Guida alla mostra - MIC Museo Internazionale delle Ceramiche in ...
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La maiolica italiana del R<strong>in</strong>ascimento<br />
Superata la fase medievale (“arcaica”), gli artefici italiani, attivi nelle numerose boteghe<br />
degli <strong>in</strong>izi del ‘400, <strong>mostra</strong>no soprattutto di puntare sulla qualità tecnica dei<br />
loro prodotti, che si esprime nella bianchezza e nella corposità coprente del rivestimento<br />
bianco, <strong>in</strong> smalto stannifero, al quale si viene a sovrapporre via via una<br />
sempre più ricca gamma cromatica.<br />
Questo traguardo, confermato da un’abbondante documentazione emersa dagli<br />
archivi e dagli scavi archeologici, attesta il prevalere all’<strong>in</strong>terno della cultura<br />
ceramistica quattrocentesca soprattutto dell’ampia corrente che scaturisce<br />
dall’<strong>in</strong>nesto del substrato gotico, già presente nella fase medievale, con gli <strong>in</strong>flussi<br />
decorativi esotici derivati prevalentemente d<strong>alla</strong> cultura araba degli artefici<br />
moreschi <strong>delle</strong> offic<strong>in</strong>e spagnole: questa contam<strong>in</strong>azione darà orig<strong>in</strong>e nel corso<br />
del XV secolo a gruppi decorativi, o “famiglie” (“italo-moresca”, “floreale-gotica”,<br />
“occhi di penna di pavone”, “palmetta persiana”, ecc.).<br />
Dal mondo mauro-iberico venne anche la ricerca dell’effetto dell’oro sulle superfici<br />
degli oggetti maiolicati, cioè del “lustro” metallico iridescente.Tale tecnica, dapprima<br />
di orig<strong>in</strong>e medio-orientale e poi imitata sull’osservazione dei prodotti lustrati<br />
<strong>delle</strong> offic<strong>in</strong>e spagnole, soprattutto valenzane, era conosciuta <strong>in</strong> Italia attraverso i<br />
traffici maiorch<strong>in</strong>i (da cui il term<strong>in</strong>e “maiolica”) e si vide riprodotta per alcuni decenni<br />
del ‘500 con grande sapienza tecnica <strong>in</strong> Umbria, specie a Gubbio e a Deruta.<br />
Contemporaneamente, all’<strong>in</strong>izio del ‘500 un nuovo slancio creativo pervade i<br />
maiolicari italiani; così, anziché <strong>in</strong>dugiare sul repertorio gotico-moresco, i maestri<br />
della maiolica si aprono verso il nuovo e a loro sconosciuto universo di “istorie”,<br />
cioè verso un filone figurativo sempre più gradito e richiesto d<strong>alla</strong> stimolante pressione<br />
di una committenza colta ed ansiosa di manifestare un’erudita frequentazione<br />
di testi letterari molto <strong>in</strong> voga: il “Sogno di Polifilo”, le “Metamorfosi” di Ovidio,<br />
le “Deche” di Tito Livio, le “Figure della Bibbia”, ecc.