>per</strong>sona che non ha quel ma<strong>la</strong>to in casa non se ne rende conto. Qui<br />
invece abbiamo trovato delle <strong>per</strong>sone che condividono con noi questa terribile ma<strong>la</strong>ttia e quindi ci si scambia dei<br />
consigli, ci si scambia delle informazioni. Da questo <strong>la</strong>to è stato utile, cioè anche <strong>per</strong> noi appunto par<strong>la</strong>ndo con <strong>la</strong><br />
psicologa, con le <strong>per</strong>sone che se ne prendono cura, così magari ti danno anche qualche consiglio come<br />
comportarti in qualche determinata situazione, quindi, effettivamente è stato utile anche <strong>per</strong> lei… Beh è solo una<br />
volta al<strong>la</strong> settimana <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> due ore si estranea un po‟ dal suo mondo, viene qui comunque a contatto con altre<br />
<strong>per</strong>sone, viene qui gioca a carte, ha un po‟ di compagnia. Da quel <strong>la</strong>to è stato comunque utile.<br />
719
D:Invece qual è stata <strong>la</strong> maggiore difficoltà… C’è una difficoltà nell’intervento, una carenza…<br />
R:No io direi che sono abbastanza… Sono abbastanza soddisfatta, anzi fanno anche fin troppo secondo me…<br />
Una cosa semplice con queste <strong>per</strong>sone… Devono dire che sono soddisfatta. Ecco se devo trovare un <strong>la</strong>to<br />
negativo non c‟è. Ecco sono sincera. Sono anche <strong>per</strong>sone qualificate voglio dire, sanno come prendere i pazienti,<br />
cosa dire cosa non dire, sanno consigliarti sui comportamenti che devi avere in situazioni un po‟ partico<strong>la</strong>ri.<br />
Devo dire che va tutto bene, sono contentissima io.<br />
D:Lei ha incontrato difficoltà quando è venuta al servizio?<br />
R:I primi tempi abbiamo iniziato io e mia sorel<strong>la</strong> <strong>per</strong>ché pensavamo che mamma non accettasse questa cosa che<br />
lei ha sempre visto male, sia i centri <strong>per</strong> anziani, sia questi posti dove ci si trova e pensavamo che con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />
non accettasse ancora di più questa cosa. Quindi abbiamo fatto il primo mese io e lei poi l‟abbiamo portata e<br />
abbiamo visto che su di lei è positiva… Poi abbiamo continuato io e lei. No io in partico<strong>la</strong>re no, anzi, ho fatto<br />
molte amicizie e quindi sono contenta.<br />
D:Pensando al<strong>la</strong> vostra situazione familiare quali sono stati gli elementi di miglioramento del<strong>la</strong> qualità<br />
del<strong>la</strong> vita che sono stati apportati da questo servizio?<br />
R:Come le raccontavo prima il fatto di avere qualcuno a cui chiedere qualcuno a cui chiedere, magari, un<br />
riferimento, un appoggio. Non lo so, io un giorno ho avuto partico<strong>la</strong>ri comportamenti allora chiedi “ascolta ma<br />
se <strong>la</strong> prossima volta si comporta ancora così cosa devo fare”, cioè co<strong>la</strong> fatto di avere un appoggio di qualcuno<br />
che ti capisca <strong>per</strong>ché come accennavo prima chi non è dentro non si… Si ne ha sentito par<strong>la</strong>re dell‟Alzheimer<br />
che è una ma<strong>la</strong>ttia del… Ma non si capisce e poi anche con i parenti stessi ti scambi un po‟ di informazioni cioè<br />
lui magari ti porta l‟esempio suo e anche tu il tuo e quindi ci si scambia tutte queste informazioni che poi<br />
possono essere anche utili.<br />
D:Ecco stavamo un attimo par<strong>la</strong>ndo di questi miglioramenti che sono stati apportati dal servizio…<br />
R:Esatto purtroppo come ma<strong>la</strong>ttia devo dire che ci si arrangia, <strong>per</strong>ché non è che si venga aiutati molto,<br />
purtroppo, <strong>per</strong>ché come lei ben sa c‟è solo l‟assegno d‟indennità poi <strong>per</strong> il resto effettivamente o <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona <strong>la</strong> si<br />
tiene in casa con tutto quel che ne consegue <strong>per</strong>ché le posso garantire che assistere una <strong>per</strong>sona in queste<br />
condizioni non è <strong>per</strong> niente semplice cioè vuol dire <strong>per</strong> te non vivere più <strong>per</strong>ché sono <strong>per</strong>sone da tenere<br />
costantemente sorvegliate 24 ore su 24 oppure c‟è l‟alternativa di metterle poi in un ricovero ma anche li non è<br />
che abbiano tutti <strong>la</strong> possibilità. Come ben lei sa quello ha un costo quindi il fatto di potersi appoggiare comunque<br />
anche il suo medico di base al<strong>la</strong> fine gli chiedevamo consiglio, gli chiedevamo cosa fare, non è che ti dia tanto<br />
risposta. Diceva “È una ma<strong>la</strong>ttia… È una ma<strong>la</strong>ttia che è così… Non ci si può fare niente”. Non è che anche lui si<br />
sia prodigato molto in consigli, invece qui ho trovato. Infatti questo Alzheimer Café ci ha fatto <strong>la</strong> segna<strong>la</strong>zione<br />
al<strong>la</strong> dottoressa che l‟ha i cura… Qui… Per questa ma<strong>la</strong>ttia che <strong>la</strong> divora. Ci ha segna<strong>la</strong>to lei che c‟era questa<br />
associazione che si occupava di questa cosa. Abbiamo visto nel giro di poco tempo che sarebbe stata una cosa<br />
utile sia <strong>per</strong> noi ma anche <strong>per</strong> lei <strong>per</strong>ché come ripeto qui si trova bene ha fatto <strong>la</strong> sua cerchia di amici… È<br />
contenta.<br />
D:Quindi pensando un po’… Un po’ agli interventi che non ci sono sui ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer…<br />
R:Esatto!<br />
D:Ok, quindi, ritiene che questo servizio vada a sostituire un intervento oppure sia una proprio una cosa<br />
in più… Cioè proprio una novità…<br />
R:Sì, come dice lei è un appoggio. È un appoggio che può essere utile proprio <strong>per</strong>ché il medico di base non ti<br />
segue, tu sei comunque impreparato nell‟impatto con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia <strong>per</strong>ché ne senti par<strong>la</strong>re ma finché non ne hai a<br />
che fare non ti rendi conto quali sono le difficoltà, le problematiche varie. Qui, appunto, sono delle <strong>per</strong>sone che<br />
innanzitutto sanno di cosa stai par<strong>la</strong>ndo, sanno esattamente <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia come va trattata come va presa. Come ho<br />
già detto prima ti danno consigli, appoggi cioè <strong>per</strong> dirle <strong>per</strong> l‟indennità di accompagnamento ci hanno detto loro<br />
“Dovete andare a fare questi…”, anche queste cose utili burocratiche che uno magari non sa dove andare cosa<br />
fare… Devi chiedere a destra e a sinistra in questo ufficio a fare questo e effettivamente è proprio un appoggio<br />
importante secondo me <strong>per</strong>ché se non conoscevamo loro non so cosa succedeva sinceramente.<br />
D:Ecco volevo chiederle chi oltre a lei è stato coinvolto nell’intervento? Mi ha par<strong>la</strong>to di sua sorel<strong>la</strong>…<br />
R:Si mia sorel<strong>la</strong>, poi c‟è <strong>la</strong> ragazza che si occupa di mio mamma è una ragazza boliviana, sta con lei ventiquattro<br />
ore su ventiquattro.<br />
D:Viene anche lei ogni tanto a questi incontri?<br />
R:Non sempre <strong>per</strong>ché neanche farlo apposta il mercoledì è il suo giorno libero quindi lei che va in giro. Però<br />
ogni tanto viene anche lei e questa è una cosa positiva.<br />
720
D:Quindi, lei par<strong>la</strong>ndo con <strong>la</strong> badante e con sua sorel<strong>la</strong>, anche secondo loro… Questo servizio… Le ha<br />
viste interessate?<br />
R:Si si si, sia io cha anche loro due, sicuramente è una cosa positiva, poi come le ho accennato prima non<br />
vivendo a stretto contatto con <strong>la</strong> mamma… Sì, è utile ma sicuramente è più utile <strong>per</strong> chi deve vivere a contatto<br />
ventiquattro ore su ventiquattro tipo magari <strong>la</strong> moglie o il marito di un ma<strong>la</strong>to <strong>per</strong>ché effettivamente ti danno <strong>la</strong><br />
possibilità quel paio d‟ore due o tre ore di respirare un po‟ loro essendoci a contatto sempre effettivamente. Si<br />
immagini lei com‟è pesante. È proprio una cosa pazzesca. Guardi non lo auguro a nessuno.<br />
D:Ecco, adesso volevo chiederle pensando all’intervento quali parole le vengono in mente? Me ne dica tre.<br />
Se le dovessi dire “Cafè Alzheimer!”, me lo descriva con tre parole.<br />
R:Sicuramente serenità, gentilezza e simpatia anche <strong>per</strong> loro vedo che si… Anzi se una <strong>per</strong>sona viene qui e li<br />
vede <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta lì non sembrano neanche ma<strong>la</strong>ti <strong>per</strong>ché loro sembrano delle <strong>per</strong>sone normali poi vabbè se<br />
ci stai li dieci minuti capisci che c‟è qualcosa che non va <strong>per</strong>ò effettivamente sono sereni tranquilli cioè non è<br />
mai successo che qualcuno dei ma<strong>la</strong>ti, cioè almeno quando c‟ero io, qualcuno dei ma<strong>la</strong>ti dia in escandescenza<br />
<strong>per</strong>ché lei sa che questa ma<strong>la</strong>ttia porta avere degli scatti violenti, <strong>per</strong>ò io qua li ho sempre visti tranquilli tutti.<br />
Mamma è (non si capisce) si altera spesso.<br />
D:Sì, questo l’ho notato anch’io frequentando i vari Alzheimer Cafè… Ho visto anch’io all’inizio…<br />
R:Esatto. No, no, sono tranquilli proprio.<br />
D:Tra virgolette <strong>la</strong> difficoltà ad individuare il ma<strong>la</strong>to poi ok. Pensavo ci fosse molta più confusione.<br />
Quando io non me lo sono immaginato non mi aspettavo questa tranquillità e serenità, pensavo ci fosse<br />
più…<br />
R:No, è vero, è uno degli aspetti più positivi poi secondo me <strong>per</strong>ché effettivamente li vede qui, anzi è un peccato<br />
che sia solo una volta al<strong>la</strong> settimana.<br />
D:E quindi questo potrebbe essere uno svantaggio… Una difficoltà dell’intervento?<br />
R:Sì. E col fatto di essere solo una volta al<strong>la</strong> settimana, questo senz‟altro, sì. Perché sarebbe meglio almeno due,<br />
ecco.<br />
D:Ecco le chiedo un’ultima curiosità, al di fuori di questi incontri lei è riuscita a creare… Chiamiamo<strong>la</strong>,<br />
una sorta di re<strong>la</strong>zione con gli altri familiari? Magari, al giovedì, al sabato vi sentite…<br />
R:No è capitato con qualcuno con le <strong>per</strong>sone più giovani magari di scambiarsi qualche sms poi <strong>la</strong> quotidianità<br />
del<strong>la</strong> vita non <strong>per</strong>mette <strong>la</strong> frequentazione, <strong>per</strong>ò c‟è una specie di contatto. Non è che ci si veda fuori, <strong>per</strong>ò c‟è<br />
comunque una… Nascono comunque le amicizie, questo senz‟altro, proprio <strong>per</strong>ché accumunati da questa cosa ,<br />
cioè si viene qua <strong>per</strong>ché si è compresi, cioè quando parli di una cosa non ti guardano strano cioè “Questa cosa sta<br />
dicendo!”. Parli con delle <strong>per</strong>sone che hanno lo stesso problema tuo e quindi ti comprendono, non come viene<br />
fuori che quando magari ne parli fuori, si magari stanno anche ad ascoltarti, stanno anche a, cercano di dirti, di<br />
darti dei consigli ma se non ne hai a che fare, come dicevo prima, è inutile, non capiresti mai devi essere proprio<br />
dentro <strong>per</strong> renderti conto di cosa sia.<br />
D:Va bene, <strong>per</strong>fetto.Grazie a lei del<strong>la</strong> cortesia e del<strong>la</strong> pazienza.<br />
3.1.4.5. Trascrizione intervista ad un utente, ACDB5<br />
D:Benissimo… Io partirei a chiederle qual è secondo lei l’aspetto positivo di questo Alzheimer Cafè.<br />
R:Ma… È… È bello <strong>per</strong>ché siamo in compagnia in special modo io e mio marito… Mio marito… È fuori di…<br />
Di… Non ha più testa diciamo. Siamo sempre in casa soli. Mio figlio si è interessato <strong>per</strong>ché non veniamo solo<br />
qui andiamo in tanti altri posti… Si è interessato e ci ha portato qui <strong>per</strong> stare un po‟m in compagnia con<br />
qualcuno… Ecco è tutto qui che noi abbiamo… L‟abbiamo fatto… Perché io nonostante l‟età <strong>la</strong> mia testa più o<br />
meno c‟è ancora… Mio marito non ce l‟ha più… Ecco lui è proprio partito completamente… Infatti adesso lo<br />
fanno giocare a carte… La scopa… Io dico ma come fai a dire che non ti ricordi più le cose quando giochi a<br />
scopa e giochi così bene… vuol dire avere ancora un pochettino di memoria. Cosa fare?! Io ci soffro<br />
maledettamente <strong>per</strong>ché siamo rimasti noi due lì soli… Ed è una cosa… Io ho una figlia che abita a Pesaro. Il mio<br />
ragazzo è qui ci dà una mano in tutti i sensi… Poverino… Questo lo devo ammettere. Per quello veniamo qui <strong>per</strong><br />
stare con qualcuno. A casa mia… Io ho una casa che è bellissima… siamo in tre in quel<strong>la</strong> villetta lì… Abbiamo<br />
giardino abbiamo tutto… Non riesco a prendere mio marito e portarlo in giardino… Perché?! “Tutti mi<br />
guardano”… “Ma non c‟è nessuno”… “Ma <strong>per</strong>ché ti devono guardare?! Ti guardano <strong>per</strong>ché sei bello”… Non<br />
riesco a portare mio marito fuori di casa, qui viene volentieri… Mi dica lei il <strong>per</strong>ché?!<br />
D:Ho capito.<br />
721
Mi dica…<br />
D:Senta, se le chiedessi invece una difficoltà o una carenza o una criticità di questo servizio… Cosa le<br />
viene in mente?<br />
R:Ma io dico <strong>la</strong> verità proprio niente… Sono di una gentilezza… Che non ha pari, ci vogliono bene, ci accolgono<br />
veramente volentieri. Vedo che anche con lui che lo chiamano proprio “vieni facciamo una partitina” ciò che<br />
quando andava al centro vicino a noi nessuno lo chiamava <strong>per</strong>ché… Perché non aveva più testa… Tutto lì… E<br />
lui qui ci viene volentieri una volta <strong>la</strong> settimana ci viene volentieri… Tutto lì… Poi non c‟è più tanto da<br />
chiedere… Noi… Siamo vecchi… Ecco…<strong>per</strong>ò grazie a Dio siamo arrivati fin qui io con <strong>la</strong> testa a posto… Lui<br />
no poveretto e quello mi dispiace… Da altra parte cosa dobbiamo fare?! Lei mi dica!<br />
D:Diciamo che non è… È comunque difficile immaginare una situazione così…<br />
R:Una situazione così…<br />
D:È difficile penso… Di punto in bianco… Non avere più <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che conosci da una vita… Cioè ce<br />
l’hai ma non…<br />
R:E io… Cioè non ammetto… Non riesco… Non ammetto che lui sia diventato così. Persona che era guardi, una<br />
<strong>per</strong>sona che aveva paro<strong>la</strong>… E barzellette… Gli volevano bene tutti… Adesso non lo guarda più nessuno,<br />
<strong>per</strong>ché?! Mi dica lei, è quello che mi dà fastidio.<br />
D:Forse… Il pregiudizio delle <strong>per</strong>sone… Spesso le <strong>per</strong>sone…<br />
R:Non so! Ieri abbiamo incontrato che eravamo fuori abbiamo incontrato proprio chi dirige il centro proprio lì a<br />
X… La moglie lei carina… Bacini bacini… Che a me avanzano tutti… Suo marito era là così… “Hai vergogna<br />
di X? Vieni qui” (in dialetto)… “No, no, no, non ho niente” ma si capisce che… Non penso che gli faccia<br />
soggezione una <strong>per</strong>sona così… Dai… Io sto male <strong>per</strong> quelle cose. In casa mia non ci verrebbe più nessuno. Mio<br />
fratello viene tutti i giorni, arriva alle 11.30, sta lì un‟oretta fino alle 12.30 <strong>per</strong>ò… A me dice… Da<br />
quell‟impressione.. È ancora come una volta, ma invece no… Purtroppo no…<br />
D:Ho capito…<br />
R:Purtroppo no, allora mio figlio non ci ha pensato due volte mi ha detto “venite con me e il mercoledì volenti o<br />
nolenti dobbiamo venire qui”. Poi c‟è anche un altro posto dove andiamo, lì verso X, ci porta anche lì in modo<br />
che stiamo un po‟ in mezzo al<strong>la</strong> gente che lui possa giocare, fare <strong>la</strong> sua partita a carte… Altrimenti siamo in casa<br />
dal<strong>la</strong> mattina al<strong>la</strong> sera… È una cosa pietosa… Lui gira di là io giro di qui ci incontriamo ci guardiamo (batte le<br />
mani), mi dispiace tanto veramente… Non… Io dico non lo meritava… Niente nessuno merita niente… È<br />
vero… Lui non <strong>la</strong> meritava una cosa così e da altra parte è così.<br />
D:Senta, pensando un po’…Al<strong>la</strong> sua situazione familiare…<br />
Oh (par<strong>la</strong> sotto voce)…<br />
D:Quali sono secondo lei i miglioramenti nel<strong>la</strong> sua qualità di vita che questo servizio le ha portato?<br />
R:A lui piace prima cosa. A casa al<strong>la</strong> sera sembra… Sembra un‟altra <strong>per</strong>sona… Ecco… Forse <strong>per</strong>ché ha fatto<br />
quelle due, tre partite a scopa. Non lo so ma lui va a casa ed è felice e aspetta solo il mercoledì <strong>per</strong> venire qui.<br />
D:E <strong>la</strong> sua vita com’è migliorata? Questo servizio le ha portato…<br />
R:La mia? È sempre uguale guardi. Io ho tutto da fare, una cosa l‟altra, guardi che io ho più di ottant‟anni<br />
<strong>per</strong>ciò… Calcoli lei lui in casa non vuole nessuno neanche che mi dia una mano, mi arrangio io, faccio, corro e<br />
tutto. Io una volta che sta benino lui che riesce non so a par<strong>la</strong>re e dire qualcosa, ma non par<strong>la</strong> mai… Non so cosa<br />
fare. Lui non par<strong>la</strong> mai, se non parlo io, lui non par<strong>la</strong> mai… Mai… Mai. Però lui esce a far spese, <strong>per</strong>ché esce a<br />
far spese… Dice <strong>la</strong> dr.ssa su di X: “Signora io non lo farei uscire, se un giorno a lui girasse lui va e non trova<br />
neanche più <strong>la</strong> casa, lei cosa fa?”. Ma io non posso togliergli neanche quel<strong>la</strong> cosa lì… “Manca il pane”, “vado<br />
io!”, “manca questo”, “guarda vado io”. Io lo <strong>la</strong>scio andare anche <strong>per</strong> fargli vedere che ho fiducia… Ecco ancora<br />
una gran fiducia in lui e lui va… Ecco tutto qui.<br />
D:Senta, pensando un po’ a questo servizio di Alzheimer Cafè, chi è che è stato coinvolto oltre a lei? È<br />
stato coinvolto suo figlio…<br />
R:Mio figlio io… Non so da che parte è venuto… Lui è rappresentante e gira un po‟ dap<strong>per</strong>tutto. Ha sentito di<br />
questo posto ed è venuto a vederlo e lui mi ha detto “Mercoledì ti porto in un posto vedrai che vi porto in un<br />
posto che vi piacerà”. Infatti sa sono due mesi che veniamo non di più <strong>per</strong>ché prima non lo sapevo come non lo<br />
sapeva lui. Oggi non c‟è mio figlio <strong>per</strong>ché è dovuto andare via <strong>per</strong> <strong>la</strong>voro e varrà a prendermi non so che <strong>per</strong><br />
ora… Lui mi porta qui tutti i mercoledì e sta anche qui con noi. Lui fa giocare suo padre. Mio figlio ha un grande<br />
722
amore. Mia figlia non posso metter mano, abita a Pesaro e viene ogni mese e mezzo <strong>per</strong> due, tre, quattro giorni.<br />
Ha una <strong>famiglia</strong> anche lei, una casa, tutto. È lontana quattrocento chilometri ed è un guaio. Lui è molto attaccato<br />
di più a sua figlia che a suo figlio.<br />
D:Questa è <strong>la</strong> domanda forse un po’ più difficile. Pensando un po’ a questo servizio Alzheimer Cafè, se lei<br />
dovesse descrivermelo con tre parole cosa mi direbbe?<br />
R:È una cosa meravigliosa. Vengo qui mi piace parlo con le signore che sono qui, parlo un po‟ con tutti… Ciò<br />
che a casa… Siamo lì io e lui, io e lui. Abbiamo il giardino giù che è una meraviglia, potremmo andare giù a<br />
prendere un po‟ di fresco. Niente da fare <strong>per</strong>ché tutti lo guardano. Chi?! Qui ci viene, mi dica lei <strong>per</strong>ché. Io non<br />
riesco a capire. E come viene volentieri, aspetta “quando viene mercoledì?”.<br />
D:Si sente a proprio agio.<br />
R:Si sente a suo agio, anche <strong>per</strong> quello forse, <strong>per</strong>ché dopo a casa… Le nostre amicizie tutte… Non c‟è più<br />
nessuno. Non riesco a capire se non hanno il coraggio più di venire a trovarci o cosa. Poveretto lui avrebbe<br />
bisogno ancora di qualcuno. Se non ci fossi io. A volte gli dico “Vado a Pesaro ti <strong>la</strong>scio qui solo”, “Solo? Ma sei<br />
matta! Cosa faccio io solo!”, “ Allora fai il bravo”, <strong>per</strong>ché anche lui ha i suoi momenti, poi quando mi dice<br />
“Non mi dai da mangiare”. Comincia al<strong>la</strong> undici “Ho fame”, alle undici, alle undici e mezza gli do da mangiare.<br />
Cosa faccio. Poi stasera quando avrà fame avanti, alle sei è lì col suo piatto poi prima di andare a letto mi dice<br />
2Non mi hai dato da mangiare”. Non lo so è tutto qui, <strong>la</strong> mia vita è questa ormai. Ho fatto una bel<strong>la</strong> vita, le dico<br />
<strong>la</strong> verità, fino a sette, otto anni fa anche lui. Non si può pretendere tutto dal<strong>la</strong> vita. Io sono arrivato a ottant‟anni<br />
ma cosa faccio qui in questo momento qui. Va bene dai.<br />
3.1.4.6. Trascrizione intervista ad unutente, ACDB 6<br />
D:Le volevo chiedere qual è secondo Lei l’aspetto positivo di questo intervento.<br />
R:L‟aspetto positivo è che soprattutto <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che deve assistere il ma<strong>la</strong>to ha anche un‟occasione diciamo <strong>per</strong><br />
confrontarsi con altri familiari che hanno gli stessi problemi <strong>per</strong> avere anche un punto di vista diciamo al di<br />
fuori… Del proprio ambito familiare. Nel caso di mia mamma… Lei non riusciva a rendersi conto del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />
di mio papà invece così incontrando insomma altre <strong>per</strong>sone ha capito il modo di comportarsi in una maniera più<br />
adeguata nei confronti del papà appunto del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />
D:Ho capito. L’aspetto di maggiore difficoltà di questo intervento… Se magari ha delle carenze… Le<br />
faccio un esempio <strong>la</strong> signora di prima mi ha detto ci vediamo una volta a settimana sarebbe bello se si<br />
potesse venire qua due volte…<br />
R:Sicuramente…<br />
D:Questo è quello che mi hanno detto più o meno tutti…<br />
R:Sicuramente sarebbe… È chiaro è una cosa che comunque li tira fuori dal<strong>la</strong> loro routine che è molto triste<br />
questa routine <strong>per</strong>ché sono a casa loro due chiusi e basta il fatto di vedere altre <strong>per</strong>sone li stimo<strong>la</strong> e se fosse<br />
quindi anche solo due volte al<strong>la</strong> settimana sarebbe una cosa sicuramente molto migliorativa.<br />
D:Perfetto. Ecco le chiederei pensando un po’ al<strong>la</strong> vostra situazione familiare quali sono gli elementi di<br />
miglioramento… Par<strong>la</strong>ndo di qualità di vita… Che questo intervento ha portato nelle sua <strong>famiglia</strong>…<br />
R:Si… Appunto come le dicevo che confrontandosi soprattutto <strong>la</strong> mamma che deve accudire il papà<br />
confrontandosi con altri familiari si è resa conto <strong>per</strong>ché lei non si rendeva conto che mio padre fosse ma<strong>la</strong>to<br />
effettivamente, <strong>per</strong> lei erano so<strong>la</strong>mente dei capricci quindi lei cosa faceva alzava <strong>la</strong> voce lo sgridava e al<strong>la</strong> fine<br />
diventava una cosa deleteria <strong>per</strong> tutti e due <strong>per</strong>ché… È ovvio… È proprio una ma<strong>la</strong>ttia che dev‟essere trattata in<br />
un certo modo.<br />
D:Benissimo. Quindi nell’intervento è coinvolto lei e sua mamma principalmente?<br />
R:Sì chiaramente accompagnando il papà che fa poi tutte queste attività che comunque lo… Lo…<br />
D:Perfetto. Adesso l’ultima domanda… Le chiederei di descrivermi con tre parole il servizio di Alzheimer<br />
Cafè. Tre parole che secondo lei possono descriverlo.<br />
R:Secondo me… Gioioso <strong>per</strong>ché è comunque un‟atmosfera abbastanza gioiosa nel senso come ti assistono come<br />
ti accolgono è sempre una bel<strong>la</strong> impressione poi ludico <strong>per</strong>ché comunque mio padre che è sempre stato un<br />
giocatore di carte <strong>per</strong> dire non voleva più giocare a carte <strong>per</strong>ché non si riteneva più in grado invece venendo qua<br />
riesce a giocare e si diverte comunque e <strong>la</strong> terza è gratitudine <strong>per</strong>ché appunto il servizio che danno è proprio una<br />
cosa che ha migliorato secondo me <strong>la</strong> loro qualità del<strong>la</strong> vita.<br />
723
D:Ho capito. Perfetto. Per me è sufficiente così. Grazie.<br />
R:Grazie.<br />
3.1.4.7. Trascrizione intervista ad un‟o<strong>per</strong>atrice ASA che <strong>la</strong>vora a Dalmine, ACDB 7<br />
D: Perfetto. Allora come le avevo detto, le avevo anticipato abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare<br />
che possa essere considerato una buona pratica. Perché secondo lei questo servizio può essere considerato<br />
una buona pratica?<br />
R: Bah, fuori dubbio <strong>per</strong>ché…almeno, a mio parere…ehm…riempie un po‟ quelli che sono i vuoti delle<br />
istituzioni cioè nel senso che le istituzioni che assicurano <strong>la</strong> cura, quello che le istituzioni non…con le istituzioni<br />
parlo di asl parlo di ospedale parlo di riferimento medico eccetera eccetera…quello che non riescono al di là<br />
probabilmente alcune volte delle buone intenzioni, ad assicurare un sostegno innanzitutto al familiare. Perché è<br />
così importante secondo me che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> sia sostenuta, cioè il cosiddetto caregiver sia sostenuto…<strong>per</strong>ché <strong>la</strong><br />
demenza, e in Alzheimer si par<strong>la</strong> di demenza è una ma<strong>la</strong>ttia da cui uno non guarisce più…innanzitutto…seconda<br />
cosa, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> non è mai all‟inizio in grado di distinguere che cosa gli sta succedendo. Può anche avere tante<br />
informazioni, ma cosa <strong>la</strong> aspetta fino in fondo non lo sa. Per cui…viene scambiato l‟atteggiamento del tuo<br />
<strong>famiglia</strong>re come un capriccio, viene scambiato l‟atteggiamento del caratteraccio che ha sempre avuto, cioè una<br />
serie di errori tra parentesi, di valutazione proprio <strong>per</strong>ché il <strong>famiglia</strong>re non è preparato <strong>per</strong> comprendere ciò che<br />
sta avvenendo. Poi avviene che nei contatti, nelle informazioni le cose che a un certo punto comunque arrivano,<br />
il <strong>famiglia</strong>re magari tende a spaventarsi “Che cosa mi aspetta?”, magari vede altri esempi, sente par<strong>la</strong>re<br />
eccetera…il passaggio del pannolone. Il passaggio del pannolone non è affatto una cosa indolore, cioè nel senso<br />
che spesso e volentieri il paziente, chiamiamolo così, ha un suo rifiuto no? rispetto a questo e <strong>per</strong> cui <strong>per</strong> il<br />
<strong>famiglia</strong>re fargli accettare che ne ha bisogno, se non è più in grado di contenere è chiaro che ha bisogno…e<br />
questo è una fatica, immensa, sia <strong>per</strong> il caregiver che appunto <strong>per</strong> il ma<strong>la</strong>to, che ufficialmente è del ma<strong>la</strong>to, <strong>per</strong>ò<br />
chi deve far accettare <strong>la</strong> realtà è il caregiver. Per cui questa cosa rende abbastanza complesso fare il caregiver,<br />
cioè io adesso ho usato quello del pannolone <strong>per</strong>ché è uno dei passaggi più pesanti nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona <strong>per</strong>ché devi<br />
conoscere il tuo <strong>famiglia</strong>re non più in grado di…tu sei ancora sufficientemente giovane <strong>per</strong> osservare il tuo<br />
compagno, <strong>la</strong> tua compagna che improvvisamente quasi, non è più in grado di badare a sé…fai fatica ad<br />
accettarlo. Se fosse una ma<strong>la</strong>ttia tipo una gamba rotta, io uso sempre di semplificarti no?, <strong>la</strong> gamba rotta tu sei<br />
disponibilissimo a curare, <strong>per</strong>ché a un certo punto guarisce, a un certo il processo finisce. Nel momento cui<br />
invece è una ma<strong>la</strong>ttia che non guarirà mai, cioè è una ma<strong>la</strong>ttia che non si risolverà mai, è chiaro che<br />
l‟attenzione…diventa tutto molto più faticoso. È chiaro che…e poi ci sono questi passaggi in cui nel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
non c‟è l‟educazione ad accettare una ma<strong>la</strong>ttia di questa portata, cioè io mi rend…quando io sono entrata nelle<br />
case, io facevo l‟ausiliare che entrava nelle case a sostenere il caregiver, molte volte semplificavi <strong>la</strong> vita al<br />
caregiver dicendogli “facciamo così. Proviamo a vedere se…” che sembrava una soluzione così stupida, banale.<br />
In realtà tu gli stavi portando delle soluzioni, un‟accettazione del passaggio ad esempio nel<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, ma anche<br />
una soluzione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Allora io credo che un Alzheimer Cafè, cioè il momento in cui, all‟interno di un<br />
pomeriggio, il caregiver ha l‟opportunità di confrontarsi con altri che simili a lui no?, cioè hanno lo stesso<br />
problema…tua moglie, tuo marito, poi i livelli sono diversi <strong>per</strong>ò in realtà…hai un sostegno psicologico, cioè c‟è<br />
uno psicologo, sono presenti degli psicologi che conducono un certo tipo di gioco dove il tuo <strong>famiglia</strong>re <strong>per</strong> un<br />
paio d‟ore…cosa sono un paio d‟ore all‟interno di una settimana di sette giorni su sette senza un giorno di<br />
riposo? Eppure <strong>la</strong> gente ti dice grazie, cioè col valore del grazie, cioè neanch‟io lo riconosco così immediato, mi<br />
sembra solo un gesto di cortesia…quindi sì <strong>la</strong> gente ti riconosce, <strong>per</strong>ché riconosce questo valore no? riconosce<br />
che è sostenuto. Per un paio d‟ore ci sono volontari che ti portano via il marito, lo portano a fare il giretto, lo<br />
impegnano a giocare a carte…<strong>per</strong>ché i nostri pomeriggi sono così, cioè senza una rego<strong>la</strong> del gioco<br />
definita…seguiamo un po‟, noi <strong>la</strong> definiamo un po‟ l‟onda no? cioè se c‟è chi vuol giocare a carte li fai giocare a<br />
carte, quelli che vogliono fare solo <strong>la</strong> passeggiata o chiacchierare del più e del meno si va su quello, non<br />
abbiamo degli obiettivi finali no? degli obiettivi specifici <strong>per</strong>…ehm…e tu vedi il <strong>famiglia</strong>re che inizialmente si<br />
sente responsabile del suo parente, ha paura di <strong>la</strong>sciargli far <strong>la</strong> figura di <strong>la</strong>sciarsi il suo problema…poi ci giocano<br />
dentro le vergogne, il volerlo proteggere, il ma<strong>la</strong>to no? cioè tutta una serie di faccende che si intersecano, il che<br />
rende <strong>la</strong> vita abbastanza complessa…vedi che nel tempo imparano a <strong>la</strong>sciarlo. Che non è un abbandono, ma<br />
<strong>la</strong>sciarlo in mano ad altri, affidarlo a qualcun altro. Allora il gioco ha un senso. Allora anche quel loro grazie<br />
no?...quando vedo <strong>la</strong> Maria Elisa che mi dice grazie…cioè lei vuol proprio dire “mi son sentita bene, mi son<br />
sentita aiutata, mi son sentita protetta”. L‟altra cosa che sto notando in due anni, in questi due anni e mezzo<br />
oramai, che ho questo ruolo nel<strong>la</strong> nostra organizzazione è che in effetti, è partita proprio una rete fra i<br />
familiari…forse si chiamano anche a casa alcune volte, ma è qui soprattutto che loro hanno <strong>la</strong> loro rete no?<br />
Mario stamattina mi ha chiamato dicendo “Chiara guarda mi dispiace tanto ma non riesco proprio a venire, a<br />
portare papà, <strong>per</strong>ché lo vedo molto stanco”. Papà ha novant‟anni voglio dire, o forse novantuno forse anche…e<br />
dice…e io che gli rispondo? “mi dispiace anche <strong>per</strong> voi”, cioè mi dispiace anche <strong>per</strong> te, mi dispiace <strong>per</strong> tuo papà,<br />
no <strong>per</strong>ché il papà con l‟Alzheimer novantenne eccetera, al lunedì gli comincia a dire “domani pomeriggio<br />
andiamo, a Dalmine, da quelle signore là che ci danno i bacetti”…cioè…ehm…<strong>per</strong>ò in effetti non aveva senso<br />
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portarlo da F****d‟Adda a qui…cioè voglio dire, adesso…poi ci pensi lei a cancel<strong>la</strong>re i nomi, ma in effetti <strong>la</strong><br />
settimana scorsa ho visto Eugenio molto accaldato <strong>per</strong> cui gli ho consigliato “hai regione”no? cioè è peggio<br />
<strong>per</strong>ché fa troppo caldo e l‟ambiente non è idoneo. Però Mario era dispiaciuto <strong>per</strong>ché Mario arriva qui, si siede,<br />
deve par<strong>la</strong>re del suo papà, si sfoga, racconta…e così non solo Mario. È proprio un ambiente dove queste <strong>per</strong>sone<br />
si senton protette, capite? Qualcuno ti dice anche “a voi posso anche dirle certe cose no? <strong>per</strong>ché so che tanto voi<br />
mi capite” cioè fuori un po‟ anche dalle regole <strong>per</strong>ché diventa un loro ambiente, <strong>per</strong>ché gli altri sono loro amici,<br />
<strong>per</strong>ché noi siamo qui <strong>per</strong> ascoltarli. E questa è una cosa importante che, quelle che io definisco istituzioni non ce<br />
l‟ha manco in testa di arrivarci. Perché neanche il medico di base, dai racconti, neanche il medico di base ha un<br />
minimo di intenzione…o ce l‟avrà l‟intenzione non lo so, non è una critica alle <strong>per</strong>sone, <strong>per</strong>ò…in effetti se fai il<br />
medico di base, ti arriva <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che ti dice “c‟ho il mal di pancia” cioè non sarà un dato statistico che ti<br />
porterà al<strong>la</strong> ricerca medica <strong>per</strong>ò se quello c‟ha il mal di pancia, tu di quello ti devi occupare…cioè…e se ti arriva<br />
una <strong>per</strong>sona con l‟Alzheimer, i <strong>famiglia</strong>ri di qualcuno con l‟Alzheimer, che ti dice “ma sa, non mi dorme di<br />
notte, lo specialista ha detto…”. Cioè tu non puoi dare o togliere, tu devi capire, tu devi dire a quel <strong>famiglia</strong>re<br />
“aiutati, vai lì, c‟è qui questo indirizzo” <strong>per</strong>ché sono in molti che hanno le nozioni, ma non sanno cosa farsene.<br />
Anche in Dalmine, anche dove siamo, nelle realtà dove siamo, no?..<br />
D: Ho capito.<br />
R: …e quindi…ho par<strong>la</strong>to molto.<br />
D: No no va benissimo! Ok, adesso volevo chiederle che ruolo svolge in questo servizio e quali sono i suoi<br />
compiti principali. E quindi anche quali sono le azioni concrete che svolge.<br />
R: Allora. Allora le mie azioni…allora io qui sono un‟ausiliaria e sono stata assunta dall‟organizzazione…<strong>per</strong>ché<br />
io giro su tutti e tre, quattro attualmente, quattro Alzheimer Cafè e cinque da settembre…ehm…dove il mio<br />
ruolo è quello di coordinare i volontari. Cioè se il volontario può o non può venire, se…settimana scorsa s‟è<br />
detto uno voleva stare a casa cioè doveva andare in montagna…verificare nel<strong>la</strong> giornata del pomeriggio se le<br />
cose van bene così. Cioè se ho…se il volontario è quel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona giusta, se…cioè ci vuole quell‟occhio. Non sta<br />
succedendo niente, non è mai successo che il volontario m‟abbia <strong>per</strong>so…abbia <strong>per</strong>so il ma<strong>la</strong>to. Cioè su questo,<br />
sono tutte <strong>per</strong>sone adulte, cioè non son ragazzini…ehm…e poi c‟è molta attenzione al<strong>la</strong> situazione, <strong>per</strong>ò di fatto<br />
devi poi verificare che il pomeriggio scorra. Per cui se vedi un vuoto intervenire, se vedi il…o altrimenti come<br />
abbiamo capito negli altri Alzheimer Cafè che ci può essere il volontario in difficoltà con un determinato ma<strong>la</strong>to,<br />
<strong>per</strong>ché assorbe molto, nel senso che è un paziente che ha bisogno di par<strong>la</strong>re, di assorbire eccetera eccetera e forse<br />
il volontario si stanca, allora facciamo un po‟ il cambio <strong>per</strong> cui…responsabilità mia è o chiedere o…che poi<br />
adesso va che i volontari si guardano tra di loro e li vedi che si scambiano i ruoli, insomma. L‟altro ruolo è<br />
quello di assicurare l‟a<strong>per</strong>tura e <strong>la</strong> chiusura degli Alzheimer Cafè, devo assicurare che le bevande, le vivande ci<br />
siano…e poi? Basta penso.<br />
D: Ok. Quindi le sue azioni a quale tipo di beneficiari si rivolgono? Quindi abbiam detto a volontari,<br />
<strong>famiglia</strong>ri…<br />
R: E beh, sì…è un ruolo che…ma che poi che è un po‟ anche quello che…probabilmente <strong>per</strong> alcuni versi è anche<br />
quello dei volontari, nel senso che tu hai un ruolo definito, cioè di assicurare l‟a<strong>per</strong>tura e <strong>la</strong> chiusura e<br />
l‟organizzazione del pomeriggio. In realtà poi sei anche lì e sei in ascolto del…tu hai un ruolo <strong>per</strong> cui se deve<br />
arrivare una coincidenza può essere che arrivi prima a te no?, che al volontario piuttosto che. Anche <strong>per</strong>ché poi<br />
tu sei quel<strong>la</strong> più fissa rispetto…<br />
D: Ho capito. E quali sono i suoi obiettivi in questo servizio? Quali obiettivi pensa di <strong>per</strong>seguire lei?<br />
R: Ah..ehm…mah io ho fatto questa es<strong>per</strong>ienza…ho <strong>la</strong>vorato vent‟anni in ospedale e quello che mi è sempre<br />
mancato era il par<strong>la</strong>re col ma<strong>la</strong>to, d‟istinto proprio, lo sentivo. Sono entrata…poi ho <strong>la</strong>sciato l‟ospedale <strong>per</strong>ché<br />
l‟anno dopo sono andata a <strong>la</strong>vorare…ho fatto questo, questi servizi <strong>per</strong> quattro anni in cui appartenevo a un<br />
gruppo di una coo<strong>per</strong>ativa che entravamo nelle case <strong>per</strong> l‟assistenza domiciliare sui casi di Alzheimer. Lì<br />
sicuramente ho fissato bene quello che era il mio obiettivo, e il mio obiettivo <strong>per</strong>sonale era quello di far star<br />
bene…senza risolvergli il problema, <strong>per</strong>ché non è che tu devi risolvergli il problema. Però sicuramente già che si<br />
sei cerchi di fare le tue cose benino, cioè vai e fai star meglio l‟altro. L‟altro che comunque, in questa fase, in<br />
questo <strong>per</strong>iodo o nel tuo incontro…è più debole di te, cioè è più esposto…<strong>per</strong> cui alcune volte nelle case mi son<br />
vista col camice, che poi avevi indossato o meno, <strong>per</strong>…<strong>per</strong>ché mi serviva <strong>per</strong> poter parare me stessa e poter<br />
comunicare… Non so se <strong>per</strong> lei vuol dire qualcosa quello che ho detto, ma comunque <strong>per</strong> l‟obiettivo è sì, far star<br />
bene, ma <strong>la</strong>vorarci anche su questo star bene. Nel senso che…un‟organizzazione come questa, dove non fai solo<br />
un pomeriggio di volontariato, ma formi anche il volontario. Noi tutti i pomeriggi facciamo l‟equipe, al<strong>la</strong> fine<br />
delle due ore del ma<strong>la</strong>to riassettiamo, mettiamo in ordine eccetera…e poi noi ci fermiamo un attimo e parliamo<br />
di come siamo stati, parliamo dei ma<strong>la</strong>ti che abbiamo visto, parliamo di quello che abbiam visto, delle<br />
confidenze che abbiamo raccolto, parliamo di…del<strong>la</strong> valutazione insieme. Lavorare così non è brutto…<br />
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D: Ok. E…diciamo, a suo avviso a che punto siete arrivati voi nel proseguimento dei vostri obiettivi?<br />
R: Credo che siamo arrivati a un buon punto, cioè nel senso che questi…<strong>la</strong> nostra organizzazione esiste da tre<br />
quattro anni, e in questi tre anni che <strong>la</strong>voro anch‟io…siamo riconosciuti. Allora vuol dire che questa formu<strong>la</strong> ha<br />
un nesso, ha un senso…che stiamo proponendo qualcosa di utile, stiamo proponendo qualcosa che dà una<br />
risposta a quel vuoto delle situazioni che dicevamo.<br />
D: Quali elementi l’hanno facilitata nel raggiungere questi obiettivi che lei mi ha appena detto?<br />
R: Sicuramente <strong>la</strong> formazione, sicuramente il confronto, costante, con <strong>la</strong> psicologa se vuole, con l‟èquipe se<br />
vuole, con i pomeriggi se vuole. Cioè nel senso che, qualsiasi cosa a me ha formato tanto in questi due anni,<br />
faticosi da un certo punto di vista…cioè sei ausiliare di solito ti coordinano, diventare quel<strong>la</strong> che coordina, ho<br />
avuto il mio di panico…ma questo è poco importante…<strong>per</strong>ò voglio dire, ho fatto abbastanza anche fatica, <strong>per</strong>ò è<br />
stato…cioè <strong>per</strong>ò imparare a distinguere ciò che è utile, ciò che ha senso fare. A me è servito molto, ed è stato<br />
faticoso ma anche interessante da un punto di vista…<br />
D: Ho capito. Da chi o quali strutture lei si sente supportata a svolgere il suo <strong>la</strong>voro?<br />
R: Strutture cosa sono?<br />
D: Non lo so ad esempio…strutture intendiamo anche tipo l’Asl. Ci sono strutture diciamo esterne al<strong>la</strong><br />
situazione che lei dice “queste mi hanno aiutato” oppure soggetti che…cioè “mi sono sentito aiutato da<br />
loro a svolgere il mio <strong>la</strong>voro”. Che lei <strong>per</strong>cepisce come dire, un interessamento, un sostegno.<br />
R: Mah forse ci sono state anche <strong>per</strong>sone con responsabilità in alcune situazioni che forse hanno anche dato<br />
valore al mio, di ruolo. Però fondamentalmente…io poi non ho contatti diretti con loro chiaramente, <strong>per</strong>ò penso<br />
che…al di là delle scelte che si stanno facendo in campo sanitario negli ultimi anni le esigenze del mondo sia<br />
così evidenti, siano così <strong>per</strong>cepite, ma anche dai <strong>famiglia</strong>ri, anche quelli che fondamentalmente si nascondono<br />
che stanno sempre chiusi, i bergamaschi sono molto chiusi…il senso di ciò che ti aspetta è un po‟ più chiaro<br />
rispetto a un tempo. Per cui io penso che oggi ci possa essere da parte delle strutture un‟attenzione diversa e <strong>per</strong><br />
cui ti facilitano anche il <strong>la</strong>voro, non è così immediato, ce ne sarebbero di discorsi da fare sulle contraddizioni…<br />
Però a livello di istituzioni ho visto che…di strutture…dei soggetti che sono più attenti.<br />
D: E di queste strutture e soggetti ce ne sono stati alcuni che invece vi hanno ostaco<strong>la</strong>to?<br />
R: Io non sono diretta su questa cosa, certo è che figlioli, se i ministri del<strong>la</strong> sanità tagliano, tagliano. Cioè, il<br />
servizio è gratuito, glielo avrà spiegato <strong>la</strong> Gabriel<strong>la</strong> Gamba…se ci tagliano, ci tagliano…e noi dobbiam far<br />
quadrare i bi<strong>la</strong>nci. Non mi interessa mettermi qua con lei a far politica, <strong>per</strong>ò i fatti sono politici da soli!<br />
D: Ok. Senta qual è <strong>la</strong> maggior soddisfazione ottenuta da lei in partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong>vorando qua?<br />
R: Fondamentalmente ciò che le dicevo prima, cioè che è stato faticoso imparare un mestiere, ma <strong>la</strong> maggior<br />
soddisfazione è sicuramente quel<strong>la</strong> di aver inquadrato un ruolo. E poi sicuramente l‟altra faccia del<strong>la</strong> medaglia,<br />
che quel<strong>la</strong> è il mio grande piacere è quando…faticoso star qui, fa caldo, ci vorrebbero ambienti idonei se vuoi<br />
offrire al cittadino una qualità di un prodotto e non solo dire che tu fai gli Alzheimer Cafè nel<strong>la</strong> tua Asl…è<br />
quando tu incontri le <strong>per</strong>sone e…non so, a me piace tanto stare col ma<strong>la</strong>to ad esempio no?, in cui tu gli porti <strong>la</strong><br />
tua famosa tisana e lui <strong>la</strong> guarda e ti dice “no, no quel<strong>la</strong> roba lì no” e tu gli metti lì il bicchiere e gli dici “mo‟<br />
prova, se ti piace”…sono giochetti, sistemi <strong>per</strong> starci dentro…li vedi arrabbiati, li vedi nervosi, li vedi fuori di<br />
testa e tu che te lo coinvolgi e te lo tiri dentro, e così alcune volte in altri termini vale col parente no? che lo <strong>la</strong>sci<br />
sforare un attimo fuori dal nervoso, “ho passato una settimana…”no? è un c<strong>la</strong>ssico.<br />
D: Ho capito. Senta ci sono stati esiti inattesi che si sono rive<strong>la</strong>ti <strong>per</strong>ò significativi?<br />
R: Beh, sicuramente nell‟èquipe dell‟organizzazione è emerso che non ci si aspettava una crescita così rapida. E<br />
quell‟altra faccia è che ho visto soggetti all‟interno delle strutture più attenti e più…e <strong>per</strong> me sono inattesi. E poi<br />
<strong>la</strong> constatazione è che venendo via da quelle che io definisco al di su di tutto istituzioni, i soggetti…i coinvolti,<br />
<strong>per</strong> cui i volontari che si son modificati, volontari con lunga es<strong>per</strong>ienza di volontariato, proprio il volontariato<br />
<strong>la</strong>sciato così al<strong>la</strong> buona volontà, senza togliere niente a nessuno…il nostro volontario, dicevo poco fa a una<br />
volontaria, che in effetti il volontario da noi è costantemente formato. Cioè quell‟oretta, oretta e mezza di èquipe<br />
dopo, ha molto valore e molta importanza <strong>per</strong>ché forma il soggetto, ti fa capire cos‟è che è giusto in un luogo<br />
dove tu puoi anche dire “io pensavo che fosse giusto far così” e sentirsi dire “mah forse sì…”. Cioè, queste qui<br />
sono state cose abbastanza…<br />
D: Ho capito. Senta, secondo lei, cosa bisognerebbe fare che non è stato possibile fare <strong>per</strong> carenza di<br />
risorse umane, economiche, di vario tipo?<br />
R: Mah, io vorrei un impegno da quelle che lei chiama le strutture ad assicurare ad esempio dei luoghi idonei,<br />
noi siamo negli oratori, noi siamo… Cioè, c‟è molta disponibilità <strong>per</strong> carità…<strong>per</strong>ò ecco io vorrei che queste<br />
figure si…sì poi i tagli son tagli, <strong>per</strong>ò, sul loro territorio…cioè, ci sono quelle volte che hai un po‟ quel<strong>la</strong><br />
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sensazione che il fatto che sia nato un Alzheimer Cafè come altre situazioni chiaramente, ma io parlo di questo…<br />
sia un po‟ il fiorellino all‟occhiello. Un riscontro reale, cioè fartene carico di alcune cose…io vorrei che si fosse.<br />
Poi ovviamente queste famiglie han bisogno sì di questi aiuti fatti da noi, molto carini, molto importanti oltre che<br />
belli da raccontare...ma sicuramente hanno anche bisogno di sicurezze, di avere…no lo so, secondo me, io non<br />
sono <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> medicina sia gratuita ma sicuramente quando c‟è una ma<strong>la</strong>ttia così invalidante come questa i<br />
bisogni sono tantissimi. Cioè uno, ventiquattr‟ore su ventiquattro <strong>per</strong> sette giorni <strong>la</strong> settimana non è uno scherzo,<br />
tu non hai mai un momento di riposo. Cioè questa cosa, chi ha <strong>la</strong> responsabilità di guardar queste faccende, deve<br />
comprender<strong>la</strong>. La gente ha bisogno. Cioè io mi ricordo di questa immagine di quando avevo una figlia<br />
piccolissima no? di sette giorni, ma i figli crescono…ma il ma<strong>la</strong>to ha solo un destino, l‟Alzheimer ne ha uno<br />
solo.<br />
D: Senta mi può indicare un risultato concreto che ha ottenuto col suo <strong>la</strong>voro?<br />
R: Un risultato concreto?<br />
D: Mah forse prima par<strong>la</strong>va che ha avuto…forse un ruolo…<br />
R: Sì…un…sicuramente <strong>per</strong> me è stato un momento di forte crescita, questa cosa qui. Noi ausiliari di carriere<br />
non ne abbiamo. In qualche modo <strong>per</strong> me è stata, come dire, una crescita dal punto di vista <strong>per</strong>sonale, cioè mi ha<br />
fatto osservare le cose anche da altri punti di vista, mi ha fatto mettere in gioco…a me piace.<br />
D: Senta quali benefici pensa che gli utenti abbiano ottenuto attraverso questo tipo di intervento?<br />
R: Ciò che le dicevo prima, sicuramente il sostegno. Ah, l‟altra cosa il sostegno e non sentirsi più iso<strong>la</strong>ti, che è<br />
l‟altra faccia, è molto pesante. È dura sette giorni su sette…<strong>per</strong>ché con un ma<strong>la</strong>to del genere tu non puoi più<br />
andare fuori una sera a mangiare una pizza, se non c‟è qualcuno che ti dà un luogo, o ti isoli, o non esci più. Un<br />
ma<strong>la</strong>to del genere al cinema mica lo puoi portare, a teatro. E tu che fai? La badante, <strong>la</strong> badante costa.<br />
D: Ecco par<strong>la</strong>ndo un po’ di rete di <strong>famiglia</strong>ri, secondo lei si sono attivati dei caregiver naturali?<br />
R: Intende? Per caregiver naturale?<br />
D: Diciamo, non so, prendo come riferimento <strong>la</strong> rete dei <strong>famiglia</strong>ri, se c’è stato ad esempio qualche<br />
soggetto che si è attivato naturalmente? Non lo so magari un parente del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che, vedendo che <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> magari partecipo a questo Alzheimer Cafè ha detto “beh posso anche dargli una mano”…<br />
R: Sì, sì<br />
D: Cioè intendo in questo senso: i caregiver naturali sono quelli che vedendo questa es<strong>per</strong>ienza si attivano<br />
senza essere interpel<strong>la</strong>ti.<br />
R: Senza partecipare ai pomeriggi intende? No…<br />
D: No, no sono solo soggetti che magari vedendo che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> del malto partecipa a queste cose qua si<br />
attiva in automatico, vede <strong>la</strong> situazione forse più normale e quindi dà un apporto…<br />
R: Ho visto…figli crescere. Figli che sono poi i più tosti a capire, <strong>per</strong>ché poi un figlio ha tutte le sue<br />
problematiche, c‟ha <strong>la</strong> sua casa, c‟ha <strong>la</strong> propria <strong>famiglia</strong>, c‟ha il proprio <strong>la</strong>voro, c‟ha tempi…non so, abita<br />
lontano dal<strong>la</strong> casa dei genitori <strong>per</strong> cui non son difficoltà risolvibili così sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> buona volontà. Ho visto<br />
figli molto attivarsi. Magari anche solo nei contatti con noi, provo a fare sostegno. Ho visto anche volontari<br />
essere disponibili fuori dagli orari no? andare a casa a trovarli…altro non le saprei rispondere su questo pezzo.<br />
D: Lei ritiene che il senso di autoefficacia dei destinatari del servizio sia aumentato? Che ci sia stato una<br />
sorta di empowerment?<br />
R: Me lo traduca dall‟inglese <strong>per</strong>ché io inglese, non ce l‟ho…<br />
D: Per empowerment si intende che i destinatari si sentono valorizzati, si sentono protagonisti<br />
dell’intervento e quindi in un certo senso si auto attivano. Quando vengono qua si sentono partecipi, attivi.<br />
R: Sì, sì. È duplice <strong>la</strong> situazione, dipende un po‟ da come stai. Stiamo par<strong>la</strong>ndo di soggetti che non hanno più<br />
venticinque anni ma ne hanno settanta, settantacinque. Per cui qualsiasi cosa debban già fare è già faticoso di<br />
suo. Però direi che, riconoscendosi in questo, sì, ci sono. Ci sono i momenti in cui nei gruppi di aiuto, mutuo<br />
aiuto, ma no solo…settimana scorsa ho assistito al<strong>la</strong> scena di una signora che sta venendo da poche settimane,<br />
che ha cercato subito l‟altra, un‟altra <strong>per</strong>sona. La vede fisicamente, <strong>la</strong> raggiunge, sono state lì a chiacchierare.<br />
Cioè questa, <strong>la</strong> figura nuova, chiedeva aiuto nel<strong>la</strong> lettura dei fatti, cioè chiedeva un sostegno all‟altra. Cioè<br />
questa cosa secondo me, rende protagoniste le <strong>per</strong>sone. Ci sono episodi all‟interno dei gruppi di mutuo aiuto, in<br />
cui quelli vecchi, danno i consigli, e hanno senso, <strong>per</strong>ché ci sono già passati…che sono all‟interno di questa<br />
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struttura, di questo sostegno già da tempo <strong>per</strong> cui quando gli arriva <strong>la</strong> faccia nuova sanno qual è <strong>la</strong> fatica che sta<br />
facendo quello. E <strong>per</strong> cui…ecco in quel senso io ritengo che si attivino.<br />
D: Senta, ritiene che sia facile <strong>per</strong> gli utenti accedere a questo servizio? O ci sia difficoltà?<br />
R: No, non…al nostro servizio credo che ci sia facilità, nell‟immediato. Perché qui basta che uno telefoni e poi<br />
viene rintracciato, messo in contatto con le psicologhe… Credo piuttosto che il difetto di fondo sia che i medici<br />
non sanno cos‟è l‟Alzheimer Cafè, i medici di base. I medici di base, che vieni a sentire di quei racconti che tu<br />
che sai cos‟è, che tu hai visto che cos‟è l‟Alzheimer Cafè…ecco queste cose…i medici di base dovrebbero<br />
essere più attivi, essere più…meno medicanti. Che poi non sempre sono solo quelli che danno <strong>la</strong> medicina, <strong>per</strong>ò<br />
dovrebbero essere molto più coinvolti sulle attività dell‟Asl, dovrebbero avere molta più conoscenza. Perché<br />
molte volte ad andare nelle case scopri delle situazioni molto tristi, dure…siamo molto vicini agli abbandoni.<br />
Cioè anche se c‟è un parente, c‟è una moglie voglio dire, ma se c‟ha ottant‟anni pure lei, che non è più in grado<br />
di…le assicuro che a entrare nelle case ho visto cose anche pesantine insomma, e non <strong>per</strong> cattiva volontà.<br />
D: Senta, par<strong>la</strong>ndo un po’ del <strong>la</strong>voro di èquipe, lei immagino che col<strong>la</strong>bora con altri o<strong>per</strong>atori del<br />
servizio…<br />
R: Con le psicologhe.<br />
D: Ok, e come giudica questi rapporti da un punto di vista di fiducia, coo<strong>per</strong>atività, reciprocità?<br />
R: Bene, io ho una…si riferisce tra noi o<strong>per</strong>atori? Che sia <strong>la</strong> psicologa… Mah io vedo, nell‟immediato bene cioè<br />
nel senso che abbiamo imparato anche a <strong>la</strong>vorare fianco a fianco, abbiamo imparato a dirci anche alcune cose.<br />
Sì, non sento il capetto sopra di me, io sono strutturalmente ormai una ribelle, ma <strong>per</strong> me è importante…sono<br />
cosciente del mio <strong>la</strong>voro…e avere a che fare con dei responsabili intelligenti <strong>per</strong> me è significativo.<br />
D: Senta par<strong>la</strong>ndo un po’ di soddisfazione <strong>per</strong>sonale lei è contenta di <strong>la</strong>vorare qui in questo servizio? E<br />
<strong>per</strong>ché?<br />
R: Sono contenta <strong>per</strong>ché professionalmente mi ha dato molto. Sono contenta <strong>per</strong>ché ho questo rapporto<br />
con…con varie facce dell‟organizzazione no? che sia <strong>la</strong> presidente, c‟è il direttore, c‟è <strong>la</strong> psicologa, ci sono io<br />
ma c‟è anche <strong>la</strong> faccia del volontario, c‟è <strong>la</strong> faccia del ma<strong>la</strong>to, c‟è <strong>la</strong> faccia del…facce, con facce io intendo dire,<br />
re<strong>la</strong>zione, che cambia, e questa è <strong>la</strong> mia soddisfazione. La mia vera soddisfazione è infondo al<strong>la</strong> giornata sono<br />
anche stufa <strong>per</strong>ò quel pezzo lì dove…intuito, es<strong>per</strong>ienza col ma<strong>la</strong>to l‟hai anche tradotto, l‟hai trasformato…col<br />
parente l‟hai ascoltato, col volontario hai dato le tue indicazioni…cioè quel<strong>la</strong> è <strong>la</strong> soddisfazione.<br />
D: Senta, facendo magari riferimento a un caso specifico, lei ritiene che gli utenti di cui un po’ mi ha<br />
raccontato, siano contenti del suo <strong>la</strong>voro? E <strong>per</strong>ché?<br />
R: Io penso che siano contenti…sicuramente, io sono il punto di riferimento dal momento in cui non c‟è <strong>la</strong><br />
psicologa. Quando arriva <strong>la</strong> psicologa chiaramente il tutto viene riferito a lei, questa cosa è giusta, è sacrosanta.<br />
Han bisogno di avere dei punti di riferimento precisi. Chi se non il <strong>la</strong>ureato, il dottore ti risolve il problema, <strong>per</strong><br />
cui mi sta anche bene. La sua domanda qual‟era?<br />
D: Era se gli utenti secondo lei, magari facendo riferimento a un caso specifico, sono contenti del<strong>la</strong> sua<br />
attività…<br />
R: Ma sì, sì, dopo ci sono anche episodi no? Cioè voglio dire, <strong>la</strong> parente di una nostra amica amma<strong>la</strong>ta che è lì<br />
aspetta <strong>la</strong> psicologa, ha già il colloquio eccetera eccetera…boh io finisco vicino a lei e parliamo…ma così,<br />
parliamo del più e del meno…al<strong>la</strong> fine quando sta andando via che gli dice “volevi dirmi?” “l‟ho risolto con <strong>la</strong><br />
Chiara”. Non mi sembrava di avergli dato grandi risposte, se non quelle che gli stavo dando da mesi, cioè, io in<br />
fondo avevo detto “andate avanti così in questa situazione, state già facendo molto, porta pazienza”. Cioè, un<br />
<strong>per</strong>fetto non c‟è, non avevo dato un soluzione magica no?, <strong>per</strong>ò di fatto…ecco…queste sono le…<br />
D: Perfetto. Senta, l’ultima domanda. Come vede il futuro di questo servizio?<br />
R: Il futuro…al momento io lo vedo che può proseguire in questo senso, cioè viste le situazioni di…che<br />
dire…dei finanziamenti, di poter andare all‟Asl e dire “voglio una sede” dove l‟estate è vivibile, un ambiente più<br />
protetto dove non devo usare le risorse di quattro volontari <strong>per</strong> star dietro a due <strong>per</strong>sone, o quantomeno se il<br />
paziente ha voglia di andar fuori nel giardino, il giardino è protetto, chiuso in cui cioè, <strong>la</strong>scialo andare, gli fa<br />
bene. Poi dei cambiamenti in noi, cioè di come passare i pomeriggi…le idee possono essere molte…a me piace<br />
moltissimo questa. Cioè, so che esistono altre es<strong>per</strong>ienze dove i pomeriggi ad esempio li passano facendogli<br />
cantare in un certo modo, non il canto spontaneo…il cantare, il giochino di un partico<strong>la</strong>re, poi lì c‟è l‟animatore<br />
non c‟è il volontario. Costi diversi, è <strong>la</strong> realtà. Dove il <strong>famiglia</strong>re non c‟è ad esempio, sono scelte che fanno. A<br />
me invece continua a piacere questo, dopo qualsiasi cosa puoi andar<strong>la</strong> ad aggiustare, <strong>per</strong> carità, niente è<br />
<strong>per</strong>fetto…<strong>per</strong>ché è <strong>la</strong>sciato al rispetto del ma<strong>la</strong>to, al rispetto del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona. Ho voglia di raccontarle un episodio,<br />
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abbiamo un signore che tende un po‟ ad agitarsi, alterarsi, e noi temiamo <strong>la</strong> fase, <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Ho assistito al<strong>la</strong><br />
scena di un volontario, mi sembrava un attore, ha fatto un‟improvvisazione in pratica, lui fa il volontario, in cui<br />
partendo dal dargli <strong>la</strong> ragione, l‟ha seguito <strong>per</strong>sino quasi sull‟onda <strong>per</strong> cui il ma<strong>la</strong>to che era un po‟ sull‟alterato e<br />
l‟altro gli diceva “hai ragione”…a un certo punto ho assistito proprio a questa scena in cui il ma<strong>la</strong>to è come se si<br />
fosse specchiato, ma l‟altro, il volontario manteneva un‟aria serena, tranquil<strong>la</strong>…in cui al ma<strong>la</strong>to è ca<strong>la</strong>to <strong>la</strong>…<strong>la</strong><br />
tensione…si sono alzati, il ma<strong>la</strong>to s‟è alzato, s‟è alzato il volontario e il volontario gli dice “andiamo a fer un<br />
giro”…son partiti! Son tornati sereni tutt‟e due, ri<strong>la</strong>ssati tutt‟e due. Cioè, se quel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona gli mettevi lì i<br />
bicchieri da raddrizzare…cioè o tu sai esattamente cosa stai raddrizzando tu, o se no gli crei confusione. Noi<br />
abbiamo visto ma<strong>la</strong>ti passare i pomeriggi a giocare a carte che oggi se non hanno il volontario che gli dice prendi<br />
il due, prendi il tre, non sono più in grado di giocare. Allora, se tu al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona non <strong>la</strong> metti di fronte al dover<br />
fare, ma segui quell‟onda, quel suo stile, quel suo…si sente tranquillo, riconosciuto…noi abbiam visto ma<strong>la</strong>ti<br />
seri…due anni fa…entrare nell‟ambiente, quest‟uomo che era ormai al vagabondaggio, che oramai…vedere<br />
l‟ambiente, caotico, degli oratori, cambiare faccia, trasformarsi, sorridere. Vuol dire allora che una risposta, il<br />
mondo ce l‟ha. Quello che basta e non basta non lo so, provo a immaginare alcune cose, <strong>per</strong>ò secondo me questo<br />
è un metodo vincente, cioè sono disposta a sentirmi raccontare altro e mettermi in discussione e provare altre<br />
soluzioni sempre. Però al<strong>la</strong> stessa stregua secondo me qui…<strong>per</strong>ché c‟è un senso di partecipazione, è come se i<br />
bisogni fossero in qualche modo equiparati, come se ci fosse <strong>la</strong> compartecipazione dei soggetti. Il fatto che io ti<br />
possa raccontare quanto sono arrabbiata…<br />
D: Va bene. Perfetto l’intervista è…<br />
R: Ho par<strong>la</strong>to troppo!<br />
D: No, no. Va benissimo. Io <strong>la</strong> ringrazio.<br />
3.1.4.8. Trascrizione dell‟intervista al<strong>la</strong> psicologa, ACDB 8<br />
D: Allora abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare possa essere considerato una buona pratica.<br />
Perché secondo lei questo servizio è considerato una buona pratica?<br />
R: Per una serie di motivi di tipo pratico <strong>per</strong>ché le famiglie hanno un punto di riferimento ben concreto e visibile<br />
sul territorio. Siamo in collegamento comunque con i servizi territoriali sia sociali che sanitari quindi non è<br />
un‟iso<strong>la</strong> a sé ma va tenuta in considerazione a livello di rete territoriale. E poi molto sul dettaglio andiamo a<br />
<strong>la</strong>vorare con i bisogni di ogni <strong>famiglia</strong> quindi si fa un progetto a volte non tanto dichiarato quanto condiviso a<br />
parole e si <strong>la</strong>vora su quegli obiettivi , il benessere del ma<strong>la</strong>to e <strong>la</strong> formazione ed informazione del parente, del<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> rispetto al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />
D: Ho capito, bene adesso vorrei par<strong>la</strong>re un po’ del suo ruolo, vorrei sa<strong>per</strong>e che ruolo svolge nel servizio,<br />
quali sono i suoi compiti e quali sono le azioni concrete che svolge.<br />
R: allora sono psicologa, quindi ho a che fare con i colloqui di conoscenza, l‟avvio del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, il supporto e<br />
<strong>la</strong> formazione all‟equipe. Nel senso che faccio una formazione specifica ai volontari e gli o<strong>per</strong>atori che si<br />
affiancano al<strong>la</strong> gestione dell‟Alzheimer café e in itinere, in senso tutte le settimane, dopo aver accolto le famiglie<br />
<strong>per</strong> le due ore facciamo un <strong>la</strong>voro d‟equipe dove si su<strong>per</strong>visionano i casi in modo tale che il volontario possa<br />
immediatamente raccontare <strong>la</strong> propria es<strong>per</strong>ienza e <strong>la</strong>vorare su aspetti teorici del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e del ma<strong>la</strong>to ma sui<br />
casi specifici e preparare poi il <strong>la</strong>voro che si andrà a fare <strong>la</strong> settimana prossima. Poi <strong>per</strong> quanto riguarda le<br />
famiglie, quello che noi facciamo è un <strong>la</strong>voro di accoglienza del<strong>la</strong> situazione, di lettura condivisa delle difficoltà<br />
che loro dichiarano a volte si a volte no, e cercare di fare un <strong>per</strong>corso di supporto psicologico con i parenti che<br />
arrivano in modo tale che possano maturare quelli che sono i limiti, possiamo chiamarli così, nell‟assistenza al<br />
proprio parente al domicilio e quindi renderli consapevoli del<strong>la</strong> criticità dell‟assistenza domiciliare in modo tale<br />
che possano sentirsi anche liberi e un pochino più in grado di poter formu<strong>la</strong>re una richiesta di aiuto. Se io<br />
riconosco in me una difficoltà e un limite posso anche rendermi conto che da solo non ce <strong>la</strong> faccio e allora posso<br />
iniziare a chiedere un aiuto. Non avviene in tutte le famiglie, non è sempre semplice <strong>per</strong>ché ha a che fare con una<br />
serie di difficoltà di tipo re<strong>la</strong>zionale <strong>la</strong> storia che io ho con mio marito, con mia moglie, con mio papà, con <strong>la</strong> mia<br />
mamma. Tanti coniugi soprattutto dicono “io ho promesso di farmi carico fino al<strong>la</strong> fine”, ma non vuol dire che<br />
devono morire tutti e due in questo compito, quindi e<strong>la</strong>boriamo questa promessa fatta nel senso di far entrare<br />
ulteriore aiuti affinchè <strong>la</strong> promessa possa mantenersi e che il caregiver non si ammali anche lui. Sono queste le<br />
funzioni che facciamo nell‟Alzheimer cafè, attiviamo anche gruppi di auto e mutuo aiuto sempre condotti da me.<br />
A volte mi faccio affiancare da una figura di tipo sanitaria <strong>per</strong> fare anche dei gruppi di formazione ai parenti<br />
dove si elencano una serie di procedure migliori, buona prassi, <strong>per</strong> il parente, sia <strong>per</strong> l‟alimentazione, <strong>per</strong> l‟igiene<br />
<strong>per</strong>sonale, <strong>per</strong> il mantenimento dell‟ambiente, quegli accorgimenti re<strong>la</strong>tivi al bagno, al<strong>la</strong> cucina, al corridoi ecco<br />
cose che facilitano lo stare bene a casa propria. E poi facciamo un <strong>la</strong>voro di accompagnamento nell‟informazione<br />
sui servizi territoriali, tante famiglie non sanno che esistono i centri integrati, che possono chiedere i pasti a<br />
domicilio, che possono andare dall‟assistente sociale, <strong>per</strong>ché non succede niente se si va dall‟assistente sociale e<br />
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attivare il servizio a domicilio piuttosto che chiedere l‟adi, piuttosto che farsi una serie di colloqui con altre<br />
figure che può essere un medico specialista, che può essere un‟infermiera, <strong>per</strong> ottenere informazioni che a loro<br />
servono in quel momento.<br />
D: Bene, volevo chiederle quali sono gli obiettivi che lei pensa di <strong>per</strong>seguire in questo servizio?<br />
R: Per quanto riguarda l‟Alzheimer cafè abbiamo tre obiettivi ben precisi che sonR: il benessere del ma<strong>la</strong>to<br />
inteso come <strong>la</strong> possibilità che anche nel<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona possa scoprire di avere una re<strong>la</strong>zione sociale, di<br />
avere degli amici, delle conoscenze nuove che non giudicano, che non criticano e quindi <strong>la</strong> possibilità di star<br />
bene in un ambiente esterno al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, al nucleo familiare, e s<strong>per</strong>imentare situazioni nuove di tipo<br />
re<strong>la</strong>zionale, sociale e affettive. Per quanto riguarda il parente, anche lì s<strong>per</strong>imentare forme nuove di re<strong>la</strong>zione con<br />
il proprio ma<strong>la</strong>to nel senso che gli facciamo vedere che il ma<strong>la</strong>to, pur essendo grave a volte, ha <strong>la</strong> possibilità di<br />
rapportarsi se stimo<strong>la</strong>to bene, se accolto bene anche nel<strong>la</strong> difficoltà. Diamo formazione, come dicevo prima, su<br />
come stare, tecniche di conversazione piuttosto che di assistenza pratica e soprattutto di supporto psicologico<br />
quindi c‟è tutta un‟e<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> crisi, del conflitto e del lutto. Ecco <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia di Alzheimer è una morte<br />
anticipata del parente e questo va e<strong>la</strong>borato <strong>per</strong>ché tanti hanno bisogno davvero di dare un nome alle emozioni<br />
forti che hanno, dis<strong>per</strong>azione, sensi di colpa e così via. Un terzo obiettivo è quello di, attraverso i volontari,<br />
attraverso <strong>la</strong> formazione di volontari, sensibilizzare il territorio. I volontari sono una buona fonte di raccontare<br />
agli altri cosa sta succedendo e cosa succede all‟interno dell‟Alzheimer cafè, non <strong>per</strong>ché raccontano i fatti privati<br />
di ogni <strong>famiglia</strong> ma <strong>per</strong>ché spiegano in parrocchia piuttosto che quando vanno a prendere il pane che esiste un<br />
posto dove anche i ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer e le loro famiglie possono partecipare. Quindi un modo di sensibilizzare<br />
il territorio ad aprirsi a questa nuova es<strong>per</strong>ienza. Quindi abbiamo questi il ma<strong>la</strong>to, il parente e il volontario come<br />
territorio.<br />
D: Quindi secondo lei quali sono gli elementi che hanno facilitato il raggiungimento di questi obiettivi? Ci<br />
sono stati degli elementi partico<strong>la</strong>ri?<br />
R: È sicuramente una formazione molto stretta sui servizi e sul<strong>la</strong> lettura attuale, nuova, gli aggiornamenti sul<strong>la</strong><br />
demenza. Abbiamo fatto molti corsi con geriatri, neurologi, abbiamo fatto anche un <strong>per</strong>corso molto interessante<br />
come organizzazione. L‟organizzazione primo ascolto Alzheimer non è soltanto l‟Alzheimer cafè, ma è nata<br />
prevalentemente come uno sportello, mi passi il termine, <strong>per</strong> le famiglie. Questo ha stimo<strong>la</strong>to negli o<strong>per</strong>atori che<br />
<strong>la</strong>voro all‟interno dell‟organizzazione il bisogno di entrare in contatto con i medici, con l‟aspetto scientifico del<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia. Abbiamo creato un tavolo di discussione, di sensibilizzazione sulle demenze prima <strong>per</strong> organizzare<br />
anche il convegno <strong>per</strong> <strong>la</strong> giornata mondiale <strong>per</strong> l‟Alzheimer che avviene a settembre, ma siccome ci trovavamo<br />
già lì abbiamo studiato una possibilità di <strong>la</strong>vorare a domicilio chiamato “Voucher demenze” <strong>per</strong> esempio. Quindi<br />
secondo me gli elementi fondamentali sono quelli di non <strong>la</strong>vorare da soli ma entrare nel<strong>la</strong> rete dei servizi,<br />
stimo<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> riflessione, discussione, sentirsi una spinta, ma essere aiutai e spinti da quello che avviene fuori.<br />
D: Volevo chiederle ci sono secondo lei dei soggetti o delle strutture che supportano e al contrario<br />
ostaco<strong>la</strong>no <strong>la</strong> vostra azione?<br />
R: Se sono ben informate quasi tutti gli enti e le associazioni e comunque i soggetti che <strong>la</strong>vorano sul territorio ci<br />
danno una mano. Tante volte gli enti non vogliono entrare in merito su cosa sta succedendo <strong>per</strong> quanto riguarda i<br />
servizi al<strong>la</strong> demenza e mol<strong>la</strong>no lì e quindi creano più una “disinformazione”. I medici di base <strong>per</strong> esempio sono<br />
un punto dolente dal punto di vista che loro hanno accesso immediato ai pazienti e potrebbero essere il primo,<br />
principale attore di passaparo<strong>la</strong> no, di raccontare, dire al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, dove andare, cosa fare e tutto quanto, gran<br />
parte delle famiglie che si ricolgono poi a noi trovano nel medico di base una <strong>per</strong>sona non preparata<br />
assolutamente poco disponibile ad aiutarli in questo caso e con delle risposte tipR: “signora cosa vuole, sua<br />
mamma ha 80 anni, ormai <strong>la</strong> sua vita l‟ha fatta, chissene frega, <strong>la</strong> <strong>la</strong>sci lì”. Ecco risposte che veramente fanno<br />
molto male.<br />
D: Ecco, pensando un po’ all’Alzheimer cafè qual è il punto di partenza e secondo voi a che punto siete<br />
arrivati?<br />
R: Il punto di partenza è stata <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione soprattutto del presidente dell‟organizzazione, vi faccio presente che<br />
è un‟organizzazione molto picco<strong>la</strong> che è nata <strong>per</strong> un desiderio di territorializzazione di un‟es<strong>per</strong>ienza che<br />
avviene nel<strong>la</strong> città di Bergamo. Gabriel<strong>la</strong> ha detto “ voglio assolutamente anch‟io attivare un punto di ascolto<br />
alle famiglie sul territorio di Dalmine <strong>per</strong>ché non c‟è”. A volte le famiglie quando vedono che devono spostarsi<br />
troppo non lo fanno e quindi rimangono con dei dubbi. X ha attivato questo punto di ascolto sul territorio di<br />
Dalmine aprendolo un po‟ oltretutto a tutta <strong>la</strong> provincia grazie anche agli aiuto informatici, internet è stato<br />
fondamentale e x mi contatta e mi dice “ascolta io ti devo chiedere di aiutarmi nel supporto psicologico alle<br />
famiglie” dopodiché ci siamo incontrate ancora e mi dice <strong>per</strong>ché non fare in modo di mantenere un contatto<br />
continuo con le famiglie creiamo qualcosa. Da lì è venuta fuori l‟idea di poter creare qualcosa, un‟iniziativa<br />
continua nel tempo, che poteva dare alle famiglie non solo il contatto telefonico o il colloquio con me, psicologa<br />
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<strong>per</strong> un ipotetico supporto psicologico che in linea di massima dura da tre a quattro incontri non di più, invece<br />
qualcosa di più duraturo nel tempo. A x le sono arrivate informazioni re<strong>la</strong>tive all‟Alzheimer cafè e è andata a<br />
vedere insieme a x, il direttore dell‟organizzazione Alzheimer cafè a Cremona, e da lì siamo stati un po‟ tutti<br />
interessati al<strong>la</strong> proposta, abbiamo fatto il nostro progetto e l‟abbiamo in un certo qual modo e<strong>la</strong>borato a seconda<br />
di quello che noi pensiamo sia <strong>la</strong> cosa migliore <strong>per</strong> affiancare <strong>la</strong> demenza. Quindi il punto di partenza è stata <strong>la</strong><br />
sollecitazione da parte di Gabriel<strong>la</strong> fatta anche dalle famiglie, nel senso che alcuni dicevano ma <strong>per</strong>ché non ci<br />
incontriamo, <strong>per</strong>ché non ci vediamo in un altro momento in un‟altra sede, e così è partito l‟Alzheimer cafè.<br />
D: Volevo chiederle qual è <strong>la</strong> sua maggiore soddisfazione che ha ottenuto e anche quel<strong>la</strong> dell’associazione?<br />
R: Allora, sì <strong>per</strong>ché così si collega <strong>la</strong> parte ultima del<strong>la</strong> domanda che al<strong>la</strong> fine non ho risposto. Siam partiti così:<br />
attualmente <strong>la</strong> risposta è evidente. Siam partiti con un solo Alzheimer cafè con sette famiglie, attualmente ne<br />
gestiamo quattro e siamo stati comunque promotori dell‟avvio di altri Alzheimer cafè, non gestiti da noi, o<br />
comunque ancora in cantiere e questa è già una risposta positiva. Le famiglie continuano ad aumentare in ogni<br />
Alzheimer cafè. Per me <strong>la</strong> cosa che più mi rende soddisfatta del <strong>la</strong>voro che faccio singo<strong>la</strong>rmente e al livello di<br />
organizzazione è il fatto che ogni <strong>famiglia</strong> che ci contatta ha poi un ventaglio di proposte nel quale poi sceglie,<br />
diventa capace di scegliere, diventa capace di leggere il proprio stato, e rendersi consapevole di una possibilità di<br />
chiedere aiuto, e quindi di appoggiarsi ad un servizio territoriale o di avviare servizi territoriali, nel senso che in<br />
alcuni casi non c‟era il pasto, è partito il pasto a domicilio piuttosto che i servizi specifici e così via. Questo è<br />
quello che mi rende molto soddisfatta.<br />
D: Ci sono stati secondo lei degli esiti inattesi che <strong>per</strong>ò si sono rive<strong>la</strong>ti molto significativi?<br />
R: L‟a<strong>per</strong>tura di altri Alzheimer cafè, noi non pensavamo. Siamo partiti tre anni fa dicendo s<strong>per</strong>iamo, vediamo,<br />
se <strong>la</strong> cosa può “attecchire”. Non pensavamo di arrivare a questo successo. Al punto tale che <strong>la</strong> stessa Asl vede<br />
negli Alzheimer cafè una possibilità previa l‟inserimento di un centro diurno, è questa <strong>la</strong> cosa fondamentale. È<br />
come una buona palestra, una buona preparazione <strong>per</strong> il parente, <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, e <strong>per</strong> il ma<strong>la</strong>to stesso. Nel senso<br />
che si prova, si assaggiano piccole cose che poi avvengono negli inserimenti su strutture più chiare, sul territorio<br />
come può essere un centro diurno o una Rsa, o una casa di riposo.<br />
D: Secondo lei che cosa bisognerebbe fare che non è stato possibile fare <strong>per</strong> le carenze di risorse<br />
economiche,, umane, di tempo?<br />
R: La continuità nei mesi estivi, noi chiudiamo tutto il mese di agosto e anche a Natale. Anche <strong>per</strong> poter dare ai<br />
volontari <strong>la</strong> possibilità di una pausa. Ecco purtroppo il mese di agosto è chiuso un po‟ tutto quindi ce ne<br />
rendiamo conto che anche noi chiudiamo una possibilità <strong>per</strong> le famiglie. Un altro aspetto che io ritengo molto<br />
importante è che essendo un servizio gratuito, abbiamo bisogno di, <strong>per</strong> poter essere autonomi economicamente,<br />
<strong>per</strong>ché un Alzheimer cafè ha un costo, chiediamo dei finanziamenti ai bandi, e quindi facciamo riferimento al<strong>la</strong><br />
legge 23, facciamo riferimento ai bandi del<strong>la</strong> comunità bergamasca. Come lei saprà sono bandi che comunque in<br />
un certo qual modo aiutano iniziative nuove, che <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta si mettono in piedi. Ormai i nostri Alzheimer<br />
cafè non sono una novità, quindi facciamo fatica a capire come poter andare avanti a livello economico. Il<br />
grande aiuto è dato dai volontari, che non <strong>per</strong>cepiscono assolutamente niente a livello economico, abbiamo dei<br />
costi più che altro a livello professionale. Io <strong>per</strong> esempio <strong>per</strong> poter fare un <strong>la</strong>voro come quello che sto facendo,<br />
diciamo che ho bisogno di essere sostenuta anche economicamente, <strong>per</strong>ché faccio molti spostamenti, a me piace<br />
molto fare visite domiciliari <strong>per</strong> cui vado avanti e indietro, montagna, pianura, vado, vengo, salgo e scendo. Sono<br />
giovane, mi ritengo tutt‟ora giovane, ho una <strong>famiglia</strong> anch‟io e <strong>per</strong> esempio che non sia ancora, pur essendo<br />
riconosciuto a livello qualitativo anche a livello del<strong>la</strong> Asl non sento ci sia un supporto finanziario economico <strong>per</strong><br />
far sì che l‟iniziativa possa prendere piede, e sia adottata da un ente che lo sostenga, che rimanga solo a carico,<br />
sulle spalle dell‟organizzazione primo ascolto Alzheimer che tra l‟altro non è neanche un‟associazione ma<br />
un‟organizzazione di volontariato anche se iscritta all‟albo e tutto quanto, capisce che ci muoviamo solo con dei<br />
contributi che abbiamo e questo può essere un handicap qualora i finanziamenti non arrivino più.<br />
D: Par<strong>la</strong>ndo un po’ di efficacia in generale, partiamo dal suo ruolo, può indicare un risultato concreto che<br />
ha ottenuto con il suo <strong>la</strong>voro?<br />
R: Sì, nel senso di aver accompagnato le famiglie ad essere più mature e consapevoli dei rischi, <strong>la</strong> gravità del<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia del proprio parente e di sa<strong>per</strong> allora scegliere quali proposte sanitarie e sociali a favore dell‟assistenza a<br />
domicilio, e non solo, nel senso che si fa una crescita su un inserimento su un rsa. Per me questo è uno dei<br />
risultati forti. Arrivano famiglie che chiedono soltanto “passiamo un attimo insieme” <strong>per</strong>ò io me <strong>la</strong> cavo. Dopo<br />
un colloquio, dopo una chiacchierata notiamo molta difficoltà nel parente e soprattutto un‟agitazione nel ma<strong>la</strong>to<br />
<strong>per</strong>ché vanno di pari passo e una non formazione del parente va a creare molta agitazione nel ma<strong>la</strong>to <strong>per</strong>ché non<br />
c‟è spazio <strong>per</strong> il disturbo, <strong>per</strong> <strong>la</strong> sintomatologia del ma<strong>la</strong>to. Ed è un circuito che si alimenta a vicenda. Qualora ci<br />
sia <strong>la</strong> decisione e <strong>la</strong> possibilità che il parente stesso si da di essere un po‟ più capace nell‟affrontare <strong>la</strong> propria<br />
emozione e <strong>la</strong> propria difficoltà e soprattutto non dico tanto accettare <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, <strong>per</strong>ché quello a volte avviene<br />
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spontaneamente, tante volte fino al<strong>la</strong> fine non si accetta, ma pur non accettando <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia ci si rende conto di<br />
poter far qualcosa a favore del ma<strong>la</strong>to e del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, immediatamente si viene a creare un ambiente di<br />
tolleranza dei disturbi comportamentali del ma<strong>la</strong>to, il ma<strong>la</strong>to comincia a non essere più tanto agitato e tanto in<br />
ansia e si va <strong>per</strong> le buone cure. Per me questo è fondamentale e lo noto in qualsiasi <strong>famiglia</strong> che si avvicina.<br />
D: Quindi secondo lei quali sono i benefici che gli utenti hanno ottenuto attraverso questo servizio?<br />
R: Primo fondamentale <strong>la</strong> possibilità di non chiudersi in sé stessi e di rom<strong>per</strong>e <strong>la</strong> solitudine <strong>per</strong>ché<br />
appoggiandosi in una struttura all‟esterno del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> riescono a creare e ricreare e costruire soprattutto nuovi<br />
rapporti. Non soltanto a livello di paziente psicologo utente ausiliario, quanto a livello sociale, su tutti i livelli.<br />
D: Facendo riferimento al<strong>la</strong> rete dei destinatari si sono attivati anche secondo lei dei caregiver naturali?<br />
R: Caregiver naturali nel senso non quelli designati dal<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>?<br />
D: Sì… Magari soggetti che vedendo il servizio dicono “ah allora ti posso dare una mano…”<br />
R: Sì allora noi abbiamo sempre <strong>la</strong>vorato molto sul fatto che il volontario si senta protetto nell‟offrire <strong>la</strong> sua<br />
assistenza, il suo essere un accompagnatore del familiare del ma<strong>la</strong>to, all‟interno delle due ore. Sono volontari che<br />
sono del territorio, abbiamo scelto il volontariato locale, <strong>per</strong> facilitare <strong>la</strong> conoscenza del territorio e quant‟ altro.<br />
Ma questo può essere anche uno svantaggio <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> può chiedere cose in più di quelle che trova<br />
all‟interno dell‟Alzheimer cafè e il volontario molte volte può sentirsi anche “minacciato”. Vado a far <strong>la</strong> spesa<br />
mi trovo con il marito che mi dice non so come fare <strong>per</strong> cambiare il pannolone, può venire spontaneo al<br />
volontario dire “dai, ti aiuto, lo conosco vado e lo faccio”. Quello che abbiamo cercato di fare è tu volontario non<br />
sentirti di dover rispondere in prima <strong>per</strong>sona, non aver paura, non succede niente se tu in quel caso hai rilevato<br />
un bisogno, dici al parente faccio una chiacchierata con <strong>la</strong> psicologa vedo cosa mi dice lei e poi vediamo se o io<br />
o qualcun altro può sub entrare a questo bisogno. È <strong>la</strong> cosa più chiara e soprattutto più rispettosa del bisogno.<br />
Quindi non ci sostituiamo a quelli che possono essere già dichiarati e soprattutto il volontario può diventare una<br />
figura di sostegno anche al domicilio del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> purchè ci sia un collegamento con l‟Alzheimer cafè e abbia<br />
un senso con il progetto in atto. Noi accogliamo negli Alzheimer cafè anche gli assistenti privati nel senso che se<br />
un parente mi dichiara l‟impossibilità di accompagnare un ma<strong>la</strong>to nelle due ore e il ma<strong>la</strong>to è assistito da una<br />
badante e se una badante ha <strong>la</strong> voglia di partecipare accogliamo anche loro. Infatti qui a Dalmine ne abbiamo<br />
avuta una sempre, e un‟altra che si alterna. In tutti gli Alzheimer cafè abbiamo queste figure di badanti che si<br />
<strong>la</strong>sciano <strong>la</strong> possibilità di partecipare ed entrano in questa rete di confronto. Che poi ci siano gli input <strong>per</strong>ché le<br />
famiglie conoscano altri assistenti o caregiver naturali avviene proprio <strong>per</strong>ché cominciano a capire che chiedere<br />
aiuto non è così difficile o impossibile.<br />
D: Lei ritiene, par<strong>la</strong>ndo di effetto empowerment, che sia aumentato il senso di auto efficacia nei<br />
destinatari di interventi che ci siano…<br />
R: Ogni caregiver una volta che impara, sul<strong>la</strong> propria es<strong>per</strong>ienza, a leggere gli effetti positivi di consapevolezza<br />
di quello che c‟è sul territorio, diventa ogni caregiver un o<strong>per</strong>atore che sensibilizza un altro caregiver appena<br />
arrivato nel<strong>la</strong> ricerca di sé stesso prima di tutto e poi delle cose che ci sono sul territorio.<br />
D: Par<strong>la</strong>ndo un po’ di accesso al servizio ritiene che sia facile agli utenti accedere a questo tipo di servizio<br />
o ci sono delle difficoltà?<br />
R: Sì, nel senso che l‟accesso è velocissimo, <strong>per</strong>ché basta che chiamino l‟organizzazione e poi io contatto<br />
direttamente <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, quindi magari c‟è un po‟ l‟attesa che io mi liberi <strong>per</strong> poter fare <strong>la</strong> telefonata, il colloquio<br />
di conoscenza e poi l‟arrivo. Sinceramente una volta che entrano in contatto con noi <strong>la</strong> cosa avviene in modo<br />
naturale. Non è detto che tutte le famiglie che ci contattano partecipino poi <strong>per</strong>ché si valuta. Io faccio una<br />
valutazione da parte mia, se il ma<strong>la</strong>to è in condizioni di sopportare un ambiente nuovo, facce nuove, voci rumori<br />
luci e cose varie. Stimoli che in alcuni momenti del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, soprattutto in alcune fasi di agitazione possono<br />
creare più malessere che benessere, quindi condividiamo con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> questa cosa e offriamo un <strong>per</strong>corso<br />
diverso. Può essere che il parente venga da solo, <strong>la</strong>sciando il ma<strong>la</strong>to in compagnia di qualcun altro, il parente<br />
caregiver può partecipare <strong>per</strong> acquisire maggiormente alcune tecniche <strong>per</strong> potersi sfogare. Il problema è quando<br />
il territorio non conosce bene cos‟è l‟Alzheimer cafè quindi anche lì cadiamo sempre sul<strong>la</strong> difficoltà a far capire<br />
ai medici piuttosto che ai parroci piuttosto che agli assistenti sociale che non succede niente se si offre al<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> <strong>la</strong> possibilità di contattare. Poi <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> vede cosa fare. Ma un minimo di informazione che sul<br />
territorio c‟è questa cosa, si potrebbe fare e tante volte non si fa.<br />
D: Mi sembra di aver capito che lei comunque <strong>la</strong>vora in equipe con altri o<strong>per</strong>atori?<br />
R: Sì… il gruppo o<strong>per</strong>ativo è costituito da i volontari, dall‟ausiliare che è <strong>la</strong> coordinatrice e da me come<br />
psicologa. In alcuni casi siamo in due psicologhe quindi <strong>la</strong>voriamo così.<br />
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D: Volevo chiederle come valuta le re<strong>la</strong>zioni da un punto di vista del<strong>la</strong> fiducia, del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>atività, e del<strong>la</strong><br />
reciprocità con gli altri o<strong>per</strong>atori.<br />
R: Molto buona, molto ricca di spunti, di letture. È molto eterogeneo il gruppo, nel senso che i volontari non<br />
hanno fatto un <strong>per</strong>corso di formazione ad hoc nel senso che non sono tutti medici, infermieri, educatori<br />
professionali. Troviamo di tutto e di più dagli o<strong>per</strong>ai che hanno <strong>la</strong>vorato in fabbrica alle maestre d‟asilo, alle<br />
casalinghe, e abbiamo molti volontari che a loro volta hanno assistito parenti ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer, quindi si sono<br />
proposti di fare i volontari proprio <strong>per</strong> es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>sonale l‟hanno vissuta sul<strong>la</strong> propria pelle. E quindi <strong>la</strong><br />
possibilità di scambio di informazioni e di vissuti è molto ricca. Per cui il <strong>la</strong>voro di equipe è molto buono.<br />
D: Parliamo un po’ di soddisfazione <strong>per</strong>sonale e soddisfazione dell’utenza… le chiedo lei è contenta di<br />
<strong>la</strong>vorare in questo servizio, sembra di sì…<strong>per</strong>ò volevo chiederle <strong>per</strong>ché? Se c’è qualcosa che proprio…<br />
R: È un‟iniziativa assolutamente fuori dal normale fuori dal comune, nel senso che le regole le abbiamo fatte<br />
noi, le abbiamo create noi le rispettiamo noi proprio <strong>per</strong>ché son venute fuori da noi. Non mi sento stretta, non mi<br />
sento ripetitiva né di andare contro i miei valori che a volte <strong>per</strong> un professionista come me, <strong>la</strong>vorare in un ente<br />
pubblico, tante volte i valori <strong>per</strong>sonali devi cercare di farli coincidere con i valori dell‟ente. Io qua no, mi sento<br />
assolutamente libera e rispettata <strong>per</strong>ché i valori li abbiamo condivisi insieme. Quindi secondo me,mi sento così<br />
bene <strong>per</strong>ché soprattutto tocco con mano <strong>la</strong> positività dell‟intervento, <strong>la</strong> buona riuscita, dobbiamo essere un<br />
pochino più scientifici. Ecco un altro punto debole del<strong>la</strong> nostra organizzazione è che andiamo molto a<br />
<strong>per</strong>cezione, ci sembra che, abbiamo tante famiglie contente, dovremmo cominciare a fare un questionario di<br />
soddisfazione, come di controllo dello stress del caregiver, dove ci sono strumenti <strong>per</strong> potergli fare e noi li<br />
stiamo usando. Siamo rimasti un po‟ alle <strong>per</strong>cezioni.<br />
D: Anche da parte dell’utenza mi sembra siano soddisfatti di questo servizio … le chiederei un <strong>per</strong>ché<br />
definitivo, generale …<br />
R: L‟utenza è soddisfatta <strong>per</strong>ché si trova in un ambiente libero da giudizi e da criticità nel senso che il parente<br />
può arrivare e manifestare a<strong>per</strong>tamente l‟odio, <strong>la</strong> fatica, <strong>la</strong> rabbia, <strong>la</strong> tristezza e tutte queste emozioni sono<br />
accolte e rie<strong>la</strong>borate, non nascoste, non va nascosto il dolore, <strong>la</strong> sofferenza, <strong>la</strong> fatica di assistere <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, ma<br />
vanno dati i nomi alle cose e vanno trovate soluzioni. Le <strong>per</strong>sone sono contente <strong>per</strong>ché trovano le risposte<br />
pratiche anche quelle emotive, e anche <strong>per</strong>ché si crea come dire un gruppo dove l‟appartenenza è fondamentale.<br />
Manca un parente una volta e tutti a chiedere come mai, cos‟è successo <strong>per</strong> cui non si trovano solo il martedì o il<br />
mercoledì, ma si telefonano, si cercano, e questo è buon indice di aver <strong>la</strong>vorato non solo in funzione di ritrovo<br />
pomeridiano settimanale ma che comunque si sa che ci sono le altre famiglie che mi pensano, e io penso loro.<br />
D: Ultima domanda, come vede il futuro di questo servizio?<br />
R: Bellissimo, se potessimo avere un respiro economico, se un ente o qualcuno si fa carico dei costi effettivi che<br />
ogni Alzheimer cafè ha. La qualità esiste ma <strong>per</strong>ché c‟è molto <strong>la</strong>voro dentro, e io ripeto non sono una psicologa<br />
in pensione che dedico il mio tempo libero ad un‟iniziativa del genere, tutto ciò che io faccio così come <strong>la</strong><br />
collega, lo facciamo <strong>per</strong>ché è il nostro <strong>la</strong>voro e abbiamo un riconoscimento anche economico, non solo<br />
professionale <strong>per</strong>sonale soggettivo. In modo tale che possiamo essere indipendenti, anche economicamente.<br />
Qualora io non potessi avere più questo riconoscimento economico devo trovarmi un altro <strong>la</strong>voro. E <strong>la</strong> qualità<br />
viene a <strong>per</strong>dersi <strong>per</strong>ché tutto diventa un…se i volontari riescono a portare avanti l‟iniziativa ma i volontari<br />
dicono noi possiamo gestire un pomeriggio, ma tutto quello che ha a che fare con sostegno psicologico o di<br />
crescita o formazione educazione al familiare giustamente non hanno gli strumenti <strong>per</strong> farlo. Quindi il futuro può<br />
essere bello se si riuscisse ad adottare questi Alzheimer cafè e a farli funzionare in modo continuativo altrimenti<br />
penso che non saprei come andremo a finire. Il rischio è quello.<br />
D: Io ho terminato.<br />
3.1.4.9. Trascrizione intervista al<strong>la</strong> responsabile del servizio, ACDB 9<br />
D: Mi parli del servizio…<br />
R: L‟organizzazione Primo Ascolto Alzheimer si chiama l‟organizzazione che è nata appunto da un disagio che<br />
io ho vissuto in <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong>ché ho avuto mio papà amma<strong>la</strong>to come vi ho detto e il mio bisogno di informazione<br />
e formazione, sa<strong>per</strong>e cosa fare, che cosa bisogna fare con questi ma<strong>la</strong>ti mi ha portato ad andare al<strong>la</strong> ricerca di<br />
cosa c‟era sul territorio [ehm] <strong>per</strong> poter [ehm] capire che cosa dovevo fare quindi informarmi e lì c‟era<br />
l‟Associazione Alzheimer Bergamo che faceva questi incontri <strong>per</strong> familiari dove [ehm], una sorta di gruppi di<br />
auto-mutuo aiuto diciamo così con degli incontri formativi, c‟era <strong>la</strong> geriatra, piuttosto che l‟infermiera, piuttosto<br />
che altro, quindi, poi quando è morto mio papà, allora mi sono impegnata più attivamente [ehm]..il disagio<br />
che..che ho vissuto, <strong>la</strong> mancanza, cioè rendendomi conto che c‟era poco sul territorio <strong>per</strong> quanto riguarda<br />
queste..queste patologie qua e, e da lì sempre attraverso l‟Associazione avevo chiesto di aprire questo punto di<br />
ascolto. Ho chiesto in Comune se avevano un [ehm] un ambiente, ecco che abbiamo preso questo che<br />
733
condividiamo con i Bersaglieri [ride] e da lì [ehm] i primi contatti cioè ci siamo chiesti come far venire <strong>la</strong> gente<br />
al punto di ascolto, quindi bisognava fare una promozione..una promozione. I primi contatti sono stati<br />
logicamente con le UVA, le..le UVA. Quindi magari io nel frattempo se posso già fare, ma che vado avanti a<br />
fare lo..lo schemino di come..di come ci vediamo noi..<br />
D: va bene..<br />
R: o no? Cioè noi che siamo nati e quindi da poi, dal..dal bisogno che abbiamo avuto noi, ecco che prima<br />
siamo andati alle..alle UVA o no?<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: e loro le UVA ci mandavano..quindi alle UVA abbiamo <strong>la</strong>sciato il nostro vo<strong>la</strong>ntino, <strong>la</strong> locandina, quando poi<br />
ci siamo formato, ai medici di medicina di base che sono piuttosto carenti quindi qui iniziando, facendole nel<br />
mio distretto. Le UVA sono a livello provinciale, invece i medici di medicina di base che adesso li chiamano il<br />
MAP, Medico di Assistenza Primaria, a <strong>la</strong>sciare le locandine quindi a dire di..di volergli mandare, poi i Comuni,<br />
cioè i Comuni , nel senso le Assistenti Sociali che sono un‟altra categoria che hanno a che fare con queste<br />
problematiche quindi, ecco, proprio <strong>per</strong> avere dei contatti e del<strong>la</strong> rete, loro mandano noi, da noi, <strong>per</strong>ché [ehm] in<br />
modo che ognuno di noi faccia <strong>la</strong> sua..<strong>la</strong> sua parte <strong>per</strong>ché riteniamo che sia molto importante non andare a<br />
sostituirci ma integrarci con gli altri; infatti le UVA, i medici degli UVA han detto “noi facciamo [ehm] <strong>la</strong> nostra<br />
visita che si riduce a un quarto d‟ora, venti minuti, mezz‟ora al massimo, li vediamo una volta ogni sei mesi”. Il<br />
familiare avrebbe voglia di chiedere, di fare o che, <strong>per</strong>ò, vuoi <strong>per</strong> i tempi, vuoi anche [ehm] a parer mio <strong>per</strong>ché<br />
loro hanno una conoscenza molto ambu<strong>la</strong>toriale del [ehm] del<strong>la</strong> patologia che e..e di quello che invece<br />
sta..accade, succede a casa l‟hanno ma <strong>per</strong>ché gliel‟hanno riportata <strong>per</strong>ché in ambu<strong>la</strong>torio spesso vedevo anch‟io<br />
con mio papà che andava magari tutto liscio, non [ehm] non c‟erano problemi, al massimo esatto o..o le<br />
domande che aveva risposto al..al..all‟incontro precedente magari l‟incontro dopo..Perché come fanno a<br />
control<strong>la</strong>re queste UVA se il paziente ha [ehm] peggiorato o a migliorato? Guardate che ci sono tutte delle scale<br />
[ehm] che applicano come il Minimal..non voglio andare nel tecnico..<br />
D: si si<br />
R: ecco <strong>per</strong>ché poi mi confondo, <strong>per</strong>ò ci sono delle scale che loro applicano, anche all‟inizio il primo strumento<br />
che loro usano <strong>per</strong> vedere se c‟è in atto una patologia di demenza è il Mini Mental Test, che sono delle domande<br />
di orientamento temporale, spaziale, che vanno praticamente a capire che tipo di decadimento cognitivo c‟è, poi<br />
<strong>per</strong>ché indagini strumentali ce ne sono poche, va beh poi fanno fare gli esami del sangue, fanno fare una TAC e<br />
quant‟altro e poi, soprattutto si basano a quanto racconta il familiare quindi del..del comportamento. Ecco che<br />
quando appunto siamo nati noi il primo [ehm] il primo, come si dice [ehm], <strong>la</strong> prima cosa era quel<strong>la</strong> da far sa<strong>per</strong>e<br />
agli altri che c‟eravamo, quindi c‟eravamo e lì ancora non avevamo, non eravamo ancora attrezzati di..di [ehm]<br />
computer, <strong>per</strong> ora c‟era solo un accesso e io usavo il..il mio telefono, poi quando abbiamo visto che <strong>la</strong> gente<br />
veniva, <strong>la</strong> gente veniva allora non potevamo dargli solo una buona stretta di mano, e venivano a esprimere il<br />
bisogno che era soprattutto quello di informazione e di formazione, di sa<strong>per</strong>e cosa c‟è sul territorio <strong>per</strong>ché spesso<br />
[ehm] questi, in partico<strong>la</strong>re questo..il medico di medicina di base che dovrebbe essere [ehm] il fulcro di questo<br />
cioè <strong>per</strong>ché i primi che vanno sono da loro, è dal medico che gli diciamo “mah abbiamo questi sintomi” e quindi<br />
dovrebbe..dovrebbe sa<strong>per</strong>e..<br />
D: senta..<br />
R: ecco..<br />
D: le comincio a fare qualche domanda..<br />
R: si si<br />
D: intanto che par<strong>la</strong> io approfondisco un attimino. [ehm] Lei mi ha detto che con questa iniziativa è nata<br />
prima da suo papà poi l’ha portata avanti lei?<br />
R: si poi esatto ci siamo proprio..da questo discorso qui, ecco l‟importanza di come costituirci quindi di darci<br />
proprio una posizione giuridica, proprio <strong>per</strong> poter..questo ci <strong>per</strong>mette, ci ha <strong>per</strong>messo di poter accedere ai fondi..<br />
D: ok quindi..quindi..<br />
R: ecco quindi di darci un‟organizzazione..<br />
D: ok<br />
R: ben precisa..<br />
734
D: quindi da chi è venuto il finanziamento? C’è stato qualche finanziamento iniziale che..<br />
R: allora noi ci siamo costituiti e praticamente ci siamo auto-finanziati. Sai ecco, cioè il primo finanziamento, <strong>la</strong><br />
prima [ehm] <strong>la</strong> prima ditta [ride] che..che ha voluto mettersi in gioco, che ci ha dato un contributo, quelli che son<br />
stati 3000 euro, e da lì ci siamo informatizzati, che era proprio ecco..Poi [ehm] man mano sono usciti i bandi<br />
<strong>per</strong>ché ci sono dei bandi di..di settore, <strong>per</strong> esempio <strong>la</strong> Legge 22, ah ecco quindi l‟iscrizione al registro..al registro<br />
[ehm] regionale tramite il registro provinciale quindi tutti i registri <strong>per</strong> avere le caratteristiche ONLUS. Anche <strong>la</strong><br />
scelta di essere un‟organizzazione di volontariato, quindi di essere una ONLUS è stata [ehm] è stata proprio una<br />
decisione nostra <strong>per</strong>ché questo ti dà <strong>la</strong> possibilità [ehm]. Prima roba [ehm] a diversità dell‟associazionismo,<br />
l‟associazionismo fa attività ai soci quindi devi obbligarli a diventare soci anche se poi non si fa <strong>per</strong>ò [ehm] di<br />
fatto lo statuto, cioè queste cose qui a livello giuridico loro lo prevedono invece l‟organizzazione di volontariato<br />
