neoclassicismo a chastel & g c argan - Scuole Maestre Pie

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ANDRE CHASTEL L’Architettura « moralizzata »: Ledoux. (Nel 1764).. nell’articolo «Arichitecture» della « Encyclopédie» di Diderot e D’Alembert si poteva leggere a proposito della descrizione di Atene di Pausanias: «sarebbe conoscere assai poco la natura dell’uomo, se non si sentisse quanto i monumenti architettonici hanno contribuito efficacemente a nobilitare i sentimenti..». Per Diderot la perfezione di un edificio non può esprimersi che nella analogia coi corpo umano, modello di organizzazione organica; la natura è dunque il modello.. la qualità degli edifici è la prova dei livello di incivilimento, quindi l’architettura ha una azione diretta sui costumi. Il testo dice: «La perfezione nell’arte dei costruire.. ci darà l’idea del modo di pensare dì un popolo, e si vedrà anche nelle più modeste costruzioni, nel dettagli, una nobile semplicità, una gusto chiaro e un rapporto giudizioso.. sarebbe importante in un’epoca civilizzata stabilire delle leggi per prevenire gli errori grossolani in architettura.. Se l’architettura influenza i costumi.. miserabili edifici concepiti ed eseguiti senza ordine o sovraccarichi di ornamenti ridicoli, stravaganti o mostruosi, non possono che produrre un cattivo effetto sulla maniera di pensare di un popolo..». Due idee sono associate: regole per l’arte, ed effetti psicologici, nonchè, dal punto di vista sociale e politico, effetti morali dell’architettura. Questa è la convinzione comune alla fine dei XVIII secolo. lo vi vedo la chiave di una successione di fenomeni eccezionali nella storia dell’architettura occidentale, dove per la prima volta viene espressa una preoccupazione sistematica che spiega i rapporti tra razionalismo e sensibilità. Si insiste sempre, e con ragione, sul rinnovamento dei gusto avvenuto verso il 1760, e che conduce a ciò che si è chiamato corrente o rivoluzione neo-classica. Ma sotto tale denominazione si riuniscono confusamente molte cose: la ripresa di un certo stile e il risultato di una revisione globale dell’architettura, che è un aspetto di una crisi generale. Bisogna capire bene le implicazioni di questa crisi, che sono più complesse di quel che sembra. A favore di un ritorno (timido per alcuni, palese per altri) alle forme « antiche », studiate su nuovi modelli, cioè a sviluppi pseudoarcheologici degli anni 1770-90, si collega una rottura con le norme convenzionali.(..) Questo ritorno all’antico consiste in una conversione a un fantastico - o irrealismo - che si nutre di Piranesi. Si cerca l’enorme, l’assembiaggio, lo spaventoso, l’impossibile. I tutori dell’Accademia protestano contro questa moda dei giovani allievi, contro «queste composizioni gigantesche di impossibile esecuzione», contrapponendovi ..la preoccupazione a «giustificare» lo stile.(..) Ci si può domandare cosa significasse, nella sede degli studi accademici rigorosi sugli Ordini, questo gusto improvviso per «l’architettura impossibile», questa specie di rifiuto deliberato della costruzione. Vi è l’avvio alla visione fantastica ed utopica .. Ci riferiamo a Ledoux e agli architetti riuniti, più o meno arbitrariamente, sotto l’etichetta di « megalomani ». Si può in vero proporre una serie di denominazioni meno fittizie, e anzitutto quella di architetti radicali. L’introduzione dell’opera di Ledoux, apparsa nel 1804 (tardiva), «L’Architecture considérée sous le rapport de l’art, des moeurs et de la législation», contiene la relazione più sistematica, e in ogni caso, la più decisa, di questa teoria dei fine dei settecento. Nella forma radicale di Ledoux, suona così: l’architettura è una grande forza, che agisce sulla società umana; essa non è stata finora sufficientemente utilizzata. Questo radicalismo discende da un principio generale: le forme hanno qualcosa di irresistibile: «La bellezza domina gli uomini..(..) il carattere dei monumenti, come la loro natura, serve alla diffusione e al miglioramento dei costumi». Secondo questa concezione, l’architettura è un fenomeno globale e pertanto deve dare a tutte le manifestazioni umane la forma appropriata. Essa non sarà quindi mai abbastanza ambiziosa..(..) Ledoux scrive: «L’architetto offrirà per il piccolo oggetto, ciò di cui il più grande è suscettibile; se egli costruisce una piccola città, darà anche il mezzo di concepire la città più grande». Nei suoi progetti grandiosi l’architettura coinvolge,

