URBS-CIVITAS-THERMAE

URBS-CIVITAS-THERMAE
nuove prospettive per il termalismo del futuro

EVOLUZIONE DELLA CITTÀ TERMALE NELLA STORIA

CITTÀ TERMALI, IL TERMALISMO
Il culto del benessere nella storia

Aix en Provence fu
fondata nel 123 a.C.
L’ingresso alle terme
da libero accesso agli
800 metri quadrati
dedicati al fitness
con sauna, bagno
turco, idromassaggio
e piscina esterna.
Attraverso le vetrate
e i pavimenti in
vetro si vedono le
vestigia archeologiche
della piscina
romana fatte costruire
da Caïus Sextius.
Napoleone III, contribuì
alla profonda
trasformazione alla
città di Vichy: Allier
dotato di argini, parchi
all’inglese, nuove
direttrici urbane,
edificazione di chalet
e ville residenziali.
Tra il Secondo Impero
e la Belle Epoque,
Vichy conoscerà
il suo apogeo, sia in
termini di frequentazione
che di sviluppo
architettonico.

Il termalismo è un fenomeno millenario che ha interessato
tutta l’Europa e che ancora oggi per la sua valenza
economica interessa il panorama storico economico
europeo e non solo. Inoltre è una tematica sempre più
attuale in quanto la cura del corpo e il culto del benessere
sono ritornati a rappresentare un’esigenza sempre
più presente nel turismo odierno. Per poter al meglio
descrivere il fenomeno bisogna innanzitutto distinguere
le città a struttura e finalità monofunzionale, dai luoghi
del termalismo vero e proprio, Luoghi nei quali l’industria
della salute e del lavoro si affianca ad altre risorse,
come ad esempio, Castellamare, Tivoli, Monticelli.
Dal punto di vista della forma urbana, si possono individuare
diverse morfologie, la città circolare, di cui è un
esempio Aix in Provenza dove la viabilità radiale di ramifica
permettendo una connessione dal centro ad ogni
punto del perimetro urbano, rispondendo così positivamente
alle esigenze di pedonalizzazione. Vi sono inoltre
le città longitudinali, dove il fiume o il rettilineo stradale
diventano i generatori del complesso urbano, ad esempio
Vichy, Vittel, Chianciano e Montecatini. In una vasta
schedatura degli organismi termali, città come Abano
e Montegrotto si distinguono per la loro individualità; la
realtà albergo-stabilimento termale diventano la struttura
portante dell’organizzazione del territorio, creando
delle località in cui tutti i servizi da quelli della cura a
quelli ricreativi e della socialità sono centralizzati. Lo
stabilimento termale diventa così quasi un luogo sacro
per il corpo e per la mente, correlato da simbologie e
gestualità di rito, una sorta di mescolanza tra medicina
e sacralità che storicamente trovano fondamento
nel passato delle terme romane oppure nell’adozione
di tipologie architettoniche analoghe a quelle dei templi
cristiani come a Mont-Dore, Baragge oppure a gallerie,
navate come nel caso di Bad Kissingen. Per sottolineare
che la sacralità riferita a questi luoghi non è
casuale, basta ricordare che la chiesa di Santa Maria
degli Angeli era la sala principale delle terme di Diocleziano.
Alla base della struttura urbanistica dei com-

I resti delle antiche
terme si possono ancora
ammirare all’interno
delle Thermes
du Mont Dore, un
complesso termale
in grado di offrire
un’ampia gamma
di trattamenti curativi.
Le Terme sono
affascinanti e ricordano
un passato di
grande splendore:
costruite tra il 1817
e il 1823 in stile
neo-bizantino, sono
ancor oggi perfettamente
funzionanti.
Le Terme di Diocleziano
(Thermae
Diocletianae), le più
grandi Terme della
Roma antica, si
trovavano tra le attuali
piazza della
Repubblica, piazza
dei Cinquecento,
via Volturno e
via XX Settembre, in
un’ampia area in cui
sono ancora conservati
cospicui resti.

plessi termali sette-ottocenteschi vi è invece la cultura
razionale basata sull’igienismo medico oltre alla moda
della vacanza, infatti le città termali sono le prime città
dedicate allo svago e al benessere contrapposte alle
città del lavoro. Diventano i luoghi della guarigione e
quindi del benessere, della socializzazione e della felicità.
Diventano quindi città taumaturgiche e non solo
per quanto riguarda il benessere fisico ma anche per il
benessere mentale che riescono a donare. Nella realtà
dei Bagni di Montecatini come non ricordare il Teatro
Kursaal, oppure il Kursaal di Abano Terme con casinò
annesso, quale struttura dalle molteplici funzioni tra le
quali il gioco e lo svago mondano, capace di rispondere
a pieno a quella che era la ventata vitalistica da anteporre
alla fase di malattia in questi luoghi. Un aspetto
da evidenziare nella formazione di questi stabilimenti
termali, è che spesso queste città possiedono un “disegno
d’autore”, ossia il progetto originale risale alla volontà
o alla decisione di un sovrano, ad un imprenditore
lungimirante, oppure ad un architetto. Ad esempio il
granduca Pietro Leopoldo per Montecatini, la duchessa
Maria Luigia per Tabiano, Napoleone per Vichy oppure
l’architetto Giuseppe Jappelli per Abano Terme. Di conseguenza
la realtà urbana si forma per una sommatoria
di diverse componenti architettoniche e gli spazi aperti
diventano anch’essi architetture finite. All’inizio si trova
il connubio albergo-stabilimento termale a cui si aggiungono
successivamente altri servizi come nel caso
del Kursaal di Abano Terme, il casinò. Di conseguenza
l’albergo diventa una trasposizione della villa per villeggiatura
sei-settecentesca, inoltre lo stabilimento termale
diventa il primo esempio di fabbrica per il benessere
del corpo che vedrà il suo sviluppo più tardi con gli
sviluppi moderni dell’industria del turismo, scegliendo
come stile quello Neoclassico. Il disegno urbanistico, si
completa con altre strutture quali la chiesa, la piazza
e più tardi con la ferrovia e la stazione. Tra la strutture
architettoniche da ricordare vi sono il porticato e il
colonnato, capaci di fornire percorsi urbani attrezzati e

Nel 1907 il Kursaal
diventa il simbolo
del costume di
una epoca con il suo
stile Liberty. Il teatro
ebbe la sua vera
consacrazione nel
1910 con la rappresentazione
de “ Lo
Sciopero delle Acque
“ di Gioacchino
Forzano, lavoro teatrale
con tematica
sulle Acque Termali.
Bath è una città inglese.
Il suo nome
prende origine dai
bagni romani, in inglese
“bath”. Le sue
terme sono le uniche
terme naturali
del Regno Unito. La
costruzione dell’attuale
centro storico
avvenne nel XVIII secolo,
in stile Georgiano,
per soddisfare il
crescente bisogno di
benessere e comfort
da parte dei visitatori
delle terme.

protetti. Tra gli schemi urbani più esemplificativi vanno
ricordati quelli di Montecatini e di Abano, uno dell’ing.
Antonio Capretti del 1787 e l’altro dell’arch. Giuseppe
Jappelli del 1825. Nella prima conformazione urbana di
Montecatini l’importanza della strada regia che collegava
alle Terme Leopoldine è esplicita nel disegno urbano.
Infatti nell’Ottocento intorno a questa spina viaria
si aggiungeranno la chiesa (1833) e la ferrovia (1853).
Fin dall’inizio le località termali sette-ottocentesche
scelgono come criterio il “fuori scala” anticipando un
effetto urbano che giustifica l’appellativo ville d’eaux. Il
primo esempio in Europa è Bath , la città d’acque-museo
che nel 1987 è stata dichiarata d’interesse mondiale.
Progettata da John Wood e suo figlio, viene immaginata
dal padre in un primo momento con una pianta
con un foro reale, un grande circo ginnasio di natura
imperiale. Il figlio li realizza tra il 1750 e il 1770, oltre al
Circus di forma rotonda realizza con una forma semiellittica
il Royal Crescent, una grande piazza che si allarga
in direzione della valle dell’Avon. Un progetto che
sottolinea un forte rapporto tra natura e architettura.
La città d’acque per eccellenza però è in Francia a
Vichy, che nel 1812 Napoleone volle fosse decorata
con fontane e con una passeggiata segnata da filari
di platani e tigli al fine di congiungere Sources
Chomel e Hopital ai bagni distanti 400 metri.
Le decisioni importanti sul termalismo risalgono al
Secondo Impero, nel 1861 Napoleone III introdusse
per decreto tutte le misure per la definizione del complesso
termale di Vichy all’interno di un parco sulle rive
dell’Allier. Questa concezione del luogo termale capace
di coniugare natura e architettura, era già presente nel
disegno dello Jappelli che potrebbe essere considerata
una pianificazione lungimirante. L’architetto sovrapponeva
all’antico impianto settecentesco un enorme parco
all’inglese, all’interno dello stabilimento all’Orologio.
C’è già in questa proposta seppur non realizzata,
la convinzione che l’architettura dovesse fondersi con
la natura, dando vita così ad un progetto globale di cit-

In Boemia il triangolo
formato da Karlovy
Vary, Františkovy
Lázne e Marienbad,
si trova in una vasta
area termale.
Nei suoi dintorni si
trovano circa 160
sorgenti termali,
e circa 50 sono
nella città stessa.
Il centro di questa
cittadina è costellato
di sfarzose casette
a schiera e pomposi
edifici ottocenteschi.
Il turismo curativo
e ricreativo, che
raggiungerà il suo
culmine nel primo
decennio del XX
secolo, venne sostenuto
dalla rete
ferroviaria, come
ad esempio la linea
dell’acqua in francia
“Train des eaux”,che
consentiva a
migliaia di persone
di raggiungere la destinazione
di cura, in
cui natura e architettura
si fondevano
in modo armonioso.

tà termale. Infatti per tutto l’Ottocento e il Novecento
le città termali si svilupparono attraverso il connettivo
del verde,la presenza inoltre dell’elemento acquatico,
attraverso fontane enfatiche, nelle trinkhalle o buvettes
rappresentavano l’altro elemento cardine, l’acqua e il
passaggio dei fiumi adiacente agli stabilimenti contribuiva
ad accrescere il significato pittorico del paesaggio
composto. Città che vivano continuamente la contrapposizione
tra agreste e urbanizzato. Ad esempio in Boemia
Marienbad che nel 1817 aveva già un progetto di
città giardino, con la natura che prevale sul costruito.
Baden Baden è un esempio di città termale aperta, infatti
il costruito si sfuma all’interno della foresta Nera
con un passaggio naturale tra verde progettato e natura
selvatica. Tutto corredato da percorsi che attraversano
città e natura selvaggia permettendo al visitatore
di passeggiare per ore in un continuum urbano. I grandi
investimenti effettuati in Francia nelle città termali
come nel resto d’Europa risalgono al 1870-80 con lo svilupparsi
delle reti viarie e delle ferrovie. In Francia tra il
1890 e il 1915 il grande sviluppo delle città termali è riscontrabile
anche attraverso l’elevata frequenza di treni
come l’Express des Pyrenes e le Train des eaux. Nella
Gazette des Eaux il 15 settembre 1881, viene descritta la
città d’acqua ideale, dando così inizio alla fase dei pergolati,
delle gallerie metalliche e al gusto Art Nouveau,
prevalgono un gusto esotico e lussureggiante da paesi
caldi. È la moda del colonialismo che si sovrappone a
quella del Secondo Impero, allo stile Charles Garnier
oltre che al recupero dello stile pompeiano. Una ricerca
di nuovi materiali, ad esempio la ghisa, dando vita ad
una nuova architettura e urbanistica con diverse denominazioni
dall’Art Nouveau, Liberty allo Jugendstil ben
rappresentativi della nuova classe borghese. Influente
è la lezione della Wagnerschule che oltre a progettare
edifici si concentra su piani articolati e complessi
termali con ispirazione esoterica. La cittadella ideale
a sfondo simbolico di Otto Wytrlik sottolinea come in
mitteleuropa prevalgano ingredienti architettonici lai-