fa attività a terzi in modo gratuito e [ehm].. <strong>per</strong>ché sembra una banalità ma non tutti hanno quei 15, 20 €, 25 e<br />
quel che è da potersi iscrivere, da poter fare, quindi preferiscono una cosa molto più informale e di<br />
conseguenza..va beh poi anche <strong>per</strong> questo le..le ONLUS hanno diciamo più agevo<strong>la</strong>zioni. Ecco dalle..quindi dai<br />
bandi del<strong>la</strong> Regione e del<strong>la</strong> Provincia [ehm], bandi specifici come <strong>per</strong> esempio <strong>la</strong> Legge 23, non so adesso se si<br />
chiama ancora così, che è quel<strong>la</strong> in sostegno al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che è erogata dal<strong>la</strong>..dal<strong>la</strong> Regione, dal [ehm] come si<br />
chiama? l‟Assessorato delle <strong>Politiche</strong> al<strong>la</strong> Famiglia, quindi lì abbiamo finanziato, che <strong>per</strong>ò quest‟anno purtroppo<br />
non l‟abbiamo vinta, abbiamo finanziato tutto il nostro sostegno quindi <strong>la</strong> parte di gruppi di auto-mutuo aiuto, il<br />
sostegno al familiare in questo caso, poi i privati, fondazioni bancarie, fondazioni bancarie, banche diverse e<br />
[e..e] questi sono il re<strong>per</strong>imento fondi. Non siamo ancora attrezzatissimi <strong>per</strong> fare del fund raising <strong>per</strong>ché anche lì<br />
richiede oltre a competenze, altro tempo..ecco fino adesso ci siamo riusciti..ah ecco gli ambiti, anche, attraverso i<br />
piani di zona, gli ambiti anche loro erogano dei..dei contributi ecco e quindi i Comuni, ecco qui aggiungo..[si<br />
riferisce allo schemino che sta compi<strong>la</strong>ndo]<br />
D: <strong>per</strong>fetto<br />
R: ambiti..<strong>per</strong>ché..ecco da lì l‟importanza di fare rete, di fare rete <strong>per</strong> conoscerci ma anche <strong>per</strong> conoscere e<br />
quindi <strong>per</strong> poter..<br />
D: ok..parliamo un attimino di rete [ehm]. Mi può descrivere un po’ innanzitutto se..<br />
R: ah gli ambiti noi siamo presenti ai tavoli anche, ai tavoli tematici..<br />
D: tematici..<br />
R: tematici [scrive]..in questo caso sono [ehm] area anziani..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: area anziani [pronuncia lentamente, sta scrivendo]. Attualmente siamo a due ambiti che è Dalmine..Dalmine e<br />
l‟ambito che viene chiamato ambito Iso<strong>la</strong> [pausa..scrive]..Iso<strong>la</strong> e Val San Martino [pronuncia lentamente, sta<br />
scrivendo]..va beh non so se è importante [silenzio]<br />
D: ok<br />
R: [uhm]<br />
D: ecco appunto poi..altre Associazioni..<br />
R: si<br />
D: parliamo un attimo di rete..Innanzitutto volevo sa<strong>per</strong>e se [ehm] quando avete pensato questo servizio<br />
Alzheimer Cafè c’è stata una progettazione condivisa con altri soggetti o altre Associazioni e quindi se mi<br />
può descrivere un po’ qual è <strong>la</strong> rete su cui è basato il vostro servizio..<br />
R: [uhm]<br />
D: e se [ehm]..e noi parliamo anche di partnership, adesso non so se lei ha presente questo aspetto?<br />
R: si si si si successivamente si ne abbiamo avuti..<br />
D: si può par<strong>la</strong>re anche di questo..<br />
R: si<br />
D: ecco se mi può par<strong>la</strong>re un po’ anche di queste parti..<br />
R: si ne abbiamo avuti..allora ritornando sempre al punto d‟ascolto..quindi.. L‟Alzheimer Cafè nostro è nato<br />
proprio <strong>per</strong>ché si era costituito un gruppo di <strong>per</strong>sone tra le quali le <strong>per</strong>sone storiche che lei ha intervistato, sono<br />
state le prime che esprimevano questo bisogno di uscire dall‟iso<strong>la</strong>mento e di aver voglia ancora di avere [ehm]<br />
contatti, re<strong>la</strong>zioni sociali, stare in compagnia, anche magari poter andare fuori a cena..ecco che nell‟interno degli<br />
735
Alzheimer Cafè organizziamo anche delle gite o comunque delle cene piuttosto che [ehm]..adesso non ricordo<br />
più [lo dice a bassa voce] comunque cioè <strong>per</strong> stare insieme..<br />
D: si<br />
R: e allora da lì ci siamo detti “facciamo qualcosa”. Attraverso lo strumento di Internet avevamo sentito par<strong>la</strong>re<br />
di questi Alzheimer Cafè e ce ne era uno, ne è nato uno qui a Cremona dall‟AIMA, siamo andati a vederlo <strong>per</strong><br />
capire come..come si poteva fare. Poi ogni Alzheimer Cafè ha delle..così delle metodologie, delle impronte,<br />
degli obiettivi, finalità diversi, noi siamo andati a vedere questo di Cremona, tant‟è vero che in questo di<br />
Cremona c‟erano solo i..i ma<strong>la</strong>ti quindi loro lo facevano <strong>per</strong> dare un sollievo al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, quindi andavano lì<br />
le..le due ore e facevano attività..<br />
D: c’erano solo i pazienti quindi?<br />
R: si c‟erano solo i ma<strong>la</strong>ti..<br />
D: è diverso rispetto al vostro?<br />
R: esatto è molto diverso rispetto al nostro, ma anche noi avevamo dato un‟idea del genere e eventualmente con i<br />
familiari, [ehm] di tanto in tanto, di fare degli incontri di formazione eccetera, invece già da subito abbiamo visto<br />
che venivo loro e si fermavano..e si fermavano <strong>per</strong>ché lì trovavano un ambiente, oltre ad essere un ambiente<br />
accogliente, un ambiente dove loro venivano capiti <strong>per</strong>ché a differenza di quando incontravano <strong>per</strong> strada vicini<br />
piuttosto che altri piuttosto anche che con i familiari..”eh va beh si <strong>per</strong>ò poverino”..a loro si dicevano “no vado io<br />
a casa” e si gestiscono, magari gli dicevano “no ma non è proprio così, guarda com‟è lì bello, com‟è lì” <strong>per</strong>ché<br />
lei avrà visto anche i ma<strong>la</strong>ti..<br />
D: si<br />
R: che c‟erano quindi si è reso conto che non..non è una ma<strong>la</strong>ttia che l‟aspetto te lo indica, quindi magari tu lo<br />
vedi bril<strong>la</strong>nte, anche mio papà era bril<strong>la</strong>nte, è autonomo eccetera, poi fa niente se ne combinava..ecco..e da lì<br />
siamo andati a vedere questo e ci siamo detti “beh [ehm] <strong>la</strong> prima cosa che ci serve è lo spazio”, potevamo<br />
attivarci in un qualsiasi spazio purché avesse certe caratteristiche quindi abbattimento delle barriere<br />
architettoniche, un servizio ed eventualmente una sa<strong>la</strong> un po‟ grandina e non proprio picco<strong>la</strong> <strong>per</strong> poter fare<br />
colloqui. Qui sul territorio abbiamo sentito il Comune e ci siamo detti “<strong>per</strong>ché non proviamo le Parrocchie?” che<br />
in genere negli oratori..ecco che abbiamo trovato nell‟oratorio di Brembo di don Tommaso, ben felice di darci<br />
questo e quindi con lui abbiamo fatto un protocollo d‟intesa, dove lui ci dava lo spazio, ci metteva a disposizione<br />
il bar, gestito da uno dei loro volontari..ecco quindi <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con questo..Poi [ehm] successivamente<br />
siamo andati a chiedere i soldi, infatti il primo anno abbiamo a<strong>per</strong>to e ci siamo messi in gioco e poi siamo andati<br />
a chiedere i finanziamenti, anche <strong>per</strong>ché ci sono finanziamenti che purtroppo arrivano l‟anno dopo. Ecco lì<br />
avevamo vinto un..un bando <strong>per</strong>ò i soldi arrivano a consuntivo, <strong>per</strong>ò noi avevamo voluto iniziare..iniziare lo<br />
stesso, ed era stata <strong>la</strong> Fondazione Comunità Bergamasca al<strong>la</strong> quale avevamo presentato il progetto e in..in<br />
col<strong>la</strong>borazione, non so se può definire una partnership il..penso di si <strong>per</strong>ché lui metteva a disposizione lo spazio..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: in modo gratuito e di conseguenza..<br />
D: si esatto<br />
R: e di conseguenza anche lui metteva..Poi sempre quell‟anno lì con l‟ANTEAS di Dalmine <strong>per</strong>ché c‟era<br />
bisogno del trasporto. Ecco che allora [ehm] ci siamo attivati ad andare a sentire loro dell‟ANTEAS se ci<br />
potevano aiutare nel..nel trasporto, non avevano un mezzo proprio quindi non ce lo potevano mettere a<br />
disposizione, <strong>per</strong>ò c‟erano a disposizione i loro volontari che fanno gli autisti, cioè comunque dei volontari,<br />
<strong>per</strong>ché noi all‟ora non ne avevamo..cioè noi siamo in tre fondatrici, io che ho fatto <strong>la</strong> volontaria negli Alzheimer<br />
Cafè e una che poi, col tempo, <strong>per</strong> problemi di salute, ci ha <strong>la</strong>sciato, poi <strong>per</strong>ò è arrivata l‟altra che [ehm] un‟altra<br />
socia che anche lei ha fatto <strong>la</strong> volontaria in questo qui di.. di Dalmine e poi con un passaparo<strong>la</strong>..Ah no un‟altro<br />
<strong>per</strong>corso è stato fatto quello di fare un corso di formazione..un corso di formazione sempre dal bisogno che c‟era<br />
del ma<strong>la</strong>to di..di poter capire e finalizzato anche ad ingaggiare dei volontari, abbiamo fatto un corso di<br />
formazione e abbiamo partecipato al bando del CSB che è il Centro.. ecco, che è stato il primo il CSB..che è il<br />
Centro Servizi Bottega del volontariato che è l‟organo anche che ci ha fatto consulenza <strong>per</strong> costituirci, quindi <strong>la</strong><br />
parte così di consulenza [ehm] giuridica, come si chiama, ecco <strong>per</strong> poterci [ehm], <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>e come muovere e<br />
loro finanziano formazione <strong>per</strong> volontari, il nostro primo esborso, ci sono stati una quarantina di partecipanti e<br />
forse qualcosa di più e anche un gruppo di volontari del [ehm] di [ehm] un..un‟Associazione che si chiama<br />
L‟Antenna che o<strong>per</strong>a all‟interno del<strong>la</strong> casa di riposo qui di Dalmine, <strong>per</strong>ché volevano acquisire altre<br />
informazioni, essendo loro nel<strong>la</strong> casa di riposo hanno a che fare con queste problematiche quindi anche loro<br />
avevano bisogno di informazione ecco..poi mi son <strong>per</strong>sa, mi dica lei se sto rispondendo alle domande o se..<br />
736
D: no no sta rispondendo..è sempre..<br />
R: o se sono andata troppo <strong>la</strong>rga..<br />
D: no no..Continui a descrivere questo [ehm]..le reti, le partnership va benissimo..<br />
R: quindi lì come primo Alzheimer Cafè abbiamo fatto queste, queste col<strong>la</strong>borazioni qua, ecco, che è stato<br />
proprio il primo, quindi <strong>la</strong> parrocchia del..del Brembo [ehm], il Comune di Dalmine, siamo andati a chiedere..va<br />
beh <strong>per</strong>ò non ci hanno dato..<br />
D: ma tutt’ora esistono queste col<strong>la</strong>borazioni?<br />
R: si si si si si<br />
D: tutt’ora quindi?<br />
R: tutt‟ora esistono e ne abbiamo anche attivate altre..<br />
D: ah benissimo..<br />
R: questo col primo Alzheimer Cafè..il primo Alzheimer Cafè che è stato a Dalmine, quindi <strong>la</strong> Parrocchia di<br />
Bergamo e <strong>la</strong> parrocchia di Dalmine, quindi l‟ANTEAS..ecco no l‟ANTEAS poi [ehm] da un anno a questa<br />
parte [ehm] si da metà 2009..non mi ricordo più <strong>per</strong>ché loro hanno preso il servizio <strong>per</strong> trasportare disabili e<br />
quant‟altro, quindi tutti i loro volontari sono stati..sono stati impegnati là. Questo <strong>per</strong>ché siamo andati a chiedere<br />
col<strong>la</strong>borazione alle altre Associazioni? Primo <strong>per</strong>ché crediamo nel <strong>la</strong>voro di rete e..e poi anche <strong>per</strong>ché <strong>per</strong><br />
ottimizzare le risorse, <strong>per</strong>ché se noi dobbiamo avere tanti volontari che fanno gli autisti, che dobbiamo avere il<br />
mezzo [ehm], non ha senso <strong>per</strong> poterlo usare..e quindi in quel momento lì non avevamo molti..molti volontari<br />
quindi ci siamo rivolti a loro..questi venivano ma oltretutto non facevano solo gli autisti, si fermavano, erano<br />
oltretutto uomini quindi con i maschi si..si fermavano, poi ecco loro hanno dovuto andare a fare altre attività. Poi<br />
<strong>per</strong> quanto riguarda il..il mezzo <strong>per</strong> poterli trasportare [ehm]..dunque il Comune mette a disposizione un pulmino<br />
alle..alle Associazioni, ecco dove tu facevi richiesta e lo andavi a prendere e poi lo riportavi e dovevi mettere<br />
dentro <strong>la</strong> benzina, le prime volte lo abbiamo utilizzato <strong>per</strong>ché poi quel pulmino qui era sempre..era sempre<br />
impegnato, lo avevano dato..ah ecco <strong>per</strong>ché al<strong>la</strong> ASL si era rotto il loro quindi se l‟erano preso a tempo pieno e<br />
abbiamo dovuto attivarci diversamente. Attivati diversamente, siamo venuti a conoscenza che il ristorante Il<br />
Pepe Verde aveva un pulmino che lui lo usa, lo usava <strong>per</strong>ché adesso non ce l‟hanno più ed è stato da Aprile che<br />
il pulmino è morto e loro non ne hanno più preso un altro [ride]..ecco..e quindi con il pulmino del Pepe Verde,<br />
con gli autisti dell‟ANTEAS..ecco facevamo di tanto in tanto, una volta al mese, un..un pieno, un mezzo pieno,<br />
quei 20-30 € di benzina <strong>per</strong>ché poi loro lo facevano utilizzare anche ai gruppi sportivi <strong>per</strong> portare i ragazzi, i<br />
bambini a giocare a pallone, <strong>per</strong>ò noi ci incastravamo bene nel..negli orari, quindi <strong>la</strong> disponibilità di questo..di<br />
questo privato, che sostanzialmente è un privato, siamo andati..e questo è stato il primo e abbiamo a<strong>per</strong>to<br />
l‟Alzheimer Cafè. Poi <strong>per</strong> quanto riguarda invece Bergamo, il secondo Alzheimer Cafè l‟abbiamo a<strong>per</strong>to a<br />
Bergamo, e lì a<strong>per</strong>to a Bergamo siccome, con <strong>la</strong> conoscenza con l‟UVA..Ecco quindi poi il..il collegamento, le<br />
col<strong>la</strong>borazioni con le RSA che sono le Residenze Sanitarie Assistite là dove ci sono nuclei Alzheimer [silenzio]<br />
ecco dove hanno anche un UVA..quindi i nuclei Alzheimer, quindi in col<strong>la</strong>borazione <strong>per</strong>..sempre <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
formazione o che, li abbiamo coinvolti e abbiamo detto “che cosa ne dite se proviamo a fare un Alzheimer Cafè<br />
all‟interno del<strong>la</strong> vostra RSA?”. La strada ha dato visibilità al<strong>la</strong> RSA. Anche lì siamo partiti con una<br />
s<strong>per</strong>imentazione, facendo<strong>la</strong> con gli esterni, questo anche <strong>per</strong> far conoscere <strong>la</strong> struttura.. <strong>la</strong> struttura, ben venga,<br />
voleva far conoscere i suoi servizi sul..sul territorio, ma anche <strong>per</strong> [ehm ehm] così <strong>per</strong> un..<strong>per</strong> uno scambio [ehm]<br />
cioè loro le RSA adesso infatti stanno [ehm] aprendosi un po‟ più sul..sul territorio, cioè <strong>per</strong>ché senza bisogno<br />
che uno vada ad essere ospite del<strong>la</strong> RSA quindi anche l‟anziano che magari..che magari è solo, che sta bene e è<br />
autosufficiente ma che non ha momenti aggregativi con altro, in RSA queste cose le trova magari in <strong>per</strong>iodi,<br />
appunto quando c‟è l‟emergenza caldo, alcune RSA fanno col<strong>la</strong>borazioni che tengono l‟anziano che va là, sono<br />
climatizzati e magari mangiano il pasto con una poca spesa e ecco che poi <strong>la</strong> sera ritornano a casa e l‟anziano ha<br />
passato <strong>la</strong> sua giornata non esclusivamente da solo..e quindi sono nati poi altri progetti <strong>la</strong>terali. E qui abbiamo<br />
fatto partnership..si così..con loro, <strong>per</strong>ché loro hanno messo a disposizione quindi i locali, che prima erano<br />
l‟animazione, che hanno adibito, hanno fatto anche una cucinetta che va beh poi loro usano <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro<br />
animazione e quant‟altro e..e dal <strong>per</strong>sonale, quindi a rotazione, l‟animatrice inizialmente era l‟animatrice che era<br />
sempre lì fissa poi <strong>la</strong>..<strong>la</strong> geriatra dell‟UVA che veniva quando era libera ecco [ehm] ecco, e un‟infermiera<br />
caposa<strong>la</strong>, responsabile del Centro Diurno Integrato specifico <strong>per</strong> demenze, che appunto erano lì a rotazione.<br />
Anche quel<strong>la</strong> è stata un‟es<strong>per</strong>ienza molto arricchente, molto diversa da quel<strong>la</strong> di Dalmine [ehm] <strong>per</strong>ché lì c‟erano<br />
figure professionali diverse, quindi il familiare aveva anche una consulenza più di tipo sanitario, [ehm] cosa che<br />
qui era più di supporto sociale e psicologico, poi anche nell‟altro..negli altri Alzheimer Cafè facevamo incontri,<br />
cioè le s<strong>per</strong>imentavamo tutte sull‟Alzheimer Cafè di Dalmine. Anche qui avevamo chiamato, una volta c‟era<br />
bisogno dell‟infermiera, una nostra socia è infermiera, quindi come alimentare, l‟igiene <strong>per</strong>sonale come<br />
prender<strong>la</strong>..ecco che dal bisogno che poi nasce all‟interno dell‟Alzheimer Cafè del<strong>la</strong> domanda, li costruiamo, se<br />
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noi non siamo in grado lo costruiamo con col<strong>la</strong>borazioni con altre Associazioni, <strong>per</strong> esempio c‟è stato un..dei<br />
<strong>per</strong>iodi che [ehm] i coniugi, avendo il problema del<strong>la</strong> gestione del patrimonio, quindi cosa fare, l‟Amministratore<br />
di sostegno che..una nuova Istituzione che sta prendendo piede adesso quindi l‟Associazione inoltre che si<br />
occupa di questa..allora abbiamo chiesto a loro di venire a col<strong>la</strong>borare. Quindi con altre Associazioni che si<br />
occupano magari di un [ehm]..di una problematica che magari noi non conosciamo, andiamo sempre a<br />
contattarle, a fare..ecco quindi aggiungo anche le altre Associazioni..<br />
D: Associazioni..<br />
R: oltre Associazioni specifiche [silenzio poi scrive]..ecco adesso non guardi lì..oltre Associazioni<br />
specifiche..ecco <strong>per</strong>ché poi sul territorio [ehm] ci sono 3 Associazioni sul<strong>la</strong> Provincia di Bergamo, dopo di noi è<br />
nata anche un‟Associazione nel<strong>la</strong> bassa, verso Treviglio, quindi queste sono Associazioni Alzheimer, le chiamo<br />
così, che si occupano di queste problematiche quindi siamo in 3 sul territorio..<br />
D: hanno sempre..<br />
R: e con loro..<br />
D: hanno sempre servizio di Alzheimer Cafè?<br />
R: allora una si, Il Giardino Del<strong>la</strong> Memoria, anche loro hanno a<strong>per</strong>to un Alzheimer Cafè. Infatti erano venuti a<br />
vedere il nostro, <strong>per</strong>ché poi da lì han saputo del nostro chi veniva a vedere, e anche loro ne hanno a<strong>per</strong>to uno che<br />
<strong>per</strong>ò sono strutturati una volta al mese [ehm] cioè vengono a scambiare anche..anche altri, i Centri Diurni..adesso<br />
io qui [scrive sullo schemino] ecco..Centri Diurni Integrati..quindi [silenzio] in genere sono gestiti dalle<br />
Coo<strong>per</strong>ative Sociali [silenzio].. Coo<strong>per</strong>ative che [ehm] quindi ci hanno contattato e che noi contattiamo..io<br />
faccio <strong>la</strong> freccia..<br />
D: si si<br />
R: sia qua e qua <strong>per</strong>ché intende che magari loro ci hanno contattato e c‟è col<strong>la</strong>borazione..<br />
D: certo<br />
R: se noi abbiamo bisogno chiamiamo idem..idem loro eccetera..ecco [ehm] stavo dicendo..ecco dall‟Alzheimer<br />
Cafè di Dalmine, quando poi abbiamo a<strong>per</strong>to l‟Alzheimer Cafè di Bergamo, ecco che ha avuto un‟impronta un<br />
po‟..un pò diversa. Idem loro, l‟es<strong>per</strong>ienza non così solo paziente-ma<strong>la</strong>to, hanno anche loro creato delle re<strong>la</strong>zioni<br />
sociali, delle re<strong>la</strong>zioni diciamo extra ambu<strong>la</strong>toriali se posso dire così, infatti non venivano col camice bianco e si<br />
sono risco<strong>per</strong>ti anche loro, quanto sia importante avere delle re<strong>la</strong>zioni molto informali <strong>per</strong> arrivare a volte al<br />
problema, cioè senza bisogno che io ti visiti o che ti faccia <strong>la</strong> domanda specifica cioè par<strong>la</strong>re “cosa hai fatto oggi,<br />
siamo andati in vacanza, i miei figli” piuttosto che..cioè <strong>la</strong>..<strong>la</strong> tua [ehm] diciamo così storia <strong>per</strong>sonale come ti<br />
porta ad avere un rapporto molto..molto diverso, cosa che loro lì anche all‟interno del<strong>la</strong> RSA non avevano,<br />
quindi loro hanno riscontrato questo e noi il fatto di avere..l‟importanza di avere competenze diverse che davano<br />
<strong>la</strong> possibilità di dare [ehm] risposte..risposte diverse ecco, anche se, come le ripeto, noi ci attiviamo e andiamo<br />
eh..cioè io se c‟è bisogno di qualcosa sento, prendo su, vengo a sa<strong>per</strong>e, vado..infatti i contatti sono tutti stati fatti<br />
a furia di andare “piacere sono tal dei tali di..ci siamo anche noi”..ah si <strong>per</strong>ò ecco poi i vari strumenti informatici,<br />
<strong>per</strong>ò di sicuro il passaparo<strong>la</strong> è andare di <strong>per</strong>sona e presentarci..abbiam visto che è quello..<br />
D: più..<br />
R: più efficace..ecco se si può dire così..ecco poi cosa mi aveva fatto..? In corre<strong>la</strong>zione..ecco poi queste le<br />
partnership..<br />
D: ok<br />
R: poi ecco nei vari bandi..nei vari bandi abbiamo aggiunto, <strong>per</strong> esempio quest‟anno abbiamo fatto <strong>per</strong> quanto<br />
riguarda il sostegno al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> noi e le altre 2 Associazioni..ah ecco l‟Alzheimer Cafè di Bergamo è nato<br />
quindi anche con l‟altra Associazione Alzheimer <strong>per</strong>ché l‟Associazione Alzheimer ha <strong>la</strong> sede al Gleno, quindi è<br />
nata in concomitanza con..con il Gleno, e con quel<strong>la</strong> quindi <strong>la</strong> Fondazione Santa Maria Ausiliatrice,<br />
l‟Associazione Alzheimer Bergamo, l‟ambito di Bergamo, siamo quindi venuti a dire all‟ambito che volevamo<br />
fare questo tipo di.. di progetto quindi anche l‟ambito di Bergamo è rientrato nel..nel progetto, adesso con loro<br />
sia l‟ambito di Bergamo che l‟ambito d‟interno d‟Iso<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ché sa appunto del nostro Alzheimer Cafè, sono<br />
venuti a vedere e [ehm] nel<strong>la</strong> proposta del..nell‟offerta dei servizi all‟anziano..all‟anziano fragile, hanno ritenuto<br />
quest‟es<strong>per</strong>ienza..tant‟è vero che abbiamo fatto con loro delle convenzioni cioè una convenzione che [ehm] si<br />
rinnova di..di anno in anno e dove danno..all‟inizio han dato un sostanziale contributo, quasi pagato in toto il<br />
primo anno, adesso ca<strong>la</strong>ndo le risorse <strong>per</strong>ché ogni anno stanno diminuendo, anche loro ci chiedono, ci danno il<br />
loro [ride]..come l‟ambito di Bergamo “si dai quest‟anno ve ne diamo..ve ne diamo 6000 <strong>per</strong>ò ci fate un anno e<br />
mezzo?” ho capì, <strong>per</strong>ò quello lì non ci copre neanche l‟anno, <strong>per</strong>ò dobbiamo andare..va beh noi infatti stiamo<br />
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andando con alcune risorse nostre stiamo..finché ce <strong>la</strong> facciamo andiamo a re<strong>per</strong>ire beni, quel giorno che non ce<br />
<strong>la</strong> faremo va beh andremo a diminuire le ore del..del <strong>per</strong>sonale, <strong>per</strong>ché i nostri costi del nostro bi<strong>la</strong>ncio<br />
sostanzialmente il 90% va..va nel..<br />
D: <strong>per</strong>sonale..<br />
R: <strong>per</strong>sonale..Però è stato quello che ci ha qualificato e ci ha dato <strong>la</strong> forza cioè da subito noi non abbiamo voluto<br />
improvvisare. Quindi sul mio <strong>per</strong>corso ho conosciuto <strong>la</strong> psicologa..<strong>la</strong> Dottoressa Vacchel che lei ha visto, poi<br />
Chiara, che inizialmente era venuta come volontaria, era venuta al nostro corso, infatti il primo anno non era<br />
dipendente, poi abbiamo visto che man mano che andavamo avanti cioè essendo noi [ehm] molto e<strong>la</strong>stici quindi<br />
molto dinamici e soprattutto partire dall‟osservazione <strong>per</strong>..dalle criticità <strong>per</strong> poter migliorarci, mica siamo usciti,<br />
abbiam fatto quello o prendere o <strong>la</strong>sciare..no <strong>per</strong>ché se no non ha senso andiamo a fare quello che fanno le<br />
Istituzioni che [ride] invece dobbiamo sentire prima gli utenti e dall‟utente che..cioè cerchiamo di dare [ehm]<br />
una..una risposta al<strong>la</strong> domanda dell‟utente, se no non ha senso. Lo vediamo tutti i giorni nei nostri contatti,<br />
spesso denunciano l‟inadeguatezza del servizio e quindi piuttosto ci rinunciano <strong>per</strong>ché non è costruito ad hoc,<br />
anche se adesso con questo <strong>la</strong>voro di rete quindi <strong>la</strong> presenza ai tavoli tematici, <strong>la</strong> presenza a quel tavolo, quindi<br />
anche lì all‟ASL siamo andati a farci conoscere “noi ci siamo..ah abbiam messo..ah bene..bene..bene..dopo se<br />
c‟è..”. Basta che non gli si chieda niente cioè va bene tutto. Il patrocinio anche se da quest‟anno, no dall‟anno<br />
scorso, no da quest‟anno con questo voucher demenze ci sono stati [ehm]..no va beh dall‟anno scorso <strong>per</strong>ché<br />
l‟anno scorso siamo entrati a far parte anche del Tavolo Terzo Settore..oh madonna mia [pronuncia a bassa<br />
voce]..Tavolo Terzo Settore [pronuncia lentamente, sta scrivendo] dell‟ASL, ecco quindi questo è il Tavolo<br />
Provinciale [silenzio]..io non sono molto ordinata..<br />
D: no no<br />
R: <strong>per</strong> quello che gli ho detto, a me man mano che viene [ride] non riesco a fare uno schema con delle frecce,<br />
forse sembrerò un po‟ troppo centrale <strong>per</strong>ò [ride] siamo partiti noi, andare al<strong>la</strong> ricerca degli altri..<br />
D: degli altri..<br />
R: sono stai proprio pochi a..a venirci..E va beh poi da lì i Comuni che ci hanno conosciuto, quindi le Assistenti<br />
Sociali che a volte ci chiamano “eh allora ho davanti a me..che cosa offrite?” Allora ci mandano..e questo ci fa<br />
molto piacere <strong>per</strong>ché loro arrivano in un pezzettino. Poi soprattutto <strong>la</strong> parte di sostegno al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> [ehm] sono<br />
pochi i Comuni che..che <strong>la</strong> fanno, che hanno gruppi di auto-mutuo aiuto, anche se alcuno..alcuni si sono attivati<br />
a fare questi gruppi proprio in supporto al familiare e non solo andare in casa, ti faccio <strong>la</strong> prestazione e poi..e poi<br />
me ne vado..quindi <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione con l‟ASL <strong>per</strong> quanto riguarda [silenzio] così un cambiamento di pensiero<br />
sul..sul tipo di servizio, che <strong>per</strong>ò vediamo che sta cambiando, è partito si da noi <strong>per</strong>ò <strong>per</strong>lomeno qui a Bergamo<br />
con molta fatica, cioè anche loro forse spinti da alcuni leggi regionali che poi magari sono un po‟ buttate lì e non<br />
sappiamo mai che seguito abbiano, ecco quindi arrivano circo<strong>la</strong>ri [ehm] come quello..adesso..una circo<strong>la</strong>re dove<br />
devono aprire dei CEAD che sono dei Centri Assistenza Domiciliari <strong>per</strong>ché si sono resi conto che il familiare ha<br />
anche appunto su [ehm ehm] sul..su così..dal<strong>la</strong> nostra attività sensibilizzazione che abbiamo fatto, che il<br />
familiare <strong>per</strong> avere i servizi deve fare un giorno andare in Comune, un giorno andare all‟ASL [ehm], ecco adesso<br />
si cerca..si stanno strutturando <strong>per</strong> poterli..anche punti unici di accesso, quindi vado in un punto unico dove mi<br />
dicono tutto..quello che noi abbiamo voluto fare con il nostro punto d‟ascolto..ecco <strong>per</strong>ché ho messo io, sono<br />
andata al<strong>la</strong> ricerca, <strong>per</strong>ché se venivano qui e mi chiedevano delle informazioni io dovevo avere informazioni, da<br />
chi tu devi andare, quindi <strong>per</strong> questo devi andare da questo, <strong>per</strong> il medico devi andare da questo, dall‟Assistente<br />
Sociale se vuoi attivare il servizio famoso SAD, piuttosto che avere dei voucher <strong>per</strong> poter accedere o al Centro<br />
Diurno o ci sono i ricoveri di sollievo..poi sono sempre comunque di competenza loro [ehm]..l‟accesso,<br />
eccetera..Però l‟informazione, almeno si dà un‟informazione, <strong>per</strong>ché c‟è molta carenza di informazione..non so<br />
[ehm] il risultato anche al tavolo dell‟altro giorno che [ehm] l‟informazione chissà <strong>per</strong>ché [ehm] è poca<br />
[silenzio] o comunque è poca e non arriva alle famiglie..“da chi dovrebbe arrivare questa informazione?” Eh a<br />
volte arriva dagli opuscoli <strong>per</strong>ò non tutti l‟opuscolo lo tiene e lo guarda [ehm]..<strong>per</strong> esempio mi vengono in mente<br />
soprattutto gli anziani, se loro [ehm ehm]..non leggono opuscoli, non tengono <strong>per</strong> lo meno..parlo del mio papà,<br />
degli ottantenni, novantenni, cioè magari adesso i nuovi anziani quelli..gli ultrasessantacinquenni di adesso o i<br />
futuri che hanno avuto magari un‟istruzione un pochino più alta o comunque si attivano un po‟ di più se hanno<br />
bisogno, ma ci sono ancora tanti che [ehm]..che non sanno e non vanno a chiedere, se non è il Parroco che lo<br />
dice in Chiesa, piuttosto che, soprattutto nei piccoli paesi..nelle città cambia in effetti..cambia <strong>per</strong>ò..<br />
D: ok<br />
R: ecco quindi l‟informazione è un [silenzio]..è molto..è molto importante e se riusciamo noi a metterci in rete, a<br />
dare informazioni, ecco che uno non deve passare <strong>per</strong> tutti e 3 <strong>per</strong>ché io ti do‟ <strong>la</strong> mia, e poi <strong>per</strong> quell‟altro che<br />
s‟arrangi l‟altro..eh insomma..Ecco e riuscire anche ad avere un coordinamento di queste..ecco noi s<strong>per</strong>iamo in<br />
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un futuro, <strong>per</strong> quello che ci stiamo battendo e quello che abbiamo iniziato..<strong>la</strong> costituzione del nostro tavolo<br />
Sensibilizzazione Demenze [silenzio]..<br />
D: questo è un progetto futuro o c’è già?<br />
R: l‟azione c‟è già..Abbiamo iniziato l‟anno scorso in occasione [ehm]..dell‟anno scorso cosa c‟è stata? La<br />
diciassettesima giornata mondiale, adesso stiamo preparando <strong>la</strong> prossima, non ricordo se <strong>la</strong> sedicesima o <strong>la</strong><br />
diciassettesima..ah aspetti che ho in giro..giornata mondiale..[silenzio..si allontana]..ecco qui [si riavvicina] <strong>la</strong><br />
sedicesima, allora quest‟anno stiamo facendo <strong>la</strong> diciassettesima ecco..ecco..L‟anno scorso in occasione di quel<strong>la</strong><br />
giornata mondiale lì, l‟anno prima l‟avevamo fatta <strong>per</strong> conto nostro [ehm]..no due anni prima l‟avevamo fatta <strong>per</strong><br />
conto nostro sempre tramite [ehm]..insieme al<strong>la</strong> Fondazione Santa Maria Ausiliatrice che..<br />
D: [uhm]<br />
R: che ci ha dato gli spazi eccetera..Avevamo fatto uno spettacolino [ehm]..ah ecco, <strong>per</strong> farci conoscere anche<br />
questo..Con delle compagnie teatrali avevamo dato..c‟era in giro un libro [ehm ehm]..un libro che loro hanno<br />
letto e poi hanno fatto <strong>la</strong> commedia, insomma sono riusciti a mettere insieme un piccolo spettacolino che c‟è<br />
servito come strumento <strong>per</strong> presentare queste problematiche, cioè anche questo..trovare strumenti diversi di<br />
comunicazione del..del problema, sempre <strong>per</strong> sensibilizzare e riuscire a coinvolgere, soprattutto che escano allo<br />
sco<strong>per</strong>to coloro che hanno queste problematiche, che hanno una lunga storia..C‟è tutto da imparare sul<strong>la</strong><br />
disabilità e l‟handicap, che loro hanno incominciato più di vent‟anni fa..<br />
D: ecco..Volevo chiederle un’altra informazione..Par<strong>la</strong>ndo con <strong>la</strong> psicologa [ehm] mi ha detto che tra i<br />
familiari che vengono all’Alzheimer Cafè si è creata una rete tra di loro, nel senso che durante <strong>la</strong><br />
settimana poi così si sentono tra di loro <strong>per</strong> [silenzio]..<br />
R: <strong>per</strong> trovarsi?<br />
D: [uhm] non so bene <strong>per</strong> trovarsi, anche solo <strong>per</strong> sentirsi..<br />
R: allora qui su Dalmine si..<br />
D: [uhm]<br />
R: su Dalmine si e anche su Bergamo..si è vero anche su Bergamo..è vero..È nata poi..poi questa tra familiari,<br />
quindi ha sco<strong>per</strong>to dei nuovi, cioè han fatto delle nuove conoscenze, amicizie, si è servito..è servito anche a<br />
questo..<br />
D: quindi al di fuori anche del servizio si sentono?<br />
R: si al di fuori del servizio è vero, si sentono e fanno..questo <strong>per</strong>ché [ehm] a mio parere <strong>per</strong>sonale [ehm]<br />
siccome il luogo [ehm]..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: è molto ricreativo, quindi tra di loro par<strong>la</strong>no di tutto fuorché..<strong>per</strong>lomeno adesso, inizialmente erano molto<br />
titubanti, <strong>per</strong>ò riescono a par<strong>la</strong>re di tutto in quel momento lì, dimenticare <strong>la</strong> loro problematica..<br />
D: esatto<br />
R: magari par<strong>la</strong>no anche del..di quel che è avvenuto anche con il ma<strong>la</strong>to, che cosa hanno fatto, <strong>per</strong>ò adesso,<br />
come le dicevo prima, del loro vissuto <strong>per</strong>sonale, del<strong>la</strong> loro storia, figli piuttosto che..e quando non si vedono,<br />
non si trovano qui..è vero si sono sentiti, si sono..poi onestamente se si sono trovati tra di loro o visti questo<br />
ricordo un po‟ poco..all‟inizio c‟è stato, <strong>per</strong>ché anch‟io il primo anno ero in tutti gli Alzheimer Cafè e andavo, e<br />
poi aumentando il <strong>la</strong>voro chiamiamolo così istituzionale ho dovuto..ho dovuto mol<strong>la</strong>re un po‟ <strong>per</strong>ché se no non<br />
ce <strong>la</strong> faccio.. Sono presente a tutti i tavoli, quindi questo dover andare in giro e a fare..poi io sono pensionata,<br />
non volevo <strong>la</strong>vorare a tempo pieno..<br />
D: [ride]<br />
R: e invece di più [ehm]..Nul<strong>la</strong>, va beh questo non è un problema <strong>per</strong>ché si fa volentieri, <strong>per</strong>ò in effetti partendo<br />
bene..quindi con..con una buona equipe, con delle buone <strong>per</strong>sone intorno e soprattutto dando molta importanza<br />
al<strong>la</strong>..al<strong>la</strong> formazione, quindi, e non al<strong>la</strong> casualità..quindi corsi di formazione, incontri..<strong>per</strong>ché gliel‟avranno già<br />
detto che c‟è sempre formazione sul campo dopo le due ore, quindi anche i volontari vengono coinvolti..cioè si<br />
cerca di mantenere [silenzio]..di mantenere..<strong>per</strong>ché sono importanti anche i volontari e quindi deve essere un<br />
luogo di benessere <strong>per</strong> tutti, ma<strong>la</strong>to, familiari e soprattutto i volontario <strong>per</strong>ché è il volontario che va a qualificare<br />
quel servizio, <strong>per</strong>ché se ci fosse un o<strong>per</strong>atore solo con 10 ma<strong>la</strong>ti non ci sarebbe quel<strong>la</strong> qualità..<br />
D: certo<br />
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R: e questo scambio e questa costruzione di re<strong>la</strong>zioni sociali così intensa..<strong>per</strong>ché sarebbe anche più faticoso star<br />
dietro a 10 piuttosto che..E poi come ha visto lei si creano quindi dei gruppetti dove [ehm] interagiscono<br />
volontari e ma<strong>la</strong>ti e lì anche il ma<strong>la</strong>to [ehm] non è solo esclusivamente tra ma<strong>la</strong>ti..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: ecco quello che voglio dire..volevo trovare <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> <strong>per</strong> non offendere nessuno ma non c‟è nul<strong>la</strong> da offrire<br />
in effetti..da offendere..In effetti in un Centro Diurno [ehm] sono lì e sono tutti tra di loro, quindi non..anche se<br />
abbiamo visto che tra loro si creano amicizie, alleanze, <strong>per</strong>ò se tutti e due si incaponiscono sul<strong>la</strong> stessa cosa e<br />
vogliono <strong>la</strong> stessa cosa è come avere dei bambini che vogliono lo stesso giocattolo..puoi così dire te che dovete<br />
fare un po‟ ciascuno “eh no l‟è me [ride] l‟è me” non so se..<br />
D: si si..<br />
R: riesco a spiegarmi..certo bisognerebbe avere due [..] invece quando..noi lo vediamo quando giocano a scopa,<br />
che c‟è uno che gioca <strong>per</strong> vincere [ehm], un ma<strong>la</strong>to gioca <strong>per</strong> vincere..ecco se anche il volontario gioca <strong>per</strong><br />
vincere [ride] non va mica bene [ride] quindi è meglio che tra loro ma<strong>la</strong>ti giocano entrambi <strong>per</strong> vincere, <strong>per</strong> cui<br />
va avanti se è il caso, e di conseguenza bisogna essere preparati [uhm] ah ecco..<br />
D: volevo chiedere un attimo..par<strong>la</strong>re un attimo delle risorse materiali e immateriali del..del servizio<br />
ehm]..Innanzitutto quali sono le risorse appunto materiali e immateriali? E facciamo riferimento al<strong>la</strong><br />
professionalità e contatti sul segno di cui si avvale il servizio..Qual è secondo lei <strong>la</strong> risorsa principale del<br />
servizio? E qual è stata e qual è..qual è stata..<strong>la</strong> risorsa più carente del servizio?<br />
R: allora <strong>la</strong> risorsa principale sicuramente..sicuramente è l‟equipe e i volontari..ecco l‟equipe e i volontari<br />
qualificano sicuramente..<strong>la</strong> più carente del servizio, probabilmente in alcuni servizi i volontari [ehm]..Bergamo<br />
siamo partiti con..che non ne avevamo di volontari e quindi..<strong>per</strong>ò poi strada facendo ne abbiamo..ne abbiamo<br />
acquisiti..anche lì siamo partiti con pochi familiari e poi a Bergamo ne abbiamo acquisiti [ehm], anche qui a<br />
Dalmine, anche se un pò cambia, anche a Brembate, dunque una vera e propria..<br />
D: [uhm]<br />
R: carenza del..del servizio..ma a volte gli ambienti [ehm], l‟ambiente..Adesso ci siamo dovuti spostare qua<br />
[ehm]..mi mette un po‟ in difficoltà [ehm..silenzio] cioè del servizio vero e proprio [silenzio]..certo se ci sono<br />
volontari <strong>la</strong> cosa va meglio..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: <strong>la</strong> cosa va decisamente meglio..Quindi diciamo che <strong>la</strong> criticità più grossa..<strong>la</strong> carenza più grossa sarebbe quel<strong>la</strong><br />
di avere pochi..pochi volontari [silenzio]..poi vediamo un po‟ [silenzio prolungato]..Ah ecco poi forse..adesso,<br />
ecco [ehm] un..una criticità che potrebbe insorgere e che quindi ogni tanto fortunatamente nei..nelle attività di..di<br />
equipe e quando si trova l‟assemblea è quel<strong>la</strong> magari di entrare nel<strong>la</strong> routine..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: e questo è una cosa al<strong>la</strong> quale cerchiamo di stare attenti <strong>per</strong>ché se tu entri nel<strong>la</strong> routine, quindi incominci ad<br />
osservare poco, magari vai, non ti rendi conto che..che c‟è qualcuno che magari non sta mica bene..ok..quindi<br />
essere sempre attenti in modo che quando cambia il bisogno del ma<strong>la</strong>to e del familiare, anche noi<br />
doverci..doverci adattare..Non sempre questo viene così automatico e veloce..ecco questo insomma, diciamo che<br />
questo potrebbe essere in alcuni <strong>per</strong>iodi magari una..una carenza, ecco, una criticità diciamo così e quindi<br />
tener<strong>la</strong>..<br />
D: certo<br />
R: piuttosto allerta ecco..anche con..con l‟equipe riuscire a proporre..Perché i bisogni del ma<strong>la</strong>to cambiano..<br />
abbiamo visto anche noi all‟inizio più del familiare..<strong>per</strong>ché ad esempio sul familiare vedo che non riusciamo a<br />
dare..a dare molto..ecco, solo il fatto di dover convivere e stare insieme a loro [ehm] a volte..a volte basta, e<br />
acquisire quelle informazioni che gli servono <strong>per</strong> il quotidiano..certo poi non abbiamo <strong>la</strong> bacchetta magica,<br />
quindi non sappiamo dare risposte a tutti quindi magari <strong>la</strong> carenza a volte è verso il..è verso il ma<strong>la</strong>to..che è<br />
anche vero che a detta dell‟equipe dobbiamo stare in base alle capacità residue e siccome noi non vogliamo, il<br />
nostro obiettivo non è quello di andare a recu<strong>per</strong>are abilità del ma<strong>la</strong>to e fare..o di creare due ore di<br />
benessere..quindi magari non proponiamo tutta quel<strong>la</strong> serie di attività che magari andrebbero proposte..è uno<br />
degli [ehm]..degli obiettivi di..un..un argomento che appunto abbiamo discusso nel corso del<strong>la</strong> nuova assemblea<br />
soci <strong>per</strong>ché prima eravamo solo in 3, adesso l‟associazione si è al<strong>la</strong>rgata e adesso sono entrati 7 nuovi soci,<br />
siamo diventati in 10..tra l‟altro sono <strong>per</strong> lo più volontari e un esterno volontario dell‟Alzheimer Cafè, <strong>per</strong>ché i<br />
volontari dell‟Alzheimer Cafè, che vengono all‟Alzheimer Cafè, non sono necessariamente soci, fanno parte del<br />
progetto Alzheimer Cafè quindi questo non è che li obblighino a diventare soci, <strong>per</strong> esempio [ehm]..ah ancora<br />
anche a Brembate <strong>per</strong> esempio quelli dell‟ ANTEAS erano soci dell‟ANTEAS, quindi noi avevamo fatto un<br />
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protocollo con l‟ANTEAS che i loro volontari, quindi erano volontari dell‟ANTEAS..anche a Brembate sono<br />
volontari del gruppo San Vincenzo piuttosto che..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: altro..Noi [ehm] dove andiamo ad aprire gli Alzheimer Cafè ci mandiamo sempre del territorio cioè è<br />
coinvolto il territorio, anche <strong>per</strong>ché è <strong>la</strong> territorialità che è molto importante, ecco [ehm] forse è un altro punto<br />
che..<br />
D: scusi se <strong>la</strong> interrompo, magari volevo par<strong>la</strong>re del territorio..<br />
R: si<br />
D: mi piacerebbe..sarebbe interessante sa<strong>per</strong>e quale è stato l’impatto che questo servizio ha avuto sul<br />
territorio e..e..[ehm] secondo lei quali sono i bisogni che questo territorio..quali sono i bisogni e le richieste<br />
del territorio? [silenzio]<br />
R: [ehm] le richieste [ehm]..Partiamo dall‟impatto del territorio..l‟impatto del territorio [silenzio].. non abbiamo<br />
mai una valutazione..questo è interessante..l‟impatto del territorio sembra stato positivo <strong>per</strong>ché le risposte ci<br />
sono state, anche a quelli che ci conosciamo, ecco sto ri<strong>per</strong>correndo <strong>per</strong> capire che..che ritorni ho avuto dal<br />
territorio <strong>per</strong> capire [ride]..<br />
D: [uhm]<br />
R: se <strong>la</strong> cosa è andata <strong>per</strong>ché posso dire io del territorio..quindi i rimandi sono si in partico<strong>la</strong>re ma su tutti i<br />
territori è stata positiva “ah si voi dell‟Alzheimer Cafè”.. quindi è stata positiva.. “ah una bel<strong>la</strong> cosa..ah <strong>per</strong> le<br />
famiglie” si quindi è stato positivo eccetera, il bisogno del territorio..il bisogno del territorio [silenzio] oltre ad<br />
avere questo [silenzio]..Sa che non saprei il bisogno in quale senso lei dice?<br />
D: [uhm]<br />
R: cioè <strong>per</strong>ché [ehm] se è del servizio [ehm]..diversi vediamo che vengono dal territorio..noi non li abbiamo<br />
raggiunti proprio tutti, non so se è <strong>per</strong>ché c‟è diffidenza, <strong>per</strong>ché va beh a volte dipende dallo stadio del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />
del ma<strong>la</strong>to [silenzio]..Cioè lei dice il bisogno rispetto al servizio?<br />
D: rispetto al servizio si..<br />
R: quindi se il territorio viene volentieri a questo servizio?<br />
D: si se c’è una re<strong>la</strong>zione tra territorio e servizio, quindi come il territorio appunto vede il servizio e<br />
secondo lei se..se il territorio [ehm] innanzitutto se ha bisogno del servizio certo nel senso che <strong>per</strong> quello<br />
che mi sta dicendo appunto che [ehm] cercate di raggiungere tutti i..<br />
R: certo..certo noi cerchiamo di raggiungere tutti poi ecco <strong>la</strong> risposta<br />
D: bisogni magari di tipo astratto cioè lei mi sta dicendo che magari il territorio deve conoscere di più <strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia [ehm]..<br />
R: a..<br />
D: [ehm] l’informazione..magari anche bisogni più di tipo [uhm]..<br />
R: ma questi più o meno i..i territori avrebbero bisogno, con i quali abbiamo a che fare, avrebbero bisogno di<br />
conoscere di più <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, tanto è vero che siamo partiti a fare delle es<strong>per</strong>ienze serate di sensibilizzazione<br />
proprio anche <strong>per</strong>ché anche che [ehm] venga dal<strong>la</strong>..dal vicino..poi ancora dicevo prima come nonostante anche<br />
noi abbiamo fatto promozione anche sul giornaletto Informa Dalmine che è quello che esce dal territorio ancora<br />
[ehm] non..certo sul<strong>la</strong> quantità di..di darmi del pensiero cioè [ehm] <strong>la</strong> risposta <strong>per</strong>ò è stata abbastanza<br />
positiva..non è così [ehm] capil<strong>la</strong>re in effetti se vogliamo arrivano meno rispetto al bisogno che c‟è sul territorio<br />
[uhm]..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: questo si..Rispetto al primo anno <strong>per</strong>ò sono più maturi, forse [ehm] sono più a conoscenza forse delle..<br />
D: secondo lei qual è il problema di non raggiungere una [uhm] una [uhm]..del<strong>la</strong> competenza maggiore,<br />
se è un problema di comunicazione?<br />
R: un problema potrebbe anche essere di comunicazione magari nostra che ci siamo un po‟ fermati con <strong>la</strong><br />
comunicazione visto che siamo occupati [ehm] in altre cose, ecco..questo bisognerebbe sempre dare una<br />
rispolveratina ai medici, soprattutto i medici di medicina di base e <strong>la</strong> loro azione è quel<strong>la</strong> che conta <strong>per</strong>ché noi<br />
vediamo che dopo un evento ci sono più contatti..<br />
742
D: ho capito<br />
R: quindi questo vuol dire sicuramente..sicuramente è questo..poi bisogno del territorio..ah ecco anche facciamo<br />
fatica..una criticità del territorio in partico<strong>la</strong>re di Dalmine più degli altri <strong>per</strong>ché è quello dove bene o male<br />
<strong>la</strong>voriamo di più e con gli altri ehm pur facendo parte del<strong>la</strong> Consulta delle Associazioni..ci sono Associazioni<br />
che fanno magari più o meno le nostre cose non con l‟Alzheimer Cafè, ma <strong>per</strong> esempio [ehm] le Associazione<br />
dell‟ UNITALSI piuttosto che..anche loro vanno in casa [ehm] del.. del ma<strong>la</strong>to e del..e del familiare <strong>per</strong> dare..<strong>per</strong><br />
dare un aiuto..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: <strong>per</strong>ò facciamo fatica più se ci troviamo tutti più volte..infatti se c‟è bisogno di una formazione [ehm] o che o<br />
comunque di scambiarci..<strong>per</strong>ò sembra quasi che ci si tenga stretti i nostri..loro soprattutto <strong>per</strong>ché noi siamo a<strong>per</strong>ti<br />
a tutti..ecco una cosa [ehm] del..del servizio forse che abbiamo tentato adesso con un progetto, non so se gliene<br />
ha par<strong>la</strong>to <strong>la</strong> cosa..ecco raggiungere <strong>la</strong> domiciliarità..<br />
D: [uhm]<br />
R: raggiungere cioè quelli che poi non riescono più a partecipare..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: a partecipare..eh li abbiamo..li abbiamo un po‟ <strong>per</strong>si..un po‟ <strong>per</strong>si e questa è una carenza nostra anche..anche<br />
dovuta ad un problema di tempi <strong>per</strong> esempio come punto d‟ascolto gestendolo praticamente esclusivamente io,<br />
<strong>per</strong>ò facciamo anche questo nostro limite ed è una cosa che ne abbiamo par<strong>la</strong>to nel nuovo..nel<strong>la</strong> nuova<br />
assemblea, nel nuovo direttivo, è una cosa che va potenziata.. È vero che noi siamo partiti in [ehm]..siamo partiti<br />
col rapido <strong>per</strong>ché c‟erano questi gruppi di <strong>per</strong>sone che avevano queste..che avevano queste..siamo partiti con gli<br />
Alzheimer Cafè che già sono dei buoni servizi che vanno, <strong>per</strong>ò c‟è chi ancora si aspetterebbe più domiciliarità,<br />
che <strong>per</strong>ò è un po‟ più difficile da farsi <strong>per</strong>ché il volontario, <strong>per</strong>lomeno quelli che abbiamo noi, [ehm] rispetto ad<br />
altre Associazioni, come può essere l‟UNITALSI, <strong>la</strong> San Vincenzo, dove loro nascono proprio<br />
come..ideologicamente come gruppi caritatevoli..andare nelle case, il nostro preferisce stare [silenzio] nel<br />
gruppo..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: anche <strong>per</strong>ché ha una formazione..In effetti i familiari che hanno frequentato e che poi non vengono più, alcuni<br />
hanno mantenuto rapporti e vengono..quindi come <strong>la</strong> Giusi, <strong>la</strong> volontaria che ha frequentato, poi ha avuto il<br />
tempo..viene a fare <strong>la</strong> volontaria, altri proprio non ne vogliono più sa<strong>per</strong>e quando è morto il familiare o che, altri<br />
proprio <strong>per</strong> <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia che si aggrava e quindi rimangono allettati cioè che non riescono più a..peggiorano,<br />
rimangono a casa, quindi [ehm] le psicologhe mantengono dei contatti telefonici ma con quelli proprio che<br />
ancora frequentano e fanno <strong>per</strong>ché come dice lei che gli danno in mano da fare questa ricerca e poi l‟altra [ehm]..<br />
D: si effettivamente [ride]<br />
R: noi cerchiamo di fare anche in base un pò anche alle nostre forze..Non è detto che questo in un futuro..<br />
avevamo anche provato con un‟Associazione, l‟Associzione Vedove di Bergamo che loro hanno un progetto che<br />
si chiama Progetto Giuditta, quindi i nostri contatti..mantenendo un contatto costante non so ogni 15 giorni<br />
piuttosto che telefonico <strong>per</strong> capire come stanno, come vanno, <strong>per</strong>ché noi ormai..<br />
D: hanno accettato?<br />
R: eh no..abbiamo fatto fatica..anche loro erano d‟accordo, <strong>per</strong>ché loro hanno pochi contatti telefonici, cioè loro<br />
lo fanno <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone anziane, sole eccetera, <strong>per</strong> mantenere..<strong>per</strong>ò poi c‟erano problemi di privacy cioè non puoi<br />
dare gli elenchi e queste cose qua..bisogna fare una formazione quindi una formazione partico<strong>la</strong>re, che loro<br />
avessero..e avevamo tentato..poi un po‟ deboli loro, un po‟ deboli noi, poi appunto, come ripeto, le nostre risorse<br />
[ehm] sia economiche che uomo sono lì ecco..<br />
D: si<br />
R: anche <strong>per</strong>ché poi si è al<strong>la</strong>rgata <strong>la</strong> formazione quindi le nostre psicologhe hanno dovuto fare anche formazione<br />
e quindi sarebbero tutte da sviluppare..quindi un domani, se diventeremo più grandi, riuscire a fare altre<br />
col<strong>la</strong>borazioni..ecco cerchiamo di fare il passo secondo <strong>la</strong> gamba [ride]..<br />
D: senta parliamo un attimino del futuro appunto..<br />
R: si<br />
743
D: secondo lei cosa manca al servizio e cosa potrebbe essere fatto ancora <strong>per</strong> rispondere ai bisogni delle<br />
famiglie?<br />
R: [silenzio]..Ecco quello che sto dicendo io..che <strong>per</strong> rispondere ai bisogni delle famiglie..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: che loro richiedono, un..un supporto, un sostegno a livello domiciliare, questo..telefonano e quindi, cioè<br />
riuscire oltre al pomeriggio, che vengono..<br />
D: si ricollega.sempre in merito al voucher demenze che mi stava..<br />
R: no quello..<br />
D: quello è a parte?<br />
R: è un servizio sanitario..<br />
D: ah è un servizio sanitario?<br />
R: è un servizio sanitario, socio-sanitario. Io lo penso come Organizzazione..<br />
D: no no come organizzazione, pensavo fosse legato..ok va benissimo..<br />
R: no no..quello è loro..Noi non vogliamo andare a sostituirci a nessun servizio..<br />
D: <strong>per</strong>fetto<br />
R: quello a loro spetta..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: e quindi quello loro se lo devono fare, <strong>per</strong>ché quello è <strong>per</strong> insegnare a fare [..], <strong>per</strong> intervenire e quindi il<br />
punto di vista è sanitario, ma siccome di sanitario, come le dicevo ieri c‟è poco, non è che devi andare là ad<br />
attaccargli <strong>la</strong> flebo [ehm], curarlo, toglierli piaghe, è una ma<strong>la</strong>ttia <strong>la</strong> demenza quindi..e come sanitario <strong>la</strong> cura è<br />
quel<strong>la</strong> di..di riuscire a capire il <strong>per</strong>ché lui ha un‟alterazione del comportamento, magari dovuto a una causa<br />
fisica, a un semplice mal di denti, a un semplice mal di go<strong>la</strong>, che lui non ti si sa esprimere..ecco che lui te lo<br />
manifesta con un‟alt.. [..]..alterando il comportamento e quindi diventa più agitato, aggressivo, non riesci a<br />
tenerlo, vuole andare..no quindi questa è una cosa che dovrebbero imparare i sanitari a farlo..Come<br />
Organizzazione di volontariato..beh ci han sempre chiesto le due giornate..ecco una giornata è proprio un po‟<br />
poca quindi avere sicuramente le due giornate ce lo chiedono sempre e avere magari una continuità, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong><br />
noi <strong>la</strong> settimana passa velocemente, ma <strong>per</strong> loro che vengono una volta al<strong>la</strong> settimana non passa mai..non passa,<br />
anche <strong>per</strong>ché le due ore qui [ehm]..quindi mantenere re<strong>la</strong>zioni sociali a loro farebbe comodo anche a casa..<br />
D: ho capito<br />
R: <strong>per</strong>lomeno questo è quanto avverto io come, ecco come volontaria, come Organizzazione. Insomma, ecco,<br />
sicuramente se fosse potenziato sarebbe..sarebbe una buona cosa..Poi va beh [ehm] un altro obiettivo nostro<br />
sarebbe quello..proprio quello che a livello provinciale tutti possano usufruire di questo servizio, solo che a volte<br />
le distanze non sono possibili quindi riuscire a sensibilizzare, se non voi le..gli ambiti [ehm], i Comuni, a dare un<br />
servizio un po‟..un pò diverso rispetto a quello del SAAD, magari a fare degli Alzheimer Cafè che abbiam<br />
dimostrato che sono sostenibilissimi, <strong>per</strong>ché è sufficiente che tu nel tuo paese faccia degli agganci con delle<br />
Associazioni che già fanno queste cose qua neh..ecco..un po‟ di formazione quindi [ehm] mantenere monitorata<br />
<strong>la</strong> cosa, riuscire ad andare a tirarle fuori un po‟ tu queste <strong>per</strong>sone..cioè <strong>la</strong> Provincia è.. quindi è questa..e<br />
poi..quindi averne sicuramente di più in modo che tutti possono usufruire <strong>per</strong>ché noi ci siamo resi conto che<br />
vengono volentieri, altri non vengono <strong>per</strong>ché ci sono le lontananze e soprattutto il trasporto..Ecco, se tu non hai<br />
attivato un servizio trasporto rischi di limitare molto <strong>la</strong> frequenza <strong>per</strong>ché, come ripeto, gli anziani<br />
settantacinquenni di adesso non sono magari quelli che avevano <strong>la</strong> patente, le coppie ottantenni difficilmente,<br />
quindi o devono dipendere da un figlio o un..come coppie e poi invece se sono genitori, i figli <strong>la</strong>vorano,<br />
hanno..hanno altri impegni e poi vediamo..non so se ho risposto..<br />
D: si si ha risposto..<br />
R: si beh poi quello [ehm] di riuscire a portare <strong>la</strong> nostra voce <strong>per</strong>ché migliorino sempre i servizi e soprattutto<br />
siano davvero a sostegno al<strong>la</strong> domiciliarità, come dicevo ieri..no l‟altro giorno..in sostegno al<strong>la</strong> domiciliarità, ma<br />
non un fumo negli occhi come si suol dire, cioè che ci siano..bene..anche da un punto di vista di strumenti, poi<br />
anche quello a livello provinciale, ci siamo dati tutti questa indennità di accompagnamento <strong>per</strong>ché le risorse<br />
economiche <strong>per</strong> questi ma<strong>la</strong>ti servono <strong>per</strong>ché, o tu ti fai una vita di 24 ore al giorno e prendi ma poi crolli, così<br />
ne hai due da curare..quindi far capire che investire adesso in domiciliarità vuol dire ottimizzare le risorse in<br />
744
futuro <strong>per</strong>ché se no vanno tutti a sbattere..a bussare al<strong>la</strong> porta delle RSA..Noi siamo arrivati adesso a 5000 eh in<br />
lista d‟attesa <strong>per</strong> le RSA del<strong>la</strong> provincia di Bergamo..<br />
D: 5000?<br />
R: [silenzio] deve essermi arrivato dall‟[…si allontana] di Bergamo che ormai siamo arrivati a 5000 su vediamo<br />
quante RSA..<br />
D: sono solo ma<strong>la</strong>ti d’Alzheimer?<br />
R: eh?<br />
D: solo ma<strong>la</strong>ti d’Alzheimer?<br />
R: no no in generale..<br />
D: in generale?<br />
R: anziani in generale..<br />
D: ah anziani in generale..ok..<br />
R: anche se..anche se da noi l‟ultimo..l‟ultimo registro par<strong>la</strong> di 8000 casi, ma comunque un numero sottostimato,<br />
quindi 8000 casi..non gli si può costruire un ghetto..<br />
D: no<br />
R: ecco e.. e siamo sempre destinati ad aumentare <strong>per</strong>ché [ehm] invecchiando..quindi sono alti..non puoi pensare<br />
sempre ad un istituz..[ride]..e domani..[ride]..<br />
D: istituzionalizzazione..<br />
R: [ride] istituzionalizzazione <strong>per</strong> tutti.. Se non vai al<strong>la</strong> ricerca di servizi alternativi e leggeri, eccetera, non so,<br />
sarebbe al<strong>la</strong> paralisi ecco..<br />
D: senta le chiederei quali sono gli obiettivi che avete realizzato e se sono cambiati gli obiettivi durante<br />
questi anni..<br />
R: mamma mia difficile..allora..<br />
D: e soprattutto se si sono ottenuti magari dei risultati indiretti cioè che non pensavate di ottenere, ad<br />
esempio, non so, <strong>la</strong> creazione di un gruppo mutuo-aiuto da un’altra parte cioè quei risultati che non<br />
avevate calco<strong>la</strong>to?<br />
R: va bene diciamo che onestamente [ehm] abbiamo..abbiamo <strong>la</strong>vorato <strong>per</strong>ò i risultati ci sono..ci sono, <strong>per</strong>ché se<br />
lei considera che ci siamo dal 2006..dal 2006 e il 2007 abbiamo già a<strong>per</strong>to il nostro primo Alzheimer Cafè..<br />
D: [uhm uhm]<br />
R: quindi ci siamo messi tutto lì..cioè di sicuro gli obiettivi che ci siamo [uhm]..che ci siamo prefissati a livello<br />
di statuto..lo leggevo proprio ai nostri..ai nostri [ehm] nuovi [ehm]..nuovi soci..Siamo andati forse oltre le<br />
aspettative [ehm], in quello [ride] essendo esigente..molto esigenti con noi stessi cerchiamo di..quindi<br />
sensibilizzazione sul territorio l‟abbiamo fatta a livello istituzionali..a livello istituzionale. Se si par<strong>la</strong> di Primo<br />
Ascolto Alzheimer [ehm] cioè all‟Alzheimer ci conoscono tutti anche <strong>per</strong>ché siamo arrivati al momento giusto<br />
[ehm] e cominciavano ad essere [ehm] un po‟ più attenti a queste problematiche <strong>per</strong>ché sono usciti più allo<br />
sco<strong>per</strong>to vuoi <strong>per</strong>ché appunto [ehm] le famiglie se non ci sono delle buone reti familiari..quindi quelli che<br />
<strong>la</strong>vorano <strong>la</strong> prima cosa che fanno vanno a chiedere l‟istituzionalizzazione <strong>per</strong>ché se no non possono<br />
mantener<strong>la</strong>..Comunque abbiamo fatto direi..gli obiettivi di sensibilizzazione li abbiam fatti..di riuscire a dare un<br />
supporto alle famiglie lo abbiamo fatto, non siamo di certo arrivati dap<strong>per</strong>tutto..e con tutto che adesso abbiamo 3<br />
Alzheimer Cafè..4 anzi, dimentico sempre il secondo a Bergamo che ci hanno chiesto, ed entro <strong>la</strong> fine dell‟anno<br />
dovremmo averne 6 <strong>per</strong>ché di sicuro andremo ad aprire a Trescore che appunto anche lì è sempre l‟ambito che ce<br />
lo chiede e il nostro futuro è anche [uhm]..ho fatto un po‟ di confusione?<br />
D: no no va benissimo<br />
R: tra obiettivi..tra obiettivi che abbiamo raggiunto, beh abbiamo portato <strong>la</strong> nostra voce dap<strong>per</strong>tutto e quindi<br />
adesso se sentono par<strong>la</strong>re di Alzheimer sanno [ride] che c‟è..ecco non ancora dap<strong>per</strong>tutto <strong>per</strong>ò come ripeto le<br />
istituzioni più grosse, Provincia..sarebbe bello arrivare in Regione ma non abbiamo contatti giusti..eh chissà che<br />
col tempo [ride]..Provincia e ASL di sicuro ci conoscono e anzi abbiamo visto che quest‟anno ci hanno proprio<br />
contattato <strong>per</strong> avere <strong>la</strong> nostra col<strong>la</strong>borazione in quanto portavoce dei bisogni del..del familiare, come fare<br />
questi..questi servizi, poi come fare, anche con il tavolo sensibilizzazione dell‟Ente dove sono presenti diciamo<br />
745
così i..le massime Istituzioni che si stanno occupando sul territorio di..di problemi legati..legati al<strong>la</strong> demenza<br />
quindi le RSA dove hanno i nuclei Alzheimer, che sono tre e due a Brescia i più importanti..[suona il telefono]<br />
adesso non rispondo <strong>per</strong>ché è una chiamata..ecco e di conseguenza, cosa stavo dicendo? Ah ecco abbiamo<br />
raggiunto [suona il telefono] e lì..non ricordo più cosa volevo dire..<br />
D: [ride]<br />
R: ah ecco un obiettivo futuro è quello [ehm] non di accol<strong>la</strong>rci più..ne stiamo ragionando a livello..a livello di<br />
[silenzio]..a livello di assemblea dei soci cioè noi non vorremmo proprio sostituirci alle..alle Istituzioni [ehm] ma<br />
[silenzio] dimostrare alle Istituzioni che si può fare qualcosa di leggero e s<strong>per</strong>imentare..ci piacerebbe<br />
eventualmente s<strong>per</strong>imentare qualcosa di nuovo e poi andare a dire “guardate che c‟è quest‟altra cosa nuova che<br />
può funzionare”..Quindi in un futuro, anche <strong>per</strong>ché diventa faticoso ogni anno dover re<strong>per</strong>ire fondi <strong>per</strong> poterli<br />
mantenere questi Alzheimer Cafè, quindi, sempre in col<strong>la</strong>borazione con il volontariato <strong>per</strong>ché il volontariato è<br />
quello che qualifica il..il servizio, ecco e [ehm] riuscire magari di più a essere poi coinvolti sul..sul territorio, ma<br />
questo non è ancora..alcuni sono maturi e alcuni no quindi a..a riuscire anche noi a far parte [ehm] nel<strong>la</strong><br />
progettualità di alcune cose..cioè non so c‟è <strong>la</strong> festa del paese ecco che..anche se ci hanno invitato <strong>per</strong> esempio le<br />
UNITALSI quando fanno <strong>la</strong> festa dell‟amma<strong>la</strong>to eccetera, <strong>per</strong>ò a volte non vanno molto volentieri, andrebbero<br />
magari più volentieri [ride] cioè se c‟è una festa dove c‟è da andare a bal<strong>la</strong>re anche loro, cioè esporsi così,<br />
sempre a quelle..a quelle feste lì, <strong>per</strong>ò magari riuscendo..Ecco stavo dicendo di trovare che le Istituzioni si<br />
accollino gli Alzheimer Cafè..adesso vedremo di fare es<strong>per</strong>ienze, in effetti già quello dell‟Alzheimer Cafè di<br />
Bergamo, [ehm] <strong>la</strong>..<strong>la</strong> Fondazione Santa Maria Ausiliatrice, quindi <strong>la</strong> RSA che è lì, sta pensando a un loro<br />
Alzheimer Cafè, quindi ne nasce un altro totalmente a carico..a carico loro, non so magari le Coo<strong>per</strong>ative<br />
piuttosto che i Centri Diurni, gli Enti che sono accreditati con l‟ASL, <strong>per</strong> esempio c‟era un pensiero dell‟ASL<br />
magari con i fondi del<strong>la</strong> non autosufficienza, ma sembra che vogliano fare tutto con questi fondi del<strong>la</strong> non<br />
autosufficienza, [ehm] magari dare dei..dei voucher dove <strong>per</strong>mettano di frequentare, <strong>per</strong>ché noi non facciamo<br />
pagare niente al familiare quindi è tutto a carico nostro <strong>per</strong>ò non è [ehm]..in tempi che le risorse vanno<br />
scarseggiando [ehm]..quindi questi sono progetti <strong>per</strong> noi e abbastanza costosi, quindi se una Coo<strong>per</strong>ativa<br />
piuttosto che un altro Ente, lui avendo delle entrare o può anche fare pagare il servizio e..e se ci sono dei..dei<br />
fondi anche da parte delle..delle Istituzioni..ok <strong>per</strong> partecipare a quel..a quel fondo do‟ un contributo al<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> piuttosto che..cioè se rientra questo nell‟ottica davvero di un‟offerta al servizio, ecco che ti do‟ <strong>la</strong><br />
possibilità di..di frequentarlo <strong>per</strong>ò il servizio lo paghi <strong>per</strong>ché non può essere solo esclusiv [..]..se è solo<br />
volontariato lo si può fare <strong>per</strong>ò non è così..non è così <strong>per</strong>ché noi le psicologhe non le possiamo fare, cioè non<br />
voglio neanche far<strong>la</strong>, non l‟ho mai neanche fatta, quindi noi come volontariato possiamo si creare, avere quei<br />
momenti che stiamo insieme..<strong>per</strong>ò si nel momento in cui mi dicono “ok è peggiorato, come mai mi si comporta<br />
così?” [silenzio]<br />
D: [..]<br />
R: io non ho <strong>la</strong> risposta da dare [silenzio]..ho bisogno che ci sia [silenzio], quindi se vogliamo essere efficaci<br />
sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, quindi <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> sa come gestire il ma<strong>la</strong>to, di conseguenza se lei lo sa e <strong>la</strong> settimana dopo sa che<br />
viene lì, può su<strong>per</strong>are o comunque può telefonare e dire “questa settimana mi fa così” e lui è meno stressato<br />
<strong>per</strong>ché si sente supportato, riesce anche magari a..a sostenere i lunghi anni di assistenza che sono di questi<br />
ma<strong>la</strong>ti..<strong>per</strong>ché non si par<strong>la</strong> di un anno, due o che, si par<strong>la</strong> anche di sette, otto anni [silenzio], ho avuto conoscenti<br />
che è rimasto lì anche 22 anni, va beh gli ultimi anni erano allettati..e poi esatto devi cambiare anche a seconda<br />
del tipo di assistenza [suona il telefono]..mi dà un minuto, se mai..<br />
D: si prego..<br />
[<strong>la</strong> responsabile risponde al telefono]<br />
D: senta le faccio le ultime due domande..<br />
R: si..<br />
D: così poi chiudiamo l’intervista..Le chiederei se nel<strong>la</strong> vostra Associazione, <strong>per</strong> quanto riguarda il<br />
servizio, avete una forma di monitoraggio del servizio, se usate qualche strumento <strong>per</strong> monit [..], <strong>per</strong><br />
esempio ieri mi par<strong>la</strong>va <strong>la</strong> psicologa che in futuro volete..state pensando magari [ehm]..state pensando a<br />
un possibile questionario di soddisfazione del cliente?<br />
R: esatto bravo..Ah meno male che gliel‟hanno anticipato..si [ehm] esatto è stato un..un quesito che ci siamo<br />
poste..<br />
D: ok<br />
R: anche <strong>per</strong>ché adesso i dati cominciano a diventare tanti..<br />
746
D: [uhm uhm]<br />
R: cioè, mentre prima gli Alzheimer Cafè erano..erano solo tre o comunque quando io andavo.. eccetera..quindi<br />
c‟era un [ehm] così uno scambio diretto all‟interno, adesso ci serve di voler dare sempre, dicevo quel<strong>la</strong><br />
scientificità al<strong>la</strong> cosa quindi riuscire a trovare degli strumenti <strong>per</strong> monitorare, <strong>per</strong> capire se dall‟entrata all‟uscita<br />
c‟è stata [ehm ehm] quindi lo stress del caregiver è diminuito, è aumentato, e anche <strong>per</strong> vedere altri bisogni che<br />
magari a volte sono lì, vengono..non sono espressi proprio in modo così chiaro..si si..<br />
D: è ancora tutto in fase di progettazione?<br />
R: è in fase di progettazione esatto..Questa è stata proprio una..una richiesta espressa dal..dal direttivo all‟equipe<br />
di riuscire a mantenere questo..questo monitoraggio..<br />
D: ecco le faccio l’ultima domanda e..e le dico che noi abbiamo scelto appunto questo servizio <strong>per</strong>ché<br />
[ehm] ci pare possa essere considerato una buona pratica..<br />
R: sì<br />
D: ecco..Perché secondo lei il suo servizio può essere considerato una buona pratica? Se lei mi dovesse<br />
definire secondo lei cos’è una buona pratica…<br />
R: una buona pratica… allora <strong>per</strong>ché è molto pratico<br />
D: certo<br />
R: e quindi va sulle famiglie e sul ma<strong>la</strong>to, ma va direttamente sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Quindi io ti dico tu vieni e quando<br />
sei lì io ho un contatto diretto e quindi non c‟è [ehm] che ne so io un sacco di giri intermediari, poi lì c‟è il<br />
ma<strong>la</strong>to da vedere, quindi anche lui vede [ehm] è molto diretto il contatto quindi vede: “ma oggi come mai è così<br />
?” . Ecco che l‟ASA piuttosto che <strong>la</strong> psicologa ci sa dare indicazioni e poi il..il familiare, anche il ma<strong>la</strong>to <strong>per</strong>ché<br />
ha queste due ore di benessere..Quindi non è il solito <strong>per</strong>sona apatica eccetera, ma il..il familiare ha questo<br />
scambio con altri familiari e vive queste due ore di attività sociali e ricreative e quindi è immediato non so poi<br />
in..poi in termini più scientifici come posso dire..<br />
D: certo quindi se lei mi dovesse dire no… va benissimo così<br />
R: io glielo dico in modo molto..<br />
D: quindi se lei mi dovesse definire qual è l’obiettivo specifico del servizio..<br />
R: l‟obiettivo specifico del servizio è [ehm] è creare re<strong>la</strong>zioni sociali col ma<strong>la</strong>to e il familiare e farci sentire che<br />
ci siamo far sentire a loro che..<br />
D: <strong>per</strong>fetto<br />
R: far sentire che noi ci siamo e che quindi non è da solo, che può contare su qualcuno..<br />
D: va bene..<br />
R: penso sia questR: sì può contare su di noi..<br />
D: <strong>per</strong>fetto. Ecco io avrei terminato. Ecco le chiederei solo alcune notizie sull’anagrafica tipR: quando è<br />
nata l’associazione?<br />
R: 2006<br />
D: e il servizio?<br />
R: il servizio 2007. Allora l‟associazione è nata a febbraio 2006..<br />
D: ad o<strong>per</strong>a sua?<br />
R: mia e di altri due.. due soci, quindi ecco in col<strong>la</strong>borazione anche con Camillo Carboni, il nostro direttore che<br />
se non ci fosse stato lui ecco a..a mentre ero nell‟altra associazione quindi tutti i corsi che avevo frequentato di<br />
formazione, poi avevo frequentato un corso all‟Università di Bergamo, un master come volontaria di gestione<br />
organizzazioni non profit e progettazione sociale e da lì, ma <strong>per</strong>ché sul mio <strong>per</strong>corso ho trovato altri due se no da<br />
so<strong>la</strong> non l‟avrei..non l‟avrei fatto. Ecco quindi nel 2006 e il servizio circa [uhm] un anno e mezzo di attività,<br />
esattamente.. esattamente a Maggio 2007 presentavamo a Maggio o Giugno? A Maggio 2007 presentavamo il..il<br />
progetto in un‟assemblea pubblica cioè ecco al<strong>la</strong> cittadinanza a Dalmine e zone limitrofe e siamo partiti col<br />
Giugno 2007, poi nel 2008 abbiamo a<strong>per</strong>to Bergamo [silenzio] sì..no, dunque siamo il 2010, nel 2008 abbiamo<br />
a<strong>per</strong>to Brembate e forse Bergamo subito lì intorno a Dicembre? O 2008 anche Bergamo? Dovrei andare a<br />
rivedermi le..le date..<br />
747
D: e comunque è nato tutto da un’idea, <strong>per</strong> un’es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>sonale?<br />
R: nostra, sì<br />
D: è dovuta…<br />
R: sì sì. C‟è un‟es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>sonale mia, ma poi è nata dal punto d‟ascolto. Cioè l‟aver ascoltato quindi il punto<br />
d‟ascolto, le famiglie che c‟erano e dirglD: “ma se avessimo un luogo..” “sì sì avrei”. Quindi avevamo già una<br />
decina di famiglie che sarebbero..che avrebbero partecipato. Infatti Dalmine siamo partiti con famiglie che erano<br />
già del contatto del punto d‟ascolto..che erano venuti..<br />
D: ecco, quanti utenti avete secondo lei? Più o meno…<br />
R: no, ma ce li ho in giro è [ehm] orco cane, aspetti dov‟è che ce li ho? [silenzio]. Orco non ci ho pensato di<br />
preparargli il progetto, adesso non li ho qua. Vediamo se ce n‟è in giro uno decente. Dunque..<br />
3.1.4.10. Trascrizione intervista ai volontari (V1,V2) Dalmine, ACDB 10<br />
D: Perfetto.., allora..noi abbiamo scelto questo servizio <strong>per</strong>ché ci pare possa essere considerato una buona<br />
pratica. “Perché secondo lei questo servizio può essere considerato una buona pratica?”, cosa le viene in<br />
mente se le dico “buona pratica” ?<br />
V1: Una buona pratica <strong>per</strong>ché lo si riscontra dai risultati. C‟è uno star bene insieme, <strong>la</strong> voglia <strong>la</strong> grande voglia di<br />
arrivare all‟appuntamento successivo anche da parte dei familiari che spesso sono quelli che portano <strong>la</strong> croce<br />
praticamente.. proprio <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> loro sono momenti di sollievo, di aiuto, di stare bene insieme, di uscire un po‟<br />
dall‟oscurità <strong>per</strong>ché è ancora un argomentazione un po‟ oscura oscurante.. ma spesso ci si vergogna di questo<br />
tipo di ma<strong>la</strong>ttia <strong>per</strong>ché rasenta un po‟ il non essere.. il non ragionare più in pratica.<br />
D: Ho capito, bene quindi ...<br />
V1: ..E noi, piano piano, sapendo di questi casi ci siamo proposti, abbiamo invitato e queste <strong>per</strong>sone hanno<br />
accolto il nostro invito e ci si trova, si sta bene insieme, li si aiuta anche dal punto di vista burocratico, diciamo,<br />
<strong>per</strong> avere determinati aiuti, facilitazioni <strong>per</strong> quanto è possibile, gli si indica l‟iter da seguire, ma soprattutto star<br />
qui, star bene insieme, giocare, par<strong>la</strong>re..proprio momenti di distensione e di amicizia.<br />
D: Ho capito, ecco par<strong>la</strong>ndo un po’ del vostro ruolo io mi chiederei :”Qual è il vostro ruolo, che compiti<br />
svolgete, quali sono proprio le azioni concrete che voi fate?”<br />
V2: Far star bene l‟amma<strong>la</strong>to e basta …<br />
V1: … Scherzare, ridere e giocare, passeggiare; spesso e volentieri ancora diventare un po‟ fanciullo con noi<br />
stessi.. quel ridere, quel sorridere ma <strong>per</strong> tutte anche cose insignificanti. Vedere l‟amma<strong>la</strong>to ridere e sorridere<br />
partecipe, ecco.<br />
D: Ho capito, quindi voi <strong>per</strong>ò svolgete il ruolo da volontario?<br />
V1e2: si..da volontario …<br />
V1: Cioè è una cosa spontanea..è una cosa spontanea e da qui praticamente capiamo <strong>la</strong> bontà del<strong>la</strong> cosa, ecco ...<br />
D: Ho capito …<br />
V1: … proprio ridere, scherzare, far star bene l‟amma<strong>la</strong>to; a volte sei un po‟ gigione, ecco, <strong>per</strong>ò loro ci stanno, ti<br />
seguono, ti sorridono, ecco. Oltre a lo star bene insieme tra di loro, par<strong>la</strong>re, <strong>la</strong>sciarsi andare si consigliano, si<br />
aiutano e poi da noi, da chi è preposto a queste cose e conosce l‟iter ha anche dei suggerimenti validi <strong>per</strong> poter<br />
affrontare una situazione dal punto di vista pratico, ecco.<br />
D: Ok, par<strong>la</strong>ndo un po’ di obiettivi <strong>per</strong>sonali :”Quali obiettivi voi pensate di raggiungere in questo<br />
servizio?”<br />
V1: No noi siamo spontanei, <strong>per</strong>ò vediamo che <strong>la</strong> cosa funziona guardi, <strong>la</strong> vediamo nel<strong>la</strong> contentezza delle<br />
<strong>per</strong>sone <strong>la</strong> soddisfazione …<br />
V2: L‟amma<strong>la</strong>to ti chiede :” martedì prossimo ci sono?”, ti chiede:”ci siete ancora?”, proprio <strong>la</strong> soddisfazione<br />
che vengono volentieri, è solo quello che gli diamo, non è che gli diamo chissà che cosa …<br />
V1: … C‟è anche il gioco nell‟intrattenimento: gioco a parte, gioco al<strong>la</strong> dama, ma <strong>la</strong> cosa che a volte ti<br />
meraviglia è che alcuni sono ma<strong>la</strong>ti anche loro ma sono di un forte, tra virgolette, a giocare a scopa che è una<br />
cosa … c‟è un signore di novantun anni che gioca a dama come se fosse un … se seguiamo <strong>la</strong> loro indole<br />
praticamente li assecondiamo … Con grande soddisfazione che loro aspirano a questi incontri, quel trovarsi …<br />
748
D: Ho capito, diciamo pensando al<strong>la</strong> vostra entrata nel<strong>la</strong> associazione :”Qual era il vostro parere quando<br />
siete arrivati e, secondo voi, a che punto siete arrivati?”, facendo un confronto …<br />
V1: No noi non abbiamo preparazione … mi sono adeguato …<br />
V2: Io ho avuto mia mamma ma<strong>la</strong>ta di Alzheimer <strong>per</strong> un anno in mezzo, ho chiesto aiuto, trovato, poi mia<br />
mamma l‟anno scorso è morta … anche adesso una signora, una familiare mi dice :“ma cosa fai te qui così<br />
giovane in mezzo a queste <strong>per</strong>sone” io le ho detto che mi trovo molto bene, davvero io mi sento appagata,<br />
anche senza dar niente; io non è che do chissà che cosa, <strong>per</strong>ò mi sento io … che loro danno a me, quello che<br />
danno a me, <strong>per</strong>ché veramente forse avendo provato … vedi l‟amma<strong>la</strong>to … solo quel poco che tu gli dai …<br />
V1: … Ecco partiamo proprio dalle origini … quel<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia nascosta e chissà quanti casi ce ne sono ancora di<br />
così nascosti … guai a far sa<strong>per</strong>e che il mio amma<strong>la</strong>to è un po‟ matto; invece dar fiducia, creare un ambiente<br />
sano che te li metta a loro agio così, hanno recepito e dicono :“Ostrega quando ci troviamo ancora”, hanno <strong>la</strong><br />
valità del<strong>la</strong> cosa, e chissà quanti altri ce ne sono che vivono le pene dell‟inferno, senza sa<strong>per</strong>e che c‟è questa<br />
possibilità di aiuto, che non risolve i loro problemi <strong>per</strong>ò li aiuta, gli da morale, gli da un po‟ di sollievo <strong>per</strong>ché<br />
spesso e volentieri sappiamo di situazioni ma … di croci ma croci … proprio<br />
D: “Quindi voi potreste individuarmi degli elementi che vi hanno facilitato a svolgere <strong>la</strong> vostra azione<br />
spontanea di volontario?” ad esempio, prima mi diceva :”Solo il comportamento del ma<strong>la</strong>to a me fa agire<br />
così …”<br />
V2: … Ti viene spontanea anche solo una battuta …<br />
V1: … Vedi che loro ti seguono; cioè proprio anche raccontando delle cose un po‟ astruse loro … e ne ridono<br />
anche partecipano e, spesso e volentieri dici :”Fino a che punto sono ma<strong>la</strong>ti?”, poi ci sono anche casi seri meno<br />
seri, e via via discorrendo …<br />
D: Ho capito, bene volevo chiedere :”Ci sono, secondo voi, dei soggetti o comunque delle strutture che<br />
ostaco<strong>la</strong>no un po’ il vostro <strong>la</strong>voro da volontari?”<br />
V1: … Mi veniva in mente <strong>la</strong> frase di Giulio Cesare, … vado vedo e dopo mi adeguo e mi adatto, quel<strong>la</strong> è una<br />
cosa specifica di qualcuno che è ben dentro nel settore e che si muove bene …<br />
D: Va bene :”Qual è <strong>la</strong> vostra maggiore soddisfazione che avete ottenuto svolgendo qui il volontario?”, c’è<br />
stata proprio una volta che avete dettR: “Sono proprio soddisfatto?”<br />
V1: … Sempre, sempre … quando vedi l‟amma<strong>la</strong>to che va sereno e va tranquillo … basta … ma senza bisogno<br />
di dargli una medaglietta, cioè sei soddisfatto e funziona <strong>per</strong>ché li vedi … solo quell‟arrivederci … non è che il<br />
volontariato faccia niente di partico<strong>la</strong>re, vendo qui e faccio cose abbastanza normali e riesco ad al<strong>la</strong>cciare dei<br />
contatti, a dare dei momenti buoni, positivi, ecco.<br />
D: Ok, poi volevo chiedere :”Ci sono stati nel<strong>la</strong> vostra es<strong>per</strong>ienza degli esiti inattesi, cioè delle cose che non<br />
vi aspettavate che <strong>per</strong>ò si sono rive<strong>la</strong>te significative?”<br />
V1:… E abbiamo visto il caso del Signor Sandro che l‟anno scorso è andato al mare e ha avuto un<br />
peggioramento repentino; non me lo sarei aspettato <strong>per</strong>ò quello fa parte un po‟ dell‟iter del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia stessa …<br />
<strong>per</strong>ò adesso si sta riprendendo …<br />
V2: Si, vedi che è contento anche lui adesso … di venire …<br />
D: Ecco, par<strong>la</strong>ndo un po’ di risorse :”Secondo voi cosa bisognerebbe fare che <strong>per</strong>ò non è stato possibile<br />
fare <strong>per</strong>ché c’è magari una mancanza di risorse economiche, di <strong>per</strong>sonale?”<br />
V1: Noi nel nostro con poco penso che abbiamo fatto abbastanza, tanto <strong>per</strong>ché vedo <strong>la</strong> soddisfazione che<br />
aleggia; ben altra cosa dovrebbe essere in riferimento al legis<strong>la</strong>tore, quell‟aiutare le famiglie che praticamente<br />
vivono uno stato di estremo disagio, <strong>per</strong>ò sono nascosti, camminano in punta di piedi e di conseguenza sono<br />
abbandonati a se stessi, come gli ultimi che non fanno mai notizia …<br />
D: Ho capito, bene par<strong>la</strong>ndo un po‟ del<strong>la</strong> vostra azione da volontario :”Potete indicarmi un risultato concreto che<br />
avete avuto?”magari facendo riferimento anche a un paziente …<br />
V1: Io cerco di aggrapparmi sempre alle stupidate, vederli sempre sorridere <strong>per</strong> me …<br />
V2: Si, vedi che loro son contenti e anche noi …<br />
V1: Ci conoscono anzi … c‟erano anche due casi di <strong>per</strong>sone che adesso frequentano dei centri specializzati<br />
qualcosa del genere che con un volontario che li seguiva, con un rapporto quasi filiale anche se non manifesto<br />
che <strong>per</strong>ò riusciva ad avere un contatto tra di loro in pratica; mi riferisco al<strong>la</strong> Marilena con <strong>la</strong> moglie dell‟Angelo<br />
con <strong>la</strong> Franca …<br />
V2: Si, <strong>per</strong>ché loro si affezionano …<br />
V1: Ecco è un collegamento diciamo esterno, tra virgolette, che comunque li lega a un doppio filo nonostante<br />
non ci siano evidenti situazioni proprio p<strong>la</strong>usibili ecco. La Marilena seguendo quel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona li, quasi un<br />
749
apporto filiale praticamente. Da parte del ma<strong>la</strong>to, anche in una situazione grave c‟è un riscontro anche se non<br />
palese, sotterraneo, carsico.<br />
D: A ok, senta lei, secondo voi:”Quali sono i benefici che gli utenti hanno ottenuto dal<strong>la</strong> vostra azione<br />
specifica o più in generale dal servizio?”<br />
V1: Come dicevo noi siamo qui, non facciamo un gran che, <strong>per</strong>ò penso che li abbiamo tirati fuori dall‟ombra<br />
praticamente, averli riaffacciati al<strong>la</strong> realtà <strong>per</strong>ché spesso soffrivano e poi averli indirizzati …; non si sentono più<br />
abbandonati a se stessi ma c‟è comunque un qualcuno cui poter far riferimento in caso di bisogno, necessità<br />
ecco. Le nostre risate, il nostro trovarsi insieme è una cosa così spontanea che anche quello porta i suoi frutti.<br />
D: “Ecco quindi secondo lei i pazienti, i familiari così hanno aumentato un po’ il loro senso di<br />
autoefficacia?”un po’ questa passività che loro avevano quando sono entrati nel servizio, adesso li vedete<br />
un po’ più …<br />
V1: Si, è grazie a qualcuno che non si arrende di fronte al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia … ma forse ci sarà un ritorno indietro e<br />
quindi me lo vedrò come prima …<br />
D: Ok, <strong>per</strong>ò comunque vedete un miglioramento di vita?<br />
V2. Si, un miglioramento c‟è … Io quando sono venuta qui ero dis<strong>per</strong>ata; ho detto a mio nipote:”Vai a vedere se<br />
c‟è qualcosa” <strong>per</strong>ché è impossibile che non ci sia qualcuno che aiuti queste <strong>per</strong>sone, questi familiari, davvero<br />
forse <strong>per</strong>ché mio madre non riconoscendoci più di colpo, più i suoi figli, non sai cosa fare … e quindi quando<br />
l‟ho saputa sono venuta e mi sono trovata bene … mi hanno aiutata tantissimo. Perché <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia peggiora e<br />
devi sa<strong>per</strong>e affrontare un po‟ le cose andando avanti sapendo, così sai quello che devi fare, sei preparata un po‟<br />
…<br />
V1: … Sei stata informata sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia … non solo …<br />
V2: … Su tutto …<br />
V1: … Anche un po‟ di calore <strong>per</strong>ché è gente dis<strong>per</strong>ata … e chissà quanti ce ne sono ancora in questa condizione<br />
… Il compito è proprio di andare a scovare, di tirarli fuori …<br />
V2: L‟aiuto c‟è … ma tantissimo … mi hanno aiutata tantissimo veramente … facendo così sai come affrontare<br />
le cose, <strong>per</strong>ché se tua mamma ti dice:” Hai questa cosa così” e tu gli dici :”No mamma”, e poi lei si arrabbia …<br />
tu insisti e lei si arrabbia di più. Tu non gli stai raccontando una bugia, anche se tu non gli dici <strong>la</strong> verità … <strong>per</strong>ò<br />
io gli ho dettR: “Non posso prendere in giro mia madre”, e invece loro ti fanno capire che non <strong>la</strong> stai prendendo<br />
in giro, <strong>la</strong> stai aiutando <strong>per</strong>ò all‟inizio non è facile, poi cominci a capire e anche te sei più ri<strong>la</strong>ssata, ti ri<strong>la</strong>ssi di<br />
più, anche con i miei fratelli …<br />
V1: … Non sei più solo … chi è solo è dis<strong>per</strong>ato … <strong>per</strong> me ne …<br />
V2: … Perché anche i medici, i medici di base non le sanno neanche a volte certe cose …<br />
V1: E chissà quanti casi ancora … <strong>per</strong>ché è una ma<strong>la</strong>ttia un po‟ strana e da nascondere quasi <strong>per</strong>ché sai quando<br />
c‟è di mezzo l‟intelletto …<br />
V2: … Perché anche il medico di base ti dice fino all‟ultimo no, anche se capisci che c‟è qualcosa che non va, …<br />
invece poi al<strong>la</strong> fine è così … infatti poi loro ti aiutano anche con i medici, ti dicono :”Guarda ci sono i medici<br />
apposta”, altrimenti cosa facevo. Io dico <strong>la</strong> verità, grazie a Dio, non so cosa mi è venuto in mente di dire a mio<br />
nipote vai a vedere su internet se c‟è qualcosa … <strong>per</strong>ché mi dice vai anche a Mi<strong>la</strong>no <strong>per</strong>ché <strong>la</strong>vorando a Mi<strong>la</strong>no<br />
… io vado dove c‟è qualcosa io vado … <strong>per</strong>ché è impossibile … . Sa<strong>per</strong>e che c‟è qualcuno che ti ascolta<br />
veramente vuol dire molto, tanto …<br />
V1: … Bisogna scovare, tirarli fuori dal<strong>la</strong> solitudine, dal<strong>la</strong> dis<strong>per</strong>azione e dall‟ombra …<br />
V2: Poi se diventi volontario ti da <strong>la</strong> soddisfazione, io mi sento appagata …<br />
V1: Veramente, uno ha soddisfazione <strong>per</strong>ché è con delle <strong>per</strong>sone, cioè amici con <strong>la</strong> “a” maiusco<strong>la</strong> con cui<br />
condividere delle cose … dei momenti … Torno ancora all‟inizio … è una spontaneità nata da un gruppo di<br />
<strong>per</strong>sone che avevano tanto sofferto e hanno dettR:”Diamo una mano a chi sta ancora soffrendo” … ma da quello<br />
che si vede, dal<strong>la</strong> soddisfazione che aleggia anche tra gli amma<strong>la</strong>ti vuol dire che <strong>la</strong> cosa funziona …<br />
V2: Vedi che anche loro sono contenti, <strong>per</strong>ché quando vanno via ti dicono “Ci vediamo martedì prossimo” …<br />
V1. Adesso ci sarà un mese di sospensione …<br />
V2: … Infatti sono un po‟ … ci pensano <strong>per</strong>ché anche l‟Adele mi fa:”E mi hanno detto che …”, no Adele ci<br />
siamo ancora <strong>per</strong> due martedì, non preoccuparti … s preoccupano … <strong>per</strong>ché loro passeggiare, giocare <strong>per</strong> loro è<br />
… si con te Roberto poi è molto …<br />
V1: … Ma no …<br />
V2: … Si … <strong>per</strong>ché con me è un po‟ agitato, invece con te …<br />
V1: … Si si si …<br />
V2. … Perché a volte magari l‟amma<strong>la</strong>to anche più …<br />
750
V1: … È un signore, un signore … è quel<strong>la</strong> <strong>la</strong> roba starna … è uno che nel<strong>la</strong> vita ha sempre fatto tutto<br />
alpinismo, gioco al pallone, guerre, tutto quanto … da assaltatore sempre in prima linea … poi gli sono morti<br />
tutti gli amici così è rimasto solo e ha avuto come un crollo psicologico …<br />
V2: … Con te è così … con cose banali … Comunque questi posti ci vogliono, veramente.<br />
V1: Ecco lei, <strong>la</strong> sua testimonianza è verace nel senso che viene da un „es<strong>per</strong>ienza simile e <strong>la</strong> dice tutta insomma,<br />
ecco.<br />
D: Volevo chiederle: “Secondo voi, <strong>per</strong> gli utenti è facile accedere a questo tipo di servizio?”, avete sentito<br />
difficoltà magari …<br />
V2: No assolutamente questo servizio è a<strong>per</strong>to a tutti, a tutti … bisogna solo sa<strong>per</strong>e …<br />
V1: Noi apriamo le porte a tutti, bisogna solo sa<strong>per</strong>e … sa<strong>per</strong>e …<br />
V2: No <strong>per</strong>ché anche io ho chiamato, ho avuto il colloquio …<br />
V1: … C‟è una preparazione specifica, c‟è un introduzione specifica nel senso … non preoccupatevi, non avete<br />
paura, siamo qui a<strong>per</strong>ti <strong>per</strong> voi …<br />
V2: … Ecco devono sa<strong>per</strong>e sa<strong>per</strong>e, <strong>per</strong>ché tante <strong>per</strong>sone non sanno …<br />
V1: … Perché è una ma<strong>la</strong>ttia nascosta …<br />
V2: … Perché come dice lui tanti familiari non vogliono far sa<strong>per</strong>e … e quindi rimangono … quando invece non<br />
c‟è niente di male, anzi è un aiuto …<br />
V1: … È una ma<strong>la</strong>ttia, più ma<strong>la</strong>ttia delle altre …<br />
V2: … Ma <strong>per</strong> star bene l‟amma<strong>la</strong>to deve star bene anche il familiare, quindi se c‟è questo aiuto è una cosa<br />
importante … di problemi non ce ne sono stati, anzi.<br />
D: Volevo chiedere:”Voi <strong>la</strong>vorate in gruppo con altri o<strong>per</strong>atori, giusto?”<br />
V1EV2: Si si …<br />
V1: Quando ci sono gli amma<strong>la</strong>ti praticamente vediamo di non abbandonarne nessuno in pratica, ecco … <strong>per</strong>ché<br />
ci sono anche problemi di deambu<strong>la</strong>zione, tanti problemini da …<br />
D: Quindi <strong>la</strong>vorate con gli amma<strong>la</strong>ti ma anche <strong>per</strong> dire con <strong>la</strong> psicologa? Ecco com’è il rapporto tipo con<br />
<strong>la</strong> psicologa o gli altri volontari?<br />
V1: Buono buono, dopo <strong>la</strong> nostra missione, tra virgolette, ci ritroviamo sempre quel<strong>la</strong> mezz‟ora, tre quarti d‟ora<br />
e facciamo il punto del<strong>la</strong> situazione di come è andata, di quali problemi ci sono stati e le varie casistiche che<br />
devono essere messe a fuoco …<br />
V2: Si, se c‟è da cambiar qualcosa …<br />
V1: … Un sentirsi, un confrontarsi, uno spirito di gruppo, ecco.<br />
D: Ve bene, volevo chiedervD:”Voi siete contenti di <strong>la</strong>vorare in questo servizio, immagino di si, e <strong>per</strong>ché?”<br />
V1EV2: Si si …<br />
V1: Perché è riuscito, ecco, con un po‟ di buona volontà, un po‟ di sensibilità …<br />
D: E lei, par<strong>la</strong>ndo un po’ dei pazienti dei familiari, così, “Secondo voi sono contenti del vostro <strong>la</strong>voro che<br />
fate o …?”<br />
V1: Cioè senza darmi delle medaglie, <strong>per</strong>ò vedendo <strong>la</strong> soddisfazione con cui vengono settimanalmente … guai<br />
<strong>per</strong> loro è un appuntamento sacrale.<br />
D: Ok, l’ultima domanda poi vi <strong>la</strong>scio andare. Volevo chiedervD:” Come vedete il futuro di questo<br />
servizio”.<br />
V2: Io s<strong>per</strong>o che continui e che migliori, nel senso che vada avanti …<br />
V1: … Però <strong>per</strong> <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia non è che ci siano delle possibilità prossime future, ecco. È una ma<strong>la</strong>ttia moderna …<br />
che purtroppo andrà avanti, magari si estenderà e li <strong>la</strong> necessità che ci sia proprio un servizio a livello legis<strong>la</strong>tivo<br />
in senso <strong>la</strong>to, ecco. Così come si interviene <strong>per</strong> i ma<strong>la</strong>ti, che so io, di diabete, e via dicendo, dare un sostegno<br />
cospicuo e concreto anche a questi ma<strong>la</strong>ti ma<strong>la</strong>ti, ecco … che <strong>per</strong> il momento sono ma<strong>la</strong>ti appena appena … dal<br />
punto di vista legis<strong>la</strong>tivo pratico e sociale.<br />
D: Ok io avrei finito.<br />
751
3.2. INTERVISTE CASI LIGURI<br />
3.2.1 Progetto Caregiver Liguria<br />
3.2.1.1. Intervista al Direttore Scientifico del Progetto, PCL1<br />
D:Per iniziare, vorrei chiederle <strong>per</strong>ché il progetto caregiver è una buona pratica, secondo lei.<br />
R:Ma, bisogna sempre partire da delle ipotesi di contorno, o di cornice <strong>per</strong> vedere se è una buona o una cattiva<br />
pratica. E quindi parte da una convinzione che il tema del<strong>la</strong> gestione dell‟anziano non autonomo o dipendente<br />
non possa...debba avvenire soltanto con una convergenza di intenti che sono le politiche, quindi i servizi da un<br />
<strong>la</strong>to, quindi nel triangolo ci sono i servizi e l‟organizzazione dei servizi; <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> in quanto comunque il luogo<br />
dove l‟anziano vive, è il suo punto di riferimento, di appartenenza, il suo microsistema insomma di riferimento,<br />
mi verrebbe da dire indipendentemente dal fatto del<strong>la</strong> convivenza o meno, e quindi indipendentemente anche da<br />
un concetto strettamente biologico di <strong>famiglia</strong>, intesa come nucleo primario di riferimento, insomma. E il terzo<br />
che avevamo introdotto, che avevamo introdotto era <strong>la</strong> comunità, un discorso molto generico che noi abbiamo<br />
identificato all‟interno del<strong>la</strong> comunità intesa come....in due grosse categorie, in un certo qual senso. Una definita,<br />
che è quel<strong>la</strong> dell‟associazionismo, cioè degli enti intermedi, delle associazioni che <strong>la</strong>vorano all‟interno del<strong>la</strong><br />
comunità e che non appartengono... e che non sono né singoli individui né servizi...in sostanza, un come è nel<br />
tipico ruolo di ente intermedio ed un altro invece che è poco definito ma che comunque potrebbe avere un ruolo<br />
che è il vicinato, quindi <strong>la</strong> prossimità...<strong>la</strong> prossimità anche qui poco definita ma che è facilmente intuibile pur<br />
essendo un concetto poco strutturato <strong>per</strong> definizione....e che non può che essere poco strutturato.<br />
Dunque partiva da questa premessa che anche <strong>la</strong> gestione dell‟anziano privo di autonomia debba avvenire<br />
attraverso una un sistema che metta in re<strong>la</strong>zione questi tre poli evitando sistemi di delega tra l‟uno e l‟altro o di<br />
appropriazione <strong>per</strong>altro dell‟uno o dell‟altro, ma creando dei circuiti virtuosi tra uno e l‟altro pur nel<strong>la</strong> differenza<br />
delle competenze, dei ruoli, sia competenze professionali che a livello di ruoli sociali. Allora, da questo punto di<br />
vista il progetto caregiver ha messo in pratica, ha tentato di mettere in pratica questa assunzione, questo<br />
presupposto teorico <strong>per</strong> capire come questi tre poli potessero essere attivati e messi insieme <strong>per</strong> garantire una<br />
buona assistenza o una buona qualità del<strong>la</strong> vita, chiamiamo<strong>la</strong> così, sia all‟anziano come il...come primo<br />
destinatario dell‟aiuto, dell‟assistenza <strong>per</strong>ché in situazione di dipendenza, sia il caregiver...noi abbiamo proprio<br />
da subito espresso <strong>la</strong> necessità che anche il caregiver deve essere oggetto di cura, di attenzione proprio <strong>per</strong>ché<br />
............in rapporto al<strong>la</strong> salute invece dell‟anziano. In quest‟ottica ci sembra essere una buona pratica e così<br />
l‟abbiamo spesa anche nei progetti europei...AAA probabilmente le ha raccontato...nel progetto Daphne , e così<br />
ci è stata anche valutata nel premio che ci è stato dato l‟anno scorso....come si chiama...aspetti che mi sono preso<br />
un appunto...ecco, il premio Amico del<strong>la</strong> Famiglia 2009 del<strong>la</strong> Presidenza del Consiglio, dove non siamo stati<br />
premiati, ma abbiamo ricevuto una menzione come buona pratica. Ma al di là del premio, insomma, noi<br />
crediamo che il progetto abbia una....considerato modello che ho appena presentato. La dinamica del progetto lei<br />
l‟avrà probabilmente già capita....cercherò di ripetere poco...<strong>la</strong>scerò a lei caso mai....di fare domande. Se vuole<br />
degli approfondimenti<br />
Allora, ci sono.. forse alcuni concetti a cui io ci tengo molto. Il primo l‟ho già espresso. Non si può pensare<br />
soltanto al<strong>la</strong> salute dell‟anziano, ma anche al<strong>la</strong> salute del caregiver. Quindi, questo è un concetto importante<br />
nel<strong>la</strong> cura del ma<strong>la</strong>to specialmente del ma<strong>la</strong>to demente. L‟altro concetto forte, secondo me, che rientra nel<br />
progetto, è comunque il ruolo di regia dei servizi. Non soltanto come coordinatori, ma anche come attivatori di<br />
risorse. Regia e attivatori, in sostanza. Quindi un ruolo centrale dei servizi, <strong>per</strong>ò in una logica, che risponde<br />
anche al principio di sussidiarietà, in fin dei conti, capace quindi di farsi carico, di prendersi cura o farsi carico,<br />
meglio, di esigenze e di intervenire al riguardo, ma anche di garantire o attivare legami fra gli altri soggetti che<br />
possono avere ruolo nel prendersi cura da questo punto di vista. Quindi che in qualche misura rompe quel<strong>la</strong><br />
tendenza o tentazione - io <strong>la</strong> chiamo tentazione più che tendenza - dello scaricamento o sull‟uno o sull‟altro.<br />
Finché c‟è un caregiver che funziona è il servizio che dice non è compito nostro, quando il caregiver scoppia e<br />
l‟utente passa al servizio dice finalmente non è più compito mio o <strong>per</strong> fortuna non è più compito mio. Ecco<br />
questo rimpallo, che poi è uno schema semplice di appropriazione, di presa in carico nel senso deleterio del<br />
termine, il progetto lo scardina <strong>la</strong>sciando <strong>la</strong> servizio il compito comunque di essere nel suo ruolo di erogatore di<br />
risorse, di professionalità, di competenze ma anche di attivatore di altre risorse in modo partico<strong>la</strong>re che sono<br />
presenti sul territorio. Questo è un primo punto forte che abbiamo stabilito essere centrale nel progetto. Tanto è<br />
vero che <strong>la</strong> regia spetta al direttore sociale del distretto, in Liguria, che quindi coincide col primo responsabile<br />
dei servizi sociali. Con qualche problema nei confronti del direttore sanitario, non dal punto di vista giuridico,<br />
ma dal punto di vista del<strong>la</strong> pratica, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> codirezione non è ancora diventata elemento di pratica, no? C‟è<br />
ancora un <strong>la</strong>vorio di spartizione nel<strong>la</strong> realtà. Tentativi di coinvolgere il direttore di distretto in quest‟ottica, non<br />
ha funzionato molto. Mentre abbiamo, siamo riusciti a motivare molto alcuni direttori sociali di distretto, proprio<br />
<strong>per</strong>ché è nel loro ruolo, nel<strong>la</strong> loro vocazione, diciamo così. Molto meno siamo riusciti con i direttori sanitari,<br />
752
quando invece il tema è fortemente integrato. Nel modello teorico è fortemente integrato, nel<strong>la</strong> prassi non lo è<br />
altrettanto, <strong>per</strong> le storiche ragioni del sociale e del sanitario...Quindi il primo assunto, pensare al<strong>la</strong> salute in senso<br />
generale.... secondo, pensare al ruolo centrale del servizio sociale, portandolo a declinare <strong>per</strong>ò il sistema del<strong>la</strong><br />
sussidiarietà e dell‟attivazione delle risorse. Mi piace molto il concetto di attivazione....Se non c‟è una risorsa<br />
devi attivar<strong>la</strong>, devi scoprire il potenziale e prepararlo, quindi assisterlo. Il terzo nodo concettuale è il concetto di<br />
prossimità. La buona salute si vive non <strong>per</strong>ché i parametri del<strong>la</strong>....clinici sono dentro a parametri di norma, ma<br />
anche <strong>per</strong>ché si vive un senso di appartenenza, appartenenza comunitaria, quindi di re<strong>la</strong>zioni con il proprio<br />
ambiente in senso stretto, che comunque ti dà il senso di appartenenza, insomma. Questo è il più difficile da<br />
