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Testo - Storicibarnabiti.it

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A metà strada...<br />

Sono passati sei mesi dall’inizio dell’anno sacerdotale voluto dal papa Benedetto XVI.<br />

A metà strada, quindi, di questo kairós; all’incontro di una festiv<strong>it</strong>à di eccezionali risonanze<br />

sacerdotali: il Natale. Certo, non il Natale dei grandi magazzini, né il Natale asettico,<br />

imposto dal cr<strong>it</strong>erio del “pol<strong>it</strong>icamente corretto”, ormai consacrato anche in amb<strong>it</strong>o<br />

religioso. Piuttosto, il Natale del “mistero”, così vigorosamente presentato dalla l<strong>it</strong>urgia e<br />

da un suo grandissimo esegeta, san Leone Magno, che ha lasciato nei suoi sermoni natalizi,<br />

appunto, una lettura interpretativa di quello stesso “mistero”, difficilmente superabile.<br />

Non è certo questo il luogo per estendersi in suggestive c<strong>it</strong>azioni tratte dell’opera di<br />

san Leone – peraltro di vastissima risonanza – ma solo ricordare, succintamente, alcuni<br />

punti della sua comprensione del mistero natalizio per intuire – nel senso più<br />

squis<strong>it</strong>amente etimologico del termine – quanta ricchezza offre per nutrire una robusta<br />

spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à sacerdotale.<br />

Se è vero che un cristiano non vive solo di dottrine, né di valori concettuali, a maggior<br />

ragione un consacrato, che non lascia casa, padre, madre, figli e moglie per un pugno<br />

di idee, anche se sublimi. Se così fosse, ciò significherebbe pagare un prezzo<br />

eccessivamente esoso per professare quelle ver<strong>it</strong>à. Un consacrato vive di<br />

un’esperienza fondamentale che dà colore alla sua v<strong>it</strong>a in maniera originale e<br />

differente. E questa esperienza è l’incontro esistenziale con Cristo, l’«admirabile<br />

commercium” della l<strong>it</strong>urgia natalizia – espressione usata anche da Giovanni Paolo II in<br />

“Dono e mistero” per definire la vocazione sacerdotale –, sempre personale e allo<br />

stesso tempo ecclesiale, un’esperienza di fede, un’esperienza di amore.<br />

Ma, in che consiste questo incontro con il Cristo vivo? L’incontro è più che un<br />

momento, sebbene possa essere tale. È piuttosto un’esperienza profonda che si dilata<br />

nel tempo e si sviluppa in diverse maniere, fintanto che si verifichi l’anelato “faccia a<br />

faccia”, quando Cristo sarà “tutto in tutti”. Per caratterizzarlo in qualche modo,<br />

possiamo dire – interpretando il pensiero di san Leone Magno – che si tratta di<br />

un’esperienza mistica, che tocca il nucleo più profondo del cuore umano:<br />

un’esperienza teologica, che supera le categorie della pietà e della devozione. È un<br />

incontro sacramentale che manifesta e rivela l’esperienza simultanea dell’Incarnazione<br />

e della Pasqua di Cristo. Un’esperienza etica che, prima che nei valori, si basa<br />

sull’im<strong>it</strong>azione, il discepolato e la sequela di Cristo. Un’esperienza che si proietta nella<br />

compassione verso i sofferenti della storia e nella comunione con tutti gli uomini<br />

considerati come fratelli, fino ad arrivare a vivere con «gli stessi sentimenti di Gesù»<br />

(Fil 2, 5). In ultimo, si tratta di un’esperienza che si proietta nella missione: non si può<br />

tacere ciò che «abbiamo visto, toccato e ud<strong>it</strong>o rispetto al Verbo della V<strong>it</strong>a» (1 Gn 1,1).<br />

In poche parole, è una vera teologia e spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à sacerdotale, attuale e stimolante,<br />

quella che ci regala la l<strong>it</strong>urgia natalizia, letta e compresa alla luce di una potente<br />

personal<strong>it</strong>à di pastore e maestro di pastori.


BIBBIA<br />

A PARTIRE DALLA NUOVA<br />

TRADUZIONE DELLA BIBBIA DELLA CEI<br />

I lettori dell’Eco conoscono ormai da tempo la nuova traduzione della Bibbia, curata dalla<br />

Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e pubblicata nel 2008 in una coedizione dell’Unione<br />

Ed<strong>it</strong>ori e Librai Cattolici Italiani (UELCI), che coinvolge 30 case ed<strong>it</strong>rici.<br />

S<br />

i tratta della traduzione <strong>it</strong>aliana<br />

dai testi biblici nelle<br />

lingue originali secondo le<br />

loro edizioni cr<strong>it</strong>iche attualmente in<br />

uso. La nuova traduzione è stata già<br />

introdotta per le letture della l<strong>it</strong>urgia<br />

e progressivamente sost<strong>it</strong>uirà la precedente<br />

traduzione della CEI in tutta<br />

la v<strong>it</strong>a l<strong>it</strong>urgica come negli altri vari<br />

amb<strong>it</strong>i della v<strong>it</strong>a ecclesiale. L’esperienza<br />

ne metterà in luce pregi e difetti,<br />

come è accaduto per la precedente<br />

traduzione <strong>it</strong>aliana e come è<br />

sempre avvenuto nella storia delle<br />

Chiese cristiane; ma non è su questo<br />

punto che intendo soffermarmi.<br />

Il fatto, che sia una traduzione e<br />

che si possa presentare in un unico<br />

volume non troppo ingombrante, ha<br />

lim<strong>it</strong>ato al massimo il ricorso a introduzioni<br />

ai libri biblici e alle note. Ma<br />

anche così, le nuove introduzioni e<br />

le nuove note sono spesso alquanto<br />

diverse da quelle delle edizioni precedenti.<br />

È già usc<strong>it</strong>a qualche edizione<br />

della Bibbia con la nuova traduzione,<br />

corredata da introduzioni e<br />

note desunte o variamente r<strong>it</strong>occate<br />

da precedenti edizioni; tuttavia, anche<br />

in questo caso, occorrerà del<br />

tempo prima di poter avere qualcosa<br />

di realmente aggiornato secondo il<br />

progresso degli studi biblici.<br />

In questa prospettiva si colloca un<br />

progetto ed<strong>it</strong>oriale della casa ed<strong>it</strong>rice<br />

San Paolo per una collana dal t<strong>it</strong>olo<br />

Comprendere la Bibbia – strumenti<br />

di base. Con essa si intende offrire<br />

una serie di volumetti agili, che accompagneranno<br />

in prima battuta la<br />

traduzione della CEI e, tra non molto,<br />

La Bibbia Via, Ver<strong>it</strong>à e V<strong>it</strong>a delle<br />

edizioni San Paolo. Con questo progetto<br />

ed<strong>it</strong>oriale si pensa a testi accessibili<br />

a un pubblico ampio, anche<br />

“laico”, scr<strong>it</strong>ti però da persone competenti<br />

nel proprio amb<strong>it</strong>o di ricerca,<br />

così da fornire le coordinate necessarie<br />

per un informato e corretto approccio<br />

al testo biblico.<br />

Fino ad ora, di questo progetto era<br />

già usc<strong>it</strong>o un volumetto sui Salmi:<br />

F. Serafini, Come e perché cambiano<br />

i Salmi. Le principali modifiche della<br />

nuova traduzione <strong>it</strong>aliana, San Paolo,<br />

Cinisello Balsamo (Mi) 2009.<br />

Sono stato abbastanza impegnato<br />

durante l’anno paolino: settembre<br />

2008 negli USA allo Shrine per i<br />

confratelli barnab<strong>it</strong>i; dicembre 2008<br />

ad Addis Abeba e ad Adigrat in Etiopia<br />

per l’Univers<strong>it</strong>à Urbaniana; aprile<br />

2009 a Damasco in Siria; maggio<br />

2009 a Roma all’Urbaniana. Tuttavia,<br />

prima per posta elettronica e poi<br />

per un incontro diretto alla biblioteca<br />

del Pontificio Ist<strong>it</strong>uto Biblico sono<br />

stato contattato da un membro del<br />

com<strong>it</strong>ato di redazione della sopra c<strong>it</strong>ata<br />

collana della San Paolo per scrivere<br />

un contributo. L’idea era però<br />

piuttosto nuova: si trattava di presentare<br />

le antiche versioni della Bibbia,<br />

dell’Antico e Nuovo Testamento, e le<br />

traduzioni della Bibbia in <strong>it</strong>aliano<br />

come interpretazioni del testo biblico.<br />

Ordinariamente le antiche versioni<br />

della Bibbia in aramaico, greco, latino<br />

e siriaco, per c<strong>it</strong>are solo le principali,<br />

sono utilizzate per la discussione<br />

dei punti controversi del testo<br />

biblico nelle sue lingue originarie:<br />

ebraico, aramaico e greco per l’Antico<br />

Testamento; greco per il Nuovo<br />

Testamento. Anche le traduzioni in<br />

lingua <strong>it</strong>aliana ordinariamente sono<br />

prese in considerazione per la loro<br />

maggiore minore fedeltà rispetto ai<br />

testi biblici nelle loro lingue originarie.<br />

Con la proposta della casa ed<strong>it</strong>rice<br />

San Paolo mi veniva offerto di trattare<br />

ciò, su cui da quasi 15 anni sono<br />

impegnato: mettere in luce come le<br />

antiche versioni della Bibbia non<br />

siano solo traduzioni da testi originali<br />

in lingue diverse, ma sono an-<br />

2<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


BIBBIA<br />

che vere e proprie interpretazioni,<br />

esegesi in atto del testo biblico nell’amb<strong>it</strong>o<br />

delle tradizioni giudaiche e<br />

cristiane alle quali appartengono.<br />

Gli antichi traduttori, anche quando<br />

s’impegnano a tradurre il più esattamente<br />

possibile, non possono e non<br />

vogliono ev<strong>it</strong>are di introdurre quanto<br />

la viva e autorevole tradizione orale<br />

del giudaismo o del cristianesimo<br />

era andata comprendendo ed elaborando<br />

sul significato e sulla comprensione<br />

del testo biblico. Lo stesso<br />

fenomeno è stato inev<strong>it</strong>abile anche<br />

nelle traduzioni della Bibbia in lingua<br />

<strong>it</strong>aliana: dall’epoca rinascimentale<br />

fino all’ultima traduzione curata<br />

dalla CEI.<br />

Avevo già studiato la questione attraverso<br />

il confronto dei libri dei Profeti<br />

Minori dell’Antico Testamento<br />

secondo il testo ebraico, la versione<br />

greca e la parafarsi aramaica (1992-<br />

2001); avevo già scr<strong>it</strong>to alcuni saggi<br />

sulla versione siriaca della Pesh<strong>it</strong>ta<br />

dell’Antico Testamento (2004; 2008)<br />

e avevo studiato le edizioni della<br />

Bibbia, antiche e moderne, presenti<br />

nella biblioteca dell’Urbaniana (2006).<br />

La proposta della casa ed<strong>it</strong>rice San<br />

Paolo mi era decisamente congeniale<br />

e in poco tempo feci una prima<br />

stesura del contributo, che naturalmente<br />

risultò troppo ampia, ma la<br />

casa ed<strong>it</strong>rice mi propose sub<strong>it</strong>o di<br />

farne due volumetti distinti: uno per<br />

le versioni antiche della Bibbia e uno<br />

per le traduzioni <strong>it</strong>aliane.<br />

Il primo è usc<strong>it</strong>o in ottobre: Le antiche<br />

versioni della Bibbia. Traduzioni,<br />

tradizioni e interpretazioni, San<br />

Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2009.<br />

Come già brevemente accennato, il<br />

t<strong>it</strong>olo prevede che siano messi in<br />

luce alcuni fenomeni principali e i<br />

principi generali, dai quali si spiega<br />

come nelle antiche versioni della<br />

Bibbia, fatte da ebrei e da cristiani,<br />

compaiano anche tradizioni e interpretazioni<br />

che provengono dalle rispettive<br />

autorevoli tradizioni orali,<br />

così che le versioni sono traduzioni<br />

ma anche nuove interpretazioni rispetto<br />

ai testi originali, segno in non<br />

pochi casi di un vero e proprio progresso<br />

della rivelazione biblica, nel<br />

giudaismo come nel cristianesimo.<br />

In questa prospettiva, nell’antica<br />

versione greca del testo ebraico della<br />

Bibbia, nota già nel giudaismo<br />

come la Settanta (secondo la leggenda<br />

dei 72 traduttori) e poi passata<br />

nella tradizione cristiana, nelle<br />

antiche parafrasi sinagogali del testo<br />

biblico in lingua aramaica (i Targum),<br />

nella versione siriaca della<br />

Pesh<strong>it</strong>ta dell’Antico Testamento e<br />

nelle antiche versioni cristiane del<br />

testo biblico dal greco (la Vetus Latina)<br />

e dall’ebraico (la Vulgata di S.<br />

Girolamo), il materiale presente è<br />

praticamente sterminato. La difficoltà<br />

è stata quella di esemplificare<br />

in modo significativo e sintetico.<br />

L’attesa del messia diventa vivacissima<br />

sia nella Settanta come nei Targum<br />

giudaici; le riletture cristiane<br />

dell’Antico Testamento sono esplic<strong>it</strong>ate<br />

nel Nuovo Testamento e vengono<br />

applicate nella Vetus Latina e<br />

nella Vulgata; la stessa traduzione<br />

della Pesh<strong>it</strong>ta può avere un senso<br />

specifico se letta in amb<strong>it</strong>o giudaico<br />

e un altro se letta con occhi cristiani.<br />

Attualizzazione del testo biblico,<br />

inculturazione della fede, ampliamenti<br />

esplicativi e trasposizioni stilistiche<br />

oltre che linguistiche trovano<br />

larghissima osp<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à in queste antiche<br />

versioni, dove la tradizione, nel<br />

senso forte e alto della parola, irrompe<br />

nella traduzione. Nelle Chiese<br />

cristiane antiche le Scr<strong>it</strong>ture erano<br />

lette e pregate in larghissima prevalenza<br />

attraverso queste versioni.<br />

Gli antichi traduttori ebrei e cristiani<br />

erano certi che la tradizione ripresa<br />

come interpretazione del testo biblico<br />

fosse già presente nella parola<br />

inesauribile della Sacra Scr<strong>it</strong>tura; solo<br />

la tradizione giudaica ci tenne a<br />

precisare che i Targum non avrebbero<br />

mai dovuto sost<strong>it</strong>uire il testo ebraico<br />

nella l<strong>it</strong>urgia.<br />

In epoca più recente, dal XV secolo<br />

in poi, anche nelle tradizioni cristiane<br />

si fece chiara la distinzione tra<br />

traduzione e interpretazione, ma non<br />

è stato mai possibile separarle defin<strong>it</strong>ivamente<br />

quando si è voluto tradurre<br />

nuovamente la Bibbia dai testi originali<br />

in una delle lingue moderne.<br />

Come e perché questo sia avvenuto<br />

e avvenga ancora nelle più recenti<br />

traduzioni <strong>it</strong>aliane, in amb<strong>it</strong>o giudaico<br />

e cristiano, i lettori dell’Eco lo<br />

potranno trovare nel mio prossimo<br />

volumetto sulle traduzioni <strong>it</strong>aliane,<br />

già in stampa e che uscirà dopo le<br />

vacanze di Natale.<br />

Giovanni Rizzi<br />

RICORRENZE 2009<br />

50° Sacerdozio<br />

p. Giuseppe Bassotti (9.XII)<br />

p. Nicola Calvano (9.XII)<br />

p. Costantino Frisia (9.XII)<br />

p. Giuseppe Griffa (9.XII)<br />

p. Giuseppe Montesano (9.XII)<br />

p. Luigi Peraboni (9.XII)<br />

50° Professione<br />

p. Severo Ferrari (8.XII)<br />

A tutti i migliori auguri<br />

e una preghiera di ringraziamento<br />

al Signore<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 3


VOCABOLARIO ECCLESIALE<br />

Vocabolario ecclesiale a cura di Franco Monti<br />

CULTURA – “Con il termine generico di «cultura»<br />

si vogliono indicare tutti quei mezzi con i quali<br />

l’uomo affina e sviluppa le molteplici capac<strong>it</strong>à della<br />

sua anima e del suo corpo; procura di ridurre in<br />

suo potere il cosmo stesso con la conoscenza e il<br />

lavoro; rende più umana la v<strong>it</strong>a sociale, sia nella<br />

famiglia che in tutta la società civile, mediante il<br />

progresso del costume e delle ist<strong>it</strong>uzioni; infine,<br />

con l’andar del tempo, esprime, comunica e conserva<br />

nelle sue opere le grandi esperienze e aspirazioni<br />

spir<strong>it</strong>uali, affinché possano servire al progresso<br />

di molti, anzi di tutto il genere umano”. Così il<br />

Concilio nella cost<strong>it</strong>uzione pastorale Gaudium et<br />

spes al n° 53.<br />

Parole ben soppesate. Questa sorta di definizione<br />

aiuta a sgomberare anche nel cuore dell’uomo semplice<br />

l’idea di trovarsi di fronte, in fatto di cultura,<br />

… al dottorone, intelligenza sopra la media, un sudato<br />

t<strong>it</strong>olo di studio alle spalle e una carriera invidiabile,<br />

che rende. Per lui “dottore” si spreca, “signore”<br />

non basta.<br />

Peraltro l’uomo semplice ha spesso a che fare col<br />

lavoro della terra che, guarda caso, proprio con la<br />

coltura ha a che fare. Coltura e cultura sono parole<br />

cugine, anzi, forse sorelle: discendono dal verbo<br />

latino còlere, coltivare. Anche la più tenera mammina,<br />

insieme col suo uomo, fa coltivazione; forse<br />

anche di peperoni nel suo fazzoletto di terra, ma<br />

soprattutto di bimbi, se il Signore gliene regala. E<br />

sono una benedizione, per la famiglia umana: il<br />

tasso di uman<strong>it</strong>à, di cultura nel mondo ne beneficia.<br />

Anche al bifolco analfabeta è dato di coltivare<br />

la sapienza del cuore. Dietro atavici analfabetismi<br />

non di rado si celano talenti, spunta saggezza,<br />

esplodono risorse.<br />

Torniamo alla definizione di cui sopra. Cultura ha<br />

a che fare con l’uomo e col suo impegno ad essere<br />

pienamente se stesso e, trovandosi immerso nella<br />

società, per contribuire a che ogni suo simile concerti<br />

con lui e si venga gradatamente a capo di tutta<br />

la creazione, come da “manuale” (leggi: libro della<br />

Genesi): Dio disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi,<br />

riemp<strong>it</strong>e la terra e soggiogatela … (sul ‘soggiogare’<br />

siamo andati a nozze, fin troppo, fino a intossicarci<br />

nella frenesia di sfruttarla).<br />

Perché, mi domando, il buon Dio, creatore e Signore<br />

di tutte le cose, onnisciente da penetrare i segreti<br />

dei cuori, di tutti e di ciascuno, – e sa quanto<br />

di sconveniente vi si possa annidare! – si è fidato<br />

dei suoi piccoli al punto di affidar loro la creazione<br />

senza storcere il naso? Li ha dotati – ciliegina sulla<br />

torta – di libertà e si guarda bene dallo smontare il<br />

suo giocattolino anche se questi dovesse imperversare<br />

sul prossimo. La resa dei conti, semmai, nella<br />

valle di Giosafat.<br />

Continua il documento del Vaticano II a suffragare<br />

quanto detto: È proprio della persona umana il non<br />

poter raggiungere un livello di v<strong>it</strong>a veramente e pienamente<br />

umano se non mediante la cultura, coltivando<br />

cioè i beni e i valori della natura. Non male<br />

e in qualche modo sorprendente questa definizione<br />

di cultura. Ci si sarebbe aspettati un «se non mediante<br />

la cultura, promuovendo cioè le cattedre<br />

univers<strong>it</strong>arie …» o chesso io. Si consoli – mi vien<br />

da dire – l’uomo qualunque, l’uomo che governa la<br />

sua mandria, la mamma assediata da una tribù di figli<br />

che le rubano e tempo e cuore, il travet, l’impiegatuccio<br />

condannato a un lavoro ripet<strong>it</strong>ivo finché<br />

morte – pardon – finché pensione non lo sollevi …<br />

Se lavorano per l’uomo, anche negli impieghi più<br />

umili, laurea-esenti, fanno cultura, ci mettono del<br />

loro in un concerto di valori umani.<br />

E l’uman<strong>it</strong>à cresce, non solo in cifre; anche in<br />

saggezza. Se il figlio talentuoso si sta facendo strada<br />

nella società, a dargli man forte c’è alle spalle un<br />

papà esperto in rassicuranti strizzatine d’occhio e<br />

pacche sulle spalle, una madre che se lo mangia<br />

con gli occhi come quando gli uscì dal grembo,<br />

una tifoseria di fratelli e sorelle degna di un oro<br />

olimpico. Se il mondo va avanti nonostante le brutture<br />

che i mezzi di comunicazione sociale denunciano<br />

con re<strong>it</strong>erata assordante pignoleria che rasenta<br />

un sotterraneo non voluto favoreggiamento, è<br />

perché … il bene non fa notizia (o il giornalista non<br />

ci sa fare).<br />

«Perciò, ogniqualvolta si tratta della v<strong>it</strong>a umana,<br />

natura e cultura sono quanto mai strettamente<br />

connesse». Che non si debba leggere, in filigrana,<br />

e con linguaggio sotto sotto ecclesiale, qualcosa<br />

che assomigli a “comunione”? Non si arriva a trovar<br />

la chiave del big bang (ier l’altro è bastata<br />

un’innocua briciola di pane per spegnere il mostro<br />

ingegneristico di Ginevra), ma qui si ha a che fare<br />

con qualcosa che del creato ne è il tessuto spir<strong>it</strong>uale<br />

sul quale è stata adagiata la materia dei primordi<br />

e che dà senso a quel pullulare di creature<br />

fatte a immagine e somiglianza dell’Increato, fatte<br />

per amare.<br />

4<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


VITA CONSACRATA<br />

FRONTIERA<br />

Tra le funzioni caratteristiche della v<strong>it</strong>a religiosa molti le assegnano la caratteristica missione di<br />

arrivare dove la Chiesa nelle sue strutture terr<strong>it</strong>oriali o nella sua pastorale «normale» non<br />

arriva. Non si da con questo nessun giudizio sommario sulla realtà della Chiesa o sulla sua<br />

fedeltà. È solo una costatazione che esistono persone, circostanze o categorie che rimangono<br />

impermeabili al r<strong>it</strong>mo normale di impegno e diffusione della Chiesa.<br />

C<br />

hi ha capac<strong>it</strong>à maggiore di<br />

duttil<strong>it</strong>à e interesse vero che<br />

nessuno resti fuori dal dialogo<br />

salvatore sono i religiosi, per la<br />

freschezza della loro adesione al<br />

Vangelo e per il fervore missionario<br />

autentico.<br />

Dal punto di vista della riflessione<br />

così lo segnala Metz: «Le congregazioni<br />

rivestono una funzione innovatrice<br />

nei confronti della Chiesa; hanno<br />

la funzione di ‘modelli produttivi’<br />

per la prassi e la v<strong>it</strong>a della grande<br />

chiesa in nuove s<strong>it</strong>uazioni socio-economiche<br />

e spir<strong>it</strong>ual-culturali. Non di<br />

rado esse sono nate come movimenti<br />

‘di frontiera’, hanno avuto origine là<br />

dove hanno incominciato, prima che<br />

altrove, a farsi sentire e ad imporsi i<br />

mutamenti sociali... Le congregazioni<br />

sono, quanto meno, dei «correttivi»;<br />

sono, per chiarire sub<strong>it</strong>o il nostro<br />

pensiero, una specie di terapia d’urto<br />

dello Spir<strong>it</strong>o Santo per la grande<br />

chiesa: contro i pericolosi accomodamenti<br />

e i discutibili compromessi,<br />

cui la grande ist<strong>it</strong>uzione della Chiesa<br />

puo essere sempre incline: esse rivendicano<br />

l’assenza di compromessi<br />

propria dell’evangelo e della ‘sequela’.<br />

In questo senso ‘esse sono la forma<br />

ist<strong>it</strong>uzionalizzata di una memoria<br />

sovversiva nel cuore della Chiesa’. In<br />

fondo, per lo più, esse non sono sorte<br />

nei periodi di fior<strong>it</strong>ura della Chiesa,<br />

ma in quelli di profondo disorientamento<br />

e di insicurezza» (Johann<br />

Baptist METZ, Tempo di religiosi,<br />

Queriniana, Brescia 1977).<br />

Lo sottolinea nei documenti ufficiali<br />

Paolo VI: «Grazie alla loro<br />

consacrazione religiosa, essi sono<br />

per eccellenza volontari e liberi per<br />

lasciare tutto e per andare ad annunziare<br />

il Vangelo fino ai confini<br />

del mondo. Essi sono intraprendenti<br />

e il loro apostolato è spesso contrassegnato<br />

da una original<strong>it</strong>à, una genial<strong>it</strong>à,<br />

che costringono all’ammirazione.<br />

Sono generosi: li si trova<br />

spesso agli avamposti della missione,<br />

ed assumono i più grandi rischi<br />

per la loro salute e per la loro stessa<br />

v<strong>it</strong>a. Sì, veramente, la Chiesa deve<br />

molto a loro» (Paolo VI, Evangelii<br />

nuntiandi, 69). «Dio ha voluto affidarci<br />

una parola sua, una parola<br />

che si è fatta carisma. La v<strong>it</strong>a consacrata<br />

è chiamata a essere ‘esegesi’<br />

vivente della Parola di Dio (cf. Benedetto<br />

XVI, 2 febbraio 2008), è essa<br />

stessa una parola con cui Dio<br />

continua a parlare alla Chiesa e al<br />

mondo». In questo senso, alla conclusione<br />

del Sinodo si ringraziavano<br />

«le persone consacrate della loro testimonianza<br />

del Vangelo e della loro<br />

disponibil<strong>it</strong>à a proclamarlo nelle<br />

frontiere geografiche e culturali della<br />

missione mediante i loro servizi<br />

carismatici» (Omelia di Mons. Jesús<br />

Sanz Montes nella Assemblea di<br />

Confer 2008).<br />

dal centro... alla periferia<br />

Chi sono oggi quelli che rappresentano<br />

la frontiera, o che sfida la<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 5


VITA CONSACRATA<br />

Chiesa a riceve dai ren<strong>it</strong>enti e impegna<br />

i religiosi a gettare un ponte?<br />

Anz<strong>it</strong>utto c’è quell’immenso amb<strong>it</strong>o<br />

che si chiama la nuova povertà.<br />

Termine così generico che comprende<br />

tutto quello che scomoda e angustia<br />

la società contemporanea dal<br />

punto di vista materiale, ma anche<br />

culturale; dal punto di vista personale,<br />

ma anche sociale; dal punto di vista<br />

intellettuale, ma anche emotivo<br />

... vale a dire oves et boves. Ma per<br />

la sua generic<strong>it</strong>à non è meno vera<br />

questa sfida ai portatori di buona notizia.<br />

Ha bisogno di buona notizia<br />

precisamente chi vive alieno da essa.<br />

Obbliga la Chiesa e i religiosi a riscoprire<br />

assiomi antichi come: «Homo<br />

sum: nihil humani a me alienum<br />

puto» di Terenzio e che, per esempio,<br />

Unamuno pone all’inizio del<br />

suo Sentimiento trágico de la vida e<br />

che rappresenta una costante nella<br />

storia degli ordini religiosi provocati<br />

dalla malattia, dalla prigionia, dai<br />

pestilenti, dagli orfani, dai «mostri»,<br />

dai ricchi ... .<br />

Oggi i nuovi poveri sono legione;<br />

alcuni lo sanno e altri no e sono (o<br />

siamo) ancora più poveri.<br />

E l’altro assioma, che si redime solo<br />

quel che si assume: «La Redenzione<br />

comincia con l’Incarnazione, mediante<br />

la quale il Figlio di Dio assume,<br />

eccetto il peccato, tutto dell’uomo,<br />

secondo le solidarietà ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e<br />

