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Gianni Murtas<br />
FOISO<br />
FOIS
I MAESTRI DELL’ARTE SARDA
Gianni Murtas<br />
FOISO<br />
FOIS<br />
in copertina:<br />
COLATA DI CEMENTO, 1955-57, particolare.<br />
a fronte:<br />
ELEONORA D’ARBOREA, 1957, particolare.
INDICE<br />
Grafica, impaginazione e fotolito:<br />
Ilisso Edizioni<br />
Referenze fotografiche:<br />
ARCHIVIO ILISSO: nn. 2-33, 35-46, 48, 51, 53-61, 66-<br />
68, 71-78, 81-91, 97, 99-100, 102-106, 110 (Donatello<br />
Tore, Ludovico Mura); n. 34 (Marco Ceraglia); nn. 47, 50,<br />
52, 79-80 (Foto Saporetti); nn. 49, 69-70, 101 (Attilio<br />
Della Maria); nn. 92-96, 98 (Nino Solinas).<br />
7 IL RINNOVATORE DELL’ARTE SARDA<br />
10 IL SUPERAMENTO DEL FOLKLORE<br />
18 NEOREALISMO E POETICHE DELL’IMPEGNO<br />
34 LA SCELTA DI UN TEMA: IL RITRATTO<br />
48 LA CRISI INFORMALE<br />
Periodico mensile n. 13<br />
del 09-03-2005<br />
Direttore responsabile: Giovanna <strong>Fois</strong><br />
Reg. Trib. di Nuoro n. 2 del 27-05-2004<br />
Tutti i diritti di copyright sono riservati.<br />
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta,<br />
trasmessa o utilizzata in alcuna forma o con qualsiasi mezzo,<br />
senza l’autorizzazione scritta dell’editore.<br />
Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge.<br />
59 DAL NEOREALISMO AL REALISMO<br />
102 IL DISEGNO<br />
113 LA XILOGRAFIA<br />
© Copyright 2005<br />
Ilisso Edizioni - Nuoro<br />
www.ilisso.it - e-mail ilisso@ilisso.it<br />
ISBN 88-89188-14-6<br />
121 CRONOLOGIA<br />
126 DOVE VEDERE FOIS
IL RINNOVATORE DELL’ARTE SARDA<br />
1<br />
<strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong> è probabilmente l’artista più rappresentativo di quel fronte innovatore<br />
che nel secondo dopoguerra si assume il compito di trasformare<br />
radicalmente l’arte sarda. L’esigenza diffusa nelle giovani generazioni di<br />
allontanarsi da un’arte folklorica ormai culturalmente attardata, e il più delle<br />
volte propensa ad una stanca rilettura delle esperienze regionaliste del primo<br />
Novecento, trova in lui l’interprete più lucido e determinato. La sua<br />
pittura, orientata fin dalla fine degli anni Quaranta verso una figurazione<br />
capace di parlare della realtà circostante senza ricorrere al filtro idealizzante<br />
del folklore e senza rinunciare agli sviluppi linguistici del Moderno, costituisce<br />
il punto di partenza di una ricerca che in <strong>Sardegna</strong> pone apertamente<br />
il problema di un rinnovamento dell’arte e traccia un solco profondo con<br />
gli orizzonti estetici della prima metà del secolo.<br />
Così, senza essere un paladino della Neoavanguardia, ed avendo anzi spesso<br />
un atteggiamento critico verso gli esiti più radicali delle correnti astrattoinformali,<br />
<strong>Fois</strong> assume un ruolo guida nello svecchiamento della cultura<br />
isolana del dopoguerra. L’adesione al Neorealismo, nella combinazione di<br />
istanze etiche ed estetiche, salda il piano pittorico e quello sociale della sua<br />
azione, e grazie anche ad un’abile strategia comunicativa, fa di lui per antonomasia<br />
il pittore moderno della scena sarda degli anni Cinquanta.<br />
Il paragone, diverse volte proposto, con Guttuso stilisticamente non regge;<br />
pur nella comune radice realista, e nella condivisa vocazione sociale dell’arte,<br />
il pittore sardo ha delle peculiarità, e persino delle arditezze linguistiche, che<br />
lo collegano piuttosto agli sviluppi dell’Espressionismo italiano ed europeo;<br />
ma è indubbio che il suo ruolo di capofila dell’arte impegnata isolana abbia<br />
collocato la sua ricerca nell’ambito del Neorealismo, sollecitando confronti<br />
con i maggiori protagonisti della scena nazionale degli anni Cinquanta.<br />
Le vicende del decennio successivo, con l’accentuarsi della contrapposizione<br />
ideologica tra figurativisti ed astrattisti, e il progressivo assorbimento nell’orbita<br />
della tradizione anche della figurazione espressionista e neorealista,<br />
hanno in parte alterato la specificità del suo percorso, ora considerandolo<br />
come una anticipazione parziale della modernità delle neoavanguardie, ora<br />
confinandolo frettolosamente in una posizione di moderata conservazione.<br />
Si tratta tuttavia di letture errate, perché se per un<br />
1. <strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong> fotografato<br />
da Henri Cartier-Bresson<br />
nel 1962 (particolare).<br />
verso sacrificano sulla base di un evoluzionismo tutto<br />
formale l’originalità della pittura di <strong>Fois</strong>, per un<br />
altro sottovalutano la problematicità dell’adesione al<br />
7
moderno della sua esperienza figurativa, segnata da una scelta stilistica oggettivamente<br />
perdente sulla scena internazionale degli anni Sessanta e Settanta<br />
ma tutt’altro che avulsa dai problemi della modernità.<br />
Occorrerà attendere la svolta culturale del Postmoderno per cogliere tutte le<br />
sfumature della produzione foisiana: la straordinaria versatilità nel contemperare<br />
l’urgenza espressiva con un senso quasi classico della forma, la capacità<br />
di cogliere nella magia del colore la continuità tra la<br />
2. GIRASOLI<br />
(seconda metà anni<br />
Sessanta), olio su tela,<br />
cm 120 x 120.<br />
3. CALLE (anni<br />
Settanta), olio su tela,<br />
cm 80 x 45.<br />
dimensione decorativa e quella narrativa, tra il figurativo<br />
e l’astratto; ma almeno in ambito regionale il senso<br />
morale della sua rivolta pittorica è rimasto comunque<br />
un punto fermo nel dibattito estetico contemporaneo,<br />
accompagnando la vocazione all’impegno politico di<br />
molta Neoavanguardia isolana.<br />
2 3<br />
8<br />
9
IL SUPERAMENTO DEL FOLKLORE<br />
Formatosi artisticamente fuori dalla <strong>Sardegna</strong>, dapprima come autodidatta<br />
durante il soggiorno universitario fiorentino e poi con studi regolari<br />
all’Accademia Albertina di Torino, <strong>Fois</strong> dimostra già dalle prime esperienze<br />
la sua distanza dalla tradizione regionale. Se ancora negli anni Quaranta la<br />
produzione artistica dell’Isola è in gran parte erede della figurazione folklorica,<br />
e pur in modi differenti segnata da orizzonti sardisti, la pittura di <strong>Fois</strong><br />
si distingue immediatamente per la presa di distanza dal costume e da una<br />
interpretazione spiccatamente etnica del territorio. Gli acquerelli della prima<br />
mostra a Biella, nel 1944, sono lavori acerbi: paesaggi nei quali la strutturazione<br />
del colore a macchia cerca una sintesi tra gli effetti di luce e le esigenze<br />
di maggiore solidità costruttiva, ma rivelano comunque un approccio diverso<br />
alla realtà, confermato dai lavori degli anni immediatamente successivi.<br />
4<br />
4. NATURA<br />
MORTA, 1944<br />
olio su tela,<br />
cm 48,3 x 40,1.<br />
5. RITRATTO DI<br />
PUPA ONORATO,<br />
1946, olio su tela,<br />
cm 69,7 x 59,3.<br />
Nei pochi oli sopravvissuti del periodo accademico si avverte come alle connotazioni<br />
tonali dell’impianto si vada aggiungendo una tensione espressiva<br />
che esploderà nella mostra cagliaritana del 1949. La personale, allestita presso<br />
la galleria Della Maria ad un anno di distanza dal suo rientro in <strong>Sardegna</strong>,<br />
rappresenta la vera svolta stilistica di <strong>Fois</strong>. Superati di slancio gli indugi<br />
dell’apprendistato l’artista dà libero corso a una deformazione cromatica<br />
che via via risale alle origini del linguaggio espressionista. Se un’opera come<br />
Teiera bleu rivela infatti una influenza diretta della ricerca matissiana degli<br />
anni Trenta, Il Terrapieno (fig. 9) si avvicina alle soluzioni Fauves di Derain,<br />
5<br />
10<br />
11
6. RITRATTO DI<br />
LUISA FRATTA<br />
(1949), olio su tela,<br />
cm 65,6 x 50,7.<br />
7. RITRATTO DI<br />
RAFFAELLO<br />
DELOGU, 1949<br />
olio su tela,<br />
cm 95 x 70, Cagliari,<br />
coll. Piloni.<br />
6<br />
e alcuni ritratti dello stesso anno (Raffaello Delogu, fig. 7; Salvatore Cambosu,<br />
fig. 10) sembrano tentare un compromesso tra l’eredità poetica vangoghiana<br />
