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Le protesi colo-rettali - Sied

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<strong>Le</strong> <strong>protesi</strong> <strong>colo</strong>-<strong>rettali</strong><br />

La gestione dell’occlusione<br />

intestinale maligna è complessa<br />

e richiede molto spesso un approccio<br />

multidisciplinare che coinvolge<br />

gli endoscopisti, i chirurghi, i radiologi<br />

e gli anestesisti. Sono ormai disponibili<br />

vari tipi di <strong>protesi</strong> dedicate<br />

con caratteristiche diverse<br />

e le cui differenti applicazioni<br />

dipendono dalla sede della stenosi,<br />

dalle sua morfologia ed anche dalla<br />

indicazione clinica (bridge to surgerypalliazione).<br />

In questo arti<strong>colo</strong> verranno<br />

trattati gli aspetti clinici, tecnici<br />

e di outcome relativi al posizionamento<br />

degli stent <strong>colo</strong>-<strong>rettali</strong>.<br />

Management of malignant large<br />

bowel obstruction is challenging<br />

and requires a multidisciplinary<br />

approach. Nowadays a number<br />

of different <strong>colo</strong>rectal stents are<br />

available and their application depend<br />

on the site and morphology<br />

of the <strong>colo</strong>rectal stricture<br />

and the clinical indication (bridge<br />

to surgery/palliation). In this article<br />

indication, technique, and outcome<br />

of <strong>colo</strong>rectal stenting will be discussed.<br />

Parole chiave: <strong>protesi</strong> <strong>colo</strong>-rettale, ostruzione<br />

colica, endoscopia terapeutico/palliativa<br />

Key words: <strong>colo</strong>rectal stent, <strong>colo</strong>nic<br />

obstruction, therapeutic/palliative endoscopy<br />

Alessandro Repici<br />

Daniel de Paula Pessoa Ferreira<br />

Alessandra Carlino<br />

Servizio di Endoscopia Digestiva<br />

Istituto Clinico Humanitas<br />

di Rozzano (MI)<br />

Introduzione<br />

Nonostante i programmi di screening e la larga diffusione<br />

della <strong>colo</strong>nscopia quale metodica diagnostica per le<br />

patologie <strong>colo</strong>-<strong>rettali</strong>, circa il 8-29% delle neoplasie coliche<br />

esordisce nei paesi occidentali con un quadro di<br />

occlusione o sub occlusione (1). I pazienti la cui diagnosi<br />

avviene in seguito alla comparsa di un quadro occlusivo<br />

sono generalmente più anziani, presentano un maggior<br />

numero di copatologie associate (e quindi un maggior<br />

rischio anestesiologico) ed hanno uno stadio di malattia<br />

più avanzata rispetto a quei pazienti che vengono operati<br />

per tumore del <strong>colo</strong>n-retto in elezione (2).<br />

Per questo motivo la gestione clinica dell’occlusione intestinale<br />

maligna deve essere molto attenta ma anche<br />

tempestiva ponendosi come obiettivi quello del riequilibrio<br />

delle condizioni cliniche generali del paziente, di<br />

una quanto più efficace stadiazione iniziale della malattia<br />

e della ricanalizzazione della funzione intestinale<br />

con un approccio terapeutico che sia cost-effective in<br />

relazione alla specifica situazione.<br />

Nell’ultimo decennio il posizionamento di <strong>protesi</strong> metalliche<br />

auto espandibili si è affermato quale possibile trattamento<br />

in urgenza (3-6), in alternativa alla chirurgia,<br />

per la ricanalizzazione delle stenosi <strong>colo</strong>-<strong>rettali</strong> e la ri-<br />

