La vocazione paolina - Societa San Paolo

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29.10.2014 Views

pubblica, voi avete il compito di invitare nuovamente gli uomini e le donne del nostro tempo a guardare in alto, a non farsi travolgere dalle cose di ogni giorno, ma a lasciarsi affascinare da Dio e dal Vangelo del suo Figlio. Non dimenticate che voi, in modo particolarissimo, potete e dovete dire non solo che siete di Cristo, ma che «siete divenuti Cristo»! Il Papa Giovanni Paolo II ci voleva, pertanto, testimoni credibili, pienamente in grado, per l’esempio luminoso della nostra vita, di “invitare nuovamente gli uomini e le donne del nostro tempo a guardare in alto”. Un “invito” agli uomini e alle donne di oggi, non fatto di discorsi o proclami verbali, quanto dell’unico segreto veramente efficace: “testimoniare sempre più splendidamente la grazia che trasfigura l’esistenza cristiana”! E cosa intendesse con questa espressione il Papa l’aveva già affermato in precedenza, parlando di esistenza trasfigurata: “La Chiesa ha sempre visto nella professione dei consigli evangelici una via privilegiata verso la santità”. Esistenza «trasfigurata»: la chiamata alla santità VC 35. (...) Tutti i figli della Chiesa, chiamati dal Padre ad «ascoltare» Cristo, non possono non avvertire una profonda esigenza di conversione e di santità. Ma, come è stato sottolineato al Sinodo, questa esigenza chiama in causa in primo luogo la vita consacrata. In effetti, la vocazione delle persone consacrate a cercare innanzitutto il Regno di Dio è, prima di ogni altra cosa, una chiamata alla conversione piena, nella rinuncia a se stessi per vivere totalmente del Signore, affinché Dio sia tutto in tutti. Chiamati a contemplare e testimoniare il volto trasfigurato di Cristo, i consacrati sono anche chiamati a un’esistenza «trasfigurata». (...) La Chiesa ha sempre visto nella professione dei consigli evangelici una via privilegiata verso la santità. Le stesse espressioni con cui la qualifica – scuola del servizio del Signore, scuola di amore e di santità, via o stato di perfezione – indicano sia l’efficacia e la ricchezza dei mezzi propri di questa forma di vita evangelica, sia il particolare impegno di coloro che la abbracciano. Non a caso sono tanti i consacrati che lungo i secoli hanno lasciato testimonianze 122

eloquenti di santità e compiuto imprese di evangelizzazione e di servizio particolarmente generose ed ardue. Giovanni Paolo II manifestava, quindi, grande fiducia nella forza persuasiva della testimonianza dei religiosi. Un religioso santo non può non esercitare un fascino potente sui giovani che egli incontra: e lo Spirito di Dio che opera in lui inviterà altri giovani a seguire la medesima strada: “L'amore appassionato per Gesù Cristo è una potente attrazione per gli altri giovani, che Egli nella sua bontà chiama a seguirlo da vicino e per sempre”! 4.2. UNA PRECISA RESPONSABILITÀ PER OGNI PAOLINO: ESSERE “TESTIMONE NON SOLO CONVINTO, MA CONTENTO, E DUNQUE CONVINCENTE E CREDIBILE”. Sulla spinta del Sinodo dei Vescovi e quindi della Esortazione Vita consecrata, la “Pontificia Opera per le vocazioni ecclesiastiche” ha indetto in Roma, nel maggio 1997, un Congresso per studiare il problema delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata nel continente Europa. Il Documento finale è particolarmente illuminante per il nostro tema. Pensato e redatto come una calda “lettera” indirizzata a ragazzi e giovani, genitori ed educatori, pastori e presbiteri, consacrati e consacrate, il Documento, nell’affrontare l’ampia problematica vocazionale, vuole essere soprattutto un “messaggio di speranza” e ricordare a tutti che “non c'è nulla di più esaltante d’una testimonianza così appassionata della propria vocazione da saperla rendere contagiosa”. L’accompagnatore vocazionale – per noi: ogni Paolino, non solo il vocazionista, che opera ex professo – è prima di tutto un uomo “entusiasta” della sua vita consacrata. Di conseguenza, sarà pure un testimone: “testimone non solo convinto, ma contento, e dunque convincente e credibile”! 123

eloquenti di santità e compiuto imprese di evangelizzazione e di<br />

servizio particolarmente generose ed ardue.<br />

Giovanni <strong>Paolo</strong> II manifestava, quindi, grande fiducia nella<br />

forza persuasiva della testimonianza dei religiosi. Un religioso<br />

santo non può non esercitare un fascino potente sui giovani che<br />

egli incontra: e lo Spirito di Dio che opera in lui inviterà altri giovani<br />

a seguire la medesima strada: “L'amore appassionato per Gesù<br />

Cristo è una potente attrazione per gli altri giovani, che Egli<br />

nella sua bontà chiama a seguirlo da vicino e per sempre”!<br />

4.2. UNA PRECISA RESPONSABILITÀ PER OGNI PAOLINO:<br />

ESSERE “TESTIMONE NON SOLO CONVINTO,<br />

MA CONTENTO, E DUNQUE CONVINCENTE E CREDIBILE”.<br />

Sulla spinta del Sinodo dei Vescovi e quindi della Esortazione<br />

Vita consecrata, la “Pontificia Opera per le vocazioni ecclesiastiche”<br />

ha indetto in Roma, nel maggio 1997, un Congresso per studiare<br />

il problema delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata<br />

nel continente Europa.<br />

Il Documento finale è particolarmente illuminante per il nostro<br />

tema. Pensato e redatto come una calda “lettera” indirizzata a<br />

ragazzi e giovani, genitori ed educatori, pastori e presbiteri, consacrati<br />

e consacrate, il Documento, nell’affrontare l’ampia problematica<br />

vocazionale, vuole essere soprattutto un “messaggio di<br />

speranza” e ricordare a tutti che “non c'è nulla di più esaltante<br />

d’una testimonianza così appassionata della propria <strong>vocazione</strong> da<br />

saperla rendere contagiosa”.<br />

L’accompagnatore vocazionale – per noi: ogni Paolino, non<br />

solo il vocazionista, che opera ex professo – è prima di tutto un<br />

uomo “entusiasta” della sua vita consacrata. Di conseguenza, sarà<br />

pure un testimone: “testimone non solo convinto, ma contento, e<br />

dunque convincente e credibile”!<br />

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