Norme tecniche di attuazione - Provincia del Verbano Cusio Ossola

PTP 

PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE 

Assessore alla Pianificazione territoriale 

Vittoria Albertini 

Dirigente del Settore Politiche territoriali, Infrastrutture e Trasporti 

Luigi Formoso 

Ufficio di Piano 

Sergio Gasparotti (Coordinatore) 

Sara Beltrami 

Fausto Piolanti 

Consulenti 

arch. Roberto Ripamonti 

urb. Tullio Bagnati 

geol. Italo Isoli 

rag. Michele Lapetina 

CSI Piemonte/Studio GEAsit (supporto Web Gis) 

STAFF 

Servizio Difesa del suolo e Assetto idrogeologico 

Maurilio Coluccino 

Andrea Filipello 

Servizio Montagna, Parchi e Tutela faunistica 

Elena Lux 

Servizio Polizia provinciale e Protezione civile 

Fausto Ranzoni 

Servizio Cave e Compatibilità ambientale 

Servizio Risorse idriche 

Servizio Suolo, Rifiuti e Bonifiche 

elaborato 

PB 

titolo 

Norme Tecniche di Attuazione 

(Elaborato aggiornato nella fase di controdeduzione prevista dall’art. 

7, c. 2, della L.R. 56/1977 e s.m.i) 

scala 

adottato con DCP del 

approvato con DCR del

PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE 

NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE 

FEBBRAIO 2009

Provincia del Verbano-Cusio-Ossola 

Piano Territoriale Provinciale 

TESTO PREDISPOSTO DAI TECNICI INCARICATI CON LE 

MODIFICHE E LE INTEGRAZIONI INTRODOTTE IN FASE DI 

VERIFICA DA PARTE DELL’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE 

Norme di attuazione



SOMMARIO: 

TITOLO 1. - ASPETTI GENERALI....................................................... 1 

ART. 1.1. - PRINCIPI GENERALI E FINALITÀ .................................. 2 

ART. 1.2. - 

COMPONENTI E SETTORI DI TUTELA, 

VALORIZZAZIONE E SOSTENIBILITA’ .......................... 3 

ART. 1.3. - ARTICOLAZIONE E APPLICAZIONE DELLE NORME... 4 

ART. 1.4. - ELABORATI DEL P.T.P................................................... 5 

ART. 1.4 BIS - STRUMENTI DI ATTUAZIONE DEL P.T.P. .................. 9 

ART. 1.5. - MODALITA’ DI ATTUAZIONE DEL P.T.P...................... 10 

ART. 1.6. - CONFERENZE E ACCORDI DI PIANIFICAZIONE ....... 11 

ART. 1.7. - DIRETTIVE E ATTIVITA’ DI COORDINAMENTO ......... 12 

ART. 1.8. - 

ART. 1.9. - 

PARERE PRELIMINARE DI COMPATIBILITA’ 

TERRITORIALE............................................................. 13 

SITI RETE NATURA 2000 E VALUTAZIONE DI 

INCIDENZA ................................................................... 14 

ART. 1.10. - PARERE E PROCEDURE DI COMPATIBILITA’ 