dalla Sapienza divina creatrice, e tutto<br />

coinvolge nel Suo dono d’Amore<br />

redentore. Da questo Amore l’uomo<br />

è raggiunto nell’interezza del suo essere:<br />

essere corporeo e spir<strong>it</strong>uale, in<br />

relazione solidale con gli altri. Tutto<br />

l’uomo – non un’anima separata o<br />

un essere chiuso nella sua individual<strong>it</strong>à,<br />

ma la persona e la società delle<br />

persone – è implicato nell’economia<br />

salvifica del Vangelo» (Pontificio<br />

Consiglio della Giustizia e della Pace,<br />

Compendio della dottrina sociale<br />

della Chiesa, 65).<br />

fra tanti, alcuni esempi<br />

Una lunga e luminosa esperienza<br />

permette ai religiosi di credere nel<br />

proficuo contagio della consolazione.<br />

Ci sono regioni dell’uman<strong>it</strong>à e regioni<br />

dell’uomo che richiedono questa<br />

presenza discreta, senza la quale<br />

resterebbero macchie oscure in troppe<br />

zone e in troppi amb<strong>it</strong>i. Padre Damiano<br />

ci ricorda che la lebbra guarisce<br />

anche se ammazza; Padre Hurtado<br />

ci mostra che i confl<strong>it</strong>ti sociali<br />

hanno urgente bisogno di Vangelo;<br />

De Foucauld redime la forza del silenzioso<br />

stare a fianco... Son solo<br />

esempi di presenza in frontiera: non<br />

danno normalmente risultati clamorosi,<br />

ma testimonianze limpide.<br />

Altra categoria di persone che richiede<br />

questo tipo di presenza sono<br />

gli amanti delle scorciatoie. Chi vede<br />

nell’esperienza religiosa solo un linimento<br />

per circostanze lim<strong>it</strong>ate e speciali<br />

ma senza ripercussione nella v<strong>it</strong>a<br />

intera e vera. Il religioso con il suo<br />

impegno a tempo completo, con la<br />

sua fedeltà a tutta prova, con la sua<br />

donazione senza riserve è la luce di<br />

cui ha bisogno chi deve uscire da un<br />

atteggiamento religioso strumentale.<br />

Senza arroganza il religioso vive e<br />

propone una donazione senza riserve<br />

e la sua presenza a fianco di chi<br />

strumentalizza la scelta religiosa può<br />

aiutare a superare la frivolezza e volubil<strong>it</strong>à<br />

proprie di troppi approcci religiosi.<br />

E fanno parte della sua convinzione<br />

alcuni paradossi che sono<br />

propri della sua preghiera permanente.<br />

Il primo è quella osservazione<br />

provocante che proviene dall’infin<strong>it</strong>o<br />

salmo della legge: «Prima di essere<br />

affl<strong>it</strong>to, andavo errando, ma ora<br />

osservo la tua parola. ... È stata un<br />

bene per me l’afflizione subìta, perché<br />

imparassi i tuoi statuti» (Sal<br />

119[118],67.71). L’autosoddisfazione<br />

non è una buona pedagoga nella<br />

v<strong>it</strong>a e neppure nella fede: la prova<br />

dura è buona maestra. Assieme<br />

a quella lezione sediziosa appare<br />

l’altra, relativa alla maledizione<br />

della prosper<strong>it</strong>à: «Liberami, con la<br />

tua mano, dagli uomini, o SIGNO-<br />

RE, dagli uomini del mondo, il cui<br />

compenso è solo in questa v<strong>it</strong>a, e il<br />

cui ventre tu riempi con i tuoi beni;<br />

di questi si saziano i loro figli, e lasciano<br />

il resto dei loro averi ai loro<br />

bambini» con cui sintomaticamente<br />

il Salmo 17,14 stigmatizza chi<br />

pone tutta la sua speranza in questa<br />

v<strong>it</strong>a e in quello che può dare.<br />

«Se il servizio autentico di Dio, secondo<br />

Gesù, consiste nell’annuncio<br />

del regno escatologico, la ricchezza<br />

si rivela un bene ambiguo<br />

per il fatto che non scavalca l’orizzonte<br />

terrestre. Pertanto non si può<br />

servire a Dio e alla ricchezza perché<br />

la ricchezza è un bene che<br />

chiude l’uomo di fatto nei confini<br />

dell’eone presente, mentre Dio in<br />

Cristo prospetta l’imminenza di un<br />

altro eone» (Pagano, La v<strong>it</strong>a religiosa,<br />

Roma 1972, IV, 11).<br />

l’obiettivo: “essere regno”<br />

Il religioso concretamente fa una<br />

scelta cosciente per Cristo e per il<br />

suo Regno: «È lui, dunque, il ‘regno’<br />

predetto dai profeti. Chi accoglie<br />

Gesù corona tutte le sue speranze,<br />

raggiunge la pienezza della v<strong>it</strong>a, diventa<br />

egli stesso regno di Dio e vive<br />

6<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


VITA CONSACRATA<br />

con Lui la v<strong>it</strong>a eterna. In Lui l’amore<br />

di Dio, l’Amore che è Dio, ci viene<br />

donato e offerto; nell’accoglienza e<br />

nella comunione con Lui raggiungiamo<br />

la v<strong>it</strong>a piena e partecipiamo<br />

la gioia senza fine. Anche oggi questa<br />

suprema rivelazione non viene<br />

accolta. L’uomo pone la sua speranza<br />

nei beni di questo mondo, nei<br />

progressi della scienza e nell’evoluzione<br />

automatica della uman<strong>it</strong>à. Si<br />

tratta, però, di ‘piccole speranze’<br />

che, certamente, ognuno può coltivare<br />

perché lo incoraggiano nei suo<br />

impegno e lo aiutano a procedere<br />

nel cammino, ma non possono cost<strong>it</strong>uire<br />

la ‘grande speranza’, quella<br />

che risponde al bisogno di v<strong>it</strong>a perenne<br />

e di amore indistruttibile. Chi<br />

vuol vivere per sempre non può essere<br />

soddisfatto da ciò che è destinato<br />

a morire. Eppure gli uomini<br />

continuano a porre la loro speranza<br />

nell’ampliamento dei propri orizzonti<br />

e nel prolungamento delle<br />

proprie aspettative terrene. Il salto<br />

di qual<strong>it</strong>à che caratterizza la speranza<br />

cristiana, che consiste nel passaggio<br />

dall’incontro e dal possesso<br />

dei beni terreni all’incontro e al<br />

possesso di Dio, molto spesso non<br />

viene recep<strong>it</strong>o: gli stessi credenti<br />

continuano a confondere, non di rado,<br />

il regno di Davide (beni terreni)<br />

con il regno di Dio (comunione con<br />

Dio)» (Card. Franc Rodé, Omelia<br />

nella Giornata della V<strong>it</strong>a consacrata,<br />

2 febbraio 2008). Paolo ricordava<br />

che il tempo della ‘prosper<strong>it</strong>à’<br />

può essere il più pericoloso, propizio<br />

all’indolente negligenza (cfr.<br />

1Tes. 5,3).<br />

le difficoltà dell’“incarnazione”<br />

Nel lim<strong>it</strong>e si trovano oggi anche<br />

molti scoraggiati. Sono troppi quelli<br />

che hanno chiuso bottega e vanno<br />

incontro alla v<strong>it</strong>a senza attesa alcuna.<br />

Les jeux sont fa<strong>it</strong>s, credono in<br />

troppi, e il religioso dice a chi ha<br />

chiuso il conto che molto ancora c’è<br />

da vedere. «Il periodo di difficoltà<br />

che sta attraversando la v<strong>it</strong>a consacrata<br />

non ci può far dimenticare<br />

che, dopo Gesù, l’incomprensione,<br />

la debolezza, l’emarginazione e la<br />

morte stessa, diventano luoghi in cui<br />

fermenta la v<strong>it</strong>a. Sono questi i momenti<br />

in cui siamo chiamati a rendere<br />

più trasparenti gli atteggiamenti,<br />

che cost<strong>it</strong>uiscono le strutture portanti<br />

della sequela evangelica: la fiducia<br />

in Dio e il dono di sé. È nella<br />

prova che siamo chiamati a rendere<br />

più evidente la scelta radicale che<br />

abbiamo fatto. Già Giovanni Paolo II<br />

aveva ricordato ‘che a ciascuno è richiesto<br />

non tanto il successo, quanto<br />

l’impegno della fedeltà... La sconf<strong>it</strong>ta<br />

della v<strong>it</strong>a consacrata non sta nel declino<br />

numerico, ma nel venir meno<br />

dell’adesione spir<strong>it</strong>uale al Signore e<br />

alla propria vocazione e missione’»<br />

(VC 63). Per il resto sappiamo che<br />

«la Chiesa non può assolutamente<br />

rinunciare alla v<strong>it</strong>a consacrata» (VC<br />

105) e al suo «insost<strong>it</strong>uibile contributo<br />

alla trasfigurazione del mondo»<br />

(VC 110), perché, come diceva Paolo<br />

VI, è la missione stessa della<br />

Chiesa che verrebbe ad essere compromessa<br />

(ET 3). Già santa Teresa,<br />

edotta dallo stesso Signore e pur<br />

prendendo atto che gli Ist<strong>it</strong>uti non<br />

erano affatto fiorenti, aveva scr<strong>it</strong>to:<br />

«Che sarebbe del mondo se non vi<br />

fossero i religiosi?» (V<strong>it</strong>a 32, 11). Benedetto<br />

XVI, riportando un pensiero<br />

di San Bernardo e di un antico scr<strong>it</strong>tore<br />

ecclesiastico sulla responsabil<strong>it</strong>à<br />

dei monaci per l’intero organismo<br />

della Chiesa, afferma: «Il genere<br />

umano vive grazie a pochi; se non ci<br />

fossero quelli il mondo perirebbe»<br />

(SS 15). Il Concilio, a sua volta, ha<br />

solennemente affermato che la v<strong>it</strong>a<br />

consacrata «appartiene indiscutibilmente<br />

alla v<strong>it</strong>a e alla sant<strong>it</strong>à della<br />

Chiesa» (LG 44). Questo significa,<br />

aggiunge Giovanni Paolo II, che essa<br />

«non potrà mai mancare alla Chiesa<br />

come un suo elemento irrinunciabile<br />

e qualificante» (VC 29). Per questo<br />

la vocazione alla v<strong>it</strong>a consacrata...<br />

nonostante le sue rinunce e le sue<br />

prove, ed anzi in forza di esse, è<br />

cammino «di luce», sul quale veglia<br />

lo sguardo del Redentore: «Alzatevi<br />

e non temete» (VC 40) (Card. Franc<br />

Rodé, c<strong>it</strong>.). Basterebbe rifornire il<br />

mondo di quella quant<strong>it</strong>à necessaria<br />

di fede nelle cose quotidiane che gli<br />

danno nuovo orizzonte. La fedeltà e<br />

luminos<strong>it</strong>à del religioso anche in<br />

questo caso non è stridente, ma ricorda<br />

semplicemente ai suoi contemporanei<br />

le cose accantonate o<br />

dimenticate la cui assenza rende<br />

strana la v<strong>it</strong>a. Forse una cosa così:<br />

«Io potrei magari fabbricare figure<br />

che abbiano cuore, coscienza, passioni,<br />

sentimenti, moral<strong>it</strong>à. Ma nessuno<br />

al mondo ne vuol sapere.<br />

Quello che vogliono: a questo mondo<br />

sono soltanto le curios<strong>it</strong>à, i mostri.<br />

Ecco quello che vogliono, i mostri!»<br />

(ROTH, Joseph, La milleduesima<br />

notte, in Opere 1931-1939,<br />

Bompiani Milano 1991, p. 1284).<br />

Bene: il religioso rifiuta da rimpolpare<br />

la produzione di mostri e fabbrica<br />

quelle figure o quelle realtà che il<br />

mondo sembra non volere, ma di<br />

cui ha un bisogno ineludibile e che<br />

inoltre nessun altro gli darà.<br />

Sono, al lim<strong>it</strong>e, riduttori di qualunque<br />

segno, anche quelli che dimenticano<br />

sistematicamente che «Queste<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 7


VITA CONSACRATA<br />

un gruppo di persone che pregano<br />

insieme, ma anche parlano insieme;<br />

che ridono in comune e scambiano<br />

favori; scherzano insieme e insieme<br />

sono seri; a volte hanno divergenze,<br />

ma senza animos<strong>it</strong>à, per rinforzare<br />

l’accordo ab<strong>it</strong>uale. Imparano uno<br />

dall’altro o insegnano gli uni agli<br />

altri. Rimpiangono penosamente gli<br />

assenti. Accolgono con allegria chi<br />

arriva. Inventano manifestazioni del<br />

cuore per quelli che si amano,<br />

espresse nel volto, nella lingua, negli<br />

occhi, in mille gesti di tenerezza. E<br />

cucinano insieme gli alimenti della<br />

casa, dove le anime si articolano in<br />

un<strong>it</strong>à e dove gli eterogenei, in defin<strong>it</strong>iva,<br />

arrivano a essere uno».<br />

Giulio Pireddu<br />

sono le cose che bisognava fare, senza<br />

tralasciare le altre» (Mt 23.23; Lc<br />

11,42). Per questo i carismi della v<strong>it</strong>a<br />

consacrata sono quasi infin<strong>it</strong>i e sono<br />

capaci di rinverdire i mille aspetti<br />

dell’incontro dell’uomo con Dio. A<br />

chi solo prega ricorderà che bisogna<br />

rimboccarsi le maniche come fa lo<br />

stesso Dio con Mosè: «Il Signore disse<br />

a Mosè: “Perché gridi a me? Di’ ai<br />

figli d’Israele che si mettano in marcia”»<br />

(Es 14,15). Ai sorpreso Natanaele<br />

per la coincidenza che ha visto<br />

con attenzione dove stava: «quando<br />

eri sotto il fico, io ti ho visto» ricorderà<br />

che sa perfino dove starà: ‘vedrai<br />

cose maggiori di queste’ (Gv<br />

1,48.50). Agli amanti della grandezza<br />

ricorderà che la vera grandezza è<br />

il servizio: «chiunque, tra di voi,<br />

vorrà essere primo sarà servo di tutti»<br />

(Mc 10,44). E così via.<br />

Al lim<strong>it</strong>e, anche a chi scommette<br />

la sua v<strong>it</strong>a sull’azzardo, che crede<br />

che la sorte maligna o benigna traccia<br />

i solchi della sua esistenza, per<br />

cui deve rassegnarsi a essere vissuta,<br />

ed eventualmente potrà in qualche<br />

rara occasione sapere dove va il suo<br />

destino, ma non guidarlo. In questo<br />

caso i religiosi si fanno forti della ricerca<br />

della virtù, oggetto dei libri sapienziali<br />

nei quali solo i distratti potranno<br />

vedere una morale piccoloborghese<br />

rinchiusa nei suoi minuti<br />

interessi; in realtà è una struttura di<br />

v<strong>it</strong>a che si gioca sulla donazione di<br />

sé e sulle scelte da compiere giornalmente.<br />

Il religioso sa benone che la<br />

scelta per Dio e il suo Regno, manifestata<br />

nella professione in defin<strong>it</strong>iva<br />

poi si rinverdisce giorno dopo giorno<br />

e nulla verrà per oroscopo ma sarà<br />

costru<strong>it</strong>o dalle sue opzioni oculate e<br />

costanti, per cui non vale nessun atteggiamento<br />

infantilmente provvidenzialista.<br />

«Donner des gages et encore des<br />

gages!, le salut est là!». Offrire occasioni<br />

e ulteriori occasioni, questa è<br />

la salvezza, secondo il Bernanos de<br />

L’imposture. Lì le frontiere per i religiosi<br />

sono infin<strong>it</strong>e e sempre nuove. Si<br />

tratta di tener d’occhio i «nuovi aeropaghi»<br />

di cui parla Giovanni Paolo II<br />

nell’esortazione apostolica post-sinodale<br />

sulla V<strong>it</strong>a religiosa e che sono<br />

esattamente quei campi aperti, e apparentemente<br />

refrattari al contagio<br />

evangelico (V<strong>it</strong>a consecrata, 96-99).<br />

Si può assumere anche senza odiosa<br />

arroganza che i religiosi siano avanguardia:<br />

non tappabuchi ma capaci<br />

di aprire strade.<br />

un segno<br />

Non sono riusc<strong>it</strong>o a trovare la fonte<br />

precisa, ma chi la offre giura e<br />

spergiura che questa è una definizione<br />

agostiniana della v<strong>it</strong>a religiosa.<br />

Comunque può essere un simpatico<br />

punto di riferimento e non si può negare<br />

che è una definizione abbastanza<br />

suggestiva e realista di una vera<br />

v<strong>it</strong>a comune: «Un gruppo cristiano è<br />

APOSTOLATO BARNABITICO<br />

DELLA PREGHIERA 2009<br />

CON SAN PAOLO,<br />

LA FAMIGLIA ZACCARIANA UNITA<br />

SI RIVOLGE AL PADRE<br />

Novembre: Per le Missionarie di<br />

S. Teresina, perché insieme a Paolo<br />

scoprano che la gioiosa donazione<br />

di sè è la forma più autentica di<br />

servizio,<br />

– e tutto fra loro in car<strong>it</strong>à si faccia<br />

(cfr. 1 Corinti 16, 14).<br />

Dicembre: Per le Suore del Preziosissimo<br />

Sangue, perché insieme a<br />

Paolo vivano in continua azione di<br />

grazie a Cristo per avere accettato<br />

di essere lo strumento della nostra<br />

redenzione,<br />

– diventando così strumento di espiazione<br />

dei nostri peccati per mezzo<br />

del suo sangue (cfr. Romani 3, 23-25).<br />

8<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


DOWNLOAD<br />

Download a cura di Giovanni Giovenzana<br />

TUTTA QUESTA ELET-<br />

TRONICA PIACE AL-<br />

L’UOMO? – «Il 29 ottobre<br />

1969 alle 22,30<br />

di Los Angeles, il professor<br />

Leonard Kleinrock,<br />

insieme a un assistente,<br />

tenta il primo<br />

collegamento fra un computer dell’Ucla e un altro all’Univers<strong>it</strong>à<br />

di Stanford. Nel frattempo ci parlavamo<br />

per telefono, racconta oggi Kleinrock. Io dovevo scrivere<br />

“login”. Scrissi la lettera elle. “Ricevuta”, mi dissero.<br />

Poi la o. “Ricevuta”. Quando dig<strong>it</strong>ai la terza lettera,<br />

il sistema andò in crash». Una sconf<strong>it</strong>ta che però<br />

ha preannunciato un futuro radioso. Oggi, non possiamo<br />

non ricordare un evento così importante per il progresso<br />

dell’uman<strong>it</strong>à.<br />

Sempre in questo articolo de Il Sole 24 Ore on line,<br />

il prof. Kleinrock continua «Un giorno non lontano, la<br />

maggior parte del traffico internet non sarà fatto dagli<br />

esseri umani, ma dalle macchine. Le capac<strong>it</strong>à di calcolo<br />

e di comunicazione si stanno dilagando: sensori,<br />

attuatori, memorie, display, microfoni. Tutto quanto ci<br />

circonda sarà collegato in rete, per dare informazioni<br />

e servizi sulla realtà circostante. Potremo controllare a<br />

distanza la cresc<strong>it</strong>a delle piante, la popolazione <strong>it</strong>tica<br />

di un fiume. Un sistema cooperativo di strumenti che<br />

radunano le informazioni e ordinano ad altri strumenti<br />

di mantenere l’equilibrio».<br />

Soffermiamoci sull’ultima frase. Un sistema di strumenti<br />

che mantiene l’equilibrio del sistema Terra con<br />

l’ausilio di altri strumenti. Si intende l’equilibrio di<br />

tutti i processi che permettono la sopravvivenza dell’uomo,<br />

ma anche l’equilibrio di tutti i processi che<br />

gli rendono la v<strong>it</strong>a più comoda e confortevole. Ecco<br />

allora che nasce la domanda: tutta questa tecnologia<br />

che si sost<strong>it</strong>uisce al lavoro dell’uomo, non rischia di<br />

snaturarne la v<strong>it</strong>a? Quando si parla di futuro dell’uman<strong>it</strong>à,<br />

di predominio odierno della tecnica sull’etica<br />

oppure semplicemente quando sto maneggiando il<br />

cellulare, ormai da diversi mesi, mi torna alla mente<br />

questa domanda.<br />

Dopo 40 di internet, la discussione di coloro che<br />

studiano l’impatto della tecnologia sulla v<strong>it</strong>a dell’uomo<br />

comincia a portare a dei primi bilanci. Tra questi,<br />

alcuni arrivano all’osservazione che queste nuove<br />

scoperte e invenzioni elettroniche e di microelettronica<br />

non necessariamente sost<strong>it</strong>uiranno gli strumenti<br />

“tradizionali” della nostra v<strong>it</strong>a quotidiana. Infatti se<br />

partiamo dall’assunto che l’uomo deve sentirsi a proprio<br />

agio, deve essere comodo, nell’utilizzo di uno<br />

strumento, allora sembra che ci siano alcuni oggetti<br />

o strumenti che riescono meglio nel soddisfare le richieste<br />

dell’uomo. Anzi, alcuni di questi strumenti<br />

sono così importanti da diventare oggetti amati dall’uomo.<br />

Prendiamo ad esempio i libri. Nonostante l’invenzione<br />

dell’e-book, il libro dig<strong>it</strong>ale, sembra che già oggi<br />

ci siano persone che non riescono a rinunciare al<br />

libro stampato su carta (e tra queste ci sono anch’io).<br />

Dopo questa invenzione molti profetizzavano la fine<br />

dei libri. Finora non è stato così. È infatti verificabile<br />

da molti la differenza che c’è tra le sensazioni e reazioni<br />

che provoca un libro (il suo buon profumo di<br />

stampa fresca; la carta della pagina che stringiamo,<br />

tastiamo tra le d<strong>it</strong>a con soddisfazione e che possiamo<br />

pasticciare con le più diverse penne e pennarelli che<br />

abbiamo a disposizione; il rumore dello sfogliare le<br />

pagine) e quelle che dà un mon<strong>it</strong>or di computer o di<br />

palmare.<br />

Discorsi simili si possono fare per molti altri strumenti<br />

che usiamo ogni giorno e che nel tempo sono<br />

diventati meno freddi e virtuali di uno strumento elettronico.<br />

L’uomo ha la capac<strong>it</strong>à di “animare” gli strumenti<br />

che usa a seconda delle impressioni, emozioni<br />

e sensazioni che questi gli susc<strong>it</strong>ano. Sembra allora<br />

che nonostante il boom degli ultimi decenni si stia<br />

per prospettare una rivinc<strong>it</strong>a della Meccanica sull’Elettronica,<br />

degli strumenti “naturali” su quelli basati<br />

sui b<strong>it</strong>.<br />

La spiegazione si trova nell’origine dell’uomo. L’uomo<br />

è da sempre inser<strong>it</strong>o in un mondo reale, naturale,<br />

dalla sua apparizione sulla Terra, e si è evoluto in<br />

questo ambiente. Risulta quindi davvero fantascientifico<br />

immaginare un futuro come quello presentatoci<br />

da films come “Matrix”, dove si descrive la possibil<strong>it</strong>à<br />

di una realtà virtuale, tutta ricreata dai computer. Il<br />

desiderio della maggioranza degli uomini di usare i<br />

5 sensi così “al naturale”, come Dio li ha creati, è una<br />

cosa istintiva, originaria, che sembra far parte della<br />

vocazione dell’uman<strong>it</strong>à. La dimensione spir<strong>it</strong>uale dell’uomo,<br />

se ci pensiamo, si alimenta soprattutto con<br />

ciò che è stato creato da Dio. È difficile trovare ad<br />

esempio del romantico o del poetico in un computer<br />

che snocciola migliaia di calcoli al secondo. Piuttosto<br />

ci si emoziona per le capac<strong>it</strong>à strabilianti dell’inventore<br />

di quel computer.<br />

Verifichiamo allora quanto è necessaria la tecnologia<br />

che ci circonda quotidianamente e troviamole il<br />

giusto spazio che le compete.<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 9


ECUMENISMO<br />

MISSIONE E UNITÀ CRISTIANA<br />

PER TESTIMONIARE CRISTO OGGI<br />

Nel ricordo dei cent’anni dalla Conferenza missionaria mondiale delle Società missionarie<br />

protestanti di Edimburgo, considerata come il punto di partenza del Movimento ecumenico<br />

contemporaneo, si celebrerà dal 18 al 25 gennaio 2010 la Settimana di preghiera per l’un<strong>it</strong>à dei<br />

cristiani che avrà per tema “Missione e un<strong>it</strong>à”. Sarà l’occasione per ricordare e ricordarci che<br />

l’ecumenismo «...è un sacro obbligo per tutti i cristiani... è il cantiere della Chiesa del futuro».<br />

al tema il testo preparato<br />

dal gruppo di lavoro<br />

E`dedicato<br />

nominato dal Pontificio Consiglio<br />

per la Promozione dell’Un<strong>it</strong>à<br />

dei Cristiani e dalla Commissione<br />

Fede e Cost<strong>it</strong>uzione del Consiglio<br />

Ecumenico delle Chiese (CEC), in vista<br />

della Settimana di preghiera per<br />

l’un<strong>it</strong>à dei cristiani che sarà celebrata<br />

nei Paesi dell’emisfero nord dal<br />

18 al 25 gennaio 2010, traendo ispirazione<br />

dal mandato di Gesù risorto<br />

ai discepoli: «di questo voi siete testimoni»<br />

(Lc 24,48). La preparazione<br />

dei testi per la riflessione e la preghiera<br />

di ogni giorno è stata affidata<br />

a esponenti delle Chiese cristiane<br />

della Scozia, nazione che ha visto la<br />

nasc<strong>it</strong>a del Movimento ecumenico<br />

moderno nel contesto della Conferenza<br />

missionaria mondiale delle Società<br />

missionarie protestanti che ha<br />

avuto luogo a Edimburgo nell’estate<br />

del 1910.<br />

La scelta del gruppo scozzese ha<br />

voluto intenzionalmente ricordare il<br />

centenario di quella Conferenza missionaria<br />

mondiale, convocata per approfondire<br />

il tema: «L’evangelizzazione<br />

del mondo in questa generazione».<br />

Era naturale quindi che i<br />

cristiani scozzesi fossero inv<strong>it</strong>ati a<br />

preparare la Settimana del 2010. Da<br />

tempo infatti stanno organizzando<br />

attivamente la celebrazione centenaria<br />

con un processo di studio preliminare<br />

in vista della convocazione<br />

di una nuova Conferenza mondiale,<br />

sempre a Edimburgo, più inclusiva e<br />

rappresentativa della Chiesa universale,<br />

sul tema: «Testimoniare Cristo<br />

oggi». Il tema richiama quello del<br />

1910 ed è rimbalzato a livello internazionale<br />

con un particolare riferimento<br />

al passo evangelico di Luca<br />

24, all’icona di Emmaus.<br />

logo della Settimana di preghiera 2010<br />

un evento che ha segnato la storia<br />

Oltre all’evangelizzazione e alla sua<br />

organizzazione, quella storica Conferenza<br />

aveva posto l’accento sulla collaborazione<br />

missionaria e, successivamente,<br />

sull’un<strong>it</strong>à dei cristiani. A motivo<br />

della seria preoccupazione per l’un<strong>it</strong>à,<br />

la Conferenza di Edimburgo viene generalmente<br />

considerata come il punto<br />

di partenza del Movimento ecumenico<br />

contemporaneo, anche se allora non<br />

era presente alcun delegato ortodosso e<br />

cattolico romano. Quell’evento straordinario<br />

comunque ha segnato la storia:<br />

è stato l’anticipazione profetica di un<br />

nuovo movimento proteso al ristabilimento<br />

dell’un<strong>it</strong>à delle Chiese, anche se<br />

questo problema non era e non poteva<br />

essere nell’ordine del giorno della Conferenza<br />

in modo esplic<strong>it</strong>o. Ma i partecipanti<br />

ben presto si resero conto che<br />

non ci si poteva accontentare di organizzare<br />

una collaborazione missionaria<br />

tra formazioni cristiane separate: le<br />

cause della loro divisione dovevano essere<br />

affrontate con coraggio e verificate,<br />

col propos<strong>it</strong>o di rimuoverle. È ciò che<br />

avverrà in segu<strong>it</strong>o, specialmente grazie<br />

al movimento di Fede e cost<strong>it</strong>uzione,<br />

nato per aiutare le Chiese a superare le<br />

loro divergenze dottrinali (Losanna<br />

1927). Nel corso dell’anno avremo modo<br />

di riprendere il discorso relativo all’evento<br />

missionario di Edimburgo che<br />

mer<strong>it</strong>a un’attenta rilettura. Ha infatti ancora<br />

molto da insegnare e suggerire a<br />

propos<strong>it</strong>o della missione e dell’un<strong>it</strong>à.<br />

la divisione danneggia<br />

l’evangelizzazione<br />

All’inizio del decreto del Concilio<br />

sull’ecumenismo, Un<strong>it</strong>atis redintegratio<br />

(UR), spiccano alcune affermazioni, la<br />

terza in particolare, che motivano l’impegno<br />

ecumenico irreversibile di tutti i<br />

cattolici, «fedeli e pastori» (UR 5): «la<br />

divisione contraddice apertamente alla<br />

logo del Consiglio Ecumenico delle<br />

Chiese a Ginevra (CEC)<br />

10<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


ECUMENISMO<br />

volontà di Cristo, è di scandalo al mondo<br />

e danneggia la santissima causa della<br />

predicazione del Vangelo a ogni<br />

creatura» (UR 1). L’imput ecumenico<br />

per il ristabilimento dell’un<strong>it</strong>à cristiana<br />

è venuto proprio dalla missione, cioè<br />

dall’esigenza missionaria della evangelizzazione<br />

del mondo. Non poteva e<br />

non può essere diversamente. Non si<br />

può infatti pretendere di evangelizzare<br />

o addir<strong>it</strong>tura di ri-evangelizzare rimanendo<br />

divisi, senza collaborare, dimenticando<br />

l’essenziale dell’ident<strong>it</strong>à e della<br />

vocazione cristiana! La separazione dei<br />

cristiani compromette l’evangelizzazione<br />

e la loro testimonianza. La preoccupazione<br />

missionaria sta quindi alle origini<br />

del movimento ecumenico e rimane<br />

sempre attualissima. Per rendersene<br />

direttamente conto basterebbe consultare<br />

i preziosi indici anal<strong>it</strong>ici degli otto<br />

volumi dell’Enchiridion oecumenicum,<br />

alle voci missione, evangelizzazione,<br />

testimonianza...<br />

un<strong>it</strong>à e credibil<strong>it</strong>à<br />

Nel luglio scorso a Lione il Patriarca<br />

ecumenico Bartolomeo I, nel contesto<br />

della celebrazione del 50° anniversario<br />

della fondazione della Conferenza delle<br />

Chiese d’Europa (KEK), ha affermato<br />

che «le Chiese in Europa saranno in<br />

grado di proclamare efficacemente il<br />

Vangelo di Cristo solo se dialogheranno<br />

e lavoreranno a stretto contatto tra<br />

loro», e ha proposto una cooperazione<br />

meglio organizzata e strutturata tra la<br />

KEK, voce delle diverse Chiese e Comun<strong>it</strong>à<br />

ecclesiali europee, e il Consiglio<br />

delle Conferenze episcopali<br />

d’Europa (CCEE), voce della Chiesa<br />

cattolica: «siamo convinti che una<br />

icona copta dell’Amico di Cristo<br />

Conferenza di tutte le Chiese europee<br />

possa all’unisono rispondere al meglio<br />

al comandamento sacro di ristabilire la<br />

comunione ecclesiale e servire l’uomo<br />

contemporaneo posto di fronte a una<br />

molt<strong>it</strong>udine di problemi complessi». La<br />

proposta è stata inoltrata a Benedetto<br />

XVI e ci si augura che, ricordando i<br />

cento anni da Edimburgo, possa essere<br />

realizzata anche come risposta concreta<br />

all’ispirazione dello Spir<strong>it</strong>o che non<br />

cessa di sorprendere nel sollec<strong>it</strong>are<br />

sempre nuovi passi verso la piena comunione<br />

cristiana mondiale pure attraverso<br />

circostanze, date, celebrazioni,<br />

persone... Ma un’ipotesi di lavoro comune<br />

è stato notato, esiste già: è la<br />

Charta Oecumenica (Strasburgo 2001)<br />

... ancora da recepire a livello europeo!<br />

E, sempre a Lione, fr. Alois di<br />

Taizé ha posto una domanda molto seria:<br />

«Come essere credibili, parlando di<br />

un Dio dell’amore, se i cristiani restano<br />

separati?». Nè sono da dimenticare gli<br />

atti della 13 a Conferenza mondiale sulla<br />

missione e l’evangelizzazione del<br />

nuovo millennio (Atene 2005), che<br />

aveva tra i temi in agenda: «come mettere<br />

a punto una teologia missionaria<br />

che abbia respiro ecumenico».<br />

la diaconìa ecumenica<br />

non è un lusso, ma un dovere<br />

Dalla Conferenza di Edimburgo,<br />

certamente non improvvisata, da quell’inizio<br />

ecumenicamente imprevedibile,<br />

non si è più tornati indietro! Si continua,<br />

infatti, a camminare in avanti<br />

con fiducia, tra gioie e fatiche, luci e<br />

ombre, verso l’un<strong>it</strong>à, grazie allo Spir<strong>it</strong>o<br />

del Signore che persegue, comunque,<br />

l’attuazione del suo disegno, «con sapienza<br />

e pazienza» (UR1). Non cessa,<br />

infatti, di sorprendere, ripeto, nell’ispirare<br />

nuovi pensieri, nell’indicare nuove<br />

prospettive e iniziative, nel suggerire<br />

nuove vie e nuove mete intermedie,<br />

ma soprattutto nel richiamare alla conversione<br />

del cuore, alla sant<strong>it</strong>à della<br />

v<strong>it</strong>a, alla preghiera privata e pubblica<br />

per l’un<strong>it</strong>à dei cristiani. Il decreto conciliare<br />

c<strong>it</strong>ato è arrivato a dire che queste<br />

ultime, ma fondamentali esigenze,<br />

devono essere r<strong>it</strong>enute come «l’anima<br />

di tutto il movimento ecumenico e si<br />

possono giustamente chiamare ecumenismo<br />

spir<strong>it</strong>uale» (UR 4).<br />

Tutte le Confessioni cristiane sono<br />

concordi nel riconoscere che, nonostante<br />

l’impegno nel lavoro ecumenico,<br />

l’un<strong>it</strong>à rimane sempre un dono di<br />

icona dei due discepoli di Emmaus<br />

con Gesù lungo la strada<br />

Dio da richiedere insistentemente con<br />

fede, ma è soprattutto negli ultimi anni<br />

che tale esigenza è emersa con maggiore<br />

evidenza e urgenza. Ci si sta accorgendo<br />

sempre meglio, infatti, che<br />

assemblee, convegni, dichiarazioni,<br />

studi, vis<strong>it</strong>e, incontri ufficiali, realizzazioni...,<br />

non bastano, pur riconoscendone<br />

la prezios<strong>it</strong>à e l’importanza. I nostri<br />

progetti e programmi sono sempre<br />

lim<strong>it</strong>ati, come pure le nostre forze...<br />

perché siamo umani e la causa a noi<br />

affidata è altissima. Con realismo riconosciamo<br />

che alcune difficoltà persistenti<br />

potrebbero scoraggiare e frenare<br />

l’impegno ecumenico, ma con altrettanto<br />

realismo dobbiamo riconoscere<br />

che non mancano pos<strong>it</strong>ivi spiragli risolutivi<br />

che ravvivano la speranza. È sotto<br />

gli occhi di tutti, ad esempio, il cambiamento<br />

di clima attuale, in particolare<br />

nel dialogo ortodosso-cattolico e<br />

anglicano-cattolico. La recente Cost<strong>it</strong>uzione<br />

apostolica di Benedetto XVI, audace<br />

e generosa nei confronti degli anglicani,<br />

è una conseguenza del lungo<br />

dialogo ecumenico tra la Chiesa cattolica<br />

e la Comunione anglicana.<br />

Gesù Cristo non si stanca di ripetere<br />

al Padre la sua preghiera: «siano<br />

una cosa sola come noi e il mondo<br />

creda che tu mi hai mandato» (Gv<br />

17, 21-22), ricordando così a tutti i<br />

cristiani che l’obiettivo dell’un<strong>it</strong>à<br />

non ha un fine in sè stesso, non è solo<br />

quello di un’un<strong>it</strong>à tra loro e a loro<br />

esclusivo beneficio, ma è per la missione,<br />

l’un<strong>it</strong>à e la pace nel mondo<br />

intero, a servizio quindi dell’uman<strong>it</strong>à.<br />

È la tipica diaconìa ecumenica.<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 11


