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Le Chiese e gli oratori della Parrocchia di Cavriana - la Notizia

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ANNO GIUBILARE 2000<br />

Enzo Caval<strong>la</strong>ra<br />

AMMINISTRAZIONE COMUNALE E PARROCCHIA DI CAVRIANA


ANNO GIUBILARE 2000<br />

LE CHIESE E GLI ORATORI<br />

DELLA PARROCCHIA DI CAVRIANA<br />

Enzo Caval<strong>la</strong>ra<br />

AMMINISTRAZIONE COMUNALE E PARROCCHIA DI CAVRIANA<br />

E<strong>di</strong>zioni Centro Culturale San Lorenzo


PRESENTAZIONE<br />

Questa pubblicazione, pure ridotta per scelta al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> presentazione delle<br />

chiese presenti nel territorio <strong>di</strong> competenza <strong>del<strong>la</strong></strong> parrocchia, viene a<br />

coprire un “vuoto” che da tempo si avvertiva.<br />

E’ destinata prima <strong>di</strong> tutto a<strong>gli</strong> abitanti del paese che, pur presenti nel<br />

luogo, per lo più mancano <strong>di</strong> informazioni adeguate, ma serve anche ai<br />

turisti <strong>di</strong> passaggio, come strumento per una conoscenza rapida, seppure<br />

non esauriente, ma almeno precisa e sicura.<br />

Otto sono le chiese presenti sul territorio parrocchiale, costruite nelle<br />

varie zone o frazioni <strong>di</strong>staccate dal centro, in epoche e con stili <strong>di</strong>versi.<br />

Tutte hanno una loro specifica motivazione e destinazione e sono una<br />

testimonianza assai significativa <strong>del<strong>la</strong></strong> fede cristiana <strong>del<strong>la</strong></strong> gente del luogo<br />

da tempi remoti. Alcune <strong>di</strong> queste chiese poi hanno certamente anche un<br />

riconosciuto valore artistico e storico e sono partico<strong>la</strong>rmente care al<strong>la</strong><br />

sensibilità e al<strong>la</strong> devozione dei Cavrianesi.<br />

La pubblicazione, nell’intenzione e nei progetti, doveva essere fatta già da<br />

tempo, ma solo ora è stato possibile realizzar<strong>la</strong>, anche per <strong>la</strong> <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

reperire notizie documentate. Viene ora offerta a tutti, con <strong>la</strong> certezza che<br />

sarà apprezzata e potrà aiutare a conoscere me<strong>gli</strong>o, per poi custo<strong>di</strong>re con<br />

ancora maggiore impegno, questi piccoli ma preziosi tesori <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong><br />

storia cavrianese.<br />

Un grazie cor<strong>di</strong>ale e sincero all’Assessore al<strong>la</strong> Cultura del Comune <strong>di</strong><br />

<strong>Cavriana</strong>, il prof. Enzo Caval<strong>la</strong>ra, che quest’opera ha pensato, ha fortemente<br />

voluto ed ha realizzato con fatica personale non in<strong>di</strong>fferente <strong>di</strong><br />

tempo e <strong>di</strong> energie.<br />

Don Dino, Parroco


INTRODUZIONE<br />

Questo stampato nasce come esigenza sentita sia dal<strong>la</strong> locale citta<strong>di</strong>nanza,<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> quale l’amministrazione comunale ne è interprete, ma anche per<br />

rispondere al<strong>la</strong> richiesta <strong>di</strong> molti turisti attenti non solo alle bellezze paesaggistiche<br />

del nostro territorio, ma pure sensibili alle nostre molte, belle<br />

ed importanti presenze architettoniche <strong>di</strong> carattere sacro. Volendo quin<strong>di</strong><br />

mettere in evidenza in partico<strong>la</strong>re le strutture <strong>di</strong> tipo religioso, è venuta<br />

del tutto spontanea <strong>la</strong> fattiva col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> parrocchia, che ha<br />

portato ad approfon<strong>di</strong>re <strong>la</strong> conoscenza de<strong>gli</strong> e<strong>di</strong>fici sacri presenti sul<br />

nostro territorio. La mol<strong>la</strong> poi che ha concretamente dato il via a<br />

quest’opera, già da tempo in cantiere, non poteva non essere l’occasione<br />

del grande Giubileo, al quale anche noi abbiamo inteso dare un piccolo<br />

contributo con questa pubblicazione che non ha aspirazioni <strong>di</strong> letteratura<br />

maggiore, ma si presenta soltanto come strumento <strong>di</strong> ricerca per appassionati.<br />

<strong>Le</strong> chiese che qui presentiamo potrebbero anche essere considerate<br />

‘minori’, in quanto non pensate e realizzate da gran<strong>di</strong> progettisti per ragguardevoli<br />

palcoscenici, ma così non è perché sono state comunque e<strong>di</strong>ficate<br />

per volontà delle genti del luogo, nel proprio contesto ambientale e<br />

per esprimere <strong>la</strong> loro fede in Cristo. L’obbiettivo che ci siamo posti non è<br />

quello <strong>di</strong> una ricostruzione storica re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> formazione e trasformazione<br />

dei nostri otto e<strong>di</strong>fici sacri, anche se ne compaiono sintetici cenni,<br />

ma quello ben più modesto <strong>di</strong> fornire, a coloro che lo desiderano, uno<br />

strumento snello e una guida al<strong>la</strong> scorsa de<strong>gli</strong> stessi, che solo da un'analisi<br />

superficiale possono apparire <strong>di</strong> scarsa rilevanza.<br />

Il lettore potrà quin<strong>di</strong> trovare note storico-architettoniche con un minimo<br />

<strong>di</strong> indagine critica re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> struttura e una descrizione delle decorazioni<br />

interne ed esterne, con partico<strong>la</strong>re riguardo a<strong>gli</strong> altari, alle quadrerie<br />

e arre<strong>di</strong> <strong>di</strong> maggior pregio, che lo aiuteranno a deco<strong>di</strong>ficare le opere<br />

qui presentate.<br />

Questa pubblicazione ha <strong>la</strong> so<strong>la</strong> pretesa <strong>di</strong> presentarsi come somma <strong>di</strong><br />

notizie già conosciute, con altre fino ad ora relegate nelle pagine dei documenti<br />

d’archivio e, proprio perché limitata <strong>la</strong>scia spazio a chi volesse, in<br />

futuro, aggiornar<strong>la</strong> ed arricchir<strong>la</strong>.<br />

L’assessorato al<strong>la</strong> cultura<br />

Il Sindaco Bruno Righetti


Il Capro rampante.<br />

Bassorilevo del XX sec. in marmo <strong>di</strong> Carrara.<br />

Immagine tratta dall’antico stemma comunale.


CENNI STORICI<br />

CENNI STORICI<br />

L’etimologia <strong>del<strong>la</strong></strong> borgata trae origine dall’antichissima occupazione<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> sua gente de<strong>di</strong>ta al<strong>la</strong> pastorizia. Da “Capriana” <strong>la</strong> facile<br />

derivazione in <strong>Cavriana</strong>. E’ posta ad un’altitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> m. 172<br />

sulle ultime propaggini delle dolci colline dell’anfiteatro morenico<br />

dell’alto mantovano e cosparsa <strong>di</strong> piccoli boschi, cui fa da sfondo<br />

<strong>la</strong> corona delle Prealpi. Fanno parte del nostro territorio le frazioni<br />

<strong>di</strong> S. Cassiano, S. Giacomo, Bande, Campagnolo e parte <strong>di</strong><br />

Castelgrimaldo.<br />

Vanta origini preistoriche, <strong>di</strong>mostrate dai reperti ritrovati in zona<br />

ed ora esposti nel locale museo archeologico. Tali reperti attestano<br />

l’elevato interesse storico e archeologico <strong>del<strong>la</strong></strong> nostra zona. I ritrovamenti<br />

più antichi risalgono al neolitico (quinto millennio a.C.)<br />

che - sommati a materiali dell’età del bronzo, necropoli, ville<br />

romane e oggetti <strong>di</strong> fattura longobarda (V - VIII sec. d.C.) - <strong>di</strong>mostrano<br />

che a partire dal<strong>la</strong> rivoluzione agrico<strong>la</strong>, anche il nostro territorio<br />

non ha mai cessato <strong>di</strong> essere protagonista <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti<br />

abitativi e commerciali.<br />

Il borgo è citato in due documenti del 1037 e del 1055 in cui compare<br />

come “Corte de Capriana”. Nel XIII secolo assume l’attuale<br />

Archivio <strong>di</strong> stato <strong>di</strong><br />

Mantova.<br />

Castelli<br />

Gonzagheschi<br />

dell’alto Mantovano<br />

(Mappa del XV sec.).<br />

Cerchiata <strong>la</strong> rocca <strong>di</strong><br />

<strong>Cavriana</strong>.<br />

9


CENNI STORICI<br />

10<br />

denominazione. Tra il 1000 e il 1200, in parallelo all’inizio <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

fortificazione del borgo, si costruì <strong>la</strong> pieve e <strong>gli</strong> <strong>oratori</strong> <strong>di</strong> S.<br />

Sebastiano e <strong>di</strong> S. Biagio in Castello, <strong>di</strong> quest’ultimo nel 1978 ne<br />

sono state scoperte le sottomurazioni. La prima vera e propria fortificazione<br />

però fu iniziata dai Riva (XIII sec.) esuli mantovani,<br />

defenestrati dai Bonaccolsi nel 1291 i quali, a loro volta, nel 1367<br />

furono cacciati dai Gonzaga che salvo un decennio <strong>di</strong> dominio<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> Repubblica Veneta (1439-1448), mantennero i posse<strong>di</strong>menti<br />

fino al 1710, quando tutto il ducato <strong>di</strong>venne posse<strong>di</strong>mento austriaco.<br />

Tra il XIV - XV secolo, con Luigi Gonzaga vicario Imperiale, venne<br />

costruita (dove è sita l’attuale chiesa parrocchiale) Santa Maria<br />

Nova in Castello.<br />

I Gonzaga che scelsero <strong>Cavriana</strong> come residenza estiva, sia per il<br />

clima che per ragioni strategiche, continueranno l’opera <strong>di</strong> fortificazione<br />

iniziata in epoca me<strong>di</strong>oevale. Tale opera portò il complesso<br />

ad assumere l’aspetto <strong>del<strong>la</strong></strong> vera e propria fortezza abitata, ben<br />

visibile nel <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Pietro Lancetti custo<strong>di</strong>to nel<strong>la</strong> chiesa parrocchiale<br />

(XVII sec.) tanto da far <strong>di</strong>re al Portioli: > . Progressivamente <strong>la</strong> fortezza castello fu abbandonata a<br />

favore <strong>di</strong> una nuova residenza costruita più in basso, più a contatto<br />

con il popolo: e se pure molto rimaneggiata nel XVIII secolo,<br />

l’attuale Vil<strong>la</strong> Mirra, compresa l’a<strong>la</strong> ora utilizzata come sede <strong>di</strong><br />

Museo archeologico, nel 1479 era abitata da Odorico d’Arco che<br />

sposò Cecilia Gonzaga. Nel 1775 <strong>la</strong> proprietà passò al<strong>la</strong> fami<strong>gli</strong>a<br />

Amadei; alcuni decenni prima fu demolita <strong>la</strong> chiesa quattrocentesca<br />

<strong>di</strong> Santa Maria Nova in Castello ed eretta l’attuale parrocchiale,<br />

come pure furono fortemente mo<strong>di</strong>ficati <strong>la</strong> facciata e <strong>gli</strong> interni<br />

dell’<strong>oratori</strong>o <strong>di</strong> S. Sebastiano.<br />

La proprietà nel 1859 passò da<strong>gli</strong> Amadei ai Pastore, quin<strong>di</strong> ai<br />

