La vocazione paolina - Societa San Paolo
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Capitolo I<br />
DALLA PRASSI ALLA TEORIA<br />
Prima di procedere a una esposizione ordinata degli insegnamenti<br />
di Don Alberione sul tema della <strong>vocazione</strong>, riteniamo opportuno<br />
premettere una breve sintesi della sua esperienza concreta,<br />
seguendo il procedimento che gli era più congeniale: dalla<br />
prassi alla teoria (cf. «cœpit facere et docere», At 1,1).<br />
L’esperienza vocazionale di Don Alberione prende l’avvio<br />
anzitutto dalla propria storia personale, e quindi dal rapporto diretto<br />
con i suoi alunni. Da qui la sua catechesi, improntata a estrema<br />
lucidità e concretezza. Ne sono testimonianze essenziali le dichiarazioni<br />
dei primissimi Paolini, rilasciate a Don Giovanni Roatta e<br />
pubblicate sul bollettino del Centro di Spiritualità (cf. “Novità di<br />
vita”, Interviste, anni 1973-1976). Ne riproduciamo qualche cenno,<br />
dopo aver ascoltato lo stesso Fondatore.<br />
1.1. L’ESPERIENZA VOCAZIONALE DI GIACOMO ALBERIONE<br />
In Abundantes divitiæ l’autore elenca, tra i “momenti di maggior<br />
grazia”, «primo: la <strong>vocazione</strong> sacerdotale; secondo: l’orientamento<br />
speciale della vita...». Si tratta di due momenti successivi di<br />
una medesima storia vocazionale. L’orientamento “speciale” risale,<br />
come sappiamo, alla notte di luce tra il 1900 e il 1901; ma la<br />
prima <strong>vocazione</strong> rimonta a un decennio prima, anno scolastico<br />
1890-1891, quando il piccolo Giacomo aveva sei anni. «Egli fu il<br />
secondo interrogato [dalla maestra Cardona]: rifletté alquanto, poi<br />
si sentì illuminato e rispose, risoluto, tra la meraviglia degli alunni:<br />
“Mi farò prete”. Ella lo incoraggiò e molto lo aiutò. Era la<br />
prima luce chiara: prima aveva sentito una qualche tendenza, ma<br />
oscuramente, in fondo all’anima...» (AD 9).<br />
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