F<br />

Giorn Ital End Dig 2010;33:127-133<br />

Iniziative Formative<br />

> Tecniche endoscopiche<br />

127


F<br />

Iniziative Formative<br />

> Tecniche endoscopiche<br />

128<br />

Alessandro Repici et al > <strong>Le</strong> <strong>protesi</strong> <strong>colo</strong><strong>rettali</strong><br />

soluzione del quadro di occlusione acuto. L’uso delle<br />

<strong>protesi</strong> in questo contesto trova giustificazione nel fatto<br />

che la chirurgia in urgenza dell’occlusione maligna<br />

è ancora gravata da tassi di mortalità e di morbidità<br />

nettamente superiori a quelli della chirurgia <strong>colo</strong>-rettale<br />

elettiva e spesso offre soluzioni terapeutiche meramente<br />

palliative quali la <strong>colo</strong>stomia decompressiva<br />

(nei pazienti con malattia on<strong>colo</strong>gicamente avanzata<br />

non suscettibili di resezione curativa) (7,8).<br />

Indicazioni<br />

Il posizionamento delle <strong>protesi</strong> <strong>colo</strong>-<strong>rettali</strong> è indicato nel<br />

trattamento di stenosi neoplastiche del <strong>colo</strong>n-retto che<br />

determinano una occlusione intestinale. In questo ambito<br />

si possono verificare due distinte situazioni cliniche:<br />

a) l’occlusione è determinata da una neoplasia<br />

ancora in uno stadio operabile in maniera<br />

radicale ed in un paziente che ha un rischio<br />

operatorio accettabile;<br />

b) l’occlusione è determinata da una neoplasia<br />

avanzata (localmente o con metastasi<br />

a distanza) o il paziente ha condizioni<br />

cliniche così complesse che rendono<br />

il rischio operatorio inaccettabile.<br />

Nel primo caso l’indicazione al posizionamento di uno<br />

stent è legata alla possibilità di risolvere il quadro di occlusione<br />

acuta, svuotare e preparare al meglio l’intestino<br />

per l’intervento chirurgico, studiare accuratamente il<br />

paziente sia dal punto di vista on<strong>colo</strong>gico che anestesiologico<br />

per poi procedere alla resezione in elezione<br />

del tratto di intestino interessato dalla neoplasia. Nel<br />

secondo caso invece lo stent servirà per garantire una<br />

ricanalizzazione a scopo palliativo della stenosi al fine<br />

di garantire una normale funzione intestinale in assenza<br />

di alcun intervento chirurgico. <strong>Le</strong> due situazioni<br />

cliniche non sono sempre così chiare sin dalla presentazione<br />

della malattia e ciò che viene considerato<br />

appropriato in un primo momento può poi cambiare<br />

con gli ulteriori approfondimenti clinici (9-13).<br />

Dal punto di vista delle controindicazioni bisogna ricordarsi<br />

che il sospetto o la presenza di una perforazione<br />

intestinale così come una emorragia attiva rappresentano<br />

una controindicazione al posizionamento dello stent.<br />

Anche le stenosi molto basse, che distano meno di 5<br />

cm dal margine anale sono una controindicazione allo<br />

stenting. Infatti nel caso di stenosi molto basse l’uso<br />

dello stent è invariabilmente associato alla comparsa<br />

di tenesmo, dolore anale ed incontinenza che rendono<br />

intollerabile la presenza dello stent in quella sede.<br />

La presenza di una stenosi del <strong>colo</strong>n destro non rappresenta<br />

una controindicazione allo stent, bisogna<br />

però tenere conto del fatto che la stenosi coinvolge<br />

il polo cecale e la valvola ileocecale il posizionamento<br />

dello stent può risultare estremamente complesso e<br />

talora infattibile per limiti anatomici (9-13).<br />

Gli stent<br />

Agli inizi degli anni 90 i primi tentativi di stenting del <strong>colo</strong>n<br />

