02.11.2014 Views

Foiso Fois - Sardegna Cultura

Foiso Fois - Sardegna Cultura

Foiso Fois - Sardegna Cultura

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Gianni Murtas<br />

FOISO<br />

FOIS


I MAESTRI DELL’ARTE SARDA


Gianni Murtas<br />

FOISO<br />

FOIS<br />

in copertina:<br />

COLATA DI CEMENTO, 1955-57, particolare.<br />

a fronte:<br />

ELEONORA D’ARBOREA, 1957, particolare.


INDICE<br />

Grafica, impaginazione e fotolito:<br />

Ilisso Edizioni<br />

Referenze fotografiche:<br />

ARCHIVIO ILISSO: nn. 2-33, 35-46, 48, 51, 53-61, 66-<br />

68, 71-78, 81-91, 97, 99-100, 102-106, 110 (Donatello<br />

Tore, Ludovico Mura); n. 34 (Marco Ceraglia); nn. 47, 50,<br />

52, 79-80 (Foto Saporetti); nn. 49, 69-70, 101 (Attilio<br />

Della Maria); nn. 92-96, 98 (Nino Solinas).<br />

7 IL RINNOVATORE DELL’ARTE SARDA<br />

10 IL SUPERAMENTO DEL FOLKLORE<br />

18 NEOREALISMO E POETICHE DELL’IMPEGNO<br />

34 LA SCELTA DI UN TEMA: IL RITRATTO<br />

48 LA CRISI INFORMALE<br />

Periodico mensile n. 13<br />

del 09-03-2005<br />

Direttore responsabile: Giovanna <strong>Fois</strong><br />

Reg. Trib. di Nuoro n. 2 del 27-05-2004<br />

Tutti i diritti di copyright sono riservati.<br />

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta,<br />

trasmessa o utilizzata in alcuna forma o con qualsiasi mezzo,<br />

senza l’autorizzazione scritta dell’editore.<br />

Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge.<br />

59 DAL NEOREALISMO AL REALISMO<br />

102 IL DISEGNO<br />

113 LA XILOGRAFIA<br />

© Copyright 2005<br />

Ilisso Edizioni - Nuoro<br />

www.ilisso.it - e-mail ilisso@ilisso.it<br />

ISBN 88-89188-14-6<br />

121 CRONOLOGIA<br />

126 DOVE VEDERE FOIS


IL RINNOVATORE DELL’ARTE SARDA<br />

1<br />

<strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong> è probabilmente l’artista più rappresentativo di quel fronte innovatore<br />

che nel secondo dopoguerra si assume il compito di trasformare<br />

radicalmente l’arte sarda. L’esigenza diffusa nelle giovani generazioni di<br />

allontanarsi da un’arte folklorica ormai culturalmente attardata, e il più delle<br />

volte propensa ad una stanca rilettura delle esperienze regionaliste del primo<br />

Novecento, trova in lui l’interprete più lucido e determinato. La sua<br />

pittura, orientata fin dalla fine degli anni Quaranta verso una figurazione<br />

capace di parlare della realtà circostante senza ricorrere al filtro idealizzante<br />

del folklore e senza rinunciare agli sviluppi linguistici del Moderno, costituisce<br />

il punto di partenza di una ricerca che in <strong>Sardegna</strong> pone apertamente<br />

il problema di un rinnovamento dell’arte e traccia un solco profondo con<br />

gli orizzonti estetici della prima metà del secolo.<br />

Così, senza essere un paladino della Neoavanguardia, ed avendo anzi spesso<br />

un atteggiamento critico verso gli esiti più radicali delle correnti astrattoinformali,<br />

<strong>Fois</strong> assume un ruolo guida nello svecchiamento della cultura<br />

isolana del dopoguerra. L’adesione al Neorealismo, nella combinazione di<br />

istanze etiche ed estetiche, salda il piano pittorico e quello sociale della sua<br />

azione, e grazie anche ad un’abile strategia comunicativa, fa di lui per antonomasia<br />

il pittore moderno della scena sarda degli anni Cinquanta.<br />

Il paragone, diverse volte proposto, con Guttuso stilisticamente non regge;<br />

pur nella comune radice realista, e nella condivisa vocazione sociale dell’arte,<br />

il pittore sardo ha delle peculiarità, e persino delle arditezze linguistiche, che<br />

lo collegano piuttosto agli sviluppi dell’Espressionismo italiano ed europeo;<br />

ma è indubbio che il suo ruolo di capofila dell’arte impegnata isolana abbia<br />

collocato la sua ricerca nell’ambito del Neorealismo, sollecitando confronti<br />

con i maggiori protagonisti della scena nazionale degli anni Cinquanta.<br />

Le vicende del decennio successivo, con l’accentuarsi della contrapposizione<br />

ideologica tra figurativisti ed astrattisti, e il progressivo assorbimento nell’orbita<br />

della tradizione anche della figurazione espressionista e neorealista,<br />

hanno in parte alterato la specificità del suo percorso, ora considerandolo<br />

come una anticipazione parziale della modernità delle neoavanguardie, ora<br />

confinandolo frettolosamente in una posizione di moderata conservazione.<br />

Si tratta tuttavia di letture errate, perché se per un<br />

1. <strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong> fotografato<br />

da Henri Cartier-Bresson<br />

nel 1962 (particolare).<br />

verso sacrificano sulla base di un evoluzionismo tutto<br />

formale l’originalità della pittura di <strong>Fois</strong>, per un<br />

altro sottovalutano la problematicità dell’adesione al<br />

7


moderno della sua esperienza figurativa, segnata da una scelta stilistica oggettivamente<br />

perdente sulla scena internazionale degli anni Sessanta e Settanta<br />

ma tutt’altro che avulsa dai problemi della modernità.<br />

Occorrerà attendere la svolta culturale del Postmoderno per cogliere tutte le<br />

sfumature della produzione foisiana: la straordinaria versatilità nel contemperare<br />

l’urgenza espressiva con un senso quasi classico della forma, la capacità<br />

di cogliere nella magia del colore la continuità tra la<br />

2. GIRASOLI<br />

(seconda metà anni<br />

Sessanta), olio su tela,<br />

cm 120 x 120.<br />

3. CALLE (anni<br />

Settanta), olio su tela,<br />

cm 80 x 45.<br />

dimensione decorativa e quella narrativa, tra il figurativo<br />

e l’astratto; ma almeno in ambito regionale il senso<br />

morale della sua rivolta pittorica è rimasto comunque<br />

un punto fermo nel dibattito estetico contemporaneo,<br />

accompagnando la vocazione all’impegno politico di<br />

molta Neoavanguardia isolana.<br />

2 3<br />

8<br />

9


IL SUPERAMENTO DEL FOLKLORE<br />

Formatosi artisticamente fuori dalla <strong>Sardegna</strong>, dapprima come autodidatta<br />

durante il soggiorno universitario fiorentino e poi con studi regolari<br />

all’Accademia Albertina di Torino, <strong>Fois</strong> dimostra già dalle prime esperienze<br />

la sua distanza dalla tradizione regionale. Se ancora negli anni Quaranta la<br />

produzione artistica dell’Isola è in gran parte erede della figurazione folklorica,<br />

e pur in modi differenti segnata da orizzonti sardisti, la pittura di <strong>Fois</strong><br />

si distingue immediatamente per la presa di distanza dal costume e da una<br />

interpretazione spiccatamente etnica del territorio. Gli acquerelli della prima<br />

mostra a Biella, nel 1944, sono lavori acerbi: paesaggi nei quali la strutturazione<br />

del colore a macchia cerca una sintesi tra gli effetti di luce e le esigenze<br />

di maggiore solidità costruttiva, ma rivelano comunque un approccio diverso<br />

alla realtà, confermato dai lavori degli anni immediatamente successivi.<br />

4<br />

4. NATURA<br />

MORTA, 1944<br />

olio su tela,<br />

cm 48,3 x 40,1.<br />

5. RITRATTO DI<br />

PUPA ONORATO,<br />

1946, olio su tela,<br />

cm 69,7 x 59,3.<br />

Nei pochi oli sopravvissuti del periodo accademico si avverte come alle connotazioni<br />

tonali dell’impianto si vada aggiungendo una tensione espressiva<br />

che esploderà nella mostra cagliaritana del 1949. La personale, allestita presso<br />

la galleria Della Maria ad un anno di distanza dal suo rientro in <strong>Sardegna</strong>,<br />

rappresenta la vera svolta stilistica di <strong>Fois</strong>. Superati di slancio gli indugi<br />

dell’apprendistato l’artista dà libero corso a una deformazione cromatica<br />

che via via risale alle origini del linguaggio espressionista. Se un’opera come<br />

Teiera bleu rivela infatti una influenza diretta della ricerca matissiana degli<br />

anni Trenta, Il Terrapieno (fig. 9) si avvicina alle soluzioni Fauves di Derain,<br />