Silipran<strong>di</strong> e al Comune <strong>di</strong> <strong>Cavriana</strong>. In quasi settecento anni <strong>di</strong><br />

vicissitu<strong>di</strong>ni dai due complessi architettonici sono passati illustri<br />

personaggi <strong>del<strong>la</strong></strong> fami<strong>gli</strong>a Gonzaga. Da Francesco I a Francesco II<br />

con Isabel<strong>la</strong> d’Este. Ludovico Gonzaga con architetti e artisti del<br />

calibro <strong>di</strong> Luca Fancelli, Giovanni da Padova, incaricato nel 1458<br />

da Ludovico <strong>di</strong> "fare over refare <strong>la</strong> rocca" <strong>la</strong>vori terminati nel 1461,


CENNI STORICI<br />

dei quali ora rimane solo parte <strong>del<strong>la</strong></strong> cinta e una torre trasformata<br />

nel XVII secolo in campanaria .<br />

Ne<strong>gli</strong> stessi anni sono presenti anche due affreschisti: il grande<br />

Andrea Mantegna con <strong>la</strong> sua scuo<strong>la</strong> e Simone da Tradate che realizzava<br />

le pitture parietali, successivamente coperte, traendole dai<br />

cartoni preparatori del grande maestro padovano.<br />

Al<strong>la</strong> caduta dei Gonzaga anche <strong>Cavriana</strong> ebbe un periodo <strong>di</strong> decadenza,<br />

solo in parte risollevato dal<strong>la</strong> ocu<strong>la</strong>ta amministrazione<br />

austriaca, squassata anch’essa dal turbine napoleonico, fin quando<br />

<strong>la</strong> nostra vil<strong>la</strong> <strong>di</strong>venne quartier generale austriaco, abbandonato<br />

però in ritirata dopo <strong>la</strong> sconfitta <strong>di</strong> Casti<strong>gli</strong>one del 1796.<br />

Nel 1859 <strong>Cavriana</strong> assistette al<strong>la</strong> ritirata dell’imperatore d’Austria<br />

Francesco Giuseppe e all’ingresso vittorioso <strong>di</strong> Napoleone III.<br />

LA ROCCA FORTEZZA DI CAVRIANA<br />

Era un tempo <strong>la</strong> più ampia fortificazione dello stato mantovano.<br />

A testimonianza dell’antico maniero sono rimasti - anche se mal<br />

conservati - i ruderi <strong>del<strong>la</strong></strong> cinta muraria, una delle porte d'ingresso<br />

La rocca fortezza, raffigurata nel <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Pietro Lancetti XVII sec.<br />

11


CENNI STORICI<br />

Vil<strong>la</strong> Mirra nel 1859 (da una stampa d’epoca).<br />

12


CENNI STORICI<br />

e una torre <strong>di</strong> avvistamento e <strong>di</strong>fesa trasformata in campanaria nel<br />

XVII secolo.<br />

Di altro aspetto appare invece il castello raffigurato da Pietro<br />

Lancetti nel <strong>di</strong>pinto del XVII secolo, costu<strong>di</strong>to sul<strong>la</strong> parete <strong>di</strong> sinistra<br />

del presbiterio <strong>del<strong>la</strong></strong> chiesa parrocchiale. E’ una raffigurazione,<br />

anche se <strong>di</strong>pinta, quasi fotografica, come in uso nel<strong>la</strong> pittura<br />

del tempo.<br />

Tale immagine è un documento <strong>di</strong> eccezionale importanza, perché<br />

<strong>di</strong>mostra lo stato <strong>di</strong> fatto del nostro complesso fra il 1600 e il 1700.<br />

Si tratta <strong>di</strong> una fortificazione, con torri <strong>di</strong> avvistamento e segna<strong>la</strong>zione,<br />

mura<strong>gli</strong>oni mer<strong>la</strong>ti ed e<strong>di</strong>fici sopraelevati per <strong>la</strong> guar<strong>di</strong>a.<br />

Sono anche ben visibili i due bolzoni del ponte elevatoio e <strong>gli</strong> e<strong>di</strong>fici<br />

ad uso abitativo con finestrature e comignoli. Tutte le pareti<br />

sono protette da intonaco. Partico<strong>la</strong>rmente significativa è l’immagine<br />

dell’antico <strong>oratori</strong>o (XII sec.) <strong>di</strong> S. Biagio in Castello che si<br />

scorge a sinistra all’interno delle mura, in quanto tale presenza<br />

<strong>di</strong>mostra che anche nel nostro fortilizio abitato esisteva un’e<strong>di</strong>ficio<br />

sacro ad uso <strong>del<strong>la</strong></strong> corte.<br />

GLI ORATORI E LE CHIESE<br />

Gli <strong>oratori</strong> o chiese campestri, erano e sono luoghi sacri destinati<br />

al culto <strong>di</strong>vino pubblico o privato. A <strong>di</strong>fferenza delle chiese, dove<br />

tutti ne hanno sempre avuto libero accesso, <strong>gli</strong> <strong>oratori</strong> furono principalmente<br />

eretti per determinate persone fisiche o morali, con<br />

limitazioni per l’ingresso <strong>di</strong> altri fedeli. Spesso iso<strong>la</strong>ti dai contesti<br />

abitativi e perlopiù <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni e senza partico<strong>la</strong>ri forme<br />

architettoniche, furono eretti in numero elevato, fin dai primi secoli<br />

del cristianesimo. Inoltre va ricordato che i territori collinari<br />

come il nostro, ricchi <strong>di</strong> piccole val<strong>la</strong>te adatte all’approvvigionamento<br />

idrico, hanno favorito l’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> piccole comunità e<br />

<strong>di</strong> conseguenza l’e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> luoghi <strong>di</strong> preghiera. La presenza<br />

<strong>di</strong> questi piccoli e<strong>di</strong>fici sacri era anche d’obbligo all’interno delle<br />

mura dei fortilizi abitati (il nostro S. Biagio in Castello) e all’esterno<br />

ma a ridosso de<strong>gli</strong> stessi, (S. Sebastiano e S. Rocco) addossati o<br />

nelle vicinanze dei monasteri, come S. Cassiano, S. Giacomo e<br />

13


CENNI STORICI<br />

S. Anna. L’<strong>oratori</strong>o <strong>di</strong> Bande è l’ultimo costruito in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

tempo, ma con le motivazioni <strong>di</strong> sempre: punto <strong>di</strong> riferimento spirituale.<br />

<strong>Le</strong> altre due chiese presenti sul nostro territorio, <strong>la</strong> Pieve e <strong>la</strong><br />

<strong>Parrocchia</strong>le, non traggono origine dall’<strong>oratori</strong>o, ma sono state<br />

erette funzionali ad un vasto territorio (Pieve) o al borgo abitato<br />

interno ed esterno al<strong>la</strong> rocca fortezza (<strong>Parrocchia</strong>le). Dopo molti<br />

secoli, questi e<strong>di</strong>fici, fortemente voluti dai nostri avi, continuano<br />

ad essere punti d’incontro spirituali per i fedeli sia del capoluogo<br />

che delle frazioni o borgate, fedeli che con <strong>la</strong> loro continua presenza,<br />

l’impegno anche economico, mirati al<strong>la</strong> manutenzione, garantiscono<br />

<strong>la</strong> salvaguar<strong>di</strong>a e <strong>la</strong> conservazione <strong>di</strong> queste importanti<br />

testimonianze storiche e <strong>di</strong> credo. Ne<strong>gli</strong> ultimi decenni, oltre ai<br />

normali interventi, sono stati recuperati interamente <strong>gli</strong> <strong>oratori</strong> <strong>di</strong><br />

S.Sebastiano, S.Giacomo e S.Anna e <strong>gli</strong> esterni <strong>del<strong>la</strong></strong> pieve e <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

parrocchiale. Per quest’ultima manca il restauro <strong>del<strong>la</strong></strong> facciata<br />

principale e del battistero.<br />

Pianta <strong>del<strong>la</strong></strong> locazione de<strong>gli</strong> <strong>oratori</strong> e chiese.<br />

14<br />

1 – <strong>Parrocchia</strong>le<br />

Piazza Castello.<br />

2 – S. Maria <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

Pieve - via Pieve.<br />

3 – Oratorio <strong>di</strong> San<br />

Sebastiano - via<br />

Solferino.<br />

4 - Oratorio <strong>di</strong> San<br />

Rocco - via S. Rocco.<br />

5 – Oratorio <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

B.V. del Rosario <strong>di</strong><br />

Pompei - frazione<br />

Bande.<br />

6 – Oratorio dei S.S.<br />

Filippo e Giacomo -<br />

frazione S. Giacomo.<br />

7 – Oratorio <strong>di</strong> San<br />

Giovanni Cassiano -<br />

frazione S. Cassiano.<br />

8 – Oratorio <strong>di</strong><br />

Sant’Anna - frazione<br />

Campagnolo.


CHIESA PARROCCHIALE<br />

SANTA MARIA NOVA<br />

La facciata principale.


CHIESA PARROCCHIALE<br />

Nel XV - XVI secolo, a seguito dello spostamento, per ragioni <strong>di</strong><br />

sicurezza, <strong>del<strong>la</strong></strong> popo<strong>la</strong>zione dal<strong>la</strong> zona dove al tempo l’attuale<br />

pieve funzionava da parrocchiale, all’interno <strong>del<strong>la</strong></strong> rocca fortezza,<br />

venne e<strong>di</strong>ficata S. Maria Nova che, come l’attuale del XVIII secolo,<br />

poggiava <strong>la</strong> parete perimetrale sinistra su <strong>di</strong> un tratto del muro <strong>di</strong><br />

cinta <strong>del<strong>la</strong></strong> fortezza. Del<strong>la</strong> costruzione originale quattrocentesca,<br />

più picco<strong>la</strong> dell’attuale a tre navate e posizionata con il piano <strong>di</strong><br />

calpestio interno molto più basso del presente, è rimasta soltanto<br />

l’abside tuttora visibile dall’esterno e anche se mo<strong>di</strong>ficata se ne<br />

intuisce l’andamento pure dall’interno.<br />

Nel XVIII secolo, visto che l’e<strong>di</strong>ficio sacro presentava problemi <strong>di</strong><br />

capienza se ne decise il rifacimento. A tale scopo venne incaricato<br />

il “mastro muraro” Giovanni Maria Borsotti (ve<strong>di</strong> pag. 22).<br />

16<br />

La facciata <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

chiesa parrocchiale,<br />

come apparirà dopo<br />

il restauro previsto<br />

(Simu<strong>la</strong>zione del<br />

risultato finale).


CHIESA PARROCCHIALE<br />

Interno.<br />

Sono evidenti, l’eleganza, <strong>la</strong> leggerezza e <strong>la</strong> raffinatezza delle linee strutturali<br />

che compongono le paraste, <strong>la</strong> trabeazione e le volte.<br />

17


CHIESA PARROCCHIALE<br />

▲<br />

Interno.<br />

Il ragguardevole<br />

presbiterio con i<br />

suoi gioielli: altare e<br />

coro ligneo inta<strong>gli</strong>ato.<br />

18<br />

▲<br />

Interno.<br />

Al centro del presbiterio<br />

<strong>la</strong> pa<strong>la</strong> d’altare.<br />

Dipinto ad olio<br />

dell’Accar<strong>di</strong>.


