LUPICINI Antonio Discorsi Militari e Architettura Militare.pdf
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<strong>Antonio</strong> Lupicini<br />
(1530 - 1607)<br />
<strong>Discorsi</strong> <strong>Militari</strong><br />
sopra l' espugnazione di alcuni siti<br />
lcuni siti ( 1587<br />
)<br />
<strong>Architettura</strong> militare<br />
Libro I Delle Difese. Discorso <strong>Militare</strong> sull'<br />
Lettera su fosso e trincea ( 1582<br />
)<br />
artiglieria.
<strong>LUPICINI</strong>, <strong>Antonio</strong> (Firenze 1530 ca.-1607 ca)<br />
Soldato mediceo agli assedi di Monticchiello e Montalcino (1553), nel 1577 fece parte della missione degli ingegneri militari inviata<br />
in Austria dal granduca per ammodernare le difese di Vienna. Rientrato in Toscana nel 1578 e specializzatosi in ingegneria<br />
idraulica, nel 1584 fu chiamato a Venezia per lo spurgo dei canali e la sistemazione della laguna, vi rimase sino al 1589, tranne<br />
un soggiorno a Mantova quale arbitro di una controversia civile tra Carlo e Claudio Gonzaga e forse ispettore delle fortificazioni<br />
di Mirandola. Dal 1590 al 1593 lavorò alla bonifica di Pisa e del Valdarno. Prese poi parte alla spedizione medicea del 1594 in<br />
Ungheria, lavorando alle fortificazioni di Giavarino (Györ) e Komorn e nel 1595 agli assedi di Strigonia (Esztergom) e<br />
Vicegrado (Visegrád). Incaricato nel 1596 dal papa di un progetto per regolare il corso del Velino, fu dal 1598 al 1602 ingegnere<br />
granducale in Pisa, da cui fu esonerato per polemiche sugli sbarramenti del Serchio. Fu infine a Mantova per la bonifica dei<br />
bacini del Mincio. Oltre che ingegnere idraulico, geometra, e architetto civile e militare, Lupicini fu pure artigliere e astronomo, e<br />
nel 1578, su ordine del granduca, scrisse un discorso sulla riforma gregoriana del calendario. L'opera maggiore è una rara e<br />
stimata <strong>Architettura</strong> militare edita sempre a Firenze nel 1582. Cfr. Graesse, IV, 298; Gamba, 1498. DBI LXVI.<br />
Dell'Architettvra militare con altri auuertimenti appartenenti alla Guerra, di <strong>Antonio</strong> Lupicimi Al Sereniss. Don Francesco Medici,<br />
Gran Duca di Toscana [data di Firenze 25 gennaio 1581]. In Fiorenza, Appresso Giorgio Marescotti, 1582, in-4. fig. [Catalogo<br />
Floncel I, p. 122, N. 1400. Cockle N. 783]. [BNCF - Palatino 10. 5. 3. 28]. Torino, 1585. Venezia 1601, insieme cin Lanteri<br />
[Ayala, p. 105: contiene solo il I Libro, Delle Difese, diviso in 5 capi, seguito da un discorso in 4 capi diretto al S. Francesco de'<br />
conti di Montalto sugli uffici del capitano generale e del commissario d'artiglieria e dei capi dei bombardieri e dei guastatori con<br />
dedica da Firenze il 3 giugno 1578 e da una lettera del 29 gennaio 1576 sulla maggiore convenienza del fossato rispetto alla<br />
trincea].<br />
<strong>Discorsi</strong> militari d'<strong>Antonio</strong> Lupicini sopra l'espugnazione d'alcuni siti. Dedica al cardinale Ferdinando de Medici del 15 novembre<br />
1587. In Firenze, nella stamperia di Bartolomeo Sermartelli, 1587, in-4. pp. 84 [Ayala, pp. 38 e 105 la considera il seguito<br />
dell'opera precedente, insieme alla quale è stampata nella seconda edizione di Torino del 1585. Cockle N. 787].<br />
Delle Offese & Diffese delle Città & Fortezze, di Giacomo Lateri Bresciano, & Gieronimo Zanco da Pesaro, con due <strong>Discorsi</strong><br />
d'<strong>Architettura</strong> militare d'<strong>Antonio</strong> Lupicini Fiorentino, Venetia, Tommaso Baglioni, 1601, in-4. fig. Cockle 767 e 783. [Catalogo<br />
Floncel I, p. 119, N. 1406. ]<br />
Discorso sopra la fabrica, e vso delle nuoue verghe astronomiche- In Firenze, appresso Giorgio Marescotti, 1582, pp. 53.<br />
Breve discorso d'<strong>Antonio</strong> Lupicini, sopra la reduzione dell'anno, et emendazione del calendario [...] Nuovamente ristampato. In<br />
Fiorenza, nella stamperia di Giorgio Marescotti, 1580, in-4, pp. [16].