ECUMENISMO<br />

Ecco perché recentemente, ancora<br />

una volta, il card. W. Kasper, a Frisinga<br />

ha affermato con determinazione<br />

che «l’ecumenismo non è un lusso<br />

che va ad aggiungersi alla normale<br />

attiv<strong>it</strong>à ecclesiale e pastorale, ma è<br />

un dovere essenziale e al contempo<br />

molto attuale della Chiesa e di tutti i<br />

icona dei discepoli di Emmaus a cena con Gesù<br />

cristiani. Oggi si tratta di una condizione<br />

fondamentale affinché l’Europa,<br />

la nostra Europa possa avere un<br />

futuro». In altre circostanze era arrivato<br />

a dire che l’ecumenismo «non è<br />

il pallino di pochi matti... o una scelta<br />

opzionale, ma è un sacro obbligo<br />

per tutti i cristiani... Non esiste alternativa<br />

all’ecumenismo: è il cantiere<br />

della Chiesa del futuro». Il mondo<br />

intero, nel particolare contesto della<br />

globalizzazione in atto, ha bisogno<br />

di un futuro di pace nella giustizia e<br />

nella ver<strong>it</strong>à, nella libertà e nella fratern<strong>it</strong>à<br />

r<strong>it</strong>rovata, che comporta l’impegno<br />

della cooperazione, secondo i<br />

princìpi tra loro connessi della sussidiarietà<br />

e della solidarietà, come manifestazioni<br />

particolari della car<strong>it</strong>à<br />

(Cfr. Benedetto XVI, Car<strong>it</strong>as in ver<strong>it</strong>ate<br />

57-58). L’un<strong>it</strong>à, in obbedienza al<br />

vangelo, è per la missione nel mondo,<br />

a tutto campo. In questo tempo,<br />

che è così ricco di richiami, opportun<strong>it</strong>à<br />

e responsabil<strong>it</strong>à, ma anche di sfide<br />

e problematiche comuni, come<br />

cristiani siamo chiamati a sperare insieme,<br />

a cercare insieme, a lottare insieme,<br />

a testimoniare insieme.<br />

occorrono cristiani<br />

con le braccia alzate<br />

Nonostante le mete ecumeniche<br />

raggiunte, e non sono poche, addir<strong>it</strong>tura<br />

notevoli e inimmaginabili solo<br />

pochi decenni fa’, grazie agli impulsi<br />

divini, manca ancora – per rimanere<br />

nel pensiero dell’abbé<br />

Couturier o nell’immagine del p.<br />

Tillard e dei padri spir<strong>it</strong>uali del movimento<br />

ecumenico – quel non so<br />

che, quel soffio che fa scoccare la<br />

scintilla, genera la fiamma e provoca<br />

l’incendio dell’un<strong>it</strong>à,. Benedetto<br />

XVI ha detto che occorre oggi una<br />

preghiera che renda «capaci di produrre<br />

un nuovo pensiero e di esprimere<br />

nuove energie a servizio di un<br />

vero umanesimo integrale... cristiano...<br />

Lo sviluppo ha bisogno di cristiani<br />

con le braccia alzate verso<br />

Dio nel gesto della preghiera, cristiani<br />

mossi dalla consapevolezza<br />

che l’amore pieno di ver<strong>it</strong>à... non è<br />

da noi prodotto, ma ci viene<br />

donato» (Car<strong>it</strong>as in ver<strong>it</strong>ate 78-79).<br />

Anche lo sviluppo del movimento<br />

ecumenico, con la sua peculiare<br />

missione che torna a beneficio dell’intera<br />

uman<strong>it</strong>à, ha bisogno delle<br />

braccia alzate di tutti i cristiani verso<br />

Dio, da veri mendicanti. Tale sviluppo<br />

è certamente generatore di<br />

nuovo pensiero e di nuove energie a<br />

favore della piena comunione cristiana,<br />

senza dimenticare il dialogo<br />

e la collaborazione con le grandi<br />

Religioni a favore della giustizia e<br />

della pace mondiale, nel reciproco<br />

rispetto, alla ricerca della ver<strong>it</strong>à.<br />

L’inv<strong>it</strong>o della Chiesa cattolica e<br />

delle altre Chiese e Comun<strong>it</strong>à ecclesiali<br />

a tenere regolarmente le braccia<br />

alzate per la causa ecumenica è costante.<br />

Anche il nuovo Segretario<br />

Generale del CEC, il Pastore luterano<br />

norvegese Olav Fykse Tve<strong>it</strong>, nel giorno<br />

dell’elezione (28.08.2009) ha inv<strong>it</strong>ato<br />

a «non smettere mai di pregare<br />

per l’un<strong>it</strong>à». Non si tratta infatti di lim<strong>it</strong>are<br />

la preghiera ecumenica solo<br />

nella classica Settimana di gennaio,<br />

ma l’inv<strong>it</strong>o richiama i cristiani a «trovare<br />

anche altre occasioni durante<br />

l’anno per esprimere il progresso, il<br />

grado di comunione che le Chiese<br />

hanno raggiunto e per pregare insie-<br />

12<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


ECUMENISMO<br />

me al fine di giungere alla piena<br />

un<strong>it</strong>à voluta da Cristo».<br />

Lo stesso sussidio preparato per la<br />

Settimana è destinato ad essere ripreso<br />

lungo tutto l’anno, come già<br />

avviene tra coloro che hanno a cuore<br />

la causa dell’un<strong>it</strong>à, al fine di tenere<br />

viva la fiamma della passione<br />

ecumenica in maniera costante,<br />

sempre ricordando che «se il Signore<br />

non costruisce la casa, invano si<br />

affaticano i costruttori» (Sal 127,1).<br />

Un rilevante aiuto in tale senso può<br />

venire dal volume del card. Kasper:<br />

L’ecumenismo spir<strong>it</strong>uale. Linee guida<br />

per la sua attuazione (C<strong>it</strong>tà Nuova,<br />

Roma 2006).<br />

è comp<strong>it</strong>o di tutti<br />

Taizè: la preghiera nella chiesa della riconciliazione<br />

Non si tratta di un inv<strong>it</strong>o diretto<br />

solo agli addetti ai lavori, agli specialisti,<br />

ad una él<strong>it</strong>e, ma a tutto il popolo<br />

di Dio. È questo un comp<strong>it</strong>o<br />

che ancora stenta a farsi strada nella<br />

mental<strong>it</strong>à e nella coscienza comune.<br />

Oggi l’ecumenismo di base, di popolo,<br />

è decisivo. Il comp<strong>it</strong>o dell’un<strong>it</strong>à<br />

spetta a ogni cristiano e non<br />

può essere delegato. Giovanni XXIII<br />

ha detto che «nell’ultimo giorno<br />

del giudizio particolare e del giudizio<br />

universale sarà chiesto alla coscienza<br />

di ciascuno non se ha fatto<br />

l’un<strong>it</strong>à, ma se per essa ha pregato,<br />

lavorato e sofferto; se si è imposta<br />

una disciplina saggia, prudente e<br />

lungimirante, e se ha dato vigore<br />

agli slanci della car<strong>it</strong>à» (Radiomessaggio<br />

natalizio del 1962). Cristo<br />

chiederà a ciascuno: ‘Che cosa hai<br />

fatto tu per il ristabilimento dell’un<strong>it</strong>à<br />

nella mia Chiesa?’<br />

Il tema della Settimana di gennaio<br />

2010, sugger<strong>it</strong>o dalle Confessioni<br />

cristiane della Scozia, intende aiutare<br />

non solo a verificare quali e<br />

quanti cambiamenti dalla Conferenza<br />

di Edimburgo sono avvenuti in<br />

Europa e nel mondo, nelle Chiese,<br />

nelle Comun<strong>it</strong>à ecclesiali e nei rapporti<br />

con le altre Religioni, favor<strong>it</strong>i<br />

da varie cause, ma anche a verificarne<br />

le conseguenze. I mutamenti<br />

negativi più evidenti riguardano<br />

soprattutto la secolarizzazione e la<br />

decristianizzazione. I nuovi mezzi<br />

di comunicazione hanno invaso il<br />

mondo. Hanno facil<strong>it</strong>ato, in un certo<br />

senso, anche le relazioni interconfessionali<br />

e i dialoghi interreligiosi,<br />

ma pos<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à e negativ<strong>it</strong>à si intrecciano<br />

dappertutto. Il mondo è<br />

diventato piccolo, è una casa comune;<br />

tutto è vicino, tutto entra in ogni<br />

casa... Eppure certe distanze rimangono<br />

e ne nascono di nuove, con<br />

tante nuove problematiche da affrontare<br />

e risolvere. In campo ecumenico<br />

si stenta ancora a trovare un<br />

linguaggio comune e una traiettoria<br />

condivisa per tradurre nel concreto<br />

le spinte della base (cfr. Sibiu 2007).<br />

Taizè: la tomba di fr. Roger<br />

insieme si può<br />

Ma è il Cristo risorto che anche<br />

oggi, come sulla strada di Emmaus,<br />

continua ad accostarsi ai suoi discepoli<br />

per riaccendere la speranza<br />

nel loro cuore e risvegliarne la fiducia,<br />

chiedendo di riconoscere la<br />

sua presenza e di testimoniare la<br />

sua azione anche dentro le prove e<br />

le difficoltà che non mancano mai,<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 13


ECUMENISMO<br />

pure nella v<strong>it</strong>a della sua Chiesa, verificando<br />

i risultati pos<strong>it</strong>ivi delle risposte<br />

date ai suoi suggerimenti,<br />

ma senza temere di riconoscere sinceramente<br />

pigrizie, remore e rifiuti,<br />

per pentirsi e rinnovare l’impegno.<br />

Rimane sempre urgente, comunque,<br />

il comp<strong>it</strong>o missionario fondamentale<br />

di tutti i cristiani, quello di<br />

rendere testimonianza al Cristo vivo<br />

in ogni settore, e groviglio dei cambiamenti<br />

della storia contemporanea,<br />

col gusto della missione e senza<br />

paura, per non essere tacciati<br />

come «sciocchi e tardi di cuore»<br />

(Lc 24,25).<br />

testimoni ecumenici<br />

Annunciare e testimoniare insieme<br />

si può e pertanto si deve. Come?<br />

Perseverando innanz<strong>it</strong>utto in un<br />

cammino di dialogo e di riconciliazione.<br />

Il mondo deve sapere che,<br />

nonostante le difficoltà, i cristiani<br />

convergono sull’essenziale e lo annunciano<br />

con la parola e con la v<strong>it</strong>a,<br />

sforzandosi di lavorare generosamente<br />

per la loro piena comunione.<br />

Con Cristo ciò è possibile ed è sempre<br />

lui che ricorda loro il fondamentale<br />

legame tra missione e un<strong>it</strong>à e<br />

pertanto la contraddizione della divisione<br />

nell’annuncio del vangelo.<br />

Accontentarsi di rimanere separati è<br />

un del<strong>it</strong>to e accontentarsi dei risultati<br />

raggiunti è una squalifica. Cristo<br />

ha pregato: «siano perfetti nell’un<strong>it</strong>à»<br />

(Gv 17,23). È vero che siamo<br />

testimoni di tante meraviglie ecumeniche<br />

e non possiamo tacerle, ma è<br />

altrettanto vero che ne vedremo di<br />

nuove se proseguiremo il cammino<br />

lasciandoci guidare da Cristo, come<br />

i discepoli di Emmaus, di inizio in<br />

inizio. Anche a propos<strong>it</strong>o dell’impegno<br />

ecumenico Paolo VI ha affermato<br />

che «l’uomo contemporaneo<br />

ascolta più volentieri i testimoni che<br />

i maestri o, se ascolta i maestri, lo fa<br />

perché sono testimoni... Tac<strong>it</strong>amente<br />

o con alte grida, ma sempre con forza,<br />

ci domandano: Credete veramente<br />

quello che annunziate? Vivete<br />

quello che credete? Predicate<br />

veramente quello che vivete? La<br />

testimonianza della v<strong>it</strong>a è divenuta<br />

più che mai una condizione essenziale<br />

per l’efficacia profonda della<br />

predicazione. Per questo motivo, eccoci<br />

responsabili, fino ad un certo<br />

punto, della riusc<strong>it</strong>a del Vangelo che<br />

proclamiamo» (cfr. Evangelii nuntiandi<br />

41.76).<br />

predicare il Vangelo, insieme<br />

un particolare della cerimonia della posa della prima pietra della nuova<br />

chiesa ortodossa-romena in Bari (20 settembre 2009)<br />

All’inizio della Conferenza di Edimburgo<br />

nessuno pensava all’un<strong>it</strong>à come<br />

prima esigenza. Non era nel programma.<br />

Ma nel corso dei lavori un<br />

delegato delle giovani Chiese dell’Estremo<br />

Oriente ha dichiarato: «Voi<br />

ci avete inviato dei missionari che ci<br />

hanno fatto conoscere Gesù Cristo:<br />

non possiamo che ringraziarvi. Ma<br />

voi ci avete portato anche le vostre<br />

distinzioni e le vostre divisioni: alcuni<br />

ci predicano il metodismo, altri il<br />

luteranesimo, il congregazionalismo<br />

o l’episcopalismo. Noi vi chiediamo<br />

di predicare il vangelo e di lasciare a<br />

Cristo Signore di susc<strong>it</strong>are lui stesso<br />

all’interno dei nostri popoli, sotto la<br />

sollec<strong>it</strong>azione del suo Santo Spir<strong>it</strong>o,<br />

la Chiesa di Cristo in Cina, la Chiesa<br />

di Cristo in India, libera finalmente<br />

da tutti gli ‘ismi’ con cui voi avete<br />

classificato la predicazione del vangelo<br />

in mezzo a noi». Un intervento<br />

chiaro, coraggioso, ispirato, che ha<br />

aiutato tutti i delegati non solo a riflettere<br />

seriamente sul valore e l’organizzazione<br />

della missione e sulla<br />

forza della testimonianza cristiana,<br />

ma anche sul valore dell’inscindibile<br />

rapporto che collega la missione all’un<strong>it</strong>à<br />

della Chiesa, con l’inv<strong>it</strong>o a<br />

non continuare a esportare divisioni<br />

e discordie.<br />

Siamo già testimoni del Risorto,<br />

perché radicati nell’unico battesimo,<br />

ma non lo siamo ancora come dovremmo<br />

essere, in pienezza. L’ecumenismo<br />

aiuta a comprendere che è<br />

possibile r<strong>it</strong>rovare il cammino della<br />

riconciliazione e testimoniare sempre<br />

meglio il vangelo di Cristo. Guidati<br />

in ogni giorno della Settimana<br />

dal testo del vangelo di Luca 24, siamo<br />

chiamati a riflettere sulla s<strong>it</strong>uazione<br />

delle nostre divisioni ecclesiali<br />

e sui rimedi che concretamente possiamo<br />

porre insieme come testimoni<br />

del Risorto – mai gli uni contro gli altri,<br />

ma con e per gli altri – dialogando<br />

con lui e tra noi. L’esperienza di<br />

Emmaus continua. Sì, perché in defin<strong>it</strong>iva<br />

è Cristo la fonte della comunione<br />

ecclesiale: è lui che incontra,<br />

dialoga e riunisce, forma e invia nel<br />

mondo, lui è il legame fondamentale<br />

tra la missione e l’un<strong>it</strong>à, lui è la ragione<br />

che sollec<strong>it</strong>a, incoraggia e rinnova<br />

di continuo l’impegno di tutti<br />

per il ristabilimento della piena comunione<br />

cristiana. Sì, arriveremo insieme<br />

a spezzare lo stesso pane e a<br />

bere allo stesso calice.<br />

Enrico Sironi<br />

14<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


SPIRITUALITÀ BARNABITICA<br />

IL SACERDOTE SECONDO IL CUORE<br />

DI CRISTO E DI PAOLO:<br />

LO ZELO PER LE ANIME<br />

Terminato il 29 giugno l’anno santo dedicato a s. Paolo, per volere di papa Benedetto XVI si è<br />

aperto quello sacerdotale, con il richiamo della figura di s. Giovanni Maria Vianney, a modello<br />

di v<strong>it</strong>a sacerdotale. Tanto l’apostolo delle Genti quanto il santo “Curato d’Ars” hanno come<br />

denominatore comune lo zelo per Dio e per la salvezza delle anime. Ci soffermiamo, pertanto,<br />

sullo “zelo”: una virtù che, per quanto propria di tutti i cristiani, è particolarmente richiesta e<br />

auspicata nel sacerdote. Ci viene in aiuto, ancora una volta, l’opera del padre Sigismondo<br />

Laurenti, che mette in luce questa virtù “sacerdotale” in s. Paolo.<br />

P<br />

arlando dello zelo, s. Agostino<br />

dice che è un effetto<br />

della car<strong>it</strong>à; per cui, quanto<br />

più l’amore è intenso per la cosa<br />

che si ama, tanto più è intenso lo zelo.<br />

Infatti, poiché l’amore è un certo<br />

moto verso l’oggetto amato, l’amore<br />

fa ogni sforzo per escludere tutto ciò<br />

che gli ripugna e gli è di impedimento,<br />

così fa anche lo zelo se è vest<strong>it</strong>o<br />

della veste di car<strong>it</strong>à; e, in tal caso,<br />

acquista il t<strong>it</strong>olo di amore casto (In<br />

Ps. 118). Ne segue che, essendo lo<br />

zelo effetto della car<strong>it</strong>à – la quale ha<br />

due aspetti: uno riguarda Dio e l’altro<br />

il prossimo –, esso, dice s. Tommaso<br />

d’Aquino, con un occhio guarda<br />

l’onore e la gloria della Divina<br />

Maestà, osservando i suoi comandamenti,<br />

e con l’altro, la salvezza del<br />

suo prossimo e il bene delle anime.<br />

Così che lo zelo verso Dio altro non<br />

è che un fuoco dentro il cuore e una<br />

brama ardente che ha l’anima, perché<br />

Dio sia glorificato e onorato e,<br />

vedendo accadere altrimenti, si duole<br />

e si cruccia. Questo zelo, dice ancora<br />

s. Tommaso, viene generato<br />

dalla car<strong>it</strong>à, dal fuoco dell’amore divino,<br />

il quale procura la sola gloria<br />

di Dio, sommo bene e principio di<br />

ogni bontà, Creatore, Redentore e<br />

Padre nostro.<br />

lo zelo: effetto della car<strong>it</strong>à<br />

Intorno a questo zelo si legga anche<br />

s. Gregorio Magno, il quale dice<br />

che, quando lo si ha nel petto, muove<br />

il cuore a darne un segno chiaro<br />

ed evidente (In Ez 12); e ciò lo prova<br />

s. Dionigi l’Areopag<strong>it</strong>a con l’esempio<br />

di Davide, allorquando, essendo pieno<br />

di car<strong>it</strong>à, diceva: Mi divora lo zelo<br />

per la tua casa, ricadono su di me<br />

gli oltraggi di chi ti insulta (Sl 69,10).<br />

Lo zelo della vostra santa casa, Signore,<br />

e del vostro onore consuma e<br />

brucia le mie viscere e il mio cuore,<br />

perché le ingiurie, che sono fatte alla<br />

vostra Maestà, sono ingiurie e offese<br />

fatte a me; e l’onore, che si dà a voi,<br />

è la mia gloria (De div. Nom. 4); e s.<br />

Agostino disse bene a tale propos<strong>it</strong>o:<br />

Colui che quando vede che qualcosa<br />

non va, si sforza di correggerla, cerca<br />

di rimediarvi, non si dà pace: se non<br />

trova rimedio, sopporta e geme (In<br />

Ioh. 10,9). Un tale sentimento adotta<br />

l’anima devota, quando, vedendo<br />

Dio poco onorato, gene e sospira;<br />

come faceva il profeta Davide: Mi divora<br />

lo zelo della tua casa, perché i<br />

miei nemici dimenticano le tue parole<br />

(Sl 119,139). Dallo stesso fuoco fu<br />

arso Geremia, che disse: Nel mio<br />

cuore c’era come un fuoco ardente,<br />

chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di<br />

contenerlo, ma non potevo. Sentivo<br />

le insinuazioni di molti: Terrore all’intorno!<br />

(Ger 20,9-10); e similmente<br />

il cuore di Elia, toccato da questo<br />

zelo: Sono pieno di zelo per il Signore<br />

degli eserc<strong>it</strong>i, poiché gli Israel<strong>it</strong>i<br />

hanno abbandonato la tua alleanza<br />

(1 Re 19,10). Anche Pincas, per il<br />

grande zelo verso Dio e la sua santa<br />

legge, vedendolo vilipeso e la legge<br />

violata, uccise quel temerario: Seguì<br />

quell’uomo di Israele nella tenda e li<br />

trafisse tutti e due, l’uomo d’Israele e<br />

la donna (Num 25,8). Un simile omicidio<br />

fece Mattatia, uccidendo il sacrilego<br />

che adorava gli idoli: Ciò vedendo,<br />

Mattatia arse di zelo; fremettero<br />

le sue viscere ed egli ribollì di<br />

giusto sdegno. Fattosi avanti di corsa,<br />

lo uccise sull’altare; uccise nel medesimo<br />

tempo il messaggero del re,<br />

che costringeva a sacrificare, e distrusse<br />

l’altare. Egli agiva per zelo<br />

verso la legge del Signore come aveva<br />

fatto Pincas con Zambri figlio di<br />

Salmon (1 Mac 2,24-26). Davide<br />

stesso ha ragione di piangere, vedendo<br />

commettersi nel mondo tanti mali<br />

e tali sciagure contro la legge divina:<br />

Fiumi di lacrime mi scendono dagli<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 15


SPIRITUALITÀ BARNABITICA<br />

lo per l’onore di Dio e, dall’altra,<br />

non si scordò della pietà verso il suo<br />

popolo, impetrandogli da Dio il perdono<br />

totale. Per altro, Dio stesso nella<br />

sacra Scr<strong>it</strong>tura è chiamato il Dio di<br />

zelo: il Signore si chiama Geloso:<br />

egli è un Dio geloso, che punisce la<br />

colpa (Es 20,5; 34,14); così come ci<br />

insegna che è la dolcezza stessa e ha<br />

viscere di pietà: perché è misericordioso<br />

e benigno, tardo all’ira e ricco<br />

di benevolenza (Gl 2,13); e più oltre:<br />

Il Signore si mostri geloso per la sua<br />

terra e si muova a compassione del<br />

suo popolo (Gl 2,18). Quindi s. Gregorio<br />

Magno disse che: La vera giustizia<br />

sa comprendere, mentre quella<br />

falsa nutre disprezzo. Altro è però<br />

ciò che si compie sotto il pungolo<br />

dell’orgoglio e altro ciò che è sugger<strong>it</strong>o<br />

dallo zelo per la rett<strong>it</strong>udine (In<br />

Ev. 34, 2).<br />

Noi sappiamo che Cristo è la giustizia<br />

stessa e insieme il fonte della<br />

car<strong>it</strong>à: Dio è car<strong>it</strong>à (1 Gv 4,16). Per<br />

cui, chi ha questo zelo discreto è<br />

molto simile a Dio, al quale non si<br />

può fare maggior piacere che, oltre<br />

ad avere zelo per la sua gloria, mostrarsi<br />

anche con la compassione<br />

verso le anime ricomperate con il<br />

suo prezioso sangue; e, dice s. Gregorio<br />

Magno: Nessun sacrificio è così<br />

accetto a Dio onnipotente quanto<br />

lo zelo per le anime (In Ez. 12,30).<br />

Lo conferma s. Giovanni Crisostomo,<br />

che aggiunge che ha maggiore mer<strong>it</strong>o<br />

salvare un’anima, che avere la<br />

grazia di fare miracoli sulla terra, e<br />

con ciò si assicura la salvezza propria<br />

e di quella del suo fratello. Per<br />

questo s. Giacomo disse: Chi riconduce<br />

un peccatore dalla sua v<strong>it</strong>a di<br />

errore, salverà la sua anima dalla<br />

morte (Gc 5,20).<br />

Paolo: il Cacciatore di Cristo<br />

L. Ghiberti, Mosé riceve sul Sinai le tavole della Legge<br />

occhi, perché non osservano la tua<br />

legge (Sl 119,136).<br />

È tutto vero, quanto si dice, ma si<br />

deve avvertire che il santo zelo di<br />

Dio deve essere sempre accompagnato<br />

dalla virtù della compassione e<br />

pietà verso le mancanze altrui, come<br />

accenna s. Agostino, raccontando il<br />

fatto di Mosè, che, essendo sceso dal<br />

monte e intendendo essersi fatta dal<br />

popolo ebreo l’adorazione di un falso<br />

Dio in forma di v<strong>it</strong>ello d’oro con<br />

tanto vilipendio di Dio, per zelo ruppe<br />

le Tavole della Legge, scr<strong>it</strong>ta col<br />

proprio d<strong>it</strong>o da Dio e datagli sul<br />

monte con tanta solenn<strong>it</strong>à e con un<br />

lungo digiuno di quaranta giorni;<br />

con tutto ciò, intener<strong>it</strong>o nel cuore,<br />

Mosè stesso, mosso a compassione<br />

del suo popolo, si rivolse a Dio pieno<br />

di pietà, con tutto l’affetto del suo<br />

cuore, e gli disse: Se tu perdonassi il<br />

loro peccato… E se no, cancellami<br />

dal tuo libro che hai scr<strong>it</strong>to! (Es<br />

32,32). Fu questa un’azione tanto<br />

grande e un fatto così singolare, dicono<br />

s. Agostino e s. Giovanni Crisostomo,<br />

che superò di gran lunga tutte<br />

le altre azioni meravigliose da lui<br />

compiute con tanti segni sulla terra e<br />

nel cielo al cospetto del faraone, perché,<br />

da una parte, mostrò il santo ze-<br />

S. Paolo ebbe zelo in eccesso di ricondurre<br />

i peccatori a Dio e di salvare<br />

le anime; e per raffigurarlo al vivo,<br />

per ora chiamerei l’Apostolo il Cacciatore<br />

di Cristo. Cacciatore veramente<br />

spir<strong>it</strong>uale, del quale Cristo<br />

stesso disse in s. Luca, d’averlo eletto:<br />

per portare il mio nome dinanzi<br />

ai popoli, ai re e ai figli d’Israele (At<br />

9,15); così come Pietro viene chiamato<br />

Pescatore del Signore, al quale,<br />

come a tutti gli Apostoli, Cristo in<br />

persona disse: Segu<strong>it</strong>emi, vi farò pescatori<br />

di uomini (Mt 4,19).<br />

Paolo fu uno di quei primi cacciatori<br />

di Cristo, ai quali fa accenno Geremia<br />

e dei quali Dio disse: Ecco, io<br />

invierò numerosi cacciatori, che daranno<br />

loro la caccia su ogni monte,<br />

su ogni colle e nelle fessure delle<br />

rocce (Ger 16,16). Paolo andò a cac-<br />

San Paolo<br />

16<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


SPIRITUALITÀ BARNABITICA<br />

cia per le valli, per i monti e per tutto<br />

il mondo, traendo moltissime anime<br />

dalle cieche e oscure grotte dell’ignoranza<br />

e dalle profonde caverne<br />

del peccato e dell’inferno; e Dio gli<br />

pose ai fianchi gli sproni della car<strong>it</strong>à:<br />

Ci spinge l’amore di Cristo (2 Cor<br />

5,14), perché proseguisse questa<br />

caccia spir<strong>it</strong>uale, non di belve, ma di<br />

anime e di uomini peccatori, peggiori<br />

delle stesse belve; per cui andava<br />

là dove Dio voleva, fino agli ultimi<br />

confini della terra e fino là fece sentire<br />

la sua voce, come di tromba di<br />

Dio: Mi sono fatto un punto di onore<br />

di non annunziare il Vangelo se non<br />

dove ancora non era giunto il nome<br />

di Cristo (Rm 15,20), per cui, con<br />

particolare ragione si deve cantare di<br />

Paolo in modo conforme a quello<br />

che la Chiesa canta degli altri Apostoli:<br />

Per tutta la terra si diffonde la<br />

loro voce e ai confini del mondo la<br />

loro parola (Sl 19,5); poiché il suono<br />

della sua voce e la predicazione del<br />

santo Vangelo di Cristo si udì ovunque,<br />

spargendo fiamme di zelo e<br />

fuoco di car<strong>it</strong>à per l’universo. Fiamme<br />

e fuoco a cui accenna Ezechiele<br />

quando dice: Prendi una teglia di ferro<br />

(Ez 4,3); e che cosa fare di tale<br />

strumento? Risponde s. Gregorio secondo<br />

lo spir<strong>it</strong>o: per arrostire le anime<br />

in un santo sacrificio a Dio con il<br />

fuoco della car<strong>it</strong>à, come aveva fatto<br />

della sua nel medesimo fuoco: Sì, lo<br />

zelo spir<strong>it</strong>uale fa friggere l’anima di<br />

ogni dottore, perché egli si cruccia<br />

molto, quando vede i deboli abbandonare<br />

le cose eterne e dilettarsi in<br />

quelle temporali. Come aveva preso<br />

seriamente la teglia di ferro Paolo,<br />

quando, tormentato dallo zelo per le<br />

anime, diceva: Chi è debole, che anch’io<br />

non lo sia? Chi riceve scandalo,<br />

che io non frema? (2 Cor 11,29).<br />

Il medesimo suo cuore, che si accendeva<br />

di zelo per le anime, che altro<br />

era diventato se non una teglia in cui<br />

ardeva di amore per le virtù contro i<br />

vizi? Ciò che bruciava era la teglia.<br />

Prendeva fuoco e cuoceva, perché si<br />

accendeva di amarezza, ma con l’afflizione<br />

del suo cuore preparava alimenti<br />

di virtù (In Ez. 12, 29).<br />

L’Apostolo si struggeva per lo zelo<br />

che aveva di provvedere il cibo a Cristo,<br />

con il cuocere i cuori con il fuoco<br />

del divino amore; per cui doveva<br />

dire con il Signore, che portò il fuoco<br />

dell’amore divino dal cielo sulla terra:<br />

Come vorrei che fosse già acceso!<br />

(Lc 12,49) Così come in effetti egli<br />

bruciò molte anime, introducendole<br />

nelle viscere di Cristo, tra le fiamme<br />

della car<strong>it</strong>à, che vi avvampavano:<br />

Dio mi è testimonio del profondo affetto<br />

che ho per tutti voi nell’amore<br />

di Cristo Gesù (Fil 1,8).<br />

Lo zelo fu in lui tanto grande che,<br />

nel mezzo dei travagli nei quali stava<br />

immerso, non si perse mai d’animo,<br />

né di cuore, né abbandonò mai l’impresa,<br />

ancorché si trovasse circondato<br />

da infin<strong>it</strong>i mali: molto di più nelle<br />

fatiche, molto di più nelle prigionie,<br />

infin<strong>it</strong>amente di più nelle percosse,<br />

spesso in pericolo di morte (2 Cor<br />

11,23); e avesse grandi contrasti con<br />

i nemici, i demoni, il mondo e la carne:<br />

battaglie all’esterno, timori al di<br />

dentro (2 Cor 7,5); oltre la sollec<strong>it</strong>udine<br />

e l’affanno continui, che aveva<br />

per le Chiese: il mio assillo quotidiano,<br />

la preoccupazione per tutte le<br />

Chiese (2 Cor 11,28). Senza interrompere<br />

mai le fatiche per qualsiasi<br />

sinistro incontro, la sua soddisfazione<br />

e la sua gloria era trovare nei fedeli<br />

una costanza invincibile e ferma e il<br />

loro progresso nelle virtù, come scrisse<br />

ai Tessalonicesi: Ora sì ci sentiamo<br />

rivivere, se rimanete saldi nel Signore<br />

(1 Ts 3,8). Per cui s. Giovanni<br />

Crisostomo osserva che Paolo attese<br />

al frutto e al solo bene del suo prossimo,<br />

tanto da scrivere ai Corinti: Vi<br />

ho scr<strong>it</strong>to, perché apparisse chiara la<br />

vostra sollec<strong>it</strong>udine per noi davanti a<br />

Dio. Ecco quello che ci ha consolati<br />

(2 Cor 7,12-13); e ai Tessalonicesi:<br />

Abbiamo avuto fiducia nel nostro<br />

Dio di annunciarvi il vangelo di Dio<br />

con molta sollec<strong>it</strong>udine (1 Ts 2,2).<br />

Quanto a noi, fratelli, dopo poco<br />

tempo che eravamo separati da voi,<br />

di persona ma non con il cuore, eravamo<br />

nell’impazienza di rivedere il<br />

vostro volto, tanto il nostro desiderio<br />

era vivo, ma satana ce lo ha imped<strong>it</strong>o<br />

(1 Ts 2,17-18). Per questo, non potendo<br />

più resistere, mandai a prendere<br />

notizie sulla vostra fede (1 Ts 3,5).<br />

Ho infatti un vivo desiderio di vedervi<br />

per comunicarvi qualche dono spir<strong>it</strong>uale,<br />

perché ne siate fortificati, o<br />

meglio, per rinfrancarmi con voi e tra<br />

voi mediante la fede che abbiamo in<br />

comune, voi e io (Rm 1,11-12).<br />

Tanto era lo zelo delle anime in lui<br />

che, per aiutarle, si accontentò di<br />

stare nel mondo, piuttosto che in cielo,<br />

perché stimava più il loro acquisto<br />

che il godimento di Dio faccia a<br />

faccia, anteponendo salvezza degli<br />

altri ai gusti del paradiso: Sono messo<br />

alle strette tra queste due cose: da<br />

una parte il desiderio di essere sciolto<br />

dal corpo per essere con Cristo, il<br />

che sarebbe assai meglio; d’altra parte,<br />

è più necessario per voi che io rimanga<br />

nella carne (Fil 1,23). Insomma,<br />

tale era il suo zelo che, dopo<br />

aver mostrato l’affetto di un padre<br />

amorevole verso i suoi figlioli: Potreste<br />

avere anche diecimila pedagoghi<br />

in Cristo, ma non certo molti padri<br />

(1 Cor 4,15), mostra anche l’affetto di<br />

una madre amorevole: Figlioli miei,<br />

che io di nuovo partorisco nel dolore,<br />

finché non sia formato Cristo in<br />

voi! (Gal 4,19).<br />

lo zelo verso Dio<br />

Il simbolo dello zelo verso Dio: il<br />

ferro ardente e infuocato; e il motto:<br />

Noli me tangere.<br />

Lo si dice di Paolo, quando si trattava<br />

della difesa dell’onore di Dio:<br />

egli si faceva tutto fuoco, come fece<br />

contro alcuni di Corinto, che si erano<br />

intiepid<strong>it</strong>i nel servizio di Dio: Che<br />

volete, devo venire a voi con la verga?<br />

(1 Cor 4,21).<br />

L’Apostolo, desideroso che tutti si<br />

mostrassero zelanti nel servizio divino,<br />

come egli stesso mostrava di fare,<br />

istruì i Corinti ad essere zelanti verso<br />

la sua Divina Maestà con l’osservanza<br />

della sua legge e dei suoi santi<br />

precetti, onorandoli e abbracciandoli<br />

volentieri, poiché la circoncisione<br />

era abrogata; e lo prova con questa<br />

ragione: La circoncisione non conta<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 17


