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La vocazione paolina - Societa San Paolo

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1.2. LA TESTIMONIANZA DEI SUOI DISCEPOLI<br />

Conosciamo la storia esemplare di alcuni giovani e ragazze,<br />

che con la guida del Direttore posero le basi della Famiglia Paolina.<br />

<strong>La</strong> loro testimonianza è la migliore illustrazione della prassi vocazionale<br />

del Fondatore. Citeremo il caso di alcuni fra i primissimi<br />

alunni, avvertendo che il nostro discorso si limita al ramo maschile.<br />

1. Il primo ragazzo al quale Don Alberione indicò la via della<br />

<strong>vocazione</strong> fu Giuseppe Giaccardo (1896-1948). Ascoltiamo lo stesso<br />

Alberione: «Nel 1908, a marzo, l’obbedienza mi mandava Vice-<br />

Curato a Narzole... Notai tra le famiglie di sentimenti veramente<br />

cristiani quella dei Giaccardo: assidui alla chiesa, amanti delle sacre<br />

funzioni, semplici e buoni nei loro costumi, lavoratori onesti... Notai<br />

presto tra i fanciulli il piccolo Giuseppe: per la sua pietà, serietà<br />

quasi superiori agli anni, amore allo studio, vivacità sempre contenuta<br />

nei limiti di una lieta innocenza. Mi facevano impressione le<br />

sue domande e risposte assennate, la corrispondenza a tutti i consigli.<br />

In breve tempo cominciò a frequentare la Comunione, che divenne<br />

presto quotidiana; al mattino con un suo buon compagno arrivava<br />

alla chiesa, ancora chiusa, per servire la Messa e comunicarsi»<br />

(SP, febbraio 1948). Così lo vide Don Alberione, che poi lo seguì<br />

e lo guidò come direttore spirituale in seminario, e lo condusse<br />

a una libera scelta della vita <strong>paolina</strong>, con una pedagogia lenta, paziente,<br />

totalmente rispettosa del suo temperamento.<br />

2. Analoga la vicenda di Maggiorino Vigolungo (1904-1918),<br />

incontrato a Benevello d’Alba nel 1909, quando Alberione si recava<br />

la domenica ad aiutare il parroco Don Brovia. Quel bambino<br />

vispo di cinque anni, che lo attendeva il mattino presto per servirgli<br />

la messa, si era presentato con una battuta: «Il mio nome sarebbe<br />

Maggiorino, ma per fare più in fretta mi chiamano Rino».<br />

Dai sei anni, ammesso con anticipo alla prima Comunione, volle<br />

sempre confessarsi a Don Alberione, e questi gli riservò una catechesi<br />

personalizzata, che lo condusse a una assunzione lucida e<br />

piena della <strong>vocazione</strong> <strong>paolina</strong>. Lo esortò dapprima a invocare la<br />

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