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1 sommario genfeb - Agenda Digitale Lombarda - Regione Lombardia

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Sicurezza<br />

gennaio<br />

limpegno di tanti<br />

per la protezione di tutti<br />

febbraio<br />

2011<br />

67<br />

news


2<br />

4<br />

6<br />

8<br />

12<br />

15<br />

18<br />

23<br />

27<br />

29<br />

34<br />

38<br />

40<br />

42<br />

46<br />

SOMMARIO<br />

NOTIZIE FLASH:<br />

■ C’è sempre da imparare alla Scuola<br />

Superiore di Protezione Civile<br />

■ Verifiche sismiche: schede da compilare<br />

entro il 31 marzo<br />

Offrire maggiore sicurezza è l’obiettivo del<br />

nuovo regolamento del volontariato<br />

di Francesco Lamberini<br />

La <strong>Lombardia</strong>, un esempio che conforta<br />

di Eleonora Marchiafava<br />

Sci sul Monte Cimone: i lombardi<br />

primeggiano al Campionato italiano<br />

di Francesco Lamberini<br />

Fronte comune contro gli incendi<br />

di Eleonora Marchiafava<br />

La Polizia Locale si riforma<br />

di Eleonora Marchiafava<br />

Segnaletica stradale: questa sconosciuta<br />

di Bruno Donno<br />

Speciale:<br />

Nuovi criteri di finanziamento<br />

delle opere di pronto intervento<br />

Prevenire i rischi urbani è l’obiettivo<br />

dei Protocolli sottoscritti dalla <strong>Regione</strong><br />

di Francesco Lamberini<br />

L’Europa per la sicurezza stradale<br />

di Alessandro Bordonaro<br />

Accademia di Polizia Locale: consegnati gli<br />

attestati di idoneità ai primi ufficiali<br />

di Francesco Lamberini<br />

Croce rossa: un piccolo esercito disarmato<br />

ma molto ben organizzato<br />

di Francesco Lamberini<br />

Come definire le priorità di mitigazione<br />

dei rischi: l’esempio di Lecco<br />

di Eleonora Marchiafava<br />

Ai confini della tecnologia per scoprire<br />

il passato<br />

di Giovanni Cantone<br />

Tutela della piccola fauna e flora: nuove<br />

competenze affidate alla Polizia Locale<br />

di Francesco Lamberini<br />

Sicurezza<br />

news<br />

Bimestrale della Direzione generale<br />

Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza<br />

di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong><br />

L’assessore alla Protezione civile,<br />

Polizia locale e Sicurezza:<br />

02 67654411 - 67655444<br />

romano_la_russa@regione.lombardia.it<br />

Anno 13<br />

gennaio - febbraio<br />

2011<br />

Direttore editoriale<br />

Roberto Cova<br />

Direttore responsabile<br />

Luigi Rigo<br />

Redazione<br />

Piazza Città di <strong>Lombardia</strong>, 1 20124 Milano<br />

tel. +39 02 67656850 - +39 02 67652827<br />

Coordinamento di Redazione<br />

Angela De Rosa - Daniela Dei Cas<br />

Carla Ferrario - Claudia Sella<br />

e-mail: daniela_dei_cas@regione.lombardia.it<br />

Articoli di questo numero:<br />

Cristina Meggiarin - Eleonora Marchiafava<br />

Francesco Lamberini - Alessandro Bordonaro<br />

Giovanni Cantone - Bruno Donno<br />

Editore incaricato<br />

Edizioni Nazionali Srl<br />

20142 Milano - Viale Faenza 26/5<br />

tel. 02 8135018 - 8136669<br />

Registro operatori della comunicazione: n. 1461<br />

P.Iva 09117330150<br />

Ufficio pubblicità<br />

Edizioni Nazionali Srl<br />

tel. 02 8135018 - 8136669 - fax 02 8134925<br />

Supervisore: Luigi Rigo<br />

Giusy Patané - Domenico Mingrone<br />

e Giuseppe Maccabruni<br />

Progetto grafico: Franco Cettina<br />

Photographer: Michele Lepre<br />

Stampa: RDS WebPrinting- 20043 Arcore (MB)<br />

n.67<br />

Autorizzazione del Tribunale di Milano n.386 del 21 maggio 1999


NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH<br />

C’è sempre da imparare alla Scuola Superiore<br />

di Protezione Civile<br />

Sono tante le novità del nuovo piano 2011 della Scuola Superiore di Protezione Civile di ÉUPOLIS - Istituto per la<br />

ricerca, la statistica e la formazione. La novità più importante è sul fronte dell’antincendio boschivo, che diventa<br />

parte integrante della formazione della Scuola Superiore, con corsi articolati a più livelli e tenuti in collaborazione<br />

con il Corpo forestale dello Stato e il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Nuovi, poi, i corsi sui Capi campo, in via<br />

di sperimentazione negli anni scorsi; il corso di Agibilità curato dalla Fondazione Ordine Ingegneri; quello sulla<br />

Tutela dei beni archivistici in caso di emergenza e il corso di guida sicura affidato a ASC Quattroruote. A un target<br />

misto, personale pubblico e volontari, si rivolgono invece i corsi per la Gestione dei campi, che rispondono al bisogno<br />

emerso dopo l’intervento in Abruzzo, mentre sarà offerto in un pacchetto formativo erogato da enti terzi (fornito<br />

dalla Scuola solo su richiesta degli enti), il percorso di II livello per volontari, già avviato nelle scorse annualità.<br />

Continuerà poi la pista Operativi 2, per la gestione dei grandi eventi e della sicurezza nei luoghi ad alta densità di<br />

frequentazione, così come il corso di Management associativo per presidenti e responsabili di gestione delle associazioni<br />

e dei gruppi di volontariato. Confermati pure corsi specifici consolidati, come quello di Meteorologia.<br />

Prevista, infine, una quota d’iscrizione per alcune tipologie di corsi. ■<br />

Verifiche sismiche: schede<br />

da compilare entro il 31 marzo<br />

Prorogato al 31 marzo 2011 l’obbligo di trasmissione al<br />

Dipartimento della Protezione civile delle schede di sintesi<br />

e dello stato di attuazione delle verifiche sismiche, previsto<br />

dall’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.<br />

3274 del 20 marzo 2003. Sono coinvolti tutti i proprietari e<br />

gestori, sia pubblici che privati, di edifici d’interesse strategico<br />

e di opere infrastrutturali (ponti) la cui funzionalità<br />

durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per<br />

le finalità di Protezione civile, nonché quelle strutture che<br />

possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze<br />

di un eventuale collasso (quali per esempio cinema, sale da<br />

ballo, strutture sportive, eccetera).<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ha da poco concluso (e a breve sarà<br />

pubblicata sul Bollettino ufficiale) la valutazione speditiva<br />

della vulnerabilità degli edifici pubblici strategici e rilevanti<br />

d’interesse regionale nelle Zone sismiche 2 e 3, censendo<br />

oltre 4 mila edifici.<br />

Nei 1267 Comuni in Zona 4 - a bassissima sismicità - è<br />

obbligatoria la compilazione delle schede di sintesi (livello<br />

0) per tutti gli edifici e infrastrutture strategiche e rilevanti<br />

costruiti prima dell’introduzione della normativa<br />

antisismica.<br />

Su www.protezionecivile.regione.lombardia.it tutte le<br />

istruzioni. ■<br />

NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH NOTIZIE FLASH


EDITORIALE<br />

Ripensare il rapporto<br />

tra Stato e cittadini:<br />

l’autoprotezione<br />

I<br />

In Europa stiamo assistendo ad un vero e proprio<br />

stravolgimento del modello d’intervento dello Stato<br />

dinanzi alle necessità dei singoli e delle famiglie:<br />

se nel Regno Unito i pubblici poteri intervengono solo<br />

nel caso in cui gli individui necessitano di un ausilio<br />

per raggiungere gli obiettivi desiderati, nel nostro Paese,<br />

il governo sta promuovendo una modifica dell’art. 118<br />

della Costituzione volta ad incoraggiare ancor di più<br />

l’autonoma iniziativa dei cittadini. Già oggi, a norma<br />

dell’articolo citato, agli organi amministrativi di ogni<br />

livello spetta la promozione delle attività di interesse<br />

generale svolte dai singoli e dai corpi intermedi.<br />

Le imprese, dal canto loro, si stanno orientando verso<br />

il cosiddetto welfare di secondo livello.<br />

Ci troviamo di fronte ad un passaggio storico<br />

ed innovativo, che farà assurgere i cittadini<br />

a protagonisti di un nuovo modello sociale fondato<br />

sulla responsabilità, l’attivismo, la partecipazione.<br />

Anche il settore della Protezione Civile è interessato<br />

da questa tendenza. Il sistema italiano, unanimemente<br />

considerato tra i più efficienti al mondo, è ora chiamato<br />

Sicurezza<br />

news<br />

a svolgere un ruolo senz’altro impegnativo ma<br />

di fondamentale importanza: in <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong><br />

lo chiamiamo educazione all’autoprotezione,<br />

il Dipartimento nazionale di Protezione Civile<br />

lo definisce resilienza.<br />

Due espressioni coincidenti, con un significato<br />

ben preciso, come ha ben spiegato il nuovo Capo<br />

Dipartimento Franco Gabrielli in occasione<br />

della recente visita presso la nostra sala operativa:<br />

rendere tutti i cittadini consapevoli dei pericoli che<br />

incombono sul territorio e metterli nelle condizioni<br />

di fronteggiarli in maniera adeguata. L’auspicio è che,<br />

nel lasso di tempo tra l’evento calamitoso ed il primo<br />

intervento degli attori preposti, i cittadini sappiano<br />

evitare conseguenze peggiori grazie alla predisposizione<br />

di piani d’emergenza familiari ed alla corretta<br />

applicazione di poche, semplici regole<br />

di comportamento.<br />

Un modo di agire e di operare che presuppone, ne sono<br />

cosciente, un impegno complessivo da parte di tutti<br />

i potenziali divulgatori, a cominciare da quei corpi<br />

intermedi la cui opera è sempre di più un elemento<br />

fondante ed irrinunciabile dell’azione istituzionale.<br />

Noi, come <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, siamo pronti a scendere<br />

in campo con tutte le misure ed iniziative più<br />

opportune. A tal proposito, di sicuro interesse,<br />

in un progetto così strutturato, è la sperimentazione<br />

che attiveremo in collaborazione<br />

con la Provincia di Brescia e<br />

l’Associazione dei Comuni Bresciani.<br />

Vien da sé, in ogni caso, che l’impegno<br />

delle istituzioni e del terzo settore<br />

da solo non è sufficiente. Abbiamo<br />

bisogno della collaborazione di tutti,<br />

dalle famiglie alle scuole, dalle imprese<br />

al mondo dei media per raggiungere<br />

un obiettivo tanto ambizioso quanto<br />

prezioso: un Paese fatto di 60 milioni<br />

di potenziali volontari, persone formate e<br />

responsabili, che si domandano,<br />

per dirla con le parole del Presidente<br />

Kennedy, cosa possono fare per il Paese<br />

invece di chiedere cosa farà il Paese<br />

per loro.<br />

Romano La Russa<br />

Assessore alla Protezione Civile,<br />

Polizia Locale e Sicurezza<br />

3


Offrire maggiore sicurezza<br />

è l’obiettivo del nuovo<br />

regolamento del volontariato<br />

Varato dalla <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> nello scorso<br />

ottobre, mira a disciplinare in modo chiaro<br />

i rapporti tra Enti e organizzazioni di soccorso<br />

chiamate a prestare aiuto alle popolazioni colpite<br />

da calamità. Il nuovo strumento ha abrogato<br />

il precedente che risaliva al 2001, considerato ormai<br />

obsoleto. E’ stato illustrato in un recente incontro<br />

ai presidenti delle sezioni dell’Associazione<br />

Nazionale Alpini che operano<br />

sul territorio lombardo<br />

di Francesco Lamberini<br />

P<br />

Presentare ed approfondire i contenuti del Nuovo<br />

Regolamento Regionale n. 9 del 18 ottobre 2010<br />

in materia di Protezione civile. Con questo spirito<br />

si è tenuto, nella mattinata dello scorso 15 gennaio<br />

nella Sala Decisioni della Protezione civile di <strong>Regione</strong><br />

<strong>Lombardia</strong>, in via Rosellini, un incontro a carattere illustrativo.<br />

All’appuntamento hanno preso parte tutti i presidenti<br />

delle Sezioni dell’A.N.A. (Associazione Nazionale<br />

Alpini) presenti in <strong>Lombardia</strong>. Il nuovo regolamento, che<br />

abroga il precedente n. 3 del 2001, definisce le condizioni<br />

necessarie per l’operatività delle organizzazioni e<br />

dei volontari, nonché i requisiti per l’appartenenza al<br />

sistema regionale di Protezione civile.<br />

«Il mondo del volontariato – scrive l’assessore Romano<br />

La Russa nella parte introduttiva del regolamento – rappresenta<br />

in <strong>Lombardia</strong> un realtà sfaccettata e complessa,<br />

che necessita di attenzione, tutela e regolamentazione.<br />

Le centinaia di gruppi ed associazioni che operano<br />

sul nostro territorio sono diverse per dimensioni, funzioni,<br />

organizzazione interna e capacità operative, ma tutte<br />

sono egualmente importanti nel quadro del funzionamento<br />

complessivo del sistema di Protezione civile».<br />

«Ritengo che l’approvazione di un nuovo “regolamento<br />

del volontariato” - aggiunge l’assessore La Russa - costituisca<br />

un passo importante nell’ottica della razionalizzazione<br />

delle attività e di una più proficua interazione tra<br />

volontari e istituzioni. La vecchia versione del regolamento<br />

risultava oramai obsoleta in più parti, a causa<br />

delle modifiche legislative intervenute e di considerazioni<br />

basate sull’esperienza acquisita negli anni. Saluto,<br />

quindi, con piacere questo fondamentale atto regolamentare,<br />

che mira a disciplinare in modo chiaro, trasparente<br />

e certo i rapporti tra <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> e le<br />

Organizzazioni di volontariato, regolando anche i rap-<br />

4


porti tra queste ultime e le Province, cui è affidato un<br />

ruolo non certo secondario nell’amministrazione degli<br />

albi del volontariato di competenza».<br />

Nel Testo unico delle disposizioni regionali, che è stato<br />

oggetto di approfondimento nell’incontro con i rappresentanti<br />

delle sezioni Ana della <strong>Lombardia</strong>, la parte iniziale<br />

è dedicata ai principi ispiratori, da tradurre poi<br />

nella pratica, che devono animare le organizzazioni di<br />

protezione civile come «svolgere nel territorio regionale<br />

prestazioni personali, volontarie e gratuite». Viene altresì<br />

precisato che «per l’iscrizione all’albo, i gruppi comunali<br />

o intercomunali devono essere costituiti rispettivamente<br />

con deliberazione comunale o intercomunale, e<br />

deve essere stato preventivamente approvato il regolamento<br />

per la loro disciplina da parte degli enti di appartenenza».<br />

Di seguito, l’articolo 3 illustra in vari punti la procedura<br />

per l’iscrizione nella sezione regionale o in quelle provinciali.<br />

Successivamente l’articolo 7 elenca i requisiti chiesti<br />

ai volontari, di seguito così specificati. Per iscriversi<br />

all’albo i volontari devono essere assicurati ai sensi della<br />

normativa vigente, e per lo svolgimento delle attività<br />

operative devono possedere i seguenti requisiti: a) aver<br />

compiuto la maggiore età; b) non aver riportato condanne<br />

penali per reati dolosi contro le persone o contro il<br />

patrimonio. Viene poi citato l’albo che si articola nelle<br />

seguenti specialità: logistica/gestionale; cinofili; subacquei<br />

e soccorso nautico; intervento idrogeologico; antincendio<br />

boschivo; tele-radiocomunicazioni; nucleo di<br />

pronto intervento; impianti tecnologici e servizi essenziali;<br />

unità equestri.<br />

Un altro articolo del regolamento detta le condizioni per<br />

lo svolgimento delle attività. «Al fine di garantire l’effettiva<br />

disponibilità dei volontari iscritti all’albo – si legge<br />

– nei casi di emergenza, gli stessi devono dichiarare la<br />

propria operatività a favore di una sola organizzazione di<br />

volontariato di protezione civile. L’operatività a favore di<br />

un’organizzazione di protezione civile deve essere prevalente<br />

rispetto a quella a favore di altre incluse nel registro<br />

generale regionale, che possano prendere parte alle<br />

attività di soccorso alle popolazioni colpite da calamità<br />

naturali o catastrofi e superamento dell’emergenza».<br />

Infine il regolamento affronta altri aspetti come l’obbligo<br />

per i volontari di partecipare ad attività di formazione<br />

ed addestramento per poter intervenire nelle attività<br />

operative; le disposizioni riguardanti l’ottenimento del<br />

tesserino di riconoscimento (che riporta la foto, i dati<br />

anagrafici, l’associazione di appartenenza e il numero<br />

progressivo di iscrizione dell’interessato all’albo Regionale);<br />

i controlli e le sanzioni disciplinari; alcune<br />

disposizioni transitorie e finali.<br />

Si tratta di regole che mirano a tutelare la figura del<br />

volontario di protezione civile e soprattutto a garantire,<br />

per quanto possibile, sicurezza ed efficienza negli interventi<br />

che i soccorritori sono chiamati ad attuare quando<br />

la loro presenza diventa indispensabile. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Protezione Civile<br />

Daria Fusé<br />

Tel.: +39 02 67658312<br />

Sicurezza<br />

news<br />

5


La <strong>Lombardia</strong>,<br />

un esempio che conforta<br />

di Eleonora Marchiafava<br />

“Basterebbe anche solo questa sala”,<br />

ha commentato il Capo del Dipartimento<br />

di Protezione civile nazionale, Franco Gabrielli,<br />

in visita a Milano all’inizio dell’anno, “per cogliere<br />

l’eccellenza della Protezione civile lombarda,<br />

che mi conforta prima come cittadino<br />

che come funzionario dello Stato”<br />

“U<br />

“Una delle priorità del nostro lavoro rimane quella<br />

di sviluppare nei cittadini la capacità di reazione<br />

in caso d’emergenza: in questo senso<br />

penso che <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, capofila del volontariato<br />

di Protezione civile che qui ha radici solide, sia un<br />

modello da esportare”. Il nuovo capo del Dipartimento<br />

nazionale di Protezione civile Franco Gabrielli, che a<br />

novembre 2010 ha preso il posto di Guido Bertolaso<br />

dopo aver guidato la Prefettura de L’Aquila all’indomani<br />

del terremoto del 6 aprile 2009, ha salutato così i dirigenti<br />

e i funzionari della Direzione generale Protezione<br />

civile, Sicurezza e Polizia locale della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong><br />

che lo hanno accolto a Milano lo scorso 28 gennaio,<br />

insieme all’assessore Romano La Russa e al direttore<br />

generale Roberto Cova. La visita ufficiale di Franco<br />

Gabrielli in <strong>Lombardia</strong> è stata una delle prime tappe del<br />

viaggio che lo sta portando lungo tutta l’Italia, per prendere<br />

coscienza della situazione reale del Paese prima di<br />

stilare una lista definitiva di priorità. “Sto girando per<br />

l’Italia perché, il nostro, è un territorio con problemi<br />

diversificati”, ha detto Gabrielli, che in occasione della<br />

visita ha consegnato al presidente della <strong>Regione</strong><br />

<strong>Lombardia</strong>, Roberto Formigoni, la medaglia d’oro della<br />

Protezione civile per l’aiuto dato all’Abruzzo terremotato.<br />

“Acquisire consapevolezza sulle realtà specifiche”, ha<br />

proseguito Gabrielli, “mi aiuterà sicuramente a comprendere<br />

meglio i problemi da risolvere, e a confrontarmi con<br />

le singole istituzioni”, ha spiegato il capo Dipartimento.<br />

“Certamente, non posso che condividere l’accento che<br />

l’assessore La Russa ha dato ai programmi di formazione<br />

e informazione rivolti alla popolazione e alle scuole, perché<br />

credo che una delle premesse, nel fare prevenzione,<br />

sia diffondere la conoscenza dei rischi e aumentare così<br />

la resilienza dei cittadini nell’affrontare le emergenze”.<br />

Conferenza stampa in <strong>Regione</strong>.<br />

Da destra il direttore regionale dei Vigili del fuoco<br />

Antonio Monaco, Roberto Cova,<br />

il prefetto di Milano Gianvalerio Lombardi,<br />

Franco Gabrielli, Romano La Russa<br />

e Franco De Poi<br />

6


Franco Gabrielli e Romano La Russa all’entrata<br />

della Sala operativa regionale<br />

Tra i piani dell’assessore La Russa per il futuro c’è infatti<br />

quello di un percorso didattico rivolto ai cittadini su<br />

come comportarsi nei primi minuti di un’emergenza,<br />

quando ancora non sono arrivati i soccorsi. “Nonostante<br />

le ristrettezze economiche in cui le amministrazioni pubbliche<br />

sono costrette ad operare”, ha detto Romano La<br />

Russa, “il nostro sforzo continuerà a essere quello di<br />

mantenere il livello di qualità dell’azione di <strong>Regione</strong><br />

<strong>Lombardia</strong>, rafforzando gli interventi in tema di autodifesa<br />

dei cittadini nei primissimi istanti di un’emergenza,<br />

che molto spesso sono cruciali nel salvare vite umane”.<br />

Il Capo Dipartimento ha quindi visitato la sala operativa<br />

della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, cuore nevralgico di tutta l’azione<br />

regionale nel campo della prevenzione e della gestione<br />

delle crisi. “Dalle diverse postazioni della sala possiamo<br />

coordinare gli interventi su tutto il territorio regionale,<br />

a partire da quelli in ambito sanitario grazie alla<br />

collaborazione con Areu, l’Agenzia Regionale Emergenza<br />

Urgenza che gestisce il 118 e i Presidi medici avanzati di<br />

secondo livello”, ha spiegato Alberto Biancardi, a capo<br />

dell’unità organizzativa di Protezione civile della<br />

Direzione generale. Al centro della sala, invece, i collegamenti<br />

video con le aree più a rischio dell’Antincendio<br />

boschivo, fronte “caldo” soprattutto in queste settimane<br />

per l’inizio della stagione degli incendi, che comunque<br />

sono in calo negli ultimi anni grazie all’azione di<br />

prevenzione svolta sul territorio. “Da Milano <strong>Regione</strong><br />

<strong>Lombardia</strong> coordina le basi operative diffuse sul territorio<br />

regionale, operando in convenzione con il Corpo forestale<br />

dello Stato e in raccordo con gli enti locali, le<br />

Province, le Comunità montane e i gruppi di volontariato”,<br />

ha spiegato Biancardi, che ha poi mostrato a<br />

Gabrielli le postazioni dedicate ai Vigili del Fuoco e quelle<br />

collegate invece alle telecamere della Polizia municipale<br />

di Milano. Infine, le postazioni da cui gli operatori<br />

della sala, attiva dal 1998 24 ore su 24 365 giorni all’anno,<br />

tengono sotto controlli i principali rischi a cui è sottoposto<br />

il territorio lombardo: dal rischio idraulico ed<br />

idrogeologico a quello delle ondate di calore in estate o<br />

della neve in inverno. In collegamento diretto con tutte<br />

le altre Regioni del bacino del Po e con l’Arpa, dove ha<br />

sede il centro meteorologico lombardo, la sala operativa<br />

lombarda presiede dunque il controllo dell’intero territorio<br />

regionale, suddiviso per aree omogenee e su cui sono<br />

attive 250 stazioni di monitoraggio dei corsi d’acqua.<br />

Ogni giorno il Centro Funzionale per il Monitoraggio dei<br />

Rischi, presso la Sala Operativa della Protezione Civile,<br />

riceve le previsioni meteo di ARPA e, in caso di attesa<br />

criticità, allerta tutti i Presidi territoriali tramite sms ed<br />

e-mail. “Basterebbe anche solo questa sala”, ha commentato<br />

così Gabrielli, prima d’incontrare gli assessori<br />

della Protezione civile delle dodici Provincie lombarde e<br />

il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, “per cogliere<br />

l’eccellenza della Protezione civile lombarda, che mi<br />

conforta prima come cittadino che come funzionario<br />

dello Stato”. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Protezione Civile<br />