sono avvenuti utilizzando stent esofagei o vascolari<br />

che venivano adattati alla situazione intestinale (14-16).<br />

Con il passare degli anni sono stati introdotti progressivamente<br />

vari tipi di stent il cui materiale inizialmente era<br />

l’acciaio (Z-stent Cook Medical) o l’elgiloy (Wallstent,<br />

Boston Scientific) e successivamente anche il nitinol<br />

(una miscela di nichel e titanio che ha la proprietà di<br />

mantenere una memoria elastica della propria forma ad<br />

una determinata temperatura) (17). I dispositivi disponibili<br />

oggi sono tutti in nitinol e si possono differenziare<br />

tra di loro per la forma, le dimensioni, il tipo di maglia,<br />

la presenza o meno di copertura, il catetere portante<br />

(sostanzialmente si distinguono quelli che passano nel<br />

canale operativo dell’endoscopio o TTS e quelli che<br />

invece non passano nel canale operativo dell’endoscopio,<br />

anche definiti OTW), la presenza o meno di<br />

una copertura ed il sistema di rilascio. Gli stent OTW<br />

(Over The Wire), hanno in genere un catetere di 16<br />

Fr e possono essere utilizzati, in considerazione della<br />

lunghezza e della rigidità del catetere portante, soltanto<br />

per stenosi del retto o del sigma in genere entro<br />

i 30 cm dall’ano. Per stenosi localizzate più a monte<br />

nell’intestino, per ragioni anatomiche sarà necessario<br />

utilizzare stent che passano nel canale operativo<br />

dell’endoscopio (TTS). Nella tabella 1 sono elencate le<br />

caratteristiche della maggior parte gli stent attualmente<br />

disponibili in Europa e negli Stati Uniti (con l’esclusione<br />

di alcuni stent prodotti da piccole aziende e non<br />

presenti un maniera ubiquitaria in tutti i paesi occidentali).<br />

Tra queste si ricorda che il Wallflex (figura 1) è lo<br />

stent ad oggi più utilizzato e sul quale sono presenti<br />

più dati in letteratura. Lo stent Evolution (figura 2) invece<br />

è quello più recentemente introdotto sul mercato<br />

e che presenta un sistema di rilascio che consente un<br />

maggior controllo delle varie fasi del posizionamento<br />

dello stent. Gli unici due stent ricoperti attualmente<br />

disponibili sono quelli della Taewoong e della Ella CS.<br />

Ad oggi non esistono dati di confronto prospettico tra<br />

stent differenti che consentano di valutare l’outcome<br />

di uno stent verso quello di un altro. L’unico studio di<br />

confronto retrospettivo del gruppo della Mayo Clinic<br />

ha evidenziato come gli stent Wallflex ed Ultraflex producano<br />

risultati di efficacia e di sicurezza simili quando<br />

vengono utilizzati nel trattamento delle stenosi localizzate<br />

nel retto e nel sigma (18).


tab. 1: caratteristiche della maggior parte degli stent disponibili in Europa e Stati Uniti<br />

Modello Materiale Diametro (mm) Lunghezza (cm) Caratteristiche<br />

Boston Scientific<br />

Ultraflex Precision<br />

Colonic<br />

Wallstent Enteral<br />

Wallflex Enteral<br />

Colonic<br />

Cook Medical Endoscopy<br />

Evolution Colonic<br />

Stent<br />

MI Tech<br />

Hanarostent<br />

Colorectal<br />

Taewoong Medical<br />

Colorectal<br />

CS Ella<br />

SX-ELLA<br />

Colorectal<br />

Nitinol<br />

Elgiloy (cobaltocromo-nichel)<br />

Nitinol<br />

Nitinol<br />

25 corpo<br />

(prossimale 30)<br />

5.7-8.7-11.7<br />

20-22 6-9<br />

25 corpo<br />

(prossimale 30)<br />

22 corpo<br />

(prossimale 27)<br />

25 corpo<br />

(prossimale 30)<br />

6-9-12<br />

6-8-10<br />

Nitinol 22 8-11-14<br />

Nitinol<br />

Non-ricoperta<br />

Ricoperta<br />

Doppio strato<br />

Nitinol<br />

Non ricoperta<br />

Ricoperta<br />

20-22-24<br />

(prossimale e distale,<br />

28 e 30)<br />

*TTS: Through The Scope (attraverso il canale operativo)<br />

6-8-10-12<br />

Non TTS*<br />

Sistema di rilascio non reversibile<br />

23% accorciamento durante<br />

l’espansione<br />

TTS*<br />

Sistema di rilascio reversibile<br />

39-49% accorciamento durante<br />

l’espansione<br />

TTS*<br />

Sistema di rilascio reversibile<br />

30-38% accorciamento durante<br />

l’espansione<br />

TTS*<br />

Sistema di rilascio reversibile<br />

45% accorciamento durante<br />

l’espansione<br />

TTS*<br />

Sistema di rilascio parzialmente<br />

reversibile<br />

Non TTS*<br />

Sistema di rilascio reversibile<br />

22-25-30 7.5-8-9-11-13.5 TTS*<br />

fig. 1: stent Wallflex<br />

fig. 2: stent Evolution<br />

Giorn Ital End Dig 2010;33:127-133<br />

129


130<br />

Alessandro Repici et al > <strong>Le</strong> <strong>protesi</strong> <strong>colo</strong> <strong>rettali</strong><br />