CHIESA PARROCCHIALE<br />

Il progettista ideò un e<strong>di</strong>ficio oltre che più ampio anche più luminoso<br />

e stilisticamente allineato ai nuovi dettami estetici del tempo<br />

(tardo Barocco Lombardo).<br />

I <strong>la</strong>vori iniziarono il 16 Novembre 1716 e nel 1719 anche se non<br />

completata, fu aperta al culto, con De<strong>di</strong>cazione al<strong>la</strong> Madonna<br />

Assunta. Quale protettore fu scelto S. Biagio, vescovo <strong>di</strong> Sebaste,<br />

al quale sono anche riconosciute proprietà taumaturgiche. E’<br />

patrono dei ma<strong>la</strong>ti <strong>di</strong> go<strong>la</strong>, dei pastori e de<strong>gli</strong> animali domestici;<br />

morì martirizzato nel 316 d.C. in Cappadocia. L’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> cui<br />

S.Biagio è tito<strong>la</strong>re è ad unica navata, con volta a botte, presbiterio<br />

absidato e con piano <strong>di</strong> calpestio rialzato. Nelle due facciate longitu<strong>di</strong>nali<br />

interne sono inserite sei cappelle non molto profonde, ma<br />

Altare Maggiore<br />

(paliotto) Cena in<br />

Emmaus, marmi<br />

policromi.<br />

Opera <strong>di</strong> Carlo<br />

Giuseppe Bollina<br />

1722-24.<br />

Altare Beata<br />

Vergine del Rosario,<br />

marmi policromi.<br />

Attribuito a<br />

Vincenzo Baroncini<br />

1728.<br />

19


CHIESA PARROCCHIALE<br />

20<br />

eleganti e leggere se pure ricercate nei mo<strong>del<strong>la</strong></strong>ti. Completa <strong>la</strong><br />

struttura il raffinatissimo e funzionale battistero.<br />

Contrariamente ad altre chiese del Borsotti presenti in zona,<br />

l’interno si caratterizza per il rapporto tra l’area <strong>di</strong> base e l’altezza<br />

a favore <strong>di</strong> quest’ultima che imprime al manufatto uno s<strong>la</strong>ncio<br />

partico<strong>la</strong>re verso l’alto, quasi a voler ricercare un collegamento fra<br />

il terreno e il <strong>di</strong>vino.<br />

La facciata principale esterna, anch'essa concepita a pronunciato<br />

sviluppo verticale, è <strong>la</strong> risultante <strong>del<strong>la</strong></strong> sovrapposizione <strong>di</strong> tre tempietti<br />

d'ispirazione greca, formati da paraste, trabeazione e capitelli<br />

in alleggerimento verso l’alto.<br />

Lo stile dei capitelli è stato scelto con lo stesso concetto; in basso il<br />

composito quin<strong>di</strong> il corinzio e lo jonico. La sommità è costituita<br />

dal timpano arcuato con mo<strong>di</strong><strong>gli</strong>oni <strong>di</strong> raccordo posti a delimitazione<br />

e collegamento fra i pinnacoli e le doppie lesene.<br />

Nelle quattro e<strong>di</strong>cole a nicchia con frontespizio spezzato, nel 1822<br />

dal basso a sinistra sono state collocate le statue che raffigurano i<br />

santi, Biagio e Anselmo (opere in muratura e stucco <strong>di</strong> Antonio<br />

Spiazzi) e Angelo ed Elessandro in legno scolpito, da Antonio<br />

Zanibini. Nel 1887 le due statue in legno vengono sostituite, probabilmente<br />

perché deteriorate, con altre (le attuali), si legge nel<br />

documento, “in cemento”.<br />

L’alta qualità de<strong>gli</strong> ornati a stucco presenti nei timpani, sovraporte<br />

e finestrone, impreziosisce ulteriormente un insieme ripartito con<br />

grande equilibrio fra pieni e vuoti, rientranze e sporgenze.<br />

Nel quinto decennio del XIX secolo (Parroco Don Luigi Pedrini) <strong>la</strong><br />

facciata presentava segni <strong>di</strong> ce<strong>di</strong>mento, tanto che si decise <strong>di</strong><br />

to<strong>gli</strong>er<strong>la</strong> e sostituir<strong>la</strong>. Venne incaricato l’architetto Angelo Campi<br />

che presentò cinque soluzioni <strong>di</strong> marcato gusto neoc<strong>la</strong>ssico.<br />

L’operazione, per fortuna, fu abbandonata a favore <strong>di</strong> un intervento<br />

manutentivo straor<strong>di</strong>nario, attuato dal 20.4.1887 al 20.9.1887<br />

con apertura delle due piccole porte secondarie. Il finestrone centrale<br />

in luogo del quale esisteva un affresco del XVIII sec. che raffigurava<br />

<strong>la</strong> Madonna con S. Biagio, era stato aperto prima del<br />

restauro del 1887. Anche all’interno sono presenti mo<strong>del<strong>la</strong></strong>ti a stucco<br />

<strong>di</strong> ottima fattura, eseguiti ne<strong>gli</strong> anni successivi all’inaugurazione<br />

da valenti artisti, quali: G. B. Galli, Carlo Costa, Pietro Vassalli,<br />

Marcantonio Perini, Paolo Boma e Vittorio Bol<strong>la</strong>.


CHIESA PARROCCHIALE<br />

Uno dei cinque<br />

progetti presentati<br />

dall’architetto<br />

Angelo Campi per<br />

<strong>la</strong> realizzazione<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> nuova facciata<br />

(XIX sec.).<br />

Come vere e proprie opere <strong>di</strong> scultura lignea si mostrano i confessionali<br />

(G. Battistia Sperin<strong>di</strong>o), il ciborio sovrastante l’altare maggiore,<br />

il coro e i mobili <strong>del<strong>la</strong></strong> sacrestia (Pietro Bonomi), questi ultimi<br />

costituiti da arma<strong>di</strong> e cassettoni costruiti su misura, formano<br />

un’opera tanto massiccia quanto maestosa. Interessante l’organo<br />

proveniente da altra chiesa costituito, ora, da parti strumentali del<br />

1600 e da una bel<strong>la</strong> ancona lignea del sec. successivo.<br />

Di grande qualità sono le opere <strong>la</strong>pidee, cappelle, altari e ba<strong>la</strong>ustra<br />

realizzati con preziosi marmi trattati a tarsie. Segnaliamo in partico<strong>la</strong>re<br />

l’altare maggiore e <strong>la</strong> ba<strong>la</strong>ustra che delimita il presbiterio,<br />

realizzati dall’opificio <strong>di</strong> Carlo Giuseppe Bollina dal 1722 al 1724;<br />

è questa un’opera maestosa, sicuramente un pezzo unico e non<br />

solo per l’alto mantovano, soprattutto se analizziamo <strong>la</strong> figurazione<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> Cena in Emmaus, collocata al centro del paliotto.<br />

Tale opera è <strong>di</strong> singo<strong>la</strong>re maestria tecnica, partico<strong>la</strong>rmente nel<strong>la</strong><br />

vena morbida e al contempo p<strong>la</strong>stica, ottenuta con effetti cromatici<br />

e chiaroscurali che mo<strong>del<strong>la</strong></strong>no le figure dell’originale e ine<strong>di</strong>ta<br />

composizione. Il tabernacolo posto sul piano mensa, strutturato<br />

con <strong>gli</strong> stilemi del tempietto è arricchito da una piacevolissima tra-<br />

21


CHIESA PARROCCHIALE<br />

beazione. L’altare del rosario (1728) attribuito a Vincenzo<br />

Borancini è un manufatto <strong>di</strong> notevole valenza lineare, dove il<br />

tutto appare funzionale all’immagine <strong>del<strong>la</strong></strong> Beata Vergine. Il paliotto<br />

è talmente prezioso da farlo apparire un’opera <strong>di</strong> geminatura.<br />

Dello stesso autore segnaliamo l’altare <strong>di</strong> S. Giuseppe, realizzato<br />

nel 1730.<br />

Significativa è pure <strong>la</strong> quadreria: <strong>la</strong> pa<strong>la</strong> ovale dell’altare<br />

Maggiore, opera <strong>di</strong> Antonio Accar<strong>di</strong> XVIII secolo, artista dell’area<br />

romana, i misteri del rosario (cappel<strong>la</strong> <strong>del<strong>la</strong></strong> B. V. M.) attribuiti al<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong> del Bazzani e l’ultima cena del Brusasorci, collocata nel presbiterio<br />

sopra <strong>la</strong> porta d’accesso al<strong>la</strong> sagrestia. Di fronte si può<br />

notare l’importantissimo <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Pietro Lancetti parroco in<br />

<strong>Cavriana</strong> (datato 1671). La valenza <strong>di</strong> tale opera è dovuta al<strong>la</strong> raffigurazione<br />

in basso a sinistra, <strong>del<strong>la</strong></strong> nostra rocca fortezza, con<br />

all’interno l’<strong>oratori</strong>o <strong>di</strong> S. Biagio in Castello. Altre opere sono <strong>di</strong><br />

Bernardo da Mussoline (Cappel<strong>la</strong> delle anime purganti) e <strong>di</strong> artisti<br />

del XIX-XX secolo, fra i quali citiamo Alessandro Dal Prato (vivente)<br />

con numerose figurazioni a fresco eseguite sul<strong>la</strong> volta, nel<strong>la</strong><br />

cappel<strong>la</strong> del rosario e nel battistero.<br />

22<br />

Giovanni Maria Borsotti. Nato a Riva <strong>di</strong> S.Vitale nel Canton<br />

Ticino l’anno 1683 e morto nel<strong>la</strong> stessa località nel 1760, venne ad<br />

operare nel mantovano nel momento in cui <strong>la</strong> saggia politica<br />

amministrativa dell’impero austriaco avviava un processso <strong>di</strong><br />

mi<strong>gli</strong>oramento economico che portò il clero ed i fedeli ad intraprendere<br />

<strong>la</strong> costruzione o il rifacimento <strong>di</strong> molte chiese parrocchiali,<br />

usufruendo dove era possibile <strong>di</strong> materiali, soprattutto mattoni,<br />

provenienti dalle demolizioni <strong>di</strong> rocche gonzaghesche non<br />

più utili.<br />

Nel mantovano, <strong>la</strong> sua attività inizia nel 1715 come “capo muraro”<br />

durante i <strong>la</strong>vori <strong>di</strong> ristrutturazione del duomo <strong>di</strong> Mantova e l’anno<br />

successivo è impegnato nel<strong>la</strong> costruzione <strong>del<strong>la</strong></strong> chiesa parrocchiale<br />

<strong>di</strong> <strong>Cavriana</strong>, <strong>del<strong>la</strong></strong> quale è anche progettista.<br />

Anche le chiese parrocchiali <strong>di</strong> Borgoforte, Portiolo, Goito, Vasto,<br />

Castelgrimaldo, Rebecco, Piubega, S. Martino Gusnago e quel<strong>la</strong><br />

dei Filippini in Mantova sono state realizzate su progetti del<br />

Borsotti.


CHIESA PARROCCHIALE<br />

Di grande interesse è anche i1 trittico realizzato nel 1512 da<br />

Zenone da Verona.<br />

Proveniente dall’<strong>oratori</strong>o <strong>di</strong> S. Sebastiano, fu collocato nel<strong>la</strong> parrocchiale<br />

nel 1784. Raffigura <strong>la</strong> Madonna in trono col Bambino, fra<br />

i santi Rocco e Sebastiano, ed è realizzato a tempera su tre tavole<br />

in legno <strong>di</strong> pero. E’ un <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> ottima valenza artistica, dova si<br />

scorgono chiaramente i caratteri <strong>del<strong>la</strong></strong> pittura rinascimentale<br />

Veneziana, proiettata al<strong>la</strong> ricerca <strong>di</strong> luminosità con tinte forti e<br />

apparenti acutezze quasi stridenti, ma comunque sempre mantenute<br />

in un perfetto equilibrio compositivo e coloristico, a <strong>di</strong>mostrazione<br />

delle notevolissime potenzialità tecniche ed espressive<br />

dell’autore.<br />

Il trittico realizzato da Zenone da Verona nel 1512.<br />

Madonna in trono col Bambino fra i santi Sebastiano e Rocco.<br />

23


CHIESA PARROCCHIALE<br />

IL BALDACCHINO PROCESSIONALE<br />

E’ l’opera d’arte applicata <strong>di</strong> gran lunga più importante presente<br />

nel<strong>la</strong> nostra parrocchiale.<br />

Realizzato nel XVIII secolo per <strong>la</strong> Basilica <strong>di</strong> S. Ambrogio <strong>di</strong><br />

Mi<strong>la</strong>no è stato successivamente acquistato dal<strong>la</strong> parrocchia <strong>di</strong><br />

<strong>Cavriana</strong>. E’ costituito da un’alta fascia frangiata che, appesa a<strong>gli</strong><br />

otto supporti cilindrici dorati, ne determina <strong>la</strong> forma quadrango<strong>la</strong>re,<br />

<strong>la</strong> stessa è chiusa nello sfondo (cielo) a protezione dei celebranti.<br />

Tale chiusura è costituita da più teli rosso car<strong>di</strong>nale con applicazioni<br />

<strong>di</strong> finti cassettoni e motivi floreali poco sporgenti, geometrizzati<br />

e <strong>di</strong>stribuiti specu<strong>la</strong>rmente nello spazio; il tutto, realizzato con<br />

sete, filigrane <strong>di</strong> argento e oro, crea una sensazione <strong>di</strong> grande leggerezza<br />

e spazialità.<br />

24<br />

Il baldacchino del XVIII sec.