Lupicini, <strong>Antonio</strong><br />
Dizionario Biografico degli Italiani - LXVI G. Doti<br />
<strong>LUPICINI</strong>, <strong>Antonio</strong>. - Nacque a Firenze "di nobile legnaggio" (Zambrini) intorno al 1530 (Promis) da Giovanni <strong>Antonio</strong><br />
detto Lupo, resosi famoso in occasione dell'assedio di Firenze per aver difeso il campanile di S. Miniato, sottoposto per<br />
tre giorni continui al tiro dei cannoni di Filiberto di Châlons, principe d'Orange, semplicemente "con balle di lana legate<br />
in più luoghi nelle facce di detta Torre" (come ricordò lo stesso L. in <strong>Architettura</strong> militare(, p. 26); non si conosce il nome<br />
della madre.<br />
Ugualmente ignoto è il nome della moglie, ma si hanno notizie sicure di cinque figli, di cui quattro maschi - Cosimo e<br />
Baccio, rispettivamente ingegnere e scultore, Giovambattista e Donato, pittori - e una femmina, di nome Magdalena,<br />
entrata nel 1597 nel convento della Ss. Concezione di Fuligno in via Faenza a Firenze.<br />
Non si sa quasi nulla della sua formazione, al di là di un giovanile interesse per l'arte della guerra e per "le matematiche"<br />
manifestatosi negli anni che precedono la sua partecipazione, come soldato dell'esercito mediceo agli ordini di don García<br />
di Toledo, agli assedi di Monticchiello (28 febbraio - 16 marzo 1553) e di Montalcino (27 marzo - 15 giugno 1553).<br />
Nel 1577 fece parte del corpo di ingegneri militari toscani inviati dal granduca di Toscana Francesco I de' Medici, con<br />
denaro e soldati, in soccorso dell'imperatore Rodolfo II sottoposto alla pressante minaccia turca (Maggiorotti). Il compito<br />
del L. fu di mettere in campo una serie di interventi di miglioria delle piazzeforti imperiali, tra cui quella praghese, e di<br />
predisporre nuove opere di fortificazione per il rafforzamento delle difese di Vienna.<br />
Col rientro a Firenze, tra la fine del 1578 e l'inizio dell'anno successivo, il L. riprese gli studi di topografia, astronomia,<br />
architettura militare e, principalmente, di ingegneria idraulica, campo nel quale si conquistò, nel breve volgere di pochi<br />
anni, una solida reputazione e una fama di specialista che, dalle corti e dagli Stati italiani in stretto contatto con il<br />
Granducato mediceo, si estese travalicando i confini d'Italia.<br />
Nel 1584 fu chiamato dalla Repubblica di Venezia per una serie di interventi nella laguna finalizzati al miglioramento<br />
dello spurgo dei canali, al controllo del livello delle acque e all'esecuzione di una serie di "stanze sotterranee in quella<br />
città" (Promis, p. 656). Se questo incarico suggellava la raggiunta notorietà del L. come ingegnere idraulico, la chiesa dei<br />
Ss. Iacopo e Lorenzo in via Ghibellina (Carrara et al.), ultimata a Firenze proprio nel 1584 secondo i suoi disegni,<br />
testimoniava la sua autonoma capacità di ampliare il proprio raggio d'intervento dalle scienze "meccaniche" e dalle<br />
fortificazioni al campo dell'architettura religiosa.<br />
Oltre a costituire un importante banco di prova delle proprie capacità professionali, il cantiere fornì l'occasione per fissare<br />