F<br />

Iniziative Formative<br />

> Tecniche endoscopiche<br />

La tecnica<br />

Al momento della valutazione di un paziente occluso<br />

la valutazione diagnostica dovrebbe passare attraverso<br />

l’esecuzione di una TAC con mezzo di contrasto che<br />

può risultare estremamente utile sia per valutare la sede,<br />

l’estensione e la natura della stenosi, sia per avere<br />

una valutazione più complessiva della situazione addominale<br />

(esclusione di una perforazione intestinale,<br />

piuttosto che valutazione di metastasi epatiche o in<br />

altra sede). Una volta eseguita la TAC la valutazione<br />

sull’indicazione al posizionamento dello stent andrà<br />

fatta in maniera multidisciplinare sentendo il chirurgo,<br />

l’endoscopista e l’anestesista. In generale l’entità<br />

dell’occlusione, l’esordio dei sintomi occlusivi, la loro<br />

gravità e la distensione del polo cecale sono gli<br />

elementi che consentono di valutare entro quante ore<br />

deve essere eseguito il tentativo di decompressione<br />

endoscopica. Nella maggior parte delle situazioni l’intervento<br />

endoscopico può essere eseguito entro le<br />

6-8 ore dalla valutazione, ragione per cui anche se il<br />

paziente dovesse arrivare la sera tardi in pronto soccorso<br />

quasi mai l’intervento endoscopico deve essere<br />

eseguito d’urgenza nel corso della notte ma può essere<br />

procrastinato al mattino successivo. Dal punto di<br />

vista logistico è necessario avere a disposizione una<br />

sala radiologica, un medico e due infermieri esperti o<br />

due medici ed un infermiere, strumenti endoscopici di<br />

vario calibro per far fronte a tutte le situazioni anatomiche<br />

e gli accessori necessari per il posizionamento<br />

(fili guida, cateteri, sfinterotomi). Per ciò che riguarda<br />

gli endoscopi si ricorda che gli stent TTS (Through<br />

The Scope, che passano attraverso il canale operativo<br />

dello strumento) hanno un catetere di rilascio del diametro<br />

di 10 Fr per cui passano nei canali da 3.7 mm in<br />

poi (<strong>colo</strong>nscopi standard, gastroscopi operativi).<br />

Prima del posizionamento dello stent si consiglia<br />

l’esecuzione di alcuni clismi <strong>rettali</strong> evacuativi che servono<br />