AMBIENTALE ................................................................ 15 

ART. 1.11. - COMMISSIONE TECNICA CONSULTIVA PER LE 

AZIONI DI GOVERNO DEL TERRITORIO.................... 16 

ART. 1.12. - IL PROGRAMMA DELLA CARTOGRAFIA 

PROVINCIALE............................................................... 17 

TITOLO 2. - ORGANIZZAZIONE E DISCIPLINA DEL TERRITORIO. 18 

CAPO I ARTICOLAZIONE DEL TERRITORIO PROVINCIALE ................... 19 

ART. 2.1. - 

SISTEMI TERRITORIALI FUNZIONALI, DI 

PROGRAMMA, LOCALI ................................................ 19 

ART. 2.1.1. I SISTEMI TERRITORIALI FUNZIONALI (STF) ............ 19 




ART. 2.1.2. I SISTEMI TERRITORIALI DI PROGRAMMA ............... 23 

ART. 2.1.3. I SISTEMI TERRITORIALI LOCALI ............................... 29 

CAPO II ASSETTO FISICO-AMBIENTALE.......................................... 30 

ART. 2.2.1. NORME GENERALI ...................................................... 30 

ART. 2.2.2. L’ASSETTO IDROGEOLOGICO E LA DIFESA DEL 

SUOLO - IL PROGETTO DI PIANO DI ASSETTO 

IDROGEOLOGICO PROVINCIALE............................... 33 

ART. 2.2.3. LE ATTIVITA’ ESTRATTIVE E IL PIANO PER LE 

ATTIVITA’ ESTRATTIVE PROVINCIALI (PAEP)........... 39 

ART. 2.2.4. IL PIANO DI RAZIONALIZZAZIONE E TUTELA DELLE.. 45 

RISORSE IDRICHE ............................................................................ 45 

ART. 2.2.5. LA PROVINCIA E L’INQUINAMENTO DEI SUOLI. ....... 48 

ART. 2.2.6. IL PROGRAMMA PROVINCIALE DI PREVISIONE 

PREVENZIONE DI PROTEZIONE CIVILE E PIANO DI 

EMERGENZA ................................................................ 49 

CAPO III CARATTERI AMBIENTALI E GESTIONE DELLE RISORSE ........... 51 

ART. 2.3.1 SISTEMA TERRITORIALE FUNZIONALE AMBIENTE E 

RIPRODUCIBILITÀ DELLE RISORSE NATURALI ........ 51 

ART. 2.3.2 

ART. 2.3.3 

ART. 2.3.4 

ART. 2.3.5 

IL SISTEMA TERRITORIALE FUNZIONALE 

"AMBIENTE".................................................................. 52 

SCHEMA DI RETE ECOLOGICA PROVINCIALE E 

LINEE D’AZIONE PER LA SUA ATTUAZIONE .............. 53 

CONTENUTI, FINALITÀ E ARTICOLAZIONE DEL 

SISTEMA POLIVALENTE DELLA REP.......................... 55 

REP E SISTEMA DEI PARCHI E DELLE AREE 

PROTETTE DEL TERRITORIO PROVINCIALE ............ 57 

ART. 2.3.6 ELEMENTI DELLA RETE ECOLOGICA ........................ 59 




ART. 2.3.7 PIANO DI SETTORE DELLA RETE ECOLOGICA ......... 62 

ART. 2.3.8 MISURE TRANSITORIE DI SALVAGUARDIA ............... 63 

ART. 2.3.8 BIS – RAPPORTO DELLA REP CON GLI STRUMENTI 

URBANISTICI VIGENTI................................................. 67 

ART. 2.3.9 USI DELLE RISORSE E DEL CAPITALE NATURALE... 68 

ART. 2.3.10 LA RISORSA ARIA ........................................................ 69 

ART. 2.3.11 LA RISORSA ACQUA.................................................... 70 

ART. 2.3.12 LA RISORSA SUOLO .................................................... 72 

ART. 2.3.13 EMISSIONI ACUSTICHE, LUMINOSE, 

ELETTROMAGNETICHE .............................................. 74 

CAPO IV PAESAGGIO ..................................................................... 76 

ART. 2.4.1 

ART. 2.4.3 

RELAZIONI TRA P.T.P. E STRUMENTI DELLA 

PIANIFICAZIONE PAESAGGISTICA REGIONALE....... 76 

NUCLEI ANTICHI DI INTERESSE STORICO, 

ARTISTICO, DOCUMENTARIO O AMBIENTALE E 

DOCUMENTI DELLA CULTURA ................................... 87 

ART. 2.4.4 STRADE ED I SENTIERI STORICI ................................ 91 

ART. 2.4.5 

GIARDINI STORICI ED EPISODI ARBOREI DI 

VALORE MONUMENTALE............................................ 92 

TITOLO 3. - INDIRIZZI DI GOVERNO DEL TERRITORIO................. 93 

ART. 3.1. - 

ART. 3.2. - 

AREE DI INTERESSE SOVRACOMUNALE PER GLI 

INSEDIAMENTI PRODUTTIVI DA RIORGANIZZARE E 

RIQUALIFICARE ........................................................... 94 

AREE DI CONCENTRAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI 

CONNESSI CON IL POLO DELLA LOGISTICA............ 97 

ART. 3.3. - POLO DELLA LOGISTICA ............................................ 99 




ART. 3.4. - 

AREE DI LOCALIZZAZIONE COORDINATA 

DELL’INSEDIAMENTO DI FUNZIONI PER LA 

PRODUZIONE DI BENI E DI SERVIZI ........................ 101 

ART. 3.5. - AREE URBANE DI RIQUALIFICAZIONE .................... 103 

ART. 3.6. - AREE SUBURBANE DI RIQUALIFICAZIONE............. 105 

ART. 3.7. - 

ART. 3.8. - 

ART. 3.9. - 

AREE DI CONCENTRAZIONE DI ATTIVITA’ 