e la deformazione esistenziale dei pittori della Brücke. Non siamo<br />
ancora alla rappresentazione diretta dei drammatici contrasti della società<br />
contemporanea ma le scelte di linguaggio sono in gran parte definite, e si<br />
tratta di scelte dirompenti nell’asfittico panorama cagliaritano. <strong>Fois</strong> ne amplifica<br />
la portata con una polemica conferenza di presentazione, subito ripresa<br />
dai giornali locali. <strong>Cultura</strong>lmente più lucido di artisti come Costantino<br />
Spada e Libero Meledina, che negli stessi anni e con soluzioni stilistiche<br />
simili tentavano a Sassari di rilanciare la ricerca isolana, egli riesce in poco<br />
tempo a diventare l’elemento catalizzatore del dibattito regionale, innestando<br />
il problema del rinnovamento linguistico sull’esigenza sempre più diffusa<br />
di un ruolo sociale dell’arte.<br />
Il clima è favorevole: in tutta l’Italia l’accentuata politicizzazione della cultura<br />
seguita alla caduta del Fascismo apre la strada ad esperienze estetiche che,<br />
7<br />
12<br />
13
quando non arrivano alla teorizzazione di un impegno politico diretto dell’arte,<br />
quantomeno rivendicano una presenza attenta e partecipe alle combattute<br />
vicende contemporanee. In <strong>Sardegna</strong> la ripresa dei contrasti sociali, alimentati<br />
dalla crisi delle attività minerarie e dal mancato rilancio della produzione agraria,<br />
accelera la resa dei conti con le politiche economiche e sociali del passato<br />
Regime e con le tendenze culturali ed artistiche che lo avevano rappresentato.<br />
9<br />
8<br />
8. RITRATTO DI VITTORINO FIORI (1949)<br />
olio su tela, cm 50 x 40.<br />
9. IL TERRAPIENO, 1949<br />
olio su tela, cm 85 x 75.<br />
14<br />
15
10. RITRATTO<br />
DI SALVATORE<br />
CAMBOSU, 1951<br />
olio su tela,<br />
cm 94,5 x 69,5.<br />
10<br />
11. RITRATTO DI<br />
EMILIO LUSSU, 1953<br />
olio su tela,<br />
cm 195,3 x 89,6.<br />
11<br />
16 17
NEOREALISMO E POETICHE DELL’IMPEGNO<br />
Acquisito il ruolo di leader del rinnovamento regionale, <strong>Fois</strong> si appresta<br />
negli anni Cinquanta a definire meglio gli orizzonti della sua ricerca.<br />
Cresciuto in una famiglia di tradizione antifascista (il padre, vicino alle posizioni<br />
di Cavallera, aveva dovuto<br />
abbandonare la <strong>Sardegna</strong> per sottrarsi<br />
alla persecuzione dei fascisti<br />
iglesienti e successivamente aveva<br />
perso il posto di lavoro per non aver<br />
voluto iscriversi al Partito Nazionale<br />
Fascista), egli aveva rinforzato le sue<br />
convinzioni prendendo parte come<br />
staffetta alla lotta partigiana e come<br />
militante socialista allo scontro politico<br />
dell’immediato dopoguerra. La<br />
sua adesione alle poetiche dell’impegno<br />
è lo sbocco naturale di scelte<br />
12-13. LA MATTANZA, 1951-52<br />
olio su tela, cm 152,5 x 205,<br />
Cagliari, Galleria Comunale d’Arte.<br />
Il quadro, esposto alla IV Mostra Regionale d’Arte di<br />
Cagliari nel 1952 e riproposto l’anno dopo a Roma<br />
alla mostra L’Arte nella Vita del Mezzogiorno d’Italia,<br />
è oggi conservato presso la Galleria Comunale di<br />
Cagliari. È una delle opere cruciali della produzione<br />
foisiana degli anni Cinquanta: costruito su una<br />
sintesi cromatico-lineare estrema, traduce il suo<br />
interesse per le tematiche sociali dell’Isola con un<br />
linguaggio efficacissimo che coniuga la novità stilistica<br />
con la centralità ideologica del mondo del lavoro.<br />
<strong>Fois</strong> introduce nel dipinto ricordi classici combinati<br />
con soluzioni decorative moderne, giungendo ad<br />
accenti epici nella resa del tema che si consolideranno<br />
nei grandi dipinti sociali del decennio.<br />
12 13<br />
18
IL NEOREALISMO<br />
Il punto di riferimento principale dell’arte socialmente impegnata di <strong>Fois</strong> è il movimento<br />
neorealista. Il termine nasce nei primi anni Quaranta in ambito cinematografico<br />
per indicare una produzione filmica che, dopo l’artificiosità e la distanza dal<br />
quotidiano del cinema ufficiale del Ventennio, ritorna alla rappresentazione della<br />
realtà sociale servendosi di uno stile nuovo, diretto e asciutto, che spesso fa ricorso<br />
ad attori non professionisti per rendere il carattere realistico della narrazione<br />
(Luchino Visconti, Roberto Rossellini,Vittorio De Sica). Passa poi ad indicare tutta<br />
una serie di esperienze artistiche e letterarie che alle tematiche tradizionali del<br />
Realismo uniscono una resa stilistica nuova, capace di rileggere in chiave sociale le<br />
ricerche espressive della Modernità novecentesca. In pittura la corrente prende le<br />
mosse dalle poetiche del rinnovamento formale e dell’impegno sociale teorizzate<br />
fin dal 1946 dal Fronte Nuovo delle Arti. Il momento più significativo si ha però a<br />
cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta, quando lo scontro ideologico del dopoguerra<br />
porta ad una accentuata politicizzazione della cultura, ponendo con forza la<br />
centralità del rapporto arte-società. I maggiori protagonisti del movimento sono<br />
considerati Renato Guttuso,Armando Pizzinato, Giuseppe Zigaina, più direttamente<br />
impegnati nella lotta politica, ma anche artisti poeticamente meno ortodossi, come<br />
Renato Birolli, Bruno Cassinari, Carlo Levi, Mario Mafai, Roberto Melli, sviluppano<br />
ricerche concomitanti, concorrendo alla definizione stilistica del movimento.<br />
16. Federico Patellani,<br />
MINATORI<br />
(CARBONIA,<br />
CAGLIARI), 1950.<br />
17. Carlo Bavagnoli,<br />
GENTE DI<br />
TRASTEVERE,<br />
1959-61.<br />
16<br />
14. Roberto Melli, STUDIO DI TESTA, 1919.<br />
15. Roberto Melli, L’ABITO A SCACCHI, 1930.<br />
14 15<br />
17
esistenziali prima ancora che estetiche. Però, nei diversi passaggi che conducono<br />
la sua pittura dall’espressionismo ad ampio spettro degli anni Quaranta<br />
alla scelta di campo neorealista del decennio successivo, <strong>Fois</strong> non rinuncia<br />
ad alcune particolarità, ritagliandosi una certa autonomia nel contesto<br />
della scena nazionale.<br />
Nonostante le frequentazioni milanesi, e la probabile conoscenza diretta<br />
delle vicende del Fronte Nuovo delle Arti, il pittore cagliaritano non sembra<br />
interessato né a Guttuso né agli innesti picassiani.<br />
Diversamente dai pittori Costantino Spada e Libero Meledina, che attraverso<br />
l’esperienza di Mauro Manca subiscono il fascino della figurazione neocubista,<br />
egli resta legato soprattutto ad un linguaggio espressionista che nell’approccio<br />
alle tematiche popolari semplifica la struttura lineare delle composizioni,<br />
affidando alla forza del colore la resa comunicativa del soggetto rappresentato.<br />
In opere come Scaricatori di porto, La mattanza (figg. 12-13), Il mattatoio<br />
(fig. 18), realizzate nei primi anni Cinquanta ed esposte più volte in mostre<br />
personali e collettive di quegli anni, campiture piatte di colori puri, appena<br />
alterate da nitide ombreggiature, si incastrano a formare una sorta di fermoimmagine<br />
di epica bellezza. Senza indulgere nella retorica della fatica <strong>Fois</strong><br />
restituisce la probità dell’universo popolare con sintesi figurali che esaltano<br />
la funzione della classe lavoratrice ed esplicitano il rapporto arte nuova-progresso<br />
sociale.<br />
La ricerca di soluzioni pittoriche originali è comunque solo una parte del<br />
suo lavoro. Convinto della necessità di una azione integrale, <strong>Fois</strong> si dà un<br />
gran daffare anche sotto l’aspetto ideologico e quello della organizzazione.<br />
Se già le mostre presentate a Cagliari dall’Associazione “Ugo Foscolo” a partire<br />
dal 1950, tese a dar conto dei fermenti interni ed esterni all’Isola, si<br />
possono ascrivere agli stimoli esercitati dalle sue proposte, nel 1951 egli<br />
prende in mano l’Associazione Provinciale degli Artisti, trasformandola in<br />
una struttura regionale finalizzata a promuovere l’arte sarda e, in modo<br />
neanche tanto velato, a consolidare nel territorio i principi del Neorealismo<br />