CHIESA PARROCCHIALE<br />

Il fascione <strong>la</strong>terale invece, pur con l’uso de<strong>gli</strong> stessi materiali, è<br />

stato realizzato a forte rilievo, sia all’esterno che all’interno, adottando<br />

una figurazione perfettamente simmetrica che si sviluppa<br />

su linee strutturali curve determinate da girali e fo<strong>gli</strong>e d’acanto,<br />

con l’aggiunta <strong>di</strong> simboli specificatamente cristiani quali spighe <strong>di</strong><br />

grano, tralci <strong>di</strong> vite e grappoli d’uva. Figurativamente è riconducibile<br />

alle fascie decorative murali rinascimentali, con l’aggiunta<br />

però nel nostro caso, <strong>di</strong> una sapientissima e raffinatissima soluzione<br />

lineare-p<strong>la</strong>stica, che avvicina l’opera anche ai gran<strong>di</strong> valori del<br />

mo<strong>del<strong>la</strong></strong>to decorativo dei secoli XVI-XVII.<br />

Il baldacchino del XVIII sec., partico<strong>la</strong>re <strong>del<strong>la</strong></strong> decorazione.<br />

25


CHIESA PARROCCHIALE<br />

Cappel<strong>la</strong> <strong>del<strong>la</strong></strong> Madonna del Rosario.<br />

Fanciulle che cantano le lo<strong>di</strong> al<strong>la</strong> Madonna, partico<strong>la</strong>ri dell’affresco<br />

(opera <strong>di</strong> Alessandro Dal Prato 1945) al centro del quale<br />

vi è una nicchia con <strong>la</strong> statua <strong>del<strong>la</strong></strong> Vergine col Bambino.<br />

26


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

La facciata principale.


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

28<br />

Il campanile e le facciate absidali prima dell’ultimo intervento <strong>di</strong> restauro.


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

<strong>Le</strong> pievi o chiese plebane, collegate alle origini cristiane, si <strong>di</strong>ffusero<br />

seguendo le gran<strong>di</strong> vie tracciate dall’impero Romano. Spesso<br />

iso<strong>la</strong>te e <strong>di</strong>scoste dalle abitazioni, dovevano svolgere <strong>la</strong> funzione<br />

<strong>di</strong> richiamo dei fedeli <strong>di</strong>sseminati su un ampio territorio.<br />

Usualmente furono costruite, come nel nostro caso, in luoghi centrali<br />

a vaste zone e dov’era possibile sulle alture, in modo da renderle<br />

ben visibili anche da lontano.<br />

La nostra pieve de<strong>di</strong>cata al<strong>la</strong> Madonna Immaco<strong>la</strong>ta, raffigurata nel<br />

bellissimo altorilievo posto nell’abside centrale, fu e<strong>di</strong>ficata nel XII<br />

sec. su un monticello a sud-est <strong>del<strong>la</strong></strong> già esistente rocca fortezza <strong>di</strong><br />

<strong>Cavriana</strong>.<br />

Di impostazione romanico-lombardo, svolse funzioni <strong>di</strong> chiesa<br />

parrocchiale fino a metà del sec. XV, quando <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione per<br />

ragioni <strong>di</strong> sicurezza si spostò a ridosso <strong>del<strong>la</strong></strong> sempre più inespugnabile<br />

rocca. Nello stesso secolo ai limiti esterni nord <strong>del<strong>la</strong></strong> fortezza,<br />

ma inglobata nel<strong>la</strong> stessa, venne e<strong>di</strong>ficata in stile tardogotico<br />

una più funzionale chiesa parrocchiale denominata Santa Maria<br />

Nova in Castello, demolita quasi completamente dopo circa tre<br />

secoli per far posto all’attuale.<br />

Sul<strong>la</strong> pieve, a seguito dell’abbandono, si innescò un lento ma inesorabile<br />

degrado, fin quando nel XVII secolo anche <strong>la</strong> nostra non<br />

fu “risparmiata” dalle nuove istanze stilistiche portate dal<strong>la</strong> ventata<br />

barocca. Tali interventi non hanno interessato soltanto l’apparato<br />

decorativo superficiale, ma con demolizioni e ricostruzioni,<br />

anche i volumi interni ed esterni e partico<strong>la</strong>rmente <strong>la</strong> zona presbiteriale,<br />

dove sono state smantel<strong>la</strong>te quasi totalmente le tre absi<strong>di</strong>,<br />

sconvolgendo in tal modo l’originalità e l’unitarietà dell’opera.<br />

Molto energico e coraggioso è stato anche il rifacimento del 1953-<br />

55 (ve<strong>di</strong> grafici allegati).<br />

L’ultimo intervento, <strong>di</strong> so<strong>la</strong> manutenzione straor<strong>di</strong>naria, sui paramenti<br />

murari esterni e campanile è del 1995. Attualmente <strong>la</strong> nostra<br />

pieve, realizzata per essere punto <strong>di</strong> riferimento visivo e <strong>di</strong> fede è<br />

praticamente inglobata fra alberi <strong>di</strong> ogni specie, che ne precludono<br />

<strong>la</strong> visione a <strong>di</strong>stanza.<br />

All’interno si accede o dall’ampia porta posta in facciata principale<br />

o da una porticina sul<strong>la</strong> fiancata sud-est a ridosso del campanile.<br />

29


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

30<br />

Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria <strong>del<strong>la</strong></strong> Pieve. Pianta.


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

Pianta. Stato <strong>di</strong> fatto prima del 1953-55, le parti in giallo sono state demolite<br />

durante l’intervento.<br />

31


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

32<br />

Facciata e campanile. Nel 1953-55 il campanile era ancora l’originale romanico.<br />

In giallo le demolizioni eseguite nell’intervento de<strong>gli</strong> stessi anni.<br />

Il portale e <strong>la</strong> finestra a mezza luna sono inserimenti de<strong>gli</strong> ultimi decenni del<br />

XVIII sec. (parroco Pietro Lancetti).


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

Sezioni C-D e G-H. Sono evidenziate le ricostruzioni filologiche del 1953-55.<br />

33


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

34<br />

Pianta del presbiterio e sezione A-B. Sono evidenziate in rosso le ricostruzioni<br />

filologiche del 1953-55.


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

Facciata. Sono evidenziate in rosso le ricostruzioni arbitrarie del 1953-55.<br />

35


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

L’au<strong>la</strong> è rettango<strong>la</strong>re, con presbiterio rialzato <strong>di</strong> tre gra<strong>di</strong>ni, a<br />

memoria delle chiese dotate <strong>di</strong> cripte e arricchito da un’ampia<br />

abside centrale e due piccole <strong>la</strong>terali. Interessantissima e ine<strong>di</strong>ta <strong>la</strong><br />

colonna posta sul <strong>la</strong>to destro, a sostegno parziale del campanile, a<br />

base aperta. La copertura lignea a capriate, le quattro piccole<br />

monofore e il rosone sovraporta, completano <strong>gli</strong> essenziali ed eleganti<br />

mo<strong>del<strong>la</strong></strong>ti volumetrici interni che evidenziano <strong>la</strong> soli<strong>di</strong>tà<br />

delle strutture murarie. Tutte le pareti, tranne alcune limitate zone<br />

dove sono rimasti <strong>la</strong>certi <strong>di</strong> affreschi eseguiti tra il XIV e il XVI<br />

secolo, sono state messe a nudo durante <strong>gli</strong> interventi del XVII<br />

secolo e de<strong>gli</strong> anni cinquanta. Con tali operazioni si sono persi <strong>gli</strong><br />

intonaci originali certamente <strong>di</strong>pinti, i pochi rimasti lo <strong>di</strong>mostrano,<br />

a favore <strong>di</strong> un recupero materico artificioso e non certamente<br />

voluto dai nostri antenati costruttori. La pavimentazione in cotto,<br />

è del tipo in uso nelle abitazioni civili de<strong>gli</strong> anni cinquanta e <strong>gli</strong><br />

arre<strong>di</strong> sacri, compreso l’altare, sono <strong>di</strong> recente formazione. Sempre<br />

36<br />

L’interno con l’altare e <strong>la</strong> Madonna scolpita.


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

analizzando l’interno, sono d’obbligo alcune considerazioni in<br />

merito al<strong>la</strong> presenza <strong>di</strong> una pittura murale esistente sul<strong>la</strong> parete <strong>di</strong><br />

destra, quasi a ridosso <strong>del<strong>la</strong></strong> controfacciata. Raffigura, forse due<br />

sante, o <strong>la</strong> Madonna e un angelo ed è stata da sempre ritenuta un<br />

affresco <strong>di</strong> carattere bizantino e collocato tra il XIII e il XIV secolo.<br />

Durante l’ultimo restauro invece, dopo una serie <strong>di</strong> indagini stratigrafiche,<br />

prelievi ed esami <strong>di</strong> <strong>la</strong>b<strong>oratori</strong>o, l’architetto Rita Morrone<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> soprintendenza <strong>di</strong> Brescia è giunta al<strong>la</strong> conclusione che il<br />

carattere bizantino, altro non è che una ri<strong>di</strong>pintura ottocentesca<br />

eseguita a tempera con legante proteico.<br />

In realtà, come <strong>di</strong>mostrano anche alcuni piccoli tasselli stratigrafici<br />

volutamente <strong>la</strong>sciati a vista, sotto l’attuale figurazione ne esiste<br />

un’altra con superficie in patina ed eseguita a buon fresco.<br />

L’immagine, quale risultante dal<strong>la</strong> ripitturazione ottocentesca.<br />

I cerchi evidenziano i tasselli stratigrafici <strong>la</strong>sciati a vista.<br />

37


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

E’ questa un’opera <strong>di</strong> partico<strong>la</strong>re interesse, unica per <strong>la</strong> nostra<br />

zona. Raffigura <strong>la</strong> Madonna <strong>del<strong>la</strong></strong> Misericor<strong>di</strong>a in atteggiamento<br />

<strong>di</strong> protezione dell’umanità. In origine era collocata all’interno<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> chiesa <strong>di</strong> S. Maria Nova in Castello; può essere coeva <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

stessa chiesa tardogotica. Verso <strong>la</strong> metà del XVIII secolo fu posizionata<br />

in facciata <strong>del<strong>la</strong></strong> parrocchiale e vi rimase almeno fino al<br />

1762, data in cui compare ancora ne<strong>gli</strong> inventari. Dopo tale data<br />

(fine XIX sec.) viene spostata e collocata sul<strong>la</strong> parete esterna <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

sagrestia nell’ambito <strong>del<strong>la</strong></strong> cosi detta “corticel<strong>la</strong>”. Successivamente<br />

38<br />

La Madonna <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

Misericor<strong>di</strong>a<br />

(una delle più<br />

pregevoli sculture in<br />

marmo del XIV-XV<br />

sec. nel mantovano)<br />

si trova murata<br />

<strong>di</strong>etro l’altare.