5<br />

10<br />

11


6. RITRATTO DI<br />

LUISA FRATTA<br />

(1949), olio su tela,<br />

cm 65,6 x 50,7.<br />

7. RITRATTO DI<br />

RAFFAELLO<br />

DELOGU, 1949<br />

olio su tela,<br />

cm 95 x 70, Cagliari,<br />

coll. Piloni.<br />

6<br />

e alcuni ritratti dello stesso anno (Raffaello Delogu, fig. 7; Salvatore Cambosu,<br />

fig. 10) sembrano tentare un compromesso tra l’eredità poetica vangoghiana<br />

e la deformazione esistenziale dei pittori della Brücke. Non siamo<br />

ancora alla rappresentazione diretta dei drammatici contrasti della società<br />

contemporanea ma le scelte di linguaggio sono in gran parte definite, e si<br />

tratta di scelte dirompenti nell’asfittico panorama cagliaritano. <strong>Fois</strong> ne amplifica<br />

la portata con una polemica conferenza di presentazione, subito ripresa<br />

dai giornali locali. <strong>Cultura</strong>lmente più lucido di artisti come Costantino<br />

Spada e Libero Meledina, che negli stessi anni e con soluzioni stilistiche<br />

simili tentavano a Sassari di rilanciare la ricerca isolana, egli riesce in poco<br />

tempo a diventare l’elemento catalizzatore del dibattito regionale, innestando<br />

il problema del rinnovamento linguistico sull’esigenza sempre più diffusa<br />

di un ruolo sociale dell’arte.<br />

Il clima è favorevole: in tutta l’Italia l’accentuata politicizzazione della cultura<br />

seguita alla caduta del Fascismo apre la strada ad esperienze estetiche che,<br />

7<br />

12<br />

13


quando non arrivano alla teorizzazione di un impegno politico diretto dell’arte,<br />

quantomeno rivendicano una presenza attenta e partecipe alle combattute<br />

vicende contemporanee. In <strong>Sardegna</strong> la ripresa dei contrasti sociali, alimentati<br />

dalla crisi delle attività minerarie e dal mancato rilancio della produzione agraria,<br />

accelera la resa dei conti con le politiche economiche e sociali del passato<br />

Regime e con le tendenze culturali ed artistiche che lo avevano rappresentato.<br />

9<br />

8<br />

8. RITRATTO DI VITTORINO FIORI (1949)<br />

olio su tela, cm 50 x 40.<br />

9. IL TERRAPIENO, 1949<br />

olio su tela, cm 85 x 75.<br />

14<br />

15


10. RITRATTO<br />

DI SALVATORE<br />

CAMBOSU, 1951<br />

olio su tela,<br />

cm 94,5 x 69,5.<br />

10<br />

11. RITRATTO DI<br />

EMILIO LUSSU, 1953<br />

olio su tela,<br />

cm 195,3 x 89,6.<br />

11<br />

16 17


NEOREALISMO E POETICHE DELL’IMPEGNO<br />

Acquisito il ruolo di leader del rinnovamento regionale, <strong>Fois</strong> si appresta<br />

negli anni Cinquanta a definire meglio gli orizzonti della sua ricerca.<br />

Cresciuto in una famiglia di tradizione antifascista (il padre, vicino alle posizioni<br />

di Cavallera, aveva dovuto<br />

abbandonare la <strong>Sardegna</strong> per sottrarsi<br />

alla persecuzione dei fascisti<br />

iglesienti e successivamente aveva<br />

perso il posto di lavoro per non aver<br />

voluto iscriversi al Partito Nazionale<br />

Fascista), egli aveva rinforzato le sue<br />

convinzioni prendendo parte come<br />

staffetta alla lotta partigiana e come<br />

militante socialista allo scontro politico<br />

dell’immediato dopoguerra. La<br />

sua adesione alle poetiche dell’impegno<br />

è lo sbocco naturale di scelte<br />

12-13. LA MATTANZA, 1951-52<br />

olio su tela, cm 152,5 x 205,<br />

Cagliari, Galleria Comunale d’Arte.<br />

Il quadro, esposto alla IV Mostra Regionale d’Arte di<br />

Cagliari nel 1952 e riproposto l’anno dopo a Roma<br />

alla mostra L’Arte nella Vita del Mezzogiorno d’Italia,<br />

è oggi conservato presso la Galleria Comunale di<br />

Cagliari. È una delle opere cruciali della produzione<br />

foisiana degli anni Cinquanta: costruito su una<br />

sintesi cromatico-lineare estrema, traduce il suo<br />

interesse per le tematiche sociali dell’Isola con un<br />

linguaggio efficacissimo che coniuga la novità stilistica<br />

con la centralità ideologica del mondo del lavoro.<br />

<strong>Fois</strong> introduce nel dipinto ricordi classici combinati<br />

con soluzioni decorative moderne, giungendo ad<br />

accenti epici nella resa del tema che si consolideranno<br />

nei grandi dipinti sociali del decennio.<br />

12 13<br />

18


IL NEOREALISMO<br />

Il punto di riferimento principale dell’arte socialmente impegnata di <strong>Fois</strong> è il movimento<br />

neorealista. Il termine nasce nei primi anni Quaranta in ambito cinematografico<br />

per indicare una produzione filmica che, dopo l’artificiosità e la distanza dal<br />

quotidiano del cinema ufficiale del Ventennio, ritorna alla rappresentazione della<br />

realtà sociale servendosi di uno stile nuovo, diretto e asciutto, che spesso fa ricorso<br />

ad attori non professionisti per rendere il carattere realistico della narrazione<br />

(Luchino Visconti, Roberto Rossellini,Vittorio De Sica). Passa poi ad indicare tutta<br />

una serie di esperienze artistiche e letterarie che alle tematiche tradizionali del<br />

Realismo uniscono una resa stilistica nuova, capace di rileggere in chiave sociale le<br />

ricerche espressive della Modernità novecentesca. In pittura la corrente prende le<br />

mosse dalle poetiche del rinnovamento formale e dell’impegno sociale teorizzate<br />

fin dal 1946 dal Fronte Nuovo delle Arti. Il momento più significativo si ha però a<br />

cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta, quando lo scontro ideologico del dopoguerra<br />

porta ad una accentuata politicizzazione della cultura, ponendo con forza la<br />

centralità del rapporto arte-società. I maggiori protagonisti del movimento sono<br />

considerati Renato Guttuso,Armando Pizzinato, Giuseppe Zigaina, più direttamente<br />

impegnati nella lotta politica, ma anche artisti poeticamente meno ortodossi, come<br />

Renato Birolli, Bruno Cassinari, Carlo Levi, Mario Mafai, Roberto Melli, sviluppano<br />

ricerche concomitanti, concorrendo alla definizione stilistica del movimento.<br />

16. Federico Patellani,<br />

MINATORI<br />

(CARBONIA,<br />

CAGLIARI), 1950.<br />

17. Carlo Bavagnoli,<br />

GENTE DI<br />

TRASTEVERE,<br />

1959-61.<br />

16<br />

14. Roberto Melli, STUDIO DI TESTA, 1919.<br />

15. Roberto Melli, L’ABITO A SCACCHI, 1930.<br />

14 15<br />

17


esistenziali prima ancora che estetiche. Però, nei diversi passaggi che conducono<br />

la sua pittura dall’espressionismo ad ampio spettro degli anni Quaranta<br />

alla scelta di campo neorealista del decennio successivo, <strong>Fois</strong> non rinuncia<br />

ad alcune particolarità, ritagliandosi una certa autonomia nel contesto<br />

della scena nazionale.<br />

Nonostante le frequentazioni milanesi, e la probabile conoscenza diretta<br />

delle vicende del Fronte Nuovo delle Arti, il pittore cagliaritano non sembra<br />

interessato né a Guttuso né agli innesti picassiani.<br />

Diversamente dai pittori Costantino Spada e Libero Meledina, che attraverso<br />

l’esperienza di Mauro Manca subiscono il fascino della figurazione neocubista,<br />

egli resta legato soprattutto ad un linguaggio espressionista che nell’approccio<br />

alle tematiche popolari semplifica la struttura lineare delle composizioni,<br />

affidando alla forza del colore la resa comunicativa del soggetto rappresentato.<br />

In opere come Scaricatori di porto, La mattanza (figg. 12-13), Il mattatoio<br />

(fig. 18), realizzate nei primi anni Cinquanta ed esposte più volte in mostre<br />

personali e collettive di quegli anni, campiture piatte di colori puri, appena<br />

alterate da nitide ombreggiature, si incastrano a formare una sorta di fermoimmagine<br />

di epica bellezza. Senza indulgere nella retorica della fatica <strong>Fois</strong><br />

restituisce la probità dell’universo popolare con sintesi figurali che esaltano<br />

la funzione della classe lavoratrice ed esplicitano il rapporto arte nuova-progresso<br />

sociale.<br />

La ricerca di soluzioni pittoriche originali è comunque solo una parte del<br />

suo lavoro. Convinto della necessità di una azione integrale, <strong>Fois</strong> si dà un<br />

gran daffare anche sotto l’aspetto ideologico e quello della organizzazione.<br />