TERZIARIE DI SERVIZIO, DIREZIONALI E DELLA 

RETE COMMERCIALE DIFFUSA ............................... 106 

AREE DI CONCENTRAZIONE DI SERVIZI PUBBLICI 

DI LIVELLO PROVINCIALE......................................... 108 

AREE DI CONCENTRAZIONE DI SERVIZI PUBBLICI 

DI LIVELLO SOVRACOMUNALE................................ 110 

ART. 3.10. - AREE DI CONSOLIDAMENTO URBANO DELLA 

RESIDENZA (E DIMENSIONAMENTO DEGLI 

STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE LOCALE).............. 112 

ART. 3.11. - PERIMETRI DI LOCALIZZAZIONE DI AREE 

ATTREZZATE PER IL FLOROVIVAISMO................... 114 

ART. 3.12. - AREE DI CONSOLIDAMENTO DI INSEDIAMENTI 

TURISTICO-RICETTIVI E DI SERVIZI TURISTICI...... 116 

ART. 3.13. - NORME GENERALI PER LA PROMOZIONE DELLA 

SOSTENIBILITA’ DELL’EDILIZIA ................................ 119 

ART. 3.14. - NORME GENERALI PER L’INSEDIAMENTO DI 

ATTIVITA’ COMMERCIALI.......................................... 120 

ART. 3.15. - NORME GENERALI PER LE ATTIVITA’ AGRICOLE.. 122 

TITOLO 4. - RETI E INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITA’......... 124 

ART. 4.1. - 

RETE FERROVIARIA: COLLEGAMENTI DI 

INTERESSE INTERNAZIONALE E LOCALE E 

VARIANTI DI TRACCIATO.......................................... 125 




ART. 4.2. - 

ART. 4.3. - 

TRACCIATO FERROVIARIO CON PREVISIONE DI 

INCREMENTO DEL TRAFFICO MERCI CON EFFETTI 

SUL TERRITORIO URBANO ...................................... 127 

STAZIONI FERROVIARIE E LACUALI DA 

INDIRIZZARE ALLO SVILUPPO 

DELL’INTERSCAMBIO MODALE DEL TRASPORTO 

PASSEGGERI ............................................................. 129 

ART. 4.4. - MOVICENTRO ............................................................ 130 

ART. 4.5. - CLASSIFICAZIONE DELLA RETE STRADALE .......... 131 

ART. 4.6. - 

ART. 4.7. - 

PERCORSI DI CONNESSIONE DI AREE URBANE E 

PRODUTTIVE ALLA RETE AUTOSTRADALE E 

STRADALE PRIMARIA................................................ 134 

AREE DA ATTREZZARE PER LO SVILUPPO 

DELL’INTERSCAMBIO DEL TRASPORTO PUBBLICO 

SU GOMMA................................................................. 136 

ART. 4.8. - RETE DELLE PISTE CICLABILI.................................. 137 

ART. 4.9. - STRADE DI PERCEZIONE PAESAGGISTICA ........... 138 

ART. 4.10. - AVIOSUPERFICIE....................................................... 139 




TITOLO 1. - ASPETTI GENERALI 

Norme di attuazione 

1



ART. 1.1. - PRINCIPI GENERALI E FINALITÀ 

Il P.T.P. della Provincia del Verbano Cusio Ossola è lo strumento di 

pianificazione e di programmazione diretto al coordinamento e al 

raccordo tra gli atti di governo del territorio regionali, quelli della 

pianificazione e programmazione settoriale provinciale e gli strumenti di 

pianificazione comunali. 