declinare. Noi lo abbiamo declinato in diversi capitoli, mi verrebbe da dire....Il primo capitolo è stato quello di<br />
chiedere agli enti intermedi, alle associazioni di volontariato, di sentirsi prossimi sia nel<strong>la</strong> individuazione delle<br />
situazioni di rischio che loro conoscevano nell‟ambiente, prima ancora che queste si esprimessero con<br />
consapevolezza, <strong>per</strong>ché intercettare <strong>la</strong> domanda del caregiver è <strong>la</strong> cosa più difficile che esiste al mondo, almeno<br />
nel mondo ligure, e quindi che si sentissero intercettatori del<strong>la</strong> domanda, anche del<strong>la</strong> domanda non espressa. Nel<br />
loro ruolo di essere gruppo di volontariato, dunque di essere volontari. Quindi non gestori di servizi a basso<br />
costo, ma lettori di un bisogno anche <strong>la</strong>tente di cui <strong>per</strong>ò loro possono avere <strong>la</strong> sensibilità di ascoltarlo, di sentirlo,<br />
di avvertirlo <strong>per</strong> tempo. Questo è stato il primo capitolo che noi abbiamo chiesto, o il primo impegno che<br />
abbiamo chiesto alle associazioni di volontariato. Il secondo impegno che abbiamo chiesto è stato invece di<br />
diventare formatori e sostegno di caregiver. Proprio secondo <strong>la</strong> logica non del<strong>la</strong> trasmissione di competenza<br />
tecnica, ma del<strong>la</strong> trasmissione di prossimità, di vicinanza, in fin dei conti. Cioè il caregiver che può affidarsi a un<br />
prossimo <strong>per</strong> conso<strong>la</strong>rsi, chiedere qualche aiuto, <strong>per</strong> chiedere informazioni, <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>e cosa succederà se questo<br />
si <strong>per</strong>de un giorno, cosa vuole dire Alzheimer, cosa devo aspettarmi, morirà fra quindi giorni o morirà fra dieci<br />
anni, che precauzioni devo avere, ma qualche volta mi appare confuso qualche volta no.<br />
Però in una prospetta non di es<strong>per</strong>to e allievo, es<strong>per</strong>to e ignorante, ma nel<strong>la</strong> logica dell‟ io posso darti qualcosa<br />
<strong>per</strong>ché ti sono vicino, quindi nel<strong>la</strong> logica del<strong>la</strong> vicinanza, e quindi anche del<strong>la</strong> condivisione e del<strong>la</strong> solidarietà,<br />
che potrebbe avere delle...direzioni diverse. Ti informo su quali sono i tuoi diritti e quali sono i servizi da<br />
utilizzare, e ti informo anche al limite sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia <strong>per</strong> quello che posso sa<strong>per</strong>e, <strong>per</strong>ché sono preparato <strong>per</strong><br />
questo, ti aiuto anche nell‟affrontare il tema, <strong>per</strong>ché se una sera hai diritto di andarti a mangiare una pizza io<br />
come volontario posso integrarti a livello di servizio, di prestazioni, da questo punto di vista, e quindi posso<br />
aiutarti a rimanere legato al<strong>la</strong> comunità. Cioè non c‟è solo <strong>la</strong> pizza, ma c‟è anche un insieme di legami che tu hai<br />
con <strong>la</strong> comunità, informali che sono gli amici, o istituzionali che sono i film, piuttosto che <strong>la</strong> banca, eccetera <strong>per</strong><br />
aiutarti a rimanere soggetto protagonista nel<strong>la</strong> comunità, <strong>per</strong> non autoeslcuderti <strong>per</strong> questo impegno eroico che tu<br />
stai affrontando <strong>per</strong> assistere un ma<strong>la</strong>to demente. Ecco questo è il <strong>la</strong>to grosso del<strong>la</strong> valorizzazione...<strong>per</strong> questo<br />
abbiamo chiesto alle associazioni di volontariato di identificare delle <strong>per</strong>sone volontarie che si preparassero a<br />
diventare formatori dei caregiver. Ecco, formatori io lo virgoletto <strong>per</strong>ché formatori nell‟ottica appena espressa,<br />
cioè vicini <strong>la</strong> caregiver, capaci <strong>per</strong>ò non soltanto di dare <strong>la</strong> pacca sul<strong>la</strong> spal<strong>la</strong>, ma di fare qualcosa di più, <strong>per</strong>ché<br />
mi preparo <strong>per</strong> questo. Infatti l‟azione concreta è diventata quel<strong>la</strong> di formare questi volontari segna<strong>la</strong>ti dalle<br />
associazioni ...e....<strong>per</strong> poi formare noi diciamo una lista, un elenco di formatori di caregiver, <strong>per</strong> cui nel momento<br />
in cui un caregiver ha bisogno di aiuto, è confuso, ha bisogno di essere informato, o viene intercettato da<br />
qualcuno, il direttore del distretto sociale attiva dal<strong>la</strong> sua lista le risorse di formatori, non con l‟etichetta, non è<br />
un ordine professionale nuovo, un vicino prossimo, insomma, che ha una compenetra da vicino, che ti metta<br />
nel<strong>la</strong> condizione di affrontare....nel miglior modo possibile questo <strong>per</strong>corso che ti toccherà di affrontare e che<br />
accetterai a un certo punto, e che tu lo affronti consapevolmente, che è quello dell‟assistenza dell‟anziano<br />
demente. E quindi i corsi noi li abbiamo fatti <strong>per</strong> questi. Nel farli <strong>per</strong>ò li abbiamo al<strong>la</strong>rgati, <strong>per</strong> esigenze<br />
di....pratica e ...anche di principio, in un certo qual senso. Più pratico, che di principio. Cioè abbiamo al<strong>la</strong>rgato,<br />
anche su richiesta, <strong>la</strong> frequenza al corso anche agli o<strong>per</strong>atori dei servizi sociali, in partico<strong>la</strong>re agli assistenti<br />
domiciliari, <strong>per</strong>ché pur essendo professionisti e non essendo vicini, avevano <strong>per</strong>ò un profilo che poteva<br />
conciliarsi con questo aspetto, <strong>per</strong>ché vicini al<strong>la</strong> gente, intercettatori precoci del<strong>la</strong> domanda. Per cui abbiamo<br />
al<strong>la</strong>rgato anche ai servizi in questo senso, abbiamo al<strong>la</strong>rgato in un paio di casi con successo ai medici di<br />
medicina generale, che ci sembravano i primi intercettori del<strong>la</strong> domanda da questo punto di vista... <strong>per</strong> cui il<br />
gruppo dei formatori dei caregiver è stato fin dal principio composito, non soltanto da volontari, ma anche da<br />
o<strong>per</strong>atori ripeto in partico<strong>la</strong>re da assistenti domiciliari provenienti o dal servizio domiciliare o dalle coo<strong>per</strong>ative<br />
sociali. A posteriori ci è sembrato che questa scelta, che all‟inizio avevamo vissuto un po‟ come un rimedio che<br />
rispondeva a un‟esigenza e non a una traduzione di un modello teorico, potesse risultare anche favorevole,<br />
positiva, <strong>per</strong>ché tutto sommato portavamo una competenza nuova agli assistenti domiciliari, che non era in<br />
contrasto col suo ruolo, tutto sommato, ma poteva anche valorizzarlo, da questo punto di vista. E quindi nelle<br />
seconde edizioni non abbiamo più accettato <strong>per</strong> eccezione gli o<strong>per</strong>atori dei servizi, ma li abbiamo invitati a far<br />
parte..., fino ad arrivare a delle soluzioni di ... maggior presenza degli o<strong>per</strong>atori rispetto ai volontari, quindi con<br />
delle traduzioni non del tutto in linea col modello, come...come sempre. Quindi questo è il... i presupposti e il<br />
<strong>per</strong>ché del modello, <strong>la</strong> costruzione del modello. Poi le pratiche invece non si sono sempre rive<strong>la</strong>te traduzione<br />
specifica del modello, ma ci sono state pratiche che hanno avuto successi diversi, o anche insuccessi, ecc.<br />
753
D:In pratica, il progetto è nato nel 2004?<br />
R:Non lo so, non mi ricordo......se non è del 2004 è del 2005...<strong>per</strong>ché non ho trovato <strong>la</strong> delibera...l‟avevo<br />
cercata...vedo di cercarglie<strong>la</strong>...<br />
D:Comunque nasce con un finanziamento del<strong>la</strong> Regione Liguria, giusto?<br />
R:Sì, sì.<br />
D:E l’ente gestore è Istiss?<br />
R:Sì....cioè il progetto vede in realtà un cofinanziamento, quindi nel<strong>la</strong> delibera c‟è un investimento anche da<br />
parte di Istiss da questo punto di vista, che è stato fatto a livello di risorse umane, ovviamente, come sempre il<br />
cofinanziamento. Ed è nato proprio come assistenza agli anziani che chi si prendono cura dei ma<strong>la</strong>ti dementi.<br />
All‟inizio è stato accentuato il concetto del<strong>la</strong> demenza, in realtà, <strong>per</strong> una congiuntura, poi <strong>per</strong>ò nel<strong>la</strong> pratica<br />
anche gli ultimi discorsi che si fanno è <strong>per</strong> al<strong>la</strong>rgare un po‟ il tema del<strong>la</strong> dipendenza grave, severa, insomma, non<br />
tanto necessariamente Alzheimer, anche se all‟origine e ancora ufficialmente era promossa un po‟..., <strong>per</strong>ché c‟è<br />
stata una condivisione all‟origine del<strong>la</strong> una cattedra dell‟università....del<strong>la</strong> facoltà di medicina di Genova, il prof.<br />
Rodriguez del<strong>la</strong> cattedra di neurofisiologia, che aveva partico<strong>la</strong>rmente a cuore il tema del demente e<br />
dell‟Alzheimer e dell‟assistenza all‟Alzheimer. In realtà il primo progetto è nato proprio tra Istiss ..anche se il<br />
capofi<strong>la</strong> era Istiss...ma Istiss e Facoltà di medicina cattedra del prof. XXX proprio sì ...credo che....sì... dovrebbe<br />
verificare in internet ...neurofisiopatologia......e il progetto è nato proprio da una convergenza o integrazione di<br />
approcci. Perché lui aveva molto l‟approccio clinico nel<strong>la</strong> cura e io avevo invece molto l‟approccio dello<br />
sviluppo sociale del<strong>la</strong> comunità e quindi dell‟attivazione delle risorse e quindi incrociando poi è venuto fuori<br />
questo modello... io credo proprio che sia frutto di un <strong>la</strong>voro di affinamento che è venuto fuori, anche con<br />
WWW, all‟inizio, proprio <strong>per</strong> definire allora questo schema che fosse innovativo e che rispondesse anche alle<br />
esigenze pratiche del<strong>la</strong> cura in quanto tale. Però il tito<strong>la</strong>re dell‟assegnazione del contributo è stato Istiss, che ha<br />
proceduto poi...è stato interlocutore, ha partecipato al Daphne, ha pubblicato il manuale, quello è una edizione<br />
Istiss.....<br />
D:Quindi, una partnership a tre, di fatto? O una partnership a due con un <strong>la</strong>voro di rete con <strong>la</strong> facoltà di<br />
medicina?<br />
R:Sì....anche se <strong>la</strong> regione ha una partnership di finanziatore...nel gruppo non c‟è mai stato...è intervenuta nei<br />
momenti....è sempre stato un progetto regionale, assegnato a Istiss....anche se nel manuale c‟è un‟introduzione<br />
dell‟Assessore regionale, le riunioni ufficiali sono state convocate dal<strong>la</strong> direzione regionale...come pure <strong>la</strong><br />
partnership con l‟università, ma non formalizzata fra i due...ma nel<strong>la</strong> sostanza c‟era questa partnership, che poi<br />
nelle edizioni successive si è rotta anche <strong>per</strong> una non convergenza sufficiente <strong>per</strong> poter continuare <strong>la</strong> strada.<br />
D:E non c’erano altri soggetti, invece?<br />
R:Formali non ce n‟erano... c‟è stato un tentativo che <strong>per</strong>ò non ha avuto sbocco <strong>per</strong> cambio di legis<strong>la</strong>tura in<br />
realtà, con <strong>la</strong> FIMG...l‟associazione dei medici di medicina generale....non il sindacato, quel<strong>la</strong> dei medici di<br />
medicina generale..c‟è una sig<strong>la</strong> che è prospettiva sindacale, una non sindacale....ecco quel<strong>la</strong>....c‟è stato un<br />
tentativo, abbiamo fatto un paio d‟incontri, <strong>per</strong>ché entrasse come partner <strong>per</strong>ché secondo noi era una cosa<br />
importante proprio <strong>per</strong> il ruolo dei medici di medicina generale, e invece non è successo, non è maturato...anche<br />
<strong>per</strong>ché poi c‟è stato un po‟ di disimpegno da parte del<strong>la</strong> regione col cambio di assessori , col cambio dei<br />
dirigente, e quindi non c‟è stato più una presenza forte del<strong>la</strong> regione anche come promotrice di questo incontro,<br />
anche <strong>per</strong>ché ... contrariamente ad altri progetti, almeno nell‟es<strong>per</strong>ienza mia dei progetti che uno fa <strong>la</strong><br />
s<strong>per</strong>imentazione e poi saluti e vai via, <strong>la</strong> nostra pretesa era c‟è un progetto, facciamo <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione, lo<br />
diffondiamo...quindi non finisci più. Per cui a un certo punto prima l‟abbiamo fatto a Genova e La Spezia, poi La<br />
Spezia non ci ha seguito, poi il Tigullio, poi Savona, poi La Spezia, poi c‟era Im<strong>per</strong>ia di mezzo che non l‟aveva<br />
mia fatto, poi c‟è stato il ritorno dove lo avevamo già fatto <strong>per</strong> imparare dall‟es<strong>per</strong>ienza che hanno fatto. A quel<br />
punto lì Istiss non mol<strong>la</strong>va più il rapporto con <strong>la</strong> regione. Questo diventa un ostacolo nel momento in cui una<br />
regione si affeziona troppo ad un ente esterno diventa sospettoso e quindi anche se <strong>la</strong> partnership è buona,<br />
purtroppo non è <strong>la</strong> prima es<strong>per</strong>ienza che faccio in tal senso bisogna...discontinuare, stranamente. E quindi in<br />
questo senso <strong>la</strong> spinta iniziale che si era andata attenuando... come sempre <strong>per</strong> carità, è fisiologico che si attenui<br />
un po‟ l‟entusiasmo...<strong>per</strong> cui è andato un po‟ ca<strong>la</strong>ndo l‟impegno...sino all‟ultimo <strong>per</strong> esempio di Savona, che non<br />
siamo riusciti a far partire il processo veramente...cioè abbiamo fatto <strong>la</strong> formazione, abbiamo fatto gli elenchi,<br />
abbiamo fatto le chiusure, eccetera eccetera ma il meccanismo che come vedrà è partito a Genova, anche nel<br />
Tigullio pur con difficoltà, anche lì han cambiato i dirigenti, <strong>per</strong>ò qualcosa si è mosso anche <strong>per</strong> il ruolo<br />
importante che ha avuto l‟Associazione Alzheimer nel Tigullio, a Savona di fatto non c‟è stata <strong>la</strong> possibilità di<br />
muoversi. Eppure c‟era l‟Associazione Alzheimer, c‟era l‟Auser, c‟erano gli o<strong>per</strong>atori, c‟erano le coo<strong>per</strong>ative ...<br />
<strong>per</strong>ò è mancato quell‟innesco, quel colpo di avvio che non ha consentito di partire. Perché sa, <strong>la</strong> partenza poi è<br />
una partenza che richiede una premessa, una condizione fondamentale: che arrivino i caregiver. Se non arrivano<br />
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i caregiver non se ne fa nul<strong>la</strong>. E l‟intercettazione dei caregiver o <strong>la</strong> fanno gli assistenti sociali <strong>per</strong>ché li vengono a<br />
conoscere attraverso i servizi sociali o il servizio domiciliare, come succede....o <strong>la</strong> fa il medico di medicina<br />
generale informato da questo punto di vista, o <strong>la</strong> fa l‟associazione di volontario che si accorge o dal vicino che si<br />
accorge che c‟è una situazione di sofferenza in una casa piuttosto che in un‟altra. A Savona io ho fatto incontri<br />
con il direttore del distretto che si diceva molto contento di questa...molto favorevole all‟iniziativa....abbiamo<br />
fatto un incontro riservato una sera piovosa e piena di freddo, ricordo <strong>per</strong>ché pioveva che Dio <strong>la</strong> mandava- con i<br />
medici di medicina generale, appositamente un dopocena <strong>per</strong> spiegare e chiedere un intervento ai medici di<br />
medicina generale e effettivamente non abbiamo...non hanno abboccato mi verrebbe da dire. Sì sì, ma<br />
...non...poi ne fanno una questione di risorse, sindacale... ma non tocca a noi, ma non è questo, <strong>per</strong>ché ma cosa<br />
c‟entra....e anche lì è andata verso un dibattito, una discussione che non aveva alcun senso rispetto al<br />
progetto...dunque non ha innescato una serie...è mancato dunque...<br />
D:Ma c’è una variabile territoriale...di risorsa umana, mi verrebbe da dire...<strong>la</strong> motivazione del territorio.<br />
R:Sì...è un problema innescare questo meccanismo. Io credo che anche <strong>per</strong> le associazioni, <strong>per</strong> esempio a Savona<br />
abbiamo trovato delle difficoltà con l‟Auser che invece secondo il responsabile del distretto sociale era una delle<br />
risorse più interessanti. Perché l‟idea di fare.... questo secondo me è un difetto delle associazioni di<br />
volontariato...sono presidente di un‟associazione di volontariato e questo lo denuncio anche <strong>per</strong> me...di essere<br />
attenti a una esigenza <strong>per</strong> segna<strong>la</strong>r<strong>la</strong> ad un altro che non sia a sostegno del<strong>la</strong> propria associazione, è molto<br />
difficile. Sentirsi cioè membri di una comunità e non autoreferenziali, e non solo sostenitori di se stessi è molto<br />
difficile. In fondo noi chiedevamo all‟Auser di segna<strong>la</strong>re delle situazioni che non servivano all‟Auser, ma<br />
servivano al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, al territorio, al<strong>la</strong> comunità, eccetera eccetera ....e che l‟Auser poteva cogliere attraverso i<br />
suoi servizi, il Filo d‟Argento, i circoli...tutte le realtà che loro attivano...Invece lì non è scattata questa<br />
consapevolezza, proprio io credo <strong>per</strong> una visione miope rispetto al ruolo, proprio nell‟ottica del<strong>la</strong> sussidiarietà,<br />
che questi enti intermedi hanno nello sviluppo del<strong>la</strong> comunità e nello sviluppo. Non si sentono sviluppatori di<br />
comunità, io credo. E questo anche nel<strong>la</strong> situazione dell‟Alzheimer. Le associazioni Alzheimer sono state più<br />
propense a farsi loro i corsi <strong>per</strong> i caregiver, piuttosto che partecipare a quelli fatti dal distretto. Cioè entrare in<br />
una rete in cui il regista è il direttore del distretto è un passo culturale difficile da fare, anche <strong>per</strong>ché c‟è una<br />
cultura, uno stereotipo difficile da smontare che il buono venga dalle associazioni di volontariato e non dai<br />
servizi pubblici. Stereotipo che è dannoso in quest‟ottica, <strong>per</strong>ché blocca i processi.<br />
D:Provo a riassumere <strong>per</strong> vedere se ho capito correttamente: quindi il rapporto è fra Istiss e il distretto,<br />
<strong>per</strong> il <strong>per</strong>corso di formazione.<br />
R:Sì, fra Istiss e il direttore sociale del distretto.<br />
D:E il distretto ha il compito di trovare i soggetti che partecipassero al corso. Quindi fa un po’ da<br />
mediatore...<br />
R:Sì esatto....attraverso <strong>la</strong> segna<strong>la</strong>zione ...il distretto infatti ha fatto gli inviti chiedendo alle associazioni di<br />
indicare le <strong>per</strong>sone.<br />
D:Dopo di che c’è il <strong>per</strong>corso di formazione. Concluso il <strong>per</strong>corso di formazione viene creata <strong>la</strong> lista di<br />
formatori di caregiver... dopo di che tutto viene <strong>la</strong>sciato al distretto e Istiss si ritira?<br />
R:Missione compiuta. Con un‟ipotesi che anche lì avevamo cercato di rispettare, anzi l‟avevamo anche<br />
rispettata. Che i formatori dei formatori fossero il più possibile appartenenti al territorio, in modo da dare una<br />
continuità...non solo a Genova ma anche nel Tigullio, <strong>per</strong>ché in qualche modo potessero diventare punti di<br />
riferimento anche in seguito <strong>per</strong> richiami, su<strong>per</strong>visioni. Quindi non un gruppo catapultato sul territorio<br />
proveniente da chissà dove.....ma il più possibile che si fondasse su risorse locali, universitarie, ma anche<br />
dirigenti dei servizi, proprio <strong>per</strong> creare una picco<strong>la</strong> squadra disposta a giocarsi in questo senso. Questa era<br />
l‟ipotesi, dopo il mantenere questi rapporti richiede di avere delle risorse che Istiss non ha...noi abbiamo<br />
innescato questi meccanismi, dopo non sono stati sufficientemente alimentati. Sono nel progetto e qualche passo<br />
l‟abbiamo fatto anche se non con risultati apprezzabili.<br />
D:Avete un sistema di monitoraggio, di valutazione?<br />
R:Ne avevamo par<strong>la</strong>to, non lo abbiamo mai fatto. Il prof. XXX credo che abbia fatto qualcosa nel<strong>la</strong> sua<br />
col<strong>la</strong>borazione con il distretto di Cornigliano credo, ma non lo ho mai visto. Noi lo avevamo previsto <strong>per</strong>ché<br />
volevano dopo due anni fare un richiamo e portare anche dei risultati di feedback, ma non lo abbiamo fatto.<br />
D:Ripetendo l’es<strong>per</strong>ienza in altre aree, avete fatto delle variazioni significative al progetto, oltre a quel<strong>la</strong><br />
dei partecipanti di cui mi par<strong>la</strong>va prima, o in linea di massima il modello è rimasto costante?<br />
R:Il nodello è rimasto costante e non abbiamo pensato a delle modifiche sostanziali. Se non quello di non<br />
etichettarlo come demenza Alzheimer, come disabilità grave sia di tipo fisico che.... che...pur essendo....non è<br />
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indifferente, non è paragonabile...insomma, <strong>per</strong> il principio del caregiver...è secondo me che non può<br />
organizzarsi l‟assistenza, <strong>per</strong>ché mentre sul disabile grave con lucidità mentale posso organizzare <strong>la</strong> prestazione,<br />
è sul demente grave dove il prendersi cura non ha tempo. Però questo ... abbiamo sostenuto che il disabile grave<br />
che richiede poca assistenza sia inconcepibile. Abbiamo ... adesso non so se ripresenteremo, <strong>per</strong>ché c‟è una<br />
prospettiva anche di riprendere il discorso già in Ligura, ma è solo un pour parle...lì <strong>la</strong> domanda che ci viene<br />
posta, o il problema che ci viene posto... noi come Istiss abbiamo tentato una recente applicazione del modello in<br />
un comune dei colli romani, con <strong>la</strong> provincia di Roma <strong>per</strong>ò abbiamo finito <strong>la</strong> formazione ma di fatto lì non scatta<br />
il meccanismo anche <strong>per</strong>ché non c‟è...non c‟è <strong>la</strong> cultura del<strong>la</strong> disponibilità a sentirsi attivatori. Non ho ancora<br />
capito <strong>per</strong>ché non scatta. C‟è comunque <strong>la</strong> domanda delle assistenti familiari, quelle che vengono chiamate<br />
badanti, <strong>per</strong> cui c‟è una richiesta nel dire affrontiamo con lo stesso approccio anche <strong>la</strong> formazione delle assistenti<br />
familiari. Non lo avevamo mai affrontato questo discorso, <strong>per</strong>ché se lo affrontiamo con.... aggiornando un po‟ gli<br />
stessi criteri, arriviamo a conclusioni simili. Per cui <strong>la</strong> cura dell‟assistente familiare che non è <strong>la</strong> serva che può<br />
essere sfruttata 24 ore su 24, basta pagar<strong>la</strong>. Arriviamo a considerare il problema dell‟inclusione dell‟assistente<br />
familiare nel<strong>la</strong> comunità e non dell‟esclusione, <strong>per</strong>ché vive a tempo pieno accanto al letto. Il rapporto con <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> o con gli enti intermedi o con le associazioni delle badanti. Quindi è un tema secondo me che<br />
affronteremo, <strong>per</strong>ò non abbiamo ancora messo in cantiere questa prospettiva. Anche se penso che debba essere<br />
messa cogliendo un‟esigenza e adattando<strong>la</strong> un po‟ a quei criteri partico<strong>la</strong>ri...Il problema grosso resta quello<br />
dell‟integrazione con <strong>la</strong> sanità che non sappiamo come affrontare in realtà. Perché lì il coinvolgimento forte dei<br />
medici di medicina generale, che secondo noi è fondamentale, non sappiamo come farlo entrare. In realtà, nel<br />
modello...<strong>per</strong>ché in realtà nel modello ci sono...E lì ancora una volta il responsabile del distretto dovrebbe essere<br />
quello che...<strong>per</strong>ché <strong>la</strong> differenza territoriale, le situazioni locali e regionali sono molto diverse nel rapporto fra<br />
direttore del distretto e medici di medicina generale, almeno da quello che mi accorgo...così par<strong>la</strong>ndo ogni tanto<br />
e incontrandoli.<br />
D:La dott.ssa WWW nell’intervista mi ha detto che secondo lei il progetto caregiver è una buona pratica<br />
<strong>per</strong>ché ad un certo punto muore. Lei mi diceva: il progetto è valido se noi ad un certo punto non siamo più<br />
necessari. Condivide questa lettura?<br />
R:Istiss si ritira e <strong>la</strong> gestione del tutto passa a i referenti del territorio. Noi abbiamo sempre precisato che il<br />
responsabile del progetto non è Istiss, io ho sempre rifiutato di essere il responsabile del progetto. Il responsabile<br />
del progetto è il direttore sociale del distretto, punto. E infatti nel primo colloquio che io facevo con il referente<br />
dicevo: lei è il responsabile del progetto. Ma io non ne so niente....Io <strong>la</strong> assisto, io sono <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona a fianco, ma<br />
io sono destinato a scomparire. L‟esito del progetto è garantito se lei se ne assume <strong>la</strong> responsabilità. Se lei mi<br />
ostica <strong>per</strong>ché i responsabili sono altri, possiamo anche non incominciare. E infatti.....le conseguenze sono di<br />
questo genere ...<strong>la</strong>ddove <strong>la</strong> risorsa locale si è attivata e si è appropriata del progetto anche troppo, dimenticando<br />
le sue origini, in alcuni casi, come nel caso del comune di Genova......che ha dimenticato <strong>la</strong> sua origine....<strong>per</strong>ò<br />
dal mio punto di vista è preferibile dimenticarsi da dove l‟hai acquisito e l‟hai fatto tuo, piuttosto che non<br />
sentirlo, che è un progetto di altri. Non abbiamo mai chiesto ospitalità....abbiamo sempre soltanto spazio <strong>per</strong><br />
responsabilizzare...è proprio empowerment oriented il progetto. Nell‟impostazione generale.<br />
D:Infatti mi sembra che uno degli elementi importanti del progetto sia proprio <strong>la</strong> creazione di un circolo<br />
virtuoso tra <strong>famiglia</strong>, servizi e comunità, implementando <strong>la</strong> comunità.<br />
R:E valorizzando il ruolo dei servizi, che non è una logica di prestazione semplicemente.<br />
D:In termini di comunicazione tra dimensione professionale e dimensione di volontari, avete trovato dei<br />
problemi?<br />
R:Ah, sì...parecchi problemi...da ambo le parti, eh. Credo che il primo problema sia proprio quel pregiudizio che<br />
le dicevo prima, e cioè <strong>la</strong> difficoltà del volontario di riconoscersi guidato e sotto <strong>la</strong> regia del servizio, del<br />
distretto, in questo caso dei servizi sociali. È un pregiudizio forte che nasce dal<strong>la</strong> convinzione o dall‟idea che<br />
questo rapporto non possa essere fruttifero. Dammi il contributo che faccio io, insomma, no... o faccio io e faccio<br />
meglio di te....fai <strong>la</strong> gara, fammi l‟appalto e il servizio lo gestisco io, punto. E questo rende estremamente<br />
difficile <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, <strong>per</strong>ché genera tra l‟altro una sfiducia da ambo le parti rispetto al potenziale dell‟altro o il<br />
ruolo integrativo che può avere uno dei confronti dell‟altro. La seconda difficoltà è questa .... il profilo che il<br />
formatore del caregiver avrebbe, che è un profilo di vicinanza e non un profilo professionale cioè che<br />
professionalità ...non so se ha i programmi...., comunque non sono difficili da... <strong>per</strong>ché il programma che è una<br />
sventagliata su tutto, dalle fasi del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia fino ai rischi di esclusione <strong>per</strong> i processi di emarginazione sociale,<br />
fino al ruolo del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> nei confronti del ma<strong>la</strong>to di Alzheimer, <strong>la</strong> depressione, i diritti, l‟amministratore di<br />
sostegno, cioè gli argomenti sono tanti, ma in pillole, non.... Tutto si risolveva in 5 seminari. All‟inizio noi<br />
dicevamo non dovete diventare competenti di nul<strong>la</strong>, tanto meno competenti di prestazioni professionali. Mai se<br />
vi mettete in testa di essere in grado di capire se è un Alzheimer grave, o se è una demenza vasco<strong>la</strong>re e non un<br />
Alzheimer. Voi non dovete essere competenti di nul<strong>la</strong>. Questo <strong>per</strong> il volontario che pensa di invece di acquisire<br />
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competenza e non invece di essere prossimo, è motivo di non chiarezza, ma è anche difficile spiegarlo <strong>per</strong>ché<br />
parte da presupposti difficilmente codificabili e questo indebolisce il ruolo Uno vorrebbe avere una...vorrebbe<br />
avere un profilo, insomma. E questo è più facile capirlo da parte del professionista, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione che si<br />
stabilisce tra il professionista e il volontario a quel punto <strong>per</strong>de di simmetricità, non è più simmetrica, è<br />
asimmetrico <strong>per</strong>ché si stabilisce una re<strong>la</strong>zione reciproca dove le conoscenze che tu hai dal<strong>la</strong> prossimità vanno a<br />
integrare le competenze dell‟o<strong>per</strong>atore che sono competenze tecniche, professionali, ma non in una logica di<br />
antagonismo, <strong>per</strong>ché quello che io posso dirti <strong>per</strong>ché sono vicino, <strong>per</strong>ché ho visto, <strong>per</strong>ché conosco <strong>la</strong> situazione,<br />
tu mi devi ascoltare, e non dire: va bene, mi basta, faccio <strong>la</strong> visita domiciliare. Ancora una volta <strong>la</strong> reciprocità tra<br />
i due tende non a costruire <strong>la</strong> fiducia, ma a censurare quasi, a svalorizzare <strong>la</strong> tua competenza di vicino, di<br />
prossimo, e nel medesimo tempo di essere valorizzata <strong>per</strong>ché io non ho una competenza specifica. Ecco, questa<br />
difficoltà credo di re<strong>la</strong>zione asimmetrica e di scambio di competenze di natura diversa, le une professionali, le<br />
altre non professionali, che sono di prossimità - continuo a insistere questo concetto- rende estremamente<br />
difficile il dialogo. Si associa al discorso di prima: uno diventa un pressapochista e l‟altro diventa un tecnico<br />
lontano. L‟integrazione fra questi ...ci metta in mezzo il medico, il sanitario, <strong>la</strong> cosa diventa.....l‟ultima paro<strong>la</strong> <strong>la</strong><br />
dico io, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> demenza è una ma<strong>la</strong>ttia ...lei capisce che il tema delle re<strong>la</strong>zioni è difficile da coltivare. Allora<br />
trovare uno che lo condivide, e lo agisce, indipendentemente da dove si colloca..... proprio nel<strong>la</strong> logica del<strong>la</strong><br />
costruzione continua del<strong>la</strong> fiducia e del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, è <strong>la</strong> chiave <strong>per</strong> il successo in questo senso. Perché è proprio<br />
il tema del<strong>la</strong> costruzione continua del<strong>la</strong> fiducia che entra in gioco, non del riconoscimento formale, cioè ....Credo<br />
a te indipendentemente dal verificare se quello che dici è vero...e questo ha bisogno di tempo. Cioè noi lo<br />
abbiamo spiegato a lezione nei seminari, ma dopo è <strong>la</strong> pratica.....che convince....<br />
D:È quello che è successo a Cornigliano?<br />
R:È scattato <strong>per</strong>ché lì hanno trovato degli o<strong>per</strong>atori di assistenza domiciliare che si sono appassionati e si sono<br />
buttati anima e corpo, hanno trovato delle <strong>per</strong>sone, familiari che hanno risposto e poi si hanno giocato anche<br />
dando vita all‟Associazione di familiari, anche dopo, e quindi....adesso bisogna capire quanto nell‟assestamento<br />
cascano nel modello dell‟appropriazione o rimangono nel loro ....e poi con un funzionario del comune che a<br />
queste cose ci crede molto. Perché lì uno ... credo ... degli elementi importanti è sicuramente il referente dei<br />
servizi sociali che ha visto <strong>la</strong> cosa in modo molto coincidente con <strong>la</strong> sua impostazione.<br />
D:E pensando agli sviluppi futuri?<br />
Pensando agli sviluppi futuri...non abbiamo una strategia di sviluppo.<br />
D:Ma adesso siete fermi coi progetti o avete delle iniziative in corso?<br />
Adesso ce nÈè uno praticamente in corso nel comune di Artena, in provincia di Roma. Lì abbiamo finito <strong>la</strong> fase<br />
formativa, abbiamo fissato un incontro a settembre <strong>per</strong> riprendere in mano <strong>la</strong> cosa, <strong>per</strong> fare una riunione con i<br />
formatori dei formatori. Ma se penso al<strong>la</strong> fatica che abbiamo fatto ad avviare il processo, credo .....che sarà molto<br />
peggio. Anche se abbiamo innescato qualche curiosità, specialmente nei sanitari. ,a non so quello che succederà.<br />
Ci piacerebbe riprenderlo in Liguria, <strong>per</strong> non fare cadere <strong>la</strong> cosa. Perché potrebbe esserci un effetto boomerang<br />
rispetto al progetto, se non lo riprendiamo. L‟effetto boomerang è che <strong>la</strong> cosa riesca solo se ci sono le <strong>per</strong>sone<br />
che ci credono, e quindi annul<strong>la</strong>ndo qualsiasi valore al modello in sé e al<strong>la</strong> costruzione del modello. Che è<br />
una....una tentazione o un problema che io avverto in molti casi e che da sociologo dell‟organizzazione mi dà<br />
molto fastidio. Pur non negando che le <strong>per</strong>sone sono importanti, ma non sono le chiavi del successo e del<strong>la</strong><br />
continuità, cioè del costruire dopo. Per cui se non si prosegue qualcosa in Liguria, il rischio è che solo <strong>la</strong>ddove<br />
abbiamo trovato delle <strong>per</strong>sone eroiche <strong>la</strong> cosa ha funzionato e questo ci porterebbe danno sul modello, <strong>per</strong>ché<br />
allora vuol dire che il modello non funziona. Allora l‟idea di poterlo riprendere e aggiornarlo, anche nel<strong>la</strong> logica<br />
delle nuove esigenze emerse in questi cinque anni passati, o sei se sono sei, anche se le ultime fasi sono state<br />
l‟anno scorso, noi quest‟anno non abbiamo fatto nul<strong>la</strong> in Liguria....adesso è cambiato l‟assessore, fra l‟altro,<br />
forse questo assessore alle politiche ha una certa sensibilità verso questo...il modello lo conosce già, ne ha già<br />
sentito par<strong>la</strong>re, e appunto anche lo scambio che abbiamo avuto è di riprendere il tema, anche aggiornando<br />
l‟impianto, non nello schema generale delle dinamiche, ma negli attori che possono entrare, riprendendo anche il<br />
tema <strong>famiglia</strong> forse, riprendendolo un po‟...<strong>per</strong>ché dal 2004 ad oggi anche a livello di documenti sul welfare<br />
sono successe alcune cose, sia a livello del<strong>la</strong> regione che a livello nazionale,....il libro bianco di Sacconi non può<br />
essere buttato via, insomma....e quindi io mi auguro che possa continuare....abbiamo fatto questo tentativo a<br />
Roma, non so se<strong>la</strong> cosa potrà avere un seguito... Istiss è un soggetto debole, ha risorse limitate...io avevo s<strong>per</strong>ato<br />
<strong>per</strong>ché c‟è un assessore provinciale a Roma che aveva accolto molto positivamente <strong>la</strong> cosa. Non so è in grado di<br />
portare avanti l‟es<strong>per</strong>ienza...avevamo fato un tentativo prima .... a Tivoli....e lì non è neanche partito. Abbiamo<br />
fatto tre riunioni con l‟assessore e il suo staff dove sembrava che <strong>la</strong> cosa partisse, ma poi non se ne è fatto nul<strong>la</strong>.<br />
Ci vorrebbe un‟azione forte, ma Istiss non è in questo momento...<strong>per</strong> ora...non l‟ha ancora in cantiere...e cioè che<br />
ci fossero gli stessi comuni o il consorzio dei comuni o le aziende stesse che destinano fondi <strong>per</strong> questo...io ho<br />
maturato in questi anni <strong>la</strong> convinzione non soltanto nei servizi sociali ma anche nei programmi europei nei<br />
757
confronti delle aziende, che <strong>la</strong>ddove non c‟è un cofinanziamento vero e quindi un investimento in denaro anche<br />
da parte degli enti anche il progetto innovatore viene vissuto male, viene vissuto come accettato, tollerato, non<br />
investo di testa <strong>per</strong>ché non investo economicamente. Quindi, se ci sarà un futuro anche in Liguria, io credo che<br />
<strong>la</strong> proposta che farò non sarà quel<strong>la</strong> del dire Im<strong>per</strong>ia è rimasta fuori, non ha mai fatto nul<strong>la</strong> ... ma io non so se<br />
consiglierei di fare un progetto ad Im<strong>per</strong>ia senza che il comune di Im<strong>per</strong>ia o <strong>la</strong> provincia di Im<strong>per</strong>ia ci metta un<br />
5000 euro, delle risorse. Io lo metterei come c<strong>la</strong>uso<strong>la</strong>, 15 poi li mette <strong>la</strong> regione, ma 5 li mettete voi, con<br />
proporzioni variabili, se no non lo senti mai tuo. E questo vale anche poi <strong>per</strong> <strong>la</strong> assunzione di responsabilità, <strong>la</strong><br />
nomina di responsabilità dei tito<strong>la</strong>ri, <strong>per</strong>ché se il comune ha speso soldi è più forte nel dare incarico al suo<br />
funzionario di diventare responsabile, in caso contrario è quasi a prestito, ma...quindi questa rego<strong>la</strong> secondo me<br />
del cofinanziamento può diventare un requisito. In fin dei conti se posso dimostrarti che sono credibile, che <strong>la</strong><br />
cosa funziona, spendi qualcosa. Questo in generale, e credo che anche in questo caso porterebbe vantaggio. A<br />
Roma, a Tivoli, il fatto che fosse gratis...vado non vado...è indifferente. Il farlo voleva dire <strong>per</strong>dere tempo<br />
nell‟ottica burocratica dei dirigenti.<br />
D:Lei prima accennava al discorso delle famiglie....<br />
R:Ma sa...gli spunti o gli appunti che mi sono preso e su cui dovrò anche sti<strong>la</strong>re un progetto <strong>per</strong> <strong>la</strong> regione<br />
Liguria va un po‟ nel<strong>la</strong> direzione di un riconoscimento che il sostegno al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> non è soltanto al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
convivente o al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> di sangue, ma è un trasferimento e crescita di responsabilità nei confronti del<strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>sona vecchia, disabile, severa che coinvolge un po‟ in senso <strong>la</strong>rgo <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Non nel senso del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> di<br />
sangue, ma nel senso del<strong>la</strong> vicinanza. È <strong>famiglia</strong> quel vicino che ogni mattina viene a scaricarti l‟immondizia<br />
del giorno prima, che viene a portarti il pane, o che viene ad aiutarti ad alzarti, indipendentemente dal legame di<br />
sangue. E quindi su questo pensiero credo che sia...che è un po‟ anche, non so io non mi sono mai interessato<br />
specificamente di <strong>famiglia</strong>, e mai oserei entrare con voi es<strong>per</strong>ti...che va un po‟ a ridisegnare, a creare nuove<br />
tassonomie, nuove tipologie di famiglie. Dipenderà se vorremo chiamarle famiglie o in qualche altro modo, <strong>per</strong><br />
non creare confusioni...ma comunque...Però questo è un tema su cui ragionarci anche <strong>per</strong> sostenere questa<br />
<strong>famiglia</strong>. Secondo tema è il tema dell‟assistente familiare, invece, e cioè ... che va oltre il modello del<strong>la</strong> badante,<br />
insomma, va oltre il modello del<strong>la</strong> badante <strong>per</strong> creare <strong>per</strong>ò un rapporto ed inserirsi in una dinamica dove <strong>la</strong><br />
responsabilità del prendersi cura è comunque del familiare condiviso dal<strong>la</strong> badante oppure no. Cioè questo tema<br />
del prendersi cura che è il continuativo come lo coniugo, come lo declino con l‟assistente familiare? Mi pare che<br />
l‟espressione così .... che si usa dell‟assistente familiare in sostituzione del<strong>la</strong> badante possa essere pregno anche<br />
di significati importanti, che vanno <strong>per</strong>ò declinati, cioè pensabile che l‟assistente familiare condivida con il<br />
familiare tito<strong>la</strong>re del contratto una condivisione di progetto, non dico un Pai, <strong>per</strong> carità, ma di....di .... aiutiamoci<br />
e condividiamo il risultato...non uno che dà ordini e l‟altra che esegue...cioè nell‟asimmetricità che comunque<br />
dovrà esserci, <strong>per</strong>ché se io ti pago e tu ricevi il denaro..., in questa asimmetricità possono esserci delle dinamiche<br />
di co-responsabilità rispetto al<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita da tute<strong>la</strong>re <strong>per</strong> te, <strong>per</strong> me, <strong>per</strong> l‟anziano, che possano avere<br />
senso e a che condizioni? Su questa materia io sto....ho preso tre appunti <strong>per</strong> dire...boh....<br />
D:Si complessificano le re<strong>la</strong>zioni, no? Perché oltre al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, ai servizi e alle associazioni di<br />
volontariato, si introduce il mercato. O no?<br />
Potrebbe essere il mercato....un mercato che può agire intermedio fra il mercato dei servizi e il mercato degli enti<br />
intermedi...potrebbe essere. Noi il mercato lo abbiamo escluso nel primo modello....Noi abbiamo avuto qualche<br />
contato con....pensavo se nei corsi abbiamo incontrato qualche soggetto privato, ma forse no...mi confondo con<br />
un altro seminario...siamo arrivati al massimo alle coo<strong>per</strong>ative.<br />
D:C’è una forte connotazione di genere fra i caregiver. Questo impatta sul progetto?<br />
R:Noi lo avevamo riconosciuto e lo avevamo tenuto presente nel<strong>la</strong> formazione. Nei termini <strong>per</strong>ò del non<br />
facciamo derivare dal<strong>la</strong> dimensione di genere una dimensione di discriminazione. Il tema centrale è proprio<br />
questo: quanto il genere legittima poi azioni sul<strong>la</strong> conciliazione e sull‟uguaglianza nell‟aspetto pra6tico o quanto<br />
invece il genere rende...trasferisce, riconosce al genere delle competenze... .le donne sanno fare, si arrangiano. In<br />
realtà non abbiamo approfondito questo discorso.....Io sono <strong>per</strong> il riconoscimento delle differenze più che <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
parità, <strong>per</strong>ò impedendo quelle che sono le discriminazioni che queste possono provocare...il tema del<strong>la</strong><br />
conciliazione c‟è dentro, ed è un tema che non viene assegnato semplicemente al<strong>la</strong> donna <strong>per</strong>ché se lo gestisca<br />
<strong>per</strong> conto suo. Il primo che ha il tema del<strong>la</strong> conciliazione è i direttore del distretto che si preoccupa del<strong>la</strong> vita del<br />
caregiver, del<strong>la</strong> donna <strong>per</strong> dirle guarda che devi considerare il tempo <strong>per</strong> <strong>la</strong> tua <strong>famiglia</strong>, <strong>per</strong> <strong>la</strong> tua vita, <strong>per</strong> il tuo<br />
corpo, <strong>per</strong> i tuoi interessi, eccetera eccetera. Però non abbiamo mai calcato l‟idea sul<strong>la</strong> conciliazione. Potrebbe<br />
essere <strong>per</strong>ò ripreso.<br />
758
D:Ci sono elementi che non abbiamo preso in considerazione e che secondo lei sono importanti <strong>per</strong><br />
ricostruire <strong>la</strong> pratica?<br />
R:No, mi sembra che abbiamo chiarito tutto. Le <strong>la</strong>scio questo articolo comparso sul<strong>la</strong> rivista di Servizio<br />
Sociale.....Il progetto originale glielo mando via mail.<br />
Grazie.<br />
3.2.1.2. Trascrizione intervista a responsabile scientifico ed o<strong>per</strong>ativo del progetto caregiver del<strong>la</strong><br />
Liguria, PCL2<br />
N.B.: L‟intervistata ha iniziato a par<strong>la</strong>re senza attendere <strong>la</strong> mia domanda<br />
Io avevo fatto questo progetto a seguito dell‟es<strong>per</strong>ienza del progetto europeo con una dottoressa che <strong>la</strong>vorava<br />
al<strong>la</strong> facoltà di medicina al<strong>la</strong> cattedra di neurofisiologia, che è quel<strong>la</strong> deputata. Abbiamo presentato questo<br />
progetto al<strong>la</strong> Regione, è piaciuto moltissimo, ma loro non potevano finanziare né il comune né l‟università. A<br />
questo punto abbiamo coinvolto Isitss e il prof. JJJ come Istiss ha assunto <strong>la</strong> responsabilità scientifica del<br />
progetto, mentre io avevo <strong>la</strong> responsabilità a livello locale del<strong>la</strong> gestione delle diverse edizioni di questo<br />
progetto. I finanziamenti sono stati su due anni. E abbiamo fatto prima Genova e La Spezia, poi il Tigullio e<br />
Savona. Questo progetto è poi diventato anche oggetto di un progetto europeo, il Daphne, con <strong>la</strong> Svezia e <strong>la</strong><br />
Lituania. Quindi, negli articoli che ti ho mandato forse qualche cosa riguarda il progetto europeo, vero?<br />
D:No, in realtà sono le sintesi dei progetti...<br />
R:Comunque, se parli col prof.JJJ, lui ti darà il progetto originale.....eccoti i recapiti.......Tra l‟altro, lo sai che<br />
questo progetto ha vinto un premio del Ministero del<strong>la</strong> Famiglia?...e devo dirti che secondo noi <strong>la</strong> carta vincente<br />
è stata quel<strong>la</strong> di fare il manuale...<strong>per</strong>ché <strong>la</strong>sciare in mano ai caregiver ma anche ai medici....<br />
D:Magari, potresti partire col presentarmi in dettaglio il progetto, dalle origini?<br />
R:Certo...allora, il progetto nasce con l‟intenzione di dare un supporto ai caregiver finalizzato non solo a<br />
migliorare <strong>la</strong> qualità dell‟assistenza nei confronti del ma<strong>la</strong>to demente,e ma proprio di mettere il caregiver nel<strong>la</strong><br />
condizione di leggere lo stress che questo tipo di assistenza comporta. Uno stress che è acutissimo nelle prime<br />
fasi che succedono <strong>la</strong> diagnosi, <strong>per</strong>ché è chiaro, è difficilissimo accettare lo stress di una diagnosi così tremenda,<br />
e che poi piano piano diventa uno stress fisico sempre crescente <strong>per</strong>ché chiarante con il progredire del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia<br />
l‟assistenza comporta di non smettere mai. La gravità del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia poi nel<strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza si associa<br />
all‟impreparazione del contesto sociale nel suo insieme, non solo <strong>per</strong>ché i servizi non sono in grado al di là di<br />
quel<strong>la</strong> che è <strong>la</strong> stretta assistenza sanitaria di dare altro e anche sul versante sanitario molto spesso abbiamo<br />
riscontrato delle grosse <strong>la</strong>cune proprio in quello che riguarda <strong>la</strong> consulenza da fornire ai parenti. E questo devo<br />
dire purtroppo è una grossa <strong>la</strong>cuna soprattutto sul versante del medico di <strong>famiglia</strong>, <strong>per</strong>ché a volte il medico di<br />
<strong>famiglia</strong> non è nemmeno informato delle poche agevo<strong>la</strong>zioni di cui <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> può disporre. Il secondo obiettivo<br />
del progetto era di coinvolgere <strong>la</strong> comunità di appartenenza. Perché un altro problema da contrastare riguarda lo<br />
stigma che il caregiver comunque sente in moltissimi casi e quindi il suo iso<strong>la</strong>mento in parte è dovuto al<strong>la</strong><br />
difficoltà ad accettare serenamente questa idea, a volte è dovuto all‟impreparazione del contesto sociale. E qui<br />
non c‟è <strong>la</strong> capacità di chi gli sta intorno di rendersi conto che a volte può bastare <strong>la</strong> disponibilità a mettere a<br />
disposizione del caregiver una mezz‟ora <strong>per</strong> poter prendere un po‟ di respiro. Per questo noi abbiamo rivolto <strong>la</strong><br />
formazione non solo al caregiver parente, ma anche alle associazioni di volontariato attive sul territorio,<br />
pensando che loro potessero fare un <strong>la</strong>voro a rete molto importante <strong>per</strong> diffondere, divulgare un nuovo approccio<br />
al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Allora, noi abbiamo immaginato un progetto a cascata, che prevedeva appunto una fase di<br />
formazione dei formatori, reclutati convocando le associazioni di volontariato, le associazioni di categoria, cioè i<br />
medici soprattutto, e poi <strong>per</strong> raggiungere i caregiver ci siamo rivolti soprattutto alle UVA (Unità di Valutazione<br />
Alzheimer, ndr). Comunque a quei servizi che avevano informazioni, <strong>per</strong> cui a livello genovese noi sapevano che<br />
nei distretti comunque gli o<strong>per</strong>atori sanno quali sono gli utenti che hanno queste problematiche. Quindi sono<br />
stati fondamentali i nostri distretti, <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> raggiungere <strong>la</strong> cittadinanza nel suo insieme le UVA sono senz‟altro<br />
il punto fondamentale, <strong>per</strong>ché è lì che si fa <strong>la</strong> diagnosi ed è lì che è importante che ci sia <strong>la</strong> notizia che si può<br />
accedere a questo progetto. Quindi abbiamo organizzato le attività di formazione, a volte appoggiandosi al<br />
comune, a volte come nel Tigullio appoggiandoci al<strong>la</strong> Asl, dipende dal territorio, dipende dal<strong>la</strong> sensibilità dei<br />
singoli o<strong>per</strong>atori <strong>per</strong>ché anche questo è un momento importante. Abbiamo formato queste <strong>per</strong>sone con dei corsi<br />
abbastanza consistenti...non mi ricordo il numero di ore...te lo farò sa<strong>per</strong>e comunque....Dopo di che era compito<br />
del territorio organizzare l‟attività che i formatori dovevano rivolgere ai caregiver. Allora su Genova ci siamo ai<br />
due distretti con i quali siamo partiti che sono il distretto di Cornigliano e il distretto qua del Centro, che hanno<br />
realizzato questa attività in loco e che hanno fatto appunto più edizioni del progetto caregiver. Detto <strong>per</strong> inciso,<br />
va tanto bene che il comune dice che è un suo progetto. È un atto di umiltà che devo fare tutte le volte che vado<br />
759
ad un convegno sull‟Alzheimer a Genova. Sono molto diversi.....Cornigliano è una quartiere o<strong>per</strong>aio. Dove<br />
abbiamo avuto <strong>la</strong> fortuna di trovare due o<strong>per</strong>atori, assistenti domiciliari che si sono identificati nel progetto,. Il<br />
progetto caregiver è stato il loro riscatto nei confronti delle professioni alte, nei confronti dell‟assistente sociale.<br />
Per cui loro adesso sono veramente i pa<strong>la</strong>dini di questa iniziativa. Tanto è vero che è a Cornigliano che è nata<br />
questa associazione AFMA (Associazione Famigliari Ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer, ndr) che è attivissima...e apro una<br />
parentesi su questa associazione, <strong>per</strong>ché secondo me è importante che questa es<strong>per</strong>ienza pratica ha <strong>la</strong>sciato un<br />
segno così profondo nelle <strong>per</strong>sone, che presidente e vicepresidente dell‟associazione sono due <strong>per</strong>sone che hanno<br />
già <strong>per</strong>so i loro genitori, <strong>per</strong>ò si danno un gran da fare. Loro adesso hanno <strong>la</strong> gestione di un Caffè Alzheimer lì a<br />
Cornigliano e stanno progettando un centro diurno <strong>per</strong>ché avevano visto l‟es<strong>per</strong>ienza di un centro diurno che gli<br />
è piaciuto molto a Monza, non erano soddisfatti di quello che offriva <strong>la</strong> piazza genovese e quindi hanno<br />
progettato un centro diurno che rispondesse alle loro esigenze e lo hanno proposto al comune. Inizialmente il<br />
comune gli aveva proposto una sede, adesso con il cambio di giunta <strong>la</strong> sede è cambiata, comunque dovrebbe<br />
essere quel<strong>la</strong> definitiva, e ha il vantaggio di avere anche un giardino, quindi è l‟ideale, dovrebbero avere anche<br />
un giardino Alzheimer, che è fondamentale. Dovrebbero essere ormai pronti a partire. E coi sarà una coo<strong>per</strong>ativa<br />
che lo gestisce, ma loro sono stati gli ideatori. E questo è molto interessante. La cascata continua. I formatori<br />
hanno formato i formatori, loro hanno formato i caregiver, e ora i caregiver fanno attività di divulgazione ma<br />
sono anche proponenti nei confronti del<strong>la</strong> pubblica amministrazione. Credo che questa sia una cosa che va<br />
evidenziata.....L‟edizione del progetto caregiver qui nel centro città è stata fatta in una zona residenziale, <strong>per</strong>ché<br />
è <strong>la</strong> zona di Castelletto, diversa come pubblico di caregiver, <strong>per</strong>ò molto interessante.....li ho trovati molto attivi<br />
<strong>per</strong> quello che riguardava il mettersi in discussione sulle modalità che sono state adottate....io ricordo un dibattito<br />
su i corsi devono essere rivolti a familiari che hanno parenti ma<strong>la</strong>ti dello stesso stadio oppure no? Perché<br />
qualcuno diceva che uno che ha appena saputo <strong>la</strong> diagnosi, sentire l‟es<strong>per</strong>ienza di uno che ha un ma<strong>la</strong>to da sei o<br />
sette anni è terrorizzante, qualcun altro diceva a me è servito tantissimo <strong>per</strong>ché mi sono fatto un‟idea di quello<br />
che mi aspettava e ho dovuto prendere delle decisioni in <strong>famiglia</strong> ed è importante sa<strong>per</strong>e <strong>per</strong> tempo quello che ti<br />
aspetta. Quindi secondo me è interessante questo fatto, che ci siano livelli socio culturali diversi fra i caregiver. Il<br />
progetto poi si è anche arricchito dell‟es<strong>per</strong>ienza che noi abbiamo fatto all‟interno del Daphne <strong>per</strong>ché...del<br />
manuale ne sono state fatte già due edizioni, <strong>la</strong> prima edizione riguardava Genova e La Spezia, quel<strong>la</strong> che ahi in<br />
mano tu riguarda tutta <strong>la</strong> Regione...ecco non ho messo....come vedi c‟è una tasca che conteneva zona <strong>per</strong> zona<br />
l‟elenco dei servizi.....s<strong>per</strong>o di riuscirmeli a procurare..allora nel<strong>la</strong>...rispetto a questa edizione insieme al<strong>la</strong> Svezia<br />
e <strong>per</strong> esportare il modello in Lituania abbiamo aggiunto alcune parti ad esempio una che riguarda il<br />
riconoscimento precoce dei sintomi di stress....<strong>per</strong>ché ci sembrava che fosse importante il fatto...siccome <strong>per</strong> noi<br />
è importante evitare i maltrattamenti, è importante che il caregiver abbia gli strumenti <strong>per</strong> capire velocemente<br />
quando non ce <strong>la</strong> fa più...oppure quest‟altra parte, che mi è stata suggerita dai caregiver di Castelletto, che mi<br />
hanno detto: noi non sappiamo come spiegare <strong>la</strong> situazione ai nipoti. E allora ci siamo chiesti come rapportarsi<br />
coi bambini, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> i bambini è un trauma non da poco il nonno che dà fuori di testa. Tra l‟altro c‟è anche<br />
qualche associazione che ha fatto qualche opuscolo su questo....io ti confesso <strong>per</strong>ò che non li ho più....Quindi<br />
l‟intreccio del <strong>per</strong>corso caregiver Liguria con Daphne...poi sono nate tutta serie di .....devo assolutamente trovare<br />
questo articolo <strong>per</strong> mandartelo. Direi che è stato a cavallo tra il 2003 e il 2004, anzi, no, scusa....direi 2006.<br />
Quindi, il progetto poi via via che veniva ca<strong>la</strong>to in una realtà territoriale diversa, veniva adattato, Anche <strong>per</strong>ché<br />
abbiamo sempre cercato di coinvolgere nel<strong>la</strong> formazione dei formatori le risorse locali. Quindi i medici che<br />
erano medici di quel territorio, no,. Possibilmente anche gli psicologi. Insomma tra i docenti volevamo creare un<br />
team di <strong>per</strong>sone che fossero coinvolgibili <strong>la</strong>ddove ti chiedevano di fare delle riedizioni...Ci manca il Ponente<br />
regionale.....sabato XXX mi diceva che ha già par<strong>la</strong>to con <strong>la</strong> dirigente regionale. Faremo qualche modifica, <strong>per</strong>ò<br />
c‟è <strong>la</strong> volontà del<strong>la</strong> regione di portare il progetto nel Ponente, anche <strong>per</strong>ché al<strong>la</strong> regione tutto sommato il<br />
progetto è piaciuto. Il problema è un po‟ quello di ....raggiungere il terzo obiettivo, che trova difficoltà.... anche<br />
<strong>per</strong>ché dove ci siamo rivolti a delle realtà non urbane.... <strong>per</strong>ché se io ti parlo di Tigullio, ti parlo....praticamente<br />
ci sono tre comuni costieri, Sestri Levante, Chiavari e Rapallo, che <strong>per</strong>ò hanno tutto l‟entroterra. E lì c‟è questo<br />
atteggiamento, questa vergogna totale che se hai un amma<strong>la</strong>to demente lo tieni nascosto in casa, e poi<br />
coinvolgere il tessuto sociale è più difficile. Strana questa cosa.....probabilmente <strong>per</strong>ché su tutto si gravita sul<strong>la</strong><br />
costa. Noi siamo talmente schiacciati verso il mare, che è naturale che ci si sposti sui centri abitati del<strong>la</strong> costa.<br />
Anche le associazioni hanno le loro sedi principali sul<strong>la</strong> costa, piuttosto che sull‟interno. Ma fammi delle<br />
domande......io mi <strong>per</strong>do...<br />
D:Il finanziamento?<br />
R:Il finanziamento è regionale.<br />
D:Monitoraggio? Valutazione?<br />
R:Allora....Non è stato strutturato. Perché il problema è che .....mentre a Genova i distretti si sono poi<br />
autonomamente organizzate le loro robe, riedizioni, e Genova ha un comune con una struttura diversa e a<br />
Genova abbiamo il polso del<strong>la</strong> situazione, invece abbiamo avuto delle difficoltà a La Spezia <strong>per</strong>ché abbiamo<br />
760
fatto <strong>la</strong> formazione dei formatori, ma ci sono stati intoppi nel<strong>la</strong> fase successiva..... nel Tigullio è cambiato il<br />
direttore sociale e quindi hanno fatto delle edizioni molto limitate, cioè hanno fatto degli incontri con tre o<br />
quattro <strong>per</strong>sone. Tendono a interpretare più il sostegno alle famiglie come un sostegno individualizzato <strong>per</strong>ché<br />
hanno dei numeri un po‟ piccoli e allora mi dicevano gli assistenti sociali che sono loro che vanno a casa e<br />
portano le informazioni a casa, senza convocare le famiglie nel<strong>la</strong> sede distrettuale....Perde il progetto, in questo<br />
modo <strong>per</strong>ché io credo che un buon 40% del sostegno che i caregiver a Genova hanno ricevuto, lo hanno ricevuto<br />
dagli altri caregiver. A volte il confronto con <strong>per</strong>sone che hanno fatto es<strong>per</strong>ienza analoga, come tutti i gruppi di<br />
auto mutuo aiuto.....ti aiuta il confronto con <strong>per</strong>sone che hanno già affrontato il problema....<br />
D:Provo a riassumere il progetto <strong>per</strong> vedere se ho capito. Istiss con i finanziamenti del<strong>la</strong> Regione e <strong>la</strong><br />
col<strong>la</strong>borazione del Comune di Genova ha realizzo un corso <strong>per</strong> formatori di formatori.<br />
R:Sì, ma con i soldi del<strong>la</strong> Regione. Il comune non pagava...c‟è stato un protocollo d‟intesa...io lì ci <strong>la</strong>voravo...io<br />
ho una col<strong>la</strong>boratrice storica, che ha <strong>la</strong>vorato con me su questo progetto, pagata da Istiss, ma utilizzando <strong>la</strong> sede<br />
del comune, il computer del comune, quindi...capisci, questo protocollo d‟intesa serviva a coprire il mio tempo<br />
<strong>la</strong>voro e consentire che questa <strong>per</strong>sona potesse <strong>la</strong>vorare lì con me.<br />
D:Quindi c’è stata <strong>la</strong> formazione dei formatori. Formatori trovati attraverso vari canali, tra cui le<br />
associazioni. Associazioni che <strong>per</strong>ò non entrano direttamente nel progetto, giusto?<br />
Noi le abbiamo coinvolte ufficialmente le associazioni. Noi le abbiamo convocate. In tutte le sedi in cui noi<br />
abbiamo fatto il progetto, noi abbiamo convocato ufficialmente le associazioni. Noi abbiamo sempre fatto una<br />
serie di convocazioni preliminari. Per cui come minimo c‟erano sempre i mmg e il volontariato....<br />
D:Quindi potremmo dire che nasce come partnership fra Istiss e <strong>la</strong> Regione <strong>per</strong> poi <strong>la</strong>vorare in rete sui<br />
territori.<br />
R:Sì sì, esatto.<br />
D: Dopo di che questi formatori, che sono del territorio, si sono dedicati al<strong>la</strong> formazione dei caregiver....<br />
R:Attenzione <strong>per</strong>ò...i formatori dei caregiver si muovono poi sotto il cappello del distretto. E questo è<br />
importantissimo <strong>per</strong>ché è il distretto che poi gli deve mettere a disposizione una sede, li deve aiutare a<br />
individuare i caregiver. Perché è il distretto che telefona all‟UVA e gli dice: fra due mesi ci mandate i nominativi<br />
delle famiglie che potremmo coinvolgere.<br />
D: E quindi questi formatori hanno organizzato degli incontri di formazione <strong>per</strong> i caregiver. Da questo<br />
sono derivati.....ad esempio l’AFMA...<br />
R:Esatto. La cosa che mi dimenticavo...a un certo punto c‟è stata una coo<strong>per</strong>ativa genovese che ha organizzato<br />
un suo corso di formazione analogo al nostro, Perché aveva mandato un suo volontario a seguire un nostro corso<br />
genovese e poi se lo è riprodotto in casa. Subito le mie colleghe assistenti sociali del comune di Genova erano<br />
sconvolte...ci hanno copiate....io non ero così scandalizzata. Mi sono confrontata con XXX e gli ho detto:<br />
secondo me se ci copiano è buon segno. Infatti in un articolo l‟ho anche scritto. È importante anche questa<br />
proliferazione col<strong>la</strong>terale, no? E secondo me appunto anche lì ha dato dei segni, al punto che poi loro ad un certo<br />
punto mi hanno chiamata a fare delle lezioni, <strong>per</strong>ché questa coo<strong>per</strong>ativa organizza anche dei corsi <strong>per</strong> quelle che<br />
con un bruttissimo termine vengono chiamate badanti. Loro avevano un corso <strong>per</strong> <strong>per</strong>sone straniere e quindi mi<br />
hanno chiamata. E questa coo<strong>per</strong>ativa è quel<strong>la</strong> che adesso andrà a gestire il centro diurno che nascerà a<br />
Cornigliano. Secondo me questo comunque è estremamente interessante...che si venga copiati è un buon<br />
segno...richiede un atto di umiltà....ma sono tanti gli atti di umiltà nel<strong>la</strong> vita....<br />
D:Dunque, poi da questa associazione AFMA è nato anche i caffè Azheimer?<br />
R:Dunque, no, il caffè Alzheimer è stato promosso dal comune di Genova. Loro lo hanno proposto al Comune. Il<br />
Comune di Genova ne ha realizzati due: uno qui del centro storico e uno appunto nel quartiere di Cornigliano<br />
dove c‟è una bellissima vil<strong>la</strong> che adesso ospita <strong>la</strong> biblioteca. Questa vil<strong>la</strong> ha un giardino...se potessi andare<br />
visitarlo sarebbe carino...in questo giardino hanno realizzato una...come potrei chamar<strong>la</strong>... ecco, una grande<br />
serra dove dentro c‟è il caffè. Questo qua di Genova si chiama Caffè di Oz mentre quello di Cornigliano<br />
continua a chiamarsi Caffè Alzheimer. Quello di piazzetta dei Greci è qua vicino....sarà chiuso, ma posso portarti<br />
a vedere dove è.<br />
D:Quali le risorse professionali coinvolte nel progetto?<br />
R:Allora...l‟ideazione come ti ho detto è partita da sociologi, medici, <strong>la</strong> dottoressa con <strong>la</strong> quale avevo scritto una<br />
prima edizione direi che era una biologa che <strong>la</strong>vorava in ambito medico. Poi i docenti andavano dal neurologo<br />
allo psicologo, al<strong>la</strong>...nell‟edizione del Tigullio abbiamo messo anche una <strong>per</strong>sona che ha fatto un intervento sul<strong>la</strong><br />
comunicazione, il preside di Scienze del<strong>la</strong> formazione che è uno psicologo che <strong>la</strong>vora molto sull‟Alzheimer, ha<br />
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fatto una lezione, assistenti sociali, e poi...cos‟altro....sto pensando a quali altre figure tra i docenti...ma<br />
no...queste....sì, di varia formazione.<br />
D:Rispetto al futuro, ci saranno degli sviluppi?<br />
R:Dobbiamo sicuramente pensare a degli sviluppi. Se faremo delle riedizioni, nel Ponente senz‟altro, ma<br />
probabilmente riprendiamo qualche realtà che è già stata toccata, le due direzioni io credo di approfondimento<br />
dovrebbero essere il coinvolgimento delle comunità e un maggiore coinvolgimento dei medici di medicina<br />
generale. Ci sono delle realtà dove il medico di <strong>famiglia</strong> è molto più coinvolti. Ad esempio a Genova si era reso<br />
disponibile, ma ormai eravamo nel<strong>la</strong> fase finale, il responsabile del<strong>la</strong> FIMMG, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> loro è più<br />
un‟associazione culturale, più che una rappresentanza sindacale...tra l‟altro il presidente è un geriatra e si era<br />
reso disponibile a fare un‟iniziativa specifica. E questo è un contatto che noi riprenderemo. Credo che poi forse<br />
alcune parti all‟interno del<strong>la</strong> formazione formatori potrebbero essere ampliate. Io credo che l‟aspetto del<strong>la</strong><br />
prevenzione nei confronti dei caregiver sia uno dei punto forti del progetto e possa essere ulteriormente<br />
valorizzato.<br />
D:Riguarda solo i caregiver di ma<strong>la</strong>ti a Alzheimer?<br />
R:No, demenze in generale.<br />
D:Il progetto è tuttora in corso?<br />
R:No, bè dipende....nel caso del Comune di Genova se lo fanno in casa, quindi bisogna sentire loro. Noi <strong>per</strong><br />
adesso siamo fermi. Dobbiamo vedere se ripartire con le nuove edizioni di cui ti dicevo prima. Però questo fa<br />
parte del progetto. Noi abbiamo seminato...<strong>la</strong> cascata continua. Le realtà locali sono state formate, sono state<br />
dotate dei manuali, hanno una risorsa locale che sono i docenti, no, se vogliono continuare liberissimi di farlo. Io<br />
so di alcune edizioni <strong>per</strong>ché ad esempio il comune di Genova mi ha chiamata a fare delle lezioni. Io ad esempio<br />
mi occupo del<strong>la</strong> messa a norma dell‟alloggio,e il comune di Genova mi ha chiesto di far<strong>la</strong>. Ma Istiss a questo<br />
punto non c‟entra...Altrimenti continui a creare una dipendenza da dei finanziamenti che adesso ci sono, poi non<br />
ci sono, eccetera....invece il progetto deve andare avanti con le sue gambe in ogni distretto....se vogliono e se ci<br />
riescono....ecco, ti dico, una cosa interessante che in alcuni territori abbiamo cercato di attivare. Un problema<br />
fondamentale del progetto è quello di mettere in condizione i caregiver di partecipare a questi incontri.....<strong>per</strong>ché<br />
a chi <strong>la</strong>sci l‟anziano demente?...allora nel Tigullio c‟era qualche associazione .... e anche l‟Auser lì ha fatto<br />
questo discorso. Mi diceva: ma noi non abbiamo del <strong>per</strong>sonale fra i volontari così preparato <strong>per</strong> poter svolgere<br />
poi il ruolo di formatore. La mia proposta è stata: benissimo entrate comunque nel progetto, i vostri volontari<br />
possono essere utilizzati come sostitutivi del caregiver, ma devono essere prima fatti incontrare con l‟anziano<br />
demente.....quindi questo credo che sia un punto fondamentale che potremo anche riprendere nel<strong>la</strong> riedizione,<br />
<strong>per</strong>ché probabilmente andrebbe fatta una miniformazione diversa a questi volontari e prevedere un <strong>per</strong>corso di<br />
avvicinamento <strong>per</strong>ché non può un estraneo improvvisamente essere catapultato nel<strong>la</strong> casa...e tra l‟altro secondo<br />
me un‟amministrazione attenta potrebbe far nascere un servizio nuovo....e l‟ho visto anche sabato al convegno di<br />
Sestri Levante....alcuni caregiver sono venuti portandosi dietro i loro amma<strong>la</strong>ti, <strong>per</strong>ché se no non potevano<br />
venire. E nell‟intervallo del pranzo una di queste signore, che tra l‟altro aveva un marito di non più di 70 anni<br />
demente, mi diceva: ma nessuno ci dà una mano <strong>per</strong> poterci concedere tre giorni...non chiedo molto...tre<br />
giorni.....E poi nel dibattito pomeridiano è stato portato questo problema <strong>per</strong>ché alcuni centri diurni sostengono<br />
che loro sono in grado di dare questo aiuto <strong>per</strong>ché hanno accanto una RSA con i letti <strong>per</strong> il ricovero di sollievo,<br />
qualche altro centro diurno dice invece che è un trauma trasferire il ma<strong>la</strong>to dal<strong>la</strong> sua casa all‟RSA e quindi <strong>la</strong><br />
cosa è sconsigliata. Come sempre credo che sia <strong>la</strong> via di mezzo al soluzione migliore, nel senso che a poco a<br />
poco l‟anziano può essere abituato a familiarizzare con quelle due o tre <strong>per</strong>sone che possono consentirti di<br />
passare quelle due o tre notti...anche cinque o sei....allora una delle attività che un‟amministrazione...ma formare<br />
dei volontari a questa funzione sostitutiva del caregiver...cioè il volontario che dà sollievo al caregiver, che <strong>per</strong>ò<br />
deve essere già conosciuto all‟anziano, <strong>per</strong>ché se no lo manda ancora nello stato d‟ansia....<br />
D:Per finire, ti chiedo se tu definiresti questo progetto una buona pratica? E se sì, <strong>per</strong>ché?<br />
R:Il problema è enorme, soprattutto <strong>per</strong> noi. Perché <strong>la</strong> Liguria e Genova hanno una <strong>per</strong>centuale di anziani<br />
straordinaria rispetto al territorio nazionale. A Chiavari l‟ultima volta che sono andata mi davano il 30% di<br />
anziani sul totale del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, noi siamo al 27%. Quindi, il problema è enorme <strong>la</strong> risposta, l‟offerta<br />
pubblica è scarsissima e quindi c‟è uno scarto di abbandono totale delle famiglie e poi questo è un servizio che<br />
va ad affrontare una situazione drammatica e estremamente consistente anche dal punto di vista numerico. Dal<br />
punto di vista del<strong>la</strong> buona pratica, io credo che abbia le caratteristiche <strong>per</strong> funzionare bene, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> variabile<br />
interveniente che secondo me è fondamentale è far sentire agli o<strong>per</strong>atori questo progetto. Perché il ruolo degli<br />
o<strong>per</strong>atori, in primis al distretto e comunque del<strong>la</strong> parte sanitaria, quindi del<strong>la</strong> asl, è un ruolo fondamentale. Se<br />
loro lo subiscono, non <strong>la</strong> porti a casa. Quindi c‟è da fare un grosso <strong>la</strong>voro a questo livello. Per questo io penso<br />
che Genova sia un successo, che se lo porti avanti autonomamente.<br />
762
D:Quindi, come definiresti una buona pratica?<br />
R:Dunque, <strong>la</strong> definirei come un intervento che in primo luogo è efficace e che è replicabile, con opportuni<br />
adattamenti, e che viene vissuto dagli o<strong>per</strong>atori come ...come proprio, che è fatto proprio dagli o<strong>per</strong>atori, nel<br />
quale gli o<strong>per</strong>atori si identificano, e quindi sono anche in grado di portare dei miglioramenti, di farlo crescere.<br />
Perché se non cresce non è una buona pratica.<br />
D:Quindi possiamo definire questo progetto in due step: una prima parte destinata a morire, destinata a<br />
creare un progetto che cammina con le sue gambe, e dunque è buona pratica se non è più necessario. E<br />
poi un secondo step del progetto caregiver che è portato avanti da altri soggetti.<br />
R:Sì, esatto....ma ora devo proprio andare. Scusa...<br />
D:Grazie!<br />
3.2.1.3. Trascrizione intervista a Assistente Sociale responsabile area anziani e referente del progetto<br />
Caregiver e a Col<strong>la</strong>boratore tecnico area sociale, formatore del progetto caregiver, PCL3 e 4<br />
CT: Col<strong>la</strong>boratore tecnico.; AS:Assistente sociale<br />
D:Per partire vorrei chiedervi <strong>per</strong>ché secondo voi questo progetto è una buona pratica?<br />
CT:Ma cosa intendi <strong>per</strong> buona pratica?<br />
D:Quello che intendete voi...<br />
CT:Mah, nel<strong>la</strong> mia testa una buona pratica intendo cercare con questo progetto cercare di semplificare il più<br />
possibile le situazioni nelle quali si trovano le famiglie. Nel che le famiglie con questo tipo di patologia<br />
soprattutto abbiano proprio una grande confusione, sia al di là dell‟aspetto culturale che possono avere le<br />
famiglie, c‟è confusione, non si sa dove andare,a chi chiedere, uno ti rimanda all‟altro...ma non <strong>per</strong>ché c‟è<br />
cattiveria, eh, o c‟è mal funzionamento dei servizi, ma <strong>per</strong>ché è proprio così. E allora cercare di mettere un po‟<br />
di ordine e di aiutare da questo punto di vista, ritengo che questa sia una buona pratica.<br />
D:Puoi chiarirmi passo passo come funziona questo progetto?<br />
CT:Ma ...nei confronti del<strong>la</strong> singo<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> il progetto funziona così: cioè ogni qualvolta arriva una<br />
segna<strong>la</strong>zione <strong>la</strong> nostro servizio o dal diretto interessato, o dai medici curanti, o tramite gli ospedali, noi...<strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>sona viene assegnata subito agli o<strong>per</strong>atori del gruppo, non viene accolta così anonimamente come accade con<br />
l‟utenza normale. Allora, c‟è una prima...un primo colloquio di accoglienza nel quale <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona racconta al sua<br />
situazione, <strong>la</strong> ragione <strong>per</strong> <strong>la</strong> quale si rivolge a noi e noi cerchiamo già dal primo colloquio di capire il bisogno<br />
<strong>per</strong> poi poter dare una mano..<strong>per</strong> proseguire il cammino poi con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Ecco, questo è il primo approccio.<br />
Poi, le situazioni vengono naturalmente esaminate, viste in equipe, si par<strong>la</strong> dei vari casi dopo di che si valuta<br />
naturalmente sempre insieme al<strong>la</strong> famiglie quale intervento di aiuto sia opportuno, possibile attivare. Quindi c‟è<br />
una funzione di accoglienza, decodificazione del bisogno, analisi, condivisione, invio mirato agli altri servizi<br />
,anche accompagnamento se ci rendiamo conto che le <strong>per</strong>sone hanno partico<strong>la</strong>ri difficoltà ad accedere ad altri<br />
servizi noi non <strong>la</strong>sciamole <strong>per</strong>sone da sole, noi le accompagniamo.<br />
AS:Anche <strong>per</strong>ché come giustamente adesso il problema è che nel tempo noi abbiamo creato una rete con gli altri<br />
servizi. Ci è anche facile aiutare queste <strong>per</strong>sone mandando, <strong>per</strong>ché abbiamo costruito nel tempo una rete con<br />
questi servizi e quindi sappiamo di cosa parliamo.<br />
D:E come avete fatto a costruire questa rete?<br />
R:Facciamo un piccolo passaggio storico. Siamo praticamente andati in prima <strong>per</strong>sona a presentarci. E non<br />
abbiamo mai trovato negli altri servizi, anche nel sanitario, porte in faccia. Abbiamo sempre trovato<br />
disponibilità. Abbiamo presentato il nostro servizio e da lì abbiamo costruito chiedendo loro <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />
rispetto a questo tipo di servizio che viene erogato e abbiamo sempre trovato piena col<strong>la</strong>borazione.<br />
AS:Allora, c‟è da aggiungere, <strong>per</strong> inquadrare, che questa iniziativa, i corsi <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori, eccetera, si è tenuta<br />
all‟interno di un servizio già presente sul territorio, <strong>per</strong>ché gli o<strong>per</strong>atori che hanno partecipato ai corsi, quando è<br />
partito questo progetto, erano o<strong>per</strong>atori ......e già appartenenti ai servizi territoriali. Non partivano da zero,<br />
rispetto al<strong>la</strong> conoscenza del territorio e degli altri servizi. Erano o<strong>per</strong>atori che già avevano contatti con gli<br />
ospedali, con enti di patronati, con gli sportelli dell‟Inps, piuttosto che gli uffici del<strong>la</strong> asl o gli uffici postali, o le<br />
banche o quant‟altro. Quindi si è trattato semplicemente di fare un <strong>la</strong>voro che ai miei tempi si chiamava di<br />
comunità, ecco e quindi di inserire questo tipo di problematica e nel prendere contatto con tutte le realtà<br />
territoriali e di focalizzare il contatto su questo partico<strong>la</strong>re tipo di patologia e con tutte le conseguenze che questo<br />
comporta.<br />
763
D:Ma come è nata l’idea di partecipare a questo tipo di progetto?<br />
R:Mah, è stato il comune....il comune ha mandato un invito ...chi era disponibile, chi voleva partecipare a questo<br />
tipo di corso di formazione <strong>per</strong> formatori e chi voleva dava <strong>la</strong> sua disponibilità. In base comunque a una<br />
selezione fatta dal responsabile qualcuno ha partecipato. Nel nostro caso siamo stati io e <strong>la</strong> XXX che tu hai<br />
conosciuto...e abbiamo partecipato...era su 5 o 6 giorni mi pare...quindi abbiamo fatto questo corso.<br />
D:Però mi è sembrato di capire che non in tutti i territori al corso è seguita l’implementazione del servizio<br />
sul territorio.<br />
R:Mah, questo è dovuto al 99% al territorio, al tipo di territorio. Tu devi pensare che il territorio del Medio<br />
Ponente è molto sensibile rispetto anche ad altri territori del<strong>la</strong> città, proprio <strong>per</strong> cultura...Abbiamo trovato grosse<br />
difficoltà a re<strong>per</strong>ire subito le famiglie. Perché quello che c‟è stato è stato che noi abbiamo fatto il corso e<br />
pensavamo, sbagliando che noi uscendo dal corso avessimo anche il materiale umano sul quale <strong>la</strong>vorare. E<br />
invece no. Quello ce lo siam dovuto costruire. E quello come diceva prima lei avendo una conoscenza del<br />
territorio ce lo siamo costruito. Negli altri territori <strong>per</strong> vari motivi che non ti so dire....non è partito.....è partito<br />
nel centro est..forse questo te lo hanno già detto. <strong>la</strong> metodologia di base è <strong>la</strong> stessa, <strong>per</strong>ò poi si differenzia sul<strong>la</strong><br />
base delle <strong>per</strong>sone che hai, dei gruppi....ecco questo, cioè diciamo il centro est, quello che copre Castelletto è già<br />
una zona più ricca, c‟hai da difficoltà a trovare le <strong>per</strong>sone <strong>per</strong>ché lì essendo ricchi non gliene frega niente,<br />
ch‟hanno sette o otto badanti e va bene così. Magari qua è già diverso, magari c‟è un po‟ più di facilità. So che<br />
poi è partito in parte anche nel ponente e poi insieme dovremmo partire con <strong>la</strong> zona di Sanpierdarena, loro lo<br />
fanno insieme a noi, e so che devono partirne anche nel<strong>la</strong> zona del<strong>la</strong> bassa valligiana.<br />
AS:Sì diciamo che Genova... <strong>la</strong> nostra direzione lo vuole...posso presumere che è uno dei pochi progetti <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
civica amministrazione, <strong>per</strong>ché è fatto con suoi o<strong>per</strong>atori, ein un momento come questo di grave contrattura delle<br />
risorse, è un progetto che è in grado di mettere in campo <strong>la</strong> ricerca di risorse nuove, anche a basso costo...<br />
D:Quindi, voi fate un primo incontro con l’utente, che è il caregiver?<br />
AS:Sì, certo, il nostro utente è il caregiver. Perché <strong>la</strong> buona salute del caregiver si riflette...e anche <strong>per</strong>ché<br />
trattiamo materiale umano con il quale è difficile entrare in re<strong>la</strong>zione, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong>sone con queste patologie,<br />
affette da disturbi così...<br />
D:In questo primo colloquio voi capite <strong>la</strong> richiesta, il bisogno....<br />
AS:Esatto, poi c‟è <strong>la</strong> presa in carico complessiva del nucleo, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> nel<strong>la</strong> sua totalità, che è im<strong>per</strong>sonificata<br />
nel caregiver, <strong>per</strong>ò il nucleo familiare nel suo complesso viene preso in carico. E viene mantenuto con loro un<br />
contatto nel tempo. E <strong>per</strong> queste famiglie noi diventiamo un punto di riferimento. Hanno i nostri nominativi, i<br />
nostri numeri di telefono, sanno dove <strong>la</strong>voriamo, dunque qualsiasi cosa gli succeda, qualsiasi dubbio, qualsiasi<br />
problema, sanno che possono fare riferimento a noi. Poi abbiamo l‟intervento specifico col gruppo dei caregiver<br />
che è il corso. Noi teniamo corsi con gruppi di caregiver, dieci dodici <strong>per</strong>sone <strong>per</strong> gruppo in col<strong>la</strong>borazione con<br />
<strong>la</strong> clinica neurofisiologica del San Martino col professor ZZZ. Poi possiamo attivare interventi che ...che sono<br />
nostri, che vanno dal<strong>la</strong> pratica <strong>per</strong> l‟assistenza domiciliare <strong>per</strong> il centro diurno, <strong>per</strong> un ricovero di sollievo...ci<br />
attiviamo <strong>per</strong> le pratiche esterne, con l‟asl, quindi tutto il il riconoscimento dell‟invalidità civile, teniamo i<br />
contatti col medico di base, il fondo <strong>per</strong> <strong>la</strong> non autosufficienza, <strong>la</strong> fornitura di protesi, di pannoloni, tutto quello<br />
che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> può avere rispetto al<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione nazionale e regionale. Noi diamo informazione ma se <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> non è in grado di farce<strong>la</strong> da so<strong>la</strong>, noi possiamo accompagnar<strong>la</strong> nei vari uffici, accompagnar<strong>la</strong> nel<strong>la</strong><br />
modulistica, nel<strong>la</strong> preparazione dei documenti, ...<br />
CT:Ecco, noi siamo...oltre a noi c‟è anche <strong>la</strong> presenza di un medico che è un geriatra, un medico di base che ha<br />
<strong>la</strong> specializzazione in geriatria che ha fatto il corso insieme a noie lui rispetto ai corsi che abbiamo fatto fino ad<br />
oggi è sempre stato presente. E rispetto alle domande che possono venire dal gruppo dei caregiver è importante<br />
avere una presenza in grado di rispondere in modo scientifico, <strong>per</strong>ché noi sullo scientifico non andiamo. E ci<br />
accompagna in questi quattro-cinque. Poi c‟è tutta una storia rispetto ai corsi, <strong>per</strong>ché siamo arrivati a un punto<br />
diverso rispetto a quello di partenza.<br />
D:Ma questi corsi hanno una finalità formativa o anche di aiuto reciproco fra i partecipanti?.<br />
AS:Mah, direi che siamo un po‟ al confine. Non possiamo definirli ... definirli gruppo di automutuoaiuto, <strong>per</strong>ché<br />
intervengono es<strong>per</strong>ti, <strong>per</strong>ché....<strong>per</strong>ò possono anche diventare occasione di aiuto, possono conoscersi, costruire<br />
re<strong>la</strong>zioni, scambiarsi informazioni, opinioni e quant‟altro.....Magari possiamo entrare un po‟ nel dettaglio dei<br />
corsi, così capisci di cosa parliamo.<br />
D:Ecco, grazie.<br />
CT:Le cose che abbiamo iniziato noi nel 2004...le <strong>per</strong>sone era 13-14..non abbiamo mai fatto cose assembleari ...e<br />
avevano uno stampo prettamente informativo, sia dal punto di vista burocratico, sociale, e sia da un punto di<br />
vista scientifico. E era su 6 incontri, di cui i primi 5 si entrava proprio nello specifico rispetto alle varie<br />
tematiche e l‟ultimo con il professore ZZZ dove si affrontavano in modo un po‟ generale tutti gli aspetti dal<br />
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punto di vista sociale sia dal unto di vista medico,. Siamo andati avanti così <strong>per</strong> 4 anni. Abbiamo fatto circa 13-<br />
14 corsi....Poi abbiamo fatto...È giusto dire una cosa....dopo che abbiamo fatto noi il corso ci hanno un po‟<br />
buttato lì... e sia io che <strong>la</strong> mia collega abbiamo fatto un po‟ di fatica e allora abbiamo chiesto l‟aiuto di una<br />
psicologa e ci è stata concessa dal nostro responsabile, <strong>la</strong> disponibilità del<strong>la</strong> psicologa c‟era e <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo di<br />
circa un anno e mezzo anche lei ci accompagnava soprattutto <strong>per</strong> strutturare bene i gruppi, così. Abbiamo avuto<br />
un po‟ di es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong> cui dovevamo un po‟ farci le ossa rispetto a questa cosa. Poi pian pianino questa cosa è<br />
andata scemando <strong>per</strong> tante problematiche <strong>per</strong>ò adesso riusciamo ad andare avanti ugualmente, senza tanti<br />
problemi. Tornando invece all‟evoluzione dei corsi, adesso abbiamo fatto tre incontri dove <strong>la</strong> struttura è un<br />
pochino cambiata. L‟aspetto di tipo informativo lo diamo nel momento del colloqui in modo anche ....<br />
(interruzione <strong>per</strong> cambiare stanza) allora, ti dicevo abbiamo proprio cambiato indirizzo...in sede di colloquio<br />
cerchiamo appunto di dare informazioni, di vedere, capire il problema, dare magari delle prime risposte...le cose<br />
che invece ci sono adesso hanno più una funzione strategica...dare dei consigli...focalizzare l‟attenzione sulle<br />
strategie da adottare di fronte a comportamenti che il ma<strong>la</strong>to può adottare a domicilio, fuori. Come comunque<br />
comportarsi quando <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona diventa aggressiva, mette in atto questi comportamenti tipici del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. E<br />
questo è un passetto sicuramente più specializzato, diciamo così. E quindi abbiamo fatto questa es<strong>per</strong>ienza e<br />
adesso son già tre scorsi che facciamo così.<br />
AS:Sì, sì....ha incontrato, diciamo...i familiari ci dicono che è servita <strong>per</strong>ché gli ha insegnato come comportarsi<br />
davvero. Intanto, a capire che certi atteggiamenti, certi comportamenti sono dovuti <strong>la</strong> decorso del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e<br />
riusciamo quindi un pochino a tranquillizzarli nelle loro vicissitudini quotidiane. E pensiamo di continuare un<br />
pochino così, ecco, con questa impostazione, adesso vediamo i prossimi corsi come butterà. Abbiamo anche<br />
diminuito gli incontri, siamo arrivati a quattro più uno di verifica, abbiamo introdotto un questionario che diamo<br />
ai familiari prima del corso e nell‟ultima riunione di verifica che è finalizzato a raccogliere informazioni rispetto<br />
al cambio di atteggiamento dei familiari, quindi come si comportavano prima di partecipare a questa iniziativa e<br />
come si comportano dopo.<br />
D:Quindi avete uno strumento di valutazione?<br />
AS:Sì, certo...naturalmente fatta utilizzando strumenti messi a disposizione dal<strong>la</strong> clinica neurologica, quindi<br />
testati scientificamente, non inventati da noi.<br />
CT:Sì, sono strutturati insieme, <strong>la</strong>voriamo insieme.<br />
AS:Sì, noi abbiamo deciso di essere molto rigorosi su questo. Perché altrimenti non avrebbe valore.<br />
D: Quali sono le ricadute positive che potete verificare rispetto al servizio che offrite?<br />
AS:Intanto le famiglie continuano a ritornare con un senso di...se volgiamo di... sollievo? ecco, uno dei<br />
sentimenti che io trovo più diffusi è il sollievo, sollievo inteso in tanti modi. Intanto avere un luogo di ascolto<br />
privilegiato rispetto alle ansie dei caregiver. E questo mi piace sottolinearlo <strong>per</strong>ché non esiste strutturato un<br />
servizio di accoglienza che si occupi in maniera specifica di questo aspetto qua. Quindi il caregiver si sente<br />
accolto, si sente compreso, e sente di avere un posto dove anche eventualmente poter sfogare le sue ansie senza il<br />
timore di essere giudicato negativamente <strong>per</strong>ché prendersi cura di un anziano demente è veramente molto dura,<br />
dura...specialmente se questo ma<strong>la</strong>to è un tuo familiare diretto. Noi abbiamo mogli che si occupano dei mariti e<br />
neanche in età tanto avanzata con tutta una serie di problematiche veramente drammatiche, ivi compresa...non<br />
ultima quel<strong>la</strong> del rinnovo patente. Quindi questo è un riscontro che abbiamo dalle famiglie, ma anche dagli enti.<br />
Non ultimo noi abbiamo avuto un primario di neurologia dell‟ospedale ...... che ci ha chiesto col<strong>la</strong>borazione che<br />
noi abbiamo fatto <strong>per</strong> preparare un opuscolo che lui distribuisce ai familiari, ai suoi caregiver dove abbiamo<br />
descritto tutte le procedure.<br />
CT:L‟aspetto positivo è proprio rispetto alle famiglie, agli enti, alle associazioni del territorio. Perché poi il<br />
progetto ha al suo interno tanti progetti. Perché poi ci sono altri progetti all‟interno del progetto. Quindi direi che<br />
le cose essenziali sono proprio quelle che come ricadute direi anche <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> rete tra i familiari e gli<br />
altri familiari, oltre che noi come ente. Vedrei questi corsi in quest‟ottica: mettere in rete i familiari tra loro, i<br />
familiari con gli enti e <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> rete fra gli enti stessi e il privato sociale.<br />
D:Mi dicevi che oltre al corso ci sono altri progetti?<br />
CT:Allora, abbiamo costruito un progetto del<strong>la</strong> ginnastica <strong>per</strong> ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer, che hanno già una diagnosi<br />
(arriva una telefonata, l‟intervista prosegue con sottofondo di telefonata). Insomma, quelli che ce <strong>la</strong> possono fare,<br />
con una diagnosi di invalidità inferiore al 15%. Abbiamo contattato un‟istruttrice che poteva fare...era abilitata<br />
fare questa attività con <strong>per</strong>sone affette da questa patologia. Poi abbiamo identificato un‟associazione sportiva che<br />
ha messo a disposizione <strong>la</strong> palestra, una vera palestra. Abbiamo individuato le <strong>per</strong>sone ma<strong>la</strong>te e i caregiver che<br />
potessero partecipare a questa attività. Per ogni <strong>per</strong>sona sia malta che caregiver è stato emesso un certificato,<br />
quindi una visita <strong>per</strong> ognuno, poi è stato emesso un certificato gratuitamente che poteva partecipare a questa<br />
attività. Poi si è dato il via al progetto. Veniva fatto una volta al<strong>la</strong> settimana <strong>per</strong> un‟ora e mezzo di seguito <strong>per</strong> tre<br />
o quattro mesi. Anche qui è stato fatto un questionario prima e poi di verificato dopo l‟es<strong>per</strong>ienza. La ginnastica<br />
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è stata fatta ma<strong>la</strong>ti e caregiver insieme in modo tale che potessero riportare a casa i movimenti <strong>per</strong> dare<br />
continuità a questo tipo di attività.<br />
AS:Vogliamo riproporlo <strong>per</strong> dare continuità a questo tipo di attività. È previsto uno sviluppo nel 2011. Perché<br />
sono usciti riscontri molto positivi dal primo gruppo. Persone che non riuscivano a muoversi, che non riuscivano<br />
a pettinarsi, che non riuscivano a portarsi il cibo al<strong>la</strong> bocca, erano molto molto impediti nei movimenti,<br />
l‟istruttrice ha notato che intanto è molto migliorata <strong>la</strong> capacità di movimento e anche l‟attenzione. È stato fatto<br />
anche il ballo di gruppo. Nessuno si è mai rifiutato di fare <strong>la</strong> lezione. Erano tranquilli e ri<strong>la</strong>ssati. Erano sempre<br />
presenti...e se qualcuno non veniva avvisava....<br />
D:E poi sentivo par<strong>la</strong>re del teatro, giusto?<br />
CT:Sì, ecco, è un progetto ancora in embrione questo<br />
AS:Sì, ci sono in ballo dei fondi europei sempre collegati a un progetto più grande e niente...c‟è una coo<strong>per</strong>ativa<br />
che sta <strong>la</strong>vorando. Ha iniziato a imbastire questo progetto di teatro e ha chiesto <strong>la</strong> nostra col<strong>la</strong>borazione <strong>per</strong>ché<br />
queste forme espressive pare siano fondamentali <strong>per</strong> far ritardare insomma l‟evoluzione del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e anche<br />
come dire l‟espressione del sentimento e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con gli altri possa servire quasi virgolette da terapia...a<strong>per</strong>te<br />
e chiuse le virgolette.<br />
CT:La cosa importante che si sottolineava era soprattutto che bisogna stare molto attenti a trovare le <strong>per</strong>sone<br />
adatte a questo tipo di progetto.<br />
AS:Ecco, e come <strong>per</strong> <strong>la</strong> ginnastica poi si aprirà il problema di fare <strong>la</strong> valutazione, di individuare dei parametri. È<br />
ovvio che non potrà essere utilizzato <strong>per</strong> i ma<strong>la</strong>ti all‟ultimo stadio. Ecco si pensava che potrebbe essere adatto a<br />
<strong>per</strong>sone ancora in uno stadio iniziale <strong>per</strong> cercare appunto di favorire <strong>per</strong> lo meno <strong>la</strong> <strong>la</strong> conservazione di alcune<br />
abilità.<br />
D:Altri progetti?<br />
CT:Per il momento direi che sono questi due.....sicuramente riprenderemo <strong>la</strong> ginnastica a ottobre.<br />
D:Lei prima par<strong>la</strong>va di <strong>la</strong>voro di comunità: questo progetto le sembra che abbia stimo<strong>la</strong>to <strong>la</strong> comunità?<br />
CT:Bè sì come spesso succede allora partiamo da un presupposto. Mi rial<strong>la</strong>ccio a quello che diceva il collega.<br />
Noi abbiamo <strong>la</strong> fortuna di <strong>la</strong>vorare su un territorio che è ricco di reti associative <strong>per</strong> tradizione, è un territorio di<br />
antica cultura o<strong>per</strong>aia quando <strong>la</strong> cultura o<strong>per</strong>aia era ancora una cultura viva. Quindi abbiamo sempre trovato da<br />
parte del Municipio una grande attenzione e col<strong>la</strong>borazione quindi anche rispetto alle iniziative che abbiamo<br />
adottato in questi anni e abbiamo fatto...non lo abbiamo ancora detto questo, abbiamo fatto ogni anno una specie<br />
di incontro convegno in col<strong>la</strong>borazione con il Municipio a<strong>per</strong>to a tutta <strong>la</strong> cittadinanza su un tema individuato tra<br />
quelli di più interesse da parte delle nostre famiglie. Il primo anno abbiamo fatto un convegno<br />
sull‟amministratore di sostegno <strong>per</strong>ché eravamo nel<strong>la</strong> prima fase di applicazione del<strong>la</strong> legge. Abbiamo invitato<br />
l‟allora giudice tute<strong>la</strong>re dottor WWW, abbiamo avuto un grandissimo successo <strong>per</strong>ché in quel pomeriggio<br />
abbiamo trattato questo tema e le <strong>per</strong>sone erano molto interessate. E dopo quel pomeriggio abbiamo molti<br />
riscontri e abbiamo anche contribuito a diffondere diciamo questa....l‟applicazione di questa legge che consente<br />
alle famiglie di fare fronte ad un sacco di problemi pratici. Il secondo anno lo abbiamo fatto sui servizi <strong>per</strong>ché<br />
...<strong>per</strong>ché anche qui era una necessità che ci veniva portata <strong>per</strong>ché i servizi sociali e sanitari si stavano<br />
ristrutturando. L‟ultimo l‟abbiamo fatto sulle badati. Quindi abbiamo affrontato il problema del<strong>la</strong> ricerca delle<br />
badanti, del<strong>la</strong> loro messa in rego<strong>la</strong>, abbiamo invitato <strong>la</strong> Questura, l‟Inps, <strong>la</strong> Provincia con i progetti....non<br />
sappiamo in futuro se ancora il faremo...<strong>per</strong>ò questo re<strong>la</strong>tivamente al tema del<strong>la</strong> comunità, no. E questo ci ha<br />
consentito di diffondere insomma il nostro <strong>la</strong>voro a <strong>per</strong>sone che normalmente non accedono ai servizi....<strong>per</strong>ché<br />
questo va detto...ai servizi sociali le <strong>per</strong>sone accedono quando hanno un problema e normalmente quando hanno<br />
un‟urgenza e normalmente vi accedono o <strong>per</strong>lomeno è quanto culturalmente si pensa vi accedono virgolette gli<br />
sfigati, gli ultimi. Per cui se una <strong>famiglia</strong> ritiene di avere delle risorse sue difficilmente viene da noi. Perché tutto<br />
l‟aspetto dell‟accoglienza, dell‟accompagnamento, del<strong>la</strong> consulenza, del supporto anche da parte del<strong>la</strong> civica<br />
amministrazione non è mai stato molto come dire pubblicizzato e anche evidenziato come un servizio importante<br />
dato al<strong>la</strong> cittadinanza. Perché anche un‟ora di colloquio con un o<strong>per</strong>atore preparato ha il suo valore, no? Se lo<br />
compri sul mercato lo paghi. Quindi questo <strong>la</strong>voro ci ha consentito di al<strong>la</strong>rgare il bacino d‟utenza. Noi abbiamo<br />
famiglie che sono venute da noi <strong>per</strong> questo aspetto ma non sarebbero mai venute <strong>per</strong>ché poi camminano con le<br />
loro gambe, non hanno problemi economici, gli mancava un punto di riferimento. In questo senso è stato un<br />
<strong>la</strong>voro di comunità. Attraverso <strong>la</strong> conoscenza reciproca fra i vari attori presenti sia pubblici che privati si è<br />
consentito di creare un po‟ un circolo virtuoso <strong>per</strong> cui le informazioni a un certo punto hanno cominciato a<br />
camminare da sole....<br />
D:Quante famiglie avete in carico?<br />
CT:210 ...ci guardiamo comunque<br />
766
D:E l’equipe da chi è composta?<br />
CT:Allora, anche qui c‟è una picco<strong>la</strong> storia. L‟equipe subito inizialmente eravamo io e <strong>la</strong> mia collega. Poi pian<br />
pianino abbiamo costruito questa equipe e ora siamo io e lei, poi <strong>la</strong> AAA F<strong>la</strong>via e <strong>la</strong> BBB e un amministrativo.<br />
Siamo 5 <strong>per</strong>sone, abbiamo costituito questa equipe che ci è stata riconosciute....<br />
AS:232 sono.....e comunque sono anche famiglie giovani , anche <strong>per</strong>ché l‟età media dlel‟insorgenza del<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia sta diminuendo....<br />
CT:Tieni anche conto che siccome il progetto in alcuni territori non si è a<strong>per</strong>to, allora arrivano da noi <strong>per</strong>sone<br />
anche da Nervi...anche dal Piemonte arrivano da noi proprio <strong>per</strong>ché non sapevano come muoversi, cosa fare. Ti<br />
dico <strong>per</strong> es<strong>per</strong>ienza abbiamo avuto <strong>per</strong>sone che tranquil<strong>la</strong>mente continuavano a fare le visite private, a prendersi<br />
le medicine, che costano tantissimo, senza nessuno che dicesse loro che a quel tempo c‟era il progetto Chronos<br />
che poi si è evoluto con i centri di valutazione integrata e <strong>la</strong> gente continuava a pagare una barcata di soldi....<br />
AS:Scusatemi io vi chiedo scusa, ma devo fare un rapido colloquio, c‟è il figlio di una signora che mi deve<br />
portare dei documenti, poi deve andare <strong>la</strong> <strong>la</strong>voro....poi torno,.... (esca dal<strong>la</strong> stanza)<br />
D:L’esportabilità del progetto?<br />
CT:Mah, questo dipende molto dal<strong>la</strong> volontà dell‟amministrazione di esportarlo. A me pare che questa volontà ci<br />
sia. Almeno di esportarlo in tutta <strong>la</strong> città. Poi fuori, saranno le altre amministrazioni. Ma qui in città a me pare<br />
che questa volontà ci sia, questa grossa volontà <strong>per</strong>ché comunque è un servizio che parliamoci chiaro. Le<br />
<strong>per</strong>centuali danno questa ma<strong>la</strong>ttia in grande evoluzione e quindi c‟è questo desiderio da parte<br />
dell‟amministrazione di sostenere questo tipo di servizio, in qeust‟ottica che sta pagando <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> gente viene e<br />
questo è il miglior tipo di risposta.<br />
D:Ci sono dei limiti che intravedete nel progetto?<br />
CT:Sai, il problema è che andando avanti stiamo cercando di modificare determinate cose, sul<strong>la</strong> base<br />
dell‟es<strong>per</strong>ienza. Ritengo che <strong>la</strong> possibilità di modificare, cambiare viene facendo. Allora, se io faccio questo e mi<br />
rendo conto che ho sbagliato qualcosa o che potrei ottenere risultati migliori facendo in un altro modo, allora<br />
lungo <strong>la</strong> strada nessuno mi vieta di poterlo fare stando nei limiti del progetto. Magari occorre un po‟ più di<br />
tempo, <strong>per</strong>ò direi che abbiamo questa possibilità.<br />