Alberto Biancardi<br />

Tel.: +39 02 67652480<br />

Il capo Dipartimento della Protezione civile Franco<br />

Gabrielli accompagnato dall’assessore regionale<br />

Romano La Russa e dal dirigente Alberto Biancardi<br />

durante la visita della Sala operativa regionale<br />

7


Sci sul Monte Cimone:<br />

i lombardi primeggiano<br />

al Campionato italiano<br />

Hanno conquistato alcuni primi posti<br />

e ottimi piazzamenti al 9° Campionato Italiano<br />

di sci della Protezione civile che si è svolto<br />

in provincia di Modena dal 3 al 5 febbraio.<br />

Numerose le iniziative collaterali organizzate<br />

in occasione dell’evento, tra cui una tavola rotonda<br />

sul tema delle emergenze e dei soccorsi.<br />

La prossima edizione dell’appuntamento<br />

è in programma dal 26 al 28 gennaio del prossimo<br />

anno sulle nevi del Monte Rosa, in Val d’Aosta<br />

di Francesco Lamberini<br />

foto: Comunità Montana di Morbegno - Giovanni Baldacci del Servizio Protezione civile<br />

della <strong>Regione</strong> Friuli Venezia Giulia e Franco Pasargiklian<br />

A<br />

Atleti lombardi in grande evidenza, e protagonisti<br />

di ottimi piazzamenti, al Campionato italiano<br />

di sci della Protezione civile che si è svolto dal 3<br />

al 5 febbraio nel comprensorio del Monte Cimone, in provincia<br />

di Modena. La manifestazione a carattere nazionale,<br />

nata sulle nevi del Trentino da un’idea della rivista<br />

«La Protezione Civile Italiana», ha festeggiato quest’anno<br />

la 9° edizione. Oltre mille i concorrenti, provenienti<br />

da tutta Italia e anche dalla vicina Repubblica di<br />

Slovenia, che si sono ritrovati insieme uniti dagli stessi<br />

valori.<br />

Ha sicuramente ben figurato, ottenendo alcune vittorie<br />

di prestigio, la squadra di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> capitanata<br />

da Claudia Zuliani che, insieme alla collega Daria Fusè,<br />

ha preso parte a tutta la manifestazione. I numerosi partecipanti<br />

alla kermesse sportiva si sono ritrovati nella<br />

mattinata di giovedì 3 febbraio alla Segreteria gare, allestita<br />

presso il Bocciodromo di Sestola, per espletare<br />

tutte le pratiche relative all’iscrizione alle gare in programma:<br />

registrazione degli atleti, pagamento delle<br />

quote e ritiro dei pettorali. Subito dopo si è svolta una<br />

riunione dei capisquadra.<br />

Alle 19, subito dopo il suggestivo spettacolo pirotecnico<br />

che ha illuminato il Castello di Sestola, ha preso il via<br />

Lo squadrone della <strong>Lombardia</strong> durante la sfilata delle squadre regionali lungo il corso<br />

principale di Sestola, che ha inaugurato ‘Cimone 2011’, IX edizione del Campionato<br />

italiano di sci della Protezione civile<br />

8


la sfilata inaugurale delle squadre in gara, che da piazza<br />

Passerini hanno raggiunto il Palazzetto dello Sport<br />

accompagnate dalle note della banda. I numerosi componenti<br />

delle rappresentative ufficiali di Protezione civile<br />

della Provincia Autonoma di Bolzano, della Provincia<br />

Autonoma di Trento, delle Regioni Abruzzo, Calabria,<br />

Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, <strong>Lombardia</strong>,<br />

Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle<br />

d’Aosta, Veneto, oltre alle squadre del Dipartimento<br />

nazionale della Protezione civile e della rivista «La<br />

Protezione civile Italiana» e ad una squadra composta da<br />

una delegazione slovena, hanno invaso le vie del centro<br />

di Sestola, aprendo così ufficialmente il «9° Campionato<br />

Italiano di Sci della Protezione civile». Dopo il saluto<br />

loro rivolto dalle autorità, alle 20 i partecipanti si sono<br />

ritrovati nei punti di ristoro appositamente allestiti per<br />

una degustazione di prodotti tipici regionali.<br />

Per quanto riguarda la presenza lombarda, oltre ai<br />

numerosi volontari hanno preso parte alla tre giorni<br />

anche alcuni rappresentanti della Colonna Mobile<br />

regionale: ANPAS <strong>Lombardia</strong>, ANA, Corpo Volontari<br />

Parco Ticino e A2A.<br />

La manifestazione è entrata nel vivo alle 9 di venerdì<br />

4 febbraio quando, sui due tracciati delle piste<br />

Beccadella e Paletta, in località Passo del Lupo di<br />

Sestola, si è svolta la gara di Slalom Gigante. Cinque<br />

le categorie maschili (A-B-C-D-E) e 2 quelle femminili<br />

(A-B) ripartite sulle due piste. Un sole splendente<br />

ha fatto da cornice alla prova, che ha visto ai cancelletti<br />

di partenza oltre mille partecipanti pronti a sfidarsi<br />

fino all’ultima porta. Terminate le gare, nel<br />

primo pomeriggio si sono svolte le premiazioni dei<br />

vincitori di categoria e di quelli assoluti.<br />

Ottimi, come detto, i risultati conseguiti dagli atleti<br />

lombardi. In particolare Nicola Bernacca si è piazzato<br />

secondo nella gara di slalom categoria “B” maschile e<br />

Il lombardo Massimo Zugnoni, Campione italiano<br />

assoluto di Slalom gigante di questa edizione<br />

Massimo Zugnoni ha ugualmente conquistato il posto<br />

d’onore in quella “C”. Sempre nella “C” di slalom da sottolineare<br />

la quinta posizione conquistata da Paolo<br />

Acquistapace e l’ottava da Flavio Bettoni. Nella categoria<br />

“D” si è posto in bella evidenza Gianni Sassella giungendo<br />

terzo, ma ottimi piazzamenti li hanno fatti registrare<br />

anche Onorino Mascherona (4°), Livio Zugnoni<br />

(6°) e Fausto Zerboni (10°).<br />

In grande evidenza i lombardi anche nello slalom della<br />

categoria “E” poiché si sono aggiudicati i primi due posti<br />

che hanno visto primeggiare rispettivamente Natalino<br />

Bravo e Lino Garbellini, il 6° è andato a Renzo Maxenti e<br />

l’8° a Fausto Pola. Il primo posto nella finalissima di slalom<br />

gigante se l’è infine aggiudicato Massimo Zugnoni.<br />

Campionesse lombarde<br />

di Slalom gigante<br />

categoria ‘B’:<br />

1 a Maura Vitalini<br />

3 a Caterina Crotti;<br />

al secondo posto<br />

Maria Adele Dignani<br />

della <strong>Regione</strong> Marche<br />

Sicurezza<br />

news<br />

9


Campioni lombardi di Slalom gigante della categoria ‘E’:<br />

1° Natalino Bavo - 2° Lino Garbellini;<br />

al terzo posto Claudio Fusetti della <strong>Regione</strong> Emilia Romagna<br />

Ottime anche le performances delle atlete femminili.<br />

Nello slalom categoria “A” Ilenia Mascherona è giunta<br />

7°. Nella “B” Morena Vitalizi ha conquistato il 1° posto,<br />

seguita da Caterina Crotti (3°), Gisella Campa (6°) e<br />

Nadia Morotti (10°).<br />

A partire dalle 18 il Comune di Fanano ha ospitato nel<br />

centro storico le quasi duemila persone presenti per la<br />

kermesse nel comprensorio del Monte Cimone.<br />

Nell’occasione le cucine della Colonna Mobile del<br />

Volontariato di Protezione civile della <strong>Regione</strong> Emilia<br />

Romagna hanno organizzato una caratteristica «cena<br />

sotto le stelle» a base di prodotti tipici modenesi. Alle<br />

21, poi, dal Lago della Ninfa è partita una suggestiva<br />

ciaspolata notturna con tanto di fiaccole per illuminare<br />

il tragitto. Il programma della «Notte bianca» è quindi<br />

proseguito con l’apertura al pubblico delle antiche cantine<br />

dei borghi medioevali, della chiesa di San Giuseppe<br />

e delle Confraternite. Nella circostanza sono stati aperti<br />

per tutta la notte i pub e i locali del centro storico, e<br />

fino alle 23 anche il Palaghiaccio di Fanano dove è stato<br />

possibile noleggiare gratuitamente i pattini.<br />

Alle 9 di sabato 5 febbraio si sono svolte, sul circuito di<br />

Cimoncino di Fanano, le gare di Sci di Fondo con tecnica<br />

libera. Le prime categorie a prendere il via sono state<br />

le cinque maschili che, su un duro percorso di 2,5 chilometri<br />

ripetuto due volte, si sono sfidate senza risparmiarsi.<br />

A seguire sono scese in campo le atlete femminili,<br />

suddivise in due categorie, che hanno coperto una<br />

distanza di 2,5 chilometri. Tutte le gare, complice la<br />

magnifica giornata di sole e il clima mite, sono state<br />

seguite da un numeroso pubblico composto da volontari,<br />

ma anche da semplici appassionati, che a gran voce<br />

hanno sostenuto e incitato gli atleti in pista.<br />

Il convegno, tenutosi a Sestola sabato 4<br />

febbraio, dal titolo: ‘Il passato e il futuro<br />

della Protezione civile italiana’.<br />

Da sinistra: Guglielmo Berlasso, Direttore<br />

centrale della Protezione civile del Friuli<br />

Venezia Giulia; Paola Gazzolo, Assessore<br />

regionale dell’Emilia Romagna; il Prefetto<br />

Franco Gabrielli, Capo Dipartimento della<br />

Protezione civile nazionale; Demetrio<br />

Egidi, Direttore dell’Agenzia regionale<br />

di Protezione ciivile dell’Emilia Romagna;<br />

Bernardo De Bernardinis, Presidente<br />

di ISPRA e il moderatore dei lavori Franco<br />

Pasargiklian, direttore del mensile<br />

La Protezione civile italiana’<br />

10<br />

La sala del convegno. In seconda fila da destra:<br />

Roberto Cova, Direttore generale D.G. Protezione<br />

civile, Polizia locale e Sicurezza di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong><br />

e Alberto Biancardi, dirigente U.O. di Protezione<br />

civile di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>


Premiazione delle squadre regionali. Sul Palco Alberto<br />

Biancardi con alcuni esponenti della squadra lombarda,<br />

arrivata 3° nella classifica generale<br />

Alle 12,30, nella zona d’arrivo, si sono svolte le premiazioni<br />

dei vincitori di categoria della gara di Fondo.<br />

Successivamente, presso lo Snowpark in località Le Polle<br />

di Riolunato, si è tenuta la gara di Snowboard, disciplina<br />

che da quest’anno è diventata ufficiale all’interno dei<br />

Campionati di sci della Protezione civile, contribuendo al<br />

punteggio delle squadre regionali.<br />

Buoni anche i risultati che hanno contrassegnato i lombardi<br />

in queste discipline. Nella categoria “E” maschile<br />

di fondo Antonio Giudici ha conquistato il 2° posto,<br />

Alessandro Dei Cas il 6° e Natalino Bravo il 7°. Infine<br />

Valentino Castelli si è piazzato 6° nella gara di snowboard<br />

categoria “under 40 maschile”.<br />

Nel pomeriggio di sabato 5 febbraio sono giunti a<br />

Sestola, il Direttore Generale della D.G. Protezione civile,<br />

Polizia locale e Sicurezza Roberto Cova e il Dirigente<br />

dell'Unità Organizzativa Protezione civile Alberto Biancardi,<br />

per partecipare alla tavola rotonda dal titolo «Il<br />

passato e il futuro della Protezione civile italiana».<br />

La tavola rotonda, tenutasi dalle 18 presso il bocciodromo<br />

di Sestola, ha rappresentato un’occasione di<br />

riflessione e confronto sul tema dell’integrazione tra<br />

il Coordinamento nazionale e i Sistemi regionali di<br />

Protezione civile, per far fronte efficacemente alle<br />

emergenze e valorizzare la messa in sicurezza del territorio.<br />

Numerosi e qualificati i relatori intervenuti: il<br />

Capo Dipartimento della Protezione civile Franco<br />

Gabrielli, l’assessore regionale alla Protezione civile<br />

Paola Gazzolo, il direttore dell’agenzia di Protezione<br />

civile dell’Emilia-Romagna Demetrio Egidi, il direttore<br />

centrale della Protezione civile del Friuli Venezia<br />

Giulia Guglielmo Berlasso, il prof. Bernardo de<br />

Bernardinis, presidente dell’ISPRA (Istituto Superiore<br />

per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Franco<br />

Pasargiklian, direttore della rivista nazionale «La<br />

Protezione Civile Italiana», è intervenuto nelle vesti<br />

di moderatore.<br />

Il Direttore Generale Roberto Cova e il Dirigente Alberto<br />

Biancardi hanno anche partecipato alla cerimonia di chiusura<br />

del “9° Campionato Italiano di sci della Protezione<br />

civile” che si è svolta dalle 20 presso il Palazzetto dello<br />

Sport di Sestola Volontari e operatori si sono ritrovati per<br />

un piacevole momento conviviale dove, in un clima di<br />

amicizia, tutti si sono sentiti parte di una stessa grande<br />

famiglia, quella della Protezione civile.<br />

Durante la cena conclusiva, proposta dalle cucine della<br />

Colonna Mobile di Protezione civile dell’Emilia Romagna,<br />

si sono alternate le premiazioni delle squadre regionali.<br />

La squadra di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, composta da 124 atleti,<br />

ha ben figurato: oltre ai buoni risultati di categoria<br />

sopra riportati si è inoltre classificata terza, su un totale<br />

di 17 compagini, nella classifica generale delle squadre<br />

con 2.049 punti.<br />

Pienamente soddisfatto per la riuscita dell’evento si è<br />

detto il Capo Dipartimento Franco Gabrielli, che dopo<br />

aver ringraziato e salutato tutti i volontari presenti e gli<br />

Foto ricordo per un folto gruppo di atleti lombardi<br />

al termine delle premiazioni<br />

Un brindisi e un arrivederci in Valle D’Aosta, dal 26 al 28<br />

gennaio 2012, per la X edizione del nostro Campionato<br />

italiano di sci<br />

organizzatori della manifestazione, ha dato appuntamento<br />

alla 10° edizione dei Campionati Italiani di Sci<br />

della Protezione civile, in programma dal 26 al 28 gennaio<br />

2012 sulle nevi del Monte Rosa, in Val d’Ayas (Valle<br />

d’Aosta). ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Protezione Civile<br />

Antonella Belloni<br />

Tel.: +39 02 67657331<br />

Sicurezza<br />

news<br />

11


Fronte comune<br />

contro gli incendi<br />

Continua, più solida di prima, la collaborazione tra<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> e <strong>Regione</strong> Liguria che l’estate<br />

scorsa ha dato vita a un gemellaggio<br />

tra le rispettive squadre di volontari Antincendio<br />

boschivo sulle coste liguri, e che proseguirà<br />

ad aprile in terra lombarda, dove nelle scorse<br />

settimane è stato dichiarato lo stato di grave<br />

pericolosità<br />

di Eleonora Marchiafava<br />

M<br />

Mentre in <strong>Lombardia</strong> è scattato già da alcune settimane<br />

lo stato di grave pericolosità per gli incendi<br />

boschivi, disposto dall’Assessore alla Protezione<br />

civile, Polizia locale e Sicurezza Romano La Russa l’11 febbraio<br />

scorso, continua intanto anche la collaborazione con<br />

la <strong>Regione</strong> Liguria, partner, l’estate scorsa, del gemellaggio<br />

con le squadre di secondo livello dei volontari Aib<br />

lombardi, “complici” del calo vertiginoso degli incendi in<br />

Liguria, passati dai 380 registrati nel 2009 ai 20 del 2010.<br />

Un risultato eccezionale, che lo stesso Romano La Russa<br />

ha voluto festeggiare con la consegna, il 12 gennaio scorso,<br />

di dodici benemerenze, in rappresentanza dei 236<br />

volontari e operatori dell’Antincendio boschivo impegnati<br />

sui fronti caldi di Arenzano (provincia di Genova) e<br />

Borghetto di Vara (La Spezia). Presenti alla cerimonia l’assessore<br />

alle Politiche della montagna della Liguria,<br />

Giovanni Barbagallo, il comandante provinciale del Corpo<br />

Forestale dello Stato di La Spezia, Benito Castiglia e il<br />

capo del Centro Operativo del Corpo Forestale dello Stato<br />

della <strong>Lombardia</strong>, Andrea Fiorini. “Avete svolto un’azione<br />

particolarmente efficace”, ha detto l’assessore La Russa<br />

durante la consegna dei premi ai volontari, “riuscendo a<br />

portare a una collaborazione stabile, che si è concretizzata<br />

nella stipula di una convenzione tra le due Regioni per<br />

il mutuo soccorso e per le attività di previsione e di prevenzione<br />

degli incendi boschivi”. Ad Arenzano sono state<br />

64 le giornate che hanno visto impegnati sul campo i<br />

volontari lombardi; 18 gli avvistamenti effettuati, 7 gli<br />

Inizio della cerimonia<br />

della consegna<br />

delle benemerenze<br />

introduce Alberto Biancardi<br />

di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong><br />

12


L’assessore<br />

regionale<br />

Romano La<br />

Russa durante<br />

il suo intervento<br />

Gli assessori regionali della <strong>Lombardia</strong> e Liguria<br />

mentre consegnano gli attestati di benemerenza<br />

ai volontari di Protezione civile<br />

interventi su principi di incendio e 450 i chilometri percorsi<br />

in media al giorno dalle squadre Aib lombarde, per<br />

un totale di 28.800 chilometri monitorati.<br />

A Borghetto di Vara i 51 volontari impegnati - ai quali si<br />

sono aggiunti altri dieci volontari, che hanno svolto funzioni<br />

di Protezione civile per fronteggiare l’emergenza<br />

alluvionale di Portovenere (Sp) - hanno presidiato la zona<br />

per 36 giorni, avvistato 7 principi d’incendio; 250 la<br />

media giornaliera di chilometri percorsi, per un totale di<br />

9.000 km totali percorsi. A ritirare il premio a nome dei<br />

185 volontari impegnati ad Arenzano e dei 51 a Borghetto<br />

di Vara sono stati: Rocco Di Rella, Gruppo operatori radio<br />

(GOR) di Paderno Dugnano (Mi); Francesco Morzenti,<br />

Flavio Bedini referente del Volontariato<br />

di Protezione civile della Provincia di Genova<br />

L’intervento<br />

di Roberto Cova<br />

direttore<br />

generale U.O.<br />

Protezione<br />

Civile,<br />

Polizia Locale<br />

e Sicurezza<br />

di <strong>Regione</strong><br />

<strong>Lombardia</strong><br />

Associazione Nazionale Alpini; Nello Cairoli, Comunità<br />

montana Triangolo Lariano; Fabio Bardelli, Comunità montana<br />

Valli del Verbano; Stefano Marieni, Comunità montana<br />

Valtellina di Morbegno; Mauro Caligari, Comunità montana<br />

Valli del Lario e del Ceresio; Lorenzo Poma, Parco<br />

lombardo della valle del Ticino; Mauro Rocca, Provincia di<br />

Brescia; Laura Corno, Provincia di Bergamo; Patrizio Valli,<br />

Provincia di Como; Luigi Remigi, Provincia di Lodi; Maria<br />

Claudia Burlotti, Provincia di Varese.<br />

“Desidero ringraziare anche i volontari liguri, che hanno<br />

condiviso il gemellaggio con entusiasmo e grande professionalità”,<br />

ha concluso l’assessore La Russa, “dimostrando<br />

come il lavoro in sinergia garantisca risultati lusinghieri,<br />

fondamentali per la sicurezza della popolazione e la salvaguardia<br />

del nostro territorio”.<br />

E se è vero che squadra che vince non si cambia, sono già<br />

Sicurezza<br />

news<br />

13


asi delle province di Como, Bergamo, Sondrio e Varese,<br />

mentre altri cinque elicotteri saranno a disposizione in<br />

caso di necessità. Presso le quattro basi elicotteristiche<br />

opereranno inoltre dal venerdì alla domenica, festivi e prefestivi,<br />

le squadre di volontariato elitrasportate fornite<br />

dalla Provincia di Varese, dall’Associazione Nazionale<br />

Alpini, e dalle comunità montane Triangolo Lariano e<br />

Valtellina di Sondrio. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Protezione Civile<br />