Il P.T.P, anche quale approfondimento delle indicazioni del P.T.R., 

quale articolazione dei contenuti del Piano Paesaggistico Regionale, si 

applica all'intero territorio della provincia e ha le finalità e i contenuti 

indicati dall'art. 5 della L.R. 56/77. Il P.T.P. configura l'assetto del 

territorio, tutelando e valorizzando l'ambiente naturale nella sua 

integrità, considerando la pianificazione comunale esistente e 

coordinando le politiche per la trasformazione e la gestione del territorio 

che risultano necessarie per promuovere il corretto uso delle risorse 

ambientali e naturali e la razionale organizzazione territoriale delle 

attività e degli insediamenti. 

L’attività di pianificazione per il governo del territorio persegue i 

seguenti obiettivi: 

a) tutela e valorizzazione del territorio, qualificando i sistemi insediativi, 

assicurando il rispetto dei beni rilevanti per la comunità, la parità dei 

diritti, la considerazione della qualità della vita delle generazioni 

presenti e future; 

b) consumo di nuovo territorio solo quando sia dimostrata l’inesistenza 

di soluzioni alternative; 

c) individuazione dei sistemi territoriali che definiscono la struttura del 

territorio a livello regionale e provinciale per garantire un più 

efficiente governo dello sviluppo; 

d) sviluppo sostenibile, nella consapevolezza che tra sviluppo 

economico, paesaggio e ambiente vi è una relazione di 

interdipendenza che richiede, a ogni livello di governo, la verifica, 

nella loro coerenza, nei loro effetti, nella loro necessità, delle scelte 

che incidono sul territorio; 

e) perequazione urbanistica e perequazione territoriale, conseguite 

attraverso gli atti di pianificazione. 


2



ART. 1.2. - COMPONENTI E SETTORI DI TUTELA, 

VALORIZZAZIONE E SOSTENIBILITA’ 

Le condizioni di tutela, valorizzazione e sostenibilità di cui al comma 

precedente sono da riferire, in modo sistemico, alle seguenti 

componenti e settori di intervento: 

a) al sistema delle acque superficiali e sotterranee, in relazione agli 

insediamenti, ai consumi attesi e al ciclo di utilizzo della risorsa 

idrica, compresa la capacità di smaltimento dei reflui; 

b) al controllo del rischio idrogeologico; 

c) al potenziamento delle reti ecologiche, degli spazi di rigenerazione e 

compensazione ambientale e, più in generale, delle opere e degli 

interventi che concorrono a migliorare la qualità dell’ambiente 

urbano e rurale e a mitigare gli impatti negativi delle scelte di piano; 

d) al miglioramento delle condizioni ambientali degli insediamenti, in 

termini di salubrità complessiva [e di contenimento dell’impronta 

ecologica] e dei consumi di energia; 

e) alla valorizzazione delle attività agro-silvo-pastorali; 

f) all’armonizzazione degli assetti insediativi ed infrastrutturali per 

renderli compatibili con gli aspetti strutturali e caratterizzanti dei 

paesaggi in cui sono inseriti, anche ricorrendo allo strumento della 

perequazione territoriale; 

g) alla valorizzazione degli insediamenti [migliorandone i livelli di 

biodiversità e di connettività ambientale] attraverso la riconoscibilità 

dei sistemi di segni identitari e la leggibilità delle testimonianze 

storico-culturali e degli elementi paesaggistici; 

h) alla verifica dei requisiti funzionali degli insediamenti, delle 

infrastrutture, dei servizi e del sistema della mobilità. 


3



ART. 1.3. - ARTICOLAZIONE E APPLICAZIONE DELLE NORME 

Ai fini di una loro efficacia, le norme si articolano in: 

a) obiettivi: con valore di indicazione dei risultati attesi dall’attuazione 

del P.T.P.; 

b) indirizzi: criteri di compatibilità e orientamenti per l’attuazione del 

P.T.P. attraverso gli strumenti di governo locale del territorio e la 

pianificazione di settore; 

c) direttive: disposizioni che richiedono ricezione nella pianificazione 

locale e attuativa; 

d) prescrizioni: disposizioni prevalenti sugli strumenti di pianificazione 

locale, vincolanti e cogenti (operanti nei confronti di chiunque). 


4



ART. 1.4. - ELABORATI DEL P.T.P. 

Il P.T.P. è costituito da elaborati di Quadro Conoscitivo ed elaborati di 

Progetto. 

