La vocazione paolina - Societa San Paolo
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cercheremo di cogliere in passi successivi la sua raccomandazione ardente a lasciarci coinvolgere dal “problema” vocazionale; infine tenteremo di identificare qualche applicazione pratica da vivere oggi sia individualmente sia comunitariamente. 3.1. L’ESPERIENZA PERSONALE DI DON ALBERIONE: VIVERE ED OPERARE “NELLE VIE SEGNATE DA GESÙ MAESTRO” Attraverso le pagine di AD tutti conosciamo l’iter vocazionale di Don Alberione. Ma è significativo che egli ci abbia lasciato le medesime confidenze anche in un racconto in prima persona, che possiamo leggere negli appunti personali (TC), pur molto scarni, nei quali egli annotava le luci che riceveva dall’Alto, gli appelli a corrispondere, le difficoltà incontrate, i propositi che egli si formulava. • La prima “luce chiara” sulla vocazione raggiunge il piccolo Alberione fin dall’età dei sei anni. La maestra Rosa Cardona interroga alcuni degli 80 alunni della prima classe elementare su ciò che pensano di fare nella vita: Io fui il secondo interrogato: riflettei un istante, mi sentii illuminato e risposi risolutamente: «mi farò prete». I compagni mi guardarono stupiti, ma essa mi incoraggiò, e poi molto mi aiutò. È una “luce chiara” che va intensificandosi giorno per giorno e che si traduce in applicazioni concrete: La cosa ebbe per me conseguenze: lo studio, la pietà, i pensieri, il comportamento, persino le ricreazioni, si orientarono in tale direzione. • All’età dei sedici anni, ecco per il giovane Alberione la grande epifania del Maestro Divino nella notte di passaggio di secolo. Tale rivelazione divina, come egli stesso testimoniò, influì poi su tutta la sua persona e il suo ministero specifico nella Famiglia Paolina. 102
Quelle illustrazioni furono decisive per il mio spirito e per l’apostolato futuro. Dovevo ancora passare e sempre più tra i periodi buoni e periodi difficili e di miserie. Ma per la Misericordia di Gesù Maestro continuarono la Verità, la Via, la Vita sua ad essere presenti ed operanti nell’anima; sempre Egli mi illuminava e guidava nella pietà, studio, attività. • Insieme con la “luce chiara”, il Padre celeste circonda la vita del giovane Alberione di uomini santi che lo guidano e lo inoltrano nei sentieri di Dio: Vi furono sul cammino della mia vita dal 1902 persone sante che mi orientarono decisamente. Il Can. Danusso..., il Can. Chiesa..., Mons. Re sempre guida sicura..., il Can. Priero...; in seguito molti confermarono, crebbero, corressero, intervennero con aiuti di ogni sorta. Ma come, con quali modalità, il Fondatore si impegnava ogni giorno a rispondere alla sua vocazione? • Negli esercizi spirituali del novembre 1930 (data dalla quale partono i TC che possediamo), Don Alberione sente che per corrispondere alla vocazione gli è necessario impegnarsi in una “vita penitente” e che deve “temere il pericolo dell’azione”. Per questo dovrà essere “umilmente penitente, orante”. Via maestra per tale cammino di adesione al progetto del Padre è realizzare in prima persona la via dell’incarnazione, già proposta nel Donec formetur Christus in vobis. Proposito: Spirito = raddoppiato in necessità. | Zelo = con lo spirito. Vita penitente: le pratiche più interiori Temere il pericolo dell’azione Umilmente penitente, orante: incarnando in me e negli altri Gesù Cristo per opera dello Spirito Santo. Ma Gesù Cristo Verità - Via - Vita. • Nel giugno 1939 Don Alberione sente il bisogno di rinnovare la sua consegna a Maria precisamente in vista della propria san- 103
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cercheremo di cogliere in passi successivi la sua raccomandazione<br />
ardente a lasciarci coinvolgere dal “problema” vocazionale; infine<br />
tenteremo di identificare qualche applicazione pratica da vivere<br />
oggi sia individualmente sia comunitariamente.<br />
3.1. L’ESPERIENZA PERSONALE DI DON ALBERIONE:<br />
VIVERE ED OPERARE “NELLE VIE SEGNATE DA GESÙ MAESTRO”<br />
Attraverso le pagine di AD tutti conosciamo l’iter vocazionale<br />
di Don Alberione. Ma è significativo che egli ci abbia lasciato<br />
le medesime confidenze anche in un racconto in prima persona,<br />
che possiamo leggere negli appunti personali (TC), pur molto<br />
scarni, nei quali egli annotava le luci che riceveva dall’Alto, gli<br />
appelli a corrispondere, le difficoltà incontrate, i propositi che egli<br />
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• <strong>La</strong> prima “luce chiara” sulla <strong>vocazione</strong> raggiunge il piccolo<br />
Alberione fin dall’età dei sei anni. <strong>La</strong> maestra Rosa Cardona interroga<br />
alcuni degli 80 alunni della prima classe elementare su ciò<br />
che pensano di fare nella vita:<br />
Io fui il secondo interrogato: riflettei un istante, mi sentii illuminato<br />
e risposi risolutamente: «mi farò prete». I compagni mi guardarono<br />
stupiti, ma essa mi incoraggiò, e poi molto mi aiutò.<br />
È una “luce chiara” che va intensificandosi giorno per giorno<br />
e che si traduce in applicazioni concrete:<br />
<strong>La</strong> cosa ebbe per me conseguenze: lo studio, la pietà, i pensieri, il<br />
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• All’età dei sedici anni, ecco per il giovane Alberione la grande<br />
epifania del Maestro Divino nella notte di passaggio di secolo. Tale<br />
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