ANDRE CHASTEL<br />

L’Architettura « moralizzata »: Ledoux.<br />

(Nel 1764).. nell’articolo «Arichitecture» della « Encyclopédie» di Diderot e D’Alembert si poteva<br />

leggere a proposito della descrizione di Atene di Pausanias: «sarebbe conoscere assai poco la<br />

natura dell’uomo, se non si sentisse quanto i monumenti architettonici hanno contribuito<br />

efficacemente a nobilitare i sentimenti..». Per Diderot la perfezione di un edificio non può<br />

esprimersi che nella analogia coi corpo umano, modello di organizzazione organica; la natura è<br />

dunque il modello.. la qualità degli edifici è la prova dei livello di incivilimento, quindi l’architettura<br />

ha una azione diretta sui costumi. Il testo dice: «La perfezione nell’arte dei costruire.. ci darà<br />

l’idea del modo di pensare dì un popolo, e si vedrà anche nelle più modeste costruzioni, nel<br />

dettagli, una nobile semplicità, una gusto chiaro e un rapporto giudizioso.. sarebbe importante<br />

in un’epoca civilizzata stabilire delle leggi per prevenire gli errori grossolani in architettura.. Se<br />

l’architettura influenza i costumi.. miserabili edifici concepiti ed eseguiti senza ordine o<br />

sovraccarichi di ornamenti ridicoli, stravaganti o mostruosi, non possono che produrre un cattivo<br />

effetto sulla maniera di pensare di un popolo..». Due idee sono associate: regole per l’arte, ed<br />

effetti psicologici, nonchè, dal punto di vista sociale e politico, effetti morali dell’architettura.<br />

Questa è la convinzione comune alla fine dei XVIII secolo. lo vi vedo la chiave di una successione di<br />

fenomeni eccezionali nella storia dell’architettura occidentale, dove per la prima volta viene<br />

espressa una preoccupazione sistematica che spiega i rapporti tra razionalismo e sensibilità.<br />

Si insiste sempre, e con ragione, sul rinnovamento dei gusto avvenuto verso il 1760, e che conduce<br />

a ciò che si è chiamato corrente o rivoluzione neo-classica. Ma sotto tale denominazione si<br />

riuniscono confusamente molte cose: la ripresa di un certo stile e il risultato di una revisione<br />

globale dell’architettura, che è un aspetto di una crisi generale. Bisogna capire bene le implicazioni<br />

di questa crisi, che sono più complesse di quel che sembra. A favore di un ritorno (timido per<br />

alcuni, palese per altri) alle forme « antiche », studiate su nuovi modelli, cioè a sviluppi pseudoarcheologici<br />

degli anni 1770-90, si collega una rottura con le norme convenzionali.(..)<br />

Questo ritorno all’antico consiste in una conversione a un fantastico - o irrealismo - che si nutre di<br />

Piranesi. Si cerca l’enorme, l’assembiaggio, lo spaventoso, l’impossibile. I tutori dell’Accademia<br />

protestano contro questa moda dei giovani allievi, contro «queste composizioni gigantesche di<br />

impossibile esecuzione», contrapponendovi ..la preoccupazione a «giustificare» lo stile.(..)<br />

Ci si può domandare cosa significasse, nella sede degli studi accademici rigorosi sugli Ordini,<br />

questo gusto improvviso per «l’architettura impossibile», questa specie di rifiuto deliberato della<br />

costruzione. Vi è l’avvio alla visione fantastica ed utopica .. Ci riferiamo a Ledoux e agli architetti<br />

riuniti, più o meno arbitrariamente, sotto l’etichetta di « megalomani ». Si può in vero proporre<br />

una serie di denominazioni meno fittizie, e anzitutto quella di architetti radicali.<br />