Bruno Chiapparoli<br />

Tel.: +39 02 67652554<br />

L’assessore La Russa e l’assessore regionale della<br />

Liguria Giovanni Barbagallo consegnano<br />

la benemerenza a Maria Claudia Burlotti<br />

in rappresentanza dei volontari della Provincia<br />

di Varese; alle spalle Alberto Biancardi<br />

pronte tre squadre liguri – circa una quindicina di volontari<br />

in tutto - che ad aprile raggiungeranno i colleghi lombardi,<br />

coadiuvandoli per tre settimane nelle attività di<br />

osservazione e di spegnimento sui fronti più caldi degli<br />

incendi boschivi della <strong>Lombardia</strong>.<br />

Intanto, è ancora massima l’allerta dopo che, ai primi di<br />

febbraio, in concomitanza con la dichiarazione dello stato<br />

di grave pericolosità disposta dall’assessore La Russa e da<br />

condizioni meteorologiche che facevano presagire l’innesco<br />

di incendi, il Centro Operativo Aereo Unificato del<br />

Dipartimento Nazionale di protezione civile ha inviato due<br />

Canadair francesi alla base di Montichiari (Brescia), a<br />

disposizione per tutto il nord Italia. Dal primo marzo prossimo<br />

saranno operativi quattro elicotteri fissi presso le<br />

14


La Polizia Locale<br />

si riforma<br />

Il sistema di formazione dedicato agli agenti supera<br />

se stesso e, dopo la costituzione dell’Accademia<br />

per ufficiali e sottufficiali di Polizia locale,<br />

si dà un nuovo assetto, per accompagnare e<br />

supportare l’agente e il comando di appartenenza<br />

in un percorso di miglioramento dei servizi<br />

di Eleonora Marchiafava<br />

A<br />

A neppure due anni dall’avvio dell’Accademia,<br />

fiore all’occhiello dell’assessorato alla Protezione<br />

civile, Polizia locale e Sicurezza della <strong>Regione</strong><br />

<strong>Lombardia</strong>, il documento d’indirizzo numero 4189/2007,<br />

che aveva gettato le basi della formazione per il personale<br />

di Polizia locale, risulta dunque di fatto superato.<br />

Lo sostituisce la delibera di giunta regionale 925 approvata<br />

il primo dicembre scorso (e pubblicata sul Burl del<br />

13 dicembre 2010, n. 50 - serie ordinaria), che definisce<br />

il nuovo sistema formativo per gli agenti di Polizia locale<br />

con due novità: una semplificazione dei processi di<br />

erogazione e un’implementazione dei contenuti. Due le<br />

direttrici seguite: da una parte, la formazione al ruolo,<br />

con corsi per la formazione di base che vengono adeguati<br />

alla vigente normativa sulla patente di servizio e sull’uso<br />

degli strumenti di autotutela, e corsi di preparazione<br />

al concorso per agenti; dall’altra, lo sviluppo delle<br />

competenze individuali e delle organizzazioni attraverso<br />

la formazione continua, che potrà essere erogata dai<br />

soggetti pubblici o privati accreditati dal sistema regionale<br />

di Istruzione e Formazione Professionale, in base<br />

alla legge regionale n.19/2007. Formazione continua<br />

che consisterà essenzialmente in corsi di aggiornamento,<br />

specializzazione e perfezionamento nelle stesse aree<br />

di attività oggetto di formazione nel percorso di base,<br />

con una frequenza minima di 70 ore ogni cinque anni di<br />

servizio.<br />

Idoneità, attitudine, competenza<br />

Grande attenzione, dunque, alla formazione al ruolo e<br />

alla certificazione delle competenze formative, così<br />

come alla dimensione fisico-funzionale, psico-tecnico e<br />

psico-attitudinale. I percorsi di formazione di base e i<br />

corsi di preparazione al concorso per agenti saranno erogati<br />

esclusivamente dall’Istituto superiore per la ricerca,<br />

la statistica e la formazione (ex I.Re.F) o direttamente<br />

dagli enti locali, avendo la formazione al ruolo e, quindi,<br />

le funzioni di Polizia locale, una finalità pubblica.<br />

Sicurezza<br />

news<br />

15


Previsto poi il rispetto di precisi standard per la formazione<br />

del personale a tempo determinato di Polizia locale,<br />

coerenti al ruolo e alla funzione e, infine, l’introduzione<br />

di forme di partecipazione di spesa (sia per gli enti<br />

che pro-capite), intese ad accrescere l’accessibilità alla<br />

formazione regionale. Per quanto riguarda infine la prima<br />

formazione dei neo-assunti, il riassetto compiuto dalla<br />

delibera 925 propone una metodologia di pre-selezione<br />

psico-attitudinale e moduli di formazione alternati a fasi<br />

di esercitazione/lavoro sul campo.<br />

«La struttura del percorso formativo di base vuole consolidare<br />

le capacità operative e professionali e le competenze<br />

individuali degli agenti sulle funzioni e sulle aree<br />

d’intervento della polizia locale», ci spiegano dalla<br />

Direzione generale Protezione civile, Polizia locale e<br />

Sicurezza, «tenendo conto delle innovazioni normative<br />

in ordine alla patente di servizio e agli strumenti di<br />

autotutela. Il corso di base, in particolare, vuole dare<br />

una preparazione ai futuri agenti adeguata alla complessità<br />

dell’attività da svolgere», che spazia dai compiti di<br />

polizia stradale e di polizia giudiziaria all’attività di ausilio<br />

di pubblica sicurezza, «operando in divisa, armati e<br />

in situazioni di potenziale stress».<br />

Il corso di formazione base per Agenti ha una durata di<br />

360 ore ed è suddiviso in tre moduli, sia di teoria che di<br />

pratica, da concludere nei primi due anni di attività,<br />

«per non sottrarre risorse per lungo tempo ai comandi».<br />

Le nove macro-aree oggetto di studio<br />

Per meglio definire e, quindi, sviluppare le attività della<br />

Polizia locale, sono state individuate 9 macro-aree, su<br />

cui si articoleranno i percorsi di studio.<br />

Polizia amministrativa - I corsi svilupperanno gli elementi<br />

di base di quel complesso di attività che assicurano<br />

la vigilanza, la prevenzione, l’accertamento e la<br />

repressione degli illeciti amministrativi in materia di<br />

16


polizia commerciale, edilizia, sanitaria, urbana nonché<br />

gli altri elementi relativi alle attività di prevenzione,<br />

accertamento e repressione previste da leggi, regolamenti<br />

e provvedimenti statali, regionali e locali.<br />

Polizia stradale - Previste lezioni sia teoriche che pratiche<br />

su prevenzione e accertamento delle violazioni in<br />

materia di circolazione stradale; rilevazione degli incidenti<br />

stradali; predisposizione e attuazione di piani di<br />

regolazione del traffico e tutela e controllo sull’uso della<br />

rete viaria; sicurezza della circolazione stradale; scorta<br />

per la sicurezza della circolazione.<br />

Polizia giudiziaria - La didattica affronterà qui gli elementi<br />

essenziali per acquisire correttamente le notizie di<br />

reati e ricercare gli autori; assicurare le fonti di prova e<br />

applicare la legge penale.<br />

Polizia ambientale - In quest’area si acquisiranno le<br />

conoscenze sulle procedure utili alla prevenzione e al<br />

controllo dell’inquinamento; alla gestione dei rifiuti; al<br />

monitoraggio ambientale e alla tutela ittico-faunistica.<br />

Pubblica sicurezza e ordine pubblico - Attenzione<br />

rivolta alla correttezza nello svolgimento dei compiti che<br />

l’agente svolge, nell’ambito delle proprie attribuzioni,<br />

con le forze di Polizia dello Stato, previa disposizione del<br />

sindaco o del presidente della Provincia.<br />

Sicurezza urbana - Ovvero come prevenire e arginare i<br />

fenomeni di disagio derivanti non tanto da violazione di<br />

norme quanto da forme di degrado e inciviltà.<br />

Protezione civile - Comprende il primo intervento e il<br />

soccorso in caso di calamità, per dare supporto alle<br />

associazioni di volontariato e assistenza alle comunità<br />

coinvolte.<br />

Capacità operative - Rientrano in quest’area l’addestramento<br />

all’utilizzo di strumentazione varie e l’acquisizione<br />

di tecniche operative per lo svolgimento in sicurezza<br />

del servizio di Polizia locale.<br />

Competenze trasversali - Riguardano le capacità di<br />

osservazione e analisi del contesto, le competenze in<br />

ambito comunicativo e relazionale nonché le capacità<br />

decisionali. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Polizia Locale e<br />