Gli elaborati specifici del Quadro Conoscitivo sono: 

• Relazione Compatibilità Ambientale, ex art. 20 LR 40/98, febbraio 

2004 (DCP n. 27 del 29 marzo 2004); 

• Monitoraggio ed analisi ricognitiva sulle aree industriali dimesse; 

• Elaborati grafici e analitici articolati come segue: 

1. Elaborati grafici: 

A1 Ambiti paesaggistici: quadro di riferimento regionale 

(in scala 1:250.000) 

A2 Uso del suolo a indirizzo vegetazionale (Foglio 1 e 2) 

(in scala 1:50.000) 

A3 

Schema strutturale dei macro sistemi ambientali e del 

paesaggio (in scala 1:85.000) 

A4 Sistema dei vincoli paesistici e ambientali (Foglio 1 e 2) 

(in scala 1:50.000) 

A5 

Qualificazione del reticolo idrografico in rapporto alla criticità 

del DMV dei sottobacini sottesi e alla valenza naturalistica 

degli ambienti di prossimità (in scala 1:85.000) 

A6 Ecomosaico (Foglio 1 e 2) (in scala 1:50.000) 

A7 

A8 

Sistemi di relazione territoriale e struttura insediativa 

(in scala 1:250.000) 

Mosaicatura interpretativa degli strumenti di pianificazione 

locale (Foglio 1 e 2) (in scala 1:50.000) 

A 9.1. Sistema della mobilità di merci e persone 

(in scala 1:250.000) 

A 9.2. 

A 10 

Sistema dell’accessibilità al V.C.O. e della mobilità interna 

(Foglio 1 e 2) (in scala 1:50.000) 

Repertorio delle risorse identitarie storico-culturali 

GA.1 Assetto geologico-strutturale (Foglio 1 e 2) 


5



(in scala 1:50.000) 

GA.2 Affioramenti rocciosi e depositi quaternari (Foglio 1 e 2) 

(in scala 1:50.000) 

GA.3 Forme e processi geomorfologici prevalenti (Foglio 1 e 2) 

(in scala 1:50.000) 

GA.4 Inventario dei dissesti (Foglio 1 e 2) (in scala 1:50.000) 

GA.5 Erodibilità (Foglio 1 e 2) (in scala 1:50.000) 

GA.6 Permeabilità (Foglio 1 e 2) (in scala 1:50.000) 

GA.7 

GA.8 

GA.9 

GA.10a. 

GA.10b. 

GA.10c. 

Coefficienti di deflusso 


Pericolosità delle aree in dissesto (Foglio 1 e 2) (in scala 

1:50.000) 

Pericolosità per fenomeni valanghivi (Foglio 1 e 2) (in scala 

1:50.000) 

Suscettibilità da frana per fenomeni gravitativi inerenti la 

coltre superficiale (Foglio 1 e 2) (in scala 1:50.000) 

Suscettibilità da frana per fenomeni di crollo e crolloribaltamento 


Suscettibilità da frana per processi gravitativi del substrato, 

da scivolamento, colamento profondo o complessi (Foglio 1 

e 2) (in scala 1:50.000) 

GA.11 Pericolosità geomorfologica lungo i tributari principali del F. 

Toce (aste torrentizie e conoidi) (Foglio 1, 2 e 3) (in scala 

1:25.000) 

GA.12 Alluvione ottobre 2000 (Foglio 1) (in scala 1:25.000) 

2. Elaborati analitici 

• Documento di indirizzi per le scelte di piano (adottato con DGP 

n°221 del 25 luglio 2006) 

Gli elaborati di Progetto sono organizzati nel modo seguente: 

PA 

PB 

Relazione illustrativa 

Norme Tecniche di Attuazione 


6



PC 

PD 

Norme Specifiche relative ad A.I.T. 

Compendio della relazione di compatibilità ambientale 

PE Il Progetto di Piano per l’Assetto Idrogeologico Provinciale – 

Documento di sintesi. 