D:Come o<strong>per</strong>atori siete soddisfatti del <strong>la</strong>voro che fate?<br />
CT:Sì, certo, molto. La migliore risposta ci viene dalle famiglie, no, soprattutto le <strong>per</strong>sone che comunque...tu<br />
puoi essere di aiuto rispetto a determinate problematiche. Questo vale <strong>per</strong> me, ma penso che anche gli altri.<br />
Anche <strong>per</strong>ché altrimenti non ci staresti a fare queste cose <strong>per</strong>ché è molto faticoso....<br />
D:Voi non avete una su<strong>per</strong>visione come equipe?<br />
CT:Eh, su questo è un qualche cosa su cui dovremo un attimino ragionarci sopra. In realtà c‟è una psicologa che<br />
<strong>la</strong>vora con noi, <strong>per</strong>ò non è una su<strong>per</strong>visione, col<strong>la</strong>bora con noi. La mia idea di su<strong>per</strong>visione è un po‟ diversa,<br />
ragionerei un po‟ di più sulle famiglie, sulle problematiche. Dobbiamo ragionarci sopra e fare una proposta<br />
all‟ente. Però non credo che ci siano dei tabù, intendiamoci, magari c‟è da ragionarci.<br />
D:Vi sentite supportati dall’amministrazione?<br />
CT:Sì, sì, <strong>per</strong>ché se no non saremmo arrivati a questi punto, dobbiamo dire <strong>la</strong> verità. Quindi nessuno ci ha mai<br />
messo i bastoni fra le ruote, anzi. Direi che anche è caldeggiato questo progetto <strong>per</strong>ché adesso lo si vuole aprire<br />
anche in altre parti del<strong>la</strong> città. No. Direi una bugia se ti dicessi no, guarda sai...Perché anche nessuno mi obbliga<br />
a farlo, io potrei fare anche altro. Questo è un progetto che mi piace fare. Se avessi più fatica nel farlo direi basta,<br />
faccio altro.<br />
D:C’è qualcosa che non ti ho chiesto e potrebbe invece aiutarmi a capire bene il progetto?<br />
CT:Mah, hai toccato secondo me tutti i punti salienti rispetto al progetto. Direi che in linea di massima no...tutto<br />
è stato toccato.<br />
D:Mi spieghi come si colloca AFMA all’interno di questo progetto?<br />
CT:L‟Afma è nata proprio <strong>per</strong> il successo di uno degli obiettivi di questo progetto, cioè di mettere in rete le<br />
<strong>per</strong>sone proprio <strong>per</strong> questo obiettivo raggiunto alcuni di loro, quelli un po‟ più attivi, hanno dato vita a questa<br />
associazione, si sono messi e hanno costituito ufficialmente questa associazione che si occupa chiaramente di<br />
tutte le problematiche delle <strong>per</strong>sone ma<strong>la</strong>te di Alzheimer. Ritengo - questo lo ritengo io - che l‟associazione<br />
abbia comunque un compito specifico che è quello di seguire ad esempio il Caffè Alzheimer, ti avranno detto,<br />
tutto l‟aspetto direi di tipo informativo secondo me l‟Afma non se lo può prendere <strong>per</strong>ché è talmente specifico.<br />
Quindi l‟Afma si colloca secondo me proprio su una questione di volontariato, in una situazione di aiuto alle<br />
famiglie, di accompagnamento nel senso che al caffè Alzheimer può venire una <strong>famiglia</strong> che è in una situazione<br />
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pazzesca. Compito dell‟Afma è quello di portar<strong>la</strong> al servizio. Non deve sostituire il servizio, <strong>per</strong>ché non ha gli<br />
strumenti, è costituita da <strong>per</strong>sone che fanno tutt‟altro. Bisogna dire che l‟Afma è nata qua da questo progetto. A<br />
Genova c‟è anche l‟Associazione Alzheimer Italia, forse tu lo sai, quindi...auspicabile sarebbe un‟unione, ma io<br />
su questo non c‟entro.<br />
D:Invece il caffè Alzheimer è gestito da loro, giusto? non è un progetto all’interno dle Progetto Caregiver?<br />
CT:Allora. È molto difficile....<strong>per</strong> me le cose sono chiare, ma è difficile dirle. Allora, il Caffè Alzheimer è nato<br />
da un‟idea nostra. Abbiamo detto: esistono guardando su Internet insieme all‟Afma siamo andati un po‟ a veder<br />
tramite Internet e abbiamo visto quelli in O<strong>la</strong>nda. Allora abbiamo detto: <strong>per</strong>ché non portarlo? E abbiamo<br />
individuato questo luogo...mi ha detto <strong>la</strong> Gina che ti ha portato....nel<strong>la</strong> zona di Cornigliano vedere un angolo<br />
così...E da lì è nato il progetto di costituire un Caffè Alzheimer, con l‟aiuto del Municipio, con <strong>la</strong> direzione<br />
nostra e tutto siamo riusciti a metter<strong>la</strong> su, <strong>per</strong>ò non lo gestiamo noi. La gestione è stata data giustamente<br />
all‟Associazione che lo gestisce. Noi abbiamo un compito di monitoraggio, nel senso9 che comunque sia un<br />
o<strong>per</strong>atore, in questo caso <strong>la</strong> mia collega, è lei sempre, è presente e chiaramente partecipa alle attività, <strong>per</strong>ò in<br />
quel<strong>la</strong> sede si possono costruire tante reti, familiari, volontariato, eccetera. (arriva telefonata e o<strong>per</strong>atore esce.<br />
Interruzione di circa 20 minuti. Riprende l‟intervista con entrambi)<br />
D:Stavamo par<strong>la</strong>ndo dell’Afma.<br />
AS:Sì, con Afma c‟è questo canale privilegiato, proprio <strong>per</strong>ché è un‟associazione di familiari che si sono riuniti e<br />
l‟occasione di conoscersi è stato il <strong>per</strong>corso fatto insieme. Magari sono quelli più sensibili, più avanti<br />
culturalmente.<br />
D:E il resto del territorio?<br />
CT:Mah, non saprei come definirlo. Però molti caregiver sono arrivati da noi così, <strong>per</strong> il passaparo<strong>la</strong>, abbiamo<br />
dei legami informali. Che hanno avuto una grossa importanza...<br />
D:C’è qualcuno dell’equipe in partico<strong>la</strong>re che gestisce i rapporti con i vari nodi del<strong>la</strong> rete?<br />
AS:I rapporti, come dire, <strong>la</strong> rete sono gestiti indifferentemente, ci si divide il <strong>la</strong>voro. I rapporti più formali, che si<br />
concretizzano unicamente nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione sullo stato dei <strong>la</strong>vori, è n capo a me, ovviamente. No, i rapporti col<br />
territorio li teniamo indifferentemente, ragioniamo in equipe e poi ce li dividiamo.<br />
D:Bene, è chiarissimo. C’è altro che desiderate aggiungere?<br />
AS:No, direi che ti abbiamo presentato in modo esauriente il progetto, vero?<br />
CT:Sì, comunque se hai dei dubbi, sai dove siamo.<br />
3.2.1.4. Trascrizione iintervista a o<strong>per</strong>atrice (amministrativa e formatore) del progetto caregiver<br />
distretto Sociale VI Medio Ponente , PCL5<br />
D:Quali sono i punti di forza del progetto caregiver Cornigliano e <strong>per</strong>ché è una buona pratica.<br />
R:I punti di forza....sono <strong>per</strong>ché purtroppo sul territorio c‟è una richiesta di formazione e non è facile al giorno<br />
d‟oggi avere un quadro completo di quello che c‟è e di quello che ti può aiutare, <strong>per</strong>ché le esigenze sono diverse.<br />
Anche <strong>per</strong>ché naturalmente il caregiver non è sempre un anziano, spesso è un giovane che spesso <strong>la</strong>vora e che ha<br />
anche tanti problemi di <strong>famiglia</strong>, <strong>per</strong> i minori. E di conseguenza diciamo che noi abbiamo aderito, io e il mio<br />
collega, a questo progetto nel 2003. Infatti hanno fatto una selezione ...naturale...<strong>per</strong>ché l‟hanno fatto di venerdì<br />
pomeriggio a giugno e quindi le <strong>per</strong>sone che vi hanno aderito era <strong>per</strong>ché avevano voglia di mettersi in gioco su<br />
un progetto di questo tipo. È stato interessante <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> un mese entrare alle otto e uscire alle sei dire tutti i<br />
venerdì...<strong>per</strong>ò è stato interessante <strong>per</strong>ché ci ha messi anche noi in rete con delle <strong>per</strong>sone veramente che ci hanno<br />
a<strong>per</strong>to...diciamo che ci hanno arricchito. Lì abbiamo conosciuto <strong>la</strong>AAA, il professor Rodriguez che è un<br />
ricercatore sul<strong>la</strong> demenza che sta <strong>la</strong>vorando con noi sempre.....dell‟Università, poi abbiamo conosciuto il<br />
professorXXX, anche il presidente dell‟Associazione Alzheimer.....insomma ci hanno formati e poi ci hanno<br />
detto: adesso andate...mi sembrava di essere, sai il Vangelo. È stata dura lì, <strong>per</strong>ché all‟inizio le <strong>per</strong>sone...io e il<br />
mio collega, <strong>la</strong> prima volta che ti metti in gioco, con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, è una cosa delicata....cosa abbiamo fatto?<br />
Ospedale, reparto neurologico, e quindi centri UVA <strong>per</strong> l‟esattezza. Noi abbiamo adottato un comportamento che<br />
<strong>per</strong> noi è stato vincente, <strong>per</strong>ò è stato faticoso, <strong>per</strong>ché richiede del tempo. E noi nel nostro quotidiano abbiamo<br />
dovuto trovare il tempo <strong>per</strong> poter realizzare questo progetto, <strong>per</strong>ché non è stato facile. Andare a presentarci ai<br />
centri UVA <strong>per</strong> dire che cosa stiamo facendo, a dire che noi non volgiamo portare via clienti, <strong>per</strong>ché abbiamo<br />
avuto questa impressione all‟inizio, <strong>per</strong>ò...dopo è col<strong>la</strong>borare <strong>per</strong>ché voi avete il sanitario e io ho bisogno di voi<br />
sanitario, noi abbiamo il sociale e voi dottori non sapete proprio niente. Quindi abbiamo trovato al centro UVA<br />
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di Sestri Ponente un terreno fertile. E praticamente una signora, è una referente dei fisioterapisti, che<br />
praticamente ha creduto in noi, ci ha dato dei nomi, ci ha messi in contatto,.. .non tanto così, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> privacy<br />
non lo <strong>per</strong>mette....ci ha messi in contatto con delle <strong>per</strong>sone. E così abbiamo iniziato i primi corsi. Quindi <strong>per</strong><br />
noi...e lì strada facendo, che poi gli altri colleghi spiegheranno <strong>per</strong> benino. E così...è proprio <strong>per</strong> dire l‟inizio. E<br />
questi caregiver man mano...il famoso tam tam funziona tantissimo. In più noi, visto che sono trent‟anni che<br />
<strong>la</strong>voriamo su questo territorio, di Sestri Medio Ponente, ci conoscono benissimo, quindi il rapporto di fiducia è<br />
importante, è fondamentale, ci ha aiutati. Quindi ci siamo rivolti alle parrocchie, con dei vo<strong>la</strong>ntini, ci siamo<br />
presentati, cosa facciamo, quale aiuto possiamo dare, abbiamo iniziato a fare dei piccoli convegni con l‟aiuto del<br />
prof. YYY proprio <strong>per</strong> spiegare al<strong>la</strong> gente cosa è questo progetto caregiver....tutto, <strong>per</strong>fino le parrucchiere. Non<br />
bisogna sottovalutare niente...<strong>per</strong>ché dal<strong>la</strong> parrucchiera <strong>la</strong> gente si confida ...ci manca lo psicologo lì...ma è vero.<br />
Di conseguenza abbiamo proprio...diciamo che abbiamo rastrel<strong>la</strong>to il territorio, piano piano.....anche con i centri<br />
sociali che ci sono sul territorio <strong>per</strong> gli anziani ci hanno fatto delle segna<strong>la</strong>zioni. Però noi su queste segna<strong>la</strong>zioni<br />
non potevamo andare e chiamare le <strong>per</strong>sone, <strong>per</strong>ché dobbiamo rispettare <strong>la</strong> privacy. Solo noi gli abbiamo detto<br />
che se <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona non può venire al nostro ufficio, siamo noi che ci muoviamo e andiamo da loro. Quindi io ho<br />
fatto dei colloqui anche <strong>per</strong> dire...dal parrucchiere. Perché era l‟unico momento che <strong>la</strong> signora aveva un attimo di<br />
libertà. Quindi noi, <strong>la</strong> nostra visione non è che deve essere il cittadino che viene al nostro ufficio al distretto, ma<br />
siamo anche noi che ci muoviamo, o ci troviamo a metà strada, <strong>per</strong>ché abbiamo anche gente che ci viene<br />
da...<strong>per</strong>ché eravamo i pionieri, e cercavamo di andargli incontro. E questo è stato veramente vincente <strong>per</strong>ché poi<br />
piano piano da questo nostro <strong>la</strong>voro è nata anche un‟associazione, abbiamo trovato delle <strong>per</strong>sone molto attive,<br />
anche dei caregiver giovani di 26 anni, che hanno ancora voglia, che ci sono delle risorse da costruire....<strong>per</strong>ché<br />
non c‟era niente. Il terzo settore lo abbiamo sensibilizzato, ci sono state delle bellissime iniziative. Io ti parlo<br />
che dal 2003 ad oggi abbiamo fatto una strada e adesso ci vengono tranquil<strong>la</strong>mente. E poi un‟altra cosa molto<br />
importante: le <strong>per</strong>sone che vengono qui da noi <strong>per</strong> esempio se sono mandati dai centri Uva, il ritorno è molto<br />
importante <strong>per</strong>ché è stimo<strong>la</strong>nte anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> dottoressa che ti segue dire: funziona o non funziona. Bisogna stare<br />
a sentire molto gli altri, <strong>per</strong>ché sul<strong>la</strong> base di quello che dicono noi dobbiamo apportare delle modifiche al nostro<br />
<strong>per</strong>corso. E questo è stato <strong>per</strong>manete vincente: accettare le criticità. Oppure anche i caregiver ci danno delle<br />
indicazioni che poi diventano utili nei nostri colloqui. Quindi è tutto un circolo, un dare e avere... Diciamo solo<br />
che ...dell‟importanza dell‟atteggiamento, <strong>per</strong>ché il servizio una non deve stare dietro <strong>la</strong> scrivania. Anche noi,<br />
quando facciamo i corsi, abbiamo funzioni diverse ma stiamo tutti allo stesso livello, col<strong>la</strong>boriamo. E quindi poi<br />
è stato anche vincente che io e il mio collega è da tanto che <strong>la</strong>voriamo insieme, ci conosciamo bene<br />
<strong>la</strong>vorativamente e abbiamo anche delle specificità...lui è bravo in certe cose, io in altre...e quindi è venuta <strong>la</strong><br />
divisione del <strong>la</strong>voro automatica...Non c‟era quest‟arrivismo, non esiste. E io penso che quando c‟è un‟équipe non<br />
deve emergere <strong>la</strong> singo<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, ma il gruppo...E da questi gruppi veramente ci siamo arricchiti tantissimo,<br />
<strong>per</strong>ché abbiamo trovato delle <strong>per</strong>sone che a loro volta ci hanno fatto pubblicità <strong>per</strong>ché ci vengono infermieri,<br />
sono venuti <strong>per</strong>fino giornalisti...<strong>per</strong> dire il problema del<strong>la</strong> demenza o dell‟Alzheimer tocca tutti....allora quando<br />
sono venuti...ti faccio un esempio questa giornalista ha visto il <strong>la</strong>voro che viene fatto e dice è un peccato che i<br />
media non diffondano.....ma noi dobbiamo chiedere <strong>per</strong>messi e autorizzazioni...e allora cosa abbiamo fatto?<br />
Abbiamo girato il tutto all‟Associazione che faccia uscire quello che noi facciamo con il progetto caregiver sul<br />
territorio, <strong>per</strong>ché è nato anche il caffè Alzheimer.....questa giornalista ha fatto veramente un <strong>la</strong>voro....e ho visto<br />
che da questa pubblicità è venuto molto....e tutti i servizi che ci sono sul territorio noi <strong>la</strong>voriamo insieme, e<br />
infatti abbiamo fatto dei progetti sociosanitari <strong>per</strong> dare risposte concrete alle <strong>per</strong>sone.<br />
D:In concreto, il progetto come funziona?<br />
R:Qui noi....<strong>per</strong>ché piano piano che si va avanti ci si organizza bene...abbiamo fatto anche il nostro logo con<br />
l‟equipe caregiver.....proprio <strong>per</strong> dare più identità....Allora, ti vengono le segna<strong>la</strong>zioni telefoniche dall‟ospedale,<br />
dai centri sociali, alle parrocchie, dal territorio, da chiunque. Allora, noi facciamo i colloqui dove diamo le<br />
informazioni <strong>per</strong>ò le dobbiamo dare piano piano <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> gente...diciamo che <strong>la</strong> sconvolgiamo, <strong>la</strong> mettiamo in<br />
confusione, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> burocrazia è tanta e noi....E allora noi diciamo, piano piano, fino a qui....<strong>per</strong>ò i rapporti noi<br />
li manteniamo sempre....anche se loro hanno risolto il problema, loro <strong>la</strong> porta qui ce l‟hanno sempre a<strong>per</strong>ta,<br />
quindi loro vengono quando vogliono, ci danno una telefonata. Ora seguiamo sulle 250 famiglie...e siamo in<br />
contatto con quasi tutti...se loro hanno un problema ci danno una telefonata e nel giro di una settimana noi gli<br />
diamo un appuntamento. E più vai avanti <strong>la</strong> tua conoscenza si approfondisce sempre di più e gli dai più risposte.<br />
Il terzo settore sta rispondendo molto bene e naturalmente i rapporti..parliamoci chiaro...è come tu sei, come ti<br />
rapporti con loro.<br />
D:Informazioni di che tipo?<br />
R:Allora informazioni...cosa il Comune offre, cosa l‟ente offre, in più ad esempio le varie coo<strong>per</strong>ative, poi<br />
mettiamo in contatto i caregiver, il problema delle badanti. Poi una volta all‟anno chiamiamo tutti caregiver e li<br />
aggiorniamo sulle novità...<strong>per</strong>ché se c‟è una novità non puoi telefonare a tutti i caregiver, li convochi e fai in una<br />
volta so<strong>la</strong>, una o due volte, li aggiorni....devi tenere conto del<strong>la</strong> non autosufficienza. I nomi delle coo<strong>per</strong>ative da<br />
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dare, i centro diurni, le varie prassi. Non tutti sanno che esistono i centri Uva. La documentazione <strong>per</strong> gli<br />
ausili...i vari patronati, ecco ad esempio i vari patronati che sono sul territorio sanno benissimo il <strong>la</strong>voro che<br />
facciamo e basta una telefonata <strong>per</strong> un Isee e non ci vuole un mese, magari dopo due giorni mi dice: fal<strong>la</strong> venire,<br />
troviamo un buco. Quindi c‟è questa col<strong>la</strong>borazione. Quindi dare informazioni e anche metterli in rete loro, che è<br />
fondamentale. Quindi è un discorso molto vasto. E poi anche un‟altra cosa. Per esempio, fare un discorso di<br />
prevenzione, in che senso? Quando vengono l‟Alzheimer sappiamo benissimo che distrugge l‟essere umano, che<br />
praticamente ci toglie <strong>la</strong> memoria, no, e distrugge a livello psicologico <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong>ché non è facile vedere una<br />
<strong>per</strong>sona che non ti riconosce, che ti scambia di ruolo, quindi è una cosa veramente che manda....E in più noi<br />
diciamo sempre, visto che i tempi sono molto lunghi <strong>per</strong> quanto riguarda i ricoveri, noi diciamo: fai <strong>la</strong> domanda<br />
<strong>per</strong>ché <strong>la</strong> situazione si può aggravare, <strong>per</strong>ò con questo non significa che tu <strong>la</strong> devi inserire, <strong>per</strong>ò ci sono delle<br />
alternative. Però non tutti riescono ad affrontare questa situazione presso il loro domicilio e quindi le dobbiamo<br />
aiutare a dire: fallo, vai <strong>per</strong>sonalmente, vedi il ruolo. Cioè è quello di fargli entrare nel<strong>la</strong> mente che ci sono tante<br />
possibilità, e questo non vuol dire abbandonarle. Per esempio noi abbiamo, adesso è morto lui, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> moglie<br />
non ce <strong>la</strong> faceva, non avevano figli....allora le abbiamo detto: signora, faccia <strong>la</strong> domanda.....E praticamente lo ha<br />
inserito e lei andava dal<strong>la</strong> mattina al<strong>la</strong> sera e stava col marito e diceva: al<strong>la</strong> notte posso riposare, recu<strong>per</strong>are le<br />
forze, e poi sto con mio marito. E lui era tranquillo <strong>per</strong>ché vedeva <strong>la</strong> moglie. Cioè ci sono vari modi...<strong>per</strong>ché<br />
anche una col<strong>la</strong>boratrice familiare non è semplice gestir<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ché non tutti....uno non è mai stato datore di <strong>la</strong>voro<br />
e di punto in bianco si trova datore di <strong>la</strong>voro....E quindi si affronta...tu entri nel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>...tu gli dici: noi siamo<br />
qua, alcune volte vengono <strong>per</strong>ché c‟è un problema.....alcuni li vediamo una volta all‟anno, altri vengono<br />
sistematicamente....C‟era una ragazza che è venuta qua e mi ha detto: non ce <strong>la</strong> faccio più, sto pensando e<br />
piangeva, che non voleva accettare l‟idea del ricovero. Lei è venuta qua, abbiamo par<strong>la</strong>to e noi le abbiamo detto:<br />
tu vedi, quando sei pronta vieni qua, noi ti diamo l‟elenco, ti diciamo quale è <strong>la</strong> pratica, vedi un pochino, se ci<br />
sono delle cose noi siamo qua. La mettiamo in rete anche con altre <strong>per</strong>sone che hanno affrontato questo<br />
problema qua, che hanno affrontato i sensi di colpa...se ti può far piacere par<strong>la</strong>rne con loro. E quindi si <strong>la</strong>vora<br />
così. È duro eh, <strong>per</strong>ché richiede molto spazio, molto tempo. Se siamo arrivati fin qua è <strong>per</strong>ché abbiamo dato<br />
anche del nostro.<br />
D:Certo. Ecco, voi date una dimensione di informazione, poi <strong>per</strong>ò mi sembra di avere capito che nel<br />
progetto c’è qualcosa d’altro.<br />
R:Sì...questi familiari sono loro che ci hanno dato degli input, <strong>per</strong>ché loro sono importanti. Io come istituzione<br />
posso dirti come fare l‟inserimento nel<strong>la</strong> Rsa, come presentare <strong>la</strong> documentazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> non autosufficienza,<br />
posso fornirle indicazioni sull‟assistente sociale dell‟ospedale...ecco, posso darle queste linee guida, <strong>per</strong>ò poi<br />
sono loro che mi hanno dato degli input, <strong>per</strong>ché loro navigando tanto in internet o sentendo in giro...e mi hanno<br />
detto...sai ....caffè Alzheimer ....io ho detto aspetta...Io e il mio collega andiamo in internet e vediamo cosa è<br />
questo Caffè Alzheimer. Perché il Caffè Alzheimer <strong>per</strong> mio conto è qualcosa che l‟ente deve veramente prendere<br />
in considerazione, <strong>per</strong>ché noi lo abbiamo definito come trampolino di <strong>la</strong>ncio <strong>per</strong> un centro diurno. Perché nel<strong>la</strong><br />
rpima fase del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, l‟amma<strong>la</strong>to riconosce parecchie cose e non accetterà mai il Centro Diurno, <strong>per</strong>ché nell<br />
Centro Diurno <strong>per</strong> come sono strutturati adesso, lì si trova primo livello e secondo livello, anche se sono stanze<br />
separate, <strong>per</strong>ò...Allora, o tu fai primo livello e fai il distacco, in modo che, oppure non si può...e allora il Caffè<br />
Alzheimer può essere considerato una cosa di questo genere. L‟abbiamo presentato, qui abbiamo trovato anche<br />
terreno fertile <strong>per</strong>ché sia <strong>la</strong> nostra responsabile, il presidente del<strong>la</strong> circoscrizione, il direttore del nostro ambito,<br />
hanno creduto nel nostro <strong>la</strong>voro anche <strong>per</strong>ché abbiamo <strong>la</strong>vorato parecchio e quindi abbiamo re<strong>la</strong>zionato sul<br />
<strong>la</strong>voro che abbiamo fatto, e non abbiamo girato i pollici. E abbiamo trovato anche un luogo adatto, piccolino, ma<br />
bello, <strong>per</strong> l‟inizio va bene e dove lì è dentro <strong>la</strong> biblioteca di Cornigliano che c‟è un baretto con un bel<br />
giardino...poi te lo faccio vedere....facciamo due passi...e praticamente qui abbiamo anche...il direttore del<strong>la</strong><br />
biblioteca...<strong>per</strong>ché noi abbiamo avvisato tutti...noi siamo delle zecche positive, quando ci attacchiamo....e quindi<br />
anche loro sono molto contenti e abbiamo dato vita a questa...<strong>per</strong>ò lo abbiamo dato all‟Associazione (all‟AFMA,<br />
ndr), che è nata da questo <strong>la</strong>voro...cioè un gruppo di caregiver che si sono messi insieme e hanno fondato questa<br />
associazione e hanno un progetto di fondare un centro diurno, che poi ti spiegherà bene il secondo gruppo,<br />
gestito dai familiari. Difatti noi...sul modello di quello di Monza, dal<strong>la</strong> signora PPP, che siamo andati a<br />
vedere....abbiamo visto, proprio...e infatti io penso che i centri diurni bisogna proprio apportare delle modifiche.<br />
E in questo caffè praticamente c‟è l‟associazione con i volontari, <strong>per</strong>ò ci siamo anche noi, io in partico<strong>la</strong>r modo,<br />
che a me mi piace da matti, è questo che dicevo, <strong>la</strong> specificità, <strong>per</strong>ché mi piace molto stare in mezzo a loro e lì<br />
ho avuto il contato diretto con i ma<strong>la</strong>ti e lì praticamente mi sono arricchita <strong>per</strong> quanto riguarda le strategie nei<br />
vari comportamenti con il ma<strong>la</strong>to..,praticamente....<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>...e quindi lì veramente mi rendo conto che tipo di<br />
atteggiamento...<strong>per</strong>ò anche <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che si è creata, <strong>per</strong>ché lì si aiutano a vicenda senza che nessuno glielo<br />
dica...eh, si è creata una seconda <strong>famiglia</strong>, dove tutti si riconoscono. E hi vuole bal<strong>la</strong>re, bal<strong>la</strong>re, chi vuole leggere<br />
lì c‟è anche <strong>la</strong> biblioteca, chi vuole andare nel giardino e piantare <strong>la</strong> piantina, pianta <strong>la</strong> piantina, chi vuole<br />
ascoltare abbiamo anche il progetto cd lettura. Perché lì poi grazie al<strong>la</strong> pubblicità abbiamo i volontari che<br />
vengono, stuzzicati dal<strong>la</strong> curiosità....e c‟è un volontario che mi ha detto: non pensavo che esistesse un posto dove<br />
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mi trovo così bene.. Perché lì non si par<strong>la</strong> di ma<strong>la</strong>ttia, l‟amma<strong>la</strong>to non si vede chi è, <strong>per</strong>ché sono tutti nel<strong>la</strong> prima<br />
fase. C‟è qualcuno che è nel<strong>la</strong> seconda. In più ci sono varie associazioni, visto che c‟è il giardino, ci sono tanti<br />
volontari che vengono a fare il karaoke, quindi si fanno diverse attività, il canto e il ballo è <strong>la</strong> cosa che unisce i<br />
ma<strong>la</strong>ti. Quindi ci sono anche varie associazioni che partecipano con i loro volontari...e i disabili anche, abbiamo<br />
anche i disabili che vengono. Quindi non è ...<strong>per</strong>ché l‟alzheimer viene considerata come una cosa ....che dici<br />
nessuno ti conosce, o rischi che ti danno una botta...e invece non è vero. Se ne vanno tutti contenti. E i volontari<br />
vengono lì da soli...è così.<br />
D:Che orario fa?<br />
R:Allora....io come o<strong>per</strong>atore vado lì e faccio il monitoraggio <strong>per</strong>ché tante <strong>per</strong>sone non vengono al distretto,<br />
<strong>per</strong>ché non c‟è una bel<strong>la</strong> informazione sui servizi...hanno paura di farsi vedere qui al distretto. E quindi io sono<br />
lì, do anche informazioni, a parte che io mi arricchisco sempre di più...poi <strong>per</strong> quanto riguarda le strategie mi<br />
vengono bene le trasferisco ai miei colleghi...e quindi si <strong>la</strong>vora <strong>per</strong> mettere tutte le <strong>per</strong>sone in rete. Peccato <strong>per</strong>ò<br />
che ci sono dei problemi di trasporto, <strong>per</strong>ché se uno sta a Cornigliano, uno al centro....<strong>per</strong>ché il nostro obiettivo è<br />
quello di aumentare...<br />
D:La partecipazione è libera?<br />
R:Da noi vengono anche <strong>per</strong>sone che sono sole, e dicono: io vengo qui e mi sento utile....non è che bisogna avere<br />
<strong>la</strong> diagnosi <strong>per</strong> venire qua. Lì <strong>per</strong> esempio c‟è <strong>la</strong> biblioteca, c‟è il bambino che vuole nache il te, e noi glielo<br />
diamo. Poi sono molto bravi quelli dell‟associazione.....anche loro stanno <strong>la</strong>vorando molto bene...e quando si<br />
par<strong>la</strong> di rete noi stiamo <strong>la</strong>vorando molto bene con il terzo settore. E più strada facendo volevo dire il <strong>la</strong>voro è<br />
diventato <strong>per</strong>manete grande e io e il mio collega abbiamo detto non riusciamo più a fare il nostro quotidiano e<br />
questo progetto, che non è più un progetto, è un <strong>la</strong>voro, che sta diventando grosso anche <strong>per</strong>ché si sono<br />
affrontato varie tematiche. E quindi abbiamo detto: dobbiamo chiedere aiuto a dei colleghi che credono in questo<br />
<strong>la</strong>voro, <strong>per</strong>ché non è una cosa ...e infatti cioè <strong>la</strong> LLL, e poi <strong>la</strong> collega TTT..... e poi un amministrativo... abbiamo<br />
formato l‟équipe caregiver. Abbiamo anche il nostro logo e tutto quanto.<br />
D:Il caffè Alzheimer quando è a<strong>per</strong>to?<br />
Due giorni <strong>la</strong> settimana, il martedì e il venerdì dalle 15 alle 18.<br />
D:E il ma<strong>la</strong>to può stare lì da solo?<br />
Sì certo...e guarda che non abbiamo anziani, <strong>per</strong>ché gli amma<strong>la</strong>ti sono anche giovani. Abbiamo un amma<strong>la</strong>to di<br />
55 anni. Sono <strong>per</strong>sone anche che culturalmente erano molto preparati e quindi anche con loro cerchi di fare delle<br />
attività, di organizzare, di vedere <strong>la</strong> cosa che piace. Perché quando <strong>la</strong> cosa nasce, nel<strong>la</strong> prima fase studi, <strong>per</strong><br />
vedere come va, come organizzarti, quali modifiche apportare...<br />
D:Questo caffè Alzheimer che ricadute ha sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>?<br />
R:È un nuovo servizio, dove praticamente il familiare può <strong>la</strong>sciarlo lì <strong>per</strong>ché ci sono i volontari dell‟associazione<br />
che lo control<strong>la</strong>no, e lo riportano anche a casa. Quindi praticamente possiamo dire che le <strong>per</strong>sone...sono tre ore il<br />
martedì e tre ore il venerdì, sono sei ore gratis. Quindi è un nuovo servizio che in un momento di crisi può anche<br />
venire bene...bisogna vedere un attimino poi di sensibilizzare anche...abbiamo intenzione di fare una riunione e<br />
di aggiornare tutto l‟associazionismo, <strong>per</strong> dire....se ci sono più volontari, l‟associazione può....siamo noi che li<br />
mettiamo in rete...come ente è questa <strong>la</strong> nostra mansione...mettere in rete non solo le famiglie, ma anche le<br />
associazioni di volontariato.<br />
D:Ci sono altri servizi oltre al caffè Alzheimer nati dal progetto Caregiver, oltre all’Associaizone Afma?<br />
R:Ci sono dei piccoli progetti che praticamente noi facciamo, ma te ne parleranno i nostri colleghi....<strong>per</strong>ché da<br />
questi corsi nascono tante idee...<strong>per</strong>ché se ci sono delle idee poi noi sensibilizziamo l‟Asl, <strong>per</strong>ché c‟è un ritorno<br />
<strong>per</strong>ché se una <strong>per</strong>sona puoi evitare di allettar<strong>la</strong>, meno protesi, meno pannoloni, meno Adi che vai a domicilio,<br />
meno questo e meno quello. Quindi diciamo che c‟è una ricaduta positiva e in momento così bisogna mettere in<br />
lucde questa cosa.<br />
D:Sono sorti anche gruppi di auto mutuo aiuto fra i caregiver?<br />
R:No...quello no...<strong>per</strong>ché noi <strong>la</strong> psicologa non l‟abbiamo....le psicologhe hanno talmente le ore contate, che sono<br />
solo <strong>per</strong> i minori...magari....chissà un domani, che i nostri dirigenti a livello centrale ci pensano...<strong>per</strong>ché loro a<br />
livello psicologico hanno bisogno. Io li vedo qui al caffé che par<strong>la</strong>no tra di loro, che hanno bisogno...e sono tutte<br />
cose che sono venute piano piano...dal 2003 ad oggi è cresciuto molto questo progetto...chissà nei prossimi anni.<br />
Anche <strong>per</strong>ché io e il mio collega siamo molto orgogliosi, siamo i pionieri <strong>per</strong>ché abbiamo tirato su questa cosa,<br />
qualcosa di positivo, anche <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> Liguria ha un‟alta <strong>per</strong>centuale di anziani e quindi l‟unica cosa, <strong>per</strong> mio<br />
conto, ma non solo <strong>per</strong> <strong>la</strong> demenza eh....penso che tutti i servizi a contatto con le <strong>per</strong>sone <strong>per</strong> prima cosa ti deve<br />
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piacere, <strong>per</strong>ché c‟è il corpo che par<strong>la</strong>, e quindi una <strong>per</strong>sona venire qua e dire sono stata bene, ho trovato.....anche<br />
se qualche volta dobbiamo dire che non c‟è niente e magari li indirizziamo da qualche parte...anche <strong>per</strong>ché<br />
metterli in rete significa trovare un terreno fertile...quindi...è questo...ci siamo sentiti veramente bene anche<br />
<strong>per</strong>ché sono 30 anni che <strong>la</strong>voriamo nel sociale. E dopo trent‟anni o ti piace o sei già andato a casa.<br />
D:Questo progetto ha avuto secondo te una ricaduta sul<strong>la</strong> comunità, sul territorio.<br />
Sì.<br />
D:In che termini?<br />
R:Questo naturalmente io lo dico sempre basandomi sul<strong>la</strong> mia conoscenza....<strong>per</strong>ché 30 anni che sono su questo<br />
territorio ormai mi conoscono....e quando noi facciamo qualche cosa.....Ti faccio un esempio. Quando noi<br />
facciamo un convegno, ad esempio questo che abbiamo fatto sull‟Amministratore di sostegno, noi non solo<br />
invitiamo le <strong>per</strong>sone che hanno un demente, ma alle <strong>per</strong>sone abbiamo detto: venite tutti...<strong>per</strong>ché magari un<br />
domani posso averne bisogno. È un‟iniziativa gratuita, venite e ascoltate. Quindi anche questo modo di<br />
sensibilizzare l‟opinione pubblica nel dire: venite e ascoltate. Sono io che <strong>la</strong>voro sul territorio....quindi vieni, se<br />
non ti piace e te ne vai...questo è il discorso...<br />
D:Quali sono le criticità, gli elementi problematici del progetto?<br />
R:La burocrazia è tremenda...capisco che prima di fare qualcosa, un‟idea che <strong>la</strong> metti sul<strong>la</strong> carta prima di<br />
metter<strong>la</strong> in pratica bisogna avere una marea di autorizzazioni....<strong>per</strong>ché non si può par<strong>la</strong>re...<strong>per</strong>ché io sono qui che<br />
vendo servizi....vendo <strong>per</strong> modo di dire....cioè veramente <strong>la</strong> burocrazia. E poi un‟altra cosa che veramente noi ci<br />
stiamo battendo....è un servizio che il comune di Genova si fa lustro di questo servizio, ma allora <strong>per</strong>ché non lo<br />
pubblicizzano, ma nel<strong>la</strong> maniera corretta. Noi non possiamo par<strong>la</strong>rne, ma almeno che ne parli qualcuno, come<br />
fanno...che ci sono degli spazi in televisione.....pubblicizzalo porca miseria...è un servizio gratuito che noi<br />
offriamo. Oppure anche lì.....<strong>per</strong>ché non pubblicizzare che c‟è una fetta di <strong>per</strong>sone che dà accoglienza che dà<br />
informazioni, che accoglie le <strong>per</strong>sone e non le fa navigare <strong>per</strong> <strong>la</strong> città da una parte all‟altra senza trovare<br />
risposte...<strong>per</strong>ché lo sappiamo <strong>la</strong> burocrazia come è...<strong>per</strong>ché l‟accoglienza non è una cosa tanto semplice. Perché<br />
poi le <strong>per</strong>sone vengono tranquil<strong>la</strong>mente....una <strong>per</strong>sona che abita qui a Genova aveva i genitori che vivevano a<br />
Campo Ligure, <strong>la</strong> mamma e il papà, e da qui siamo riusciti a fargli fare il ricovero lì, <strong>per</strong>ché lì non sapevano<br />
niente...neanche tra di loro, <strong>per</strong>ché anche <strong>la</strong> rete fra enti...non c‟è niente...questa <strong>per</strong>sona se ne è andata contenta,<br />
<strong>per</strong>ché siamo riusciti a risolvere telefonicamente il problema.....è tanto e quindi <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona sarà soddisfatta, farà<br />
pubblicità di noi....e sono contenta che l‟Università ci venga a studiare <strong>per</strong>ché siamo ua bel<strong>la</strong> realtà...<strong>per</strong>ché in<br />
altre realtà non è partita...<br />
D:Quali sono le associazioni con le quali col<strong>la</strong>borate?<br />
R:A parte l‟Afma, l‟Auser, le Acli, <strong>la</strong> Bocciofi<strong>la</strong>...guarda, tutte le associazioni che ci sono qui sul territorio, i<br />
centro Sociali e poi....cioè quando <strong>la</strong>vori su un territorio devi creare legami con tutti...ed è stato un <strong>la</strong>voro<br />
capil<strong>la</strong>re..anche le Croci, <strong>la</strong> Croce Bianca, <strong>la</strong> Croce Verde..<strong>per</strong> dirti il Centro Sportivo.....gli Scout che si sono<br />
messi loro in contatto con noi...questa è <strong>la</strong> rete...un dare avere reciproco...un gran <strong>la</strong>voro che adesso stiamo<br />
raccogliendo i frutti.<br />
D:Perché è una buona pratica?<br />
R:Perché diamo informazioni, cioè è una buona pratica <strong>per</strong>ché scusami io non solo sono un servizio, sono anche<br />
un cittadino e mi sono anche rivolta ad altri enti...e se una <strong>per</strong>sona inizia a mettere anche...se inizi a dare<br />
suggerimenti....allora tu cosa fai come <strong>per</strong>sona che credi in un certo tipo di <strong>la</strong>voro, ecco allora che tu dici: io<br />
sono ricca di informazioni, tutto il mio sa<strong>per</strong>e deve essere in funzione del cittadino, <strong>per</strong>ché io sono una risorsa<br />
<strong>per</strong> il cittadino.<br />
D:Sei a tempo pieno su questo servizio?<br />
R:Sì, anzi tante volte anche oltre, non chiedo neanche uno straordinario, <strong>per</strong>ché non ci sono i soldi.<br />
D:Da chi è formata l’équipe?<br />
R:Allora, ci siamo io e il mio collega che siamo formatori, poi ci sono due assistenti sociali.<br />
D:Vi riunite rego<strong>la</strong>rmente come equipe?<br />
R:Noi abbiamo momenti di equipe <strong>per</strong>ché il <strong>la</strong>voro sui servizi sociali è talmente vasto....poi devo anche<br />
aggiornare <strong>la</strong> banca dati...poi diciamo che insieme ci dividiamo i compiti e riusciamo fare qualcosa in più...Il<br />
<strong>la</strong>voro sta diventando ancora più grosso e i nostri dirigenti dovrebbero pensare ad ampliarlo...ormai non è più un<br />
progetto, è un servizio vero e proprio.<br />
772
D:C’è qualcosa d’altro che devo sa<strong>per</strong>e <strong>per</strong> conoscere bene questo servizio?<br />
R:Mi sembra che...che ho detto tutto....ah ecco il Sindacato dei pensionati, è importante...poi le parrocchie, ma<br />
anche i negozi del quartiere.....i medici di base.....qui abbiamo fatto delle riunioni, sono venuti <strong>per</strong>ché noi<br />
qualsiasi cosa facciamo, gli telefoniamo <strong>per</strong>ché sono trent‟anni che <strong>la</strong>voriamo qui e ci conoscono...anche loro ci<br />
mandano delle <strong>per</strong>sone....Anche quando facciamo convegni loro vengono...È così....il <strong>la</strong>voro non è qualcosa che<br />
fai al 50% delle tue risorse...<strong>la</strong> fai al 100%. Soprattutto se ci credi....il discorso è veramente che le re<strong>la</strong>zioni sono<br />
importanti.....<strong>la</strong> rete è quel<strong>la</strong> che risponde meglio ai bisogni....<br />
Grazie.<br />
Grazie a te. È importante far conoscere quello che facciamo....<br />
3.2.1.5. Trascrizione intervista Assistente sociale del settore Anziani Comune di Genova, distretto di<br />
Cornigliano, PCL6<br />
D:Allora, adesso abbiamo il punto di vista dell’assistente sociale. Mi racconta come è entrata nel progetto?<br />
R:Come sono entrata nel progetto? Premetto che <strong>per</strong> circa 5 anni ero andata a fare un altro <strong>la</strong>voro quindi ero<br />
mancata dal comune . Quando sono tornata e sono stata assegnata in questa sede ho saputo che c‟erano dei<br />
colleghi che avevano iniziato a <strong>la</strong>vorare già da anni a questo progetto. Visto che io mi occupo di anziani in<br />
generale già da 7-8 anni, tutte le tipologie di anziani ma anche di adulti, quindi famiglie che ospitano al loro<br />
interno ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer ma anche di altre patologie e allora mi è sembrato molto interessante il <strong>la</strong>voro che<br />
stavano facendo i colleghi <strong>per</strong>ché ...ehm sia <strong>per</strong> il fatto che mi ero assentata e mi sentivo un po‟ arrugginita e<br />
allora sentivo il bisogno di fare parte dio una equipe anche <strong>per</strong>ché in generale il nostro <strong>la</strong>voro non si può fare in<br />
solitudine, andrebbe affrontato appunto sempre in equipe. E quindi mi è sembrata l‟occasione, anche <strong>per</strong>ché mi<br />
interessava <strong>la</strong> tematica....<strong>per</strong> una serie di ragioni complesse ho chiesto se era possibile fare parte di questo<br />
gruppo, eh di questa equipe caregiver <strong>per</strong>ché mi sembrava molto interessante anche <strong>per</strong> poter poi <strong>la</strong>vorare in<br />
prospettiva futura anche <strong>per</strong>ché avevo visto che l‟Unione europea stava legiferando, e quindi mi è sembrata<br />
un‟occasione anche in prospettiva futura in mancanza di risorse economiche e mi sembrava importante <strong>la</strong>vorare<br />
in un progetto comunque a costo zero, <strong>per</strong>ché noi <strong>la</strong>voriamo qui e siamo in questo progetto come dipendenti<br />
comunali, ma non chiediamo altre risorse economiche. Se non <strong>per</strong> questo progetto del<strong>la</strong> ginnastica, ma <strong>per</strong> lo più<br />
<strong>la</strong>voriamo con risorse interne. Ecco, questo è stato il mio ingresso nel gruppo.<br />
D:In partico<strong>la</strong>re quale è il suo ruolo?<br />
R:Mah, io sono un membro del gruppo. Il gruppo è formato, ma te lo avrà già detto <strong>la</strong> XXX, nel gruppo c‟è<br />
anche un amministrativo, due assistenti sociali, <strong>la</strong> mia collega più anziana è <strong>la</strong> coordinatrice del gruppo, io sono<br />
l‟altra assistente sociale e poi ci sono loro, i pionieri del gruppo, che ti avranno raccontato sicuramente tutta <strong>la</strong><br />
storia. Quindi il mio apporto è quello di fare sia il membro del gruppo all‟interno dell‟equipe caregiver che è<br />
sicuramente un gruppo omogeneo <strong>per</strong>ché anche se ci deve essere una coordinatrice <strong>per</strong>ò in realtà è un gruppo<br />
molto di pari nel senso che... ognuno di noi dice le proprie idee, ci riuniamo con una cadenza di all‟incirca di<br />
quindici giorni e cerchiamo di fare tutele volte il verbale <strong>per</strong> cui ci diciamo tutto quello che è successo nei giorni<br />
precedenti e tutte le volte a piccole tappe stabiliamo quello che vorremmo fare nel futuro. E quindi andiamo<br />
avanti così In che senso un gruppo di pari? Nel senso che ognuno dice le proprie idee, quello che vorrebbe fare.<br />
Perché <strong>la</strong> cosa interessante in questo gruppo e comunque in generale nel nostro <strong>la</strong>voro è che noi<br />
<strong>la</strong>voriamo...siamo molto flessibili nel senso che noi sì abbiamo una traccia che seguiamo, abbiamo in mente una<br />
traccia e facciamo certe cose,ma poi <strong>la</strong> flessibilità consiste nel fatto che parliamo continuamente con le <strong>per</strong>sone,<br />
abbiamo un contatto diretto con il territorio e con l‟utenza e da lì portiamo dei continui aggiustamenti, ci<br />
vengono in mente continuamente idee nuove dalle quali traiamo ispirazione <strong>per</strong> fare <strong>la</strong>tri piccoli progetti che<br />
sono coerenti con il <strong>la</strong>voro che facciamo. Ad esempio il <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> ginnastica oppure ci sarà poi l‟idea di un<br />
gruppo teatrale con un progetto che partirà in futuro, teatri con i ma<strong>la</strong>ti Alzheimer, ci vengono in mente par<strong>la</strong>ndo<br />
con le <strong>per</strong>sone o guardando su internet altre idee ovviamente non campate in aria, ma partendo sempre dalle reali<br />
esigenze dell‟utenza che noi abbiamo.<br />
D:Da quanti anni è nel progetto?<br />
R:Mah, da quando sono rientrata...saranno tre anni...<br />
D:Quali sono i punti di forza di questo progetto?<br />
R:Mah allora come punti di forza io li dividerei in due. I punti di forza dal punto di vista nostro e i punti di forza<br />
dal unti di vista dell‟utenza. Secondo me i punti di forza dal punto di vista nostro di o<strong>per</strong>atori sono il <strong>la</strong>voro di<br />
equipe <strong>per</strong> cui ognuno con <strong>la</strong> propria professionalità e il proprio retroterra culturale porta tutto ciò di cui è<br />
capace. E quindi è un continuo arricchimento. Dal punto di vista dell‟utenza invece il fatto che noi,il nostro<br />
773
<strong>la</strong>voro, il fatto che <strong>la</strong>vorando in equipe garantiamo una presenza praticamente continua è molto importante<br />
<strong>per</strong>ché queste famiglie che hanno al loro interno dei ma<strong>la</strong>ti di demenza devono affrontare una serie di problemi.<br />
Problemi di tipo burocratico, problemi di tipo sociale, <strong>per</strong>ché comunque queste <strong>per</strong>sone sono emarginate,<br />
problemi familiari, <strong>per</strong>ché le famiglie sono sempre più giovani e ho sentito par<strong>la</strong>re anche di separazioni. Perché<br />
quando un marito e una moglie devono occuparsi dei figli, dei loro problemi familiari, e in più anche di un<br />
ma<strong>la</strong>to di Alzheimer veramente <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> va in crisi e si può arrivare anche al<strong>la</strong> separazione. Quindi essendoci<br />
così tanti problemi e molto complessi, il fatto che secondo me queste <strong>per</strong>sone hanno come punto certo che noi<br />
siamo qui, noi siamo in cinque, queste <strong>per</strong>sone hanno sempre un punto di riferimento. Perché le <strong>per</strong>sone, non so<br />
dalle tue parti, ma qui c‟è uno spezzettamento dei servizi <strong>per</strong> cui noi siamo assistenti sociali comunali, <strong>per</strong>ò ci<br />
sono anche le assistenti sociali del<strong>la</strong> asl, c‟è veramente un caos generale.... a volte è caotico anche <strong>per</strong> noi che<br />
<strong>la</strong>voriamo nel settore . Vabè io faccio l‟assistente sociale da tredici anni, a volte anche <strong>per</strong> noi una situazione può<br />
essere caotica. Immagina <strong>per</strong> un <strong>per</strong>sona che affronta <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta che si sente piovere addosso questa<br />
diagnosi di demenza, che sa che è una ma<strong>la</strong>ttia degenerativa, senza cura, che va avanti anche <strong>per</strong> 15 anni, con<br />
tutte le problematiche anche di tipo economico che ci sono. Quindi è una cosa spaventosa e quindi <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> sa<strong>per</strong>e che ci siamo noi, che non costiamo niente che garantiamo una presenza e anche un aiuto, anche<br />
nell‟espletamento delle pratiche burocratiche che a volte possono anche essere o difficili <strong>per</strong>ché ci sono anche<br />
delle <strong>per</strong>sone illetterate, non tutti sono in grado di compi<strong>la</strong>re un modulo e spesso negli uffici ti dicono no non è<br />
nostro compito. Invece noi non diciamo mai non è nostro compito. Penso che questa è un po‟ <strong>la</strong> nostra<br />
caratteristica, il nostro punto di forza. Qui le <strong>per</strong>sone vengono e possono sia confidarsi e chiaramente diamo<br />
un...noi siamo dei professionisti, quindi c‟è il segreto professionale. Quindi c‟è un confidarsi di tipo generale, poi<br />
diamo risposte sul concreto, <strong>per</strong>ché non ci fermiamo davanti al<strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zione di una domandina, anche portare<br />
una domandina.... Veniamo veramente incontro alle <strong>per</strong>sone nelle più svariate esigenze che possono andare<br />
da...tutte le richieste che possono venire dalle <strong>per</strong>sone. E facciamo anche rete con i medici. Ecco questo è<br />
importante <strong>per</strong>ché purtroppo qui i medici sono abbastanza carenti. Mentre un ruolo fondamentale dovrebbe<br />
essere quello del medico di base, tanto è vero che adesso <strong>la</strong> asl è stata sollecitata ...il direttore sanitario ha<br />
convocato tutti i medici di base, vuole che diventi il case manager, ma questo in realtà ancora non c‟è, siamo<br />
molto lontani. C‟è <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di qualcuno.....ma ne conosco anche che non col<strong>la</strong>borano. Diciamo che è un<br />
mondo molto variegato. Ecco noi siamo un trait d‟union tra le famiglie con tutte el loro problematiche più<br />
disparate che uno possa immaginare e appunto le istituzioni. Da una parte siamo dipendenti comunale ma<br />
facciamo anche questo <strong>la</strong>voro che credo non faccia nessun altro di ... di aiuto e di col<strong>la</strong>borazione e anche di<br />
appoggio continuo che anche questo non lo fa nessun altro. Perché non ci limitiamo a fare un colloquio con una<br />
<strong>per</strong>sona ma noi <strong>la</strong> seguiamo nel tempo. La <strong>per</strong>sona sa che in qualunque momento del<strong>la</strong> sua vita lei dovesse avere<br />
bisogno noi siamo sempre qua e quindi questo sicuramente rassicura molto le famiglie.<br />
D:Ma i vostri utenti sono le famiglie?<br />
R:Ehm, sì i nostri utenti sono i familiari <strong>per</strong>ché il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer purtroppo spesso non è neanche<br />
consapevole di avere questa ma<strong>la</strong>ttia. E quando arriva <strong>la</strong> diagnosi spesso rifiuta anche ...io ne ho diversi casi, c‟è<br />
un rifiuto di questa ma<strong>la</strong>ttia. “No no non è vero, il medico si è sbagliato”. E poi magari rifiutano <strong>la</strong> cura, che poi<br />
non c‟è neanche una cura, diciamo i palliativi che vengono dati. C‟è un rifiuto da parte del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ma<strong>la</strong>ta. E<br />
quindi i nostri utenti sono prevalentemente <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. In casi rari anche qualche paziente che è nel primo stadio<br />
e si rende conto. Però sono dei casi rari.<br />
D:Ci sono dei margini di miglioramento del progetto?<br />
R:Mah, dei margini di miglioramento sicuramente. Perché come le dicevo prima noi siamo molto flessibili e<br />
quindi apportiamo continui aggiustamenti, nelle nostre riunioni quindicinali insomma se ci sono idee nuove le<br />
portiamo nel gruppo, valutiamo se sono fattibili e quindi le prospettiamo ai nostri responsabili che finora non ci<br />
hanno detto mai di no. E al<strong>la</strong> fine i risultati che si sono visti sono sempre stati positivi, e danno lustro<br />
all‟amministrazione, quindi....Diciamo che facciamo fare bel<strong>la</strong> figura ai servizi sociali del comune e<br />
quindi...tutto si può migliorare e siccome <strong>la</strong> nostra volontà c‟è miglioreremo sicuramente! (interruzione <strong>per</strong><br />
telefonata)<br />
D:Oltre all’impatto diretto sull’utenza, secondo lei questo progetto ha avuto un impatto anche sul<strong>la</strong><br />
comunità?<br />
R:La comunità di Cornigliano? Sì, <strong>per</strong>ché siamo molto conosciuti, <strong>per</strong>ché giustamente come diceva <strong>la</strong> collega<br />
ormai loro <strong>la</strong>vorano sul territorio già da moltissimo tempo. Sono conosciuti già d aprima. È stato un <strong>per</strong>corso<br />
molto lento e progressivo <strong>per</strong> cui comunque le nostre intenzioni si sono conosciute. Userei questo termine di tam<br />
tam, <strong>per</strong>ché comunque noi quando facciamo un‟iniziativa, dei convegni <strong>per</strong> informare <strong>la</strong> cittadinanza poi<br />
tappezziamo <strong>la</strong> zona di vo<strong>la</strong>ntini. Ad esempio noi facciamo dei convegni informativi, non so se te ne hanno già<br />
accennato. All‟incirca una volta all‟anno facciamo un convegno informativo a tema. Ad esempio il primo anno<br />
abbiamo fatto un convegno sull‟amministratore di sostegno, <strong>per</strong>ché abbiamo notato che c‟era un interesse da<br />
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parte dell‟utenza. Come le dicevo noi attingiamo sempre…è questa è secondo me <strong>la</strong> fortuna del nostro gruppo.<br />
Non parte mai nul<strong>la</strong> dall‟alto, parte sempre dal basso. In base a quello che ci dice <strong>la</strong> gente noi raccogliamo…e<br />
<strong>per</strong>cepiamo che c‟è un‟esigenza,…a quel tempo c‟era l‟esigenza di avere delle informazioni sull‟amministratore<br />
di sostegno, noi abbiamo fatto il convegno e abbiamo informato <strong>la</strong> cittadinanza che esisteva questa legge. Poi<br />
abbiamo fatto un convegno sulle badanti, <strong>per</strong>ché abbiamo visto che c‟era quest‟esigenza di essere informati sul<br />
sistema delle badanti. Abbiamo fatto altri convegni, uno ad esempio sull‟invecchiamento attivo e abbiamo<br />
invitato il professor Rodriguez….e quindi non so più <strong>per</strong>ché ho detto queste cose…<br />
D:Le avevo chiesto delle ricadute sul<strong>la</strong> comunità.<br />
Ah, ecco. Lo definirei un <strong>per</strong>corso circo<strong>la</strong>re. C‟è una ricaduta nel<strong>la</strong> cittadinanza, ma è dal<strong>la</strong> cittadinanza che noi<br />
raccogliamo le idee <strong>per</strong> fare il nostro <strong>la</strong>voro. Dunque lo definirei..se dovessi fare un grafico farei un <strong>per</strong>corso<br />
circo<strong>la</strong>re.<br />
D:Mi sembra di capire che è un servizio che è molto sul territorio, anche concretamente.<br />
R:Mah, questa è <strong>la</strong> caratteristica del nostro <strong>la</strong>voro in generale. Noi <strong>la</strong>voriamo sul territorio, è proprio <strong>la</strong><br />
peculiarità del nostro <strong>la</strong>voro. Il nostro non è un <strong>la</strong>voro astratto, magari può partire da presupposti astratti, ma che<br />
poi trae insomma le sue radici sul territorio, in base all‟utenza che ci si presenta si <strong>la</strong>vora in un modo piuttosto<br />
che in un altro. Forse non è un caso che sia nato proprio qui questo gruppo <strong>per</strong>ché non so se Gina glielo ha detto,<br />
ma il corso l‟hanno fatto tantissime <strong>per</strong>sone. Genova è una città grande, è divisa in 9 distretti, tante <strong>per</strong>sone<br />
hanno partecipato al primo corso che è stato fatto dal<strong>la</strong> dottoressa YYY, ma da nessun‟altra parte poi hanno<br />
deciso di fare questo gruppo caregiver. Forse appunto in un‟altra zona …questo cosa vuol dire?Forse dico una<br />
cosa buttata lì <strong>per</strong>ché non conosco Nervi, ma forse in un‟altra zona del<strong>la</strong> città dove c‟è un altro tipo di utenza,<br />
dove ci sono <strong>per</strong>sone molto benestanti che magari se hanno un ma<strong>la</strong>to di Alzheimer forse lo portano direttamente<br />
in una clinica provata. Lì allora non è nato il gruppo caregiver <strong>per</strong>ché non c‟era questa esigenza. Quindi non è<br />
casuale. Il fatto che noi siamo sì radicati sul territorio e da lì abbiamo preso lo spunto <strong>per</strong> fare questo tipo di<br />
<strong>la</strong>voro. Perché ci siamo detti: <strong>per</strong>ché io devo <strong>la</strong>vorare singo<strong>la</strong>rmente con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> che ha questo tipo di<br />
problematica? Magari ci sono tantissime famiglie. Prendiamole tutte assieme e facciamo un <strong>la</strong>voro dove appunto<br />
mettiamo in rete queste famiglie che invece sono iso<strong>la</strong>te, anche <strong>per</strong> farle uscire dal loro iso<strong>la</strong>mento.<br />
D:Questo mi sembra un tema molto importante…<br />
R:Questo è un discorso molto importante. Perché già in città si rischia l‟iso<strong>la</strong>mento in generale. L‟iso<strong>la</strong>mento è<br />
un problema che riguarda tutti. In più queste famiglie che hanno un ma<strong>la</strong>to di Alzheimer o comunque in generale<br />
di demenza sono ancora più iso<strong>la</strong>te. Anzitutto c‟è un problema di vergogna, devo dire <strong>la</strong> verità, inizialmente<br />
viene vissuta quasi come una colpa. Esattamente come le famiglie che hanno un disabile. Io inizialmente quando<br />
facevo i colloqui dicevo: vi ricordate quando negli anni sessanta le famiglie che avevano un figlio disabile<br />
volevano nasconderlo in cantina?Dobbiamo insomma un po‟ abituarci ad avere in <strong>famiglia</strong>, purtroppo con<br />
l‟allungamento del<strong>la</strong> vita dovremo ad abituarci ad avere tutti in casa purtroppo un ma<strong>la</strong>to di demenza…eh con<br />
l‟invecchiamento. Quindi cerchiamo di uscire dall‟iso<strong>la</strong>mento, non c‟è nul<strong>la</strong> di cui vergognarsi, è una cosa<br />
collegata con l‟età, cerchiamo di uscire allo sco<strong>per</strong>to, cerchiamo di coglierei <strong>la</strong>ti positivi, abbiamo sco<strong>per</strong>to che<br />
sono pochissime le <strong>per</strong>sone che vanno ai centri UVA. La maggior parte delle famiglie tengono il ma<strong>la</strong>to in<br />
casa…. Purtroppo ci sono anche dei medici di <strong>famiglia</strong> che non dicono…purtroppo è <strong>la</strong> verità, io l‟ho constatato<br />
durante il mio <strong>la</strong>voro. Ci sono stati degli assistenti sociali che hanno detto: andate dal medico di base e fatevi<br />
fare <strong>la</strong> richiesta <strong>per</strong> andare al centro Uva…ma è assurdo, dovrebbe essere il medico curante che ha il polso del<strong>la</strong><br />
situazione, che conosce <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> da anni che dice: mah, ci sono questi segnali, questo dimentica, ci sono dei<br />
segnali partico<strong>la</strong>ri che ormai conosco anch‟io pur non essendo un medico, ci sono dei segnali <strong>per</strong> cui è bene che<br />
<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona vada ad un centro UVA e poi da lì poi inizia il <strong>per</strong>corso. Quante <strong>per</strong>sone noi scopriamo che non<br />
godono dei propri diritti <strong>per</strong>ché non sono passate dal centro UVA, ma non è solo una questione di diagnosticare<br />
<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Se tu non hai <strong>la</strong> diagnosi poi non hai i tuoi diritti, non hai l‟accompagnamento…è tutto corre<strong>la</strong>to.<br />
Quindi il nostro <strong>la</strong>voro è molto capil<strong>la</strong>re, <strong>per</strong>ché dobbiamo sop<strong>per</strong>ire…non dovrebbe essere così, ma <strong>per</strong> ora è<br />
così. S<strong>per</strong>iamo in futuro…il medico dovrebbe diventare il case manager, ma <strong>per</strong> il momento l‟assistente sociale<br />
fa un <strong>la</strong>voro capil<strong>la</strong>re <strong>per</strong> cercare di aiutare le <strong>per</strong>sone di sop<strong>per</strong>ire a queste <strong>la</strong>cune che riscontriamo. E il Caffè è<br />
stato uno dei modi anche <strong>per</strong> evitare, <strong>per</strong>ché il tema era quello dell‟iso<strong>la</strong>mento…cerchiamo di fare in modo che<br />
le <strong>per</strong>sone escano dal loro iso<strong>la</strong>mento come? Invitandole a partecipare al Caffè Alzheimer e le facciamo<br />
partecipare a questi gruppi, in cui formiamo i caregiver. Perché poi noi a nostra volta abbiamo chiesto al<strong>la</strong><br />
direzione di poter avere delle formazioni specifiche <strong>per</strong>ché visto che <strong>la</strong> tematica è così grossa, volevamo anche<br />
essere formati. E così abbiamo fatto dei corsi specifici con il prof. Rodriguez. Abbiamo assistito a dei corsi fatti<br />
dal<strong>la</strong> Asl <strong>per</strong>ché loro all‟ospedale fanno dei corsi <strong>per</strong> i caregiver e quindi visto che anche noi facciamo corsi <strong>per</strong> i<br />
caregiver abbiamo voluto vedere come li fanno al<strong>la</strong> asl eh <strong>per</strong> poi insomma vedere se potevamo apportare delle<br />
migliorie nel nostro <strong>la</strong>voro e infatti così è stato.<br />
775
D:Quindi voi tenete corsi <strong>per</strong> i <strong>famiglia</strong>ri?<br />
R:Esatto. Noi teniamo corsi <strong>per</strong> i <strong>famiglia</strong>ri <strong>per</strong> i caregiver. Teniamo dei corsi <strong>per</strong> i <strong>famiglia</strong>ri che servono non<br />
solo <strong>per</strong> formare le <strong>per</strong>sone …diciamo che le <strong>per</strong>sone vengono formate <strong>per</strong>ché sono libere di formu<strong>la</strong>re tutti i<br />
loro quesiti, noi cerchiamo d i metterli a loro agio, ci portano tutti i loro quesiti e noi rispondiamo. Ed è di<br />
gruppo. È un momento di condivisione anche <strong>per</strong> uscire…è un modo anche <strong>per</strong> uscire dall‟iso<strong>la</strong>mento. Perché<br />
condividere…a me erano venuti in mente i gruppi di auto mutuo aiuto. Questi non sono gruppi di auto mutuo<br />
aiuto, <strong>per</strong>ò il fatto che queste <strong>per</strong>sone messe in circolo comunque possano condividere le loro problematiche<br />
aiuta molto. Perché se io so che un problema è solo mio e io sono so<strong>la</strong> ad affrontare questo problema è una cosa,<br />
invece se io so che è condiviso da altre <strong>per</strong>sone, questo aiuta molto.<br />
D:In prospettiva, i gruppi di auto mutuo aiuto non potrebbero essere una evoluzione di questa modalità<br />
che usate?<br />
R:Mah, pensiamo di no. Perché mentre il gruppo…se nasce da loro è ovvio, certo…<strong>per</strong>ò noi pensiamo di<br />
no….noi ci eravamo consultate su questa cosa, <strong>per</strong>ò noi abbiamo ritenuto che ci voglia un es<strong>per</strong>to come<br />
facilitatore ma anche come <strong>per</strong>sona che dia delle risposte scientifiche. Perché le domande sono di tipo medico e<br />
quindi pensiamo che sia meglio fare un gruppo condotto, non condotto troppo, <strong>per</strong>ché le <strong>per</strong>sone sono libere di<br />
esprimersi, <strong>per</strong>ò condotto <strong>per</strong>ché le <strong>per</strong>sone fanno delle domande e vogliono delle risposte…<br />
D:Uno dei temi importanti è <strong>la</strong> rete…<br />
R:Mah, noi <strong>la</strong>voriamo in rete, ma è una caratteristica del nostro <strong>la</strong>voro. Noi non possiamo <strong>la</strong>vorare in iso<strong>la</strong>mento.<br />
Il nostro <strong>la</strong>voro consiste proprio, ma in generale non soltanto sul progetto caregiver, nel raccogliere quelle che<br />
sono le richieste del territorio, le problematiche del territorio, vedere che cosa c‟è sul territorio, e anche nelle<br />
vicinanze <strong>per</strong> poter risolvere i problemi che ci prospettano le <strong>per</strong>sone, e nel stimo<strong>la</strong>re anche <strong>la</strong> rete, <strong>per</strong>ché<br />
chiaramente <strong>la</strong> rete può anche non esserci oppure esserci ma essere carente e dunque va stimo<strong>la</strong>ta. Ecco questo<br />
è il <strong>la</strong>voro che noi facciamo, quindi un coordinamento continuo con il terzo settore, con le risorse che ci sono sul<br />
territorio, anche <strong>per</strong>ché il <strong>per</strong>sonale… le faccio un esempio, l‟altra volta sono andata in un Centro diurno si è<br />
creato un rapporto, poi invece è cambiato tutto, è cambiato il <strong>per</strong>sonale e dunque <strong>la</strong> rete va continuamente<br />
ricostruita. Perché <strong>la</strong> rete non è una cosa astratta è fatta di <strong>per</strong>sone, noi abbiamo rapporti con le <strong>per</strong>sone, del<strong>la</strong><br />
asl, di altri uffici eccetera, e nel momento in cui il <strong>per</strong>sonale cambia <strong>la</strong> rete va ricostruita. Quindi è un <strong>la</strong>voro<br />
continuo, un <strong>la</strong>voro <strong>per</strong>manente che è <strong>la</strong> base del nostro <strong>la</strong>voro. Tutto quello che noi facciamo si basa…<strong>per</strong>ché le<br />
risorse che ci offre il nostro ente sono veramente residuali. Noi abbiamo <strong>per</strong> un ricovero…noi facciamo parte<br />
del gruppo caregiver quindi sappiamo che purtroppo nel<strong>la</strong> fase finale in cui <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> non riesce più gestire a<br />
casa il ma<strong>la</strong>to, ricorre al ricovero. Il problema qual è? È che noi come comune abbiamo una lista d‟attesa di due<br />
anni ed è così anche <strong>per</strong> altre tipologie. Siccome quindi <strong>la</strong>voriamo <strong>per</strong> il comune di Genova ma il comune in<br />
questo momento non è in grado di sop<strong>per</strong>ire…di dare una risposta alle esigenze delle <strong>per</strong>sone, è evidente che noi<br />
cerchiamo di <strong>la</strong>vorare con <strong>la</strong> rete…cerchiamo di sollecitare le risorse anche se non è facile, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> gestire<br />
questo problema ci vogliono molti soldi, ecco, le famiglie devono avere molti soldi.<br />
D:Secondo lei è un progetto esportabile?<br />
R:Sì, certamente.<br />
D:A quali condizioni?<br />
R:Mah, allora, secondo me è esportabile <strong>per</strong>ò ci vuole <strong>la</strong> volontà delle <strong>per</strong>sone che ci <strong>la</strong>vorano. Èuna cosa che<br />
deve piacere. Ci vogliono assolutamente delle <strong>per</strong>sone interessate a questo tipo di problematiche, dunque<br />
<strong>per</strong>sone che hanno già <strong>la</strong>vorato nel settore degli anziani, che conoscono le necessità degli anziani e delle famiglie<br />
che ospitano gli anziani, ci vogliono delle <strong>per</strong>sone che abbiano <strong>la</strong> volontà di <strong>la</strong>vorare continuamente appunto <strong>per</strong><br />
costruire <strong>la</strong> rete e che non si scoraggino davanti a dei no, ecco. E soprattutto bisogna tenere presente, parlo<br />
almeno <strong>per</strong> il mio ambito <strong>la</strong>vorativo, <strong>per</strong> quanto mi riguarda, che è un di più. Ecco, non è che questo <strong>la</strong>voro con<br />
il gruppo caregiver qualcuno mi abbia detto sì fai questo, non fai più quest‟altro. No, questo è un di più, nel mio<br />
caso l‟ho fatto <strong>per</strong>ché mi è piaciuto. Poi c‟è tutto il resto del <strong>la</strong>voro che è da fare. Quindi deve veramente piacere,<br />
deve essere una cosa che.. ..deve esserci una motivazione <strong>per</strong>sonale, <strong>per</strong>ché almeno nel nostro settore non si<br />
<strong>la</strong>vora in <strong>per</strong>centuale, non è che c‟è un sistema premiale…E quindi deve piacere <strong>per</strong>ché se no uno non lo fa.<br />
Perché è un di più quindi uno se viene imposto è un peso, e allora non dà più frutti. Perché il nostro <strong>la</strong>voro si fa<br />
molto con le <strong>per</strong>sone. Per cui se io anche con il mio linguaggio non verbale mi dimostro seccato, e <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona lo<br />
<strong>per</strong>cepisce, allora non aiuto <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Allora rientro in quel<strong>la</strong> categoria di uffici che pur potendolo fare, non ti<br />
aiutano neanche a compi<strong>la</strong>re il modellino….Ecco, il nostro quindi è un <strong>la</strong>voro molto partico<strong>la</strong>re, credo che sia<br />
unico, <strong>per</strong>ché…. E questo le <strong>per</strong>sone ce lo riconoscono. In tutti gli altri uffici credo che non esista nessuno che li<br />
aiuti in un <strong>per</strong>corso abbastanza generale. In genere tutti si ancorano dietro <strong>la</strong> privacy, c‟è <strong>la</strong> privacy, no non<br />
posso, questo non lo posso fare. Ecco, quindi è esportabile ma a patto che le <strong>per</strong>sone lo vogliano fare essendo<br />
ben consapevoli che è molto faticoso.<br />
776
D:C’è qualcosa secondo lei che è importante che io sappia su questo progetto, e che non ci siamo ancora<br />
detti?<br />
R:Mah, penso che le cose più importanti ce le siamo dette. Secondo me, mettendomi nei panni di un utente, di un<br />
utente, di un cliente, <strong>la</strong> cosa più importante è quel<strong>la</strong> di sa<strong>per</strong>e che esiste un ufficio dove ci sono delle <strong>per</strong>sone a<br />
completa disposizione, che ti ascoltano in qualunque momento tu ne abbia bisogno, che sono veramente un<br />
punto di riferimento <strong>per</strong>ché appunto come dicevamo prima purtroppo subentra <strong>la</strong> depressione, è un po‟ una<br />
banalità quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zione del modulo, <strong>per</strong>ché è vero che ci sono ancora <strong>per</strong>sone illetterate, <strong>per</strong>ò quando<br />
uno è depresso a volte non riesce a muoversi…subentrano una serie di fattori che poi….È questo secondo me, <strong>la</strong><br />
nostra sensibilità e <strong>la</strong> nostra preparazione professionale…tanto è vero che nonostante <strong>la</strong> città di Genova sia<br />
divisa in 9 distretti, è <strong>la</strong> prima volta che <strong>per</strong>sone di altri luoghi di Genova arrivano da noi. Questa è una cosa che<br />
abbiamo sottoposto all‟attenzione del<strong>la</strong> direzione <strong>per</strong>ché non si poteva, era proprio vietato. Per cui se una<br />
<strong>per</strong>sona di Nervi veniva da me io non potevo, non potevo proprio inserire il suo nominativo bel web, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong><br />
sua via non è di Cornigliano. È veramente rivoluzionario questo. Le <strong>per</strong>sone si rivolgono a noi <strong>per</strong>ché sanno che<br />
siamo affidabili, siamo un punto di riferimento e quindi…in qualunque momento diciamo. A volte anche senza<br />
appuntamento, <strong>per</strong>ché ci rendiamo conto che ci può essere un‟urgenza e dunque alcune volte riceviamo queste<br />
<strong>per</strong>sone anche senza appuntamento…Ah, e poi il fatto che io mi sia interessata di questo argomento ha fatto cos‟<br />
che mi sia specializzata, ho voluto partecipare a dei corsi partico<strong>la</strong>ri,che sono stati fatti e nel momento in cui ci<br />
sono corsi inerenti a questa tematica io cerco di partecipare e questo è ovviamente un aggravio di <strong>la</strong>voro <strong>per</strong>ché<br />
come le dicevo prima il fatto di <strong>per</strong>dere due o tre giornate <strong>per</strong> fare un corso, quando poi torno…..Noi a furia di<br />
fare questo <strong>la</strong>voro, proprio <strong>per</strong>ché ci piace, proprio <strong>per</strong>ché siamo intrigate, ci specializziamo sempre più e<br />
offriamo alle <strong>per</strong>sone un servizio sempre più specialistico e questo aiuta le <strong>per</strong>sone. Noi diciamo alle <strong>per</strong>sone:<br />
devi andare qui o lì. Non devono girare <strong>per</strong> mille uffici, il c<strong>la</strong>ssico scarica barile, noi cerchiamo di fare così…già<br />
hanno mille problemi, evitiamo di farli girare <strong>per</strong> tutta al città. Perché qui purtroppo non ci sono i servizi<br />
integrati; noi a Genova, forse in Lombardia è diversa <strong>la</strong> situazione, noi qui abbiamo servizi sanitari e sociali.<br />
Non c‟è integrazione. Questo comporta che le <strong>per</strong>sone devono girare <strong>per</strong> mille uffici e <strong>la</strong> città di Genova è<br />
enorme. Quindi anche <strong>per</strong> questo noi cerchiamo di aiutare <strong>la</strong> gente. Per evitare che <strong>la</strong> gente debba girare in<br />
continuazione….abbiamo fatto noi sul campo una sorta di integrazione sociosanitaria. Noi ci siamo resi<br />
conto…in realtà c‟è una legge, che prevede gli sportelli sociosanitari, ma è solo sul<strong>la</strong> carta. Allora noi <strong>per</strong> venire<br />
incontro alle esigenze del<strong>la</strong> cittadinanza, questa partico<strong>la</strong>re categoria di <strong>per</strong>sone che già ha mille problemi….io<br />
l‟altro giorno ero a un convegno <strong>per</strong>ché cerco di aggiornarmi e c‟era un medico di Roma che par<strong>la</strong>va di un<br />
rigetto che c‟è in Veneto e par<strong>la</strong>va di un pronto soccorso con codice d‟argento….In Liguria purtroppo non c‟è<br />
integrazione sociosanitaria. Le <strong>per</strong>sone che hanno in <strong>famiglia</strong> un ma<strong>la</strong>to di Alzheimer e vanno al pronto soccorso<br />
rischiano di restare in pronto soccorso <strong>per</strong> ore e ore <strong>per</strong>ché magari arriva quello col codice rosso, il ma<strong>la</strong>to di<br />
Alzheimer ha magari il codice giallo e allora il familiare rimane lì <strong>per</strong> quattro cinque ore con il ma<strong>la</strong>to che<br />
magari è delirante.<br />
D:In conclusione, definirebbe questo progetto una buona pratica?<br />
R:Sì, certo.<br />
D:Per quale motivo?<br />
R:Direi <strong>per</strong> tutte le cose che ci siamo detti. Diamo una risposta a un bisogno molto concreto, che ci arriva dal<br />
basso. Mettiamo in rete i familiari togliendoli dall‟iso<strong>la</strong>mento. Diamo loro delle informazioni che altrove non<br />
potrebbero trovare, li accompagniamo in qualsiasi momento loro abbiano bisogno. Lavoriamo in rete con il<br />
territorio. Quindi, sì, direi che questa è una buona pratica.<br />
D:Vuole aggiungere altro?<br />
R:No, direi che è sufficiente.<br />
Grazie<br />
777
3.2.2 Alzheimer Cafè „Le panchine nel Parco‟ dell‟associazione afma (associazione familiari ma<strong>la</strong>ti di<br />
alzheimer) - genova<br />
3.2.2.1. Trascrizione dell‟intervista di gruppo con <strong>la</strong> Presidente, il referente del comitato scientifico, il<br />
presidente e <strong>la</strong> vicepresidente del comitato esecutivo (volontari) di AFMA Genova (Associazione<br />
famiglie ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer) – Alzheimer Cafè „Le panchine nel Parco‟ – AF.PCS<br />
Legenda<br />
D: intervistatore UC<br />
I1: presidente di AFMA Genova<br />
I2: direttore scientifico AFMA Genova, medico neurologo<br />
I3: volontario, familiare di due ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer (genitori, deceduti)<br />
I4: volontaria, segretaria AFMA Genova<br />
D2: secondo intervistatore UC<br />
I1: …se loro venissero giù, anche <strong>per</strong>ché dovevano venire e poi abbiamo rimandato eccetera <strong>per</strong>ò nel frattempo<br />
gli abbiamo mandato un po‟ di cosine nostre <strong>per</strong> capire chi siamo e chi non siamo. La collega comunque che si<br />
occupa sempre di questo progetto ha già incontrato G. e L. <strong>per</strong> quanto riguarda il discorso Caregiver e c‟eri<br />
anche tu non lo so… no, forse allora ha incontrato solo loro eee sapendo che forse tu facevi parte di questo<br />
gruppo qua, proprio <strong>per</strong>, <strong>per</strong>, <strong>per</strong> appunto questi corsi di Caregiver che, che sono stati ormai istituti e fatti…<br />
Direttrice: Arrivederci.<br />
I2: Ciao direttrice!<br />
I1: Eee gli abbiamo raccontato come siamo nati eeee… se vuoi appunto, e cresciuti, infatti non siamo arrivati<br />
al<strong>la</strong> crescita <strong>per</strong>ò, più o meno penso che abbia capito a che punto siamo. Ora siamo alluvionati <strong>per</strong>ò ce <strong>la</strong> faremo<br />
a riemergere anche dal fango… eheh (ride)… quindi… (ride)<br />
D: Alluvionati in senso metaforico o…?<br />
I1: Alluvionati no no, nel senso...<br />
I3: Abbiamo visto stamattina, c‟era tutta l‟erbetta e ora non c‟è più niente…<br />
I1: Sì, sì, ma l‟hanno ripulito… guarda che hanno fatto tanto <strong>per</strong> ripulirlo eh…<br />
I3: Eh si, ho visto, lo so..<br />
I2: è venuto anche <strong>la</strong> sindaco no? a ripulirlo vero?<br />
I1: Certo, certo, è passata, XXX è andata a vedere eh…<br />
I3: Aveva gli stivali, aveva gli stivali…<br />
I1: si, si…<br />
I2: Beh a Mi<strong>la</strong>no il sindaco, non è detto che non faccia… Siete di Mi<strong>la</strong>no, no?<br />
D: …sono di Mi<strong>la</strong>no… (ride)<br />
I1: fatto sta, no beh, nei giorni scorsi c‟e stata l‟alluvione proprio nel punto dove abbiamo il centro diurno e un<br />
pò di fango…<br />
I2: è venuta un pochino più in là dai su!<br />
I1:si…<br />
I2: <strong>per</strong>ché il negozio del mio amico M.B. è stato portato via, non c‟era più niente...<br />
I3: qualche numero civico più in là…<br />
I1: si… si… M.B. chi è?<br />
I2: è uno che aveva un negozio di articoli sportivi vicino a Reggio, all‟ingresso di via Sesto…<br />
I1: eh ma… PM sport?<br />
I2: si, PM sport!<br />
I1: si ma PM sport ormai è storico <strong>per</strong> l‟ondata che è entrata dentro... l‟hai visto su youtube?<br />
I3: gli ha spaccato tutto…<br />
I4: c‟è un filmato su youtube che era impressionante…<br />
I1: l‟hai visto? c‟è proprio il filmato su youtube… PM sport…<br />
I2: ah si? Me lo vado a vedere...<br />
I1: guarda siamo rimasti tutti…<br />
I2: con M. andiamo a fare trekking…<br />
I1: ma davvero?<br />
I2: si…<br />
I1: ma pensa…<br />
I4: impressionante, si vedono le serrande che sbattono e le porte, l‟acqua fino al soffitto… allucinante<br />
778
I1: meno male che era lunedì, erano chiusi… <strong>per</strong>ché se no a quest‟ora...<br />
I3: ci scappava il morto...<br />
I1: eh si.. una forza l‟acqua ha avuto lì che è stata…<br />
I2: si si, noi siamo stati fortunati... io mi dispiaccio fortemente, <strong>per</strong>ché non amo <strong>la</strong> violenza… anzi, ripudio <strong>la</strong><br />
violenza in qualsiasi forma si presenti, ma io rischierò di essere violento tra poco, <strong>per</strong>ché c‟è una mosca…<br />
I1: è un po‟ grossa….<br />
I2: e quindi, o noi l‟ammazziamo... oppure…?<br />
I1: no, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> devi ammazzare? È un moscone…<br />
D: <strong>la</strong> invitiamo gentilemente a uscire…<br />
I2: io glielo chiedo di uscire… ecco, è uscito! è sul<strong>la</strong> porta…<br />
(risate)<br />
I1: beh comunque, fatto sta che se volevi raccontare anche un po‟ <strong>la</strong> tua parte, un‟introduzione prima di come sei<br />
approdato…<br />
D: noi abbiamo una traccia generale, <strong>per</strong>ché ci interessa capire...<br />
I2: no guarda… quello è un inizio.. allora quindi, non so quanti anni fa, veramente non ho idea di quanti anni<br />
fa... è iniziata una cosa di questo genere... noi avevamo fatto un‟inchiesta tra le famiglie dei ma<strong>la</strong>ti di Alzaimher,<br />
di cui se vuoi poi ti do l‟abstract... e l‟ultima domanda l‟avevamo fatta... con un gruppo di sociologi tra cui c‟era<br />
una ragazza, una ricercatrice che appartiene al gruppo di Manaimer… io ho l‟alzaimher… questo è l‟unico nome<br />
che ricordo… Allora non ricordo il nome del<strong>la</strong> collega... Preparammo con loro un questionario… Ovviamente i<br />
questionari che vengono preparati sono abbastanza simili... cioè… c‟è un clichè sul quale c‟eravamo più o meno<br />
attenuti... Avevamo <strong>la</strong>vorato alcuni mesi e al<strong>la</strong> fine diciamo <strong>la</strong> discussione era avvenuta essenzialmente su una<br />
domanda… “Desideri o no che il tuo congiunto muoia?” Più o meno questa era <strong>la</strong> domanda… Questa era uscita<br />
fuori dal<strong>la</strong> nostra netta impressione che il limite di saturazione dell‟agnello sacrificale, cioè il caregiver, arriva a<br />
un punto tale di rottura che poi… E qui c‟erano due tipi di domande, no? Cioè: che cosa si propone, noi<br />
o<strong>per</strong>atori, che cosa facciamo <strong>per</strong> loro? Se fosse vero che tutto questo che noi sospettiamo esce fuori dal nostro<br />
questionario… allora <strong>la</strong> discussione anche con altri… dice “Va beh allora questa domanda non <strong>la</strong> mettiamo qua,<br />
<strong>la</strong> mettiamo <strong>per</strong> ultima, <strong>la</strong> modifichiamo un pochino… lei ha mai ipotizzato che forse <strong>la</strong> morte potrebbe<br />
essere…” Non ricordo <strong>la</strong> soluzione dei problemi... non ricordo bene come avevamo formu<strong>la</strong>to <strong>la</strong> domanda… a<br />
fronte di un rapporto del gruppo degli psicologi che faceva le domande, il sottoscritto… gente quasi mortificata<br />
<strong>per</strong> lo sforzo fatto <strong>per</strong> parecchi anni... non c‟era un assegno, non c‟era niente…<br />
I1: non c‟era niente…<br />
I2: a quei tempi le <strong>per</strong>sone entravano qui e mi dicevano chiaramente... Ovviamente essendo questa una struttura<br />
pubblica senza attività libero professionale, cioè qui dentro non si fa attività libero professionale… E le <strong>per</strong>sone<br />
mi dicevano “O io compro le medicine o mangio”. E quindi noi ci facevamo i pieni di vagonate di medicine dai<br />
rappresentanti e dai fornitori e distrubuivamo gratis queste medicine. Poi non sono medicine. Lei ben sa che<br />
purtroppo sono palliativi sintomatici che servono solo a chi cerca soldi…<br />
I1: Che poi, se non sbaglio, tante non si trovavano nemmeno in Italia.<br />
I2: All‟inizio all‟inizio…<br />
I1: All‟inizio all‟inizio io so che <strong>per</strong> papà <strong>la</strong> prendevamo <strong>la</strong> ricetta, <strong>la</strong> prendevamo… arrivava dal<strong>la</strong> Svizzera…<br />
costava trecent… trecentottanta mi<strong>la</strong> lire al<strong>la</strong> scato<strong>la</strong>…<br />
I3: In Francia io avevo i colleghi francesi che me lo prendevano <strong>per</strong> papà, <strong>per</strong>ché in Francia costava meno… Mi<br />
ricordo che qui in Italia costava… Dunque papà… veniva 197 euro, io parlo di euro… 100… no dunque… 128<br />
euro e in Francia <strong>la</strong> pagavo 96… 94 euro a Mentone… e i colleghi li mandavo giù <strong>la</strong> ricetta… me li prendevano<br />
e li mandavano giù…<br />
I2: è chiaro all‟inizio cosa succede? All‟ora ha inizio c‟è questo rapporto molto stretto con le famiglie con queste<br />
cento famiglie, che poi molte di queste diventano proprio <strong>per</strong>sone con le quali io, non ti dico mangio e bevo…<br />
ma insomma <strong>per</strong>sone con le quali si instaura un rapporto che travalica molto il concetto del medico o del<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia eee… alcune di queste <strong>per</strong>sone ci spronano ad andare avanti, proprio <strong>per</strong>ché sollecitate da queste e<br />
allora il gruppo degli psicologi... facciamo con una vecchia sociologa genovese che si occupava di altre<br />
questioni, <strong>la</strong> violenza sulle donne, progetto Dafne europeo, decidiamo di fondere le due cose e visto anche che il<br />
caregiver spesso è femmina… l‟agnello sacrificale spesso è femmina <strong>per</strong> varie ragioni... primo <strong>per</strong>ché vive più<br />
dell‟uomo e secondo <strong>per</strong>ché… sì... sì...<br />
D: sì, no… si beh, immagino non solo <strong>per</strong> quello…<br />
I2: eh sì, <strong>per</strong>ò pensaci, è una delle ragioni più importanti… Se <strong>la</strong> tua sopravvivenza... Se tu vivi 10 anni più di<br />
me ci sono molte più probabilità che sia tu a fare il caregiver a me, piuttosto che io che vivo meno… io penso<br />
che sia abbastanza importante poi <strong>per</strong>ché c‟è questa specie di… biologia, <strong>per</strong> cui voi siete un po‟ più portate...<br />
più materne, più buone, più dolci… Io, sicuramente non saprei fare alcune cose... Bene, allora esce fuori l‟ipotesi<br />
di unire questo: c‟è un convegno al museo di Sant‟Agostino in cui si incontra questo gruppo europeo ecc ecc… E<br />
779
che facciamo? Facciamo un corso <strong>per</strong> o<strong>per</strong>atori sociali e altre figure e lo facciamo gestire da qualcuno,<br />
un‟istituzione… Allora preparo il corso, preparo il pamphlet, incomincio a preparare il manuale e chiedo i fondi<br />
al<strong>la</strong> Regione... <strong>la</strong> Regione cambia colore… E ci troviamo in una situazione in cui noi non possiamo essere<br />
finanziati. I dictat politici non tengono conto del merito, ma delle tessere. Per cui si ricorre ad uno stratagemma<br />
ed entra in gioco un istituto di sociologi, romano, che può essere finanziato. Allora questo istituto diventa il<br />
promotore dell‟evento. Così parte il primo corso regionale. Questo primo corso regionale fa una serie di atti nei<br />
confronti degli assistenti socio-sanitari, di psicologi, di varie figure… e promuove <strong>la</strong> creazione di gruppi<br />
autonomi di intervento nei confronti delle famiglie. Cioè sono questi che devono portare all‟interno del quartiere<br />
<strong>la</strong> modalità di o<strong>per</strong>are <strong>per</strong> promuovere una modificazione del concetto del <strong>famiglia</strong>re, del caregiver... e del<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia, quindi del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ma<strong>la</strong>ta e del<strong>la</strong> sua condizione di caregiver <strong>per</strong> vedere di fare qualche cosa. Le<br />
opinioni su tutto questo erano: uno, il caregiver non sa che cos‟è <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, e quindi sbaglia nei confronti del<br />
proprio ma<strong>la</strong>to, del proprio assistito, l‟atteggiamento, <strong>la</strong> strategia, cioè non ha una strategia reale d‟attacco,<br />
quindi gli dobbiamo insegnare una strategia. Essenzialmente <strong>per</strong>ché... io so <strong>per</strong> voi all‟inizio com‟è stato, ma<br />
sicuramente all‟inizio <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia è difficile da essere capita…<br />
I1: Assolutamente. Ma non sai nemmeno che cos‟è...<br />
I2: Ecco, una<strong>per</strong>sona che fino al giorno prima ti dice è tutto ok... Lei ha un papà che è una <strong>per</strong>sona che <strong>la</strong>vora,<br />
che fa l‟imprenditore ecc… E due giorni dopo ti accorgi che non sa più come si spedisce una lettera… Io ricordo<br />
di un caso nostro, iniziale, di una signora che viene portata qui dal suo convivente... una <strong>per</strong>sona eccezionale,<br />
due essere umani meravigliosi. Lei una <strong>per</strong>sona magnifica, questa signora, picco<strong>la</strong>… eee… che risponde<br />
<strong>per</strong>fettamente a tutte le domande, insomma… Se tu dovevi dire... No, lei non ha niente. Il marito, il compagno<br />
mi dice… mi chiama fuori e mi dice… “Adesso vi racconto io una verità. Noi <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo di tempo in<br />
negozio non abbiamo pagato fatture, <strong>per</strong>ché non arrivavano più fatture. Ad un certo punto siamo stati sommersi<br />
di telefonate di creditori che volevano i soldi, e noi gli abbiamo detto che non ci avevano mandato niente. E<br />
invece non era vero”… Lei riceveva le lettere, prendeva le fatture e le infi<strong>la</strong>va sotto il cassetto del<strong>la</strong> cassa. Per<br />
cui sotto il cassetto del<strong>la</strong> casssa hanno tirato fuori e hanno trovato le fatture. Ecco… questo è stato l‟elemento<br />
che ha fatto capire che c‟era qualcosa che non andava. Prima era una <strong>per</strong>sona assolutamente normale. Dico<br />
questo <strong>per</strong> capire <strong>per</strong>ché è difficile a volte accettare. Chiaro che <strong>la</strong> reazione poteva essere adesso ti impicco, ti<br />
prendo a schiaffi… Invece questi calmissimi hanno detto adesso ti porto da un medico. Cioè hanno intuito che<br />
c‟era un processo patologico dietro, che non c‟era una cattiveria, una modalità.. no! chiaro… ecco quindi c‟è da<br />
insegnare queste strategie, c‟è da insegnare cos‟è <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e c‟è da fare… Facciamo questo corso, facciamo il<br />
manuale, nei quartieri genovesi - come diceva De Andrè - dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi… Ci<br />
sono 3 gruppi che rispondono. Uno al<strong>la</strong> foce, che è un quartiere verso <strong>la</strong> fiera del mare, dove facciamo due<br />
riunioni e poi finisce tutto. Un quartiere dove due <strong>per</strong>sone che avete conosciuto decidono di <strong>la</strong>vorare: uno<br />
psicologo, anzi una psicologa di La Spezia che decide di fare qualche cosa e un gruppo di Castelletto.<br />
I1: Centro est… sì, centro storico… In zona Casteletto comunque.<br />
I2: Non so come si definisce, un altro quartiere comunque genovese. Questo <strong>per</strong>ò parte molto dopo. Cioè come<br />
rodaggio ce ne mette. Mentre tutte queste cose succedono, vanno avanti, eccetera eccetera, il gruppo iniziale si<br />
spacca e io dico quello che penso - non bisognerebbe mai farlo - e quindi, naturalmente ci dividiamo, si dividono<br />
le strade. Loro continuano facendo altri corsi finanziati sempre dal<strong>la</strong> Regione, in varie parti del<strong>la</strong> Liguria. Io<br />
avevo spiegato che a mio avviso queste cose sedimentano se c‟è <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, c‟è un essere umano che vuole<br />
mettere qualcosa in gioco di sé stesso, altrimenti... Non <strong>per</strong>ché tu vai a par<strong>la</strong>re, fai il grillo par<strong>la</strong>nte, ottieni. E io<br />
credo che noi avessimo ragione, <strong>per</strong>ché loro [i membri di AFMA presenti all‟intervista] sono <strong>la</strong> dimostrazione<br />
proprio di questo <strong>per</strong>ché in Cornigliano nasce questo gruppo che incomincia a fare questi corsi e loro sono stati<br />
sul primo, secondo corso...<br />
I1: Primo. 2004. Il primo corso.<br />
I2: Loro partecipano al primo corso e ci si incontra lì, cioè io non conoscevo nessuno di voi, e lì dico che cosa<br />
penso, cioè, do una serie di indicazioni generali tra cui chiaramente quel<strong>la</strong> che ci si doveva mettere tutti quanti,<br />
quindi il problema dell‟associazionismo, che <strong>per</strong> uscire da questa profonda frustrazione si doveva fare qualche<br />
cosa, o<strong>per</strong>are, non solo par<strong>la</strong>re. E quindi ci <strong>la</strong>nciamo qualche idea. Che cosa si può fare, ect etc. E lì ci sono altre<br />
es<strong>per</strong>ienze in Italia, mi sembra in Veneto..<br />
I1: Sì,sì, noi siamo andati a visitare mi sembra all‟epoca a Monza...<br />
I2: Sì, ma quello era già un centro diurno...<br />
I1: Sì, esato, <strong>per</strong>ò es<strong>per</strong>ienze sì...<br />
I2: Sì, es<strong>per</strong>ienze di Caffè Alz... ecc, ecc. Si <strong>la</strong>sciano queste due possibilità: che cosa si può fare? Una molto più<br />
complessa.<br />
I1: Per quanto riguarda il Caffè era partito da un articolo che aveva trovato A. su un giornale di un Caffè<br />
Alzheimer di Brescia.<br />
I2: Ecco, io ricordavo che era da qualche parte nel nord.<br />
I1: Ce l‟abbiamo ancora oltrettutto quel... da qualche parte c‟è, nel nostro archivio storico...<br />
780
I2: Sì, sì, sicuramente c‟è. Anche <strong>per</strong>ché io l‟ho visto, me l‟hai fatto vedere... E discutemmo insieme e dicemmo<br />
“si può fare”...<br />
I1: Perché non fare il Caffè!?<br />
I2: Cioè quello che si poteva noi, cioè, soprattutto... E naturalmente ragionando e trasformandole in roba nostra,<br />
cioè nel senso facendo... non te lo so dire se impoverendolo o arricchendolo, ma trasformandolo secondo quelle<br />
che erano le nostre…<br />
I1: Le esigenze. Del territorio, più che altro... Esigenze delle nostre <strong>per</strong>sone, ecco.<br />
I2: Le capacità, le risorse finanziarie...<br />
I1: Ecco. Esatto.<br />
D: E chi eravate inizialmente?<br />
I2: E chi sono? Inzialmente c‟era G., L., te... A.<br />
I1: No, A. è arrivato dopo… An.<br />
I2: An.<br />
I1: D., L., mio cugino, <strong>per</strong>ché comunque L. viene da un‟altra es<strong>per</strong>ienza. Abbiamo avuto anche mio zio ma<strong>la</strong>to<br />
di SLA e dietro a questa cosa io trascinato comunque lui con noi...<br />
D: e quindi fondamentalmente...<br />
I2: 0 <strong>per</strong>sone...<br />
I1: La G., l‟A., <strong>la</strong> F. Sì, comunque una decina..<br />
D: Famigliari?<br />
I1: Sì, comunque una decina di <strong>per</strong>sone, che...<br />
D: Famigliari?<br />
I2: Non sempre, non tutti...1 o 2 no. Qualcuno s‟è già unito sul<strong>la</strong> spinta ideologica, emotiva, amicale...<br />
I1: Esatto. Perché così è ancora, vedi <strong>per</strong> esempio lei. [fa riferimento a I4, volontaria che svolge funzioni di<br />
segreteria <strong>per</strong> AFMA] Lei non ha avuto es<strong>per</strong>ienze...<br />
I4: Io sono arrivata 2 anni fa...<br />
I1: Ecco, lei è arrivata 2 anni fa… Però attraverso sempre qualcuno che ha avuto l‟es<strong>per</strong>ienza, qualcuno è<br />
arrivato <strong>per</strong>, comunque dare una mano, <strong>per</strong>ché crede in quello che noi diciamo e facciamo, e di conseguenza<br />
porta avanti...<br />
D: E invece dal punto di vista di professionisti o figure, tipo medici, oltre ai <strong>famiglia</strong>re chi c’era?<br />
I2: Dunque... Oltre me?<br />
I1: No, io direi ai corsi assolutamente nessuno... Diciamo che <strong>per</strong>ò chi ha organizzato, chi ha preso poi in mano<br />
l‟organizzazione di questo è stato il Comune, sia dell‟organizzazione dei corsi, sia... adesso io sto par<strong>la</strong> dei corsi,<br />
non di noi.<br />
I2: Il Comune fa una cosa diversa...<br />
I1: Esatto. Il Comune ha cercato di unire… <strong>per</strong>ché noi venendo da questi corsi, il Comune ha cercato di dare<br />
nozioni generali, ci siamo? Benché ci fosse comunque lui [I2, medico neurologo] e c‟è sempre lui come figura,<br />
ancora adesso nei corsi di Caregiver, <strong>per</strong>ò comunque a livello generale loro danno una nozione appunto, ripeto,<br />
generale. Cioè non è che tutti vengono dal professor R.... Ci sono altri centri UVA e loro danno libertà di scelta,<br />
cioè dicono sul territorio c‟è questo, e poi un <strong>famiglia</strong>re può decidere dove andare. Non è che si è circoscritta<br />
esclusivamente ad un certo fulcro, a un certo posto. Lo stesso <strong>per</strong> qualsiasi ente, cioè sia <strong>per</strong> quello che riguarda<br />
il sanitario sia <strong>per</strong> quello che riguarda il sociale.<br />
I2: Mmm, non ho capito bene. Siamo troppo prolissi?<br />
D: No, è <strong>per</strong>fetto. Sto solo cercando di capire io... chi eravate agli inizi.<br />
I2: Ecco, siamo solo questi. Ci vedi qua. Non devi chiedere altre liberatorie! Il comune sta facendo un‟altra<br />
o<strong>per</strong>azione... Nel Comune ci sono queste <strong>per</strong>sone di cui ti par<strong>la</strong>vo, e altre signore... tengo a specificare che<br />
questo è un aspetto molto femminile. Maschi io ne ho incontrati veramente pochi... Le quali sono convinte di<br />
poter sollecitare ancora di più nel territorio genovese questa condizione. E quindi il Comune decide di<br />
organizzare dei corsi, ne organizzano 3, e a questi corsi io chiaramente partecipo cercando di dare, insieme ad<br />
altri... in questo caso altri sanitari medici... Mentre quello era stato gestito da noi in prima <strong>per</strong>sona, dal<strong>la</strong> A al<strong>la</strong><br />
Z, in tutto e <strong>per</strong> tutto... Qui invece il Comune mi chiama <strong>per</strong> fare 2 chiacchierate, ecc ecc, ma chiama anche altri<br />
colleghi e in questo caso escono fuori anche altre <strong>per</strong>sone, <strong>per</strong> esempio quelli di Pegli.<br />
I1: Esatto. Sì.<br />
I2: In questo caso c‟è un maschio che si interessa di tutto e poi... e poi... poi altre figure ma ambigue, cioè nel<br />
senso dicono che avrebbero fatto, ma poi...<br />
781
I1: Sì, figure che vanno e vengono, <strong>per</strong>ché poi comunque, ripeto c‟è... Ci sono tanti piccoli nuclei che comunque<br />
si occupano sempre del<strong>la</strong> stessa cosa, di cui ci occupiamo noi, <strong>per</strong>ò più in modo su<strong>per</strong>ficiale... cioè, non lo so.<br />
I2: Non te lo so dire.<br />
I1: Noi cerchiamo di abbiamo cercato di portare avanti un certo pensiero, principio... e di dire vogliamo arrivare<br />
lì. Vogliamo fare questo e cerchiamo di farlo bene, senza che comunque nessuno ci potesse ostruire o distrarre<br />
dal nostro obiettivo. E ce l‟abbiamo fatta, nel senso che dobbiamo partire, che poi è il Centro Diurno, <strong>per</strong> capirci.<br />
Ma tanti sono partiti in altre situazioni, in altri momenti, forse anche le famiglie stesse non hanno risposto come<br />
hanno risposto le nostre o loro stessi non hanno trovato gli argomenti adatti e giusti <strong>per</strong> attirare comunque le<br />
famiglie, <strong>per</strong>ché qua non è comunque semplice, <strong>per</strong>ché è una ma<strong>la</strong>ttia che impegna, e se c‟è <strong>la</strong> presenza<br />
comunque del <strong>famiglia</strong>re ma<strong>la</strong>to, certamente tutto si protrae, il tempo “libero” è <strong>per</strong> il ma<strong>la</strong>to. Quindi noi in un<br />
certo senso abbiamo cercato come associazione di creare un ambiente dove poter portare anche il <strong>famiglia</strong>re.<br />
Quindi vedi subito il Caffè, in modo da avere noi <strong>la</strong> risorsa del caregiver, e allo stesso tempo il caregiver <strong>per</strong>ò<br />
stare tranquillo in quel momento <strong>per</strong>ché è col proprio <strong>famiglia</strong>re, e di poterlo comunque seguire, <strong>per</strong>ché poi il<br />
problema è quello. Cioè il problema di riuscire a fare le cose è proprio quello, cioè di non poter <strong>la</strong>sciare<br />
comunque il ma<strong>la</strong>to. Quindi altre realtà sicuramente sono partite...<br />
I2: Non come associazione <strong>per</strong>ò.<br />
I1: No. Infatti. Non come associazione.<br />
I2: Cioè quello che succede a Consigliano è una cosa che io dico sempre...<br />
I1: ...unica!<br />
I2: ...partico<strong>la</strong>rissima. Ha dell‟incredibile, <strong>per</strong>ché di nuovo trova un humus, un terreno molto fertile in alcune<br />
<strong>per</strong>sone. Se ci fossi stato io e G. e L. da soli non sarebbe successo niente, tutto sarebbe continuato con dei corsi,<br />
e invece si incontrano e questa è <strong>la</strong> trasformazione del<strong>la</strong> cosa. È chiaro <strong>per</strong>ché di nuovo succede quello che noi<br />
avevamo detto, cioè è il <strong>famiglia</strong>re... Tanto è vero che due cose diciamo a lei e a qualcun altro che partecipa ai<br />
corsi: uno, che dovete voi stessi diventare artefici di nuovi corsi. Cioè voi stessi vi dovete promuovere <strong>per</strong><br />
portare questa cultura diversa, cioè convincere gli altri che... Ti ricordi che io volevo che tu partecipassi ai<br />
corsi... poi... i tempi, <strong>la</strong> modalità... forse tu uno l‟hai fatto?<br />
I1: Sì uno, dove infatti poi ho trovato D., dove ho trovato gli altri...<br />
D: Come conduttrice?<br />
I2: Come facilitatrice... No, conduttrice no <strong>per</strong>ché...<br />
I1: Come presenza, come testimonianza...<br />
I2: Pensavamo che l‟istituzione dovesse essere responsabile. È chiaro? Cioè, nul<strong>la</strong> può uscire fuori<br />
dall‟istuzionalizzazione <strong>per</strong>ché altrimenti... Chi sei <strong>per</strong> fare...chiaro? Chi è il tuo referente? Perché tu stai<br />
facendo una porcheria... non lo stai facendo... è chiaro. In questo modo si potrebbe andare a seminare stragi<br />
piuttosto che rose. Ecco.<br />
I1: Esatto.<br />
I2: E quindi loro sempre in questa maniera... ci sono io, c‟è l‟istituzione, c‟è l‟assistente sociale, eccetera, loro si<br />
sono inserite. E questa è <strong>la</strong> prima. La seconda cosa, un obiettivo e quindi lei comincia a pensare che cosa si può<br />
fare <strong>per</strong> raggiungere un obiettivo. L‟obiettivo che noi ci eravamo fissati fin dall‟inizio era quello del centro<br />
diurno e di qui tutta una serie di cose. E quindi il Caffè Alzheimer è un accessorio, che poteva nascere come non<br />
nascere, ma l‟obiettivo è il centro diurno. Il grande obiettivo dell‟associazione è il centro diurno. Tant‟è vero che<br />
io entro un po‟ in dissonanza con l‟associazione Alzheimer. Che se <strong>la</strong> prende con me <strong>per</strong>ché favorisco <strong>la</strong> nascita<br />
di una nuova associazione e questo ha fatto sorgere un gran casino. Perché loro dicevano di tutto. C‟è bisogno di<br />
tutto meno che di nuove associazioni. Io faccio notare loro che il problema è diverso, un pochino più complesso<br />
<strong>per</strong>ché il tipo di organizzazione che ti dai te <strong>la</strong> dai a seconda dei tuo obiettivi. Loro mi chiamano, mi convocano<br />
dicendo noi abbiamo fatto il primo centro diurno. Lei l‟ha sentito dire da queste <strong>per</strong>sone un sacco di volte.<br />
L‟hanno detto moltissime volte tutta questa storia. Io lo so <strong>per</strong>ché ho fatto nascere l‟associazione Alzheimer. Io<br />
sono andato a firmare dal notaio. So tutto, soltanto che questa era una condizione diversa, in cui servivano altri<br />
<strong>per</strong>sonaggi, meno storia più libertà di manovra, meno legati, diciamo e quindi una cosa più giovane, più arzil<strong>la</strong>,<br />
fresca. L‟associazione Alzheimer è un po‟ decrepita, nonostante io continui a dire al<strong>la</strong> gente che loro ci sono.<br />
Ecco. Questo è. Loro nascono e <strong>la</strong>nciano questo obiettivo del centro diurno. Si fanno tutta una serie di cose.<br />
Scriviamo programmi su programmi...<br />
I1: Si fa il progetto, presentato al<strong>la</strong> Regione...<br />