Il Palazzo delle Terme
Berzieri, simbolo
del termalismo
europeo è stato dedicato
al medico
Lorenzo Berzieri, il
primo che fece uno
studio sistematico
sulle proprietà terapeutiche
delle acque
salsobromojodiche.
Fu ideato all’inizio
del 1900 nella stessa
area delle saline
farnesiane, che
ospitarono il vecchio
stabilimento di
cure datato 1860.
Nel 1940 a Chianciano
le terme divennero
demaniali; fu
progettato un nuovo
piano regolatore
(architetti Loreti e
Marchi dei quali è
anche il disegno del
“Salone delle Feste”
e del Salone di
mescita nel parco
Acqua Santa) che è
stato poi modificato
nel 1958 dall’Ufficio
Tecnico Comunale
di Chianciano ed
approvato nel 1961.

ci, simbolismi floreali, elementi naturali antropomorfizzati.
Una moda che arriva in Italia e il palazzo delle
Terme Berzieri di Salsomaggiore ne è un esempio.
Elementi come portici, colonnati, cupole che rivestono
le fonti e templi diventano consueti oltre alle intitolazioni
a divinità pagane di monumenti ad esempio Igiea ed
Esculapio. Il monumentalismo diventa così un elemento
determinante della città termale che determina la qualità
urbana. Ad esempio a Salsomaggiore il parco circolare
Regina Margherita disegnato da Giuseppe Roda
nel 1912. Nel 1900 l’industria del turismo che occupa un
posto rilevante nella politica del fascismo, investe grandi
capitali per la valorizzazione dei luoghi termali. Ne
conseguì che nel 1929 Salsomaggiore e nel 1932 Montecatini
ottengono il riconoscimento di città. Nell’ambito
della pianificazione si inserì la legge del 15 aprile
del 1926 n.765 riconoscendo che i comuni, le borgate
e le frazioni “ai quali conferiva importanza essenziale
nell’economia locale il concorso dei forestieri in tutte o
in alcune stagioni dell’anno” erano da considerare stazioni
di cura, di soggiorno o di turismo. A queste località
in base all’art. 20 s’imponeva l’elaborazione di piani regolatori
anche nel caso in cui la popolazione non fosse
di diecimila abitanti. Il piano era da attuare ai sensi
e per l’effetto della legge del 25 giugno 1865; inoltre i
comuni, potevano avvalersi per opere di miglioramento,
delle disposizioni risalenti alla legge per il risanamento
di Napoli del 15 gennaio 1885. Negli anni venti grandi
investimenti si accompagnano alla ristrutturazione
dei complessi termali, ad esempio a Chianciano la zona
termale ormai sopravanzava quella del centro storico.
Il termalismo aveva bisogno di elevati investimenti e la
demanializzazione emblematica, anche in altri settori in
risposta alla politica economica del regime. Inoltre lo
Stato impose lo sviluppo e la promozione termale nello
spirito della specializzazione curativa anticipando lo sviluppo
di tale settore. Infatti la prima proposta di legge
che garantiva l’assistenza termale ai lavoratori parastatali
risale al 1939. Nelle aziende di Stato si inserì an-

Giuseppe Samonà
agli inizi degli anni
Settanta riceve l’incarico
dall’amministrazione
comunale
di Sciacca della redazione
di un piano
di sistemazione urbanistica
delle zone
termali e dell’area
di Cammordino,
nell’ambito della
quale si prevedono
la realizzazione di
strutture alberghiere
e per il tempo libero
e di un teatro.
Aix le Bains fu una
delle città principali
dell’antica provincia
di Savoia. Vi si
conserva un grande
stabilimento termale
che sfruttava le
sorgenti calde. Nel
cuore storico sono
ancora visibili i lussuosi
alberghi di un
tempo: lo Splendide,
il Royal e il Bernascon.
Notevole il fastoso
Casino Grand
Cercle, che ospita
un teatro romantico
alla francese.

che Castrocaro la prediletta di Mussolini, per anni questa
città termale si trovò al centro di relazioni politiche
internazionali e si trasformò in una sorta di foresteria
di lusso per gli ospiti del Duce. Negli ultimi decenni le
città termali a fronte di un’espansione edilizia quantitativa
e incontrollata, hanno scelto per l’adeguamento
delle strutture termali professionisti di chiara fama.
Vittoriano Viganò a Salsomaggiore, Pier Luigi Nervi a
Chianciano, Luigi Moretti a Fiuggi oltre alle terme Zoja
di Franco Albini, sottolineano la svolta verso un termalismo
assistenziale tra gli anni cinquanta e sessanta. Con
un piano particolareggiato per Sciacca Terme, Giuseppe
e Alberto Samonà tentarono di riformulare un codice
urbanistico adeguato alla specificità del luogo di cura.
Anche in Francia vi furono massicci interventi di ristrutturazione
dei complessi termali dopo la crisi del 1976.
Ma soprattutto in Germania che negli anni Ottanta si
sperimenta in chiave postmoderna la più recente progettazione
termale, come ad esempio ad Aalen o a Baden
Baden. In Francia l’industria del termalismo si avvale
di 140 stabilimenti ripartiti in 40 dipartimenti e non
tutti con lo stesso ordinamento giuridico. Ne conseguì
una mancanza di coesione sia sul piano della ricerca
scientifica che sul piano degli investimenti e delle promozioni.
A Vichy ad esempio la decadenza termale è stata
compensata da altri turismi a carattere congressuale,
sportivo e culturale. Il numero dei curisti calcolato in
29.000 nel 1958, è sceso a 13.000 nel 1983, assestandosi
a 12.784 nel 1991 e 13.999 nel 1992. La maggior affluenza
dei curisti francesi si riscontra ad Aix le Bains. Aix le
Bains vantava 45.321 unità nel 1991 e 44.135 nel 1992.
La stessa città ne vantava 47.00 già nel 1978. Si può concludere
che le villes d’eaux francesi sono polivalenti in
quanto accumulano diversi tipologie e flussi turistici. In
Germania la cura non è limitata alla sola rimessa in forma
degli utenti, infatti riconoscendo i benefici dell’ambiente
esterno questo viene quindi progettato e regolamentato.
Ecco perché questi centri termali mantengono
una connotazione architettonica, urbana e ambientale

I Romani la chiamarono
la città “Aquae
Aurelie”. Baden-Baden,
piena di parchi
e giardini invita
il visitatore a delle
piacevoli passeggiate.
Particolarmente
amata dai russi nel
passato ancora oggi
questi, costituiscono
con 30-40.000 visitatori
all’anno, una
delle fonti di entrata
più cospicue per i negozianti
della città.
Wiesbaden è nota
per essere una delle
più antiche città termali
d’Europa, con
26 sorgenti termali
calde ed una fredda.
Alla fine dell’Ottocento
risalgono
alcuni quartieri residenziali,
ai quali si
sono aggiunti numerosi
edifici pubblici
come il palazzo delle
terme (Kurhaus)
con annesso parco,
il teatro di Stato
dell’Assia, la chiesa
Marktkirche, ecc.

di elevata qualità. Avvalendosi di diversi alternativi da
proporre dalla cultura all’enogastronomia. Negli anni
Ottanta sono stati creati in Germania nuovi quartieri
termali correlati da verde, parchi e questi stabilimenti
si riuniscono in uno stabilimento, un ospedale termale,
case di cura e cliniche con servizi di cura paratermali.
Nei grandi centri come Baden Baden e Wiesbaden questi
quartieri sono rimasti marginali, un satellite della
città. Altri sono sorti più o meno recentemente come
Limen ad Aalen in precedenza a vocazione agricolo mineraria
e che invece ha avuto maggior successo con gli
investimenti rivolti al termalismo. Una città modello è
Baden Baden, al più alto livello di classificazione, che
fino dal 1958, a seguito di un calo delle presenze ha rivisto
il suo programma di pianificazione a lungo termine.
Essendo il suo impianto urbano lineare e costretto
all’interno di una valle, il problema del traffico è stato al
centro di uno studio specifico. Si è adottato un sistema
di percorsi periferici, di posteggi sotterranei e di lunghe
gallerie per salvaguardare l’ambiente. Altro punto
di forza di questa cittadina termale è stato il restauro
del centro storico sia quello di origine medioevale che
quello Novecentesco. Inoltre propone una infinita lista
di attività collaterali alla cura e al benessere come mostre,
eventi musicali e casinò dai quali riesce a ricavare
introiti. In conclusione anche per le nostre città termali
ciò che vale è una ricerca di salubrità non solo atmosferica
ma anche del segno, città belle, modelli di ambiente
ecologicamente preservato ed esteticamente incisivo.
Il “bello” è terapeutico e dunque nostro dovere ricercare
tale bellezza nelle nostre città e nel nostro modo di amministrarle,
ancora di più se questi centri urbani hanno
come peculiarità quella di curare e dare benessere alle
persone, siano esse residenti o turisti. Effettuando una
riqualificazione del patrimonio esistente, fornendo nuove
peculiarità e punti cardine che fungano da poli attrattori
per nuovi flussi turistici. Città capaci di trasformarsi
dinamicamente a seconda delle richieste del pubblico.
Creando eventi culturali e turistici, valorizzando e non

La città di oggi se
vuole essere competitiva
deve avere
mordente di carattere
internazionale,
attraendo anche
quei flussi extraterritoriali
con una offerta
flessibile che
si adatti agli usi più
richiesti. Il dinamismo
che si richiede
oggi alle città, è
rappresentato da un
impegno culturale
non indifferente, ed
una attenzione al
panorama globale.
La città della salute
, sarà metà per chi
si vuole curarsi e
chi vuole stazionare
in un ambiente più
vicino all’uomo. Coltivando
arte, benessere
e cultura. Non
si intende solo salute
fisica ma anche
mentale. Riapprendere
quei ritmi di
vita che sono propri
dell’uomo. Trovare il
modo di reimparare a
vivere la propria vita.

solo conservando staticamente l’esistente. In un’ottica
propositiva ed economicamente competitiva. La città
della salute, non può non tenere conto di questi aspetti
che contribuiscono a creare ambienti coinvolgenti e vivi.