le soluzioni tipologiche, stilistiche e decorative che il L. adottò, diversi anni più tardi, nel rifacimento del complesso<br />
conventuale fiorentino della Ss. Concezione di Fuligno.<br />
Nell'ottobre del 1585, per volontà di Francesco I de' Medici, il L. lasciava Firenze alla volta di Mantova, con lo scopo di<br />
dirimere, in qualità di arbitro, una controversia sorta tra Carlo e Claudio Gonzaga in merito a una divisione di beni.<br />
Il compito affidatogli è indicativo della stima goduta dal L. presso la corte medicea a quest'epoca, non solo come tecnico<br />
ma anche e soprattutto come diplomatico.<br />
È possibile che nel corso di questo suo primo soggiorno nella città dei Gonzaga il L. si sia recato alla Mirandola, dove<br />
erano ancora in corso i lavori di fortificazione della città avviati nel 1552, fornendo suggerimenti o, forse, svolgendo<br />
compiti ben più importanti sul piano progettuale o della direzione del cantiere (Carpeggiani, 1978). Il 15 maggio 1589,<br />
esaudendo una richiesta avanzata precedentemente dal duca Vincenzo I Gonzaga, il L. inviava da Firenze una lettera al<br />
duca, precisando i termini essenziali di un ambizioso piano di risanamento della capitale ducale, presumibilmente basato<br />
su un'idea maturata nel biennio 1585-86. La bozza di piano-programma, accolta con disinteresse forse per i costi<br />
eccessivi, fu riproposta in forma più articolata e con maggiore ricchezza di dettagli sedici anni dopo.<br />
A settembre 1589 il L. era di nuovo a Venezia impegnato nei lavori di miglioria della laguna. Lo attesta una lettera<br />
indirizzata al granduca di Toscana Ferdinando I de' Medici nella quale il L., oltre a fornire un accurato resoconto dello<br />
stato di avanzamento dei lavori, informava il granduca di alcuni suoi scritti intorno ai piani di bonifica di Pisa e del<br />
Valdarno.<br />
Per oltre un triennio, dalla fine del 1589, il L. operò in Toscana, dirigendo diversi lavori di sistemazione idraulica del<br />
corso dell'Arno e fornendo i disegni per l'ampliamento della chiesa e del convento della Ss. Concezione di Fuligno, in via<br />
Faenza a Firenze. La direzione del cantiere, avviato il 13 maggio 1593, fu affidata al capo maestro Iacopo dell'Ancisa<br />
(Paatz; Carrara et al.).<br />
Nel maggio del 1594, scrivendo al Senato della Repubblica di Venezia, rilasciava un parere su Palmanova, il cui<br />
impianto, già dalle prime formulazioni, aveva denunciato la predilezione degli intendenti militari veneziani per gli schemi<br />
radiali apparsi in vari trattati tra cui, appunto, quello del L., stampato a Firenze nel 1582 (Ghironi - Manno).<br />
Il L. partecipò come ingegnere militare alla campagna del 1594 in difesa dei confini orientali dell'Impero asburgico<br />
minacciati "dalle centinaia di migliaia di uomini messi in campo dai turchi" (Zangheri, p. 248). Aggregato al contingente<br />
toscano di stanza nelle regioni centrorientali dell'Europa, diresse, con Giovanni Altoni e Gabriello Ughi, alcuni importanti
interventi per il rafforzamento delle difese di Giavarino (Gy"r), "sulla qual piazza aggiravansi tutti gli sforzi di quella<br />
campagna" (Promis, p. 657). Piazza di copertura e, allo stesso tempo, di manovra, Giavarino fu presa sotto assedio dalle<br />