a pulire il tratto di intestino al di sotto della stenosi,<br />

facilitando così l’esplorazione endoscopica e l’identificazione<br />

della stenosi. Non esistono regole precise o<br />

linee guida sulla sedazione per questa procedura. In<br />

linea di massima la procedura è quasi sempre molto<br />

ben tollerata con una sedazione minima con basse<br />

dosi di benzodiazepine. L’assistenza anestesiologica<br />

dovrebbe essere richiesta solo per i pazienti molto<br />

sofferenti o per quelli con condizioni cliniche molto critiche.<br />

Grande attenzione deve essere posta al rischio<br />

dell’ab-ingestis in corso di endoscopia che attraverso<br />

l’insufflazione peggiora la distensione addominale e<br />

può favorire l’insorgenza del vomito. Per tale motivo si<br />

suggerisce di lasciare in stomaco un SNG e di rimuoverlo<br />

solo dopo la ripresa della canalizzazione intestinale.<br />

Inoltre è molto prudente lavorare con un basso livello<br />

di insufflazione endoscopica per evitare una eccessiva<br />

distensione del <strong>colo</strong>n a monte della stenosi che potrebbe<br />

compromettere la buona riuscita della manovra.<br />

È preferibile posizionare il paziente supino sul letto radiologico<br />

al fine di facilitare l’anatomia radiologica e l’identificazione<br />

di marker per il posizionamento dello stent.<br />

Dopo aver raggiunto la stenosi, lo step successivo<br />

è quello di valicare il tratto stenotico con filo guida<br />

e catetere con un approccio tipo incannulazione in<br />

corso di ERCP. Se la stenosi è molto serrata, in posizione<br />

eccentrica, lunga o molto difficile da valicare<br />

si suggerisce l’utilizzo di una guida idrofila, magari a<br />

punta curva per evitare il rischio di fare false strade<br />

con una guida più stiff (rigida). In alcune situazioni,<br />

rare, in cui la posizione della stenosi è molto eccentrica<br />

rispetto alla visione endoscopica per cui il catetere<br />

diritto non riesce ad essere indirizzato verso la<br />

sede della stenosi, si può utilizzare lo sfinterotomo o<br />

un catetere angolabile che consenta di direzionare la<br />

punta del catetere verso la sede della stenosi e facilitare<br />

la progressione della guida. Una volta valicata<br />

la stenosi sotto controllo radiologico, il filo guida deve<br />

essere ritirato ed attraverso il catetere verrà iniettato<br />

del contrasto idrosolubile per confermare la posizione<br />

del catetere, verificare l’anatomia della stenosi e del<br />

<strong>colo</strong>n a monte (grado di distensione, assenza di perforazione,<br />

assenza di stenosi o di patologie sincrone,<br />

ecc). Dopo questo passaggio verrà introdotto un filo<br />

guida stiff attraverso il catetere la cui punta è ben oltre<br />

la stenosi e verrà fatto avanzare il filo in posizione<br />

molto distante dalla stenosi. Questo servirà ad avere<br />

una quantità sufficiente di filo guida oltre la stenosi<br />

per tutte le manovre di manipolazione del filo che servono<br />

a dare tensione e raddrizzare il percorso dello<br />

stent facilitandone l’avanzamento e il superamento del<br />

tratto stenotico. È consigliabile evitare la dilatazione<br />

della stenosi prima del rilascio della <strong>protesi</strong> in quanto<br />

la predilatazione rappresenta un fattore di rischio<br />

per la perforazione intestinale. La scelta dello stent<br />

dovrà tenere conto della sede e della morfologia della<br />

stenosi. Si suggerisce di usare stent che abbiano una<br />

lunghezza almeno 3-4 cm maggiore rispetto a quella<br />

della stenosi per consentire un buon adattamento<br />

dello stent anche in posizioni molto angolate dove<br />

uno stent troppo corto potrebbe tendere a raddrizzarsi<br />

dentro la curva e mettersi in tensione sulla parete<br />

controlaterale aumentando il rischio di dislocazione<br />

e di perforazione della parete. Una volta avanzato lo<br />

stent nella stenosi, il rilascio dovrebbe avvenire sotto<br />

controllo radiologico ed endoscopico (nel caso degli<br />

stent OTW si suggerisce di avanzare un endoscopio<br />

di pic<strong>colo</strong> calibro in parallelo al catetere portante lo<br />

stent. Si consiglia di rilasciare lo stent in maniera lenta<br />

e progressiva per avere sempre il pieno controllo


F<br />

Iniziative Formative<br />

> Tecniche endoscopiche<br />

tab. 2: analisi della letteratura sulle complicazioni e perforazioni da stent<br />