Interventi Integrati per la Sicurezza<br />

Ivan Bianco<br />

Tel.: 02 67658489<br />

Sicurezza<br />

news<br />

17


Segnaletica stradale:<br />

questa sconosciuta<br />

Credo che ognuno di noi, percorrendo le strade<br />

della nostra bella regione, possa constatare come<br />

la situazione della segnaletica stradale sia sempre<br />

più confusa, eccessiva e per nulla credibile,<br />

in particolare per quel che riguarda i limiti<br />

di velocità. Nonostante il nostro Codice della strada<br />

preveda degli obblighi di legge da adempiere<br />

per gli enti proprietari delle strade, quali<br />

ad esempio il catasto della segnaletica (per tutti<br />

i gestori di strade) o i piani di segnalamento, per<br />

i comuni al di sopra dei 30.000 abitanti, sono ben<br />

pochi coloro che si sono mossi in questa direzione.<br />

di Bruno Donno<br />

18<br />

U<br />

Una buona segnaletica significa anche e soprattutto<br />

garantire standard più elevati di sicurezza<br />

sulle nostre strade.<br />

I segnali stradali, in un certo senso, sono uno dei primi<br />

e più diffusi “biglietti da visita” che un territorio può<br />

offrire: valorizzarli e mantenerne l’efficienza è un obbligo<br />

non solo normativo ma anche morale.<br />

Le nostre strade non sono dotate di un arredo segnaletico<br />

coerente con quelle che sono le esigenze da soddisfare,<br />

e questo può dipendere dalla mancanza di una<br />

visione unitaria, organizzata sul “come” attrezzare una<br />

strada. Quello che abbiamo sotto gli occhi, infatti, è il<br />

risultato di una serie di singoli interventi che si sono<br />

progressivamente succeduti e stratificati; troppo spesso<br />

chi è intervenuto non ha valutato sufficientemente il<br />

contesto antecedente in cui si trovava a operare.<br />

Il prodotto è proprio l’inadeguatezza generale di un<br />

panorama segnaletico che può, in effetti, creare<br />

incertezze o confusione; è il caso dell’eccesso di prescrizioni<br />

che impongono continue modifiche nella condotta<br />

di guida.<br />

La funzione dei segnali è molto importante perché devono<br />

sapere accompagnare l’utente, sgombrando il campo<br />

dalle sue incertezze, nonché anticipare i pericoli e fornire<br />

tempestivamente istruzioni e indicazioni di percorso;<br />

oggi, al contrario, sulle nostre strade abbonda una certa<br />

segnaletica di prescrizione, a volte portatrice di allarmismi,<br />

mentre scarseggiano i segnali direzionali e sono<br />

presenti in misura abnorme i cartelli pubblicitari.<br />

Se si percorre una strada per la prima volta e il panorama<br />

segnaletico non soddisfa le esigenze di chi è alla<br />

guida, allora significa che qualcosa, nel sistema, non<br />

funziona.<br />

Se l’utente della strada si deve comportare in maniera<br />

tale da non creare pericoli per sé e per gli altri, come<br />

recita l’art. 140 del Nuovo Codice della Strada (NCDS), il<br />

compito del gestore è supportare le scelte di chi è al<br />

volante, assisterlo e avvertirlo di eventuali pericoli; in<br />

pratica collocare sulla strada i segnali in modo ragionevole.<br />

Spesso accade che la presenza eccessiva dei segnali<br />

serva più a “coprire le spalle” degli enti che a tutelare<br />

i cittadini.<br />

Un’altra criticità in materia di segnaletica è la soluzione<br />

tecnica frutto di “mode”; per imitazione di altre<br />

amministrazioni o per reazione all’emotività legata ad<br />

un fatto di cronaca, vengono adottati dispositivi<br />

segnaletici che possono avere delle conseguenze<br />

negative sul traffico e sulla sicurezza stessa dell’utente.<br />

Un esempio tra tutti, i dossi. Dovrebbero essere<br />

utilizzati dove servono e non disseminati sul territorio<br />

in base alle richieste dei cittadini...<br />

Un altro esempio: se tutte le curve di una certa strada,<br />

indiscriminatamente, sono considerate pericolose (perché<br />

in ciascuna curva è presente il cartello di pericolo),<br />

una conseguenza negativa non può che essere un certo<br />

calo dell’attenzione da parte di chi guida.<br />

L’obiezione che spesso è sollevata per giustificare il<br />

mancato adeguamento della segnaletica, è la mancanza<br />

di risorse finanziarie; è innegabile che il problema<br />

dei fondi esiste, ma questo non può giustificare<br />

il non far bene la segnaletica. Inoltre, eliminando<br />

gli sprechi e gli eccessi, di fatto ingiustificabili,<br />

le risorse disponibili potrebbero essere spese molto<br />

meglio; questo considerando anche il fatto che la<br />

segnaletica, sotto il profilo economico, incide in<br />

misura minore rispetto ad altre componenti dell’in-


frastruttura stradale.<br />

Quanto scritto finora può sembrare rivolto alla sola<br />

segnaletica verticale, sicuramente la più “visibile” ed<br />

impattante con l’utenza ma considerazioni analoghe si<br />

possono fare per quella orizzontale che per le caratteristiche<br />

intrinseche della tipologia e per le modalità di<br />

realizzazione nonché per il posizionamento sulla piattaforma<br />

stradale, ha maggiori problemi di realizzazione,<br />

durata, visibilità e manutenzione.<br />

Vediamo ora un esempio concreto di qual è la procedura<br />

corretta per la messa a norma delle strade di competenza<br />

di un Ente proprietario/gestore quale può essere un<br />

comune:<br />

1. Rilievo della segnaletica stradale verticale<br />

presente sul territorio comunale<br />

Il rilievo prevede il censimento della segnaletica stradale<br />

verticale installata per ambo i sensi di marcia sulle<br />

strade di competenza; non sono analizzati (salvo esigenze<br />

particolari dell’amministrazione) gli impianti pubblicitari<br />

ed ogni forma di segnaletica che non sia strettamente<br />

quella prevista dal Codice.<br />

In genere le modalità con cui avviene il censimento sono<br />

le seguenti:<br />

- Rilievo manuale della segnaletica di competenza mediante<br />

l’utilizzo di un apposito software, atto alla registrazione<br />

di tutte le caratteristiche tecniche e fisiche di<br />

ogni impianto e dei relativi segnali ivi apposti, sia di<br />

tipo prescrittivo che informativo.<br />

- Analisi puntuale del parco segnali rilevato evidenziando<br />

eventuali anomalie riscontrate rispetto a quanto previsto<br />

dal Codice della Strada in materia di: posizionamento,<br />

dimensioni, caratteristiche fotometriche (rifrangenza),<br />

e quant’altro il Regolamento di Attuazione ed<br />

esecuzione preveda nei suoi articoli, per tutto ciò che<br />

concerne la segnaletica stradale verticale.<br />

- Identificazione delle disposizioni normative in materia;<br />

un segnale deve apportare sul retro obbligatoriamente:<br />

a. il marchio della ditta che ha fornito e prodotto il<br />

segnale;<br />

b. l’anno di fabbricazione;<br />

c. gli estremi dell’ordinanza d’apposizione per i segnali<br />

di prescrizione.<br />

- Rilievo fotografico del singolo impianto mediante l’ausilio<br />

di fotocamera digitale.<br />

- Collocazione su di un’apposita cartografia fornita dall’ente<br />

committente dell’impianto censito.<br />

- Di ogni singolo impianto saranno rilevati i seguenti<br />

dati:<br />

• tipo di impianto;<br />

• data del rilievo;<br />

• ubicazione (tipo di strada);<br />

• lato della carreggiata cui fa riferimento l’impianto;<br />

• numerazione civica o qualsiasi altro riferimento<br />

(es.: progressiva chilometrica) ove possibile identificarlo;<br />

• posizionamento;<br />

• fotografia dell’impianto.<br />

• Di ogni singolo segnale saranno rilevati i seguenti<br />

dati:<br />

• tipo di segnale;<br />

• data del rilievo;<br />

• tipo di pellicola con cui è realizzato il segnale;<br />

• dimensioni;<br />

• stato di conservazione;<br />

• azienda costruttrice;<br />

• anno di fabbricazione;<br />

• anno di scadenza della garanzia della pellicola;<br />

• conformità o meno dell’altezza del segnale rispetto al<br />

suo posizionamento;<br />

• rilievo di eventuali pannelli integrativi;<br />

• fotografia del segnale;<br />

• numero ordinanza e relativa data.<br />

Sicurezza<br />

news<br />

19


20<br />

Affinché sia possibile il rilievo così strutturato, l’Ente<br />

deve fornire una cartografia vettoriale dell’area oggetto<br />

di studio; oggi non ci sono difficoltà a reperire<br />

questo tipo di cartografie che sono disponibili anche<br />

presso gli Enti centrali quali province e regione.<br />

Normalmente il costo di questa attività viene determinato<br />

valutando il numero di chilometri da rilevare<br />

per un costo unitario al chilometro che può variare in<br />

funzione delle caratteristiche della viabilità ma che,<br />

indicativamente a titolo informativo, si può stimare<br />

intorno ai 400/500 euro.<br />

2. Progetto della messa a norma<br />

della segnaletica esistente e relativo piano<br />

di segnalamento della segnaletica di direzione<br />

In seguito alla fase di rilievo della segnaletica si prevede<br />

la pianificazione della stessa mediante la realizzazione<br />

di un idoneo Piano di Segnalamento (PDS) che<br />

si può redigere basandosi su principi fondamentali<br />

che garantiscano una corretta e funzionale progettazione<br />

della segnaletica.<br />

Una premessa necessaria prima di affrontare i contenuti:<br />

il PDS rappresenta il primo e più rapido livello<br />

progettuale per intervenire sulla funzionalità e la<br />

sicurezza della circolazione stradale, sia in ambito<br />

urbano sia extraurbano. Da recenti ricerche è emerso<br />

che sono sostanzialmente tre gli elementi che determinano<br />

il livello di sensibilità dell’utente nei confronti<br />

della sicurezza di una strada e della qualità di<br />

guida: la segnaletica verticale d’indicazione, la segnaletica<br />

orizzontale e la qualità del manto stradale.<br />

E’ per questo motivo che spesso molte<br />

Amministrazioni locali tendono a considerare i piani<br />

di segnalamento come elementi scollegati rispetto a<br />

piani più generali d’intervento sulla viabilità (P.U.T.,<br />

Piano di Viabilità Extraurbana, Piani di Mobilità). Si<br />

capisce quindi molto bene come i piani di segnalamento<br />

rappresentino elementi molto flessibili nell’ambito<br />

della sicurezza stradale, poiché possono intervenire<br />

a diversi livelli progettuali.<br />

Quadro normativo<br />

E’ impossibile pensare a un PDS senza fare riferimento<br />

alla normativa vigente che ne specifica i diversi livelli<br />

progettuali. Questi sono essenzialmente tre:<br />

• il NCDS che indica gli strumenti che l’Ente proprietario<br />

della strada deve utilizzare per un funzionale e corretto<br />

intervento sulla viabilità; basti pensare al P.U.T. che è<br />

obbligatorio solamente peri Comuni con più di 30.000<br />

abitanti;<br />

• il Regolamento d’attuazione del NCDS (Reg. 495/1992,<br />

modificato con D.P.R. n°610/1996), che fissa l’obbligatorietà<br />

(art. 77) del PDS, per qualsiasi Ente (quindi<br />

anche per i comuni con meno di 30.000 abitanti) e<br />

determina inoltre le regole per la realizzazione e la posa<br />

dei segnali;<br />

• il Disciplinare Tecnico (D.M. 31 marzo 1995) determina<br />

invece gli standard qualitativi e tecnici delle pellicole<br />

rifrangenti che si devono obbligatoriamente utilizzare<br />

per la produzione della segnaletica verticale.<br />

In sintesi il PDS è uno strumento obbligatorio per qualsiasi<br />

Ente proprietario di strade e deve rispondere a ben<br />

determinati criteri progettuali e specifiche tecniche.<br />

Inoltre nelle Direttive per la redazione del PUT (G.U.<br />

N.146 del 24/6/1995) i PDS sono indicati come indispensabile<br />

completamento del PUT in quanto funzionali alla<br />

loro attuazione. In questo contesto è quindi evidenziato<br />

il legame tra il PDS e il Piano della Mobilità come piani<br />

attuativi del PUT a cui sono strettamente collegati.<br />

L’art. 124 del Regolamento specifica inoltre che la segnaletica<br />

di indicazione deve essere sottoposta a periodiche<br />

verifiche di valutazione della rispondenza alle esigenze<br />

del traffico e alle necessità degli utenti, nonché alla<br />

verifica sullo stato di conservazione; le verifiche sono<br />

compiute dall’ente proprietario/gestore della strada.<br />

Obiettivi del Piano di Segnalamento<br />

I principi sui quali basare la pianificazione della segnaletica<br />

partono dal presupposto che essa non sia intesa<br />

come elemento isolato, ma debba essere considerata<br />

parte attiva nella regolazione e fluidificazione della<br />

mobilità.<br />

La scelta dei percorsi da segnalare e le indicazioni da<br />

fornire all’utente deriva dallo studio della mobilità della<br />

zona e quindi sono frutto di un progetto integrato.<br />

Gli obiettivi di un Piano di Segnalamento possono essere<br />

così riassunti:<br />

• rendere scorrevole e informato il traffico di attraversamento;<br />

• rendere “sicuro” il traffico locale e leggero, difendendolo<br />

da quello pesante (di attraversamento o meno)<br />

attraverso una possibile separazione di percorsi tra le<br />

due diverse tipologie di traffico, ovviamente quando<br />

questa sia ritenuta necessaria;<br />

• ridurre gli incidenti attraverso la semplificazione delle<br />

manovre in corrispondenza di una zona puntuale (intersezione)<br />

o di un tratto; gli incidenti sono spesso causati<br />

da indecisioni o incertezze generate da segnaletica<br />

complessa o peggio contraddittoria in corrispondenza<br />

delle zone di decisione;<br />

• ridurre le emissioni di inquinanti (PM10, idrocarburi


incombusti, etc.); traffico scorrevole<br />

ed informato significa infatti un minor<br />

tempo di percorrenza dei percorsi.<br />

Il piano deve essere un elemento di<br />

distribuzione del traffico veicolare<br />

leggero e pesante sugli archi di una<br />

rete stradale in funzione della loro<br />

sicurezza e capacità di deflusso. Le<br />

informazioni che regolano tale distribuzione<br />

sono indicate alle intersezioni<br />

(nodi) degli archi. Sugli archi devono<br />

essere presenti solamente le conferme<br />

delle suddette informazioni.<br />

Come si compone un Piano<br />

di Segnalamento<br />

Il PDS deve essere affrontato seguendo<br />

due fasi principali:<br />

• una fase d’indagine e di acquisizione<br />

dei dati;<br />

• una fase progettuale.<br />

Nella prima fase occorre raccogliere<br />

tutti i dati e le informazioni utili per<br />

il necessario svolgimento del progetto e quindi studiare,<br />

attraverso la cartografia di base, lo stato di fatto con<br />

particolare attenzione ai dati dei flussi veicolari, dello<br />

schema di movimentazione generale e degli itinerari<br />

principali. Le informazioni quantitative sul traffico, se<br />

non disponibili, devono essere necessariamente costruite<br />

attraverso apposite indagini in loco.<br />

La fase progettuale deve normalmente prevedere i<br />

seguenti livelli consequenziali: definizione dell’ubicazione<br />

e funzionalità dei nuovi segnali, impaginazione grafica<br />

delle targhe e loro dimensionamento secondo quanto<br />

prescritto dal NCDS, scelta delle pellicole rifrangenti<br />

idonee in conformità al Disciplinare Tecnico.<br />

Il contenuto, la grafica e la scelta dei materiali sono gli<br />

elementi che maggiormente impattano sul rapporto tra<br />

segnaletica e sicurezza stradale; alcuni esempi ci possono<br />

in tal senso supportare:<br />

• La mancanza o l’eccesso d’informazioni in un segnale<br />

crea disturbo e confusione nell’automobilista,<br />

influenzandone la regolarità e la sicurezza di guida.<br />

• Un’eccessiva quantità d’informazioni all’interno di<br />

targhe d’indicazione comporta necessariamente il sottodimensionamento<br />

delle iscrizioni in esse contenute,<br />

con una pericolosa diminuzione della distanza di leggibilità.<br />

Si ricorda che tutti i segnali d’indicazione<br />

devono sempre rispondere al criterio oggettivo dell’essenzialità<br />

ai fini della sicurezza e della fluidità<br />

della circolazione.<br />

• La scelta, all’interno del mercato delle pellicole<br />

rifrangenti (classe 1, classe 2, pellicole microprismatiche)<br />

di materiali non conformi alle norme del NCDS,<br />

possono rendere scarsamente leggibili i segnali in<br />

condizioni di visibilità notturna, pregiudicando quindi<br />

la fase decisionale dell’automobilista.<br />

Il PDS deve quindi concertare tutti gli strumenti normativi<br />

disponibili per massimizzare<br />

l’efficienza della segnaletica allo<br />

scopo di:<br />

• facilitare l’individuazione: la progettazione<br />

adeguata del dimensionamento<br />

del segnale in base all’altezza<br />

delle iscrizioni determinata<br />

dalla distanza di leggibilità da stabilire<br />

in funzione della velocità<br />

predominante della strada in<br />

esame;<br />

• consentire il migliore riconoscimento<br />

dei colori: da diversi anni è<br />

stato normalizzato un codice colori<br />

per caratterizzare ciascun tipo di<br />

viabilità. Così il verde identifica le<br />

autostrade, il blu la viabilità extra<br />

urbana, il giallo le zone di cantiere,<br />

ecc;<br />

• consentire la migliore discriminazione<br />

del simbolo e la leggibilità a<br />

una maggiore distanza studiando<br />

accuratamente la grafica del segnale:<br />

si deve mantenere tra la scritta ed il fondo, un corretto<br />

rapporto di brillantezza.<br />

Al termine di questo excursus sintetico sul progetto della<br />

messa a norma della segnaletica esistente si riassume<br />

per punti, l’articolazione che dovrebbe avere un PDS:<br />

• è eseguito in conformità al Codice della Strada ed ha<br />

come finalità principale il miglioramento delle modalità<br />

di trasmissione delle informazioni all’utente della strada,<br />

con conseguente aumento delle condizioni di sicurezza<br />

generali della strada oggetto dello studio.<br />

• è preceduto da una scelta ponderata delle indicazioni<br />

delle destinazioni extraurbane importanti (capi strada) e<br />

dei poli attrattori urbani da utilizzare all’interno dei percorsi<br />

come risultato di una logica di segnalamento condivisa<br />

dall’ente proprietario;<br />

• è realizzato esaminando, puntualmente, la segnaletica<br />

esistente installata, così da poter valutare la possibilità di<br />

impiegare ancora segnali con caratteristiche rispondenti a<br />

quanto previsto in materia dal Codice della strada;<br />

Inoltre, all’interno del PDS:<br />

• è fatta l’individuazione delle posizioni idonee per l’installazione<br />

dei nuovi impianti segnaletici;<br />

• è eseguito il dimensionamento e l’impaginazione grafica<br />

delle targhe segnaletiche in funzione delle indicazioni<br />

da fornire all’utente.<br />

Normalmente questo tipo di progetto necessita la fornitura<br />

e l’installazione di un apposito software necessario<br />

per la gestione delle informazioni rilevate, la programmazione<br />

della manutenzione degli impianti, la pianificazione<br />

degli interventi, la reportistica e la stima preventiva<br />

dei costi.<br />

Per finire vediamo alcuni errori più comuni che possiamo<br />

trovare sulle strade; molti addetti ai lavori sono<br />

convinti di essere profondi conoscitori della segnale-<br />

Sicurezza<br />

news<br />

21


22<br />

tica e della normativa che la regola. In realtà, da<br />

quello che possiamo osservare, sembra che siano veramente<br />

pochi quelli che hanno letto con attenzione il<br />

Regolamento di esecuzione e di attuazione del NCDS<br />

e lo mettono in pratica. Inoltre, in Italia, abbiamo<br />

una concentrazione media di oltre 40 segnali al chilometro<br />

per entrambi i sensi di marcia, praticamente un<br />

segnale ogni 45 metri...<br />

Come può l’utente della strada percepirli con tempestività<br />

e correggere, eventualmente, la propria guida?<br />

Anche la cartellonistica pubblicitaria, spesso irregolare<br />

e particolarmente “invadente” rispetto alla segnaletica<br />

di prescrizione, contribuisce a rendere meno<br />

attenta la guida dell’utente.<br />

A titolo esemplificativo si riportano alcuni esempi<br />

degli errori che sono compiuti più frequentemente<br />

dagli addetti ai lavori e si indica la soluzione corretta<br />

e le relative norme di riferimento. Le immagini ed<br />

i commenti sono tratti da “Codice Regolamento<br />

Sicurezza”, AA.VV. a cura di: E. Bonizzoli, F.<br />

Mazziotta, ed. La Fiaccola srl, Milano, 2009.<br />

In base all’Art. 122 commi 3 e 4 del<br />

Regolamento il segnale di DIREZIONI<br />

CONSENTITE (fig. II.81/a) deve essere<br />

usato per indicare al conducente<br />

le uniche direzioni consentite ed è<br />

installato di norma prima del punto<br />

in cui ha inizio l'obbligo. Il segnale<br />

di PASSAGGI CONSENTITI (fig. II.83)<br />

consente il passaggio da ambedue i<br />

lati di un ostacolo, superato il quale,<br />

l’utente della strada si trova sulla<br />

stessa direttrice di percorrenza<br />

impiegata prima dell’ostacolo.<br />

Pertanto in situazioni analoghe a<br />

quella in figura va previsto l’impiego<br />

della fig.II 81/a e non della fig.II<br />

83.<br />

In caso di abbinamento tra il segnale<br />

di precedenza con quello di obbligo<br />

il primo deve essere installato<br />

sempre sopra. Art. 105 c. 5 D.P.R. n.<br />

495/92 Il segnale di obbligo deve<br />

essere in classe 2 come il segnale<br />

fermarsi e dare precedenza. Art. 79<br />

c. 13.<br />

Nel caso in cui si voglia informare<br />

l’utente della strada dell’approssimarsi<br />

di un’intersezione con obbligo<br />

di dare la precedenza la figura da<br />

impiegare non è DARE PRECEDENZA<br />

(fig. II. 36) corredata dal pannello<br />

integrativo DISTANZA (mod. II 1/a)<br />

collocato sotto la figura, ma è obbligatorio<br />

impiegare lo specifico<br />

segnale PREAVVISO DI DARE PRECE-<br />

DENZA (Fig. II. 38).<br />

Il pannello integrativo DISTANZA<br />

(mod. II 1 a) fa riferimento al<br />

segnale sotto il quale è posizionato;<br />

il segnale di ROTATORIA (Fig. II 84)<br />

non prevede pannelli integrativi. In<br />

questa situazione il messaggio<br />

che l’utente percepisce è che deve<br />

dare la precedenza e a 50 m dal<br />

punto si immette in una<br />

circolazione rotatoria. La soluzione<br />

proposta è valida per strade extraurbane<br />

o per quelle urbane<br />

qualora le condizioni di traffico ne<br />

consiglino l’impiego per motivi di<br />

sicurezza Art. 96 comma 6.<br />

n ambito urbano vanno impiegati<br />

gli specifici segnali di direzione art.<br />

128/1; nel segnale, oltre al<br />

nome delle località, se questa è<br />

extraurbana, deve essere indicata di<br />

seguito la distanza in chilometri<br />

espressa in cifre senza il simbolo<br />

km; può essere riportato, inoltre, il<br />

simbolo di identificazione della<br />

strada art.128/5; tutti i segnali<br />

posti nello stesso gruppo devono<br />

avere le stesse dimensioni, indipendentemente<br />

dalla lunghezza dei<br />

nomi scritti in essi; tra due segnali<br />

o gruppi di segnali, indicanti direzioni<br />

diverse, posti sugli stessi<br />

sostegni, è necessario un distacco verticale di 5 cm (art.<br />

128/5a,b); ogni gruppo non deve contenere più di sei<br />

segnali.<br />

Qualora fosse necessario installare un numero di segnali<br />

maggiore, gli stessi devono essere frazionati<br />

in più gruppi (art. 128/5g). ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Polizia Locale e Interventi Integrati<br />

per la Sicurezza<br />

Bruno Donno<br />

Tel.: +39 02 67655019


SPECIALE DGR 924/2010<br />

Nuovi criteri di finanziamento<br />

delle opere di pronto intervento<br />

Con la delibera di Giunta regionale numero<br />

924, approvata il primo dicembre 2010,<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> fissa nuovi criteri e<br />

modalità per il finanziamento regionale<br />

delle opere di pronto intervento realizzate<br />

dagli enti locali. Molte le novità, che<br />

riguardano i beneficiari dei contributi, la<br />

tipologia degli interventi ammissibili al<br />

finanziamento, i requisiti per ricevere i<br />

finanziamenti, le modalità di segnalazione<br />

e di accertamento delle emergenze finanziabili,<br />

le fasi dell’istruttoria regionale e i<br />

contributi.<br />

Tipologia degli interventi<br />

Gli interventi finanziabili sono quelli realizzati<br />

con la modalità di “somma urgenza”: devono<br />

cioè interessare strutture e infrastrutture pubbliche<br />

che costituiscono condizioni di rischio<br />

per la pubblica incolumità, mentre i danni<br />

devono derivare esclusivamente da fenomeni<br />

T<br />

Tra le diverse novità apportate dalla<br />

delibera, la prima riguarda gli interventi<br />

finanziabili, che saranno quelli<br />

di “somma urgenza”, come definiti dall’art.<br />

147 del D.P.R. n. 554/1999. La concessione<br />

dei contributi regionali sarà subordinata sia<br />

al possesso da parte del Comune richiedente<br />

di un’adeguata pianificazione d’emergenza<br />

comunale, secondo la vigente disciplina<br />

regionale, sia alla dichiarazione del sindaco<br />

o del legale rappresentante dell’ente di aver<br />

allocato adeguate risorse finanziarie per<br />

affrontare eventuali situazioni di emergenza.<br />

L’istanza di contributo dovrà essere trasmessa<br />

entro 48 ore dalla redazione del verbale<br />

di somma urgenza alla Sede Territoriale<br />

Regionale (STER) competente per territorio<br />

(e, in ogni caso, prima dell’inizio dei lavori),<br />

unitamente alla documentazione prevista<br />

dalla delibera al punto 4.1 (sul B.U.R.L. n. 50<br />

- Serie ordinaria del 13/12/2010, il testo completo).<br />

A far data dall’entrata in vigore della nuova<br />

direttiva le opere di pronto intervento<br />

saranno finanziate per un importo pari<br />

all’80%, e il contributo regionale per ogni<br />

singola opera non potrà essere superiore a<br />

75.000 euro.<br />

Responsabili e beneficiari<br />

Premesso che l’amministrazione municipale<br />

competente per territorio ha in capo la<br />

responsabilità di adottare tutte le possibili<br />

misure per garantire l’incolumità delle persone<br />

e per contenere il danno alle cose del proprio<br />

Comune, il finanziamento regionale<br />

riguarda i Comuni (esclusi quelli con più di<br />

20.000 abitanti) e le loro forme associative.<br />

Sicurezza<br />

news<br />

23


SPECIALE DGR 924/2010<br />

naturali eccezionali.<br />

Il verbale dovrà essere redatto dal dirigente<br />

del servizio comunale, dal responsabile<br />

del procedimento o dal tecnico comunale<br />

incaricato.<br />

Principali requisiti per il contributo<br />

Sono:<br />

- la presenza di un’adeguata pianificazione<br />

d’emergenza comunale, secondo la vigente<br />

disciplina regionale;<br />

- la formale dichiarazione del<br />

sindaco, o del legale rappresentante<br />

dell’ente, circa l’allocazione<br />

in bilancio di idonee<br />

risorse per affrontare<br />

situazioni di emergenza;<br />

- il verbale di somma urgenza<br />

e l’ordine di servizio,<br />

redatti dal dirigente del servizio<br />

comunale, dal responsabile<br />

comunale del procedimento<br />

o dal tecnico comunale<br />

incaricato.<br />

24<br />

Accertamento<br />

e segnalazione<br />

Gli enti locali, al verificarsi<br />

dell’evento calamitoso, devono<br />

provvedere ad accertare<br />

tempestivamente le situazioni<br />

di pericolo pubblico,<br />

segnalandole alla <strong>Regione</strong><br />

tramite la scheda A “Rasda”.<br />

Per accedere al contributo<br />

regionale devono trasmettere,<br />

alla Sede Territoriale Re-


SPECIALE DGR 924/2010<br />

gionale competente per territorio (mediante<br />

posta certificata Pec), una motivata istanza di<br />

contributo corredata da una relazione tecnica,<br />

entro 48 ore dalla redazione del verbale di<br />

somma urgenza e prima dell’inizio dei lavori.<br />

Istruttoria regionale<br />

Entro 48 ore dal ricevimento dell’istanza di<br />

contributo, la Sede Territoriale Regionale competente<br />

esegue un sopralluogo, verificando la<br />

situazione di emergenza, per poi redigere un<br />

apposito verbale da inviare alla Direzione<br />

generale Protezione Civile, Polizia Locale e<br />

Sicurezza di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>.<br />

Contributo<br />

Le opere di pronto intervento sono finanziate<br />

per un importo pari all’80% (iva inclusa), e il<br />

contributo regionale per ogni singola opera<br />

non può essere superiore a 75.000 euro. Le<br />

spese tecniche (come la progettazione e la<br />

direzione lavori) sono a totale carico dell’ente<br />

locale.<br />

Le principali emergenze in <strong>Lombardia</strong><br />

Gli eventi calamitosi che negli ultimi anni<br />

hanno messo a rischio le strutture e le infrastrutture<br />

pubbliche lombarde, con conseguenti<br />

ripercussioni sulla pubblica incolumità, sono<br />

state principalmente alluvioni, frane, piene e<br />

valanghe, come si può vedere dalle fotografie<br />

pubblicate in queste pagine, scattate durante<br />

le emergenze. In questi casi, che rientrano<br />

nella tipologia del pronto intervento, <strong>Regione</strong><br />

<strong>Lombardia</strong> finanzia e attiva, anche tramite le<br />

proprie sedi territoriali, per il reticolo di propria<br />

competenza, le procedure di somma<br />

urgenza, che sono inderogabili in quanto pregiudicano<br />

la pubblica incolumità, oppure<br />

quelle d’urgenza, indispensabili anche se non<br />

pregiudicano la pubblica incolumità.<br />

Le Province e i Comuni con più di 20.000 abitanti<br />

sono esclusi dai contributi perché, di<br />

norma, provvedono con propri fondi alla realizzazione<br />

delle opere di somma urgenza.<br />

Gli interventi attivati nel 2010<br />

Nell’ultimo anno <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ha attivato<br />

264 procedure di pronto intervento, per<br />

un contributo complessivo pari a quasi 13<br />

milioni di euro. Nella maggior parte dei casi si<br />

è trattato di: interventi di pronto soccorso;<br />

riparazione e ricostruzione delle strutture e<br />

infrastrutture danneggiate; demolizione e<br />

sgombero di materiale roccioso in caso di<br />

frane, con conseguente realizzazione di barriere<br />

paramassi, stabilizzazione degli ammassi<br />

rocciosi e complessiva messa in sicurezza dei<br />

versanti nonché la sistemazione di strade per<br />

la ripresa della viabilità; la ricostruzione di<br />

Sicurezza<br />

news<br />

25


SPECIALE DGR 924/2010<br />

difese spondali o di argini, il ripristino del regolare<br />

deflusso delle acque; il consolidamento<br />

di acquedotti e la messa in sicurezza di abitazioni<br />

e infrastrutture pubbliche.<br />

Dei 13 milioni di euro stanziati dalla<br />

<strong>Regione</strong>, quasi 7 milioni 700mila euro hanno<br />

finanziato 180 interventi di somma urgenza<br />

attivati dai Comuni; 4 milioni 200mila sono<br />

andati a 71 interventi di somma urgenza<br />

attivati dalle Sedi Territoriali Regionali;<br />

670mila a 10 interventi di urgenza attivati<br />

dai Comuni e 321mila a 3 interventi di<br />

urgenza attivati dalle STER.<br />

La distribuzione territoriale<br />

Le province più colpite dagli eventi calamitosi<br />

nel corso del 2010 sono state Brescia, a<br />

cui sono stati liquidati oltre 4 milioni di<br />

euro; Bergamo, a cui <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ha<br />

riconosciuto 2 milioni 400mila euro di contributi;<br />

Sondrio, che ha ricevuto quasi 2<br />

milioni 300mila euro d’aiuti e Pavia, con<br />

oltre 2 milioni di euro di finanziamenti.<br />

Seguono Varese, con oltre 661mila euro di<br />

contributi; Lecco, con 450mila e Como, con<br />

348mila euro.<br />

26<br />

Il confronto con gli ultimi cinque anni<br />

Il 2010 conferma dunque sostanzialmente il<br />

trend degli ultimi cinque anni: sono stati<br />

infatti poco più numerosi gli interventi di<br />

urgenza e di somma urgenza finanziati nel<br />

2005, pari a 204, per una spesa totale di<br />

quasi 11 milioni di euro. Il numero è salito<br />

solo nel 2008, fino a toccare quota 237 (con<br />

quasi 13 milioni di euro di contributi), per<br />

ridiscendere a 217 nel 2009 (circa 11 milioni<br />

di euro). Le annate più “fortunate” sono<br />

state invece il 2006 e il 2007, segnate rispettivamente<br />

da 139 e 110 interventi, e da una<br />

spesa di 7 milioni 700mila euro nel 2006 e 7<br />

milioni 300mila nel 2007.<br />

In tutto, sono stati 1171 gli interventi di urgenza<br />

e somma urgenza attivati tra il 2005 e il<br />

2010 in <strong>Lombardia</strong>, per un contributo totale<br />

messo in campo dalla <strong>Regione</strong> di circa 62 milioni<br />

400mila euro. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Sistema Integrato di Prevenzione<br />