I2: Cerchiamo finanziamenti…<br />
I1: ...finanziamenti…<br />
I2: La Regione cambia colore?<br />
I1: [ride] ...<strong>per</strong>ché coi colori qua, cioè… è bellissimo… tum… tutto fermo! tutti fermi! cambia colore!<br />
I2: Cambia colore... vabbè insomma, che poi… in una maniera o nell‟altra… tra un colore e l‟altro ce <strong>la</strong> si fa…<br />
Credo che ci sono almeno tre progetti, no? Di cui uno quasi esecutivo, arriva quasi in fondo, abbiamo dei disegni<br />
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ellissimi fatti da un architetto del Comune, no? Il primo con i giardini… Tutto pronto… e invece lì non è<br />
cambiato colore ma è cambiato il progetto! [ride]<br />
I1: Addirittura, cioè proprio, ci hanno sbattuto…<br />
I2: Dice: fermi tutti, abbiamo sbagliato, non è qui ma è da un‟altra parte...<br />
I1: Anzi, <strong>la</strong> nostra anomalia secondo me, vista sempre da familiare, ecco. Io comunque cerco, benché poi si sia<br />
creata l‟associazione, si sia creato tutto un iter partico<strong>la</strong>re, <strong>per</strong>ò io cerco di non <strong>per</strong>dermi di vista, ecco… il… se<br />
dovessi vedere al di fuori quest‟associazione direi che... è tanto facente parte di quel<strong>la</strong> che è l‟istituzione, cioè<br />
noi crediamo che l‟istituzione… di comunque continuare a col<strong>la</strong>borare con l‟istituzione e di fare spesso e<br />
volentieri, di arrivare anche all‟idea diciamo e al<strong>la</strong> convinzione di fare dterminate cose entrando dal<strong>la</strong> porta di<br />
servizio ecco, <strong>per</strong>ché, spesso e volentieri ci si batte <strong>per</strong>ché ovvio si capisce che le cose non vanno fatte così, che<br />
è tutto sbagliato, che è tutto nero… Invece noi partiamo dal dire: no! Vediamo insieme se si può fare qualcosa e<br />
se possiamo insieme raggiungere l‟obiettivo, <strong>per</strong>ché a noi quello che interessa non è <strong>la</strong> targa sul<strong>la</strong> porta, ma è <strong>la</strong><br />
serenità delle <strong>per</strong>sone, cioè cercare veramente di dare una mano a queste famiglie e a questa ricerca e a quello<br />
che è veramente <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia… ecco… di far capire che noi abbiamo passato dei momenti veramente tragici e che<br />
sono inspiegabili, che non sono raccontabili e di conseguenza trasmetterlo attraverso altre cose… Il <strong>per</strong>no<br />
ovviamente come in tutto sono i soldi, <strong>per</strong>ché se mancano quelli non si può fare niente, <strong>per</strong>ò cerchiamo di… di<br />
trovare, di avere le capacità possibili, interrogando tante <strong>per</strong>sone, conoscenze… e portare avanti i nostri progetti,<br />
il progetto del Centro Diurno che è stato redatto dal professor R., presentato dall‟associazione in Regione<br />
attraverso un assessore che è stato l‟assessore R. ai servizi sociali, quindi, dato al Comune, presentato in<br />
Regione, sono stati stanziati 400 000 euro dai fondi europei immediatamente senza battere ciglio, quando si dice<br />
sempre: soldi non ce ne è. Ecco, quindi, noi comunque, nel<strong>la</strong> nostra serietà l‟abbiamo portato avanti e<br />
continuiamo cioè finchè riusciremo ad aprire questo centro, <strong>per</strong>ché il progetto l‟abbiamo presentato nel maggio<br />
del 2007 e… stanno terminando adesso il Centro Diurno.<br />
D: Che rimane in che zona?<br />
I1: nel Ponente genovese<br />
I2: Sestri Ponente, Vil<strong>la</strong> Viganego.<br />
D: Quindi c’è fisicamente adesso?<br />
I1: C‟è eccome!<br />
D: …e scommetto pure che è bello!<br />
I2: no, no ecco, non si può dire che è bello… Non è quello che pensavamo noi...<br />
I1: Volevamo un grande prato con una casa...<br />
I2: Noi avevamo un progetto… che era un progetto che avevamo discusso con questo architetto tutti quanti<br />
insieme che poggiava su alcune ipotesi: open space, luci fatte in una maniera… le tende eccetera eccetera…<br />
modalità di evitare che ci fossero degli ambienti troppo cangianti, insomma… gli spazi servivano <strong>per</strong> il ma<strong>la</strong>to e<br />
<strong>per</strong> tutti gli altri: famiglie, popolo… cioè…<br />
D: Quindi avevate pensato ad una struttura che fosse in qualche modo… a<strong>per</strong>ta al<strong>la</strong> comunità.<br />
I1: Polifunzionale!<br />
I2: Pensi che ieri mi ha telefonato una <strong>per</strong>sona… una solita telefonata vicino a noi… che hanno portato un… il<br />
papà al centro diurno quello al Duchessa di Galliano, quello a Conegliano, ha chiesto dove… dice che hanno<br />
passato un cancello e una saletta…<br />
I1: Sì, sì, allora è quello lì.<br />
I2: Dove quest‟uomo, il parente, ha dato di matto, ciò significa che è andato in una confusione bestiale, <strong>per</strong>ché<br />
l‟hanno portato, scaricato e se ne sono andati…<br />
I1: Oddio, ma come si fa!<br />
I2: è chiaro che nei confronti di questo ma<strong>la</strong>to, <strong>la</strong> struttura non può fare un‟o<strong>per</strong>azione di quel genere… è<br />
inammissibile… Cioè dentro queste strutture il ma<strong>la</strong>to va immesso come va immesso il bambino nell‟asilo…<br />
nel<strong>la</strong> stessa identica maniera <strong>la</strong> mamma rimane due giorni, tre giorni, quattro giorni, anche una settimana, se le<br />
insegnanti… ritengo opportuno...<br />
I1: Ma non solo <strong>per</strong> il bambino, anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> mamma… <strong>per</strong>ché di solito, io lo dico come mamma in questo<br />
caso...<br />
I2: anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> mamma... Quando mi hanno portato all‟asilo non avevo <strong>la</strong> mamma, <strong>per</strong>ché io non avevo <strong>la</strong><br />
mamma, mi hanno portato <strong>per</strong> le orecchie e io me ne sono uscito…<br />
I1: Meschino! E lo stesso <strong>per</strong> il familiare, <strong>per</strong>ché non è solo <strong>per</strong> cioè…<br />
I2: Cioè bisogna pensare... Cioè, il Centro, non è un posto in cui tenere gli amma<strong>la</strong>ti che <strong>la</strong> gente non vuol<br />
guardare <strong>per</strong>ché c‟è da vergognarsi...<br />
I1: Bravo!<br />
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D: Cioè non è un parcheggio?<br />
I2: Non è un parecheggio… ma essenzialmente non è un posto dove l‟amma<strong>la</strong>to è tenuto. Questa paro<strong>la</strong> si<br />
trasforma in “con-tenuto”, e <strong>la</strong> contenzione è chimica, non solo fisica… cosa che avviene, purtroppo, e non<br />
raramente, ma è chimica... Noi abbiamo dovuto fare due o tre interventi <strong>per</strong>ché ci era stata denunciata questa<br />
contenzione chimica… Vabè, noi non faremo questo.<br />
D: E quindi appunto com’è questa struttura?<br />
I2: Bè questa struttura non è questo sogno che noi avevamo... è... sono stanze più o meno limitate, non abbiamo<br />
quindi questo grande spazio dove le <strong>per</strong>sone possono convivere, abbiamo delle stanze… e lei capisce bene che,<br />
nel<strong>la</strong> stanza lei che fa, mica mette… come le mucche dentro, li stipa… nel<strong>la</strong> stanza è un po‟ strano starci, giù al<br />
piano terra, quanti… quindici?<br />
I1: Una quindicina di <strong>per</strong>sone… Purtroppo ci siamo dovuti adattare, questo appunto <strong>per</strong> collegarmi… Noi ci<br />
siamo dovuti adattare a strutture già esistenti, <strong>per</strong>ché dal momento in cui c‟è stata quest‟idea di voler fare il<br />
Centro Diurno a Genova <strong>per</strong>ché comunque è giusto che anche noi si abbia questo posto, no? Dove ce ne era già<br />
altri in altre regioni, appunto, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, etc… quindi, si può fare a Genova? Sì.<br />
Come ci possiamo muovere? Come possiamo trovare i locali? Ecco a quel punto lì ci siamo rivolti al Comune<br />
I2: Ecco scusa A. [I1, presidente AFMA], una cosa che non ti ha detto è che l‟essenza di questo centro non è<br />
tanto che è diverso dagli altri… <strong>la</strong> diversità da tutti i centri diurni, che a Genova ce ne sono tanti di centri diurni<br />
come dap<strong>per</strong>tutto… quindi, <strong>per</strong>ché un altro centro diurno? Un altro centro diurno <strong>per</strong>ché noi riteniamo che lì<br />
dentro andremo a sviluppare delle tecniche, delle tecniche che saranno verificate e verificabili, cioè con un<br />
criterio scientifico. Chiaro, no? Questo è il… contenuto… <strong>la</strong> base… quindi si fa degli interventi che noi<br />
sappiamo non sono riabilitativi, sono degli interventi che cercano di mantenere uno status quo il più a lungo<br />
possibile… e si fa un intervento monitorato sul ma<strong>la</strong>to e sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e quindi si va a control<strong>la</strong>re quanto <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> migliora e quanto questo miglioramento delle condizioni generali porta ad un miglioramento del<strong>la</strong> vita<br />
del ma<strong>la</strong>to. Quindi, tutti e due migliorano <strong>la</strong> propria esistenza. Come? Attraverso una serie di interventi mirati ed<br />
ecologici sui ma<strong>la</strong>ti.<br />
D: Ovvero? Cioè una cosa che mi interessa sa<strong>per</strong>e è innanzitutto chi si occu<strong>per</strong>à, immagino voi, di questo<br />
monitoraggio in itinere delle famiglie<br />
I2: Certo, certo. Tanto è vero che questo centro non è fatto… <strong>per</strong> succhiare soldi, <strong>per</strong> rendere noi ricchi, questa <strong>la</strong><br />
prima cosa…<br />
I1: Anzi, <strong>per</strong> aiutare proprio le famiglie.<br />
I2: Cioè, il problema che con A. che ogni tanto ci poniamo…<br />
I2: Renderlo gratis <strong>per</strong> noi sarebbe <strong>la</strong> cosa più bel<strong>la</strong>...<br />
I2: Cioè è che noi vorremmo renderlo gratis… chiaro che non potremo, non tanto <strong>per</strong>ché non vogliamo, ma<br />
<strong>per</strong>ché dentro noi avremo uno psicologo 30 ore… al<strong>la</strong> settimana, cioè… non l‟hai mai visto… cioè, quello che<br />
abbiamo organizzato è una cosa che non esiste… Per esempio, io ho discusso con un gruppo dell „ITI, Istituto<br />
italiano tecnologia‟... Io non ve l‟ho ancora detto <strong>per</strong>ché non c‟è ancora il progetto, ma appena ci sarà il progetto<br />
ne discuteremo… <strong>per</strong> far diventare il nostro centro uno dei punti <strong>per</strong> un progetto di alta tecnologia <strong>per</strong> il ma<strong>la</strong>to e<br />
<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, capito? E avere lì un ambiente dove provare lì queste protesi, di cui alcune noi abbiamo già <strong>la</strong>vorato<br />
con <strong>la</strong> Normale di Pisa, abbiamo già fatto il robottino… Te lo ricordi il cane?<br />
I1: Sì, me lo ricordo, mi è rimasto impresso.<br />
I2: Noi abbiamo costruito un robot che salutava e che nel tempo ti avrebbe aiutato a… dare le medicine, a<br />
prendere le medicine, a ricordarti le medicine, a control<strong>la</strong>re il frigorifero, a control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> luce, il gas, a vedere se<br />
cadevi, ad avvertire <strong>la</strong> polizia o i vigili del fuoco se tu eri sdraiato <strong>per</strong> terra...<br />
D1: Quindi questo <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona affetta da Alzheimer che vive so<strong>la</strong>…<br />
I2: Si anche se non è affetta da Alzheimer… diciamo che vive da so<strong>la</strong>, una <strong>per</strong>sona anziana… non <strong>per</strong>fetta! Non<br />
più <strong>per</strong>fetta… Non più compleatamente autosufficiente… quindi noi <strong>la</strong>voriamo <strong>per</strong> costruire queste strutture,<br />
questi device…<br />
D: Mi veniva in mente: quali criteri di benessere avete utilizzato non tanto <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona affetta da<br />
Alzheimer, ma <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>…?<br />
I2: Mah… poi ti diamo un manuale. Loro te lo possono dire... Qual è il benessere, <strong>per</strong>ché diamo benessere?<br />
I1: Perché diamo il benessere?<br />
D: Per le famiglie, <strong>per</strong> i <strong>famiglia</strong>ri, che cos’è...<br />
I1:Bè intanto sicuramente <strong>la</strong> prima cosa che mi viene in mente è il fatto di non sentirsi soli… <strong>per</strong>ché comunque<br />
questa ma<strong>la</strong>ttia porta veramente all‟iso<strong>la</strong>mento del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e al<strong>la</strong> depressione. Quindi il fatto di riuscire<br />
comunque ad avere e a continuare una vita - tra virgolette – sana, quello che comunque è <strong>la</strong> vita quotidiana,<br />
quello secondo me è già <strong>la</strong> base e <strong>la</strong> cosa più importante, <strong>per</strong>ché… Non, non sentirsi diversi… non avere una<br />
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diversità all‟interno del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>… <strong>per</strong>ché comunque questa ma<strong>la</strong>ttia fa sentire diversi… e crea una diversità<br />
all‟interno soprattutto <strong>per</strong>ché poi il malcontento è proprio quello non solo con chi ci sta in giro, ma proprio<br />
all‟interno del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, quindi ci sono delle partico<strong>la</strong>rità che bisogna capire. Quindi noi in un certo senso noi<br />
riusciamo a dare questo: chi ha già vissuto l‟es<strong>per</strong>ienza e chi si unisce al gruppo e chi si unisce a questo progetto<br />
sia del Caffè, che del Centro Diurno, <strong>per</strong>ché comunque pensiamo… Il Caffè l‟abbiamo fatto nascere proprio <strong>per</strong><br />
dare al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> un senso di sicurezza, cioè il senso di dire: il Caffè è <strong>la</strong> porta al Centro Diurno è <strong>la</strong> porta del<br />
Centro Diurno. Perché comunque <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ha questa negatività nel momento in cui deve decidedere di portare<br />
il familiare, che poi non deve essere una decisione presa categoricamente <strong>per</strong>ché ormai uno è saturo e non ce <strong>la</strong><br />
fa più, deve far parte del preventivo, deve far parte del <strong>per</strong>corso, cioè come purtroppo si entra nel tunnel con<br />
questa ma<strong>la</strong>ttia, quindi il geriatra, il medico, chi consiglia di portare il ma<strong>la</strong>to in un Centro UVA e da lì seguire<br />
un certo iter <strong>per</strong>ché poi le cose si susseguono una con l‟altra, anche l‟entrata nel Centro Diurno dovrebbe essere<br />
quasi immediata. Cioè il fatto di aiutare una <strong>per</strong>sona ma<strong>la</strong>ta di Alzheimer dovrebbe essere subito, <strong>per</strong>ché in quel<br />
momento che si può fare qualcosa, è in quel momento che accompagni <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> neò <strong>per</strong>corso che dura decenni<br />
<strong>per</strong>ché comunque è una ma<strong>la</strong>ttia lunghissima e problematica… Quindi sì, il Centro Diurno deve servire <strong>per</strong><br />
quello e <strong>la</strong> presenza dell‟associazione è proprio <strong>per</strong> quel motivo lì… Poi ognuno ha il suo compito…<br />
I2: In ogni caso l‟associazione, più del Centro Diurno, svolge volontariato…<br />
I1: Certo. Per forza!<br />
I2: Cioè, voglio dire, una cosa è dire quello che ti dicevo, dell‟asilo nido, dove <strong>la</strong> mamma porta il bambino e sta<br />
lì… una cosa è avere a che fare con <strong>per</strong>sone adulte, quindi è chiaro che se tu hai una struttura che deve<br />
funzionare <strong>per</strong> certe cose… esempio: l‟ora di ginnastica, c‟è qualcuno che va a fare dei movimenti, qualche<br />
cosa… è chiaro che con i familiari presenti ci sarà uno o più volontari che parleranno, faranno, cercheranno di<br />
alleviare un po‟ <strong>la</strong> sofferenza o continuare a raccontare qualche cosa circa... Poi, come ti dicevo, <strong>la</strong> cosa più<br />
importante è di modificare l‟atteggiamento dei familiari… Il <strong>famiglia</strong>re spessissimo è convinti che il ma<strong>la</strong>to è un<br />
cattivo. Se non proprio un cattivo, uno che insomma… non ci picchia tanto, non tanto <strong>per</strong>ché in certi momenti<br />
può diventare violento e tirarti un cazzotto... ma proprio <strong>per</strong>ché non è più quello. Alcune delle <strong>per</strong>sone vicine a<br />
noi, no? Io ricordo l‟anno scorso, c‟era una dolcissima signora qui da noi, mi diceva del marito e tu lo capisci<br />
che c‟è ancora moltissimo <strong>la</strong>voro da fare sul<strong>la</strong> signora <strong>per</strong> cercare di farle prendere coscienza che il fatto che il<br />
marito parli incessantemente è un problema del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e che il marito non è responsabile assolutamente di<br />
niente...<br />
I1: Sì <strong>per</strong>ché poi subentra questo rapporto morboso tra familiare e ma<strong>la</strong>to e <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> il familiare è molto pesante<br />
questa situazione <strong>per</strong>ché certamente alle volte si vuol capire e… altre volte no! Ecco e quindi…<br />
I2: Quindi c‟è un <strong>la</strong>voro durissimo no? Altrimenti non cambi <strong>la</strong> strategia… Noi facciamo così: sappiamo che in<br />
una struttura genovese, i medici di questa struttura danno una so<strong>la</strong> medicina, poi c‟è da domandarsi <strong>per</strong>ché nel<br />
mondo del<strong>la</strong> sanità succedano queste cose, come altri colleghi in un altro quartiere genovese, ovvero si usa un<br />
solo prodotto… A questa <strong>famiglia</strong>, può darsi che non succeda <strong>per</strong> tutti, ma a questa <strong>famiglia</strong> è stato detto che<br />
solo da un caso vengono fatte determinate cose, come <strong>per</strong> esempio i corsi… <strong>per</strong>ché vedi, le famiglie sono<br />
piuttosto disorientate <strong>per</strong>ché poi improvvisamente vengono a sa<strong>per</strong>e un‟altra informazione, si incontra <strong>per</strong> caso e<br />
viene a sa<strong>per</strong>e che a Conegliano è il Comune, addirittura l‟Istituzione che organizza corsi, non so… Hai<br />
capito?Per caso viene qui, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> una ragione o <strong>per</strong> l‟altra viene indirizzata e scopre che noi facciamo corsi!<br />
Hai capito com‟è? La situazione del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> è di disorientamento totale <strong>per</strong>ché non esiste un punto<br />
centralizzato al quale chiedere le informazioni e non avere delle informazioni false e tendenziose, ecco.<br />
I1: Ma <strong>per</strong>ché bisogna, io, certamente, noi è meno che ci occupiamo di questo rispetto a lui ed in un modo<br />
diciamo da spettatori, no? Ecco, e comunque in un modo da protagonisti. Secondo me c‟è solo un punto di<br />
partenza: il medico di <strong>famiglia</strong>. Cioè fin che non ci si mette in testa che è lui che deve dare l‟informazione…<br />
Allora bisogna partire da qualcuno, da un <strong>per</strong>no… Chi è vicino al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>? Chi è che ha questa possibilità?<br />
Non è <strong>la</strong> parrocchia, non è <strong>la</strong> vicina, non è il farmacista, non è pinco pallino? Chi è? Il medico di <strong>famiglia</strong>.<br />
D: Però questo purtroppo avviene molto raramente…<br />
I1: No! Questo non avviene!<br />
D: Appunto.<br />
I1: Nel mio caso <strong>per</strong> esempio è avvenuto <strong>per</strong> fortuna, <strong>per</strong>ò… Non deve essere un caso! Cioè, allora… si fanno<br />
convegni, si fanno incontri, si par<strong>la</strong>, che ne parlino tutti! Ognuno si prendere i propri meriti, ma va bene…<br />
l‟importante è veramente che queste <strong>per</strong>sone abbiano veramente sollievo, cioè, ognun ne può par<strong>la</strong>re, ma bisogna<br />
partire da una <strong>per</strong>sona che è quel<strong>la</strong> che dà l‟informazione… E poi uno decide, sceglie quello che è più vicino,<br />
quello che è più comodo, quello che è più idoneo <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua <strong>famiglia</strong>… Si fa già <strong>per</strong> tante altre cose. Appunto,<br />
nasciamo e sappiamo già che dobbiamo… Questo è uno dei tanti doveri, cioè sa<strong>per</strong>e che… se siamo ma<strong>la</strong>ti<br />
andiamo dal medico… e il medico <strong>per</strong>ché non ci dà quell‟informazione?<br />
I4: Le informazioni sul<strong>la</strong> salute le deve dare lui!<br />
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I1: Le deve dare lui! È inutile! Io penso che non ci arriveremo mai, in nessun altro modo, e continuerà e<br />
continueremo a branco<strong>la</strong>re nel buio finchè vorranno farci branco<strong>la</strong>re nel buio… <strong>per</strong>ché ci vogliono… è una<br />
volontà… non so di chi...<br />
I3: Sì c‟è una disinformazione enorme… e poi ci aggiungi anche il silenzio e <strong>la</strong> vergogna a volte delle famiglie,<br />
aggiunto a questo, che magari non si vogliono aprire, sono chiuse, non riescono a sfogarsi…<br />
I4: Perché assunta come una vergogna una ma<strong>la</strong>ttia mentale…<br />
I3: Perché assunta come una vergogna una ma<strong>la</strong>ttia mentale… che ce ne è tante di <strong>per</strong>sone così… e se lì non<br />
interviene il medico che ti aiuta a su<strong>per</strong>are queste difficoltà, rientri in crisi totale.<br />
I1: Secondo me sono i medici di <strong>famiglia</strong>, ma lo dico proprio con… convinzione, <strong>per</strong>ché è con lui che il<br />
familiare par<strong>la</strong> in quel momento e ha confidenza. È l‟unico con cui può par<strong>la</strong>re. Addirittura alle volte nemmeno<br />
con lo stesso familiare… abbiamo genitori che non lo dicono ai figli… Cioè si accorgono che il proprio coniuge<br />
fa qualcosa di sbagliato e non lo dicono ai figli, <strong>per</strong>ché sono già fuori casa e non si rendono conto tanto, e a chi<br />
lo dicono? Chi è che può? Quel care-giver, da chi si può far aiutare? Perché ha vergogna di dirlo, ha vergogna<br />
<strong>per</strong> quello che fa, di mettere in mostra il proprio caro, il proprio congiunto in una situazione… è il medico. Da<br />
chi vanno? Dal medico, cioè, se noi stiamo male da chi andiamo? Dal medico.<br />
I3: E poi il medico è un ambiente familiare. La cosa importantissima che ho pagato sul<strong>la</strong> mia pelle è quel<strong>la</strong> dei<br />
miei fratelli è imparare a fare il genitore dei proprio gentiori ed è una cosa difficile. Realizzabile se <strong>per</strong>ò hai un<br />
aiuto e una col<strong>la</strong>borazione e delle famiglie sane. Perché purtroppo poi il problema si amplifica se non hai delle<br />
famiglie sane alle spalle, famiglie che funzionano, che poi, come diceva lei, uno non vapuò andare dal figlio<br />
<strong>per</strong>ché... Ecco, subentrano tutta una serie di problematiche che ti portano a queste conclusioni… Però il nocciolo<br />
del<strong>la</strong> questione del ma<strong>la</strong>to, se lo vuoi gestire bene, è imparare a fare il genitore dei tuoi genitori. Perché il ma<strong>la</strong>to<br />
poi diventa un bambino. E tu devi curarlo, devi seguirlo. Nel senso, non c‟è ... con qualsiasi metodo, devi cercare<br />
di stargli dietro.<br />
D: Quindi, secondo voi, quello che fate con l’Alzheimer Caffè e che farete con le attività del Centro Diurno<br />
va anche in questa direzione?<br />
I3: Sì... Almeno, quello che è nel nostro spirito è non far passare ad altri quello che abbiamo passato noi,<br />
innanzittutto… Ma in tutti, nl senso che poi ci sono situazioni difficili, diverse, complicate, che non riesci a<br />
gestire. Però <strong>la</strong> realtà è questa: aiutare queste famiglie a dare un aiuto concreto, sa<strong>per</strong>e magari che lì al<br />
pomeriggio riescono a staccare <strong>per</strong> tre ore da quei momenti in cui sei chiuso in casa, non sai cosa fare, seduto<br />
sul<strong>la</strong> seggio<strong>la</strong> a guardare il soffitto… Vengono giù e si trasformano. Sempre logicamente considerando il<br />
decorso del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, <strong>per</strong>ché ci sono le varie fasi del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia... <strong>la</strong> fase prima, <strong>la</strong> fase seconda, già al terzo<br />
stadio son discorsi molto più complicati...<br />
D: Mi interessa una cosa in partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> vostra es<strong>per</strong>ienza, visto che voi siete stati o magari siete<br />
ancora familiari di <strong>per</strong>sone ma<strong>la</strong>te di Alzheimer…<br />
I3: Io ho avuto sia il papà che <strong>la</strong> mamma… Tutti e due. Quindi <strong>per</strong> diciassette anni ho vissuto con l‟Alzheimer,<br />
fino all‟aprile dell‟anno scorso in cui è mancata <strong>la</strong> mamma. E quindi ho avuto un‟es<strong>per</strong>ienza molto dura, pesante,<br />
io e i miei fratelli. Però abbiamo gestito a casa sia papà che <strong>la</strong> mamma, tutti e due, con una serenità... tra<br />
virgolette... <strong>per</strong>ché ogni tanto scappa... E <strong>la</strong> fortuna di avere delle <strong>per</strong>sone vicino che hanno capito quale era il<br />
nostro problema...<br />
D: Le <strong>per</strong>sone vicino sono gli amici…?<br />
I3: Le nostre mogli, le nostre mogli, i nostri figli e tutte le altre <strong>per</strong>sone. Se hai un ambiente sano dove poter<br />
<strong>la</strong>vorare, riesci a gestir<strong>la</strong> bene, se non hai un ambiente familiare sereno, subentrano problemi su problemi…<br />
D: Ecco, mi chiedo: visto che sono stati lunghi anni di cure, di assistenza faticose, dolorose, insomma, tutto<br />
quello che comporta... Che cosa è che poi spinge a rimanere poi in qualche modo ancora legati a<br />
quest’idea di Alzheimer... Cioè uno potrebbe dire: ora basta, non ne voglio più sentir par<strong>la</strong>re, ora parto,<br />
me ne vado sei mesi nelle Filippine, al mare!<br />
I3: Bisogna, bisogna vedere come <strong>la</strong> si è vissuta. Io, con i mie fratelli, con mia mamma abbiamo avuto delle<br />
es<strong>per</strong>ienze bellissime. Quindi io, rispetto ai miei fratelli, ho fatto una scelta di vita, ho detto: dedicherò un po‟ del<br />
mio tempo libero.. Sono andato in pensione <strong>per</strong> stare dietro al<strong>la</strong> mamma. Potevo andarci, ci sono andato. E ho<br />
fatto una scelta, <strong>per</strong>ché a questo punto il mio tempo libero piuttosto che andare a pescare o stare al bar a giocare<br />
a carte preferisco così… dedicarlo alle <strong>per</strong>sone che hanno bisogno. Ma non è una questione di protagonismo.<br />
Perché vedere delle <strong>per</strong>sone così fa male, ma fa male veramente, <strong>per</strong>ché rivedi sempre i tuoi genitori negli altri.<br />
E quindi...<br />
I4: Mmm non so...<br />
I2: Dico <strong>la</strong> mia? Non far passare ai miei figli quello che ho passato io. Cercare di fare qualcosa <strong>per</strong> loro, fare<br />
qualcosa <strong>per</strong> i giovani, <strong>per</strong>ché comunque... Allora, ognuno di noi ha diritto al<strong>la</strong> propria vita. Sicuramente il fatto<br />
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di donarsi agli altri, soprattutto a un familiare, un padre, una madre, che ti ha cresciuto, che comunque ti ha dato<br />
<strong>la</strong> vita... Quindi, il riconoscimento sicuramente ci deve essere. Però non ci deve essere un annientamento,<br />
soprattutto negli anni proprio in cui comunque uno si crea il suo <strong>per</strong>corso, ecco. Io ho sofferto, ho sofferto del<strong>la</strong><br />
ma<strong>la</strong>ttia di papà… <strong>per</strong>ché comunque mi ero appena sposata, avevo appena avuto i miei figli... e quindi... <strong>per</strong><br />
scelta mi sono dedicata a lui, ho rischiato il mio matrimonio, ho rischiato tante cose... Però, ecco, penso che sia<br />
giusto così. Però che ci sia un'istituzione, che ci sia qualcuno che ci possa dare una mano. Io avrei cmq curato<br />
mio papà in un altro modo e so che non gli avrei fatto mancare assolutamente nul<strong>la</strong>. E l'importanza, che dicevo<br />
prima, è il fatto di far capire alle <strong>per</strong>sone di portare una <strong>per</strong>sona, “portare” non “mettere” come se fossero dei<br />
contenitori. Il centro diurno sembra un contenitore come del resto anche l'RSA... Portare una <strong>per</strong>sona in un luogo<br />
del genere, non significa abbandonarlo, anzi spesso e volentieri... Almeno, io sono più sicura di poterlo portare in<br />
un posto così, che tenerlo a casa <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> casa è piena di <strong>per</strong>icoli, a un certo punto. Papà si è rotto un femore.<br />
Sicuramente se lo doveva rom<strong>per</strong>e anche se non aveva l'Alzheimer, anche se non era quello che era... Però si è<br />
rotto il femore, secondo me, <strong>per</strong>ché era stato <strong>la</strong>sciato in un determinato modo in una determinata condizione, può<br />
succedere anche nel centro diurno non lo metto in dubbio <strong>per</strong>ò certe cose chissà si possono limitare? Noi<br />
pensiamo probabilmente di si, ecco io lo faccio e io mi sento di portare avanti questo discorso proprio <strong>per</strong> il<br />
futuro, <strong>per</strong> il futuro delle <strong>per</strong>sone che purtroppo si ammaleranno e di chi le dovrà curare.<br />
I2: C'è una vena di... D'altronde è una domanda “subtle”, sottile... Perché c'è da domandarsi allora <strong>per</strong>ché gli<br />
esseri umani fanno... eh... ti sembra... le spinte che portano gli umani a fare determinate cose sono molteplici,<br />
no? Vengono da tantissime cose, direbbe [incomprensibile], da marcatori somatici qualcosa c'è <strong>per</strong>ché altrimenti<br />
nn ci sarebbe questa incredibile e fantastica diversità, in questa stanza ci sono sei esseri umani diversi,<br />
assolutamente non assimi<strong>la</strong>bili se non <strong>per</strong> piccole cose... quindi sicuramente loro hanno espresso... in più, che<br />
vuoi che ti dica? L'educazione... penso sia importante, quello che le famiglie hanno insegnato... altrimenti lui<br />
faceva il naziskin e non era qui (ride)<br />
(risate)<br />
D: O l'ultrà!<br />
I2: Sì, o l'ultrà... cioè voglio dire no... ma io penso che c'è qualche cosa che ci rimande dentro...<br />
D: No, <strong>per</strong>ò era appunto questa <strong>la</strong> cosa interessante: ci sono molte <strong>per</strong>sone <strong>per</strong>sone, molti <strong>famiglia</strong>ri che<br />
hanno es<strong>per</strong>ienze di Alzhaimer in casa, ma non tutti decidono di spendersi <strong>per</strong> altri <strong>famiglia</strong>ri, <strong>per</strong> altri<br />
ma<strong>la</strong>ti, di riorganizzarsi...<br />
I2: Quasi nessuno. Certo è <strong>per</strong>ché non hanno incontrato quello che ti dicevo. Cioè se lei non avesse incontrato<br />
me e io non avessi incontrato te...<br />
I3: E anche l‟educazione...<br />
I1: Ma anche una base di educazione probabilmente... di non so e poi comunque di incontro, <strong>per</strong>ché se non ci<br />
fossimo incontrati...<br />
I2: Non c‟è niente da fare: è un fatto, sarà stato scritto nel destino, che ne so io... Però non te lo so dire, io ho<br />
incontrato quattro <strong>per</strong>sone con le quali ho convissuto questa es<strong>per</strong>ienza decennale, mica ne ho incontrate<br />
centomi<strong>la</strong> eh... Eppure ti posso assicurare che proprio adesso, quel<strong>la</strong> telefonata era una che mi ha visto in<br />
televisione... Hai capito che voglio dirti? La possibilità...<br />
I3: Io ho conosciuto voi un anno prima che morisse <strong>la</strong> mamma.<br />
I1: Eh si...<br />
I3: Quindi non è che ho cominciato... ho cominciato nel '92 con papà e ho conosciuto loro e tutte le<br />
problematiche un ano dopo, nel 2008 quanto sono entrato a far parte dell‟AFMA.<br />
I2: Come vedi ci sono condizioni fortuite, ci sono cose... volontà... cioè da qualche parte ci devono essere delle<br />
volontà, e da qualche parte deve avere qualcosa dentro che... Vedi, da questa inchiesta usciva chiaramente fuori<br />
quello che ti dicevo il 3%, mi sembra il 3-4% dice “sì sì vorrei che morisse” e questa domanda... <strong>per</strong>ché non c‟è<br />
questa risposta? Che poi è una risposta che a un certo punto del<strong>la</strong> “non vita” <strong>per</strong>ché al<strong>la</strong> fine questa ma<strong>la</strong>ttia non<br />
è vita. Io ieri sono uscito da una discussione e si è avvicinata una collega magnifica dal mio punto di vista,<br />
<strong>per</strong>ché finalmente era felice, <strong>per</strong>ché poteva finalmente far morire <strong>la</strong> gente felice. Perché <strong>per</strong> un medico, che tratta<br />
certi tipi di patologia, è un obiettivo formidabile, <strong>per</strong>metterti di accompagnarti in questo ultimo pezzo, invece<br />
che <strong>la</strong>sciarti lì... Sembrano cose strane, <strong>per</strong>ò è qui che dovremmo cominciare a riflettere: non <strong>la</strong>sciare so<strong>la</strong> <strong>la</strong><br />
gente.<br />
D: Quindi mi sembra di capire che in qualche modo quando c'è una <strong>famiglia</strong> supportata adeguatamente,<br />
che si sente più competente, che si sente maggiormente orientata forse...<br />
I2: ...non succede il casino che normalmente succede. Cioè non ricorre al medico, non ricorre agli psicofarmaci,<br />
non ricorre a dosi massicce, non devi fare azioni di contenimento del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e del ma<strong>la</strong>to, non devi s<strong>per</strong>are<br />
tutti i giorni che qualcuno muoia, eccetera... e forse spendi qualche soldo in meno, ma non è detto.<br />
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I3: Sa<strong>per</strong>si rapportare con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia è fondamentale <strong>per</strong>ché se tu devi accettarlo, è difficile, accettare qusta<br />
situazione che hai in casa è <strong>la</strong> cosa più difficile che c'è, <strong>per</strong>ché se poi subentra il nervosismo fai del male a te e al<br />
ma<strong>la</strong>to, innervosisci lui e crei anche una situazione <strong>famiglia</strong>re non chiara, cioè sono quste le cose che in primis<br />
devono essere recepite dalle <strong>per</strong>sone che hanno il ma<strong>la</strong>to in casa, non puoi rispondergli, devi accettare qualsiasi<br />
ammissione lui faccia, in qualsiasi modo, e non è facile.<br />
I2: Mia suocera... Io le ho fatto <strong>la</strong> diagnosi parecchi anni prima che morisse e il mio rapporto con lei era un po'<br />
così... Alcune <strong>per</strong>sone non riuscivano a volte a rendersi conto dell'aspetto ludico, molto importante... Io ad<br />
esempio mi ero fatto promettere 40.000 euro <strong>per</strong> averle salvato due volte <strong>la</strong> vita e ogni volta che lei si trovava in<br />
una situazione di forte disagio mi diceva ti do 40.000 euro! Non ricordava tantissime cose <strong>per</strong>ò ricordava<br />
questo... Quindi è una modalità complessiva e in più devi metterci dentro questo fatto importante... ad esempio il<br />
luogo dove loro vivono, vivono proprio come esistenza intendo, questo è molto sentito, voglio dire... Purtroppo<br />
da molto tempo questo paese – come molti altri paesi - sta andando incontro ad una deriva molto partico<strong>la</strong>re, le<br />
società stanno molto cambiando, gli studi sociologici par<strong>la</strong>no di una modificazione grosso<strong>la</strong>na del vivere sociale<br />
dove diventiamo veramente ciechi, ognuno di noi chiude sé stesso e nel proprio confine l'esistenza e quindi<br />
queste società saranno sempre meno disponibili ad aprirsi, a dare qualcosa, e questa loro modalità di risposta è<br />
proprio una controdendenza, no? Il posto dove loro vivono è uno dei posti del<strong>la</strong> grande Genova dove più è vivo e<br />
sentito l‟associazionismo. Hanno 250 associazioni di volontariato, una cosa impressionante, quasi ogni cittadino,<br />
sicuramente tutte le famiglie, ma molti dei cittadini sono impegnati, oltre a chi fa politica in prima <strong>per</strong>sona, che è<br />
un altro tipo di volontariato, diverso, ma bene o male anche in questo c‟è una forma di...<br />
D: C'è forma di prosocialità anche in questo...<br />
I2: E l‟altra cosa è che questo paese è il paese in Europa...<br />
I1: Ci sono 11 parrocchie.<br />
I2: Quante?<br />
I1: È il vicariato più grosso di genova, 11 parrocchie... questo è un dato importante.<br />
D: Io non ho idea dell'estensione territoriale e del numero di abitanti...<br />
I2: Non è Mi<strong>la</strong>no... Quanti siete? 60.000 abitanti, <strong>per</strong> quello che so <strong>per</strong> altre ragioni ci sono 60.000 anime<br />
accudite da questi pastori...<br />
I1: Esatto. Sicuramente quello è un terreno fertile <strong>per</strong> determinate situazioni. Bisogna considerare tutto ciò che è<br />
veramente il territorio...<br />
I2: Loro hanno avuto tra le prime società di mutuo soccorso nell‟Ottocento, loro hanno avuto <strong>la</strong> prima<br />
coo<strong>per</strong>ativa... Le prime donne che si sono unite al<strong>la</strong> manofattura tabacchi <strong>per</strong> fare una specie di rapporto solidale<br />
e potere... tutte quante con un po' di soldi contribuivano <strong>per</strong> aiutare le compagne quando avevano figli...<br />
I1: In tempo di guerra, di nuovo, a livello genovese era il nucleo più grosso a livello di partigiani, cioè come...<br />
I2: Non esiste da nessun'altra parte es<strong>per</strong>ienze di socializzazione così.<br />
I1: Per par<strong>la</strong>re sempre di socializzazione...<br />
D: Anche solidarietà, non solo socializzazione...<br />
I1: Cioè si sono uniti parecchio a livello proprio di culture, dai contadini, <strong>per</strong>ché quelli all'epoca erano tutti<br />
campi, a proprio società o<strong>per</strong>aie.<br />
I2: Lì c'è stata <strong>la</strong> più grossa concentrazione di industrializzazione. La più grande devastazione di territorio, <strong>la</strong> più<br />
grande industria... C‟è stato più tutto... qui.<br />
I1: Il commercio...<br />
I2: La cantieristica... che ha distrutto completamente tutto... [squil<strong>la</strong> il telefono]<br />
I1: Genova è il più grosso centro commerciale a livello di estensione di commercianti è quello genovese, quello<br />
sestrese... ma 99 su 100 sempre portato dal discorso che era molto popolosa come delegazione, come Comune...<br />
<strong>per</strong>ché una volta era comunque Comune. Noi siamo anomali, i genovesi sono anomali xkè cmq noi diciamo<br />
“andiamo a Genova” non “veniamo in centro”.<br />
I2: Downtown!<br />
I4: Beh ma non sono mica tanti anni che si dice “vado in centro” eh!<br />
I2: Prima dovevano fare il passaporto <strong>per</strong> entrare...<br />
I1: A me sai cosa mi dicono i miei amici che stanno in centro? Che devo passare le colonne d'Ercole, ma io non<br />
mi offendo!<br />
I3: Perché una volta erano tutti Comuni... Cornegliano aveva il suo centro...<br />
I1: La nostra non è provincia. Io comunque ho il mio centro, come loro hanno il loro... A Genova scatta l'unione<br />
di tanti Comuni uniti insieme, ognuno cmq ha mantenuto <strong>la</strong> propria identità e ce <strong>la</strong> portiamo dietro di<br />
generazioni, ed è così, cioè non...<br />
I2: Si, e poi c'è un altro fatto importante da tenere in considerazione, che l'Italia è l'unico paese in Europa dove il<br />
90% delle famiglie mantiene a casa il ma<strong>la</strong>to. È l‟unico. E quindi qui di nuovo altre domande, ci chiediamo<br />
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<strong>per</strong>ché, che cosa significa questo fenomeno, tu considera che il costo di questa o<strong>per</strong>iazione è mediamente di 50-<br />
60.000 euro l‟anno <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Ieri in corridoio c'era l'ex moglie di un primario importante che noi stavano<br />
visitando nell‟altra stanza, che mi chiedeva di intervenire <strong>per</strong> cerca di organizzare un'o<strong>per</strong>azione in un ambiente<br />
non a pagamento, <strong>per</strong>ché non ce <strong>la</strong> fanno più.<br />
I1: Pensa un po‟...<br />
I2: Pensa cosa significa, i soldi che ha speso questa <strong>famiglia</strong>... e non ti riesco a dare conto del<strong>la</strong> ricchezza. In<br />
questo istante questa <strong>per</strong>sona ha una badante e questa si alterna con altre due costantemente, 24 ore al giorno...<br />
...è seguita in questa maniera. Io gli rivevo, dicevo, spessissimo delle telefonate <strong>per</strong> modificare le cose, <strong>per</strong>ché<br />
adesso questa <strong>per</strong>sona è in uno stato un pochino confusionale e lo dobbiamo tenere sotto controllo. Fa anche<br />
azioni veramente un po‟ partico<strong>la</strong>ri, che non dovrebbe fare, <strong>per</strong>ò queste <strong>per</strong>sone lo tengono ancora in casa e tanto<br />
è vero che io gliel‟ho detto ieri, cominciamo a fare qualche altra ipotesi, <strong>per</strong>ché arriviamo a un punto dove non è<br />
possibile reggere fino in fondo... [squil<strong>la</strong> il telefono]<br />
I1: Per quello che noi teniamo all‟istituzione, cioè vogliamo <strong>la</strong> presenza dell‟istituzione.<br />
D: Mi sembra <strong>per</strong>ò di capire che allora rispetto al<strong>la</strong> casa ci sia come dire una forma di ambivalenza…<br />
Passatemelo come termine neutro e non necessariamente come negativo, nel senso che da un certo punto<br />
di vista è bello, auspicabile che i familiari abbiano una buona re<strong>la</strong>zione col ma<strong>la</strong>to e quindi ci sia una cura<br />
anche in casa e non una delega all’istituzione, all’RSA ecc ecc… rispetto al<strong>la</strong> cura… <strong>per</strong>ò al tempo stesso<br />
anche un’eccessiva chiusura nel<strong>la</strong> casa può essere logorante, devastante...<br />
I2: è devastante <strong>per</strong> tutti, e <strong>per</strong> i ma<strong>la</strong>ti, e <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
D: esatto!<br />
I2: è questo che non si vuole capire, <strong>per</strong>ò il livello, di costi <strong>per</strong> cui noi dovremmo andare e l‟impreparazione<br />
globale, totale del nostro servizio sanitario… il nostro servizio sanitario proprio <strong>per</strong>ché è pubblico , ma qui è un<br />
ragionamento troppo complesso, non abbiamo tempo, si sorpassa… Però qui è chiaro che se io avessi una casa<br />
dove quel<strong>la</strong> che noi faremo <strong>per</strong> noi che sarà Vil<strong>la</strong> Arzil<strong>la</strong>... io non sto in casa. Non c‟è nessuna ragione <strong>per</strong> cui io<br />
stia in casa... io devo stare a Vil<strong>la</strong> Arzil<strong>la</strong>...<br />
I1: E da Vil<strong>la</strong> Arzil<strong>la</strong> vado a Vil<strong>la</strong> Serena, cioè dal centro diurno passo al<strong>la</strong> casa di riposo, <strong>per</strong>ò ci devono essere<br />
case di riposo idonee cioè non da farsi venire i brividi.<br />
I2: Mia figlia non può avere me a casa e fare quello che ho fatto io... non glielo voglio chiedere.<br />
I1: Bravo, è quello che dico anch‟io!<br />
I2: Non glielo voglio chiedere, nè posso s<strong>per</strong>are neanche lontanamente che tra qualche anno quando toccherà a<br />
me non ci sia Vil<strong>la</strong> Arzil<strong>la</strong>. È <strong>per</strong> questo che stiamo preparando <strong>la</strong> struttura idonea. Perché sappiamo<br />
<strong>per</strong>fettamente che noi non vogliamo e non puoi essere di peso… Ci sono una serie di film interessanti… adesso<br />
presenterò quello di Puoi Avati... Abbiamo a Genova... ci siamo già messi d‟acccordo con XXX, l‟ho sollecitata<br />
da mesi, si è già attivata con <strong>la</strong> XXX, e presenteremo...<br />
I4: Quando? Sapete già <strong>la</strong> data?<br />
I2: A febbraio.<br />
I4: ah bene.<br />
I2: a febbraio verrà Pupi Avati e presenteremo il film… Ora il problema... c‟è un film che abbiamo presentato<br />
prima... Away from her... in cui si par<strong>la</strong> di una struttura canadese… una signora che va a finire in questa struttura<br />
canadese... Ora questa struttura canadese che ha il primo, il secondo e il terzo piano che sembra tanto il Fischio<br />
al naso di Alberto Sordi... quando si arrivava all‟ultimo piano si era stesi... <strong>per</strong>ò è chiaro che questa struttura è<br />
una struttura che non lo so… Almeno, io sarei molto felice… cioè se <strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong> mi desse questa struttura…<br />
avesse <strong>la</strong> disponibilità di garantirmi questa struttura... e <strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong> potesse vivere e ogni tanto venirmi a<br />
trovare portandomi felicità ma <strong>la</strong>sciandomi… nessuno di voi si ricorda Cocoon?<br />
I1+3+4: Siiiii… bravooo!<br />
I2: E che cos‟è <strong>la</strong> casa dove vivono i vecchietti di Cocoon? È questa… ora nel nostro paese non abbiamo<br />
cultura...<br />
I1: Bravo!<br />
I2: Perche il nostro è un paese cattolico e non un paese protestante… <strong>per</strong>ché ha tutta una serie di idealizzazioni<br />
sul<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, patria <strong>famiglia</strong> e non mi ricordo che cos‟altro…<br />
I1: Si <strong>per</strong>ò sotto certi aspetti non può più essere così… non può non può non può… le necessità sono diverse...<br />
I4: [incomprensibile]<br />
I1: Allora torniamo al discorso di prima che bisogna partire dal medico di <strong>famiglia</strong> e poi tutto quello che c‟è<br />
sotto ripulirlo <strong>per</strong> bene...<br />
I2: Ma <strong>per</strong>ché…<br />
I1: Come quando <strong>per</strong>ché … cercare <strong>la</strong> causa, l‟effetto, <strong>la</strong> conseguenza.<br />
I2: No, ma è semplice, nel senso <strong>per</strong>ché cioè nel nostro paese quello che diventa… purtroppo, diventa così,<br />
remunerativo… diventa anche un po‟ sporco… <strong>per</strong>ché non c‟è una cultura protestante idonea a dire <strong>la</strong> tua<br />
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moralità deve essere garantita… quando fai i soldi , quando non fai i soldi ecc ecc… cioè <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che<br />
costruisce questa struttura non può pensare solo a fare i soldi, deve pensare anche agli altri… e non è del<strong>la</strong> nostra<br />
cultura… Noi siamo troppo abituati ad andare avanti al prete a confessarci… Io quando <strong>la</strong>voravo nel nord<br />
Europa in Svezia una delle discussioni solite che facevamo e di cui mi rimproveravano erano queste... a un certo<br />
punto <strong>la</strong> compagna di uno con il quale io <strong>la</strong>voravo da molti giorni, mentre eravamo nel<strong>la</strong> loro casetta mi guarda e<br />
mi dice “senti G. <strong>la</strong> devi smettere… C‟è un fatto, noi protestanti dobbiamo vivere con <strong>la</strong> nostra coscienza, voi<br />
no, voi <strong>la</strong> potete <strong>la</strong>vare, <strong>per</strong>ché voi fate qualche porcheria, andate dal prete vi confessate e siete di nuovo punto e<br />
a capofarne un altro… Noi non ci possiamo <strong>per</strong>mettere questo lusso, quindi noi siamo migliori!” Non è detto... ci<br />
sono altre maniere con cui ecco… <strong>per</strong>ò è chiaro...<br />
D: Quindi c’è una base culturale che influenza le pratiche?<br />
I1: Non solo noi, anche i musulmani fanno così eh?<br />
I2: Sisi<br />
I1: Poi partono vanno al<strong>la</strong> Mecca, si <strong>la</strong>vano, tornano...<br />
I2: Si confessano anche loro… Non lo so ma sono ancora più sporcaccioni di noi!<br />
I1: La base è quel<strong>la</strong>, se andiamo a vedere.<br />
I2: Questa capacità di mettersi davanti allo specchio e di prendersi a schiaffi..<br />
D: Oerò… ok... questo… mi chiedevo invece un‟altra cosa tornando al discorso del medico di <strong>famiglia</strong>… cioè<br />
idealmente quali figure rappresentano le migliori figure di cura <strong>per</strong> il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer… voi che cosa avete<br />
pensato a partire dall‟es<strong>per</strong>ienza dell‟Alzheimer Café...<br />
I2: Non ho capito.<br />
D: Quali figure si devono occupare nel vostro progetto del ma<strong>la</strong>to di Alzheimer e del<strong>la</strong> sua <strong>famiglia</strong>.<br />
I1: Prima di tutto lo psicologo… Allora noi siamo partiti dai canoni regionali e lì abbiamo modificato quello che<br />
secondo noi era era… necessario e ovviamente siamo andati fuori dai canoni cioè ovviamente fuori ma<br />
migliorando <strong>per</strong>ché siamo partiti da quelli <strong>per</strong> migliorare... il migliorare cosa significa che comunque siamo<br />
andati anche fuori dai costi…<br />
I2: Perché è un‟o<strong>per</strong>azione etica. È chiaro.<br />
I1: Ecco. Laprima figura che siamo andati comunque a modificare è stata quel<strong>la</strong> dello psicologo...<br />
I2: è certo, indispensabile…<br />
I1: Indispensabile <strong>per</strong>ché comunque i canoni regionali nostri danno 6 ore al<strong>la</strong> settimana e noi invece abbiamo<br />
messo 8, 6 ore al giorno…<br />
I2: E certo, 30 ore settimanali<br />
I1: Esatto, sei <strong>per</strong> cinque trenta… e quindi questa è stata <strong>la</strong> modifica principale… poi tutto il resto <strong>per</strong>ché<br />
comunque ci sono…<br />
I2: Questo <strong>per</strong> noi...<br />
I1: Per noi esatto...<br />
I2: Ma forse lei ci sta chiedendo un‟altra cosa. Chiede che cosa nel<strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza potrebbe essere<br />
l‟organizzazione del<strong>la</strong> struttura sanitaria?<br />
I1: No, le figure sanitarie importanti...<br />
D: No non solo sanitarie… quali figure di cura pensate possano dare <strong>la</strong> cura ottimale, l’assistenza<br />
ottimale…<br />
I2: è diversa <strong>la</strong>… cioè il punto di riflessione nostro è diverso, almeno <strong>per</strong>sonalmente ma penso che con loro ci<br />
troviamo d‟accordo su questo… ma il problema fondamentale è uno… in questa ma<strong>la</strong>ttia non c‟è il ma<strong>la</strong>to, c‟è il<br />
ma<strong>la</strong>to e <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>… quindi questa, come tnate altre ma<strong>la</strong>ttie, <strong>la</strong> schizofrenia, i drammi dell‟evoluzione<br />
sbagliata del nostro cervello nell‟infanzia... gli autistici eccetera eccetera è complessiva. Questa è <strong>la</strong> prima cosa.<br />
Per tutte queste patologie non solo <strong>per</strong> <strong>la</strong> nostra… quindi <strong>la</strong> struttura, il medico, quello che vuoi… che prende in<br />
carico il ma<strong>la</strong>to non prende in carico il ma<strong>la</strong>to ma prende in carico il ma<strong>la</strong>to e <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>… e a questo punto a<br />
cascata viene tutto come si fa a prendere in carico… ? prima di tutto si costruisce un <strong>per</strong>corso <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e<br />
un <strong>per</strong>corso <strong>per</strong> il ma<strong>la</strong>to… questi <strong>per</strong>corsi possono incontrarsi molte volte e possono molte volte divergere, no?<br />
Prepari <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e prepari il ma<strong>la</strong>to, costruisci nel territorio tutte le strutture necessarie e sufficiente a livello<br />
territoriale <strong>per</strong> dare delle risposte e costruisci dei centri dove ci possa essere “lei”... sorge l‟evento acuto - come<br />
dice un trombone sfiatato del<strong>la</strong> psicogeriatria italiana: “meno male che esistono gli ospedali e il pronto soccorso<br />
così il vecchietto può correre immediatamente al pronto soccorso”... stronzata inimmaginabile - <strong>per</strong>ché come fai<br />
a dire… che facciamo? facciamo ospedali? Quando dobbiamo chiudere gli ospedali... Facciamo nel territorio,<br />
facciamo che il medico faccia il medico… il medico di medicina generale nel nostro paese non fa mica il<br />
medico! Fa un‟altra cosa. Se ne fotte completamente del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia… il suo interesse è raggiungere un certo<br />
numero di iscritti, un certo numero di contratti con <strong>la</strong> Regione, un certo numero di prescizioni e via... ed è finita<br />
lì... In questa inchiesta troverai il giudizio dei familiari sui medici di medicina generale... Quando noi siamo<br />
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usciti, quando io sono uscito in pubblico mi hanno considerato <strong>per</strong> molto tempo un nemico, un nemico da quale<br />
guardarsi. Ora solo ultimamente io ho organizzato dei corsi di formazione <strong>per</strong> un medico di medicina generale…<br />
ma senti un po‟... tu hai dei dati che ti dicono se tu prendi un farmaco, se tu prendi un farmaco hai il 50% di<br />
probabilità in più di cadere e spaccarti, ok? Questo <strong>per</strong>ché prendi gruppi di <strong>la</strong>vori scientifici che dicono che<br />
alcune <strong>per</strong>sone anziane che hanno preso questo gruppo di medicine cadono, il 50% di loro… no ma è possibile<br />
che nonostante io continui a dire non farlo non farlo non farlo, tu continui a dare queste medicine alle <strong>per</strong>sone<br />
anziane e soprattutto a quelle maggiormente - come dicono loro - fragili? Questa è <strong>la</strong> domanda, <strong>per</strong>ché succede<br />
questo?<br />
D: E <strong>per</strong>ché succede?<br />
I2: Sarà strafottenza, indifferenza totale...<br />
I4: Mancanza di informazione...<br />
I2: Mancanza di informazione… tu dici? Io credo anche mancanza di quel fatto che mi guardo allo specchio e<br />
dico… sono uno stronzo!<br />
I1: Eh appunto!<br />
I4: Ci sono certi medici di base che non conoscono neanche certi esami… gli vai a par<strong>la</strong>re di un esame e gli dici<br />
dovrei fare questo esame e ti dice no… il mio ex medico di casa e non era… oltretutto un medico sportivo<br />
eccetera sono andata chiedergli l‟ecocolordopler <strong>per</strong> <strong>la</strong> tiroide e mi ha detto che non esiste e che stavo dicendo<br />
una cazzata… ho un cognato medico…. e non è l‟unico… non conoscono nemmeno l‟esistenza di certi tipi di<br />
esami… fanno ricette così su ordinazione e basta.<br />
I3: E il nutrizionista?<br />
I4: Un altro punto dolente... nessuno sapeva che esisteva...<br />
I3: Mia mamma gli ultimi anni [incomprensibile] a mangiare e siccome avevo problemi di deglutizione come i<br />
bambini piccoli omogeneizzavamo tutto. A un certo punto passarono le ge<strong>la</strong>tine <strong>per</strong>ché non poteva bere... <strong>per</strong>ò<br />
ogni anno bisognava venire qui a san martino e a farmettere il timbro sul<strong>la</strong> richiesta <strong>per</strong> poter avere le ge<strong>la</strong>tine in<br />
farmacia. A questo punto mi dicono guardi non possiamo rinnovare <strong>per</strong>ché e scaduto, dobbiamo vedere sua<br />
mamma… mia mamma è a letto… e ce <strong>la</strong> porti qui... Si figuri se d‟inverno prendo mia mamma con <strong>la</strong> Croce e <strong>la</strong><br />
porto lì, venite voi qui. Si va bene veniamo noi ma a pagamento. Vabè… han visto <strong>la</strong> mia alterazione… scusa se<br />
mi <strong>per</strong>metto di raccontare queste cose qui, forse a te le avevo già raccontate. Finita sta cosa arrivo qui e mi<br />
dicono: senti abbiamo capito com‟è <strong>la</strong> situazione facciamo una cosa, prolunghiamo <strong>per</strong> sei mesi. E mi<br />
prolungano di sei mesi. Finiti i sei mesi son tornato qui e mi dicono: senti, abbiamo pensato bene di far<strong>la</strong> vedere<br />
da un nutrizionista e io dico: come un nutrizionista? Eh si, guardi va su, padiglione sette, par<strong>la</strong> con… vabè, vado,<br />
parto e chiedo di mia mamma. E dicono: eh, omogeneizziamo tutto. Omogeneizziamo tutto il mangiare? Eh sì.<br />
Ma gli integratori glieli date? Scusi ma cos‟è un integratore (NDR risponde il medico)? Eh, <strong>per</strong> non fargli venire<br />
le piaghe, da decubito. Ma, i budini <strong>per</strong> il dolce? Guardi, non possiamo darle nemmeno il caffè <strong>per</strong>ché mia<br />
mamma si arrabbia… in poche parole: sono uscito da San Martino con il sacchettino del<strong>la</strong> cosa e non sapevo che<br />
c‟erano questi farmaci <strong>per</strong> l‟alimentazione del<strong>la</strong> mamma e poi vado dal medico del distretto <strong>per</strong> timbrare, con <strong>la</strong><br />
fattura del<strong>la</strong> farmacia e tutto e mi dice:ah, ma a lei queste cose qui non le spettano. Come non mi spetanno? Sono<br />
andato a San Martino stamattina… Ok, aspetti un attimo (NDR dice il farmacista) torna e dice: eh non l‟avevo<br />
mai fatto. Le spettano… in poche parole sono uscito e negli ultimi quattro mesi al<strong>la</strong> mamma le abbiam dato i<br />
budini e gli integratori.<br />
R2: Allora, posso dire una cosa proprio cattiva? Come l‟ha detta lui, <strong>la</strong> dico io. Allora, specu<strong>la</strong>zione!<br />
Denaro!Chiaro… <strong>per</strong>, <strong>per</strong> fare… un medico di <strong>famiglia</strong> ha avuto il coraggio di chiedere 200 euro <strong>per</strong> una<br />
richiesta di una visita di invalidità… questo una signora che mi ha chiamato, di Savona, con <strong>la</strong> mamma ma<strong>la</strong>ta…<br />
faceva <strong>per</strong> <strong>la</strong> terza volta <strong>la</strong> visita di invalidità. E ha pagato <strong>la</strong> pagnotta al medico di <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong>ché par<strong>la</strong>sse con<br />
<strong>la</strong> commissione. Cioè purtroppo finchè esisteranno queste cose potremmo fare quel poco che riusciamo,<br />
nuotando… facendo… no, no, mi viene in mente quando sudavo nell‟acqua quando facevo con mia nipote…<br />
come si chiama? Ah, l‟Acquagym! No, no un‟es<strong>per</strong>ienza terribile! Sudare nell‟acqua [ … ] Quindi, finchè ci<br />
saranno situazioni del genere… <strong>per</strong>ché anche il discorso sui farmaci è basato tutto su questo…<br />
I2 : In ogni caso ci vogliono delle strutture centrali di informazione, <strong>per</strong>ché se non c‟è informazione, tutte queste<br />
cose che diciamo, non valgono niente! Niente… io avevo s<strong>per</strong>ato che durante <strong>la</strong> campagna elettorale il nostro<br />
assessore si fregiasse di un programma che io avevo preparato insieme ai colleghi di architettura… ma non è<br />
andato in porto manco quello. Peccato, <strong>per</strong>ché era molto interessante… <strong>per</strong>ché quello che è importante è proprio<br />
questo, cioè: una <strong>per</strong>sona si rende contodi una cosa, non ha una strada rego<strong>la</strong>re con <strong>la</strong> medicina generale, <strong>per</strong>ché<br />
non è così purtroppo <strong>per</strong> tantissime ragioni cioè o noi modifichiamo… modifichiamo questo contratto,<br />
modifichiamo <strong>la</strong> struttura del<strong>la</strong> sanità oppure loro non riusciranno ad avere nul<strong>la</strong> di cose… tu che struttura sei?<br />
Tu che fai come <strong>la</strong>voro?<br />
D: io faccio questo! Faccio ricerca.<br />
I2: Con che tipo di contratto?<br />
791
D: Assegno di ricerca in sociologia.<br />
I2: Sociologia ok… avevo pensato che tu fossi più o meno come i miei colleghi con i quali ho costruito questa<br />
inchiesta… ecco… tu non hai nessuno strumento nel nostro paese, <strong>per</strong> decidere dove farti o<strong>per</strong>are, <strong>per</strong>ché se tu<br />
dovessi decidere dove o<strong>per</strong>arti , tu normalmente visto che bene o male frequenti un ambiente universitario alzi il<br />
telefono e chiedi ad un altro una catena di sant‟antonio <strong>per</strong> portarti dove più o meno, sei garantito. Nei paesi<br />
civili tu apri internet e vai vedere dove sei garantito, cioè dove <strong>la</strong> mortalità ha 6 mesi, 1 anno, 5 anni, 10 anni<br />
quelle dove è pressoché inesistente… Quel<strong>la</strong> molto alta <strong>la</strong> scarti, in quel<strong>la</strong> inesistente ti vai a fare o<strong>per</strong>are… certo<br />
che un altro tipo di sanità… certo. La nostra sanità non costa tantissimo <strong>per</strong>ò non è assolutamente trasparente…<br />
D: Forse il modello di sanità che dice lei è a<strong>per</strong>ta anche ad una maggior competizione in qualche modo… nel<br />
senso come prospettiva di eccellenza in qualche modo… no?<br />
I2: Dunque... Qui in qualche modo c‟è anche una specie di discorso ideologico no?… cioè bisogna stare di<br />
nuovo attenti aun fatto, cioè che da tutte e due le due parti, di quelle che possono essere le ipotesi <strong>per</strong>ché siamo<br />
tutti uguali, figli dello stesso Dio eccetera eccetera, sarà minore o maggiore, non è molto importante, ma<br />
l‟importante è che siamo tutti uguali e… è un bel problema. Perché siamo tutti uguali, ma, come racconto io <strong>per</strong><br />
far capire questo problema, una volta ero in una mensa e un o<strong>per</strong>aio un ex o<strong>per</strong>aio dell‟Italsidal <strong>per</strong> farmi capire<br />
<strong>la</strong> situazione reale rispetto all‟utopia mi spiega che lui con una lima toglieva i margini eccessivi alle eliche del<strong>la</strong><br />
navi <strong>per</strong>ché lì ai cantieri facevano le navi, e che non c‟era nessuno che sa fare il suo <strong>la</strong>voro <strong>per</strong>ché lui le faceva<br />
girare queste grandi eliche ed andava a togliere dagli ottoni <strong>per</strong>ché l‟elica girasse <strong>per</strong>fettamente, chiaro? dice:-<br />
Non c‟è nessuno che sa fare quello che faccio io, quello che faccio io lo faccio io, come fai a dire che sei uguale<br />
a me? Ti è chiaro? È importante questa cosa qui. E allora il merito da che cosa deriva? Quali sono gli elementi<br />
che danno merito? Questi li dobbiamo tirare fuori, ovviamente direi farle diventare trasparenti, di modo che tu<br />
possa fare il tuo prossimo concorso e non s<strong>per</strong>are in un ope legis, no? Perché io combatterò con tutte le mie forze<br />
contro una prossima ope legis che ha già distrutto l‟università vent‟anni fa è chiaro?... <strong>per</strong>ché queste cose, cosa<br />
che succederà <strong>per</strong> questi ricercatori, adesso vinceranno <strong>la</strong> loro battaglia ope legis probabilmente, sarà una iattura<br />
terrificante, iattura <strong>per</strong>ché non c‟è assolutamente merito in questo, chiaro? E qui devi decidere come fare nel<strong>la</strong><br />
medicina, <strong>la</strong> medicina deve essere anche… ci vuole il merito ma lo devi tirare fuori con metodi trasparenti, cioè<br />
<strong>la</strong> gente deve capire dove deve andare, deve poter scegliere dove andare, ma non in funzione dei soldi, hai<br />
capito? Il problema fondamentale è che <strong>la</strong> scienza non può essere una scelta, in questo paese io mi rifiuto di<br />
pensare che ci possa essere una medicina buona solo <strong>per</strong> chi ha i soldi e tutto il resto abbandonato al<strong>la</strong> medicina<br />
di serie b, è chiaro? Io mi rifiuto di pensare, io ho una mia amica che con un brutto cancro, doveva entrare in un<br />
trial di radioterapia e l‟ha rimandato, a un certo punto lei si è inquietata <strong>per</strong>ché ha capito che c‟erano dei paganti<br />
che passavano prima… le ho detto vengo lì io che chiamiamo insieme i carabinieri… <strong>per</strong>ché poi ecco e allora <strong>la</strong><br />
gente si mette paura, è chiaro. Perché tu non puoi avere due liste, una <strong>per</strong> chi paga e una <strong>per</strong> chi non paga, allora<br />
loro, loro dicono l‟umanità deve poter godere del<strong>la</strong> medicina eccellente ai costi che lo stato ha deciso e non ad<br />
altri costi; lei non può pagare il medico di medicina generale…<br />
I1: Né nessuno si può <strong>per</strong>mettere di decidere come devo morire.<br />
D: Certo.<br />
I2: Allora, Okay, una <strong>per</strong>sona come un‟altra con dignità deve morire con dignità, e tu umano come me non hai<br />
diritto di decidere come devo morire io, punto. Questo l‟ho vissuto sul<strong>la</strong> mia pelle con mio papà. Rotto il femore,<br />
tenuto 4 giorni, 3 giorni veramente in corsia a morire, <strong>per</strong>ché non gli facevano niente. Niente! Quindi nessuno<br />
deve decidere di come quel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona deve morire. Ha una sua storia fino in fondo e <strong>la</strong> deve vivere fino in fondo.<br />
Noi dobbiamo fare di tutto <strong>per</strong> salvarci, ma è inutile che mi facciano un codice in un ospedale, in una struttura<br />
pubblica mi facciano quattro ore di codice rosso, <strong>per</strong> poi <strong>per</strong> dire: - io il mio dovere l‟ho fatto-. Eh no,<br />
assolutamente. Ecco, Quindi…<br />
I2: Cioè tu in sintesi dici che bisogna… cioè non ho ben capito <strong>la</strong> tua posizione, da questo punto di vista… Papà<br />
che doveva fare?<br />
I1: Se a me insegnano che, comunque, se c‟è un urgenza io posso usufruire di un ospedale no? Io chiamo e io so<br />
che posso portarlo lì. E lì gli fanno, lo curano… lo curano! Poi che gli diano anche l‟impressione di curarlo, non<br />
lo so, <strong>per</strong>ò, ecco, il fatto di dire l‟apatia più totale…<br />
I2: Invece tuo padre non è stato curato…<br />
I1: Assolutamente! Assolutamente! Io quando sono arrivata…<br />
I2: Non gli hanno fatto niente…<br />
I1: Niente, niente, niente, messo in un letto, <strong>la</strong>sciato nel piscio fino al collo, col femore rotto con un ematoma<br />
impressionante ecco...<br />
I2: Dove questo?<br />
I1: A Voltri!<br />
I2: A Voltri…<br />
I1: A Voltri! Sì.<br />
792
I2: Però il popolo di Voltri vuole che quell‟ospedale si mantenuto a<strong>per</strong>to…<br />
I1: Certo! Beh io ho partorito a Voltri, io mi sono trovata… beh lì sai, allora, il discorso secondo me...<br />
I2: Sai allora… quando hai partorito tu... era una decina d‟anni…<br />
I1: Noooo aspetta! No <strong>per</strong>ché poi sono le <strong>per</strong>sone, io che cosa ti ho detto? Cioè <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, cioè chi mi sta a<br />
fianco non deve, cioè allora ehm... non è <strong>la</strong> struttura, non è l‟ospedale… l‟ospedale lo vogliamo <strong>per</strong>ché è vicino e<br />
comunque abbiamo un‟emergenza e è lì, noi <strong>per</strong> venire a S. Martino… Io il mio primo figlio l‟ho fatto a S.<br />
Martino e il secondo l‟avrei fatto casa… <strong>per</strong>ché lui… quel<strong>la</strong> sera <strong>per</strong> arrivare al S.Martino…<br />
I2: Sì, ma hai ragione anche tu… hai ragione…<br />
I1: Cioè ragazzi facevo prima ad andare Mi<strong>la</strong>no… eh… <strong>per</strong>ò io non è… le <strong>per</strong>sone, ehm…<br />
I2: Non è… Vedi <strong>per</strong>ò come è complessa <strong>la</strong> sanità? Io dico questo, <strong>la</strong> sanità si scontra tra mancanza di<br />
informazioni, mancanza di chiari obiettivi, una politica che entra dentro <strong>la</strong> sanità e fa i primari con le tessere<br />
invece che <strong>per</strong>ché hanno un merito, eccetera eccetera. Hai capito? Questa è <strong>la</strong> sanità del nostro paese, a destra e a<br />
sinistra c‟è, quando si presentano alle elezioni dicono:- meno politiche in sanità fuori <strong>la</strong> politica dal<strong>la</strong> sanità-<br />
Questo da Di Pietro a Fini, ai suoi caporali, è chiaro? E invece io dico: tanta politica in sanità! Solo politica in<br />
sanità, ci vuole una dritta politica che prenda <strong>la</strong> decisione, no? Cioè non…<br />
I1: Ci vuole qualcuno che prenda una decisione, cioè basta che prendano una decisione!<br />
I2: No allora… Per questa ma<strong>la</strong>ttia, <strong>per</strong> questa ma<strong>la</strong>ttia se non c‟è anche un‟indicazione politica chiara, chiara,<br />
molto chiara qui non ne usciamo fuori. Cioè queste famiglie vengono… vengono distrutte, come fanno a reggere<br />
questi costi, cioè hai capito quello che voglio dire? Cioè come ca… come fai a… cioè quando si sono venduti<br />
che , questa qui ieri mi diceva - Vendiamo <strong>la</strong> casa! - come glielo vuoi dire?<br />
I1: Dietro al mio discorso io dico…<br />
I2: ...non ci siamo!<br />
I1: ...<strong>per</strong>ché uno si deve… allora in questa condizione, <strong>per</strong>ché poi uno si può salvare, eventualmente, e finire in<br />
clinica, oppure morire nel<strong>la</strong> corsia d‟ospedale agonizzante, dopo una vita degna... Una morte degna…<br />
D: Assolutamente.<br />
I1: Punto... Quindi se io ho comunque le due stesse <strong>per</strong>sone che eventualmente ad un certo punto… le due strade<br />
si diramano, hanno avuto <strong>la</strong> stessa… hanno vissuto comunque <strong>la</strong> stessa es<strong>per</strong>ienza di vita, <strong>per</strong>ché hanno <strong>la</strong>vorato,<br />
hanno pagato le tasse e tutte e due avevano diritto [sbatte <strong>la</strong> mano più volte sul tavolo] a quell‟ospedale. E<br />
quell‟ospedale aveva il dovere… <strong>per</strong>ché qui purtroppo parliamo prima dei diritti e poi parliamo dei doveri…<br />
invece secondo me è il contrario. Tu un bambino lo cresci dicendogli... non solo non si fa così ecco... devi<br />
imparare a… ecco… allora... avevano comunque il diritto di essere curati e chi gestiva aveva il dovere di<br />
curarli… ecco…<br />
I2: Insomma le famiglie devono essere aiutate... ecco…<br />
I1: Ecco, bravi… le famiglie…<br />
D: Ecco, infatti... mi sembra che <strong>la</strong> sintesi sia questa…<br />
I2: Cioè voglio dire… l‟altro giorno su un giornale c‟era scritto che Bossi ha detto “o bombe o università”... e io<br />
continuo a dire: smettiamo di fare guerre e diamo i soldi alle famiglie… <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> non può vivere senza… se<br />
mia suocera non fosse morta, noi avremmo venduto casa sua… era già scritto tutto. Io avevo già fatto il piano<br />
ecc ecc… non c‟era nul<strong>la</strong> da fare. Con il mio stipendio non si può, <strong>per</strong>ché io pago tutto. È chiaro quello che ti ho<br />
detto? Io, borghese, pago tutto! Io non mi salvo da niente… Mia figlia paga tutto!<br />
I1: Ma <strong>la</strong> media borghesia è quel<strong>la</strong> che tutto sommato è stata più colpita dal<strong>la</strong> crisi.<br />
I2: Io mi pago il 50% di tasse e mi pago tutto…<br />
I1: E certo… un'altra cosa… il discorso di dire facciamo il centro diurno <strong>per</strong> noi e <strong>per</strong> i nostri figli è un‟altra<br />
cosa… <strong>la</strong>vorare ma non <strong>per</strong> pensare a… io adesso <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> dare anche una mano ai miei figli, un futuro ai miei<br />
figli… io non posso partire dal presupposto, dal principio di dire io adesso <strong>la</strong>voro, non mi metto da parte niente<br />
<strong>per</strong>ò, io <strong>la</strong>voro adesso <strong>per</strong> pensare al<strong>la</strong> mia vecchiaia, <strong>per</strong> pagarmi eventualmente… non esiste… ma io pianto<br />
subito lì... [ahah]… io non faccio più niente, io non voglio fare più niente… io ho messo al mondo dei figli… da<br />
una parte è giusto che si facciano <strong>la</strong> loro strada, <strong>per</strong>ò io mi sento come genitore di dargli comunque una mano…<br />
è quello che sto facendo adesso, non solo <strong>per</strong> mantenerli ora, ma anche dopo...<br />
D: Sì… adesso volevo anche concludere un momento, <strong>per</strong> non portare via troppo tempo...<br />
I2: no, ma figurati… io devo sa<strong>per</strong>e solo a che ora ho le tesi…<br />
I1:Alle due... ahah… andiamo da tua figlia a mangiare un po‟ di focaccia…<br />
D: volevo solo chiedere… mi sembra che come sintesi poi, <strong>la</strong> vostra es<strong>per</strong>ienza di associazione di progetto<br />
portato avanti, il Caffé Alzahimer e il centro diurno, nasce dall’es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong>sonale estremamente<br />
coinvolgente sicuramente, sia a livello professionale ma anche <strong>per</strong>sonale e umano e a volte molto mischiate<br />
le cose pur mantenendo… e anche in questo caso un’es<strong>per</strong>ienza che è stata di bisogno e di necessità da una<br />
793
parte, ma anche di gratitudine e di gratificazione dall’altra nel senso che probabilmente appunto il<br />
bisogno e <strong>la</strong> difficoltà, <strong>la</strong> gestione complicata di una serie di cose <strong>per</strong>ò poi è stata se non compensata, in<br />
qualche modo bi<strong>la</strong>nciata anche da incontri positivi con <strong>per</strong>sone e poi anche una voglia di reciprocare<br />
quello che si è avuto e si è ottenuto. Così come chiusura del nostro incontro... poi ho alcune domande più<br />
tecniche sul progetto, come numero di <strong>per</strong>sone coinvolte piuttosto che cose che mi servono <strong>per</strong> una scheda<br />
più strutturale… <strong>per</strong>ò appunto <strong>la</strong> chiusa potrebbe essere questa, sugli aspetti nel futuro di proiezione, un<br />
po’ che cosa vi aspettate e che cosa avete già visto a livello del cammino già messo un po’ in saccoccia, così<br />
come si dice…<br />
I1: Mmnhh…<br />
D: Domanda un po’ difficile… [sorride]<br />
I1: Dai, tira fuori <strong>la</strong> pal<strong>la</strong>, che ce l‟hai lì sotto [sorride]<br />
I2: Allora, prima di tutto non so se abbiamo… non so... a me, io prima o poi vado in pensione. L‟altro giorno mi<br />
hanno chiesto se andavo a fare il direttore sanitario in una struttura… e io ho detto no! Se io devo andare a fare il<br />
direttore…. A prescindere che devo fare il Centro [Diurno] con loro... Sto a <strong>la</strong>vorare qui. Io non vado in<br />
pensione <strong>per</strong> <strong>la</strong>sciare il posto agli altri e poi trovare un posto da un‟altra parte… cioè è una follia, eticamente<br />
par<strong>la</strong>ndo… <strong>per</strong> cui non lo so... il futuro lo vedo non certamente roseo. Io credo che questo potrebbe essere<br />
addirittura una cosa di frustrazione che si aggiunge… mancando <strong>la</strong> fine reale del discorso, mancando<br />
l‟accompagnamento, tu potresti costruire una cosa che <strong>per</strong> 4 anni, 3 anni, 2 quanto è... dà una mano... poi ti rendi<br />
conto che aaah… cosa fai… no? <strong>per</strong>ché ci vorrebbe a questo punto <strong>la</strong> struttura che si prende in carica <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona<br />
giorno e notte… chiama<strong>la</strong> come vuoi, chiama<strong>la</strong> Vil<strong>la</strong> Arzil<strong>la</strong>, chiama<strong>la</strong> come vuoi… no? Noi siamo in questo<br />
cammino noi siamo un pezzettino in una fase media di ma<strong>la</strong>ttia... <strong>la</strong> fase iniziale si passa quasi piacevolemente.<br />
Cioè non ce se ne accorge neanche. La fase media più essere il centro diurno… e poi <strong>la</strong> fase finale, <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona <strong>la</strong><br />
scarichiamo noi e <strong>la</strong> rigettiamo in mano a...?<br />
I1: Facciamo una RSA!<br />
I2: Infatti!<br />
I1: Il nostro futuro è quello…<br />
I2: Cioè, voi che ne pensate?<br />
I1: Io <strong>la</strong> penso così, che certamente bisogna avere tanta fiducia <strong>per</strong> andare avanti <strong>per</strong>ché soprattutto a livello<br />
associativo è molto difficile… <strong>per</strong>ché comunque le <strong>per</strong>sone sono poche e allo stesso tempo è proprio una<br />
questione organizzativa e di denaro, <strong>per</strong>ché ecco quello che... l‟umiliazione più grossa che possiamo avere da<br />
parte nostra è il fatto che si cerca di fare un qualcosa veramente di importante secondo noi e secondo quelli che<br />
ci stanno intorno e ci dicono si è vero... e bisogna comunque fare l‟elemosina… da questa parte l‟istituzione<br />
dovrebbe essere un po‟ attenta alle cose che gli si presenta e che dovrebbe dare fondi <strong>per</strong> quello che veramente<br />
potrebbe dargli anche un certo chè... una certa immagine migliorativa ovviamente. Quindi questo è secondo me<br />
quello che stiamo vivendo e quello che soffriamo di più. Io <strong>la</strong> interpreto proprio come umiliazione… <strong>per</strong>ché<br />
secondo me arriviamo ad un punto di... dico umiliazione <strong>per</strong> non dire da parte nostra, posso dirle, schifo…<br />
<strong>per</strong>ché rifiutare certi progetti dove non c‟è scopo di lucro, dove capisci che veramente se parte può partire bene e<br />
una parte di popo<strong>la</strong>zione può stare bene. Su quello puoi fare altre cose… ma <strong>per</strong>ché non aiutare? Ma questo<br />
tutto... dalle fondazioni… sinceramente ecco… ci siamo già trovati purtroppo a vedere ecco… a dover…<br />
chiedere e proprio risposta zero… cioè non siamo anche noi un‟istituzione... cioè non siamo medici… non<br />
facciamo parte di nessuna associazione partico<strong>la</strong>re che può implicare uno scopo di lucro cioè. Quindi visto sotto<br />
un certo aspetto le istituzioni che erogano denaro dovrebbero in un certo modo... <strong>per</strong>ò c‟è <strong>la</strong> politica di mezzo...<br />
conoscenze… tante cose… c‟è da dire che noi abbiamo fatto dei passi da gigante…<br />
I3: L‟unica cosa di cui... <strong>per</strong> quanto riguarda il Café [Alzheimer] il ma<strong>la</strong>to non ha nessun colore politico. Primo.<br />
La seconda cosa... <strong>la</strong> grande fortuna di avere <strong>per</strong>sone che fanno volontariato con <strong>la</strong> v maiusco<strong>la</strong>… purtroppo<br />
questa è <strong>la</strong> realtà... e se siamo riusciti arrivare con il Café [Alzheimer] dove siamo arrivati è <strong>per</strong>ché abbiamo<br />
avuto <strong>la</strong> fortuna di trovare <strong>per</strong>sone che si stanno dedicando a questa attività. Come prima come volevo dire, che<br />
quando a monte ti senti male i problemi <strong>per</strong> <strong>la</strong> sanità... devi avere <strong>la</strong> fortuna di trovare <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona giusta al<br />
momento giusto. Perché se non <strong>la</strong> trovi…<br />
I1: Purtroppo in Italia siamo abituati che… io ti do ma tu mi devi dare <strong>per</strong> forza qualcosa... io ho un‟azienda…<br />
porto il mio bi<strong>la</strong>ncio in banca, ho bisogno di soldi, chiedo soldi… vado dal direttore tale, gli dimostro <strong>la</strong> mia<br />
buona volontà… <strong>la</strong>voro, <strong>la</strong> mia azienda va bene e tutto... lui mi dice ok, io i soldi te li do... e cosa vuole in<br />
cambio? Gli interessi... Quello è p<strong>la</strong>usibile. E così vale <strong>per</strong> noi... noi siamo un‟associazione... noi non ci<br />
mettiamo in tasca nul<strong>la</strong>... quello che eventualmente guadagniamo lo reinvestiamo… abbiamo bisogno degli<br />
strumenti <strong>per</strong> <strong>la</strong>vorare... <strong>per</strong>ché se no non possiamo <strong>la</strong>vorare… quindi più che dedicare parte del nostro tempo a<br />
questo... non sappiamo che cosa fare, sinceramente. Però se non c‟è una risposta dall‟altra parte è un castello, è<br />
una cattedrale nel deserto... è un castello di carta... <strong>la</strong> forza nostra è quel<strong>la</strong> di bussare, continuare a bussare… noi<br />
siamo in un corridoio di porte, un incubo... ma... dove prima o poi apriremo e ci sarà il prato verde con le<br />
margherite… le farfalle... io vorrei quello [ride] noi facciate ne prendiamo tante, <strong>per</strong>ò andiamo avanti così… con<br />
794
anche... senza fare ecco, tutto sommato quel<strong>la</strong> grande pubblicità, forse non ne facciamo abbastanza, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong><br />
nostra caratteristica è di non alzare troppa polvere…<br />
D: Voi siete numerosi come gruppo?<br />
I1: No…<br />
D: Quanti siete come soci?<br />
I4: Come soci siamo un po‟... <strong>per</strong>ò come volontari attivi… un conto sono i soci che si iscrivono <strong>per</strong> affezione o<br />
<strong>per</strong>ché frequentano il Caffè... <strong>per</strong>ò come volontari che svolgono un ruolo, un compito, che <strong>la</strong>vorano…<br />
I2: 15<strong>per</strong>sone, che ne dite?<br />
I4: No, non ci arrivi a 15…<br />
I1: No, dai ci arriviamo, tra il Ceffé e tutto ci arrivi...<br />
I4: A., che facciano veramente qualcosa? Non ci arrivi a 15...<br />
I3: Quattro al Caffé, 6 al Caffè…<br />
I1: Una decina, dai...<br />
I4: Niente da dire, <strong>per</strong>ché se uno non può <strong>per</strong>ché ha altri problemi...<br />
I2: è questo il problema, <strong>per</strong>ché molti <strong>la</strong>vorano <strong>per</strong> esempio...<br />
D: E i giovani-giovani? Pensare di coinvolgere i ragazzi delle scuole?<br />
I1: Esatto, questa è una cosa che io ho cercato e ho... cioè ho cercato… di capire… è infatti, è molto difficile…<br />
I2: è una ma<strong>la</strong>ttia difficile...<br />
I3: è difficile da far capire ai ragazzi...<br />
I1: è una ma<strong>la</strong>ttia difficile…<br />
I2: Mia figlia, ad esempio, non è che...<br />
I1: Il discorso qual‟è…cheee...<br />
I3: è che ti ritrovi a gestire 2 ragazzi... 2 bambini….<br />
I1: No no <strong>per</strong>chéèè<br />
[voci sovrapposte]<br />
I3:D‟accordo d‟accordo... ragazzi cioè ragazzi...<br />
D: Studenti universitari!<br />
I1: Ecco ci vorrebbero già più grandi... ragazzi abbastanza grandi quindi è una fascia di età cheee…cioè non<br />
riusciamo a <strong>la</strong>vorare comunque su una fascia di età, come potrebbe essere andare a fare volontariato con dei<br />
bambini ecco, <strong>per</strong>ché sappiamo benissimo cioè <strong>per</strong> dire i gruppi Scout hanno i bambini, ci sono i ragazzi più<br />
grandi partono dai 14 anni, 14 15 anni e vanno a tenere quelli più piccoli... maa è una ma<strong>la</strong>ttia che è un po‟<br />
partico<strong>la</strong>re, cioè troppo partico<strong>la</strong>re ci vuole già <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che vede in un certo senso questo lo volevo dire prima<br />
quando mi è squil<strong>la</strong>to il telefono, ecco un‟altra cosa che spesso e volentieri <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> fa e si chiude ancora di<br />
più... il fatto di dividere gli elementi del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong>ché spesso e volentieri ai nipotini non fanno vedere il<br />
nonno o <strong>la</strong> nonna ma<strong>la</strong>to e questo secondo me è sbagliatissimo soprattutto <strong>per</strong> i piccoli, <strong>per</strong> i piccoli e <strong>per</strong> quelli<br />
che saranno uomini domani, <strong>per</strong>ché comunque c‟è... mmm una volta era diverso <strong>per</strong>ché nelle famiglie patriarcali<br />
si viveva tutti insieme e si vedeva il <strong>per</strong>corso del<strong>la</strong> vita, addirittura siamo già come italiani o come ecco... mmm<br />
siamo già mmm abbiamo già comunque una partico<strong>la</strong>rità che il vedere e conoscere <strong>la</strong> morte è un tabù e questo<br />
già è sbagliato <strong>per</strong>ché arriviamo in quel momento che siamo dis<strong>per</strong>atissimi e con tutto quello che si consegue. In<br />
più se gli nascondiamo quello che realmente è <strong>la</strong> vita... cosa creiamo? Per quello poi oltretutto non si può fare...<br />
Non si può fare... Cioè nel senso inserimenti con giovani è difficile cioè o lo sentono o se no mmm non c‟è<br />
quel<strong>la</strong> possibilità<br />
I2: Scusa quali erano le domande strutturate che volevi fare?<br />
D: Io avevo delle domande più strutturali proprio sul…<br />
I2: Perché io se devo andare al<strong>la</strong> sassione di <strong>la</strong>urea... Mmmm non so devo firmare qualche cosa...<br />
D: Si le liberatorie devi fargliele firmare a tutti <strong>per</strong> favore. Allora beh innanzitutto avevo bisogno di<br />
qualcuno che mi ricostruisse <strong>la</strong> rappresentazione grafica del<strong>la</strong> rete di vari soggetti se ce ne sono, appunto<br />
il Comune l’avete menzionato, se <strong>la</strong>vorate con altre <strong>per</strong>ò questo non so se posso farlo con lei... Non so chi<br />
può… Poi avevo l’obiettivo specifico del servizio, l’ente capofi<strong>la</strong>...<br />
I1: Beh <strong>la</strong> rete dei servizi con cui <strong>la</strong>voriamo ovviamente è: Comune, Provincia, Regione, Asl.<br />
D: Allora un attimo solo che recu<strong>per</strong>o…<br />
I2: Beh... l‟Università...<br />
I1: Università ok... e beh certo no quel<strong>la</strong> <strong>la</strong> faccio sottointesa, secondo me è sottointesa...<br />
795
D: Fantastico si, questo potrebbe esserci utile...<br />
D2: [consegna un foglio] Qua può segnare gli enti pubblici cioè può crocettare quali nel<strong>la</strong> rete sono<br />
presenti… brrr<br />
D: Questo?<br />
I3: Eh si va bene ok<br />
I1: Per forza tanto loro fanno quello che facciamo noi... si...<br />
I3:Andiamo da qualche parte...<br />
I1: Eh si… mangiamo un pezzetto di focaccia proprio…eh si…<br />
I2: Ma <strong>per</strong> esempio anche il tribunale è nel<strong>la</strong> nostra rete.<br />
I1: Ecco bravo anche il tribunale!<br />
I2: Siamo il primo centro d‟Italia <strong>per</strong> l‟amministratore di sostegno <strong>per</strong> il caregiver, solo <strong>per</strong> le medicine<br />
intendiamo...<br />
D: Ok Ok...<br />
I1: Si si...<br />
I2: Cioè non <strong>per</strong> il patrimonio.<br />
D: Aspetti che me lo segno mmmmm<br />
I2: Abbiamo più di 90 famiglie che hanno… ora non so a che numero siamo arrivati, impressionante.<br />
I1: Si <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> esempio noi li indirizziamo anche a questo proprio mentre lui dal punto di vista ovviamente<br />
medico noi anche al punto di vista anche sociale <strong>per</strong>ché al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ad un certo punto si consiglia anche un<br />
certo <strong>per</strong>corso <strong>per</strong>... <strong>per</strong> come... ecco quindi anche <strong>la</strong> figura del giudice che da una tute<strong>la</strong> o comunque lui stesso<br />
poi sarà quello che porta avanti diciamo <strong>la</strong> parte un po‟… maaa... solo anche <strong>la</strong> mera pensione <strong>per</strong>ché ecco<br />
spesso e volentieri non ci si pensa <strong>per</strong>ò una <strong>per</strong>sona sino al giorno prima si è gestita il tutto<br />
D: Certo...<br />
I1: ...e invece poi di punto in bianco... questo è molto difficile<br />
[da 2h05 a 2h10]<br />
I1: O comunqe lui stesso sarà quello che manda avanti <strong>la</strong> parte diciamo…ma solo <strong>la</strong> mera pensione, ecco, spesso<br />
e volentieri non ci si pensa, <strong>per</strong>ò… una <strong>per</strong>sona fino al giorno prima si è gestita il tutto, invece poi… di punto in<br />
bianco… questo è molto difficile quindi è una cosa che “…” diamo questo consiglio sempre anche <strong>per</strong> non<br />
incorrere in costi eccessivi che <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> non servono a niente e spesso e volentieri “……” o cose sbagliate<br />
che invece con 20 euro di marca da bollo possono fare tutto tramite ufficio…<br />
I2: Ok, senti, le parrocchie sono nel<strong>la</strong> nostra…<br />
I1: Le parrocchie… certo,sì.<br />
I2: Io non mi sarei mai <strong>per</strong>messo senza il tuo consenso… fondazioni non ci hanno mai aiutato, associazioni<br />
familiari sì, reti informali sì… ecco, questo qui… Specificare cosa significa?<br />
D2: Si magari che tipo di re<strong>la</strong>zione c’è con il servizio.<br />
I2: Ehm…in questo <strong>per</strong>corso l‟Asl è… <strong>per</strong>ché l‟Asl è quel<strong>la</strong> che dà il servizio, da…<br />
I1: …<strong>la</strong> parte sanitaria, cioè quello che sono le, le… come si può dire… <strong>la</strong> legge sanitaria no…<br />
I2: Vabè, insomma. Servizi sociali territoriali, motivo <strong>per</strong> cui si intrattiene <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione?<br />
D: Sono quelli che fanno l’invio?<br />
I1: Esatto, sono quelli che tengono comunque i contatti con… <strong>per</strong> quel che ci riguarda, con le famiglie...<br />
I2: Allora, i consorzi non li metto, gli ospedali <strong>la</strong> stessa cosa, invio e contatti. I Comuni no, l‟assessorato <strong>per</strong>ché<br />
sono quelli che ci danno <strong>la</strong> possibilità del finanziamento...<br />
I1: Dei finanziamenti, dei patrocini, ecco, dei riconoscimenti… finanziamenti e patrocini, scrivilo <strong>per</strong>ché sono<br />
due cose diverse. Il patrocinio non implica il finanziamento...<br />
I2: Poi, il tribunale: amministratori di sostegno. I centri <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>: invio e contatti.<br />
I1: Esatto. E informazioni.<br />
I2: Poi il terzo settore l‟organizzazione di volontariato è <strong>per</strong> una gestione del problema,no?<br />
D: Cioè siete in contatto con altri?<br />
I2: Certo!<br />
I1: Altrochè! Proprio <strong>per</strong> questo fatto di poter ampliare <strong>la</strong> rete ed essere di più, ecco, se non nello specifico…<br />
I2: Dicevo problema demenza… Parrocchie?! Questo tocca a te...<br />
I1: Si certo. Bè, le parrocchie: informazione, approccio sempre con le famiglie, <strong>per</strong>ché poi…sostegno, no? Direi.<br />
I3: Sono quelli che ci danno le carrozzine eheheh<br />
796
I2: Associazioni familiari? Rete?No non possiamo…<br />
I1: No non possiamo mettere rete… contatti! Reti informali e contatti con le famiglie.<br />
D: Per esempio <strong>la</strong> vostra sede dov’è? È vostra di proprietà, il comune…<br />
I1: Noi, noi abbiamo una sede che è una segreteria...<br />
I2: Una stanzetta…<br />
I1: Una stanzetta, sì. La nostra sede sarà poi il Centro Diurno. Noi non abbiamo soldi, quindi siamo andati<br />
pellegrinando, bussando alle porte se qualcuno ci dava una stanzina due giorni al<strong>la</strong> settimana <strong>per</strong> fare <strong>la</strong><br />
segreteria e <strong>per</strong> fare le riunioni. Così è stato <strong>per</strong>ché siamo in un…<br />
I4: circolo uguaglianza.<br />
I1: Ecco, un circolo uguaglianza, un circolo ricreativo e ci danno una stanza dove possiamo fare tutto <strong>per</strong>ché<br />
comunque…<br />
[2:10-2:17]<br />
D: Circo<strong>la</strong> uguaglianza è?<br />
I1: Un circolo creativo…<br />
I2: Il numero dei familiari saranno… e sono lo stesso numero i familiari... certamente c‟è…<br />
I1: E tutto <strong>per</strong> che comunque non abbiamo…<br />
I2: … nell‟associazione...<br />
I1: Quanti iscritti abbiamo?<br />
I2: 201<br />
I4: 201!<br />
I1: 201 ecco!<br />
I2: Quindi i familiari saranno 200… <strong>per</strong>ché avranno iscritto anche i ma<strong>la</strong>ti no?<br />
I1: Eh sì, cioè… no, noi di solito chiediamo eh….<br />
I4: No Aspetta <strong>la</strong> tessera <strong>la</strong> fanno tutti, <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> venire al Caffè [Alzheimenr] col discorso assicurazioni<br />
eccetera tutti devono essere tesserati.<br />
I1: Eh cioè cosa parli di famiglie…?<br />
I4: Familiari in che senso?<br />
I2: Chi sono i beneficiari? Quanti ne sono stati coinvolti nell‟ultimo anno penso dall‟associazione …<br />
D2: …Sì dall’associazione!<br />
I2: 200... io ho scritto...<br />
I1: Eh beh… io penso ben tutti cioè, sono stati sempre coinvolti…<br />
I2: 200.<br />
I1: Famiglie, ma<strong>la</strong>ti...<br />
I4: Che comunque sono <strong>per</strong>sone…<br />
D: Quante <strong>per</strong>sone vengono abitualmente al Caffè...?<br />
I1: Eh a rotazione, ora non dico 200 tutti insieme ecco…<br />
I4: 30, 30 tutti i giorni<br />
D: quindi 30 <strong>per</strong> giorno, <strong>per</strong> un numero totale di 200… e sì più o meno.<br />
I2: Come è avvenuto il coinvolgimento dei destinatari, come è avvenuto il coinvolgimento?<br />
I1: Eh tramite passaparo<strong>la</strong> e poi istituzioni, istituzioni <strong>per</strong>ché il comune, loro eccetera...<br />
I2: E poi convegni...<br />
I1: Convegni esatto!<br />
I2: Cioè ogni volta abbiamo organizzato un convegno abbiamo avuto più iscritti...<br />
I1: Eh appunto, infatti sì, l‟università…<br />
I2: Perché è <strong>la</strong> maniera <strong>per</strong> farci conoscere.<br />
I1: Certo, esatto… sì sì!<br />
I2: Lei <strong>per</strong> esempio ultimamente ha fatto un intervento al Pa<strong>la</strong>zzo Ducale, con… sono 5 anni che organizziamo<br />
un convegno che si intito<strong>la</strong> “Nell‟ombra del<strong>la</strong> mente”...<br />
I1: “Nell‟ombra del<strong>la</strong> mente”.<br />
I2: e… quest‟anno io a differenza degli altri anni ho deciso di dare <strong>la</strong> prima parte in mano all‟Associazione<br />
eccetera eccetera; <strong>la</strong> seconda ai medici… e quindi loro hanno… lei si incavo<strong>la</strong>va sempre che par<strong>la</strong>va <strong>per</strong> ultima e<br />
non c‟era mai nessuno a sentire…<br />
[Ridono]<br />
I2: ...questa volta ha par<strong>la</strong>to di fronte a un teatro pieno… cosa bellissima.<br />
797
I1: Bellissima, non chiuso <strong>per</strong>ò, guarda non ero... di solito quando apro guardo in fondo ci sono io e ci sono<br />
quelli con <strong>la</strong> testa così…<br />
I2: Ci sono altri soggetti che …<br />
I4: Quelli che sono rimasti <strong>per</strong>ché gli altri eh eh!<br />
[Ridono]<br />
I2: Ci sono altri soggetti che partecipano? Medici, università e assistenti sociali no?<br />
I1: Esatto sì.<br />
I2: Quanto costa annualmente, ecco quanto costa annualmente il servizio?<br />
I1: Quanto?<br />
I2: Quanti ci <strong>la</strong>vorano?<br />
I1: Quanto co…Non costa niente? Gratis!<br />
I2: Gratis!<br />
I1: Dire gratis in Italia... Veramente eh…<br />
[Ridono]<br />
I2: Chi finanzia il servizio?<br />
I1: Come?<br />
I1: Noi! I volontari, l‟Associazione<br />
D: Beh <strong>per</strong>ò avete poi avuto accesso a dei finanziamenti dell‟Unione Europea...<br />
I2: Però Sì sì sì…<br />
I1: E <strong>per</strong>ò… Centro diurno, ma quel<strong>la</strong> è un‟altra cosa… noi ora stiamo par<strong>la</strong>ndo…<br />
D: Okay <strong>per</strong>ò non <strong>per</strong> il Caffè Alzheimer…<br />
I1: No no no no no.<br />
I1: ah no no <strong>per</strong> il caffè abbiamo avuto soltanto il comodato d‟uso…<br />
I2: No ma anche le cialdine del caffè le paghiamo noi <strong>per</strong> modo di dire, cioè…<br />
I1: Sì esatto i volontari… No poi gli ospiti <strong>la</strong>sciano sempre qualcosa, comunque sono associati gli ospiti,<br />
quindi… rientra sempre nel discorso…<br />
I3: Tutto quello che prendono gratuitamente fanno un offerta …<br />
D: Loro fanno una quota associativa, pagano...<br />
I1: Che è <strong>per</strong> le assicurazioni… è proprio una tessera dell‟Associazione, quindi chiunque di quei 200 può<br />
accedere al Caffè…<br />
I2: Allora, quando ci sono gli o<strong>per</strong>atori mettiamo 10.<br />
I1: Eh <strong>per</strong>ché ruotano… sì<br />
I3: In effetti non più…<br />
I2: 10 sì!<br />
I1: Sì una decina…<br />
I2: 10. Ore complessive?<br />
I1: Ore complessive…<br />
I3: Tre e tre sei…<br />
I1: sei ore eh, sei ore <strong>la</strong> settimana…<br />
I4: Complessive o <strong>per</strong> ogni <strong>per</strong>sona che ci viene?<br />
I2: Sessanta? qui è settimanale, <strong>la</strong> richiesta è?<br />
D: Lo possiamo specificare questo punto… sì…<br />
I2: Sessanta, Okay.<br />
I1: mm mm<br />
I2: Basta?<br />
D: Sisì<br />
I1: Cosa devo fare lo devo firmare?<br />
D2: sì se può firmarlo<br />
D: Quello è… và <strong>la</strong>sciato a loro… è <strong>la</strong> scheda.<br />
D:Va beh facciamo firmare a tutti dai, no questo è uguale a quello, un’altra versione non in orizzontale<br />
ma in verticale.<br />
I1: Ah okay allora basta, benissimo, okay…<br />
D: E poi comunque allora noi raccogliamo raccogliamo il materiale, faremo tutto il <strong>la</strong>voro di analisi del<br />
caso, quando poi sarà pronto il report, ovviamente ci piacerebbe farvelo vedere, farvi avere una copia.<br />
798
I1: Volentieri…<br />
I2: Organizziamo una cosa come questa se tu vuoi…<br />
D: volentieri<br />
I1: Altro che… ben volentieri. Al Caffè ehm al centro diurno<br />
3.2.2.2. Trascrizione dell‟intervista a un socio fondatore/attuale volontario dell‟Alzheimer Café „Le<br />
panchine nel parco‟ dell‟associazione AFMA di Genova – AF.SfV1<br />
R: L‟Alzheimer o <strong>la</strong> Demenza senile o altre situazioni simi<strong>la</strong>ri di ma<strong>la</strong>ttie degenerative. E fintanto che ci sono<br />
dei giovani dietro, problemi ci sono ma soprattutto si possono cerare di gestire. Il problema è quando c‟è una<br />
coppia di anziani e uno dei due è ma<strong>la</strong>to: è qui che diventa il dramma <strong>per</strong>ché ci si trova di fronte a una <strong>per</strong>sona<br />
che di forza ne ha fino a un certo punto, l‟altra che vive in un mondo parallelo, che è un mondo che non si riesce<br />
praticamente a bucare in nessuna maniera. E far si che una <strong>per</strong>sona di 70 anni debba sopportarne un‟altra di pari<br />
età o anche di più dal<strong>la</strong> mattina al<strong>la</strong> sera, senza dialogo o con dei dialoghi fuori di ogni logica, <strong>per</strong>ché al<strong>la</strong> fine è<br />
questo. Dover<strong>la</strong> accudire in tutte le sue funzioni, quando succederà, dal<strong>la</strong> A al<strong>la</strong> Z, e lì è quando un caos regna<br />
sovrano, <strong>per</strong>ché questa <strong>famiglia</strong> è completamente iso<strong>la</strong>ta, rimane chiusa in se stessa, non esce più, <strong>per</strong>ché non c‟è<br />
il tempo di uscire, <strong>per</strong>ché l‟Alzheimer o altre ma<strong>la</strong>ttie simi<strong>la</strong>ri, hanno necessità di un contatto giornaliero<br />
continuo. E qui il discorso di potrebbe ampliare in tantissime situazioni, situazioni anche l‟assistenza e tutto<br />
assieme: non c‟è una struttura, un qualcosa che possa aiutare queste famiglie. Noi con il nostro centro cerchiamo<br />
di portarli fuori finché c‟è <strong>la</strong> possibilità, anche <strong>per</strong>ché vogliamo dare, oltre che un conforto al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e al<br />
<strong>famiglia</strong>re, cercare di mantenere ancora le facoltà cognitive, o <strong>per</strong> lo meno se <strong>la</strong> nostra attività al<strong>la</strong> fine arrivasse<br />
ad allungare le facoltà cognitive di una settimana o un mese, il nostro successo è lì, oltre ad aver creato <strong>la</strong><br />
tranquillità dei <strong>famiglia</strong>ri<br />
D: Certo<br />
R: E anche quando non si riesce ad arrivare a quelle famiglie che oramai non possono più <strong>per</strong> dei motivi proprio<br />
fisici e di forza fisica che portare fuori <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, il paziente, in quel momento lì il dramma è <strong>la</strong> cosa che fa<br />
degenerare. Il primo ma<strong>la</strong>to non è il ma<strong>la</strong>to ma è il <strong>famiglia</strong>re, <strong>per</strong>ché è un peso enorme. Io l‟ho visto con mia<br />
mamma direttamente, cioè mio fratello viveva con mia mamma ma al<strong>la</strong> fine eravamo due uomini ad accudire<br />
una donna, una donna che aveva ancora nel suo recondito il fatto di essere madre. Per cui, ad un certo momento<br />
cosa succedeva? Nel rapporto fino a un certo punto andavamo avanti, poi, oltre al muro del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia si ergeva il<br />
muro di mamma e figlio, del rapporto mamma figlio. E lì era pazienza, tranquillità, <strong>la</strong>sciar<strong>la</strong> decantare un<br />
attimino del suo modo di reagire, <strong>per</strong>ché poi diventano come dei bambini: si irrigidiscono, si impuntano, non<br />
col<strong>la</strong>borano. E allora bisogna dargli il tempo, un attimino, magari di coinvolgerli in qualcosa di diverso <strong>per</strong> fargli<br />
passare quel momento critico <strong>per</strong> poi riprendere e ripartire. Noi siamo riusciti a gestir<strong>la</strong> <strong>per</strong> quasi quattro anni e<br />
mezzo, poi siamo dovuti ricorrere al<strong>la</strong> badante dall‟oggi al domani, dal giovedì che eravamo a pranzo assieme<br />
<strong>per</strong>ché ci stavo io durante il giorno, il giorno dopo era uno zombie. Cioè da una <strong>per</strong>sona che il giovedì<br />
deambu<strong>la</strong>va, si fumava le sue sigarette, cercava di <strong>la</strong>vare i piatti anche se dopo quando riposava li rifacevo io, il<br />
giorno dopo era uno zombie che faceva passettini insicuri di mezzo centimetro appena appena e siamo passati<br />
dal deambu<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> carrozzel<strong>la</strong> al<strong>la</strong> badante, <strong>per</strong>ché non c‟era più <strong>la</strong> possibilità di di di..abbiamo avuto ritengo<br />
molta fortuna <strong>per</strong>ché poi mia mamma in queste condizioni ha vissuto poco più di un mese. Per cui siamo stati<br />
fortunati, <strong>per</strong>ò se avesse dovuto continuare così sarebbe stato un dramma, <strong>per</strong> noi e <strong>per</strong> lei. Si che c‟era <strong>la</strong><br />
badante, <strong>per</strong>ò di notte avremmo dovuto sicuramente metterne un‟altra poi. Ehhhh invece il buon Dio ha pensato<br />
bene che non doveva andare oltre, lì <strong>per</strong> lì è difficile accettarlo, <strong>per</strong>ò se poi si andava a vedere un attimino cosa<br />
sarebbe emerso da questa situazione non era giusto che mia mamma dovesse avere una pena del genere. Non<br />