LE CITTÀ TERMALI STORICHE ITALIANE

SALSOMAGGIORE TERME,
PARMA
ABANO TERME E MONTEGROTTO
TERME, PADOVA
MONTICELLI TERME, PARMA
CASTROCARO TERME, FORLÌ-CESENA
BAGNO DI ROMANGNA, FORLÌ-CESENA
MONTECATINI TERME, PISTOIA
CHIANCIANO TERME, SIENA
TIVOLI,
ROMA
FIUGGI, FROSINONE
CASTELLAMMARE DI STABIA,
NAPOLI

Le pagine seguenti sono composte da elaborati fatti a
seguito di uno studio basato sulla lettura delle cartografie,
si può concludere che non si può parlare di un’unica
tipologia di città termale, per i comuni osservati si
può affermare viceversa vi siano delle tipologie ricorrenti
fra le diverse città che possono essere riassunte
nelle classificazioni seguenti indicatori dell’organizzazione
dell’offerta termale di ogni comune. È possibile
osservare relazioni morfologico-funzionali ricorrenti
tra le città prese in esame e il territorio che le circonda,
oltre alle relazioni che vi sono tra le differenti parti
che compongono la città termale stessa: le residenze,
gli alberghi, l’impianto termale, le aree commerciali,
le infrastrutture principali. Di conseguenza è possibile
riscontrare delle modalità insediative tipiche, che
sono state determinate dalle relazioni tra i componenti
precedentemente citati, i manufatti urbani, gli usi della
città termale e il territorio. Basandosi su alcune riflessioni
fatte sulle città termali in passato, attraverso libri
e pubblicazioni oltre ad una nostra personale interpretazione
della realtà termale stessa e della sua composizione,
siamo giunti a considerare principalmente
quattro tipologie di città termale ricorrenti: le terme e il
verde, le terme e i confini, le terme e le isole, le terme
e il recupero. Le tipologie che andremo ad analizzare
prendono in esame; l’organizzazione della città termale,
il funzionamento e la morfologia insediativa sia
dell’edificato che delle strutture alberghiere oltre alla
distribuzione sull’area termale e il rapporto con le fonti
termali stesse. Seguiranno delle pagine composte da
tavole confrontabili che evidenziano i caratteri di somiglianza
e differenza tra i diversi comuni presi in esame.

LE TERME CHE SI ISOLANO DALLA CITTÀ
Abano, Montegrotto
LE TERME CHE RECUPERANO LA CITTÀ
Bagno di Romangna
LE TERME E IL VERDE SONO LA CITTÀ
Fiuggi, Chianciano, Montecatini, Salsomaggiore
LE TERME CONFINATE DALLA CITTÀ
Tivoli, Monticelli, Castrocaro, Castellamare di Stabia

ABANO TERME
21,57 Kmq

Queste due realtà termali sono caratterizzate da una
tipologia di strutture ricettive che in linguaggio tecnico
vengono definite “a isola”. Per definire meglio il termine
bisogna spiegare come è strutturato tecnicamente;
l’albergo si insedia all’interno di un lotto di grandi dimensioni,
all’interno del quale si trovano: parcheggi,
parco e attrezzature termali, attrezzature sportive, di
conseguenza la struttura ricettiva non ha alcun rapporto
con lo spazio esterno pubblico e di conseguenza
collettivo. Di conseguenza la permanenza dell’ospite
è pensata in queste realtà per essere trascorsa integralmente
all’interno della struttura alberghiera. Questa
tipologia insediativa non ha permesso la presenza
di elementi che strutturino la città, in queste città la
struttura urbana è caratterizzata da un’omogeneità
di massima. Abano e Montegrotto si differenziano
però nel rapporto tra le aree alberghiere e quelle residenziali.
Ad Abano l’area degli alberghi è separata
da quella residenziale, inoltre la crescita degli alberghi
ha portato ad una incrementale espulsione della
residenza. Ne consegue l’immagine odierna di Abano
dove i servizi principali sono collocati nel centro della
città oltre alla maggior parte degli alberghi, viceversa
se non con alcune eccezioni la residenza è per lo più
all’esterno del centro. A Montegrotto viceversa i lotti
degli alberghi sono intervallati da aree residenziali
ed aree in procinto di essere edificate. In conclusione
per entrambe le città vale la conclusione che questo
sviluppo a pezzi e con la componente forte degli alberghi
a isola, ha fatto sì che i luoghi della centralità
e collettività diventassero, viali, percorsi o strade.

MONTEGROTTO TERME
15,25 Kmq

BAGNO DI ROMAGNA
233,44 Kmq

Il centro della cittadina di Bagno di Romagna è situata
su di una terrazza fluviale, formatasi dopo gli spostamenti
del letto del fiume Savio, in una valle racchiusa
tra rilievi montuosi. La difficile possibilità di espansione,
a causa della condizione morfologico-orografica,
ha fatto sì che lo sviluppo del centro alberghiero sia
avvenuto attraverso un recupero del patrimonio edilizio
situato nel centro storico. Le strutture termali e
ricettive sono situate all’interno degli edifici preesistenti
situati nell’antico borgo. In questa realtà troviamo
invertito il rapporto tra strutture ricettive, verde
e città. Qui è il sistema dell’edificato a stabilire i luoghi
e le modalità delle relazioni con lo spazio aperto.

CHIANCIANO TERME
36,52 Kmq

L’aspetto preponderante in queste città è che il nucleo
termale si forma e si organizza, all’interno del
centro urbano, in una zona ben riconoscibile ed evidenziata
dal verde e dal trattamento a parco che la
contraddistinguono. Il rapporto tra il verde e la città
è importante in quanto è la via prescelta per l’organizzazione
e il funzionamento tra le differenti parti
di città. Il verde (parchi, viali, porticati, piazze etc.) è
pensato e basato su un progetto a lungo periodo, in
questo modo il verde e i suoi elementi, hanno il tempo
per poter entrare in relazione con le parti di città, se
non con la città stessa (come nel caso di Salsomaggiore).
Il ruolo assunto dal verde, dal parco o da elementi
analoghi assume una duplice funzione; quella
di organizzare lo spazio e agevolare le relazioni urbane
connettendo tutta la città. Il progetto di queste
città è improntato sull’antica tradizione termale, per
la quale la città di cura era anche il luogo dello star
bene, a contatto con la natura, una città che esprimesse
qualità e benessere per il corpo e lo spirito.

FIUGGI
33,06 Kmq

MONTECATINI TERME
17,66 Kmq

SALSOMAGGIORE TERME
81,68 Kmq

CASTELLAMMARE DI STABIA
17,71 Kmq

L’insediamento termale in questi casi, si costituisce
come un’area racchiusa da un confine, all’interno del
quale sono racchiuse tutte le funzioni relative alla cura
e al benessere del fruitore. Tra questi si riscontrano;
i luoghi della cura, del passeggio, gli spazi collettivi
per la condivisione, la strutture ricettiva stessa. L’unico
momento in cui la città entra a contatto con il centro
termale è “l’ingresso”. Ad esempio il caso di Castellamare
di Stabia è identificativo di ciò, e sorgenti
di acqua termale sono ventotto localizzate nel raggio
di cinquecento metri l’una dall’altra nel sito delle terme
antiche sulla parte che affaccia al mare lontane
dal centro urbano. Viceversa le nuove terme risalenti
agli anni cinquanta, sono localizzate a ridosso del
centro urbano, ne consegue che se le terme più antiche
non hanno nessun rapporto con la città, quelle
più recenti sono parte integrante della struttura urbana.
Quest’ultime ben rispondono alle esigenze di
cura da parte dei curanti anche quelli pendolari. Altro
caso significativo di come alcune realtà termali
siano confinate e racchiuse all’interno di un recinto è
quello di Monticelli area termale del comune di Montechiarugolo,
un’area prevalentemente agricola nella
quale Monticellied all’interno del suo confine contiene
le strutture ricettive. L’essere confinate per queste
realtà non ha un significato solo materiale ma anche
economico, come insegna quest’ultimo esempio
di città l’economia non ha come aspetto principale il
termalismo e questo può rappresentare un confine.

CASTROCARO TERME
38,92 Kmq

MONTICELLI TERME
48,01 Kmq

TIVOLI
68,50 Kmq

TERME CONTEMPORANEE

LE HAVRE, FRANCIA
AMÉLIE-LES-BAINS
PALALDA
RIGI KALTBAD, SVIZZERA
VALS, SVIZZERA
MERANO, ITALIA
SALONICCO,
GRECIA

RIGI KALTBAD2012
MARIO BOTTA

Un ambiente naturale,
nel quale ha
saputo adattarsi l’idea
di un progetto
innovativo. In stretta
relazione sia con
il contesto naturale
che con la piccola
realtà cittadina di
Rigi Kaltbad. Lo spazio
diviso in due parti
collegate tra loro: la
prima è la piazza del
paese e i nuovi bagni
e la spa posizionati
sotto di essa. La
nuova piazza viene
presentata come un
“giardino minerale”
sulla quale si aprono
otto lucernari, che durante
il giorno riflettono
la luce all’interno
degli spazi del centro
termale sottostante.
La principale ispirazione
è quella della pietra
come, che dona all’acqua
proprietà curative.
Una miscela di storia e
innovazione capaci di
dare nuovi significati al
sito termale e rendere
più accattivante l’’offerta
termale stessa.

VALS1991-1996
PETER ZUMTHOR

L’esatta origine dei
bagni di Vals non è
conosciuta, ciò che è
certo è che i materiali
ceramici presenti
in situ risalgono alla
cultura Crestaula
(1500 - 1300 a.C.).
Nel 1991 l’architetto
Peter Zumthor
ha realizzato il progetto
che ha fatto di
Vals un esempio per
l’architettura termale
di tutto il mondo.
Le terme di Vals
definiscono “nuove”
situazioni che riguardano
la corporeità
ed il coinvolgimento
dei sensi. L’architetto
stesso afferma che:
“...i visitatori avvertono
il significato degli
edifici e sperimentano
e percepiscono molte
sensazioni muovendosi
entro gli spazi
in cui è racchiuso un
progetto. Il pubblico
osserva gli ambienti
e ha la sensazione
di conoscerli già ma
di non averli mai visti
in questo modo...”.

AMÉLIE-LES-BAINS2014
FRANCISCO MANGADO

La proposta di ristrutturazione
del
Centro thermoludique
di Amélieles-Bains-Palalda-Montalba
sovrappone una nuova
costruzione, più
leggera di superfici e
volumi di vetro luce
sulle solide pareti
in muratura di contenimento
del complesso
esistente. “Il
punto di partenza
del nostro intervento”,
spiega il brief di
progetto, “è quello
di cercare di rispettare
la vecchia costruzione
dell’ospedale termico
in tutto ciò che
è di natura massiccia
e permanente”…”In
termini concettuali gli
sforzi di progetto hanno
visto la creazione
di un complesso integrato
di cui un’interpretazione
di tempo,
di diversi periodi di
tempo, è facilmente
riconoscibile attraverso
le forme architettoniche
e materiali.

SALONICCO2013
NOT A NUMBER ARCHITECTS

Il progetto rappresenta
l’idea per un
bagno pubblico sotterraneo
posizionato
al di sotto una piazza
urbana. La vista non
viene frenata dalla
pavimentazione
in quanto il soffitto
vetrato permette di
osservare il sottosuolo.
La proposta
mira a ristabilire la
cultura di lunga durata
di Salonicco di
bagni pubblici come
forma di spazio per
la collettività e socialità.
Terme romane,
bagni bizantini e turchi
ottomani sono ancora
evidenti nel tessuto
urbano, una serie di
archi invertiti e cupole
organizzano lo spazio
come un insieme quasi
labirintico formato da
piscine interconnesse
per i diversi trattamenti
curativi. La sala
principale ha la funzione
di preparare il
visitatore per un’esperienza
cerimoniale di
benessere del corpo.