socialista.<br />
Non tutto fila secondo i suoi programmi: l’ambiente sassarese, più aperto<br />
sul piano dell’aggiornamento linguistico ma meno connotato politicamente<br />
di quello cagliaritano, si rivela restio ad allinearsi alle sue posizioni, e neppure<br />
una intervista pubblicata da La Nuova <strong>Sardegna</strong>, in occasione di una<br />
conferenza sull’arte moderna promossa dall’Associazione Artisti Sassaresi,<br />
riesce ad appianare i contrasti.<br />
Le difficoltà nelle strategie politico-culturali non sembrano<br />
tuttavia pesare sulla produzione artistica, che per<br />
tutti gli anni Cinquanta resta intensa e di grande qualità,<br />
18. IL MATTATOIO,<br />
1952-54, olio su tela,<br />
cm 269,5 x 200,5. 18<br />
22 23
19. I DISOCCUPATI,<br />
1954, olio su tela,<br />
cm 93,5 x 143,8.<br />
assicurandogli un ruolo di primo piano sulla scena regionale e la presenza in<br />
tutte le Quadriennali romane del decennio.<br />
Consolidata la scelta di campo, <strong>Fois</strong> approfondisce i riferimenti stilistici e<br />
tecnici del suo lavoro. Nei grandi quadri sociali la sintesi figurale trova sempre<br />
più frequentemente accenti epici, mentre nei ritratti, a partire da quello<br />
felicemente risolto del padre (fig. 28), la dialettica segno-colore volge verso<br />
esiti decorativi che, senza contraddire l’impianto realista, ne accrescono l’efficacia<br />
visiva. In entrambi, peraltro, l’espressività cromatica si arricchisce via<br />
via di un senso di sospensione contemplativa che ricorda certe soluzioni<br />
controcorrente della pittura di Roberto Melli, e ribadisce la peculiarità del<br />
suo percorso all’interno degli orizzonti neorealisti.<br />
Ai dipinti si affianca anche una interessante produzione grafica: disegni a china<br />
e a pennarello, pastelli, e soprattutto litografie e xilografie. Lavori stilisticamente<br />
meno unitari ma utili per capire la molteplicità d’intenti che convive<br />
nell’opera dell’artista. Più libero nell’assecondare i suoi spunti creativi, <strong>Fois</strong> rimescola<br />
nella grafica diversi elementi linguistici, alternando una resa realistica<br />
più tradizionale con scarti deformanti di segno e di luce; e se nelle prove xilografiche<br />
sembra dar sfogo alle tensioni espressive più forti, sublimando nei<br />
contrasti dei bianchi e dei neri le pulsioni aggressive verso la realtà, nelle litografie<br />
recupera una vena romantica che oscilla tra le rimembranze<br />
realiste del Raccoglitore di patate e le suggestioni<br />
intimiste della serie dedicata al circo.<br />
20<br />
19<br />
Nella pittura i passaggi sono più meditati.<br />
Tuttavia nella seconda metà<br />
degli anni Cinquanta anch’essa rivela<br />
aspetti nuovi. La serie dei girasoli<br />
(figg. 21-24), realizzata nel 1957, è in<br />
questo senso indicativa. Il riferimento<br />
iniziale ancora una volta è Van Gogh;<br />
però il tributo al grande maestro è<br />
solo uno spunto e la pennellata sofferta<br />
dell’artista olandese si trasforma<br />
in uno scintillante arabesco di colori<br />
che proietta in senso astratto sia l’impronta<br />
cubista dell’impianto costruttivo<br />
sia la resa geometrizzante dei<br />
volumi. E poi ci sono le due grandi<br />
tele, Eleonora d’Arborea (figg. 25-26)<br />
20. COLATA DI CEMENTO, 1955-57<br />
olio su tela, cm 178 x 201.<br />
Il quadro conferma la propensione epica del<br />
Neorealismo di <strong>Fois</strong>, che cerca nella chiarezza<br />
compositiva la sintesi tra la tensione espressiva del<br />
colore e la dimensione realistica del tema. Il carattere<br />
unitario della scena risolve in modo armonico<br />
l’apparente divaricazione fra l’astrattezza delle cromie<br />
e la quotidianità dell’evento, proiettando l’azione<br />
concertata dei muratori all’interno dell’ordine<br />
geometrico delle gabbie. In questo <strong>Fois</strong> approfitta dei<br />
motivi offerti dai ferri per l’armatura del calcestruzzo,<br />
perno del dipinto, delle tavole lignee della carpenteria<br />
e delle impalcature di cantiere. In primo piano la<br />
posa fiera del giovane manovale ricorda la dura<br />
condizione del lavoro minorile, ma esprime anche la<br />
consapevolezza del ruolo e della funzione della classe<br />
lavoratrice. L’opera propone anche una riflessione,<br />
estendibile a tutta la ricerca dell’artista, di come egli<br />
riesca, sublimandole mediante il colore, a introdurre e<br />
far accettare forme modernissime e non ancora<br />
“definitive” per la trasposizione artistica come<br />
l’impastatrice del cemento, raffigurata azzurra.<br />
24<br />
25
21-24. GIRASOLI,<br />
1957, olio su tela,<br />
cm 100 x 70,<br />
Cagliari, ESIT.<br />
Il medesimo mazzo<br />
di fiori, lo stesso vaso<br />
contenitore, l’invariato<br />
angolo della consolle<br />
ottocentesca forniscono a<br />
<strong>Fois</strong> la possibilità di<br />
applicare la gioiosa<br />
quanto geniale formula<br />
narrativa tonale che<br />
reinventa la scena ogni<br />
volta, ricorrendo a un<br />
registro cromatico<br />
sempre differente che<br />
l’artista affronta, oltre<br />
agli esempi qui<br />
pubblicati, altre due<br />
volte.<br />
21<br />
e La Rivoluzione di Giovanni Maria Angioj (fig. 27), del trittico incompiuto<br />
La <strong>Sardegna</strong> verso l’Autonomia.<br />
Acceso sostenitore del piano di rinascita, <strong>Fois</strong> riesce nell’impresa di convogliare<br />
nei dipinti ideali e speranze del popolo sardo, e forse non è un caso<br />
che i due quadri siano oggi conservati presso la Presidenza della Regione<br />
<strong>Sardegna</strong>. Soprattutto nella tela dedicata a Eleonora d’Arborea, presentata<br />
con grande successo nella personale presso Gli Amici del Libro del 1957,<br />
l’insolita commistione di passato e presente, di riferimenti alla grande decorazione<br />
classica come a quella moderna, trova uno straordinario equilibrio<br />
stilistico e ideologico, facendo dell’opera una delle più affascinanti imprese<br />
di tutta la produzione foisiana e un punto d’arrivo, nonostante l’evidente<br />
artificio narrativo, del Neorealismo isolano.<br />
22<br />
26<br />
27
23 24<br />
28 29
“LA SARDEGNA VERSO L’AUTONOMIA”<br />
Il dipinto Eleonora d’Arborea, insieme con quello immediatamente successivo intitolato<br />
La Rivoluzione di Giovanni Maria Angioj, doveva far parte di un trittico ispirato<br />
al tema La <strong>Sardegna</strong> verso l’Autonomia.<br />
L’intento era evidentemente quello di tracciare un itinerario simbolico che, partendo<br />
dal momento storico giudicale, passasse dalla rivolta dell’Angioj per arrivare al periodo<br />
contemporaneo. Probabilmente deluso dagli sviluppi politici della vicenda autonomistica<br />
e incalzato dalle nuove ricerche pittoriche che vanno facendosi strada nell’arte<br />
isolana, <strong>Fois</strong> non porta a termine il progetto, fermandosi ai primi due episodi.<br />
La figura di Eleonora, alla quale l’artista ha dato il volto della moglie Carla, è rappresentata<br />
come una sorta di Giovanna D’Arco che fa da baluardo alla donna e al bambino<br />
sulla destra, schiacciando a terra col piede la spada del nemico. Sul lato opposto<br />
una araldica folla di arcieri e cavalieri, che parrebbe uscita da una battaglia di Paolo<br />
25-26. ELEONORA<br />
D’ARBOREA, 1957<br />
olio su tela, cm 205<br />
x 246, Cagliari,<br />
Regione Autonoma<br />
della <strong>Sardegna</strong>.<br />
Uccello, attende muta ai suoi voleri. Il tono didascalico della tela<br />
è estremamente efficace e consente a <strong>Fois</strong> di recuperare iconografie<br />
consolidate della grande decorazione quattrocentesca<br />
(Paolo Uccello, Piero della Francesca) e novecentesca (Corrado<br />
Cagli), filtrandole attraverso una stilizzazione moderna che ne<br />
rinnova la forza evocativa e la propensione al racconto.<br />
25 26
27. LA RIVOLUZIONE<br />
DI GIOVANNI MARIA<br />
ANGIOJ, 1957-58<br />
olio su tela, cm 205 x 246,<br />
Cagliari, Regione<br />
Autonoma della <strong>Sardegna</strong>.<br />
27
LA SCELTA DI UN TEMA: IL RITRATTO<br />
<strong>Fois</strong> ci ha lasciato tantissimi ritratti che segnano uno dei punti più alti della<br />