truppe di Sinān Pasha proprio nel 1594, mentre ospitava le truppe medicee agli ordini di don Giovanni e don <strong>Antonio</strong> de'<br />
Medici. Il L. prese parte alla sua difesa, trovandosi quasi sempre in disaccordo con il soprintendente ai lavori della<br />
fortezza, l'ingegnere Nicola Perlin. Ispezionò varie piazze tra cui l'isola sul Danubio presso Comorra (Komárno), di forma<br />
triangolare, che "propose di fortificare [(] con tre fortini situati sui tre vertici" (Maggiorotti, p. 110). Nel 1595 partecipò<br />
all'assedio di Strigonia (Esztergom) e Vicegrado (Visegrád) tenute entrambe dai Turchi (Rocchi). Non si sa per quanto<br />
tempo si sia trattenuto in Austria e in Ungheria e se i suoi spostamenti, compreso il ritorno in Italia, abbiano coinciso con<br />
quelli delle milizie toscane; ma nell'estate del 1596 era sicuramente in patria.<br />
Con un breve del 9 ag. 1596, infatti, papa Clemente VIII nominava un collegio di "architetti idrostatici" formato da<br />
"Padre Giovanni Rossi della compagnia di Gesù, Giovanni Fontana, architetto di Sua Beatitudine, <strong>Antonio</strong> Lupicini e<br />
Carlo Maderno architetti in Roma", per studiare il modo di regolare il corso del Velino (Bergui, p. 11).<br />
Il 27 marzo 1597, con apposito decreto, Ferdinando I de' Medici nominava il L. "suo ingegnere in Pisa", facendolo<br />
subentrare al capomaestro Raffaello Pagni (o di Pagno), da poco scomparso, "ed ingegnere altresì dell'uffizio dei fossi di<br />
quella città" (Tanfani Centofanti, p. 46).<br />
Presso questo ufficio, nel quale entrò anche il figlio Cosimo, avviatosi, come il padre, alla professione di ingegnere, il L.<br />
aveva prestato la sua opera già prima di essere chiamato ad assumerne la direzione. Alcuni anni prima, infatti, in<br />
occasione di una delle tante piene dell'Arno, non solo aveva fatto collocare alcuni ripari di sua concezione a S. Michele<br />
degli Scalzi, ma aveva anche ripristinato quei tratti di argine a Zambra, infranti dalla piena.<br />
Nel mese di giugno di quello stesso anno fu interpellato dai Deputati in merito al restauro del duomo di Pisa, devastato da<br />
un incendio, per decidere se sostituire le quattro colonne di sostegno della parete del coro, seriamente danneggiate, con<br />
altrettanti pilastri.<br />
La ferma opposizione del L. in merito a un intervento così radicale costrinse i Deputati, favorevoli invece al rimpiazzo, a<br />
rivolgersi all'arcivescovo di Pisa Carlo <strong>Antonio</strong> Dal Pozzo, affinché dirimesse la controversia. A complicare la situazione<br />
si aggiunse il granduca che, per nulla convinto delle ragioni addotte dal L., giudicato di modesta levatura come architetto<br />
civile, avallò la decisione dell'arcivescovo di affidare la soluzione del problema a don Giovanni de' Medici, apprezzato in<br />
molti ambienti per la sua formazione polivalente.<br />
Il comportamento del L. alimentò probabilmente incomprensioni e malumori tanto che l'arcivescovo, nel 1598,<br />
"giudicandolo inabile ad assumere la direzione dei lavori, lo fece allontanare dal cantiere" (Casini, p. 156). Questa<br />
incresciosa vicenda segna l'inizio di una breve, ma difficile, fase della sua carriera professionale e umana. Il 30 giugno<br />