LE HAVRE 2006-2008
JEAN NOUVEL

Un’architettura monocroma
e monomaterica,
influenzata
dalle terme romane.
L’impianto del complesso
viene scoperto
progressivamente
attraverso la temperatura
dell’acqua
e il sapiente uso
della luce zenitale
che filtra all’interno.
L’ingresso, scavato,
introduce il visitatore
all’interno di un ambiente
che mescola
diverse tipologie di
linguaggio tra l’immagine
della cittadina
di Le Havre, con i suoi
colori e lo spazio bianco.
Un solo ambiente si
distacca dal bianco attraverso
un’esplosione
cromatica: questa
stanza, scavata all’interno
di un volume
adiacente ad una delle
vasche principali, è dedicata
ai bambini. Un
luogo elegante, esternamente
imponente
e scuro, ma internamente
dotato di una
complessità pensata.

MERANO2005
MATTEO THUN

Un cubo trasparente,
un dialogo tra
città e campagna,
un collegamento
fluido tra acqua e
montagna, ospita le
Terme di Merano.
Il progetto cattura
la bellezza dell’ambiente:
il “paesaggio
artificiale” delle
terme assomiglia al
paesaggio naturale
di montagna circostante.
Materiali
naturali non trattati:
legno, granito, inducono
una esperienza
tattile e sensoriale indisturbato
dalla tecnologia,
che è presente
ma invisibile. Con un
totale di venticinque
piscine e otto saune, il
centro termale di Merano
utilizza moderne
tecniche ambientali finalizzate
al risparmio
energetico e idrico. Un
impianto di cogenerazione
produce energia
elettrica utilizzando il
calore residuo prodotto
per il riscaldamento
del bagno termale.

STORIA DI ABANO TERME

PA DOV APADO
VAPA DOVAPADOVAPADOVA P
ADOVAPA DOVAPADOVAPADOVAPAD OV APAD
OVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVA
PADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPA
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OVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOV
APADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPAD
OVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADO V
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V
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BANOABANOABANOABANOABANOABANOABA
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GROTT O MO
NTEG
R
OTT
O

Proprio il termine
Aponus indicava anticamente
il territorio
nord-orientale dei
Colli Euganei, quello
che corrisponde agli
attuali Comuni di
Abano, Montegotto
e Battaglia Terme.
Sin dal VII° secolo
a.C. si narra delle
salutari polle sorgive
che acquistando
sempre più fama
fino agli splendori
dell’età romana,
hanno segnato il successo
di queste zone.
Le acque in profondità
raggiungono una
temperatura elevata.
Dopo una permanenza
in profondità
di non meno di 60
anni, le acque meteoriche
divenute ormai
acque termali,
trovano a ridosso dei
corpi eruttivi euganei
le condizioni geologiche
favorevoli ad
una rapida risalita.

La città di Abano Terme sorge alle pendici dei Colli Euganei
formatisi circa 34 milioni di anni fa in seguito alle
alluvioni della pianura Padana e a fenomeni di vulcanesimo
sottomarino. L’elemento caratterizzante del territorio
aponense è la presenza di sorgenti termominerali
famose fin dall’antichità. Il “misterioso” fenomeno,
chiarito negli anni ‘60 da studiosi dell’Università di Padova,
si realizza attraverso un circuito geotermico della
durata di circa 50 anni. Inizia nelle Piccole Dolomiti dove
l’acqua fredda, proveniente dalle zone di ricarica naturale,
confluisce in un percorso sotterraneo, che talvolta
giunge alla profondità di circa 4000 metri, attraversando
banchi di rocce e acquisendo così le tipiche proprietà
termali e si conclude nel bacino euganeo che, per la sua
conformazione geologica, permette all’acqua di risalire
naturalmente in superficie. Il toponimo Abano contiene
un evidente riferimento all’acqua sia per la presenza
della radice indoeuropea - ap, sia per l’associazione
al dio Aponus, nume tutelare delle fonti termali in età
paleoveneta e romana. Le origini delle cure termali risalgono
all’VIII secolo a. C., quando gli antichi abitanti
della zona si recavano al vicino lago sacro per compiere
riti legati al recupero della salute. La ricostruzione
del profilo dell’area termale sia in epoca paleoveneta
che successivamente romana, risulta per gli archeologi
assai difficoltosa a causa della poca documentazione
a disposizione. A partire dal I secolo d. C., ritrovamenti
archeologici attestano sul colle Montirone di Abano
la presenza di un tempio dedicato al dio Apono e, nei
pressi, un emporium di vasellame destinato a rifornire
i visitatori che molto probabilmente utilizzavano il recipiente
per bere l’acqua terapeutica. In occasione di uno
scavo sono stati infatti rinvenuti dei raffinati esemplari
di vasi di tipo Aco e rhytà che testimoniano la presenza
di un’utenza raffinata e in grado di apprezzare elementi
di gusto ellenistico e celtico. L’antica frequentazione
delle terme, se pur con momenti di relativo abbandono
è documentata fino a tutto il V secolo d. C.. Le successive
vicende politiche che videro succedersi nel terri-

Pietro d’Abano
(1257 - 1315) è stato
un professore di
medicina a Padova.
Egli nacque ad Abano
Terme che successivamente
prese
il suo nome. Ha
guadagnato la fama
scrivendo Conciliatore
Differentiarum
e Philosophos Medicos
Versantur. Fu
accusato di eresia e
di ateismo, e morì in
carcere prima della
fine del suo processo.
Can Francesco della
Scala detto Cangrande
I (1291–1329)
è stato un condottiero
italiano. Signore
di Verona dal 1308
al 1311, consolidò
il potere della sua
famiglia ed espanse
quello della sua
città. Cangrande fu
anche uno scaltro
politico e un generoso
mecenate, è
noto infatti anche
perché fu amico e
protettore del poeta
Dante Alighieri.

torio l’occupazione longobarda, carolingia e sassone
sconvolsero la vita di queste campagne e i primi documenti
che ci offrono informazioni su Abano risalgono
al X secolo epoca in cui è attestata la presenza della
pieve di San Lorenzo, localizzata nell’area dell’attuale
Duomo, che naturalmente si sosteneva grazie alla comunità
agricola che si era riorganizzata nel territorio.
Alla fine dell’XI secolo fu fondato un monastero benedettino
sul colle di San Daniele che, attraverso l’opera dei suoi
monaci, uniti a quelli del monastero di Praglia, contribuì
in modo significativo a realizzare opere di bonifica del territorio
che aumentarono le superfici delle aree coltivabili
a frumento, frutteti, orti o semplicemente a pascolo.
Dal XII secolo il villaggio di Abano si sviluppa come centro
rurale, soggetto all’autorità vescovile padovana che
alla metà del 1100 investe Manfredo della famiglia Conti
di un vasto possedimento ad Abano. Originario di questo
piccolo villaggio è l’illustre medico filosofo Pietro d’Abano
sostenitore della dottrina aristotelica nell’interpretazione
del filosofo arabo Averroè, condannato per
eresia e in seguito riabilitato. In più occasioni la piccola
comunità aponense fu testimone di incursioni belliche
dovute alla rivalità tra i signori di Padova, Da Carrara e
i signori di Verona, della Scala ed è rimasto memorabile
l’assalto che distrusse la città nel 1314 ad opera di
Cangrande della Scala. Nel 1318 la dominazione dei Da
Carrara si estese stabilmente nel padovano operando
una riorganizzazione amministrativa del territorio che
vide Abano sottoposto alla vicaria di Arquà. La conquista
della terraferma da parte della Repubblica di Venezia e
nel 1405 del padovano, segna per il territorio aponense
un importante momento di riorganizzazione non tanto
amministrativo, poichè rimane sostanzialmente immutato
il regime carrarese, ma del sistema della proprietà
fondiaria che vede subentrare il patriziato veneziano nei
territori confiscati ai nobili padovani ribelli. In tal modo ad
Abano giunge la nobile famiglia Malipiero che si prodigò
in interventi di bonifica del territorio e alla fine del 1500
realizzò una splendida villa in stile palladiano tutt’oggi

Nel primo 700, risanati
in parte i terreni
e rese redditizie le
colture, i Mocenigo
fecero costruire l’attuale
villa e ristrutturarono
tutte le
proprietà della terraferma.
Costruendo
la villa in quelle terre
aponensi che opportunamente,
confinavano
con il canale
di Battaglia, navigabile
e percorso da
ampi barconi, comodi
nel trasporto di
derrate alimentari.
Il Santuario della
Madonna della Salute
di Monteortone
eretto nel 1428
sul luogo del rinvenimento
di una miracolosa
immagine
della Madonna celata
nelle acque di
una fonte termale,
ancora oggi segnalata
da una statua
in pietra della Vergine.
L’antico convento
Agostiniano oggi
è proprietà dei Salesiani
ed è adibito
ad albergo termale.

apprezzabile nella sua notevole struttura architettonica.
Successivamente ad Abano arriva un’altra famiglia
veneziana: quella dei Mocenigo tra i cui esponenti ci furono
dogi, ambasciatori e gran capitani. Principalmente
durante il XVIII secolo i suoi membri si prodigarono per
bonificare un territorio denominato Guazzi proprio per le
sue frequenti inondazioni, ricavandone terreni che vennero
destinati alla coltivazione della vite del frumento e
del granoturco col quale si faceva la polenta, l’alimento
base della popolazione contadina. i Mocenigo realizzarono
anch’essi una villa, ancor oggi apprezzabile, all’interno
della loro proprietà che comprendeva oltre alle
dimore per i massari e i braccianti, ai magazzini e luoghi
per l’attività agricola anche un’osteria e una fornace
di mattoni situate al cosiddetto ponte della fabbrica.
L’influenza veneziana nel territorio si manifestò anche
nella vicenda legata alla nascita e realizzazione
dell’importante complesso monastico di Monteortone
che sorse nel 1428 in seguito all’apparizione della
Vergine che annunciò la fine di una terribile pestilenza.
La cura del luogo sacro fu affidata ai frati agostiniani
tra i quali ci fu un certo frate Simone da Camerino
uomo di fiducia del doge Francesco Foscari e brillante
diplomatico i cui servigi alla Repubblica procurarono
alla congregazione generose offerte che permisero la
realizzazione del complesso dotato di una chiesa notevolmente
affrescata da pittori di scuola mantegnesca.
L’affermazione dell’Illuminismo e degli interessi “enciclopedici”
per tutti i saperi e in modo particolare per
quelli legati alla natura determinarono nel settecento
una totale riconsiderazione del termalismo dedicandovi
una grande quantità di studi che contribuì a riscoprire
questa pratica terapeutica che anche se non era scomparsa,
era di fatto poco considerata. Si avviò così nella
zona del Montirone, ricca di sorgenti naturali, un’attività
di ristrutturazione edilizia di edifici per bagni realizzando
anche un piccolo oratorio per i malati. La nobile
famiglia padovana dei Dondi dall’Orologio, proprietaria
in Abano di un consistente patrimonio fondiario e di