Se già le mostre presentate a Cagliari dall’Associazione “Ugo Foscolo” a partire<br />

dal 1950, tese a dar conto dei fermenti interni ed esterni all’Isola, si<br />

possono ascrivere agli stimoli esercitati dalle sue proposte, nel 1951 egli<br />

prende in mano l’Associazione Provinciale degli Artisti, trasformandola in<br />

una struttura regionale finalizzata a promuovere l’arte sarda e, in modo<br />

neanche tanto velato, a consolidare nel territorio i principi del Neorealismo<br />

socialista.<br />

Non tutto fila secondo i suoi programmi: l’ambiente sassarese, più aperto<br />

sul piano dell’aggiornamento linguistico ma meno connotato politicamente<br />

di quello cagliaritano, si rivela restio ad allinearsi alle sue posizioni, e neppure<br />

una intervista pubblicata da La Nuova <strong>Sardegna</strong>, in occasione di una<br />

conferenza sull’arte moderna promossa dall’Associazione Artisti Sassaresi,<br />

riesce ad appianare i contrasti.<br />

Le difficoltà nelle strategie politico-culturali non sembrano<br />

tuttavia pesare sulla produzione artistica, che per<br />

tutti gli anni Cinquanta resta intensa e di grande qualità,<br />

18. IL MATTATOIO,<br />

1952-54, olio su tela,<br />

cm 269,5 x 200,5. 18<br />

22 23


19. I DISOCCUPATI,<br />

1954, olio su tela,<br />

cm 93,5 x 143,8.<br />

assicurandogli un ruolo di primo piano sulla scena regionale e la presenza in<br />

tutte le Quadriennali romane del decennio.<br />

Consolidata la scelta di campo, <strong>Fois</strong> approfondisce i riferimenti stilistici e<br />

tecnici del suo lavoro. Nei grandi quadri sociali la sintesi figurale trova sempre<br />

più frequentemente accenti epici, mentre nei ritratti, a partire da quello<br />

felicemente risolto del padre (fig. 28), la dialettica segno-colore volge verso<br />

esiti decorativi che, senza contraddire l’impianto realista, ne accrescono l’efficacia<br />

visiva. In entrambi, peraltro, l’espressività cromatica si arricchisce via<br />

via di un senso di sospensione contemplativa che ricorda certe soluzioni<br />

controcorrente della pittura di Roberto Melli, e ribadisce la peculiarità del<br />

suo percorso all’interno degli orizzonti neorealisti.<br />

Ai dipinti si affianca anche una interessante produzione grafica: disegni a china<br />

e a pennarello, pastelli, e soprattutto litografie e xilografie. Lavori stilisticamente<br />

meno unitari ma utili per capire la molteplicità d’intenti che convive<br />

nell’opera dell’artista. Più libero nell’assecondare i suoi spunti creativi, <strong>Fois</strong> rimescola<br />

nella grafica diversi elementi linguistici, alternando una resa realistica<br />

più tradizionale con scarti deformanti di segno e di luce; e se nelle prove xilografiche<br />

sembra dar sfogo alle tensioni espressive più forti, sublimando nei<br />

contrasti dei bianchi e dei neri le pulsioni aggressive verso la realtà, nelle litografie<br />

recupera una vena romantica che oscilla tra le rimembranze<br />

realiste del Raccoglitore di patate e le suggestioni<br />

intimiste della serie dedicata al circo.<br />

20<br />

19<br />

Nella pittura i passaggi sono più meditati.<br />

Tuttavia nella seconda metà<br />

degli anni Cinquanta anch’essa rivela<br />

aspetti nuovi. La serie dei girasoli<br />

(figg. 21-24), realizzata nel 1957, è in<br />

questo senso indicativa. Il riferimento<br />

iniziale ancora una volta è Van Gogh;<br />

però il tributo al grande maestro è<br />

solo uno spunto e la pennellata sofferta<br />

dell’artista olandese si trasforma<br />

in uno scintillante arabesco di colori<br />

che proietta in senso astratto sia l’impronta<br />

cubista dell’impianto costruttivo<br />

sia la resa geometrizzante dei<br />

volumi. E poi ci sono le due grandi<br />

tele, Eleonora d’Arborea (figg. 25-26)<br />

20. COLATA DI CEMENTO, 1955-57<br />

olio su tela, cm 178 x 201.<br />

Il quadro conferma la propensione epica del<br />

Neorealismo di <strong>Fois</strong>, che cerca nella chiarezza<br />

compositiva la sintesi tra la tensione espressiva del<br />

colore e la dimensione realistica del tema. Il carattere<br />

unitario della scena risolve in modo armonico<br />

l’apparente divaricazione fra l’astrattezza delle cromie<br />

e la quotidianità dell’evento, proiettando l’azione<br />

concertata dei muratori all’interno dell’ordine<br />

geometrico delle gabbie. In questo <strong>Fois</strong> approfitta dei<br />

motivi offerti dai ferri per l’armatura del calcestruzzo,<br />

perno del dipinto, delle tavole lignee della carpenteria<br />

e delle impalcature di cantiere. In primo piano la<br />

posa fiera del giovane manovale ricorda la dura<br />

condizione del lavoro minorile, ma esprime anche la<br />

consapevolezza del ruolo e della funzione della classe<br />

lavoratrice. L’opera propone anche una riflessione,<br />

estendibile a tutta la ricerca dell’artista, di come egli<br />

riesca, sublimandole mediante il colore, a introdurre e<br />

far accettare forme modernissime e non ancora<br />

“definitive” per la trasposizione artistica come<br />

l’impastatrice del cemento, raffigurata azzurra.<br />

24<br />

25


21-24. GIRASOLI,<br />

1957, olio su tela,<br />

cm 100 x 70,<br />

Cagliari, ESIT.<br />

Il medesimo mazzo<br />

di fiori, lo stesso vaso<br />

contenitore, l’invariato<br />

angolo della consolle<br />

ottocentesca forniscono a<br />

<strong>Fois</strong> la possibilità di<br />

applicare la gioiosa<br />

quanto geniale formula<br />

narrativa tonale che<br />

reinventa la scena ogni<br />

volta, ricorrendo a un<br />

registro cromatico<br />

sempre differente che<br />

l’artista affronta, oltre<br />

agli esempi qui<br />

pubblicati, altre due<br />

volte.<br />

21<br />

e La Rivoluzione di Giovanni Maria Angioj (fig. 27), del trittico incompiuto<br />

La <strong>Sardegna</strong> verso l’Autonomia.<br />

Acceso sostenitore del piano di rinascita, <strong>Fois</strong> riesce nell’impresa di convogliare<br />

nei dipinti ideali e speranze del popolo sardo, e forse non è un caso<br />

che i due quadri siano oggi conservati presso la Presidenza della Regione<br />

<strong>Sardegna</strong>. Soprattutto nella tela dedicata a Eleonora d’Arborea, presentata<br />

con grande successo nella personale presso Gli Amici del Libro del 1957,<br />

l’insolita commistione di passato e presente, di riferimenti alla grande decorazione<br />

classica come a quella moderna, trova uno straordinario equilibrio<br />

stilistico e ideologico, facendo dell’opera una delle più affascinanti imprese<br />

di tutta la produzione foisiana e un punto d’arrivo, nonostante l’evidente<br />

artificio narrativo, del Neorealismo isolano.<br />

22<br />

26<br />

27


23 24<br />

28 29


“LA SARDEGNA VERSO L’AUTONOMIA”<br />

Il dipinto Eleonora d’Arborea, insieme con quello immediatamente successivo intitolato<br />

La Rivoluzione di Giovanni Maria Angioj, doveva far parte di un trittico ispirato<br />

al tema La <strong>Sardegna</strong> verso l’Autonomia.<br />

L’intento era evidentemente quello di tracciare un itinerario simbolico che, partendo<br />

dal momento storico giudicale, passasse dalla rivolta dell’Angioj per arrivare al periodo<br />

contemporaneo. Probabilmente deluso dagli sviluppi politici della vicenda autonomistica<br />

e incalzato dalle nuove ricerche pittoriche che vanno facendosi strada nell’arte<br />

isolana, <strong>Fois</strong> non porta a termine il progetto, fermandosi ai primi due episodi.<br />

La figura di Eleonora, alla quale l’artista ha dato il volto della moglie Carla, è rappresentata<br />

come una sorta di Giovanna D’Arco che fa da baluardo alla donna e al bambino<br />

sulla destra, schiacciando a terra col piede la spada del nemico. Sul lato opposto<br />

una araldica folla di arcieri e cavalieri, che parrebbe uscita da una battaglia di Paolo<br />

25-26. ELEONORA<br />

D’ARBOREA, 1957<br />

olio su tela, cm 205<br />

x 246, Cagliari,<br />

Regione Autonoma<br />

della <strong>Sardegna</strong>.<br />

Uccello, attende muta ai suoi voleri. Il tono didascalico della tela<br />

è estremamente efficace e consente a <strong>Fois</strong> di recuperare iconografie<br />

consolidate della grande decorazione quattrocentesca<br />

(Paolo Uccello, Piero della Francesca) e novecentesca (Corrado<br />

Cagli), filtrandole attraverso una stilizzazione moderna che ne<br />

rinnova la forza evocativa e la propensione al racconto.<br />

25 26


27. LA RIVOLUZIONE<br />

DI GIOVANNI MARIA<br />

ANGIOJ, 1957-58<br />

olio su tela, cm 205 x 246,<br />

Cagliari, Regione<br />

Autonoma della <strong>Sardegna</strong>.<br />

27


LA SCELTA DI UN TEMA: IL RITRATTO<br />

<strong>Fois</strong> ci ha lasciato tantissimi ritratti che segnano uno dei punti più alti della<br />

sua produzione. Dai primi degli anni Quaranta a quelli del decennio<br />

successivo la capacità dell’artista di rendere con immediatezza il personaggio<br />