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

viene spostata all’interno, e precisamente nell’absi<strong>di</strong>o<strong>la</strong> <strong>del<strong>la</strong></strong> stessa<br />

sagrestia. Dal 1954, ultima collocazione, è ammirata al centro<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> grande abside all’interno <strong>del<strong>la</strong></strong> pieve.<br />

Scolpita ad alto rilievo in un unico blocco <strong>di</strong> marmo saccaroide,<br />

era in origine anche <strong>di</strong>pinta a tinte forti, delle quali ne sono rimasti<br />

alcuni frammenti, come il blu e il rosso dell’interno ed esterno<br />

del manto. La composizione è artico<strong>la</strong>ta a schema piramidale, con<br />

<strong>di</strong>stribuzione delle linee e dei volumi, rigidamente specu<strong>la</strong>ri<br />

all’asse verticale.<br />

<strong>Le</strong> soluzioni p<strong>la</strong>stiche dei panneggi ed espressive dei personaggi,<br />

il senso dei volumi e <strong>la</strong> forza espressiva che si sprigiona dal<strong>la</strong><br />

regale solennità <strong>del<strong>la</strong></strong> Madonna, fanno collocare questo mirabile<br />

altorilievo nel<strong>la</strong> produzione sculturea ispirata al<strong>la</strong> grande scuo<strong>la</strong><br />

del romanico lombardo (Viligelmo e Ante<strong>la</strong>mi).<br />

Ora l’esterno <strong>del<strong>la</strong></strong> nostra pieve, nonostante <strong>gli</strong> interventi subiti, si<br />

mostra con vaste superfici compatte, piane e curve, che arricchite<br />

dal portale e dal rosone in facciata, dalle monofore sui fianchi e da<br />

lesene e archetti pensili a coronamento <strong>di</strong> tutte le superfici esterne,<br />

formano un insieme <strong>di</strong> aspetto molto solido e gradevole.<br />

Il campanile, inglobato nell’e<strong>di</strong>ficio, si erge compatto ed elegante.<br />

Nel 1954 è stato impreziosito da elementi decorativi e strutturali,<br />

come <strong>la</strong> cuspide a pigna i doppi fornici e i quattro pinnacchi.<br />

A tutte le facciate esterne, come per l’interno, nei vari interventi<br />

succedutisi in tanti secoli, sono stati asportati <strong>gli</strong> intonaci originali<br />

o d’epoca, con l’obbiettivo <strong>di</strong> mettere a vista il paramento sottostante,<br />

costituito da mattoni, frammenti <strong>di</strong> tegole, blocchi <strong>di</strong> marmo<br />

<strong>di</strong> varie epoche e misure e da ciottoli e leganti delle nostre cave e<br />

fornaci. Ora anche per l’azione del tempo, detti materiali, conferiscono<br />

alle superfici un gradevole aspetto materico e cromatico a<br />

scapito però <strong>del<strong>la</strong></strong> resistenza meccanica dei <strong>la</strong>terizi e leganti, esposti<br />

all’inquinamento atmosferico e <strong>di</strong> conseguenza al degrado.<br />

Nel 1953-55, le tre absi<strong>di</strong>, sono state in gran parte ricostruite, partendo<br />

dai pochi riferimenti certi esistenti, quali fondazioni o porzioni<br />

<strong>di</strong> catini absidali, rimasti in sito dopo i rifacimenti del XVII<br />

secolo. Questi pochi elementi originali rimasti hanno permesso un<br />

completamento <strong>di</strong> tipo filologico, con l’uso <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> costruzione<br />

e materiali simili a<strong>gli</strong> originali adottati nel<strong>la</strong> primaria costruzione.<br />

Diversi i concetti che hanno guidato <strong>gli</strong> interventi in facciata<br />

39


SANTA MARIA DELLA PIEVE<br />

e sul campanile dove sono state apportate vere e proprie mo<strong>di</strong>fiche<br />

volumetriche e stilistiche. Il portale ha assunto l’aspetto del protiro<br />

trecentesco poco aggettante, con sovrastante rosone sovra<strong>di</strong>mensionato.<br />

Il campanile, in origine più basso (ve<strong>di</strong> grafici allegati) e<br />

<strong>di</strong> linee semplici e genuine, è stato innalzato, con l’inserimento <strong>di</strong><br />

elementi che lo hanno reso <strong>di</strong> gusto goticheggiante e del tutto simile<br />

al campanile <strong>del<strong>la</strong></strong> chiesa dei S. S. Gervasio e Protasio in<br />

Mantova.<br />

Ora nel<strong>la</strong> nostra pieve, tanto cara ai fedeli e perfettamente consolidata<br />

da<strong>gli</strong> ultimi interventi <strong>di</strong> restauro, dal<strong>la</strong> primavera all’autunno<br />

si celebra <strong>la</strong> messa vespertina domenicale, molto frequentata da<br />

turisti e fedeli provenienti anche dalle zone circostanti, proprio<br />

come lo fu nel me<strong>di</strong>oevo, quando l’e<strong>di</strong>ficio sacro era punto <strong>di</strong> riferimento<br />

spirituale per i credenti che risiedevano nel circondario.<br />

E’ pure utilizzata dai giovani del posto, come sede per celebrazioni<br />

matrimoniali e <strong>di</strong> incontri spirituali nel contesto <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> gruppi<br />

giovanili.<br />

40


ORATORIO DI SAN SEBASTIANO<br />

La facciata principale.


ORATORIO DI SAN SEBASTIANO<br />

Abside e campanile.<br />

42


ORATORIO DI SAN SEBASTIANO<br />

De<strong>di</strong>cato a S. Sebastiano Martire (IV sec.) comandante militare. Fu<br />

saettato, ma non ucciso. Dopo <strong>la</strong> guarigione in seguito a contrasti<br />

con l’Imperatore Diocleziano fu verberato a morte; è protettore<br />

de<strong>gli</strong> appestati.<br />

Il nostro <strong>oratori</strong>o fu costruito, come <strong>la</strong> Pieve e S. Biagio in Castello<br />

nel XII sec., a ridosso e sul <strong>la</strong>to sud esterno all’antica rocca fortezza<br />

<strong>di</strong> <strong>Cavriana</strong>. Era più piccolo dell’attuale, con au<strong>la</strong> quadrango<strong>la</strong>re,<br />

senza abside e con copertura lignea a capriate; le pareti erano<br />

interamente ricoperte da pitturazioni a fresco, come <strong>la</strong> facciata<br />

principale esterna che, oltre al<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> porta d’ingresso, era dotata<br />

del tipico rosoncino centrale.<br />

Nel XVI secolo l’au<strong>la</strong> viene prolungata verso nord, con l’aggiunta<br />

dell’abside e <strong>di</strong> un nuovo e più alto campanile. L’interno prendeva<br />

luce soltanto da quattro piccole monofore e dal rosone presente in<br />

facciata.<br />

Due secoli dopo si è provveduto all’innalzamento del pavimento e<br />

L’interno dopo l’ultimo restauro.<br />

Si notano, <strong>la</strong> copertura a capriate e le pareti ricche <strong>di</strong> frammenti d’affresco. Sul<strong>la</strong><br />

destra l’ottocentesca riproduzione dell’originale trittico <strong>di</strong> Zenone da Verona.<br />

43


ORATORIO DI SAN SEBASTIANO<br />

<strong>di</strong> tutti i muri perimetrali compresa <strong>la</strong> facciata principale, completamente<br />

ri<strong>di</strong>segnata in stile neoc<strong>la</strong>ssico; ciò ha comportato l’inserimento<br />

<strong>di</strong> un nuovo portale e <strong>la</strong> chiusura del rosone originale, rifatto<br />

a forma semicirco<strong>la</strong>re. Anche <strong>gli</strong> spazi interni sono stati rivisti,<br />

con formazione <strong>di</strong> due locali-sacrestia ricavati nel presbiterio, ai<br />

<strong>la</strong>ti dell’altare e ce<strong>la</strong>ti dalle pareti del fronte arco presbiteriale.<br />

Durante tale intervento vengono anche chiuse le piccole antiche<br />

monofore e aperte più ampie finestre rettango<strong>la</strong>ri. Dopo molti<br />

decenni <strong>di</strong> abbandono crol<strong>la</strong>no l’abside e buona parte del tetto e<br />

soltanto l’interessamento e <strong>la</strong> grande convinzione <strong>di</strong> Mons. Luigi<br />

Cavagnari ne hanno permesso nel 1976 un primo recupero. Sono<br />

stati infatti ricostruiti l’abside e <strong>la</strong> parte del tetto crol<strong>la</strong>ti.<br />

Tale ocu<strong>la</strong>to intervento ha salvato il monumento e consentito il<br />

44<br />

L’interno dopo<br />

l’ultimo restauro.<br />

Partico<strong>la</strong>re <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

zona presbiteriale.<br />

E’ evidente <strong>la</strong> raffinata<br />

trattazione<br />

materica e cromatica<br />

delle zone sprovviste<br />

<strong>di</strong> intonaci originali.<br />

Al centro del presbiterio<br />

possiamo<br />

osservare il modernissimo<br />

ed elegante<br />

altare (opera dell'arch.<br />

G. Zandonel<strong>la</strong>) e<br />

un bel crocefisso<br />

ligneo del XVII sec.


ORATORIO DI SAN SEBASTIANO<br />

successivo restauro. Infatti dal 1991, per iniziativa <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong><br />

volontari, coau<strong>di</strong>vati dal<strong>la</strong> parrocchia e dall’amministrazione<br />

comunale, si dà inizio al recupero totale, protrattosi per alcuni<br />

anni, con interventi <strong>di</strong> consolidamento strutturale del campanile,<br />

del tetto e delle sottomurazioni. Anche le superfici esterne ed<br />

interne sono state oggetto <strong>di</strong> revisione che in alcune zone hanno<br />

richiesto una ricostruzione <strong>di</strong> carattere, filologico. Durante i <strong>la</strong>vori<br />

sono stati scoperti importanti <strong>la</strong>certi <strong>di</strong> sinopie ed affreschi, stilisticamente<br />

collocabili tra il XV-XVI secolo. Sono pure emerse numerose<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>di</strong> carattere, strutturale succedutesi nei secoli,<br />

che hanno permesso <strong>di</strong> capire <strong>la</strong> genesi dell’e<strong>di</strong>ficio sacro e le trasformazioni<br />

succedutesi in tanti secoli.<br />

Tutte le operazioni sono state eseguite con <strong>la</strong> supervisione <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

San Sebastiano: bronzo h.<br />

cm. 80, collocato nel<strong>la</strong><br />

nicchia a sinistra<br />

dell’altare è opera<br />

dell’artista vivente<br />

Alessandro Dal Prato che<br />

nel 1994 <strong>la</strong> ideò appositamente<br />

per l’Oratorio.<br />

E’ una scultura a tuttotondo<br />

dove dal corpo<br />

asciutto del santo, proteso<br />

in una sintesi <strong>di</strong> energia,<br />

sofferenza e spiritualità,<br />

si sprigiona un’immagine<br />

densa <strong>di</strong> “pathos”.<br />

45


ORATORIO DI SAN SEBASTIANO<br />

soprintendenza <strong>di</strong> Brescia, nel<strong>la</strong> persona dell’Architetto Rita<br />

Morrone.<br />

Attualmente l’<strong>oratori</strong>o, completo <strong>di</strong> arre<strong>di</strong> sacri, è perfettamente<br />

funzionante. Benedetto il 9 febbraio 1994 dal Vescovo Mons.<br />

Egi<strong>di</strong>o Caporello, oltre a normale punto <strong>di</strong> riferimento spirituale<br />

giornaliero, viene usato anche per celebrazioni invernali e <strong>di</strong> ricorrenza.<br />

46<br />

La traccia grafica<br />

che raffigura S.<br />

Sebastiano: è un<br />

esempio si sinopia a<br />

secco, eseguita con<br />

carbonel<strong>la</strong> su intonaco<br />

finito a calce e<br />

in patina.<br />

Con altri frammenti<br />

prevalentemente <strong>di</strong><br />

affreschi è <strong>la</strong> <strong>di</strong>mostrazione<br />

che le facciate<br />

interne<br />

dell’<strong>oratori</strong>o erano<br />

quasi completamente<br />

nobilitate con<br />

figurazioni sacre<br />

eseguite a fresco.