1602, infatti, per una serie di errori compiuti nella costruzione di uno sbarramento sul Serchio, tra la pescaia di Ripafratta<br />
e la riva del fiume, non solo fu esonerato dalla carica di ingegnere capo dell'Ufficio dei fiumi e fossi, ma fu persino<br />
condannato al risarcimento dei danni che le autorità superiori stimarono in 726 scudi (Pardini).<br />
Nel giugno del 1605 il L. era nuovamente a Mantova, come prova una relazione presentata al duca Vincenzo I Gonzaga,<br />
contenente le linee essenziali del piano abbozzato nel 1589. Nel documento erano sommariamente illustrate le azioni da<br />
intraprendere per migliorare le difese della città, bonificare i bacini lacustri alimentati dal Mincio e, allo stesso tempo,<br />
aumentare le entrate della capitale ducale. Non si sa per quanto tempo si sia trattenuto a Mantova; ma è certo che prestò la<br />
sua opera, nella doppia veste di ingegnere idraulico e militare, anche a Ostiglia, alle Quadrelle e a Casale Monferrato. Nel<br />
Ducato monferrino gonzaghesco il L. curò la costruzione della rete fognaria di Casale e il completamento della cortina<br />
muraria di raccordo verso est del centro urbano con la cittadella militare iniziata nel 1590 secondo i disegni di Germanico<br />
Savorgnan e sotto la direzione di Bernardino Facciotto (Fochessati; Carpeggiani, 1978 e 1998).<br />
Dopo un breve soggiorno in Toscana, nell'aprile del 1606 il L. si recò nuovamente nel Mantovano per dirigere i lavori di<br />
sistemazione idraulica del Po, limitatamente al tratto di riva compresa tra Ostiglia e la rocca omonima (Bertolotti). Pochi<br />
giorni dopo il completamento delle opere, il fiume straripò, sfondando gli argini sulla sponda opposta a quella ostigliese,<br />
in prossimità del castello di Revere. Nonostante la presenza in loco del L., il duca inviò sul posto Gabriele Bertazzolo,<br />
giovane e valente ingegnere idraulico che dal 1602 ricopriva la carica di prefetto generale delle Acque dello Stato<br />
gonzaghesco. In completo disaccordo con le soluzioni presentategli dal L., Bertazzolo stese un'accurata relazione<br />
indirizzata al duca, nella quale, rendendo ragione della propria posizione, richiamava in modo circostanziato i termini<br />
essenziali della proposta dell'anziano rivale, evidenziandone le carenze tecniche e l'insostenibilità dei costi di<br />
realizzazione. L'accoglimento delle soluzioni prospettate dal giovane prefetto delle Acque coincide non solo con l'uscita<br />
di scena del L., ma, più in generale, con la fine della sua attività di cui da questo momento, non si ha più notizia.<br />
Geometra, astronomo, ingegnere idraulico, architetto civile, artigliere e ingegnere militare, il L. fu anche un valente e<br />
prolifico trattatista. Di lui sono pervenute sei opere a stampa, brevi "discorsi" e trattati di architettura militare, ingegneria<br />
idraulica e astronomia, pubblicati tra il 1576 e il 1591; ma le fonti d'archivio e le testimonianze dei contemporanei<br />
informano dell'esistenza di altri lavori, tra cui un Discorso presentato al duca di Toscana Cosimo I de' Medici nel 1560 e<br />
scritti vari di geometria e astronomia dei quali però si è persa ogni traccia (Cantini).