– l’intensità visionaria dello sguardo di Cambosu, l’integrità non priva di spigolosità<br />

di Emilio Lussu – si arricchisce via via di soluzioni figurali nuove<br />

che accentuano nello stesso tempo il carattere decorativo e le declinazioni affettive<br />

del soggetto ritratto. Il candore dell’abito del padre, che si staglia netto<br />

sui colori caldi delle miniere iglesienti, ha qualcosa del ricordo infantile, e<br />

l’essenzialità cromatica ne amplifica la suggestione. Allo stesso modo le squillanti<br />

cromie dei figli dell’artista, mirabilmente integrate nella scansione geometrica<br />

dell’ambiente circostante, traducono uno sguardo partecipe che, nella<br />

resa formale studiatissima, coglie la tenerezza familiare dell’abbraccio.<br />

Nel Ritratto di Gabriella (fig. 31) il tentativo di far coincidere nel colore<br />

realtà ed emotività del soggetto si avvicina a quella “pietà della forma” teorizzata<br />

da Melli, e allo stesso artista rimanda il Ritratto di Teresa (fig. 34),<br />

che nel modo di risolvere il rapporto tra la figura in primo piano e i fiori alle<br />

spalle ricorda un quadro come Gladioli rossi.<br />

L’intento di fissare il punto di incontro tra lo sguardo e la memoria sembra<br />

modificarsi nei lavori di fine anni Cinquanta. La resa fredda del Ritratto di<br />

Liliana (fig. 35) enfatizza la stilizzazione e dimostra una maggiore propensione<br />

alla resa concettuale dell’immagine, mentre in un quadro come Allo<br />

specchio (fig. 37) i motivi klimtiani della tenda danno una immediata inclinazione<br />

decorativa all’insieme. I lavori successivi seguono l’evolversi linguistico<br />

della ricerca di <strong>Fois</strong>, procedendo con scarti in avanti e repentini ritorni.<br />

La resa corsiva del segno della Famiglia dell’artista<br />

denota influenze informali che si riducono nella ripresa<br />

icastica del Ritratto di Barbara (fig. 53), fino a sparire<br />

negli accenti realisti del Ritratto di Corrado Alberto<br />

(fig. 68), con quell’aria abbandonata che si ripercuote<br />

sui panneggi della poltrona. I ritratti dell’ultimo periodo,<br />

di nuovo orientati verso la magia del colore, mostrano<br />

tuttavia esiti contrastanti, passando dal fascino<br />

ombroso ma intenso della Fanciulla con strelitzie al taglio<br />

impettito del Ritratto di Luisa Pilia, che nella decorazione<br />

geometrica del fondo sembra restituire una<br />

certa rigidità della figura.<br />

28. RITRATTO DI<br />

MIO PADRE, 1954<br />

olio su tela,<br />

cm 145 x 94,5,<br />

Cagliari, Galleria<br />

Comunale d’Arte.<br />

29. AUTORITRATTO,<br />

1956, olio su tela,<br />

cm 120 x 80,2.<br />

30. RITRATTO DI<br />

CARLA, 1955<br />

olio su tela,<br />

cm 120 x 80,1.<br />

28<br />

34<br />

35


29 30<br />

36 37


31<br />

32<br />

31. RITRATTO DI GABRIELLA, 1956<br />

olio su tela, cm 100,1 x 69,9.<br />

32. I FIGLI DELL’ARTISTA, 1956<br />

olio su tela, cm 119,9 x 80,2.<br />

38 39


33. RITRATTO DI IOLE<br />

PIROLA, 1957<br />

olio su tela, cm 178 x 78,4.<br />

34. RITRATTO DI TERESA,<br />

33 1957, olio su tela, cm 80 x 60.<br />

34<br />

40 41


35<br />

35. RITRATTO DI LILIANA, 1958<br />

olio su tela, cm 141 x 140,6.<br />

36. RITRATTO DI CILLA, 1958<br />

olio su tela, cm 195 x 69,2.<br />

37. ALLO SPECCHIO, 1959<br />

olio su tela, cm 206 x 60, coll. Comune di Oristano.<br />

38. PESCATORE CHE RIMAGLIA LE RETI,<br />

1957, olio su tela, cm 79,8 x 120.<br />

42<br />

36 37


LA TECNICA<br />

Osservata nel complesso della sua produzione pittorica, la tecnica di <strong>Fois</strong> appare<br />

piuttosto varia. Alla connotazione postimpressionista dei primi paesaggi, risolti<br />

con rapidi tocchi di colore, segue un naturalismo tonale più solido nella resa plastica<br />

e, verso la fine degli anni Quaranta, una accentuazione espressiva che, nel<br />

prevalere della dimensione puramente cromatica, si riallaccia alle esperienze dei<br />

Fauves francesi e del gruppo tedesco Die Brücke.<br />

È negli anni Cinquanta, però, che l’artista definisce le peculiarità del suo stile più<br />

autonomo, sviluppando in senso neorealista le premesse espressioniste.Tanto nei<br />

ritratti quanto nei grandi quadri dedicati al mondo del lavoro, la costruzione pittorica<br />

si semplifica, strutturandosi in campiture nette risolte prevalentemente sul<br />

piano, come un mosaico composto da tasselli di pigmento incastrati fra loro. L’uso<br />

di tonalità pure determina passaggi cromatici squillanti, appena addolciti da sintetiche<br />

variazioni chiaroscurali. L’estrema concisione delle figure esalta la geometrizzazione<br />

delle forme e il contrasto delle cromie, producendo immagini che trovano<br />

uno straordinario equilibrio tra la forza simbolica del soggetto rappresentato e<br />

l’eleganza decorativa dell’insieme.<br />

Per un decennio <strong>Fois</strong> mantiene inalterata la formula e solo a partire dagli anni<br />

Sessanta introduce nei dipinti elementi tecnici nuovi. Con l’assorbimento delle influenze<br />

informali le stesure si arricchiscono di effetti materici e il segno perde in<br />

definizione figurale, aprendosi alle suggestioni gestuali della nuova astrazione.<br />

Toccato il punto di maggiore tangenza con l’Informale nei primi anni Settanta, l’ultimo<br />

periodo vede una ripresa realista, che contempera l’espressività del colore<br />

con una struttura grafica più precisa. I contrasti cromatici restano accesi, il segno<br />

forte, e tuttavia nei lavori tardi <strong>Fois</strong> recupera la centralità del soggetto naturale,<br />

rendendolo con un segno carico, ricco di emozioni, capace comunque di restituirne<br />

l’immediatezza percettiva.<br />

41 42<br />

43 44<br />

39 40<br />

39. Dettaglio fig. 7.<br />

40. Dettaglio fig. 29.<br />

41. Dettaglio fig. 18.<br />

42. Dettaglio fig. 47.<br />

43. Dettaglio fig. 22.<br />

44. Dettaglio fig. 49.<br />

45. Dettaglio fig. 85.<br />

45


LA CRISI INFORMALE<br />

Con la fine degli anni Cinquanta, lo scenario sardo comincia a cambiare.<br />

Da un lato la vigorosa azione di <strong>Fois</strong> ha dato i suoi frutti, conquistando<br />

una riconosciuta cittadinanza al Neorealismo e alle poetiche dell’impegno<br />

emerse nel panorama del dopoguerra, dall’altro si avvertono i primi<br />

echi di una nuova fase, decisamente orientata verso l’astrazione internazionale.<br />

Il riconoscimento della ricerca di Mauro Manca nella biennale nuorese<br />

del 1957 e il suo arrivo alla guida dell’Istituto d’Arte sassarese nel 1959,<br />

creano i presupposti per una svolta che trova immediato riscontro anche nell’ambiente<br />

cagliaritano. Le prime collettive promosse da Studio 58, con i richiami<br />

alla libertà espressiva, all’impegno e allo svecchiamento dell’arte, potrebbero<br />

ancora rientrare nella strategia antitradizionalista di <strong>Fois</strong>, e l’artista<br />

infatti partecipa alla prima mostra da Franz, ma i protagonisti più giovani<br />

del gruppo, Gaetano Brundu, Primo Pantoli, Rosanna Rossi, Ugo Ugo, bruciano<br />

le tappe e in breve tempo spostano lo scontro sul terreno dei linguaggi.<br />

Diversamente dalla generazione neorealista, che si era trovata nella difficile<br />

situazione di contrapporsi alla tradizione folklorica senza poter rinunciare al<br />

principio stilistico di fondo, le nuove leve fanno dell’apertura alle poetiche<br />

delle neoavanguardie una discriminante ideologica irrinunciabile, contrapponendosi<br />

a tutte le esperienze locali precedenti.<br />

La saldatura del fronte neoavanguardista cagliaritano con quello sassarese<br />

prende corpo nelle mostre regionali del 1960-61, promosse nella chiesa<br />

sconsacrata di San Saturno proprio dal Liceo Artistico privato di cui <strong>Fois</strong> è<br />

direttore, e segna il punto di non ritorno. Quando Brundu e Pantoli daranno<br />

vita a Cagliari alla sezione artistica del Gruppo di Iniziativa, il divario<br />

nelle opzioni formali e metodologiche non compenserà più la comune militanza<br />

a sinistra, aprendo una fase di scontro tra figurativi ed astratti che si<br />

protrarrà per quasi un ventennio.<br />

<strong>Fois</strong> resta spiazzato dalla velocità degli eventi. Per quanto si renda conto che<br />

si tratta di un fenomeno che va ben al di là dei confini regionali, e senta la<br />

responsabilità morale di dialogare e di convincere le nuove generazioni a misurarsi<br />

col problema della rappresentazione della realtà, la sua pittura soffre<br />

il mutamento di clima. Senza la convinzione assoluta di far parte di un processo<br />