L’introduzione dell’opera di Ledoux, apparsa nel 1804 (tardiva), «L’Architecture considérée sous le<br />

rapport de l’art, des moeurs et de la législation», contiene la relazione più sistematica, e in ogni<br />

caso, la più decisa, di questa teoria dei fine dei settecento. Nella forma radicale di Ledoux, suona<br />

così: l’architettura è una grande forza, che agisce sulla società umana; essa non è stata finora<br />

sufficientemente utilizzata.<br />

Questo radicalismo discende da un principio generale: le forme hanno qualcosa di irresistibile: «La<br />

bellezza domina gli uomini..(..) il carattere dei monumenti, come la loro natura, serve alla<br />

diffusione e al miglioramento dei costumi». Secondo questa concezione, l’architettura è un<br />

fenomeno globale e pertanto deve dare a tutte le manifestazioni umane la forma appropriata. Essa<br />

non sarà quindi mai abbastanza ambiziosa..(..) Ledoux scrive: «L’architetto offrirà per il piccolo<br />

oggetto, ciò di cui il più grande è suscettibile; se egli costruisce una piccola città, darà anche il<br />

mezzo di concepire la città più grande». Nei suoi progetti grandiosi l’architettura coinvolge,


politica, morale, leggi, culto, governo: l’architettura è una molla rinnovatrice..(..) Queste concezioni<br />

si esprimono in programmi totali, che riguardano la creazione di edifici pubblici di tipo nuovo,<br />

destinati ad esprimere questi sforzi. Ecco l’architettura come fatto sociale. Questa concezione non<br />

apparteneva solo a Ledoux, ma egli l’ha espressa con tanta passione, che ci si riferisce<br />

preferibilmente a lui. Ledoux considerava con una vera esaltazione la fu nzi one pedagogica della<br />

professione di architetto..(..) Il tono dei suoi scritti richiama quello di J.J. Rousseau. Ledoux gli è<br />

molto vicino. Il fatto merita di essere sottolineato sebbene gli avvenimenti della Rivoluzione non<br />

abbiano visto Ledoux, come si sarebbe potuto pensare, lavorare coi Giacobini e i Novatori. Il suo<br />

trattato di Architettura voleva essere una specie di Contratto sociale dell’Architettura; le sue<br />

concezioni corrispondono ad una specie di Critica della ragione architettonica. Ledoux si esprime<br />

spesso sul valore primordiale delle forme semplici, ritenute le più idonee all’ordine delle cose. La<br />

costruzione del Pacifére, per esempio, comporta tre forme geometriche semplici: parallelepipedo<br />

di base, blocco rettangolare, cilindro: «Se gli artisti», scrive Ledoux, «intendono adottare il<br />

sistema simbolico la forma di un cubo è il simbolo della giustizia: la si rappresenta seduta su una<br />

pietra quadrata..». Le fabbriche per lui sono sempre un simbolo morale; esse rappresentano la<br />

funzione di anima e natura, e si completano con epitaffi, descrizioni d’ogni tipo..(..)<br />

Le idee di Rousseau, assunte da un architetto, portano alle aspirazioni di quella generazione che ha<br />

tentato di definire l’architettura nuova, che non era per niente « funzionale », come talvolta si è<br />

detto, ma « moralizzata », nel senso più alto e rigoroso: ovvero mirante ad esprimere - e quindi<br />

promuovere - per mezzo delle sue forme, l’uomo sociale rinnovato.<br />

(Da L’Architecture moralisée, in « Sensibilità e Razionalità nel Settecento », (a cura di V. Branca),<br />

Sansoni 1967, Tomo II, pagine 609-615).<br />

GIULIO CARLO ARGAN<br />

Nascita del Neoclassicismo.<br />

Possiamo dire che tutti i principii che ritroviamo operanti nel Neoclassicismo, già da tempo<br />

operavano in profondità nella cultura europea. Intanto, l’idea che gli antichi abbiano raggiunto la<br />

perfezione, precede di molto il Neoclassicismo: in questo senso, i primi neoclassici sarebbero gli<br />

artisti di Carlo Magno, e troviamo poi i fenomeni di ripristino dell’antico operati dal Romanico<br />

toscano .. nell’Umanesimo fiorentino, nell’archeologia dei Mantegna. Per non parlare della visione<br />

apollinea di Raffaello e della visione dell’antico in chiave coloristica dei Palladio; per non parlare del<br />

cIassicismo-barocco della scuola dei Carracci e del senso dell’antico che sottende perfino l’opera di<br />

un Bernini o di un <strong>Pie</strong>tro da Cortona. Si può dire, paradossalmente, che il Neoclassicismo di fine<br />