Nicodemo Arrizza<br />

Tel.: +39 02 67652460


Prevenire i rischi urbani<br />

è l’obiettivo dei Protocolli<br />

sottoscritti dalla <strong>Regione</strong><br />

Le intese, firmate il 5 novembre, saranno valide<br />

per un anno e sono state stipulate con i Comuni di<br />

Rozzano, Rho e Arese e con la Provincia di Milano.<br />

Per arginare i fenomeni di disagio e garantire<br />

la sicurezza dei cittadini sarà incrementato il lavoro<br />

delle Polizie locali attraverso maggiori controlli,<br />

eseguiti anche nelle fasce serali e notturne<br />

e nei giorni festivi<br />

di Francesco Lamberini<br />

G<br />

Gli uomini in divisa continuano a rappresentare<br />

il punto di riferimento per tutti quei cittadini<br />

che nella scala dei loro valori mettono al primo<br />

posto la sicurezza. Partendo da questa premessa,<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ha sottoscritto, lo scorso 5 novembre,<br />

quattro Protocolli d’intesa, tre con altrettanti<br />

Comuni e uno con la Provincia di Milano, che riguardano<br />

il settore della Prevenzione dei rischi urbani. Gli accordi,<br />

della durata di un anno, sono stati stipulati con le<br />

Amministrazioni comunali di Rozzano (Merci pericolose),<br />

di Rho (Truffe agli anziani), di Arese (Quartieri di edilizia<br />

residenziale pubblica) e con la Provincia di Milano<br />

(Interventi in materia di sicurezza urbana). Questi, nel<br />

dettaglio, i contenuti delle intese raggiunte, che sono<br />

state tutte sottoscritte dall’assessore alla Protezione<br />

Civile, Polizia Locale e Sicurezza Romano La Russa per<br />

quanto riguarda la <strong>Regione</strong> e dai rappresentanti di ciascun<br />

territorio interessato.<br />

Rozzano (Merci pericolose)<br />

Con questo protocollo, sottoscritto dall’assessore<br />

Romano La Russa e dal comandante della Polizia locale<br />

Vincenzo La Vecchia, delegato dal sindaco di Rozzano<br />

Massimo D’Avolio, <strong>Regione</strong> e Comune si sono impegnati<br />

a collaborare per la realizzazione di interventi di prevenzione<br />

dei rischi urbani, mirati al controllo dei veicoli che<br />

trasportano merci pericolose in transito sul territorio<br />

comunale. In particolare tali interventi saranno finalizzati<br />

a prevenire eventuali problemi riguardanti la circolazione,<br />

le persone e l’ambiente, attraverso il controllo<br />

sul territorio dei mezzi che movimentano merci pericolose.<br />

In pratica saranno previste e favorite tutte quelle<br />

attività di polizia locale orientate a migliorare le condizioni<br />

di sicurezza della circolazione veicolare mediante<br />

l’organizzazione di controlli su quegli automezzi che trasportano<br />

liquidi altamente infiammabili e pericolosi e<br />

che quindi possono provocare spargimenti sull’asfalto<br />

con conseguente pericolo di incendio, contaminazione<br />

ed inquinamento. Di conseguenza il protocollo prevede<br />

l’organizzazione di servizi di vigilanza che possano<br />

garantire una copertura capillare delle principali arterie<br />

viarie, con particolare riferimento ai punti ad alta visibilità<br />

che le caratterizzano, in modo da consentire agli<br />

operatori impiegati di dare risposte efficaci al tema del<br />

‘rischio industriale diffuso’, percepito in certe situazioni<br />

anche dai cittadini residenti.<br />

Nei casi in cui si rivelasse necessario il Comune, con la<br />

stipula di questo protocollo, provvederà ad estendere i<br />

servizi di controllo della Polizia locale nelle fasce serali<br />

e notturne e la <strong>Regione</strong> a garantire ogni utile supporto<br />

giuridico, formativo e tecnico-amministrativo per il raggiungimento<br />

dei migliori risultati.<br />

Rho (Truffe agli anziani)<br />

Con il protocollo firmato dall’assessore Romano La Russa<br />

e dal sindaco Roberto Zucchetti, <strong>Regione</strong> e Comune di<br />

Rho hanno deciso di attuare interventi finalizzati a<br />

garantire la sicurezza dei cittadini anziani, individuati<br />

come categoria di persone a rischio e ad adottare efficaci<br />

misure di prevenzione per contrastare il crescente<br />

fenomeno delle truffe e dei raggiri perpetrati ai loro<br />

danni. Gli obiettivi saranno perseguiti attraverso un’adeguata<br />

informazione, rivolta agli appartenenti alla terza<br />

Sicurezza<br />

news<br />

27


28<br />

età, che si proporrà di rendere note le modalità con cui<br />

i reati vengono attuati e quali cautele, a livello comportamentale,<br />

è utile adottare per prevenirli.<br />

Dati recenti - viene evidenziato nel protocollo - registrano<br />

nel territorio lombardo un elevato numero complessivo<br />

di delitti contro il patrimonio e dal 2000, così come<br />

in tutti gli anni successivi, la provincia di Milano risulta<br />

essere quella con il tasso più elevato riguardo a questa<br />

tipologia di reato (oltre 5.000 per 100.000 abitanti). I<br />

dati, inoltre, sottolineano che la provincia di Milano si<br />

colloca nella soglia più elevata tra quelle lombarde per<br />

quanto riguarda il reato di truffa (1.029 casi ogni<br />

100.000 abitanti) e che i raggiri e le truffe colpiscono<br />

soprattutto i cittadini più anziani.<br />

Considerato questo scenario, nel 2009 la <strong>Regione</strong> ha promosso<br />

la realizzazione di un progetto informativo rivolto<br />

agli anziani, caratterizzato dal diretto coinvolgimento<br />

degli stessi nei Comuni di Buccinasco, San Donato<br />

Milanese e Melegnano. L’attuale intento è quello di ripetere<br />

questo modello in altre zone della <strong>Lombardia</strong> dove<br />

si è registrato allarme sociale, come nel caso di Rho.<br />

Ciò premesso, attraverso la firma del protocollo il<br />

Comune di Rho, si è impegnato a presentare a <strong>Regione</strong><br />

<strong>Lombardia</strong> un progetto che abbia questo tipo di caratteristiche<br />

e che preveda il coinvolgimento degli operatori<br />

della Polizia locale del proprio territorio. Tale progetto<br />

dovrà contenere una serie di riferimenti come, ad esempio,<br />

le date e i luoghi degli incontri informativi con i cittadini<br />

anziani, l’età del target coinvolto, il numero degli<br />

agenti che si prevede di coinvolgere e il costo dell’operazione.<br />

Arese (Quartieri ERP)<br />

Il protocollo sottoscritto dall’assessore Romano La Russa<br />

e dal sindaco di Arese Gianluigi Fornaro, impegna<br />

<strong>Regione</strong> e Comune a collaborare per la realizzazione di<br />

interventi di prevenzione urbana orientati a contenere i<br />

fenomeni di disagio e di degrado che trovano origine<br />

all’interno dei complessi di edilizia residenziale pubblica<br />

(ERP) e si estendono a più vaste zone della città. Più in<br />

particolare tali interventi mireranno all’incremento dei<br />

servizi, anche serali, notturni e festivi, di Polizia locale,<br />

e agli aspetti legati alla prevenzione, nella aree urbane<br />

considerate più a rischio.<br />

In pratica il protocollo intende prevedere e favorire<br />

tutte quelle attività di Polizia locale ritenute idonee<br />

a prevenire e a contrastare talune condotte scorrette<br />

attuate dai cittadini, come il disturbo della quiete<br />

pubblica a scapito della pacifica convivenza, l’abbandono<br />

di rifiuti in alcune aree verdi che ne causano il<br />

degrado, gli atti di vandalismo a danno degli arredi<br />

urbani, l’abusivismo commerciale e ulteriori comportamenti<br />

incivili. Tutti aspetti negativi che il protocollo<br />

firmato intende arginare attraverso una serie di iniziative,<br />

come ad esempio le attività a supporto della<br />

mediazione sociale nei conflitti, l’educazione stradale<br />

in aggiunta ai controlli, le verifiche notturne nelle<br />

zone centrali e nei pubblici esercizi, i presidi quotidiani<br />

nei parchi pubblici, le azioni di contrasto degli<br />

illeciti ambientali ed edilizi e delle costruzioni abusive,<br />

i controlli e lotta al commercio abusivo. I progetti<br />

saranno attuati raccordandoli ai programmi di<br />

riqualificazione e nuova costruzione di immobili ERP<br />

sul territorio comunale sostenuti dall’Assessorato alla<br />

Casa della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>.<br />

Provincia di Milano (Interventi in materia<br />

di sicurezza urbana)<br />

Con il protocollo di recente stipula, firmato da Romano<br />

La Russa e da Stefano Bolognini, assessore alla<br />

Sicurezza, Polizia provinciale, Protezione civile,<br />

Prevenzione, Turismo, la <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> e la<br />

Provincia di Milano si sono impegnate a collaborare per<br />

la realizzazione di interventi riguardanti la sicurezza<br />

urbana, con l’obiettivo di contenere i fenomeni di disagio<br />

nel territorio provinciale, anche attraverso il sinergico<br />

impiego degli operatori delle altre Polizie locali presenti<br />

nell’area interessata. Più in particolare gli interventi<br />

saranno mirati alla prevenzione e mitigazione dei<br />

rischi, riguardanti la sicurezza stradale e ambientale,<br />

nell’area metropolitana di riferimento. Tra le finalità che<br />

si intendono perseguire verrà posta particolare attenzione<br />

alle infrazioni ritenute pericolose per l’incolumità<br />

pubblica quali, a mero titolo esemplificativo, il rispetto<br />

dei limiti di velocità, la guida in stato di ubriachezza o<br />

sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, il mancato uso<br />

delle cinture di sicurezza, lo svolgimento delle gare<br />

automobilistiche non autorizzate ecc.<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> interverrà con un finanziamento<br />

finalizzato all’acquisto di dotazioni tecnico strumentali e<br />

ogni altra strumentazione ritenuta necessaria e idonea<br />

per la realizzazione dei progetti. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Polizia Locale e Interventi Integrati<br />

per la Sicurezza<br />

Antonella Rosati<br />

Tel.: +39 02 67654102


L’Europa per la<br />

sicurezza stradale<br />

Il Parlamento e il Consiglio europeo<br />

il 19 novembre 2008 hanno emesso la direttiva<br />

2008/96/CE sulla gestione della sicurezza<br />

delle infrastrutture stradali (road infrastructure<br />

safety management),<br />

che prevede una serie di controlli di sicurezza<br />

sulla rete stradale transeuropea TEN T, così<br />

come la formazione e la certificazione di veri<br />

e propri ispettori della sicurezza stradale<br />

di Alessandro Bordonaro<br />

E<br />

Essa prevede infatti analisi e controlli sui<br />

rischi sia in fase di progettazione che sulle<br />

strada già aperte al traffico anche attraverso<br />

un costante monitoraggio per individuare i tratti più<br />

a rischio, dove poi è obbligatorio intervenire per<br />

migliorare le condizioni di sicurezza dell'infrastruttura;<br />

gli interventi di miglioramento verranno decisi in<br />

base a un'analisi costi-benefici che dovrà comprendere<br />

pure il costo sociale degli incidenti, finora sostanzialmente<br />

ignorato. Si dovrà anche tener conto, fra le<br />

altre cose, della necessità di proteggere di più gli<br />

utenti vulnerabili (pedoni, ciclisti e motociclisti).<br />

Gli Stati membri sono invitati a recepire le disposizioni<br />

della direttiva entro il 2010, e di applicarla, almeno<br />

come codice di buone prassi, anche per le infrastrutture<br />

stradali non comprese nella rete stradale<br />

transeuropea (Trans-European road network, di cui<br />

alla decisione n. 1692/96/CE del Parlamento europeo<br />

e del Consiglio, del 23 luglio 1996, la cosiddetta rete<br />

TEN - T).<br />

La direttiva poi non si deve invece applicare nei tunnel<br />

stradali, poiché esse sono già oggetto della direttiva<br />

2004/54/CE del 29 aprile 2004 relativa ai requisiti<br />

minimi di sicurezza per le gallerie della rete stradale<br />

transeuropea, recepita in Italia con il D.lgs. 5<br />

ottobre 2006, n. 264 (pubblicato sulla G.U. n. 235 del<br />

9 ottobre 2006 - Supplemento Ordinario n.195).<br />

La direttiva 2008/96/CE mostra l’attenzione della UE<br />

nei confronti della sicurezza stradale, confermata fra<br />

l’altro dagli orientamenti UE 2011-20 per la sicurezza<br />

stradale contenuti nella Comunicazione della<br />

Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio del<br />

20 luglio 2010 “Verso uno spazio europeo di sicurezza<br />

stradale: gli orientamenti strategici in materia di sicurezza<br />

stradale 2011-2020”.<br />

Nonostante il successo dei precedenti programmi<br />

dell'UE infatti, le strade europee non sono ancora<br />

completamente sicure: solo nel 2009, gli incidenti<br />

stradali hanno causato in Europa 35.000 morti e oltre<br />

1,7 milioni di feriti. L'obiettivo dei nuovi orientamenti<br />

è dunque quello dimezzare il numero dei decessi<br />

entro il 2020: la Commissione europea insiste sulla<br />

necessità di attingere alle migliori pratiche tra gli<br />

Sicurezza<br />

news<br />

29


30<br />

Stati membri e sul concetto di "responsabilità condivisa",<br />

puntando a rafforzare la sicurezza a livello di<br />

utenti, vetture e infrastrutture attraverso una combinazione<br />

di misure: cooperazione, condivisione delle<br />

migliori pratiche, ricerca e studi, campagne di sensibilizzazione<br />

e, ove opportuno, misure normative.<br />

Entrando nel dettaglio della Direttiva comunitaria, essa<br />

richiede l’istituzione e l’attuazione di procedure “ad hoc”<br />

introducendo i seguenti concetti innovativi:<br />

● «valutazione d’impatto sulla sicurezza stradale»:<br />

un’analisi comparativa strategica dell’impatto di una<br />

nuova strada o di una modifica sostanziale della rete esistente<br />

sul livello di sicurezza della rete stradale; essa<br />

dovrà essere effettuata durante la fase di pianificazione<br />

iniziale, anteriormente all’approvazione del progetto di<br />

infrastruttura;<br />

● «controllo della sicurezza stradale»: controllo di<br />

sicurezza accurato indipendente, sistematico e tecnico<br />

delle caratteristiche di un progetto di costruzione di<br />

un’infrastruttura stradale, nelle diverse fasi dalla pianificazione<br />

fino al funzionamento iniziale;<br />

● «classificazione di tratti ad elevata concentrazione<br />

di incidenti»: un metodo per individuare, analizzare e<br />

classificare i tratti della rete stradale aperti al traffico da<br />

oltre tre anni e in cui è stato registrato un numero considerevole<br />

di incidenti mortali in proporzione al flusso di<br />

traffico;<br />

● «classificazione della sicurezza della rete»: un<br />

metodo per individuare, analizzare e classificare le sezioni<br />

della rete stradale esistente in funzione del loro<br />

potenziale di miglioramento della sicurezza e di risparmio<br />

dei costi connessi agli incidenti;<br />

● «ispezione di sicurezza»: la verifica periodica - sulle<br />

strade già aperte al traffico - delle caratteristiche geometriche<br />

e funzionali delle infrastrutture e della segnaletica,<br />

rilevando gli eventuali difetti e ponendo in essere<br />

un intervento di manutenzione straordinaria per incrementare<br />

la sicurezza degli utenti.<br />

Gli argomenti più interessanti sono i Controlli della<br />

sicurezza stradale per i nuovi progetti di infrastruttura<br />

(Road Safety Audits - RSA) e le ispezioni<br />

di sicurezza sulla rete esistente (Road Safety<br />

Inspections - RSI), i cui dettagli sono definiti nei<br />

primi 2 allegati alla direttiva.<br />

In merito a nuove tratte stradali, gli Stati membri<br />

dovranno infatti garantire che sia designato un controllore<br />

per effettuare il controllo delle caratteristiche di<br />

ideazione di un progetto di infrastruttura. Per il futuro,<br />

è previsto un albo specifico di controllori, che dovranno<br />

essere ingegneri opportunamente formati con corsi ad<br />

hoc (i dettagli saranno definiti entro un anno) e indipendenti.<br />

Il controllore dovrà definire in una relazione di<br />

controllo per ciascuna fase del progetto dell’infrastruttura,<br />

evidenziando gli aspetti della progettazione che pos-


sono rivelarsi critici per la sicurezza.<br />

Per quanto riguarda la sicurezza della rete esistente<br />

invece gli Stati membri dovranno adottare le misure<br />

necessarie affinché le strade aperte al traffico siano soggette<br />

a ispezioni di sicurezza al fine di individuare le<br />

caratteristiche connesse alla sicurezza stradale per prevenire<br />

gli incidenti. Le ispezioni di sicurezza della rete<br />

stradale dovranno essere periodiche ed avere anche la<br />

finalità di accertare i possibili effetti dei lavori in corso<br />

sulla sicurezza del flusso di traffico (per es. verificare che<br />

ci sia un’adeguata segnaletica di cantiere, spesso trascurata).<br />

Sono poi previsti dalla Direttiva UE:<br />

● la classificazione dei tratti ad elevata concentrazione<br />

di incidenti e la classificazione della sicurezza<br />

della rete aperta al traffico, fondate su un esame del<br />

funzionamento della rete stradale con cadenza almeno<br />

triennale (criteri contenuti nell’allegato III alla direttiva);<br />

● l’obbligo per l’organo competente di redigere una relazione<br />

d’incidente per ciascun incidente mortale verificatosi<br />

e di calcolare il costo sociale medio di un incidente<br />

mortale ed il costo sociale medio di un incidente<br />

grave. L’allegato IV alla direttiva definisce le informazioni<br />

che devono figurare nelle relazioni di incidenti, che<br />

portano alla definizione di un “dossier” dei fattori di<br />

rischio;<br />

● lo Scambio delle migliori prassi tra gli Stati membri<br />

che riguarda, fra l’altro, la condivisione di progetti<br />

esistenti in materia di sicurezza dell’infrastruttura e<br />

delle tecnologie comprovate relative alla sicurezza<br />

stradale, tenendo conto del continuo miglioramento<br />

delle stesse.<br />

Premesso che, coma già anticipato, l’applicazione<br />

della direttiva è riferita alla sola rete TEN (in Italia<br />

in pratica la sola rete autostradale) il Governo italiano,<br />

all’atto di recepirla, ha considerato l’ipotesi di<br />

estendere la nuova normativa a tutta la rete stradale<br />

italiana.<br />

Oggi come oggi un’applicazione integrale della direttiva<br />

2008/96/CE a tutta la rete stradale provinciale<br />

e comunale non risulta tuttavia percorribile nei fatti<br />

per una serie di criticità che ne conseguirebbero per<br />

gli Enti locali nella gestione della rete di propria<br />

competenza e nella progettazione di nuovi interventi.<br />

Le attività in carico agli enti gestori della rete<br />

viaria, rischierebbero in quel caso di appesantire<br />

effettivamente alcuni ambiti nella gestione della<br />

rete viaria di competenza con un’assunzione di costi<br />

molto elevati già a breve termine che ricadrebbero<br />

sulla collettività.<br />

Tuttavia il Ministero delle Infrastrutture e dei<br />

Trasporti non è si è fermato al minimo indispensabile,<br />

ovvero ai tratti italiani dei grandi itinerari compresi<br />

nella rete trans europea, ma - di concerto con le<br />

Regioni nell’ambito della Conferenza Stato - Regioni -<br />

intende stabilire che le indicazioni della UE siano ritenute<br />

“norme di principio” e, nel tempo, gradatamente<br />

estesi a tutta la rete stradale.<br />

Il Governo italiano sta predisponendo lo schema di<br />

Decreto legislativo per il recepimento della Direttiva<br />

UE 2008/96/CEE, attualmente in discussione in sede<br />

di conferenza Stato - Regioni: infatti il Ministero<br />

delle Infrastrutture e dei Trasporti sta consultando le<br />

Regioni, l’ANCI e l’UPI prima della definitiva emana-<br />

Sicurezza<br />

news<br />

31


32<br />

zione in Consiglio dei ministri per fissare alcuni dettagli<br />

applicativi il Ministero avrà tempo fino a fine<br />

2011.<br />

Per vedere applicata la Direttiva europea anche sulle<br />

strade non comprese negli itinerari internazionali (rete<br />

TEN - T), poi, occorrerà attendere probabilmente<br />

circa 10 anni (fino al 2020) sia per la rete “di interesse<br />

nazionale” (così come individuata dal D.lgs<br />

461/1999) che per la rete stradale regionale e locale:<br />

infatti Regioni e province autonome dovrebbero<br />

essere tenute – secondo la prima bozza del decreto<br />

- ad adeguare le proprie norme di competenza entro<br />

il 2020, poichè il decreto di recepimento considera<br />

la direttiva come una norma di principio per tutta la<br />

rete. A tale proposito è necessario ricordare che il<br />

più alto numero di incidenti avviene in ambito urbano,<br />

con un indice di gravità pari a 1,2, e che quelli<br />

più gravi si verificano nelle strade extraurbane, che<br />

hanno un indice di gravità pari a 5,1.<br />

Infine la bozza di decreto prevede al momento che il<br />

Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti istituisca<br />

un tavolo di confronto permanente con le regioni<br />

e gli enti locali e che le Regioni siano fortemente<br />

coinvolte in merito alla formazione di controllori.<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, anche per anticipare i tempi in<br />