sua produzione. Dai primi degli anni Quaranta a quelli del decennio<br />
successivo la capacità dell’artista di rendere con immediatezza il personaggio<br />
– l’intensità visionaria dello sguardo di Cambosu, l’integrità non priva di spigolosità<br />
di Emilio Lussu – si arricchisce via via di soluzioni figurali nuove<br />
che accentuano nello stesso tempo il carattere decorativo e le declinazioni affettive<br />
del soggetto ritratto. Il candore dell’abito del padre, che si staglia netto<br />
sui colori caldi delle miniere iglesienti, ha qualcosa del ricordo infantile, e<br />
l’essenzialità cromatica ne amplifica la suggestione. Allo stesso modo le squillanti<br />
cromie dei figli dell’artista, mirabilmente integrate nella scansione geometrica<br />
dell’ambiente circostante, traducono uno sguardo partecipe che, nella<br />
resa formale studiatissima, coglie la tenerezza familiare dell’abbraccio.<br />
Nel Ritratto di Gabriella (fig. 31) il tentativo di far coincidere nel colore<br />
realtà ed emotività del soggetto si avvicina a quella “pietà della forma” teorizzata<br />
da Melli, e allo stesso artista rimanda il Ritratto di Teresa (fig. 34),<br />
che nel modo di risolvere il rapporto tra la figura in primo piano e i fiori alle<br />
spalle ricorda un quadro come Gladioli rossi.<br />
L’intento di fissare il punto di incontro tra lo sguardo e la memoria sembra<br />
modificarsi nei lavori di fine anni Cinquanta. La resa fredda del Ritratto di<br />
Liliana (fig. 35) enfatizza la stilizzazione e dimostra una maggiore propensione<br />
alla resa concettuale dell’immagine, mentre in un quadro come Allo<br />
specchio (fig. 37) i motivi klimtiani della tenda danno una immediata inclinazione<br />
decorativa all’insieme. I lavori successivi seguono l’evolversi linguistico<br />
della ricerca di <strong>Fois</strong>, procedendo con scarti in avanti e repentini ritorni.<br />
La resa corsiva del segno della Famiglia dell’artista<br />
denota influenze informali che si riducono nella ripresa<br />
icastica del Ritratto di Barbara (fig. 53), fino a sparire<br />
negli accenti realisti del Ritratto di Corrado Alberto<br />
(fig. 68), con quell’aria abbandonata che si ripercuote<br />
sui panneggi della poltrona. I ritratti dell’ultimo periodo,<br />
di nuovo orientati verso la magia del colore, mostrano<br />
tuttavia esiti contrastanti, passando dal fascino<br />
ombroso ma intenso della Fanciulla con strelitzie al taglio<br />
impettito del Ritratto di Luisa Pilia, che nella decorazione<br />
geometrica del fondo sembra restituire una<br />
certa rigidità della figura.<br />
28. RITRATTO DI<br />
MIO PADRE, 1954<br />
olio su tela,<br />
cm 145 x 94,5,<br />
Cagliari, Galleria<br />
Comunale d’Arte.<br />
29. AUTORITRATTO,<br />
1956, olio su tela,<br />
cm 120 x 80,2.<br />
30. RITRATTO DI<br />
CARLA, 1955<br />
olio su tela,<br />
cm 120 x 80,1.<br />
28<br />
34<br />
35
29 30<br />
36 37
31<br />
32<br />
31. RITRATTO DI GABRIELLA, 1956<br />
olio su tela, cm 100,1 x 69,9.<br />
32. I FIGLI DELL’ARTISTA, 1956<br />
olio su tela, cm 119,9 x 80,2.<br />
38 39
33. RITRATTO DI IOLE<br />
PIROLA, 1957<br />
olio su tela, cm 178 x 78,4.<br />
34. RITRATTO DI TERESA,<br />
33 1957, olio su tela, cm 80 x 60.<br />
34<br />
40 41
35<br />
35. RITRATTO DI LILIANA, 1958<br />
olio su tela, cm 141 x 140,6.<br />
36. RITRATTO DI CILLA, 1958<br />
olio su tela, cm 195 x 69,2.<br />
37. ALLO SPECCHIO, 1959<br />
olio su tela, cm 206 x 60, coll. Comune di Oristano.<br />
38. PESCATORE CHE RIMAGLIA LE RETI,<br />
1957, olio su tela, cm 79,8 x 120.<br />
42<br />
36 37
LA TECNICA<br />
Osservata nel complesso della sua produzione pittorica, la tecnica di <strong>Fois</strong> appare<br />
piuttosto varia. Alla connotazione postimpressionista dei primi paesaggi, risolti<br />
con rapidi tocchi di colore, segue un naturalismo tonale più solido nella resa plastica<br />
e, verso la fine degli anni Quaranta, una accentuazione espressiva che, nel<br />
prevalere della dimensione puramente cromatica, si riallaccia alle esperienze dei<br />
Fauves francesi e del gruppo tedesco Die Brücke.<br />
È negli anni Cinquanta, però, che l’artista definisce le peculiarità del suo stile più<br />
autonomo, sviluppando in senso neorealista le premesse espressioniste.Tanto nei<br />
ritratti quanto nei grandi quadri dedicati al mondo del lavoro, la costruzione pittorica<br />
si semplifica, strutturandosi in campiture nette risolte prevalentemente sul<br />
piano, come un mosaico composto da tasselli di pigmento incastrati fra loro. L’uso<br />
di tonalità pure determina passaggi cromatici squillanti, appena addolciti da sintetiche<br />
variazioni chiaroscurali. L’estrema concisione delle figure esalta la geometrizzazione<br />
delle forme e il contrasto delle cromie, producendo immagini che trovano<br />
uno straordinario equilibrio tra la forza simbolica del soggetto rappresentato e<br />
l’eleganza decorativa dell’insieme.<br />
Per un decennio <strong>Fois</strong> mantiene inalterata la formula e solo a partire dagli anni<br />
Sessanta introduce nei dipinti elementi tecnici nuovi. Con l’assorbimento delle influenze<br />
informali le stesure si arricchiscono di effetti materici e il segno perde in<br />
definizione figurale, aprendosi alle suggestioni gestuali della nuova astrazione.<br />
Toccato il punto di maggiore tangenza con l’Informale nei primi anni Settanta, l’ultimo<br />
periodo vede una ripresa realista, che contempera l’espressività del colore<br />
con una struttura grafica più precisa. I contrasti cromatici restano accesi, il segno<br />
forte, e tuttavia nei lavori tardi <strong>Fois</strong> recupera la centralità del soggetto naturale,<br />
rendendolo con un segno carico, ricco di emozioni, capace comunque di restituirne<br />
l’immediatezza percettiva.<br />
41 42<br />
43 44<br />
39 40<br />
39. Dettaglio fig. 7.<br />
40. Dettaglio fig. 29.<br />
41. Dettaglio fig. 18.<br />
42. Dettaglio fig. 47.<br />
43. Dettaglio fig. 22.<br />
44. Dettaglio fig. 49.<br />
45. Dettaglio fig. 85.<br />
45
LA CRISI INFORMALE<br />
Con la fine degli anni Cinquanta, lo scenario sardo comincia a cambiare.<br />
Da un lato la vigorosa azione di <strong>Fois</strong> ha dato i suoi frutti, conquistando<br />
una riconosciuta cittadinanza al Neorealismo e alle poetiche dell’impegno<br />
emerse nel panorama del dopoguerra, dall’altro si avvertono i primi<br />
echi di una nuova fase, decisamente orientata verso l’astrazione internazionale.<br />
Il riconoscimento della ricerca di Mauro Manca nella biennale nuorese<br />
del 1957 e il suo arrivo alla guida dell’Istituto d’Arte sassarese nel 1959,<br />
creano i presupposti per una svolta che trova immediato riscontro anche nell’ambiente<br />
cagliaritano. Le prime collettive promosse da Studio 58, con i richiami<br />
alla libertà espressiva, all’impegno e allo svecchiamento dell’arte, potrebbero<br />
ancora rientrare nella strategia antitradizionalista di <strong>Fois</strong>, e l’artista<br />
infatti partecipa alla prima mostra da Franz, ma i protagonisti più giovani<br />
del gruppo, Gaetano Brundu, Primo Pantoli, Rosanna Rossi, Ugo Ugo, bruciano<br />
le tappe e in breve tempo spostano lo scontro sul terreno dei linguaggi.<br />
Diversamente dalla generazione neorealista, che si era trovata nella difficile<br />
situazione di contrapporsi alla tradizione folklorica senza poter rinunciare al<br />
principio stilistico di fondo, le nuove leve fanno dell’apertura alle poetiche<br />
delle neoavanguardie una discriminante ideologica irrinunciabile, contrapponendosi<br />
a tutte le esperienze locali precedenti.<br />
La saldatura del fronte neoavanguardista cagliaritano con quello sassarese<br />
prende corpo nelle mostre regionali del 1960-61, promosse nella chiesa<br />
sconsacrata di San Saturno proprio dal Liceo Artistico privato di cui <strong>Fois</strong> è<br />
direttore, e segna il punto di non ritorno. Quando Brundu e Pantoli daranno<br />
vita a Cagliari alla sezione artistica del Gruppo di Iniziativa, il divario<br />
nelle opzioni formali e metodologiche non compenserà più la comune militanza<br />