‘700 è il meno «neoclassico» di tutti questi movimenti precedenti.<br />

Quali sono allora i caratteri dei Neoclassicismo? Prima di tutto, si dichiara di voler rifare l’antico, e<br />

anzi si disprezza tutto ciò che non emula la civiltà antica. Soltanto che l’Antico non è più<br />

considerato come una fase storica ma come una verità teorica. E’ quello che in genere si<br />

rimprovera al Neoclassicismo: se leggiamo qualsiasi testo di critica, vediamo che questi artisti<br />

vengono generalmente trattati malissimo. Si dice: sono freddi, sono intellettuali, o (peggio)<br />

riescono a fare arte solo quando sorpassano la teoria. Bisogna dire invece che l’opera d’arte viene a<br />

porsi in questo momento come produzione cosciente e razionale: ne’ più ne’ meno della scienza.<br />

(..)<br />

Nel caso dei Neoclassicismo, la «perfezione» cui aspirano questi artisti è un concetto senza tempo,


assolutamente de-storicizzato. Non dobbiamo dimenticare che proprio in questo momento<br />

assistiamo alla nascita di una nuova scienza: l’estetica (ad opera dei Baumgarth). Non è neanche un<br />

caso che il Neoclassicismo viene a svilupparsi nel momento in cui nasce il pensiero di Kant ed<br />

Hegel: all’interno quindi della coscienza razionalistica dell’illuminismo europeo.(..)<br />

Nell’architettura, troviamo nel Neoclassicismo l’esigenza di strutturare le città prima ancora di<br />

intervenire sul singolo edificio. E’ un finalismo storico-pratico.(..)<br />

Il Neoclassicismo è il primo atto dei Romanticismo europeo. L’arte si libera dalla metafisica e si<br />

immerge nella contingenza sociale. Tuttavia è sempre operante una contraddizione: il movimento<br />

si presenta universale e internazionale ma non abbiamo in effetti una unitarietà. Ogni <strong>neoclassicismo</strong><br />

ha un suo preciso carattere: nella stessa Italia si potrebbe fare una statistica di queste<br />

differenze. Convivono insomma l’universalità e una sorta di provincialismo culturale.<br />

Quest’arte che ormai vive nel mondo ed è fatta per il mondo, a cui si può applicare il termine di «<br />

mondana » di Husserl, non può non risentire della storia dei tempo.<br />

Basti pensare al capolavoro di David, la Morte di Marat. Da parte degli uomini troviamo una accesa<br />

fiducia nella storia. Spirito di tensione tra una positività e una negatività nella vita politica, nell’arte,<br />

nel pensiero. Forse il carattere primo dei Neoclassicismo è la tensione dialettica. Basti pensare che<br />

da Hegel escono due correnti apparentemente in antitesi ma vive proprio in forza della dialettica:<br />

da una parte Kirkegaard e Marx dall’altra.(..) Il punto più delicato nell’ambito della poetica Barocca<br />

era proprio il classicismo. I Neoclassici ripartono di là, ma rimproverano al classicismo barocco di<br />

essere scarsamente razionale e di concedere troppo all’immaginazione (cioè alla forma che<br />

presuppone infinite varianti). Il Neoclassicismo vuole apparire unitario in tutti i suoi interventi,<br />

vuole dare una ‘norma al mondo della libertà sfrenata e incondizionata, vuole governare<br />

l’immaginazione.(..)<br />

Che cosa è allora il Neoclassicismo? La chiusura di un periodo o l’apertura di un nuovo tempo, d’un<br />

rinnovato modo di pensare? In che rapporto sta il Neoclassicismo col Romanticismo? Si dice di<br />

solito che è un rapporto di antitesi: ma non è così semplice. Il mutamento di strutture operato dal<br />

Neoclassicismo modifica lo stesso tipo di operazione dell’artista. Non si chiede più allo spettatore<br />

la semplice contemplazione della verità dogmatica, ma si vuole sollecitarne il comportamento:<br />

l’opera si intende compiuta soltanto negli effetti che può determinare. Quando guardiamo al<br />

Giuramento degli Orazi di David, vediamo l’intento di far obbedire i personaggi a un « imperativo<br />

categorico » e di suggerire allo spettatore questo atteggiamento. E’ già un contributo all’ideologia<br />

del Romanticismo.<br />

(Da Il Neoclassicismo, lezioni raccolte a cura di M. Fagiolo dell’Arco, Bulzoni, Roma 1968, pp. 4-11).

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