SPIRITUALITÀ BARNABITICA<br />

S. Botticelli, La calunnia<br />

nulla e la non circoncisione non<br />

conta nulla; conta invece l’osservanza<br />

dei comandamenti. Ciascuno rimanga<br />

nella condizione in cui era,<br />

quando è stato chiamato (1 Cor 7,19-<br />

20); così come scrisse agli Ebrei: Proprio<br />

per questo bisogna che ci applichiamo<br />

con maggiore impegno a<br />

quelle cose che abbiamo ud<strong>it</strong>o (Eb<br />

2,1). Infatti, tale osservanza è il mezzo<br />

per farci conoscere Dio, scrive<br />

s. Giovanni: Da questo sappiamo di<br />

averlo conosciuto: se osserviamo i<br />

suoi comandamenti (1 Gv 2,3); e ciò<br />

in modo conforme alla dottrina del<br />

Savio nei suoi Proverbi: Conserva il<br />

consiglio e la riflessione, né si allontanino<br />

mai dai tuoi occhi: saranno<br />

v<strong>it</strong>a per te e grazia per il tuo collo<br />

(Pr 2,21-22). Se con zelo osserverai la<br />

santa legge di Dio e i suoi consigli,<br />

sarà v<strong>it</strong>a per la tua anima e dolcezza<br />

al tuo palato, che è la dolcezza di<br />

cui disse Davide, che l’aveva gustata:<br />

Quanto sono dolci al mio palato<br />

le tue parole: più del miele per la<br />

mia bocca (Sl 139,103); e ciò perché<br />

era un diligente osservatore dei precetti<br />

divini: Corro per la via dei tuoi<br />

comandamenti (Sl 119,32).<br />

Per questo Dio lo favorì tanto, così<br />

come favorisce coloro che davvero<br />

lo amano, perché: Quelli che mettono<br />

in pratica la legge saranno giustificati<br />

(Rm 2,13). Perciò non si deve<br />

considerare difficile la sua osservanza,<br />

sebbene a prima vista possa apparire<br />

dura, perché dopo è soave e<br />

dolce: Il mio giogo è dolce e il mio<br />

carico leggero (Mt 11,30); e ciò per<br />

effetto della car<strong>it</strong>à, che è l’ambrosia<br />

stessa: Il fine di questo richiamo è la<br />

car<strong>it</strong>à (1 Tm 1,5). Tuttavia, ciò si gusta<br />

quando il cuore è puro e netto da<br />

ogni colpa: Sgorga da un cuore puro,<br />

da una buona coscienza e da una fede<br />

sincera. Proprio deviando da questa<br />

linea, alcuni si sono volti a fatue<br />

verbos<strong>it</strong>à, pretendendo di essere dottori<br />

della legge, mentre non capiscono<br />

né quello che dicono, né alcuna<br />

di quelle cose che danno per sicure.<br />

Certo, noi sappiamo che la legge è<br />

buona (1 Tm 1,5-7).<br />

Quindi Paolo inv<strong>it</strong>a i Romani all’osservanza<br />

e allo zelo di essa, con<br />

il dare a Dio il dovuto tributo del loro<br />

cuore: Perché con un solo animo<br />

e una sola voce rendiate gloria a<br />

Dio, come sta scr<strong>it</strong>to: Per questo ti<br />

celebrerò tra le nazioni pagane e<br />

canterò inni al tuo nome (Rm 15,6.9).<br />

Di questa osservanza ne parla anche<br />

s. Giacomo: Siate di quelli che mettono<br />

in pratica la parola e non soltanto<br />

ascoltatori, illudendo voi stessi<br />

(Gc 1,22); e poco oltre: Chi fissa lo<br />

sguardo sulla legge perfetta, la legge<br />

della libertà, e le resta fedele, non<br />

come un ascoltatore smemorato, ma<br />

come uno che la mette in pratica,<br />

questi troverà la sua felic<strong>it</strong>à nel praticarla<br />

(Gc 1,25). Per questo l’Apostolo<br />

esorta quelli di Corinto a rifiutare<br />

le leggi degli infedeli: Non lasciatevi<br />

legare al giogo estraneo degli infedeli.<br />

Quale rapporto infatti ci può essere<br />

tra la giustizia e l’iniqu<strong>it</strong>à, o quale<br />

unione tra la luce e le tenebre? Quale<br />

intesa tra Cristo e Beliar, o quale<br />

collaborazione tra un fedele e un infedele?<br />

Quale accordo tra il tempio<br />

di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il<br />

tempio del Dio vivente (2 Cor 6, 14-<br />

16). Dovrebbero farsi mutilare coloro<br />

che vi turbano. Voi infatti, fratelli,<br />

18<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


SPIRITUALITÀ BARNABITICA<br />

siete stati chiamati a libertà, purché<br />

questa libertà non divenga un pretesto<br />

per vivere secondo la carne (Gal<br />

5,12-13). Non partecipate alle opere<br />

infruttuose delle tenebre (Ef 5,11).<br />

Altrimenti, chi conosce la ver<strong>it</strong>à e<br />

non la mette in pratica, avrà maggiore<br />

colpa, dice s. Isidoro: Male minore<br />

è non conoscere ciò che brami, anziché<br />

non compiere ciò che conosci.<br />

Paolo, dunque, mosso da santo zelo<br />

per il mantenimento dell’osservanza<br />

della legge di Dio, scrisse anche a<br />

T<strong>it</strong>o di fuggire i faziosi come la peste,<br />

che infetta e dà la morte spir<strong>it</strong>uale:<br />

Dopo una o due ammonizioni<br />

sta’ lontano da chi è fazioso (Tt<br />

3,10); e a Timoteo, esortandolo ad<br />

avere in se questo zelo: Partendo per<br />

la Macedonia, ti raccomandai di rimanere<br />

in Efeso, perché tu inv<strong>it</strong>assi<br />

alcuni a non insegnare dottrine diverse<br />

e a non badare più a favole e a<br />

genealogie interminabili, che servono<br />

più a vane discussioni che al disegno<br />

divino manifestato nella fede<br />

(1 Tm 1,3-4). Allo stesso scrive con il<br />

medesimo zelo: Quelli poi che risultano<br />

colpevoli, riprendili alla presenza<br />

di tutti, perché anche gli altri ne<br />

abbiano timore (1 Tm 5,20); e la<br />

stessa cosa consiglia anche a T<strong>it</strong>o: Vi<br />

sono infatti, soprattutto fra quelli che<br />

provengono dalla circoncisione molti<br />

spir<strong>it</strong>i insubordinati, chiacchieroni<br />

e ingannatori della gente. A questi<br />

tali bisogna chiudere la bocca (Tt<br />

1,10-11). Perciò correggili con fermezza,<br />

perché rimangano nella sana<br />

dottrina e non diano più retta a favole<br />

giudaiche (Tt 1,13-14).<br />

Nel contempo, mostra gli inconvenienti,<br />

che nascono, allorché cessa<br />

lo zelo santo verso la legge divina:<br />

Se qualcuno insegna diversamente e<br />

non segue le sane parole del Signore<br />

nostro Gesù Cristo e la dottrina secondo<br />

la pietà, costui è accecato<br />

dall’orgoglio, non comprende nulla<br />

ed è preso dalla febbre di cavilli e di<br />

questioni oziose. Da ciò nascono le<br />

invidie, i l<strong>it</strong>igi, le maldicenze, i sospetti<br />

cattivi, i confl<strong>it</strong>ti di uomini corrotti<br />

nella mente e privi della ver<strong>it</strong>à<br />

(1 Tm 6,3-5).<br />

lo zelo verso il prossimo<br />

Il simbolo dello zelo verso il prossimo:<br />

la gallina che cova le uova di<br />

varie specie di polli. Il motto: Donec<br />

formentur.<br />

Quale gallina, che con infin<strong>it</strong>a sofferenza<br />

sta covando le uova di vario<br />

tipo fino a quando non nascono i<br />

pulcini, così s. Paolo, per lo zelo indicibile<br />

che aveva indifferentemente<br />

verso le anime, non pensava ad altro<br />

che a correggerle, purificarle, istruirle<br />

e perfezionarle, fino a quando fossero<br />

un<strong>it</strong>e perfettamente a Dio; per<br />

cui diceva: Sono deb<strong>it</strong>ore verso i<br />

Greci come verso i barbari, verso i<br />

dotti come verso gli ignoranti (Rm<br />

1,14), scrivendo ai Galati: Figlioli<br />

miei, che io di nuovo partorisco nel<br />

dolore finché non sia formato Cristo<br />

in voi! (Gal 4,19).<br />

L’Apostolo, sembrandogli poco nutrire<br />

in petto il fuoco di questo santo<br />

zelo, si sforzò di susc<strong>it</strong>arlo con ogni<br />

mezzo anche nel cuore di ogni buon<br />

cristiano; e particolarmente i coloro<br />

ai quali, come a tanti pastori, da Dio<br />

era stata commessa la cura del suo<br />

gregge, ricuperando dalle fauci e dalla<br />

tirannia di quell’antico lupo, che<br />

in cento modi lo insidiava. Per cui<br />

scrive a Timoteo: Vigila su te stesso e<br />

sul tuo insegnamento e sii perseverante:<br />

così facendo salverai te stesso<br />

e coloro che ti ascoltano (1 Tm<br />

4,16). Sta attento prima a te stesso e<br />

poi alla dottrina: cioè all’ammaestramento<br />

del tuo prossimo, per salvare<br />

prima te stesso e poi loro. Altrove,<br />

manifestò lo stesso pensiero con altre<br />

parole: Nessuno cerchi l’utile proprio,<br />

ma quello altrui (1 Cor 10,24).<br />

Non cercate l’amore interessato di<br />

voi stessi, ma di usare la car<strong>it</strong>à verso<br />

gli altri, poiché la messe è molta e<br />

gli operai sono pochi! (Mt 9,37). Poiché<br />

pochi sono gli operai buoni di<br />

Cristo; maggiore è il numero delle<br />

anime che si dannano per mancanza<br />

d’aiuto, di quelle che si salvano:<br />

Molti sono i chiamati, ma pochi eletti<br />

(Mt 22,14).<br />

Per questo s. Giovanni Crisostomo<br />

grida: Ohimè, se vedi un cieco,<br />

che va a cadere in un fosso, tu<br />

l’aiuti; e non ti muovi per le anime,<br />

che se ne vanno all’inferno e che<br />

sono costate tanto a Cristo, ricomprate<br />

con lo spargimento del suo<br />

prezioso sangue? (Ad pop. 16). Infatti<br />

siete stati comprati a caro<br />

prezzo (1 Cor 6,20). Per cui il Savio<br />

dice: Aiuta il tuo prossimo secondo<br />

la tua possibil<strong>it</strong>à (Sir 29,20).<br />

Quindi Paolo si fa tutto a tutti, né<br />

si sottrae alla fatica per salvarli:<br />

Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la<br />

v<strong>it</strong>a, la morte, il presente, il futuro:<br />

tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo<br />

(1 Cor 3,22-23). Perciò conviene<br />

anche a voi avere le viscere di<br />

pietà e questo santo zelo a lei congiunto.<br />

Rivest<strong>it</strong>evi dunque come<br />

amati di Dio, santi e diletti, di viscere<br />

di misericordia, di bontà, di<br />

umiltà, di mansuetudine, di pazienza<br />

(Col 3,12). È necessaria la compassione<br />

per guadagnarsi i cuori e<br />

per acquistare anime al Signore:<br />

Mediante la car<strong>it</strong>à siate al servizio<br />

gli uni degli altri (Gal 5,13); e conclude:<br />

Soltanto desideriamo che<br />

ciascuno di voi dimostri il medesimo<br />

zelo, perché la sua speranza<br />

abbia compimento sino alla fine<br />

(Eb 6,11). Spiegando quel passo<br />

s. Agostino disse che l’Apostolo ebbe<br />

questo zelo, congiunto con la<br />

pietà. Chi è debole, che anch’io<br />

non lo sia? (2 Cor 11,29). Imparatelo<br />

dal vostro Maestro, Cristo, il<br />

quale scese dal cielo in terra, mandato<br />

dal Padre per la salvezza degli<br />

uomini: Egli non ha risparmiato il<br />

proprio Figlio, ma lo ha dato per<br />

tutti noi (Rm 8,32).<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 19


SPIRITUALITÀ BARNABITICA<br />

mondo alla ricerca delle anime così<br />

debole, stanco e infiacch<strong>it</strong>o, che, per<br />

sfinimento, sedeva presso il pozzo; e,<br />

quantunque sia affamato per il viaggio,<br />

non vuole mangiare, ancorché<br />

pregato dai suoi discepoli; anzi, con<br />

cuore zelante, ansioso di ridurre sotto<br />

le sue ali una tale anima e farne acquisto,<br />

risponde loro: Ho da mangiare<br />

un cibo che voi non conoscete (Gv<br />

4,32). Levate i vostri occhi e guardate<br />

i campi che già biondeggiano per la<br />

miet<strong>it</strong>ura (Gv 4,35).<br />

Noi dobbiamo essergli simili, dice<br />

s. Agostino, con l’avere tanto zelo<br />

per le anime e con l’essere tanto sollec<strong>it</strong>i<br />

e diligenti per il loro acquisto:<br />

che questa cura sollec<strong>it</strong>a ci tenga<br />

fiacchi, deboli e dimentichi di tutte<br />

le nostre comod<strong>it</strong>à, così come se ne<br />

dimenticarono Cristo e Paolo, suo<br />

im<strong>it</strong>atore. S. Gregorio Magno tratteggia<br />

un tale affetto di car<strong>it</strong>à e di zelo<br />

verso il nostro prossimo, rappresentando<br />

il cuore di Paolo ferventissimo,<br />

come posto dentro a una teglia infuocata<br />

e bollente, mentre dice: è<br />

più necessario per voi che io rimanga<br />

nella carne (Fil 1,24); e ne ricava<br />

quale debba essere lo zelo del nostro<br />

cuore, per farne un’oblazione e sacrificio<br />

a Dio, con queste parole:<br />

Quanto plachi Dio onnipotente l’ardore<br />

del cuore prodotto dallo zelo<br />

spir<strong>it</strong>uale, lo dimostra chiaramente la<br />

prescrizione della Legge di offrire in<br />

sacrificio fior di farina. A questo propos<strong>it</strong>o<br />

è scr<strong>it</strong>to: Il sacerdote succeduto<br />

di dir<strong>it</strong>to al padre friggerà il fior di<br />

farina in una teglia cosparsa d’olio e<br />

l’offrirà calda, in odore soavissimo al<br />

Signore; e soggiunge: Il fior di farina<br />

si frigge nella teglia, quando l’anima<br />

pura del giusto viene divorata dall’ardore<br />

di un santo zelo. Dev’essere<br />

cosparsa d’olio, cioè bisogna mescolare<br />

allo zelo la misericordia della<br />

car<strong>it</strong>à, che arde e splende davanti al<br />

Signore onnipotente (In Ez. 12,30).<br />

Vuole che arda la mente e il cuore,<br />

ma dentro all’olio bollente della<br />

compassione verso i deboli e gli infermi<br />

per i peccati commessi, aspettando<br />

la ricompensa promessa da<br />

Dio all’Apostolo stesso, dove disse:<br />

Ciascuno riceverà la sua mercede secondo<br />

il proprio lavoro. Siamo, infatti,<br />

collaboratori di Dio (1 Cor 3,8-9).<br />

a cura di Mauro Regazzoni<br />

L’Apostolo vuole che, come figli di<br />

Dio, ci rivestiamo anche noi di queste<br />

viscere di pietà, come santi e diletti<br />

di Dio, per assimilarsi alla sua<br />

condizione e a quel sommo sacerdote,<br />

del quale egli disse: Non abbiamo<br />

un sommo sacerdote che non sappia<br />

compatire le nostre inferm<strong>it</strong>à (Eb<br />

4,15). Perciò anche noi dobbiamo<br />

compatire volentieri il nostro prossimo,<br />

come Cristo compatì tutto il<br />

mondo, il che si vede in modo tutto<br />

singolare nell’esempio della samar<strong>it</strong>ana.<br />

Che cosa non fece Cristo per<br />

guadagnare quell’anima? S. Giovanni<br />

tratteggia in modo vivo questo affetto<br />

compassionevole, quando dice: Gesù,<br />

stanco del viaggio, sedeva presso<br />

il pozzo (Gv 4,6); e a questo propos<strong>it</strong>o,<br />

s. Agostino dice che Cristo, con<br />

molta ragione, si paragona a una gallina:<br />

Quante volte ho voluto raccogliere<br />

i tuoi figli, come una gallina<br />

raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi<br />

non avete voluto? (Mt 23,37). Perché,<br />

egli dice, gli altri uccelli si riconoscono<br />

se sono madri, o no, se non quando<br />

si vedono nei loro nidi; ma la gallina<br />

si riconosce sempre essere madre,<br />

anche se non è segu<strong>it</strong>a dai<br />

pulcini, perché basta osservare il suo<br />

solo aspetto: nel vederla distrutta,<br />

scaduta e magra; poiché non mangia<br />

e, sempre singhiozzando, sta vigilante<br />

e attenta solo al governo e alla difesa<br />

dei suoi figliuoli. Tale si dimostra<br />

Cristo in questo caso: andava per il<br />

20<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


Osservatorio paolino<br />

OSSERVATORIO PAOLINO<br />

DOVE VANNO GLI STUDI<br />

SU PAOLO?<br />

Due studiosi <strong>it</strong>aliani di Paolo, Antonio<br />

P<strong>it</strong>ta (nato nel 1959) e Stefano<br />

Romanello (nato nel 1961), hanno<br />

tracciato una interessante mappa degli<br />

studi moderni su san Paolo. Il primo,<br />

a conclusione di un suo studio<br />

su «Paolo, la Scr<strong>it</strong>tura e la Legge –<br />

Antiche e nuove prospettive» (EDB,<br />

2008); il secondo, sulla rivista Teologia<br />

– rivista della facoltà teologica<br />

dell’Ialia settentrionale, 1/2009, pp.<br />

15-32.<br />

Le mappe non si sovrappongono<br />

perfettamente, perché privilegiano<br />

punti di vista diversi, ma sono altrettanto<br />

utili per orientarsi nel variegato<br />

e complesso mondo degli studi paolini<br />

degli ultimi decenni.<br />

A conclusione dell’anno paolino, è<br />

sembrato utile darne conto dettagliato<br />

per chi voglia avvicinarsi e approfondire<br />

la conoscenza di Paolo.<br />

1. La mappa di Antonio P<strong>it</strong>ta<br />

Nel tracciare la sua mappa, Antonio<br />

P<strong>it</strong>ta pone l’attenzione su due<br />

versanti fondamentali: A) un bilancio<br />

delle «nuove prospettive» (al plurale)<br />

apparse su Paolo e le sue lettere nell’ultimo<br />

trentennio; B) le loro conseguenze<br />

per la teologia paolina.<br />

Quanto alle «nuove prospettive»,<br />

P<strong>it</strong>ta riconosce a E.P. Sanders il mer<strong>it</strong>o<br />

della «svolta» delle ricerche su<br />

Paolo, con la sua opera «Paolo e il<br />

giudaismo palestinese» (1977, trad.<br />

<strong>it</strong>aliana Paideia Brescia, 1986). Sanders<br />

ha scardinato il vecchio pregiudizio<br />

che interpretava il giudaismo<br />

come la religione dei mer<strong>it</strong>i e del<br />

particolarismo, mentre il cristianesimo<br />

era la religione della grazia e dell’universalismo.<br />

Per Sanders, entrambi<br />

– giudaismo e cristianesimo – condividono<br />

il «nomismo del patto». In<br />

altre parole, entrare nel patto, nell’alleanza<br />

con Dio, è un dono di Dio;<br />

ma permanere nel patto, nel popolo<br />

dell’alleanza, esige comunque una<br />

sottomissione e una obbedienza alla<br />

legge (nòmos, in greco).<br />

Per quanto variegate potessero essere<br />

le correnti del giudaismo prima<br />

della distruzione del Tempio ad opera<br />

di Vespasiano e T<strong>it</strong>o (70 d.C.) – farisei,<br />

esseni, sadducei, apocal<strong>it</strong>tici –,<br />

e per quanto variegate potessero essere<br />

le correnti all’interno dello stesso<br />

movimento cristiano, o «via» cristiana,<br />

gli uni e gli altri si riconoscevano<br />

nel Monoteismo, nella Scr<strong>it</strong>tura,<br />

nella Legge e nel Culto: e tutto questo<br />

li distingueva dalle altre religioni<br />

antiche. La prima generazione cristiana<br />

viveva senza drammi nel seno<br />

della religione ebraica.<br />

Altre «nuove prospettive» riguardano<br />

la storia e la sociologia del cristianesimo<br />

delle origini.<br />

La separazione delle «vie», iniziata<br />

con Gesù all’interno del giudaismo,<br />

prosegue con Paolo e si radicalizza<br />

con la distruzione del secondo Tempio.<br />

Si deve a Paolo l’assunto della<br />

giustificazione per la fede, senza il<br />

concorso delle opere della Legge, e<br />

l’uso delle Scr<strong>it</strong>ture in prospettiva cristologica<br />

ed ecclesiologica: questi<br />

due motivi conferirono una accelerazione<br />

nella separazione tra il giudaismo<br />

rabbinico e il cristianesimo<br />

(J.D.G. Dunn, 1991; G. Jossa, 2004).<br />

Soprattutto nell’ambiente della diaspora,<br />

cioè degli ebrei che vivevano<br />

fuori della Palestina, le prime comun<strong>it</strong>à<br />

paoline si configurarono come<br />

«chiese domestiche», frequentate da<br />

credenti in gran parte di estrazione<br />

umile (schiavi e liberti). In esse le<br />

donne svolgevano funzioni di rilievo<br />

e non soltanto di servizio familiare.<br />

Le assemblee dei credenti in Cristo,<br />

tollerate in un primo momento dalle<br />

autor<strong>it</strong>à imperiali, sono caratterizzate<br />

dalla frequentazione della Scr<strong>it</strong>tura,<br />

dalla frazione del pane e dalla condivisione<br />

della mensa tra giudei e<br />

gentili, tra i più agiati e i poveri, e tra<br />

i forti e i deboli (E.W. Stegemann-W.<br />

Stegemann, 1995).<br />

Un altro approccio interessante è<br />

quello intrapreso da H.D. Betz che<br />

nel suo commento alla Lettera ai Galati<br />

(1975) ha introdotto l’analisi retorica<br />

dell’epistolario paolino. Ricostruire<br />

il contesto del m<strong>it</strong>tente e dei<br />

destinatari permette di qualificare i<br />

punti nodali distinguendoli dalle argomentazioni<br />

funzionali.<br />

L’analisi puntigliosa delle lettere<br />

paoline ha poi permesso di intravvedere<br />

– nei momenti polemici – l’esistenza<br />

di numerosi gruppi di ‘oppos<strong>it</strong>ori<br />

cristiani di origine giudaica’ a<br />

Corinto, in Galazia e a Filippi; sicché<br />

si tende ad abbandonare la classica e<br />

lim<strong>it</strong>ante opposizione tra ‘petrinismo’<br />

e ‘paolinismo’.<br />

Un ulteriore amb<strong>it</strong>o nel quale si<br />

segnalano «nuove prospettive» è<br />

quello dell’uso delle sacre Scr<strong>it</strong>ture<br />

di Israele nell’epistolario paolino<br />

(J.M. Scott, 1995; F. Watson, 2004).<br />

Nelle sue lettere, infatti, Paolo più<br />

che rifarsi al Gesù storico, ai racconti<br />

della sua v<strong>it</strong>a e ai suoi detti («loghia»),<br />

rilegge la Scr<strong>it</strong>tura sacra di<br />

Israele nell’ottica di Gesù Messia<br />

(Cristo), morto in croce e risorto per<br />

noi, in cui solo c’è salvezza per<br />

quanti crederanno e professeranno la<br />

fede in lui: i chiamati, la chiesa.<br />

Le «nuove prospettive» determinano<br />

«r<strong>it</strong>ratti nuovi» di Paolo e della<br />

sua teologia. E questo fin dall’episodio<br />

paradigmatico di Damasco. Esso<br />

ormai viene letto non più e solo con<br />

il classico modello della conversione,<br />

quanto piuttosto con il modello<br />

della vocazione. Paolo è stato chiamato<br />

in modo forte e misterioso alla<br />

sequela di quel Gesù, la cui «via»<br />

egli persegu<strong>it</strong>ava (K. Stendahl, 1976;<br />

C. Dietzfelbinger, 1985; S. Kim, 2002;<br />

F. Philip, 2005).<br />

Aderendo al movimento cristiano,<br />

Paolo vi ha portato la sua educazione<br />

alla lettura delle Scr<strong>it</strong>ture, come<br />

era tipico dei farisei, ascoltatori della<br />

parola e ded<strong>it</strong>i alle opere di culto.<br />

Un altro punto che è stato riconsiderato<br />

alla luce delle «nuove prospettive»<br />

è la classica dottrina paolina<br />

della «giustificazione per la fede».<br />

Oggi si preferisce utilizzare il modello<br />

della salvezza attraverso la «partecipazione»<br />

dei credenti alla morte e<br />

risurrezione di Cristo (A. Schwe<strong>it</strong>zer,<br />

1930). Le «opere della Legge» non<br />

riguardano più la via della giustificazione,<br />

bensì i ‘marchi di ident<strong>it</strong>à’ che<br />

separano i giudei dai gentili.<br />

Contro questa interpretazione (che<br />

ha avuto i suoi esordi in Sanders) sono<br />

insorti soprattutto molti ambienti<br />

della Riforma, per i quali la dottrina<br />

della giustificazione per la fede e<br />

non per le opere rimane centrale.<br />

Ma con maggior equilibrio oggi si<br />

riconosce che giustificazione per la<br />

fede e partecipazione non vanno<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 21


OSSERVATORIO PAOLINO<br />

contrapposti, ma semmai messi in<br />

relazione.<br />

Le «nuove prospettive» hanno<br />

contribu<strong>it</strong>o a chiarire meglio il rapporto<br />

tra Paolo e il Gesù storico. Alcuni<br />

studiosi (T. Stegman, 2005)<br />

hanno tentato di delineare, accanto<br />

alla central<strong>it</strong>à della cristologia,<br />

quella della gesuologia paolina.<br />

Tuttavia, è innegabile che Paolo,<br />

quando parla della «fede di Cristo»,<br />

intende il gen<strong>it</strong>ivo come gen<strong>it</strong>ivo<br />

oggettivo: la fede, cioè, in<br />

Cristo, con questo confermando<br />

la central<strong>it</strong>à della<br />

fede nel Signore morto e<br />

risorto, il Signore, il Messia,<br />

il Cristo. Anche se<br />

non totalmente assente,<br />

come vorrebbe D.M. Neuhaus<br />

(2002) che afferma:<br />

«Il Gesù terreno con<br />

la storia della sua v<strong>it</strong>a, come<br />

appare dai vangeli, è<br />

assente dalle lettere di<br />

Paolo»; nelle lettere di<br />

Paolo non è il Gesù storico<br />

che ha il primato, ma il<br />

Cristo risorto e oggetto<br />

della fede. Come pure<br />

nelle sue lettere più che i<br />

detti di Gesù (i «loghia»)<br />

sono rilevanti le c<strong>it</strong>azioni<br />

dirette e indirette tratte<br />

dalle Scr<strong>it</strong>ture di Israele.<br />

Ma anche in questo<br />

campo non bisogna prestarsi<br />

alla confusione. P.J.<br />

Thomson (1990) e altri sostengono<br />

che, per quanto<br />

non più connessa alla giustificazione,<br />

la Legge sarebbe<br />

proposta da Paolo<br />

come codice etico. Non è<br />

proprio così. Le tavole dei<br />

valori etici proposti da<br />

Paolo alle sue comun<strong>it</strong>à<br />

non sono una riproposizione<br />

della «halaka» biblica.<br />

Le esortazioni paoline sono<br />

fondate sulle relazioni con Cristo,<br />

con lo Spir<strong>it</strong>o e con il comandamento<br />

dell’amore vicendevole, che determinano<br />

un modo nuovo di interpretare<br />

le Scr<strong>it</strong>ture; e non più sulla legge<br />

mosaica, che non svolge più la funzione<br />

di guida o di codice etico.<br />

Infine ci dobbiamo domandare se<br />

le «nuove prospettive» ci autorizzino<br />

a parlare di un «centro» della<br />

teologia paolina, e in che cosa esso<br />

consista.<br />

I nuovi studi hanno portato a<br />

pensare che, per quanto il pensiero<br />

di Paolo non si possa definire «incoerente»,<br />

certamente non riveste<br />

natura sistematica, dal momento<br />

che non rappresenta uno sviluppo<br />

organico. Il pensiero di Paolo appare<br />

piuttosto determinato dalle s<strong>it</strong>uazioni<br />

delle sue comun<strong>it</strong>à, e<br />

quindi frammentario e quasi ‘atomizzato’.<br />

Ma, nonostante questo,<br />

non si può negare che vi si possano<br />

identificare alcuni vettori che lo<br />

caratterizzano. «La central<strong>it</strong>à del<br />

vangelo che in Cristo riscontra il<br />

dato di focalizzazione (J.-N. Aletti,<br />

1995), l’alternativa tra la giustificazione<br />

per la fede e non mediante le<br />

opere della Legge, l’ingresso dei<br />

gentili nel popolo dell’alleanza,<br />

l’adempimento della Legge nel comandamento<br />

dell’amore e la diffusa<br />

importanza che conferisce allo<br />

Spir<strong>it</strong>o, rappresentano alcuni dei<br />

vettori costanti delle grandi lettere<br />

e impediscono di considerare come<br />

semplicemente s<strong>it</strong>uazionale il modo<br />

di argomentare di Paolo» (P<strong>it</strong>ta,<br />

op. c<strong>it</strong>., pag. 236).<br />

Considerando infine l’«attual<strong>it</strong>à» di<br />

Paolo, P<strong>it</strong>ta ci tiene a sottolineare<br />

due punti. Primo, contro quelli che<br />

r<strong>it</strong>engono che Paolo abbia inferto un<br />

colpo mortale alla tragic<strong>it</strong>à della s<strong>it</strong>uazione<br />

umana predicando una<br />

morale di servi (per es. Nietzsche e<br />

G. Steiner), P<strong>it</strong>ta sostiene<br />

che il vangelo di Paolo è<br />

un «vangelo tragico», che<br />

accoglie con profonda serietà<br />

ogni domanda umana<br />

e la illumina con il ‘sì’ che<br />

Dio ha detto a tutti in Cristo<br />

e il ‘no’ che ha rivolto<br />

per amore a se stesso.<br />

Secondo, contro quelli a<br />

cui fa comodo pensare a<br />

Paolo come a un convert<strong>it</strong>o<br />

o a un apostata, P<strong>it</strong>ta<br />

sostiene che Paolo rimane<br />

nella sua essenza un<br />

ebreo, raggiunto dall’irruzione<br />

del Risorto sulla sua<br />

strada; non un convert<strong>it</strong>o,<br />

bensì uno chiamato ad attestare<br />

la fede paradossale<br />

in Cristo con le stesse<br />

Scr<strong>it</strong>ture che lo hanno formato<br />

e con quella Legge<br />

che per anni ha osservato<br />

e può continuare a mettere<br />

in pratica, a condizione<br />

che non la consideri come<br />

condizione salvifica.<br />

Così come il defunto<br />

Cardinal Aron Jean-Marie<br />

Lustiger, ebreo e Cardinale<br />

di Parigi, ha voluto lasciar<br />

scr<strong>it</strong>to sulla sua tomba:<br />

«Sono nato ebreo.<br />

Ho ricevuto il nome di mio<br />

nonno paterno, Aronne.<br />

Diventato cristiano per la<br />

fede e il battesimo,<br />

sono rimasto ebreo come lo erano<br />

rimasti gli apostoli.<br />

Ho per santo patrono il gran Sacerdote<br />

Aronne,<br />

l’apostolo Giovanni, santa Maria piena<br />

di grazia.<br />

Nominato 139° Arcivescovo di Parigi<br />

da sua Sant<strong>it</strong>à il Papa Giovanni Paolo<br />

II,<br />

sono stato intronizzato in questa<br />

cattedrale il 27 febbraio 1981,<br />

22<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


OSSERVATORIO PAOLINO<br />

e da questo momento vi ho eserc<strong>it</strong>ato<br />

tutto il mio ministero.<br />

Passando, pregate per me».<br />

2. La mappa di Stefano Romanello<br />

Da sempre il pensiero di Paolo ha<br />

susc<strong>it</strong>ato discussioni. Durante la sua<br />

v<strong>it</strong>a, Paolo ebbe all’interno dello<br />

stesso gruppo cristiano degli accan<strong>it</strong>i<br />

avversari (ne parla Antonio P<strong>it</strong>ta nel<br />

cap<strong>it</strong>olo 3 del suo libro appena c<strong>it</strong>ato).<br />

E la seconda Lettera di Pietro<br />

(inizi del II secolo) afferma che nelle<br />

lettere di Paolo «vi sono alcuni punti<br />

difficili da comprendere, che gli<br />

ignoranti e gli incerti travisano, al pari<br />

delle altre Scr<strong>it</strong>ture, per la loro propria<br />

rovina» (2Pt. 3, 16).<br />

Nei tempi moderni, c’è chi lo ha<br />

considerato come rappresentante di<br />

una religios<strong>it</strong>à spontanea e asistematica<br />

(A. Deismann, 1909); chi invece,<br />

un campione del cristianesimo<br />

che oppone in ambiente pagano<br />

una motivazione teoretica<br />

contro quella legalista rappresentata<br />

da Pietro (F.C. Baur, 1845); chi<br />

addir<strong>it</strong>tura l’ha dipinto come «il secondo<br />

fondatore del cristianesimo»<br />

(W. Wrede, 1904).<br />

Sino a pochi decenni fa si pensava<br />

che la sua teologia (sulla scorta<br />

della storica impostazione di Lutero)<br />

fosse caratterizzata dalla dottrina<br />

della «giustificazione per fede»<br />

opposta a una presunta giustificazione<br />

basata sulla Legge. Questa<br />

impostazione, recep<strong>it</strong>a e teorizzata<br />

filosoficamente nel sec. XIX dalla<br />

Scuola di Tubinga, faceva consistere<br />

il «paolinismo» nel carattere gratu<strong>it</strong>o<br />

della giustizia di Dio, in opposizione<br />

radicale alla Legge e alle<br />

sue opere.<br />

Per R. Bultmann (Teologia del Nuovo<br />

Testamento, 1953) la categoria<br />

della giustizia era categoria soteriologica<br />

centrale in Paolo. È Dio che<br />

rende «giusto» l’uomo. La parola<br />

«giustizia» non designa la qual<strong>it</strong>à etica<br />

dell’uomo.<br />

Kasemann (Saggi esegetici, 1961)<br />

inquadrava questa visione paolina<br />

della giustizia di Dio nell’orizzonte<br />

dell’attesa degli ultimi tempi. «L’apocal<strong>it</strong>tica<br />

è la madre di tutta la teologia»,<br />

egli scrive.<br />

Fuori da coro e con una tesi per<br />

quei tempi dirompente, K. Stendahl<br />

(1963) affermò invece che la dottrina<br />

della giustificazione non era una<br />

risposta al problema del peccato<br />

(all’epoca di Paolo – egli sostiene –<br />

era del tutto assente una «coscienza<br />

introspettiva», che si sarebbe affacciata<br />

in Occidente molto più tardi,<br />

con Agostino e, secoli dopo, con<br />

Lutero) ma un espediente strategico<br />

per garantire l’accesso alla comun<strong>it</strong>à<br />

dei credenti ai provenienti dal<br />

paganesimo senza farli passare sotto<br />

le forche caudine della Legge<br />

ebraica (circoncisione, culto, calendario,<br />

pur<strong>it</strong>à alimentari etc.). La salvezza,<br />

vuol dire Paolo, viene da<br />

Dio e le opere della Legge (ebraica)<br />

sono superate.<br />

È stato E.P. Sanders colui che ha<br />

cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o con la sua opera “Paolo e<br />

il giudaismo palestinese” (1983, trad.<br />

<strong>it</strong>. Paideia Brescia 1986) il punto diacr<strong>it</strong>ico<br />

dell’esegesi, da cui il dibatt<strong>it</strong>o<br />

odierno in larga misura dipende.<br />

Sanders, con la sua fondamentale categoria<br />

del «nomismo dell’Alleanza»<br />

(covenental nomism), ha sottolineato<br />

che un conto è il passo dell’ingresso<br />

nell’Alleanza – dono gratu<strong>it</strong>o di Dio,<br />

un altro il permanere nell’Alleanza –<br />

che esige l’impegno umano, cioè<br />

l’obbedienza e il compimento delle<br />

clausole dell’Alleanza, l’obbedienza<br />

cioè alla Legge. Anche in Paolo si r<strong>it</strong>rova<br />

questa dialettica tra grazia e<br />

impegno. Solo che ora la relazione<br />

con Dio è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a dalla redenzione<br />

operata da Cristo e la risposta dell’uomo<br />

è l’impegno a corrispondere<br />

all’amore di Cristo. Come dice Sanders,<br />

la formulazione soteriologica<br />

centrale di Paolo è la «partecipazione<br />

al Cristo», a cui corrisponde l’«essere<br />

nello Spir<strong>it</strong>o» (op. c<strong>it</strong>. pp. 700-<br />

708). Quel che Paolo pensava si può<br />

così sintetizzare: «…Cristo è stato<br />

cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o Signore da Dio per la salvezza<br />

di tutti quelli che credono,<br />

…quelli che credono appartengono<br />

al Signore e divengono una sola<br />

realtà con Lui e… in virtù della loro<br />

incorporazione nel Signore saranno<br />

salvati nel giorno del Signore» (op.<br />

c<strong>it</strong>. pag. 716).<br />

La questione che Romanello esamina<br />

di segu<strong>it</strong>o è la dibattuta questione<br />

della «teologia paolina»: se<br />

esiste una «visione organica» in Paolo<br />

o tutto sia condizionato dalla occasional<strong>it</strong>à<br />

del genere epistolare. Si<br />

può dire, con Sanders, che «Paolo fu<br />

un pensatore coerente, ma non sistematico».<br />

Infatti, né la giustificazione<br />

per fede, né la «mistica» e partecipazione<br />

del credente in Cristo, né la riconciliazione,<br />

né l’apocal<strong>it</strong>tica, né<br />

alcun altra delle categorie teologiche<br />

proposte dagli interpreti appare esplic<strong>it</strong>amente<br />

tematizzata da Paolo, da<br />

essere considerata il punto archimedeo<br />

della sua teologia.<br />

Di fronte a questa difficoltà, alcuni,<br />

per esempio Ph. F. Esler (Confl<strong>it</strong>to<br />

e ident<strong>it</strong>à nella Lettera ai Romani,<br />

2003, trad. <strong>it</strong>. 2008), r<strong>it</strong>engono che<br />

le proposizioni concettuali di Paolo<br />

sono legate al vissuto delle comun<strong>it</strong>à<br />

cui si rivolgeva con le sue lettere occasionate,<br />

e perciò sono prive di sistematic<strong>it</strong>à<br />

organica. L’interprete dovrebbe<br />

perciò identificare la s<strong>it</strong>uazione<br />

retorica della comunicazione<br />

rappresentata da un particolare testo.<br />

Le lettere sarebbero allora solo<br />

esercizi di persuasione seducente?<br />

Solo «retorica»? Ma la vera «retorica»,<br />

così come sistematizzata da<br />

Aristotele, è la qual<strong>it</strong>à persuasiva del<br />

discorso ottenuta dal carattere dell’oratore<br />

(éthos), dal coinvolgimento<br />

degli ascoltatori (pàthos), e anche<br />

dalla ragionevolezza intrinseca del<br />

discorso (lògos). Se nelle lettere paoline<br />

non c’è sistematic<strong>it</strong>à, non è per<br />

questo esclusa, anzi è presupposta,<br />

una dimensione logico-teoretica del<br />

discorso.<br />

È stato il gesu<strong>it</strong>a J.-N. Aletti (1992,<br />

1996, 1997) ad evidenziare attraverso<br />

l’«analisi retorica» nuclei teoretici<br />

costanti nel pensiero di Paolo, su cui<br />

Paolo fa leva nell’interpretazione dei<br />

vari vissuti contingenti affrontati nelle<br />

lettere.<br />

Ma se si va al di sotto dell’analisi<br />

retorica non si potrà che scoprire che<br />

le lettere di Paolo sarebbero incomprensibili<br />

senza l’«evento Cristo». La<br />

teologia di Paolo non potrà essere<br />

compresa a prescindere da una memoria<br />

cost<strong>it</strong>utiva, quella dell’evento-<br />

Cristo, e della memoria scr<strong>it</strong>turistica<br />

nella prima inscr<strong>it</strong>ta (Romanello-<br />

Vignolo, 2006; F. Belli et alii, 2008;<br />

M. Grilli, 2007).<br />

Il punto prospettico da cui Paolo<br />

guarda la vicenda di Gesù è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<br />

dal suo mistero pasquale. «È il Cristo,<br />

in quanto morto e risorto, ad assurgere<br />

a punto prospettico, cr<strong>it</strong>erio<br />

di valutazione non solo della vicenda<br />

di Gesù, ma della vicenda di Paolo,<br />

delle sue comun<strong>it</strong>à e dell’intera<br />

uman<strong>it</strong>à, e, quindi, a divenire principio<br />

di coerenza di un pensiero…»<br />

(art. c<strong>it</strong>., pag. 27). Se al centro della<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 23