L’antica stazione termale
di Abano Terme
ha il suo centro
tradizionale e storico
sul Colle Montirone,
da dove sgorgavano
le caldissime acque
termali in grado di
alimentare tutte le
strutture circostanti.
In epoca preromana
e romana questa
zona era molto ambita
e in breve tempo
sorsero ville e
residenze lussuose.
Grand Hotel Trieste
& Victoria di Abano
Terme, sede del
Comando Supremo
di Stato Maggiore
dell’Esercito nel
corso della Prima
Guerra mondiale.
Dalla stanza 101
partirà il messaggio
scritto dal Gen Diaz
a 201 capi di governo
degli stati indipendenti
della terra.

due ville delle quali una in centro al paese e oggi sede
del Museo Civico, realizzò lo stabilimento termale più
importante che, grazie al suo successivo proprietario,
godette dell’intervento del noto architetto neoclassico
Giuseppe Jappelli. Egli realizzò anche un monumento
celebrativo oggi inserito nel Parco del Montirone.
Alla metà dell’ottocento
gli stabilimenti attivi ad Abano erano 8.
Con l’unificazione italiana la città cominciò gradualmente
ad organizzarsi, fu realizzato il palazzo municipale,
inizialmente anche sede della scuola elementare. L’occupazione
principale della popolazione continuava ad
essere quella agricola, l’unica realtà industriale era rappresentata
dalla fornace di mattoni. Tra la fine dell’ottocento
e i primi del novecento il passaggio della ferrovia
nel Comune di Abano ed il collegamento tramviario della
cittadina con Padova incrementarono l’afflusso turistico
tanto che gli operatori del settore per soddisfare
le esigenze della clientela finanziarono la costruzione
di un delizioso teatrino liberty, oggi andato perduto.
Le vicende finali della prima guerra mondiale portarono
Abano a rivestire un ruolo di primo piano dal momento
che il generale Armando Diaz, nel 1917 dopo la disfatta
di Caporetto, trasferì il Comando Supremo delle
Forze Armate nella cittadina, allestendo il proprio quartier
generale nell’albergo Trieste che dopo la guerra si
chiamò Trieste-Vittoria. Inoltre ad Abano vennero anche
stampati i volantini che Gabriele D’Annunzio lanciò su
Vienna decollando nei pressi della vicina villa Zaborra,
oggi Museo dell’Aria. Nel dopoguerra la tradizionale
attività legata alle cure termali conobbe un formidabile
sviluppo dovuto alle nuove conoscenze tecnologiche
che permisero l’apertura di pozzi artificiali nei pressi dei
quali furono realizzati molteplici stabilimenti termali.
Nel 1926 fu approvata una legge che aboliva la gestione
privata delle risorse termali e stabiliva un nuovo regime
regolato dal sistema delle concessioni pubbliche la cui
gestione fu affidata alle Aziende di Cura e Soggiorno. La

Nel dopoguerra, con
l’inserimento delle
terapie termali
nel Sistema Sanitario
Nazionale, si
ebbe la stagione del
“termalismo sociale”,
che permetteva
costi contenuti per
ampie fasce di popolazione.
Oggi, le
difficoltà economiche
e le comodità
dei viaggi all’estero
hanno in parte ridotto
il successo
dei centri termali.
Uno dei simboli di
Abano Terme: l’Hotel
Orologio. Si tratta
di un elegante
edificio, costruito nel
XVIII secolo dai nobili
Dondi dell’Orologio
ed ampliato nell’800
con l’aggiunta della
facciata neoclassica
di Giuseppe Jappelli,
che sistemò anche
il vasto giardino
che circonda l’albergo.
Oggi chiuso
da una decina d’anni
rimane uno degli
emblemi della città.

icaduta di questo provvedimento non tardò a manifestarsi
e nel 1931 gli alberghi segnalati ad Abano erano
21. Nel secondo dopoguerra fu sviluppata una politica
sanitaria di tipo assistenziale che permetteva la fruizione
delle terapie termali ad un vastissimo pubblico. L’incremento
delle presenze aumentò in modo vertiginoso
e di conseguenza furono aperti numerosi pozzi artificiali
e costruiti nuovi stabilimenti. La città conobbe un rapido
sviluppo urbanistico: alla fine degli anni cinquanta
gli stabilimenti segnalati erano 54, vennero costruite
due nuove chiese: Sacro Cuore alle Terme e Santa
Maria a Giarre per soddisfare le esigenze della accresciuta
popolazione. La tradizionale occupazione agricola
degli abitanti gradualmente si ridusse a vantaggio
delle nuove opportunità offerte dall’attività alberghiera
e commerciale. Le indiscutibili proprietà terapeutiche
dei trattamenti termali e l’abilità degli imprenditori turistici
locali (nel 1990 gli stabilimenti erano 90), hanno
reso possibile un continua crescita della città termale
che oggi si sviluppa lungo un viale sul quale si affacciano
giardini e raffinati negozi, collegando l’antico insediamento
termale, oggi parco del Montirone, con l’antico
centro urbano organizzatosi attorno alla chiesa di
San Lorenzo ove sono situati il Comune e la Biblioteca.

STORIA DI MONTEGROTTO TERME

PA DOV APADO
VAPA DOVAPADOVAPADOVA P
ADOVAPA DOVAPADOVAPADOVAPAD OV APAD
OVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVA
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OVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPA
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OVAPADOV
APADOVAPAD
OVAPADOVA
PAD

Nella ricostruzionesono
visibili i resti di
un esteso complesso
termale, costruito
a partire dalla
seconda metà del I
secolo a.C. e utilizzato
fino al III secolo
d.C. Se ne conservano
tre grandi vasche,
un piccolo teatro,
un edificio con
vasca circolare al
centro e absidi laterali,
e altre strutture
complementari.
All’interno del comune
sono stati
rinvenuti numerose
sculture “ex voto”
riferibili a un luogo
di culto, frequentato
assiduamente
tra la seconda metà
del VII e il III secolo
a.C. (età del Ferro)
e incentrato su uno
specchio d’acqua,
ora scomparso, alimentato
dall’affioramento
di polle
d’acqua fumante.

Non si hanno tracce certe di popolazioni che hanno
vissuto in epoca preistorica nel territorio. Alcuni ritrovamenti
possono far pensare alla popolazione degli
Euganei durante il Neolitico e nell’Età del Bronzo.
Nel secondo millennio A.C. i boschi lussureggianti che
ricoprivano la pianura, da cui spuntavano le cime dei colli
ed emanavano i loro vapori fumanti laghi di acqua calda,
erano il territorio della popolazione degli Euganei, cui
succedette nel I° sec. A.C. quella dei veneti, che giunsero
dall’Illiria. Questi conoscevano molto bene le proprietà
terapeutiche delle acque calde di questi luoghi e ne attribuivano
la loro origine agli dei. Infatti, oggi rimangono
piccole sculture rappresentanti parti del corpo umano,
dette “ex voto”, che altro non erano che particolari offerte
fatte ai malati che erano stati guariti dalle acque; con
il bronzo venivano, infatti, ricreate quelle parti del corpo
guarite per poi essere gettate nel lago votivo in segno
di riconoscenza. Il lago fu interrato nel III secolo a.C.
Il popolo Veneto accolse festosamente l’arrivo
dei Romani nel territorio, infatti la popolazione
si sentiva esposta alle scorribande dei Galli.
Colonia romana nel 184 avanti Cristo, Montegrotto trovò
la sua consacrazione ufficiale quando Plinio il Vecchio,
dall’alto della sua autorità imperiale, celebrò le proprietà
medicamentose delle sue acque riferendosi alle acque
che vi proliferano. Testimonianze vive ed ancora oggi visibili
del ruolo che Montegrotto Terme ha avuto in epoca
romana come stazione termale, sono proprio gli scavi
romani presenti lungo la via principale della località.
Nel 49 a.C. con il decreto di Giulio Cesare gli abitanti veneti
divennero a tutti gli effetti cittadini romani grazie anche
alla forte alleanza che si era stabilita dai due popoli.
Grazie a questo accordo per il territorio euganeo ma soprattutto
per Montegrotto Terme si aprì in grande periodo
di splendore con la creazione delle terme e con lo sfruttamento
graduale e coscienzioso delle acque termali.
Grazie a questo sviluppo l’antico comune di Montegrotto,
insieme all’agglomerato urbano di Abano che era
utilizzato con funzione residenziale, si sviluppò e visse

l carattere peculiare
di Gerione dell’oracolo
patavino è quello
non d’un mostro
che abita lontano
dall’umano consorzio,
ma di un eroe
che dimora presso
benefiche e salutari
acque termali, quasi
come protettore e
consigliere benevolo.
Rappresentazione di
Padova del 1300 ad
opera di Giusto de’
Menabuoi. Padova
vista come città di riferimento
dei borghi
limitrofi come Montegrotto.
Città che
attraversava tempi
difficili docuti alle
devastazioni delle
continue guerre.

un importante periodo di sviluppo. Ad Abano aveva sede
un antico centro religioso dedicato ad “Aponus” che era
ritenuta un’importante divinità delle acque. Sempre ad
Abano si collocava, secondo la tradizione, la presenza
di un culto oracolare del mostro triforme “Gerione”.
Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente nel 476
d.C. il territorio termale euganeo attraversò un periodo
di forte crisi e cade in decadenza. La zona fu invasa
più volte dai Barbari e colpita da fenomeni bradisismici.
Nell’anno Mille l’antico comune di Montegrotto entrò
sotto il dominio della famiglia Da Montagnone di origine
arimanna. Dalla metà del Duecento il territorio euganeo
fu posto sotto il controllo del comune di Padova che
impose delle leggi a tutti gli abitanti della zona. Queste
leggi stabilivano che era compito del proprietario del
terreno tenere in ordine le strade a fondo naturale e la
pulizia dei fossi. Padova in questo periodo attraversava
una lunga decadenza, infatti la città era in ginocchio
dopo le diverse occupazioni e devastazioni che dovette
subire. Per ristabilire benessere, pace e giustizia si
proclamò signore unico della città Giacomo da Carrara.
Inizia ora il lungo dominio carrarese che si protrarrà
a Padova e nelle terre circostanti per ben 87 anni.
A partire dai primi anni del XV secolo, Padova passò
sotto il dominio della Serenissima Repubblica di
Venezia. Sotto la guida repubblicana, il territorio euganeo
iniziò a risollevarsi, infatti, la Serenissima di
Venezia iniziò una progressiva e graduale opera di ricostruzione.
Nel 1797 la Serenissima Repubblica di
Venezia cadde e i due comuni di Montegrotto e Montagnone
furono uniti a quello di Battaglia. Con il trattato
di Campoformio il Veneto con Padova passò agli
austriaci e Montegrotto ritornò un comune a sé stante.
Durante l’Ottocento gli austriaci svilupparono e sistemarono
la zona termale di Montegrotto emanando
molte leggi per la conservazione dell’acqua termale.
Già agli inizi del Novecento Montegrotto era un ragguardevole
centro alberghiero che si avviava a conquistare
la supremazia tra i centri fangoterapeutici in Europa.