ORATORIO DI SAN SEBASTIANO<br />

Cristo in croce fra due Santi: affresco presente sul<strong>la</strong> parete <strong>di</strong> sinistra. E’ un<br />

<strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> maniera, che rimanda allo stile trecentesco in uso nel me<strong>di</strong>oevo<br />

nell’Italia centrale e successivamente <strong>di</strong>ffuso dai cosidetti “frescanti”, anche nei<br />

nostri territori.<br />

47


ORATORIO DI SAN SEBASTIANO<br />

48<br />

S.Bartolomeo:<br />

I’immagine è stata<br />

<strong>di</strong>pinta sul<strong>la</strong> parete<br />

<strong>di</strong> sinistra entrando<br />

ed è datata 1453.<br />

Raffigura<br />

S. Bartolomeo<br />

Apostolo e Martire,<br />

che secondo <strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />

fu scorticato<br />

vivo in Armenia.<br />

E’ considerato il<br />

protettore <strong>di</strong> coloro<br />

che <strong>la</strong>vorano il cuoio.<br />

L’attuale affresco è<br />

quanto rimasto a<br />

seguito <strong>di</strong> uno<br />

strappo e asporto<br />

delle pellicole.


ORATORIO DI SAN ROCCO<br />

La facciata principale.


SAN ROCCO<br />

50<br />

<strong>Le</strong> facciate esterne Sud ed Est, è evidente il piccolo e antichissimo campaniletto.


SAN ROCCO<br />

E’ posto appena fuori e a nord-est del paese. In posizione incantevole,<br />

più in alto rispetto al piano stradale, <strong>di</strong> quel tanto che permette<br />

un’ottima visione del paesaggio che si snoda verso nord.<br />

Orientato ad est è de<strong>di</strong>cato a S. Rocco, nato a Montpellier nel 1295<br />

e morto a Varese nel 1327. Santo taumaturgo è protettore de<strong>gli</strong><br />

appestati, dai quali finì per esserne contagiato a Piacenza. <strong>Le</strong><br />

prime notizie certe sull’e<strong>di</strong>ficio sacro risalgono al 1546 (visita<br />

pastorale), ma il primo impianto è sicuramente precedente. L’analisi<br />

delle attuali strutture e paramenti murari denunciano chiaramente<br />

che in origine l’e<strong>di</strong>ficio era notevolmente più piccolo<br />

dell’attuale; basta osservare il basso e tozzo campanile, i punti <strong>di</strong><br />

innesto delle strutture murarie, per dedurre che l’antico luogo <strong>di</strong><br />

preghiera era un tipico <strong>oratori</strong>o <strong>di</strong> tipologia campestre. Nel XVII-<br />

L’interno.<br />

Al centro<br />

dell’abside, si nota<br />

<strong>la</strong> statuetta del<br />

Santo viandante.<br />

51


SAN ROCCO<br />

La statuetta del<br />

Santo patrono posta<br />

nel<strong>la</strong> nicchia al<br />

centro dell’abside.<br />

52<br />

XVIII secolo sono state mo<strong>di</strong>ficate le volumetrie ampliandole e<br />

costruita una nuova raffinata e composta facciata. Artico<strong>la</strong>ta sul<strong>la</strong><br />

verticalità è sud<strong>di</strong>visa in sfondati delimitati da otto paraste a<br />

sostegno delle due trabeazioni , <strong>la</strong> più alta delle quali, spezzata al<br />

centro, è anche <strong>la</strong> base del timpano coronato da una sinuosa e leggera<br />

cornice.<br />

Nello sfondato centrale, dal basso è stata inserita <strong>la</strong> porta d’ingresso<br />

e un ampio finestrone al <strong>di</strong>sotto del quale, delimitato da apposita<br />

cornice, si possono ancora notare frammenti dell’affresco che<br />

raffigurava il Santo patrono. L’interno, a pianta rettango<strong>la</strong>re molto<br />

pronunciata, con presbiterio rialzato ed abside quadrango<strong>la</strong>re è<br />

arricchito da lesene poco sporgenti dal muro, segnate con tratto<br />

nervoso e sovrastate da preziosi capitelli a sostegno <strong>di</strong> un poco


SAN ROCCO<br />

Partico<strong>la</strong>re.<br />

<strong>Le</strong> cromie, troppo<br />

forti, non sono le<br />

originali, ma le<br />

risultanti <strong>di</strong> più<br />

pitturazioni applicate<br />

nei vari secoli.<br />

aggettante ma ben modanato cornicione su cui è impostata <strong>la</strong><br />

volta. Al centro del presbiterio, sopraelevato <strong>di</strong> due gra<strong>di</strong>ni, trovasi<br />

un altare settecentesco eseguito in muratura e stucchi policromi<br />

trattati a finto marmo. Sia l’esterno, facciata principale in partico<strong>la</strong>re,<br />

il tetto e il campanile, che l’interno, con una fortissima presenza<br />

<strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà nel<strong>la</strong> struttura muraria, necessitano <strong>di</strong> un improcastinabile<br />

intervento <strong>di</strong> manutenzione straor<strong>di</strong>naria. La nostra<br />

chiesetta, già cimiteriale fino ai primi decenni del XX sec., è attualmente<br />

luogo <strong>di</strong> preghiera per <strong>gli</strong> abitanti del borgo. Il Santo tito<strong>la</strong>re<br />

viene ricordato e festeggiato il 16 agosto.<br />

Come in tutte le iconografie del Santo, anche in questa è raffigurato<br />

come pellegrino. Veste e mantello, bastone da viandante e<br />

piaga sul<strong>la</strong> gamba sinistra.<br />

53


SAN ROCCO<br />

Ai pie<strong>di</strong> il cagnolino, (non coevo) che secondo <strong>la</strong> leggenda dopo<br />

che Rocco fu contagiato dal<strong>la</strong> peste e quin<strong>di</strong> impossibilitato a<br />

muoversi, lo sfamò portando<strong>gli</strong> il cibo. L’opera è una scultura<br />

lignea a tuttotondo, nobilitata con cromie eseguite a tempera. E’<br />

un manufatto <strong>di</strong> sicura, solida ed equilibrata costruzione p<strong>la</strong>stica,<br />

con volto molto espressivo, senza essere espressionistico e panneggi<br />

artico<strong>la</strong>ti in ritmi morbi<strong>di</strong> ma composti. Anche se con inflessioni<br />

più antiche è inseribile nel<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> area veneto-bresciana,<br />

tra il secondo rinascimento e il XVII secolo.<br />

54


ORATORIO<br />

DELLA B.V. DEL ROSARIO DI POMPEI<br />

FRAZIONE BANDE<br />

La facciata principale ed il campanile.


ORATORIO DI BANDE<br />

56<br />

L’interno.<br />

La soasa con al centro il <strong>di</strong>pinto raffigurante <strong>la</strong> B.V. del Rosario <strong>di</strong> Pompei. Più<br />

in basso il gra<strong>di</strong>no d’altare con incorporato il piccolo tabernacolo.


ORATORIO DI BANDE<br />

Al centro <strong>del<strong>la</strong></strong> frazione, tutta sparsa sui costoni o <strong>di</strong>etro i cocuzzoli<br />

che <strong>di</strong>segnano i contorni morbi<strong>di</strong> e riposanti del paesaggio, si<br />

erge l’<strong>oratori</strong>o del borgo. E<strong>di</strong>ficato a ridosso <strong>di</strong> più antiche abitazioni<br />

è stato de<strong>di</strong>cato al<strong>la</strong> B.V. del Rosario <strong>di</strong> Pompei avvenuta nel<br />

1891. Nel 1901 dopo varie vicende si rinnovò <strong>la</strong> decennale<br />

De<strong>di</strong>cazione, e nel 1991 al<strong>la</strong> presenza del Vescovo Mons. Egi<strong>di</strong>o<br />

Caporello, si è celebrato il centenario. L’e<strong>di</strong>ficio a pianta rettango<strong>la</strong>re,<br />

copertura a capanna e campanile con cuspide conica a<br />

“pigna”, si caratterizza per <strong>la</strong> forte linearità, che lo rende tanto<br />

semplice, quanto elegante, soprattutto in facciata, dove si nota un<br />

buon equilibrio fra campiture piane e linee strutturali, <strong>di</strong> derivazione<br />

c<strong>la</strong>ssica.<br />

La stessa, costituita da quattro paraste che sorreggono una leggera<br />

trabeazione sul<strong>la</strong> quale poggia il timpano è completata da<br />

L'interno nel<strong>la</strong> sua semplicità ed eleganza.<br />

57


ORATORIO DI BANDE<br />

un’ampia porta d’ingresso e due “occhi” d'origine rinascimentale.<br />

Il campanile, con cel<strong>la</strong> a quattro fornici è stilisticamente in assonanza<br />

con <strong>la</strong> facciata, le cui colorazioni recenti ripropongono<br />

fedelmente le originali in uso tra il XIX e il XX secolo.<br />

L’interno è strutturato con limitata zona presbiteriale, al centro<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> quale si ergono due pi<strong>la</strong>stri sormontati da un arco a tuttosesto.<br />

Recentemente è stato collocato un nuovo altare rivolto ai fedeli. Il<br />

passaggio dal<strong>la</strong> zona absidale all’au<strong>la</strong>, è assicurato da due aperture<br />

a <strong>la</strong>to e a ridosso delle fiancate, arricchite da raffinate e poco<br />

aggettanti modanature architettoniche <strong>di</strong>stribuite, ne<strong>gli</strong> stretti<br />

spazi dell’<strong>oratori</strong>o in modo da farlo apparire arioso e poco incombente.<br />

Non estremamente significativa <strong>la</strong> presenza <strong>di</strong> opere d’arte mobili,<br />

ad eccezione <strong>di</strong> un gra<strong>di</strong>no d’altare con re<strong>la</strong>tivo tabernacolo e una<br />

soasa, con al centro un <strong>di</strong>pinto raffigurante <strong>la</strong> Beata V. del Rosario<br />

<strong>di</strong> Pompei col Bambino ed i Santi Domenico e Caterina da Siena,<br />

posto sul fondo absidale. Queste opere provenienti da altro e<strong>di</strong>ficio<br />

sacro e collocabili nel XVII secolo, sono state realizzate in legno<br />

inta<strong>gli</strong>ato, argentato e meccato, con campi cromatici a <strong>la</strong>cca tinta.<br />

Si possono considerare dei veri e propri gioielli <strong>di</strong> arte applicata,<br />

anche se manomessi da un affrettato e improprio intervento <strong>di</strong><br />

restauro. Il <strong>di</strong>pinto collocato al centro è <strong>di</strong> buona fattura.<br />

Anche l’<strong>oratori</strong>o <strong>di</strong> Bande, come altri, grazie all’impegno dei fedeli<br />

del luogo, è perfettamente funzionante e molto ben conservato.<br />

E’ luogo <strong>di</strong> preghiera quoti<strong>di</strong>ana, non solo per i fedeli residenti e,<br />

oltre al<strong>la</strong> celebrazione <strong>di</strong> S. Messe, si festeggiano anche ricorrenze<br />

religiose partico<strong>la</strong>ri.<br />

58


ORATORIO<br />

DEI S.S. FILIPPO E GIACOMO<br />

FRAZIONE SAN GIACOMO<br />

La facciata principale.


ORATORIO DI S. GIACOMO<br />

60<br />

Interno. Sul<strong>la</strong> parete <strong>di</strong> fondo si nota <strong>la</strong> statua <strong>del<strong>la</strong></strong> Madonna del Carmelo col<br />

Bambino. Ai <strong>la</strong>ti i S.S. Filippo e Giacomo, opere del XX secolo.