Autori<br />

Law WL<br />

Baraza W<br />

Alcantara M<br />

Giovannini MD<br />

Brehant O<br />

Riviste<br />

Colorectal Dis<br />

2010<br />

Colorectal Dis<br />

2008<br />

Tech Coloproctol<br />

2007<br />

J clin Gastroenterol<br />

2008<br />

Colorectal Dis<br />

2009<br />

Pazienti<br />

(N)<br />

Palliazione/BTS<br />

(N)<br />

130 101/29<br />

63 56/7<br />

95<br />

(103 SEMS)<br />

28/67<br />

36 (52 SEMS) 36/0<br />

Min Kyu Jung Surg Endosc 2009 39 39/0<br />

Mucci S -<br />

Hennekinne<br />

Repici A<br />

Jong Pil Im<br />

Tipi di stent<br />

Esoph.Wallstent<br />

Colon Wallflex<br />

Choostent<br />

Enteral Wallstent<br />

Ultraflex<br />

Niti-S<br />

Bard Memotherm<br />

Enteral Wallstent<br />

Esophacoil<br />

Hanaro stent<br />

Wallflex<br />

Choostent<br />

Wallstent<br />

Hanaro stent<br />

Complicazioni<br />

(%)<br />

Perforazioni<br />

(%)<br />

20 1.5<br />

25 0<br />

13.7 4.2<br />

35 7.5<br />

30 0/30 Wallflex 23 7<br />

Niti-S<br />

Hanarostent<br />

Wallflex<br />

Precoce 12.8<br />

Tardivo 11.8<br />

Precoce 2.6<br />

Tardivo 2.9<br />

Surg Endosc 2007 67 55/12 Hanarostent / 6.2<br />

Gastroint Endosc<br />

2008<br />

Int J Colorectal Dis<br />

2008<br />

42 23/19 Wallflex<br />

Precoce 9.5<br />

Tardivo 14.3<br />

49 (51 SEMS) 49/0 Hanaro MI Tech 24 2<br />

2.4<br />

della manovra. Nel caso degli stent TTS è importante<br />

che l’operatore tenda a retrarre progressivamente il<br />

catetere esterno della <strong>protesi</strong>, man mano che lo stent<br />

viene rilasciato, per evitare che lo stent venga spinto in<br />

posizione troppo distale. Una volta completato il rilascio,<br />

un ultimo controllo radiologico ed endoscopico sarà necessario<br />

per valutare la corretta espansione dello stent<br />

nell’ambito della stenosi e valutare il passaggio di aria e<br />

materiale fecale attraverso lo stent.<br />

L'outcome<br />

La definizione di successo tecnico è nel caso dello<br />

stenting quella di corretta espansione dello stent<br />

a cavallo del tratto stenotico mentre la definizione di<br />

successo clinico è quella di risoluzione del quadro di<br />

occlusione e ripresa della corretta canalizzazione intestinale.<br />

Dai dati pubblicati in letteratura il successo tecnico<br />

varia tra l’85 ed il 95% mentre il successo clinico<br />

è più basso con un range del 70-85% (19,20). Questi<br />

dati non variano con i diversi tipi di stent e sono rimasti<br />

abbastanza immodificati negli ultimi 10 anni da quando<br />

sono stati introdotti nel mercato gli stent TTS che<br />

consentono di posizionare le <strong>protesi</strong> anche in situazioni<br />

anatomicamente complesse. Anche per le stenosi più<br />

prossimali situate nel <strong>colo</strong>n destro o a livello della flessura<br />

epatica i tassi di successo tecnico e clinico sono<br />

sovrapponibili anche se i lavori disponibili per questo<br />

sottogruppo di pazienti sono molto meno numerosi che<br />

per le stenosi del <strong>colo</strong>n sinistro e del retto (21). I dati<br />

più recenti confermano queste percentuali mettendo<br />

però in evidenza come il successo clinico più elevato<br />

si raggiunge nei centri ad alto volume di stenting <strong>colo</strong>rettale<br />

a conferma del fatto che si tratti di una tecnica<br />

ad elevata complessità.<br />

I dati degli ultimi 5 anni sono tutti a favore dello stenting<br />

Giorn Ital End Dig 2010;33:127-133<br />

131


132<br />

Alessandro Repici et al > <strong>Le</strong> <strong>protesi</strong> <strong>colo</strong> <strong>rettali</strong><br />

