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30<br />
Una testimonianza sulla Roiano<br />
del passato<br />
di Grazia Bravar<br />
La vallata di Roiano è movimentata<br />
da poggi e conche<br />
e solcata da corsi d’acqua,<br />
da cui trae anche il nome:<br />
dal latino arrugia, roja friulano,<br />
italiano roggia. Deve alla<br />
sua posizione e alla <strong>com</strong>posizione<br />
geologica, una straordinaria<br />
feracità per cui è stata fino ai<br />
nostri giorni produttrice di frutta,<br />
in particolare di viti e colture<br />
di fiori. Ora questa atmosfera<br />
agreste è stata stravolta da una<br />
massiccia speculazione edilizia,<br />
ma inoltrandosi per erte stradine<br />
si può ancora cogliere qualcosa<br />
dell’antica atmosfera.<br />
Abbiamo testimonianze già<br />
dall’alto medioevo che gli abitanti<br />
della città erano interessati<br />
a possedervi terreni, soprattutto<br />
vigneti e i documenti ci danno<br />
i nomi di alcuni proprietari e di<br />
antiche famiglie <strong>com</strong>e i Coppa,<br />
gli Argento, i Crivelli.<br />
La zona iniziò a mutare con l’insediamento<br />
del nuovo Lazzaretto<br />
voluto da Maria Teresa e rimasto<br />
in attività per un secolo fino al<br />
1868 e poi con il passaggio della<br />
Ferrovia e infine con il Porto<br />
Nuovo (allora) ora “Vecchio”<br />
e…fuori uso.<br />
L’edificazione della Chiesa, che<br />
ha celebrato i 150 anni, e la costituzione<br />
della parrocchia, hanno<br />
creato un polo di aggregazione<br />
e urbanizzazione. Appena nel<br />
1923 venne riconosciuto la stato<br />
di rione cittadino, mentre prima<br />
era solo suburbio, collegato alla<br />
città attraverso una delle prime<br />
linee tramviarie, dapprima a<br />
cavalli, poi a trazione elettrica,<br />
che attraverso il centro cittadino<br />
metteva – e tuttora mantiene<br />
– il contatto tra due rioni distanti<br />
e un tempo periferici. Da<br />
piazza Perugino a Roiano corre<br />
la “linea 5” ora servita da autobus,<br />
che ha il suo capolinea roianese<br />
in via “Villan de Bachino” .<br />
…”Chi era costui ?” si chiederà<br />
più di qualcuno.<br />
Al Castello di San Giusto, nel<br />
“cortile delle milizie” si trova<br />
murata sulla facciata postica della<br />
“casa del capitano” un’interessante<br />
ma poco nota testimonianza<br />
del tardo medioevo che non ha<br />
niente a che fare con la struttura<br />
che la ospita e di cui è pure<br />
un po’ più antica. È stata piazzata<br />
lì nel 1936, al termine dei lavori<br />
di restauro e riattamento di<br />
parte del castello ad uso museale,<br />
donata al Museo Civico nel<br />
1904 dall’ing. Giuseppe Feltrinelli,<br />
ultimo proprietario del fondo<br />
e della casa per cui era stata<br />
destinata secoli prima in Roiano,<br />
all’inizio dell’erta strada nota <strong>com</strong>e<br />
Scala Santa allora una semplice<br />
scorciatoia verso Opicina,<br />
da cui scendevano i “mandrieri”<br />
che erano i lavoranti dei poderi<br />
dei cittadini e le “villiche” che<br />
recavano al mercato i prodotti degli<br />
orti e il latte o le pesanti ceste<br />
della biancheria che avevano<br />
provveduto a lavare nelle cristalline<br />
acque dei torrenti che solcavano<br />
quell’altura.<br />
È una lastra rettangolare, in pietra,<br />
con cornice dentellata su cui<br />
è inciso uno stemma, un’iscrizione<br />
e una data. Lo stemma è un<br />
semplice scudo tagliato diagonalmente<br />
da una fascia. È sovrastato<br />
da una tabella rettangolare<br />
incisa su tre righe:<br />
I(e)S(us) CH(ristus) QVESTA . ARMA DE<br />
S(er) . VILAN .D(e) . BACHI(n)<br />
DE . TRIESTE . BO(n) CITADIN<br />
Sotto lo scudo, tra due rosette la<br />
data: 1438.<br />
Essa sta ad indicare l’anno di<br />
inizio del possesso o della costruzione<br />
della casa dominicale<br />
cui si riferisce posta all’inizio<br />
di Scala Santa. La campagna<br />
e la casa passarono nel 1481<br />
alla nobile famiglia dei Baiardi<br />
almeno fino al ‘700 quando divennero<br />
proprietà della famiglia<br />
Fecondo. Un Gennaro Fecondo,<br />
napoletano, venne a Trieste nel<br />
1737 e vi si fermò fino alla morte<br />
nel ’87, ottenendo benemerenze<br />
da Maria Teresa. Il figlio, Gaspare,<br />
nato a Trieste, da madre<br />
triestina, che era stato sensale,<br />
mercante, “arrendatore” del dazio,<br />
ottenne il titolo nobiliare de<br />
Früchtentahl nel 1794. Il Tomasin<br />
nelle Reminiscenze storiche<br />
di Trieste, (Trieste, 1900,<br />
vol.I) ce ne dà notizia e conferma<br />
che all’epoca sua la villa, al n°<br />
tavolare 189 del suburbio di Roiano<br />
è ancora di proprietà della<br />
famiglia nella persona di Carlo<br />
Fecondo, impiegato al Lloyd<br />
Austriaco.<br />
Veniamo finalmente al nostro Ser<br />
Vilan de Bachin, la cui figura ha<br />
dato lo spunto a Silvio Rutteri<br />
per una brillante e appassionata<br />
ricerca in Trieste. Spunti<br />
dal suo passato (Trieste, 1958,<br />
pp.96-102) e alla <strong>com</strong>missione<br />
toponomastica di intitolargli una<br />
via ai piedi di “Scala Santa”.