par<strong>la</strong>ndo da egoista di figlio <strong>per</strong>ché mi sono tolto un peso, assolutamente no, ma proprio <strong>per</strong>ché si va incontro a<br />
delle situazioni che una <strong>per</strong>sona non merita.<br />
D: Certo<br />
R: Infatti io ho sempre detto ai medici che non volevo nessun accanimento terapeutico, <strong>per</strong>ché poi quando sono<br />
allertate 24 ore su 24 che si nutrono con una flebo, non è più come avere una <strong>per</strong>sona, ma avere un vegetale. Non<br />
è neanche il tempo che gli dedichi che poi diventa pesante, ma se hanno ancora un barlume di coscienza e di<br />
ragionamento sarebbero loro stessi che non accetterebbero una situazione del genere.<br />
D:Certo<br />
R: E questo è uno dei momenti in cui <strong>la</strong> gente si preoccupa del <strong>per</strong>ché, del <strong>per</strong> come, cosa succede e cosa non<br />
succede..ehh, bisogna cercare un attimino di trovare una situazione, come diceva il professor X, di stare bene noi<br />
<strong>per</strong> far stare bene loro. Far star bene loro è semplice: basta mettersi in condizione, non mi piace dire di non farli<br />
nuocere, ma di essere noi tranquilli che qualsiasi cosa facciano non creino problemi. Quando a noi ci hanno<br />
diagnosticato l‟Alzheimer, quello che abbiamo fatto, visto che mia madre cucinava ancora, abbiamo cambiato <strong>la</strong><br />
cucina: era nuova ma ne abbiamo com<strong>per</strong>ata un‟altra, con tutti i sistemi di sicurezza.<br />
799
D: Certo<br />
R: Elettrico, gas, l‟accensione accidentale, tutte quelle cose lì, abbiamo messo una serratura in più in casa:<br />
avevamo noi <strong>la</strong> chiave in modo che non potesse scappare. Lo ha fatto qualche volta ma eravamo impreparati;<br />
come ce ne siamo accorti siamo corsi ai ripari: abbiamo cercato di mettere in condizioni mia madre di<br />
passeggiare e andare in giro <strong>per</strong> <strong>la</strong> casa senza problemi; mio fratello ci ha impiegato un attimino, un anno e<br />
mezzo ad accettare questa situazione, al<strong>la</strong> fine si è reso conto che era meglio condiscendere al<strong>la</strong> situazione di mia<br />
mamma con il sollievo che, più di tanto non poteva essere o non poteva fare, <strong>per</strong> cui anche lui era tranquillo.<br />
D: Cioè ma <strong>la</strong> difficoltà <strong>per</strong> chi assiste è <strong>la</strong> difficoltà di chi cambiare appunto tutto un ritmo di vita o è <strong>la</strong><br />
difficoltà proprio di accettare il fatto che <strong>la</strong> propria mamma è ma<strong>la</strong>ta?<br />
R: In primis è <strong>la</strong> difficoltà è di accettare <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, e poi <strong>la</strong> gestione <strong>per</strong>ché è evidente che, se io sono in casa<br />
con una porta e con una chiusura in più di sicurezza che so che non mi può scappare, <strong>la</strong> cucina non mi può fare<br />
nul<strong>la</strong> <strong>per</strong>ché in qualunque maniera non si può accendere il fuoco, ecc..ecco che ho già eliminato due tipi di<br />
rischio enormi.<br />
D: Certo<br />
R: Se poi, non era il nostro caso, hai un terrazzo e metti dei lucchetti o cerchi di mettere delle grate che non<br />
possa andare oltre, eliminando tutte queste possibilità, noi avevamo in casa dei davanzali, a mia mamma piaceva<br />
mettere i vasi sui davanzali..eh quando metteva i vasi sul davanzale noi li abbiamo messi tutti in sicurezza, li<br />
abbiamo legati tutti.<br />
D: Certo<br />
R: Ma legati in una certa maniera che anche mia madre non potesse toglierli, cioè annaffiare annaffiava, <strong>per</strong>ò il<br />
vaso rimaneva ancorato. Ecco che <strong>per</strong>ciò non avevo <strong>la</strong> paura che mia madre avesse potuto prendere un vaso e<br />
tirarlo sotto.<br />
D: Certo<br />
R: Ho chiesto a mio fratello di farsi un‟assicurazione supplementare in modo tale che se <strong>per</strong> disgrazia fosse<br />
caduto qualcosa o avesse colpito una macchina. Ecco che questa è una prevenzione che io quando ero fra le mura<br />
domestiche di mia mamma guardavo <strong>la</strong> televisione ma non dovevo badare a mia mamma. Potevo stare attento<br />
solo quando andava in bagno, ecc.. <strong>per</strong>ò, <strong>per</strong> il resto, non mi creava problemi: voleva stirare, prendevo le camicie<br />
vecchie e stirava le camicie vecchie; voleva cucire le davo calze vecchie: ecco che ero tranquillo. Mentre se<br />
invece mi viene a mancare tutta <strong>la</strong> sicurezza in giro, allora avrà acceso di là, andiamo a vedere, non posso<br />
guardarmi <strong>la</strong> televisione o farmi un pisolino. Perché poi anche lì, quando <strong>la</strong> <strong>la</strong>sciavamo uscire di casa, noi<br />
abitavamo in un rione che ormai erano 60 anni che abitavamo lì, <strong>la</strong> conoscevano tutti, sapevano che era ma<strong>la</strong>ta.<br />
C‟erano quasi delle barriere in questo rione oltre al quale mia mamma non poteva andare <strong>per</strong>ché come <strong>la</strong><br />
vedevano, <strong>la</strong> prendevano, <strong>la</strong> portavano a fare qualche passo indietro ed era praticamente sotto controllo. Era un<br />
rione che era quasi un paesone.<br />
D: Mm..certo.<br />
R: Quindi eravamo in una situazione abbastanza tute<strong>la</strong>ta, ecco..<strong>per</strong> cui era anche non facile <strong>per</strong>ché madre con<br />
figli, fosse stato madre con figlie, i corpi sono identici, non c‟è quindi problema: ci si mette tutte e due sotto <strong>la</strong><br />
doccia e ci si <strong>la</strong>va insieme. Ma farle fare <strong>la</strong> doccia non era così semplice: accompagnar<strong>la</strong> in bagno lo stesso, poi<br />
<strong>per</strong>ò piano piano, piano piano, ecco <strong>la</strong> tranquillità di avere una casa che non creasse problemi, e dall‟altra ci si<br />
poteva dedicare a seguir<strong>la</strong>, in maniera attenta, discreta, stando attenti a non urtare <strong>la</strong> sua suscettibilità, le cose<br />
piano piano hanno iniziato a funzionare bene.<br />
D: E sua mamma veniva qui, al caffè?<br />
R: No mia mamma è mancata nel 2006, sono già quattro anni che è mancata. Però, come altri, tutta l‟es<strong>per</strong>ienza<br />
che abbiamo fatto <strong>la</strong> mettiamo a disposizione delle <strong>per</strong>sone che vengono qua, <strong>per</strong>ché, purtroppo, non c‟è<br />
informazione, non c‟è interesse, e oltretutto c‟è molta carenza anche dai medici di <strong>famiglia</strong>, che forse, sono il<br />
danno maggiore <strong>per</strong>ché dovrebbero essere più informati e dare loro il maggiore supporto.<br />
D: Certo<br />
R: Mentre invece, siamo a livello zero. Ora non so nelle altre regioni, in Liguria è a livello zero.<br />
D: Raccontavo prima, io ho avuto un problema con il nonno quest’estate: sono andata dal medico e lui<br />
non sapeva neanche <strong>la</strong> differenza tra il SAD e l’ADI. Ero veramente basita…<br />
R: Quello è lo scoglio più grosso<br />
800
D: Perché uno dice ma come, dovrebbe essere <strong>la</strong> prima figura di riferimento, no?!<br />
R: Si si si si si, ma non lo è, <strong>per</strong>ché se poi andiamo a vedere quello..noi siamo pochi..cioè siamo tanti <strong>per</strong>ché<br />
come associazione, come ha detto <strong>la</strong> signora Y siamo 200 soci, <strong>per</strong>ò, è evidente che quelli che <strong>la</strong>vorano siamo<br />
6/7, a parte i volontari ma come membri dell‟associazione siamo 6/7 <strong>per</strong>ché gli altri hanno ancora i ma<strong>la</strong>ti a casa,<br />
quindi l‟impegno è quotidiano con i loro cari. Però ci sarebbero delle belle cose da portare avanti, e una delle<br />
cose che a me farebbe piacere portare avanti è di stabilire con le istituzioni un pack che, nel momento in cui mi<br />
viene diagnosticato un handicap grave, il riconoscimento del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e <strong>la</strong> conseguenza, si dovrebbe aprire, su<br />
un codice a barre una linea di credito, credito in che cosa? Per tutti i presidi che possono servire nel durante <strong>per</strong> il<br />
mantenimento del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ta a casa, cioè a partire dai pannoloni, carrozzel<strong>la</strong><br />
D: Ge<strong>la</strong>tine<br />
R: Tutte le ge<strong>la</strong>tine, il letto con il sollevatore, anche <strong>per</strong>ché: oggi non ho bisogno, domani ho bisogno di tutto.<br />
D: Certo<br />
R: Capisco che <strong>la</strong> ASL non può avere 2000 letti pronti, ma almeno due pronti <strong>per</strong> le esigenze del quotidiano<br />
dovrebbe averli; 5 o 6 carrozzine pronte nel magazzino dovrebbe averle. Io faccio anche volontariato anche con<br />
l‟Unitarsi, quando mi sono trovato in difficoltà..<br />
D: Con, scusi?<br />
R: Unitarsi,<br />
D: che sarebbe?<br />
R: Un‟associazione <strong>per</strong> i disabili <strong>per</strong> i pellegrinaggi, ecc..<br />
D: Ah ok<br />
R: Noi lì ne abbiamo di carrozzine..Ho fatto presto, sono andato giù, ho preso <strong>la</strong> macchina, ho preso <strong>la</strong><br />
carrozzina e l‟ho portata a casa. Però di solito <strong>per</strong> avere <strong>la</strong> carrozzina devi: andare dal neurologo, farti dare il<br />
modulo, lo compi<strong>la</strong>, cercare il negozio di riferimento, che tipi di carrozzine ci sono, poi ritorna dal neurologo,<br />
fatti autorizzare, vai al<strong>la</strong> ASL deposito: è tempo che si potrebbe passare tranquil<strong>la</strong>mente a casa, anche <strong>per</strong>ché poi<br />
l‟assegno di accompagnamento è talmente misero che, se uno ha <strong>la</strong> possibilità di starsi in casa a seguire il<br />
proprio caro, forse, quei pochi soldi che arrivano possono anche aiutare. Ma se uno deve badare a tutte queste<br />
cose: deve prendere <strong>la</strong> badante a ore..non ci nemmeno una settimana con 453 euro.<br />
D: Mm<br />
R: Perché oggi una badante costa 1600 euro al mese, <strong>per</strong> cui sono tutte cose che: se io avessi intestato l‟auto<br />
nuova a mia madre, mi sgravavano il 16% di IVA, <strong>per</strong>ò poi non ti danno il tagliando disabili, <strong>per</strong>ché anche<br />
quel<strong>la</strong> è una cosa assurda.<br />
D: Perché non<br />
R: Perché deambu<strong>la</strong>no, e deambu<strong>la</strong>ndo non ne hanno il diritto<br />
D: Ok<br />
R: Ma è una ma<strong>la</strong>ttia degenerativa: oggi deambu<strong>la</strong>no, domani no. Allora bisogna fare una visita fiscale ulteriore:<br />
e allora prendi un ma<strong>la</strong>to di Alzheimer, dove non può aspettare..sono tutte delle situazioni che vanno ad infierire,<br />
su chi? Ma su i parenti, <strong>per</strong>ché poi uno si abbatte quando trova tutte queste difficoltà. Ha già dei problemi <strong>per</strong><br />
una ma<strong>la</strong>ttia degenerativa in quel senso, che si ritrova ad avere ulteriori difficoltà anche <strong>per</strong> quel poco che lo<br />
stato potrebbe passarci. Parliamoci chiaro: lo stato si è tolto le lunghe degenze negli ospedali. Ti dà 450 euro ma<br />
si è tolto milioni e milioni di costi. Cioè è un discorso che non sta né in cielo né in terra. Per un non vedente<br />
invece dà 1000 euro al mese di accompagnamento, non vedente ha il cervello che funziona, è autosufficiente, in<br />
casa si muove in un certo modo, non si ha bisogno di accompagnarlo in doccia, in bagno e quelle cose lì. Per cui<br />
anche lì c‟è una disparità di trattamento che non è concepibile.<br />
D: Certo… Secondo lei, quello che fate qui in che cosa aiuta le famiglie?<br />
R: Soprattutto dà sfogo al familiare. Porta un ri<strong>la</strong>ssamento al familiare anche <strong>per</strong>ché in questi frangenti non<br />
hanno problemi di assistenza ai propri familiari che stanno qua con noi.<br />
D: Quindi i familiari possono anche andare mentre gli altri sono qua..<br />
R: No, loro sono presenti, <strong>per</strong>ò il fatto di essere presenti tra di loro creano <strong>la</strong> rete ed è quello che è successo a me<br />
con gli altri soci fondatori dell‟associazione facendo corsi di caregiver, le testimonianze tra un corso e l‟altro, ci<br />
si è ritrovati in 7/8. Eravamo tutti un po‟ facinorosi, no?! Poi nelle situazioni trovavi sempre tutte queste cose<br />
qua, devo dire che ci hanno aiutato <strong>per</strong>ché ci hanno dato questo locale qui..a loro non serviva e grazie alle<br />
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istituzioni che ce lo hanno dato gratuitamente senza costi, <strong>per</strong>ò trovandosi un po‟ con tutte le idee, qui non si<br />
può, là non si fa, sono andato là e ho <strong>per</strong>so due ore, cosa possiamo fare? È nata quasi spontaneamente<br />
l‟associazione proprio <strong>per</strong> metterci nel<strong>la</strong> condizione di dire “se ci sono altri”, se gli diamo le informazioni che a<br />
noi sono mancate, anche par<strong>la</strong>ndoci l‟uno con l‟altro, automaticamente potremmo essere di aiuto.. e infatti<br />
vengono qua, chiedono, vedono che quel<strong>la</strong> ha fatto, quel<strong>la</strong> ha detto, quel<strong>la</strong> è andata a vedere..si forma un piccolo<br />
passaparo<strong>la</strong> che poi tra di loro diventa quasi un gruppo di auto aiuto. Pertanto è questo che noi abbiamo voluto<br />
fare con l‟associazione, a parte avere le conoscenze che abbiamo avuto nel proseguo dell‟attività, con <strong>la</strong> signora<br />
Z, che è del centro qua del centro socio sanitario, allora se dobbiamo indirizzare qualcuno <strong>per</strong> le pratiche <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
pensione, <strong>per</strong> gli aggiornamenti abbiamo un appoggio, se c‟è una consulenza in più con il prof X abbiamo un<br />
appoggio..è evidente che piano piano ci si è al<strong>la</strong>rgati come conoscenza <strong>per</strong> mettere a disposizione le nostre<br />
informazioni. Con il presidente, siamo andati a vedere gli RSA, i centri diurni, abbiamo anche un‟idea di che<br />
cosa sono, del territorio di che cosa offre, che <strong>per</strong>ò bisognerebbe avere maggior tempo, avendo più volontari, ecc<br />
<strong>per</strong> poter portare avanti altre cose. Capisco che a Roma non possono sa<strong>per</strong>e cosa succede nel piccolo delle<br />
famiglie, <strong>per</strong>ò, se non glielo si fa sa<strong>per</strong>e non lo sapranno mai. Perché a Roma dicono <strong>la</strong> sanità costa x miliardi<br />
all‟anno: tanti qui, tanti là, tanti là. Poi si passa a un grado inferiore a una suddivisione più accurata di quello che<br />
serve, ma poi quando si arriva nello spicciolo al<strong>la</strong> problematica di ogni singo<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, che è assurdo poter<br />
portare a Roma, <strong>per</strong>ò almeno far capire cos‟è l‟Alzheimer, cosa significa influenza, questo lo devono sa<strong>per</strong>e.<br />
D: Certo<br />
R: Ma non ci arriva, ma <strong>per</strong>ché?! Perché ci sono sempre cose più importanti che passano avanti. L‟Alzheimer,<br />
farmaceuticamente par<strong>la</strong>ndo è una ma<strong>la</strong>ttia che non dà reddito, non ci sono farmaci. Perché se ci fossero i<br />
farmaci come quelli <strong>per</strong> l‟influenza, l‟Alzheimer interesserebbe tutti. Ci sarebbe informazione; siccome questo<br />
non succede, l‟unico interesse, si fa <strong>per</strong> dire sono i centri diurni e gli RSA, che dà un piccolo profitto ma non è<br />
che siano milioni e milioni. Sono tanti ma, suddivisi in tutt‟Italia non è che siano un granché. Farmaceuticamente<br />
par<strong>la</strong>ndo non c‟è interesse e quindi rimane lettera morta. E allora grazie alle nostre attività, come a tante altre che<br />
stanno nascendo, adesso un pochino se ne par<strong>la</strong>. Poi Genova, <strong>la</strong> Liguria, eh, è anche un po‟ il problema<br />
caratteriale, diversamente da quanto può succedere nelle altre regioni, io che mia madre avesse l‟Alzheimer l‟ho<br />
sempre detto a tutti e non me ne sono mai preoccupato. È una ma<strong>la</strong>ttia come un‟altra, non c‟è mica da<br />
vergognarsi. Mentre invece le <strong>per</strong>sone più avanti negli anni, tendono un attimino a coprire e a chiudersi <strong>per</strong>ché<br />
c‟è il ma<strong>la</strong>to in casa. E lì puoi andare a fare breccia tra le quattro mura domestiche non è facile.<br />
D: Prima cosa devi sa<strong>per</strong>e che c’è una <strong>famiglia</strong><br />
R: E poi andare a vedere se si riesce a tirar<strong>la</strong> fuori <strong>per</strong>ché lo si fa <strong>per</strong> il suo bene, <strong>per</strong>ò non è detto che questa<br />
<strong>famiglia</strong> lo gradisca.<br />
D: Certo<br />
R: E allora questo è un altro punto dolente, almeno <strong>per</strong> <strong>la</strong> nostra città, <strong>per</strong> il nostro carattere, <strong>per</strong> il nostro modo<br />
di essere. Quando troviamo invece delle <strong>per</strong>sone che sono più a<strong>per</strong>te, che si rendono conto, dicevo prima al tuo<br />
collega, noi abbiamo qua delle <strong>per</strong>sone ma<strong>la</strong>te di Alzheimer ancora al<strong>la</strong> prima fase, che gli abbiamo dato il<br />
compito, senza che loro lo sappiano di essere ma<strong>la</strong>ti, di gestirsi come volontari, di venire qua a fare volontariato.<br />
Quindi loro vengono qua convinti di fare volontariato e di fatto lo fanno con le <strong>per</strong>sone che hanno bisogno. Per<br />
cui questo incentivo, questo interesse..ecco che abbiamo avuto <strong>per</strong>sone che quando abbiamo fatto dei corsi di<br />
ginnastica dolce, dopo due mesi erano una cosa di una contentezza unica <strong>per</strong>ché anche lì, piano piano con<br />
esercizi mirati con fisioterapisti ecc li ha rigenerati, sono spariti i dolorini, è sparito il dolore qua, sto bene, mi<br />
sento un altro, al mattino mi tiro su. Sono tutte cose che mettendo in pratica ciò che abbiamo vissuto in casa li<br />
abbiamo riportati pari pari nel<strong>la</strong> nostra attività, nel nostro quotidiano. Vorremmo arrivare a tre giorni ma non so<br />
se ce <strong>la</strong> faremo.<br />
D: Adesso fate due giorni?<br />
R: Si, il martedì e il venerdì. Ma ci farebbe piacere fare lunedì, mercoledì e venerdì <strong>per</strong>ché ce ne sarebbe<br />
bisogno, <strong>per</strong>ò siamo troppo pochi ancora. E ai volontari che <strong>la</strong>vorano con noi chiedere di fare tre giorni non è<br />
facile e non ce <strong>la</strong> sentiamo, <strong>per</strong>ché poi sono quattro <strong>per</strong>sone che, anche loro hanno avuto ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer a<br />
casa e quindi capiscono e si dedicano, <strong>per</strong>ò c‟è da tenere pulito il locale; il giardino è bello quando lo si tiene in<br />
ordine: quando ce lo diedero due anni fa non era un giardino, era un parco di foglie: abbiamo tirato su un sacco<br />
di foglie rastrel<strong>la</strong>ndo da far paura. Mentre adesso una volta al mese ci sono questi signori qui ancora arzilli che<br />
prendono rastrelli, ramazze e saggina e si mette a posto tutto il giardino. D‟estate annaffiano, facciamo <strong>la</strong><br />
riunione fuori <strong>per</strong>ché mettiamo gli ombrelloni, non c‟è passaggio <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> elementare è chiusa. Per cui ci<br />
mettiamo nelle aiuole con i nostri ombrelloni e i nostri tavolini. Per cui l‟attività è tutta esterna e <strong>la</strong> cosa<br />
funziona. Ci sono piccoli incarichi: c‟è chi ci tiene ordine le piante odorose, anche se poi il vandalismo te le<br />
porta via: qui abbiamo il rosmarino che dovrebbe essere alto due metri ed è lì che sembra che l‟abbiamo messo<br />
802
giù ieri; <strong>la</strong> salvia invece non serve <strong>per</strong>ché è tipicamente regionale; <strong>la</strong> <strong>la</strong>vanda quando sboccia il fiore vio<strong>la</strong>..zac!<br />
Cose che le accettiamo, si potrebbe fare di più, poi andrebbe buttata all‟aria, <strong>per</strong>ò..<br />
D: Una domanda: ma queste famiglie che vengono come vi trovano? Come vi scoprono?<br />
R: La rete, il passaparo<strong>la</strong>, si <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> forza è <strong>la</strong> rete, <strong>per</strong>ché telefonano..magari ora un po‟ <strong>per</strong> convegni,<br />
conferenze, apparizioni in televisione, non diciamo che abbiamo una grossa notorietà, <strong>per</strong>ò parecchi ci<br />
conoscono. Poi avendo rspporti con il sevizio socio sanitario, loro fanno i corsi di caregiver <strong>per</strong> cui facendoli c‟è<br />
già un indirizzo se avete bisogno, <strong>per</strong> chiarimenti, veniteci a trovare, a prendere un caffè, potete chiedere alle<br />
<strong>per</strong>sone presenti dell‟associazione cosa succede, cosa non succede, se vi interessa partecipare con i vostri<br />
familiari. È tutto un giro che si al<strong>la</strong>rga molto lentamente <strong>per</strong>ché non è facile entrare nelle famiglie, <strong>per</strong>ò vediamo<br />
mensilmente che qualcuno di nuovo entra e magari qualcuno esce <strong>per</strong>ché i parenti preferiscono metterlo negli<br />
RSA, o già nel centro diurno <strong>per</strong>ché ci sono delle situazioni anche un po‟ anomale e anche lì ci dovrebbe essere<br />
molta più coscienza da parte dei sanitari <strong>per</strong>ché abbiamo saputo che hanno messo negli RSA <strong>per</strong>sone che non<br />
meritavano di essere inserite, <strong>per</strong>sone che alle due e un quarto erano già qua ad aspettare che noi aprissimo<br />
<strong>per</strong>ché venivano volentieri, uscivano di casa da soli, non erano accompagnati, venivano qua <strong>per</strong>ché era loro<br />
interesse venire, gli piaceva stare con noi. Però i <strong>famiglia</strong>ri non se <strong>la</strong> sentivano.. e anche lì, di fronte a una cosa<br />
del genere ci dovrebbe essere un‟o<strong>per</strong>a di convincimento o, soprattutto, anche le istituzioni dovrebbero<br />
salvaguardare questo tipo di famiglie dove c‟è ancora un ma<strong>la</strong>to che può stare in <strong>famiglia</strong>. Perché non puoi<br />
mettere in un RSA una <strong>per</strong>sona di 65 anni <strong>per</strong>ché diventa una morte civile.<br />
D: Una morte precoce direi<br />
R: Oltretutto. Quello non mi piace dirlo, <strong>per</strong>ò qualcosa che..e allora si potrebbe andare a vederle queste<br />
problematiche. Però dicono che siamo sempre agli inizi ma questi inizi non si evolvono mai. Rimaniamo sempre<br />
al palo, al palo, al palo. Ma tutti i giorni se ne sentono di nuove su certi tipi di tematiche: quello che non sapeva<br />
che le ge<strong>la</strong>tine sono gratuite, il farmacista che tu vai a chiedere le ge<strong>la</strong>tine e sa che sono gratuite te le fa pagare,<br />
<strong>per</strong>ché il farmacista non mi può dire che non è a conoscenza delle regole. Se andiamo a vedere tutte queste cose<br />
si dovrebbe prendere e bruciarli tutti quanti, <strong>per</strong>ò succedono.<br />
D: E a parte <strong>la</strong> rete di <strong>famiglia</strong>ri e il passaparo<strong>la</strong> avete contatti più o meno strutturati con altre realtà del<br />
territorio?<br />
R: Mah, diciamo che le realtà del territorio ci conoscono anche <strong>per</strong>ché quando ci sono incontri ci si ritrova<br />
sempre le solite associazioni: AUSER, CPS e comprensorio di Cornigliano. Poi le altre associazioni proprio<br />
<strong>per</strong>ché come noi sono di poche <strong>per</strong>sone non si presentano, non vengono, <strong>per</strong>ò diciamo le più importanti, anche se<br />
diamo fastidio qualche paro<strong>la</strong> esce e l‟informazione circo<strong>la</strong>. Poi da parte nostra, come sempre <strong>la</strong> pubblicità <strong>per</strong><br />
farci conoscere: a Natale c‟è <strong>la</strong> vendita dei panettoni, a Pasqua le colombe, alle feste del volontariato siamo<br />
sempre presenti con vo<strong>la</strong>ntinaggi <strong>per</strong> cui, sembra di fare poco, <strong>per</strong>ò quando si inizia a distribuire 1000 1200<br />
vo<strong>la</strong>ntini in un territorio abbastanza circoscritto qualche cosa, poi al<strong>la</strong> fine, se interessa, ci contattano. Il<br />
problema è che i più non ci contattano <strong>per</strong> problemi di riservatezza, di pudore, ecc.. che è lo scoglio più grosso.<br />
Difatti l‟ultima riunione che abbiamo fatto con il distretto socio sanitario era proprio <strong>per</strong> cercare di portare fuori<br />
il sommerso; stiamo <strong>la</strong>vorando su una soluzione di studiare insieme un modo di poter arrivare. Però c‟è il<br />
problema del<strong>la</strong> privacy; c‟è da vedere se gli assistenti sociali del comune riusciranno o potranno avere<br />
informazioni su chi è ma<strong>la</strong>to, ecc; come poterli contattare, se è possibile conoscere il medico <strong>per</strong> arrivarci tramite<br />
medico. Cioè stiamo studiando di mettere in piedi un sistema <strong>per</strong> poterci arrivare in maniera non invasiva.<br />
D: Certo<br />
R: Ma non è facile<br />
D: E questa cosa <strong>la</strong> portate avanti con le istituzioni?<br />
R: Bhè <strong>per</strong> forza <strong>per</strong>ché noi non potremmo muoverci in tal senso, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> privacy è un muro invalicabile, <strong>per</strong>ò<br />
se gli assistenti sociali aprono un certo tipo di discorso o possono aprire, <strong>per</strong>ché non è detto che possano. C‟è da<br />
vedere <strong>la</strong> legge che cosa <strong>per</strong>mette e cosa non <strong>per</strong>mette, <strong>per</strong>ò visto che gli assistenti sociali del comune se hanno<br />
<strong>la</strong> possibilità, legge <strong>per</strong>mettendo, di conoscere le realtà, magari tramite i vari medici poter cercare di far si che<br />
vengano almeno un contatto, che sappiano che si esiste, che sappiano che se c‟è un problema c‟è il nostro<br />
numero di telefono e possono contattarci. Poi se ci saranno delle evoluzioni, se frequenteranno o meno quello è<br />
un altro discorso, <strong>per</strong>ò almeno di sa<strong>per</strong>e che c‟è un supporto che con una telefonata o qui al Caffè il martedì o al<br />
venerdì o in segreteria il lunedì e al giovedì, insomma su cinque giorni diamo una co<strong>per</strong>tura di quattro.<br />
803
D: Mm<br />
R: È bello che da lì poi si va avanti <strong>per</strong>ò è arrivare a contattare questa gente. Io ho visto oggi una <strong>per</strong>sona che le<br />
è mancato il marito due mesi fa <strong>per</strong>ò nonostante quello viene, viene qua, sta qua con noi un paio di ore, si mette<br />
in mezzo ai nostri ospiti proprio <strong>per</strong> aiutarci.<br />
D: BÈ si poi probabilmente crea anche socialità, che prescinde dal<strong>la</strong>..<br />
R: Può essere <strong>per</strong>ché è ovvio che se vengono sono contenti, si trovano bene è un po‟ <strong>la</strong> chiave <strong>per</strong> aprire tutte le<br />
porte poiché più se ne par<strong>la</strong> più ci sono i ritorni.<br />
D: Quindi lei considererebbe questo Caffè Alzheimer una buona pratica?<br />
R: Bè visto che ci ho pensato io ed è una mia idea dovrei dire senz‟altro di si (ride)..direi senz‟altro di si, <strong>per</strong>ò<br />
poi come sempre è da vedere come viene messo in pratica nelle altre circostanze, <strong>per</strong>ché noi l‟abbiamo<br />
impostato in questa maniera e funziona; magari l‟avessimo impostato nell‟altra zona di Genova non avrebbe<br />
funzionato.<br />
D: Mm<br />
R: Questo non è detto, <strong>per</strong>ò il nostro sistema qui ha dato dei risultati..ci siete voi, tante <strong>per</strong>sone sono venute a<br />
vedere, <strong>la</strong> Rai è venuta a farci un servizio, <strong>la</strong> CIGIL lo stesso <strong>per</strong>ché voleva preparare anche <strong>per</strong> loro i volontari,<br />
ma come gli abbiamo già detto il loro volontariato non può andare bene <strong>per</strong>ché non potrà mai andare bene <strong>per</strong>ché<br />
non avranno mai un contatto diretto con i familiari a meno che non abbiano in casa un ma<strong>la</strong>to, allora il discorso<br />
cambia, ma costruire dei volontari non è facile. Dovresti fare dei corsi dove effettivamente hai un contatto diretto<br />
dove puoi apprendere come ci si rapporta con un ma<strong>la</strong>to di Alzheimer, con una <strong>per</strong>sona che ti metti lì che ti dice<br />
bianco e dopo un po‟ ti dice nero. Abbiamo un ospite ad esempio che accompagna sua moglie: a vederlo sembra<br />
una <strong>per</strong>sona normale, ma quando par<strong>la</strong> non si capisce che cosa dice <strong>per</strong>ché sono tutte parole tronche, parole<br />
senza senso, parole balbettate e io mi metto nei panni del<strong>la</strong> moglie che tutto il giorno sente suo marito in questa<br />
maniera; con cui non riesce ad avere nemmeno un dialogo <strong>per</strong> dire se è buona <strong>la</strong> minestra.<br />
D: Mm<br />
R: Sono questi al<strong>la</strong> fine i problemi che emergono.<br />
D: Ho capito..e volevo chiedere solo due ultime cose..poi magari se lei ha da aggiungere qualcosa che io<br />
non ho chiesto lo dica liberamente: una cosa è se le vengono in mente tre aggettivi o tre parole che possano<br />
descrivere il progetto, il Caffè adesso, così com’è, un po’ con libere associazioni.<br />
R: Semplice, amorevole, efficace.<br />
D: Mm<br />
R: Uguale volontariato<br />
D: Bè questo si, sicuramente. E poi tornando al<strong>la</strong> questione degli altri soggetti del<strong>la</strong> rete, magari io non ho<br />
un foglio A4, <strong>per</strong>ò: se magari riusciamo a fare una rappresentazione grafica di dove è il Caffè, come si<br />
colloca appunto rispetto al<strong>la</strong> ASL, al comune, alle altre associazioni..è chiaro?<br />
R: No<br />
D: No allora <strong>per</strong> esempio se lei può immaginare il Caffè Alzheimer come progetto: in che parte di questo<br />
foglio lo collocherebbe e come collocherebbe gli altri attori?<br />
R: Si..(disegna). Sono tutti raggi con un interscambio di rette.<br />
D: Quindi lei metterebbe sicuramente <strong>la</strong> ASL, il comune, l’ospedale<br />
R: Chiunque, <strong>per</strong>ché diventa un polo che <strong>la</strong> ASL se par<strong>la</strong> del Caffè dà un‟assistenza al ma<strong>la</strong>to che in quel<br />
momento viene diagnosticato e viene al Caffè; il Caffè ha bisogno del<strong>la</strong> ASL <strong>per</strong> far fare <strong>la</strong> diagnosi, il comune<br />
lo stesso <strong>per</strong> quello che è, i CAF, i patronati. È un po‟ il punto di riferimento di tante cose che poi al Caffè tutte<br />
queste cose si misce<strong>la</strong>no e formano una picco<strong>la</strong> rete interna che va a sostegno delle famiglie.<br />
D: Ok, è chiaro<br />
R: Cioè il centro non è un discorso presuntuoso e ambizioso; <strong>per</strong>ò se <strong>la</strong> ASL si ferma al suo muro “io ho fatto il<br />
mio”, <strong>per</strong>ché io ho conosciuto i corsi di caregiver del comune. Perché quando ho fatto <strong>la</strong> prima visita al centro X<br />
con mia madre, <strong>la</strong> neurologa mi ha detto: “se a lei interessa c‟è <strong>la</strong> figlia di una mia paziente che è nel comune e<br />
fanno corsi di caregiver <strong>per</strong> i ma<strong>la</strong>ti di Alzheimer”. Io l‟informazione l‟ho avuta dal<strong>la</strong> neurologa dell‟ospedale e<br />
dall‟ospedale mi ha portato a fare il corso di caregiver e da lì è nata l‟associazione. Se c‟è questo interscambio<br />
dei medici stessi: io so che si può fare, si informi, noi abbiamo sempre portato i nostri depliant, ecc, <strong>per</strong>ò non so<br />
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se lì danno, <strong>per</strong>ché se ha questo problema ci fa mettere in contatto e poi cosa fare..anche noi siamo in grado di<br />
poter dire “andiamo a San Martino e facciamo una visita”. Il nostro consulente scientifico è uno dei luminari di<br />
Genova, <strong>per</strong> cui possiamo farlo, come con il distretto socio sanitario possiamo vedere tutto ciò che è<br />
l‟incartamento e indirizzarli in maniera ottimale <strong>per</strong> preparare tutta <strong>la</strong> documentazione da portare al patronato,<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> pensione, <strong>per</strong> gli handicap gravi, gli aggravamenti, ecc.. e viceversa, <strong>per</strong>ché se uno va al CAF a fare una<br />
visita <strong>per</strong> una diagnosi di Alzheimer lo sai che esiste questa possibilità, questo ritrovo; ecco che c‟è un<br />
interscambio: <strong>la</strong> mia va e loro mandano.<br />
D: Ho capito. E secondo lei <strong>la</strong> gente si fida del volontariato? Cioè <strong>la</strong> signora che arriva dal medico e trova<br />
anche il vo<strong>la</strong>ntino del<strong>la</strong> vostra associazione..<br />
R: Lì dipende sempre dal medico<br />
D: Ah<br />
R: Perché se io immagino che se dovessi trovare un vo<strong>la</strong>ntino, io un po‟ sono curioso un po‟ <strong>per</strong> deformazione<br />
professionale, <strong>la</strong> curiosità mi ha sempre premiato. Però se trovo un vo<strong>la</strong>ntino è di mio interesse, <strong>la</strong> prima cosa<br />
che faccio è “dottore cos‟è sta cosa?” Perché mi interessa. Se il dottore conosce le problematiche dell‟Alzheimer<br />
ecc ecc, e conosce chi ti ha portato questi vo<strong>la</strong>ntini e <strong>per</strong>ché te li ha portati, <strong>per</strong>ché il medico mio di <strong>famiglia</strong> sa<br />
benissimo che mia madre aveva l‟Alzheimer ed è un geriatra, <strong>per</strong> cui sa che glieli porto io, sa che faccio parte di<br />
una associazione, sa che sua moglie partecipava ai convegni nostri, quel medico lì non potrà fare altro che<br />
garantire <strong>per</strong> il volontariato; se invece il medico è su<strong>per</strong>ficiale: “mah l‟hanno portato qui dei volontari” allora<br />
con tutto ciò che si legge sui giornali, anche se poi c‟è sempre da leggere <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> stragrande maggioranza delle<br />
<strong>per</strong>sone si ferma al titolo e pensa di aver letto il giornale, mentre invece il titolo dice una cosa, si legge l‟articolo<br />
e 99 su 100 l‟articolo non dice mai quello che il titolo altisonante aveva pubblicato. Ecco che allora può esserci<br />
diffidenza. Noi vediamo che tutte le volte che facciamo feste di volontariato, o che qua al distretto di Cornigliano<br />
ci ha fatto <strong>la</strong> festa <strong>per</strong> raccogliere fondi, insomma le risposte sono sempre positive. Forse, dopo tanti anni di<br />
attività ci siamo insomma. La cosa può anche andare, almeno nei nostri confronti; generalizzando non ne sarei<br />
sicuro <strong>per</strong>ché di scandali ce ne sono stati parecchi. Fortunatamente siamo una Onlus: soldi non ne chiediamo; è<br />
tutto gratuito e non c‟è scopo di lucro. Se si va avanti lo si fa <strong>per</strong> le offerte. Per tanto, forse, ci metto un attimino<br />
al di sopra delle parti, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> sicurezza che <strong>la</strong> gente veda nel volontariato delle soluzioni, o sia propensa ad<br />
accettarlo così ad occhi chiusi, non credo. Purtroppo il marinaio ha rovinato il porto. Questo è poco ma sicuro.<br />
D: E invece voi come volontari avete dei momenti di scambio anche fuori dal contesto dell’Associazione,<br />
riunioni e attività?<br />
R: Noi si..<br />
D: Siete amici anche fuori?<br />
R: Si, noi quando ci ritroviamo..a parte che tutt‟ora ogni quindici giorni abbiamo <strong>la</strong> nostra riunione. Come Caffè<br />
ne abbiamo una ogni mese: adesso siamo preparando i calendari <strong>per</strong> i prossimi mesi <strong>per</strong>ché ogni mese mettiamo<br />
fuori il calendario con tutte le attività <strong>per</strong> cui abbiamo già fuori un nostro ordinamento. Come associazione Caffè<br />
ogni primo martedì di ogni mese ci si ritrova. Per cui, già quando c‟è riunione qui al Caffè non ci sono solo i<br />
volontari ma anche qualcheduno da fuori che anche loro mettono delle idee che si valutano e si e<strong>la</strong>borano, ecc.<br />
Poi quando si è fuori naturalmente si partecipa anche ad altri incontri, altre associazioni ci chiedono di<br />
presenziare <strong>per</strong> testimonianze di questo e quello più quello che ci creiamo noi con diversi convegni: quest‟anno<br />
ne abbiamo fatti diversi, l‟ultimo fatto a giugno a Sestri Levante. Insomma cerchiamo di farci conoscere anche<br />
attraverso quello.<br />
D: Certo..<br />
R: Specie con chi possa contare: medici, avvocati. Abbiano fatto <strong>la</strong> giornata dell‟Alzheimer <strong>per</strong> due anni con il<br />
professor Z; abbiamo fatto il convegno sull‟amministratore di sostegno con il giudice del tribunale di Genova<br />
che si occupa di queste cose.<br />
D: Mm<br />
R: Le cose poi si portano avanti; se non ci sono cerchiamo di portarle fuori. Questo <strong>per</strong>ò, come ho detto,<br />
comporta il dispendio di energie..pochi siamo e facciamo, ritengo, fin troppo <strong>per</strong>ché non <strong>per</strong>diamo occasione:<br />
domani c‟è un convegno e vedremo chi potrà andare, vicino a Sestri, sul<strong>la</strong> sicurezza sia nel campo <strong>la</strong>vorativo sia<br />
in quello <strong>famiglia</strong>re quando si hanno ma<strong>la</strong>ti in casa. Siamo 6/7 ma qualcuno di noi sarà presente.<br />
D: Appunto lei prima mi ha detto: 6 voi più 4 volontari?<br />
R: Esatto.<br />
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D: Non ho capito <strong>la</strong> differenza: <strong>per</strong>ché voi siete soci fondatori?<br />
R: Il problema qual è: siamo 6 dell‟Associazione e 4 volontari esterni che sono anche loro soci<br />
dell‟Associazione, <strong>per</strong>ò sono soltanto, diciamo, non mi piace dire manova<strong>la</strong>nza, mi <strong>per</strong>doni. Loro si occupano<br />
soltanto dell‟intrattenimento; problemi di contatto con le <strong>per</strong>sone, anche <strong>per</strong>ché lo rifiutano non facendo parte,<br />
diciamo, dell‟organizzazione di base di partenza dell‟Associazione sono soci, partecipano alle riunioni ecc, <strong>per</strong>ò<br />
si occupano solo dell‟intrattenimento, del<strong>la</strong> gestione con noi del Caffè, <strong>per</strong>ò, diciamo, il rapporto con le <strong>per</strong>sone<br />
esterne viene tenuto solo dai rappresentanti effettivi dell‟Associazione.<br />
D: Ho capito. Adesso mi è chiaro. Bene io credo di averle chiesto tutto. Se lei vuole aggiungere qualcosa,<br />
non so, magari..<br />
R: No adesso..no <strong>per</strong>ché poi diventa un discorso polemico, no va bene così.<br />
D: No, mi dica. Io non ho problemi..<br />
R: No no vabbè <strong>la</strong>sciamo spazio agli altri che avranno da dire dato che hanno i ma<strong>la</strong>ti in casa avranno da dire<br />
cose più interessanti.<br />
D: Va bene.<br />
3.2.2.3. Trascrizione dell‟intervista a un utente familiare dell‟Alzheimer Café „Le panchine nel parco‟<br />
dell‟associazione AFMA di Genova – AF.UF1<br />
R Una situazione, ci ha aiutato ecco questa cosa non… secondo me l… cioè trovare un po‟ di accoglienza, di<br />
comprensione… ora io <strong>per</strong> esempio mi son trovata una domenica a mangiare in una società o<strong>per</strong>aia così.. e<br />
c‟erano… <strong>la</strong> barista fa: - ah Non sediamo lì d‟avanti <strong>per</strong>ché ha l‟Alzheimer, non sediamoci lì davanti <strong>per</strong>ché ha<br />
l‟Alzheimer – ci sono rimasta così male… <strong>per</strong>ché st‟uomo aveva… non so cosa faceva, aveva <strong>la</strong> bottiglietta,<br />
beveva dal<strong>la</strong> bottiglietta invece che dal bicchiere… <strong>per</strong>ò con una così…come dire..un po‟ di condanna no, come<br />
di… di rifiuto dire.. eh poveretto se ce l‟ha.. non mi sembra il caso di emarginarlo… <strong>per</strong>ò, non tutti capiscono<br />
questa cosa… non è che…<br />
D: Ecco … io volevo chiedere un po’ qual è secondo lei un po’ l’aspetto positivo di questo servizio che..?<br />
R Eh questo che ho detto..cioè mmm.. sono accoglienti, tanto.. sono <strong>per</strong>sone molto accoglienti che hanno avuto<br />
loro un‟es<strong>per</strong>ienza già così negativa.. e quindi eh hanno mmm capiscono loro <strong>per</strong> primi ehm… cercano di<br />
avvicinarsi a chi d.. chi ci dovrà passare questa cosa… e questa è una forma di solidarietà che mmm aiuta molto<br />
Secondo me. Io mi sono un po‟ rasserenata nel senso di dire va beh mmm secondo me come ragionavo io dicevo:<br />
- domani succede che si aggrava, domani succede che si aggrava – Poi ho visto un po‟ i tempi, che sono tempi<br />
lunghi … ehm… sicuramente mmm sarà..sarà un inferno, sarà una situazione poi difficile da affrontare.. tanto<br />
siamo sempre soli di fronte a queste cose <strong>per</strong> quanto ci siano i gruppi e… siamo sempre soli.. è inutile… sono io,<br />
mio marito e lui è con me, cioè ci affrontiamo noi… <strong>per</strong>ò poi.. adesso… vedo che anche mio marito vuole ehm,<br />
cioè ha piacere di venire… Lui fino a due anni fa <strong>la</strong>vorava, faceva… <strong>la</strong>vorava, faceva cantieri all‟estero…e di<br />
colpo ehm ..non… non trovava <strong>la</strong> strada ehm <strong>per</strong> sbaglio di colpo non ha trovato più <strong>la</strong> strada <strong>per</strong> tornare a casa,<br />
non era capace a tornare a casa…allora mmm cioè io avevo una mappa dei caselli dell‟autostrada.. quelle che dà<br />
<strong>la</strong> Touring o… ehm, mi sembra che sia del Touring, comunque fatta molto bene, dove c‟era anche il prezzo del<br />
casello… e lui guidava come un cieco, cioè guidava ma <strong>la</strong> sua testa non guidava… faceva le cose automatiche…<br />
e siamo arrivati finalmente, quando siamo arrivati in Italia eh lui tutti i minuti voleva uscire da un casello o<br />
dall‟altro, dicevo: -No, vai dritto..no, vai dritto- così a questo modo siamo riusciti ad arrivare a Ventimiglia..<br />
quando siamo arrivati a Ventimiglia si è svegliato, fa: - Siamo a casa -. E questo è stato un po‟ l‟inizio del<strong>la</strong><br />
cosa… eh poi a dicembre ha iniziato a mettere…questo nel 2008, ha iniziato a mettere le… i cerotti ehm..e con<br />
questo ha avuto un miglioramento… pian piano adesso si è riequilibrato, <strong>per</strong>ò chiaro mi chiede delle cose tre<br />
volte… ehm si..si dimentica, poi si arrabbia, bisogna sempre tenerlo tranquillo… è una situazione che pian piano<br />
diventerà sempre più pesante, <strong>per</strong>ché adesso è molto autonomo, <strong>per</strong>ò vedo che nel fare le cose… cioè, mmm…<br />
noi abbiamo una b… un bilocale affittato e con l‟inquilino ha fatto, scusi, un casino… abbiamo dovuto toglierlo<br />
di mano a una <strong>per</strong>sona che ha sempre governato centinaia di <strong>per</strong>sone, quindi insomma… è triste <strong>la</strong> cosa, <strong>per</strong><br />
conto mio.. è una cosa triste <strong>per</strong>ché dici:-Ma guarda un po‟..nel giro di un anno un..una cosa così- ..uno che<br />
aveva una capacità di <strong>la</strong>voro enorme, di colpo… e poi si stanca molto. Il venire così a questi centri … ehm…<br />
l‟ha un po‟ rasserenato… adesso lui…ecco.. un‟altra cosa… si era iso<strong>la</strong>to molto.. lo stare qui, anche solo una<br />
volta al<strong>la</strong> settimana ehm lo vedo che par<strong>la</strong>, vedo che… che ha… che ha piacere di par<strong>la</strong>re con <strong>la</strong> gente, si sente<br />
accettato… ecco secondo me il valore di quest..queste cose, queste soluzioni, è un po‟ quello..<strong>per</strong>ò non è che<br />
toglie al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> il problema…quello <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> ce l‟ha e ce l‟ha e non c‟è niente da fare… <strong>per</strong>ò è un…<br />
io…io direi piuttosto…ehm..come più accesso ai servi…cioè più orientamente anche ai servizi che ci sono. Ora<br />
<strong>per</strong> esempio <strong>la</strong> signora, <strong>la</strong> ***... ehm … magari un‟indicazione <strong>la</strong> dà, forse mmm ci fosse qualcuno a cui<br />
rivolgerci, non so se <strong>la</strong> A.S.L., ora noi non..non abbiamo bisogno di chiedere questa cosa, ma… poi dovesse<br />
esserci bisogno di chiedere supporti …s… cose ehm…magari, non so bene come funziona questa cosa… Io direi<br />
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che come iniziale va molto bene fin che è fatta così a livello volontariato... <strong>per</strong>ché poi se diventa una cosa<br />
organizzata dallo Stato, secondo me, non funzione così… eh cioè il volontariato secondo me in questi casi è.. è<br />
molto più… tanto è spontaneo, tanto è proprio gratuito, nel senso…<strong>la</strong> gratuità è quel<strong>la</strong> : so che hai difficoltà e io<br />
partecipo no al<strong>la</strong> tua difficoltà… ehm..non so...ehm… non so è più… più accogliente, secondo me…<br />
D Ho capito… Ecco se lei mi dovesse indicare magari un miglioramente che potrebbe portare a questo<br />
servizio, qualcosa che magari manca o anche una difficoltà che vede che il servizio ha?<br />
R Va beh intanto qui lo spazio… <strong>per</strong>ché vedo che aumenta <strong>la</strong> gente… pian piano.. quando siamo venuti due anni<br />
fa erano dieci <strong>per</strong>sone… ecco adesso vedo che insomma stiamo fuori.. quindi non c‟è posto da sedere…<br />
specialmente adesso che viene freddo, inverno ci verrà <strong>la</strong> gente, ci verrà molto di più… eh <strong>per</strong>ché lo stare in<br />
casa, comunque, cioè comunque chi ha questo pr…questa ma<strong>la</strong>ttia è un po‟ emarginato.. <strong>per</strong>ché poi se lo sanno,<br />
<strong>la</strong> gente poi non è che ti par<strong>la</strong> volentieri… ehm.. io vedo anche qui dove andiamo in questo circolo.. mmm…<br />
sono leggermente cambiati … non, non so come dire non danno più fiducia, nel senso… non so faceva il caffè,<br />
lui si stanca ma adesso non glielo chiede più nessuno di fare il caffè… cioè sono piccole cose ma c‟è anche<br />
questo senso un po‟ di… ehm, fa paura…come una volta faceva..uno diceva: -Hai il cancro, allora infetto- … no‟<br />
io ho <strong>la</strong> sensazione che questa ma<strong>la</strong>ttia ancora sia considerata un po‟, una cosa un po‟, non so non dico<br />
degradante <strong>per</strong>ché è una brutta paro<strong>la</strong>, ehm <strong>per</strong>ò che <strong>la</strong> società non vuole tanto sa<strong>per</strong>e cioè… Qui come soluzione<br />
secondo me… intanto al<strong>la</strong>rgare gli spazi <strong>per</strong>ché man mano che <strong>la</strong> gente vuole partecipare, e ne ha bisogno, è una<br />
aiuto grande, non mmm… è un sollievo: non so è un modo di scambiarsi delle opinioni, ognuno racconta le sue<br />
cose, è molto familiare. Altri miglioramenti, cioè diciamo a livello volontario, qualche attività in più: <strong>la</strong><br />
ginnastica andava bene, <strong>la</strong> facevamo al lunedì, adesso non so se <strong>la</strong> rifacciamo; come attività ginnastica andava<br />
bene <strong>per</strong>ché, insomma, ambiente abbastanza partecipato. Per il resto non so, al momento non avrei idee su che<br />
cosa…<br />
D Senta, se lei pensa a questo servizio, se me lo dovesse descrivere con tre parole che le vengono in<br />
mente… se dovesse, così, darmi una descrizione sintetica del servizio, mi direbbe che è?<br />
R Solidale, è Attento, <strong>per</strong>ché… è Accogliente, cioè è una forma di familiarità, ma buona…non una familiarità di<br />
comando, ma una familiarità di accoglienza. È proprio il piacere così, intanto vincere <strong>la</strong> solitudine in qualche<br />
modo, e non trovarsi soli di fronte al<strong>la</strong> situazione. Io ho passato un anno proprio che mi sentivo impazzire,<br />
<strong>per</strong>ché dico questa cosa..questa cosa non riesco ad accettar<strong>la</strong>, non riesco a mandar<strong>la</strong> giù. Qui piano piano mi son<br />
fatta <strong>la</strong> ragione, ecco…l‟altra cosa è rendermi conto che non sono solo io ad avere questo problema: non è una<br />
conso<strong>la</strong>zione, <strong>per</strong>ò il sa<strong>per</strong>e che non sei so<strong>la</strong> qui, da so<strong>la</strong> a pensare… che ti trovi con altre <strong>per</strong>sone che,<br />
comunque, senza volerlo hanno un problema come hai tu…ehm… ti dà un po‟ più di equilibrio. Non<br />
so,l‟intervento del Professor…Ecco l‟intervento di uno psicologo, di una <strong>per</strong>sona che, comunque, ti aiuta a<br />
affrontare <strong>la</strong> situazione… questa è una cosa importante secondo me. Cioè il Professor ***, <strong>per</strong> esempio, ehm…<br />
ha fatto due o tre riunioni; a me poche cose, <strong>per</strong>ché al momento il problema grosso non ce l‟ho, ma mi ha aiutato<br />
comunque avere queste dritte diciamo, no? Ecco io direi anche uno psicologo forse…ehm… anche solo una<br />
volta <strong>la</strong> mese <strong>per</strong>…<strong>per</strong> dire, non so, ho questa difficoltà, ecco questa è già una cosa che potrebbe… a questo<br />
livello, poi a livello medico, diciamo. Poi altre cose, insomma non saprei come dire, come si può migliorarlo,<br />
non saprei proprio…<br />
D Le volevo chiedere, è coinvolta solo lei, all’interno del servizio, come familiare o ci sono altre <strong>per</strong>sone?<br />
Magari altri familiari…<br />
R I miei parenti no, tutt‟al più gli fanno un po‟ più festa ma insomma è una cosa abbastanza… insomma ognuno<br />
fa <strong>la</strong> sua vita…<br />
D Cioè quindi al servizio qua viene solo lei?<br />
R Sì sì sì, le mie figlie <strong>la</strong>vorano tutte due, <strong>la</strong> mia grande è separata, quindi ha due ragazzi da crescere, non è<br />
che… è lì che scoppia, scoppia da so<strong>la</strong>, quindi finche non serve, cioè finche possiamo farce<strong>la</strong> da soli… Non è<br />
che rifiuti il problema, ma finche possiamo farce<strong>la</strong> da soli insomma non… non è il caso. Se ci fosse bisogno<br />
penso che anche loro potrebbero in qualche modo partecipare, darmi una mano. Però io so che c‟ho… c‟ho <strong>la</strong><br />
spada sul<strong>la</strong> testa…<br />
D Ho Capito, Le faccio l’ultima domanda. Ecco, quindi pensando un po’ al<strong>la</strong> sua situazione familiare, e<br />
anche pensando un po’ al<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita, quali sono, secondo lei, gli elementi che hanno portato ad un<br />
miglioramento nel<strong>la</strong> sua qualità di vita o in quel<strong>la</strong> di suo marito, naturalmente grazie a questo servizio?<br />
R Ecco, come dico, mi sono trovata, ehm… in un ambiente dove altri hanno il mio problema, quindi mi ha dato<br />
un po‟ più di forza, di sa<strong>per</strong>e confrontarmi con altre <strong>per</strong>sone che hanno lo stesso problema, o che l‟hanno avuto.<br />
Questo non <strong>per</strong>ché dico: -va beh, siamo tutti sfortunati- ma <strong>per</strong>ché mi ha dato un po‟ più equilibrio, non lo so, mi<br />
son sentita… i primi tempi andavo a casa e stavo male due giorni, <strong>per</strong>ché vedere <strong>per</strong>sone gravi, meno gravi, c‟è<br />
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quel<strong>la</strong>… ci sono quelli all‟ultimo livello, insomma. Poi pian piano me ne sono fatta una ragione, ma proprio il<br />
fatto di frequentare, mi… mi ha dato un po‟ un sollievo essere qua.<br />
D Quindi se lei mi dovesse dare un giudizio complessivo del servizio, cosa mi direbbe?<br />
R Io direi che qui è buono, <strong>per</strong>ché è fatto col cuore, è fatto con molta disponibilità, sono <strong>per</strong>sone tutte che hanno<br />
avuto un lutto, oppure sono solo generose. Lo spazio certamente manca. L‟altro discorso è che non so. se<br />
dovesse ingrandirsi molto, se il clima potrebbe rimanere quell: potrebbe essere che è una cosa troppo grande…<br />
capito? Non è più un clima di, diciamo così di accoglienza. Diventa un <strong>la</strong>voro poi praticamente, e quindi forse<br />
<strong>per</strong> me è meglio tanti… tanti piccoli nuclei, che ne so, in ogni circoscrizione <strong>per</strong> dire, che non una cosa grande<br />
dove si <strong>per</strong>dono. L‟altra possibilità sarebbe una grande organizzazione, con tante <strong>per</strong>sone che fanno diverse<br />
attività, <strong>per</strong>ò qui diventa una cosa troppo, troppo complicata, secondo me.<br />
D Va bene guardi, <strong>per</strong> me è sufficiente così, e <strong>la</strong> ringrazio…<br />
R (Ride) Si figuri…<br />
3.2.2.4. Trascrizione dell‟intervista a un utente familiare dell‟Alzheimer Café „Le panchine nel parco‟<br />
dell‟associazione AFMA di Genova – AF.UF2<br />
D:<strong>per</strong>fetto, io le chiederei di raccontarmi un po’ <strong>la</strong> sua es<strong>per</strong>ienza all’interno di questo servizio.<br />
R: allora… ehmm, innanzitutto è senz‟altro positivo, almeno io ho riscontrato che mia madre da quando<br />
frequentiamo è proprio migliorata..inizialmente era timorosa <strong>per</strong>ché pensava più a qualcosa come a un<br />
ricovero… quando invece si è resa conto che è un ambiente accogliente, un ambiente dove appunto l‟anziano<br />
passa due ore e in vera compagnia, cioè con delle <strong>per</strong>sone che stanno attente… dove dove vengono<br />
riconosciute… soprattutto hanno questa accoglienza da parte dei volontari che è veramente eccezionale… eee<br />
anche il medico che l‟ha visionata, noi noi siamo andati ieri ad una visita di controllo e l‟ha trovata migliorata,<br />
quindi vuol dire che c‟è stata sicuramente questa fase positiva…lei ha voglia di venire, ha voglia…. non vede<br />
l‟ora che arrivi il martedì…se io le dico domani ti prepari <strong>per</strong>ché andiamo al caffè, è una delle poche cose che<br />
non dimentica… domani andiamo al caffè! È entusiasta, prepara i pacchettini che poi eventualmente possono<br />
servirci, mi aiuta nel senso che dico poi questo lo portiamo al caffè, che poi facciamo <strong>la</strong> tombo<strong>la</strong>… ha<br />
quest‟entusiamo proprio <strong>per</strong>ché…<strong>per</strong>ché trova il suo ambiente dove le <strong>per</strong>sone sono come lei, quindi lei non si<br />
sente dissociata soprattutto….ad esempio noi quando parliamo anche in casa, nove su dieci si tende poi a par<strong>la</strong>re<br />
tra di noi e lei riesce poco a inserirsi, mentre qui lei si sente inserita…è l‟ambiente che predilige<br />
D:ho capito. Quindi se mi dovesse dire degli aspetti positivi di questo servizio?<br />
R: mah… tutto.. non..mmm a parte che cioè secondo me… cioè i <strong>famiglia</strong>ri che non vogliono sistemare diciamo<br />
o comunque non hanno ancora <strong>la</strong> necessità di sistemare i propri, il proprio congiunto in un ricovero…in una<br />
struttura più importante, è è l‟ambiente giusto anche <strong>per</strong> il familiare <strong>per</strong>ché senti confronti, senti altri che hanno i<br />
tuoi stessi problemi, impari come comportarti a tua volta <strong>per</strong>ché l‟Alzheimer purtroppo è una ma<strong>la</strong>ttia che è<br />
subdo<strong>la</strong> anche <strong>per</strong>..<strong>per</strong> me ad esempio..io a mia volta faccio fatica a capire che mia madre alcune cose le capisce<br />
e altre no… eeee po sento altri che hanno lo stesso problema e quindi riesco a capire di più il il suo problema….<br />
quindi è insomma ripeto anche <strong>per</strong> me..mmm così venire il martedì o quando posso è piacevole..<strong>la</strong>scio il <strong>la</strong>voro<br />
proprio <strong>per</strong> poter<strong>la</strong> accompagnare.<br />
D:Capito. Secondo lei attraversa delle difficoltà questo servizio, o ci sono delle cose che magari si<br />
potrebbero migliorare?<br />
R: secondo me l‟ambiente è un po‟ piccolo qui… trovo che l‟ambiente è un po‟ piccolo <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone che<br />
frequentano… ci vorrebbe un po‟ più di spazio, questo si, un po‟ più di spazio… poi <strong>per</strong> il resto credo che loro<br />
siano organizzati molto bene… siano riusciti a distribuirsi i compiti, ci sono… sono in tanti, quindi credo che<br />
funzioni bene questo questo specifico… io poi non ho altre es<strong>per</strong>ienze in verità, <strong>per</strong>ò questo mi sembra…. un<br />
ottimo ottimo ambiente<br />
D: ecco io adesso vorrei chiederle un po’ una… di indicarmi….se mi dovesse descrivere questo servizio<br />
con tre parole, ecco cosa mi direbbe? Tre parole, tre aggettivi, quello che vuole.<br />
R: accogliente funzionale e…familiare<br />
D: ecco esaminando un po’ l’aspetto familiare…cosa….<br />
R: eee familiare proprio <strong>per</strong>ché i volontari ehmmm..probabilmente hanno già avuto dei problemi simili e quindi<br />
si sanno rapportare con il ma<strong>la</strong>to di Alzheimer…lo capiscono, più di noi familiari..nel senso capiscono quello<br />
che vogliono….questo questa questo…loro quando arrivano chiamano <strong>per</strong> nome..io credo sia una stupidata nel<strong>la</strong><br />
vita quotidiano, no..ma loro si sentono riconosciuti… .cioè quando mia mamma arriva e <strong>la</strong> chiamano Maria, lei<br />
si sente identificata… cioè si sente in un ambiente dove viene riconosciuta..<br />
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D: ho capito<br />
R: e credo che <strong>per</strong> lei è molto importante questo <strong>per</strong>ché poi [nn si capisce] anziani si tende ad essere un po‟<br />
iso<strong>la</strong>ti…e questo invece è il loro… <strong>la</strong> loro rivincita come… non so come spiegare eh<br />
D: ecco volevo chiedere è coivolta solo lei come familiare nel servizio<br />
R: io e mio fratello<br />
D: ma viene anche suo fratello?<br />
R: ci alterniamo <strong>per</strong>ché noi abbiamo il negozio quindi ci alterniamo… io vengo il martedì, lui viene il venerdì<br />
D: ho capito<br />
R: <strong>per</strong>ò entrambi abbiamo le stesse…. abbiamo avuto <strong>la</strong> stessa… mmmm soddisfazione a portar<strong>la</strong><br />
D: bene…ecco quindi pensando un po’ al<strong>la</strong> vostra situazione familiare..<br />
R: certo…<br />
D: e pensando magari appunto al<strong>la</strong> vostra qualità di vita…ehm secondo lei questo servizio, quali<br />
miglioramenti ha portato al<strong>la</strong> sua qualità di vita?<br />
R: bè, intanto ci ha <strong>per</strong>messo di trovare un ambiente dove portar<strong>la</strong> <strong>per</strong> tre ore…nel senso che noi prima <strong>la</strong><br />
portavamo a fare un giro, ad esempio <strong>la</strong> porti in passeggiata a piedi e va bene…<strong>per</strong>ò poi al<strong>la</strong> fine….cioè non<br />
riesci a coinvolger<strong>la</strong> più di tanto…nel senso che va bene prendiamo il ge<strong>la</strong>to, va bene facciamo <strong>la</strong> passeggiata,<br />
parliamo...ma lei con noi il contatto ce l‟ha sempre, quindi le cose che si dicono sono sempre le stesse…invece<br />
lei qui prova…cioè io non penserei mai a far<strong>la</strong> cantare non….da so<strong>la</strong> mi sembrerebbe assurdo….invece qui lei<br />
comunque secondo me riattiva anche <strong>la</strong> memoria…nel senso ricorda le canzoni…e poi arriva a casa entusiasta e<br />
lo racconta…io ad esempio ero..ero andata anche in un diurno <strong>per</strong> vedere <strong>per</strong>ché….<strong>per</strong>ché il neurologo in prima<br />
battuta ci aveva appunto consigliato una frequentazione in un diurno…<strong>per</strong>ò io trovo che un diurno è un<br />
deposito…poi c‟è di tutto nel senso che c‟è ma<strong>la</strong>ti che sono lì inermi….cioè dà proprio l‟idea di un ospizio….qui<br />
no…qui sembra proprio…è vivo….è un ambiente vivace….è un ambiente dove anche io che ancora <strong>per</strong> fortuna<br />
non ne avrei bisogno sto volentieri<br />
D. capito<br />
R: e credo che questo sia un grosso aiuto <strong>per</strong> i familiari..<strong>per</strong>ché viene volentieri anche il familiare e trova<br />
l‟ambiente giusto <strong>per</strong> portare loro ed essere coinvolto…coinvolto <strong>per</strong>ché io sto qui, faccio cantare mia mamma<br />
eeeee anche scarichi tu le tensioni che comunque accumuli con una situazione in <strong>famiglia</strong> di un….di un ma<strong>la</strong>to<br />
di Alzheimer<br />
D: Capito… quindi mi sembra di capire che se lei… se qualcuno le chiedesse, lei lo consiglierebbe…<br />
R: a tutti…a tutti…a tutti…anche se non proprio…io credo che vada bene anche <strong>per</strong> delle <strong>per</strong>sone anziane in<br />
depressione…non solo <strong>per</strong> chi prettamente è ma<strong>la</strong>to di Alzheimer<br />
D: mmm<br />
R: io credo che anche una <strong>per</strong>sona che è un po‟ in depressione… questi ambienti gli facciano bene… facciano<br />
bene frequentare delle <strong>per</strong>sone del<strong>la</strong> propria età dove non ci sono pregiudizi e non ci sono allontanamenti..non ci<br />
sono tu si con me si con… .insomma non ci sono delle gare… sono sono tutti uguali… ed è bello… questa cosa<br />
qui l‟ho trovata veramente bel<strong>la</strong><br />
D: un’ultima domanda e poi <strong>la</strong> <strong>la</strong>scio andare. Lei come l’ha conosciuta questo servizio?<br />
R: tramite il…il medico..tramite il…<br />
D: medico di base?<br />
R: no…il medico curante di mia mamma… dove noi appunto abbiamo detto che non eravamo disponibili a<br />
<strong>la</strong>sciar<strong>la</strong> in un diurno <strong>per</strong>ché lei…. si era proprio rifiutata di… di frequentarlo… in effetti in prima battuta<br />
quando abbiamo detto andiamo al Caffè… lei pensava a… a sempre un ricovero <strong>per</strong>ché….. ha visto il diurno<br />
come un ricovero… .quando invece siam venuti le prime… <strong>la</strong> prima volta già era molto sollevata…. l‟è piaciuto<br />
l‟ambiente e quindi siamo ritornati e ritornati ancora… e dopo non abbiamo più smesso<br />
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D:va bene, <strong>per</strong> me è sufficiente così<br />
R: s<strong>per</strong>o di essere stata d‟aiuto e s<strong>per</strong>o che veramente queste cose vengano prese in considerazione <strong>per</strong>ché credo<br />
che loro mettano molto del loro… tutto il loro tempo…tutta <strong>la</strong> loro disponibilità, ma sono veramente efficaci<br />
questi…. questi… rimpatri diciamo tra di loro<br />
D: va bene, grazie<br />
R: a lei…<br />
3.2.2.5. Trascrizione dell‟intervista a un utente familiare dell‟Alzheimer Café „Le panchine nel parco‟<br />
dell‟associazione AFMA di Genova – AF.UF3<br />
R: Eh, data che lui, noi, abbiamo sempre <strong>la</strong>vorato, e aveva sempre i soldi in mano, e senza soldi lui non ci può<br />
stare. E allora andando su due volte al<strong>la</strong> settimana, ci ha portato via i soldi. Ma non che ci ha portato via i soldi,<br />
chi <strong>la</strong>vora, le <strong>per</strong>sone anziane… sa com‟è. Allora non ci sono più voluta andare. Adesso qui ci troviamo<br />
benissimo, <strong>per</strong>ché lui viene qua, canta e si passa il tempo. Infatti, quando viene l‟ora, delle volte viene a vedere<br />
se è a<strong>per</strong>to o no. Poi viene a casa e dice è a<strong>per</strong>to e allora andiamo a vedere.<br />
D: Capito. Secondo lei qual è l’aspetto positivo di questo servizio?<br />
R: Positivo…<br />
D: Positivo nel senso…che secondo lei questo servizio è efficace…<br />
R: Per me fanno bene, è efficace <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone. Efficace <strong>per</strong>ché all‟inizio, praticamente, si trovano a suo agio,<br />
poi anche quel<strong>la</strong> cosa come ad esempio, quelle piccole cose che loro sono sempre attenti, si danno tutti da fare<br />
no? Non <strong>la</strong>sciano <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona magari, io nel mio coso, come <strong>la</strong>voro che sa eventualmente delle volte le dico non<br />
fare questo quello…<strong>la</strong>scialo stare, tranquillo. Per dire, stiamo attenti noi. Non sembra ma è una cosa che <strong>la</strong>scia<br />
anche un attimo <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona tranquil<strong>la</strong>. Io mi sono trovata benissimo.<br />
D: Lei come l’ha conosciuto questo servizio?<br />
R: L‟ho conosciuto…eh…che siamo andati…andavamo su qui al coso…poi par<strong>la</strong>ndo, non so come sia andata…<br />
che mi ha detto venite un attimo qui, e sono… non mi ricordo adesso più chi me l‟ha detto so che mi sono<br />
trovata…sono venuta qui le prime volte e mi sono trovata benissimo.<br />
D: Quindi glie<strong>la</strong> hanno consigliata, altre <strong>per</strong>sone che conoscevano…<br />
R: Altre <strong>per</strong>sone che conoscevano…se dovessi dire <strong>la</strong> verità…guardi poi, tra l‟altro questo è un <strong>per</strong>iodo che <strong>per</strong><br />
lui mi sta facendo diventare matta. E allora non dormo di notte e non so neanche delle volte quello che dico.<br />
D: Ah ok…<br />
R: Però…<strong>per</strong> me è una cosa, giustamente, poi se uno, le cose che vengono quelli che stanno più male e tutto.<br />
Allora poi ci vuole magari…<strong>per</strong>ò loro <strong>la</strong> mettono a tuo agio, le <strong>per</strong>sone.<br />
D: Ecco, secondo lei di questo servizio, c’è qualcosa che si può migliorare? Magari lei dice… Ma se magari<br />
ci fossero…<br />
R: Ci vorrebbe un posto più grande, <strong>per</strong>ché non ci sta più nessuno…vedi li che non ci sta più…che adesso<br />
c‟è…non sono tutti quelli che ci sono…non ci sta più nessuno… vorrebbe un posto un pochettino più<br />
ampio…<strong>per</strong>ché poi anche come posto qua, come si trova, praticamente, anche se uno deve venire fuori un<br />
attimo, non è che deve essere, magari, un circo, dove rimane tutto chiuso…tutte sca…quindi uno c‟è albero ci<br />
sono le beole, si siede. Anche ad esempio, d‟estate, non stiamo <strong>la</strong>, ci mettiamo li in mezzo. Per dire…uno si<br />
trova…io sono contentissima…<br />
D: Ecco volevo chiederle, lei è coinvolta solo lei qua nel servizio come familiare o ci sono altre <strong>per</strong>sone, che<br />
magari, altri familiari o amici che l’accompagnano…<br />
R: No no…sono solo io…Tra l‟altro loro sono in sei fratelli, cinque maschi e una femmina e due sono mancati e<br />
gli altri tre c‟hanno tutti <strong>la</strong> stessa roba…uno è mancato l‟anno scorso…<strong>per</strong> alzheimer.<br />
D: Ecco, quindi vorrei chiederle, pensando un po’, quindi, al<strong>la</strong> sua situazione <strong>famiglia</strong>re, un po’, diciamo<br />
al <strong>per</strong>corso di ma<strong>la</strong>ttia di suo marito, eh quindi par<strong>la</strong>ndo di qualità di vita, com’è migliorata <strong>la</strong> sua qualità<br />
da quando frequenta questo servizio?<br />
R: Io mi trovo più sicura… più sicura <strong>per</strong>ché magari se vengo qua ad esempio, ci sono delle giornate che sono un<br />
po‟ triste, <strong>per</strong>ché ci sono solo io che ci sono ventiquattro ore su ventiquattro, poi mi viene ad aiutare mio figlio,<br />
poi adesso abbiamo una ragazza che mi viene ad aiutare ogni tanto… <strong>per</strong>ò proprio… bisognerebbe che prendesse<br />
una <strong>per</strong>sona <strong>per</strong>ché non ce <strong>la</strong> faccio più…Però qui, vengo qui, magari chiedo quelle cose, mi danno un po‟<br />
di…insomma, mi dico stai tranquil<strong>la</strong>, insomma mi danno…mi aiutano, sono…guardi sono tutti bravi, penso che<br />
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non ce ne sia uno che…anche quelle cose con <strong>la</strong> tombo<strong>la</strong>, fa <strong>la</strong> tombo<strong>la</strong> che uno viene, se no mio marito, magari<br />
non vedendoci neanche tanto bene delle volte…mentre canta, magari si mette a cantare più forte e quelle cose<br />
li… <strong>per</strong>ò sono tutti che l‟aiutano, come posso dire, come se fosse in casa. Per me delle volte mi ri<strong>la</strong>sso un<br />
attimino.<br />
D: Quindi se lei incontrasse una <strong>per</strong>sona che ha…che sta affondando il suo stesso problema?<br />
R: Gli dico di venire qua, come lo dico a tanti…come lo dico a tante <strong>per</strong>sone anche par<strong>la</strong>ndo con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia che<br />
cià…dico guardi io mi trovo bene, <strong>per</strong>ché due volte al<strong>la</strong> settimana, se fossero tre sarebbe ancora meglio e mi<br />
trovo bene <strong>per</strong>ché, ripeto, lui viene qui si… non si trova magari in un centro di uno quando ci sono tante <strong>per</strong>sone<br />
magari che e che quindi non è che sono magari tanti che vanno, che stanno proprio malissimo, sono quelli che<br />
iniziano praticamente. E allora non li sembra di essere chiusi, sono in <strong>famiglia</strong>, come se avessero degli amici.<br />
D: Capito, pensando magari al fatto che il centro, il servizio domani chiudesse…<br />
R: Sarebbe un problema…<br />
D: Sarebbe un problema?<br />
R: Per me si, <strong>per</strong> me sarebbe un problema, <strong>per</strong>ché proprio non saprei cosa fare…<br />
D: Quindi saprebbe, ad esempio, come sostituirlo magari?<br />
R: No, no <strong>per</strong>ché ripeto, io non è che sono, che vado in giro…che cosa… praticamente io sono in casa e non è<br />
che… <strong>per</strong>ò questo <strong>per</strong> me è un attimino anche <strong>per</strong> me che mi ri<strong>la</strong>sso un attimino…<br />
D: Va bene…<br />
R: Non saprei proprio dove andare…<br />
D: Va bene… guardi <strong>per</strong> me va bene così… <strong>la</strong> ringrazio…<br />
R: niente ci mancherebbe.<br />
3.2.2.6. Trascrizione dell‟intervista a un utente familiare dell‟Alzheimer Café „Le panchine nel parco‟<br />
dell‟associazione AFMA di Genova – AF.UF4<br />
R: quindi parliamo del caffè o del<strong>la</strong> mamma come assistita…<br />
D: mah, io direi, visto che lei qui è sia volontario, sia…<br />
R: Volontario con enorme piacere, <strong>per</strong>ché abbiamo notato che con questi tipi di attività, abbiamo notato che sia i<br />
<strong>famiglia</strong>ri, ma anche i soggetti ma<strong>la</strong>ti di demenza, di Alzheimer, riescono con <strong>la</strong> musica, con <strong>la</strong> musicoterapia,<br />
con il canto, riescono veramente a ricordare e fare veramente cose straordinarie. Cosa che, se te lo tieni chiuso in<br />
un locale, in casa, a guardare al limite <strong>la</strong> televisione non rispondono. Quindi, è più di un anno che abbiamo<br />
a<strong>per</strong>to questo caffè, è stata una bellissima iniziativa, <strong>la</strong> gente viene, è felicissima ,è contenta, è allegra; passano<br />
quelle due ore, tre ore. Ora siamo passati a due giorni al<strong>la</strong> settimana, quindi di più, e si ritrovano, è un po‟ un<br />
punto di ritrovo, un punto di socializzazione, direi è molto riuscita <strong>la</strong> cosa.<br />
D: e quindi gli aspetti più positivi di questo servizio…<br />
R: gli aspetti più positivi, intanto <strong>la</strong> risposta dei ma<strong>la</strong>ti. Perché comunque reagiscono, e questo è importante.<br />
Abbiamo notato che non ci sono altre cose, ora mi dicevano che fanno anche, addirittura, una terapia di tipo<br />
fisica, di ginnastica, queste cose qua. E poi, soprattutto, è anche un sollievo <strong>per</strong> chi sta vicino a queste <strong>per</strong>sone<br />
qua, questi ma<strong>la</strong>ti, quindi <strong>per</strong> i parenti.<br />
D: io ho una nonna che è ma<strong>la</strong>ta di Alzheimer, quindi so….<br />
R: terribile. Terribile <strong>per</strong>ché vedi queste <strong>per</strong>sone spegnersi proprio come una candelina, non reagiscono più,<br />
diventano proprio… Io, ancora stamattina, mia mamma non si reggeva più in piedi, sono stati 10 minuti terribili,<br />
<strong>per</strong>ché poi pensi a tante cose, poi si è ripresa, ma questi momenti così. È già in stato avanzato l‟Alzheimer, <strong>per</strong>ò<br />
ancora rimane in piedi, cosa che. E quindi, vederte<strong>la</strong> così, da un momento all‟altro, che non ti risponde più, non<br />
cammina più, e non fa più, anzi, si direbbe quasi che se ne stia quasi andando da come reagisce, invece son<br />
momenti così, non riusciamo, nessuno riesce a capire il <strong>per</strong>ché e il <strong>per</strong> come. Abbiamo notato che con una fia<strong>la</strong><br />
di Bente<strong>la</strong>n, che è cortisonico, è cortisone puro, incredibilmente riacquista, come dire, quel<strong>la</strong> poca memoria se<br />
così si può chiamare, quel<strong>la</strong> che aveva 6-7 mesi fa. Poi quando finisce <strong>la</strong> fia<strong>la</strong>… e poi è annosa, i medici dicono<br />
di non usar<strong>la</strong> più, quindi… stanno studiando su questa cosa qua. La fia<strong>la</strong> di cortisone, data così, <strong>per</strong>ché non stava<br />
tanto bene, e abbiamo visto una risposta incredibile, l‟abbiamo data <strong>per</strong> due giorni poi abbiamo visto che è<br />
tornata come prima.<br />
811
D: è cosi, eh….<br />
R: no, poi ti ci abitui, è che è un dolore veder<strong>la</strong> così, poi abbiamo il papà che anche lui, sta vivendo una<br />
situazione incredibile, <strong>per</strong> cui… chi sta vicino al ma<strong>la</strong>to…<br />
D: da noi <strong>la</strong> situazione complicata era <strong>la</strong> nonna che cominciava a capire che stava “<strong>per</strong>dendo i colpi” <strong>per</strong>ò<br />
era troppo orgogliosa <strong>per</strong> chiedere aiuto e lei si occupava del nonno che aveva 16 anni più di lei, poi nel<br />
frattempo lui è mancato, <strong>per</strong> cui in qualche modo è stato più semplice <strong>per</strong>ché a quel punto c’era solo lei.<br />
Però veramente, anche prima di capire, quanto lei avesse bisogno c’era il suo tentativo, poi è una donna<br />
abituata <strong>la</strong>vorare, a fare fatica, <strong>per</strong> cui a tenere molto duro, e questo suo smarrimento, <strong>per</strong>ché all’inizio<br />
era proprio uno smarrimento, tipo usciva e diceva “ma sono uscita <strong>per</strong> far qualcosa e non mi ricordo ch<br />
cosa.” Oppure <strong>la</strong> trovava il bancario dello sportello e chiamava quello del Banco di Roma e diceva: “c’è<br />
qui <strong>la</strong> nonna, ma…”; e quindi anche <strong>per</strong> noi è stato veramente uno smarrimento. Noi poi non avevamo<br />
una, bhè poi io ero molto più giovane quindi <strong>la</strong> cos l’hanno gestita i miei genitori, e mio zio, anche <strong>per</strong>ché<br />
loro stanno in un’altra città, <strong>per</strong> cui...<br />
R: ma è ancora viva <strong>la</strong> nonna?<br />
D: sì, sì. È ancora viva <strong>la</strong> nonna..<br />
R: ma quanti anni ha?<br />
D: eh, <strong>la</strong> nonna è del ’22, no del ’23, <strong>per</strong> cui ce ne ha 87 di anni.<br />
R: <strong>la</strong> mamma invece è del „35, <strong>per</strong> cui è più giovane..<br />
D: eh sì, è più giovane… <strong>per</strong>ò mia nonna saranno almeno sette, no, otto – nove anni che va avanti. Ma<br />
secondo lei i vostri <strong>famiglia</strong>ri <strong>per</strong> venire qui, cioè vengono…<br />
R: escono fuori che sono molto più sereni. Questo è importante, lo scopo dell‟associazione è anche questo, <strong>per</strong><br />
sopportare questi <strong>famiglia</strong>ri qua che hanno bisogno, hanno tanto bisogno, <strong>per</strong>ché poi entri in un circolo che<br />
diventa veramente vizioso, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> gente <strong>per</strong> mille motivi, non è ora <strong>per</strong> sottolineare questo aspetto, ma è così,<br />
un po‟ ti abbandona, allora, queste <strong>per</strong>sone invece hanno bisogno di essere supportate in qualche modo. Ora,<br />
questo è un esempio, <strong>per</strong>ò noi siamo così, se Dio lo vorrà aprirà un nuovo centro diurno a Sestri Ponente, che è<br />
danneggiato, purtroppo, dall‟ultima alluvione che c‟è stata. È un bellissimo centro, che non sarà un centro<br />
diurno, tra virgolette, di quelli normali, che ce ne sono tanti in Italia, <strong>per</strong> parcheggiare, diciamo, il ma<strong>la</strong>to, lì sarà<br />
un caffè, all‟interno i questo centro, dove si faranno mille cose <strong>per</strong> tenere comunque sempre impegnato tutti, e..<br />
D: <strong>per</strong> tenere impegnato tutti? In che senso?<br />
R: tutti nel senso, sia il ma<strong>la</strong>to, e anche tutta <strong>la</strong> gente che viene a trovare il ma<strong>la</strong>to. Sara una cosa così, almeno, a<br />
detta di chi sta gestendo questa cosa, sarà una cosa unica, già s<strong>per</strong>imentata in altri paesi europei, e… s<strong>per</strong>iamo<br />
bene, che gli enti ci aiutino, <strong>per</strong>ché poi è sempre lì <strong>la</strong> questione… son sempre i soldi al<strong>la</strong> fine. La mancanza di<br />
soldi, noi abbiamo avuto un danno con l‟alluvione, non so se di 40 o di 80000 euro, una cosa del genere. Non ci<br />
voleva, <strong>per</strong>ché dovevamo arredarlo questo centro qua, quindi stavamo cercando, chiedendo fondi <strong>per</strong> gli arredi,<br />
che dovrebbero arrivare <strong>per</strong>ò…<br />
D: si dice “dove si chiude una porta si apre un portone…”<br />
R: ormai, chi fa volontariato qua, in parte, sono ormai tutte <strong>per</strong>sone che hanno avuto a che fare con ma<strong>la</strong>ti di<br />
Alzheimer, e quindi l‟hanno vissuto in prima <strong>per</strong>sona. Però noi non ci fermeremo, anche il giorno in cui non ci<br />
sarà più mamma…<br />
D: sì, lei pensa che continuerà a fare il volontario qui?<br />
R: sì, assolutamente. Senza nul<strong>la</strong> chiedere a chi va in chiesa, preferisco fare il volontario qua che andare fare<br />
una preghiera in chiesa. Le preghiere, semmai, le faccio da un‟altra parte. Su questo sono un po‟ acido, mi<br />
dispiace, ma è così.<br />
D: eh, è legittimo..<br />
R: sì, poi c‟è tanto bisogno di volontariato, e… queste <strong>per</strong>sone escono di qua che sono delle altre <strong>per</strong>sone,<br />
arrivano in casa che sono molto più serene, <strong>per</strong>ché comunque hanno contribuito a far star bene altre <strong>per</strong>sone.<br />
Questo è importante.<br />
D: se le chiedo tre aggettivi <strong>per</strong> descrivere questo Café…<br />
R: ehm… cosa posso dire… non so…. Tre aggettivi, potrei dire… mi viene in mente, non so… eccezionale. E…<br />
escono tutti belli felici, contenti… soddisfatti. Io purtroppo, tra l‟altro, anche lì ho pochissimo tempo, <strong>per</strong>ché<br />
812
faccio mille cose, faccio tantissimi <strong>la</strong>vori, poi c‟è <strong>la</strong> mamma, e qui ci vengo una volta al<strong>la</strong> settimana. Se potessi<br />
verrei tutti i giorni.<br />
D: <strong>per</strong>ò mi sa che a loro piace veramente tanto <strong>la</strong> musica, il karaoke, <strong>per</strong> cantare…<br />
R: tantissimo, tantissimo. È quello che richiedono di più, al<strong>la</strong> fine. Ma se avessimo anche uno spazio più grande<br />
faremmo anche altre attività. Giochi di gruppo, balli, tutto ciò che ha a che fare col gruppo. Che <strong>per</strong>metta un po‟<br />
di interagire, che non sia passiva <strong>la</strong> cosa, infatti, io no so se ha notato, ma quando canto se posso faccio cantare<br />
gli altri. Io parto, poi, no so, butto il microfono in mezzo al<strong>la</strong> fol<strong>la</strong>, li rendo partecipi. Perché così poi devono<br />
tirare fuori… e poi ti rispondono. E mia mamma, che era già in fase molto avanzata, che riusciva a venire qua,<br />
lei tra l‟altro quando era giovane cantava, bal<strong>la</strong>va, ballerina; veniva qua e si trasformava: era nel suo mondo. Ora<br />
con l ma<strong>la</strong>ttia avanzata, non spiaccica neanche più una paro<strong>la</strong>, vorrebbe ma no ce <strong>la</strong> fa. E <strong>per</strong>ò rispondeva, così<br />
come rispondeva anche il papà. Non so, credo che di aggettivi ce ne potrebbero essere tanti, non me ne viene in<br />
mente neanche uno, ma io sono veramente entusiasta di questa cosa qua. Se dovessi trovare un picco<strong>la</strong> critica,<br />
ma le critiche poi portano anche a… è l‟ambiente piccolino, mi piacerebbe avere un ambiente un po‟ più grande,<br />
<strong>per</strong>ò ancora, grazie che il comune ci <strong>la</strong>scia questo spazio.<br />
D: beh penso, magari avrete modo anche di espandervi, di ingrandirvi, magari anche di figliare, di dare<br />
origine ad altre iniziative. Bene, <strong>per</strong>fetto, <strong>la</strong> ringrazio..<br />
3.2.2.7. Trascrizione dell‟intervista a un utente ma<strong>la</strong>to di Alzheimer dell‟Alzheimer Cafè „Le panchine<br />
nel Parco‟ dell‟associazione AFMA Genova - AF.UM1<br />
D: Allora, io comincerei a chiederle un po’ qual è <strong>la</strong> sua es<strong>per</strong>ienza all’interno di questo servizio. Quindi,<br />
non so, come l’ha conosciuto? Perché è qui?<br />
R: Sì, allora io l‟ho conosciuto <strong>per</strong>ché mia moglie ha avuto, in qualche modo, riferimento del centro che segue<br />
direttamente il Professor X. Mia moglie mi ha detto che io di colpo, non dico dal Padre Eterno, <strong>per</strong>ò. Io ho avuto<br />
una vita intensissima, sono arrivato a fare quarantasei anni di <strong>la</strong>voro, sempre in cantiere, con carichi molto<br />
elevati, cantieri da milleduecento <strong>per</strong>sone, centrali nucleari, <strong>la</strong>vori di questo tipo. Non ho mai usato agende, non<br />
ho mai usato rubriche telefoniche e compagnia bel<strong>la</strong>, quindi se dovevo chiamare quel tale che era cinque anni<br />
che non lo vedevo io andavo al telefono e lo chiamavo, i disegni li guardavo una volta a ca*** e così giravo <strong>per</strong><br />
il cantiere e quindi, insomma, una cosa un po‟ partico<strong>la</strong>re. Mi son trovato, di colpo un giorno in cantiere che non<br />
sapevo più dov‟ero, cosa stavo facendo lì, e non dico chi ero, <strong>per</strong>ché non me lo sono chiesto, <strong>per</strong>ò<br />
completamente nel vuoto. Poi mi sono calmato un attimo come ho cercato di fare quando ero in cantiere in quel<br />
casino, dove ero più tranquillo, e son riuscito a ritornare in ufficio pian piano, diciamo così ho ripreso<br />
conoscenza. È stato un segnale che mi ha al<strong>la</strong>rmato tantissimo. Allora, a quel tempo ero giù a Taranto, allora ho<br />
detto, non avevo riunioni importanti nei quindici giorni successivi, ho chiamato l‟azienda e ho detto “scusate, io<br />
ho bisogno di farmi una visita <strong>per</strong>ché ho un problema, che non o cos‟è, <strong>per</strong>ò ce l‟ho. Devo rientrare, prendo una<br />
settimana di ferie”. Son partito, sono andato a Genova, a Genova sono andato da un neurologo, il neurologo mi<br />
ha detto “guardi, l‟unica cosa <strong>per</strong> fare questo è andare a fare a Mi<strong>la</strong>no una PET “, poi mi han fatto un‟altra roba<br />
che non me <strong>la</strong> ricordo più, una roba con un caschetto che si accendeva, tutte queste belle cose qui. Dice, <strong>per</strong>ché,<br />
insomma <strong>la</strong> prima cosa da fare era cercare di capire cosa c‟è che non funziona. In un bel momento hanno<br />
sco<strong>per</strong>to due belle cose: <strong>la</strong> prima è che tutta „sta parte qui praticamente , che lui <strong>la</strong> chiama memoria residente,<br />
dove interviene il ragionamento e tutto, è come il nostro dico fisso, non c‟era più, era completamente ferma, non<br />
esisteva più. Mi mancava il collegamento tra il lobo destro e sinistro, quindi <strong>la</strong> difficoltà è anche nel ragionare<br />
che prima era splendida. La causa prima del non riuscirci più era quel<strong>la</strong>, insomma. E mi dice, caro bimbo, Lei<br />
c‟ha „sta cosa, è così. Però ho visto che non riusciva ancora, bene o male, a far qualcosa. Allora mi son messo lì<br />
io e ho detto, vabbè, non ho mai fatto il memorandum, <strong>per</strong>fetto, facciamo un‟agenda. Diciamo, un po‟ così, che<br />
poi il professore mi ha detto che io son ritornato a terra con gli uomini, prima non c‟ero [ride]. E mi dice: “se Lei<br />
riesce a digerire <strong>la</strong> sua normalità, anche se <strong>per</strong> Lei non lo è, ma Le posso dire che il suo livello è di una <strong>per</strong>sona<br />
normale. Se ritorna con i piedi <strong>per</strong> terra, vedrà che riuscirà a vivere meglio.” Ecco questa è stata una delle<br />
motivazioni <strong>per</strong> cui ho accettato <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e ho cercato di, in qualche modo, di… Ho cominciato poi, mi hanno<br />
detto che esisteva „sto centro Alzheimer..<br />
D: Ecco, come l’ha conosciuto il centro?<br />
R: Il centro, c‟è mia figlia che ha par<strong>la</strong>to con <strong>la</strong> Y, che è <strong>la</strong> signora che… dice: “Guarda, c‟è mio papà che è così<br />
e così, cosa dice?” dice: “Mah, mandamelo qui e vediamo”<br />
813
D: Quindi, è stato un passaparo<strong>la</strong>?<br />
R: Un passaparo<strong>la</strong>. Oltretutto io sono venuto qui e io sto dando una mano, al<strong>la</strong> fin fine, come volontario, nel<br />
senso, <strong>per</strong>ché ho <strong>la</strong> fortuna di poterlo fare, un po‟ di capacità organizzativa mi è rimasta [ride], quindi a questo<br />
punto do una mano. Però, io nel frattempo, ho avuto una bel<strong>la</strong> sorpresa: io l‟ultima visita di controllo che ho<br />
fatto, neanche un mese fa, dal test praticamente quello psicotecnico, psicologico eccetera, non risulto ma<strong>la</strong>to. Mi<br />
manda tutta „sta roba… <strong>per</strong>ò mi sono dato tranquillo un sequenza, cioè, da quando metto il famoso axelon, che<br />
era <strong>la</strong> cura che ho iniziato a fare, ho riacquistato <strong>la</strong> tranquillità. Bene o male, riesco nuovamente a fare un<br />
ragionamento e guidarlo. Cioè, insomma, forse è vero che prima tutta quel<strong>la</strong> roba là che c‟era non serviva a<br />
niente, <strong>per</strong>ché ero fuori dall‟umanità, forse, sono una <strong>per</strong>sona normale [ride] vista l‟ultima notizia che mi hanno<br />
dato, ecco…<br />
D: Bene. Ecco, se io le chiedessi qual è secondo lei un aspetti positivo di questo servizio.<br />
R: L‟aspetto positivo è, il primo, secondo me, è quello che uno qua non si sente solo. Io penso che qualunque<br />
tipo di ma<strong>la</strong>to, quando ha qualcosa, ha bisogno di par<strong>la</strong>rne con qualcuno che capisca, non che lo commiseri, ma<br />
che lo capisca e che lo aiuti a su<strong>per</strong>are <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Secondo me, un luogo così, ha questo di principalmente<br />
positivo. La seconda, è che riscopre, come si può dire, con <strong>la</strong> vita che si fa tutti i giorni, si scopre che il mondo è<br />
duro, è cattivo, malvagio, mi spiego? Quindi riesci a scoprire che ci sono <strong>per</strong>sone che non lo sono, e che aiutano<br />
tutti so<strong>la</strong>mente <strong>per</strong> il gusto di aiutare il prossimo. Questa è l‟altra lezione di vita, che penso che serva <strong>per</strong><br />
imparare a vivere meglio.<br />
D: Bene. Secondo Lei, questo servizio potrebbe essere migliorato in qualche cosa?<br />
R: direi che sicuramente, ad esempio, se lei vede questa ammucchiata ingenerosa lì dentro non aiuta sicuramente.<br />
Perché io vedo qualcuno dei miei colleghi che rimangono lì così, che è a disagio <strong>per</strong>ché c‟è troppa confusione.<br />
Poi c‟è gente che non ragiona così serenamente, cioè il problema forse ce l‟hanno più grosso del mio,non lo so,<br />
<strong>per</strong>ò non riescono ad autogestirsi, e quindi là si spaventano <strong>per</strong>ché c‟è troppa gente, e non hanno forse il loro<br />
posticino a cui sono abituati come a casa, <strong>la</strong> loro sicurezza. Quindi, insomma, principalmente direi che qui l‟area<br />
a disposizione, capitano le giornate in cui siamo in pochi e <strong>la</strong> gente è pi tranquil<strong>la</strong>, è più contenta.<br />
D: se lei dovesse descrivermi questo servizio con tre parole, cosa mi direbbe?<br />
R: direi, prima di tutto, fa scoprire all‟utente che esiste il “comune”, esiste l‟autorità […]; secondariamente,<br />
mettono il ma<strong>la</strong>to a proprio agio, <strong>la</strong> gente quando arriva qua è cupa, chiusa in se stessa e di colpo si apre,<br />
comincia a sorridere, comincia a dialogare, questo mi pare importantissimo <strong>per</strong> il riuscire a trovarsi bene dove si<br />
è. Bhè, all‟inizio uno non si trova, <strong>per</strong>ché è fuori dal mondo che conosceva, come se di colpo si trova nell‟africa<br />
nera, non conosce nessuno, non par<strong>la</strong> <strong>la</strong> lingua .<br />
D: ecco, volevo chiederle, Lei viene qua con un <strong>famiglia</strong>re?<br />
R: sì, con mia moglie. Mi accompagna mia moglie, sì.<br />
D: Viene coinvolta qualche altra <strong>per</strong>sona vicina a lei?<br />
R: no, lei, <strong>per</strong>ché io ho due figlie ma <strong>la</strong>vorano tutte e due, <strong>la</strong> più grande ha addirittura due figli da… poi sono<br />
impegnate, vanno via veramente <strong>la</strong> mattina alle otto e vengono a casa <strong>la</strong> sera alle dieci, quindi…<br />
D: l’ultima domanda: pensando un po’ al<strong>la</strong> sua situazione familiare, e par<strong>la</strong>ndo quindi di qualità di vita,<br />
secondo lei, questo servizio, ha migliorato <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> sua vita e come?<br />
R: ha migliorato sicuramente, <strong>per</strong> prima cosa mi ha fatto capire che ci sono un sacco di <strong>per</strong>sone che sono<br />
peggiori di me, come situazione; il che mi ha dato un primo conforto. La seconda che esiste <strong>la</strong> solidarietà, io le<br />
giuro che, facendo il mestiere che ho fatto di solidarietà non ne trovavo nel modo più assoluto: era una battaglia<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> vita dal<strong>la</strong> mattina al<strong>la</strong> sera sia con il cliente sia con gli o<strong>per</strong>ai. Specialmente nel<strong>la</strong> mia posizione, ero uno<br />
contro tutti. Insomma, era difficile riuscire, <strong>per</strong>ché bene o male son riuscito ad organizzarmi il mio gruppo di<br />
<strong>la</strong>voro in maniera molto sincera. Io ho sempre detto “Signori, non importa sbagliare quanto nascondere. Quindi,<br />
qualunque cosa succeda, anche se avete in mente una catastrofe se voi dopo due secondi riuscite a trasferir<strong>la</strong>, ci<br />
mettiamo tutti insieme e lo risolviamo, se nessuno dice niente rimane una catastrofe, che poi magari si raddoppia<br />
<strong>per</strong>ché qualcun altro entra nel<strong>la</strong> catastrofe. Qualunque cosa sia, ragazzi, non esistono errori che non si possono<br />
confessare. Io non vi manderò mai via dal cantiere <strong>per</strong>ché avete fatto un errore, se no qua non ci sarebbe più<br />
nessuno, <strong>per</strong> primo io”. Cioè, facevo questi tipi di ragionamenti, e riuscivo insomma. E qualcuno quando veniva<br />
in visita al cantiere mi facevano i complimenti <strong>per</strong>ché dicevano: “questo non è un cantiere, sembra una festa,<br />
cioè è tutta gente serena, tranquil<strong>la</strong>, che saluta, si par<strong>la</strong>no, eccetera. Non vedo tragedie greche, cioè, insomma…”<br />
814
D: ecco volevo chiederle: se lei incontrasse una <strong>per</strong>sona che sta affrontando <strong>la</strong> sua stessa situazione <strong>la</strong><br />
porterebbe qui a questo servizio?<br />
R: Sì, sì. La prima cosa che direi è quel<strong>la</strong> di dirgli che è bene che lui esca dal suo guscio, <strong>per</strong>ché si chiude<br />
so<strong>la</strong>mente in se stesso con tutte le sue paure, tutti i suoi problemi, e qui può tirarli fuori, può trovare qualcuno<br />
che gli è amico.<br />
D: ultima domanda: se domani le dicessero “guarda, il servizio chiude” <strong>per</strong>ché magari non ha più fondi…<br />
R: Eh, mi dispiacerebbe tanto. Sarebbe un bel colpo, sì. Ma non solo <strong>per</strong> me penso, eh. Per un sacco di gente che<br />
è contenta di essere qui. Perché <strong>per</strong> quell‟oretta, quelle due o tre ore che passano qui al<strong>la</strong> settimana li vedo che<br />
sono proprio contenti, arrivano col viso triste e vanno via col sorriso.<br />
D: quindi se le dovesse mancare questo servizio, lei non avrebbe un servizio sostitutivo?<br />
R: No, no, no. No anche <strong>per</strong>ché, ripeto, col <strong>la</strong>voro che ho fatto, io non ho mai frequentato bar, associazioni,<br />
niente <strong>per</strong>ché non avevo, insomma <strong>la</strong>voravo dodici – quattordici ore al giorno, trentun giorni al mese, quindi…<br />
D: va bene, <strong>per</strong> me è sufficiente così. La ringrazio.<br />
R: Io anche ringrazio lei.<br />
3.3. Interviste CASI SICILIANI<br />
3.3.1 Servizio di mediazione intergenerazionale simbiotica Comune di Ragusa<br />
3.3.1.1. Trascrizione intervista al responsabile del servizio, SMRG1<br />
D. Quali sono i punti di eccellenza dell'intervento/servizio di cui Lei è il referente?<br />
R: Il servizio Mediazione intergenerazionale e <strong>la</strong> Mediazione Simbiotica sono tra i servizi offerti dal Comune di<br />
Ragusa, all‟interno del<strong>la</strong> macroarea servizi, che copre tutti i settori specifici (disabili, famiglie indigenti, minori,<br />
immigrati, tute<strong>la</strong> anziani).<br />
I servizi esistenti <strong>la</strong>voravano al meglio delle loro possibilità ma presentavano molti inconvenienti, nel senso che<br />
anche se dà <strong>per</strong> certi versi sollievo alle famiglie e agli anziani, nel tempo è diventato quasi una pratica abusata,<br />
nel senso che si sono di<strong>la</strong>tate talmente le richieste che è diventato impossibile reggerne il carico sia da un punto<br />
di vista organizzativo che economico. Per non par<strong>la</strong>re del fatto che ha creato anche delle abitudini negative nelle<br />
famiglie, anche quelle che si interessavano degli anziani hanno visto nei servizi un elemento di comodo e <strong>per</strong><br />
alcun è stato anche un motivo <strong>per</strong> sottrarsi alle loro responsabilità.<br />
Abbiamo voluto guardare oltre tutto questo e cambiare <strong>la</strong> cultura familiare e <strong>la</strong> cultura dell‟assistenza agli<br />
anziani attraverso una proposta innovativa che avesse come primo obiettivo le re<strong>la</strong>zioni familiari e il<br />
potenziamento e <strong>la</strong> valorizzazione delle risorse attorno all‟anziano .<br />
Prima di questa nostra s<strong>per</strong>imentazione, le famiglie avevano un atteggiamento di delega totale ai servizi, non che<br />
si verificassero abbandoni, era solo che si dava <strong>per</strong> scontato che l‟assistenza fosse un problema da risolvere con<br />
l‟aiuto dei servizi pubblici oppure con <strong>la</strong> tendenza a ricoverare gli anziani <strong>per</strong> salvaguardare lo svolgimento<br />
rego<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> vita dei figli. Devo dire che a mio parere lì assistenza domiciliare fatta in quel modo era<br />
diseducativa <strong>per</strong>ché serviva al<strong>la</strong> famiglie <strong>per</strong> non doversi far carico dell‟anziano. Serviva anche e soprattutto alle<br />
coo<strong>per</strong>ative, che grazie a questo carico di servizi davano <strong>la</strong>voro a molte <strong>per</strong>sone <strong>per</strong> <strong>la</strong> cura degli anziani.<br />
In più creava un bisogno indotto, mantenuto dal<strong>la</strong> necessitò di posti di <strong>la</strong>voro e dal<strong>la</strong> “comodità” dei familiari<br />
(tante volte <strong>la</strong> gente pensa che se ha diritto ad una cosa <strong>la</strong> vuole anche se non ne ha veramente bisogno).<br />
Tra l‟altro, il sistema di servizi in convenzione è un sistema <strong>per</strong>verso <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> mantenere l‟accreditamento le<br />
coo<strong>per</strong>ative devono mantenere un tetto di anziani <strong>per</strong> cui l‟entità del servizio era forse più commisurata al<strong>la</strong><br />
necessità delle coo<strong>per</strong>ative che a quelle reali degli anziani.<br />
Quando abbiamo proposto di <strong>la</strong>vorare diversamente all‟inizio le coo<strong>per</strong>ative sono state molto guardinghe nei<br />
nostri confronti ma siamo riusciti a non farli sentire minacciati e ormai partecipano come una parte del<strong>la</strong><br />
mediazione senza problemi, hanno visto che cosi funziona meglio <strong>per</strong> tutti. L‟assistente sociale delle coo<strong>per</strong>ative<br />
partecipa agli incontri di mediazione in cui si discute dei servizi da erogare.<br />
Quello che <strong>per</strong> noi è partico<strong>la</strong>rmente importante è che al<strong>la</strong> luce di questa es<strong>per</strong>ienza il Comune ha scelto <strong>la</strong><br />
mediazione come nuova prasi o<strong>per</strong>ativa e siamo stati autorizzati a d introdurre <strong>la</strong> mediazione in tutti i servizi ove<br />
si rendesse opportuna o necessaria. In questo modo <strong>la</strong> mediazione non è solo un episodio del <strong>per</strong>corso, ma<br />
diventa lo stile o<strong>per</strong>ativo di tutto il <strong>per</strong>corso, è uno stile di intervento.<br />
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Nel caso degli anziani a volte si fa anche mediazione sui compensi da dare alle badanti, sui compiti, in incontri a<br />
cui partecipano gli anziani, i figli e le badanti, è utile <strong>per</strong> evitare sfruttamento o maltrattamenti da una parte o<br />
dall‟altra è un modo <strong>per</strong> fare dei patti di col<strong>la</strong>borazione chiari e con un terzo che può anche <strong>per</strong>mettere che le<br />
regole del rispetto vengano osservate negli accordi.<br />
Come vantaggi vediamo che i familiari sono più protagonisti del servizio e anche lì‟ente pubblico ottimizza<br />
quello che spende <strong>per</strong>ché c‟è una gestione più adeguata e non si sostituisce al<strong>la</strong> organizzazione familiare tutte le<br />
volte che ce ne è una valida anzi le riconosce valore, <strong>la</strong> ufficializza e allo stesso tempo consente di coordinarsi<br />
meglio con le altre risorse disponibili.<br />
Adesso stiamo proponendo questo modo di o<strong>per</strong>are tramite <strong>la</strong> mediazione anche nelle case di riposo, nel<br />
abbiamo già seguito casi, quello che si riesce a fare cosi è ufficializzare il ruolo delle famiglie, evitare che<br />
deleghino tutto all‟istituto, distribuire ruoli e funzioni di <strong>famiglia</strong> e istituto nel benessere degli anziani <strong>per</strong>ché<br />
tutti (familiari, anziano e assistente sociale dell‟istituto) concorrono a e<strong>la</strong>borare il piano di assistenza individuale.<br />
D: Se <strong>la</strong> sentirebbe di qualificarlo come una buona pratica?<br />
R: Si, sicuramente, credo anche che questo valore sia stato riconosciuto anche in sede scientifica, l‟impegno<br />
costante nel monitoraggio e nel<strong>la</strong> valutazione tramite i nostri referenti all‟Università, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> dottoressa<br />
Marzotto, ci ha <strong>per</strong>messo anche una riflessione continua sull‟es<strong>per</strong>ienza, che poi è stata trasferita in alcuni <strong>la</strong>vori<br />
scritti, ed è stata presentata a convegni internazionali.<br />
D: Quale è l’obiettivo specifico del servizio di cui il suo Ente è capofi<strong>la</strong>?<br />
R: L‟obiettivo del<strong>la</strong> nostra proposta è stato quello di passare ad un nuovo modo di fare servizio sociale, di fare<br />
tesoro delle tecniche e dei principi del<strong>la</strong> mediazione <strong>per</strong> dare una svolta al modo di rispondere ai bisogni del<br />
territorio.<br />
Questi nostri obiettivi sono poi stati formalizzati nel piano di zona sotto il titolo “dal<strong>la</strong> delega al<strong>la</strong><br />
partecipazione” proprio <strong>per</strong>ché questo è il senso di questo nostro procedere, il rimettere in gioco le risorse<br />
re<strong>la</strong>zionali che pure esistono intorno agli anziani, di recu<strong>per</strong>are intorno a loro una razionalizzazione ma anche<br />
una <strong>per</strong>sonalizzazione degli interventi che non trascura nessuno degli elementi di contorno, che mette tutti in rete<br />
e lo volge a vantaggio del<strong>la</strong> vita affettiva e non solo del benessere materiale dell‟anziano.<br />
D: A quali bisogni risponde in questo territorio? Cosa c’é già in questo territorio e cosa manca?<br />
R: Per gli anziani i servizi offerti sono stati <strong>per</strong> lungo tempo l‟assistenza domiciliare, <strong>la</strong> compartecipazione alle<br />
rette di ricovero, e i contributi economici <strong>per</strong> il mantenimento in <strong>famiglia</strong> (bonus sociosanitario, contributo <strong>per</strong><br />
rego<strong>la</strong>rizzazione delle badanti, buoni di servizio). Un altro servizio è quello di seguire i casi di amministrazione<br />
di sostegno insieme al Giudice tute<strong>la</strong>re, si <strong>la</strong>vora insieme <strong>per</strong> seguire questi casi che sono sempre problematici<br />
<strong>per</strong>ché comportano anche seguire e comprendere le re<strong>la</strong>zioni intorno all‟anziano e le loro carenze e criticità.<br />
È stata offerta anche assistenza <strong>per</strong> <strong>per</strong>iodi di difficoltà temporanea, un sostegno di ordine igienico-sanitario che<br />
viene concesso non solo agli anziani ma a soggetti che <strong>per</strong> circostanze partico<strong>la</strong>ri si trovano impossibilitati a<br />