Tra i suoi lavori conosciuti di scienza delle fortificazioni si ricordano due <strong>Discorsi</strong> di architettura militare (29 genn. 1576<br />
e 8 giugno 1578) entrambi pubblicati in G. Lanteri - G. Zanco, Delle offese et diffese della città, et fortezze( (Venezia<br />
1601) e, soprattutto, <strong>Architettura</strong> militare con altri avvertimenti appartenenti alla guerra, stampato a Firenze da Giorgio<br />
Marescotti nel 1582, e <strong>Discorsi</strong> militari, uscito cinque anni più tardi sempre a Firenze per i tipi di Bartolomeo Sermartelli.<br />
Concepiti rispettivamente in funzione delle azioni belliche di difesa e di attacco, questi due ultimi scritti costituiscono la<br />
prima e la seconda parte di un trattato completo sulle fortificazioni; si articolano in diversi capitoli (cinque il primo,<br />
arricchito da altrettanti disegni esplicativi tra cui la nota pianta di fortezza esagonale con cavalieri di ferro di cavallo posti<br />
alla gola e sulla capitale dei sei bastioni angolari, e trenta il secondo) corrispondenti ad altrettanti schemi teorici illustrati<br />
in dettaglio che, secondo l'intenzione dell'autore, avrebbero dovuto comporre un quadro sufficientemente completo della<br />
tematica di attacco e difesa inerente alla fortificazione "alla moderna". Come molti manuali tardocinquecenteschi, anche<br />
questi del L. scontano uno specialismo tanto accentuato quanto privo di rinnovamento. Il fine ultimo, del resto, era<br />
l'esposizione di procedure semplici a uso di un qualsiasi capitano, "la volgarizzazione di un sapere piuttosto che<br />
l'esplorazione di nuove frontiere" (Finotto, p. 170).<br />
Scrisse anche un Breve discorso( sopra la reduzione dell'anno e emendazione del calendario (Fiorenza, G. Marescotti,<br />
1578), in cui contestò la proposta avanzata da Luigi Lilio per la riforma del calendario che prese poi il nome di<br />
"gregoriana", e un Discorso sopra la fabrica e uso delle nuove verghe astronomiche (ibid. 1582), in cui illustrò le<br />
applicazioni di questi regoli calcolatori, che includevano una bussola magnetica e servivano anche da traguardi, alla<br />
balistica, alla topografia e alla cartografia.<br />
La sua grande esperienza in campo idraulico, maturata in più di cinquanta anni di attività, è stata tramandata in due brevi<br />
studi: Discorso [(] sopra i ripari del Po, et d'altri fiumi, che hanno gl'argini di terra posticcia, e Discorso [(] sopra i<br />
ripari delle inondazioni di Fiorenza, entrambi stampati a Firenze, presso Marescotti, rispettivamente nel 1587 e nel 1591.<br />
Il L. fu, probabilmente, il più grande ingegnere idraulico italiano del tardo Cinquecento, un raro specialista con estese<br />
conoscenze dei fenomeni di erosione delle sponde e un'assoluta padronanza delle tecniche di regolazione del corso dei<br />
fiumi, progettazione e costruzione di dighe, muri a retta, argini a strati alterni di terra e protezioni a materasso. I lavori<br />
idraulici da lui diretti riflettono la crescente necessità, manifestatasi già nel passaggio tra XV e XVI secolo e affermatasi<br />
come bisogno assoluto nel secondo Cinquecento, di "particolari organizzazioni di studio, finanziamento e controllo delle<br />
bonifiche" (Harris, p. 116). I suoi interventi non furono mai esclusivamente delle risposte a problemi pratici, ma<br />
importanti occasioni per trattare quegli stessi problemi su basi scientifico-tecnologiche verificate e trasmissibili.<br />
Il L. morì in età avanzata, probabilmente a Firenze intorno al 1607.<br />
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Granducato di Toscana sotto il governo della casa Medici, III, Firenze 1781, p. 291; L. Cantini, Vita di Cosimo de'<br />
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