a sinistra, aprendo una fase di scontro tra figurativi ed astratti che si<br />
protrarrà per quasi un ventennio.<br />
<strong>Fois</strong> resta spiazzato dalla velocità degli eventi. Per quanto si renda conto che<br />
si tratta di un fenomeno che va ben al di là dei confini regionali, e senta la<br />
responsabilità morale di dialogare e di convincere le nuove generazioni a misurarsi<br />
col problema della rappresentazione della realtà, la sua pittura soffre<br />
il mutamento di clima. Senza la convinzione assoluta di far parte di un processo<br />
di rinnovamento epocale all’artista sembra venir meno lo slancio. Le<br />
opere realizzate alla fine degli anni Cinquanta restano di alto livello; la sintesi<br />
cromatico-spaziale del Ritratto di Liliana è straordinaria: reale ed astratta<br />
nello stesso tempo, studiatissima ma capace di restituire l’immediatezza<br />
48<br />
dell’immagine, dà quasi l’impressione di anticipare certi<br />
esiti figurali della Pop Art. Tuttavia l’appesantimento<br />
decorativo che si nota in alcuni quadri del periodo (Allo<br />
specchio) o l’accentuazione materica di altri (Pescatori in<br />
porto, fig. 46, Pescatori, fig. 47), fanno presagire un disagio<br />
stilistico che sarà poi evidente nei lavori degli anni<br />
Sessanta.<br />
46. PESCATORI IN<br />
PORTO, 1958-59<br />
olio su tela,<br />
cm 205,2 x 180.<br />
47. PESCATORI,<br />
1960, olio su tela,<br />
cm 80 x 120.<br />
Basta confrontare l’autoritratto del 1954 con quello del 1961 per rendersi<br />
conto del cambiamento in atto. Se nel primo la sintesi segnica calibratissima<br />
supporta tanto la dimensione realista della figurazione quanto la novità<br />
49<br />
46
linguistica delle cromie squillanti e astratte, creando un connubio forma-contenuto<br />
inscindibile, nel secondo la definizione plastica delle parti anatomiche,<br />
ispirate da un realismo più tradizionale, contrasta con gli inserti materici<br />
degli indumenti e dello sfondo, che guardano con tutta evidenza alle esperienze<br />
informali. Persa la magia della cifra stilistica degli anni Cinquanta <strong>Fois</strong><br />
comincia una lunga fase di ripensamento. Ancora nel 1964 sulle pagine di<br />
<strong>Sardegna</strong> Oggi egli ribadisce le scelte di poetica, ponendo ancora il problema<br />
di un’arte ideologicamente impegnata, però è evidente che si tratti di un intervento<br />
di difesa che manca, al momento, di certezze operative. La pubblicazione<br />
nello stesso anno del Manifesto del Gruppo di Iniziativa per un impegno<br />
rivoluzionario e socialista, firmato da Brundu, Pantoli, Staccioli, e significativamente<br />
da un ex-allievo del Liceo Artistico come Luigi Mazzarelli, sposta in<br />
avanti il rapporto tra politica rivoluzionaria e arte progressista, generando più<br />
di un dubbio nelle convinzioni estetiche di <strong>Fois</strong>. Lo conferma d’altra parte il<br />
suo vagare di questi anni lungo tutto il fronte figurativo. In un’opera come<br />
Anagrafe pare avvicinarsi all’espressionismo plasticamente robusto di Pantoli,<br />
per poi tornare nei Girasoli ad un’espressività cromatica più congeniale, alterandola<br />
però con una stesura materica spessa e nervosa.<br />
Nella serie di capre realizzata con tecniche diverse nel 1968 l’artista sembra<br />
ritrovare, se non lo stile, almeno la felicità iconica del recente passato. Nei dipinti<br />
ad olio la violenza della pennellata comprime i volumi accendendo lo<br />
sguardo luciferino dell’animale, mentre nei disegni a pastello la resa più naturalistica<br />
della forma stempera l’impeto gestuale senza però ridimensionare<br />
la carica espressiva.<br />
Nemmeno questo passaggio felice ferma, tuttavia, l’ansia di ricerca. Anzi subito<br />
dopo il confronto-scontro con la pittura informale riprende il sopravvento.<br />
<strong>Fois</strong> non crede agli sperimentalismi, ma avverte la necessità di misurarsi<br />
con le nuove esperienze; forse si illude di trovare una strada per riconvertirle.<br />
La Madre dell’ucciso, che nel titolo rimanda inevitabilmente alla famosa opera<br />
di Francesco Ciusa, è un quadro al limite dell’astratto. Il profilo della madre,<br />
infagottata in uno scialle scuro come il corpo del figlio che abbraccia, si<br />
percepisce appena. Come accennata è la figura eretta, di un rosso intenso,<br />
che si staglia sull’azzurro violaceo del cielo. In basso la silouette di alcune capre<br />
si confonde col terreno, innescando una fusione di piani che visivamente<br />
converge verso il centro del quadro. È una immagine strana, carica di pathos,<br />
che, linguisticamente lontana dalla scultura di Ciusa, ne restituisce però il<br />
dramma, l’universalità del dolore.<br />
Al di là del tributo all’artista scomparso, ricordato da <strong>Fois</strong> qualche anno prima<br />
in un articolo su L’Unione Sarda, il dipinto rivela una netta virata verso le ricerche<br />
informali. E la svolta è ribadita da un’altra opera del 1969, Nello studio,<br />
48. INTERNO<br />
CON FIORI E<br />
SEDIA, 1960<br />
olio su tela,<br />
cm 120,3 x 60.<br />
48<br />
52 53
49. GIRASOLI (1968)<br />
olio su tela,<br />
cm 120 x 80.<br />
50. IRIS (1968)<br />
olio su tela,<br />
cm 99,5 x 80.<br />
50<br />
49<br />
che contrappone la riproduzione plastica di un corpo femminile sulla destra,<br />
di un azzurro carico ma modellato con passaggi tonali, al profilo di alcuni<br />
girasoli sulla sinistra, resi con un segno intricato e aggressivo. La combinazione<br />
linguistica destruttura completamente l’immagine e rimanda in<br />
modo esplicito alla provocatoria figurazione del gruppo Cobra (Appel, Alechinskij,<br />
Corneille, Constant e Jorn).<br />
Alla fine del decennio <strong>Fois</strong> sembrerebbe aver risolto i conti con l’astrazione<br />
informale, riuscendo in qualche modo ad adattarla al suo percorso creativo<br />
ma, paradossalmente, è ormai tardi. Con il piano di rinascita naufragato nelle<br />
secche della politica regionale e la crisi incipiente della sinistra storica annunciata<br />
dal movimento del ’68, le dirompenti esperienze delle correnti concettuali<br />
portano ad esaurimento le poetiche dell’impegno nate dalla cultura<br />
del dopoguerra, e tutte le contrapposizioni stilistico-ideologiche che ne erano<br />
seguite. Gli anni Settanta dovranno misurarsi con un mondo diverso, in rapido<br />
cambiamento, e anche <strong>Fois</strong> si troverà a fare i conti con la nuova realtà.<br />
54<br />
55
52<br />
51<br />
51. FICO D’INDIA IN FIAMME, 1968<br />
olio su tela, 120 x 80.<br />
52. LO SPACCAPIETRE (fine anni Sessantaprimi<br />
anni Settanta), olio su tela, cm 120 x 100.<br />
53. RITRATTO DI BARBARA, 1968<br />
olio su tela, cm 134,4 x 94,4.<br />
L’opera ritrae la figlia dell’artista.<br />
56 57
DAL NEOREALISMO AL REALISMO<br />
53<br />
Il ciclo Storia di <strong>Sardegna</strong>, del 1971, chiude un’epoca della vita artistica e<br />
politica di <strong>Fois</strong>. È l’ultima grande opera che, a dispetto dello stile, sempre<br />
più segnato dalle esperienze astrattiste, si può considerare neorealista nei<br />
suoi valori di fondo. Per quanto resa con una figurazione minimale, stravolta<br />
da pennellate rapide che accennano più che rappresentare, le esplosioni<br />
cromatiche e gestuali restituiscono una idea progressiva e progressista della<br />
lotta sociale che rimanda direttamente alle esperienze, dure ma ricche di<br />
speranza, del dopoguerra, concludendo quel lavoro di rappresentazione storica<br />
avviato e non portato a termine nel trittico degli anni Cinquanta.<br />
Difficile dire quanto l’artista sia consapevole del valore conclusivo dell’opera,<br />
ma la produzione successiva ritornerà di rado su problematiche sociali o<br />
politiche, spostandosi tematicamente su una dimensione privata, e stilisticamente<br />
sul recupero di una figurazione ancora affidata al fascino del colore<br />
ma risolta di solito in una ottica più semplicemente realista.<br />
Come se l’ulteriore balzo in avanti del dibattito estetico l’avesse liberato dall’ansia<br />
di inseguirlo, l’artista prende a guardarsi intorno, cercando stimoli<br />