di rinnovamento epocale all’artista sembra venir meno lo slancio. Le<br />

opere realizzate alla fine degli anni Cinquanta restano di alto livello; la sintesi<br />

cromatico-spaziale del Ritratto di Liliana è straordinaria: reale ed astratta<br />

nello stesso tempo, studiatissima ma capace di restituire l’immediatezza<br />

48<br />

dell’immagine, dà quasi l’impressione di anticipare certi<br />

esiti figurali della Pop Art. Tuttavia l’appesantimento<br />

decorativo che si nota in alcuni quadri del periodo (Allo<br />

specchio) o l’accentuazione materica di altri (Pescatori in<br />

porto, fig. 46, Pescatori, fig. 47), fanno presagire un disagio<br />

stilistico che sarà poi evidente nei lavori degli anni<br />

Sessanta.<br />

46. PESCATORI IN<br />

PORTO, 1958-59<br />

olio su tela,<br />

cm 205,2 x 180.<br />

47. PESCATORI,<br />

1960, olio su tela,<br />

cm 80 x 120.<br />

Basta confrontare l’autoritratto del 1954 con quello del 1961 per rendersi<br />

conto del cambiamento in atto. Se nel primo la sintesi segnica calibratissima<br />

supporta tanto la dimensione realista della figurazione quanto la novità<br />

49<br />

46


linguistica delle cromie squillanti e astratte, creando un connubio forma-contenuto<br />

inscindibile, nel secondo la definizione plastica delle parti anatomiche,<br />

ispirate da un realismo più tradizionale, contrasta con gli inserti materici<br />

degli indumenti e dello sfondo, che guardano con tutta evidenza alle esperienze<br />

informali. Persa la magia della cifra stilistica degli anni Cinquanta <strong>Fois</strong><br />

comincia una lunga fase di ripensamento. Ancora nel 1964 sulle pagine di<br />

<strong>Sardegna</strong> Oggi egli ribadisce le scelte di poetica, ponendo ancora il problema<br />

di un’arte ideologicamente impegnata, però è evidente che si tratti di un intervento<br />

di difesa che manca, al momento, di certezze operative. La pubblicazione<br />

nello stesso anno del Manifesto del Gruppo di Iniziativa per un impegno<br />

rivoluzionario e socialista, firmato da Brundu, Pantoli, Staccioli, e significativamente<br />

da un ex-allievo del Liceo Artistico come Luigi Mazzarelli, sposta in<br />

avanti il rapporto tra politica rivoluzionaria e arte progressista, generando più<br />

di un dubbio nelle convinzioni estetiche di <strong>Fois</strong>. Lo conferma d’altra parte il<br />

suo vagare di questi anni lungo tutto il fronte figurativo. In un’opera come<br />

Anagrafe pare avvicinarsi all’espressionismo plasticamente robusto di Pantoli,<br />

per poi tornare nei Girasoli ad un’espressività cromatica più congeniale, alterandola<br />

però con una stesura materica spessa e nervosa.<br />

Nella serie di capre realizzata con tecniche diverse nel 1968 l’artista sembra<br />

ritrovare, se non lo stile, almeno la felicità iconica del recente passato. Nei dipinti<br />

ad olio la violenza della pennellata comprime i volumi accendendo lo<br />

sguardo luciferino dell’animale, mentre nei disegni a pastello la resa più naturalistica<br />

della forma stempera l’impeto gestuale senza però ridimensionare<br />

la carica espressiva.<br />

Nemmeno questo passaggio felice ferma, tuttavia, l’ansia di ricerca. Anzi subito<br />

dopo il confronto-scontro con la pittura informale riprende il sopravvento.<br />

<strong>Fois</strong> non crede agli sperimentalismi, ma avverte la necessità di misurarsi<br />

con le nuove esperienze; forse si illude di trovare una strada per riconvertirle.<br />

La Madre dell’ucciso, che nel titolo rimanda inevitabilmente alla famosa opera<br />

di Francesco Ciusa, è un quadro al limite dell’astratto. Il profilo della madre,<br />

infagottata in uno scialle scuro come il corpo del figlio che abbraccia, si<br />

percepisce appena. Come accennata è la figura eretta, di un rosso intenso,<br />

che si staglia sull’azzurro violaceo del cielo. In basso la silouette di alcune capre<br />

si confonde col terreno, innescando una fusione di piani che visivamente<br />

converge verso il centro del quadro. È una immagine strana, carica di pathos,<br />

che, linguisticamente lontana dalla scultura di Ciusa, ne restituisce però il<br />

dramma, l’universalità del dolore.<br />

Al di là del tributo all’artista scomparso, ricordato da <strong>Fois</strong> qualche anno prima<br />

in un articolo su L’Unione Sarda, il dipinto rivela una netta virata verso le ricerche<br />

informali. E la svolta è ribadita da un’altra opera del 1969, Nello studio,<br />

48. INTERNO<br />

CON FIORI E<br />

SEDIA, 1960<br />

olio su tela,<br />

cm 120,3 x 60.<br />

48<br />

52 53


49. GIRASOLI (1968)<br />

olio su tela,<br />

cm 120 x 80.<br />

50. IRIS (1968)<br />

olio su tela,<br />

cm 99,5 x 80.<br />

50<br />

49<br />

che contrappone la riproduzione plastica di un corpo femminile sulla destra,<br />

di un azzurro carico ma modellato con passaggi tonali, al profilo di alcuni<br />

girasoli sulla sinistra, resi con un segno intricato e aggressivo. La combinazione<br />

linguistica destruttura completamente l’immagine e rimanda in<br />

modo esplicito alla provocatoria figurazione del gruppo Cobra (Appel, Alechinskij,<br />

Corneille, Constant e Jorn).<br />

Alla fine del decennio <strong>Fois</strong> sembrerebbe aver risolto i conti con l’astrazione<br />

informale, riuscendo in qualche modo ad adattarla al suo percorso creativo<br />

ma, paradossalmente, è ormai tardi. Con il piano di rinascita naufragato nelle<br />

secche della politica regionale e la crisi incipiente della sinistra storica annunciata<br />

dal movimento del ’68, le dirompenti esperienze delle correnti concettuali<br />

portano ad esaurimento le poetiche dell’impegno nate dalla cultura<br />

del dopoguerra, e tutte le contrapposizioni stilistico-ideologiche che ne erano<br />

seguite. Gli anni Settanta dovranno misurarsi con un mondo diverso, in rapido<br />

cambiamento, e anche <strong>Fois</strong> si troverà a fare i conti con la nuova realtà.<br />

54<br />

55


52<br />

51<br />

51. FICO D’INDIA IN FIAMME, 1968<br />

olio su tela, 120 x 80.<br />

52. LO SPACCAPIETRE (fine anni Sessantaprimi<br />

anni Settanta), olio su tela, cm 120 x 100.<br />

53. RITRATTO DI BARBARA, 1968<br />

olio su tela, cm 134,4 x 94,4.<br />

L’opera ritrae la figlia dell’artista.<br />

56 57


DAL NEOREALISMO AL REALISMO<br />

53<br />

Il ciclo Storia di <strong>Sardegna</strong>, del 1971, chiude un’epoca della vita artistica e<br />

politica di <strong>Fois</strong>. È l’ultima grande opera che, a dispetto dello stile, sempre<br />

più segnato dalle esperienze astrattiste, si può considerare neorealista nei<br />

suoi valori di fondo. Per quanto resa con una figurazione minimale, stravolta<br />

da pennellate rapide che accennano più che rappresentare, le esplosioni<br />

cromatiche e gestuali restituiscono una idea progressiva e progressista della<br />

lotta sociale che rimanda direttamente alle esperienze, dure ma ricche di<br />

speranza, del dopoguerra, concludendo quel lavoro di rappresentazione storica<br />

avviato e non portato a termine nel trittico degli anni Cinquanta.<br />

Difficile dire quanto l’artista sia consapevole del valore conclusivo dell’opera,<br />

ma la produzione successiva ritornerà di rado su problematiche sociali o<br />

politiche, spostandosi tematicamente su una dimensione privata, e stilisticamente<br />

sul recupero di una figurazione ancora affidata al fascino del colore<br />

ma risolta di solito in una ottica più semplicemente realista.<br />

Come se l’ulteriore balzo in avanti del dibattito estetico l’avesse liberato dall’ansia<br />

di inseguirlo, l’artista prende a guardarsi intorno, cercando stimoli<br />

per la pittura nell’ambiente circostante.<br />

Complice il calo di tensione politica che si crea nei primi anni Settanta in<br />

ambito isolano, cui seguono le avvisaglie della crisi postmoderna, <strong>Fois</strong> sposta<br />

il personale interesse sulla natura, usando le sollecitazioni naturalistiche<br />

per una rilettura del suo percorso stilistico. Così il recupero di un tema caro<br />

come i girasoli, resi ora con una maggiore solidità costruttiva, diventa nello<br />

stesso tempo l’ennesimo ritorno a Van Gogh e una riflessione sulla sua esperienza<br />

pittorica. E lo stesso può dirsi di un’opera come Il pallonaro (fig. 61)<br />

che, nel riferimento all’Espressionismo piemontese, suggerisce il ricordo del<br />

periodo di formazione.<br />

Alla fine degli anni Settanta l’atmosfera sospesa della Fanciulla con strelitzie<br />

sembra ricondurlo sulle tracce di Melli, mentre nella scomposizione cromatica<br />

di alcuni paesaggi dei primissimi anni Ottanta (Effetto di luce nel bosco,<br />

Myoporum Punctulatum) riecheggiano insospettabili suggestioni del Futurismo<br />

divisionista.<br />

Non è da escludere che in queste scelte abbia un peso il clima culturale del<br />

momento, particolarmente attento ai revival e alle rivisitazioni, ma per <strong>Fois</strong><br />