OSSERVATORIO PAOLINO<br />

INTENZIONI MENSILI<br />

PER L’APOSTOLATO BARNABITICO DELLA PREGHIERA<br />

Gennaio : Per tutti i sacerdoti, e specialmente per i sacerdoti Barnab<strong>it</strong>i, perchè ottengano<br />

il dono della perseveranza, si mantengano fedeli alla preghiera, celebrino la<br />

santa Messa con devozione sempre rinnovata, vivano in ascolto della Parola di Dio,<br />

– e assimilino giorno dopo giorno gli stessi sentimenti ed atteggiamenti di Gesù Cristo,<br />

il Buon Pastore.<br />

Febbraio: Per i confratelli sacerdoti che eserc<strong>it</strong>ano il loro ministero nelle parrocchie,<br />

nei gruppi e nelle varie associazioni, perchè mostrino coraggiosamente al mondo,<br />

con la sant<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a, l’adorabile fisionomia del Cristo,<br />

– irradiando la luce della ver<strong>it</strong>à e dell’amore nel servizio della parola e dei sacramenti.<br />

Marzo: Per i Confratelli sacerdoti che eserc<strong>it</strong>ano il loro ministero nelle missioni,<br />

perchè sentendo nel cuore la stessa passione evangelizzatrice che ha animato<br />

Paolo, sappiano testimoniare con la loro v<strong>it</strong>a, «fino agli ultimi confini della terra» (At 1,8),<br />

– l’Amore che sa aiutare e servire, trasformare e far crescere in pienezza e dign<strong>it</strong>à.<br />

Aprile: Per i confratelli sacerdoti che eserc<strong>it</strong>ano il loro ministero nelle scuole, perchè,<br />

ricchi di sapienza, trasmettano ai giovani loro affidati la felic<strong>it</strong>à vera che nasce da un<br />

cuore docile allo Spir<strong>it</strong>o, e formino appassionatamente gli spir<strong>it</strong>i alle scienze umane,<br />

– senza mai dimenticare di formare i cuori alla virtù e all’amore di Dio.<br />

Maggio: Per i Confratelli sacerdoti che eserc<strong>it</strong>ano il loro ministero nella formazione<br />

alla v<strong>it</strong>a sacerdotale e religiosa, perchè lo Spir<strong>it</strong>o conceda loro virtù e discernimento<br />

per guidare i giovani nel loro cammino spir<strong>it</strong>uale e metterli in grado di scoprire ciò<br />

che, oggi, Cristo chiede loro,<br />

– per essere, domani, sacerdoti e religiosi secondo il cuore di Dio.<br />

Giugno: Per i Confratelli sacerdoti che eserc<strong>it</strong>ano il loro ministero negli amb<strong>it</strong>i delle<br />

nuove marginal<strong>it</strong>à, perchè in un mondo ancora pieno di infelici, sfruttati e persegu<strong>it</strong>ati,<br />

non abbiano paura di servire la Chiesa nel modo in cui meglio essa vuole essere serv<strong>it</strong>a,<br />

– spendendosi nell’amore gratu<strong>it</strong>o specialmente per i poveri e gli emarginati.<br />

Luglio: Per i Fratelli Coadiutori, perchè coscienti della loro participazione al dono del<br />

sacerdozio comune siano fedeli ai loro impegni, gelosi della propria vocazione e della<br />

propria donazione, e vivano nella gioia per il dono ricevuto,<br />

– in fraterna ed efficace collaborazione con i confratelli sacerdoti.<br />

Agosto: Per le nostre comun<strong>it</strong>à religiose, perchè sappiano testimoniare con intelligenza<br />

e convinzione quanto è bello e dolce vivere insieme da fratelli (cfr. Salmo 133), per<br />

diventare segno di concordia e di pace<br />

– e per susc<strong>it</strong>are nuove vocazioni alla v<strong>it</strong>a consacrata nella nostra famiglia religiosa.<br />

Settembre: Per le Angeliche di S. Paolo, perchè insieme ai confratelli Barnab<strong>it</strong>i<br />

conformino le loro parole e la loro v<strong>it</strong>a a Cristo, e avanzino sulla strada della perfezione,<br />

– con la forza di Dio come unico appoggio e con la saggezza di Dio come unico<br />

orientamento.<br />

Ottobre: Per i Laici di San Paolo perché dopo essersi deliziati nell’abbracciare Cristo<br />

crocifisso, sub<strong>it</strong>amente lo rest<strong>it</strong>uiscano vivo e vivificante,<br />

– nei molteplici scenari del mondo in cui sono chiamati a testimoniarlo.<br />

Novembre: Per la Gioventú zaccariana perchè si lasci guidare dalla sapienza del cuore<br />

e sappia leggere tra le righe della storia di oggi i segni disseminati dalla presenza di Dio,<br />

– che vuole i credenti luce e sale del mondo.<br />

Dicembre: Per i membri degli Ist<strong>it</strong>uti religiosi a noi spir<strong>it</strong>ualmente vicini, perchè siano<br />

fedeli al proprio carisma e ai doni dello Spir<strong>it</strong>o del Signore, e, in comunione con le<br />

Famiglie Zaccariane,<br />

– siano costruttori del Regno di Dio nella v<strong>it</strong>a di ogni giorno.<br />

predicazione di Gesù, nei vangeli sinottici,<br />

c’è il «Regno di Dio» imminente,<br />

in Paolo al centro della predicazione<br />

c’è invece Cristo crocifisso e<br />

risorto.<br />

Le prospettive nuove su Paolo si<br />

chiudono nella rassegna di Romanello<br />

con due costatazioni: in primo<br />

luogo, la persistente valid<strong>it</strong>à rivelativa<br />

delle Scr<strong>it</strong>ture ebraiche per<br />

le comun<strong>it</strong>à che si riconoscono in<br />

Cristo. L’annuncio della morte e risurrezione<br />

di Cristo fatta da Paolo<br />

ai Corinti (1 Cor. 15, 3-5) è «secondo<br />

le Scr<strong>it</strong>ture» di Israele. La nov<strong>it</strong>à<br />

di Cristo non elimina le Scr<strong>it</strong>ture<br />

antiche, ma esse sono lette alla luce<br />

del suo mistero. In secondo luogo,<br />

la relazione di Paolo con il giudaismo.<br />

«Paolo non si prefigge la cost<strong>it</strong>uzione<br />

della Chiesa come ent<strong>it</strong>à<br />

antagonista e nemmeno separata da<br />

Israele» (art. c<strong>it</strong>., pag. 29). Una teoria<br />

della sost<strong>it</strong>uzione non sembra<br />

proponibile. “…la fede in Cristo<br />

non cost<strong>it</strong>uisce i credenti in una<br />

realtà, la Chiesa, di per sé ant<strong>it</strong>etica<br />

ad Israele. Appartenenza alla Chiesa<br />

e a Israele non sono due realtà<br />

reciprocamente esclusive. Paolo è<br />

‘israel<strong>it</strong>a’ e, contemporaneamente,<br />

‘credente in Cristo’” (art. c<strong>it</strong>., pag.<br />

31). Per usare una formula significativa<br />

di P<strong>it</strong>ta, “più che ‘deluteranizzato’<br />

o ‘riluteranizzato’, Paolo<br />

andrebbe ‘rigiudeizzato’” (Niebuhr,<br />

1992).<br />

L’innesto dell’olivastro nell’olivo<br />

buono (Rom. 11, 17-24) «ricorda come<br />

i credenti provenienti dalle genti<br />

siano innestati su di una storia ad essi<br />

precedente, della cui fecond<strong>it</strong>à sono<br />

permanentemente deb<strong>it</strong>ori e verso cui<br />

non possono che nutrire un’incondizionata<br />

stima» (art. c<strong>it</strong>., pag. 32).<br />

Giuseppe Cagnetta<br />

Abbiamo parlato di:<br />

Antonio P<strong>it</strong>ta. Paolo, la Scr<strong>it</strong>ture e<br />

la Legge – Antiche e nuove prospettive,<br />

Edizioni Dehoniane Bologna,<br />

2008.<br />

Stefano Romanello. Dove si stanno<br />

dirigendo gli studi su Paolo? Alcune<br />

considerazioni in occasione dell’anno<br />

paolino, in Teologia – rivista della<br />

facoltà teologica dell’Italia settentrionale<br />

1/2009, pp. 15-32.<br />

24<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


STORIA DELL’ORDINE<br />

LA CASA DEI SANTI BARNABITI<br />

Il Centro Studi Storici dei PP. Barnab<strong>it</strong>i ha ader<strong>it</strong>o all’iniziativa «Le Case dei Santi», coordinata<br />

dai Camilliani e patrocinata dall’Assessorato alle Pol<strong>it</strong>iche Culturali e della Comunicazione del<br />

Comune di Roma. Dal 6 al 7 novembre 2009 anche San Carlo ai Catinari ha così aperto le porte<br />

di casa, che dall’anno 1575 vedono passare i barnab<strong>it</strong>i della C<strong>it</strong>tà Eterna per dedicarsi alla cura<br />

pastorale e alla car<strong>it</strong>à, all’assistenza della gioventù, ai servizi alla Sede Apostolica, all’apostolato<br />

intellettuale e al servizio della Congregazione.<br />

Roma, San Carlo ai Catinari,<br />

Hab<strong>it</strong>atione de’ Chierici Regolari di<br />

S. Paolo detti Bernab<strong>it</strong>i, particolare<br />

del palazzo (Giovanni Battista Falda,<br />

XVII secolo)<br />

P<br />

erché San Carlo ai Catinari<br />

può dirsi Casa dei<br />

Santi? Qui non vi sono<br />

custod<strong>it</strong>e le spoglie mortali del<br />

S. Fondatore, Antonio M. Zaccaria<br />

(Cremona, 1502-1539; si trovano<br />

presso la Chiesa dei Santi Apostoli<br />

Paolo e Barnaba a Milano), neppure<br />

quelle di Sant’Alessandro Sauli (Milano,<br />

1534-Calosso d’Asti 1592; si<br />

trovano presso la Chiesa di Sant’Alessandro<br />

a Pavia) o di San Francesco<br />

Saverio M. Bianchi (Arpino<br />

1743-Napoli 1815; si trovano presso<br />

la Chiesa di Santa Maria di Caravaggio<br />

a Napoli). Per non parlare poi di<br />

quelle di San Carlo Borromeo, patrono<br />

secondario della Congregazione<br />

o dell’Apostolo San Paolo, t<strong>it</strong>olare e<br />

patrono principale della medesima.<br />

Benché Antonio M. non abbia mai<br />

toccato il suolo romano della cosiddetta<br />

Terra Santa della Latin<strong>it</strong>à, si<br />

può leg<strong>it</strong>timamente affermare che in<br />

sua rappresentanza vi venne a fondare<br />

la Casa di San Carlo il p. T<strong>it</strong>o degli<br />

Alessi (1525 ca.-1595) – uno dei primissimi<br />

suoi discepoli – grazie al felice<br />

e determinante incontro per la<br />

sua scelta vocazionale avuto proprio<br />

con lui, nel 1537, a Vicenza. Sant’Alessandro<br />

Sauli e San Carlo scesero<br />

poi insieme a Roma per il Giubileo<br />

dell’anno 1575, e, molti anni più tardi,<br />

San Francesco Saverio M. Bianchi<br />

si fermò a San Carlo nel periodo della<br />

sua formazione, per iniziarvi lo<br />

studio della Teologia, dal novembre<br />

1765 alla primavera del 1766.<br />

Del resto, la Casa di San Carlo – ricca<br />

di memorie storiche, culturali e artistiche<br />

– raccoglie i volumi della Biblioteca<br />

barnab<strong>it</strong>ica romana – e non<br />

solo – sui quali studiarono confratelli<br />

di grande valore, diversi dei quali oggi<br />

avviati alla gloria degli altari, come<br />

il Venerabile Cesare Barzaghi o il Servo<br />

di Dio Giovanni Semeria; è sede<br />

dell’Archivio Generalizio, che custodisce<br />

e valorizza la memoria storica<br />

dell’Ordine (per esempio, si vedano<br />

gli Scr<strong>it</strong>ti autografi del Santo Fondatore:<br />

scr<strong>it</strong>ti-reliquia); osp<strong>it</strong>a la Postulazione<br />

Generalizia, che conserva la<br />

documentazione e le reliquie, promuovendo<br />

il culto dei Barnab<strong>it</strong>i Venerabili,<br />

tra essi Canale (1605-1681),<br />

Schilling (1835-1907), De Marino<br />

(1863-1929), Barzaghi (1863-1941),<br />

Ghidini (1902-1924), Bascapè (1550-<br />

1615), o ancora Servi di Dio: Recrosio<br />

(1657-1732), Castelli (1752-1771),<br />

Redolfi (1777-1850), Raineri (1895-<br />

1918), Pagni (1556-1624), Priscolo<br />

(1761-1853), Semeria (1867-1931),<br />

Coroli (1900-1982); infine è la sede<br />

del Centro Studi Storici, che, sovraintendendo<br />

a tutto questo patrimonio di<br />

grande valore, promuove e diffonde<br />

gli studi barnab<strong>it</strong>ici.<br />

san Carlo, lato del palazzo che si<br />

affaccia su Piazza Cairoli<br />

Per questo, cost<strong>it</strong>uendo un tutt’uno<br />

con la Chiesa, la Casa di San Carlo<br />

appare quasi un “museo vivente”, custode<br />

dell’ident<strong>it</strong>à dell’Ordine, dove<br />

tutto richiama l’anel<strong>it</strong>o di Sant’Antonio<br />

M. affinché «ti santifichi e ti dia a<br />

Dio» (Sermone III); un inv<strong>it</strong>o a «diventare<br />

gran santi» (Lettera XI).<br />

Roma<br />

I Barnab<strong>it</strong>i si trovano a Roma dal<br />

1575, ossia da ben 434 anni. Costruirono<br />

la prima Chiesa al mondo<br />

dedicata a San Carlo Borromeo, che<br />

ha amato l’Urbe come sua patria spir<strong>it</strong>uale,<br />

conseguendo il t<strong>it</strong>olo di c<strong>it</strong>tadino<br />

romano. La posa ufficiale della<br />

prima pietra avvenne il 26 febbraio<br />

1612, sul luogo ove sorgeva la chiesa<br />

parrocchiale di San Biagio de<br />

Anulo (dell’Anello), nell’area oggi<br />

compresa tra vicolo dei Chiodaroli e<br />

via Monte della Farina. Parrocchia<br />

decana dell’Ordine, ha visto qui nascere<br />

e svilupparsi la devozione alla<br />

Madonna della Divina Provvidenza,<br />

mentre oggi osp<strong>it</strong>a le spoglie mortali<br />

della Serva di Dio Rosa Giovanetti e<br />

la lapide commemorativa della Venerabile<br />

Madre Maria Elena Bettini,<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 25


STORIA DELL’ORDINE<br />

pianta della Chiesa e della Casa di San Carlo ai Catinari, aggiornata da<br />

Alessandro La Rocca nel 2008 (complesso delim<strong>it</strong>ato da Piazza Cairoli,<br />

Via Borgi, Via di Sant’Anna, Via Monte della Farina)<br />

che diede v<strong>it</strong>a all’Ist<strong>it</strong>uto delle Figlie<br />

della Divina Provvidenza, del quale<br />

il p. Tommaso Manini, barnab<strong>it</strong>a, fu<br />

il cofondatore.<br />

Anche il palazzo fu costru<strong>it</strong>o dai<br />

Barnab<strong>it</strong>i nel XVII secolo, poi confiscato<br />

dallo Stato <strong>it</strong>aliano nell’Ottocento<br />

e infine rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o alla Santa Sede<br />

con il Trattato del 1929. Oggi<br />

osp<strong>it</strong>a anche la Società Archeologica<br />

Romana e la sede della nascente Onlus<br />

dell’Ordine. Qui fu il Centro Nazionale<br />

dell’Apostolato della Preghiera<br />

e della devozione al S. Cuore, prima<br />

che i Barnab<strong>it</strong>i lo cedessero ai<br />

Gesu<strong>it</strong>i durante la Grande Guerra.<br />

Qui risiedette la Curia Generalizia<br />

(quando scese da Milano nel 1662),<br />

prima di essere portata al Gianicolo<br />

nel 1931. Qui nacque il Seminario<br />

per i Chierici poveri fondato dal<br />

p. Maresca e il Ricreatorio-Oratorio<br />

S. Cuore, fondato dal p. V<strong>it</strong>ale. Nelle<br />

altre ali del palazzo, separate e indipendenti,<br />

si trovano il Pontificio Ist<strong>it</strong>uto<br />

Polacco di Studi Ecclesiastici e la<br />

Domus Sanctae Mariae Guadalupe.<br />

moderna. I luoghi e le immagini. Tra<br />

i relatori, Sofia Boesch Gajano, Presidente<br />

dell’Associazione <strong>it</strong>aliana per<br />

lo studio della sant<strong>it</strong>à, dei culti e dell’agiografia,<br />

e Robert Godding, Presidente<br />

della Société des Bollandistes.<br />

Il giorno dopo hanno aperto contemporaneamente<br />

le loro porte le<br />

Case di sette Santi, protagonisti – direttamente<br />

o indirettamente – delle<br />

vicende culturali e spir<strong>it</strong>uali dell’Urbe<br />

tra il 1500 e il 1700, e tutti “non<br />

romani”: Sant’Antonio M. Zaccaria<br />

(Barnab<strong>it</strong>i), San Camillo de Lellis (Camilliani),<br />

San Carlo da Sezze (Francescani),<br />

San Giovanni Leonardi<br />

(Chierici Regolari della Madre di<br />

Dio), San Giuseppe Calasanzio (Scolopi),<br />

Sant’Ignazio di Loyola (Gesu<strong>it</strong>i),<br />

e San Leonardo da Porto Maurizio<br />

(Francescani).<br />

E così per due giorni – da venerdì<br />

6 a sabato 7 novembre, dalle 9.00<br />

alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00 –<br />

attraverso vis<strong>it</strong>e guidate gratu<strong>it</strong>e, il<br />

pubblico ha avuto l’opportun<strong>it</strong>à di<br />

conoscere alcuni luoghi altamente<br />

simbolici per la C<strong>it</strong>tà Eterna, inglobati<br />

all’interno di capolavori dell’arch<strong>it</strong>ettura<br />

ecclesiastica romana. L’evento<br />

è stato altresì arricch<strong>it</strong>o da due serate<br />

musicali (venerdì 6 e sabato 7<br />

novembre), sempre a ingresso libero,<br />

organizzate dal Centro Culturale Aracoeli<br />

dei Frati Minori della Provincia<br />

Romana presso la Chiesa S. Bonaventura<br />

al Palatino e la Chiesa S.<br />

San Carlo, i caratteristici corridoi<br />

le Case dei Santi<br />

Prima nel suo genere, l’interessante<br />

iniziativa si è proposta di rendere<br />

accessibili al grande pubblico quegli<br />

spazi o luoghi della memoria<br />

– usualmente privati – in cui hanno<br />

vissuto i Santi, o ne viene principalmente<br />

custod<strong>it</strong>a la memoria, contribuendo<br />

alla v<strong>it</strong>a e alla storia di<br />

Roma. È stata opportunamente preceduta<br />

dal Convegno svoltosi il 5<br />

novembre 2009, presso la Sala Baldini<br />

in piazza Camp<strong>it</strong>elli, dal t<strong>it</strong>olo:<br />

Santi e Ordini religiosi a Roma in età<br />

la locandina dell’iniziativa<br />

26<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


STORIA DELL’ORDINE<br />

Francesco a Ripa. Non sono mancati<br />

diversi comunicati stampa e articoli<br />

giornalistici, come quello apparso su<br />

“Avvenire” del 25 ottobre 2009, dal<br />

t<strong>it</strong>olo In sette luoghi di Roma si prepara<br />

un cammino di memoria e di fede,<br />

a firma di Marina Corradi, che si<br />

chiedeva: «Che cercheranno nelle<br />

case dei santi i vis<strong>it</strong>atori, tra un incrocio<br />

e l’altro di Roma, mentre inferociscono<br />

i clacson e procedono<br />

compatte le falangi di turisti di fine<br />

stagione? Forse quello che cercano<br />

nella casa di Bernardette a Lourdes,<br />

o nella cella di Padre Pio a San Giovanni<br />

Rotondo: tracce. Orme, di una<br />

uman<strong>it</strong>à uguale alla nostra, eppure<br />

profondamente trasformata. Morta,<br />

come tutti gli uomini muoiono; e<br />

però non vinta dalla morte… E in<br />

quelle loro case anche i muri sembrano,<br />

nel silenzio, ancora pregni di<br />

una stupefatta memoria».<br />

sette Case per sette Santi<br />

SANT’ANTONIO M. ZACCARIA<br />

(1502-1539). Ingresso da Piazza Benedetto<br />

Cairoli, 117. R<strong>it</strong>ornato in auge<br />

lo studio di San Paolo nel XVI secolo,<br />

il primo Ist<strong>it</strong>uto religioso “paolino”<br />

nella Storia della Chiesa ebbe<br />

inizio nel 1530 con Sant’Antonio M.<br />

Zaccaria (Cremona, 1502-1539). Egli<br />

è il fondatore principale della Congregazione<br />

dei Chierici Regolari di<br />

San Paolo Decollato, detti Barnab<strong>it</strong>i<br />

dal nome della loro Casa madre di<br />

San Barnaba in Milano. Di nobile e<br />

benestante famiglia, dopo gli studi di<br />

Medicina all’Univers<strong>it</strong>à di Padova,<br />

tornato a Cremona, si diede a «v<strong>it</strong>a<br />

spir<strong>it</strong>uale», dedicandosi all’insegnamento<br />

del catechismo ai fanciulli<br />

nella chiesetta di San V<strong>it</strong>ale e ist<strong>it</strong>uendo<br />

il gruppo dell’Amicizia per<br />

gli adulti. Ordinato sacerdote il 20<br />

febbraio 1529, sotto la direzione del<br />

domenicano Fra’ Battista Carioni da<br />

Crema, diede v<strong>it</strong>a alla nascente Congregazione<br />

dei Figli di San Paolo,<br />

che fu poi approvata ufficialmente<br />

da Clemente VII il 18 febbraio 1533.<br />

Nello stesso periodo lo Zaccaria<br />

fondò l’Ist<strong>it</strong>uto delle Suore Angeliche,<br />

approvato dal Pontefice il 15<br />

gennaio 1535 (non obbligate alla<br />

clausura, esse collaboravano attivamente<br />

con i Barnab<strong>it</strong>i nel comune<br />

cammino verso “la perfezione” e con<br />

l’azione apostolica), e i Mar<strong>it</strong>ati di<br />

San Paolo o Società dei Coniugati,<br />

che condividevano a pieno t<strong>it</strong>olo lo<br />

spir<strong>it</strong>o e l’apostolato dei Padri. Oltre<br />

alla devozione a San Paolo (patrono<br />

principale della Congregazione), la<br />

spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à della triplice Famiglia<br />

Zaccariana si caratterizza per un’intensa<br />

v<strong>it</strong>a di rinnovamento interiore,<br />

incentrato sul Crocifisso e sull’Eucarestia,<br />

per uno spiccato senso comun<strong>it</strong>ario<br />

e per uno speciale impegno<br />

alla riforma dei costumi. Nel XVII secolo<br />

l’educazione scolastica della<br />

gioventù divenne l’attiv<strong>it</strong>à prevalente,<br />

accanto alla conduzione di parrocchie,<br />

case di ministero e di spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à,<br />