per la pittura nell’ambiente circostante.<br />
Complice il calo di tensione politica che si crea nei primi anni Settanta in<br />
ambito isolano, cui seguono le avvisaglie della crisi postmoderna, <strong>Fois</strong> sposta<br />
il personale interesse sulla natura, usando le sollecitazioni naturalistiche<br />
per una rilettura del suo percorso stilistico. Così il recupero di un tema caro<br />
come i girasoli, resi ora con una maggiore solidità costruttiva, diventa nello<br />
stesso tempo l’ennesimo ritorno a Van Gogh e una riflessione sulla sua esperienza<br />
pittorica. E lo stesso può dirsi di un’opera come Il pallonaro (fig. 61)<br />
che, nel riferimento all’Espressionismo piemontese, suggerisce il ricordo del<br />
periodo di formazione.<br />
Alla fine degli anni Settanta l’atmosfera sospesa della Fanciulla con strelitzie<br />
sembra ricondurlo sulle tracce di Melli, mentre nella scomposizione cromatica<br />
di alcuni paesaggi dei primissimi anni Ottanta (Effetto di luce nel bosco,<br />
Myoporum Punctulatum) riecheggiano insospettabili suggestioni del Futurismo<br />
divisionista.<br />
Non è da escludere che in queste scelte abbia un peso il clima culturale del<br />
momento, particolarmente attento ai revival e alle rivisitazioni, ma per <strong>Fois</strong><br />
è soprattutto una esigenza soggettiva, che parte ancora una volta da una<br />
condizione esistenziale. All’amico Dino Sanna, durante la personale alla<br />
Galleria Comunale di Cagliari del 1982, dirà di avere scoperto il paesaggio.<br />
58<br />
59
Mai come ora la natura lo affascina, divenendo il tema dei quadri più belli<br />
dell’ultimo periodo. La raffinatezza decorativa della serie di barche nel porto,<br />
ancora una volta risolta in modi differenti nei dipinti ad olio e nei pastelli,<br />
e alcuni ritratti felici non raggiungono l’intensità emotiva delle folgoranti<br />
cromie delle agavi, o dei boschi accesi da vibranti contrasti di luce.<br />
Al di là delle differenze nelle scelte espressive, la produzione tarda ha una<br />
notevole coesione poetica, e l’artista vorrebbe presentarla in modo unitario<br />
in una mostra dedicata esclusivamente agli anni Ottanta. Il progetto però<br />
non giunge a termine: debilitato da un intervento chirurgico <strong>Fois</strong> muore a<br />
Cagliari il 21 febbraio 1984.<br />
54. CAPRE, 1968<br />
olio su tela, cm 100,2 x 100,2.<br />
55. CESTO CON GIRASOLI (fine anni Sessanta)<br />
olio su tela, cm 119,7 x 79,8.<br />
54<br />
55<br />
60<br />
61
56. ANGOLO<br />
DELLO STUDIO<br />
CON GIRASOLI<br />
(primi anni Settanta)<br />
olio su tela,<br />
cm 99,8 x 119,5.<br />
56
STORIA DI SARDEGNA<br />
Composto come un ciclo ma concepito secondo un soggetto<br />
unitario e consequenziale, il dipinto Storia di <strong>Sardegna</strong>, del<br />
1971, è una sorta di testamento. Ultima opera di grande respiro<br />
politico dipinta da <strong>Fois</strong>, è un tributo alla storia che unisce la<br />
dimensione personale dell’artista e quella sociale dell’Isola, ricollegandosi<br />
idealmente al trittico La <strong>Sardegna</strong> verso l’Autonomia.<br />
Il linguaggio però è sensibilmente diverso. Alla cadenza<br />
classicheggiante delle tele degli anni Cinquanta si sostituisce<br />
ora una resa pittorica quasi astratta, che traccia con rapidi<br />
cenni il profilo di una futuristica «marea multicolore di folle<br />
agitate dalla sommossa». Nel caleidoscopio di immagini in movimento<br />
di tanto in tanto si colgono frammenti figurali: scontri<br />
di piazza, un «viva Cavallera» (sesto scomparto) confuso tra i<br />
cartelli di protesta, molte bandiere rosse. Un largo uso di contrasti<br />
complementari accende i colori, accentuando il dinamismo<br />
delle pennellate.<br />
Come ha giustamente notato Salvatore Naitza, se le dimensioni<br />
non fossero notevoli sembrerebbe dipinto di getto. E forse<br />
proprio questo ritrovare slancio, questo recuperare gli eventi<br />
della storia sociale attraverso gli stilemi linguistici dell’attualità<br />
è il vero messaggio del quadro, certamente distante dalla narrazione<br />
didascalica dei dipinti degli anni Cinquanta e tuttavia<br />
pervaso della stessa vocazione sociale, dello stesso desiderio<br />
di incidere sulla realtà.<br />
57<br />
57-60. STORIA DI SARDEGNA, 1971<br />
acrilico su masonite, 8 pannelli di cm 280 x 128 ciascuno.<br />
58
61. IL PALLONARO,<br />
1973, olio su tela,<br />
cm 99,6 x 119,3.<br />
61
FOIS CRITICO E SAGGISTA<br />
In parallelo all’attività pittorica, <strong>Fois</strong> ha<br />
coltivato costantemente una produzione<br />
letteraria di notevole interesse: recensioni<br />
di mostre per il quotidiano nazionale<br />
L’Unità, a cavallo tra gli anni Quaranta e<br />
Cinquanta; interventi critici su problemi<br />
dell’arte e della politica apparsi sui quotidiani<br />
regionali; impegnative ricerche a carattere<br />
storico sull’architettura religiosa<br />
e civile dell’Isola.Tra queste ultime vanno<br />
ricordate le pubblicazioni sui castelli della<br />
<strong>Sardegna</strong> medioevale (Siliqua, Bosa, Monreale,<br />
Burgos, ecc.); sulle mura medioevali<br />
di Iglesias e di Oristano; sulle chiese vittorine<br />
del cagliaritano e, soprattutto,<br />
quelle sui ponti romani, sulle torri spagnole,<br />
sui forti piemontesi, che restano,<br />
ancora oggi, tra gli studi più completi e<br />
documentati su tali argomenti.<br />
62<br />
62. CASTELDORIA:<br />
TORRE<br />
PENTAGONA VISTA<br />
DA NORD-OVEST,<br />
da Castelli della<br />
<strong>Sardegna</strong> medioevale,<br />
Cinisello Balsamo,<br />
1992.<br />
63. BURGOS. IL<br />
CASTELLO VISTO<br />
DALLA VALLE<br />
DEL TIRSO:<br />
PROSPETTO SUD-<br />
SUD-OVEST, da<br />
Castelli della <strong>Sardegna</strong><br />
medioevale, Cinisello<br />
Balsamo, 1992.<br />
64. BOSA. IL<br />
CASTELLO DI<br />
SERRAVALLE.<br />
VEDUTA<br />
D’INSIEME DELLA<br />
TORRE E DELLA<br />
MURAGLIA, da<br />
Castelli della <strong>Sardegna</strong><br />
medioevale, Cinisello<br />
Balsamo, 1992.<br />
65. CASTELLO DI<br />
POSADA O DELLA<br />
FAVA. Appunti sulla<br />
planimetria e sezione<br />
verticale del castello, da<br />
Castelli della <strong>Sardegna</strong><br />
medioevale, Cinisello<br />
Balsamo, 1992.<br />
<strong>Fois</strong>, esperto di<br />
fortificazioni, è autore<br />
della pubblicazione<br />
dalla quale sono tratte<br />
le foto e il disegno.<br />
Il volume riporta<br />
numerosi studi come<br />
quello riprodotto,<br />
realizzati per una più<br />
agevole leggibilità dei<br />
siti, spesso ridotti per lo<br />
più a esigue persistenze.<br />
63 65<br />
64
66. BETTI, 1973<br />
olio su tela,<br />
cm 80 x 119,8.<br />
67. ANCORE (prima<br />
metà anni Settanta)<br />
olio su tela,<br />
cm 119,8 x 150,3.<br />
68. RITRATTO<br />
DI CORRADO<br />
ALBERTO, 1976<br />
olio su tela,<br />
cm 119,8 x 99,8.<br />
69. BARCHE, 1979<br />
olio su tela,<br />
cm 80 x 100.<br />
70. CANNE, 1979-80<br />
olio su tela, cm 80 x 100,<br />
Cagliari, Credito<br />
Industriale Sardo. 67
68 70<br />
69
71. BALLERINE<br />
(fine anni Settanta)<br />
olio su tela,<br />
cm 100,2 x 119,7.<br />
71
72-73. BALLERINA<br />
CON STRELITZIE<br />
(fine anni Settanta)<br />
olio su tela, cm 206 x 74,1.<br />
72 73
AGAVI<br />
I diversi quadri che hanno per soggetto le agavi, realizzati a cavallo tra gli anni Settanta<br />
e Ottanta, sono tra i lavori più sentiti dell’ultimo periodo. Straordinariamente<br />
intensi nella resa cromatica, restituiscono a un tempo la percezione ottica della<br />
pianta e una sua lettura simbolica. Il taglio ravvicinato, che tende a far uscire il soggetto<br />
dallo spazio di rappresentazione, lo proietta sullo spettatore avvolgendolo<br />
visivamente e rendendolo partecipe del coinvolgimento emotivo dell’artista.<br />
Approdato tardi all’incanto del paesaggio, <strong>Fois</strong> sembra quasi voler recuperare il<br />
tempo perduto, concentrando sui temi naturalistici il meglio del suo repertorio<br />
linguistico ed escludendo progressivamente quella presenza umana che tanta parte<br />
aveva avuto nel suo percorso poetico.<br />