è soprattutto una esigenza soggettiva, che parte ancora una volta da una<br />

condizione esistenziale. All’amico Dino Sanna, durante la personale alla<br />

Galleria Comunale di Cagliari del 1982, dirà di avere scoperto il paesaggio.<br />

58<br />

59


Mai come ora la natura lo affascina, divenendo il tema dei quadri più belli<br />

dell’ultimo periodo. La raffinatezza decorativa della serie di barche nel porto,<br />

ancora una volta risolta in modi differenti nei dipinti ad olio e nei pastelli,<br />

e alcuni ritratti felici non raggiungono l’intensità emotiva delle folgoranti<br />

cromie delle agavi, o dei boschi accesi da vibranti contrasti di luce.<br />

Al di là delle differenze nelle scelte espressive, la produzione tarda ha una<br />

notevole coesione poetica, e l’artista vorrebbe presentarla in modo unitario<br />

in una mostra dedicata esclusivamente agli anni Ottanta. Il progetto però<br />

non giunge a termine: debilitato da un intervento chirurgico <strong>Fois</strong> muore a<br />

Cagliari il 21 febbraio 1984.<br />

54. CAPRE, 1968<br />

olio su tela, cm 100,2 x 100,2.<br />

55. CESTO CON GIRASOLI (fine anni Sessanta)<br />

olio su tela, cm 119,7 x 79,8.<br />

54<br />

55<br />

60<br />

61


56. ANGOLO<br />

DELLO STUDIO<br />

CON GIRASOLI<br />

(primi anni Settanta)<br />

olio su tela,<br />

cm 99,8 x 119,5.<br />

56


STORIA DI SARDEGNA<br />

Composto come un ciclo ma concepito secondo un soggetto<br />

unitario e consequenziale, il dipinto Storia di <strong>Sardegna</strong>, del<br />

1971, è una sorta di testamento. Ultima opera di grande respiro<br />

politico dipinta da <strong>Fois</strong>, è un tributo alla storia che unisce la<br />

dimensione personale dell’artista e quella sociale dell’Isola, ricollegandosi<br />

idealmente al trittico La <strong>Sardegna</strong> verso l’Autonomia.<br />

Il linguaggio però è sensibilmente diverso. Alla cadenza<br />

classicheggiante delle tele degli anni Cinquanta si sostituisce<br />

ora una resa pittorica quasi astratta, che traccia con rapidi<br />

cenni il profilo di una futuristica «marea multicolore di folle<br />

agitate dalla sommossa». Nel caleidoscopio di immagini in movimento<br />

di tanto in tanto si colgono frammenti figurali: scontri<br />

di piazza, un «viva Cavallera» (sesto scomparto) confuso tra i<br />

cartelli di protesta, molte bandiere rosse. Un largo uso di contrasti<br />

complementari accende i colori, accentuando il dinamismo<br />

delle pennellate.<br />

Come ha giustamente notato Salvatore Naitza, se le dimensioni<br />

non fossero notevoli sembrerebbe dipinto di getto. E forse<br />

proprio questo ritrovare slancio, questo recuperare gli eventi<br />

della storia sociale attraverso gli stilemi linguistici dell’attualità<br />

è il vero messaggio del quadro, certamente distante dalla narrazione<br />

didascalica dei dipinti degli anni Cinquanta e tuttavia<br />

pervaso della stessa vocazione sociale, dello stesso desiderio<br />

di incidere sulla realtà.<br />

57<br />

57-60. STORIA DI SARDEGNA, 1971<br />

acrilico su masonite, 8 pannelli di cm 280 x 128 ciascuno.<br />

58


61. IL PALLONARO,<br />

1973, olio su tela,<br />

cm 99,6 x 119,3.<br />

61


FOIS CRITICO E SAGGISTA<br />

In parallelo all’attività pittorica, <strong>Fois</strong> ha<br />

coltivato costantemente una produzione<br />

letteraria di notevole interesse: recensioni<br />

di mostre per il quotidiano nazionale<br />

L’Unità, a cavallo tra gli anni Quaranta e<br />

Cinquanta; interventi critici su problemi<br />

dell’arte e della politica apparsi sui quotidiani<br />

regionali; impegnative ricerche a carattere<br />

storico sull’architettura religiosa<br />

e civile dell’Isola.Tra queste ultime vanno<br />

ricordate le pubblicazioni sui castelli della<br />

<strong>Sardegna</strong> medioevale (Siliqua, Bosa, Monreale,<br />

Burgos, ecc.); sulle mura medioevali<br />

di Iglesias e di Oristano; sulle chiese vittorine<br />

del cagliaritano e, soprattutto,<br />

quelle sui ponti romani, sulle torri spagnole,<br />

sui forti piemontesi, che restano,<br />

ancora oggi, tra gli studi più completi e<br />

documentati su tali argomenti.<br />

62<br />

62. CASTELDORIA:<br />

TORRE<br />

PENTAGONA VISTA<br />

DA NORD-OVEST,<br />

da Castelli della<br />

<strong>Sardegna</strong> medioevale,<br />

Cinisello Balsamo,<br />

1992.<br />

63. BURGOS. IL<br />

CASTELLO VISTO<br />

DALLA VALLE<br />

DEL TIRSO:<br />

PROSPETTO SUD-<br />

SUD-OVEST, da<br />

Castelli della <strong>Sardegna</strong><br />

medioevale, Cinisello<br />

Balsamo, 1992.<br />

64. BOSA. IL<br />

CASTELLO DI<br />

SERRAVALLE.<br />

VEDUTA<br />

D’INSIEME DELLA<br />

TORRE E DELLA<br />

MURAGLIA, da<br />

Castelli della <strong>Sardegna</strong><br />

medioevale, Cinisello<br />

Balsamo, 1992.<br />

65. CASTELLO DI<br />

POSADA O DELLA<br />

FAVA. Appunti sulla<br />

planimetria e sezione<br />

verticale del castello, da<br />

Castelli della <strong>Sardegna</strong><br />

medioevale, Cinisello<br />

Balsamo, 1992.<br />

<strong>Fois</strong>, esperto di<br />

fortificazioni, è autore<br />

della pubblicazione<br />

dalla quale sono tratte<br />

le foto e il disegno.<br />

Il volume riporta<br />

numerosi studi come<br />

quello riprodotto,<br />

realizzati per una più<br />

agevole leggibilità dei<br />

siti, spesso ridotti per lo<br />

più a esigue persistenze.<br />

63 65<br />

64


66. BETTI, 1973<br />

olio su tela,<br />

cm 80 x 119,8.<br />

67. ANCORE (prima<br />

metà anni Settanta)<br />

olio su tela,<br />

cm 119,8 x 150,3.<br />

68. RITRATTO<br />

DI CORRADO<br />

ALBERTO, 1976<br />

olio su tela,<br />

cm 119,8 x 99,8.<br />

69. BARCHE, 1979<br />

olio su tela,<br />

cm 80 x 100.<br />

70. CANNE, 1979-80<br />

olio su tela, cm 80 x 100,<br />

Cagliari, Credito<br />

Industriale Sardo. 67


68 70<br />

69


71. BALLERINE<br />

(fine anni Settanta)<br />

olio su tela,<br />

cm 100,2 x 119,7.<br />

71


72-73. BALLERINA<br />

CON STRELITZIE<br />

(fine anni Settanta)<br />

olio su tela, cm 206 x 74,1.<br />

72 73


AGAVI<br />

I diversi quadri che hanno per soggetto le agavi, realizzati a cavallo tra gli anni Settanta<br />

e Ottanta, sono tra i lavori più sentiti dell’ultimo periodo. Straordinariamente<br />

intensi nella resa cromatica, restituiscono a un tempo la percezione ottica della<br />

pianta e una sua lettura simbolica. Il taglio ravvicinato, che tende a far uscire il soggetto<br />

dallo spazio di rappresentazione, lo proietta sullo spettatore avvolgendolo<br />

visivamente e rendendolo partecipe del coinvolgimento emotivo dell’artista.<br />

