La vocazione paolina - Societa San Paolo
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gioco e dei libri ed hanno in tutto da salvare l’amor proprio e la stima e il loro comodo, ecc.; non possono curare gli interessi di Dio, né delle anime: Christus non sibi placuit (Rom. 15,3). Occorre amare prima la Congregazione poi l’individuo; escludere anche le capacità troppo scarse, le saluti troppo deboli, quelli che troppo devono sostenersi con cure individuali e con incoraggiamenti umani. Chi nel ginnasio o nel probandato non osserva i Comandamenti, non potrà arrivare ai consigli evangelici generalmente, né, tanto meno, ai formidabili doveri sacerdotali. Non basta vivere sulla pianta, occorre essere la pianta; non è sufficiente vivere nella Congregazione, occorre essere la Congregazione, cioè la sua regola, il suo spirito, la sua attività, il suo premio. Nella Chiesa di Dio furono sempre grandi calamità un clero ed i religiosi che vivevano su di Essa: invece di crescerla di persone e di perfezione. “Non si ammettono gli indecisi” SP, 1937 Gli aspiranti devono aver ottenuta la promozione dal ginnasio al liceo ed aver già scelta e mostrata antecedentemente la propria vocazione. Non si ammettono gli indecisi, né quei giovani che per la condotta lasciano veri dubbi sulla vocazione. “Se il giovane è molto chiuso” SP, luglio-agosto 1953 ...è da ritenersi come segno negativo riguardo alla vocazione, se il giovane è molto chiuso non solo per naturale timidezza, ma perché non è disposto a manifestarsi né lasciarsi guidare. Le cause delle defezioni sono due: o mancanza di vocazione od incorrispondenza alla vocazione per difetto di pietà, o di virtù o soprattutto di spirito di fede. “L’oziosità, segno di non vocazione” SP, gennaio 1954 La laboriosità è segno di vocazione; l’oziosità segno di non vocazione. Bisogna sempre diffidare dei pigri, ancorché intelligenti. Abbiamo il torto di non specializzarci ancora sufficientemente: alcuni [entrano] come in un seminario, altri come in un collegio, altri 74
per ricevere un po’ più d’istruzione, che al paese o in famiglia, altri per avere una bocca o un figlio non gradito in casa, altri come ad un orfanotrofio, ecc... “Non gli egoisti, non i costantemente indecisi” UPS I, 116 Istituto che si ingombra di soggetti inutili? Adatti solo a far numero, che si indugiano a letto ed a tavola, che tutto giudicano ed a tutti gli uffici si sottraggono? Il visetto carino, la pietà ingenua, la incoscienza non ingannino! S. Paolo condanna: “superbos, insipientes, sine affectione, sine misericordia”. Non alla rinfusa, non in fretta; non gli egoisti, non i costantemente indecisi. S. Pio X insisteva: occorrono i segni positivi, che risultano da vere attitudini e dai fatti. Non bastano in nessun caso i segni negativi, per es. “non è cattivo”; “può essere che più tardi maturi, e si metta con buona volontà”. Nella quasi totalità dei casi, più tardi saranno meno paolini di quando erano aspiranti o novizi. 2.4.3. La quantità numerica ottimale: 2/3 di Discepoli L’alto numero delle vocazioni dei Discepoli è stata tra le preoccupazioni più costanti di Don Alberione. Egli presenta questa necessità come “argomento vitale” e “punto di vitale importanza”. Colpiscono la forza e l’insistenza con cui il Fondatore ha ribadito questo orientamento: la missione paolina esige “molti, bravi, intelligenti Discepoli”; è indispensabile che essi superino il numero dei Sacerdoti, addirittura che essi arrivino a costituire i due terzi della Congregazione. Sacerdoti e Discepoli operano in perfetta comunione di vita e di intenti: infatti le “tre parti” dell’unico apostolato – redazione, tecnica e diffusione – “sono necessarie ed unite per compiere l’apostolato: esempio per un libro. E soltanto quando o- perano così, sono l’uno e l’altro apostoli paolini”! “Una cosa è da chiedersi bene al Signore: le vocazioni ai Discepoli” SP, 1 ottobre 1934 Mi si scrive che le vocazioni vengono zelate, scelte con cura, avviate con ferma dolcezza. 75
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orfanotrofio, ecc...<br />
“Non gli egoisti, non i costantemente indecisi”<br />
UPS I, 116<br />
Istituto che si ingombra di soggetti inutili? Adatti solo a far numero,<br />
che si indugiano a letto ed a tavola, che tutto giudicano ed a tutti<br />
gli uffici si sottraggono? Il visetto carino, la pietà ingenua, la incoscienza<br />
non ingannino! S. <strong>Paolo</strong> condanna: “superbos, insipientes,<br />
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non gli egoisti, non i costantemente indecisi.<br />
S. Pio X insisteva: occorrono i segni positivi, che risultano da vere<br />
attitudini e dai fatti. Non bastano in nessun caso i segni negativi,<br />
per es. “non è cattivo”; “può essere che più tardi maturi, e si metta<br />
con buona volontà”. Nella quasi totalità dei casi, più tardi saranno<br />
meno paolini di quando erano aspiranti o novizi.<br />
2.4.3. <strong>La</strong> quantità numerica ottimale: 2/3 di Discepoli<br />
L’alto numero delle vocazioni dei Discepoli è stata tra le preoccupazioni<br />
più costanti di Don Alberione. Egli presenta questa necessità<br />
come “argomento vitale” e “punto di vitale importanza”.<br />
Colpiscono la forza e l’insistenza con cui il Fondatore ha ribadito<br />
questo orientamento: la missione <strong>paolina</strong> esige “molti, bravi, intelligenti<br />
Discepoli”; è indispensabile che essi superino il numero dei<br />
Sacerdoti, addirittura che essi arrivino a costituire i due terzi della<br />
Congregazione. Sacerdoti e Discepoli operano in perfetta comunione<br />
di vita e di intenti: infatti le “tre parti” dell’unico apostolato –<br />
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perano così, sono l’uno e l’altro apostoli paolini”!<br />
“Una cosa è da chiedersi bene al Signore: le vocazioni ai Discepoli”<br />
SP, 1 ottobre 1934<br />
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