e l’assunzione di missioni.<br />

Morì a Cremona il 5 luglio 1539. Fu<br />

canonizzato da Leone XIII il 27 maggio<br />

1897. Le sue spoglie mortali si<br />

conservano nella chiesa di San Barnaba<br />

in Milano.<br />

SAN CAMILLO DE LELLIS (1550-<br />

1614). Ingresso da Piazza della Maddalena,<br />

53. Camillo de Lellis, nato a<br />

Bucchianico (Chieti) il 25 maggio<br />

1550, il 15 agosto 1582 ha l’ispirazione<br />

a creare una compagnia che si<br />

prenda cura degli infermi gratu<strong>it</strong>amente<br />

e con amore di madre. Il 18<br />

marzo 1586 la compagnia diventa<br />

Congregazione e il 21 settembre<br />

1591 Ordine religioso. Camillo muore<br />

a Roma il 14 luglio 1614, nella<br />

Casa della Maddalena. Viene canonizzato<br />

nel 1746 da Papa Benedetto<br />

XIV e nel 1886 Leone XIII lo dichiara<br />

patrono degli ospedali e dei malati. Il<br />

28 agosto 1930 viene proclamato, da<br />

Pio XI, Patrono degli infermieri. La<br />

chiesa, presente sin dal 1320 e dedicata<br />

a Santa Maria Maddalena, diventa<br />

la nuova sede di Camillo e dei<br />

suoi seguaci nel 1586. Contigua alla<br />

chiesa è la Casa della Maddalena,<br />

sede ufficiale dell’Ordine dei Ministri<br />

degli Infermi, all’interno della quale<br />

si trova la stanza, o cubiculum, dove<br />

Camillo muore. Ricca di oggetti appartenuti<br />

al Santo, ne custodisce il ricordo<br />

più prezioso, il suo cuore.<br />

SAN CARLO DA SEZZE (1613-<br />

1670). Ingresso della chiesa di San<br />

Francesco a Ripa in piazza San Francesco<br />

d’Assisi, 88. Carlo da Sezze<br />

ebbe, fin dall’inizio della sua vocazione<br />

francescana, un rapporto privilegiato<br />

con il convento di San Francesco<br />

a Ripa in Trastevere, la più antica<br />

ab<strong>it</strong>azione romana dei Frati<br />

Minori e segnata dalla presenza di<br />

Francesco d’Assisi. Fu qui che si recò<br />

la prima volta, il 9 maggio 1635, appena<br />

arrivato a Roma per essere ricevuto<br />

dall’Ordine. Vi r<strong>it</strong>ornò, dopo il<br />

noviziato a Nazzano nel 1650, come<br />

sagrestano. Vi soggiornò ancora nel<br />

1652 e nel 1664. L’importanza di<br />

questo luogo per il Santo sta nel fatto<br />

che qui, per la prima volta, eserc<strong>it</strong>ò<br />

la sofferenza e la virtù dell’obbedienza<br />

verso i Superiori. Carlo da Sezze<br />

muore a San Francesco a Ripa il 6<br />

gennaio 1670 e lì si conserva il suo<br />

corpo stigmatizzato dall’Eucarestia.<br />

SAN GIOVANNI LEONARDI (1541-<br />

1609). Ingresso da Piazza Camp<strong>it</strong>elli,<br />

9. Presso la Chiesa di Santa Maria in<br />

Portico in Camp<strong>it</strong>elli sono conservate<br />

le reliquie di San Giovanni Leonardi<br />

(Decimo, Lucca 1541 – Roma<br />

1609). Ordinato sacerdote nel 1571,<br />

rivolse la sua attenzione apostolica<br />

ai bambini ed ai giovani in generale.<br />

Fondatore nel 1574 dell’Ordine dei<br />

Chierici Regolari della Madre di Dio<br />

e co-fondatore di Propaganda Fide<br />

nel 1608, il Leonardi fu beatificato<br />

nel 1861 da Pio IX e canonizzato il<br />

17 aprile 1938 da Pio XI. Benedetto<br />

XVI lo ha proclamato nel 2006 patrono<br />

dei Farmacisti. L’annesso convento,<br />

edificato dai Chierici del Leonardi<br />

tra il XVII ed il XVIII secolo, è<br />

oggi sede della Curia generalizia dell’Ordine.<br />

Al suo interno si trovano<br />

l’Archivio Generale, parte della Biblioteca<br />

storica, la quadreria con<br />

opere del XVII-XVIII secolo e l’Oratorio<br />

della Comun<strong>it</strong>à che custodisce alcune<br />

memorie del Santo Fondatore.<br />

Il doppio t<strong>it</strong>olo di Santa Maria in Portico<br />

in Camp<strong>it</strong>elli, con il quale è indicata<br />

l’attuale Chiesa, rimanda ad<br />

una duplice localizzazione: quella<br />

della Chiesa di Santa Maria in Portico,<br />

oggi non più esistente, dove il<br />

Leonardi giunse nel 1601 e vi morì il<br />

9 ottobre 1609, e la Chiesa di Santa<br />

Maria in Camp<strong>it</strong>elli posta sull’omonima<br />

piazza ed acquistata dai Padri<br />

dell’Ordine nel 1618.<br />

SAN GIUSEPPE CALASANZIO<br />

(1557-1648). Ingresso dalla chiesa<br />

di San Pantaleo e San Giuseppe Calasanzio<br />

in piazza San Pantaleo.<br />

Giuseppe Calasanzio, nato in Spagna<br />

(Peralta de la Sal-Aragona) nel<br />

1557, sacerdote, arrivò a Roma nel<br />

1592. Si dedicò in particolare all’educazione<br />

dei bambini e dei gio-<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 27


STORIA DELL’ORDINE<br />

Giubileo. Le prediche ebbero luogo<br />

in alcune delle più importanti piazze<br />

romane. Fra Leonardo fu il più<br />

grande propagatore della pratica<br />

devozionale della Via Crucis, arrivando<br />

ad erigerne 572. La più illustre<br />

di tutte fu quella fatta innalzare<br />

all’interno del Colosseo in occasione<br />

dell’Anno Santo 1750. In segu<strong>it</strong>o,<br />

per iniziativa di papa Giovanni<br />

XXIII, il Venerdì Santo di ogni anno,<br />

a ricordo e in continuazione della<br />

Via Crucis di San Leonardo al Colosseo,<br />

viene tenuto dal Santo Padre<br />

il pio esercizio dopo il tramonto.<br />

Morto sull’amato Colle Palatino,<br />

il 26 novembre 1751, San Leonardo<br />

venne dichiarato dalla Santa Sede<br />

Patrono dei missionari nei paesi<br />

cattolici.<br />

la Casa dei Santi Barnab<strong>it</strong>i<br />

da destra, le reliquie di Sant’Antonio M. Zaccaria, di San Carlo Borromeo,<br />

e di S. Francesco M. Bianchi esposte alla venerazione nella Cappella della<br />

Divina Provvidenza<br />

vani più poveri. Al Calasanzio si<br />

deve la fondazione del primo Ordine<br />

religioso dedicato esclusivamente<br />

all’educazione, con un quarto<br />

voto di insegnare. Morì a Roma all’età<br />

di 91 anni, il 25 agosto 1648.<br />

La casa, s<strong>it</strong>uata in Piazza de’ Massimi<br />

(presso piazza Navona), accanto<br />

alla Chiesa di San Pantaleo, venne<br />

acquistata dal Santo nel 1612. All’interno<br />

si trovano: – la camera del<br />

Santo (dove visse dal 1612 al 1648<br />

e vi morì) che, rimasta intatta, conserva<br />

le strutture, gli arredi e molti<br />

oggetti appartenuti al Santo; – la<br />

cappella delle Reliquie, che conserva<br />

un grande numero di oggetti appartenuti<br />

al Santo insieme al prezioso<br />

reliquiario dove sono custod<strong>it</strong>i<br />

il cuore, la lingua, il fegato, la<br />

milza ed il cranio.<br />

SANT’IGNAZIO DI LOYOLA (1491-<br />

1556). Ingresso da Piazza del Gesù,<br />

45. Ignazio Lopez di Loyola, il fondatore<br />

della Compagnia di Gesù –<br />

elevato ad Ordine religioso il 27<br />

settembre 1540 sotto il pontificato<br />

di Papa Paolo III – nasce nel Castello<br />

di Loyola, nei Paesi baschi, nel<br />

1491. Quando Ignazio arrivò a Roma<br />

nel 1537, si dedicò, insieme ai<br />

suoi compagni, al rinnovamento<br />

della fede, provvedendo anche ad<br />

alleviare tante miserie morali e sociali<br />

della popolazione. Beatificato<br />

da Paolo V nel 1609, venne canonizzato<br />

nel 1622 da Gregorio XV.<br />

Le camerette di Ignazio sono le<br />

stanze dove il fondatore dei Gesu<strong>it</strong>i<br />

trascorse gli ultimi dodici anni della<br />

sua v<strong>it</strong>a, scrivendo le Cost<strong>it</strong>uzioni<br />

della Compagnia di Gesù e governando<br />

l’Ordine. Vi morì il 31 luglio<br />

1556.<br />

SAN LEONARDO DA PORTO<br />

MAURIZIO (1676-1751). Ingresso<br />

da Via San Bonaventura, 7. Leonardo<br />

nacque il 20 dicembre 1676 e fu<br />

battezzato, nella chiesa collegiata<br />

San Maurizio e Compagni martiri,<br />

con il nome di Paolo Girolamo. Il 2<br />

ottobre 1697 vestì l’ab<strong>it</strong>o francescano<br />

assumendo il nome di fra Leonardo.<br />

Dopo la professione solenne,<br />

il 2 ottobre 1698, fu destinato al<br />

convento di San Bonaventura al Palatino<br />

in Roma, come studente di<br />

Teologia. Qui tornò, ormai anziano,<br />

nel luglio 1749, per tenere tre<br />

corsi di missione di preparazione al<br />

Il percorso ha preso il via proprio<br />

dalla Casa dei PP. Barnab<strong>it</strong>i di San<br />

Carlo ai Catinari. Grazie al coinvolgimento<br />

dei confratelli della Comun<strong>it</strong>à<br />

e di persone ad essa legate: Lucio<br />

Cusano e Gemma Lovison, e alla<br />

presenza di due giovani guide volontarie:<br />

Emilia de Marco e Cristina<br />

Mochi, si è potuto organizzare al<br />

meglio la vis<strong>it</strong>a alle fonti documentali<br />

e monumentali paolino-zaccariane<br />

ivi custod<strong>it</strong>e, contemperando<br />

le esigenze della caratteristica Humil<strong>it</strong>as<br />

dell’Ordine con quelle della<br />

necessaria sicurezza e fraterna accoglienza.<br />

Seguendo due diversi percorsi,<br />

si sono così potuti vis<strong>it</strong>are vari<br />

e suggestivi ambienti della Casa e<br />

della Chiesa. L’ampio e apparentemente<br />

senza fine Corridoio del piano<br />

terra, con la sua caratteristica penombra<br />

e i r<strong>it</strong>ratti di numerosi e noti<br />

confratelli barnab<strong>it</strong>i appesi alle pareti<br />

– dal Vercellone al Denza, oltre al<br />

tondo del Santo Fondatore e di San<br />

Paolo – che bene introduceva il vis<strong>it</strong>atore<br />

nello spazio sacro della pietas<br />

et erud<strong>it</strong>io.<br />

La Sala San Paolo, al cui ingresso<br />

si incontra un affresco dell’Apostolo<br />

recante la breve iscrizione: «Sodal<strong>it</strong>as<br />

Poen<strong>it</strong>entium Sancti Pauli Apostoli».<br />

La volta, affrescata dal fratello<br />

Antonio Cataldi, con diversi motivi<br />

paolini rappresentati da radiosi<br />

angioletti, fa da cornice alla grande<br />

tela, raffigurante San Paolo mentre<br />

risponde ad un angelo che scende<br />

dal Paradiso portandogli una coro-<br />

28<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


STORIA DELL’ORDINE<br />

mostra sulla sant<strong>it</strong>à barnab<strong>it</strong>ica<br />

na: «Non solum mihi, sed et iis qui<br />

diligunt…» (non solo a me, la corona,<br />

ma anche a quelli che amano),<br />

cfr. 2 Tim 4,8. La cosiddetta Scala<br />

Santa Barnab<strong>it</strong>ica, che inizia dall’elegante<br />

cancello in ferro battuto<br />

sormontato dalla scr<strong>it</strong>ta borromaica,<br />

in oro, Humil<strong>it</strong>as. Salendo i suoi<br />

104 scalini, dopo aver baciato il<br />

Crocifisso che si incontra sub<strong>it</strong>o alla<br />

prima rampa ad altezza d’uomo,<br />

si è accompagnati dagli sguardi dei<br />

r<strong>it</strong>ratti dei Santi Barnab<strong>it</strong>i o di coloro<br />

che furono particolarmente vicini<br />

alla Congregazione. Salendo le<br />

scale si incontrano pertanto Sant’Antonio<br />

M. Zaccaria, San Paolo Apostolo,<br />

San Carlo Borromeo, San<br />

Biagio, San Francesco di Sales,<br />

Sant’Alessandro Sauli, San Francesco<br />

Saverio M. Bianchi. Poi compaiono<br />

una tela di San Filippo Neri<br />

e, infine, una rappresentazione moderna<br />

della Madonna della Divina<br />

Provvidenza.<br />

La Mostra Roma e i Santi Figlioli e<br />

Piante di Paolo, allest<strong>it</strong>a per l’occasione<br />

al III piano, nei locali rinnovati<br />

del sottotetto, con l’esposizione di<br />

diverse testimonianze documentali e<br />

iconografiche dei molteplici rapporti<br />

intercorsi tra i Barnab<strong>it</strong>i e la C<strong>it</strong>tà<br />

Eterna. In particolare evidenza le figure<br />

del Venerabile V<strong>it</strong>torio De Marino<br />

e del Servo di Dio Giovanni Semeria.<br />

La Postulazione Generalizia,<br />

dove vengono custod<strong>it</strong>e le reliquie<br />

dei santi e oltre 2500 volumi di Processi<br />

di Beatificazione e Canonizzazione<br />

riguardanti Barnab<strong>it</strong>i e non<br />

(stampati). La Pos<strong>it</strong>io più antica risulta<br />

essere quella del cardinale Palafox.<br />

Vi sono poi alcuni transunti<br />

manoscr<strong>it</strong>ti, sempre inerenti a Processi<br />

dei Chierici Regolari di San<br />

Paolo. Per l’occasione sono state<br />

mostrate al pubblico la Pos<strong>it</strong>io super<br />

introductione causae e la Pos<strong>it</strong>io super<br />

virtutibus di Sant’Antonio M.<br />

Zaccaria.<br />

La Biblioteca Storica, dove sono<br />

custod<strong>it</strong>e anche le opere e gli studi<br />

sui santi. Risalente al XVII secolo,<br />

contiene oltre 5000 volumi suddivisi<br />

in Sacra Scr<strong>it</strong>tura (testi e commenti),<br />

Patristica, Teologia, Storia, Agiografia,<br />

Spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à, Letteratura (latina,<br />

<strong>it</strong>aliana, greca e straniera), Dir<strong>it</strong>to<br />

Canonico e Civile, Concili e documenti<br />

ecclesiastici, Numismatica, Archeologia,<br />

L<strong>it</strong>urgia (con un’appendice<br />

di testi in lingue antiche e moderne,<br />

dal giapponese al persiano, ecc.).<br />

«S’apre questa nel più bel s<strong>it</strong>o e più<br />

sollevato di una magnifica e sontuosa<br />

casa, piena di dotti esemplari e<br />

virtuosi ab<strong>it</strong>atori, un s<strong>it</strong>o opportunamente<br />

ovato e capacissimo del numero<br />

e più di libri che contiene, secondo<br />

la natura arch<strong>it</strong>ettonica di tal<br />

figura, rivolta appunto a godere spaziosamente<br />

quell’aria e quell’aspetto<br />

dei venti che volle V<strong>it</strong>ruvio nella cost<strong>it</strong>uzione<br />

delle Librerie» (Piazza, Eusevologio<br />

romano, p. XCXLIV, Roma<br />

1698).<br />

La Cappella della Divina Provvidenza,<br />

ultima tappa della vis<strong>it</strong>a. Essa<br />

si trova nell’antico coro superiore<br />

della chiesa, e risale al 1680.<br />

Qui si conservano, oltre alla tela<br />

originale della Madonna della Divina<br />

Provvidenza – opera di Scipione<br />

Pulzone da Gaeta († 1597) –, i r<strong>it</strong>ratti<br />

del 1855, opera di Ercole Ruspi,<br />

dei tre Santi Barnab<strong>it</strong>i: Sant’Antonio<br />

M. Zaccaria, Sant’Alessandro<br />

M. Sauli e San Francesco Saverio<br />

M. Bianchi, oltre naturalmente a<br />

quello di San Carlo Borromeo, sovrastati<br />

da una volta affrescata con<br />

l’immancabile Rapimento al terzo<br />

cielo di San Paolo: «Conversatio<br />

nostra in coelis est» (Fil 3,20). Dopo<br />

un breve momento di preghiera,<br />

a tutti i gruppi è stata impart<strong>it</strong>a la<br />

benedizione con la reliquia del<br />

Santo Fondatore. La Chiesa dei Santi<br />

Biagio e Carlo ai Catinari. Accanto<br />

alla grandiosa cupola progettata<br />

Pos<strong>it</strong>io del Santo Fondatore<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 29


STORIA DELL’ORDINE<br />

vis<strong>it</strong>a alla Cappella della Divina Provvidenza<br />

sala San Paolo<br />

dal Rosati, decorata in oro e con gli<br />

affreschi del Domenichino, tra le<br />

varie opere d’arte aventi un particolare<br />

riferimento barnab<strong>it</strong>ico si trovano<br />

la Cappella Cavallerini dedicata<br />

a San Paolo e a Sant’Alessandro<br />

Sauli, la Cappella Filonardi<br />

dedicata a Sant’Antonio M. Zaccaria,<br />

la pala dell’altare maggiore rappresentante<br />

San Carlo che reca in<br />

processione il santo Chiodo durante<br />

la peste di Milano, la Gloria di San<br />

Carlo nel catino dell’abside e la<br />

cappella della Madonna della Divina<br />

Provvidenza, oltre agli altri<br />

innumerevoli riferimenti p<strong>it</strong>torici e<br />

artistici. Immancabili lo stemma<br />

“P.A.”, Paulus Apostolus, e il motto<br />

Humil<strong>it</strong>as del Borromeo. La sacrestia<br />

e il retro sacrestia, rispettivamente<br />

con la tela San Paolo ispirato<br />

nello scrivere le sue lettere e il Crocifisso<br />

in bronzo di Alessandro Algardi<br />

(† 1654) donato da Benedetto<br />

XIV ai Barnab<strong>it</strong>i per la loro particolare<br />

devozione a Cristo Crocifisso, e<br />

l’affresco del 1636 circa di Guido<br />

Reni, il quale r<strong>it</strong>rae San Carlo Borromeo<br />

in preghiera, già sulla facciata<br />

della Chiesa.<br />

L’es<strong>it</strong>o dell’iniziativa è stato di comune<br />

soddisfazione. Per l’occasione<br />

è stato distribu<strong>it</strong>o diverso materiale<br />

divulgativo riguardante la v<strong>it</strong>a, le<br />

opere e la spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à dei Barnab<strong>it</strong>i,<br />

oltre a quello dedicato ai nostri<br />

Santi, Venerabili e Servi di Dio. Hanno<br />

varcato il portone d’ingresso di<br />

S. Carlo 250 persone, che, guidate nella<br />

silenziosa penombra dei suoi ambienti<br />

austeri e solenni, per comune<br />

attestazione hanno percep<strong>it</strong>o le tracce<br />

di una sant<strong>it</strong>à paolino-zaccariana,<br />

che ancora commuove e affascina.<br />

Davvero singolare poi è il fatto<br />

che, in quegli stessi giorni dell’iniziativa,<br />

si montassero i tanto attesi ponteggi<br />

per il restauro della facciata interna<br />

della Casa, oramai fatiscente in<br />

alcune sue parti, soprattutto nei cornicioni.<br />

R<strong>it</strong>ornano così alla mente le<br />

belle parole del messaggio augurale<br />

del compianto Papa Paolo VI, che il<br />

18 ottobre 1975, in occasione del<br />

compimento del IV Centenario della<br />

venuta a Roma dei Padri Barnab<strong>it</strong>i,<br />

tra l’altro scriveva: «Giova ricordare<br />

che questa loro venuta [dei Barnab<strong>it</strong>i]<br />

ebbe inizio nel clima d’intenso<br />

rinnovamento, promosso dal Concilio<br />

Tridentino e nell’anno giubilare<br />

indetto da Papa Gregorio XIII nell’anno<br />

1575… [Ciò] non potrà non<br />

impegnare i Padri a r<strong>it</strong>emprare il loro<br />

zelo alle fonti della propria spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à,<br />

docili alle sollec<strong>it</strong>azioni dello<br />

spir<strong>it</strong>o e attenti ai bisogni più urgenti<br />

delle anime».<br />

Filippo Lovison<br />

facciata interna della Casa di San<br />

Carlo in restauro<br />

30<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


ALLA RICERCA<br />

DI UN’ETICA UNIVERSALE<br />

ETICA UNIVERSALE<br />

Oggetto di appassionato dibatt<strong>it</strong>o tanto da parte del mondo credente come da quello laico, la<br />

riflessione sull’etica universale e sulla legge naturale ha dato origine a molteplici interventi<br />

qualificati anche in amb<strong>it</strong>o ecclesiale. Nel presente articolo, il p. Giannicola Simone offre alcune<br />

suggestioni e risonanze nate dalla lettura del documento della Commissione teologica nazionale<br />

dal t<strong>it</strong>olo: «Alla ricerca di un’etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale».<br />

L<br />

a scorsa primavera sono<br />

usc<strong>it</strong>i due documenti significativi<br />

nel panorama<br />

della riflessione teologica della Chiesa,<br />

l’enciclica del papa Car<strong>it</strong>as in ver<strong>it</strong>ate<br />

e il libro Alla ricerca di un’etica<br />

universale: nuovo sguardo sulla legge<br />

naturale della commissione teologica<br />

nazionale (CTI), il primo più conosciuto<br />

e pubblicizzato, il secondo<br />

noto soltanto agli addetti ai lavori.<br />

Sebbene il desiderio, quasi la tentazione,<br />

di scrivere dell’enciclica sia<br />

forte, per la passione che ho per la<br />

dottrina sociale della Chiesa, il rispetto<br />

di una certa correttezza metodologica<br />

mi induce a rinunciarvi per<br />

concentrarmi sul testo della Commissione<br />

Teologica Nazionale, che mi<br />

consentirà di concludere la nostra riflessione<br />

sulla legge naturale. Sarà a<br />

partire da questa conclusione che diverrà<br />

possibile sviluppare in segu<strong>it</strong>o<br />

con maggior cognizione di causa e<br />

quindi con maggiore profond<strong>it</strong>à una<br />

riflessione anche sull’enciclica papale.<br />

Vorrei partire da una semplice constatazione,<br />

relativa a un documento<br />

che abbiamo più volte preso in esame,<br />

ossia la Dichiarazione Universale dei<br />

Dir<strong>it</strong>ti dell’Uomo (1948). Per quanto<br />

tale Dichiarazione sia stata approvata<br />

dalla maggioranza degli stati aderenti<br />

all’ONU, è nei fatti o non posta in pratica<br />

o interpretata secondo le diverse<br />

prospettive ideologiche e pol<strong>it</strong>iche dei<br />

diversi stati membri. Di fronte a questa<br />

s<strong>it</strong>uazione, è spontaneo chiedersi: è<br />

possibile fondare un’azione comune a<br />

salvaguardia dei dir<strong>it</strong>ti umani fondata<br />

su di un pensiero comune e condiviso,<br />

così come auspicata dalla Dichiarazione<br />

stessa?<br />

Il testo elaborato dalla Commissione<br />

Teologica Nazionale si pone appunto<br />

all’interno di questo dibatt<strong>it</strong>o,<br />

andromeda<br />

non tanto per dare o imporre risposte<br />

defin<strong>it</strong>ive e normative, quanto per<br />

contribuire alla riflessione che vorrebbe<br />

tutti più consapevoli e garanti<br />

di quei dir<strong>it</strong>ti che sono alla base della<br />

felic<strong>it</strong>à terrena che ciascuno cerca.<br />

Il bisogno, la ricerca della felic<strong>it</strong>à,<br />

non è un valore secondario o effimero,<br />

come potrebbe pensare chi pone fuori<br />

da questa v<strong>it</strong>a la più piena realizzazione<br />

di sé; non sono forse le beat<strong>it</strong>udini<br />

un inno al guadagno della felic<strong>it</strong>à, già<br />

da questa v<strong>it</strong>a? Lo sottolinea anche<br />

la Commissione Teologica Nazionale<br />

nell’aprire il proprio libro con questa<br />

domanda: «Esistono valori morali oggettivi,<br />

in grado di unire gli uomini e di<br />

procurare ad essi pace e felic<strong>it</strong>à?» (1).<br />

L’urgenza della risposta è sottolineata<br />

dal fatto che oggi «gli uomini hanno<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 31


ETICA UNIVERSALE<br />

preso maggiormente coscienza di formare<br />

una sola comun<strong>it</strong>à mondiale» (1).<br />

La prospettiva con cui la Commissione<br />

Teologica Internazionale (CTI)<br />

affronta il cammino di ricerca già indicato<br />

dalla Dichiarazione universale sui<br />

dir<strong>it</strong>ti dell’uomo (di cui già abbiamo<br />

scr<strong>it</strong>to) è in linea anche con la Dichiarazione<br />

per un’etica planetaria, formulata<br />

dal parlamento delle religioni del<br />

mondo, nel 1993, la quale afferma che<br />

esiste tra le religioni un consenso suscettibile<br />

di fondare un’etica planetaria,<br />

un consenso minimo che riguarda<br />

valori obbliganti, norme irrevocabili,<br />

tendenze morali essenziali, così riassumibili:<br />

1) Nessun ordine del mondo<br />

può esistere senza un’etica mondiale;<br />

2) ogni persona umana deve essere<br />

trattata umanamente; 3) esistono quattro<br />

valori irrinunciabili: non-violenza e<br />

rispetto della v<strong>it</strong>a; solidarietà; tolleranza<br />

e ver<strong>it</strong>à; uguaglianza dell’uomo e<br />

della donna; 4) è necessario un cambiamento<br />

di mental<strong>it</strong>à riguardo ai problemi<br />

dell’uman<strong>it</strong>à affinché ciascuno<br />

prenda coscienza della propria responsabil<strong>it</strong>à<br />

(vd. Civ. Catt 2009 II 534).<br />

Ai nn. 41 e 42 il documento della<br />

Chiesa afferma che: «Il bene morale<br />

corrisponde al desiderio profondo<br />

della persona umana che – come ogni<br />

essere – tende spontaneamente, naturalmente,<br />

verso ciò che la realizza<br />

pienamente, verso ciò che le consente<br />

di raggiungere la perfezione che le è<br />

propria, la felic<strong>it</strong>à… Spetta alla ragione<br />

del soggetto esaminare [come operare<br />

per la] realizzazione autentica<br />

della persona… Quest’ultima affermazione<br />

è cap<strong>it</strong>ale. Fonda la possibil<strong>it</strong>à<br />

di un dialogo con le persone appartenenti<br />

ad altri orizzonti culturali o religiosi.<br />

Valorizza l’eminente dign<strong>it</strong>à di<br />

ogni persona umana sottolineandone<br />

Cristo pantocratore<br />

la naturale disposizione a conoscere<br />

il bene morale che deve compiere».<br />

Il documento desidera anche e specialmente<br />

comprendere e contestualizzare<br />

meglio l’affermazione di san<br />

Paolo secondo la quale tutto è stato<br />

ricap<strong>it</strong>olato in Cristo e in Cristo trova<br />

la sua cifra di comprensione: «Ora,<br />

grazie a uno sguardo più profondo sul<br />

disegno di Dio di cui l’atto creatore è<br />

il preludio, la Scr<strong>it</strong>tura insegna ai credenti<br />

che questo mondo è stato creato<br />

nel Logos, da lui e per lui, il Verbo di<br />

Dio, il Figlio diletto del Padre, la Sapienza<br />

increata, e che il mondo ha in<br />

lui la v<strong>it</strong>a e la sussistenza. Infatti il Figlio<br />

è “immagine del Dio invisibile,<br />

primogen<strong>it</strong>o di tutta la creazione, poiché<br />

in lui furono create tutte le cose,<br />

nei cieli e sulla terra, quelle visibili e<br />

quelle invisibili [...]. Tutte le cose sono<br />

state create per mezzo di lui e in<br />

vista di lui. Egli è prima di tutte le cose<br />

e tutte sussistono in lui” (Col 1,15-<br />

17). Il Logos è dunque la chiave della<br />

creazione. L’uomo, creato a immagine<br />

di Dio, porta in sé un’impronta<br />

speciale di questo Logos personale.<br />

Perciò è chiamato ad essere conforme<br />

e assimilato al Figlio, «il primogen<strong>it</strong>o<br />

tra molti fratelli» (Rm 8,29) (103).<br />

Il documento, di cui le precedenti<br />

c<strong>it</strong>azioni già ci hanno offerto una prima<br />

indicazione sugli obiettivi e sui<br />

contenuti, si distingue in cinque cap<strong>it</strong>oli<br />

ossia Convergenze, che vogliono<br />

mostrare l’evoluzione del concetto di<br />

legge naturale dal mondo antico a<br />

quello cristiano attraverso la scr<strong>it</strong>tura,<br />

per arrivare a parlare del magistero<br />

della Chiesa in relazione alla legge<br />

naturale; La percezione dei valori morali,<br />

che spiega come la regola di fare<br />

il bene ed ev<strong>it</strong>are il male sia sent<strong>it</strong>a<br />

come fondante e determinante nel<br />

cammino morale dell’uman<strong>it</strong>à; I fondamenti<br />

della legge naturale, una riflessione<br />

ragionata e “aggiornata” sulla<br />

legge naturale; La legge naturale e<br />

la c<strong>it</strong>tà, che illustra le relazioni e le divergenze<br />

tra la c<strong>it</strong>tà di Dio e la c<strong>it</strong>tà<br />

degli uomini; Gesù Cristo, compimento<br />

della legge naturale, che delinea la<br />

grande nov<strong>it</strong>à della proposta cristiana<br />

e la legge nuova dello Spir<strong>it</strong>o santo.<br />

Come si evince dal quadro generale<br />

del documento, il materiale di riflessione<br />

e gli spunti di approfondimento<br />

richiederebbero almeno quattro<br />

numeri monografici dell’Eco dei<br />

Barnab<strong>it</strong>i per essere trattati e approfond<strong>it</strong>i,<br />

ma, considerati i lim<strong>it</strong>i di<br />

chi scrive e il rispetto della pazienza<br />

di chi legge, sarà bene offrire solo alcune<br />

pennellate (spero d’autore!).<br />

Trama di questa Ricerca di un’etica<br />

universale è sicuramente il metodo<br />

della Gaudium et spes, ord<strong>it</strong>o di questo<br />

nuovo sguardo sulla legge naturale<br />

è la rinnovata fede in Gesù Cristo: «La<br />

ricerca di un linguaggio etico comune<br />

è inseparabile da un’esperienza di<br />

conversione, con la quale persone e<br />

comun<strong>it</strong>à si allontanano dalle forze<br />

che cercano di imprigionare l’essere<br />

umano nell’indifferenza o lo spingono<br />

a innalzare muri contro l’altro o contro<br />

lo straniero. Il cuore di pietra – freddo,<br />

inerte e indifferente alla sorte del prossimo<br />

e del genere umano – deve trasformarsi,<br />

sotto l’azione dello Spir<strong>it</strong>o,<br />

in un cuore di carne, sensibile ai richiami<br />

della saggezza, alla compassione,<br />

al desiderio della pace e alla speranza<br />

per tutti. Questa conversione è<br />

la condizione di un vero dialogo» (4).<br />

Il metodo della conoscenza, del dialogo<br />

e del confronto con il mondo<br />

contemporaneo non è semplice irenismo,<br />

tanto che già nell’introduzione il<br />

documento denuncia il pericolo di un<br />

pos<strong>it</strong>ivismo giuridico, cioè quel delegare<br />

il riconoscimento e la formulazione<br />

dei valori di riferimento a scelte di<br />

semplice maggioranza con il pericolo<br />

di un relativismo soggettivo: «questo<br />

significherebbe aprire la via all’arb<strong>it</strong>rio<br />

del potere, alla d<strong>it</strong>tatura della maggioranza<br />

ar<strong>it</strong>metica e alla manipolazione<br />

ideologica, a detrimento del bene comune...<br />

La conseguenza è che la legislazione<br />

diventa spesso soltanto un<br />

compromesso tra interessi diversi; si<br />

tenta di trasformare in dir<strong>it</strong>ti interessi o<br />

desideri privati che si oppongono ai<br />

doveri derivanti dalla responsabil<strong>it</strong>à<br />

sociale… Il legislatore deve agire in<br />

modo eticamente responsabile. La pol<strong>it</strong>ica<br />

non può prescindere dall’etica<br />

né la legge civile e l’ordine giuridico<br />

possono prescindere da una legge morale<br />

superiore» (7). Il dibatt<strong>it</strong>o e il dialogo<br />

sono sempre necessari per una<br />

intelligente e pacifica convivenza, ma<br />

non possono emarginare la coscienza.<br />

La rinnovata fede in Cristo conduce<br />

i credenti a verificare continuamente<br />

il modo in cui testimoniano e trasmettono<br />

la fede e la morale che da essa<br />

deriva: «Nel corso della sua storia,<br />

nell’elaborazione della propria tradizione<br />

etica, la comun<strong>it</strong>à cristiana, guidata<br />

dallo Spir<strong>it</strong>o di Gesù Cristo e in<br />

dialogo cr<strong>it</strong>ico con le tradizioni di sa-<br />

32<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


ETICA UNIVERSALE<br />

pienza che ha incontrato, ha assunto,<br />

purificato e sviluppato tale insegnamento<br />

sulla legge naturale come norma<br />

etica fondamentale. Ma il cristianesimo<br />

non ha il monopolio della legge<br />

naturale. Infatti essa, fondata sulla<br />

ragione comune a tutti gli esseri umani,<br />

è la base di collaborazione fra tutti<br />

gli uomini di buona volontà, al di là<br />

delle loro convinzioni religiose» (9).<br />

Forte di questo monopolio non posseduto<br />

la CTI, dopo avere analizzato i<br />

riferimenti religiosi della legge naturale,<br />

si occupa della riflessione filosofica.<br />

Infatti, è stato il cammino filosofico<br />

dell’uomo che ha condotto a una tale<br />

distinzione e autonomia tra uomo e<br />

natura dell’uomo, sino a porre da parte<br />

la questione della legge naturale,<br />

nonostante questa sia ultimamente tornata<br />

alla ribalta per le ragioni di cui<br />

s’è fatto cenno all’inizio. Da sempre<br />

l’uomo ha sent<strong>it</strong>o una tensione verso<br />

quanto trascende i lim<strong>it</strong>i del “qui ed<br />

ora”, una comunione con quanto è<br />

spir<strong>it</strong>o e non soltanto concretezza e<br />

materia. Il cristianesimo ha tolto dall’oblio<br />

questa tensione annunciando e<br />

testimoniando il progetto di comunione<br />

tra lo Spir<strong>it</strong>o e il cosmo, tra lo Spir<strong>it</strong>o<br />

e la persona. Il cristianesimo non ha<br />

annullato, bensì mantenuto ed esaltato<br />

la dimensione metafisica dell’essere<br />

della natura offrendo la conoscenza<br />

della meta di questa tensione continua.<br />

«La persona non si oppone alla<br />

natura. Al contrario, natura e persona<br />

sono due nozioni che si completano.<br />

Da una parte, ogni persona umana è<br />

una realizzazione unica della natura<br />

umana intesa in senso metafisico.<br />

D’altra parte, la persona umana, nelle<br />

libere scelte con cui risponde nel concreto<br />

del suo «qui e ora» alla propria<br />

vocazione unica e trascendente, assume<br />

gli orientamenti dati dalla sua natura.<br />

Infatti la natura pone le condizioni<br />

di esercizio della libertà e indica un<br />

orientamento per le scelte che la persona<br />

deve compiere. Scrutando l’intelligibil<strong>it</strong>à<br />

della sua natura, la persona<br />

scopre così le vie della propria realizzazione»<br />

(68). Purtroppo l’evoluzione<br />

della filosofia, specialmente di quella<br />

moderna, porterà a separare e opporre<br />

la natura, la soggettiv<strong>it</strong>à umana e Dio.<br />

È l’eclissi della metafisica dell’essere.<br />

Ciò nonostante il cristiano, che ha<br />

sempre caro il fine della natura e dell’uomo,<br />

non smette di cercare delle<br />

vie di conciliazione. «Per rendere tutto<br />

il suo senso e tutta la sua forza alla<br />

nozione di legge naturale come fondamento<br />

di un’etica universale, bisogna<br />

rivolgere uno sguardo di sapienza,<br />

di ordine propriamente metafisico,<br />

capace di abbracciare simultaneamente<br />

Dio, il cosmo e la persona<br />

umana per riconciliarli nell’un<strong>it</strong>à analogica<br />

dell’essere, grazie all’idea di<br />

creazione come partecipazione» (71).<br />

Tutto ciò comporta il rinnovato interesse<br />

e approfondimento della libertà<br />

della persona non come concorrenza,<br />

bensì partecipazione alla Provvidenza<br />

di Dio. In forza della sua apertura verso<br />

il Bene assoluto, la libertà non è un<br />

assoluto auto-creatore di se stesso, ma<br />

una proprietà eminente di ogni soggetto<br />

persona. La natura, dell’uomo e del<br />

cosmo, non è solo tecnica, senza anima,<br />

bensì luogo di azione morale che<br />

partecipa e porta il Logos.<br />

Come forse è emerso da queste brevi<br />

e non esaustive annotazioni, il riferimento<br />

alla legge naturale da parte del<br />

pensiero cattolico si rende necessario:<br />

– per ev<strong>it</strong>are un pensiero molto<br />

comune e non vero, che solo le<br />

scienze pos<strong>it</strong>ive possano vantare il<br />

dir<strong>it</strong>to di essere razionali;<br />

– per superare l’individualismo relativista<br />

e recuperare il valore oggettivo<br />

delle norme fondamentali che<br />

regolano la v<strong>it</strong>a sociale e pol<strong>it</strong>ica;<br />

– per rivendicare il dir<strong>it</strong>to di intervenire<br />

della Chiesa cattolica nel dibatt<strong>it</strong>o<br />

su argomenti aventi a che fare<br />

con la legge naturale in forza della<br />

preoccupazione per il bene della<br />

società;<br />

– per ricordare che le leggi civili<br />

non obbligano la coscienza quando sono<br />

in contraddizione con la legge naturale,<br />

e chiedere il riconoscimento dell’obiezione<br />

di coscienza, come pure il<br />

dovere della disobbedienza in nome<br />

dell’obbedienza a una legge più alta.<br />

Particolarmente significativo e di valore<br />

il riferimento finale del documento<br />

a Cristo, quale piena realizzazione<br />

dell’uomo, che promuove l’appello<br />

conclusivo: «Offrendo il nostro contributo<br />

alla ricerca di un’etica universale<br />

e proponendone un fondamento razionalmente<br />

giustificabile, desideriamo<br />

inv<strong>it</strong>are gli esperti e i portavoce<br />

delle grandi tradizioni religiose, sapienziali<br />

e filosofiche dell’uman<strong>it</strong>à a<br />

procedere a un lavoro analogo a partire<br />

dalle loro fonti, per giungere ad un<br />

riconoscimento comune di norme morali<br />

universali fondate su un approccio<br />

razionale alla realtà. Questo lavoro è<br />

necessario e urgente. Dobbiamo arrivare<br />

a dirci, al di là delle nostre convinzioni<br />

religiose e della divers<strong>it</strong>à dei<br />

nostri presupposti culturali, quali sono<br />

i valori fondamentali per la nostra comune<br />

uman<strong>it</strong>à, in modo da lavorare<br />

insieme a promuovere comprensione,<br />

riconoscimento reciproco e cooperazione<br />

pacifica fra tutte le componenti<br />

della famiglia umana» (116).<br />

Giannicola Simone<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 33


PRASSI MEDITATIVE<br />

PRASSI MEDITATIVE A CONFRONTO<br />

A VENT’ANNI DALLA LETTERA<br />

DI RATZINGER SULLA PREGHIERA<br />

La Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla med<strong>it</strong>azione cristiana in rapporto<br />

alle prassi med<strong>it</strong>ative del vicino e del lontano Oriente ha cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o una pietra miliare nel dialogo<br />

interreligioso. L’ammonimento di Gandhi e la testimonianza di tre Carmel<strong>it</strong>ani. La ricerca di un<br />

accademico pontificio.<br />

N<br />

el tardo autunno del<br />

1989 usciva, a firma del<br />

card. Ratzinger, prefetto<br />

della Congregazione per la Dottrina<br />

della Fede (CDF), una Lettera ai vescovi<br />

della Chiesa cattolica su Alcuni<br />

aspetti della med<strong>it</strong>azione cristiana.<br />

La data del documento e quella dell’effettiva<br />

promulgazione nascondevano<br />

un eloquente richiamo alla tradizione<br />

del Carmelo: 15 ottobre,<br />

santa Teresa d’Avila e 14 dicembre,<br />

san Giovanni della Croce. A vent’anni<br />

dall’Orationis formas (questo il t<strong>it</strong>olo<br />

ufficiale), un libro a più mani di<br />

autori che grav<strong>it</strong>ano nell’orb<strong>it</strong>a carmel<strong>it</strong>ana<br />