relazione a quanto sopra, ha aderito ad una iniziativa<br />

pilota finalizzata a creare le possibili premesse<br />

per utilizzare la direttiva 2008/96/CE sulla sicurezza<br />

delle infrastrutture stradali come un modello per la<br />

sicurezza sulle strade regionali e provinciali e che<br />

contribuisce anche a formare uno schema di<br />

Curriculum comune per la formazione di ispettori<br />

della sicurezza stradale.<br />

L'iniziativa pilota si propone di applicare parte della<br />

Direttiva in alcuni tratti stradali delle regioni<br />

Europee, al fine di condividere le buone pratiche e<br />

definire di comune accordo i criteri di formazione e<br />

gli strumenti per la qualificazione e la certificazione<br />

del personale preposto alla sicurezza stradale; tale<br />

qualifica verrà reciprocamente riconosciuta, in via<br />

sperimentale, da tutte le Regioni europee che partecipano<br />

all'iniziativa.<br />

Nella prima fase è stato presentato alla Commissione<br />

Europea (DG TREN) il 15 Settembre 2009 il progetto<br />

Pilot4Safety (http://pilot4safety.fehrl.org): 5<br />

regioni europee di Italia, Grecia, Spagna,<br />

Danimarca e Repubblica Ceca definiranno<br />

un Curriculum comune per gli Ispettori<br />

della sicurezza stradale e invieranno dei<br />

propri tecnici a seguire il relativo corso<br />

di formazione a Bruxelles presso la sede<br />

del FEHRL (Federazione europea dei laboratori<br />

di ricerca stradale), che coordina<br />

l'iniziativa e che erogherà i corsi.<br />

Il progetto prevede di realizzare un’applicazione<br />

pilota dei contenuti della direttiva<br />

UE su una strada selezionata da ciascuna<br />

<strong>Regione</strong> come una priorità in termini<br />

di sicurezza: la scelta di tale strada<br />

ricadrà fra le “secondary roads“ e precisamente<br />

quelle con caratteristiche corrispondenti a<br />

“two lanes paved roads outside the urban areas”,<br />

ovvero strade fuori dai centri abitati a carreggiata<br />

unica e a doppio senso di marcia (quelle che il D.M.<br />

5/11/2001 definisce di categoria C “extraurbane<br />

secondarie”).<br />

Sarà previsto inoltre un team internazionale proveniente<br />

da regioni diverse. Con l’occasione si istituisce<br />

un corso di base internazionale e di una "rete<br />

tematica" che preveda contatti e incontri internazionali.<br />

In ciascuna delle 5 regioni verranno quindi effettuate<br />

Road Safety Audits e Road Safety Inspections utilizzando<br />

gli esperti locali precedentemente formati,<br />

più un tecnico di una delle altre regioni partecipanti,<br />

al fine di costruire (e verificarne l’efficacia) di un<br />

curriculum comune adeguato per l’ispettore incaricato<br />

dei controlli dell’infrastruttura stradale. Il rapporto<br />

finale conterrà sia la valutazione delle attività<br />

svolte che un modello di certificazione internazionale<br />

elaborato nel corso del progetto, per arrivare a<br />

uno standard comune e una figura professionale certificata<br />

a livello europeo.<br />

In una seconda fase dell'iniziativa, che verrà estesa<br />

ad ulteriori regioni italiane, il Curriculum comune<br />

verrà adeguato alle specifiche esigenze locali in<br />

materia tale da poter essere comunque compatibile<br />

con la certificazione internazionale.<br />

Poichè le strade extraurbane secondarie presentano<br />

un elevato tasso di mortalità, si ritiene che l’iniziativa<br />

pilota costituisca un primo importante passo<br />

verso una mobilità più sicura, in accordo con gli<br />

obiettivi dell’Unione Europea.<br />

Sul sito http://pilot4safety.fehrl.org/ sono già disponibili<br />

i primi output: un “Manuale di sicurezza per la<br />

prevenzione strade regionali e locali” e un “Accordo<br />

internazionale per uno scambio reciproco di controllori<br />

della sicurezza” (tali documenti saranno aggiornati<br />

nel corso dello svolgimento del progetto). ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Polizia Locale e Interventi Integrati<br />

per la Sicurezza<br />

Alessandro Bordonaro<br />

Tel.: +39 02 67654621


La Carta europea della sicurezza stradale<br />

Nell’ambito delle iniziative dell’Unione europea per contrastare l’incidentalità<br />

stradale <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> ha aderito alla European Road<br />

Safety Charter (Carta Europea per la Sicurezza Stradale), promossa dalla<br />

Commissione Europea.<br />

La Carta europea della sicurezza stradale è una piattaforma partecipativa<br />

costituita da aziende, associazioni, istituti di ricerca ed enti pubblici<br />

e che conta oltre 1950 firmatari: questi attori intraprendono azioni<br />

concrete e condividono le buone pratiche per risolvere i problemi relativi alla sicurezza stradale e a consapevolizzare<br />

costantemente la società circa la necessità di ridurre il numero di vittime degli incidenti stradali.<br />

Con questa iniziativa la Commissione europea, oltre ad invitare a intraprendere azioni concrete e a promuovere<br />

un concetto di responsabilità condivisa alla società civile, vuole dare la possibilità a tutti gli attori (istituzioni,<br />

associazioni e imprese) di condividere idee e progetti nell'ambito europeo in modo tale che possano<br />

imparare gli uni dagli altri ed escogitare nuove idee per migliorare la sicurezza stradale in Europa, secondo le<br />

proprie possibilità e i contesti in cui operano.<br />

La Carta europea della sicurezza stradale offre quindi il riconoscimento europeo a tutti gli enti che assumono<br />

degli impegni e che desiderano rendere le proprie azioni di sicurezza stradale più visibili a livello europeo, con<br />

l’obiettivo di scambiare le best practices con i”colleghi” degli stati membri.<br />

Con la firma di tale impegno, i partecipanti possono influenzare positivamente una o più delle seguenti questioni<br />

vitali della sicurezza stradale che formano una spina dorsale di un approccio integrato alla sicurezza stradale:<br />

• sicurezza dei veicoli (Innovazione, dispositivi di sicurezza, veicolo regolamento politiche);<br />

• sicurezza delle infrastrutture (valutazione d'impatto della sicurezza stradale e miglioramento delle caratteristiche<br />

geometrico-funzionali e della segnaletica);<br />

• il comportamento degli utenti: una maggiore consapevolezza e della percezione del rischio, un miglioramento<br />

delle capacità e dell’attenzione.<br />

The European Road Safety Charter è pertanto un appello della comunità europea rivolto a tutti i gruppi sociali<br />

e costituisce il forum e la piattaforma dove i firmatari possono scambiare esperienze e nuove idee nel loro<br />

impegno di raggiungere una maggiore sicurezza sulle strade d’Europa, al di là delle frontiere dei singoli Stati.<br />

È l'espressione della responsabilità che spetta a tutti i partecipanti nel raggiungimento dell'obiettivo comune<br />

di ridurre della metà, da qui al 2020, il numero di vittime mortali degli incidenti stradali, in coerenza con gli<br />

orientamenti UE 2011-20 contenuti nella Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al<br />

Consiglio del 20 luglio 2010 “Verso uno spazio europeo di sicurezza stradale: gli orientamenti strategici in<br />

materia di sicurezza stradale 2011-2020”.<br />

Firmando la Carta europea della sicurezza stradale, <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> intende contribuire a diffondere e a<br />

mettere in comune le buone pratiche sulla sicurezza stradale in Europa, e nello stesso tempo a dare un ampio<br />

respiro e una visibilità anche a livello europeo alle azioni che intraprende.<br />

Gli impegni e le esperienze messe in atto da <strong>Regione</strong> sono resi accessibili al pubblico tramite il sito web della<br />

Carta ( www.erscharter.eu. ) che sarà aggiornato periodicamente con novità ed eventi da promuovere, collocandosi<br />

quindi all’interno di una “rete” a livello europeo, sotto l’egida della Commissione UE, con l’obiettivo<br />

di promuovere le “best practices” per la sicurezza stradale.<br />

I firmatari della Carta ricevono inoltre regolarmente una<br />

newsletter e possono partecipare alla premiazione<br />

“European Road Safety Charter Award”. I premi saranno<br />

presentati ogni anno in una speciale cerimonia a Bruxelles.<br />

Attraverso questa premiazione, la Commissione Europea<br />

vuole riconoscere le numerose azioni intraprese per migliorare<br />

la sicurezza stradale e salvare vite umane sulle strade<br />

d’Europa.<br />

Siti internet di riferimento:<br />

www.paueducation.com<br />

www.erscharter.eu.<br />

http://ec.europa.eu/transport/road_safety/index_it.htm<br />

http://ec.europa.eu/index_it.htm<br />

Sicurezza<br />

news<br />

33


Accademia di Polizia Locale:<br />

consegnati gli attestati<br />

di idoneità ai primi ufficiali<br />

Settantuno gli allievi che hanno frequentato e concluso<br />

il percorso formativo. La cerimonia si è tenuta lo scorso<br />

22 dicembre nell’Auditorium Gaber del Palazzo Pirelli.<br />

Nel congratularsi con quanti hanno contribuito<br />

al raggiungimento di tale risultato, il Presidente<br />

Roberto Formigoni ha ringraziato in particolare<br />

i dirigenti ÉUPOLIS <strong>Lombardia</strong> e i docenti della Scuola,<br />

ritenuta a tutti gli effetti una struttura d’eccellenza.<br />

«Da oggi tutta la comunità lombarda - ha sottolineato -<br />

si attende da voi uno straordinario salto di qualità<br />

nel vostro ruolo di ufficiali»<br />

di Francesco Lamberini<br />

L<br />

La <strong>Regione</strong> ha investito negli anni considerevoli<br />

risorse nello sviluppo tecnologico delle polizie<br />

municipali e provinciali, prestando un’attenzione<br />

particolare allo sviluppo del capitale umano e favorendo<br />

quei processi di crescita professionali finalizzati a fare<br />

delle polizie locali interlocutori qualificati ed affidabili<br />

per le comunità di riferimento.<br />

A conferma di queste strategie si è tenuto, lo scorso 22<br />

dicembre all’Auditorium Gaber del Palazzo Pirelli, l’atto<br />

conclusivo del primo anno formativo dell’Accademia per<br />

Ufficiali e Sottufficiali di Polizia Locale, attraverso una<br />

cerimonia in cui sono stati consegnati i diplomi agli<br />

allievi che hanno frequentato e terminato il percorso.<br />

Hanno partecipato all’appuntamento i comandanti di<br />

polizia locale e le massime autorità regionali. Sono<br />

intervenuti, in particolare, il Presidente della <strong>Regione</strong><br />

<strong>Lombardia</strong> Roberto Formigoni, l’assessore Regionale<br />

Romano La Russa e il commissario straordinario di I.Re.F<br />

Maria Antonietta Banchero.<br />

«Con grande piacere - ha esordito Roberto Formigoni -<br />

saluto gli intervenuti a questa cerimonia di consegna<br />

degli attestati di idoneità ai primi 71 ufficiali che hanno<br />

terminato con successo il percorso di formazione<br />

dell’Accademia per Ufficiali e Sottufficiali di Polizia<br />

Locale. Mi rivolgo in particolare agli ufficiali e agli agenti<br />

di Polizia Locale presenti, in rappresentanza degli oltre<br />

9.200 operatori che appartengono ai corpi e ai servizi<br />

attivati in <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>. Al mio saluto unisco il<br />

sentito ringraziamento per lo spirito di servizio con cui<br />

34<br />

Il Presidente di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> Roberto<br />

Formigoni si congratula con Carlo Alberto Presicci<br />

comandante della Polizia Locale di Desenzano<br />

del Garda


le nostre Polizie Locali si prendono cura quotidianamente<br />

della sicurezza dei cittadini e del territorio lombardo».<br />

«Desidero innanzitutto - ha aggiunto - esprimere le mie<br />

congratulazioni agli ufficiali e ai comandanti: l’attestato<br />

che oggi vi viene consegnato è sicuramente il giusto<br />

riconoscimento del raggiungimento di un brillante risultato.<br />

Sono altresì convinto che esso non debba essere<br />

visto soltanto come la conclusione di un percorso.<br />

Questo certificato, infatti, testimonia qualcosa di più<br />

importante: da oggi tutta la comunità lombarda si<br />

attende da voi uno straordinario salto di qualità nel<br />

vostro ruolo di ufficiali, ovvero che voi possiate far fruttare<br />

al meglio quel patrimonio di conoscenze e competenze<br />

tecniche, organizzative, gestionali e comunicative<br />

che avete acquisito nei corsi di formazione svolti presso<br />

l’Accademia».<br />

Il Presidente, nel congratularsi con quanti hanno lavorato<br />

per consentire tale risultato, ha ringraziato i dirigenti<br />

ÉUPOLIS <strong>Lombardia</strong>, in particolare il commissario straordinario<br />

Maria Antonietta Banchero, e i docenti<br />

dell’Accademia. Ha poi ricordato che la stessa Accademia<br />

ha ospitato, nello scorso anno, 296 partecipanti ad iniziative<br />

di formazione continua. In particolare il Percorso<br />

di qualificazione, che costituisce il primo livello di istruzione<br />

e acquisizione di competenze di ruolo e identità,<br />

ha avuto una durata di 240 ore e sono state inserite le<br />

attività d’aula con esperienze di servizio.<br />

L’Accademia è una struttura di alta specializzazione che ha<br />

l’obiettivo di accompagnare nella formazione gli appartenenti<br />

alla Polizia locale. E’ altresì un luogo simbolico finalizzato<br />

a creare senso di appartenenza e a rafforzare l’identità<br />

professionale. Dunque l’Accademia è fatta per gli ufficiali<br />

ma soprattutto è fatta dagli ufficiali che ne sono i<br />

principali attori. Il corpo docente è formato da esponenti<br />

di rilievo del mondo accademico, esperti di sicurezza urbana,<br />

magistrati nonché ufficiali e comandanti della polizia<br />

locale della <strong>Lombardia</strong> e di altre Regioni.<br />

Inoltre l’Accademia vuole essere un luogo in cui confrontarsi<br />

su come contribuire nella costruzione di un bene<br />

comune anche insieme ad altre Regioni tramite interscambi<br />

professionali e culturali. Non è quindi casuale<br />

che, nello scorso anno, siano stati avviati dei seminari<br />

di alta formazione realizzati in collaborazione con la<br />

Scuola della regione Veneto e la Scuola interregionale di<br />

Maria Antonietta BancheroCommissario straordinario<br />

IREF, durante la consegna degli attestati agli Ufficiali<br />

della Polizia Locale<br />

Da destra Romano La Russa, Fabrizio Cristalli<br />

e Roberto Cova<br />

Il direttore generale Roberto Cova consegna<br />

gli attestati agli Ufficiali della Polizia Locale<br />

35


Polizia locale dell’Emilia Romagna, Toscana e Liguria, che<br />

hanno visto in aula ufficiali e comandanti di regioni<br />

diverse. L’Accademia è stata inoltre la prima, nel panorama<br />

nazionale di formazione per le Polizie locali, a voler<br />

allargare l’orizzonte delle discipline utili all’attività formativa.<br />

Tra le diverse iniziative intraprese, di particolare<br />

rilievo sono stati i percorsi sull’introduzione alle<br />

scienze forensi, realizzati in collaborazione con<br />

l’Università degli studi di Milano.<br />

«Pur nella consapevolezza che il nostro territorio è tra i<br />

più sicuri d’Europa - ha detto Roberto Formigoni nel<br />

corso della cerimonia di consegna degli attestati - il<br />

Governo regionale ha voluto reimpostare la propria<br />

governance del “sistema sicurezza”, promuovendo una<br />

politica integrata per la sicurezza globale del cittadino,<br />

affrontando in primis quelle criticità avvertite come più<br />

urgenti dalla popolazione. A questa grande sfida, dunque,<br />

abbiamo voluto rispondere nella consapevolezza<br />

che la sicurezza è un prisma a più facce che comporta il<br />

saper affrontare tematiche molto differenti tra di loro,<br />

che vanno ad esempio dal commercio al controllo dell’ambiente,<br />

dalla pubblica sicurezza all’ordine pubblico,<br />

dalla sicurezza stradale al disagio sociale o all’accertamento<br />

degli illeciti in materia edilizia. I nostri operatori<br />

si trovano a fronteggiare interventi 24 ore su 24 che<br />

li obbligano a una costante prontezza operativa. Si tratta<br />

di situazioni che necessitano di un ventaglio di competenze<br />

e responsabilità acquisite attraverso una solida<br />

formazione iniziale e durante la successiva carriera professionale,<br />

senza trascurare l’addestramento all’uso delle<br />

armi e alle tecniche di difesa personali».<br />

«La sfida, dunque, è molto impegnativa - ha aggiunto il<br />

Presidente della <strong>Regione</strong> - perché fondata sulla necessità<br />

di attuare un serio e capillare controllo del territorio fisico<br />

e conoscitivo. <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> considera superata la<br />

concezione che assegnava alle Polizie Locali un ruolo di<br />

mera vigilanza tecnica in materie come la sicurezza stradale<br />

e quella amministrativa. La Polizia Locale è chiamato<br />

oggi a svolgere la funzione più ampia di Polizia di prossimità.<br />

In questo percorso, dunque, occorre formare una<br />

cultura della sicurezza condivisa che sappia mettere a<br />

sistema le competenze e le eccellenze. La sicurezza urbana<br />

nasce dall’interazione di più soggetti e dalla condivisione<br />

di un progetto complessivo della qualità della vita<br />

nelle nostre città. Per questa ragione, ad esempio, abbiamo<br />

sviluppato l’associazionismo tra comandi di Polizia<br />

Locale, passando dai 184 nel 2000 agli attuali 538, su<br />

1.100 comandi e servizi di Polizia Locale».<br />

«Dal punto di vista, inoltre, della governance della sicurezza<br />

urbana - ha concluso Formigoni - <strong>Regione</strong><br />

<strong>Lombardia</strong> si è mossa attraverso i Patti Locali di sicurezza<br />

urbana, orientati a favorire, nel rispetto delle competenze,<br />

lo stretto coinvolgimento degli organi decentrati<br />

dello Stato. <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> di recente ha deciso di<br />

finanziare al 70% i Patti Locali della sicurezza urbana,<br />

investendo oltre 3 milioni di euro. Il rimanente 30%<br />

rimane quindi a carico dei Comuni. I 3.465.000 euro<br />

sono stati suddivisi nelle seguenti cinque aree: Milano e<br />

Monza (2.034.000), Bergamo (357.000 ), Brescia<br />

(473.000), Pavia (283.000) e Sondrio (318.000). Sono<br />

110 i Comuni che hanno già sottoscritto il Patto Locale.<br />

Ma la governance della sicurezza urbana prevede anche<br />

l’erogazione di finanziamenti a favore di Province,<br />

Comunità montane, Comuni singoli o associati per l’acquisto<br />

di nuove tecnologie (sale operative e sistemi di<br />

videosorveglianza), di mezzi (auto, scooter e fuoristrada)<br />

e per attuare il prolungamento degli orari di servizio<br />

delle Polizie Locali».<br />

Infine Roberto Formigoni ha sottolineato l’impegno di<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> nel sostenere, attraverso ÉUPOLIS<br />