P1.1 Quadro di riferimento strutturale della Rete Ecologica 

Provinciale (REP) (Foglio 1 e 2) (in scala 1:50.000) 

P1.2 Quadro di riferimento strutturale della REP per gli assi vallivi 

dei fiumi Toce e Strona (Foglio 1, 2 ) (in scala 1:25.000) 

P2 Infrastrutture e reti per la mobilità (Foglio 1 e 2) 

(in scala 1:50.000) 

P3 Indirizzi di governo del territorio (Foglio 1 e 2) 

(in scala 1:50.000) 

P4.1. A.I.T. dei laghi: progetto (in scala 1:25.000) 

P4.2. A.I.T. dell’Ossola: progetto (in scala 1:25.000) 

AP.1. Assetto della tutela naturalistica (Foglio 1 e 2) 

(in scala 1:50.000) 

AP.2 

GP1 

GP2 

Ambiti di paesaggio omogenei (APO) e unità di paesaggio 

(UP) (Foglio 1, 2, 3, 4, 5, 6) (in scala 1:25.000) 

Aree estrattive e sistema vincolistico (Foglio1 e 2) (in scala 

1:50.000) 

Carta di sintesi della pericolosità e zonizzazione normativa 

(Foglio 1, 2, 3, 4, 5 e 6) (in scala 1:25.000) 

Per la revisione, aggiornamento e integrazione del Piano territoriale 

provinciale sono stati esaminati e costituiscono riferimento specifico per 

la definizione del quadro conoscitivo i seguenti strumenti provinciali 

(piani, progetti, programmi e studi): 

- Repertorio statistico dei dati socio economici 

- Indicazioni urbanistiche contenute nei Piani di sviluppo socioeconomico 

delle comunità montane 

- Piano di assetto idrogeologico provinciale 

- Piano attività estrattive 

- Piano d’azione per la riduzione del rischio di superamento dei valori 

limite delle soglie di allarme degli inquinanti in atmosfera 


7



- Piano energetico provinciale 

- Piano faunistico venatorio provinciale 

- Piano ittico provinciale 

- Piano politiche giovanili 

- Piano provinciale dei trasporti 

- Piano provinciale di razionalizzazione e tutela delle risorse idriche 

- Piano provinciale mobilità ciclopedonale 

- Piano sicurezza stradale 

- Progetto biodiversità: aree di importanza naturalistica del Verbano 

Cusio Ossola 

- Progetto di Programma provinciale per la gestione dei rifiuti 

- Progetto Life Natura fiume Toce 

- Programma provinciale di previsione e prevenzione di Protezione 

civile e Piano di emergenza 

- Programma triennale servizi di trasporto pubblico locale 

Per la valutazione ambientale di revisione, aggiornamento e 

integrazione del PTP è stata assunta la base analitico - conoscitiva 

della Relazione di Compatibilità Ambientale ex art. 20 LR 40/98, 

approvata con DCP n. 27 del 29 marzo 2004, compendiata, per la parte 

valutativa, dalle valutazioni in itinere che hanno condotto alle nuove 

scelte di piano. L’elaborato PD – Compendio della relazione di 

compatibilità ambientale - si configura quindi come aggiornamento alla 

precedente Relazione di compatibilità ambientale assumendo i 

riferimenti normativi e metodologici adottati, e sostituendo la parte 

valutativa di sintesi (matrici) della Relazione di Compatibilità Ambientale 

ex art. 20 LR 40/98, approvata con DCP n. 27 del 29 marzo 2004. 


8



ART. 1.4 BIS - STRUMENTI DI ATTUAZIONE DEL P.T.P. 

L’attuazione del P.T.P. avviene attraverso i seguenti strumenti: 

• strumenti di pianificazione locale (adeguamento di strumenti vigenti 

e/o nuovi strumenti); 

• la formazione di Progetti Territoriali Operativi (PTO); 

• la formazione di Piani Paesistici; 

• l’approvazione di piani e programmi di settore; 

• la formazione dei Piani di Sviluppo Socio Economico delle Comunità 

Montane; 

• l’approvazione di piani d’area di parchi e aree protette; 

• la formazione di Programmi Territoriali Integrati; 

• la formazione di Piani e Programmi di sviluppo e governo del 

territorio; 

• l’attivazione di processi di pianificazione strategica. 

Nei casi indicati dalle presenti norme, gli strumenti di attuazione del 

P.T.P. prevedono processi di concertazione tra soggetti pubblici diversi 

e tra soggetti pubblici e privati, con ricorso a procedure previste da leggi 

vigenti. 


9



ART. 1.5. - MODALITA’ DI ATTUAZIONE DEL P.T.P. 

Attraverso il P.T.P. la Provincia assolve ai compiti di governo del 

territorio e di coordinamento delle politiche territoriali locali che sono 

adesso attribuiti dalla legislazione vigente. 