Gran carta del padovano
realizzata da
G. A. Rizzi Zannoni
nel 1778. Qui troviamo
rappresentato il
territorio ad opera
dell’istituto geografico
militare dove
è possibile vedere
la conformazione
ancora approssimativa
di Abano e
Montegrotto Terme,
allora chiamata San
Pietro Montagnon.
Nel 1950 Montegrotto
divenuta stazione
di cura, soggiorno e
turismo si avviava ad
affermarsi tra le poche
città italiane termali
a vivere il boom
delle cure termali.

Durante la prima guerra mondiale, la zona termale diventò
con Padova il quartier generale delle forze militari
italiane. A Battaglia Terme, nel castello di Lispida,
ci fu la residenza del re Vittorio Emanuele III. Fino al
1934, Montegrotto era chiamata San Pietro Montagnòn
dal nome della famiglia che nel Medioevo ne deteneva
il feudo; l’attuale nome risale, invece, al latino Mons
Aegrotorum, “il monte dei malati” ed è una testimonianza
ulteriore dell’uso terapeutico dei fenomeni termali
fin nell’antichità. Nella seconda guerra mondiale
la zona euganea fu un importante centro della resistenza
al nazifascismo. Dopo la fine della guerra le Terme
Euganee vissero un importante periodo di sviluppo
e nel 1950 al nome di Montegrotto Terme si aggiunse
la dicitura “stazione di cura, soggiorno e turismo”.

ANALISI DI PROGETTO

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ADOVAPA DOVAPADOVAPADOVAPAD OV APAD
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POPOLAZIONE DI ABANO
ETA MEDIA DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE

DISTRIBUZIONE DEI RESIDENTI
DISTRIBUZIONE DEI RESIDENTI STRANIERA
La componente degli
immigrati dev’essere
quindi considerata
fondamentale
nell’ottica attuale di
politica e progettazione
comunitaria.
Questi attori ormai
presenti e partecipi
della vita cittadina
si trovano ad essere
parte integrante
anche di quel mondo
che un tempo
non li contemplava
neanche. Oggi la
maggior parte dei
cittadini stranieri
residenti, molti cittadini
dell’Est Europa
soprattutto provenienti
da Albania,
Romania e Moldova
trovano occupazione
con diverse mansioni
all’interno degli
alberghi dell’area
termale oppure trovano
occupazione
nei diversi ristoranti
presenti sul territorio.
La comunità cinese
diviene partecipe
delle realtà locali
attraverso la sempre
maggiore gestione di
luoghi di ritrovo (bar,

POPOLAZIONE DI MONTEGROTTO
ETA MEDIA DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE

DISTRIBUZIONE DEI RESIDENTI
DISTRIBUZIONE DEI RESIDENTI STRANIERA
locali) sia per anziani
che per giovani andando
così ad inserirsi
all’interno delle
interrelazioni cittadine.
Da sottolineare
comunque come
la maggior concentrazione
della popolazione
immigrata
si trovi a stanziare
nei comuni attorno
all’rea metropolitana
del capoluogo, il
fenomeno è spiegabile
tenuto conto che
in quest’area insiste
la maggior parte dei
residenti e che esercita
una naturale
attrazione sui flussi
migratori viste le
maggiori opportunità
occupazionali. Ritornando
al turismo,
il movimento turistico
gioca un ruolo
fondamentale, nella
provincia di Padova
il bilancio è stato
positivo con buona
performance nel Bacino
Termale Euganeo.
Nel panorama
delle regioni italiane
il Veneto mantiene
da diversi anni un

AFRICA
AFRICA
ASIA
ASIA
EUROPA
EUROPA
primato anche nel
settore turistico, rafforzato
dalla capacità
di tenuta rispetto
alle difficoltà che
si sono manifestate
negli ultimi anni.
Il turismo risulta, in
questo modo, uno
dei punti di forza
dell’economia veneta.
Gli arrivi di turisti
italiani che stranieri,
conferma l’attrattività
del Veneto, sempre
presente tra le
mete turistiche a
livello mondiale per
il proprio territorio
e per ciò che offre.
Una buona parte del
movimento turistico
della provincia di
Padova e della realtà
alberghiera si
concentra nell’area
delle terme euganee,
uno dei centri
termali tra i più importanti
in Europa.

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Abbazia di Monteortone
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Fonte del Montirone
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SISTEMA ACQUE
DOVA
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PADO
VAPAD
D

Fonte del Montirone
Abbazia di Monteortone
Villa Draghi
Scavi Romani
Il tessuto urbano riscontrabile
nei due
comuni risente sia
delle forti influenze
storiche, culturali
che sociali. Lo storico
utilizzo di Montegrotto
come luogo
termale e di Abano
come località residenziale,
ha fatto sì
che la conformazione
del territorio
cambiasse. I primi
esempi sono visibili
nella maglia urbana
che in parte riprende
il vecchio tracciato
romano. Dai primi
studi è possibile vedere
che un gran
numero di terme situate
a Montegrotto
sorge seguendo le
canalizzazioni delle
acque iniziate dai
romani e continuate
dai popoli successivi.
La localizzazione
delle strutture termali
di Montegrotto
e Abano non solo risiede
nei motivi sopraccitati
ma anche
al diverso periodo
di costruzione degli
stabilimenti stessi.

ADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPAD
OVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADOVAPADO
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Abbazia di Monteortone
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Fonte del Montirone
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Villa Draghi
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SISTEMA DEI TRASPORTI PUBBLICI
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Fonte del Montirone
Abbazia di Monteortone
Villa Draghi
Scavi Romani
Sul territorio si sovrappongono
diversi
periodi storici che
hanno modificato il
tessuto urbano conformandone
quei caratteri
tipici del tempo
–dai romani con
le loro prime sistemazioni
idrauliche,
fino ad arrivare al
secondo dopo guerra
con la nascita delle
strutture ricettive
liberty-. Il tracciato
fluviale e le canalizzazioni
artificiali
a pelo libero delle
acque piovane sono
stati il primo layer
su cui fondare il sistema
dei trasporti.
I flussi turistici di
passaggio ma anche
d’interscambio sulle
linee ferroviarie
e stradali descritte
sono in primo luogo
da imputare a Padova,
centro culturale
a soli 10 km (F.S. 13
min.), con la Basilica
di S. Antonio, la
cappella degli Scrovegni,
la Reggia degli
antichi signori Da
Carrara e una del-

CONNESSIONI FERRATE

VICENZA
BOLOGNA
VERONA
PADOVA
VENEZIA
le piazze più grandi
del mondo, Prato
della Valle. Vicenza,
a 35 km (F.S. 45
min.), posta ai piedi
dei Colli Berici, rivela
gli splendori delle
ville palladiane, di un
centro storico conservatosi
ancora intatto,
con bellissime
architetture rinascimentali.
Venezia, a
42 km (F.S. 43 min.),
con Piazza S. Marco
e l’omonima Basilica,
il Palazzo Ducale
e il pittoresco Canal
Grande. Verona, a
circa 90 km (F.S. 80
min.), con la suggestiva
Arena romana
che ogni estate diventa
sede di una
delle più prestigiose
stagioni liriche internazionali.
È evidente
che i tracciati
ferroviari abbiano
potenziato l’accesso
al sistema termale
Abano-Montegrotto
utilizzando lo scalo
ferroviario Terme
Euganee di Montegrotto
come porta
d’accesso per tutti

Fonte del Montirone
Abbazia di Monteortone
Scavi Romani
Villa Draghi
ALBERGHI E URBANIZZATO

Fonte del Montirone
Abbazia di Monteortone
i turisti provenienti
da Bologna, Padova
e Venezia. Collegamenti
spesso doppiati
da linee pubbliche
e private di
trasporto su gomma
che consentono al
fruitore di poter accedere
in maniera
più capillare all’offerta
turistica collegando
le strutture
termali con gli spazi
pubblici potenziali.
Scavi Romani
Villa Draghi

Abbazia di Monteortone
Villa Draghi
Fonte del Montirone
Scavi Romani
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LE TERME NEL LORO INSIEME
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Fonte del Montirone
Abbazia di Monteortone
Dagli elaborati grafici
è evidente come
i tracciati delle linee
di trasporto pubblico
danno priorità alle
strutture alberghiere,
ma proprio intorno
a queste strutture
sono nate dell’attività
collaterali-integrative
all’offerta che
Abano e Montegrotto
offriva e offre.
Scavi Romani
Villa Draghi

LUOGHI DEL GUSTO

DAI TOSI
EUROPA
ROYAL DINASTY
AUBERGINE
LA VECCHIA MARINA
EL GAUCIO
DAL BIONDO
AL FILÒ
DARIO
DA MARIO
HUGEL KELLER
LA BETTOLA DEL REFOSCO
ALLA VIGNA
ALIBARDI
GHIRALDO
SOTTO SOTTO
LA SCALA
ALLA VOLPE
AL BOSCO
VILLA DRAGHI
DA CENCIO
LES ARCS
LIVIANGIOR
AI PORTICI
AL GAMBERO
DA BACCO
LA SCUDERIA
UC BEER & MORE
L’ORLANDO FURIOSO
DA NICOLA
Il panorama urbano
e extraurbano dei
comuni di Abano e
Montegrotto è caratterizzato
dalla presenza
di molteplici
nodi o aree nelle
quali si concentrano
attività o iniziative
capace di coinvolgere
allo stesso tempo
turisti, visitatori e residenti.
Per questo
motivo si è deciso di
indagare tale realtà
attraverso una mappatura
dei principali
luoghi di ritrovo per
quanto concerne l’enogastronomia,
bisogna
ricordare che
entrambi i comuni
si trovano all’interno
del Parco Regionale
dei Colli Euganei,
una realtà capace di
attirare visitatori e
appassionati dall’Italia
e non solo. Inoltre
vi sono diversi percorsi
ciclo-pedonali
che connettono tra di
loro diversi comuni
oltre ai due presi in
esame, il più famoso
e la strada del vino
dei Colli Euganei un

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LUOGHI DELLA COLLETTIVITÀ

percorso che si snoda
tra le colline e la
pianura e raccoglie
diverse tappe nelle
quali poter degustare
vino e prodotti
tipici. Oltre a questi
“percorsi canonici e
tematiche conosciute,
il panorama di
Abano e Montegrotto
è caratterizzato
dalla molteplicità
di ristoranti-trattorie
che con prodotti
a Km 0 offrono
a turisti e abitanti
sia del luogo che
dei comuni limitrofi
un’ottima occasione
per visitare la realtà
comunale e i suoi
dintorni. Per questo
motivo il percorso
creato attraverso la
ricostruzione della
costellazione di questi
punti attrattori
che simboleggiano
da un lato una realtà
viva basata su
una clientela locale
ma dall’altro anche
la forza dei rapporti
intrapersonale che
distinguono i gestori
e proprietari di que-

1_CENTRO CULTURALE VILLA BASSI E CENTRO IPPICO
2_BIBLIOTECA CIVICA DI ABANO
3_CRC CENTRO RICREATIVO CULTURALE
4_ PIAZZA MERCATO DI ABANO TERME