svolgere le normali attività di cura del<strong>la</strong> loro abitazione e dei loro familiari.<br />
L‟abitudine di delegare all‟Ente pubblico l‟assistenza dei propri anziani ha portato all‟assunzione negli anni del<br />
ruolo, da parte dello stesso, di “erogatore a prescindere”, come pure le coo<strong>per</strong>ative o le atre realtà di assistenza<br />
erano diventati “erogatori a prescindere”, non si pensava che i familiari potessero avere un ruolo oppure il loro<br />
impegno non veniva riconosciuto e restava nell‟ombra.<br />
D: Mi può raccontare brevemente come è nata questa iniziativa? Chi ha avuto l’idea? C’era già una<br />
col<strong>la</strong>borazione tra questi soggetti?<br />
R: Il desiderio di cambiare questo stato di cose, di qualificare diversamente l‟offerta dei servizi ha spinto me e <strong>la</strong><br />
mia collega a fare formazione; nel , a maggio al termine del <strong>per</strong>corso di formazione al<strong>la</strong> mediazione che abbiamo<br />
frequentato, curato dal<strong>la</strong> Cattolica di Mi<strong>la</strong>no, siamo stati incoraggiati dai nostri stessi docenti a proporre al<br />
Comune una s<strong>per</strong>imentazione su una nostra idea quel<strong>la</strong> di realizzare a costo zero un nuovo servizio, <strong>la</strong><br />
mediazione intergenerazionale, proprio pensando che sarebbe stato importante aggiungere all‟offerta dei servizi<br />
qualcosa di nuovo che si prendesse cura delle re<strong>la</strong>zioni in partico<strong>la</strong>re non solo dei problemi dei singoli.<br />
Abbiamo presentato <strong>la</strong> proposta al responsabile dell‟area anziani e all‟assessore ed è stato accolto con interesse e<br />
grande disponibilità. Il nuovo servizio di Mediazione Intergenerazionale non è stato pubblicizzato tramite<br />
manifesti o lettere, ma si è scelto di proporlo direttamente agli utenti che venivano al servizio <strong>per</strong> richiedere aiuti<br />
<strong>per</strong> i genitori anziani.<br />
Partivamo dal presupposto che in questo chiedere aiuto delle famiglie <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione degli anziani vi fosse una<br />
richiesta inconsapevole di mediazione, nel senso del<strong>la</strong> necessità di una riorganizzazione di una vita familiare<br />
messa in crisi dall‟evento ma<strong>la</strong>ttia o vecchiaia e che necessita di trovare nuovi modi di stare insieme e di<br />
conciliare gli impegni, <strong>la</strong> vita quotidiana con le nuove necessità. All‟atto del<strong>la</strong> richiesta era possibile quindi<br />
tentare di realizzare un ingaggio cognitivo che <strong>per</strong>mettesse poi di formalizzare una proposta già all‟interno del<br />
816
primo colloquio, che se veniva accettata portava poi ad una convocazione di tutti i membri del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e se<br />
c‟era <strong>la</strong> disponibilità da parte loro si faceva <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione.<br />
Questa è stata l‟attività realizzata nel biennio, in tutto abbiamo seguito una decina di casi, ci siamo resi conto che<br />
non <strong>per</strong> tutte le famiglie c‟erano le condizioni <strong>per</strong> condividere questo <strong>per</strong>corso.<br />
A marzo del è stato realizzato un cambiamento importante all‟interno del settore dei servizi sociali, e si è scelto<br />
di centralizzare <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> all‟interno di tutti i servizi offerti, nel senso di mettere <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> delle re<strong>la</strong>zioni<br />
familiari al centro di tutti i servizi <strong>per</strong> gli anziani <strong>per</strong> cambiare <strong>la</strong> tendenza all‟erogazione e basta. Finalmente è<br />
stata una presa di coscienza importante a livello di politica assistenziale, nel senso che si prendeva atto del fatto<br />
che un ceto tipo di prestazioni, slegate dal<strong>la</strong> cura delle re<strong>la</strong>zioni, realizzava solo un circuito autoalimentato che<br />
poi ben poco migliorava <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita degli anziani.<br />
Abbiamo allora ripensato il nostro intervento e abbiamo affiancato al<strong>la</strong> Mediazione Intergenerazionale, un altro<br />
servizio quello che abbiamo definito <strong>la</strong> Mediazione simbiotica, come progetto pilota che nel piano di zona<br />
2010/12 è stato inserito come “Progetto dal<strong>la</strong> delega al<strong>la</strong> partecipazione”.<br />
Per promuoverlo, l‟assessore e il dirigente dei servizi sociali hanno scritto una lettera ai familiari di tutti gli<br />
assistiti con l‟assistenza domiciliare, sia agli anziani che ai figli, <strong>per</strong> proporre questa mediazione simbiotica,<br />
all‟interno del servizio di assistenza agli anziani e almeno i due terzi hanno aderito.<br />
Abbiamo cominciato a <strong>la</strong>vorare a casa dell‟anziano, che <strong>per</strong> noi è il soggetto debole, in modo da potenziarlo<br />
dando valore al suo contesto, coinvolgendolo negli incontri, a meno che le sue condizioni di salute non lo<br />
impedissero.<br />
Questo ha cambiato molto il carico di <strong>la</strong>voro, l‟aumento è stato consistente e anche il fatto che siamo solo<br />
mediatori ha fatto si che anche se all‟inizio <strong>la</strong>voravamo in co-mediazione quasi subito abbiamo poi fatto le<br />
mediazioni da soli.<br />
Adesso quindi funziona che <strong>per</strong> i vecchi casi, è stata fatta <strong>la</strong> lettera <strong>per</strong> proporre questa es<strong>per</strong>ienza. Per i nuovi<br />
invece il modulo è già direttamente incluso tra quelli che vengono consegnati al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> o a chi viene all‟atto<br />
del<strong>la</strong> prima richiesta.<br />
Il <strong>per</strong>corso <strong>per</strong> l‟inserimento in un progetto assistenziale quindi inizia con <strong>la</strong> visita dell‟assistente sociale <strong>per</strong><br />
l‟ammissibilità, passa dal<strong>la</strong> mediazione e approda ad un processo assistenziale partecipato, che viene inserito nel<br />
fascicolo e verificato <strong>per</strong>iodicamente dall‟assistente sociale, e prevede anche l‟ufficializzazione del<strong>la</strong> revisione<br />
degli accordi ogni mesi. La mediazione simbiotica si svolge in 3/4 incontri <strong>per</strong> rispettare i termini di legge e al<br />
suo interno vengono discusse le reali esigenze dell‟anziano e le possibili modalità di soffi sfacimento delle<br />
stesse, tenendo conto <strong>per</strong>ò di tutte le risorse possibili non solo dei servizi.<br />
D: Da chi è venuto il finanziamento?<br />
R: Il progetto è stato avviato a costo zero <strong>per</strong>ché impiega forze umane già strutturate all‟interno del Comune. È<br />
stato inserito nel piano <strong>per</strong> <strong>la</strong> prossima triennalità ma sempre con le stesse caratteristiche.<br />
D: È stata fatta una progettazione condivisa?<br />
R: Tutto è stato possibile <strong>per</strong> <strong>la</strong> fiducia che l‟assessore e il responsabile dei servizi hanno avuto nel progetto<br />
presentato da me e dal<strong>la</strong> collega. La nostra proposta risponde alle linee guida che si è dato il settore e quindi ha<br />
incontrato il pieno favore dell‟amministrazione.<br />
D: È stato realizzato un monitoraggio ? È stata effettuata una valutazione condivisa dei risultati<br />
raggiunti?<br />
R: La nostra attività è stata su<strong>per</strong>visionata costantemente dai nostri referenti scientifici. Si è <strong>la</strong>vorato in<br />
partico<strong>la</strong>re sul<strong>la</strong> e<strong>la</strong>borazione del modello e sul<strong>la</strong> riproducibilità dell‟es<strong>per</strong>ienza.<br />
D: Il servizio è legato al<strong>la</strong> presenza di finanziamenti temporanei (cioè sul<strong>la</strong> base di progettazioni annuali o<br />
triennali es. ) o è “stabile” (ha già su<strong>per</strong>ato quel<strong>la</strong> fase, non è mai stato legato a progetti)?<br />
R: Dal piano di zona 2010/12 sarà inserito tra i servizi del Comune.<br />
D: Gli ideatori del servizio (chi l’ha realizzato all’inizio) è ancora presente? Se sì, il servizio sarebbe in<br />
grado di continuare anche <strong>la</strong> presenza di tali <strong>per</strong>sone?<br />
R: Certo in questo momento <strong>la</strong> vita di questo servizio è legato al<strong>la</strong> nostra presenza, al<strong>la</strong> nostra volontà. Sarebbe<br />
bene che si formassero altri o<strong>per</strong>atori in vista ad esempio di un ricambio, ma non credo ci sia <strong>la</strong> possibilità<br />
economica <strong>per</strong> il Comune di provvedere in questa direzione, anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> nostra formazione non è stato in grado<br />
di coprire i costi, abbiamo ricevuto un contributo, ma <strong>per</strong> il resto è stata una nostra scelta e un nostro<br />
investimento <strong>per</strong>ché ci credevamo molto. Nell‟impossibilità di avere altri mediatori cerchiamo di <strong>la</strong>vorare sul<strong>la</strong><br />
teorizzazione del modello.<br />
817
D: L’es<strong>per</strong>ienza è stata esportata in altri contesti? O il servizio è nato sul modello di altri servizi analoghi?<br />
R: No, è stata una nostra es<strong>per</strong>ienza pionieristica <strong>per</strong> questo teniamo molto al<strong>la</strong> teorizzazione del modello. Non è<br />
stata esportata ma è promossa a livello accademico di teorizzazione.<br />
D: Quali sono le risorse materiali e immateriali (professionalità, contatti, sostegni espliciti…..) di cui si<br />
avvale il servizio? Quale <strong>la</strong> principale risorsa? Quale è stata <strong>la</strong> più carente? Le criticità?<br />
R: In un certo senso coincidono, nel senso che le risorse che hanno <strong>per</strong>messo l‟es<strong>per</strong>ienza sono <strong>la</strong> disponibilità di<br />
noi es<strong>per</strong>ti, <strong>la</strong> possibilità di essere assegnati a livello di servizio a questa s<strong>per</strong>imentazione, quindi anche<br />
l‟a<strong>per</strong>tura dei responsabili del servizio, una dirigenza a<strong>per</strong>ta al cambiamento, un clima politico favorevole.<br />
Gli stessi elementi possono <strong>per</strong>ò essere <strong>la</strong> ragione del<strong>la</strong> eventuale criticità <strong>per</strong>ché sono tutti elementi soggetti a<br />
variazioni anche in tempi brevi.<br />
Adesso poi che il servizio di mediazione si sta introducendo in tutti i servizi servirebbe un ampliamento<br />
dell‟organico, otre al poter consolidare l‟e<strong>la</strong>borazione teorica <strong>per</strong> il futuro. A mio parere questo dovrebbe<br />
avvenire con risorse interne al Comune, <strong>la</strong> mediazione deve radicarsi nel pubblico, <strong>per</strong>ché se invece fosse<br />
affidata ad una coo<strong>per</strong>ativa o ad una associazione credo che non potrebbe garantire continuità e solidità.<br />
Si dovrebbe fare come è stato <strong>per</strong> noi, destinare <strong>per</strong>sonale di altre funzioni a questo, previa formazione, sarebbe<br />
poi a costo zero <strong>per</strong> il Comune.<br />
D: Quali le difficoltà?<br />
R: La difficoltà maggiore incontrata nel<strong>la</strong> prima parte del<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione è stata <strong>la</strong> non comprensione da parte<br />
delle famiglie del <strong>per</strong>corso proposto, forse questo modo partecipato sradicava una concezione dell‟assistenza agli<br />
anziani radicata, un meccanismo di forte delega verso i servizi, che sono stati visti sempre come mezzi <strong>per</strong><br />
soddisfare esigenze, non certo come interlocutori <strong>per</strong> un discorso a più voci o addirittura come promotori di<br />
qualcosa di cosi innovativo. Paghiamo, abbiamo pagato, un costume sedimentato di assistenzialismo che è<br />
profondamente interiorizzato in molti anziani e nelle loro famiglie.<br />
Proprio <strong>per</strong> questo, ci sembra che le vere potenzialità dell‟intervento non siano state comprese dal<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />
n generale, che ancora il vero senso di questo intervento sia rimasto circoscritto all‟ambito delle famiglie con<br />
anziani . Certo abbiamo rilevato l‟esistenza di una promozione del servizio attraverso il passa paro<strong>la</strong> ma sempre<br />
tra famiglie con le stesse difficoltà.<br />
D: Sono stati ottenuti risultati “indiretti” con l’intervento? Es. un gruppo di auto mutuo aiuto, un luogo di<br />
socializzazione <strong>per</strong> utenti/familiari<br />
R: Penso che ormai <strong>la</strong> maggior parte delle famiglie che hanno accesso ai nostri servizi non vivono più una<br />
es<strong>per</strong>ienza di contatto strumentale con noi, ma che seguano più o meno convinti all‟inizio, un <strong>per</strong>corso di<br />
progettazione comune degli interventi sull‟anziano, che insieme discutono sulle risorse disponibili, e si<br />
considerano loro stessi all‟interno di queste risorse. Io penso che sia importante questo effetto, che sta ancora<br />
maturando, ma già di fatto è stato innescato un cambiamento.<br />
D: Sono stati realizzati gli obiettivi?<br />
R: Direi che è stata trovata <strong>la</strong> strada <strong>per</strong> realizzarli. La s<strong>per</strong>imentazione ci ha <strong>per</strong>messo di valutare meglio le<br />
possibilità del territorio e di andare nel<strong>la</strong> direzione di una mediazione tra <strong>la</strong> nostra proposta e <strong>la</strong> possibilità reale<br />
del contesto dove o<strong>per</strong>iamo.<br />
D: Esistono forme di monitoraggio dei risultati? Viene effettuata una valutazione <strong>per</strong>iodica e con quali<br />
strumenti?<br />
R: È ancora in itinere, l‟abbiamo preparata <strong>per</strong> il progetto pilota e stiamo rie<strong>la</strong>borando<strong>la</strong> insieme ai nostri<br />
referenti scientifici in ogni caso sarà prevista dal quando diventerà un servizio all‟interno del piano di zona.<br />
D: Quale l’impatto nel quartiere, nel territorio?<br />
R: Come ho detto prima, credo che non si può cambiare da un giorno all‟altro un costume sedimentato di<br />
assistenzialismo che è profondamente interiorizzato in molti anziani e nelle loro famiglie. Figuriamoci<br />
all‟esterno … Noi vogliamo introdurre un apporto sistematico, artico<strong>la</strong>to ed ufficiale dei familiari. Per potere<br />
riuscire in questo obiettivo è chiaro che dovremo <strong>la</strong>vorare molto sul<strong>la</strong> mentalità, e non solo di quel<strong>la</strong> delle<br />
famiglie con anziani, ma proprio sul<strong>la</strong> comunità.<br />
Il passa paro<strong>la</strong> certo ci aiuta e funziona, ma resta anche all‟interno di chi ha le stesse esigenze, mentre il vero<br />
obiettivo finale è quello di cambiare il rapporto con i servizi, <strong>la</strong> cultura del<strong>la</strong> delega e ancora <strong>per</strong> questo si deve<br />
<strong>la</strong>vorare molto.<br />
818
D: Futuro: cosa manca al progetto e cosa potrebbe essere fatto ancora <strong>per</strong> rispondere ai bisogni delle<br />
famiglie?<br />
R: L‟immissione del progetto nel piano di zona lo rende parte integrante all‟interno dell‟offerta di servizi del<br />
nostro Comune. Sarebbe il momento quindi di pensare ad un ampliamento del <strong>per</strong>sonale formato, <strong>per</strong> potere dare<br />
risposta al<strong>la</strong> domanda di mediazione che tanto stiamo stimo<strong>la</strong>ndo. Mi auguro che <strong>la</strong> sensibilizzazione porti i suoi<br />
frutti, ma se le richieste dovessero aumentare <strong>per</strong> come s<strong>per</strong>iamo l‟organico non sarebbe certo sufficiente e<br />
sarebbe negativo se dopo aver creato una domanda poi non fossimo in condizione di rispondere e portare avanti<br />
questo cambiamento. Nel nostro caso è stata nostra <strong>la</strong> scelta di affrontare i costi e l‟impegno di una formazione e<br />
forse questo fa sì che ora sentiamo così tanto <strong>la</strong> motivazione ad o<strong>per</strong>are nel<strong>la</strong> direzione che abbiamo scelto. A<br />
pensarci bene. bisognerebbe che ci fossero altri colleghi altrettanto motivati... e che l‟amministrazione<br />
riconoscesse anche cosi, aumentando e investendo sul <strong>per</strong>sonale, il valore di questa es<strong>per</strong>ienza.<br />
3.3.1.2. Trascrizione intervista al mediatore, SMRG2<br />
D: Quali sono i punti di eccellenza dell'intervento/servizio in cui lei o<strong>per</strong>a?<br />
R: Credo che il valore più grande che viene affermato e difeso con il nostro servizio è <strong>la</strong> centralità dell‟anziano e<br />
il suo inserimento all‟interno del suo contesto familiare . Noi <strong>la</strong>voriamo <strong>per</strong>ché tutti vengano coinvolti nel<strong>la</strong> vita<br />
e non solo nell‟assistenza dell‟anziano. Il focus è appunto <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, il coinvolgimento, il sostegno agli anziani<br />
e alle famiglie, se ne hanno bisogno, di tipo psicosociale.<br />
Il servizio viene offerto quando riceviamo una domanda di assistenza domiciliare, il che può avvenire <strong>per</strong> gli<br />
anziani, ma anche <strong>per</strong> <strong>per</strong>sone al di sotto dei 65 anni che hanno difficoltà <strong>per</strong> <strong>la</strong> presenza di una disabilità,<br />
<strong>per</strong>manente o temporanea.<br />
Quando abbiamo iniziato nel 2008 <strong>la</strong>voravamo in co-mediazione ma solo con famiglie che chiedevano <strong>la</strong><br />
mediazione <strong>per</strong> conflitti tra fratelli su come accudire i genitori, ma poi abbiamo modificato il nostro modo di<br />
procedere <strong>la</strong>voriamo un mediatore <strong>per</strong> volta ma sempre c‟è confronto e dialogo tra noi, una sorta di su<strong>per</strong>visione<br />
tra pari costante .<br />
Adesso comunque viene proposto questo <strong>per</strong>corso al domicilio dell‟anziano anche in assenza di conflitti, proprio<br />
<strong>per</strong> fare passare il principio che le decisioni importanti del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> è bene condividerle e che anche quando<br />
intervengono i servizi <strong>per</strong> aspetti materiali oppure <strong>per</strong> supporto psicologico <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> non è esclusa ma è parte<br />
integrante del <strong>per</strong>corso che si realizza verso il benessere dell‟anziano.<br />
Abbiamo fatto a poco a poco diverse modifiche in itinere , proprio in base alle es<strong>per</strong>ienze, ad esempio se invitare<br />
o no tramite lettera, o altri modi <strong>per</strong> proporre questo nostro intervento in modo che non fosse visto come<br />
qualcosa di ulteriore, come se avessero bisogno <strong>per</strong>ché avevano problemi, ma come un aiuto “normale” a cui<br />
loro avevano tutti accesso in quanto stavano vivendo una situazione di riorganizzazione del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> attorno<br />
alle nuove necessità degli anziani.<br />
Quello che <strong>per</strong> me è importante e molto bello è lo spirito d gruppo che si crea intorno al tavolo quando si fanno<br />
questi incontri di mediazione, e anche <strong>la</strong> soddisfazione di vedere i progetti discussi tra tutti, approvati con tutti<br />
convinti, cosi poi vengono realizzati con <strong>la</strong> soddisfazione sia degli anziani che dei familiari.<br />
Anche il cambiamento di atteggiamento dei figli è una conquista importante: all‟inizio o hanno curiosità o hanno<br />
diffidenza. Invece poi si coinvolgono e partecipano.<br />
La soddisfazione dell‟anziano viene non solo dall‟essere accudito ma soprattutto dal fatto che si rimettono i ruoli<br />
al loro posto e che i figli restano importanti , tengono un ruolo attorno all‟anziano, anche se non hanno carico di<br />
<strong>la</strong>voro <strong>per</strong>ò sempre hanno impegno di re<strong>la</strong>zione con lui .<br />
Il dividere i compiti di cura tra i servizi e <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong>mette di valutare anche in termini di potenzialità le<br />
risorse del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, sono loro i primi a scoprire quello che possono fare senza tanto aggravio <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro vita,<br />
in genere <strong>la</strong> preoccupazione <strong>per</strong> il sovraccarico li spinge a non esplorare nemmeno quello che invece potrebbero<br />
fare si bloccano e basta con il timore di “non potere fare tutto”.<br />
Invece attorno al tavolo si par<strong>la</strong> di come mettere in positivo il tempo a disposizione, senza par<strong>la</strong>re di quantità o di<br />
dovere, proprio di mettere in risalto quello che ciascuno può fare.<br />
Anche le coo<strong>per</strong>ative hanno sco<strong>per</strong>to il valore di questo nostro intervento <strong>per</strong>ché non sono più sotto pressione<br />
<strong>per</strong> le aspettative delle famiglie e non hanno loro tutto il carico, ma si conosce il ruolo di ciascuno e quindi si<br />
<strong>la</strong>vora meglio. Prima erano diffidenti, adesso ci segna<strong>la</strong>no loro i casi.<br />
D: Se <strong>la</strong> sentirebbe di qualificarlo come una buona pratica?<br />
R: Si, <strong>per</strong> me davvero lo è, è un modo nuovo ed efficace di gestire i servizi di cura.<br />
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D: Che ruolo svolge in questo servizio? Quali sono i suoi compiti? Quali le azioni concrete che svolge?<br />
R: Io sono mediatrice, col<strong>la</strong>boro con il mio collega nel<strong>la</strong> gestione dei casi. Ho partecipato fin dall‟inizio al<strong>la</strong><br />
progettazione, che abbiamo pensato insieme al termine del<strong>la</strong> formazione. Siamo anche andati insieme a far<strong>la</strong>. I<br />
nostri compiti sono quelli di recarci presso il domicilio degli anziani <strong>per</strong> <strong>la</strong> mediazione, prima andavamo<br />
insieme, ora solo <strong>per</strong> i casi più caldi, ora invece c‟è troppa richiesta ci siamo dovuti dividere e continuare da soli.<br />
Anche cosi in certi <strong>per</strong>iodi siamo pochi anche in due, servirebbero altri colleghi.<br />
Rispetto ai miei compiti, non è che ne abbia solo uno, di fatto sento mio questo servizio, l‟ho pensato e fatto<br />
nascere, abbiamo condiviso tutte le tappe di cambiamento, adesso stiamo raccogliendo i successi, nel senso che<br />
pare che sia entrato nell‟ordinarietà dei servizi del comune,è <strong>la</strong> massima aspirazione <strong>per</strong> i progetti pilota, no?<br />
Adesso il fatto che sia inserito nel piano di zona davvero è un ottimo segno. Quindi quello che faccio ha a che<br />
fare con quello che pensiamo <strong>per</strong> il servizio, le re<strong>la</strong>zioni, <strong>la</strong> progettazione <strong>per</strong> il futuro, <strong>la</strong> valutazione dei casi<br />
affrontati, condividiamo tutto il <strong>la</strong>voro, anche se poi è sempre il collega che presenta tutto all‟esterno, è una<br />
questione di carattere io non amo par<strong>la</strong>re in pubblico, sono più introversa, mentre lui ha proprio il modo <strong>per</strong><br />
tenere le re<strong>la</strong>zioni con i politici o <strong>per</strong> fare presentazioni dei convegni. Quindi forse potremmo dire che il mio<br />
<strong>la</strong>voro è più dietro le quinte, nei contatti con le famiglie, nelle re<strong>la</strong>zioni sui casi, io <strong>la</strong>voro più sul campo, lui si<br />
occupa del<strong>la</strong> promozione e del<strong>la</strong> divulgazione. Siamo una equipe complementare, davvero.<br />
D: A favore di quali beneficiari (se ci sono tipologie diverse di beneficiari)? Quali obiettivi pensa di<br />
<strong>per</strong>seguire in questo servizio? Quale era a suo parere il punto di partenza? Quali benefici pensa che gli<br />
utenti abbiano ottenuto attraverso questo tipo di intervento? Sono stati coinvolti e attivati altri soggetti<br />
del<strong>la</strong> rete dei destinatari dell’intervento (caregiver naturali)?<br />
R: Ancora <strong>per</strong>mane nel nostro contesto una certa varietà nelle famiglie rispetto al<strong>la</strong> gestione degli anziani.<br />
Alcune sono molto centrate sugli anziani e quindi hanno già meccanismi di riorganizzazione interna che<br />
consente loro di affrontare le varie fasi del<strong>la</strong> vita, altre invece sono centrate sui nuovi nuclei, gli anziani stessi<br />
non si sentono più parte del nucleo centrale familiare, è tutto più spostato sul<strong>la</strong> cura dei figli, <strong>la</strong> vita familiare<br />
ruota intorno a loro e ai loro impegni, <strong>per</strong> cui il tempo residuo <strong>per</strong> gli anziani è molto poco. Altre ancora sono<br />
molto sensibili alle problematiche dei loro anziani ma difettando da un punto di vista organizzativo, si <strong>per</strong>dono<br />
di fronte alle difficoltà, agli imprevisti e vanno in crisi, ma non <strong>per</strong> mancanza di affetto o interesse, proprio non<br />
si sanno organizzare. Per questo ha senso proporre uno strumento flessibile come quello del<strong>la</strong> mediazione. Così<br />
in ogni caso si può valorizzare le risorse e affrontare i limiti di ogni nucleo familiare, sono tutti uno di verso<br />
dall‟altro.<br />
In fondo non credo si possa dire che i beneficiari siano solo gli anziani. Lavorare in questo modo fa sì che anche<br />
tutti gli altri coinvolti migliorino le loro es<strong>per</strong>ienze, vale tanto <strong>per</strong> i figli quanto <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori dei servizi, <strong>per</strong><br />
le coo<strong>per</strong>ative, <strong>per</strong> il Comune, che spende meglio e anche meno.<br />
E non è solo risolvere una questione logistica, questo lo possiamo affermare sempre più con certezza visto anche<br />
il numero di richieste che ci arrivano dalle case di riposo, adesso le assistenti sociali delle case di riposo vogliono<br />
che organizziamo tavoli di mediazione <strong>per</strong> tutti gli anziani che sono ospitati, visti i risultati che abbiamo ottenuto<br />
<strong>per</strong> anziani assistiti dal Comune. I figli anche se l‟anziano è ricoverato tornano ad essere parte del<strong>la</strong> sua vita, in<br />
modo diverso, certo, ma almeno non c‟è delega o abbandono.<br />
D: Quale il punto a cui siete arrivati? Quali elementi l’hanno facilitata nel raggiungimento di questi<br />
obiettivi? Da chi o quali strutture si sente supportato nello svolgere il suo <strong>la</strong>voro con le famiglie? Quali ha<br />
sentito come un ostacolo?<br />
R: Adesso riusciamo a <strong>la</strong>vorare efficacemente coinvolgendo tutti i soggetti possibili attorno all‟anziano, non solo<br />
<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e i servizi, ma anche le attività parrocchiali, le associazioni, il volontariato, riusciamo a mettere<br />
insieme tutti così si può fare un progetto di assistenza dell‟anziano a 360° che comporta un <strong>la</strong>voro diverso <strong>per</strong><br />
tutti, nessuno è solo anzi si può dire che <strong>la</strong>vorando cosi non è che c‟è qualcuno che aiuta e qualcuno che porta<br />
avanti il servizio, tutti sonoal<strong>la</strong> pari nell‟offrire e nel condividere le risorse.<br />
Come ho detto prima, alcuni di questi soggetti sono stati inizialmente un ostacolo, ma solo <strong>per</strong> <strong>la</strong> fatica che<br />
hanno fatto a cambiare atteggiamento dopo tanti anni di un altro stile di assistenza (i figli, le coo<strong>per</strong>ative),<br />
adesso, tranne singole difficoltà legate a storie partico<strong>la</strong>ri, <strong>per</strong> nessuno posso dire che sia di ostacolo.<br />
Certo se <strong>la</strong> mentalità cambiasse ancora in meglio, in tutta <strong>la</strong> città e non solo nelle famiglie coinvolte forse ci<br />
sarebbe un maggiore valore dato al servizio, che potrebbe poi essere trasferito sul piano politico e amministrativo<br />
e portare ad un suo ampliamento, ma in questo mi sa che dovremo essere pazienti.<br />
In fondo, all‟inizio eravamo boicottati dagli o<strong>per</strong>atori delle coo<strong>per</strong>ative,che impaurivano gli anziani dipingendo<br />
scenari foschi sul nostri intervento nelle famiglie, avevano paura loro di noi, di <strong>per</strong>dere il <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
razionalizzazione delle risorse che cercavamo di proporre, temevano che avremmo fatto <strong>la</strong>vorare meno loro, poi<br />
hanno s<strong>per</strong>imentato che il nostro non era un intervento di rottura ma di armonizzazione, c‟è voluto un po‟ <strong>per</strong>ò.<br />
820
D: Quale <strong>la</strong> maggiore soddisfazione ottenuta? Ci sono stati esiti inattesi che si sono rive<strong>la</strong>ti significativi<br />
(innovatività)?<br />
R: Io penso che sia stato il fatto che siamo partiti <strong>per</strong> dare centralità ai figli nel<strong>la</strong> vita degli anziani e ci siamo poi<br />
ritrovati ad affermare <strong>la</strong> centralità del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> in un contesto di re<strong>la</strong>zioni anche comunitaria, gli effetti sono<br />
stati ben oltre quelli che avevamo s<strong>per</strong>ato. Le famiglie hanno sco<strong>per</strong>to il senso del<strong>la</strong> sussidiarietà, hanno accesso<br />
ad un servizio che dà sollievo a tutti <strong>per</strong>ò senza sostituirsi a quello che ogni oggetto può fare, anziano compreso.<br />
Sinceramente non mi aspettavo di arrivare a registrare questo senso di soddisfazione diffusa dopo gli incontri di<br />
mediazione e a vedere che gli accordi reggono nel tempo.<br />
D: Cosa bisognerebbe fare, che non è stato possibile fare <strong>per</strong> carenza di risorse (umane, economiche, di<br />
tempo: specificare)?<br />
R: Bisognerebbe aumentare <strong>la</strong> sensibilizzazione nel territorio, sia nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, tra le famiglie, sia<br />
all‟interno dei servizi, tra i colleghi, tra gli o<strong>per</strong>atori delle coo<strong>per</strong>ative, cercare di creare davvero un consenso<br />
diffuso su questo modo di curare le re<strong>la</strong>zioni, uscendo dall‟ottica di interesse strumentale verso i servizi. Ma in<br />
due è già tanto che riusciamo a portare avanti il <strong>la</strong>voro con le famiglie … il mio collega è molto impegnato a<br />
promuovere, con i professori di Mi<strong>la</strong>no <strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza, ha partecipato a importanti convegni, anche in<br />
Francia, ma il tempo è poco, lo stesso <strong>la</strong>voro di diffusione andrebbe fatto qui sul posto <strong>per</strong> creare le condizioni<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong>vorare meglio.<br />
D: Efficacia. Può indicare un risultato concreto che ha ottenuto con il suo <strong>la</strong>voro?<br />
R: Per me è un buon risultato anche il cambiamento del rapporto che i figli hanno con le badanti,spesso prima<br />
registravamo casi di <strong>la</strong>mentele da parte delle bandanti che si ritenevano vittime di eccessive pretese da parte dei<br />
figli, che avevano tutta <strong>la</strong> responsabilitàore al giorno, che vivevano tensioni all‟interno delle famiglie. Il fatto di<br />
fare anche in questi casi <strong>la</strong> mediazione ha fatto sì che si riaffermasse il principio di una responsabilità condivisa<br />
con i figli,eanche che nessuno dei figli si sottraesse più al<strong>la</strong> sua parte, anche solo in senso affettivo, verso i<br />
genitori, e che si sentisse parte di questo contesto di cura, non estraneo.<br />
Ci sono figli che vogliono essere presenti nel<strong>la</strong> vita dei genitori, ma che hanno bisogno di aiuto materiale, altri<br />
che non hanno possibilità di fare loro compagnia e delegano, insomma anche i casi di presenza di badanti sono<br />
oggetto di mediazione con buoni risultati.<br />
D: Ritiene che sia aumentato il senso di “autoefficacia” dei destinatari del servizio? Che siano stati<br />
valorizzati? Che si siano sentiti protagonisti dell’intervento (effetto empowerment)?<br />
R: Si, davvero si sentono e si vivono diversamente. Per me <strong>la</strong> prova è il fatto che quando devono procedere a<br />
revisione degli accordi non sempre ricorrono di nuovo al<strong>la</strong> mediazione, al nostro sostegno, ma ce ne sono ormai<br />
che riescono a procedere spontaneamente da soli. Hanno interiorizzato il metodo .<br />
D: Ritiene che sia facile <strong>per</strong> gli utenti accedere a questo servizio?<br />
R: Questo servizio è offerto a tutti coloro che contattano il servizio anziani, direi che anzi <strong>la</strong> nostra scelta è stata<br />
proprio quel<strong>la</strong> di proporlo anche a chi magari non ne sentiva <strong>la</strong> necessità <strong>per</strong>ché non ne aveva informazioni e<br />
consapevolezza. Stiamo facendo al contrario, proponiamo il servizio anche a chi non ha partico<strong>la</strong>r interesse ad<br />
accedervi.<br />
D: Lavora in équipe con altri o<strong>per</strong>atori del servizio? Come valuta le re<strong>la</strong>zioni con gli altri o<strong>per</strong>atori del<br />
servizio in termini di fiducia, coo<strong>per</strong>atività, reciprocità?<br />
R: Come ho già detto, tra me e il mio collega c‟è una grande complementarietà e uno spirito di col<strong>la</strong>borazione<br />
totale. Altrettanto con il responsabile amministrativo <strong>la</strong>voriamo davvero nel<strong>la</strong> massima coo<strong>per</strong>atività, d‟altronde<br />
noi come mediatori siamo solo una parte del servizio, è lei che poi organizza di fatto i servizi e trasforma gli<br />
accordi presi in modalità di intervento, e cura lo svolgimento delle pratiche in tutti gli altri uffici.<br />
A volte penso che <strong>la</strong> sua parte sia <strong>la</strong> più pesante, innanzi tutto <strong>per</strong>ché noi siamo in due e lei poi segue lo<br />
svolgimento dei casi di entrambi da so<strong>la</strong> e poi anche <strong>per</strong>ché noi viviamo il <strong>la</strong>to re<strong>la</strong>zionale del contatto con <strong>la</strong><br />
gente che ci dà una carica diversa, mentre lei spesso è molto sotto pressione <strong>per</strong> i carichi di <strong>la</strong>voro e <strong>per</strong> tutto ciò<br />
che riguarda poi <strong>la</strong> realizzazione con altri enti o altri servizi dei programmi frutto delle mediazioni.<br />
D: Soddisfazione. Lei è contenta/o di <strong>la</strong>vorare in questo servizio? Perché?<br />
R: Si, moltissimo, davvero <strong>la</strong> dimensione del contatto con l‟utenza in questa forma mi gratifica molto e ha dato<br />
al mio <strong>la</strong>voro un altro entusiasmo. Come assistente sociale mi occupavo già di seguire l‟utenza e di<br />
accompagnar<strong>la</strong> nell‟utilizzo dei servizi, ma l‟integrazione delle competenze come mediatore ha cambiato molto<br />
di questo stesso <strong>la</strong>voro e mi sento diversamente in contatto con <strong>la</strong> gente, in questo caso con gli anziani e le loro<br />
famiglie, mi sembra di essere più efficace e costruttiva con il mio <strong>la</strong>voro.<br />
821
D: Lei pensa che gli utenti siano contenti del suo <strong>la</strong>voro? Perché?<br />
R: Penso, e mi pare più importante, che gli utenti si sentano spesso contenti del loro <strong>la</strong>voro.<br />
Il che mi dimostra che il mio è stato efficace, se loro hanno <strong>la</strong> sensazione di essere riusciti a fare delle cose loro<br />
stessi, al<strong>la</strong> fine se pensano che ho risolto tutto io restano nel<strong>la</strong> delega totale, invece se pensano di avere fatto loro<br />
è come se avessero imparato e si incoraggiano <strong>per</strong> il futuro.<br />
D: Futuro. Come vede il futuro di questo servizio?<br />
R: Possiamo fare ancora tanto, bisognerà vedere se resistiamo… il futuro sarebbe più tranquillo se decidessero di<br />
investire nel<strong>la</strong> formazione e nel reclutamento di altri colleghi, anche dando spazio <strong>per</strong> stages o tirocini, almeno<br />
<strong>per</strong> cominciare a preparare un ricambio, io ad esempio s<strong>per</strong>o di avere un altro bambino, ne ho già uno, e mi<br />
chiedo come si potrebbe poi fare se dovessi stare a lungo a casa. Si rallenterebbe tutto il servizio, dovrebbe fare<br />
da solo il mio collega. Ma se anche lui poi fosse impegnato in altro? Io confido nel fatto che hanno già accettato<br />
di trasformare <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione in servizio: il passaggio successivo dovrebbe esserne <strong>la</strong> stabilizzazione anche<br />
con il <strong>per</strong>sonale, davvero sarebbe importante e poi quante altre cose potremmo fare anche di nuovo, <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
sensibilizzazione, <strong>per</strong> <strong>la</strong> cura delle re<strong>la</strong>zioni anche a livelli più ampi.<br />
3.3.1.3. Trascrizione intervista al resp. amministrativo, SMRG3<br />
D: Quali sono i punti di eccellenza dell'intervento/servizio in cui lei o<strong>per</strong>a?<br />
R: Questo servizio ha una caratteristica molto positiva, il <strong>la</strong>voro di squadra che ha funzionato molto bene fin dal<br />
primo momento del<strong>la</strong> proposta di realizzarlo. Nell‟ambito anziani c‟era necessità di una innovazione, i colleghi<br />
hanno presentato una idea di valore su come affrontare tanti problemi che avevamo con gli anziani. Prima il<br />
<strong>la</strong>voro con gli anziani era un disbrigo pratiche a livello economico, o un dare mandato a coo<strong>per</strong>ative <strong>per</strong> svolgere<br />
compiti di assistenza materiale, ma al Comune non era facile tenere il settore sotto controllo e allo stesso tempo<br />
essere veramente addentro ai <strong>per</strong>corsi di cura che finanziava.<br />
Anche io ho col<strong>la</strong>borato con i mediatori nel mandare all‟inizio le lettere <strong>per</strong> proporre <strong>la</strong> mediazione a quelli che<br />
erano già all‟interno di un <strong>per</strong>corso di sostegno e mi è capitato di partecipare alle sedute <strong>per</strong> curare io <strong>la</strong><br />
registrazione, sarebbe complicato quando il mediatore è solo con tanti parenti.<br />
I cambiamenti che ho visto sono soprattutto nel<strong>la</strong> visibilità del<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione dei parenti prima non si sa se<br />
c‟era e come avveniva, ora c‟è un riscontro sulle reali necessità e sulle risorse che l‟anziano ha intorno a lui.<br />
Da noi fino a vent‟anni fa dovevano <strong>per</strong> forza essere i figli e solo loro a curare gli anziani ed era una vergogna<br />
fare diversamente, poi <strong>per</strong> necessità <strong>la</strong> mentalità è cambiata <strong>per</strong>ò con lo stesso livello di pretesa, quello che si<br />
pretendeva prima dai figli ora si pretende dai servizi, certe volte anche cose che non spettano, richieste non<br />
adeguate, anche delega eccessiva agli o<strong>per</strong>atori e i figli non devono più pensarci.<br />
Questo modo di procedere ci sta aiutando a cambiare brutte abitudini che gli anziani avevano preso nei confronti<br />
dei servizi, tendevano ad approfittare, a chieder e anche se non avevamo bisogno, cosa che in più nel tempo ha<br />
creato anche delle dipendenze che <strong>per</strong> il Comune sono <strong>per</strong>altro insostenibili, adesso invece si può razionalizzare<br />
l‟offerta dei servizi ed è anche più educativo.<br />
D: Se <strong>la</strong> sentirebbe di qualificarlo come una buona pratica?<br />
R: Si, indubbiamente.<br />
D: Che ruolo svolge in questo servizio? Quali sono i suoi compiti? Quali le azioni concrete che svolge? A<br />
favore di quali beneficiari (se ci sono tipologie diverse di beneficiari)?<br />
R: Io mi occupo di istruire le pratiche e di tenere i contatti con gli altri uffici del Comune. Curo <strong>la</strong> parte<br />
amministrativa del progetto e quindi anche le re<strong>la</strong>zioni con le coo<strong>per</strong>ative e le associazioni che col<strong>la</strong>borano con il<br />
comune <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione dei servizi.<br />
Il <strong>la</strong>voro faticoso è stato proprio fare accettare a loro questa novità, temevano che fosse <strong>per</strong> loro <strong>per</strong>icolosa, vede<br />
nel privato sociale <strong>la</strong> gente non ha mai <strong>la</strong> certezza né del <strong>la</strong>voro né del rinnovo delle convenzioni <strong>per</strong> cui c‟è un<br />
clima di ansia e di diffidenza verso tutto quello che è nuovo e che potrebbe alterare gli equilibri, cambiando<br />
quindi gli spazi di <strong>la</strong>voro.<br />
D: Quali obiettivi pensa di <strong>per</strong>seguire in questo servizio? Quale era a suo parere il punto di partenza?<br />
Quale il punto a cui siete arrivati? Quali elementi l’hanno facilitata nel raggiungimento di questi obiettivi?<br />
Da chi o quali strutture si sente supportato nello svolgere il suo <strong>la</strong>voro con le famiglie? Quali ha sentito<br />
come un ostacolo? Quale <strong>la</strong> maggiore soddisfazione ottenuta? Ci sono stati esiti inattesi che si sono rive<strong>la</strong>ti<br />
significativi (innovatività)?<br />
822
R: Si è partiti dal<strong>la</strong> proposta di un nuovo intervento, <strong>la</strong> mediazione tra genitori e figli e tra figli, ma forse i tempi<br />
non erano ancora maturi, <strong>la</strong> gente anche quando riceveva <strong>la</strong> proposta restava un po‟ <strong>per</strong>plessa e non aveva forse<br />
<strong>la</strong> disponibilità mentale a mettersi in discussione, né ad aprire discorsi così impegnativi con i familiari, c‟è anche<br />
l‟idea che di certe cose non è bene discutere, e non è detto che tra familiari ci sia questa a<strong>per</strong>tura di discutere<br />
insieme dei problemi, <strong>per</strong> cui molti non erano disposti a fase questo <strong>per</strong>corso. Invece da quando è stata proposto<br />
non come intervento in sé ma come metodo di <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> organizzare gli altri servizi è stato accettato molto<br />
bene, forse <strong>per</strong>ché sembra emotivamente più neutro, forse <strong>per</strong>ché non implica <strong>per</strong> forza una discussione sui<br />
rapporti familiari, le discussioni adesso si svolgono su un piano prevalentemente pratico, lo so <strong>per</strong>ché spesso<br />
vado con i mediatori e aiuto a registrare quello che emerge dalle sedute.<br />
Adesso siamo arrivati a poter realizzare questo servizio molto pacificamente, siamo stati accettati dagli o<strong>per</strong>atori<br />
e da tutti quelli che partecipano ai tavoli. Non si sentono più minacciati.<br />
Certo resta qualche difficoltà con gli altri servizi, non tutti i colleghi apprezzano le innovazioni e poi anche il<br />
fatto che si è sempre tutti in competizione <strong>per</strong> le risorse non aiuta a valutare obiettivamente quando una cosa<br />
fatta da altri va bene, anche questo servizio avrebbe bisogno di più risorse umane, ci sono solo due mediatori ma<br />
se loro devono <strong>per</strong> qualche motivo smettere? Se si chiedono <strong>per</strong>ò più risorse avremo ancora più opposizione<br />
all‟interno del Comune, i fondi mancano <strong>per</strong> tutti e il <strong>per</strong>sonale è poco anche <strong>per</strong> altri servizi, siamo tutti<br />
sovraccarichi, io <strong>la</strong> prima certe volte vorrei cambiare non <strong>per</strong>ché altrove <strong>la</strong>vorerei meno, ma <strong>per</strong>ché a stare<br />
sempre cosi intensamente impegnati da soli su qualcosa stanca molto e si desidera cambiare almeno <strong>la</strong>voro, visto<br />
che non si può <strong>la</strong>vorare di meno.<br />
D: Cosa bisognerebbe fare, che non è stato possibile fare <strong>per</strong> carenza di risorse (umane, economiche, di<br />
tempo: specificare)?<br />
R: Andrebbe selezionato e inviato in formazione altro <strong>per</strong>sonale. La formazione dei mediatori non è qualcosa che<br />
si inventa, non si può pensare di andare avanti cosi e poi all‟improvviso scoprire che manca <strong>per</strong>sonale, ci<br />
vogliono anni prima che si completi <strong>la</strong> formazione. Manca una progettazione di lungo <strong>per</strong>iodo, che provveda<br />
anche alle fasi successive. Anche dal punto di vista amministrativo, il fatto che sia un progetto pilota ha fatto si<br />
che assegnassero solo me a questo progetto, <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> come è aumentata <strong>la</strong> richiesta e visti i numeri dell‟utenza se<br />
si volesse davvero applicare <strong>la</strong> mediazione come metodo di intervento in tutti i casi si dovrebbe rivedere<br />
l‟organico.<br />
D: Efficacia. Può indicare un risultato concreto che ha ottenuto con il suo <strong>la</strong>voro? Quali benefici pensa che<br />
gli utenti abbiano ottenuto attraverso questo tipo di intervento? Sono stati coinvolti e attivati altri soggetti<br />
del<strong>la</strong> rete dei destinatari dell’intervento (caregiver naturali)?<br />
R: Dal mio punto di vista il risultato positivo è <strong>la</strong> maggiore economicità dei servizi, il fatto che non si erogano<br />
più indiscriminatamente e a prescindere dalle risorse familiari, ma che c‟è un ragionamento comune <strong>per</strong> cui ogni<br />
partecipante si assume una parte del<strong>la</strong> cura dell‟anziano. Si spende magari lo stesso, come Comune, <strong>per</strong>ò si<br />
realizza un intervento migliore, si dà una qualità diversa al servizio.<br />
E poi penso sia bene che <strong>la</strong> gente coinvolta in questo tavolo pretenda di meno da noi, nel senso che fa un<br />
<strong>per</strong>corso di assunzione di responsabilità <strong>per</strong> cui non viene sempre e solo a <strong>la</strong>mentarsi e a chiedere di più, ma<br />
entra nell‟ordine di idee che noi possiamo fare qualche cosa, <strong>per</strong> il resto non è che abbiano cosi bisogno, o<br />
<strong>per</strong>lomeno non <strong>per</strong> come prima pensavano che dovevano essere completamente abbandonati nelle nostre mani.<br />
D: Ritiene che sia aumentato il senso di “autoefficacia” dei destinatari del servizio? Che siano stati<br />
valorizzati? Che si siano sentiti protagonisti dell’intervento (effetto empowerment)?<br />
R: Sugli anziani non saprei, non li seguo <strong>per</strong>sonalmente. Quello di cui posso par<strong>la</strong>re è che a mio parere aumenta<br />
il senso di autoefficacia del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, loro sì che si sentono meglio <strong>per</strong>ché si sentono meno in colpa e anche<br />
<strong>per</strong>ché partecipano anche solo nel fare compagnia, senza sentirsi tutto il peso ma allo stesso tempo recu<strong>per</strong>ando<br />
cose che appartengono ai loro rapporti familiari. Me ne rendo conto dalle richieste che vengono poi presentate,<br />
dal progetti di intervento individuali che si sti<strong>la</strong>no <strong>per</strong> gli anziani, se tutti trovano qualcosa da fare ma non si<br />
sentono soli riescono a gestire meglio anche i rapporti con i servizi non sentono il sovraccarico che vogliono<br />
scaricare sugli o<strong>per</strong>atori.<br />
D: Ritiene che sia facile <strong>per</strong> gli utenti accedere a questo servizio?<br />
R: Certo, il servizio viene proposto a tutti, ani direi che ormai è una prassi, non è una scelta è un modo che<br />
abbiamo scelto <strong>per</strong> <strong>la</strong>vorare quindi va bene così.<br />
823
D: Lavora in équipe con altri o<strong>per</strong>atori del servizio? Come valuta le re<strong>la</strong>zioni con gli altri o<strong>per</strong>atori del<br />
servizio in termini di fiducia, coo<strong>per</strong>atività, reciprocità?<br />
R: Visto che siamo così pochi, abbiamo un <strong>la</strong>voro di squadra e una abitudine al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione fortissima.<br />
Questo credo sia utile anche <strong>per</strong> avere rapporti di col<strong>la</strong>borazione anche con gli o<strong>per</strong>atori esterni, è come un clima<br />
che si estende anche agli altri.<br />
D: Soddisfazione. Lei è contenta/o di <strong>la</strong>vorare in questo servizio? Perché?<br />
R: Ci sono fin dall‟inizio, ci credo molto e quindi sono contenta ma sono stanca, è davvero molto impegnativo.<br />
D: Futuro. Come vede il futuro di questo servizio?<br />
R: Temo i nostri limiti. I mediatori sono pochi <strong>per</strong> le richieste, l‟atmosfera è incerta. Mi auguro che il fatto che il<br />
servizio sia stato inserito nel piano di zona lo renda più stabile e lo renda anche più considerato dagli altri<br />
colleghi in modo che si pensi presto di investire <strong>per</strong> solidificarlo.<br />
3.3.2 Servizio anziani in affido - Castelvetrano<br />
3.3.2.1. Trascrizione intervista al responsabile del servizio (ente capofi<strong>la</strong>), ACSVT1<br />
D: Quali sono i punti di eccellenza dell'intervento/servizio ecc da lei coordinato, di cui Lei è il referente?<br />
R: Ritengo che un servizio di questa tipologia sia un punto di eccellenza già da sé. Infatti nasce da un‟attenta<br />
analisi territoriale in cui è stata presa in considerazione <strong>la</strong> trasformazione del<strong>la</strong> domanda e dell‟offerta sociale in<br />
termini di efficacia, efficienza ed economicità. Si è partiti dall‟osservazione e dal monitoraggio del Servizio di<br />
Assistenza Domiciliare che da tempo funziona sia a livello comunale (in gestione diretta) che a livello<br />
distrettuale e si è rilevato come il bisogno di assistenza e di partecipazione del cittadino- utente-anziano abbia<br />
preso coscienza e <strong>la</strong> richiesta si sia differenziata e chiarificata . Da sottolineare <strong>la</strong> trasversalità dell‟intervento che<br />
riesce ad agganciare anche le famiglie con disagio economico e nelle more di evitare l‟istituzionalizzazione delle<br />
<strong>per</strong>sone anziane si verifica un risparmio, da parte dei Comuni , sulle eventuali rette di ricovero.<br />
La caratteristica specifica del progetto è che è stato istituito come servizio con delibera del<strong>la</strong> Giunta del<br />
Consiglio, che ne ha approvato anche le linee guida e di rego<strong>la</strong>menti, grazie al fatto che <strong>la</strong> parte politica se ne è<br />
assunta <strong>la</strong> responsabilità e promuove <strong>la</strong> continuità, attraverso anche atti di indirizzo. L‟es<strong>per</strong>ienza ha mostrato<br />
come non sia utile pensare ad es<strong>per</strong>ienze transitorie o progetti temporanei. Certo, questo è possibile anche <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
stabilità politica del Comune (si è al<strong>la</strong> fine del II mandato del Sindaco) e <strong>per</strong> <strong>la</strong> disponibilità a prendere atto dei<br />
bisogni segna<strong>la</strong>ti e a investire sui servizi.<br />
Esistevano già nel<strong>la</strong> prassi o<strong>per</strong>ativa del Comune es<strong>per</strong>ienze di “Contributo in cambio di <strong>la</strong>voro” sia <strong>per</strong> il verde<br />
pubblico che <strong>per</strong> l‟assistenza domiciliare. Il servizio di affido anziani segue lo stesso spirito quello cioè di<br />
concentrare le risorse e non agire in modo assistenziale.<br />
È stato inevitabile, quando sono cresciuti notevolmente i casi di soggetti anziani che si erano aggravati al punto<br />
tale che l‟assistenza domiciliare, che pure avevano, non bastava più, cercare un modo <strong>per</strong> stare vicini a questi<br />
anziani, li conosciamo da tanto tempo, sappiamo che sono soli o che hanno figli che <strong>la</strong>vorano lontano, c‟era<br />
l‟esigenza anche di tute<strong>la</strong>rli, qui da noi si sta diffondendo <strong>la</strong> presenza di badanti rumene che <strong>la</strong>vorano in nero e<br />
che <strong>per</strong> € euro accettano di vivere con gli anziani giorno e notte <strong>per</strong> tutta <strong>la</strong> settimana, <strong>per</strong> i figli sempre una<br />
buona soluzione ma noi del servizio vediamo che non sempre lo è. Ci sono badanti oneste, ma spesso questi<br />
anziani sono in balia di estranei che vivono nel<strong>la</strong> loro casa e non si prendono cura bene di loro, oppure ne<br />
approfittano <strong>per</strong> sottrarre loro denaro, oppure si fanno sposare, abbiamo davvero un numero alto di casi del<br />
genere. Un anziano solo è facile preda di chi vive di espedienti, abbiamo sco<strong>per</strong>to anche un gruppo di falsi<br />
assistenti domiciliari che approfittavano del servizio <strong>per</strong> rapinare gli anziani, <strong>per</strong> fortuna è stato sco<strong>per</strong>to e<br />
bloccato, ma sempre è difficile trovare il modo <strong>per</strong> tute<strong>la</strong>rli se non sono all‟interno di un progetto sociale.<br />
A maggior ragione se vivono in zone iso<strong>la</strong>te, nelle zone che prima erano solo di villeggiatura <strong>per</strong>ché hanno<br />
ceduto <strong>la</strong> casa in paese a figli, o l‟hanno venduta, insomma <strong>la</strong> loro vita è quel<strong>la</strong> di reclusi, che devono difendersi<br />
da tutti e non hanno re<strong>la</strong>zioni positive con altre <strong>per</strong>sone.<br />
Prima di questo servizio, quando si aggravavano le loro condizioni avevano solo tre alternative, o andare dai<br />
figli, o in un istituto o prendere una badante. Per quelli che non hanno figli o che li hanno lontani ovviamente<br />
c‟erano solo le altre due alternative. Ora almeno c‟è una altra possibilità, anche se non è automatica e ha dei<br />
tempi di valutazione <strong>per</strong> garantire davvero un miglioramento. Ma almeno c‟è anche una nuova cosa da pensare, è<br />
un sollievo anche <strong>per</strong> quelli che non ne usufruiscono. In più comprendono che c‟è un sistema di garanzia data<br />
dalle regole che abbiamo stabilito. Ad esempio, c‟è il divieto di ricevere eredità dall‟anziano affidato. Questo è<br />
un punto molto importante, mi creda.<br />
Consideri che da noi si è diffusa da tempo <strong>la</strong> pratica di prendersi anziani soli in casa in cambio del testamento a<br />
favore, o dell‟atto del<strong>la</strong> casa di loro proprietà. È stata una prassi che è sfuggita sempre al controllo da parte dei<br />
824
servizi non è stato possibile verificare che questi accordi corrispondessero al reale benessere dell‟anziano, di<br />
fatto quello che con questo progetto possiamo fare è trasformare una pratica che può essere rischiosa in una che<br />
possiamo seguire e garantire <strong>per</strong> gli anziani. Mi pare più rispettosa degli anziani proprio come <strong>per</strong>sone, li<br />
garantisce ma allo stesso tempo li mantiene protagonisti attivi del<strong>la</strong> loro vita : pensi <strong>per</strong> esempio che anche<br />
quando sono gli anziani a spostarsi al domicilio del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidataria, incoraggiamo l‟anziano a partecipare<br />
alle spese del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> in misura delle sue possibilità e a prescindere dal sussidio. Cosi davvero sono in<br />
condizioni di aiuto reciproco.<br />
D: Se <strong>la</strong> sentirebbe di qualificarlo come una buona pratica?<br />
R: Si, <strong>per</strong>ché prevede degli aspetti innovativi sia <strong>per</strong> gli anziani affidati, sia <strong>per</strong> le famiglie affidatarie sia <strong>per</strong> gli<br />
o<strong>per</strong>atori coinvolti, è rilevante rispetto alle azioni tendenti al mantenimento del<strong>la</strong> quotidianità, è sostenibile in<br />
quanto dà luogo ad azioni flessibili a vari livelli e condivise sia <strong>per</strong> l‟aspetto pubblico che privato dell‟intervento<br />
stesso, è riproducibile trattandosi di un progetto che può essere riprodotto in condizioni analoghe.<br />
D: Quale è l’obiettivo specifico del servizio anziani in affido di cui il suo Ente è capofi<strong>la</strong>?<br />
R: Il miglioramento del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita, l‟inserimento di anziani rimasti soli in contesti familiari, <strong>la</strong><br />
partecipazione al<strong>la</strong> vita sociale, anche dal punto di vista affettivo, favorire condizioni di autostima ed autonomia.<br />
Evitare l‟istituzionalizzazione.<br />
D: A quali bisogni risponde in questo territorio?<br />
R: Nel nostro territorio è aumentata sensibilmente negli ultimi anni <strong>la</strong> domanda di assistenza domiciliare <strong>per</strong><br />
anziani non autosufficienti, che vorrebbero restare nel<strong>la</strong> loro casa e non accettano assolutamente di essere<br />
ricoverati in una struttura. Il servizio di assistenza domiciliare, che pure ha cercato di andar loro incontro, non è<br />
in grado di gestire questo carico di cura, proprio <strong>per</strong>ché richiede una presenza costante al fianco dell‟anziano,<br />
che non può essere compensata dagli o<strong>per</strong>atori, <strong>per</strong> quanto solerti, che si recano alcune ore al giorno.<br />
Allo stesso tempo si è cercato di realizzare un servizio che fosse accettato dal<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, <strong>per</strong> questo abbiamo<br />
cercato di trasformare in servizio una pratica culturalmente fondata, quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> convivenza degli anziani con<br />
famiglie più giovani. Prima era così, no? Si restava a vivere con i genitori, anche da sposati e con figli, <strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> restava composta sempre da più generazioni. Certo non è lo stesso se non sono figli e nipoti tuoi ma<br />
stare in mezzo a <strong>per</strong>sone, seguire <strong>la</strong> loro vita, anche se sono solo famiglie di appoggio avere visite quotidiane,<br />
avere con chi passare le feste…<br />
Ci siamo resi conto che questo rispondeva trasversalmente alle esigenze di cura, tute<strong>la</strong> e wellness dell‟anziano, e<br />
in più ci aiutava ad osservare i principi di efficacia, efficienza, economicità del servizio.<br />
D: Cosa c’é già in questo territorio e cosa manca?<br />
R: È presente il Servizio di Assistenza Domiciliare comunale e distrettuale, il Servizio di trasporto sociale e tutte<br />
una serie di iniziative e di partenariati volti al<strong>la</strong> partecipazione attiva del cittadino anziano o con difficoltà. Molto<br />
spesso manca il supporto sanitario in quanto al momento non esiste un parallelo servizio domiciliare integrato,<br />
ma nell‟ultimo Piano di Zona, attraverso un‟azione di sistema si è cercato di dare una reale contezza<br />
all‟integrazione socio-sanitaria creando uno Sportello Unico Multidimensionale <strong>per</strong> accogliere <strong>la</strong> domanda di<br />
aiuto. Si rileva,inoltre, dal monitoraggio di detti servizi che molto poco è presente rispetto all‟utenza con gravi<br />
patologie degenerative e quindi è stata inserita una <strong>per</strong>centuale di utenza riservata a queste categorie nell‟ultimo<br />
progetto di potenziamento SAD. L‟inserimento in contesti familiari risponde anche a questa esigenza e diventa<br />
ulteriore risorsa sia nell‟accudimento psico-fisico dell‟anziano che nel mantenimento di contesti vicini, familiari<br />
che aiutano il senso di disorientamento e di <strong>per</strong>dita del proprio controllo del soggetto amma<strong>la</strong>to.<br />
Funziona molto bene anche il Servizio trasporto sociale, utile anche a causa del fatto che i servizi sono molto<br />
decentrati e dis<strong>per</strong>si nel territorio. Castelvetrano è diviso in una zona centrale del paese e due frazioni vicine.<br />
Nelle frazioni ci sono le case del<strong>la</strong> villeggiatura ma anche adesso abitazioni di molti anziani, che hanno <strong>la</strong>sciato<br />
<strong>la</strong> casa in paese ai figli e si sono ritirati a vivere nelle case estive. Molti hanno difficoltà nel raggiungere i servizi<br />
essenziali (spesa, medico, farmacia, ecc.)<br />
Questo è un progetto comunale che si appoggia ad una iniziativa nazionale MGG Italia. Abbiamo visto che sta<br />
funzionando, comporta un effetto positivo <strong>per</strong> gli anziani sentirsi ancora parte del<strong>la</strong> comunità, potere frequentare<br />
i luoghi pubblici, li aiuta a su<strong>per</strong>are <strong>la</strong> sensazione di iso<strong>la</strong>mento e di solitudine grazie alle conoscenze e alle<br />
re<strong>la</strong>zioni tessute nel corso degli spostamenti con gli anziani dello stesso turno.<br />
D: Mi può raccontare brevemente come è nata questa iniziativa?<br />
R: Dai punti di criticità e dalle mancanze dei servizi attuati e da un‟analogia con <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei minori attraverso<br />
l‟istituto dell‟affidamento familiare. Già <strong>la</strong>voravamo con le famiglie <strong>per</strong> l‟affido dei minori, incontrando molte<br />
resistenze <strong>per</strong> l‟impatto emotivo legato al<strong>la</strong> temporaneità del rapporto con i minori, che non tutti si sentivano di<br />
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affrontare, ed è emerso dai colloqui con le famiglie affidatarie che sarebbero state più disponibili ad accogliere<br />
anziani che minori.<br />
Immaginavano che questo tipo di rapporto sarebbe stato più sostenibile <strong>per</strong> loro <strong>per</strong>ché richiede a loro avviso un<br />
minore coinvolgimento e quindi impatto emotivo, <strong>la</strong> sentivamo comunque come una prassi più vicina al<strong>la</strong> cultura<br />
locale e poi non ci sono aspettative di futuro a lungo <strong>per</strong>iodo: veniva immaginato come legame temporaneo in<br />
vista di una fine fisiologica dell‟anziano, <strong>per</strong> cui diverso sarebbe stato il coinvolgimento e diverse le aspettative.<br />
Primo passo del<strong>la</strong> valutazione del bisogno è stato poi seguito dal<strong>la</strong> predisposizione di una banca dati delle<br />
famiglie disponibili <strong>per</strong> l‟affidamento e dalle prime accorte s<strong>per</strong>imentazioni, all‟inizio grazie ai contatti sul<br />
territorio attivi attraverso il servizio di assistenza domiciliare, poi fino a trasformare l‟iniziativa in servizio vero e<br />
proprio.<br />
Ci siamo resi conto che si poteva anche differenziare il tipo di affido a seconda che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> andasse a vivere<br />
con l‟anziano o se ne prendesse cura restando al proprio domicilio. Come incentivo <strong>per</strong> <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra <strong>per</strong>sone<br />
che già si conoscevano, abbiamo previsto anche l‟ipotesi che possano essere affidatari anche parenti oltre il<br />
grado di parente<strong>la</strong> che dà <strong>per</strong> legge l‟obbligo del<strong>la</strong> cura, questo <strong>per</strong>mette una minore fatica di entrambi<br />
nell‟adattarsi a questo nuova organizzazione del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione.<br />
D: Chi ha avuto l’idea?<br />
R: Io e <strong>la</strong> mia collega Anna che normalmente <strong>la</strong>voriamo insieme proprio nel rispetto del <strong>la</strong>voro d‟equipe e del<strong>la</strong><br />
col<strong>la</strong>borazione, convinti del fatto che le risorse umane e <strong>la</strong> capacità di confrontarsi, soprattutto nel<strong>la</strong> nostra<br />
tipologia di <strong>la</strong>voro, sono elementi essenziali e necessari <strong>per</strong> il raggiungimento di obiettivi che coinvolgono gli<br />
individui ed i loro disagi.<br />
Vede l‟utenza del nostro servizio è rappresentata da varie categorie di anziani, quelli con ridotta capacità “che<br />
non vogliono disturbare i figli” e che vedono nel servizio una opportunità <strong>per</strong> essere più autosufficienti, quelli<br />
non autosufficienti, alle spalle dei quali ci sono famiglie estenuate, che hanno alto bisogno sia di servizi sociali<br />
che di servizi sanitari. Sensazione di solitudine di fronte i problemi, quelli che chiedono l‟ADI.<br />
In più <strong>la</strong> carenza di risorse degli enti locali sanitari fa si che <strong>la</strong> stessa ADI sia concessa solo <strong>per</strong> i ma<strong>la</strong>ti<br />
oncologici terminali (ultimo mese di vita), si capisce che prima di questo momento sono <strong>la</strong>sciati soli e pressano<br />
sul nostro servizio.<br />
Pure l‟assistenza domiciliare non viene concessa agli anziani ma a soggetti con partico<strong>la</strong>re difficoltà che<br />
vengono valutati volta <strong>per</strong> volta es. <strong>per</strong>sone con <strong>la</strong> sclerosi multip<strong>la</strong> (come vede non sono poche le incongruenze<br />
del<strong>la</strong> sanità)<br />
Da questo stato di cose è venuta fuori una lettura del bisogno e una individuazione dei punti di criticità di tutte<br />
queste realtà dissociate. È emersa <strong>la</strong> necessità di servizi caratterizzati dal<strong>la</strong> massima flessibilità che sostenessero<br />
gli utenti anche nelle difficoltà sanitarie, ma che soprattutto rispondesse al bisogno di una <strong>famiglia</strong> di<br />
riferimento.<br />
Per questo abbiamo proposto l‟affido, crediamo che consenta di intervenire sia sull‟individuo anziano che non<br />
viene sradicato dai contesti familiari, come pure sul disagio economico delle famiglie coinvolte (selezionate da<br />
elenchi di famiglie che ogni anno si rivolgono ai Servizi <strong>per</strong> contributi economici). Per noi è un modo di<br />
rispondere al bisogno che ci portano ogni giorno.<br />
D: C’era già una col<strong>la</strong>borazione tra questi soggetti?<br />
R: Si. <strong>la</strong> Rete esistente è composta dall‟ ASP, dall‟Auser, dal Tribunale <strong>per</strong> <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dell‟anziano, dalle<br />
parrocchie.<br />
Sempre come scelta proprio di stile di <strong>la</strong>voro, il Partenariato con cui col<strong>la</strong>bora il Comune è stabile ed esteso a<br />
tutte le realtà del territorio, non è determinato volta <strong>per</strong> volta secondo le esigenze dei singoli progetti. È stata<br />
creata una rete di partenariato che viene poi speso in modi sempre diversi e viene sempre coinvolta in tutte le<br />
attività.<br />
D: Da chi è venuto il finanziamento?<br />
R: Inizialmente si è provveduto attraverso le somme interne al nostro Comune, poi dato che l‟es<strong>per</strong>ienza si è<br />
al<strong>la</strong>rgata, attraverso i finanziamenti del<strong>la</strong> 328/00.<br />
D: È stata fatta una progettazione condivisa?<br />
R: Si, soprattutto a livello distrettuale. Infatti si è dovuto non solo coinvolgere gli altri Comuni del distretto D ,<br />
ma ca<strong>la</strong>re <strong>la</strong> progettazione nelle singole realtà territoriali e condivider<strong>la</strong> come buona prassi meritevole di<br />
partecipazione. Il progetto, a livello distrettuale, è stato presentato in via s<strong>per</strong>imentale con l‟intenzione di<br />
implementarlo nel tempo.<br />
826
D: È stato realizzato un monitoraggio? È stata effettuata una valutazione condivisa dei risultati raggiunti?<br />
R: Il monitoraggio e <strong>la</strong> valutazione dei primi casi s<strong>per</strong>imentali hanno mostrato come questo progetto possa<br />
incidere positivamente in ambito sociale, e quindi ci ha <strong>per</strong>messo di migliorarlo e presentarlo come un progetto<br />
pilota. Per questa seconda fase,appena iniziata, è stato sti<strong>la</strong>to un vero e proprio disegno del<strong>la</strong> valutazione che ci<br />
consentirà di definirne i risultati in termini di output (prodotti)e outcome (effetti). Per i risultati quindi sarà<br />
necessario aspettare, vista <strong>la</strong> giovane vita del servizio. La valutazione è in corso d‟o<strong>per</strong>a <strong>per</strong>ché <strong>la</strong><br />
s<strong>per</strong>imentazione distrettuale è più giovane rispetto all‟attività comunale.<br />
D: Il servizio è legato al<strong>la</strong> presenza di finanziamenti temporanei (cioè sul<strong>la</strong> base di progettazioni annuali o<br />
triennali es. ) o è “stabile” (ha già su<strong>per</strong>ato quel<strong>la</strong> fase, non è mai stato legato a progetti)?<br />
R: Il servizio, a livello comunale, è legato al finanziamento interno e sottolineo che <strong>la</strong> nostra Amministrazione<br />
normalmente istituisce con appositi atti amministrativi, i servizi progettati (SAD, Taxi sociale, ecc.). Non si può<br />
definire ancora stabile. A livello distrettuale è legato alle progettazioni triennali del<strong>la</strong> 328/00.<br />
D: Gli ideatori del servizio (chi l’ha realizzato all’inizio) è ancora presente? Se sì, il servizio sarebbe in<br />
grado di continuare anche <strong>la</strong> presenza di tali <strong>per</strong>sone?<br />
R: Sì, <strong>per</strong>ché in una gestione organizzativa efficace ed efficiente è necessario che gli o<strong>per</strong>atori preposti siano in<br />
grado di col<strong>la</strong>borare a qualsiasi livello e a rendere il proprio <strong>la</strong>voro funzionale al servizio stesso in modo da<br />
potere o<strong>per</strong>are anche in condizioni di difficoltà.<br />
Per come abbiamo <strong>la</strong>vorato <strong>per</strong> introdurre il servizio, maturando l‟es<strong>per</strong>ienza anche con gli o<strong>per</strong>atori e con gli<br />
utenti, siamo convinti che ormai le singole <strong>per</strong>sone coinvolte siano in condizioni di cambiare senza che questo<br />
metta in crisi il sistema. Abbiamo definito ruoli e competenze e sappiano intervenire sia autonomamente che in<br />
equipe, abbiamo puntato molto su questa crescita comune anche attraverso <strong>la</strong> formazione.<br />
D: L’es<strong>per</strong>ienza è stata esportata in altri contesti? O il servizio è nato sul modello di altri servizi analoghi?<br />
R: L‟ho detto precedentemente: da un‟es<strong>per</strong>ienza nata con il tempo sul territorio comunale si sta procedendo<br />
all‟attuazione a livello distrettuale. Il modello nasce dall‟osservazioni sul SAD e sull‟affidamento dei minori.<br />
D: Quali sono le risorse materiali e immateriali (professionalità, contatti, sostegni espliciti…..) di cui si<br />
avvale il servizio?<br />
R: I Servizi Sociali Professionali dei vari Enti pubblici coinvolti (Comuni, ASP), le famiglie, le stesse <strong>per</strong>sone<br />
coinvolte. Un partico<strong>la</strong>re soggetto del<strong>la</strong> rete è il Giudice Tute<strong>la</strong>re, con cui si e<strong>la</strong>borano i <strong>per</strong>corsi di affidamento<br />
degli anziani.<br />
D: Quale <strong>la</strong> principale risorsa?<br />
R: Il soggetto coinvolto e <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. È chiaro che senza gli o<strong>per</strong>atori questi abbinamenti diventano<br />
improponibili. È un cambiamento importante <strong>per</strong> tutti che va supportato sia all‟inizio che in itinere, <strong>per</strong> gestire le<br />
possibili difficoltà e <strong>la</strong> riorganizzazione dei legami all‟interno delle famiglie. Si <strong>la</strong>vora molto sul<strong>la</strong> preparazione<br />
e sulle aspettative nel<strong>la</strong> prima fase e sulle difficoltà che emergono nel quotidiano <strong>per</strong> il seguito. Ci aiuta il fatto<br />
che gli utenti conoscono già gli o<strong>per</strong>atori del nostro servizio e quindi hanno già con loro un legame che consente<br />
di cogliere o di essere informati sui passaggi critici.<br />
D: Quale è stata <strong>la</strong> più carente?<br />
R: Le famiglie disponibili: inizialmente il re<strong>per</strong>imento delle famiglie è stato difficile, anche se l‟aspetto<br />
economico costituisce indubbiamente un incentivo forte ma non è detto che siano <strong>per</strong>sone compatibili con gli<br />
anziani che hanno necessità … è importante selezionare bene e abbinare con cura anziani e famiglie affidatarie.<br />
Abbiamo visto che tutto dipende dall‟abbinamento, e ci aiuta il fatto che le famiglie che iscritte nell‟elenco delle<br />
famiglie con problemi sono da noi conosciute da tempo, sappiamo quali sono affidabili e quali no, quali hanno<br />
solo problemi economici e hanno tante risorse da condividere in senso di <strong>famiglia</strong> e quali invece non sono in<br />
gradi di prendersi cura. Se tutto funziona, anche l‟aspetto economico diventa secondario, al<strong>la</strong> fine si crea tra loro<br />
una buona re<strong>la</strong>zione. D‟altronde sono seguiti anche dagli o<strong>per</strong>atori in questo, come avviene anche nel servizio di<br />
assistenza domiciliare.<br />
D: Quali le difficoltà? Le criticità?<br />
R: Le difficoltà del progetto sono anche di ordine finanziario, ma è legata purtroppo alle difficoltà generali che<br />
attraversano i Comuni. Ma in questo momento non è un male cominciare con poche famiglie cosi si possono<br />
seguire bene e provare a diffondere l‟es<strong>per</strong>ienza come anche cambiamento del<strong>la</strong> mentalità di questa nostra città.<br />
Un‟altra cosa è <strong>la</strong> paura che ormai è diffusa negli anziani. Vede, si sentono tante storie brutte di maltrattamenti o<br />
incuria di anziani, anche all‟interno delle proprie famiglie. Convincere gli anziani che non è un rischio vivere<br />
con estranei, affidarsi alle cure di gente non conosciuta, non è facile. E poi ci sono le differenze di c<strong>la</strong>sse sociale,<br />
827
che in un contesto piccolo come il nostro contano pure; il non potere scegliere chi si prenderà cura di loro mette<br />
in difficoltà gli anziani, devono essere nel bisogno davvero <strong>per</strong> aprirsi a questo intervento. Certo, se restano a<br />
casa loro e ospitano loro <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> è più semplice, si sentono più sicuri nel loro ambiente, mantengono i contatti<br />
con il loro contesto. Ma non è nemmeno facile aprire <strong>la</strong> propria casa ad estranei, vedere le proprie cose, o quelle<br />
del<strong>la</strong> propria <strong>famiglia</strong>, utilizzate da altra gente. Per quelli che non hanno problemi di salute, sempre meglio che<br />
andare in un ricovero. Se hanno paura <strong>per</strong> <strong>la</strong> salute preferiscono un posto dove c‟è l‟assistenza medica, anche<br />
minima.<br />
Non è semplice il su<strong>per</strong>amento di retaggi culturali, legati a famiglie di sangue, anche se c‟è sempre stata<br />
solidarietà tra vicini e nel paese, era sempre legato al<strong>la</strong> stessa condizione sociale, mentre in questo caso potrebbe<br />
esserci distanza sociale tra anziani e famiglie affidatarie difficile da gestire. C‟è da costruire innanzi tutto <strong>la</strong><br />
fiducia tra cittadini.<br />
D: Sono stati ottenuti risultati “indiretti” con l’intervento?<br />
R: In un certo senso si, nel senso che con un affidamento anziani così strutturato si evitano le<br />
istituzionalizzazioni dell‟anziano con un notevole risparmio <strong>per</strong> i Comuni sul pagamento delle rette a fronte di<br />
un contributo di affidamento alle famiglie. Si s<strong>per</strong>a che comporti un al<strong>la</strong>rgamento delle re<strong>la</strong>zioni comunitarie e<br />
che si creino anche gruppi di famiglie affidatarie e anziani affidati che possano fare rete tra loro e affrontare<br />
insieme questa es<strong>per</strong>ienza.<br />
D: Sono stati realizzati gli obiettivi?<br />
R: Si, <strong>per</strong> il momento e <strong>per</strong> il nostro territorio comunale possiamo ritenere di si. resta da vedere come andrà<br />
avanti e che eco avrà nel distretto. Non è semplice pensare ad un al<strong>la</strong>rgamento del<strong>la</strong> iniziativa al di fuori del<br />
nostro contesto, qui c‟era una rete già stabile e pronta, altrove si dovrebbe iniziare da capo in base alle condizioni<br />
di partenza degli altri comuni<br />
D: Esistono forme di monitoraggio dei risultati? Viene effettuata una valutazione <strong>per</strong>iodica e con quali<br />
strumenti?<br />
R: Si. Viene effettuata una valutazione <strong>per</strong>iodica che ci consente eventualmente di procedere agli aggiustamenti<br />
in itinere. Gli strumenti sono gli indicatori di efficacia (rapporto costo/efficacia), rapporto e corrispondenza tra<br />
ciò che si programmato e l‟attività effettivamente erogata (stato di implementazione degli interventi attraverso<br />
colloqui, visite domiciliari, re<strong>la</strong>zioni e raggiungimento dei destinatari), qualità del<strong>la</strong> <strong>per</strong>formance, <strong>la</strong> ricaduta del<br />
raggiungimento degli obiettivi con indicatori che rilevano <strong>la</strong> realizzazione dei bisogni/obiettivi/diritti sociali<br />
(rapporto tra il numero delle richieste tra anziani e famiglie e <strong>la</strong> diminuzione del numero dei ricoveri o delle<br />
richieste di ricovero in strutture <strong>per</strong> anziani).<br />
D: Quale l’impatto nel quartiere, nel territorio?<br />
R: Ancora un po‟ di diffidenza, curiosità, lente a<strong>per</strong>ture. Stiamo proponendo un modo di migliorare <strong>la</strong> qualità<br />
del<strong>la</strong> vita a più livelli, degli individui, delle famiglie ma dobbiamo dare il tempo al<strong>la</strong> comunità <strong>per</strong>ché ne<br />
comprenda i vantaggi. Il fatto che le famiglie affidatarie siano <strong>per</strong> lo più bisognose è come se rallentasse il vero<br />
cambio culturale, <strong>la</strong> motivazione dello stato di necessità un po‟ limita <strong>la</strong> diffusione di una idea diversa di<br />
responsabilità di tutta <strong>la</strong> comunità delle categorie più fragili. Resta il fatto <strong>per</strong>ò che almeno abbiamo cercato di<br />
offrire una soluzione re<strong>la</strong>zionale, più che assistenziale, e di coprire il bisogni di viva in comune non solo quello<br />
materiale di aiuto <strong>per</strong> <strong>la</strong> casa o <strong>per</strong> <strong>la</strong> spesa.<br />
Ci auguriamo che questo apra a tante altre cose nuove.<br />
D: Futuro: cosa manca al progetto e cosa potrebbe essere fatto ancora <strong>per</strong> rispondere ai bisogni delle<br />
famiglie?<br />
R: Incentivarlo. L‟analisi sociale ci <strong>per</strong>mette di osservare una società in continua trasformazione in cui i vecchi<br />
modi di o<strong>per</strong>are non possono più essere pienamente affidabili. Occorre trovare nuove forme di coinvolgimento<br />
sociale, economico e partecipativo. È necessario fare i conti con le realtà economiche <strong>per</strong>ché le progettazioni e le<br />
loro realizzazioni possano essere effettivamente agenti ed o<strong>per</strong>anti.<br />
Occorre una maggiore incidenza sull‟abbattimento del disagio sociale che va programmata a monte e che con il<br />
trascorrere del tempo può provocare l‟effetto positivo del<strong>la</strong> realizzazione degli obiettivi predisposti (a volte è<br />
necessario investire su azioni di tipo propedeutico). Una cosa è ancora opportuno sottolineare e cioè <strong>la</strong> necessità<br />
del <strong>la</strong>voro condiviso e del<strong>la</strong> modernizzazione delle attività sociali.<br />
La fatica che si incontra spesso nelle innovazioni è legata proprio al<strong>la</strong> mancanza di una preparazione o di un<br />
aggiornamento degli addetti ai <strong>la</strong>vori, che non riescono a vedere oltre quello che già sanno e fanno.<br />
Non sarebbe male quindi aggiungere progetti che prevedano <strong>la</strong> continua formazione degli o<strong>per</strong>atori che molto<br />
spesso sono legati a vecchi schemi individualistici e possono rappresentare un ostacolo. Il sociale, i problemi<br />
del<strong>la</strong> gente sono sempre diversi e in evoluzione ma spesso non tutti riescono a seguirli adeguando le risposte.<br />
828
3.3.2.2. Trascrizione intervista all‟o<strong>per</strong>atore - assistente sociale, ACSVT2<br />
D: Quali sono i punti di eccellenza dell'intervento/servizio ecc in cui lei o<strong>per</strong>a.<br />
R: Quello di cui stiamo par<strong>la</strong>ndo è un progetto di tipo s<strong>per</strong>imentale, ed i suoi punti di forza sono senza dubbio<br />
l‟innovazione e <strong>la</strong> replicabilità : nello specifico costituisce una alternativa al ricovero <strong>per</strong> gli anziani soli o <strong>per</strong><br />
quelli che non possono essere adeguatamente assistiti in ambito familiare, che consente loro di rimanere il più a<br />
lungo possibile all‟interno del loro domicilio e del loro contesto sociale di appartenenza, ma questo è solo un<br />
aspetto del progetto. È una prospettiva terrificante <strong>per</strong> un anziano l‟idea di <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> sua casa, il suo mondo di<br />
ricordi, di passare il resto del<strong>la</strong> vita in un luogo estraneo, dove si sente ancora di più <strong>la</strong> mancanza del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong><br />
<strong>per</strong>ché si <strong>per</strong>dono a che i punto di riferimento con le proprie cose e con i ricordi che sono legati a queste.<br />
L‟altro aspetto importante è costituito dal<strong>la</strong> possibilità di assistere economicamente <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> o il singolo che si<br />
rende disponibile ad accogliere in affidamento un anziano, e che è stato valutato idoneo dal servizio sociale,<br />
questo consente all‟Amministrazione comunale da un <strong>la</strong>to di evitare le istituzionalizzazioni, dall‟altro di<br />
sostenere economicamente nuclei familiari con situazioni economiche precarie ma risorse affettive e <strong>per</strong>sonali<br />
tali da prendersi cura di anziani soli, non solo dei loro bisogni fisici ma soprattutto di quelli affettivi e re<strong>la</strong>zionali,<br />
con un‟ottimizzazione delle risorse non indifferente soprattutto in un <strong>per</strong>iodo di crisi.<br />
Tante coppie giovani sono oggi messe in grave difficoltà dal<strong>la</strong> disoccupazione del<strong>la</strong> nostra zona, non sono in<br />
condizione di mantenersi e di avere un alloggio adeguato <strong>per</strong> una vita in <strong>famiglia</strong>, si adattano in condizioni molto<br />
precarie e anche <strong>la</strong> stabilità delle re<strong>la</strong>zioni familiari ne risente. La insicurezza pesa a tanti livelli sulle famiglie<br />
prive di mezzi, le rende fragili, già <strong>per</strong> il semplice fatto di non avere una casa, lo sa che problemi ci sono con le<br />
case popo<strong>la</strong>ri, tempi e liste lunghissime, non dovrebbe sposarsi più nessuno, nessuno può pensare di fare<br />
<strong>famiglia</strong>. Tanti giovani vanno via, si vede anche <strong>per</strong> questo che gli anziani sono soli , quanti hanno i figli fuori,<br />
ma anche quelli che restano che vita fanno sempre precari, anche noi al Comune abbiamo <strong>la</strong> maggior parte del<br />
<strong>per</strong>sonale precario, anche nel servizio anziani e dire che è gente altamente formata e da almeno dieci anni, forse<br />
di più, <strong>la</strong>vora qui con noi.<br />
In più penso che sia stato importante <strong>per</strong> <strong>la</strong> nostra amministrazione il fatto che i progetti non abbiano costituito<br />
un aggravio del<strong>la</strong> situazione già pesante dal punto di vista economico, ma che anzi le cose sono state pensate <strong>per</strong><br />
ottimizzare le risorse disponibili, e mettere in rete le risorse esistenti, invece che spendere <strong>per</strong> interventi<br />
assistenziali iso<strong>la</strong>ti. Il fatto di condividere tra i vari uffici ha <strong>per</strong>messo anche di evitare sovrapposizioni delega<br />
delle responsabilità, che spesso nei servizi si creano <strong>per</strong>ché gli utenti vanno da un ufficio all‟altro a cercare aiuti<br />
e spesso (settore assistenza economica, settore minori o anziani) dando invece al<strong>la</strong> gente <strong>la</strong> responsabilità<br />
dell‟essere reciprocamente utili e solidali.<br />
Da un punto di vista culturale, stiamo notando che <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> di appoggio incontra meno resistenze rispetto<br />
all‟affidamento vero e proprio e al<strong>la</strong> coabitazione, credo <strong>per</strong>ché richiama una tradizione di legami di solidarietà e<br />
di sostegno tra vicini di casa, tra gente che si conosce ed è accomunata da tanti problemi, da noi sempre <strong>la</strong><br />
comunità è stata come una specie di <strong>famiglia</strong> di riferimento, nel bene e nel male, e questo forse oggi sta aiutando<br />
a fare accettare questa proposta.<br />
D: Se <strong>la</strong> sentirebbe di qualificarlo come una buona pratica?<br />
R: Sicuramente.<br />
D: Che ruolo svolge in questo servizio?<br />
R: Quello dell‟Assistente Sociale<br />
D: Quali sono i suoi compiti?<br />
R: Individuare ed utilizzare le risorse più adeguate in risposta ai bisogni diversi ed al<strong>la</strong> soggettività di ogni<br />
singolo individuo; conoscere e mantenere i contatti fra gli anziani che necessitano aiuto e le famiglie disponibili<br />
all‟affidamento; stimo<strong>la</strong>re l‟instaurarsi di una re<strong>la</strong>zione positiva e funzionale fra affidatario e affidato finalizzata<br />
al<strong>la</strong> nascita di un contesto che serva a scongiurare situazioni di iso<strong>la</strong>mento.<br />
D: Quali le azioni concrete che svolge?<br />
R: Io mi occupo dei colloqui, sia individuali, che familiari e di gruppo, finalizzati al<strong>la</strong> diretta conoscenza degli<br />
individui, del<strong>la</strong> loro disponibilità e delle loro difficoltà; curo pure l‟individuazione e abbinamento fra affidatari e<br />
affidati, che è <strong>la</strong> parte più delicata di questo nostro servizio, e poi quando l‟affido è avviato, controllo e verifico<br />
l‟andamento dell‟affidamento , i modi in cui iniziano a stare insieme, le difficoltà iniziali e quelle che possono<br />
sorgere anche dopo, se interviene qualche imprevisto oppure se cambiano le condizioni di salute o se si verifica<br />
qualche evento che modifica <strong>la</strong> situazione delle famiglie affidatarie.<br />
D: A favore di quali beneficiari (se ci sono tipologie diverse di beneficiari)?<br />
R: Degli anziani affidati e delle famiglie o singoli affidatari.<br />
829
D: Quali obiettivi pensa di <strong>per</strong>seguire in questo servizio?<br />
R: In sintesi potrei dire che l‟obiettivo principale è il miglioramento del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita degli anziani, <strong>per</strong>ché<br />
è chiaro che <strong>la</strong> solitudine deprime le <strong>per</strong>sone e li porta ad uno stato di abbrutimento, aggrava i problemi dell‟età,<br />
diventa un problema anche e soprattutto affettivo, psicologico.<br />
L‟inserimento degli anziani rimasti soli in contesti familiari attivi vediamo che <strong>per</strong> loro è molto stimo<strong>la</strong>nte. Li<br />
riporta al<strong>la</strong> normalità del<strong>la</strong> vita, li spinge a trovare risorse dentro di loro <strong>per</strong> convivere e <strong>per</strong> essere in re<strong>la</strong>zione<br />
con gli altri. Non è certo un caso il fatto che aumenta anche <strong>la</strong> loro partecipazione al<strong>la</strong> vita sociale soprattutto da<br />
un punto di vista affettivo e re<strong>la</strong>zionale.<br />
Lasciarsi alle spalle il terrore dell‟istituzionalizzazione e restare a casa propria li incoraggia anche a tornare a<br />
prendersi cura di chi li circonda, non solo a farsi assistere; il fatto che non hanno più paura di essere soli li spinge<br />
a dar loro sicurezza fisica e benessere, recu<strong>per</strong>ano autonomia e autostima.<br />
D‟altra parte anche le famiglie affidatarie sembrano rispondere bene, il fatto di essere sostenute economicamente<br />
rende i nuclei familiari o singoli più sereni e questo anche li rende più disponibili a prendersi cura di una fascia<br />
di popo<strong>la</strong>zione in condizione di fragilità non solo <strong>per</strong> interesse ma anche <strong>per</strong>ché fanno es<strong>per</strong>ienza di una<br />
re<strong>la</strong>zione di reciprocità, di solidarietà, dove famiglie e anziani sono al<strong>la</strong> pari, entrambi hanno un bisogno e<br />
entrambi hanno qualcosa da dare a chi li aiuta a rispondere a quel bisogno.<br />
D: Quale era a suo parere il punto di partenza?<br />
R: L‟istituzionalizzazione delle <strong>per</strong>sone anziane sole (e questo nel<strong>la</strong> migliore delle ipotesi), se non <strong>la</strong> vita in<br />
solitudine a volte in condizione di degrado.<br />
Gli anziani, quando <strong>per</strong>dono <strong>la</strong> capacità di essere autonomi, non hanno molte scelte. Tra l‟altro, anche se hanno<br />
figli, non è detto che questi siano in condizione di accudirli, se hanno <strong>famiglia</strong> numerosa, se <strong>la</strong>vorano, se hanno<br />
case piccole, non parliamo poi se vivono lontano e li sentono solo <strong>per</strong> telefono. In più adesso <strong>la</strong> mentalità è<br />
cambiata, prima si dava <strong>per</strong> scontato che i genitori venissero accuditi dai figli, c‟era anche un sistema sociale che<br />
giudicava male chi non lo faceva e poi si sentivano tutti in obbligo di farlo. A poco a poco invece le cose sono<br />
cambiate al punto che gli anziani nascondono ai figli <strong>la</strong> loro condizione <strong>per</strong> non essere di peso, non vogliono<br />
disturbarli.<br />
D: Quale il punto a cui siete arrivati?<br />
R: Io direi innanzi tutto ad una diversa impostazione dei servizi rivolti agli anziani. Questo servizio, anche copre<br />
ancora pochi casi ed è all‟inizio, può essere importante <strong>per</strong> cambiare una mentalità. Per non dare <strong>per</strong> scontato<br />
che chi ha problemi può chiedere solo risorse economiche, <strong>per</strong> fare vedere che i sussidi servono non solo <strong>per</strong> fare<br />
andare avanti chi ha problemi ma anche <strong>per</strong> dare a tutti <strong>la</strong> possibilità di essere non solo utente ma anche risorsa.<br />
Penso che ora ci sia una maggiore fiducia nell‟offerta pubblica di servizi al<strong>la</strong> domiciliarietà, gli anziani sentono<br />
che oltre ai bisogni materiali stiamo cercando di dare altre risposte, e che non ci facciamo fermare dalle poche<br />
risorse di cui disponiamo.<br />
D: Quali elementi l’hanno facilitata nel raggiungimento di questi obiettivi?<br />
R: Una attenta analisi del contesto, un‟efficace <strong>la</strong>voro di equipe, l‟instaurare una re<strong>la</strong>zione di fiducia con gli<br />
utenti, <strong>la</strong> disponibilità di tutti gli attori coinvolti a procedere “<strong>per</strong> tentativi ed errori” ed avere <strong>la</strong> possibilità di<br />
correggere questi ultimi “lungo <strong>la</strong> strada”. Il fatto di avere condiviso le fatiche con colleghi che credevano in<br />
questo <strong>per</strong>corso e formata <strong>per</strong> l‟approccio e l‟aggancio dell‟utente nel<strong>la</strong> costruzione di <strong>per</strong>corsi positivi e di<br />
fiducia.<br />
D: Da chi o quali strutture si sente supportato nello svolgere il suo <strong>la</strong>voro con le famiglie?<br />
R: Dai colleghi del mio servizio, da quelli dei Servizi ASP coinvolti, e dalle stesse famiglie. Potrei dire anche<br />
dagli stessi anziani e dalle famiglie che si impegnano con noi in un <strong>per</strong>corso ancora molto da scoprire.<br />
D: Quali ha sentito come un ostacolo?<br />
R: Le lungaggini burocratiche e le naturali invidie e gelosie che a volte, inevitabilmente, nascono fra gli<br />
o<strong>per</strong>atori. Capita sempre, quando si iniziano <strong>per</strong>corsi nuovi, ma altrettanto sempre dispiace molto. Come se chi<br />
non sa pensare a cose nuove non volesse che le pensino altri.<br />
D: Quale <strong>la</strong> maggiore soddisfazione ottenuta?<br />
R: Un grazie sincero e spontaneo da un anziano che davvero si sentiva soddisfatto di quello che avevamo fatto<br />
insieme.<br />
830
D: Ci sono stati esiti inattesi che si sono rive<strong>la</strong>ti significativi (innovatività)?<br />
R: La tipologia del servizio stesso è innovativa <strong>per</strong>ché investe varie fasce sociali, accomunate prevalentemente<br />
dai bisogni che nascono dal<strong>la</strong> solitudine . Direi in ogni caso il fatto che si stia riuscendo a su<strong>per</strong>are le resistenze<br />
culturali iniziali e che sembra sempre più evidente l‟opportunità costituita da questo servizio.<br />
D: Cosa bisognerebbe fare, che non è stato possibile fare <strong>per</strong> carenza di risorse (umane, economiche, di<br />
tempo: specificare)?<br />
R: Incentivare <strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza dell‟individuo presso il proprio domicilio, anche con dispositivi domotici ed<br />
assistenza domiciliare integrata. Aumentare le risorse finanziare <strong>per</strong> avere più o<strong>per</strong>atori e più tempo a<br />
disposizione e potere ampliare il numero degli affidi.<br />
D: Efficacia. Può indicare un risultato concreto che ha ottenuto con il suo <strong>la</strong>voro?<br />
R: Al momento ci sono alcuni abbinamenti che stanno funzionando bene, e questa è una grande soddisfazione.<br />
L‟avere incontrato anziani in situazioni di disagio tale da costringerci in un certo senso a pensare altre soluzioni,<br />
che non potevano essere assistiti dal SAD e quindi si è fatta una progettazione paralle<strong>la</strong> e questo ha consentito<br />
inizialmente ad alcuni anziani di essere aiutati da famiglie d‟appoggio e poi essere riusciti a far approvare il<br />
servizio affido.<br />
D: Quali benefici pensa che gli utenti abbiano ottenuto attraverso questo tipo di intervento?<br />
R: Attenzioni, accudimento, cura (l‟anziana) sostegno economico (<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>).<br />
D: Sono stati coinvolti e attivati altri soggetti del<strong>la</strong> rete dei destinatari dell’intervento (caregiver naturali)?<br />
R: A seconda dei casi a volte è stato necessario attivare le reti familiari (quando queste erano presenti) o anche<br />
quelle sanitarie o il Giudice Tute<strong>la</strong>re. I figli, quando esistono, non è che non vogliano occuparsi dei genitori, ma<br />
se stanno lontano e hanno problemi economici tante volte non riescono proprio a essere concretamente presenti<br />
<strong>per</strong> cui se facciamo una proposta di abbinamento dobbiamo anche metterci in contatto e <strong>la</strong>vorare con loro <strong>per</strong>ché<br />
capiscano e sostengano il genitore a distanza in questa es<strong>per</strong>ienza, non possiamo <strong>per</strong>metterci che <strong>la</strong> vivano male<br />
sarebbe destinare tutto al fallimento.<br />
D: Ritiene che sia aumentato il senso di “autoefficacia” dei destinatari del servizio? Che siano stati<br />
valorizzati? Che si siano sentiti protagonisti dell’intervento (effetto empowerment)?<br />
R: Inevitabilmente! Sentirsi protagonisti del<strong>la</strong> propria esistenza genera degli effetti di valorizzazione<br />
dell‟individuo molto importanti, e non bisogna dimenticare che lo stesso avviene spesso anche negli affidatari .<br />
Si può rilevare un primo risultato già nel fatto che, dopo <strong>la</strong> prima fase di adattamento, gli anziani riprendono a<br />
rendersi conto delle proprie capacità, non importa se molto spesso residue. La cosa più evidente è <strong>la</strong> ripresa di<br />
comportamenti che hanno delle nuove finalità grazie al<strong>la</strong> convivenza con altre <strong>per</strong>sone.<br />
D: Ritiene che sia facile <strong>per</strong> gli utenti accedere a questo servizio?<br />
R: Il servizio è ben pubblicizzato, ed i nostri o<strong>per</strong>atori sostengono ed aiutano le famiglie anche nelle procedure<br />
burocratiche. Non ci sono quindi ostacoli al <strong>per</strong>corsi di richiesta, semmai c‟è una attenta selezione delle famiglie,<br />
degli anziani, insomma degli abbinamenti, ma questo non è <strong>per</strong> chiudere il servizio, ma <strong>per</strong> garantire <strong>la</strong> sua<br />
efficacia. In fondo non ci sono tanti anziani che fanno domanda, siamo noi <strong>per</strong> lo più, quando si aggrava<br />
qualcuno che è seguito dall‟assistenza domiciliare, iniziamo un <strong>per</strong>corso di preparazione dell‟anziano <strong>per</strong> vedere<br />
se questa possibilità <strong>per</strong> lui può andare e se non ha altre alternative, e si inizia il <strong>la</strong>voro.<br />
Non essendo un servizio antico, alcuni ancora non ci pensano da soli.<br />
D: Lavora in équipe con altri o<strong>per</strong>atori del servizio? Come valuta le re<strong>la</strong>zioni con gli altri o<strong>per</strong>atori del<br />
servizio in termini di fiducia, coo<strong>per</strong>atività, reciprocità?<br />
R: Si, è una es<strong>per</strong>ienza positiva. Stiamo s<strong>per</strong>imentando il <strong>la</strong>voro in un team a strutturazione orizzontale con ruoli,<br />
funzioni e competenze ben definite, condizione questa che <strong>per</strong>mette a ciascuno di svolgere il proprio <strong>la</strong>voro<br />
senza inopportune ingerenze. Anche <strong>per</strong> noi che o<strong>per</strong>iamo è una cosa importante potere contare su un‟equipe che<br />
<strong>la</strong>vora con ruoli e competenze diverse in modo contemporaneo e che riesce a dare risposte, modificando<br />
l‟intervento, quando vi sono momenti di difficoltà e avendo come obiettivo fondamentale l‟individuo, penso sia<br />
davvero importante il fatto che nel tempo l‟equipe si è amalgamata sempre di più e siamo in sintonia sugli<br />
obiettivi.<br />
D: Soddisfazione. Lei è contenta/o di <strong>la</strong>vorare in questo servizio? Perché?<br />
R: Mi ritengo soddisfatta di <strong>la</strong>vorare in questo servizio <strong>per</strong>ché mi ha <strong>per</strong>messo di intessere re<strong>la</strong>zioni positive, sia<br />
nell‟ambito degli altri o<strong>per</strong>atori, sia con gli utenti. In più vedo che attorno al servizio si va diffondendo interesse<br />
831
e anche rispetto, si <strong>per</strong>ché è un servizio che entra negli ambiti più profondi vissuti dal<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona anziana e li aiuta<br />
a condividere con le famiglie affidatarie il quotidiano attraverso <strong>la</strong> costruzione di un rapporto di fiducia.<br />
D: Lei pensa che gli utenti o l’utente del caso specifico di cui mi raccontava sia/no contento/i del suo<br />
<strong>la</strong>voro? Perché?<br />
R: S<strong>per</strong>o di si, d‟altra parte i risultati concreti li abbiamo toccati con mano alcuni anziani hanno instaurato una<br />
re<strong>la</strong>zione di fiducia piena con i loro affidatari, e gli affidatari, oltre al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione positiva con <strong>la</strong> nuova “nonna”,<br />
hanno ricevuto e stanno ricevendo un compenso economico <strong>per</strong> il loro <strong>la</strong>voro.<br />
D: Futuro. Come vede il futuro di questo servizio?<br />
R: S<strong>per</strong>o positivamente <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> nostra amministrazione è molto attenta rispetto alle esigenze delle <strong>per</strong>sone<br />
anziane e dei disabili. Molto dipende dal<strong>la</strong> quantità e dal tipo di finanziamenti che l‟Amministrazione Comunale<br />
riuscirà ad investire sul servizio: dopo i risultati ottenuti è inutile nascondere che <strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza è quel<strong>la</strong> di vedere<br />
un progetto s<strong>per</strong>imentale diventare un servizio duraturo e continuo in favore del<strong>la</strong> cittadinanza.<br />
3.3.2.3. Trascrizione intervista all‟o<strong>per</strong>atore neuro-psicomotricista, ACSVT3<br />
D: Quali sono i punti di eccellenza dell'intervento/servizio ecc in cui lei o<strong>per</strong>a:<br />
R: Il mio impegno in questo servizio risale proprio alle prime s<strong>per</strong>imentazioni e precedentemente ero sempre<br />
impegnata nel<strong>la</strong> assistenza domiciliare <strong>per</strong> cui ho partecipato all‟analisi del bisogno e al<strong>la</strong> riflessione con le<br />
colleghe su quali risposte dare agli utenti. Questo già mi pare un elemento positivo, il fatto che non ci si è mai<br />
fermati a quello che già c‟era o si faceva e si è sempre ascoltato il bisogno, man mano che cambiava.<br />
Un‟altra cosa importante è stata a mio parere l‟attenzione costante al<strong>la</strong> contestualizzazione del<strong>la</strong> problematica<br />
degli anziani e al<strong>la</strong> possibile risposta, rispettando il contesto culturale, le abitudini, le mentalità degli anziani,<br />
senza creare loro traumi, ma aggiungendo proposte <strong>per</strong> il loro benessere, come è stato <strong>per</strong> il taxi sociale che li ha<br />
aiutati molto a risentirsi <strong>per</strong>sone normali e a fare gruppetti tra loro <strong>per</strong> andare insieme a fare <strong>la</strong> spesa e a sbrigare<br />
le cose <strong>per</strong> uffici. Abbiamo condiviso <strong>la</strong> programmazione, dando voce sia al punto di vista degli o<strong>per</strong>atori che<br />
degli utenti.<br />