Il P.T.P. è formato con la partecipazione di Comuni e Comunità 

Montane secondo le procedure regolamentari stabilite con apposito atto 

del Consiglio Provinciale (delib. n° 99 del 06.07. 1998). 

Dalla data di adozione del P.T.P. si applicano le misure di salvaguardia 

di cui all’art. 58 della L.R. 56/1977 esclusivamente alle norme 

specificatamente individuate nell’atto deliberativo del Consiglio 

Provinciale. 

Il P.T.P. entra in vigore con la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della 

Regione Piemonte della Deliberazione di Consiglio Regionale di 

approvazione. 

L’approvazione del P.T.P. determina l’obbligo di adeguamento degli 

strumenti di pianificazione locale ai relativi contenuti. 

Ugualmente l’approvazione del P.T.P. comporta l’adeguamento dei 

piani di settore precedentemente approvati. 

I contenuti condivisi del P.T.P. approvato sono oggetto di integrazione e 

adeguamento del Piano Territoriale Regionale secondo un processo di 

interrelazione tra i diversi livelli di pianificazione. 

Sono fatte salve le previsioni contenute negli strumenti di pianificazione 

locale approvati e vigenti o adottati precedentemente all’approvazione 

del P.T.P., salvo esplicito e specifico riferimento del P.T.P. a 

prescrizioni comportanti la loro sospensione. 


10



ART. 1.6. - CONFERENZE E ACCORDI DI PIANIFICAZIONE 

Nei casi indicati dalle presenti Norme, i processi di condivisione, 

concertazione e coordinamento degli atti di governo del territorio sono 

basati su accordi di pianificazione, risultanti dal ricorso allo strumento 

delle “conferenze di pianificazione”. 

La conferenza di pianificazione è di regola convocata dalla Provincia, 

salvo dove le presenti Norme prevedono la facoltà per i Comuni di 

richiedere o convocare direttamente la conferenza stessa. 

Le modalità di conduzione della conferenza di pianificazione sono 

stabilite con apposito regolamento approvato dal Consiglio Provinciale, 

salvo diverse e specifiche disposizioni previste da specifiche leggi. 

Alle conferenze di pianificazione partecipano di regola gli enti 

competenti per territorio (Comuni e Comunità Montane), fatta salva la 

possibilità per l’ente promotore di convocare altri soggetti pubblici e 

privati direttamente competenti sulle scelte relative all’oggetto della 

conferenza. Le modalità di partecipazione di tali soggetti convocati sono 

stabilite con apposito regolamento. 

Le risultanze delle conferenze di pianificazione assumono valore di 

approfondimento del P.T.P. e generano il conseguente obbligo di 

adeguamento degli strumenti di pianificazione e programmazione locali. 

Le decisioni della conferenza di pianificazione vengono assunte a 

maggioranza dei partecipanti, secondo procedure, tempi e titolarità di 

espressione da regolarsi con il citato regolamento. 

Gli accordi di pianificazione, sottoscritti nell’ambito della relativa 

conferenza, possono prevedere specifiche modalità di perequazione 

territoriale e provvedimenti di mitigazione e/o compensazione di effetti 

ambientali. 

La procedura di perequazione è gestita dalla Provincia con l’utilizzo dei 

fondi derivanti dagli accordi di pianificazione. 


11



ART. 1.7. - DIRETTIVE E ATTIVITA’ DI COORDINAMENTO 

Per l’attuazione di previsioni coordinate e integrate, la Provincia può 

emanare specifiche direttive tese all’approfondimento dei contenuti del 

P.T.P e di coordinamento delle attività di governo del territorio. 

Tali direttive possono riguardare anche procedure di programmazione 

delle azioni e dei progetti derivanti da bandi e leggi regionali, con 

l’obiettivo di coordinamento di ambiti integrati dal punto di vista 

territoriale, economico, socio-culturale e ambientale. 

Le direttive sono approvate dalla Giunta Provinciale. 

Le direttive possono riguardare: 

• azioni di sostegno per la predisposizione di strumenti di 

pianificazione e/o programmi integrati con o senza la partecipazione 

diretta della Provincia; 

• redazioni di progetti di assetto territoriale e di valorizzazione 

ambientale di scala sovracomunale; 

• coordinamento degli strumenti di pianificazione locale relativi ad 

ambiti territoriali sovracomunali; 

• istituzione di uffici, commissioni, servizi di consulenza per il 

sostegno e la valorizzazione delle azioni di governo del territorio; 

• emissione di guide e manuali per la gestione di azioni di governo del 

territorio. 