ne cost<strong>it</strong>uisce il migliore e<br />

più attuale commento. Si tratta di<br />

Med<strong>it</strong>azione cristiana di consapevolezza,<br />

curato da Mary Jo Meadow,<br />

terziaria carmel<strong>it</strong>ana e professoressa<br />

di psicologia e studi religiosi, Kevin<br />

Culligan fondatore dell’Ist<strong>it</strong>uto di studi<br />

carmel<strong>it</strong>ani e Daniel Chowning direttore<br />

dei Carmel<strong>it</strong>ani scalzi per la<br />

Provincia di Washington.<br />

Prima però di soffermarci sia pure<br />

rapidamente su quest’opera, vogliamo<br />

dare uno sguardo ai motivi che hanno<br />

ispirato il documento vaticano e all’<strong>it</strong>er<br />

laborioso che ha compiuto prima<br />

di vedere la luce. Che la med<strong>it</strong>azione<br />

praticata in amb<strong>it</strong>o cattolico si sia trovata<br />

di fronte ad altre tradizioni med<strong>it</strong>ative<br />

è un dato di fatto quantomeno a<br />

partire dagli anni Sessanta, e che questo<br />

abbia comportato un ripensamento<br />

e un arricchimento di metodi è altrettanto<br />

evidente. Che poi a interessarsi<br />

del problema sia stata la CDF, lo<br />

si deduce dal fatto che «la legge del<br />

credere è legge del pregare», in quanto<br />

la pratica dell’orazione ha uno<br />

stretto rapporto con il credo che si<br />

professa e la cui tutela rientra nel<br />

«santo ufficio» della Chiesa docente.<br />

importanza del dialogo<br />

A motivare il crescente interesse che<br />

il mondo cristiano dell’Occidente riserva<br />

alle tradizioni del vicino e lontano<br />

Oriente, è non unicamente la visione<br />

planetaria delle realtà umane tipica<br />

della moderna sensibil<strong>it</strong>à multiculturale<br />

e interculturale, ma lo spir<strong>it</strong>o di dialogo<br />

di cui si è fatta promotrice la<br />

Chiesa del Vaticano II. Nei documenti<br />

del magistero pontificio che sviluppano<br />

quest’aspetto tipicamente «cattolico»,<br />

si afferma che il dialogo è lo strumento<br />

che «rende presente Dio in<br />

mezzo a noi, perché mentre ci apriamo<br />

l’un l’altro ci apriamo anche a<br />

Dio, il cui Spir<strong>it</strong>o guida gli uomini alla<br />

libertà solo quando questi si fanno incontro<br />

l’uno all’altro». Di qui l’esigenza<br />

di «rapporti amichevoli tra i credenti<br />

di diverse religioni», chiamati a<br />

«condividere le loro esperienze di preghiera,<br />

di contemplazione, di fede». In<br />

mer<strong>it</strong>o a quest’ultimo aspetto va menzionata<br />

la Dichiarazione finale della II<br />

Assemblea plenaria dei vescovi cattolici<br />

dell’Asia (1978), dove si legge: «La<br />

preghiera asiatica ha molto da offrire a<br />

un’autentica spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à cristiana: una<br />

preghiera riccamente sviluppata di tutta<br />

la persona nell’un<strong>it</strong>à di corpo-psiche-spir<strong>it</strong>o;<br />

la contemplazione caratterizzata<br />

da una profonda interior<strong>it</strong>à e<br />

immanenza, i libri e le scr<strong>it</strong>ture sacre e<br />

34<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


PRASSI MEDITATIVE<br />

venerabili (…) i metodi di concentrazione<br />

scoperti dalle antiche religioni<br />

orientali, le forme semplificate di preghiera<br />

[con cui] tanti facilmente rivolgono<br />

a Dio il cuore e la mente nella<br />

v<strong>it</strong>a quotidiana».<br />

Il dialogo che la Lettera istruisce sulla<br />

med<strong>it</strong>azione tra Est e Ovest (come<br />

suona il t<strong>it</strong>olo di un notevole saggio in<br />

mer<strong>it</strong>o), comporta un serio discernimento<br />

e deve obbedire all’inv<strong>it</strong>o rivolto<br />

da Gandhi «a guardare a ogni religione»,<br />

e quindi alle rispettive tradizioni,<br />

«dallo stesso punto di vista di<br />

colui che le professa con fervore».<br />

Questo ha indotto l’équipe della CDF<br />

a prendere atto che esiste una trasposizione<br />

cristiana di molti elementi contenuti<br />

nelle vie di preghiera non cristiane,<br />

elementi che possono essere<br />

assunti senza difficoltà, anche se con<br />

rettifiche e approfondimenti. Così da<br />

chiedersi se non si potrebbe, attraverso<br />

una nuova educazione alla preghiera,<br />

arricchire ciò che è proprio e<br />

acquisire ciò che finora era estraneo.<br />

In particolare si poneva in rilievo l’importanza<br />

del silenzio e dell’espressione<br />

corporale come simbolo dell’atteggiamento<br />

interiore, così da vivere costantemente<br />

alla presenza di Dio in<br />

mezzo alle sollec<strong>it</strong>azioni esterne.<br />

l’<strong>it</strong>er del documento<br />

Quanto si è detto finora spiega come<br />

nella primavera del 1984 la CDF<br />

mise in cantiere quella che da lì a cinque<br />

anni sarebbe diventata l’Orationis<br />

formae. Ci si domandava infatti quale<br />

fosse l’aspetto caratterizzante della<br />

preghiera cristiana e quale discernimento<br />

fosse necessario nell’accogliere<br />

le tradizioni oranti, soprattutto med<strong>it</strong>ative,<br />

dell’Oriente, onde ev<strong>it</strong>are di incorrere<br />

in antichi errori e soprattutto<br />

di cadere in quello che la Lettera definisce<br />

«pernicioso sincretismo».<br />

Nella primavere dal 1986, ai primi<br />

due progetti del documento di ispirazione<br />

carmel<strong>it</strong>ana, se ne affiancò un<br />

terzo, più attento nel mettere a confronto,<br />

su un piano di par<strong>it</strong>à, le tradizioni<br />

med<strong>it</strong>ative sorte in amb<strong>it</strong>o cristiano con<br />

quelle indo-buddhiste, così da offrire<br />

elementi utili per un serio e costruttivo<br />

confronto (cf. I cristiani e le prassi med<strong>it</strong>ative<br />

delle grandi religioni asiatiche,<br />

in La preghiera, C<strong>it</strong>tà Nuova 1988, pp.<br />

363-386). Finalmente l’atteso documento<br />

vide la luce nell’autunno del<br />

1989. Una coincidenza (fortu<strong>it</strong>a?) gettava<br />

luce peraltro su un curioso ma significativo<br />

retroscena che richiamiamo en<br />

passant. Il giorno stesso in cui la Lettera<br />

era resa di pubblico dominio, sul settimanale<br />

“Il Sabato” veniva pubblicato<br />

un articolo “inquis<strong>it</strong>orio” nei confronti<br />

di un testo mistico usc<strong>it</strong>o per la prima<br />

volta in <strong>it</strong>aliano nel maggio del 1981:<br />

La Nube della non-conoscenza. E infatti<br />

il pronunciamento della CDF, parlando<br />

delle «proposte» di «fusione» tra i<br />

due universi med<strong>it</strong>ativi cristiano e noncristiano,<br />

si riferiva tra l’altro a quanti,<br />

«andando oltre» la preparazione psicofisica<br />

caratteristica delle prassi asiatiche,<br />

«cercano di generare, con diverse<br />

tecniche, esperienze spir<strong>it</strong>uali analoghe<br />

a quelle di cui si parla in scr<strong>it</strong>ti di certi<br />

mistici cattolici». In nota si rimandava<br />

esplic<strong>it</strong>amente alla Nube, indicata con<br />

il t<strong>it</strong>olo <strong>it</strong>aliano, a differenza di tutte le<br />

altre opere c<strong>it</strong>ate nella lingua originale,<br />

compreso il fiammingo… Sembra sia<br />

sfugg<strong>it</strong>o il fatto che «l’alto e santo Tutto<br />

di Dio” e “il nobile e amoroso nulla»<br />

dell’uomo su cui grav<strong>it</strong>a la Nube, coincidono<br />

con il «todo y nada» di Giovanni<br />

della Croce e trovano un singolare riscontro<br />

con le tradizioni asiatiche.<br />

la med<strong>it</strong>azione di consapevolezza<br />

(vipàssana)<br />

In ogni caso un testo in gestazione in<br />

quegli stessi anni avrebbe dissipato<br />

ogni fraintendimento sullo stretto rapporto<br />

che lega autentiche pratiche di<br />

orazione profonda. Si tratta del Catechismo<br />

della Chiesta cattolica del<br />

1992, il quale, parlando delle «espressioni<br />

della preghiera», sottolinea con<br />

vigore l’importanza della dimensione<br />

psicofisica e del silenzio davanti a Dio,<br />

aspetti che stanno pure alla base delle<br />

pratiche med<strong>it</strong>ative orientali, che la<br />

Lettera riassumeva nelle voci yoga e<br />

zen (peraltro spostate dal testo in una<br />

rapida nota nella redazione finale).<br />

Non si c<strong>it</strong>ava invece la vipàssana, propria<br />

dell’originaria prassi buddhista, anche<br />

se all’epoca si stava diffondendo in<br />

amb<strong>it</strong>o cristiano, come fanno fede i tre<br />

autori da cui abbiamo preso le mosse.<br />

Radicati nella scuola carmel<strong>it</strong>ana, essi<br />

hanno compiuto non pochi r<strong>it</strong>iri di<br />

vipàssana e ne hanno tratto il convincimento<br />

che tale pratica non soltanto<br />

consente di valorizzare con metodi raffinatissimi<br />

«il simbolismo psicofisico<br />

spesso carente nella preghiera dell’Occidente»<br />

– così la Lettera di Ratzinger –,<br />

ma spiana la via, come si è già detto, a<br />

quel «nada» che è la condizione essenziale<br />

per aprirci alla percezione amorosa<br />

del «Todo». È così che gli autori che<br />

stiamo c<strong>it</strong>ando concludono perentoriamente:<br />

«I cristiani possono servirsi della<br />

pratica della consapevolezza (alias<br />

della vipàssana) per approfondire la<br />

propria unione personale con Dio nell’amore,<br />

per entrare più pienamente<br />

nel mistero pasquale di Gesù e per<br />

aprirsi completamente alle ispirazioni<br />

dello Spir<strong>it</strong>o santo. È questo a trasformare<br />

la vipàssana buddhista nella med<strong>it</strong>azione<br />

cristiana di consapevolezza»<br />

(p. 250. Sottolineature nostre). La quale,<br />

sempre al dire degli stessi, «affronta<br />

direttamente le principali preoccupazioni<br />

del mon<strong>it</strong>o vaticano» che «metteva<br />

in guardia contro un’errata interpretazione<br />

delle esperienze med<strong>it</strong>ative».<br />

Per restare in tema va segnalato,<br />

concludendo, il saggio Yoga e preghiera<br />

cristiana. Percorsi di liberazione<br />

interiore (Paoline 2009) dovuto alla<br />

penna e soprattutto all’esperienza<br />

di Marco Guzzi, nominato recentemente<br />

dal papa membro ordinario<br />

della Pontificia Accademica di belle<br />

Arti e Lettere. Vi si potranno trovare<br />

somiglianze e differenze tra due mondi<br />

spir<strong>it</strong>uali messi a confronto e chiamati<br />

a interagire in ordine alla «liberazione<br />

interiore», a un tempo dono e<br />

comp<strong>it</strong>o di ogni ricercatore spir<strong>it</strong>uale.<br />

Chi non ricorda il «va libero a Dio»<br />

del nostro padre Fondatore?<br />

Antonio Gentili<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 35


SAN BARNABA<br />

I RESTAURI DELLA SACRESTIA<br />

E DELLA FACCIATA DEL SANTUARIO<br />

DI S. ANTONIO MARIA ZACCARIA<br />

Il giorno 26 settembre 2009, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, è stato<br />

presentato al pubblico il restauro della Sacrestia della Chiesa dei Santi Paolo e Barnaba in<br />

Milano, mentre proseguono gli urgenti lavori di restauro della sua facciata, sempre finanziati<br />

dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia. Uno sguardo alle relative e puntuali relazioni<br />

predisposte dallo Studio di Restauro Luigi Parma, danno un’idea dell’importanza degli interventi<br />

decisi e promossi dalla locale Comun<strong>it</strong>à dei Padri Barnab<strong>it</strong>i, custode delle spoglie mortali del<br />

Santo Fondatore.<br />

I<br />

l 21 ottobre 1545 Giacomo<br />

Antonio Morigia, uno<br />

dei cofondatori dell’Ordine<br />

dei Barnab<strong>it</strong>i, pose «la prima pietra<br />

per la nuova fabbrica» sul luogo<br />

della preesistente chiesa, che era denominata<br />

Prepos<strong>it</strong>urale di San Barnaba<br />

in Brovo. La chiesa, che venne<br />

consacrata nel 1547, si rivelò sub<strong>it</strong>o<br />

troppo piccola, e nel 1556 venne incaricato<br />

Galeazzo Alessi per la progettazione<br />

di una nuova e più ampia.<br />

I lavori cominciarono dalla parte<br />

del coro e del presb<strong>it</strong>erio; nel<br />

1567 la chiesa fu fin<strong>it</strong>a, e completata<br />

nelle decorazioni interne nel<br />

1568, quando San Carlo Borromeo<br />

venne a celebrare la prima messa<br />

sull’altare maggiore, che egli stesso<br />

aveva donato.<br />

la Sacrestia di S. Barnaba<br />

interno del Santuario. Sotto l’altare, l’urna in rame dorato contenente i resti<br />

mortali di S. Antonio M. Zaccaria<br />

Legati alla tradizione di fine Seicento<br />

e inizio Settecento – le quadrature<br />

a Milano e in Lombardia furono<br />

tipicamente barocche e derivanti dalla<br />

scuola bolognese, che rispondeva<br />

alle teorie del grande padre della<br />

quadratura, che era stato Andrea<br />

Pozzo – i fratelli Gerolamo e Battista<br />

Grandi, varesini, furono gli autori<br />

della decorazione della Sacrestia di<br />

San Barnaba, le cui finte e solide arch<strong>it</strong>etture<br />

furono rese più vive con<br />

l’introduzione di elementi decorativi<br />

(vasi con fiori e ghirlande), che sarebbero<br />

state una caratteristica della<br />

quadratura lombarda anche in epoca<br />

successiva. Essa contiene un’interessante<br />

collezione di dipinti riun<strong>it</strong>a nel<br />

corso del tempo dai Padri Barnab<strong>it</strong>i,<br />

comprendente tele di Guglielmo<br />

Caccia, detto il Moncalvo, e dell’amb<strong>it</strong>o<br />

di Camillo Procaccini.<br />

Le rappresentazioni figurative (San<br />

Paolo rap<strong>it</strong>o al terzo cielo), dipinte in<br />

un ovale da Carlo Preda, furono armoniosamente<br />

contenute e completate<br />

dalla finta prospettiva. Il ciclo<br />

p<strong>it</strong>torico è stato realizzato prevalentemente<br />

con la tecnica denominata<br />

“Bianco di Calce” per cui la carbonatazione<br />

avveniva principalmente<br />

all’interno della materia cromatica,<br />

grazie alla calce idrata aggiunta, che<br />

poteva comunque sommarsi alla carbonatazione<br />

dell’intonaco, qualora il<br />

colore si fosse distribu<strong>it</strong>o sulla superficie<br />

ancora fresca di stesura.<br />

36<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


SAN BARNABA<br />

calce e sabbia a grossa granulometria<br />

per gli strati più profondi, e calce,<br />

sabbia e polvere di marmo a<br />

granulometria fine, per gli strati più<br />

superficiali.<br />

Raramente opere tipologicamente<br />

diverse vengono restaurate contemporaneamente.<br />

Solo in un’altra<br />

occasione, alcuni anni fa, la stessa<br />

d<strong>it</strong>ta ha avuto infatti l’opportun<strong>it</strong>à<br />

di restaurare i dipinti murali e le tele<br />

di un’altra chiesa dei Padri Barnab<strong>it</strong>i,<br />

Santa Maria del Carrobiolo,<br />

a Monza, dove una grande sinergia<br />

tra pubblico, in questo caso la Soprintendenza<br />

ai Beni Artistici di<br />

Milano, e lo sforzo privato dei Padri,<br />

ha permesso a numerose platee<br />

di ammirare le tele di Simone Peterzano,<br />

del Moncalvo, e del Semino,<br />

simultaneamente le grandi volte<br />

affrescate da Andrea Porta e dai<br />

quadraturisti Giovan Battista e Gerolamo<br />

Grandi.<br />

le opere<br />

sacrestia - San Paolo in gloria - all’interno della quadratura della volta<br />

il restauro<br />

La sacrestia di San Barnaba aveva<br />

subìto nel corso degli anni diversi<br />

interventi manutentivi, che avevano<br />

interessato gli affreschi sia della<br />

volta come delle pareti. L’intervento<br />

è stato pertanto preceduto e affiancato<br />

da una fase di ricerca che<br />

ha permesso di avere un quadro<br />

attendibile sui materiali impiegati<br />

negli interventi precedenti e sullo<br />

stato di conservazione attuale. Le<br />

osservazioni avevano evidenziato<br />

un’importante stratificazione di<br />

polveri di depos<strong>it</strong>o e di materiale<br />

incongruo; diverse velature biancastre<br />

(cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e dalla proliferazione<br />

di sali, diffuse sulla volta soprattutto<br />

nelle zone interessate da infiltrazioni<br />

di umid<strong>it</strong>à); numerose ridipinture<br />

di natura organica (deturpanti<br />

la superficie p<strong>it</strong>torica della<br />

volta); altrettante ridipinture esegu<strong>it</strong>e<br />

con materiale sintetico sovrapposte<br />

(in buona parte alla decorazione<br />

originale); numerose stuccature<br />

di materiale incongruo e<br />

abrasioni del colore; altrettante cadute<br />

di pigmento p<strong>it</strong>torico.<br />

L’intervento di pul<strong>it</strong>ura si rendeva<br />

necessario sia per motivi estetici<br />

che conservativi. Si è concentrato<br />

dapprima sugli affreschi della volta,<br />

con la rimozione a secco, mediante<br />

gomme sintetiche, della stratificazione<br />

polverosa, e con impacchi di<br />

acqua distillata, satura di carbonato<br />

di ammonio, per rimuovere le solfatazioni<br />

biancastre presenti. La<br />

metodologia di pul<strong>it</strong>ura, che è stato<br />

necessario diversificare, è stata<br />

messa a punto in modo da rispettare<br />

alcuni requis<strong>it</strong>i fondamentali, come<br />

il rispetto esecutivo degli affreschi<br />

(con grande attenzione a non<br />

rimuovere i numerosi r<strong>it</strong>occhi a<br />

secco e a lim<strong>it</strong>are la penetrazione<br />

dei solventi all’interno dei materiali<br />

cost<strong>it</strong>utivi, ev<strong>it</strong>ando pericolose interazioni<br />

tra agenti di pul<strong>it</strong>ura, leganti<br />

e pigmenti originali). Gli affreschi<br />

delle pareti sono stati in parte recuperati<br />

con un attento e faticoso lavoro<br />

di rimozione delle grandi ridipinture<br />

sintetiche, recuperando<br />

così cromie e materia p<strong>it</strong>torica sottostante.<br />

Per il risarcimento delle<br />

lacune degli affreschi si è riproposta<br />

la stratigrafia originale, ovvero<br />

Prima di entrare nella sacrestia –<br />

ora vero gioiello artistico riportato<br />

al suo naturale splendore – sulla<br />

parete esterna si ammira la tela del<br />

XVII secolo raffigurante S. Antonio<br />

M. Zaccaria con un giglio tra le mani<br />

(secondo provate testimonianze,<br />

oggetto di un fatto miracoloso: nel<br />

1747, visto da alcuni fedeli, il San-<br />

sacrestia - S. Michele Arcangelo<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 37


SAN BARNABA<br />

sacrestia - interno<br />

sacrestia - Visione di San Pietro e Visione di San Francesco<br />

to avrebbe mosso il braccio destro<br />

in segno di benedizione; da quel<br />

momento il giglio, prima dir<strong>it</strong>to sul<br />

fianco sinistro, rimase reclinato sul<br />

braccio), mentre sul cortiletto a<br />

fianco è visibile un affresco di Madonna<br />

che adora il Bambino (metà<br />

XVI secolo).<br />

Cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da una stanza quadrangolare<br />

(nella parte opposta all’ingresso<br />

vi sono due aperture che portano<br />

a un piccolo ambiente di servizio,<br />

con un lavabo in marmo del 1756) a<br />

volta a botte ad arco ribassato, la<br />

quadratura della volta circonda un<br />

S. Paolo in gloria (affresco di Carlo<br />

Preda, 1708), mentre alle pareti ci<br />

sono dodici splendide tele: sopra<br />

l’ingresso si trova una Crocifissione<br />

del XVII secolo, mentre ai due lati la<br />

Visione di San Pietro e la Visione di<br />

San Francesco, dipinti esegu<strong>it</strong>i per<br />

mano forse del Moncalvo (primi decenni<br />

del 1600). Sulla parete di fondo<br />

una Madonna col Bambino e<br />

Sant’Antonio di Padova (copia di fine<br />

’700 dall’originale di Van Dyck custod<strong>it</strong>o<br />

a Brera), mentre ai lati San Paolo<br />

in catene e il Salvatore (autore ignoto,<br />

fine XVI secolo).<br />

Sulle pareti laterali spiccano le<br />

tele più grandi: l’Annunciazione e<br />

S. Michele Arcangelo (probabilmente<br />

del Procaccini), mentre verso<br />

l’ingresso due copie cinquecentesche<br />

riprese dai pannelli del pol<strong>it</strong>tico<br />

del Perugino: l’Arcangelo<br />

Raffaele e San Michele Arcangelo.<br />

Verso il fondo della sacrestia si<br />

fronteggiano una Immacolata (seconda<br />

metà del XVI secolo) e Angeli<br />

musicanti (copia di un particolare<br />

della pala di Paris Bordone in<br />

S. Maria dei Miracoli presso S. Celso,<br />

fine XVI secolo).<br />

Come recente nov<strong>it</strong>à, vi si trova<br />

anche il notissimo altare maggiore,<br />

prima in chiesa; costruzione realizzata<br />

nel 1635 in ebano rivest<strong>it</strong>o con<br />

guscio di tartaruga marina e ornamenti<br />

in argento, che nella parte inferiore<br />

e sul retro presenta sbalzi<br />

d’argento dorato con i busti e gli<br />

stemmi dei SS. Paolo e Barnaba tolti<br />

dal vecchio paliotto dell’altare.<br />

Uscendo dalla sacrestia, nel corridoio<br />

che porta alla casa religiosa,<br />

è infine esposta una Deposizione<br />

(Francesco Bellone, XVII secolo,<br />

copia di un’opera di Gaudenzio<br />

Ferrari appartenente alla Pinacoteca<br />

di Torino).<br />

38<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


SAN BARNABA<br />

facciata, anno 1965<br />

la facciata di S. Barnaba<br />

facciata, prima dell’inizio dei restauri<br />

del 20 luglio 2009<br />

Non è la prima volta che si procede<br />

al restauro della facciata di S. Barnaba,<br />

particolarmente esposta al<br />

degrado causato dall’inquinamento<br />

c<strong>it</strong>tadino. Solo per il secolo scorso,<br />

occorre ricordare l’intervento operato<br />

dall’arch<strong>it</strong>etto Beltrame nel 1902.<br />

Più tardi, il 6 maggio 1965, l’Arcivescovo<br />

di Milano, Card. Giovanni Colombo,<br />

inaugurava i restauri della<br />

facciata curati dal Prof. Giovanni<br />

Stoppani e benediceva le sue nuove<br />

porte di bronzo. Ambedue si erano<br />

cimentati con un’operazione particolarmente<br />

delicata circa il timpano,<br />

sanando le pareti, stuccando e rifacendo<br />

gli intonaci, restaurando gli<br />

stucchi in parte cadenti, rimodellando<br />

le colonne corinzie.<br />

Il 20 luglio 2009 sono iniziati nuovi<br />

lavori di restauro della facciata<br />

della chiesa di San Barnaba, anch’essi<br />

finanziati dalla Fondazione Banca<br />

del Monte di Lombardia. Il progettista<br />

è l’arch<strong>it</strong>etto Daniela Fiocchi,<br />

mentre i lavori sono stati affidati<br />

sempre alla d<strong>it</strong>ta Studio di Restauro<br />

Luigi Parma, sotto l’alta sorveglianza<br />

della Soprintendenza Beni Arch<strong>it</strong>ettonici<br />

e Paesaggistici di Milano. Le<br />

brave restauratrici sono Daniela Traverso,<br />

Francesca Espos<strong>it</strong>o e Milena<br />

Monti.<br />

lo stato conservativo<br />

La facciata è divisa in due ordini di<br />

colonne più un frontone (nell’ordine<br />

proporzionale di 4 a 3 e di 1,5<br />

ascendente). Ogni ordine di colonne<br />

presenta tre aperture, quello inferiore<br />

facciata - San Paolo, particolare<br />

oggi, in attesa della fine dei restauri<br />

ha lesene con cap<strong>it</strong>elli ionici, portone<br />

formato da due colonne scanalate<br />

con cap<strong>it</strong>ello corinzio, poggianti su<br />

basamenti a forma di parallelepipedo.<br />

I cap<strong>it</strong>elli reggono una semplice<br />

trabeazione, sulla quale posa il timpano,<br />

puramente classico.<br />

L’ordine superiore con colonne<br />

corinzie – diviso dal sottostante da<br />

una trabeazione con dedica (SS.<br />

facciata - San Paolo, particolare<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 39


SAN BARNABA<br />

cui vi è un serpente) c’è il frontone.<br />

Anch’esso adorno di stucchi<br />

con decorazioni sobrie di ghirlande,<br />

perline, motivi floreali, volute,<br />

e al centro una testa di grifone alato.<br />

Il fianco laterale della chiesa<br />

verso Via San Barnaba, appare<br />

sobrio e privo di ogni elemento<br />

arch<strong>it</strong>ettonico e decorativo, se si<br />

eccettuano le finestre tripart<strong>it</strong>e e la<br />

lieve sporgenza delle lesene che<br />

suggerisce la sequenza delle cappelle<br />

laterali. La superficie muraria<br />

è semplicemente intonacata con<br />

una zoccolatura in pietra bocciardata,<br />

che la delim<strong>it</strong>a dalla quota<br />

marciapiede.<br />

il restauro<br />

trabeazione con dedica agli Apostoli Paolo e Barnaba<br />

le restauratrici al lavoro<br />

PAULO ET BARNABAE APP.) – ha<br />

ancora due nicchie laterali, che si<br />

concludono con fastigio con due<br />

volute spezzate e testa di figura<br />

m<strong>it</strong>ica, che osp<strong>it</strong>ano le statue di<br />

San Paolo a sinistra e di San Pietro<br />

a destra. Al centro una loggia con<br />

finestra sermana di stile palladiano.<br />

Sopra la finestra due quadrati<br />

con testa di mascheroni circondati<br />

da motivi floreali, e, al centro di<br />

essi, una testa di putto e motivo di<br />

perline. Sopra, diviso da un ricco<br />

fregio in stucco (a motivi floreali<br />

con volute e rosette e al centro due<br />

putti che reggono un cartiglio su<br />

Il degrado, che interessa la superficie<br />

esterna, è in relazione all’esposizione<br />

e alla tipologia del materiale<br />

interessato.<br />

La pietra tenera di Vicenza delle<br />

sculture è interessata da alterazioni<br />

e degradazioni di varia natura:<br />

croste nere (strato superficiale<br />

di alterazione dovuto all’accumulo<br />

di sostanze derivanti dall’inquinamento<br />

o veicolate in superficie<br />

dall’acqua; sono concentrate maggiormente<br />

nei sottosquadri del modellato);<br />

depos<strong>it</strong>o superficiale (accumulo<br />

di spessore variabile e<br />

scarsa coerenza e aderenza di materiali<br />

estranei di varia natura, quali<br />

polvere, terriccio, ecc; interessa<br />

diffusamente le superfici delle sculture<br />

con maggiore concentrazione<br />

sulle superfici orizzontali e oblique);<br />

disgregazione ed erosione<br />

(coesione di materiale lapideo caratterizzata<br />

da scagliature, esfoliazioni<br />

e rigonfiamenti; manifestazione<br />

associata al fenomeno delle<br />

croste nere, sono concentrate in<br />

corrispondenza delle mancanze di<br />

materiale); mancanze di materiale<br />

lapideo (caduta, accompagnata dalla<br />

disgregazione di materiale lapideo<br />

sottostante deteriorato); alveolizzazione<br />

(disgregazione che si<br />

manifesta con la formazione di cav<strong>it</strong>à<br />

di forme e dimensioni variabili,<br />

interconnesse e distribu<strong>it</strong>e non<br />

uniformemente; interessa in modo<br />

disomogeneo buona parte delle<br />

superfici lapidee); ruscellamento<br />

(alterazione che si manifesta per<br />

azione della pioggia, che, battendo<br />

su una superficie verticale o a coe-<br />

40<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


SAN BARNABA<br />

facciata - particolare<br />

sione, mobil<strong>it</strong>a e ridepos<strong>it</strong>a particelle<br />

aderenti ad essa); stuccature<br />

incoerenti (presenza di stuccature<br />

di materiale incongruo).<br />

Il Ceppo di Poltragno delle quattro<br />

edicole, dei cap<strong>it</strong>elli ionici, dei<br />

cap<strong>it</strong>elli corinzi del II° ordine e le<br />

mensole del frontone, presenta zone<br />

interessate da degradazioni di diversa<br />

natura: disgregazione ed erosione<br />

(interessa aree puntuali variamente<br />

distribu<strong>it</strong>e sulle superfici); croste nere<br />

concentrate maggiormente sui cap<strong>it</strong>elli<br />

corinzi del II° ordine; alveolizzazione<br />

(interessa in modo disomogeneo<br />

il cornicione del frontone); fessurazioni<br />

e fratture (di varia forma<br />

e direzioni, individuabili soprattutto<br />

sulle cornici orizzontali del marcapiano<br />

e verticali delle edicole); depos<strong>it</strong>o<br />

superficiale (interessa diffusamente<br />

le superfici, con maggiore<br />

somm<strong>it</strong>à della facciata - nuova croce,<br />

particolare<br />

concentrazione sui piani orizzontali<br />

e obliqui); macchie (sono presenti alterazioni<br />

cromatiche, dovute probabilmente<br />

ad interventi di restauro<br />

precedenti); ruscellamento e croste<br />

nere sul cornicione aggettante del<br />

marcapiano.<br />

Il marmo di Candoglia del basamento,<br />

del portale; il gialletto di<br />

Verona delle lesene, delle colonne<br />

e dei cap<strong>it</strong>elli della finestra serma-<br />

facciata - particolare<br />

facciata - particolare<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 41


SAN BARNABA<br />

facciata - particolare<br />

na è interessato da alterazioni e degradazioni<br />

di varia natura: croste<br />

nere concentrate maggiormente sui<br />

cap<strong>it</strong>elli; depos<strong>it</strong>o superficiale concentrato<br />

sulle superfici piane dei<br />

facciata - particolare<br />

cap<strong>it</strong>elli; mancanza (caduta e perd<strong>it</strong>a<br />

di parti di materiale lapideo);<br />

macchie: alterazione che si manifesta<br />

con pigmentazione accidentale<br />

e localizzata delle superfici. Nello<br />

specifico: si tratta di scr<strong>it</strong>te vandaliche<br />

localizzate nella fascia basamentale<br />

e sulla parte inferiore delle<br />

lesene.<br />

Le decorazioni in stucco che caratterizzano<br />

la parte superiore della<br />

facciata presentano ampie zone<br />

interessate da degradazioni che visivamente<br />

appaiono piuttosto evidenti:<br />

depos<strong>it</strong>o superficiale, concentrato<br />

sulle superfici concave degli stucchi;<br />

disgregazione ed erosione, che<br />

interessa aree puntuali variamente<br />

distribu<strong>it</strong>e sulle superfici materiche,<br />

in particolare sopra la finestra nei<br />

due quadrati raffiguranti due mascheroni<br />

con motivi floreali; polverizzazione,<br />

che interessa vari punti<br />

delle decorazioni del frontone;<br />

mancanze di materiale, in vari punti<br />

delle decorazioni; macchie, riscontrabili<br />

in modo disomogeneo sulle<br />

superfici.<br />

Analizzando gli intonaci si può<br />

osservare come l’intonaco del primo<br />

registro si presenti piuttosto<br />

compatto nella parte superiore, e<br />

con problemi di sfarinamento dell’intonachino<br />

nella parte inferiore,<br />

appena sopra il basamento di marmo.<br />

Presenza di macchie è dovuta<br />

a scr<strong>it</strong>te vandaliche esegu<strong>it</strong>e con<br />

vernice. L’intonaco del secondo registro<br />

si differenzia dall’intonaco<br />

precedente come cromia e superficie<br />

materica più chiara e più liscia.<br />

Presenta piccoli fenomeni con<br />

mancanza di materiale, fessurazioni<br />

e alterazioni cromatiche dovute<br />

a interventi di restauro precedenti e<br />

a fenomeni chimico-fisici. Mentre<br />

gli elementi in ferro, ovvero le grate<br />

delle finestre del secondo registro<br />

e il pastorale di Sant’Ambrogio,<br />

risultano interessate da un<br />

processo di ossidazione, così gli<br />

elementi di copertura in rame presenti<br />

risultano ossidati. Il portone<br />

in bronzo risulta anch’esso alterato<br />

da prodotti di corrosione sottili tenacemente<br />

attaccati al substrato<br />

metallico.<br />

Il progetto di conservazione comprende<br />

una serie di operazioni<br />

riassunte in cinque classi d’intervento:<br />

asportazione, pul<strong>it</strong>ura, consolidamento,<br />

aggiunta, protezione.<br />

Ma dei risultati consegu<strong>it</strong>i, si darà<br />

conto ai lettori una volta terminati<br />

i lavori.<br />

a cura di Filippo Lovison<br />

42<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


DAL MONDO BARNABITICO<br />

DAL MONDO BARNABITICO<br />

IL COLLEGIO<br />

SAN PAOLO DI MBOBERO<br />

Il collegio San Paolo di Mbobero,<br />

opera dei Padri Barnab<strong>it</strong>i, è stato costru<strong>it</strong>o<br />

dai medesimi con l’aiuto del<br />

Governo belga tra gli anni 1954-<br />

1956. Da allora i Barnab<strong>it</strong>i ne hanno<br />

preso la guida fino ai tormentati momenti<br />

della zairizzazione delle ist<strong>it</strong>uzioni<br />

voluta dal d<strong>it</strong>tatore Mobutu nel<br />

1972, che ha consegnato la scuola all’organizzazione<br />

civile e statale. Dall’anno<br />

1976 i Padri hanno lasciato defin<strong>it</strong>ivamente<br />

il Rettorato, recandosi<br />

alla sola parrocchia di Mbobero. Comunque<br />

ci andavano spesso per qualche<br />

materia, come la religione o anche<br />

la direzione spir<strong>it</strong>uale. L’anno<br />

2003 è stato un momento decisivo,<br />

perché ha segnato la ripresa di questo<br />

Ist<strong>it</strong>uto da parte dei Padri. Il Collegio<br />

San Paolo prima degli anni 1976, con<br />

la zairizzazione era diventato Inst<strong>it</strong>uto<br />

K<strong>it</strong>umaini (K<strong>it</strong>umaini che significa<br />

“speranza” in Kiswahili; è un bel nome,<br />

anche se bisognava cancellare i<br />

nomi cristiani). La scuola ha ripreso il<br />

suo primo nome di san Paolo (che è<br />

nostro Padre e Maestro) e come nuovo<br />

primo rettore congolese ha avuto<br />

p. Emmanuel Sota. Dopo la nomina<br />

dell’anno 2007, la guida della scuola<br />

è passata nelle mani del p. Beno<strong>it</strong> Mirali.<br />

Come luogo educativo, il collegio<br />

presenta tre obiettivi: assumere la<br />

formazione integrale dei giovani, aiutare<br />

i gen<strong>it</strong>ori nel loro dovere come<br />

primi educatori, e infine aiutare gli insegnanti<br />

a realizzarsi nella loro vocazione.<br />

Il Collegio pone una particolare<br />

attenzione alla qual<strong>it</strong>à morale e intellettuale<br />

del personale e anche la<br />

qual<strong>it</strong>à degli alunni che devono intrecciarsi<br />

sul modello di Cristo, in<br />

virtù dell’esempio di San Paolo, patrono<br />

della scuola. Il 3 di febbraio 2008<br />

un terremoto spaventoso ha distrutto<br />

quasi la total<strong>it</strong>à dei muri interni. Il<br />

funzionamento scolastico diventò per-<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 43