<strong>Lombardia</strong>, l’Accademia di Polizia Locale, ritenuta a tutti<br />

gli effetti una scuola di eccellenza. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Polizia Locale e Interventi Integrati<br />

per la Sicurezza<br />

Ivan Bianco<br />

Tel.: +39 02 67658489<br />

36


Riportiamo l’elenco degli ufficiali diplomati<br />

Cognome e nome Ente di appartenenza<br />

ADAMO Roberto Comune di Concorezzo<br />

ALINI Marialba<br />

Comune di Cremona<br />

AVILA Vincenzo<br />

Comune di Senago<br />

BASILICO Carlo<br />

Comune di Busto Garolfo<br />

BENEDETTI Alessandro Comune di Bellusco<br />

BONOMO Silvano Comune di Cazzago San Martino<br />

BORELLA Orietta Consorzio Parco delle Groane Solaro<br />

BRUNATI Riccardo Comune di Bresso<br />

BUBBA Francesco Comune Sesto S. Giovanni<br />

CAIMI Matteo<br />

Comune di Bollate<br />

CARLUCCIO Maria Grazia Comune di Busto Garolfo<br />

CARMINATI Ottorino Provincia di Milano<br />

CARRARA Marco Comune di Scanzorosciate<br />

CASTELLANO Claudio Caio Comune di Gorgonzola<br />

CATTANEO Marco Comune di Offanengo<br />

CIMINO Martino,<br />

Antonio, Salvatore Comune di Chiavenna<br />

CINQUANTA Carlo Consorzio Alta Brianza - Orsenigo<br />

COLANGELO Maria Assunta Comune di Bresso<br />

COLLEONI Maria Ginevra Provincia di Bergamo<br />

CUCUMILE Pietro Comune di Uboldo<br />

DAEDER Elisa<br />

Comune di Castenedolo<br />

DAVINI Giuseppe Comune di Graffignana<br />

DENTI Gabriele<br />

Comune di Cremona<br />

FACCHETTI Alessandra Comune di Travagliato<br />

FANTINATO Sonia Comune di Lecco<br />

FARINA Francesco Andrea Comune di Boviso Masciago<br />

FESTARI Claudio<br />

Comune di Bareggio<br />

FORNASARI Maurizio Antonio Comune di Soresina<br />

FRANZINI Pietro<br />

Comune di Valfurva<br />

GERMANÀ Ballarino<br />

Fabio Sebastiano Comune di Cremona<br />

GHISLINI Renzo<br />

Comune di Busto Arsizio<br />

GIANNINI Aurelio Comune di Mozzate<br />

GIORDANO Sergio Cernusco sul Naviglio<br />

GIUNTA Salvatore Comune di Milano<br />

Cognome e nome Ente di appartenenza<br />

GUSMERINI Giorgio<br />

LEONE Lorenzo<br />

LOCALZO Nicoletta<br />

MALASPINA Luigi<br />

MALU Andrea Sebastiano<br />

MASOLA Manuel<br />

MASTRIANI Monica<br />

MENSI Marco Matteo<br />

MICELI Salvatore<br />

MODENA Andrea<br />

MORELLI Franco<br />

MORO Marco<br />

MOROTTI Thomas<br />

NEGRI Claudio<br />

Provincia di Sondrio<br />

Comune di Varese<br />

Comune di Varese<br />

Comune di Cusano Milanino<br />

Comune di Lacchiarella<br />

Comune di Bergamo<br />

Comune di Gavirate<br />

Comune di Ospitaletto<br />

Comune di Valsolda<br />

Comune di Varese<br />

Comune di Calvisano<br />

Comune di Seriate<br />

Comune di Bagnolo Mella<br />

Comune di Voghera<br />

PANINFORNI Emiliano Isidoro Comune Di Zogno<br />

PARIS Massimo<br />

PEDRAZZOLI Fabio<br />

PERINI Davide<br />

PIACENTINI Riccardo<br />

PORRO Maria Angelo<br />

PURICELLI Angelo<br />

RICCIARDI Luigi<br />

ROSSI Achille<br />

ROSSIO Flavio Lucio<br />

SALA PEUP Gianfranco<br />

Comune di Cernusco sul Naviglio<br />

Comune di Cusano Milanino<br />

Comune di Lodi<br />

Comune di Caronno Pertusella<br />

Comune di Sedriano<br />

Unione dei Comuni della Tremezzina<br />

Comune di Caponago<br />

Provincia di Milano<br />

Provincia di Milano<br />

Provincia di Milano<br />

SANSONNE Gianni Domenico Comune di Milano<br />

SARDELLA Donato<br />

SCOGNAMIGLIO Maria<br />

SUTERA Calogero<br />

TITONE Laura Maria<br />

TOMASI Tiziano<br />

TOTARO FILA Salvatore<br />

TRISOLINI Massimiliano<br />

VANNINI Massimiliano<br />

VITALI Giuliano<br />

ZAMPIERI Glauco<br />

ZANETTI Petronillo<br />

Comune di Sesto s. Giovanni<br />

Comune di Arcore<br />

Comune di Lonate Ceppino<br />

Comune di Cernusco S/N<br />

Comune di Vizzola Ticino<br />

Provincia di Milano<br />

Comune di Agrate Brianza<br />

Comune di Pero<br />

Comune di Ponte San Pietro<br />

Provincia di Milano<br />

Comune di Brescia<br />

Al termine della cerimonia, una foto ricordo per gli agenti della Polizia Locale, con il presidente Roberto<br />

Formigoni, l’assessore regionale Romano La Russa e Maria Antonietta Banchero<br />

Sicurezza<br />

news<br />

37


Croce rossa: un piccolo<br />

esercito disarmato<br />

ma molto ben organizzato<br />

Così la definisce Maurizio Gussoni, 59 anni, nuovo<br />

commissario regionale dallo scorso 1° novembre.<br />

Vanta una lunga esperienza nel settore del pronto<br />

intervento poiché per tredici anni ha svolto l’attività<br />

di volontario sulle ambulanze di un’associazione<br />

milanese come autista soccorritore. La Cri lombarda<br />

gestisce poco meno di mille dipendenti, oltre 25<br />

mila volontari e si rivolge a un bacino d’utenza di<br />

circa otto milioni di persone<br />

di Francesco Lamberini<br />

38<br />

C<br />

Cambio al vertice della Croce<br />

rossa lombarda. Dallo scorso 1°<br />

novembre il nuovo commissario<br />

regionale è Maurizio Gussoni, 59 anni,<br />

giornalista della Mondadori. Un incarico,<br />

quello a cui è stato chiamato, non<br />

casuale visto che Gussoni vanta una<br />

lunga esperienza nel settore del pronto<br />

intervento. Per 13 anni, infatti, ha svolto<br />

l’attività di volontario sulle ambulanze<br />

dell’associazione milanese Sos, come<br />

autista soccorritore.<br />

Dalla sua nuova postazione Maurizio<br />

Gussoni ha assunto il ruolo di coordinatore<br />

dei numerosi comitati provinciali e<br />

locali della <strong>Lombardia</strong>, una suddivisione<br />

per certi versi simile a quella che contrassegna l’Arma dei<br />

carabinieri. A Gussoni, da poco nominato commissario<br />

regionale della Croce rossa, che opera nella sede di via<br />

Caradosso 9 a Milano, abbiamo rivolto alcune domande<br />

per meglio comprendere la tipologia del suo lavoro.<br />

Innanzitutto una sua definizione di Croce rossa<br />

«E’ un piccolo esercito, disarmato ma molto ordinato ed<br />

organizzato. Caratteristiche che offrono elevate garanzie<br />

se si tiene conto che è chiamato a svolgere delle mansioni<br />

delicate, ovvero soccorrere la gente che ne ha bisogno».<br />

Quali sono le mansioni che più spesso<br />

è chiamato a svolgere?<br />

«I rapporti con le istituzioni rappresentano l’aspetto predominante.<br />

Mi riferisco al dialogo che intercorre con la<br />

stessa <strong>Regione</strong> ma anche ai contatti instaurati con gli<br />

Maurizio Gussoni commissario<br />

regionale della Croce rossa<br />

italiana<br />

organi territoriali del ministero<br />

dell’Interno, quindi prefetture, questure,<br />

carabinieri, e con le organizzazioni<br />

di Protezione civile nei casi di calamità<br />

naturali. Tra l’altro la Croce rossa ha<br />

una sua struttura interna di Protezione<br />

civile pronta a intervenire assieme alle<br />

altre associazioni e gruppi di volontari».<br />

Qual è il quartier generale di questa<br />

struttura?<br />

«La Protezione civile nazionale della Cri<br />

ha la sala operativa a Legnano, cosa<br />

che naturalmente dà lustro alla nostra<br />

regione».<br />

In base a quale criterio viene scelto<br />

il commissario regionale della Croce rossa?<br />

«A sceglierlo è il presidente nazionale, principalmente<br />

per la competenza che ritiene possa avere nel settore,<br />

ma anche per le sue doti umane. La figura di cui stiamo<br />

parlando, infatti, non ha a che fare con dei normali<br />

dipendenti ma con dei volontari che si occupano tutto il<br />

giorno della vita delle persone. Quindi non può esserci<br />

solo un rapporto gerarchico, nel dialogo tra il vertice e<br />

la base appaiono fondamentali anche gli aspetti umani».<br />

Quali sono le principali questioni<br />

che è chiamato ad affrontare?<br />

«Possono insorgere problemi di tipo economico od operativo<br />

nell’ambito dei comitati, spesso legati alla logistica.<br />

Il nostro compito è quello di intervenire in loro supporto.<br />

Questo perché la prima regola in assoluto consi-


ste nel far funzionare alla perfezione tutti i servizi. Per<br />

cui la struttura regionale si mobilita, attraverso un impegno<br />

che a volte può rivelarsi anche quotidiano».<br />

L’aspetto più gratificante<br />

della sua attività?<br />

«E’ quello di poter fare, in termini<br />

di aiuto alla popolazione, quello<br />

che già facevo con un’ambulanza<br />

tanti anni fa. La differenza però,<br />

tutt’altro che trascurabile, è che<br />

ora le proporzioni sono cambiate<br />

visto che il mio operato è rivolto a<br />

circa 8 milioni di persone, tanti<br />

quanti sono gli abitanti della<br />

<strong>Lombardia</strong>. La logica che anima un<br />

commissario regionale è infatti la<br />

stessa che guida qualunque volontario.<br />

Tanto è vero che la carica di<br />

commissario è ricoperta a titolo<br />

gratuito, come lo è la prestazione<br />

del volontario. Salvo i dipendenti, nessuno prende dei<br />

soldi in Croce rossa». ■<br />

Qualche esempio?<br />

«Gli interventi possono spaziare dalla sostituzione di un<br />

veicolo alla soluzione di un problema di carattere amministrativo».<br />

Ci sono delle novità che stanno maturando?<br />

«Sotto il profilo operativo la Croce rossa non ha niente<br />

da imparare. Basti dire che in <strong>Lombardia</strong> gestisce poco<br />

meno di mille dipendenti e oltre 25 mila volontari. Il mio<br />

proposito, per il futuro, è quello di elevare ulteriormente<br />

la sua immagine potenziando le varie iniziative a<br />

carattere pubblico».<br />

Sicurezza<br />

news<br />

39


Come definire le priorità<br />

di mitigazione dei rischi:<br />

l’esempio di Lecco<br />

di Eleonora Marchiafava<br />

Si chiama “Piano a rischio Integrato d’Area” (PIA) ed è<br />

uno strumento che permette di valutare la distribuzione<br />

dei rischi in un dato territorio. A dicembre 2010 è stato<br />

concluso quello sull’area di Lecco, che ha dimostrato le<br />

enormi potenzialità di approcci come questo, sempre<br />

più determinanti nella definizione delle politiche<br />

di prevenzione dei rischi, e sempre più in linea<br />

con le richieste di maggiore protezione del territorio e<br />

dell’ambiente avanzate dai cittadini<br />

I<br />

Il PIA può essere un utile supporto alla definizione<br />

dei piani di mitigazione messi in atto dagli enti<br />

pubblici, poiché esso permette di definire, da un<br />

lato, i criteri di valutazione e le variabili decisionali sulla<br />

base delle quali interpretare un territorio esposto a una<br />

molteplicità di fonti di pericolo, di rischi tecnologici e<br />

naturali e, dall’altro, d’identificare le priorità d’intervento<br />

e la loro programmazione temporale e spaziale. “Sulla<br />

base delle informazioni disponibili”, ci spiegano i tecnici<br />

della Direzione Generale Protezione Civile, Polizia Locale e<br />

Sicurezza di <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, “il sistema dà la possibilità<br />

di formalizzare una serie di strategie d’intervento, e<br />

d’individuare l’alternativa migliore da implementare, mettendo<br />

in luce le principali ricadute, positive e negative,<br />

per le diverse comunità interessate”.<br />

Le fonti di pericolo<br />

Quelle considerate dallo studio effettuato sull’area di<br />

Lecco sono state diverse: il rischio industriale; il trasporto<br />

di merci pericolose e l’incidentalità stradale; gli infortuni<br />

sul lavoro; il rischio idrogeologico, quello sismico e<br />

quello costituito dagli incendi boschivi. Per quanto riguarda<br />

in particolare il rischio idrogeologico, sono state considerate<br />

diverse tipologie di fenomeni: le alluvioni fondovalle<br />

e in conoide; il collasso di dighe; le valanghe e le<br />

frane superficiali; i “debris flow”; i crolli; le frane profonde<br />

comprese le deformazioni DGPV. Le analisi del rischio<br />

sociale sono quindi state prodotte su base territoriale,<br />

valutando: il numero potenzialmente atteso di colpiti su<br />

base annua per i diversi ambiti; il rischio individuale,<br />

ovvero la probabilità su base annua che un individuo presente<br />

in un dato luogo muoia a causa di uno dei pericoli<br />

fra quelli considerati; il rischio economico, ovvero i danni<br />

economici su base annua, attesi in un dato luogo sempre<br />

a causa di uno dei pericoli presi in considerazione. Sono<br />

così stati individuati gli “hotspot”, ovvero i punti nevralgici<br />

del territorio dove, in via prioritaria, saranno focalizzate<br />

le politiche e gli interventi di mitigazione dei rischi.<br />

Questione di metodo<br />

Diverse le funzionalità su cui è stato impostato il PIA di<br />

Lecco. Innanzitutto la flessibilità, per poter rispondere ai<br />

diversi processi decisionali con cui gli enti pubblici si confrontano;<br />

secondariamente, la possibilità d’integrare altre<br />

basi d’informazione rispetto a quelle strettamente legate<br />

alla distribuzione spaziale dei rischi; infine, la facilità<br />

d’aggiornare e integrare i database.<br />

La metodologia pensata per Lecco sfrutta le capacità dei<br />

sistemi di geo-rappresentazione per comunicare in modo<br />

visivo, ai portatori di interesse e ai decisori, la distribu-<br />

40<br />

Esempio di analisi della dominanza di un rischio o delle<br />

sue componenti in funzione dell’espressione delle regole<br />

di dominanza (nello specifico è rappresentata<br />

la distribuzione delle deverse tipologie di abitanti esposti<br />

per ogni singola cella di calcolo).


zione territoriale delle diverse dimensioni del problema da<br />

affrontare. Se, infatti, tra gli obiettivi del Piano a Rischio<br />

Integrato d’Area c’è quello di sviluppare una base di conoscenza<br />

che consenta di supportare i processi decisionali,<br />

associati sia all’identificazione delle criticità territoriali e<br />

delle relative priorità di mitigazione sia al monitoraggio<br />

delle strategie d’intervento e della loro efficacia, “gli stessi<br />

processi decisionali che portano alla definizione delle strategie<br />

di mitigazione possono essere molteplici, a seconda<br />

delle caratteristiche degli ambiti territoriali considerati e<br />

dei rischi che li caratterizzano”. Nel caso in cui, per esempio,<br />

si considerino diversi bersagli e diverse fonti di pericolo<br />

distribuite sul territorio, la definizione di una strategia di<br />

mitigazione risulta essere alquanto articolata, vista la molteplicità<br />

delle vulnerabilità dei potenziali bersagli esposti e<br />

delle possibili conseguenze. Come evidenziato dai tecnici di<br />

<strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, “nel campo della valutazione dei rischi,<br />

i danni sono sempre caratterizzati da molte componenti:<br />

possono coinvolgere diverse comunità, proprietà, ambienti<br />

e, di conseguenza, il concetto di rischio va interpretato in<br />

coerenza con tale multidimensionalità”.<br />

Strategie di mitigazione<br />

Metodologie, quale il PIA, permettono dunque di sfruttare<br />

al meglio l’informazione in funzione dei diversi processi<br />

decisionali che possono proporsi in futuro, e che possono<br />

non limitarsi alla definizione territoriale delle priorità<br />

di rischio a scala vasta. “Col progetto PRIM, la <strong>Regione</strong><br />

<strong>Lombardia</strong> aveva l’obiettivo di identificare in modo univoco,<br />

a livello regionale, le aree caratterizzate da un più elevato<br />

livello di rischio”, riassumono i tecnici. “Tale obiettivo<br />

veniva raggiunto sommando in modo pesato i rischi<br />

associati alle diverse fonti di pericolo, e ottenendo la<br />

gerarchia dei diversi ambiti territoriali. Ma nel caso degli<br />

approfondimenti avviati con i Piani a Rischio Integrato<br />

d’Area, il cui obiettivo è d’identificare le priorità di mitigazione,<br />

tale approccio sarebbe riduttivo, soprattutto<br />

considerata la quantità di informazioni generate e disponibili”.<br />

Per il PIA risulta quindi importante poter valutare<br />

dati come la frequenza associata ad ogni singola fonte di<br />

pericolo, la distribuzione e le caratteristiche di tutti i bersagli<br />

esposti, le diverse tipologie di conseguenze e il<br />

rischio associato ad ogni singola fonte di pericolo.<br />

“La combinazione di queste dimensioni”, dicono i tecnici,<br />

“permette d’identificare e calibrare le diverse strategie di<br />

mitigazione secondo le peculiari caratteristiche dei diversi<br />

ambiti territoriali considerati, e dei rischi che lo caratterizzano”.<br />

Ad esempio, il decisore potrebbe avere l’esigenza<br />

di definire gli interventi per mitigare i danni alle<br />

infrastrutture di mobilità stradale esposte a pericoli idrogeologici,<br />

oppure di allocare le risorse economiche in<br />

modo più mirato ai Comuni (come per l’aggiornamento dei<br />

Piani comunali di Protezione civile). Casi mirati entrambi<br />

a mitigare i rischi sul territorio, ma con esigenze diverse<br />

di interpretare l’informazione disponibile. Il valore<br />

aggiunto ottenuto con lo sviluppo del PIA Lecco consiste<br />

appunto nella possibilità e nella flessibilità di sfruttare<br />

tutta l’informazione disponibile in funzione delle diverse<br />

strategie d’intervento, che possono essere definite ed<br />

implementate per la mitigazione dei rischi del territorio.<br />

Supportare il processo decisionale significa dunque anche<br />

contribuire all’identificazione delle priorità che, secondo<br />

quanto sviluppato con il PIA di Lecco, può seguire tre differenti<br />

tappe metodologiche. La prima punta alla gerarchizzazione<br />

dei rischi: alla scala territoriale d’interesse il<br />

sistema identifica le aree a più elevato rischio (hotspot),<br />

considerando una sola tipologia di rischio o la combinazione<br />

di alcuni di essi (rischio integrato). La seconda<br />

guarda alla dominanza dei rischi: alla scala territoriale<br />

d’interesse il sistema caratterizza il territorio in funzione<br />

del rischio predominante. Infine, la strategia di mitigazione:<br />

alla scala territoriale d’interesse il sistema evidenzia la<br />

componente che contribuisce maggiormente alla definizione<br />

del rischio, e sulla quale risulta più strategico intervenire<br />

per ottenerne una mitigazione.<br />

Fruibilità dell’informazione<br />

Come spiegano i tecnici che hanno elaborato il PIA di<br />

Lecco, “in fase di progettazione abbiamo pensato a un<br />

approccio metodologico che potesse essere implementato<br />

in modo intuitivo e semplice, proprio per consentire a<br />

qualsiasi attore d’investigare tutta l’informazione disponibile.<br />

Abbiamo quindi scelto di utilizzare strumenti disponibili<br />

in commercio, per permettere l’esportazione e l’importazione<br />

dell’informazione attraverso l’utilizzo di programmi<br />

ampiamente diffusi, e per non vincolare l’utilizzo<br />

dell’informazione a licenze d’uso commerciale”. ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Sistema Integrato di Prevenzione<br />

