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Guida alla mostra - MIC Museo Internazionale delle Ceramiche in ...

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Toscana<br />

La grande tradizione della ceramica toscana<br />

si colloca precocemente e con<br />

un ruolo centrale all’<strong>in</strong>terno del panorama<br />

italiano s<strong>in</strong> dal periodo tardo-medievale<br />

(“arcaico”) e poi gotico.<br />

Nella prima metà del ‘400, la qualità<br />

raggiunta del l<strong>in</strong>guaggio dell’arte della<br />

maiolica è testimoniata soprattutto dal<br />

vasellame <strong>in</strong> blu (“zaffera”), per lo più<br />

dest<strong>in</strong>ato alle farmacie di Firenze.<br />

Famosa è la fornitura di molte cent<strong>in</strong>aia<br />

di pezzi, che, secondo i documenti, si<br />

può far risalire al 1431, contrassegnati<br />

dall’emblema della gruccia, per la “spezieria”<br />

dell’Ospedale di Santa Maria Nuova: commissione della quale, oltre<br />

all’Ermitage anche il <strong>Museo</strong> faent<strong>in</strong>o può vantare alcuni pregevoli vasellami.<br />

Circa le <strong>in</strong>fluenze che possono avere <strong>in</strong>centivato la diffusione di tale produzione,<br />

caratterizzata dal blu dato a corpo, per questo detta “zaffera a rilievo” (o “goccioloni”),<br />

ricordiamo che per taluni studiosi si tratta di una derivazione tecnologica da<br />

prodotti vetrari bizant<strong>in</strong>i, mentre secondo altri si spiega piuttosto coi numerosi<br />

paralleli che si possono istituire tra il repertorio decorativo <strong>delle</strong> maioliche toscane,<br />

soprattutto di area fiorent<strong>in</strong>a o montelup<strong>in</strong>a, e quello diffuso e trasfuso dai motivi<br />

dei tessuti tardo-medievali, presenti negli arredi o effigiati nella pittura fiorent<strong>in</strong>a.<br />

Le offic<strong>in</strong>e toscane, <strong>in</strong>tendendo soprattutto quelle di Montelupo, dal secondo ‘400<br />

al primo ‘500 si attestano con una <strong>delle</strong> più ricche documentazioni relative alle<br />

cosiddette “famiglie” decorative r<strong>in</strong>ascimentali: alludiamo <strong>alla</strong> tematica “italomoresca”,<br />

<strong>alla</strong> foglia gotica “accartocciata”, <strong>alla</strong> “palmetta persiana”, all’ “occhio di<br />

penna di pavone”, al genere “<strong>alla</strong> porcellana”, ecc.<br />

A Siena, <strong>in</strong>oltre, agli <strong>in</strong>izi del ‘500 si colgono stretti legami tra l’ambiente artistico<br />

locale e gli esiti decorativi, specie le “grottesche”, che si riverberano analogamente<br />

sia sui vasellami sia sui pavimenti maiolicati di importanti edifici senesi.<br />

L’ “istoriato” nel ‘500, policromo secondo la moda urb<strong>in</strong>ate, attecchirà anche nelle<br />

fornaci toscane: Montelupo, Cafaggiolo, Siena e altre, registrando nel ‘700 una<br />

raff<strong>in</strong>ata ripresa nel Senese, su modelli di matrici raffaellesche, presso la Fabbrica<br />

dei Chigi Zondadari.<br />

Testi a cura di Carmen Ravanelli Guidotti

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