L’agave diviene per <strong>Fois</strong> oggetto di concretizzazione della sua espressività; è la<br />
scoperta della “sua” pianta: mossa, elastica, flessuosa, naturalmente striata, geometrica,<br />
piena, allargata nello spazio ma mai confusa, arriva ad essere ambientata<br />
dal pittore non più sulla terra ma sulla superficie<br />
acquea. Il passaggio, nella proposta di un contesto<br />
75. AGAVI, 1979<br />
olio su tela, cm 124,7 x 170.<br />
76. AGAVI, 1981<br />
olio su tela, cm 80 x 119,6.<br />
innaturale ma accettabile nel racconto artistico, invita<br />
a riscoprire delle “memorie” nella bellezza della<br />
pianta, presenza costante e forse trascurata nel paesaggio<br />
mediterraneo.<br />
74<br />
74. CANNE, 1980<br />
olio su tela, cm 119,6 x 100.<br />
75<br />
84
77. GIRASOLI BLEU<br />
(primi anni Ottanta)<br />
olio su tela,<br />
cm 49,8 x 60.<br />
78. GIRASOLI BLEU<br />
(primi anni Ottanta)<br />
olio su tela,<br />
cm 80 x 119,6.<br />
Il tema della resa in<br />
monocromia della<br />
composizione è ripreso<br />
in diversi momenti da<br />
<strong>Fois</strong>, soprattutto nei<br />
toni del blu, come<br />
dimostrato in<br />
precedenza da Betti<br />
(fig. 66). Per il pittore<br />
questa scelta<br />
sembrerebbe quasi un<br />
bisogno di azzerare, di<br />
compiere una pausa,<br />
nell’uso invece di una<br />
costante variata e spesso<br />
esplosiva gamma<br />
cromatica.<br />
77<br />
79. FIORI (primi<br />
anni Ottanta), olio<br />
su tela, cm 120 x 60.<br />
78 79
80. BANCO DEI FIORI<br />
(primi anni Ottanta)<br />
olio su tela,<br />
cm 100 x 120.<br />
80
81. IL GINEPRO<br />
BRUCIATO, 1979<br />
olio su tela,<br />
cm 99,9 x 119,4.<br />
81
83<br />
82<br />
82. SARROCH 2, 1982<br />
olio su tela, cm 99 x 120.<br />
83. AUTUNNO, 1982<br />
olio su tela, cm 99,5 x 119,7.<br />
84. ESTATE, 1983<br />
olio su tela, cm 99,3 x 120.<br />
85. PRIMAVERA, 1982<br />
olio su tela, cm 130 x 172,9.<br />
94<br />
84
86. PORTO 1, 1983<br />
olio su tela,<br />
cm 99 x 120.<br />
86
87. PORTO 2, 1983<br />
olio su tela,<br />
cm 99,1 x 120.<br />
87
IL DISEGNO<br />
Nei disegni le stesure compatte dei dipinti lasciano il posto a un tratteggio<br />
nervoso. L’impronta espressionista resta evidente nelle gamme cromatiche,<br />
accese e il più delle volte impostate sul contrasto di colori primari<br />
e complementari, ma le campiture si fanno irregolari, rinforzando la connotazione<br />
grafica dell’immagine. Nell’interpretazione di<br />
scorci urbani, spesso realizzati col pennarello, <strong>Fois</strong> si<br />
concentra su pochi elementi, alterando la dimensione<br />
descrittiva del luogo in un gioco serrato di segni e colori.<br />
88. LE MIETITRICI,<br />
1954, pastello su carta,<br />
cm 30,5 x 30.<br />
La definizione sintetica dello spazio<br />
accentua la resa sul piano, fondendo<br />
la struttura cromatica e segnica delle<br />
superfici. Nei disegni a pastello invece<br />
la maggiore duttilità chiaroscurale<br />
del mezzo consente effetti pittorici<br />
più raffinati. La possibilità di<br />
sgranare il segno fino a fare emergere<br />
la texture del supporto fa vibrare<br />
le campiture, creando effetti di luce<br />
che impreziosiscono i ritmi grafici e<br />
rendono più dinamico il rapporto<br />
tra figure e sfondo.<br />
89. STUDIO PER IL MATTATOIO (1953)<br />
pennarello e inchiostro su carta, cm 34,5 x 24,5.<br />
89<br />
90. STUDIO PER IL MATTATOIO, 1952<br />
pastello su carta, cm 66 x 48,3.<br />
91. STUDIO PER IL MATTATOIO, 1953<br />
pennarello e inchiostro su carta, cm 34,5 x 24,5.<br />
88 90<br />
91<br />
102<br />
103
92-96. ALBUM<br />
CON STUDI<br />
DI CAPRA, 1968<br />
pastello a cera su carta,<br />
cm 18 x 24,5.<br />
97. ALGHERO<br />
(seconda metà anni<br />
Settanta), pennarello<br />
su carta, cm 50 x 70,1.<br />
92<br />
104<br />
105
93<br />
95<br />
94<br />
96<br />
106 107
99<br />
98<br />
100<br />
99. PRUA DI BARCA, 1983<br />
pastello a cera su carta, cm 50 x 70,2.<br />
98. GIOSTRA, 1978<br />
pastello a cera su carta, cm 50 x 50.<br />
100. BARCHE, 1983<br />
pastello a cera su carta, cm 50 x 70,2.<br />
110 111
LA XILOGRAFIA<br />
101<br />
101. PORTO DI CAGLIARI (primi anni Ottanta), pastello a cera su carta, cm 50 x 70.<br />
102. BARCHE, 1983, pastello a cera su carta, cm 50 x 70.<br />
Pur essendo considerato in senso generazionale l’erede della scuola xilografica<br />
isolana degli anni Trenta, le incisioni di <strong>Fois</strong> con matrice in legno<br />
sono molto lontane dalle esperienze di Mario Delitala, di Carmelo Floris<br />
o di Stanis Dessy. Fedele all’impostazione espressionista della sua poetica<br />
<strong>Fois</strong> predilige anche nella xilografia campiture piatte e passaggi netti dal<br />
bianco al nero che esprimono con forza la stilizzazione figurale dei soggetti.<br />
E se è vero che una incisione come Girasoli (fig. 106) denota un attento studio<br />
degli effetti decorativi, costruiti nell’incastro dei profili delle foglie e nella<br />
resa stratificata dei piani, più spesso l’artista sembra<br />
indifferente alle raffinatezze tecniche dell’intaglio, puntando<br />
con decisione sull’impatto emotivo. Pochi tratti<br />
rendono i gesti cadenzati e rituali dei pescatori nella<br />
Mattanza (fig. 104), pochissimi il carattere duro della<br />
vita dei minatori, che quasi fusi col loro strumento di<br />
lavoro si staccano appena dal fondo.<br />
103. MONDINE,<br />
1955, xilografia,<br />
cm 34,8 x 49,6.<br />
104. MATTANZA,<br />
1951, xilografia,<br />
cm 34,3 x 50,2.<br />
102 103<br />
112 113
104
105. MORTE DEL<br />
COMPAGNO, 1955<br />
xilografia, cm 32,5 x 35,9.<br />
106. GIRASOLI, 1954<br />
xilografia, cm 34,4 x 49,2.<br />
105
106
CRONOLOGIA<br />
1916 <strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong> nasce ad Iglesias il 28 dicembre.<br />
1938 A Cagliari, dove la sua famiglia si era trasferita nel 1923, dopo una permanenza<br />
di qualche anno in Toscana, consegue il Diploma di Perito Agrario.<br />
1939-43 Lascia la <strong>Sardegna</strong> per iscriversi alla facoltà di Economia e Commercio<br />
di Genova, ma in seguito ai bombardamenti abbandona la città ligure<br />
e raggiunge il fratello Ninì a Firenze. Nel capoluogo toscano entra in<br />
contatto con l’ambiente artistico locale e comincia a definire il suo interesse<br />
per la pittura. Nel 1942 ottiene la laurea in Economia e Commercio e l’anno<br />
successivo si stabilisce nel biellese, presso la moglie del fratello, ed entra<br />
a far parte delle brigate partigiane.<br />
1944-45 Nell’inverno del 1944 viene arrestato dai nazisti e dopo pochi giorni<br />
rilasciato in seguito ad uno scambio con un ufficiale tedesco catturato dai<br />
partigiani. Nello stesso anno tiene la sua prima personale a Biella, alla Galleria<br />
Leonardo da Vinci. La mostra, presentata in catalogo da don Luigi Vernetti,<br />
raccoglie una serie di acquerelli ispirati ai paesaggi del luogo. L’esperienza<br />
si rivela decisiva perché durante la rassegna conosce Luigi Boffa<br />
Tarlatta, ritrattista allievo di Giacomo Grosso e docente di figura all’Albertina<br />
di Torino. Tarlatta lo convince ad iscriversi all’Accademia per completare<br />
con studi regolari il lungo apprendistato da autodidatta. Nel 1945 partecipa<br />
a Milano alla Mostra Nazionale degli Artisti Profughi.<br />
1946-48 Nel 1946 sposa Carla Ravetti e l’anno successivo ottiene il Diploma<br />
all’Accademia di Belle Arti di Torino ed espone alla Galleria Della Maria<br />
di Cagliari presentato dallo scrittore Salvatore Cambosu. Sempre nel 1947<br />
prende parte a Roma alla Mostra Itinerante degli Incisori Sardi. Nel 1948<br />
tiene una personale a Biella presso la Saletta dell’Orso e partecipa al Premio<br />
Nazionale di Pittura e Scultura “Città di Milano”. Nello stesso anno rientra<br />
in <strong>Sardegna</strong> stabilendosi con la famiglia a Cagliari.<br />
107<br />
107. <strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong> mentre<br />
dipinge la grande tela<br />
L’uomo nella chiesa<br />
di Pio X, nel 1977.<br />
1949-50 La mostra che segna un punto di svolta nella<br />