DAL MONDO BARNABITICO<br />

tanto difficile per una scuola di circa<br />

800 alunni, tra i quali 200 sono interni.<br />

I ragazzi da quel momento sono<br />

costretti a studiare tra muri pericolanti<br />

o fessurati. Da quest’anno, la Congregazione,<br />

con l’appoggio dei nostri benefattori,<br />

ha mandato il primo aiuto<br />

per il rinnovamento del primo blocco,<br />

quello del C.O (ciclo di orientamento).<br />

A tutti va il nostro ringraziamento.<br />

Beno<strong>it</strong> Mirali<br />

UN BARNABITA ALLA GUIDA<br />

DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA<br />

DEI PROFESSORI DI STORIA<br />

DELLA CHIESA<br />

Il 17 settembre 2009, durante il<br />

periodico incontro dei Soci dell’Associazione<br />

avvenuto in occasione<br />

il logo dell’Associazione<br />

del XV Convegno dedicato al tema<br />

La pen<strong>it</strong>enza: dottrina, controversie e<br />

prassi, il p. Filippo Lovison è stato<br />

eletto Presidente dell’Associazione<br />

Italiana dei Professori di Storia della<br />

Chiesa. L’incarico, della durata di un<br />

triennio, vede per la prima volta un<br />

barnab<strong>it</strong>a salire alla guida della prestigiosa<br />

Associazione, che conta, tra<br />

i suoi passati Presidenti, personal<strong>it</strong>à<br />

di spicco, come mons. Michele Maccarrone,<br />

p. Vincenzo Monachino,<br />

mons. Gian Domenico Gordini, p.<br />

Giacomo Martina, don Ugo Dovere,<br />

p. Luigi Mezzadri.<br />

Cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a nel 1967 a La Mendola,<br />

presso il Centro di Cultura dell’Univers<strong>it</strong>à<br />

Cattolica del Sacro Cuore,<br />

l’Associazione intende favorire il<br />

coordinamento e l’aggiornamento<br />

dei docenti di Storia della Chiesa.<br />

Oggi conta centosettanta soci distribu<strong>it</strong>i<br />

su tutto il terr<strong>it</strong>orio nazionale,<br />

tra docenti di Seminari, di Univers<strong>it</strong>à<br />

ecclesiastiche e civili, di Studentati<br />

religiosi e cultori della materia. Al p.<br />

Lovison i migliori auguri per questo<br />

suo nuovo e impegnativo servizio alla<br />

Chiesa.<br />

FESTA DEL VENERABILE<br />

FRANCESCO MARIA CASTELLI<br />

PARROCCHIA DI S. ANTONIO<br />

DI PADOVA IN S. ANASTASIA<br />

18 Settembre. La nostra comun<strong>it</strong>à<br />

parrocchiale ogni anno si prepara<br />

a celebrare l’anniversario della morte<br />

del Ven. Francesco Maria Castelli,<br />

nato a Sant’Anastasia il 19 Marzo<br />

1752 ed ivi morto il 18 settembre<br />

1771 a soli 19 anni, con un triduo di<br />

preghiera che viene celebrato nella<br />

cappella a lui dedicata, che per noi<br />

è come un Santuario. Purtroppo<br />

quest’anno abbiamo dovuto costatare<br />

il furto delle dodici tele raffiguranti<br />

i momenti salienti della v<strong>it</strong>a del<br />

venerabile, furto avvenuto nella notte<br />

del 9 Settembre c.a.; le suddette<br />

tele sono state dipinte dall’artista Lucia<br />

Fiore di Striano ed erano state sistemate<br />

nella stanza – cappellina<br />

dove si dice che il venerabile F. Castelli<br />

sia nato e sia morto; per fortuna<br />

abbiamo conservato le foto ed un<br />

depliant; è stato un danno soprattutto<br />

di ordine affettivo pedagogico,<br />

perché queste tele venivano portate<br />

immagine del venerabile<br />

Francesco M. Castelli<br />

nelle scuole e nelle comun<strong>it</strong>à parrocchiali<br />

ed erano molto utili per illustrare<br />

più facilmente la v<strong>it</strong>a del venerabile.<br />

Insieme alle tele sono stati<br />

rubati alcuni candelieri ed alcuni reliquiari;<br />

vi lascio immaginare lo<br />

sconforto dei membri del com<strong>it</strong>ato e<br />

dei devoti del venerabile! Sono stati<br />

lasciati due quadri che per noi sono<br />

diventati due segni eloquenti: il quadro<br />

dell’immagine – r<strong>it</strong>ratto del venerabile<br />

e l’ultimo quadro della serie,<br />

dove ci sono i fedeli che si recano<br />

a venerare il venerabile Castelli<br />

presso la tomba a Napoli e presso la<br />

Cappella in S. Anastasia. Abbiamo<br />

interpretato questo segno: i ladri<br />

cioè possono portare via dei quadri,<br />

ma non ci possono portar via l’amore<br />

che nutriamo per il venerabile<br />

Francesco M. Castelli.<br />

Il triduo di preghiera è stato annunciato<br />

nella comun<strong>it</strong>à parrocchiale<br />

con un manifesto in cui si esortava<br />

i fedeli a pregare il venerabile<br />

Francesco Castelli per tutti i sacerdoti<br />

e soprattutto per coloro che si preparano<br />

nei seminari per essere ordinati<br />

sacerdoti; sappiamo quanto il<br />

Venerabile aveva desiderato raggiungere<br />

questa meta, ma una grave<br />

malattia lo strappò alla v<strong>it</strong>a, offerta a<br />

Dio per amore.<br />

Nei giorni 15-16-17 Settembre il<br />

Com<strong>it</strong>ato e molti fedeli si sono riuni-<br />

44<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


DAL MONDO BARNABITICO<br />

ti nella cappella, dove c’è stata la rec<strong>it</strong>a<br />

del Rosario med<strong>it</strong>ato e la celebrazione<br />

della S. Messa, con una<br />

breve riflessione sulla parola di Dio<br />

e sulla v<strong>it</strong>a del Venerabile. Inoltre<br />

nella sera della vigilia (17 Sett.) a<br />

tarda sera (ore 21:00) c’è stata un’ora<br />

di adorazione Eucaristica, che è stata<br />

vissuta con tanto raccoglimento<br />

da parte di tutti.<br />

Il giorno 18 Settembre, festa del<br />

Venerabile, al mattino c’è stata la<br />

S. Messa solenne celebrata dal p.<br />

Enrico Moscetta, barnab<strong>it</strong>a, accompagnato<br />

dai novizi Massimiliano e<br />

Stefano, con la partecipazione di<br />

alcune classi delle scuole elementari,<br />

i quali conoscono la v<strong>it</strong>a del Venerabile<br />

grazie alla partecipazione<br />

del concorso fatto proprio sulla figura<br />

del venerabile. La S. Messa si<br />

è conclusa con la preghiera per la<br />

sua beatificazione e con la benedizione<br />

dei grappoli di uva, che sono<br />

stati distribu<strong>it</strong>i in ricordo del miracolo<br />

compiuto dal giovane Francesco<br />

M. Castelli quando era ancora<br />

in v<strong>it</strong>a.<br />

Alla sera del 18 il parroco ha celebrato<br />

la S. Messa in Parrocchia e<br />

con tutta la comun<strong>it</strong>à parrocchiale<br />

si è recato processionalmente alla<br />

cappella del Venerabile, pregando<br />

e cantando; è stato un vero e proprio<br />

omaggio di devozione verso il<br />

Castelli, è stata una manifestazione<br />

di amore, perché egli è presente<br />

nel cuore di tanta gente di Sant’Anastasia.<br />

La processione si è conclusa<br />

con la supplica letta dal sindaco<br />

della c<strong>it</strong>tà, avv. Carmine Pone,<br />

che ha chiesto al venerabile di<br />

vegliare e proteggere le persone e<br />

le ist<strong>it</strong>uzioni della nostra c<strong>it</strong>tà e soprattutto<br />

di essere vicino ai deboli<br />

e ai malati.<br />

Il giorno 25 Ottobre tutta la comun<strong>it</strong>à<br />

parrocchiale si è recata<br />

nella chiesa dei pp. Barnab<strong>it</strong>i a<br />

Napoli, S. Maria di Caravaggio,<br />

dove oggi è sepolto il nostro caro<br />

venerabile. Erano presenti oltre al<br />

Com<strong>it</strong>ato, guidato dal vice-presidente<br />

rag. Vincenzo Manfellotto, il<br />

parroco p. Giacomo Verrangia, il<br />

sindaco della c<strong>it</strong>tà Avv. Carmine<br />

Pone e circa 200 fedeli arrivati da<br />

Sant’Anastasia con tre pullman e<br />

con macchine private. Abbiamo<br />

pregato molto insieme, tutti sono<br />

stati a venerare il corpo del Venerabile.<br />

P. Enrico Moscetta, quattro novizi<br />

Barnab<strong>it</strong>i e un aspirante, un<strong>it</strong>amente<br />

al p. Giacomo hanno celebrato<br />

la S. Messa e, a conclusione, il sindaco<br />

avv. Carmine Pone ha offerto<br />

la lampada votiva al venerabile a<br />

nome di tutta la c<strong>it</strong>tà di Sant’Anastasia,<br />

lampada che arderà per tutto<br />

l’anno.<br />

P. Giacomo, prima di congedare<br />

l’assemblea, ha ricordato come il<br />

nostro venerabile ha già fatto tanti<br />

miracoli alcuni registrati ed altri<br />

tramandati a voce; ha letto per tutti<br />

la descrizione della guarigione della<br />

nonna materna che soffriva per<br />

le tante piaghe che si erano formate<br />

alle gambe. A questa guarigione<br />

è legato il sogno-visione in cui il<br />

venerabile chiese di portare la sua<br />

salma, sepolta in Sant’Anastasia, a<br />

Napoli perché desiderava riposare<br />

con i suoi confratelli. Ed ora con<br />

gioia possiamo vedere che riposa<br />

proprio accanto al suo santo maestro,<br />

s. Francesco Saverio Bianchi,<br />

che è anche un testimone diretto<br />

della sua sant<strong>it</strong>à. Francesco Castelli<br />

era il suo santo angelo Ciccillo.<br />

Un grazie di cuore alla comun<strong>it</strong>à<br />

dei pp. Barnab<strong>it</strong>i che, come sempre,<br />

ci hanno accolto con tanto<br />

amore.<br />

EMISSIONE DI UN FRANCOBOLLO<br />

COMMEMORATIVO:<br />

P. GIOVANNI SEMERIA<br />

E P. GIOVANNI MINOZZI<br />

Il 19 ottobre 2009, nei locali “Spazio<br />

Filatelia” delle Poste Centrali di<br />

Roma (e in contemporanea ad<br />

Amatrice, presso il Salone Comunale,<br />

e a Sanremo, presso il Palazzo<br />

del Casinò), sono stati predisposti i<br />

tre annulli del nuovo francobollo<br />

commemorativo di padre Giovanni<br />

Semeria e padre Giovanni Minozzi,<br />

fondatori dell’Opera Nazionale per<br />

il Mezzogiorno d’Italia, nel valore<br />

di € 0,60. Vi hanno tenuto i discorsi<br />

di circostanza il Sottosegretario<br />

di Stato alla Presidenza del Consiglio,<br />

Gianni Letta, il p. Michele Celiberti,<br />

Presidente dell’Opera, e Michele<br />

Giovanni Leone, Presidente<br />

dell’Associazione, Amici di Don<br />

Giovanni Minozzi. Non mancò la<br />

presenza dei Barnab<strong>it</strong>i, rappresentati<br />

dal Rev.mo Superiore Generale<br />

Giovanni Villa.<br />

Il francobollo è stato stampato<br />

dall’Officina Carte Valori dell’Ist<strong>it</strong>uto<br />

Poligrafico e Zecca dello Stato<br />

S.p.A., in rotocalcografia, su carta<br />

fluorescente, non filigranata. Il formato<br />

della carta è mm 48×40,<br />

mentre quello di stampa è di mm<br />

44×36. La dentellatura corrisponde<br />

a 13? ×13. A cinque colori, la sua<br />

tiratura è stata pari a quattro milioni<br />

di esemplari. La vignetta rappresenta<br />

i fondatori dell’Opera Nazionale<br />

per il Mezzogiorno d’Italia<br />

con una molt<strong>it</strong>udine di ragazzi alle<br />

loro spalle, mentre gli edifici sullo<br />

sfondo simboleggiano le migliaia<br />

di orfani di guerra accolti nelle Case<br />

dell’Opera, il cui logo è riprodotto<br />

al centro. Completano il<br />

francobollo le leggende: “P. Giovanni<br />

Minozzi”, “P. Giovanni Semeria”<br />

e “Opera nazionale per il<br />

Mezzogiorno d’Italia”, la scr<strong>it</strong>ta<br />

“Italia” e il valore di “€ 0,60”. Il<br />

bozzettista è Angelo Merenda.<br />

Molto apprezzato l’intervento di<br />

Gianni Letta, che riproponiamo per<br />

il nostri lettori.<br />

«Le figure dei padri Giovanni Semeria<br />

e Giovanni Minozzi non hanno<br />

bisogno di essere attualizzate: il<br />

loro messaggio e la loro Opera vanno<br />

al cuore stesso del nostro tempo,<br />

dei suoi interrogativi e delle sue ansie.<br />

È dunque doveroso e giusto, oltreché<br />

opportuno, che si sia decisa<br />

l’emissione filatelica in loro onore e<br />

in loro memoria.<br />

Padre Semeria ha nella sua origine<br />

una sorta di profezia della sua biografia.<br />

Orfano di padre, morto in<br />

guerra per soccorrere il fratello, si<br />

dedicherà per tutta la v<strong>it</strong>a, insieme<br />

a Padre Minozzi, all’assistenza dei<br />

bambini e delle bambine rimasti sen-<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 45


DAL MONDO BARNABITICO<br />

za padre e madre. Nato a Coldirodi,<br />

in provincia di Imperia, il 26 settembre<br />

1867, morì a Sparanise, in provincia<br />

di Caserta, il 15 marzo 1931.<br />

Barnab<strong>it</strong>a, diventò sacerdote il 5<br />

aprile 1890. Da quel momento iniziò<br />

un apostolato ininterrotto fatto di studio,<br />

predicazione, scr<strong>it</strong>tura, attenzione<br />

agli ultimi della terra, sempre secondo<br />

il suo non sufficientemente<br />

noto motto: “A far del bene non si<br />

sbaglia mai”.<br />

Pensare bene e agire bene. Ortodossia<br />

e orto prassi; mai disgiunte,<br />

sempre richiamantesi e fecondantesi<br />

a vicenda. In Padre Semeria, nella<br />

sua v<strong>it</strong>a e nella sua poderosa bibliografia,<br />

sono sempre presenti la ricerca<br />

della ver<strong>it</strong>à e la ricerca di una v<strong>it</strong>a<br />

migliore per i più poveri. Ciò che<br />

oggi, nella nostra cultura, è diviso,<br />

nell’apostolo della ver<strong>it</strong>à e dei poveri<br />

è sempre un<strong>it</strong>o. Non possono<br />

non venire alla mente le parole<br />

scr<strong>it</strong>te da Papa Benedetto XVI nella<br />

sua ultima Enciclica Car<strong>it</strong>as in Ver<strong>it</strong>ate,<br />

dove ricorda la difficoltà, se<br />

non l’impossibil<strong>it</strong>à, di operare rettamente<br />

senza pensare correttamente.<br />

Chi potrebbe affermare che su questo<br />

tema non siamo al cuore stesso<br />

del nostro tempo? In questo Padre<br />

Semeria può essere, oggi, per molti,<br />

una guida.<br />

Il Nostro sosteneva che “Nell’azione<br />

si illumina il pensiero; e non solo<br />

illumina il pensiero, ma anche comunica<br />

efficacia, autor<strong>it</strong>à alla parola.<br />

Bisognava dare a quelle parole, perché<br />

fossero efficaci, il suggello infrangibile<br />

di una sincer<strong>it</strong>à indub<strong>it</strong>abile,<br />

perché la prova classica della sincer<strong>it</strong>à<br />

di chi parla è ciò che fa”. Sia<br />

in lui che in Minozzi questo rappresenta<br />

certamente un imperativo categorico:<br />

la coerenza tra parole e v<strong>it</strong>a<br />

vissuta. Di più: il carattere confermativo<br />

dell’azione nei confronti della<br />

parola. Non una coerenza superficiale<br />

e moralistica, ma profonda e fortemente<br />

morale.<br />

A Padre Semeria la ricerca della<br />

ver<strong>it</strong>à è costata. L’accusa di modernismo<br />

rappresentò per lui un dolore<br />

gravissimo. Come poi è stato riconosciuto<br />

più tardi, il suo non fu modernismo,<br />

nel senso deleterio del termine,<br />

ma ricerca della ver<strong>it</strong>à in un confronto<br />

costante con il mondo<br />

contemporaneo, esattamente come<br />

auspicato dal Concilio Vaticano II. Il<br />

suo impegno ebbe il riconoscimento<br />

non formale da parte dei pontefici<br />

Paolo VI e Giovanni Paolo II.<br />

Accanto alla ricerca della ver<strong>it</strong>à,<br />

l’infaticabile azione a favore dei<br />

poveri. Potremmo dire di lui, in<br />

estrema sintesi: “sempre tra i libri,<br />

sempre tra i poveri”. Sempre attento<br />

alla questione sociale, figlio del suo<br />

tempo, lo stesso dell’Enciclica Rerum<br />

novarum, che inizia la Dottrina<br />

Sociale della Chiesa, che trova in<br />

Giovanni Semeria un pronto realizzatore.<br />

Sped<strong>it</strong>o al fronte, fa l’incontro<br />

fondamentale della sua v<strong>it</strong>a:<br />

quello con il Padre Giovanni Minozzi.<br />

Nato a Preta nel 1884 e morto<br />

a Roma l’11 novembre del 1959,<br />

fu ordinato sacerdote nel 1908 e<br />

dopo i primi anni di impegno pastorale<br />

nelle campagne romane fu cappellano<br />

mil<strong>it</strong>are volontario nella<br />

guerra di Libia del 1912 e poi ancora<br />

durante la Prima guerra mondiale.<br />

Dotato, grazie all’educazione ricevuta,<br />

di un alto senso dello Stato,<br />

mai abbandona il suo spir<strong>it</strong>o apostolico<br />

e pastorale, e crea le “bibliotechine”<br />

e le “case del soldato”<br />

per “rifocillare – come ebbe a dire<br />

il Cardinale Camillo Ruini – l’animo<br />

e la mente attraverso la lettura, il<br />

dialogo, l’amicizia”. R<strong>it</strong>roviamo anche<br />

qui, come in Padre Semeria,<br />

questa tensione verso l’un<strong>it</strong>à di pensiero<br />

e azione, questa considerazione<br />

alta della funzione della cultura<br />

anche nell’azione car<strong>it</strong>atevole. Evidentemente<br />

l’incontro tra i due Giovanni<br />

fu una specie di provvidenziale<br />

e misterioso ricongiungimento<br />

di strade che andavano nella stessa<br />

direzione.<br />

Questo impegno lo portò a realizzare<br />

l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno<br />

d’Italia e nel 1919 inaugurò<br />

il primo ist<strong>it</strong>uto per gli orfani di guerra<br />

ad Amatrice. Questo fu il seme di<br />

una grande Opera che continua rigogliosa<br />

anche oggi attraverso ist<strong>it</strong>uti di<br />

educazione, scuole di tutti i gradi,<br />

centri giovanili, pensionati univers<strong>it</strong>ari.<br />

L’ist<strong>it</strong>uzione della Congregazione<br />

dei Discepoli nel 1931 e delle<br />

Ancelle del Signore nel 1940 rappresentano<br />

da allora la certezza della<br />

continu<strong>it</strong>à dell’Opera di Padre Semeria<br />

e di Padre Minozzi.<br />

Un’Opera che sia per la mole, sia<br />

per le modal<strong>it</strong>à nelle quali si è svolta,<br />

sia – infine – per lo spir<strong>it</strong>o che<br />

l’ha animata e l’anima, rappresenta<br />

un modello sempre valido, soprattutto<br />

oggi, nel ripensamento generale<br />

delle pol<strong>it</strong>iche sociali che si sta<br />

compiendo, nonché del ruolo sempre<br />

valido e insost<strong>it</strong>uibile della ist<strong>it</strong>uzione<br />

come l’Opera di Semeria e<br />

Minozzi.<br />

C’è un richiamo forte alla speranza,<br />

alla pos<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à, in una delle tante<br />

belle sentenze semeriane: “Il pessimismo<br />

– egli scrive – è immorale<br />

perché spegne e attenua ogni balda<br />

energia dell’animo”. Mi sembra un<br />

bel mon<strong>it</strong>o per tutti i tempi, ma in<br />

particolare per il nostro, che vede al<br />

suo interno un pessimismo preso, talora,<br />

quasi a ideologia portante. Semeria<br />

e Minozzi hanno indicato una<br />

via diversa e, in più, possibile».<br />

a cura di Filippo Lovison<br />

PRIMA PROFESSIONE<br />

A SAN FELICE A CANCELLO<br />

Il giorno 20 Ottobre 2009 la Comun<strong>it</strong>à<br />

dei PP. Barnab<strong>it</strong>i di San Felice<br />

a Cancello (CE) ha celebrato con<br />

profonda gioia la Professione Semplice<br />

dei novizi Massimiliano Palmieri<br />

e Stefano Redaelli.<br />

Massimiliano, 37 anni, della provincia<br />

<strong>it</strong>aliana Centro-Sud, ha conosciuto<br />

i Barnab<strong>it</strong>i nella sua c<strong>it</strong>tà di<br />

Bologna, dove una scintilla del fuoco<br />

di SAMZ, a lui unico figlio di madre<br />

vedova, ha dato la forza di distaccarsi<br />

da mamma Albertina e di lasciare<br />

il lavoro di infermiere che da 15 anni<br />

svolgeva nell’Ospedale Sant’Orsola<br />

di Bologna. Tra medici santi (SAMZ,<br />

Padre De Marino…) e infermieri dal<br />

cuore grande ci si intende!<br />

Stefano, 32 anni, della provincia<br />

<strong>it</strong>aliana del Nord, cresciuto all’ombra<br />

del Carrobiolo di Monza e della<br />

scienza dell’informatica (è dottore di<br />

ricerca in questo campo), è stato attratto<br />

dalla «Sublime scienza di Cristo<br />

Crocifisso» che ha cominciato ad<br />

assimilare alla scuola di S. Paolo e<br />

di SAMZ.<br />

La celebrazione si è svolta nella<br />

nostra chiesa di San Giovanni Evan-<br />

46<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009


DAL MONDO BARNABITICO<br />

gelista (diventata parrocchia da quasi<br />

tre anni), grem<strong>it</strong>a per l’occasione da<br />

familiari e amici dei due novizi e da<br />

tanti fedeli che con la preghiera, l’affetto<br />

e doni di “natura” sostengono i<br />

novizi che si avvicendano negli anni.<br />

La celebrazione eucaristica ha visto<br />

la partecipazione di una bella schiera<br />

di sacerdoti: il Rev.mo P. Generale<br />

Giovanni M. Villa, il P. Provinciale<br />

della provincia CS Antonio M.Iannuzzi,<br />

il P. Provinciale della provincia<br />

Nord Daniele M. Ponzoni, altri<br />

20 padri provenienti da diverse comun<strong>it</strong>à<br />

barnab<strong>it</strong>iche d’Italia (Milano,<br />

Monza, Bologna, Firenze, Roma,<br />

Napoli); P. Peragine dall’Albania<br />

(dove i due novizi con il P. Maestro<br />

Trufi sono stati per tre settimane);<br />

P. Carmine Mazza, Assistente Generale<br />

dei PP. Teatini venuto da Napoli<br />

con quattro suoi studenti; P. Santino<br />

Ardiri (OMI), parroco della Basilica<br />

dell’Assunta a Santa Maria a Vico;<br />

Don Luigi e Don Domenico sacerdoti<br />

diocesani.<br />

Dal nostro Studentato Teologico di<br />

Firenze, accompagnati dal Superiore<br />

P. Mauro M. Espen, sono venuti al<br />

luogo del primo SÌ Antonio Bongallino<br />

e V<strong>it</strong>o Giannuzzi. Facevano corona<br />

lo studente brasiliano Yuri da Roma<br />

e lo studente congolese Nsiku da<br />

Monza, che hanno reso presenti due<br />

nazioni in cui lo spir<strong>it</strong>o paolino-zaccariano<br />

ha attecch<strong>it</strong>o in maniera sorprendente.<br />

Non potevano mancare le nostre<br />

sorelle Angeliche di Curti, Arienzo e<br />

di Milot (Suor Anna, preziosa collaboratrice<br />

dei Padri in questa missione).<br />

Naturalmente erano presenti i<br />

Laici di S.Paolo “campani” e i giovani<br />

del MGZ di San Felice e Curti.<br />

I professandi, molto emozionati,<br />

hanno emesso i voti di cast<strong>it</strong>à, povertà<br />

e obbedienza nelle mani del P.<br />

Generale, che nell’omelia ha ricordato<br />

la missione del religioso nella<br />

Chiesa e in particolare del religioso<br />

barnab<strong>it</strong>a e hanno poi ricevuto l’ab<strong>it</strong>o<br />

dai rispettivi provinciali. Una particolare<br />

commozione ha pervaso<br />

l’assemblea quando i Padri hanno<br />

accolto con un abbraccio i professi<br />

quali nuovi figli della Congregazione<br />

dei Chierici Regolari di S. Paolo.<br />

Un lungo e caloroso applauso dell’assemblea<br />

esprimeva la gioia di un<br />

momento indimenticabile.<br />

In un salone del chiostro è segu<strong>it</strong>a<br />

un’agape fraterna che ha dato a confratelli,<br />

parenti e amici la possibil<strong>it</strong>à<br />

di far festa e di chiudere in spir<strong>it</strong>o di<br />

famiglia un anno fecondo per tutti. Il<br />

giorno seguente, 21 Ottobre, Massimiliano<br />

e Stefano sono part<strong>it</strong>i per la<br />

loro nuova destinazione: Firenze,<br />

Studentato S. Paolo luogo propizio<br />

per crescere barnab<strong>it</strong>icamente in<br />

scienza e pietà.<br />

AGIDAE:<br />

I SUOI PRIMI 50 ANNI DI VITA<br />

Nel mese di dicembre 2009,<br />

l’Associazione AGIDAE (Associazione<br />

Gestori Ist<strong>it</strong>uti Dipendenti<br />

dall’Autor<strong>it</strong>à Ecclesiastica), celebrerà<br />

i suoi primi cinquanta anni di<br />

v<strong>it</strong>a e di servizio incessante svolto<br />

a supporto delle attiv<strong>it</strong>à apostoliche<br />

degli associati. Essa è la prima<br />

associazione cattolica a rappresen-<br />

i novizi Stefano Redaelli e Massimiliano Palmieri attorniati da famigliari e amici<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009 47


DAL MONDO BARNABITICO<br />

tare gli enti della Chiesa nei rapporti<br />

sindacali con le organizzazioni<br />

dei lavoratori dipendenti, prima<br />

della scuola cattolica e, successivamente,<br />

dell’intero settore socioassistenziale,<br />

stipulando i relativi<br />

Contratti Nazionali di Lavoro e<br />

introducendo costantemente nel<br />

mondo religioso quella cultura tecnico-gestionale<br />

divenuta col tempo<br />

ineludibile per la sopravvivenza<br />

stessa delle Ist<strong>it</strong>uzioni. In vista di<br />

un rinnovamento, tra le diverse iniziative,<br />

la sost<strong>it</strong>uzione della storica<br />

rivista dell’Associazione, “Documenti<br />

Agidae”, con la nuova, che<br />

recherà il t<strong>it</strong>olo “Agidae – Rivista<br />

p. Bracco<br />

bimestrale di formazione e aggiornamento<br />

normativo, contrattuale e<br />

gestionale per l’Associazione Gestori<br />

Ist<strong>it</strong>uti Dipendenti dall’Autor<strong>it</strong>à<br />

Ecclesiastica, per Enti non Prof<strong>it</strong>”,<br />

l’aggiornamento del s<strong>it</strong>o web<br />

www.agidae.<strong>it</strong> e l’annullo postale<br />

dedicato.<br />

Come è noto, la storia di questa<br />

Associazione è strettamente legata<br />

ai Barnab<strong>it</strong>i. Fondata nel 1960<br />

principalmente dal p. Giovanni<br />

Bracco, barnab<strong>it</strong>a, allora Assistente<br />

Generale, ha avuto quest’ultimo<br />

per suo primo Presidente. L’Associazione<br />

poi lo ha rieletto a tale<br />

carica fino al 1980. Gli è succeduto,<br />

per un biennio, il p. Pierino<br />

Moreno, somasco, mentre dal<br />

1982, per un altro biennio, ricoprì<br />

tale carica fratel Pietro Montanari,<br />

dei Fratelli delle Scuole Cristiane.<br />

Dal 1994 ad oggi, il posto del p.<br />

Bracco continua a essere occupato<br />

da un altro barnab<strong>it</strong>a, il p. Francesco<br />

Ciccimarra.<br />

Filippo Lovison<br />

LA BIRRA DEL CONVENTO<br />

Nel s<strong>it</strong>o curato dalla Comun<strong>it</strong>à dei<br />

Padri Barnab<strong>it</strong>i di Monza, accanto<br />

alle notizie riguardanti la Chiesa di<br />

Santa Maria al Carrobiolo, il Centro<br />

educativo, il Teatro Villoresi, la Procultura<br />

e il Gruppo Missionario, da<br />

circa un anno se ne trova un altro<br />

che così si presenta:<br />

«Siamo il “Piccolo Opificio Brassicolo<br />

del Carrobiolo – Fermentum”,<br />

società cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a appos<strong>it</strong>amente<br />

per questo progetto da sette<br />

amici con la passione per la birra<br />

artigianale di alta qual<strong>it</strong>à, per la<br />

cura dei particolari, per la diffusione<br />

di una cultura del bere bene e<br />

consapevole. Proveniamo da diverse<br />

esperienze: socio-educative, di<br />

associazionismo e anche della<br />

grande industria. Un padre Barnab<strong>it</strong>a<br />

è direttamente coinvolto nel<br />

progetto. La produzione di birre artigianali<br />

è iniziata alla fine del<br />

2008 ed abbiamo l’onore di essere<br />

il primo birrificio della c<strong>it</strong>tà di<br />

Monza. A dire il vero esattamente<br />

un secolo fa, nel 1909, sembra che<br />

già ci fosse una birra locale chiamata<br />

“Birra Monza”, di cui rimane<br />

solo una bellissima cartolina storica<br />

nella collezione di “Ambroeus”<br />

(al secolo Ambrogio Beretta) ed<br />

una pubblic<strong>it</strong>à su un giornale dell’epoca<br />

(int<strong>it</strong>olato “La Patria”). Il laboratorio<br />

di produzione ed imbottigliamento<br />

è infatti s<strong>it</strong>uato all’interno<br />

del convento dei Padri Barnab<strong>it</strong>i<br />

di Piazza Carrobiolo (presenti in<br />

c<strong>it</strong>tà da più di mezzo millennio: dal<br />

1571) e la tradizione delle birre<br />

monastiche e d’abbazia è peraltro<br />

quella di prendere nome dal luogo<br />

in cui sorge l’insediamento religioso<br />

(Chimay, Orval e Val-Dieu in<br />

Belgio, bastino come esempio su<br />

tutti). Padre Davide Brasca è direttamente<br />

coinvolto nel progetto e a<br />

lui e alla sua Comun<strong>it</strong>à andranno<br />

gran parte degli utili delle vend<strong>it</strong>e,<br />

al fine di sostenere le opere socioeducative<br />

e spir<strong>it</strong>uali promosse al<br />

Carrobiolo. Il nostro obiettivo è di<br />

promuovere una cultura del bere<br />

consapevole, che metta in primo<br />

piano: la qual<strong>it</strong>à (e non la quant<strong>it</strong>à);<br />

la degustazione (e non il<br />

“consumo”); la convivial<strong>it</strong>à (e non<br />

lo “sballo”). Per questo, oltre alla<br />

produzione, intendiamo proporre<br />

serate di assaggio guidato, corsi per<br />

imparare a farsi la birra in casa,<br />

piccoli percorsi educativi da proporre<br />

nelle scuole o nei gruppi di<br />

aggregazione giovanile rispetto ai<br />

rischi dell’alcol».<br />

Per ora bastino queste sintetiche<br />

notizie a farvi vis<strong>it</strong>are il s<strong>it</strong>o www.<br />

carrobiolo.<strong>it</strong> Ci riproponiamo presto<br />

di parlare più diffusamente dell’esperienza<br />

del piccolo opificio e del suo<br />

significato e ruolo all’interno delle<br />

attiv<strong>it</strong>à socio educative che la nostra<br />

comun<strong>it</strong>à sta svolgendo in c<strong>it</strong>tà, da<br />

più di un decennio.<br />

a cura di Roberto Cagliani<br />

48<br />

Eco dei Barnab<strong>it</strong>i 4/2009

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