F<br />

Iniziative Formative<br />

> Tecniche endoscopiche<br />

nell’indicazione bridge to surgery come evidenziato in<br />

una review sistematica dei lavori di questo argomento,<br />

pubblicata su British Journal of Surgery nel 2007<br />

(22). Più recentemente, sempre in questo ambito, un<br />

gruppo di Hong-Kong ha dimostrato attraverso uno<br />

studio prospettico randomizzato (uno dei pochissimi<br />

disponibili) che il posizionamento dello stent seguito<br />

dalla resezione endoscopica si associa ad un outcome<br />

significativamente più favorevole (minor numero di<br />

complicanze, minor degenza media, maggior numero<br />

di resezioni in un tempo unico senza stomia) rispetto<br />

alla chirurgia in emergenza (23). Più complessa l’analisi<br />

dei dati di out come nell’ambito della palliazione in<br />

quanto la maggior parte dei lavori offre un follow-up<br />

limitato ed un numero di pazienti ridotto. In generale<br />

circa il 50% dei pazienti tende a sviluppare un problema<br />

di riocclusione dello stent dopo i sei mesi dal<br />

posizionamento anche se in una buona parte di questi<br />

casi il ritrattamento endoscopico può consentire la ripresa<br />

della canalizzazione (24). Tra le complicanze più<br />

temute di questa tecnica vi è la perforazione intestinale.<br />

Questa può verificarsi nel corso delle manovre di<br />

superamento della stenosi o di posizionamento dello<br />

stent o successivamente nel corso del follow-up. Un<br />

lavoro del 2008 del gruppo di Amsterdam aveva creato<br />

un certo allarme tra gli addetti ai lavori per l’elevato<br />

numero di perforazioni precoci e tardive riscontrate nella<br />

popolazione in esame e che avevano condotto alla<br />

chiusura precoce dello studio (25). In realtà un’analisi<br />

attenta dei dati (tabella 2 - vedi pag. precedente) conferma<br />

che il rischio performativo è nelle serie maggiori<br />

pubblicate negli ultimi anni inferiore al 5% e quindi ben<br />

al di sotto dei dati riportati dal gruppo di Amsterdam<br />

che per il momento rimangono non confermati. Una relazione<br />

tra la terapia con il bevacizumab ed un aumento<br />

del rischio di perforazione da stent <strong>colo</strong>-rettale è stato<br />

recentemente proposto da due distinti lavori retrospettivi<br />

di cui uno italiano (26,27). In generale l’uso di questo<br />

anticorpo monoclonale che ha come target i recettori<br />

VEGF è stato associato ad un certo rischio di sviluppare<br />

perforazioni spontanee del tratto gastrointestinale<br />

per cui è verosimile che l’associazione delle due cose<br />

(bevacizumab e stent <strong>colo</strong>-rettale) possa veramente<br />

produrre un significativo aumento del rischio. Per tale<br />

motivo è suggeribile molta attenzione nel porre l’indicazione<br />

al posizionamento degli stent <strong>colo</strong>-<strong>rettali</strong> in<br />

pazienti che sono stati sottoposti o che potrebbero<br />

ricevere cicli di chemioterapia di associazione con il<br />

bevacizumab. Tra le altre complicanze possibili si segnalano<br />

la migrazione dello stent che si può verificare<br />

nel 2-3% dei casi e l'ostruzione dello stent da impatto<br />

di materiale fecale o crescita di tessuto neoplastico.<br />

In entrambi i casi il ritrattamento endoscopico è in grado<br />

di ottenere quasi sempre la completa ricanalizzazione<br />

dello stent e la ripresa della funzione intestinale<br />

senza necessità di ricorso alla chirurgia.<br />

Conclusioni<br />

Il posizionamento degli stent <strong>colo</strong>-<strong>rettali</strong> può essere<br />

indicato in pazienti con occlusione intestinale maligna<br />

sia come soluzione temporanea prima di un intervento<br />

chirurgico, che come soluzione palliativa nei pazienti<br />

non operabili in maniera curativa. La metodica è complessa<br />

e necessita di un team medico-infermieristico<br />

qualificato in grado di risolvere anche le situazioni più<br />

complesse come le stenosi particolarmente severe,<br />

irregolari o molto distanti dall’ano come nel caso del<br />

<strong>colo</strong>n dx. Tali manovre si associano ad una percentuale<br />

di successo tecnico e clinico in genere molto<br />

alto anche se molta attenzione deve essere posta al<br />

problema delle complicanze ed in particolare a quello<br />

della perforazione intestinale.<br />

Corrispondenza<br />

Alessandro Repici<br />

Servizio di Endoscopia Digestiva<br />

Istituto Clinico Humanitas<br />

Via Manzoni 56 - 20089 Rozzano (MI)<br />

Tel. + 39 02 82242579<br />

Fax + 39 02 82244590<br />

e-mail: alessandro.repici@humanitas.it<br />

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F<br />

Iniziative Formative<br />

> Tecniche endoscopiche<br />

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133

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