6_MUSEO INTERNAZIONALE DELLA MASCHERA
9_PARCO SAN DANIELE
7_VIALE DELLE TERME
10_MONTIRONE
sti luoghi del gusto.
Ciò è dimostrato dal
fatto che molti turisti
si ritrovino negli
anni oltre che negli
stessi luoghi, negli
stessi locali, diventati
ormai una metà
fissa. Luogo di incontro
e scambio di
esperienze e di momenti
vissuti nella
realtà euganea. Oltre
a questi luoghi
sono state rintracciate
altre realtà urbane
che rispondo
all’identificativo di
luoghi della collettività,
questi data la
realtà frammentaria
dei due comuni
caratterizzati da
una conformazione
urbana che in Abano
ha prediletto uno
sviluppo del centro
basato principalmente
sugli alberghi
e in Montegrotto una
maggiore alternanza
nell’edificato ma pur
sempre una mancanza
di fondo di
veri e propri luoghi
dell’incontro. Diventano
fondamentali

11_ PARCO URBANO TERMALE 14_PIAZZA MERCATO
16_ BUTTERFLY ARC 17_AREA ARCHEOLOGICA VIA SCAVI

19_PIAZZA 1° MAGGIO
21_VILLA DRAGHI
20_TERME NERONIANE
22_MUSEO INTERNAZIONALE DEL VETRO D’ARTE
le due piazze denominate
del “mercato”
e le vie storiche,
una la via della stazione
a Montegrotto
è un’antica via che
nel suo percorso incontra
diverse realtà
potenziali e concrete
del panorama collettivo,
ma soprattutto
il vecchio impianto
termale romano. Sito
ancora oggi utilizzato
sia dai residenti
per le visite culturali
nel weekend ma
soprattutto dai turisti
e da studiosi. Ad
Abano diviene importantissimo
viale
delle Terme luogo
di incontro e di passeggio
sia dei residenti
che dei turisti.
Abano e Montegrotto
sono inseriti in
un contesto ben più
ampio dei limiti amministrativi.
I luoghi
della collettività di
entrambi i comuni
si integrano bene
nei percorsi enogastronomici
proposti
dalla regione e dalla
provincia. Tra que-

STRADA DEL VINO COLLI EUGANEI

sti non possono che
spiccare la Strada
del Vino Colli Euganei
e l’anello ciclabile
attorno ai colli.
La strada del vino è
stata pensata come
connessione tra
produttori vitivinicoli,
agriturismo,
ristoranti, trattorie,
alberghi, bed & breakfast,
enoteche e
negozi di prodotti tipici,
associazioni e
enti pubblici. Dando
la possibilità di conoscere
la cultura
del cibo locale anche
a chi non è della
zona. Invece l’anello
ciclabile intorno ai
colli offre la possibilità
di ammirare i
paesaggi del Parco
Regionale dei Colli
Euganei tramite percorsi
ciclopedonali
passanti anch’essi
per Montegrotto e
riprendendo in buona
parte il tracciato
della strada del vino.
ANELLO CICLABILE ATTORNO AI COLLI

ASSOCIAZIONISMO

Le associazioni presenti
sul territorio
sono molte e di diversa
natura. Abbiamo
fatto una cernita
nel nominarle, perché
la nostra intenzione
è sempre stata
quella di individuare
in maniera capillare
i dati rilevanti. Interessante
l’azione
promozionale ma
anche fondativa degli
albergatori termali,
che hanno puntato
sulla cultura ed il
tempo libero. Scelte
mirate ad accrescere
l’offerta turistico-attrattiva
di Abano e
Montegrotto potenziando
così l’appetibilità
di questi luoghi
ed incrementanto/
consolidando i flussi
turistici. Le associazioni
in questione
sono state rappresentate
nello schema
qui riportato.

SUPERFICIE DEI LOTTI
P.R.G. 1992

REPERTORIO DEI TIPI DEGLI EDIFICI
Nel 1992 l’incarico
di redigere il nuovo
P.R.G. di Abano
viene assegnato al
prof. ing. Bernardo
Secchi, docente universitario
e saggista
in materia urbanistica,
che a quel tempo
ha già redatto alcuni
piani urbanistici della
cosiddetta “terza
generazione“ come
quello di Jesi (1988)
e di Siena (1990).
Riteniamo utile proporre
qui alcune tavole
del lavoro svolto.
Concetti che poi
verranno disattesi in
seguito a numerose
varianti al piano ideato
e consegnato al
comune Aponense.
Seppure modificato
e denaturato dalle
idee iniziali con cui
è stato fatto il piano.
Oggi rimane l’unico
strumento vigente
che da un indirizzo
pianificatorio al
comune di Abano.
DESTINAZIONE D’USO DEGLI EDIFICI

NORMATIVA URBANISTICA
NAZIONALE
NORMATIVA URBANISTICA
REGIONALE
NAZIONE
L. 1150/1942
gerarchia delle fonti; pianificazione comunale
divisa in programmatica e attuativa; licenza edilizia;
zonizzazione
REGIONE
L.R. 11/2004
Legge regionale del Veneto che propone una diversa articolazione
del governo del territorio
PTC
Piani territoriali di
coordinamento
PI
Piani
intercomunali
PTRC
Piano territoriale
regionale di
coordinamento
PROVINCIA
PTCP
Piano territoriale
di coordinamento
provinciale
ENTI LOCALI
PRG
Piani regolatore
generale
PF
Piano di
fabbricazione
PAT
Piano di assetto
del territorio
PUBBLICO
PP
Piani particolareggiati
PI
Piano d’intervento
PUA
Piano urbanistici
attuativi
PRIVATO
PL
Piani di lottizzazione
STRUMENTI URBANISTICI VIGENTI

NORMATIVA TERMALE
R.D. 1433/1927
Regolamenta la ricerca e la coltivazione di sostanze
minerali e le energie del sottosuolo.
D.P.R. 616/1977
Demandate alle Regioni le funzioni amministrative
relative alla materia di acque minerali e termali e
le funzioni amministrative relative alla materia
“cave e torbiere”
D.Lgs. 112/1998
Trasferisce le competenze inerenti alle risorse minierarie alle
Regioni con il conferimento di funzioni e compiti amministrativi
dello Stato alle Regioni e agli Enti Locali.
L.R. 40/1989
Disciplina la ricerca, coltivazione ed utilizzo delle acque minerali e termali. Prevede
che il consiglio regionale approvi un Piano Regionale delle Acque Minerali e Termali
P.R.A.M.T..
Provvedimento del Consiglio Regionale 1111/1980
Da il via all’approvazione del Piano di Utilizzazione della Risorsa Termale (P.U.R.T.)
finalizzato alla salvaguardia della risorsa idrotermale e valorizzazione del bacino
euganeo.
PURT
Piano di utilizzazione
della risorsa
termale
PATI
Piani di Assetto del
Territorio
Intercomunali
PRAMT
Piano regionale
delle acque
minerali e termali
Il quadro legislativo
delineato sembra
rispondere, seppure
in ritardo e con strumenti
ormai sorpassati,
alle esigenze
del territorio. Il cambiamento
legislativo
regionale, che ha
obbligato i comuni a
cambiare il proprio
PRG con PAT e PI, si
basa su un disegno
di legge di grandi
vedute, però, dopo
aver parlato con chi
pianifica realmente
il territorio, la legge,
almeno quella
italiana in merito,
è molto lontana dal
chiarire e dare linee
d’indirizzo valide
allo sviluppo del
territorio. Non solo
le linee guida delle
norme sono confuse
e spesso poco precise,
ma a causa della
loro incomprensione
delle dinamiche del
territorio, tendono a
bloccare quella poca
innovazione che viene
portata avanti
solo da alcuni tecnici.

PAT PARASSITA
Società mista
Creazione di una società composta da rappresentanti
dei cittadini, associazioni, imprenditori,
ricercatori, ecc. Con la collaborazione forte degli
enti di ricerca e università locali.
Mediatore/Facilitatore
Giunta comunale
Elabora un documento preliminare e propone ai
soggetti interessati un Accordo di pianificazione
Documento preliminare
Contiene gli obiettivi generali del futuro piano e
delle indicazioni sullo sviluppo sostenibile del
territorio
Accordo di pianificazione
Recepisce il documento preliminare informando
i soggetti coinvolti degli obblighi reciproci. Definisce
come fare il quadro conoscitivo del piano.
Redazione piano
Sottoscritto l’accordo si procede alla redazione
del piano
Organo di controllo
Partecipa alla redazione del piano, concretizzando
le direttive della società mista ed inserendo le
basi per la creazione di piani integrati.
Consiglio comunale
Il piano viene adottato dal consiglio comunale e
depositato in sede pubblicamente.
Consultazione pubblica
Il piano può essere visionato per 30 giorni dopo
la sua pubblicazione. I successivi 30 giorni serviranno
alla raccolta delle osservazioni.
Organo di controllo
Partecipa alla conferenza dei servizi confermando
le idee proposte dalla società mista e
dall’organo di controllo.
Conferenza dei servizi
A cui partecipera un singolo esponente
dell’organo rappresentante. La conferenza
servirà per poter dibattere sulle osservazioni
raccolte. Solo se si raggiungerà un accordo il
piano si considererà approvato.
Consiglio comunale
Fatte le controdeduzioni alle osservazioni raccolte,
potrà modificare il piano secondo le osservazioni
pervenute.
Provincia
Il piano viene inviato in provincia insieme alle
osservazioni, controdeduzioni e eventuali modifiche.
Mediatore/Facilitatore
Giunta provinciale
Dal momento di presa in carico la giunta provinciale
avrà 240 giorni per invalidare il documento
prima del silenzio assenso. Inoltre questa potrà
modificare il piano sostituendosi al consiglio
comunale per aggiunte d’ufficio.
Società mista
Società mista composta da attori di rilievo provinciale/regionale,
portatori di diversi interessi
che spaziano da quelli legati alla qualità del
terriotrio fino agli aspetti economici
Giunta comunale
Recepisce la conferenza dei servizi, attende
risposta dalla giunta provinciale e in fine ratifica
il piano. Lo strumento urbanistico diverrà operativo
dopo 15 giorni dalla sua pubblicazione nel
BUR.
Giunta provinciale
Lo strumento urbanistico diverrà operativo dopo
15 giorni dalla sua pubblicazione nel BUR.
PAT
PROPOSTA PARASSITA