sua ricerca è la personale allestita presso la Galleria Della<br />
Maria di Cagliari. Superata la fase accademica la sua<br />
pittura accoglie suggestioni espressioniste nel colore e<br />
121
nella semplificazione strutturale della figura, combinate ad accenti neorealisti<br />
che vanno diffondendosi nell’arte italiana del secondo dopoguerra. L’esposizione<br />
ha un effetto dirompente nell’ambiente isolano, ancora influenzato<br />
dalle esperienze di origine modernista o legato a forme di realismo più tradizionali.<br />
Nello stesso anno partecipa al Premio e alla Mostra d’Arte Moderna<br />
della <strong>Sardegna</strong> allestita presso l’Opera Bevilacqua La Masa di Venezia, e l’anno<br />
successivo alla Mostra d’Arte Moderna in <strong>Sardegna</strong> al Gabinetto delle<br />
Stampe dell’Università di Cagliari e a quella proposta alla Galleria Nazionale<br />
d’Arte Moderna di Roma.<br />
1951-53 Nel 1951 due personali, alla Galleria Della Maria di Cagliari e all’Istituto<br />
Magistrale di Nuoro, definiscono il suo ruolo di punta nel panorama<br />
del Neorealismo isolano. Sempre nel 1951 prende parte a diverse rassegne<br />
regionali e nazionali (L’Arte contro le Barbarie, Biella 1951; Premio<br />
Sassari, Sassari 1951; I Biennale Internazionale d’Arte Marinara, Genova<br />
1951; Premio Suzzara, Suzzara 1951), e l’anno seguente partecipa alla VI<br />
Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma con l’opera Mondine, ed espone<br />
un olio e una xilografia sul tema della mattanza alla IV Mostra Regionale<br />
d’Arte di Cagliari; l’olio viene poi ripresentato alla mostra L’Arte nella Vita<br />
del Mezzogiorno d’Italia, tenutasi a Roma nel 1953.<br />
Galleria Colonna di Milano, e l’anno successivo due sue opere (Ritratto di<br />
Liliana e Ritratto di Cilla) vengono premiate alla I Mostra Regionale delle<br />
Arti Figurative organizzata dal Liceo Artistico di Cagliari. Sempre nel 1959<br />
partecipa alla VIII Quadriennale d’Arte di Roma con tre opere (Allo specchio,<br />
Bosco di sughere, Pescatori in porto).<br />
1960-64 Nel 1960 diventa direttore del Liceo Artistico fondato a Cagliari<br />
da Guido Vascellari, incarico che manterrà fino al 1967. Partecipa nello<br />
stesso anno alla II Mostra Regionale delle Arti Figurative in <strong>Sardegna</strong>, allestita<br />
nella Chiesa di San Saturno, e nel 1961 ottiene una medaglia d’oro al<br />
Premio Ramazzotti di Milano. L’anno successivo una<br />
personale alla galleria Il Capitello di Cagliari apre un ciclo<br />
(“Appunti di Viaggio”) dedicato ai viaggi in Italia e<br />
in Europa. Nel 1963 tiene ancora una personale agli<br />
108. <strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong> con<br />
Aligi Sassu a Milano<br />
nel 1967.<br />
1954-55 Nel 1954 tiene una personale al Gabinetto delle Stampe dell’Università<br />
di Cagliari e realizza, in occasione del cinquantenario dello sciopero di<br />
Buggerru, tre disegni riproposti in parte alla mostra di Biella per il decennale<br />
della Resistenza del 1955. Sempre nel 1955 partecipa alla Exposition d’Art<br />
Contemporain Sarde a Bastia, al Premio Michetti a Francavilla, alla VII Quadriennale<br />
d’Arte di Roma con cinque grandi tele (Il mattatoio, Ritratto di mio<br />
padre, Ritratto di Carla, Autoritratto, I figli dell’artista), ed ottiene una borsa di<br />
studio dal Ministero degli Esteri per un soggiorno in Spagna.<br />
1956-59 Nel 1956 prende parte alla CXII Esposizione Internazionale d’Arte<br />
Figurativa di Torino, alla Collettiva di Incisori Sardi promossa dall’associazione<br />
Amici del Libro a Cagliari e alla Mostra dell’incisione Italiana organizzata<br />
a Sassari, e tiene una personale alla Hill Gate Gallery di New York. L’anno<br />
successivo espone agli Amici del Libro di Cagliari una serie di dipinti, tra<br />
i quali spicca il grande quadro storico Eleonora d’Arborea, opera realizzata per<br />
un trittico intitolato La <strong>Sardegna</strong> verso l’Autonomia, mai portato a termine.<br />
La tela, insieme all’altra opera realizzata del progetto (La Rivoluzione di Giovanni<br />
Maria Angioj), è oggi conservata presso la Presidenza della Regione<br />
<strong>Sardegna</strong>. Nel 1958, presentato da Aligi Sassu, espone oli e incisioni alla<br />
108<br />
122<br />
123
Amici del Libro di Cagliari e l’anno dopo presenta il secondo appuntamento<br />
di “Appunti di Viaggio” sempre presso la galleria cagliaritana Il Capitello.<br />
1965-71 Nel 1965 propone alla galleria Il Capitello una personale dal titolo<br />
“Cagliari come un’autobiografia”, e l’anno successivo nello stesso spazio presenta<br />
il terzo appuntamento del ciclo “Appunti di Viaggio”. Nel 1967 espone alla<br />
galleria Il Pennellaccio di Cagliari la serie dei Girasoli, e successivamente realizza<br />
una personale alla Galleria 32 di Milano. Nel 1968 tiene una personale<br />
nella Biblioteca Central di Barcellona presentata da Jaime Ainaud de Lasarte.<br />
Nello stesso anno apre a Cagliari il nuovo Liceo Artistico Statale e <strong>Fois</strong> viene<br />
nominato docente di Discipline pittoriche. Tra il 1970 e il ’71 ritorna alla galleria<br />
Il Pennellaccio con due personali e dipinge il ciclo “Storia di <strong>Sardegna</strong>”,<br />
otto grandi pannelli che rielaborano con un segno vibrante, sensibile alle suggestioni<br />
della pittura informale, i grandi eventi di popolo della storia isolana.<br />
1972-80 Nel 1972 lo storico Alberto Boscolo, Rettore dell’Università di<br />
Cagliari, presenta presso la galleria L’Incontro una antologica che ripercorre<br />
le tappe fondamentali del suo percorso poetico, e quattro anni dopo, nella<br />
stessa galleria, è Placido Cherchi a presentare una mostra tutta dedicata alla<br />
110<br />
109. <strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong> con lo<br />
scultore Pinuccio Sciola a<br />
San Sperate (1967-68).<br />
110. INVITO PER LA<br />
MOSTRA DI PITTURA<br />
E GRAFICA, 1981<br />
xilografia, cm 29,6 x 29,6.<br />
produzione grafica. Dal 1973 al ’76 ricopre la carica<br />
di preside nel Liceo Artistico Statale di Cagliari, e subito<br />
dopo, nel 1977, dipinge il grande Cristo nella<br />
chiesa di San Pio X di Cagliari. Chiudono il decennio<br />
una personale all’Arengario di Milano nel 1979 e<br />
una alla galleria La Bacheca di Cagliari.<br />
109<br />
1981-84 Nel 1981 ancora due personali alla galleria La Bacheca di Cagliari, e<br />
poi, l’anno successivo, la grande antologica dedicatagli dalla Galleria Comunale<br />
di Cagliari chiudono il suo lungo percorso espositivo. Due anni dopo,<br />
mentre ha in preparazione una mostra sui lavori degli anni Ottanta, subisce<br />
un intervento chirurgico da cui non riuscirà a rimettersi. Muore a Cagliari il<br />
21 febbraio 1984.<br />
124<br />
125
DOVE VEDERE FOIS<br />
Cagliari: 1-3. Galleria Comunale d’Arte: Pinacoteca (figg. 12-13, 28)<br />
e Raccolta Valle (nucleo di 13 incisioni)<br />
4. Università degli Studi di Cagliari, Collezione Piloni (fig. 7)<br />
5. Chiesa di San Pio X, grande tela decorativa de L’Uomo<br />
6-7. Collezione Regione Autonoma della <strong>Sardegna</strong> (figg. 25-27)<br />
7<br />
1<br />
PER UN APPROFONDIMENTO<br />
SULL’OPERA DI FOISO FOIS:<br />
6<br />
Il più completo volume monografico:<br />
S. Naitza, <strong><strong>Fois</strong>o</strong> <strong>Fois</strong>, Nuoro, Ilisso,<br />
1989.<br />
S. Naitza, Artisti sardi nella collezione<br />
civica, Cagliari, 1985.<br />
S. Naitza, M.G. Scano, Quarant’anni<br />
di incisione artistica in <strong>Sardegna</strong> 1930-<br />
1970, Quartu Sant’Elena, 1986.<br />
S. Naitza, Per un giudizio su <strong><strong>Fois</strong>o</strong><br />
<strong>Fois</strong>, presentazione della retrospettiva<br />
alla Galleria Comunale di Cagliari,<br />
Cagliari, 1989.<br />
M.G. Scano Naitza, La collezione Nicola<br />
Valle. Incisori Sardi del Novecento,<br />
Cagliari, 2000.<br />
G. Altea, M. Magnani, Pittura e Scultura<br />
dal 1930 al 1960, Nuoro, Ilisso,<br />
2000.<br />
2<br />
126<br />
5<br />
4<br />
3
Finito di stampare nel mese di febbraio 2005<br />
presso lo stabilimento della Fotolito Longo, Bolzano