Anche adesso seguiamo le famiglie affidatarie o di appoggio in modo tale che questa es<strong>per</strong>ienza sia <strong>per</strong> loro<br />
positiva dal punto di vista materiale, ma anche e soprattutto dal punto di vista delle re<strong>la</strong>zioni, del non iso<strong>la</strong>mento<br />
degli anziani, del<strong>la</strong> non istituzionalizzazione, del sentire intorno a loro una presenza attenta e costante, che nei<br />
fatti vediamo che porta anche a re<strong>la</strong>zioni affettive, nel tempo, non è un freddo legame di interesse.<br />
Ricordo che già nell‟assistenza domiciliare si vede che è molto importante <strong>per</strong> loro il nostro intervento, Succede<br />
che il momento in cui arrivo io o l‟assistente domiciliare è soprattutto il momento <strong>per</strong> loro <strong>per</strong> uscire dal<strong>la</strong><br />
solitudine, tante volte accade di stare lì a par<strong>la</strong>re e basta, l‟anziano non vuole essere aiutato, ma vuole essere<br />
ascoltato, e questo già lo riattiva anche fisicamente, se c‟è qualcuno <strong>per</strong> casa subito pensano a preparare caffè, a<br />
muoversi <strong>per</strong> sistemarsi e cose del genere, si mettono in funzione se c‟è qualcuno a cui importa. Anche se non si<br />
possono muovere in ogni caso si sentono più vivi, reagiscono meglio.<br />
A maggior ragione se hanno in casa altra gente <strong>per</strong> loro è un modo di sentirsi di nuovo vivi e anche se certe volte<br />
discutono, è come nelle famiglie normali, già avere con chi discutere li fa cambiare atteggiamento.<br />
Il problema è raggiungerne un numero maggiore, in effetti. Ci sono casi di anziani che hanno figli, ma che non<br />
possono occuparsi di loro e non hanno nemmeno un sostegno di informazioni dal medico di <strong>famiglia</strong>, non<br />
conoscono nemmeno i loro stessi diritti e i servizi che offriamo, eppure sono famiglie che hanno bisogno di<br />
sostegno, che si dia loro sollievo dal peso di tutto il carico di cura che cade su di loro.<br />
D: Se <strong>la</strong> sentirebbe di qualificarlo come una buona pratica?<br />
R: Assolutamente sì.<br />
D: Che ruolo svolge in questo servizio?<br />
R: Sono <strong>la</strong> neuro-psicomotricista.<br />
D: Quali sono i suoi compiti? Quali le azioni concrete che svolge?<br />
R: Mi occupo del potenziamento delle capacità residue attraverso l‟aspetto psicologico (ricordo,<br />
contestualizzazione, desiderio di progettazione), partecipo alle attività di valutazione e di abbinamento. Offro<br />
anche il supporto psicologico <strong>per</strong> stimo<strong>la</strong>re azioni positive partendo dal<strong>la</strong> memoria all‟attualizzazione temporale<br />
dell‟intervento (verbalizzazione, <strong>la</strong>voro sull‟immagine corporea, attività di riabilitazione neuro-motoria). Tutto<br />
questo nel rispetto del<strong>la</strong> situazione socio-ambientale dello stesso e nel rispetto delle dinamiche familiari.<br />
Prepariamo delle schede di valutazione degli anziani che ci servono anche <strong>per</strong> il <strong>la</strong>voro dal fare con i figli che<br />
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non vivono con loro e che stanno lontano, <strong>per</strong> informarli delle condizioni dei genitori, cosi si rendono conto e <strong>per</strong><br />
renderli consapevoli del tipo di scelta che si sta facendo <strong>per</strong> i genitori.<br />
Si col<strong>la</strong>bora con le famiglie e con gli anziani soli. Loro in partico<strong>la</strong>re spesso si chiudono e si bloccano anche<br />
fisicamente <strong>per</strong>ché soffrono <strong>la</strong> solitudine, si deprimono mentalmente e si indeboliscono fisicamente <strong>per</strong>ché non<br />
hanno nessuno o soli <strong>per</strong> scelta o soli <strong>per</strong>ché nessuno si prendeva cura di loro.<br />
Quando vengono fatti gli abbinamenti, mi occupo anche, insieme all‟equipe, di valutare il livello di<br />
autosufficienza dell‟anziano, <strong>per</strong> valutare le forme migliori di affido e gli accordi con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidataria.<br />
D: A favore di quali beneficiari (se ci sono tipologie diverse di beneficiari)?<br />
R: Normalmente anziani o disabili adulti con partico<strong>la</strong>ri patologie gravi, che presentano anche difficoltà legate<br />
all‟iso<strong>la</strong>mento e al<strong>la</strong> mancanza di re<strong>la</strong>zioni, il cui disagio quindi ha una forte componente emotiva. Ma<br />
indirettamente è un modo <strong>per</strong> promuovere un modo diverso di vivere <strong>la</strong> condizione di disagio non solo<br />
dell‟utente in genere ma anche dei contesti familiari.<br />
D: Quali obiettivi pensa di <strong>per</strong>seguire in questo servizio?<br />
R: Il miglioramento del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita degli utenti coinvolti, il poter dare un servizio a più utenti senza<br />
concentrare i pochi fondi del Comune su un numero ristretto di casi e <strong>la</strong>sciare in graduatoria senza nessuna<br />
risposta tanti altri.<br />
D: Quale era a suo parere il punto di partenza?<br />
R: Un contesto di <strong>per</strong>sone anziane che non conoscevano i servizi offerti, che non avevano il giusto grado di<br />
fiducia nel servizio offerto dal pubblico (intesa come cosa pubblica), che si rivolgevano soltanto all‟ambito<br />
familiare <strong>la</strong>ddove esisteva e che era piuttosto disorientato nel chiedere aiuto.<br />
In più, un contesto con gravi difficoltà sociali legate al<strong>la</strong> disoccupazione, spesso i figli disoccupati se non vanno<br />
via vivono con <strong>la</strong> pensione degli anziani (soprattutto se riescono ad avere l‟indennità di accompagnamento) ma è<br />
un sistema che blocca entrambi <strong>per</strong>ché non possono prendere badanti o aiuti <strong>per</strong> <strong>la</strong> notte e come fanno a cercare<br />
<strong>la</strong>voro? E consideri che <strong>la</strong> maggior parte dei farmaci di cui hanno bisogno è di fascia A … Per questo ad un certo<br />
punto le famiglie dis<strong>per</strong>ate chiedono il ricovero ma all‟anno un anziano ricoverato costa al Comune € . e in più<br />
sa quanto costa dare i contributi alle famiglie con problemi economici? Il Comune non poteva reggere questo<br />
carico.<br />
D: Quale il punto a cui siete arrivati?<br />
R: Rapporto diretto con gli anziani coinvolti e con le famiglie; giusto grado di conoscenza e soprattutto<br />
<strong>per</strong>cezione del tipo di intervento proposto; contratto sociale; attività educativa sul<strong>la</strong> tipologia di intervento e<br />
formazione continua degli o<strong>per</strong>atori coinvolti.<br />
D: Quali elementi l’hanno facilitata nel raggiungimento di questi obiettivi?<br />
R: Una col<strong>la</strong>borazione d‟equipe e <strong>la</strong> flessibilità attraverso un confronto continuo e <strong>la</strong> possibilità di modificare in<br />
itinere i punti di criticità osservati sui singoli fruitori. Il taglio del servizio del Comune è stato quello<br />
dell‟educazione degli utenti attraverso una costante valutazione del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione o<strong>per</strong>atore utente.<br />
D: Da chi o quali strutture si sente supportato nello svolgere il suo <strong>la</strong>voro con le famiglie?<br />
R: Servizio Sociale Professionale, o<strong>per</strong>atori, famiglie.<br />
D: Quali ha sentito come un ostacolo?<br />
R: Difficoltà burocratiche e a volte <strong>la</strong> ristrettezza culturale. A volte si incontrano difficoltà con i servizi<br />
dell‟ASP. Capita di incontrare <strong>per</strong>sone con pregiudizi o che non hanno effettivamente compreso il valore ed il<br />
significato degli interventi e quindi si presentano ostili. È stato anche importante fare cogliere al<strong>la</strong> gente <strong>la</strong><br />
differenza tra quelli che sono obbligati <strong>per</strong> legge secondo l‟art. del codice civile al<strong>la</strong> cura dell‟anziano che quindi<br />
non avrebbero potuto ricevere il sussidio come affidatari e gli altri parenti o <strong>per</strong>sone non conosciute che invece<br />
possono dare <strong>la</strong> loro disponibilità. I parametri sono gli stessi dell‟affido dei minori, ma sa, ancora non c‟è una<br />
informazione diffusa su questo. Come le ho detto, tanti figli oggi sono costretti a vivere del<strong>la</strong> pensione dei<br />
genitori, ma non <strong>per</strong> questo sono in condizione di prendersi cura di loro <strong>per</strong> cui dovevamo evitare che questo<br />
fosse un altro modo del genere di tamponare altri problemi.<br />
D: Quale <strong>la</strong> maggiore soddisfazione ottenuta?<br />
R: Il raggiungimento del benessere delle <strong>per</strong>sone con cui stiamo <strong>la</strong>vorando e il vedere come passo passo cambia<br />
<strong>la</strong> loro quotidianità. Il fatto che diventa normale quello che prima era impensabile, vedere queste nuove famiglie<br />
che iniziano ad amalgamarsi.<br />
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D: Ci sono stati esiti inattesi che si sono rive<strong>la</strong>ti significativi (innovatività)?<br />
R: Mah, io credo che di <strong>per</strong> sé questo servizio sia innovativo proprio <strong>per</strong>ché propone al<strong>la</strong> gente di mettersi<br />
insieme e condividere quello che hanno, di darsi una mano, di non pensare che se non hanno risorse familiari<br />
sono soli, che anche altre <strong>per</strong>sone, <strong>la</strong> stessa comunità è una risorsa, loro diventano una risorsa…<br />
D: Cosa bisognerebbe fare, che non è stato possibile fare <strong>per</strong> carenza di risorse (umane, economiche, di<br />
tempo: specificare)?<br />
R: Incentivare gli investimenti nel<strong>la</strong> domiciliarietà <strong>per</strong> preservare l‟individuo dall‟istituzionalizzazione e<br />
dall‟allontanamento del proprio contesto socio-ambientale.<br />
D: Efficacia. Può indicare un risultato concreto che ha ottenuto con il suo <strong>la</strong>voro?<br />
R: Inserimento di un anziano in una <strong>famiglia</strong> d‟appoggio con problemi economici.<br />
D: Quali benefici pensa che gli utenti abbiano ottenuto attraverso questo tipo di intervento?<br />
R: Miglioramento del<strong>la</strong> propria qualità del<strong>la</strong> vita e soprattutto il non sentirsi più senza obiettivi.<br />
D: Sono stati coinvolti e attivati altri soggetti del<strong>la</strong> rete dei destinatari dell’intervento (caregiver naturali)?<br />
R: A seconda del<strong>la</strong> casistica, è stato necessario attivare oltre le reti familiari anche quelle di supporto sanitario e<br />
in alcuni casi di tipo tute<strong>la</strong>re attraverso l‟Autorità Giudiziaria.<br />
D: Ritiene che sia aumentato il senso di “autoefficacia” dei destinatari del servizio? Che siano stati<br />
valorizzati? Che si siano sentiti protagonisti dell’intervento (effetto empowerment)?<br />
R: Si, tutti i soggetti coinvolti in questo progetto non si limitano a ricevere aiuto ma sono spronati a dare un loro<br />
contributo al<strong>la</strong> vita quotidiana in comune, vengono riattivati, si sentono responsabilizzati e quindi diventano più<br />
partecipi; <strong>la</strong> condivisione li ha valorizzati.<br />
D: Ritiene che sia facile <strong>per</strong> gli utenti accedere a questo servizio?<br />
R: Facile nell‟espletamento delle pratiche ma difficile <strong>per</strong> trovare l‟abbinamento migliore tra utente e<br />
o<strong>per</strong>atori/famiglie. In ogni caso le segna<strong>la</strong>zioni sui bisogni dell‟anziano arrivano attraverso il servizio SAD è ben<br />
conosciuto sul territorio e diviene spesso anche mezzo <strong>per</strong> avere anche informazioni anche sugli altri servizi<br />
rivolti agli anziani, con cui è collegato come le tessere di un puzzle.<br />
D: Lavora in équipe con altri o<strong>per</strong>atori del servizio? Come valuta le re<strong>la</strong>zioni con gli altri o<strong>per</strong>atori del<br />
servizio in termini di fiducia, coo<strong>per</strong>atività, reciprocità?<br />
R: Solitamente sì. I rapporto sono al<strong>la</strong> pari e di positivo supporto nei momenti di criticità. È molto proficuo<br />
anche il <strong>la</strong>voro di squadra con gli o<strong>per</strong>atori degli altri servizi <strong>per</strong> anziani e non solo, <strong>per</strong>ché anche <strong>la</strong> condivisione<br />
del<strong>la</strong> casistica in termini di col<strong>la</strong>borazione, fiducia e reciprocità ci consente di avere una visione migliore delle<br />
situazioni. Gli utenti spesso chiedono aiuto a più servizi, o a più o<strong>per</strong>atori. È fondamentale non agire mai<br />
separatamente.<br />
D: Soddisfazione. Lei è contenta/o di <strong>la</strong>vorare in questo servizio? Perché?<br />
R: Sì, sono soddisfatta <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> tipologia di utenza mi consente di re<strong>la</strong>zionarmi con le <strong>per</strong>sone che in quanto tale<br />
riescono a trasmettere vissuti, emozioni; ciò mi <strong>per</strong>mette di mettermi in gioco nel tentativo di creare positivi<br />
interventi in favore dell‟utente in condizione di disagio. Mi piace anche il fatto che <strong>la</strong>voro in un servizio<br />
pubblico dove <strong>la</strong> formazione continua ed il supporto del servizio sociale professionale è determinante.<br />
D: Lei pensa che gli utenti o l’utente del caso specifico di cui mi raccontava sia/no contento/i del suo<br />
<strong>la</strong>voro? Perché?<br />
R: La costruzione del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con l‟utente <strong>per</strong>mette di entrare nel mondo dell‟altro con il suo <strong>per</strong>messo e<br />
questo sicuramente produce un senso di fiducia nell‟altro tale da su<strong>per</strong>are in tutto od in parte il proprio<br />
benessere.<br />
D: Futuro. Come vede il futuro di questo servizio?<br />
R: S<strong>per</strong>o in una crescita costante e positiva e ritengo che da s<strong>per</strong>imentale diventerà ordinario.<br />
3.3.2.4. Trascrizione intervista all‟utente n. 1 (<strong>famiglia</strong> di sostegno), ACSVT4<br />
D: Se pensate al questo progetto sull’affido quali parole vi vengono in mente? Provate a scriverne tre:<br />
R: Aiuto – Pensiero – Non più so<strong>la</strong>.<br />
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D: Quale è stato l’aspetto più positivo di questa es<strong>per</strong>ienza di <strong>famiglia</strong> di sostegno?<br />
R: Io non lo sapevo che il Comune mi poteva risolvere il mio problema ma l‟Assistente Sociale mi ha garantito<br />
che non mi <strong>la</strong>sciava da so<strong>la</strong>, ed è vero. Io sono nata in una <strong>famiglia</strong> numerosa, ero l‟unica figlia femmina di tanti<br />
maschi, io <strong>per</strong>ò non mi sono sposata, sono rimasta signorina, c‟ho tanti nipoti <strong>per</strong>ò ognuno pensa <strong>per</strong> <strong>la</strong> propria<br />
casa e <strong>la</strong> propria <strong>famiglia</strong>, ce n‟è uno che ogni tanto mi viene a trovare con sua moglie, <strong>per</strong>ò <strong>la</strong>vorano tutti e due<br />
e poi ai giovani piace stare con i giovani. Ormai sono tanti anni che c‟ho questi dolori alle ginocchia, mi hanno<br />
o<strong>per</strong>ata già 3 volte. Io cammino, a casa cammino da so<strong>la</strong> certe volte con <strong>la</strong> stampel<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ò non ci riesco più a<br />
fare tante cose. Però mi spavento di uscire da so<strong>la</strong>, dal<strong>la</strong> vicina piano piano ci vado, <strong>per</strong>ò non sapevo più come<br />
fare <strong>la</strong> spesa, andare a messa, andare a farmi i capelli… Io già l‟Assistente Sociale <strong>la</strong> conoscevo <strong>per</strong>ché quando<br />
mi facevo <strong>la</strong> terapia <strong>per</strong> le ginocchia mi mandava a prendere col tassì del Comune e <strong>la</strong> signora che mi veniva a<br />
prendere poi mi accompagnava a casa, e <strong>la</strong> dottoressa ha pensato di aiutarmi anche a casa. Poi mi ha detto che se<br />
accettavo qualcuno che mi veniva ad aiutare a casa, potevo dare una mano d‟aiuto anche a famiglie che avevano<br />
problemi di soldi. Quindi, anche nel mio bisogno, mi sento ancora utile e sono stata d‟accordo.<br />
D: Qual è stata <strong>la</strong> maggiore difficoltà nell’intervento?<br />
R: La signora che viene a casa mia è brava e pulita, certo non è come quando una si fa le cose con le sue mani,<br />
<strong>per</strong>ò c‟è il bisogno … Poi all‟inizio non <strong>la</strong> conoscevo, <strong>per</strong>ò diciamo che è brava, <strong>la</strong> dottoressa mi ha mandato<br />
proprio una brava <strong>per</strong>sona.<br />
D: Pensando al<strong>la</strong> vostra situazione familiare, quali elementi di miglioramento del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita sono<br />
stati apportati?<br />
R: Riesco ad essere più autonoma <strong>per</strong> i miei problemi di salute, ho sempre qualcuno che mi accompagna dal<br />
dottore e non mi sento completamente so<strong>la</strong>. Poi non c‟è stato bisogno di <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> mia casa, <strong>per</strong>ché io figli non<br />
ne ho, non ho nessuno, e <strong>la</strong> signora viene a casa mia ad aiutarmi.<br />
D: Chi, oltre a voi, è stato coinvolto nell’intervento? (un familiare, un amici)<br />
R: La <strong>famiglia</strong> a cui sono stata affidata, l‟assistente sociale del Comune che ci ha fatto incontrare.<br />
3.3.2.5. Trascrizione intervista al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> affidataria + utente n. 3, ACSVT5<br />
D: Se pensate a questa es<strong>per</strong>ienza che state vivendo quali parole vi vengono in mente? Provate a trovarne<br />
tre:<br />
R: (signora affidataria) Aiuto <strong>per</strong> <strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong> – Solidarietà – Assistenza.<br />
R: (anziana) Fiducia – Rispetto – Bisogno.<br />
D: Quale è stato l’aspetto più positivo di questa es<strong>per</strong>ienza?<br />
R: (signora affidataria) Io ho trovato chi ha preso in considerazione <strong>la</strong> mia situazione e il mio bisogno. Infatti <strong>la</strong><br />
mia <strong>famiglia</strong> è composta da me, mio marito e due figlie di 10 e dodici anni. Fino a qualche tempo fa mio marito<br />
aveva un <strong>la</strong>voro ed io mi occupavo delle mie figlie e del<strong>la</strong> casa. Improvvisamente l‟impresa di costruzioni in cui<br />
<strong>la</strong>vorava mio marito ha chiuso <strong>per</strong> fallimento e ci siamo trovati in difficoltà, soprattutto <strong>per</strong> i bisogni e le<br />
esigenze delle mie figlie che sono ancora piccole, e poi c‟è pure un affitto da pagare. Mio marito ha cominciato<br />
a cercare un altro <strong>la</strong>voro, e no <strong>per</strong>ché è mio marito, ma si adatta a fare qualsiasi cosa e sa fare uno di tutto; ma è<br />
difficile trovare un <strong>la</strong>voro con una paga anche buona, a volte dicono che è senza es<strong>per</strong>ienza, a volte dicono che è<br />
troppo vecchio <strong>per</strong> essere assunto anche se c‟ha solo 40 anni. Lui poi è uno che si scoraggia subito, si<br />
considerava inutile, un fallito, <strong>la</strong> mattina non si voleva alzare più dal letto, e allora ho capito che gli stava<br />
venendo <strong>la</strong> depressione e il medico gli ha dato delle medicine e ora sta così così. Allora ho cominciato a cercare<br />
qualcosa da fare anche io, e l‟assistente sociale, che già mi conosceva mi ha par<strong>la</strong>to di questo progetto e del fatto<br />
che aiutare un anziano poteva essere un aiuto anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong>.<br />
R: (anziana) Io abito da so<strong>la</strong> in una casa molto grande, che era <strong>la</strong> casa di mio padre e mia madre. Noi eravamo tre<br />
sorelle e due fratelli ma ora sono rimasta so<strong>la</strong>, <strong>la</strong> grande di tutti ora è morta, l‟altra è ma<strong>la</strong>ta e quando posso <strong>la</strong><br />
vado a trovare, gli altri sono lontani, se ne sono andati a stare con i figli, anche i miei figli sono all‟estero, in<br />
Germania, e vengono ogni anno <strong>per</strong> le ferie, ma no tutti e due ogni anno, un anno viene uno e un anno viene<br />
l‟altro <strong>per</strong>ché dicono che qua non si divertono <strong>per</strong> le vacanze e le mie nuore vogliono partire.<br />
Poi con l‟aiuto dell‟assistente sociale e con il consenso dei miei figli, questa <strong>famiglia</strong> è venuta ad abitare a casa<br />
mia. Io non li avrei potuto aiutare economicamente, c‟ho solo <strong>la</strong> pensione delle marche di mio marito ma<br />
l‟assistente sociale mi ha detto che loro non avevano una casa e che il Comune gli avrebbe dato un contributo <strong>per</strong><br />
occuparsi di me.<br />
R: (signora affidataria) Quando ci siamo trasferiti a casa del<strong>la</strong> signora io m‟immaginavo che forse ci dovevano<br />
essere dei problemi, e invece lei ha una casa grande con tanto spazio e c‟è pure un giardino. C‟è tanto <strong>la</strong>voro da<br />
fare ma almeno non abbiamo più il pensiero di pagare l‟affitto ogni mese, le mie figlie hanno tanto spazio anche<br />
<strong>per</strong> giocare e poi al<strong>la</strong> signora ci vogliono bene e <strong>la</strong> chiamano nonna e <strong>la</strong> signora si mette a ridere che è contenta.<br />
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R: (anziana) Io dai miei figli non ci voglio andare, <strong>la</strong> lingua non <strong>la</strong> so, e se non mi trovo bene poi che faccio me<br />
ne vado al ricovero? Se devo morire voglio morire a casa mia, qua sono nata e qua voglio morire. Però a stare da so<strong>la</strong> mi veniva <strong>la</strong><br />
brava <strong>famiglia</strong>, mi fanno stare bene e mi fa piacere avere dato un tetto anche ai loro figli.<br />
R: (signora affidataria) All‟inizio non ero tanto sicura <strong>per</strong>ché non sapevo cosa ne pensava mio marito, poi c‟ho<br />
ripensato, l‟assistente sociale ci ha fatto conoscere <strong>la</strong> signora e abbiamo telefonato anche ai suoi figli che sono<br />
all‟estero, e poi pure mio marito era d‟accordo.<br />
R: (anziana) Tanti pensieri all‟inizio… e ora invece vede come va. La mia casa è di nuovo viva, mi sembra come<br />
quando io ero picco<strong>la</strong> con mio padre e mia madre e tutte le mie sorelle e fratelli, o quando avevo i figli piccoli;<br />
anche se io sono anziana sento di essere ancora utile. Non sono più so<strong>la</strong> e non devo pensare di andare in qualche<br />
ricovero.<br />
D: Qual è stata <strong>la</strong> maggiore difficoltà nell’intervento?<br />
R: (anziana) Avevo paura di chi poteva entrare a casa mia, se si sarebbero presi cura di me con rispetto o se mi<br />
avrebbero trattato male.<br />
R: (signora affidataria) anche noi eravamo preoccupati, non conoscevamo il carattere del<strong>la</strong> signora e avevo paura<br />
che non andavamo d‟accordo, poi abbiamo cambiato quartiere e non conoscevamo nessuno nemmeno i vicini,<br />
anche se questo quartiere mi piace di più di dove abitavamo prima <strong>per</strong>ché è più in centro, adesso anche <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />
è un po‟ più lontana ma questi non sono i problemi veri.<br />
R: (anziana) Al<strong>la</strong> fine questo dimostra che <strong>la</strong> cosa importante è il rispetto. Per me il rispetto è molto importante e<br />
poi l‟Assistente Sociale ci ha fatto fare un <strong>per</strong>iodo di prova e se qualcuno non si trovava bene o c‟era qualcosa<br />
che non andava lo potevamo dire, poi <strong>la</strong> dottoressa viene anche a control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> situazione, mi chiede come va e<br />
se sono contenta. E io sono contenta <strong>per</strong>ché loro sono una brava <strong>famiglia</strong>, le bambine sono educate e mi vogliono<br />
bene e io pure.<br />
D: Pensando al<strong>la</strong> vostra situazione familiare, quali elementi di miglioramento del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita sono<br />
stati apportati?<br />
R: (anziana) A me pare adesso che ci siano tutti i vantaggi, sono in compagnia, <strong>la</strong> mia casa è pulita e accogliente,<br />
mangio, sono pulita, accudita, riesco ad uscire con l‟aiuto e sono contenta soprattutto che i miei figli sono stati<br />
d‟accordo, certo che se non volevano sarebbe stato un problema...<br />
R: (signora affidataria) <strong>per</strong> me <strong>la</strong> cosa più bel<strong>la</strong> è stata che stiamo tutti bene: abbiamo <strong>la</strong>sciato quel<strong>la</strong> casa che<br />
anche se pagavamo l‟affitto era troppo picco<strong>la</strong> e piena d‟umidità e mia figlia quel<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> certe volte aveva<br />
problemi di allergia, ma adesso sta meglio. Le bambine c‟hanno una stanza <strong>per</strong> conto loro, come è di giusto, e<br />
non dormono più nel<strong>la</strong> stanza con noi. Mio marito che adesso sta un po‟ meglio ogni tanto ha trovato da <strong>la</strong>vorare<br />
e quando non <strong>la</strong>vora si occupa del giardino e si tiene impegnato così, ha detto il dottore, non gli viene più <strong>la</strong><br />
depressione. La signora vuole essere sempre accompagnata da me <strong>per</strong> andare a fare <strong>la</strong> spesa, e io poi ci cucino,<br />
<strong>la</strong>vo i piatti, pulisco tutta <strong>la</strong> casa e con i soldi che mi rimangono posso pensare a fare qualcosa <strong>per</strong> le mie figlie.<br />
Sono molto impegnata ma siamo tutti più tranquilli.<br />
D: Chi, oltre a voi, è stato coinvolto in questa es<strong>per</strong>ienza?<br />
R: (signora affidataria) ci siamo stati noi, <strong>la</strong> signora e i suoi figli, l‟assistente sociale del Comune che ci ha fatto<br />
incontrare. Per il resto è stato un po‟ un inizio strano, ci siamo adattati tutti a poco a poco.<br />
R: (anziana) siamo tutti coinvolti anche i miei figli, questa <strong>famiglia</strong> che vive con me e l‟assistente sociale che<br />
viene a vedere come va, anche i vicini lo sanno (ne ho par<strong>la</strong>to con tutte le mie amiche) sembrava strano all‟inizio<br />
ma ora si stanno tutti abituando. Anche in parrocchia quando vado mi chiedono sempre meno, era una cosa che<br />
suscitava curiosità adesso si stanno abituando, forse se lo dimenticano che non sono <strong>la</strong> mia vera <strong>famiglia</strong> e<br />
diventa normale che stiamo tutti insieme.<br />
3.3.2.6. Trascrizione intervista a membro <strong>famiglia</strong> di sostegno + utente n. 2, ACSVT6<br />
D: Se pensate all’es<strong>per</strong>ienza dell’affido quali parole vi vengono in mente? Provate a trovarne tre:<br />
R: (signora affidataria) Lavoro – Aiuto da entrambe le parti - Legame<br />
R: (anziana) Assistenza – Amicizia - Legame<br />
D: Quale è stato l’aspetto più positivo di questa es<strong>per</strong>ienza?<br />
R: (signora affidataria) Quando sono andata a par<strong>la</strong>re con l‟Assistente Sociale io avevo bisogno di trovare un<br />
<strong>la</strong>voro, <strong>per</strong>ché io e mio marito abbiamo sempre <strong>la</strong>vorato a giornata e ce l‟abbiamo fatta <strong>per</strong>ché non ci<br />
spaventiamo di <strong>la</strong>vorare né io né lui, ma dopo che sono nati i gemelli io non potevo <strong>la</strong>vorare più. Adesso i<br />
bambini sono un po‟ più grandi e vanno all‟asilo, e c‟è bisogno di <strong>la</strong>vorare anche io, <strong>per</strong>ché le spese sono troppe,<br />
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<strong>per</strong>ò io cercavo un <strong>la</strong>voro che mi dava <strong>la</strong> possibilità di badare anche al<strong>la</strong> mia <strong>famiglia</strong> <strong>per</strong>ché c‟ho un marito e<br />
due figli piccoli. Quando l‟Assistente Sociale mi ha proposto questo progetto ho capito che poteva essere il<br />
<strong>la</strong>voro giusto, <strong>per</strong>ché dopo che porto i bambini a scuo<strong>la</strong> ho il tempo di andare a casa del<strong>la</strong> signora, aiutar<strong>la</strong> a fare<br />
le sue cose, certe volte lei vuole uscire, vuole andare al mercatino o vuole essere accompagnata al cimitero.<br />
R: (anziana) Mi sentivo troppo so<strong>la</strong>, sono vedova e figli il Signore non me n‟ha dato; io avevo due sorelle ma <strong>la</strong><br />
grande adesso non c‟è più e l‟altra se n‟è andata in America che non so più quanti anni sono che non <strong>la</strong> vedo,<br />
c‟ho due nipoti che l‟ho visti neonati e adesso non li conoscerei più. Io poi sono una che stare in compagnia mi è<br />
piaciuto sempre, mi piace <strong>la</strong> compagnia dei giovani così mi sento giovane anche io, mi piace avere le <strong>per</strong>sone<br />
che mi vengono a trovare e io gli offro il caffè e poi mi piace cucinare e so fare le torte fatte in casa che chi l‟ha<br />
assaggiate vuole spiegata sempre <strong>la</strong> ricetta, e io glie<strong>la</strong> spiego <strong>per</strong>ché mi fa piacere che gli piacciono le torte che<br />
faccio io.<br />
Io poi avevo bisogno di una mano d‟aiuto <strong>per</strong> <strong>la</strong> mia casa <strong>per</strong>ché non ce <strong>la</strong> faccio più a fare tutte le pulizie da<br />
so<strong>la</strong>, <strong>la</strong> casa mi si stava <strong>per</strong>dendo e pure <strong>per</strong> me stessa avevo bisogno, le piccole cose di ogni giorno da so<strong>la</strong> me<br />
le faccio, <strong>per</strong>ò mi faccio aiutare anche <strong>per</strong> fare <strong>la</strong> doccia <strong>per</strong>ché se no mi spavento che cado.<br />
R: (signora affidataria) Certe volte anche mio marito, quando non <strong>la</strong>vora, viene con me dal<strong>la</strong> signora soprattutto<br />
<strong>per</strong> sbrigare qualche <strong>la</strong>voretto se non funziona <strong>per</strong> esempio il rubinetto o qualche <strong>la</strong>mpadina o altre cose. La<br />
signora è sempre buona e gentile con me, mi tratta come una figlia, mi dà buoni consigli e mi compra sempre le<br />
cose <strong>per</strong> i bambini. Certe volte <strong>per</strong>ò al<strong>la</strong> signora gli piace restare a casa, ci sediamo <strong>per</strong> prendere il caffè e mi<br />
racconta sempre tante cose, di quando era ragazza, del<strong>la</strong> sua <strong>famiglia</strong>, delle sue sorelle che una se n‟è andata in<br />
America e non <strong>la</strong> vede da quarant‟anni, a me mi piace ascoltar<strong>la</strong> e certe volte m‟immagino le cose che mi<br />
racconta come se fosse un film.<br />
R: (anziana) Ma <strong>la</strong> cosa più bel<strong>la</strong> è avere delle <strong>per</strong>sone che mi vengono a trovare, mi fanno uscire, vado al<br />
mercatino, a fare <strong>la</strong> spesa, mi faccio accompagnare a messa e anche al cimitero che vado a trovare a mio marito e<br />
anche a mia sorel<strong>la</strong>. L‟assistente sociale mi ha trovato proprio delle brave <strong>per</strong>sone, che hanno rispetto di me che<br />
sono anziana, mi vengono a trovare, mi aiutano ed io sono d‟accordo <strong>per</strong>ché loro ricevono un aiuto di soldi<br />
anche dal Comune e ne hanno veramente bisogno <strong>per</strong>ché hanno due bambini piccoli e io, con <strong>la</strong> mia pensione,<br />
non li avrei potuto aiutare.<br />
D: Qual è stata <strong>la</strong> maggiore difficoltà che avete incontrato?<br />
R: (signora affidataria) visto il nostro stato di bisogno, <strong>la</strong> maggiore difficoltà è stato il tempo che ho dovuto<br />
aspettare prima che l‟Assistente sociale riusciva a trovare <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona adatta <strong>per</strong> essere aiutata da noi. Capisco che<br />
non è facile fare le combinazioni <strong>per</strong>ò eravamo messi … meno male che hanno aspettato e non mi hanno<br />
ascoltato quando insistevo, ho capito dopo quanto poteva essere rischioso se andava male. Mi hanno aiutato a<br />
vedere le cose diversamente, non solo con gli occhi del mio bisogno.<br />
R: (anziana) <strong>per</strong> me <strong>la</strong> cosa più brutta era all‟inizio che non li conoscevo, oggi si sentono tante cose brutte… ma<br />
ora so che se c‟è bisogno gli posso dare le chiavi di casa mia, mi faccio accompagnare a prendere <strong>la</strong> pensione<br />
<strong>per</strong>ché mi posso fidare.<br />
D: Pensando al<strong>la</strong> vostra situazione familiare, quali elementi di miglioramento del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita sono<br />
stati apportati?<br />
R: (signora affidataria)<strong>per</strong> me posso dire che con questa possibilità ho ripreso fiducia e coraggio <strong>per</strong> su<strong>per</strong>are le<br />
difficoltà economiche soprattutto <strong>per</strong> i miei figli. Anche mio marito sembra più tranquillo, <strong>per</strong>ché sa di poter<br />
contare anche su un‟altra entrata economica e questo ha sicuramente migliorato lo stato d‟animo di tutti, anche<br />
dei nostri rapporti familiari, <strong>per</strong>ché è vero che il denaro non è tutto ma aiuta a vivere e noi non vogliamo cose<br />
straordinarie ma normali.<br />
R: (anziana) io invece dico che il vantaggio di questa soluzione è che mi ha fatto vedere diversamente le cose, ho<br />
su<strong>per</strong>ato un brutto <strong>per</strong>iodo che mi sentivo veramente male, non volevo uscire più e mi sentivo depressa, oggi no,<br />
oggi mi sento meglio, me ne vado a messa, me ne vado al mercatino insieme al<strong>la</strong> signora e certe volte mangio a<br />
casa loro ed i bambini mi chiamano nonna.<br />
D: Chi, oltre a voi, è stato coinvolto nell’intervento? (un familiare, un amico)<br />
R: (signora affidataria) Il Comune con l‟assistente sociale, <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona anziana, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e le amiche del<strong>la</strong><br />
signora.<br />
R: (anziana) Il Comune con l‟assistente sociale, <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, le mie poche amiche che non andavo a trovare da<br />
tempo. Che vuole non era facile uscire so<strong>la</strong>, adesso con lei che mi accompagna posso frequentare più posti e cosi<br />
adesso lo vedono tutti che sto meglio.<br />
837
3.3.3 Progetto fili d‟argento – Caltanissetta<br />
3.3.3.1. Trascrizione intervista responsabile, FACL1<br />
D: Quali sono i punti di eccellenza dell'intervento/servizio ecc da lei coordinato, di cui Lei è il referente?<br />
R: Innanzi tutto quello che ci ha spinti a realizzare questo servizio è <strong>la</strong> convinzione che nel<strong>la</strong> nostra città fossero<br />
necessari servizi atti a favorire e stimo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> socializzazione e <strong>la</strong> solidarietà tra le <strong>per</strong>sone anziane . Essendo<br />
attivi nel sociale da tempo, abbiamo colto questo bisogno e ci siamo anche resi conto che non c‟era una offerta di<br />
servizi in questo ambito. In partico<strong>la</strong>re abbiamo scelto di prestare attenzione al modo in cui le <strong>per</strong>sone del<strong>la</strong> terza<br />
età vivono, ai loro ritmi quotidiani, alle caratteristiche del contesto familiare. Molti anziani qui in città sono soli<br />
<strong>per</strong>ché i figli sono altrove <strong>per</strong> <strong>la</strong>voro, alcuni anche fuori Italia, e quindi abbiamo pensato da un <strong>la</strong>to a risolvere<br />
questo problema del<strong>la</strong> solitudine con attività aggregative con altri anziani e nel<strong>la</strong> comunità, ma anche a favorire i<br />
contatti con i figli lontani, come avviene ad esempio con l‟uso di skype presso il centro.<br />
Per <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita abbiamo osservato che <strong>la</strong> maggior parte degli anziani, soli, restava a casa senza usufruire<br />
degli spazi cittadini, né svolgeva attività motorie o ludiche che lo tenessero in movimento, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> solitudine,<br />
<strong>per</strong> un fatto anche culturale, non si espone in pubblico . Per questo abbiamo organizzato corsi di attività motoria,<br />
che è stato il nostro primo punto di contatto con gli anziani, che poi si sono aggregati sempre più numerosi e<br />
hanno iniziato a partecipare anche ad altre attività, sempre più creando una rete di conoscenze tra loro e<br />
su<strong>per</strong>ando le barriere culturali di vergogna del<strong>la</strong> solitudine, da nascondere rendendosi invisibili.<br />
Sono stati ad esempio organizzati dibattiti medico-scientifici che hanno <strong>per</strong>messo loro di avere informazioni su<br />
molti aspetti del<strong>la</strong> salute nel<strong>la</strong> terza età.<br />
Contro l‟iso<strong>la</strong>mento abbiamo attivato anche una rete di solidarietà tra gli anziani stessi, in modo da raggiungere<br />
più <strong>per</strong>sone possibile ed evitare da parte loro una delega agli o<strong>per</strong>atori nel<strong>la</strong> cura e nel<strong>la</strong> solidarietà.<br />
D: Se <strong>la</strong> sentirebbe di qualificarlo come una buona pratica?<br />
R: Certamente. È stato una risorsa in più <strong>per</strong> tutta <strong>la</strong> comunità, noi davvero siamo contenti di questa es<strong>per</strong>ienza,<br />
con tutto il dispiacere <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua incertezza.<br />
D: Quale è l’obiettivo specifico del servizio FILI D’ARGENTO?<br />
R: L‟obiettivo che abbiamo indicato nel progetto è il benessere psicofisico dell‟anziano e il monitoraggio sullo<br />
stato di solitudine e sul<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita nel<strong>la</strong> terza età. Mi pare che abbiamo <strong>la</strong>vorato in questa direzione, <strong>per</strong><br />
noi davvero è stato sempre importante cambiare questa tristezza del<strong>la</strong> loro vita in solitudine, qui l‟ambiente<br />
culturale è come se condannasse le <strong>per</strong>sone a restare sole.<br />
D: A quali bisogni risponde in questo territorio?<br />
R: Come ho detto, offrire una alternativa al<strong>la</strong> solitudine che viene vissuta dagli anziani e accompagnarli verso il<br />
mantenimento di una buona qualità del<strong>la</strong> vita <strong>per</strong> evitare che si <strong>la</strong>scino andare e che <strong>per</strong> depressione o <strong>per</strong> ali<br />
problemi si chiudano in se stessi e non si sentano più parte del<strong>la</strong> comunità.<br />
D: Cosa c’é già in questo territorio e cosa manca?<br />
R: A Caltanissetta si sta sviluppando un buon livello di impegno e di assistenza da parte delle associazioni .<br />
Davvero molti si sono attivati <strong>per</strong> rispondere ai bisogni del territorio, che se non sarebbero restati irrisolti. Quello<br />
che manca, <strong>per</strong>ò, è un buon intervento di servizio sociale da parte del Comune, un coordinamento efficace di<br />
tutte queste realtà associative e anche un sostegno economico a questi progetti, che possa dare loro continuità e<br />
stabilità.<br />
Nonostante <strong>la</strong> validità delle iniziative, testimoniata dagli stessi anziani, che sono i primi a sostenerne l‟efficacia e<br />
a volere <strong>la</strong> stabilità dei servizi, spesso ci sono momenti di vuoto nei finanziamenti che mettono tutti in crisi.<br />
Anche gli stessi o<strong>per</strong>atori che sono sempre in dubbio sul loro futuro e non sanno se cercare <strong>la</strong>voro altrove o<br />
continuare a <strong>la</strong>vorare in quest‟ambito.<br />
D: Mi può raccontare brevemente come è nata questa iniziativa? Chi ha avuto l’idea? C’era già una<br />
col<strong>la</strong>borazione tra questi soggetti? Da chi è venuto il finanziamento? È stata fatta una progettazione<br />
condivisa? È stato realizzato un monitoraggio ? È stata effettuata una valutazione condivisa dei risultati<br />
raggiunti?<br />
R: L‟allora sindaco fece <strong>la</strong> proposta al presidente del<strong>la</strong> nostra associazione, che già aveva visto impegnata nel<br />
territorio, di occuparsi stabilmente degli anziani ed è stato cosi che <strong>la</strong> progettazione fu fatta insieme all‟assessore<br />
al<strong>la</strong> solidarietà sociale e poi il progetto fu approvato dal Comune e finanziato <strong>per</strong> i primi anni.<br />
Anche rispetto al<strong>la</strong> sede ci fu data una parte di uno stabile di proprietà del Comune, ma abbiamo provveduto noi<br />
a sistemarlo, anche con l‟aiuto degli anziani, che hanno partecipato attivamente ai <strong>la</strong>vori di pulizia e<br />
ristrutturazione dei locali, anche all‟arredamento. Certo il finanziamento non era tale da poter provvedere con<br />
838
quei fondi <strong>per</strong>ò è stato un bene cosi anche gli anziani si sono attivati e considerano il centro anche loro proprio<br />
<strong>per</strong>ché lo hanno sistemato tutti insieme (quelli che potevano, si intende).<br />
D: Il servizio è legato al<strong>la</strong> presenza di finanziamenti temporanei (cioè sul<strong>la</strong> base di progettazioni annuali o<br />
triennali es. ) o è “stabile” (ha già su<strong>per</strong>ato quel<strong>la</strong> fase, non è mai stato legato a progetti)<br />
R: Il vero problema di questo servizio è che non è mai diventato stabile, siamo soggetti sempre agli alti e bassi<br />
dei cambi al governo del<strong>la</strong> città. Ad esempio da quando ci sono state le elezioni (con un cambiamento di parte<br />
politica) stiamo incontrando grosse difficoltà e addirittura il servizio è a rischio <strong>per</strong>ché non sono stati rinnovati i<br />
finanziamenti, pur minimi, all‟interno del bi<strong>la</strong>ncio del Comune <strong>per</strong> le nostre attività. In questo <strong>per</strong>iodo gli<br />
o<strong>per</strong>atori <strong>la</strong>vorano come volontari, non ci sono fondi <strong>per</strong> gli stipendi .<br />
Gli anziani stessi, che ormai ci conoscono e hanno legato con gli o<strong>per</strong>atori, sono preoccupati <strong>per</strong> loro. Ovvia<br />
anche <strong>per</strong>ché non vogliono che se ne vadano e si <strong>per</strong>da tanto <strong>la</strong>voro fatto insieme negli anni.<br />
D: Gli ideatori del servizio (chi l’ha realizzato all’inizio) è ancora presente? Se sì, il servizio sarebbe in<br />
grado di continuare anche <strong>la</strong> presenza di tali <strong>per</strong>sone?<br />
R: Siamo ancora tutti attivi al servizio, ma siamo contenti di vedere che siamo sempre meno noi ad essere<br />
trainanti, penso che ormai un folto gruppo di anziani ha maturato una solida appartenenza e come gruppo è in<br />
grado di andare avanti anche se viene sostenuto da altre <strong>per</strong>sone.<br />
La preoccupazione è che si chiuda e basta e non ci sia più nessuno, dopo noi. Vede già stamattina sono qua in<br />
più di quaranta <strong>per</strong>ché s<strong>per</strong>ano che questa intervista sia un modo <strong>per</strong> difendere il servizio e vogliono dire <strong>la</strong> loro.<br />
D: L’es<strong>per</strong>ienza è stata esportata in altri contesti? O il servizio è nato sul modello di altri servizi analoghi?<br />
R: Non saprei, in effetti, se è stato fatto qualcosa del genere altrove. Noi abbiamo costruito <strong>la</strong> nostra offerta<br />
dall‟ascolto del bisogno del territorio, non conoscevamo nessuna altra realtà che facesse qualcosa del genere.<br />
Quello che facciamo è stato un lento adattamento (a partire da un servizio di animazione degli anziani) alle loro<br />
richieste, a quello che coglievamo nei colloqui, alle es<strong>per</strong>ienze di gruppo. Gli anziani sono i primi, una volta<br />
ascoltati, a poter dire cosa serve loro <strong>per</strong> cui man mano è stato questo il criterio che abbiamo seguito, leggere i<br />
loro bisogni e cercare creativamente una soluzione a basso costo economico, viste le nostre difficoltà, che <strong>per</strong>ò<br />
avesse invece sempre valore dal punto di vista delle re<strong>la</strong>zioni contro <strong>la</strong> solitudine.<br />
D: Quali sono le risorse materiali e immateriali (professionalità, contatti, sostegni espliciti…..) di cui si<br />
avvale il servizio? Quale <strong>la</strong> principale risorsa? Quale è stata <strong>la</strong> più carente? Quali le difficoltà? Le<br />
criticità?<br />
R: L‟associazione ha investito nel<strong>la</strong> struttura i suoi fondi, provvedendo ad esempio all‟allestimento del<strong>la</strong><br />
segreteria, agli impianti di sicurezza (videocamere, ecc.) al<strong>la</strong> <strong>la</strong>vanderia e a tutti i servizi logistici che fanno sì<br />
che il centro possa essere utilizzato non solo come punto di ascolto ma anche come <strong>la</strong>boratorio artigianale, sa<strong>la</strong><br />
da ballo, sa<strong>la</strong> riunione; abbiamo anche una cucina industriale <strong>per</strong> i <strong>la</strong>boratori e <strong>per</strong> le iniziative come <strong>la</strong> torta<br />
del<strong>la</strong> nonna. Come <strong>per</strong>sonale, dispone di una assistente sociale, formata anche come mediatore familiare, di una<br />
psicologa, un o<strong>per</strong>atore socio-assistenziale e di animatori.<br />
La criticità è sempre <strong>la</strong> stessa, mi pare di averne già par<strong>la</strong>to: <strong>la</strong> stabilità economica del servizio.<br />
Fatti salvi gli investimenti iniziali fatti con i fondi dell‟associazione, tutto il resto va avanti con finanziamenti<br />
sempre incerti, non si sa se li danno, non se ne sa l‟importo concesso. Si sta in attesa di poter continuare, senza<br />
sa<strong>per</strong>e se e quante delle cose che attiviamo potremo rinnovare, ad esempio al momento abbiamo <strong>la</strong>sciato a casa<br />
gli animatori <strong>per</strong>ché non possiamo coprire gli stipendi, e assistente sociale e o<strong>per</strong>atore sono praticamente<br />
volontari.<br />
Quando ci sono questi <strong>per</strong>iodi riduciamo al massimo le attività che hanno costi e cerchiamo di mantenere i<br />
legami tra gli anziani e i nostri con gli anziani con molta creatività e inventando cose che non hanno costi ma che<br />
li mettano lo stesso in condizione di stare meglio.<br />
Ovviamente non possiamo avere nessuna lungimiranza nelle attività progettuali , stando in questa situazione.<br />
D: Sono stati ottenuti risultati “indiretti” con l’intervento? (Es. un gruppo di auto mutuo aiuto, un luogo<br />
di socializzazione <strong>per</strong> utenti/familiari) Sono stati realizzati gli obiettivi?<br />
R: A noi sembra che gli obiettivi, nonostante tutte le difficoltà, siano stati raggiunti e che anzi siamo andati<br />
anche un po‟ oltre le nostre stesse aspettative, visto che gli anziani si sono mobilitati cosi fortemente sia in difesa<br />
del servizio protestando <strong>per</strong> <strong>la</strong> nostra difficoltà – pensi che hanno fatto anche sit in davanti al Comune – sia <strong>per</strong><br />
essere loro protagonisti in prima <strong>per</strong>sona del<strong>la</strong> solidarietà tra loro stessi. È nata una solidarietà informale tra loro.<br />
Hanno attivato anche catene di contatti telefonici, si vedono a prescindere da noi <strong>per</strong> farsi visita, <strong>per</strong> andare fuori<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> pizza e cose del genere, questo è un risultato desiderato, certo, ma ins<strong>per</strong>ato.<br />
In più il centro di aggregazione è diventato punto di riferimento non solo <strong>per</strong> gli anziani ma anche <strong>per</strong> le loro<br />
famiglie. Se sono lontane chiamano qua <strong>per</strong> avere notizie degli anziani, se sono vicine partecipano o passano,<br />
insomma restano in contatto con loro anche tramite noi.<br />
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D: Esistono forme di monitoraggio dei risultati? Viene effettuata una valutazione <strong>per</strong>iodica e con quali<br />
strumenti?<br />
R: Prepariamo re<strong>la</strong>zioni semestrali e annuali, che vengono ancor inviate al Comune <strong>per</strong> fare una valutazione dei<br />
nostri progetti. Anche al nostro interno con <strong>la</strong> stessa tempistica facciamo un <strong>la</strong>voro di equipe di verifica.<br />
D: Quale l’impatto nel quartiere, nel territorio?<br />
R: Per quello che ho osservato, è come se si fosse cambiata <strong>la</strong> mentalità rispetto all‟idea di anziano, si sta<br />
radicando nel tessuto cittadino un nuovo modo di intendere questa fase del<strong>la</strong> vita, di considerare cosa si può fare<br />
o no, come si può vivere, si vedono gli anziani in giro <strong>per</strong> le strade molto di più e a orari diversi, non solo <strong>per</strong><br />
andare a prendere <strong>la</strong> pensione o <strong>per</strong> fare <strong>la</strong> spesa.<br />
D: Futuro: cosa manca al progetto e cosa potrebbe essere fatto ancora <strong>per</strong> rispondere ai bisogni delle<br />
famiglie?<br />
R: Adesso le ripeto di nuovo un‟altra volta quello che <strong>per</strong> noi è più grave. Non possiamo pensare al futuro senza<br />
avere <strong>la</strong> garanzia del sostentamento economico da parte dell‟ente pubblico.<br />
Se poi ci fosse invece riconoscimento e spazio, e fosse tale anche da guardare avanti ampliando i servizi,<br />
bisognerebbe investire sull‟assistenza domiciliare agli anziani soli, magari con un servizio mensa, da fare al<br />
domicilio o qui da noi al centro, e garantire un servizio navetta <strong>per</strong> i mercati rionali e i su<strong>per</strong>mercati, <strong>per</strong> tutti<br />
quelli che sono ancora in condizione di provvedersi da soli , ma che vivono troppo distante e non riescono a fare<br />
<strong>la</strong> spesa da soli.<br />
Certo, al<strong>la</strong> luce dei nuovi eventi (mancato finanziamento e totale disinteresse da parte dell'attuale<br />
Amministrazione Comunale) ci sarebbe da scrivere un nuovo capitolo: gli iscritti sono scesi in Piazza a<br />
manifestare con un sit - in, hanno ri<strong>la</strong>sciato dichiarazioni ai giornali e alle emittenti televisive, ecc. Insomma<br />
tutte cose che sarebbero state impensabili due o tre anni fa. Dopo diverse Assemblee Generali sono stati gli<br />
stessi iscritti a volere che il progetto continuasse, nonostante tutto.<br />
Così, mentre molte Associazioni hanno chiuso i battenti, Fili d'Argento sta avendo <strong>la</strong> forza di continuare (a<br />
gonfie vele!) grazie esclusivamente alle sottoscrizioni volontarie degli iscritti : piccoli contributi che variano da<br />
due € <strong>per</strong> <strong>la</strong> palestra e serate danzanti a sette € <strong>per</strong> <strong>la</strong> pizza. Ad ottobre a bbiamo organizzato <strong>la</strong> Festa dei Nonni<br />
(durata un mese) con vari appuntamenti, tra i quali un incontro dibattito sul<strong>la</strong> sicurezza degli anziani, con <strong>la</strong><br />
partecipazione del Vicequestore di Caltanissetta.<br />
Dicembre è pienissimo di iniziative: mostra di quadri ( di un nostro Associato),serate danzanti, pizza, tombo<strong>la</strong>te,<br />
cenone di fine anno e <strong>per</strong>fino un presepe monumentale (a<strong>per</strong>to al pubblico dal dicembre al gennaio). Il sarà<br />
<strong>la</strong> Festa dei nonni e dei nipoti, con spettacoli <strong>per</strong> bambini, ragali e torte preparate dalle nonne nel<br />
nostro <strong>la</strong>boratorio. Al<strong>la</strong> festa sono stati invitati, come di consuetudine, i bambini delle Case Famiglie, che<br />
riceveranno tutti un dono frutto di una precedente raccolta.<br />
Chiaramente rimangono fisse le giornate dedicate al<strong>la</strong> palestra, il <strong>la</strong>boratorio di cucito, i pomeriggi di animazione<br />
del mercoledì e giovedì. Insomma tutto procede con il vento in poppa!<br />
Certo, le difficoltà sono tante soprattutto quelle economiche: capisci bene che "amministriamo spiccioli"..... Ad<br />
ogni modo si dice "l'ottimismo è il sale del<strong>la</strong> vita" e Noi siamo orgogliosi <strong>per</strong> quello che abbiamo fatto, quello<br />
che facciamo e faremo.<br />
Tuttavia al<strong>la</strong> disattenzione dell'Amministrazione Comunale, nei confronti di tutti i progetti esistenti, è seguita <strong>la</strong><br />
solidarietà e <strong>la</strong> vicinanza del<strong>la</strong> Città : dal Comitato di Quartiere (che ha indetto un'Assemblea in cui hanno<br />
discusso anche del nostro Centro di Aggregazione) ai commercianti, ai tanti cittadini che hanno espresso <strong>la</strong> loro<br />
indignazione e ci hanno incoraggiato ad andare avanti; dagli o<strong>per</strong>atori (che hanno continuato a dedicare il loro<br />
tempo libero al progetto) ai parroci, soprattutto quelli dei quartieri più poveri. Come potevamo chiudere i<br />
battenti? Una responsabilità troppo grande nei confronti del<strong>la</strong> città, una sconfitta troppo dura da incassare.<br />
Francamente non riesco a capire certi politici. In più occasioni ho fatto presente al Sindaco e all'Assessore (anche<br />
con dichiarazioni pubbliche, tramite le emittenti televisive) che Noi non vogliamo a tutti i costi il finanziamento<br />
(i fatti lo dimostrano), Noi desideriamo innanzitutto <strong>la</strong> vicinanza, <strong>la</strong> presenza, l'incoraggiamento, il<br />
riconoscimento del nostro <strong>la</strong>voro (che non è cosa da poco) da parte di chi ci rappresenta.<br />
Il Sindaco è sparito, l'Assessore è <strong>la</strong>titante, non riesci a par<strong>la</strong>re con qualcuno ,se sei fortunato ogni tanto ti<br />
contatta telefonicamente l'impiegata dell'Ufficio Sport <strong>per</strong> comunicarti che salta il turno in Palestra, il giorno<br />
prima e senza alcuna spiegazione. Questo succede da quando abbiamo reso pubblico che il Progetto sopravvive<br />
grazie esclusivamente alle sottoscrizioni provenienti anche dal<strong>la</strong> palestra. Solo Coincidenza? Sarà... ma io non ci<br />
credo.<br />
Credo che <strong>la</strong> verità sia un'altra: il progetto costava troppo poco, solo . € all'anno incluso <strong>la</strong> gita in pullman<br />
granturismo! " Come fa a costare così poco e ad ottenere un così grande successo?" , è stata <strong>la</strong> domanda costante<br />
del<strong>la</strong> Dirigente. Il Comune ci doveva ancora . € , il saldo <strong>per</strong> l'anno , che ci è stato dato (nel settembre ) solo<br />
dopo <strong>la</strong> pretesa (assolutamente ingiustificata e non dovuta, in quanto non si trattava di contributo ma di<br />
840
acquisizione di progetto) del<strong>la</strong> rendicontazione. Richiesta soddisfatta puntigliosamente. La risposta è stata:<br />
"Abbiamo visto, abbastanza veritiera".<br />
Cara Roberta, in Sicilia succede anche questo: "L'affare sociale non può costare poco!". Ritengo che, <strong>per</strong><br />
qualcuno, Fili d'Argento, con i suoi iscritti, è un affare che disturba non poco quindi non solo non va finanziato<br />
ma va fermato a tutti i costi, cominciando col fare chiudere il contatore dell'acqua all'unico centro di<br />
aggregazione <strong>per</strong> gli anziani del<strong>la</strong> Città, di proprietà del Comune costato ZERO CENTESIMI alle casse<br />
comunali o facendo saltare i turni in palestra, senza mettere nul<strong>la</strong> <strong>per</strong> iscritto e con <strong>la</strong> consapevolezza di arrecare<br />
grossi danni al progetto: economici e di disagio <strong>per</strong> gli utenti, molti ultrasettantenni che raggiungono <strong>la</strong> palestra a<br />
piedi.<br />
Mi chiedo, siamo così sicuri che <strong>la</strong> Giunta non finanzi altre iniziative e altri Enti, <strong>la</strong> cui gestione è storicamente<br />
fallimentare, a discapito di chi invece si impegna <strong>per</strong> costruire una nuova realtà, che dia spazio soprattutto<br />
all'uomo inteso come soggetto pensante, protagonista del<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> Città? In Sicilia potrebbe accadere anche<br />
questo ! Scusami <strong>per</strong> queste parole, forse forti e crude ma saranno le stesse parole che accompagneranno i miei<br />
auguri di Natale al Sig. Sindaco e al<strong>la</strong> sua Giunta, ai Sig.ri Consiglieri e a quanti si prodigano affinché "l'affare<br />
sociale costi troppo".<br />
Altre due cose riferirò al Sindaco, unitamente agli Auguri di Buon Natale: <strong>la</strong> prima, il fatto che non abbia<br />
mantenuto <strong>la</strong> promessa fatta pubblicamente di acquistare tute e scarpette ginniche <strong>per</strong> i nostri iscritti, non<br />
significa che si debba sentire in colpa, tanto da non mettere più piede nel Centro di Aggregazione (<strong>la</strong> cui struttura<br />
è di proprietà del Comune).La saggezza degli anziani ha fatto sì di comprendere che non tutto dipende dal<strong>la</strong><br />
propria volontà (si dice "basta il pensiero"). La seconda, <strong>la</strong> sera di Natale quando si siederà a tavo<strong>la</strong> con <strong>la</strong> sua<br />
<strong>famiglia</strong>, rivolga solo un pensiero al<strong>la</strong> Sig.ra G. del Progetto Fili D'argento, che ha <strong>per</strong>so il marito e poi il suo<br />
unico figlio e che trascorre il S.to Natale nel suo dolore . Rivolga anche un solo pensiero a tutti quegli anziani,<br />
che lui stesso ha incontrato più volte, durante le nostre attività e che, stringendogli <strong>la</strong> mano, riponevano <strong>la</strong><br />
loro fiducia e le loro legittime aspettative.<br />
nel mese di novembre del , ho incontrato il Sindaco face to face nel suo Ufficio, presso il Comune. Al<strong>la</strong> fine del<br />
nostro dialogo mi ha chiesto cosa pensavano di lui i nostri iscritti, non mi sentii di dare una risposta. A poco più<br />
di un anno, <strong>la</strong> risposta l'ha ricevuta e <strong>la</strong> troverà giusto nelle interviste che tu hai condotto.<br />
Mi auguro di avere risposto al<strong>la</strong> tua richiesta di notizie sulle sorti del progetto. Come vedi <strong>la</strong> caparbietà e <strong>la</strong><br />
consapevolezza del giusto vince sempre (almeno fino ad oggi!) e poi ho sco<strong>per</strong>to cosa realmente significa<br />
confronto, contatto con <strong>la</strong> gente, sa<strong>per</strong>e ascoltare, decidere assieme ed agire. Ti pare poco?<br />
3.3.3.2. Trascrizione intervista assistente sociale coordinatore, FACL2<br />
D: Quali sono i punti di eccellenza del PROGETTO FILI D’ARGENTO?<br />
R: Dal mio punto di vista questo progetto ha portato una ventata di novità nel<strong>la</strong> città e ha cambiato tante cose.<br />
dovrebbe vedere, adesso che verranno <strong>per</strong> par<strong>la</strong>re coi lei, che energia e che impegno hanno i nostri anziani! È<br />
stato bene portarli fuori dalle case, dar loro un posto e delle occasioni <strong>per</strong> riscoprirsi vivi e attivi, molti di loro<br />
sono <strong>per</strong>fettamente autosufficienti altri no, <strong>per</strong>ò riescono a fare gruppo lo stesso e a mettere in comune tante<br />
cose. quando abbiamo sistemato <strong>la</strong> sede, ad esempio, tutti quelli che potevano hanno fatto qualcosa, le signore le<br />
tende, gli uomini altri <strong>la</strong>vori, hanno dato una mano a sistemare… prima non era cosi bello questo posto, quando<br />
lo abbiamo avuto era in condizioni pessime, <strong>la</strong> struttura era solida ma era stata tenuta malissimo, sporca e piena<br />
di cose vecchie, abbiamo sistemato tutto e chi poteva ha dato una mano, anche <strong>per</strong> questo ora <strong>la</strong> sentono come<br />
loro e si ribel<strong>la</strong>no all‟idea che non rinnovino il progetto.<br />
Vede, anche il sostegno psicologico, vero che è ci pensa <strong>la</strong> psicologa (e <strong>la</strong>vora molto soprattutto con le <strong>per</strong>sone<br />
sole) <strong>per</strong>ò è come se lo facessero anche tra di loro, e fanno una catena di contatti <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>e se qualcuno non c‟è<br />
come sta, che fa, se ha problemi.<br />
Quando all‟inizio avevamo proposto l‟attività motoria, sembrava una cosa assurda: anziani in palestra e <strong>per</strong> di<br />
più uomini e donne insieme! Ci sono state molte resistenze culturali, all‟inizio, poi sono stati loro stessi, tramite<br />
in passa paro<strong>la</strong>, ad aggiungersi e a trovarsi in gruppo.<br />
E poi il nostro territorio ha una grossa <strong>per</strong>centuale di anziani che hanno figli, non sono soli, ma i figli sono<br />
emigrati <strong>per</strong> <strong>la</strong>voro, qui <strong>la</strong>voro non ce ne è, almeno il % degli anziani hanno figli in altre parti di Italia o anche<br />
all‟estero, <strong>la</strong> loro è una solitudine diversa, non sono abbandonati dai figli, abbiamo visto che i figli li chiamano<br />
spesso anche qua da noi, e si informano ad esempio su come stanno e se noi facciamo delle segna<strong>la</strong>zioni alle<br />
famiglie in qualche modo <strong>per</strong> come possono si attivano, ma anche se il legame resta di fatto sono soli, non hanno<br />
nipoti di cui occuparsi, non hanno con chi condividere il quotidiano, anzi certe volte abbiamo notato nei colloqui<br />
con <strong>la</strong> psicologa che gli anziani tengono i figli all‟oscuro dei loro problemi <strong>per</strong>ché tanto sono lontani e non<br />
vogliono dare pensiero, ma in questi casi quando <strong>la</strong> psicologa poi contatta i figli e li informa o semplicemente li<br />
allerta su alcune cose, poi è meglio <strong>per</strong> tutti.<br />
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Una altra cosa importante è <strong>la</strong> sensibilizzazione degli anziani stessi e il loro coinvolgimento in prima <strong>per</strong>sona<br />
come volontari a vantaggio di quelli che stanno a casa e che non sono spesso autosufficienti. Loro stessi riescono<br />
a provvedere al<strong>la</strong> spesa, ad esempio, o anche semplicemente alle visite <strong>per</strong> non <strong>la</strong>sciare iso<strong>la</strong>te le <strong>per</strong>sone che<br />
non possono uscire.<br />
Altra cosa che ha dato buoni risultati è stata l‟organizzazione di feste <strong>per</strong> i nipoti in sede. Forse <strong>per</strong> molti nipoti<br />
andare a casa dei nonni può essere noioso o triste vederli seduti a casa magari non possono o non sanno giocare<br />
con loro, o sono un po‟ depressi e chiusi nel loro ambiente e cosi i nipoti ne hanno una idea brutta, mentre venire<br />
ad una festa dove vedono i nonni allegri, che hanno amici, che possono bal<strong>la</strong>re con loro, che preparano le torte<br />
tutti insieme, che fanno il karaoke, <strong>per</strong>mette anche di mantenere una immagine diversa e anche una re<strong>la</strong>zione<br />
diversa.<br />
Le feste sono sempre state un successo anche <strong>per</strong> quelli che nipoti non hanno, è come se i nipoti potessero viverli<br />
in una luce migliore ed è un momento bello e allegro <strong>per</strong> tutti.<br />
Con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di altre associazioni che seguono i bambini svantaggiati del<strong>la</strong> città abbiamo anche<br />
s<strong>per</strong>imentato attività comuni, in modo che i nostri anziani possano essere anche una sorta di “nonni sociali” <strong>per</strong><br />
bambini che hanno situazioni difficili a casa, le nonne fanno le torte, vengono qui a giocare … sono sempre bei<br />
momenti <strong>per</strong> tutti.<br />
D: Se <strong>la</strong> sentirebbe di qualificarlo come una buona pratica?<br />
R: Si, certo, <strong>per</strong> quello che osservo ogni giorno credo che possa considerarsi molto positivo, anche al di là di<br />
quello che avevamo s<strong>per</strong>ato.<br />
D: Che ruolo svolge in questo servizio? Quali sono i suoi compiti? Quali le azioni concrete che svolge? A<br />
favore di quali beneficiari (se ci sono tipologie diverse di beneficiari)? Quali obiettivi pensa di <strong>per</strong>seguire<br />
in questo servizio?<br />
R: Assistente sociale coordinatore, sono anche mediatore familiare (è una qualifica ottenuta facendo un corso<br />
professionale regionale) ma ancora non mi è capitato di svolgere attività in questo ruolo. Mi occupo di tenere i<br />
contatti con gli Enti, l‟assessorato, il Tribunale, ecc.<br />
Dagli assistenti sociali del Comune riceviamo le segna<strong>la</strong>zioni degli anziani soli da inserire nel progetto o<br />
comunque da contattare. Nel tempo cerchiamo di <strong>la</strong>vorare in rete anche con altre associazioni e quindi mi<br />
occupo di tenere i contatti con loro, ad esempio con gli scout, l‟unione italiana ciechi. Per seguire gli anziani, o<br />
anche <strong>per</strong> avere notizia del<strong>la</strong> loro esistenza, siamo in contatto anche con le case di riposo. Pure le parrocchie,<br />
sono punti di riferimento importanti, sia <strong>per</strong> diffondere le nostre iniziative, sia <strong>per</strong> avere notizia di anziani soli o<br />
in difficoltà, che poi cerchiamo di raggiungere e coinvolgere.<br />
D: Quale era a suo parere il punto di partenza? Quale il punto a cui siete arrivati? Quali elementi l‟hanno<br />
facilitata nel raggiungimento di questi obiettivi?<br />
R: Il punto di partenza era <strong>la</strong> volontà di rispondere al bisogno di qualità del<strong>la</strong> vita nel<strong>la</strong> terza età. Di non<br />
considerare l‟età come limite, come chiusura con <strong>la</strong> normalità di una vita di re<strong>la</strong>zione, ma di avere <strong>per</strong> ogni<br />
momento del<strong>la</strong> vita il massimo possibile attivando tante risorse nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona e attorno al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona. Di fare<br />
uscire dalle case e dal<strong>la</strong> solitudine tante <strong>per</strong>sone, di mettere “in circolo” le risorse - competenze, disponibilità -<br />
che molti anziani hanno e che vanno <strong>per</strong>se proprio <strong>per</strong>ché non trovano occasioni <strong>per</strong> essere impiegate. Gli<br />
anziani autosufficienti sono una risorsa <strong>per</strong> <strong>la</strong> comunità anche <strong>per</strong> gli anziani non autosufficienti, in più in questo<br />
impegno su<strong>per</strong>ano il rischi di depressione che colpisce molti dopo <strong>la</strong> pensione quando non hanno più niente da<br />
fare e o sono soli o hanno i figli e i nipoti lontani.<br />
Volevamo che non si <strong>per</strong>desse il loro potenziale, oltre a dare soddisfazione ai bisogni.<br />
Quello che ci ha aiutati e ha fatto sì che andasse in questa direzione è stata proprio <strong>la</strong> risposta degli anziani, <strong>la</strong><br />
loro partecipazione, l‟adesione al<strong>la</strong> linea del progetto, anzi chiedendo sempre di più ci hanno spinto a non<br />
fermarci alle prime iniziative ma a promuovere sempre cose diverse.<br />
D: Ritiene che sia aumentato il senso di “autoefficacia” dei destinatari del servizio? Che siano stati<br />
valorizzati? Che si siano sentiti protagonisti dell’intervento (effetto empowerment)?<br />
R: Molti anziani, al di là delle loro condizioni di salute, vogliono “esistere” <strong>per</strong> gli altri, metterli in contatto con<br />
altre realtà ad esempio con i minori con problemi con le autorità giudiziarie è stato utilissimo <strong>per</strong> uno scambio e<br />
un arricchimento reciproco. Molto non possono fare i nonni anche se sono nonni <strong>per</strong>ché hanno i nipoti lontani, i<br />
figli sono andati via <strong>per</strong> trovare <strong>la</strong>voro e quindi avere altri giovani, altri “nipoti” con cui spendere il loro tempo è<br />
stato molto bello, sono stati anzi questi ragazzi a insegnare agli anziani ad usare i computer <strong>per</strong> essere più in<br />
contatto con i figli tramite internet, con skype – anche con <strong>la</strong> presenza dell‟o<strong>per</strong>atore socio-sanitario – hanno<br />
fatto insieme al centro es<strong>per</strong>ienza di queste alternative e risorse <strong>per</strong> sentirsi un po‟ più vicini.<br />
Un altro servizio che sta dando ottimi risultati è il “telefono amico al contrario” : abbiamo selezionato e formato<br />
un gruppo di anziani che vengono qui e fanno a turno le telefonate a tutti gli anziani che sono a casa, che sono<br />
soli, che non si vedono <strong>per</strong> un po‟… non si aspetta <strong>la</strong> chiamata di aiuto, ma è un servizio che offriamo <strong>per</strong>ché<br />
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tutti si sentano pensati e non sempre e solo da noi o da una <strong>per</strong>sona ma da molti, cosi anche se non possono<br />
venire il gruppo degli anziani si occupa, si tiene informato di quelli che stanno a casa e poi anche <strong>per</strong> quelli che<br />
ricevono le telefonate è un modo <strong>per</strong> dire cose, magari loro non avevano voglia di chiamare ma qualcuno che<br />
chiede può fare par<strong>la</strong>re molto ed è almeno una cosa positiva nelle giornate di chi sta a casa e le chiamate sono un<br />
conforto.<br />
Tra l‟altro sappiamo che anche se il servizio è attivato qui in sede, ormai spesso si chiamano anche tra loro dalle<br />
loro case, o solo <strong>per</strong> par<strong>la</strong>re o <strong>per</strong> uscire insieme al mercato o <strong>per</strong> altre cose.<br />
D: Da chi o quali strutture si sente supportato nello svolgere il suo <strong>la</strong>voro con le famiglie? Quali ha sentito<br />
come un ostacolo?<br />
R: Più che supporto o ostacolo, ho avvertito una grande indifferenza attorno a noi. Si, sono contenti che il<br />
progetto vada avanti, il Comune <strong>per</strong> molti anni ha apprezzato il nostro <strong>la</strong>voro, ci ha dato <strong>la</strong> sede, ci ha garantito<br />
un finanziamento <strong>per</strong> l‟attività, <strong>per</strong>ò è come se <strong>la</strong> città non avesse fatto proprio il progetto , adesso che al<br />
Comune è cambiata l‟amministrazione si pensa di farci chiudere, come se fossimo una es<strong>per</strong>ienza legata<br />
all‟amministrazione precedente, non una risorsa <strong>per</strong> <strong>la</strong> città a prescindere dalle appartenenze politiche. Ecco<br />
quello che <strong>per</strong> noi è difficile da accettare è proprio questo. Le famiglie si, capiscono e sostengono, <strong>la</strong> maggior<br />
parte ha rilevato un miglioramento dei loro rapporti con gli anziani e quindi contano su di noi, ma ancora non è<br />
una conquista <strong>per</strong> tutta <strong>la</strong> città, in fondo abbiamo iniziato nel copriamo solo alcune centinaia di anziani, non<br />
arriviamo forse a quelli che prendono le decisioni o che possono fare pressioni <strong>per</strong> difenderci.<br />
D: Quale <strong>la</strong> maggiore soddisfazione ottenuta?<br />
R: Quando centinaia di anziani hanno fatto il sit in davanti al Comune <strong>per</strong> protestare contro i tagli al progetto.<br />
Davvero erano là <strong>per</strong> difendere non noi, ma quello che loro stessi facevano e che volevano continuare a fare.<br />
D: Ci sono stati esiti inattesi che si sono rive<strong>la</strong>ti significativi (innovatività)?<br />
R: È stata molto positiva l‟es<strong>per</strong>ienza con i minori del tribunale. Mettere insieme chi non ha <strong>famiglia</strong> o non può<br />
considerar<strong>la</strong> presente nel<strong>la</strong> sua vita e far sì che si s<strong>per</strong>imenti una re<strong>la</strong>zione positiva, di scambio, di rispetto, credo<br />
che sia una pista anche <strong>per</strong> il futuro. Come pure l‟es<strong>per</strong>ienza degli anziani autosufficienti che portiamo nelle<br />
strutture di ricovero e che insieme a noi si attivano <strong>per</strong> offrire sostegno, compagnia, aiuto materiale agli altri<br />
anziani che sono ricoverati e in peggiori condizioni (come fanno anche <strong>per</strong> quelli ma<strong>la</strong>ti a casa), ecco io credo<br />
che sia questo che sta facendo del bene, vivere queste es<strong>per</strong>ienze dove si è utili e dove scoprono che il territorio<br />
ha bisogno di loro almeno quanto loro hanno bisogno dei servizi.<br />
D: Cosa bisognerebbe fare, che non è stato possibile fare <strong>per</strong> carenza di risorse (umane, economiche, di<br />
tempo: specificare)?<br />
R: In questo momento sarebbe già importante potere continuare a fare quello che stiamo facendo.<br />
Non è che non voglia guardare al futuro, idee ne abbiamo tante e gli anziani ne hanno anche più di noi, se fosse<br />
<strong>per</strong> loro faremmo qua attività giorno e notte, <strong>per</strong> loro è uno spazio importantissimo, soprattutto <strong>per</strong> quelli che<br />
hanno le case vuote… ma davvero oggi come oggi non abbiamo più nessuna certezza e vorremmo solo non<br />
<strong>per</strong>dere quello che abbiamo costruito.<br />
D: Efficacia. Può indicare un risultato concreto che ha ottenuto con il suo <strong>la</strong>voro? Quali benefici pensa che<br />
gli utenti abbiano ottenuto attraverso questo tipo di intervento? Sono stati coinvolti e attivati altri soggetti<br />
del<strong>la</strong> rete dei destinatari dell’intervento (caregiver naturali)?<br />
R: Per fare un esempio dei rapporti con le famiglie, come le ho già detto, abbiamo proprio una attenzione<br />
specifica ai contatti con i figli, in partico<strong>la</strong>re quelli lontani, che hanno solo qualche telefonata <strong>per</strong> poter essere<br />
informati delle condizioni dei genitori. Molti figli ci contattano direttamente e sono contenti del fatto che<br />
chiamando non trovano più i genitori sempre a casa, che sentono che vanno in giro, al cinema, qui al centro, che<br />
fanno ginnastica, serate di ballo, feste qui in sede, insomma sono più tranquilli; sa molti si sentono in colpa <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> distanza che impedisce loro di stare vicini ai genitori, molti <strong>la</strong>vorano tutto il giorno e anche <strong>la</strong> telefonata <strong>la</strong><br />
sera è un problema, ma sanno che sono qui soli e ne soffrono ma possono tornare solo <strong>per</strong> poche settimane<br />
all‟anno e <strong>per</strong> il resto non c‟è niente che possono fare, tante volte poi i genitori a loro non dicono le cose come<br />
stanno, invece cosi anche chiamano al centro e hanno loro notizie; se ci sono problemi siamo noi ad avvisarli, se<br />
vediamo che ci sono momenti partico<strong>la</strong>ri li segnaliamo ai figli cosi possono stare più vicini, concordiamo<br />
strategie con i figli <strong>per</strong> il benessere degli anziani, se necessario, nei momenti più brutti. Anche i figli cosi si<br />
sentono meno assil<strong>la</strong>ti dal<strong>la</strong> preoccupazione <strong>per</strong> i genitori e possono essere vicini in un modo diverso, senza<br />
tanta angoscia o senso di colpa <strong>per</strong> <strong>la</strong> distanza.<br />
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D: Ritiene che sia facile <strong>per</strong> gli utenti accedere a questo servizio?<br />
R: Certo, l‟accesso è facile, sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> posizione del centro, sia <strong>per</strong>ché ci sono tanti momenti in cui siamo nel<br />
territorio proprio <strong>per</strong> facilitare l‟entrata in contatto degli anziani.<br />
D: Lavora in équipe con altri o<strong>per</strong>atori del servizio? Come valuta le re<strong>la</strong>zioni con gli altri o<strong>per</strong>atori del<br />
servizio in termini di fiducia, coo<strong>per</strong>atività, reciprocità?<br />
R: Lavoriamo quotidianamente con l‟o<strong>per</strong>atore e con gli animatori, <strong>la</strong> psicologa ha un contratto <strong>per</strong> alcune ore a<br />
settimana ma il rapporto è molto buono e gestiamo in equipe tutti i casi che lo richiedono ma soprattutto <strong>la</strong><br />
progettazione e <strong>la</strong> verifica dei progetti.<br />
Anche <strong>la</strong> psicologa mi segna<strong>la</strong> i casi da tenere sotto partico<strong>la</strong>re controllo, ad esempio abbiamo rilevato una<br />
maggiore propensione al<strong>la</strong> depressione di donne, che si chiudono in se stesse, ma se le famiglie sono di ceto<br />
medio basso tendono a minimizzare i problemi di depressione, non sembra gravi, come se non fosse una<br />
ma<strong>la</strong>ttia, se non hanno danni fisici non si preoccupano, invece possiamo intervenire su questa <strong>per</strong>cezione errata e<br />
migliorare l‟attenzione intorno all‟anziana dei familiari, ma anche noi del centro possiamo dare stimoli diversi<br />
quando veniamo a conoscenza di un caso del genere.<br />
A volte sono anche gli anziani a fare segna<strong>la</strong>zioni ad esempio ad una signora era morto un figlio e si è chiusa in<br />
se stessa ma tutti si sono attivati e l‟hanno convinta a tornare a fare il corso di ballo quasi subito, nessuno si è<br />
scandalizzato come sarebbe avvenuto in passato anzi l‟hanno incoraggiata e sostenuta.<br />
E poi anche gli altri o<strong>per</strong>atori sono motivatissimi, pensi che quando non abbiamo fondi vengono a turno come<br />
volontari facciamo tutti in modo che no si fermi il progetto, siamo una squadra, anche se non abbiamo <strong>la</strong>voro qui<br />
restiamo il più possibile uniti.<br />
D: Soddisfazione. Lei è contenta/o di <strong>la</strong>vorare in questo servizio? Perché? Lei pensa che gli utenti o<br />
l’utente del caso specifico di cui mi raccontava sia/no contento/i del suo <strong>la</strong>voro? Perché?<br />
R: Io sono molto contenta di questa es<strong>per</strong>ienza, ho visto molti risultati, davvero ho avuto molte gratificazioni<br />
professionali e anche il rapporto con gli anziani è molto bello, è un rapporto umano autentico, credo che loro<br />
siano molto legati a noi <strong>per</strong>ché siamo con loro nelle cose di ogni giorno e li accompagniamo in es<strong>per</strong>ienze<br />
positive. Mi sono resa conto che <strong>per</strong> molti di loro, se hanno figli, l‟unico modo <strong>per</strong> avere <strong>la</strong> loro compagnia è<br />
essere ma<strong>la</strong>ti, cosi vengono a curarli, li chiamano esono più presenti, ma se stanno bene i figli pensano alle altre<br />
loro cose e loro sono soli, invece noi siamo con loro anche quando stanno bene, anzi qui trovano senso in questo<br />
benessere sia <strong>per</strong> se stessi sia <strong>per</strong> essere utili agli altri.<br />
Per me dal punto di vista organizzativo il servizio era stato pensato <strong>per</strong> andare benissimo, e andrebbe benissimo<br />
se fosse sostenuto come all‟inizio, abbiamo davvero migliorato passo <strong>per</strong> passo e l‟es<strong>per</strong>ienza è stata bellissima.<br />
D: Futuro. Come vede il futuro di questo servizio?<br />
R: In questo momento è troppo faticoso vederlo … se tagliano i fondi come si farà? io e i colleghi temiamo<br />
davvero che sia ora di cercare un altro <strong>la</strong>voro, anche se ci spezza il cuore <strong>la</strong>sciare questa realtà.<br />
3.3.3.3. Trascrizione intervista o<strong>per</strong>atore socio-assistenziale, FACL3<br />
D: Quali sono i punti di eccellenza del progetto FILI D’ARGENTO?<br />
R: L‟aspetto più importante di quello che si fa in questo progetto è che gli anziani devono agire, non stanno ad<br />
aspettare che qualcuno li aiuti. Non sono solo utenti, o se lo sono avviane solo <strong>per</strong> partico<strong>la</strong>ri aspetti di bisogno,<br />
fuori dai quali da tutti ci si aspetta un contributo al<strong>la</strong> vita del gruppo.<br />
Avrebbe dovuto vedere quanto hanno aiutato nel<strong>la</strong> sistemazione dei locali prima dell‟a<strong>per</strong>tura. Qui prima era una<br />
comunità <strong>per</strong> disabili mentali e non ha idea in che condizioni abbiamo trovato <strong>la</strong> struttura quando ce <strong>la</strong> hanno<br />
assegnata. Abbiamo a<strong>per</strong>to questo centro nel con un comodato d‟uso del Comune ma noi avevamo cominciato le<br />
attività <strong>per</strong> gli anziani già nel , il progetto è partito allora, prima <strong>la</strong>voravamo di più nel territorio, nelle case di<br />
riposo, nelle parrocchie, a casa degli anziani che ci segna<strong>la</strong>vano. Poi c‟erano le attività in palestra, che ha sempre<br />
avuto una sede esterna. È stato importante avere questa sede ha <strong>per</strong>messo di attivare molte più attività e di<br />
coinvolgere gli anziani nel<strong>la</strong> loro realizzazione come primi protagonisti.<br />
Pensi che all‟inizio con <strong>la</strong> navetta portavamo al centro anziani e siamo arrivati a. Questo prima che ci togliessero<br />
i fondi <strong>per</strong> cui non c‟è più navetta ….<br />
Gli anziani iscritti adesso sono più di , proprio ora che dobbiamo ridurre le attività , dispiace molto, davvero,<br />
resto <strong>per</strong> volontariato e <strong>per</strong>ché credo in quello che abbiamo s<strong>per</strong>imentato qua insieme, ma vedere tutto questo<br />
bene <strong>per</strong>dersi solo <strong>per</strong>ché non ha il favore dell‟amministrazione fa proprio rabbia.<br />
D: Se <strong>la</strong> sentirebbe di qualificarlo come una buona pratica?<br />
R: Lo è sicuramente, non comprendo come mai non lo abbiano capito e sostenuto gli amministratori. Non lo<br />
capiamo nessuno.<br />
844
D: Che ruolo svolge in questo servizio? Quali sono i suoi compiti? Quali le azioni concrete che svolge? A<br />
favore di quali beneficiari (se ci sono tipologie diverse di beneficiari)?<br />
R: Mi occupo del<strong>la</strong> segreteria, dei primi colloqui di accoglienza e di registrazione dei bisogni, dei primi contatti<br />
con le famiglie <strong>per</strong> preparare <strong>la</strong> rete di riferimento <strong>per</strong> ogni anziano.<br />
Noi cerchiamo sempre prima di tutto di coinvolgere i gigli o le famiglie degli anziani, non pensiamo che il centro<br />
possa sostituirli, anzi qui possono trovare una mano <strong>per</strong> restare in contatto in modo più positivo, li chiamiamo<br />
<strong>per</strong> coinvolgerli nelle attività, se non possono venire <strong>per</strong>ché sono lontani li teniamo informati, abbiamo con loro<br />
un dialogo a<strong>per</strong>to che li fa stare più tranquilli e allo stesso tempo più presenti nel<strong>la</strong> vita dei genitori.<br />
Seguo anche il telefono amico al contrario, nel senso che siamo noi a chiamare, io o anziani che abbiamo<br />
formato come volontari, <strong>per</strong> stare vicini a quelli che non vediamo al centro. Anche quando sono gli anziani a<br />
chiamare, mi occupo di verificare lo stile del loro o<strong>per</strong>ato, e in qualche modo seguo questa loro disponibilità <strong>per</strong><br />
essere certa che sia in linea con i fini del progetto.<br />
D: Quali obiettivi pensa di <strong>per</strong>seguire in questo servizio? Quale era a suo parere il punto di partenza?<br />
Quale il punto a cui siete arrivati? Quali elementi l’hanno facilitata nel raggiungimento di questi obiettivi?<br />
R: La nostra scelta è stata fin dall‟inizio quel<strong>la</strong> di <strong>la</strong>vorare insieme agli anziani, invece che solo <strong>per</strong> gli anziani.<br />
Quando abbiamo iniziato sembrava una idea lontanissima dal<strong>la</strong> realtà, <strong>per</strong> <strong>la</strong> cultura del posto gli anziani erano<br />
una categoria svantaggiata da assistere e basta, un peso <strong>per</strong> le famiglie, un problema <strong>per</strong> i servizi, invece<br />
l‟es<strong>per</strong>ienza ha mostrato quanto fosse errato questo modo di pensare e il fatto che tra gli anziani stessi ci siano<br />
stati quelli convinti del nostro modo di fare che hanno anche agito <strong>per</strong> diffondere questa idea tra gli altri anziani<br />
ci ha aiutato molto. Io credi che l‟es<strong>per</strong>ienza diretta sia stata l‟arma vincente sia <strong>per</strong> convincere gli anziani ad un<br />
modo diverso di vivere, sia <strong>per</strong> cambiare un po‟ <strong>la</strong> mentalità delle famiglie e del<strong>la</strong> comunità in genere sugli<br />
anziani.<br />
D: Da chi o quali strutture si sente supportato nello svolgere il suo <strong>la</strong>voro con le famiglie? Quali ha sentito<br />
come un ostacolo?<br />
R: Le associazioni che hanno condiviso con noi i progetti sono state importanti, come pure le case riposo e le<br />
parrocchie dove andavamo a fare le attività prima di avere una sede, sono state loro a fare da ponte con il<br />
territorio e a metterci in contatto con gli anziani. Anche il Tribunale e i servizi che hanno partecipato alle<br />
giornate tra anziani e minori con problemi giudiziari. Anche le famiglie degli anziani ci hanno sostenuto, man<br />
mano che capivano il nostro obiettivo hanno partecipato <strong>per</strong> come potevano accogliendo molte nostre proposte.<br />
D: Quale <strong>la</strong> maggiore soddisfazione ottenuta? Ci sono stati esiti inattesi che si sono rive<strong>la</strong>ti significativi<br />
(innovatività)?<br />
R: A me è partico<strong>la</strong>rmente cara l‟es<strong>per</strong>ienza dei “nonni sociali” , vengono invitati qui al centro o si fanno attività<br />
in comune con bambini poveri del<strong>la</strong> città o che hanno problemi a casa e i nostri anziani trascorrono tempo con<br />
loro come pomeriggi con i loro nipoti, le donne fanno torte, giocano insieme, insomma è un bel momento: ecco<br />
io credo che c‟era bisogno di servizi cosi, <strong>per</strong>ché nessuno aveva mai trattato gli anziani come esseri umani con<br />
tanto da dare, sempre tutti pensano ad assisterli nei bisogni materiali<br />
R: Se ci <strong>la</strong>sciassero continuare sono convinta che gli anziani stesi, insieme a noi, porterebbero ancora avanti i<br />
progetti, finora abbiamo risposto alle richieste, è stato difficile dover ridimensionare <strong>per</strong> i tagli, ci manca poter<br />
contare sul<strong>la</strong> navetta, ci manca poter avere gli animatori nel territorio, ci manca non poter stare noi qui in<br />
servizio <strong>per</strong> il tempo opportuno … Cosa faremmo non so, verrebbe da sé, certo è che fino a quando è stato<br />
possibile abbiamo guardato avanti e fatto tante cose.<br />
D: Efficacia. Può indicare un risultato concreto che ha ottenuto con il suo <strong>la</strong>voro? Quali benefici pensa che<br />
gli utenti abbiano ottenuto attraverso questo tipo di intervento? Sono stati coinvolti e attivati altri soggetti<br />
del<strong>la</strong> rete dei destinatari dell’intervento (caregiver naturali)? Ritiene che sia aumentato il senso di<br />
“autoefficacia” dei destinatari del servizio? Che siano stati valorizzati? Che si siano sentiti protagonisti<br />
dell’intervento (effetto empowerment)? Ritiene che sia facile <strong>per</strong> gli utenti accedere a questo servizio?<br />
R: Il primo beneficio secondo me è stato <strong>per</strong>cepirsi di nuovo come utili e attivi , avere un gruppo di riferimento,<br />
gente con cui par<strong>la</strong>re, uscire, vivere: si vede che <strong>per</strong> loro è bene anche da quanto si attivano ormai da soli nelle<br />
organizzazioni, quest‟anno <strong>per</strong> <strong>la</strong> festa dei nonni ad ottobre stanno pensando a tante iniziative e sono i primi<br />
promotori.<br />
E anche le famiglie ne sono contente , nei <strong>per</strong>iodi di Natale e Pasqua spesso gli anziani invitano i figli qui e <strong>per</strong><br />
loro è un modo di condividere <strong>la</strong> vita dei genitori , partecipano volentieri,. Avere una cucina industriale<br />
attrezzata è una bel<strong>la</strong> opportunità, si impastano pizze, torte, si preparano pranzi e cene e in gran parte a o<strong>per</strong>a<br />
loro.<br />
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D: Lavora in équipe con altri o<strong>per</strong>atori del servizio? Come valuta le re<strong>la</strong>zioni con gli altri o<strong>per</strong>atori del<br />
servizio in termini di fiducia, coo<strong>per</strong>atività, reciprocità?<br />
R: Molto bene, credo che il segreto stia nel fatto che crediamo tutti nel<strong>la</strong> bontà di questa es<strong>per</strong>ienza. È un <strong>la</strong>voro<br />
di squadra continuo , ci facciamo le segna<strong>la</strong>zioni, verifichiamo insieme i <strong>per</strong>corsi, anche con <strong>la</strong> psicologa che<br />
purtroppo è qui solo a ore <strong>per</strong> ragioni economiche riusciamo a fare un <strong>la</strong>voro coordinato. Purtroppo abbiamo<br />
dovuto sospendere i colleghi che andavano in giro a fare animazione nelle case di riposo, nelle parrocchie e a<br />
domicilio, costava troppo, ma è stata una <strong>per</strong>dita anche <strong>per</strong> il <strong>la</strong>voro di equipe, erano occhi importanti sul<br />
territorio.<br />
D: Soddisfazione. Lei è contenta/o di <strong>la</strong>vorare in questo servizio? Perché?<br />
R: Fin dall‟inizio <strong>per</strong> me è stato importante crescere con il servizio. Man mano che il progetto andava avanti e<br />
accoglienza nuove domande dal territorio è stato anche <strong>per</strong> me motivo di s<strong>per</strong>imentarmi nel<strong>la</strong> mia professione in<br />
modo diverso. E poi il legame con gli anziani è umanamente una es<strong>per</strong>ienza bellissima. Sia con quelli che<br />
frequentano il centro sia con quelli a casa, <strong>per</strong> loro è tanto importante che fanno sentire speciale quello che<br />
facciamo e questo ti dà <strong>la</strong> voglia di non mol<strong>la</strong>re e s<strong>per</strong>are nel futuro.<br />
D: Lei pensa che gli utenti o l’utente del caso specifico di cui mi raccontava sia/no contento/i del suo<br />
<strong>la</strong>voro? Perché?<br />
R: Gli utenti capiscono quanto <strong>per</strong> noi sia importante questo <strong>la</strong>voro, che ci crediamo e che siamo con loro in un<br />
modo sincero; sono anche affezionati, pensi alcuni si preoccupano <strong>per</strong> me del fatto che non siamo pagati e mi<br />
invitano a cercare un <strong>la</strong>voro altrove <strong>per</strong> il mio bene e allo stesso tempo guardi in quanto sono venuti oggi <strong>per</strong> fare<br />
vedere che è importante anche <strong>per</strong> loro e che vogliono continuare con noi.<br />
D: Futuro. Come vede il futuro di questo servizio?<br />
R: Incerto, difficile senza fondi. Gli anziani par<strong>la</strong>no addirittura di auto tassarsi <strong>per</strong> restare a<strong>per</strong>ti, ma sappiamo<br />
che non si può chiedere a molti di loro di sostenere questo sforzo. Mi chiedo se pensano di interrom<strong>per</strong>e il<br />
servizio e basta o piuttosto stanno pensando a sostituirci con altre realtà più vicine all‟amministrazione locale.<br />
Siamo qui in attesa.<br />
3.3.3.4. Gruppi composti da 3/5 anziani, FACL4<br />
discussione in gruppo su stimoli proposti<br />
e<strong>la</strong>borazione di una risposta scritta di gruppo<br />
discussione in plenaria sui contributi dei gruppi<br />
STIMOLI:<br />
1. Se pensate all‟intervento quali parole vi vengono in mente? Provate a scriverne tre. (raccogliere almeno 3<br />
parole <strong>per</strong> ogni partecipante al gruppo e trascriverne l‟elenco<br />
2. Quale è stato l‟aspetto più positivo del progetto FILI D‟ARGENTO?<br />
3. Qual è stata <strong>la</strong> maggiore difficoltà nel progetto FILI D‟ARGENTO?<br />
4. Pensando al<strong>la</strong> vostra situazione familiare, quali elementi di miglioramento del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita sono stati<br />
apportati?<br />
a. Se si, quali?<br />
b. Se no; da cosa e dipeso secondo voi?<br />
5. Nelle attività del Centro, sono stati coinvolti i vostri familiari?<br />
a. Se si, in che occasione?<br />
6. Par<strong>la</strong>te con qualcuno (<strong>famiglia</strong>, vicini, amici, ecc.) di quanto s<strong>per</strong>imentate frequentando il progetto FILI<br />
D‟ARGENTO?<br />
7. Pensate di potere dare un contributo <strong>per</strong> il futuro?<br />
a. Se si, quale?<br />
b. Se no, <strong>per</strong>ché?<br />
Esito dei gruppi<br />
GRUPPO 1<br />
1. non rispondono<br />
2. Il progetto è proteso a momenti di aggregazione <strong>per</strong> stare insieme e confrontarci par<strong>la</strong>ndo dei nostri figli e<br />
nipoti, e <strong>per</strong> sentirci utili <strong>per</strong> noi e <strong>per</strong> gli altri. L‟aspetto più positivo del progetto è quello di stare insieme e<br />
socializzare.<br />
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3. Le difficoltà del progetto sono quelle fino ad oggi di non avere avuto finanziamenti necessari <strong>per</strong> il prosieguo<br />
dello stesso.<br />
4. (rispetto al miglioramento) si <strong>per</strong>ché pur avendo figli si rimane spesso soli<br />
5. (rispetto al coinvolgimento dei familiari) si <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> <strong>la</strong> festa dei nonni abbiamo coinvolto figli e nipotini.<br />
6. si ne parliamo spesso con parenti e conoscenti<br />
7 si attraverso il <strong>la</strong>boratorio di cucito e nelle attività ricreative si utilizza anche <strong>la</strong> cucina<br />
GRUPPO 2<br />
1. non rispondono<br />
2. palestra attività ricreativa, serate danzanti comunicare tra di noi ed essere attenti ed osservare gli altri<br />
3. <strong>la</strong> maggiore difficoltà del progetto è il finanziamento da parte del Comune<br />
4. da parte delle nostre famiglie del gruppo le famiglie sono contente che noi aderiamo al progetto e anche di<br />
partecipare con i nostri familiari il progetto ha portato miglioramenti in positivo <strong>per</strong> tutte le attività svolte.<br />
5. si par<strong>la</strong> sempre sia tra noi che con i cittadini che si incontrano nel<strong>la</strong> nostra città dicendo che è una bel<strong>la</strong><br />
es<strong>per</strong>ienza <strong>per</strong> noi e anche <strong>per</strong> gli altri.<br />
7. <strong>per</strong> quanto riguarda il contributo da versare <strong>per</strong> il futuro il nostro gruppo è disponibile re<strong>la</strong>tivamente alle<br />
attività da svolgere in seno allo stesso progetto.<br />
GRUPPO 3<br />
1. se pensiamo all‟associazione fili d‟argento cosa ci viene in mente tutti d‟accordo rispondiamo: entrare in una<br />
nuova <strong>famiglia</strong>, <strong>per</strong>ché ci troviamo l‟affetto e il rispetto e <strong>la</strong> compagnia.<br />
2. quello di ricevere e vivere l‟umanizzazione<br />
3. il progetto necessita di rimanere in vita deve essere alimentato materialmente e spiritualmente altrimenti<br />
entriamo nel<strong>la</strong> solitudine causa di depressione.<br />
4. il miglioramento lo sentiamo: quello di essere continuamente protetti dal <strong>per</strong>sonale dell‟associazione e invitati<br />
a fare comunione <strong>per</strong> sentirci anche realizzati<br />
5. solo verbalmente sono condivise dalle nostre famiglie, parenti e amici.<br />
6. parliamo sempre con i familiari e amici e siamo fieri di partecipare nel progetto <strong>per</strong>ché è vita e siamo<br />
d‟accordo nel potere dire che gli altri ci invidiano.<br />
7. <strong>la</strong> risposta è si <strong>per</strong>ché il nostro ideale e desideri è quello di essere trattati come <strong>per</strong>sone umane e mai come<br />
oggetti, che purtroppo questa condizione esiste.<br />
GRUPPO 4<br />
1. Il progetto fili d‟argento è <strong>per</strong> noi <strong>la</strong> cosa più bel<strong>la</strong> che ci sia.<br />
2.La cosa più positiva è <strong>la</strong> palestra<br />
3. La maggiore difficoltà <strong>per</strong> noi è il sindaco Campisi <strong>per</strong>ché non ci dà <strong>la</strong> possibilità di riunirci tutti insieme.<br />
4. I fili d‟argento <strong>per</strong> noi anziani e <strong>per</strong> <strong>la</strong> terza età è <strong>la</strong> cosa migliore unirci e passare un po‟ di tempo.<br />
5. (non si legge)<br />
6. <strong>la</strong> palestra il ballo e il divertimento <strong>per</strong> <strong>la</strong> festa dei nonni col<strong>la</strong>borata da famiglie e nipoti<br />
7. siamo pronti aiutare i volontari<br />
GRUPPO 5<br />
1. stare insieme, fare attività che si possa stare insieme ad altre <strong>per</strong>sone, sole e comunicare tra loro<br />
2. il progetto fili d‟argento è di andare avanti con questo progetto <strong>per</strong>che le <strong>per</strong>sone anziane non si sentono sole.<br />
3. che questo progetto non viene valutato <strong>per</strong>ché dicono che i soldi non ci sono e quindi cosa faranno questo 800<br />
anziani?<br />
4. si, <strong>la</strong> solitudine, non restare da soli stare con altre <strong>per</strong>sone fare attività<br />
5. si <strong>la</strong> festa dei nonni, alcuni parenti<br />
6. si coinvolgono altre <strong>per</strong>sone in partico<strong>la</strong>re le <strong>per</strong>sone sole che sono depresse, che sono abbandonate dal<strong>la</strong><br />
<strong>famiglia</strong> e che possono passare delle ore in compagnia con questo progetto fili d‟argento con <strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza che va<br />
avanti<br />
7. si nel imite delle nostre possibilità ossia come <strong>la</strong>boratorio di qualsiasi genere pur di stare insieme, con le<br />
<strong>per</strong>sone sole che hanno bisogno non solo di comunicare i loro problemi i loro bisogni in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />
compagnia.<br />
Esito del<strong>la</strong> plenaria<br />
Dal dibattito con i partecipanti ai <strong>la</strong>vori, che hanno riportato quanto discusso nel <strong>la</strong>voro di gruppo, sono emersi<br />
questi punti ulteriori rispetto a quanto scritto nel <strong>la</strong>voro di gruppo:<br />
- Bisogna portare avanti una rivoluzione culturale <strong>per</strong> cambiare <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione e le idee che si hanno sugli<br />
anziani<br />
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- Il servizio è stato cosi valido nel<strong>la</strong> loro es<strong>per</strong>ienza che varrebbe <strong>la</strong> pena di continuare anche se<br />
dovessero pagare <strong>per</strong> gli stessi servizi, anche se sanno che non <strong>per</strong> tutti sarebbe possibile<br />
- In questo servizio hanno avviato un processo di umanizzazione, non si sentono trattati come numeri od<br />
oggetti, cosa che spesso prima s<strong>per</strong>imentavano nei rapporti con i servizi<br />
- Il valore maggiore di questa es<strong>per</strong>ienza è il contesto umano con cui ti mette in contatto<br />
- Il male peggiore <strong>per</strong> un anziano è <strong>la</strong> solitudine pur avendo figli e nipoti, ma spesso sono troppo lontani<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong>voro<br />
- Non è giusto che i tagli ai finanziamenti hanno messo in crisi il progetto e peggiorato anche <strong>la</strong><br />
situazione del<strong>la</strong> disoccupazione c‟erano prima 8/9 <strong>per</strong>sone adesso pensano di andare fuori come hanno<br />
fatto già i figli degli anziani, <strong>per</strong> loro è rivivere un dolore<br />
- La vita dei figli è molto pesante e hanno tanto da fare e anche se abitano vicino passano a salutare ma<br />
stanno poco o vanno via subito non fanno compagnia<br />
- Al centro si fanno es<strong>per</strong>ienze d nuovi rapporti umani <strong>per</strong> cui questo aiuta anche a dare regole nei<br />
rapporti con i figli: non più a casa ad aspettare sempre a disposizione, ma avere una vita propria avere<br />
una propria libertà di uscire e stare con il gruppo. È un modo <strong>per</strong> recu<strong>per</strong>are <strong>la</strong> propria vita e il proprio<br />
mondo.<br />
- Uscire da casa e confrontarsi con gli altri aiuta anche a capire di più le nuove generazioni e i loro<br />
problemi diversi, serve <strong>per</strong> accorciare il distacco tra le generazioni. Rende più facile capire le esigenze e<br />
<strong>la</strong> cultura dei figli e nipoti<br />
- Avere amici e una vita di re<strong>la</strong>zione aiuta a ripensare i rapporti con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, meno dipendenza, meno<br />
tristezza, meno attesa.<br />
- Farsi rispettare dai figli che non possono più pretendere qualsiasi aiuto a tutti gli orari, se si ha una vita<br />
propria devono organizzarsi e imparare a concordare le cose che chiedono.<br />
- Il problema che resta è quando ci sono anziani abbandonati in ospedale il servizio non può aiutarli e<br />
anche se cercano di attivare risorse è un problema che loro sentono molto <strong>per</strong>ché si rendono conto che<br />
andrebbero rial<strong>la</strong>cciati e mantenuti i rapporti familiari ma non sanno come potrebbero farlo.<br />
- È importante che siano gli anziani a chiedere ai figli di entrare nel<strong>la</strong> nuova vita e di partecipare<br />
- Deve essere l‟anziano ad educare i figli e creare abitudini corrette di re<strong>la</strong>zione senza dipendenze<br />
- Spesso l‟abbandono degli anziani da parte dei figli è dovuto ad un deterioramento del legame, ad una<br />
assenza di dialogo con i figli che gli anziani non hanno costruito a suo tempo e poi diventa grave nel<strong>la</strong><br />
vecchiaia.<br />
- Non c‟è dialogo quando non c‟è rispetto, e <strong>per</strong> questo è importante che si condividano es<strong>per</strong>ienze e si<br />
partecipi in modo positivo gli uni alle vite degli altri.<br />
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