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"Il Re dell'Aria" di Emilio Salgari

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«Ci vorranno dei secoli, molti probabilmente, ma anche<br />

all'Islanda toccherà l'egual sorte che ha <strong>di</strong>strutto l'Atlantide, e<br />

forse non sarà sola. Guardate le isole della Malesia, che <strong>di</strong><br />

quando in quando vengono sconquassate e <strong>di</strong>roccate. Chi non<br />

ricorda le spaventevoli eruzioni del Krakatoa? Anche Giava non<br />

può credersi sicura coi suoi se<strong>di</strong>ci vulcani, che <strong>di</strong> quando in<br />

quando hanno dei risvegli terribili ed i molti altri inattivi per ora<br />

e che potrebbero prima o poi risvegliarsi.»<br />

– Vulcani che producono sovente dei <strong>di</strong>sastri spaventevoli,<br />

è vero, fratello? – chiese Wassili.<br />

– Sì – rispose il comandante. – Quell'isola, che è un<br />

para<strong>di</strong>so, subisce delle eruzioni tremende e anche delle scosse<br />

formidabili, che a poco a poco la <strong>di</strong>struggono mo<strong>di</strong>ficandone le<br />

coste.<br />

«La lista sarebbe lunga, ma per darvi un'idea dei danni che<br />

possono ancora causare i vulcani ed i terremoti, vi citerò alcuni<br />

fatti, che possono provarvi come anche Giava possa correre il<br />

pericolo <strong>di</strong> venire subissata al pari dell'Atlantide. Una eruzione<br />

delle meno antiche è quella del 1772. <strong>Il</strong> Papandayang, accesosi<br />

improvvisamente, in una sola notte copre quattor<strong>di</strong>ci miglia<br />

quadrate <strong>di</strong> terreno d'uno strato <strong>di</strong> cenere alto ben cinquanta<br />

pie<strong>di</strong>, seppellendo sotto quella enorme massa quaranta fiorenti<br />

villaggi e più <strong>di</strong> tremila persone.»<br />

– Che vuoto deve aver fatto nelle viscere della terra! –<br />

esclamò il capitano dei cosacchi.<br />

– Nel 1822 invece è il Galungong che vomita tanto fango,<br />

tanta acqua e tanti lapilli da coprire venti miglia quadrate: il<br />

monte poi si squarcia, formando nuove colline e vallate,<br />

cangiando il corso ai fiumi e <strong>di</strong>struggendo centoquattor<strong>di</strong>ci<br />

villaggi assieme ai loro quattromila abitanti.<br />

«Nel 1848 è la volta del Guntuo, il quale vomita due<br />

milioni <strong>di</strong> tonnellate <strong>di</strong> lave; nel 1861 è il terremoto che atterra<br />

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