Approdato tardi all’incanto del paesaggio, <strong>Fois</strong> sembra quasi voler recuperare il<br />

tempo perduto, concentrando sui temi naturalistici il meglio del suo repertorio<br />

linguistico ed escludendo progressivamente quella presenza umana che tanta parte<br />

aveva avuto nel suo percorso poetico.<br />

L’agave diviene per <strong>Fois</strong> oggetto di concretizzazione della sua espressività; è la<br />

scoperta della “sua” pianta: mossa, elastica, flessuosa, naturalmente striata, geometrica,<br />

piena, allargata nello spazio ma mai confusa, arriva ad essere ambientata<br />

dal pittore non più sulla terra ma sulla superficie<br />

acquea. Il passaggio, nella proposta di un contesto<br />

75. AGAVI, 1979<br />

olio su tela, cm 124,7 x 170.<br />

76. AGAVI, 1981<br />

olio su tela, cm 80 x 119,6.<br />

innaturale ma accettabile nel racconto artistico, invita<br />

a riscoprire delle “memorie” nella bellezza della<br />

pianta, presenza costante e forse trascurata nel paesaggio<br />

mediterraneo.<br />

74<br />

74. CANNE, 1980<br />

olio su tela, cm 119,6 x 100.<br />

75<br />

84


77. GIRASOLI BLEU<br />

(primi anni Ottanta)<br />

olio su tela,<br />

cm 49,8 x 60.<br />

78. GIRASOLI BLEU<br />

(primi anni Ottanta)<br />

olio su tela,<br />

cm 80 x 119,6.<br />

Il tema della resa in<br />

monocromia della<br />

composizione è ripreso<br />

in diversi momenti da<br />

<strong>Fois</strong>, soprattutto nei<br />

toni del blu, come<br />

dimostrato in<br />

precedenza da Betti<br />

(fig. 66). Per il pittore<br />

questa scelta<br />

sembrerebbe quasi un<br />

bisogno di azzerare, di<br />

compiere una pausa,<br />

nell’uso invece di una<br />

costante variata e spesso<br />

esplosiva gamma<br />

cromatica.<br />

77<br />

79. FIORI (primi<br />

anni Ottanta), olio<br />

su tela, cm 120 x 60.<br />

78 79


80. BANCO DEI FIORI<br />

(primi anni Ottanta)<br />

olio su tela,<br />

cm 100 x 120.<br />

80


81. IL GINEPRO<br />

BRUCIATO, 1979<br />

olio su tela,<br />

cm 99,9 x 119,4.<br />

81


83<br />

82<br />

82. SARROCH 2, 1982<br />

olio su tela, cm 99 x 120.<br />

83. AUTUNNO, 1982<br />

olio su tela, cm 99,5 x 119,7.<br />

84. ESTATE, 1983<br />

olio su tela, cm 99,3 x 120.<br />

85. PRIMAVERA, 1982<br />

olio su tela, cm 130 x 172,9.<br />

94<br />

84


86. PORTO 1, 1983<br />

olio su tela,<br />

cm 99 x 120.<br />

86


87. PORTO 2, 1983<br />

olio su tela,<br />

cm 99,1 x 120.<br />

87


IL DISEGNO<br />

Nei disegni le stesure compatte dei dipinti lasciano il posto a un tratteggio<br />

nervoso. L’impronta espressionista resta evidente nelle gamme cromatiche,<br />

accese e il più delle volte impostate sul contrasto di colori primari<br />

e complementari, ma le campiture si fanno irregolari, rinforzando la connotazione<br />

grafica dell’immagine. Nell’interpretazione di<br />

scorci urbani, spesso realizzati col pennarello, <strong>Fois</strong> si<br />

concentra su pochi elementi, alterando la dimensione<br />

descrittiva del luogo in un gioco serrato di segni e colori.<br />

88. LE MIETITRICI,<br />

1954, pastello su carta,<br />

cm 30,5 x 30.<br />

La definizione sintetica dello spazio<br />

accentua la resa sul piano, fondendo<br />

la struttura cromatica e segnica delle<br />

superfici. Nei disegni a pastello invece<br />

la maggiore duttilità chiaroscurale<br />

del mezzo consente effetti pittorici<br />

più raffinati. La possibilità di<br />

sgranare il segno fino a fare emergere<br />

la texture del supporto fa vibrare<br />

le campiture, creando effetti di luce<br />

che impreziosiscono i ritmi grafici e<br />

rendono più dinamico il rapporto<br />

tra figure e sfondo.<br />

89. STUDIO PER IL MATTATOIO (1953)<br />

pennarello e inchiostro su carta, cm 34,5 x 24,5.<br />

89<br />

90. STUDIO PER IL MATTATOIO, 1952<br />

pastello su carta, cm 66 x 48,3.<br />

91. STUDIO PER IL MATTATOIO, 1953<br />

pennarello e inchiostro su carta, cm 34,5 x 24,5.<br />

88 90<br />

91<br />

102<br />

103


92-96. ALBUM<br />

CON STUDI<br />

DI CAPRA, 1968<br />

pastello a cera su carta,<br />

cm 18 x 24,5.<br />

97. ALGHERO<br />

(seconda metà anni<br />

Settanta), pennarello<br />

su carta, cm 50 x 70,1.<br />

92<br />

104<br />

105


93<br />

95<br />

94<br />

96<br />

106 107


99<br />

98<br />

100<br />

99. PRUA DI BARCA, 1983<br />

pastello a cera su carta, cm 50 x 70,2.<br />

98. GIOSTRA, 1978<br />

pastello a cera su carta, cm 50 x 50.<br />

100. BARCHE, 1983<br />

pastello a cera su carta, cm 50 x 70,2.<br />

110 111


LA XILOGRAFIA<br />

101<br />

101. PORTO DI CAGLIARI (primi anni Ottanta), pastello a cera su carta, cm 50 x 70.<br />

102. BARCHE, 1983, pastello a cera su carta, cm 50 x 70.<br />

Pur essendo considerato in senso generazionale l’erede della scuola xilografica<br />

isolana degli anni Trenta, le incisioni di <strong>Fois</strong> con matrice in legno<br />

sono molto lontane dalle esperienze di Mario Delitala, di Carmelo Floris<br />

o di Stanis Dessy. Fedele all’impostazione espressionista della sua poetica<br />

<strong>Fois</strong> predilige anche nella xilografia campiture piatte e passaggi netti dal<br />

bianco al nero che esprimono con forza la stilizzazione figurale dei soggetti.<br />

E se è vero che una incisione come Girasoli (fig. 106) denota un attento studio<br />

degli effetti decorativi, costruiti nell’incastro dei profili delle foglie e nella<br />

resa stratificata dei piani, più spesso l’artista sembra<br />

indifferente alle raffinatezze tecniche dell’intaglio, puntando<br />

con decisione sull’impatto emotivo. Pochi tratti<br />

rendono i gesti cadenzati e rituali dei pescatori nella<br />

Mattanza (fig. 104), pochissimi il carattere duro della<br />

vita dei minatori, che quasi fusi col loro strumento di<br />

lavoro si staccano appena dal fondo.<br />

103. MONDINE,<br />

1955, xilografia,<br />

cm 34,8 x 49,6.<br />

104. MATTANZA,<br />

1951, xilografia,<br />

cm 34,3 x 50,2.<br />

102 103<br />

112 113


104


105. MORTE DEL<br />

COMPAGNO, 1955<br />

xilografia, cm 32,5 x 35,9.<br />

106. GIRASOLI, 1954<br />

xilografia, cm 34,4 x 49,2.<br />

105


106


CRONOLOGIA<br />

1916 <strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong> nasce ad Iglesias il 28 dicembre.<br />

1938 A Cagliari, dove la sua famiglia si era trasferita nel 1923, dopo una permanenza<br />

di qualche anno in Toscana, consegue il Diploma di Perito Agrario.<br />

1939-43 Lascia la <strong>Sardegna</strong> per iscriversi alla facoltà di Economia e Commercio<br />

di Genova, ma in seguito ai bombardamenti abbandona la città ligure<br />

e raggiunge il fratello Ninì a Firenze. Nel capoluogo toscano entra in<br />

contatto con l’ambiente artistico locale e comincia a definire il suo interesse<br />

per la pittura. Nel 1942 ottiene la laurea in Economia e Commercio e l’anno<br />

successivo si stabilisce nel biellese, presso la moglie del fratello, ed entra<br />

a far parte delle brigate partigiane.<br />

1944-45 Nell’inverno del 1944 viene arrestato dai nazisti e dopo pochi giorni<br />

rilasciato in seguito ad uno scambio con un ufficiale tedesco catturato dai<br />

partigiani. Nello stesso anno tiene la sua prima personale a Biella, alla Galleria<br />

Leonardo da Vinci. La mostra, presentata in catalogo da don Luigi Vernetti,<br />

raccoglie una serie di acquerelli ispirati ai paesaggi del luogo. L’esperienza<br />

si rivela decisiva perché durante la rassegna conosce Luigi Boffa<br />

Tarlatta, ritrattista allievo di Giacomo Grosso e docente di figura all’Albertina<br />

di Torino. Tarlatta lo convince ad iscriversi all’Accademia per completare<br />

con studi regolari il lungo apprendistato da autodidatta. Nel 1945 partecipa<br />

a Milano alla Mostra Nazionale degli Artisti Profughi.<br />

1946-48 Nel 1946 sposa Carla Ravetti e l’anno successivo ottiene il Diploma<br />

all’Accademia di Belle Arti di Torino ed espone alla Galleria Della Maria<br />

di Cagliari presentato dallo scrittore Salvatore Cambosu. Sempre nel 1947<br />

prende parte a Roma alla Mostra Itinerante degli Incisori Sardi. Nel 1948<br />

tiene una personale a Biella presso la Saletta dell’Orso e partecipa al Premio<br />

Nazionale di Pittura e Scultura “Città di Milano”. Nello stesso anno rientra<br />

in <strong>Sardegna</strong> stabilendosi con la famiglia a Cagliari.<br />

107<br />

107. <strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong> mentre<br />

dipinge la grande tela<br />

L’uomo nella chiesa<br />

di Pio X, nel 1977.<br />

1949-50 La mostra che segna un punto di svolta nella<br />

sua ricerca è la personale allestita presso la Galleria Della<br />

Maria di Cagliari. Superata la fase accademica la sua<br />

pittura accoglie suggestioni espressioniste nel colore e<br />

121


nella semplificazione strutturale della figura, combinate ad accenti neorealisti<br />

che vanno diffondendosi nell’arte italiana del secondo dopoguerra. L’esposizione<br />

ha un effetto dirompente nell’ambiente isolano, ancora influenzato<br />

dalle esperienze di origine modernista o legato a forme di realismo più tradizionali.<br />