PI PARASSITA
Società mista
Creazione di una società composta da rappresentanti
dei cittadini, associazioni, imprenditori,
ricercatori, ecc. Con la collaborazione forte degli
enti di ricerca e università locali. Avendo un
indirizzo più tecnico-territoriale
Sindaco
Presenta all’interno del consiglio comunale un
documento dove evidenzia le priorità, trasformazioni
urbanistiche, interventi e opere pubbliche
da realizzare.
Consiglio comunale
il Sindaco illustra gli effetti attesi del piano.
Consiglio comunale
Il consiglio adotta e approva il piano proposto.
Consiglio comunale
Dopo il termine dei 30 giorni il consiglio ha 60
giorni per decidere sulle osservazioni pervenute
ed approvare il piano.
Libera visione del piano
Il piano è messo a disposizione all’internod el
comune per la libera consultazione.
Comune
Approva il piano e dopo 15 giorni dalla pubblicazione
sul BUR il piano sarà operativo.
Mediatore/Facilitatore
Consultazione
Confronto tra altri enti pubblici
Partecipazione
Tavolo di lavoro condiviso con altre associazioni
economiche
Concertazione
Incontro con associazioni sociali e tutti gli
interessati al piano
Consultazione pubblica
Entro 8 giorni dall’adozione il piano è a disposizione
del pubblico per 30 giorni. Dando la possibilità
di poter raccogliere le osservazioni pubbliche.
Provincia
Una copia del piano viene inviata alla provincia
per i controli con gli altri strumenti sovraordinati.
Tavoli tematici
I tavoli tematici in una prima fase saranno
divisi per tematiche riguardanti le priorità
delineate dal sindaco e dalla società
mista. In una seconda fase quando saranno
delineate le proposte progettuali,
queste saranno sottoposte alla revisione
della pop olazione interessata. La quale
sarà coinvolta sia in chiave progettuale
che contenutistica al fine di poter creare
una visione urbana collettiva, figlia della
commistione di sapere ed esperienze sia
di chi vive sia di chi studia il territorio.
La prima proposta,
utilizza come base
lo schema di costruzione
dei piani delineato
dal quadro
normativo vigente.
La nostra modifica
inserisce degli attori
che possano annullare
il gap informativo
che manca agli
operatori, favorendo
lo scambio d’idee
tra stakeholders diversi,
e alimentando
una visione più ampia
e più vicina alla
realtà. La proposta
è chiamata “parassita”,
perché come
in natura il parassita
utilizza gli organismi
superiori per espletare
le funzioni, in
maniera astratta la
nostra proposta vuole
utilizzare la struttura
politico amministrativa
già presente
modificandone in
parte i contenuti
e quindi i risultati.
PI

SOCIETÀ MISTA

Gli elementi d’innovazione che abbiamo inserito
all’interno della proposta di PAT e PI parassita
sono due: “la società mista“ e “l’organo di controllo“.
Le nostre modifiche sono partite dal PAT. Secondo criteri
di legge, la giunta comunale presenta in comune
un documento preliminare che contiene gli obiettivi generali
del futuro piano e delle indicazioni sullo sviluppo
sostenibile del territorio. La proposta parassita, invece,
propone un documento creato da una “società mista”
che collaborerà con la giunta comunale per la redazione
del documento preliminare. Questo documento sarà
redatto in un ambiente partecipato da chi il territorio lo
vive e lo crea con le scelte quotidiane. La società mista
sarà composta da rappresentanti dei cittadini, associazioni,
imprenditori, ricercatori, e tutti coloro che vorranno
partecipare alla prima bozza di piano, supervisionati
da tecnici comunali che poi avranno il compito di redigere
il piano vero e proprio. Questa si doterà di uno statuto
riconosciuto da tutte le parti in causa, ricercherà nuove
modalità di risoluzione delle problematiche, e si avvarrà
di figure specializzate per la mediazione e facilitazione
dei dibattiti durante i tavoli di coprogettazione. Il vantaggio
di questa società, rispetto alla situazione attuale,
sarà di lavorare sull’”inatteso” ricercando l’innovazione
e volontà di cambiare le logiche decisionali classiche.
I tecnici dell’amministrazione interessata supervisioneranno
il processo e provvederanno a gestire il dialogo tra
le varie parti insieme ai facilitatori già descritti. I tecnici
dovranno restituire i vari output creati il giorno prima,
per il giorno dopo e delineare il documento preliminare.
Questo documento redatto insieme alla giunta comunale
non potrà che essere condiviso per poter divenire
documento preliminare. Durante tutto l’iter d’approvazione,
sono previste delle attività parallele, di carattere
temporaneo, che consentano di testare in tempo reale, o
quasi, le decisioni prese in itinere. Dando la possibilità di
registrare feedback positivi o negativi sulle scelte prese.

ORGANO DI CONTROLLO E TAVOLI TEMATICI

Per consentire un controllo a valle del documento redatto
abbiamo inserito un organo di controllo. Il quale
ha preso in carico il disegno di piano fatto all’inizio del
processo, ha raccolto tutti i risultati ottenuti dalle sperimentazioni
su campo e li confronterà con il disegno di
piano proposto poi dal consiglio comunale. Il documento
complessivo segue l’iter procedurale normativo: consiglio
comunale, consultazione pubblica e conferenza
dei servizi. Sempre in virtù di controllo e affermazione
delle idee proposte sulla base partecipata iniziale, l’organo
di controllo partecipa alla conferenza dei servizi
avendo un peso superiore rispetto agli altri partecipanti.
Segue il consiglio comunale e l’invio del piano alla
provincia. Quando il piano giunge in giunta provinciale,
la società mista interviene modificando il target dei sui
interessi. Questa volta il piano, che giunge in provincia
per avere una visione più ampia rispetto alla sfera comunale,
viene modificato in collaborazione con la società
mista che sarà strutturata ed avrà compiti di concertazione
a più ampia scala. Approvato il piano dalla
giunta provinciale, si attenderà la sua completa ratifica.
Nel PI troviamo sempre la società mista che pur mantenendo
la sua multidisciplinarità, conterrà gli stessi
attori che parteciparono al PAT aiutando il sindaco
a concretizzare le linee guida descritte nel PAT. L’iter
burocratico prevede che il sindaco consegni il documento
delle priorità al consiglio comunale. Successivamente
partirà la fase di consultazione, partecipazione
e concertazione della proposta di piano supervisionata
da tavoli tematici. Questi si divideranno in relazione
alle tematiche proposte dal sindaco e dalla società
mista. Le proposte progettuali realizzate, verranno
poi esposte e spiegate alla popolazione interessata
orientando le scelte alle proposte in oggetto e spiegandone
le ragioni. In questa fase non si escludono
laboratori partecipati con le scuole di secondo livello
che potranno dare, a seconda del loro indirizzo, un
apporto culturale-tecnico alla popolazione li presente.

PAT BOTTOM-UP
Società mista
Creazione di una società composta da rappresentanti
dei cittadini, associazioni, imprenditori,
ricercatori, ecc. Con la collaborazione forte degli
enti di ricerca e università
+
locali.
Giunta comunale
Elabora un documento preliminare e propone ai
soggetti interessati un Accordo di pianificazione
Documento preliminare
Contiene gli obiettivi generali del futuro piano e
delle indicazioni sullo sviluppo sostenibile del
territorio
Accordo di pianificazione
Recepisce il documento preliminare informando
i soggetti coinvolti degli obblighi reciproci. Definisce
come fare il quadro conoscitivo del piano.
Redazione piano
Sottoscritto l’accordo si procede alla redazione
del piano
Organo di controllo
Partecipa alla redazione del piano, concretizzando
le direttive della società mista ed inserendo le
basi per la creazione di piani integrati
Consiglio comunale
Il piano viene adottato dal consiglio comunale e
depositato in sede pubblicamente.
Consultazione pubblica
Il piano può essere visionato per 30 giorni dopo
la sua pubblicazione. I successivi 30 giorni serviranno
alla raccolta delle osservazioni.
Organo di controllo
Partecipa alla conferenza dei servizi confermando
le idee proposte dalla società mista e
dall’organo di controllo
Conferenza dei servizi
A cui partecipera un singolo esponente
dell’organo rappresentante. La conferenza
servirà per poter dibattere sulle osservazioni
raccolte. Solo se si raggiungerà un accordo il
piano si considererà approvato.
Consiglio comunale
Fatte le controdeduzioni alle osservazioni raccolte,
potrà modificare il piano secondo le osservazioni
pervenute.
Provincia
Il piano viene inviato in provincia insieme alle
osservazioni, controdeduzioni e eventuali modifiche.
Società mista
Società mista composta da attori di rilievo provinciale/regionale,
portatori di diversi interessi
che spaziano da quelli legati alla qualità del
territorio fino agli aspetti economici. Questa
collaborerà con la giunta comunale in termini di
coprogettazione finale delle specifiche del piano.
Giunta comunale
Recepisce la conferenza dei servizi, attende
risposta dalla giunta provinciale e in fine ratifica
il piano. Lo strumento urbanistico diverrà operativo
dopo 15 giorni dalla sua pubblicazione nel
BUR.
Giunta provinciale
Dal momento di presa in carico la giunta provinciale
avrà 240 giorni per invalidare il documento
prima del silenzio assenso. Inoltre questa potrà
modificare il piano sostituendosi al consiglio
comnale per aggiunte d’ufficio.
Giunta provinciale
Dal momento di presa in carico la giunta provinciale,
facente funzione di controllore per conto
della regione, avrà 90 giorni per invalidare il
documento prima del silenzio assenso. Inoltre
questa potrà modificare il piano solo per le
difformità rispetto ai piani sovraordinati e agli
standard/indicatori di nuova generazione.
Giunta provinciale
Lo strumento urbanistico diverrà operativo dopo
15 giorni dalla sua pubblicazione nel BUR.
PAT
Durata complessiva per la formazione del piano:
-minimo 2 anni (Montegrotto Terme ha impiegato
6 anni)
-tassativamente 1 anno e 3 mesi
PROPOSTA BOTTOM-UP

PI BOTTOM-UP
Società mista
Creazione di una società composta da rappresentanti
dei cittadini, associazioni, imprenditori,
ricercatori, ecc. Con la collaborazione forte degli
enti di ricerca e università locali. Avendo un
indirizzo più tecnico-territoriale
Sindaco
Presenta all’interno del consiglio comunale un
documento dove evidenzia le priorità, trasformazioni
urbanistiche, interventi e opere pubbliche
da realizzare.
Consiglio comunale
il Sindaco illustra gli effetti attesi del piano.
Mediatore/Facilitatore
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Mediatore/Facilitatore
Consultazione
Confronto tra altri enti pubblici
Partecipazione
Tavolo di lavoro condiviso con altre associazioni
economiche
Tavoli tematici
I tavoli tematici in una prima fase saranno
divisi per tematiche riguardanti le priorità
delineate dal sindaco e dalla società
mista. In una seconda fase quando saranno
delineate le proposte progettuali,
queste saranno sottoposte alla revisione
della pop olazione interessata. La quale
sarà coinvolta sia in chiave progettuale
che contenutistica al fine di poter creare
una visione urbana collettiva, figlia della
commistione di sapere ed esperienze sia
di chi vive sia di chi studia il territorio.
Concertazione
Incontro con associazioni sociali e tutti gli
interessati al piano
Consiglio comunale
Il consiglio adotta e approva il piano proposto.
Consultazione pubblica
Entro 8 giorni dall’adozione il piano è a disposizione
del pubblico per 30 giorni. Dando la possibilità
di poter raccogliere le osservazioni pubbliche.
Consiglio comunale
Dopo il termine dei 30 giorni il consiglio ha 60
giorni per decidere sulle osservazioni pervenute
ed approvare il piano.
Libera visione del piano
Il piano è messo a disposizione all’internod el
comune per la libera consultazione.
Provincia
Una copia del piano viene inviata alla provincia
per i controli con gli altri strumenti sovraordinati.
Comune
Approva il piano e dopo 15 giorni dalla pubblicazione
sul BUR il piano sarà operativo.
PI
Durata complessiva per la formazione del piano:
-minimo 2 anni
-tassativamente 1 anno e 3 mesi

INDICATORI DI QUALITÀ

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