Massimo Ceriani<br />

Tel.: +39 02 67655209<br />

Sicurezza<br />

news<br />

41


Ai confini<br />

della tecnologia<br />

per scoprire il passato<br />

Sta dando risultati preziosi il progetto europeo<br />

Miaria che, grazie all’utilizzo di nodi sensoriali e reti<br />

wireless all’avanguardia, realizzerà scenari di rischio<br />

integrato in ambiente alpino. I primi dati sono stati<br />

raccolti in provincia di Lecco, durante un’indagine<br />

subacquea nel lago di Como alla scoperta<br />

dello sperone roccioso dei Torrioni di Rialba<br />

di Giovanni Cantone<br />

I<br />

Il nome non è quello della principessa del pianeta<br />

Felacat, reale solo nella saga di Star Wars, ma<br />

l’acronimo di “Monitoraggio Idrogeologico<br />

Adattativo a Supporto del Piano di Rischio Integrato<br />

Alpino”. Miaria è infatti un progetto europeo finanziato<br />

a valere sul Programma operativo di Cooperazione transfrontaliera<br />

- Interreg Italia-Svizzera 2007-2013, mirato<br />

a realizzare scenari dinamici di rischio integrato in<br />

ambiente alpino (con particolare attenzione all’effetto<br />

“domino”), utilizzando informazioni acquisite con tecnologie<br />

all’avanguardia, come il “wireless sensor network”.<br />

Obiettivo primario è quindi sviluppare soluzioni<br />

tecnologiche avanzate basate su nodi sensoriali dotati di<br />

capacità d’elaborazione locale e di comunicazione wireless,<br />

che permettono di raccogliere dati, aggregarli, elaborarli<br />

in prima battuta e poi trasmetterli in tempo reale<br />

a una centrale operativa di “ultima” generazione, più<br />

avanzata rispetto a quelle già esistenti. Al progetto partecipano<br />

l’Unità Organizzativa Sistema Integrato di<br />

Prevenzione della <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong> (in qualità di<br />

capofila italiano); la Scuola Universitaria Professionale<br />

Svizzera Italiana SUPSI (in qualità di capofila svizzero)<br />

e, come partner, il settore Viabilità e Protezione Civile<br />

della Provincia di Lecco, la Fondazione Politecnico di<br />

Milano insieme col Polo regionale di Lecco del<br />

Politecnico, e l’USI-Università della Svizzera Italiana.<br />

42<br />

Il monitoraggio dei Torrioni di Rialba<br />

Dei due siti individuati per testare le nuove metodologie<br />

di monitoraggio, il primo è costituito dai Torrioni di<br />

Rialba, uno sperone roccioso di notevoli dimensioni in<br />

prossimità del ramo lecchese del lago di Como, nel<br />

Comune di Abbadia Lariana. L’eventuale cedimento,<br />

anche di una sola porzione dei Torrioni, potrebbe coinvolgere<br />

la sottostante linea ferroviaria Sondrio-Lecco, la<br />

superstrada SS.36 e provocare, nel caso il crollo raggiun-


gesse il Lago, ondate anomale lungo<br />

tutta la costa lariana. Attualmente<br />

viene monitorata 24 h su 24 la parte<br />

bassa dei Torrioni di Rialba, tramite un<br />

sistema realizzato specificatamente dal<br />

Polo di Lecco del Politecnico di Milano.<br />

Il sistema di monitoraggio è energeticamente<br />

indipendente, grazie all’impiego<br />

di tecniche innovative per<br />

l’estrazione ottimale di energia solare<br />

dalle celle fotovoltaiche; ulteriori<br />

caratteristiche sono la configurabilità<br />

wireless, la capacità di elaborazione<br />

locale dei segnali e l’impiego di sensori<br />

realizzati con tecnologia “Mems”<br />

(micro-electro-mechanical-systems)<br />

per la rilevazione e lo studio di microfratture<br />

nella roccia. Il sistema consente, in pratica, di<br />

rilevare e localizzare eventi micro-acustici, che sono<br />

associati alla formazione di fratture nella roccia, attraverso<br />

accelerometri i cui dati possono essere confrontati<br />

con le informazioni acquisite da sensori tradizionali<br />

come inclinometri e estensimetri, che verranno installati<br />

nei prossimi mesi nella parte alta di Torrioni.<br />

Morfologicamente, l’area dei Torrioni di Rialba si presenta<br />

come una struttura rocciosa a forma di sperone<br />

incombente sul pendio sottostante, con pareti sub-verticali<br />

di altezza di un centinaio di metri circa (tra quota<br />

415 m e 590 m circa s.l.m.). Secondo la recente Carta<br />

Geologica del Foglio “Lecco”, i Torrioni di Rialba sono<br />

costituiti da un deposito conglomeratico a spigoli vivi,<br />

litificato e debolmente carsificato, denominato appunto<br />

“Conglomerato di Rialba”. Si tratterebbe di un deposito<br />

di versante ritenuto legato, per le sue caratteristiche,<br />

alle grandi frane che devono aver interessato il settore<br />

lecchese del Coltignone - S. Martino prima delle grandi<br />

glaciazioni.<br />

La situazione di maggiore pericolo è dovuta dunque<br />

alla presenza di un sistema di fessure verticali tra loro<br />

parallele e continue dalla sommità sino alla base dei<br />

Torrioni, e con aperture fino a un massimo di circa 5 m.<br />

Quattro le fratture principali che isolano altrettante<br />

importanti volumetrie di roccia di notevoli dimensioni<br />

(da 50.000 a 100.000 m 3 circa). Nella<br />

parte basale del Torrione più esterno è<br />

inoltre visibile uno scavernamento provocato<br />

dall’erosione, che ha ridotto la<br />

base d’appoggio. L’evolversi di tale<br />

fenomeno porterebbe a un crollo per<br />

ribaltamento di una porzione o dell’intero<br />

complesso dei Torrioni.<br />

Dall’esame del rilievo batimetrico di<br />

dettaglio del Lago di Como è stato<br />

possibile individuare la presenza di<br />

masse solide lungo il pendio subacqueo<br />

che sono state interpretate come<br />

i resti di un crollo avvenuto in epoca<br />

preistorica proveniente dall’area antistante<br />

i Torrioni. Tale area, caratterizzata<br />

da una blando pianoro in materiale<br />

conglomeratico, potrebbe - in effetti - costituire la<br />

“radice” di uno o più “paleo-torrioni” che, crollando,<br />

hanno raggiunto il lago sottostante.<br />

I Torrioni sono già stati oggetto di una campagna di<br />

monitoraggio iniziata nell’ottobre del 2004 e proseguita<br />

sino al settembre 2005, nel corso della quale sono state<br />

effettuate misurazioni distometriche e topografiche.<br />

Tuttavia, data la limitatezza temporale delle misurazioni<br />

effettuate, non è stato possibile evidenziare quei movimenti<br />

tanto lenti da essere impercettibili su base annua,<br />

ma col progetto Miaria il monitoraggio potrà continuare<br />

grazie a soluzioni innovative. Per esempio, sarà possibile,<br />

tramite una password, accedere al sito predisposto<br />

dal Politecnico per visualizzare in tempo reale le registrazioni<br />

dei sensori installati.<br />

Le indagini subacquee<br />

Scopo di queste indagini è stato quello di trovare indizi<br />

circa la presenza di accumuli di frane di crollo che avrebbero<br />

interessato in passato l’area dei Torrioni di Rialba.<br />

Il telerilevamento tramite sensori laser (LIDAR: Laser<br />

Imaging Detection and Ranging, con risoluzione a 2<br />

metri realizzato nel 2005), associato al rilievo batimetrico<br />

del lago di Como realizzato nel 2004 (risoluzione a 5<br />

metri) dall’Istituto Idrografico della Marina di Genova e<br />

da <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, ha permesso d’evidenziare, in<br />

Sicurezza<br />

news<br />

43


corrispondenza dei Torrioni di Rialba, alcune irregolarità<br />

del fondale - masse solidi emergenti dai sedimenti lacustri<br />

- a profondità comprese tra 30 e 70 m. Con riprese<br />

video i sub hanno cercato di capire se queste asperità,<br />

vista l’ubicazione, potessero essere collegate alla presenza<br />

di enormi blocchi di conglomerato dovuti al cedimento<br />

di un antico torrione posto appena a valle di quelli<br />

ancora presenti, considerando anche che appare molto<br />

improbabile - dal punto di vista geologico-strutturale -<br />

la presenza di affioramenti rocciosi sul fondo.<br />

La scoperta<br />

L’immersione, assistita dalla Polizia provinciale di Lecco<br />

che ha messo a disposizione un’imbarcazione, è stata<br />

effettuata il 21 settembre 2010, partendo dalla spiaggetta<br />

a nord della centrale elettrica di Abbadia Lariana<br />

per proseguire in direzione sud-ovest nel lago. La scelta<br />

di avanzare dalla riva è stata dettata dalla difficoltà di<br />

localizzare in superficie, tramite GPS, l’esatta ubicazione<br />

delle asperità. I sommozzatori si sono quindi mossi dalla<br />

riva posta in asse, rispetto ai torrioni, avanzando sul<br />

fondo mediante bussola, per avere la certezza d’intercettare<br />

le sporgenze del fondale, mentre in superficie la<br />

Polizia provinciale eseguiva il controllo batimetrico dall’imbarcazione.<br />

Considerata la scarsa visibilità dell’ambiente<br />

subacqueo lacustre, la maggiore difficoltà per gli<br />

operatori subacquei era infatti localizzare le asperità<br />

oggetto di studio, osservate a 30, a 50 e a 70 metri di<br />

profondità.<br />

Tramite le riprese subacquee è stato possibile accertare<br />

che le irregolarità del fondo sono effettivamente costituite<br />

da enormi blocchi spigolosi di natura conglomeratica<br />

e di dimensioni massime comprese tra 10 e 15 metri:<br />

sono i resti di una frana di crollo di enormi dimensioni,<br />

le cui tracce lungo il versante subaereo sono ormai<br />

scomparse. Un esame ravvicinato dei blocchi ha portato<br />

a stimare in 20/30 cm lo spessore massimo di fango per<br />

i blocchi più profondi, posti a 70 m, mentre quelli meno<br />

profondi non risultano ricoperti da un apprezzabile spessore<br />

di sedimenti sciolti. Considerato il tasso di sedimentazione<br />

variabile da 1 a 2 mm all’anno di fango compresso<br />

(Veronesi M., 1999), ne deriverebbe perciò un’età<br />

minima pari a 200/300 anni, dato questo ancora al<br />

vaglio degli esperti ma, comunque, da considerare con<br />

cautela, per la possibilità di una qualunque perturbazione<br />

del tasso di sedimentazione dovuta a correnti sul<br />

fondo, all’effetto imbuto o alla presenza di immissari<br />

nelle vicinanze.<br />

Il contributo dell’indagine subacquea sarà infine utilizzato<br />

per la modellazione fisico-matematica dei potenziali<br />

fenomeni franosi e per l’identificazione degli scenari<br />

dinamici di rischio nell’area dei Torrioni di Rialba. ■<br />

44


Schermata dell’applicativo<br />

di visualizzazione dei dati<br />

registrati ai sensori -<br />

DataBase del Politecnico<br />

Ringraziamenti<br />

Si ringraziano gli operatori sub Stefano Beatrizotti e<br />

Mario Arena per avere affrontato l’immersione ed effettuato<br />

le riprese video, e la Polizia Provinciale di Lecco<br />

per il supporto logistico.<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Sistema Integrato di Prevenzione<br />

Giovanni Cantone<br />

Tel.: +39 02 67655219<br />

Sicurezza<br />

news<br />

45


Tutela della piccola fauna<br />

e flora: nuove competenze<br />

affidate alla Polizia Locale<br />

La Legge 10/2008, molto più aderente alle recenti<br />

direttive dell’Unione Europea in materia<br />

ambientale, ha soppiantato la numero 33 del 1977<br />

considerata ormai obsoleta. Le nuove disposizioni<br />

riguardano la tutela delle specie di piccola fauna<br />

vertebrata ed invertebrata della flora e vegetazione<br />

spontanea e della difesa del loro habitat.<br />

Gli agenti sono chiamati a sorvegliare quelle zone<br />

ritenute più soggette alle infrazioni e a sanzionare<br />

i trasgressori<br />

di Francesco Lamberini<br />

foto di U. Bressan - G. Parolo - E. Razzetti<br />

46<br />

C<br />

Con la recente Legge 10/2008 riguardante la<br />

«Tutela e conservazione della piccola fauna, flora<br />

e vegetazione spontanea», nuove competenze<br />

sono state affidate alla Polizia Locale chiamata in particolare<br />

a sorvegliare le aree ritenute più esposte a rischi ed<br />

eventualmente ad intervenire con sanzioni.<br />

La legge in questione detta le norme riguardanti la tutela<br />

delle specie di piccola fauna, definita un tempo «minore»,<br />

che riguardano invertebrati, anfibi e rettili, ad eccezione<br />

degli uccelli, dei mammiferi e dei pesci in quanto quest’ultimi<br />

sono già oggetto di leggi regionali specifiche sulla<br />

caccia e sulla pesca. La legge prevede inoltre la tutela<br />

della flora e della vegetazione spontanea.<br />

Quella precedente, ovvero la 33 del 1977 riguardante<br />

«Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica»,<br />

è stata abrogata essendo ormai obsoleta. Non<br />

teneva conto, infatti, delle direttive nel frattempo adottate<br />

dall’Unione Europea. Inoltre la necessità di introdurre<br />

una nuova normativa regionale è stata legata<br />

anche ai cambiamenti radicali avvenuti negli ultimi<br />

decenni, soprattutto per quanto riguarda i mutati assetti<br />

territoriali e le nuove strategie di difesa dell’ambiente<br />

che oggi è opportuno adottare.<br />

La nuova legge si sofferma quindi su tutte le specie di<br />

piccola fauna vertebrata (anfibi e rettili) ed invertebrata<br />

(insetti, molluschi e gamberi d’acqua dolce), sulla<br />

flora e vegetazione spontanea e sulla difesa dei loro<br />

habitat, ampliando la tutela a numerose specie prima<br />

non contemplate, molte delle quali inserite nelle liste<br />

rosse delle direttive europee. Regolamenta altresì la raccolta<br />

delle specie animali e vegetali consentite. Prevede<br />

inoltre la gestione di alcuni ambienti di riferimento per<br />

la conservazione della fauna quali ad esempio canneti,<br />

Rospo smeraldino<br />

Rana di Lataste<br />

Raganella


Natrice dal collare<br />

Tritone alpestre<br />

brughiere, vegetazione delle zone umide, sorgenti e fontanili.<br />

Infine il progetto di legge contempla un argomento<br />

di estrema attualità e importanza, e cioè l’elenco delle<br />

specie alloctone (la cosiddetta lista nera) che dovranno<br />

essere oggetto di monitoraggio, contenimento o eradicazione.<br />

Fortunatamente la piccola fauna e la flora spontanea trovano<br />

dimora anche nei ritagli di territorio non naturale<br />

in senso stretto, quali giardini, scarpate, massicciate,<br />

bordure, sponde, ma sono ugualmente di importanza<br />

vitale per la sopravvivenza di tutte le specie e degli ecosistemi<br />

nel loro complesso. Di qui il valore altamente<br />

culturale, e non solo protezionistico della legge, poiché<br />

contiene implicitamente il messaggio che ogni essere<br />

vivente ha il diritto di esistere, dall’insetto nascosto nel<br />

giardino di casa allo stambecco delle Alpi. Nei confronti<br />

della tutela delle cosiddette specie di piccola fauna, la<br />

cui soppressione non comporta beneficio o utilizzo pratico<br />

per l’uomo, agiscono pertanto meglio l’educazione e<br />

la cultura ambientale che non i divieti in senso stretto.<br />

La legge pone attenzione a queste problematiche, prendendo<br />

in esame non solo le specie in quanto tali, ma<br />

anche i loro ambienti di vita. Da qui la necessità di tutelare<br />

tutti gli habitat naturali in generale, pur salvaguardando<br />

le legittime attività di trasformazione del territorio<br />

ad uso agronomico, insediativo o infrastrutturale.<br />

Partendo da queste premesse, per approfondire alcuni<br />

aspetti delle recenti disposizioni abbiamo rivolto alcune<br />

domande ad un esperto in materia, il funzionario regionale<br />

Umberto Bressan che è titolare della posizione<br />

organizzativa «Iniziative per la sicurezza» ed è stato<br />

precedentemente il referente regionale per l’approvazione<br />

della legge nonché coautore della stessa.<br />

«La legge – premette – ha introdotto la tutela rigorosa<br />

di diversi raggruppamenti di fauna e di flora, alcuni<br />

dei quali non erano assolutamente salvaguardati in<br />

passato. Mi riferisco ad alcune comunità di invertebrati<br />

che hanno una loro valenza ecologica e sono<br />

minacciate di scomparsa. Hanno un po’ la funzione di<br />

indicatori sullo stato di salute dell’ambiente da loro<br />

frequentato che può essere lo stagno, il corso d’acqua,<br />

il prato o il bosco».<br />

Per invertebrati si intendono gli insetti?<br />

«Non solo, anche le spugne d’acqua dolce, i molluschi, i<br />

crostacei (gambero di fiume), gli aracnidi (i comuni<br />

Tritone crestato italiano<br />

ragni). Per quanto riguarda le comunità acquatiche la<br />

loro presenza conferma che si muovono in acque pulite,<br />

altrimenti non sarebbero presenti. Abbiamo inoltre recepito<br />

la tutela di tutte le specie di invertebrati della<br />

Direttiva Habitat. Si tratta della Direttiva europea n. 43<br />

del ’92 relativa alla conservazione degli habitat naturali<br />

e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatica,<br />

nota come direttiva “habitat”, recepita dalla legge<br />

10 con particolare riferimento ad invertebrati, appunto,<br />

anfibi e rettili. Inoltre è stato messo a punto un elenco<br />

di altri 15 invertebrati, rispetto alla direttiva europea,<br />

che sono di interesse regionale. Di questi, come di quelli<br />

di cui alla direttiva “habitat”, è vietata la detenzione<br />

e la cattura, in quanto possono essere oggetto di collezionismo,<br />

nonché l’uccisione volontaria. Sono tutelati a<br />

partire dallo stato di larva fino a quello di adulto».<br />

E per quanto riguarda gli anfibi e i rettili?<br />

«Soprattutto per i secondi abbiamo fatto un grosso sforzo.<br />

E’ infatti ancora diffusa la convinzione secondo cui<br />

tutto ciò che striscia è nocivo, pericoloso e in qualche<br />

modo da eliminare. Per cui abbiamo tutelato tutti i rettili<br />

autoctoni della <strong>Lombardia</strong>, ovvero i nostrani e non<br />

quelli esotici in quanto importati».<br />

A quali si riferisce in particolare?<br />

«A tutta una serie di lucertole e anche ai serpenti veri e<br />

propri. La decisione di proteggerli è giunta dopo un<br />

ampio dibattito avuto con tutti gli enti regionali, i parchi,<br />

le province, le comunità montane e le associazioni<br />

ambientaliste. Da notare che per alcuni di questi, rettili<br />

ed anfibi, abbiamo fatto uno sforzo ulteriore: per cui<br />

oltre agli individui risultano protetti anche gli habitat,<br />

indispensabili alla loro sopravvivenza. In particolare per<br />

Sicurezza<br />

news<br />

47


Leontopodium alpinum<br />

48<br />

Ophrys<br />

sphegodes<br />

Sanguisorba<br />

dodecandra<br />

9 delle 16 specie di rettili autoctoni,<br />

tutte comunque tutelate,<br />

abbiamo disposto anche la salvaguardia<br />

del loro ambiente riproduttivo».<br />

E riguardo agli anfibi?<br />

«Le 18 specie sono tutte protette,<br />

c’è solo una deroga per due di<br />

essi: la rana esculenta e la rana<br />

temporaria. Per questi esemplari,<br />

considerati di interesse culinario<br />

ed economico, è autorizzato il<br />

prelievo di soli 30 soggetti per<br />

persona, oltre alla possibilità di<br />

creare allevamenti amatoriali. Ma<br />

la raccolta può avvenire solo con<br />

le mani libere o la canna da<br />

pesca priva di amo ed esclusivamente<br />

nel periodo che va da<br />

luglio a settembre. Per 12 specie<br />

di anfibi, così come è avvenuto<br />

per i rettili, è protetto anche<br />

l’ambiente necessario alla loro<br />

sussistenza».<br />

Sul fronte della flora cosa si<br />

è fatto?<br />

«Era già abbastanza salvaguardata<br />

nella legge precedente, ma<br />

abbiamo ulteriormente esteso il<br />

loro numero inserendone altre.<br />

In particolare è stato approntato<br />

un elenco da tutelare in maniera<br />

rigorosa che comprende, tra le<br />

altre, la stella alpina, le orchidee<br />

e alcune primule. C’è poi la lista<br />

delle specie regolamentate che<br />

autorizza la raccolta di solo sei<br />

esemplari per persona. Al di fuori<br />

di questi due elenchi, che comprendono<br />

oltre 500 specie, ci<br />

sono tutte quelle considerate<br />

comuni che è possibile raccogliere<br />

tranquillamente».<br />

A seconda dei territori<br />

ci sono dei margini<br />

decisionali riguardo alla<br />

flora che può essere<br />

raccolta?<br />

«Sicuramente, le province e i<br />

parchi hanno un ruolo importante<br />

perché entrambi possono<br />

estendere la tutela delle specie<br />

aggiungendone di nuove in<br />

funzione dello stato di conservazione<br />

e della diffusione delle<br />

specie a livello locale».<br />

Le misure di salvaguardia riguardano<br />

anche gli alberi?<br />

«L’articolo 12 stabilisce che parchi e province possono<br />

individuare quegli alberi monumentali da sottoporre a<br />

tutela, quelli cioè che possono essere considerati importanti<br />

per l’età, la grandezza, la chioma, ma anche dal<br />

punto di vista storico, naturalistico, culturale e paesaggistico.<br />

Questi alberi non si possono abbattere né danneggiare».<br />

Si è posta attenzione anche a quelle<br />

componenti, presenti in natura, che scandiscono<br />

l’ambiente?<br />

«Certo, è importante tutelare anche le sorgenti, i fontanili,<br />

le torbiere e tutti i terreni di ripa, quelli cioè che<br />

delimitano le acque. Stiamo parlando di zone che non<br />

devono essere danneggiate o distrutte, fatti salvi i periodici<br />

interventi di contenimento».<br />

In tutto questo che ruolo ha assunto<br />

la Polizia Locale?<br />

«E’ chiamata a vigilare e a far rispettare i molti divieti<br />

presenti in questa legge. Fermo restando che, a mio avviso,<br />

prima della repressione è sempre opportuno svolgere<br />

un’azione di sensibilizzazione e di informazione. In ogni<br />

caso rappresenta un po’ un ampliamento delle loro mansioni,<br />

che richiede una competenza notevole».<br />

E qual è l’entità delle ammende?<br />

«Si va dai 500 ai 4 mila euro per quanto riguarda il danneggiamento<br />

delle comunità di invertebrati, degli habitat<br />

naturali indispensabili per anfibi e rettili, delle aree<br />

verdi quali brughiere, pascoli, praterie, delle zone umide,<br />

sorgenti, fontanili, ecc con obbligo di ripristino dell’habitat.<br />

La multa per la distruzione di alberi monumentali<br />

oscilla invece dai 600 al 6 mila euro. Infine per chi raccoglie<br />

delle specie in più o fuori dal periodo consentito<br />

la sanzione va dai 50 ai 500 euro». ■<br />

Per informazioni:<br />

U.O. Polizia Locale<br />

e Interventi Integrati per la Sicurezza<br />

Umberto Bressan<br />

Tel.: +39 02 67658327<br />

Viola comolia

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