Nello stesso anno partecipa al Premio e alla Mostra d’Arte Moderna<br />

della <strong>Sardegna</strong> allestita presso l’Opera Bevilacqua La Masa di Venezia, e l’anno<br />

successivo alla Mostra d’Arte Moderna in <strong>Sardegna</strong> al Gabinetto delle<br />

Stampe dell’Università di Cagliari e a quella proposta alla Galleria Nazionale<br />

d’Arte Moderna di Roma.<br />

1951-53 Nel 1951 due personali, alla Galleria Della Maria di Cagliari e all’Istituto<br />

Magistrale di Nuoro, definiscono il suo ruolo di punta nel panorama<br />

del Neorealismo isolano. Sempre nel 1951 prende parte a diverse rassegne<br />

regionali e nazionali (L’Arte contro le Barbarie, Biella 1951; Premio<br />

Sassari, Sassari 1951; I Biennale Internazionale d’Arte Marinara, Genova<br />

1951; Premio Suzzara, Suzzara 1951), e l’anno seguente partecipa alla VI<br />

Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma con l’opera Mondine, ed espone<br />

un olio e una xilografia sul tema della mattanza alla IV Mostra Regionale<br />

d’Arte di Cagliari; l’olio viene poi ripresentato alla mostra L’Arte nella Vita<br />

del Mezzogiorno d’Italia, tenutasi a Roma nel 1953.<br />

Galleria Colonna di Milano, e l’anno successivo due sue opere (Ritratto di<br />

Liliana e Ritratto di Cilla) vengono premiate alla I Mostra Regionale delle<br />

Arti Figurative organizzata dal Liceo Artistico di Cagliari. Sempre nel 1959<br />

partecipa alla VIII Quadriennale d’Arte di Roma con tre opere (Allo specchio,<br />

Bosco di sughere, Pescatori in porto).<br />

1960-64 Nel 1960 diventa direttore del Liceo Artistico fondato a Cagliari<br />

da Guido Vascellari, incarico che manterrà fino al 1967. Partecipa nello<br />

stesso anno alla II Mostra Regionale delle Arti Figurative in <strong>Sardegna</strong>, allestita<br />

nella Chiesa di San Saturno, e nel 1961 ottiene una medaglia d’oro al<br />

Premio Ramazzotti di Milano. L’anno successivo una<br />

personale alla galleria Il Capitello di Cagliari apre un ciclo<br />

(“Appunti di Viaggio”) dedicato ai viaggi in Italia e<br />

in Europa. Nel 1963 tiene ancora una personale agli<br />

108. <strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong> con<br />

Aligi Sassu a Milano<br />

nel 1967.<br />

1954-55 Nel 1954 tiene una personale al Gabinetto delle Stampe dell’Università<br />

di Cagliari e realizza, in occasione del cinquantenario dello sciopero di<br />

Buggerru, tre disegni riproposti in parte alla mostra di Biella per il decennale<br />

della Resistenza del 1955. Sempre nel 1955 partecipa alla Exposition d’Art<br />

Contemporain Sarde a Bastia, al Premio Michetti a Francavilla, alla VII Quadriennale<br />

d’Arte di Roma con cinque grandi tele (Il mattatoio, Ritratto di mio<br />

padre, Ritratto di Carla, Autoritratto, I figli dell’artista), ed ottiene una borsa di<br />

studio dal Ministero degli Esteri per un soggiorno in Spagna.<br />

1956-59 Nel 1956 prende parte alla CXII Esposizione Internazionale d’Arte<br />

Figurativa di Torino, alla Collettiva di Incisori Sardi promossa dall’associazione<br />

Amici del Libro a Cagliari e alla Mostra dell’incisione Italiana organizzata<br />

a Sassari, e tiene una personale alla Hill Gate Gallery di New York. L’anno<br />

successivo espone agli Amici del Libro di Cagliari una serie di dipinti, tra<br />

i quali spicca il grande quadro storico Eleonora d’Arborea, opera realizzata per<br />

un trittico intitolato La <strong>Sardegna</strong> verso l’Autonomia, mai portato a termine.<br />

La tela, insieme all’altra opera realizzata del progetto (La Rivoluzione di Giovanni<br />

Maria Angioj), è oggi conservata presso la Presidenza della Regione<br />

<strong>Sardegna</strong>. Nel 1958, presentato da Aligi Sassu, espone oli e incisioni alla<br />

108<br />

122<br />

123


Amici del Libro di Cagliari e l’anno dopo presenta il secondo appuntamento<br />

di “Appunti di Viaggio” sempre presso la galleria cagliaritana Il Capitello.<br />

1965-71 Nel 1965 propone alla galleria Il Capitello una personale dal titolo<br />

“Cagliari come un’autobiografia”, e l’anno successivo nello stesso spazio presenta<br />

il terzo appuntamento del ciclo “Appunti di Viaggio”. Nel 1967 espone alla<br />

galleria Il Pennellaccio di Cagliari la serie dei Girasoli, e successivamente realizza<br />

una personale alla Galleria 32 di Milano. Nel 1968 tiene una personale<br />

nella Biblioteca Central di Barcellona presentata da Jaime Ainaud de Lasarte.<br />

Nello stesso anno apre a Cagliari il nuovo Liceo Artistico Statale e <strong>Fois</strong> viene<br />

nominato docente di Discipline pittoriche. Tra il 1970 e il ’71 ritorna alla galleria<br />

Il Pennellaccio con due personali e dipinge il ciclo “Storia di <strong>Sardegna</strong>”,<br />

otto grandi pannelli che rielaborano con un segno vibrante, sensibile alle suggestioni<br />

della pittura informale, i grandi eventi di popolo della storia isolana.<br />

1972-80 Nel 1972 lo storico Alberto Boscolo, Rettore dell’Università di<br />

Cagliari, presenta presso la galleria L’Incontro una antologica che ripercorre<br />

le tappe fondamentali del suo percorso poetico, e quattro anni dopo, nella<br />

stessa galleria, è Placido Cherchi a presentare una mostra tutta dedicata alla<br />

110<br />

109. <strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong> con lo<br />

scultore Pinuccio Sciola a<br />

San Sperate (1967-68).<br />

110. INVITO PER LA<br />

MOSTRA DI PITTURA<br />

E GRAFICA, 1981<br />

xilografia, cm 29,6 x 29,6.<br />

produzione grafica. Dal 1973 al ’76 ricopre la carica<br />

di preside nel Liceo Artistico Statale di Cagliari, e subito<br />

dopo, nel 1977, dipinge il grande Cristo nella<br />

chiesa di San Pio X di Cagliari. Chiudono il decennio<br />

una personale all’Arengario di Milano nel 1979 e<br />

una alla galleria La Bacheca di Cagliari.<br />

109<br />

1981-84 Nel 1981 ancora due personali alla galleria La Bacheca di Cagliari, e<br />

poi, l’anno successivo, la grande antologica dedicatagli dalla Galleria Comunale<br />

di Cagliari chiudono il suo lungo percorso espositivo. Due anni dopo,<br />

mentre ha in preparazione una mostra sui lavori degli anni Ottanta, subisce<br />

un intervento chirurgico da cui non riuscirà a rimettersi. Muore a Cagliari il<br />

21 febbraio 1984.<br />

124<br />

125


DOVE VEDERE FOIS<br />

Cagliari: 1-3. Galleria Comunale d’Arte: Pinacoteca (figg. 12-13, 28)<br />

e Raccolta Valle (nucleo di 13 incisioni)<br />

4. Università degli Studi di Cagliari, Collezione Piloni (fig. 7)<br />

5. Chiesa di San Pio X, grande tela decorativa de L’Uomo<br />

6-7. Collezione Regione Autonoma della <strong>Sardegna</strong> (figg. 25-27)<br />

7<br />

1<br />

PER UN APPROFONDIMENTO<br />

SULL’OPERA DI FOISO FOIS:<br />

6<br />

Il più completo volume monografico:<br />

S. Naitza, <strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong>, Nuoro, Ilisso,<br />

1989.<br />

S. Naitza, Artisti sardi nella collezione<br />

civica, Cagliari, 1985.<br />

S. Naitza, M.G. Scano, Quarant’anni<br />

di incisione artistica in <strong>Sardegna</strong> 1930-<br />

1970, Quartu Sant’Elena, 1986.<br />

S. Naitza, Per un giudizio su <strong><strong>Fois</strong>o</strong><br />

<strong>Fois</strong>, presentazione della retrospettiva<br />

alla Galleria Comunale di Cagliari,<br />

Cagliari, 1989.<br />

M.G. Scano Naitza, La collezione Nicola<br />

Valle. Incisori Sardi del Novecento,<br />

Cagliari, 2000.<br />

G. Altea, M. Magnani, Pittura e Scultura<br />

dal 1930 al 1960, Nuoro, Ilisso,<br />

2000.<br />

2<br />

126<br />

5<br />

4<br />

3


Finito di stampare nel mese di febbraio 2005<br />

presso lo stabilimento della Fotolito Longo, Bolzano

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!