ORATORIO DI S. GIACOMO<br />

La chiesetta è de<strong>di</strong>cata ai Santi Filippo e Giacomo e da quest’ultimo<br />

prende il nome il borgo, nel quale è collocato l’e<strong>di</strong>ficio sacro.<br />

Oltre alle normali Sante Messe domenicali, a ricordo dei due Santi<br />

Apostoli, vissuti nel I sec. d.C., il 1° maggio <strong>di</strong> ogni anno si organizzano<br />

celebrazioni partico<strong>la</strong>rmente solenni. Nel<strong>la</strong> storia <strong>di</strong> questo<br />

e<strong>di</strong>ficio sacro, dopo il Concilio <strong>di</strong> Trento, è inserito un avvenimento<br />

tragico: il parroco del tempo venne mandato al rogo<br />

dall’Inquisizione, con conseguente soppressione <strong>del<strong>la</strong></strong> parrocchia.<br />

Con tale operazione <strong>la</strong> chiesa <strong>di</strong> S. Giacomo <strong>di</strong>venne sussi<strong>di</strong>aria <strong>di</strong><br />

<strong>Cavriana</strong>. L’e<strong>di</strong>ficio, in seguito al luttuoso avvenimento, fu probabilmente<br />

prima bruciato poi demolito. Di tale evento però, se pure<br />

tramandato da<strong>gli</strong> storici, non esiste documentazione.<br />

Successivamente venne eretta una picco<strong>la</strong> cappel<strong>la</strong> <strong>oratori</strong>o<br />

(durante il restauro del 1999, ne sono state in<strong>di</strong>viduate le testimonianze<br />

nelle strutture murarie), poi allungata verso est con l’e<strong>di</strong>ficazione<br />

dell’attuale campanile.<br />

Nei primi decenni del nostro secolo è stata ri<strong>di</strong>segnata e completamente<br />

rifatta <strong>la</strong> facciata, alzate le due fiancate e riposizionato il<br />

tetto. L’interno con au<strong>la</strong> a pianta rettango<strong>la</strong>re e volta a centro<br />

ribassato è estremamente semplice, con presenza però <strong>di</strong> un<br />

bell’altare del XVIII sec. proveniente dall’<strong>oratori</strong>o <strong>di</strong> S. Biagio in<br />

Castello <strong>di</strong> <strong>Cavriana</strong>, da dove fu trasportato nel 1800 in seguito<br />

Altare maggiore.<br />

Opera <strong>di</strong> ignoto,<br />

sec.XVIII (marmi<br />

policromi).<br />

61


ORATORIO DI S. GIACOMO<br />

al<strong>la</strong> demolizione del piccolo e<strong>di</strong>ficio sacro.<br />

Il suddetto altare è costituito da pregevole materiale <strong>la</strong>pideo,<br />

usato con sapienza ed equilibrio tali da produrre un' opera pregevole<br />

dal punto <strong>di</strong> vista strutturale, volumetrico e coloristico; con al<br />

centro del paliotto l’effige <strong>di</strong> S. Biagio. E’ un manufatto accostabile<br />

alle creazioni dei Corbarelli o ai mi<strong>gli</strong>ori marmorini rezzatesi.<br />

Altra opera importante, presente sul<strong>la</strong> parete <strong>di</strong> fondo del presbiterio,<br />

è <strong>la</strong> scultura lignea che raffigura <strong>la</strong> B.V. Maria del Monte<br />

Carmelo col Bambino. Scolpita a tuttotondo (cm 70x130) in legno<br />

<strong>di</strong> pero impreziosito da fo<strong>gli</strong>e d’oro e d’argento, è stilisticamente<br />

collocabile fra <strong>la</strong> fine del secondo rinascimento e <strong>gli</strong> inizi del seicento<br />

.<br />

Tale collocazione nel tempo è p<strong>la</strong>usibile, soprattutto se si analizzano<br />

le soluzioni p<strong>la</strong>stiche presenti sul<strong>la</strong> veste e manto <strong>del<strong>la</strong></strong> B.V.<br />

<strong>Le</strong> parti anatomiche a vista, in partico<strong>la</strong>re il volto e le mani<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> Madonna, denotano invece quel<strong>la</strong> staticità tipica del secolo<br />

precedente. Sul<strong>la</strong> provenienza <strong>di</strong> questa importante opera, non<br />

esiste documentazione; si ipotizza l’appartenenza, all’or<strong>di</strong>ne religioso<br />

dei Carmelitani (Madonna del monte Carmelo - Palestina).<br />

L’esterno dell’e<strong>di</strong>ficio, con il recentissimo restauro <strong>di</strong> tutte le facciate<br />

compresi campanile e picco<strong>la</strong> sagrestia, ha permesso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

le stratificazioni succedutesi nel tempo e <strong>di</strong> riportare il<br />

tutto a quei valori cromatici e chiaroscurali, che oltre ad impreziosirne<br />

l’aspetto ne facilitano una corretta e piacevole lettura.<br />

62<br />

La statua lignea<br />

policroma <strong>del<strong>la</strong></strong> B.V.<br />

Maria del monte<br />

Carmelo –XVI-<br />

XVII secolo.


ORATORIO<br />

DI SAN GIOVANNI CASSIANO<br />

FRAZIONE SAN CASSIANO<br />

La facciata principale, parte <strong>del<strong>la</strong></strong> fiancata Sud-Ovest<br />

ed il piccolo campaniletto.


ORATORIO DI S. CASSIANO<br />

L'interno visto dall'ingresso.<br />

64


ORATORIO DI S. CASSIANO<br />

Come hanno <strong>di</strong>mostrato recenti scavi archeologici, il primario<br />

borgo <strong>di</strong> S. Cassiano vanta origini antichissime, legate al<strong>la</strong> romanizzazione<br />

del primo e secondo sec. dopo Cristo. Se dobbiamo<br />

però in<strong>di</strong>viduare almeno il secolo nel quale fù costruito il primo<br />

nucleo dell’attuale chiesa non possiamo non pensare a<strong>gli</strong> inse<strong>di</strong>amenti<br />

monastici che dal X-XI sec., oltre ad essere punti <strong>di</strong> riferimento<br />

<strong>di</strong> religiosità, contribuirono in modo determinante al<strong>la</strong><br />

bonifica dei territori circostanti e con il contributo delle popo<strong>la</strong>zioni<br />

del luogo anche al<strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> <strong>oratori</strong> e pievi, spesso mo<strong>di</strong>ficando<br />

esistenti templi pagani.<br />

E’ documentato che i padri Agostiniani, presenti dal<strong>la</strong> seconda<br />

metà del 1400, in località Annunziata, tra Medole e Castel<br />

Goffredo erano anche proprietari <strong>di</strong> un piccolo convento in S.<br />

Cassiano e che nel 1552 <strong>gli</strong> furono concessi una casa e un’appezzamento<br />

<strong>di</strong> terreno, a ridosso del già esistente convento dotato <strong>di</strong><br />

piccolo <strong>oratori</strong>o.<br />

Il <strong>di</strong>pinto, olio su<br />

te<strong>la</strong>, collocato sul<strong>la</strong><br />

parete <strong>di</strong> fondo<br />

dell’abside è molto<br />

rimaneggiato e<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile<br />

lettura. Potrebbe<br />

raffigurare Gesù fra<br />

i santi, Cassiano a<br />

destra e Nico<strong>la</strong> da<br />

Bari a sinistra.<br />

65


ORATORIO DI S. CASSIANO<br />

Gli stessi religiosi, nel 1628, comunicavano al duca <strong>di</strong> Mantova<br />

Carlo I, che da tre anni avevano “fatto rifare <strong>la</strong> chiesa essendo ruinata<br />

<strong>la</strong> vecchia de<strong>di</strong>cata al<strong>la</strong> V.M.”<br />

Purtroppo del piccolo antichissimo complesso monastico non è<br />

rimasta alcuna testimonianza.<br />

Dell’originario <strong>oratori</strong>o invece sono ancora presenti parti delle facciate<br />

interne e il tipico fronte arco presbiteriale romanico, con abside<br />

e volta del XVII sec.<br />

Nel 1908, a ricordo dei lutti provocati dal terremoto <strong>di</strong> Messina,<br />

sul<strong>la</strong> parete <strong>di</strong> destra, a ridosso del presbiterio, è stato insertito un<br />

altare <strong>di</strong> modesta fattura, <strong>di</strong> fronte al quale, sul<strong>la</strong> parete <strong>di</strong> sinistra<br />

è presente un <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> partico<strong>la</strong>re pregio e molto ben conservato.<br />

Come in gran parte dell’e<strong>di</strong>ficio, anche <strong>la</strong> facciata principale esterna,<br />

<strong>di</strong> impostazione tardo settecentesca, è <strong>la</strong> risultante <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fiche<br />

strutturali e restauri attuati nei vari secoli.<br />

66<br />

Dipinto ad olio su<br />

te<strong>la</strong>, XVII-XVIII<br />

sec. Raffigura <strong>la</strong><br />

Madonna del<br />

Rosario col Bambino<br />

fra i santi Domenico<br />

(six) e Pietro martire<br />

(dex). La composizione<br />

è artico<strong>la</strong>ta<br />

sulle <strong>di</strong>agonali e<br />

nel<strong>la</strong> parte alta, in<br />

ritmo circo<strong>la</strong>re, è<br />

armoniosamente<br />

inserita <strong>la</strong> Vergine<br />

col Bambino. In<br />

primo piano i due<br />

santi e fra <strong>gli</strong> stessi<br />

sullo sfondo si nota<br />

un interessantissimo<br />

paesaggio,<br />

dall’orizzonte del<br />

quale emana una<br />

calda luce che crea<br />

piacevoli effetti chiaroscurali.


ORATORIO DI S. CASSIANO<br />

Restano sconosciute le motivazioni per le quali l’<strong>oratori</strong>o è stato<br />

de<strong>di</strong>cato a S. Giovanni Cassiano (360-435) monaco orientale che<br />

nel ‘400 fu or<strong>di</strong>nato Diacono da S. Crisostomo. E’ considerato<br />

padre <strong>del<strong>la</strong></strong> chiesa e nel me<strong>di</strong>oevo <strong>di</strong>venne famoso per i suoi scritti<br />

sull’Ascetica monastica.<br />

67


ORATORIO DI SANT’ANNA<br />

FRAZIONE CAMPAGNOLO<br />

La facciata principale.


ORATORIO DI S. ANNA<br />

70<br />

Interno.<br />

La pa<strong>la</strong> d’altare raffigura <strong>la</strong> Madonna con S. Ange<strong>la</strong> fanciul<strong>la</strong>. In primo piano i<br />

santi comprotettori, Angelo ed Alessandro. Ai <strong>la</strong>ti, inseriti in cornici ellissoidali,<br />

le effigi dei S.S. Pietro e Paolo, opere <strong>di</strong> Kurt Wenner – 1990.


ORATORIO DI S. ANNA<br />

E’ collocato a nord-est dell’antico borgo <strong>di</strong> Campagnolo, su un<br />

monticello, in posizione incantevole e a pochissima <strong>di</strong>stanza<br />

dall’ex convento <strong>di</strong> proprietà delle monache <strong>di</strong> S. Giulia (BS),<br />

de<strong>di</strong>cato anch'esso al<strong>la</strong> Santa Madre <strong>di</strong> Maria Vergine. Angelo ed<br />

Alessandro martirizzati nel 120 a.C. sono i due comprotettori.<br />

Fu quasi certemente il luogo <strong>di</strong> preghiera e celebrazioni del suddetto<br />

convento, in gran parte ancora visibile nel<strong>la</strong> corte omonima.<br />

Attualmente, l’e<strong>di</strong>ficio, se si esaminano le facciate esterne est, <strong>la</strong><br />

data incisa al <strong>di</strong> sopra <strong>del<strong>la</strong></strong> porta <strong>di</strong> ingresso <strong>del<strong>la</strong></strong> facciata più<br />

antica e i documenti d’archivio, appare come <strong>la</strong> risultante <strong>di</strong> più<br />

interventi succedutisi in molti secoli. Il primario volume, me<strong>di</strong>oevale,<br />

che costituiva il piccolo <strong>oratori</strong>o è il centrale, con copertura a<br />

doppia falda e facciata a capanna in parte ancora visibile. Nel 1627<br />

(data incisa) venne attuato il prolungamento verso est ed ovest<br />

con l’innalzamento del tetto, formazione <strong>di</strong> volta a botte e costruzione<br />

a ridosso <strong>del<strong>la</strong></strong> facciata principale <strong>di</strong> un protiro che, con il<br />

successivo intervento <strong>di</strong> chiusura a parete dei tre <strong>la</strong>ti, ha <strong>di</strong> fatto e<br />

in gran parte coperto l’originale facciata seicentesca a favore <strong>di</strong><br />

L’<strong>oratori</strong>o immerso nel verde.<br />

71


ORATORIO DI S. ANNA<br />

una seconda, l’attuale, più bassa e avanzata rispetto al<strong>la</strong> primaria.<br />

Degna <strong>di</strong> nota è anche <strong>la</strong> casetta-sagrestia addossata a parte <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

facciata sud. Tale abitazione, molto ben conservata è, per tipologia<br />

e per meto<strong>di</strong> murari costruttivi adottati, quantomeno coeva<br />

all’ampliamento dell’e<strong>di</strong>ficio sacro attuato nel XVII secolo. L’interno,<br />

che risente decisamente de<strong>gli</strong> interventi <strong>di</strong> risanamento realizzati<br />

ne<strong>gli</strong> anni 70, soprattutto re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> ripavimentazione e al<strong>la</strong><br />

ricolorazione è a pianta rettango<strong>la</strong>re. Il tutto appare molto lineare<br />

ed elegante, con volta a botte ben proporzionata. Al centro<br />

dell’area presbiteriale, leggermente rialzata, è inserito un bell’altare<br />

policromo marmoreo, eseguito anche con preziose tarsie.<br />

Sempre nel presbiterio, ma sul<strong>la</strong> parete <strong>di</strong> fondo, è presente un<br />

<strong>di</strong>pinto (pa<strong>la</strong> d’altare) che raffigura, in alto <strong>la</strong> Madonna e S. Anna<br />

fanciul<strong>la</strong> con ai <strong>la</strong>ti e in primo piano i due santi comprotettori,<br />

Angelo e Alessandro. L’opera se pure denuncia i caratteri <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

pittura descrittiva è compositivamente ben impostata ed eseguita.<br />

72<br />

L’ex convento <strong>di</strong> S. Anna, ora corte agrico<strong>la</strong>.


APPENDICE


Segnaliamo anche l’esistenza <strong>di</strong> altri tre <strong>oratori</strong> dei quali sono<br />

rimaste minime testimonianze.<br />

Oratorio <strong>di</strong> San Biagio vescovo e martire (in castello).<br />

Si trovava all’interno del castello ed era a<strong>di</strong>bito ad uso privato dei<br />

castel<strong>la</strong>ni.<br />

La più antica attestazione lo fa risalire al 1181. Venne demolito nei<br />

primi decenni del XIX secolo e l’altare con il re<strong>la</strong>tivo paliotto (raffigurante<br />

san Biagio vescovo) fu collocato nell’<strong>oratori</strong>o <strong>di</strong> San<br />

Giacomo. Rimangono solo le fondamenta delle mura perimetrali.<br />

Oratorio <strong>del<strong>la</strong></strong> Madonna <strong>del<strong>la</strong></strong> porta.<br />

Si trovava sul<strong>la</strong> strada che dal centro storico <strong>di</strong> <strong>Cavriana</strong> porta al<strong>la</strong><br />

frazione <strong>di</strong> Bande, nell’attuale via Madonna <strong>del<strong>la</strong></strong> porta. Di tale<br />

<strong>oratori</strong>o si hanno notizie dal 1628. Attualmente è rimasto solo un<br />

tratto <strong>di</strong> struttura muraria sul<strong>la</strong> quale è effigiata l’immagine <strong>del<strong>la</strong></strong><br />

Madonna <strong>del<strong>la</strong></strong> porta.<br />

Oratorio dei Disciplini .<br />

Così denominato perché una volta era <strong>di</strong> “ragione” dei Confratelli<br />

<strong>del<strong>la</strong></strong> Disciplina. De<strong>di</strong>cato a San Pietro Martire, si trovava, come<br />

era consuetu<strong>di</strong>ne per questa confraternita, vicino al<strong>la</strong> <strong>Parrocchia</strong>le,<br />

nell’attuale via don Gazzoli (già via Disciplini). Ne<strong>gli</strong> ultimi<br />

decenni del XIX sec. è stato utilizzato per <strong>la</strong> catechesi delle donne<br />

e dai Confratelli del SS.mo Sacramento.<br />

Fu soppresso a metà del XX secolo.<br />

75


GLOSSARIO<br />

76<br />

Ageminatura.<br />

Tecnica <strong>di</strong> origine orientale usata per<br />

decorare i metalli e che consiste<br />

nell’incastro <strong>di</strong> <strong>la</strong>miere, fo<strong>gli</strong>e d’oro e<br />

d’argento su metallo comune.<br />

Aggettante.<br />

Modanatura o riquadro, sporgenti<br />

rispetto ad una o più superfici circostanti.<br />

Au<strong>la</strong>.<br />

In una chiesa è <strong>la</strong> zona dove sono<br />

posizionati i banchi che ospitano i<br />

fedeli durante le orazioni o celebrazioni.<br />

Bolzoni.<br />

Elementi in ferro, ancorati e sporgenti<br />

da una struttura muraria. A<strong>gli</strong> stessi<br />

erano rassicurate le catene che nel<br />

me<strong>di</strong>oevo consentivano il funzionamento<br />

dei ponti elevatoi.<br />

Campitura.<br />

E’ <strong>la</strong> zona <strong>di</strong> una composizione pittorica<br />

o p<strong>la</strong>stica in cui sono applicati<br />

determinati colori o mo<strong>del<strong>la</strong></strong>ti.<br />

Fornice.<br />

Apertura ad arco per lo più praticata<br />

in e<strong>di</strong>fici monumentali e sacri, con<br />

funzioni <strong>di</strong>verse, come il passaggio <strong>di</strong><br />

persone (archi trionfali), <strong>del<strong>la</strong></strong> luce<br />

(finestre) e dei suoni (campanili).<br />

Girale.<br />

Motivo decorativo composto da elementi<br />

vegetali, che si sviluppano in<br />

senso circo<strong>la</strong>re. E’ tipico dell’arte<br />

romana e rinascimentale.<br />

Lacerto.<br />

Frammento, picco<strong>la</strong> parte <strong>di</strong> un’insieme.<br />

<strong>Le</strong>sena.<br />

Elemento decorativo verticale che ha<br />

l’aspetto <strong>di</strong> un pi<strong>la</strong>stro parzialmente<br />

incassato nel<strong>la</strong> struttura muraria.<br />

Meccato.<br />

Verniciato con <strong>la</strong>cca gial<strong>la</strong>, che fa<br />

sembrare <strong>la</strong> fo<strong>gli</strong>a d’argento applicata<br />

ai manufatti una vera e propria <strong>la</strong>mina<br />

d’oro.<br />

Modanatura.<br />

Elemento strutturale e ornamentale<br />

costituito da una fascia aggettante<br />

variamente sagomata.<br />

Mo<strong>di</strong><strong>gli</strong>one.<br />

Menso<strong>la</strong> a doppia voluta che serve da<br />

sostegno, collegamento e ornamento<br />

fra componenti <strong>di</strong>verse de<strong>gli</strong> or<strong>di</strong>ni<br />

c<strong>la</strong>ssici architettonici.


Paliotto.<br />

Parte anteriore dell’altare, in genere<br />

decorata con tarsie marmoree o altri<br />

materiali più preziosi.<br />

Parasta.<br />

Ve<strong>di</strong> lesena, ma con funzione portante.<br />

Protiro.<br />

Piccolo e poco sporgente portico,<br />

generalmente sorretto da due colonne<br />

(ma non sempre) e addossato al<strong>la</strong> facciata<br />

principale delle antiche basiliche<br />

cristiane e delle chiese romaniche.<br />

Saccaroide.<br />

Marmo con struttura <strong>di</strong> aggregati cristallini.<br />

Sfondato.<br />

Parte delimitata <strong>di</strong> superficie architettonica,<br />

realizzata sottolivello rispetto<br />

alle modanature circostanti.<br />

Soasa.<br />

Incorniciatura architettonica <strong>di</strong> una<br />

pa<strong>la</strong> d’altare o altra immagine religiosa<br />

importante. E’ generalmente eseguita<br />

in legno nobilitato o in muratura<br />

e stucchi.<br />

Sottomurazioni.<br />

Interventi <strong>di</strong> consolidamento sotto lo<br />

spessore <strong>di</strong> antiche murazioni. E’<br />

generalmente eseguito con immissioni<br />

<strong>di</strong> calcestruzzo.<br />

Stilema.<br />

Proce<strong>di</strong>mento stilistico caratteristico<br />

<strong>di</strong> un’autore, <strong>di</strong> una scuo<strong>la</strong> o <strong>di</strong> un<br />

periodo storico.<br />

Timpano.<br />

Parete triango<strong>la</strong>re, liscia o decorata a<br />

rilievo, compresa fra <strong>la</strong> trabeazione e<br />

le cornici oblique del frontone.<br />

Trabeazione.<br />

Struttura orizzontale sostenuta da<br />

colonne o paraste e composta da architrave,<br />

fregio e cornici.<br />

Sinopia.<br />

Disegno preparatorio <strong>di</strong> un affresco<br />

eseguito, sull’intonaco, con terra<br />

rossa proveniente da “Sinope” nome<br />

<strong>di</strong> una città del mar Nero.<br />

77


SI RINGRAZIANO PER LA COLLABORAZIONE<br />

Alberto Buoli<br />

Andrea Dal Prato<br />

Cristina Delmenico<br />

Emanuele Martiradonna<br />

Dino Mezzani<br />

Pao<strong>la</strong> Testi<br />

Rina Zovetti<br />

REFERENZE FOTOGRAFICHE:<br />

Corrado Cavazza le immagini <strong>di</strong> pagina:<br />

8 - 17 - 43 - 51 - 60 - 63 - 64 - 66.<br />

Andrea Dal Prato le immagini <strong>di</strong> pagina:<br />

11 - 15 - 18 - 19 - 23 - 26 - 27 - 28 - 36 - 37 - 38 - 41 - 42 - 44 - 45 - 46<br />

47 – 48 - 49 - 50 - 52 - 53 - 55 - 56 - 57 - 59 - 65 - 69 - 70 – 71 - 72.<br />

I grafici re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> Pieve sono stati realizzati nel 1952 dal Geometra<br />

Rodolfo Pettorelli<br />

FONTI:<br />

Archivio storico comunale - <strong>Cavriana</strong><br />

Archivio parrocchiale - <strong>Cavriana</strong><br />

Memorie del parroco Mons. Luigi Cavagnari<br />

Archivio storico <strong>di</strong>ocesano - Mantova<br />

Archivio <strong>di</strong> stato - Mantova<br />

Archivio storico Fondazione D’Arco - Mantova<br />

PROGETTO GRAFICO<br />

CDP design stu<strong>di</strong>o - Gui<strong>di</strong>zzolo


INDICE<br />

Presentazione..............................................................................pag. 5<br />

Introduzione ...............................................................................pag. 7<br />

Cenni storici................................................................................pag. 9<br />

<strong>Parrocchia</strong>le Santa Maria Nova .............................................pag. 15<br />

S. Maria <strong>del<strong>la</strong></strong> Pieve .................................................................pag. 27<br />

Oratorio <strong>di</strong> San Sebastiano .....................................................pag. 41<br />

Oratorio <strong>di</strong> San Rocco..............................................................pag. 49<br />

Oratorio <strong>del<strong>la</strong></strong> B.V. del Rosario <strong>di</strong> Pompei - Bande.............pag. 55<br />

Oratorio dei S.S. Filippo e Giacomo......................................pag. 59<br />

Oratorio <strong>di</strong> San Giovanni Cassiano.......................................pag. 63<br />

Oratorio <strong>di</strong> Sant’Anna - Campagnolo...................................pag. 69<br />

Glossario....................................................................................pag. 74


Finito <strong>di</strong> stampare<br />

nel mese <strong>di</strong> novembre 2000<br />

dal<strong>la</strong> GVM<br />

Volta Mantovana

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