La Provincia sostiene le iniziative di pianificazione strategica che 

riguardano ambiti omogenei sovracomunali. 


12



ART. 1.8. - PARERE PRELIMINARE DI COMPATIBILITA’ 

TERRITORIALE 

La Provincia esprime i pareri di compatibilità richiesti da norme e 

procedure secondo la congruenza con i contenuti del P.T.P., anche 

relativamente agli indirizzi generali e ai criteri che sono stati indicati nel 

processo della sua formazione. 

Gli enti locali che provvedono alla formazione di strumenti di 

pianificazione e programmazione locale possono richiedere un parere 

di compatibilità preventivo alla Provincia che si esprime entro 30 giorni 

con provvedimento della Giunta Provinciale. 


13



ART. 1.9. - SITI RETE NATURA 2000 E VALUTAZIONE DI 

INCIDENZA 

Attraverso il progetto della rete ecologica provinciale (REP), il Piano 

Territoriale Provinciale integra sotto il profilo ambientale e funzionale, 

oltre che di coerenza ecologica, la disciplina afferente la gestione dei 

siti che formano la Rete Natura 2000 in attuazione delle direttive n. 

79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile del 1979 e n. 92/43/CEE del 

Consiglio del 21 maggio 1992. 

In attesa della definizione delle misure di conservazione ovvero gli 

eventuali piani di gestione previsti dall’art. 4 del decreto del Presidente 

della Repubblica 8 settembre 1997 n. 357, e successive modificazioni, 

nelle aree individuate quali Rete natura 2000, le attività esistenti si 

svolgono rispettando i criteri minimi uniformi atti a garantire la coerenza 

ecologica, ed assicurare il mantenimento, o all’occorrenza il ripristino in 

uno stato di conservazione soddisfante degli habitat di interesse 

comunitario e degli habitat di specie di interesse comunitario, nonché di 

stabilire misure idonee ad evitare la perturbazione delle specie per cui i 

siti sono stati designati, tenuto conto degli obiettivi delle direttive 

79/409/CEE e 92/43/CEE e secondo i Criteri minimi uniformi per la 

definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di 

Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS), di cui al 

DM 17 ottobre 2007 (GU, 6 novembre 2007, n. 258). 

Nelle aree della Rete Natura 2000 (pSIC, ZPS, ZCS) ed in quelle 

limitrofe dove sono previsioni di trasformazione d’uso dei suoli e di 

nuovi interventi che possono avere effetti significativi sulle medesime 

aree, la valutazione di incidenza di cui all’art. 5 del decreto del 

Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, e successive 

modificazioni, costituisce una misura preventiva di tutela legata ai piani 

o ai progetti. 

La Provincia può provvedere ad individuare i precisi riferimenti di ambiti 

urbanizzati, infrastrutturali e attività insediative già esistenti allo stato di 

elaborazione del progetto di piano, al fine di attuare, in collaborazione 

con la Regione il necessario aggiornamento dei limiti delle ZPS, pSIC e 

ZSC. 


14



ART. 1.10. - PARERE E PROCEDURE DI COMPATIBILITA’ 

AMBIENTALE 

Il P.T.P. costituisce l’insieme organico delle determinazioni con le quali, 

in primo luogo, sono da confrontare i piani e i progetti assoggettati alla 

relazione di compatibilità ambientale di cui all’art. 20 della LR 40/98. 

La valenza ecologica, paesistica e ambientale degli elementi e degli 

ambiti individuati dalle presenti norme, costituisce il quadro di 

riferimentio per la valutazione preventiva dei piani, dei progetti e delle 

politiche che interessano il territorio. 

La valutazione ambientale strategica (V.A.S.) dei piani e programmi, ad 

essa assoggettati dalle leggi vigenti e dai relativi provvedimenti 

applicativi, comporta il confronto dei piani e programmi medesimi con i 

contenuti, le analisi, le valutazioni e le determinazioni del P.T.P.; in 

sede di V.A.S., possono essere operati o verificati, approfondimenti 

delle analisi e della ricognizione dello stato di fatto, atti a motivare 

scelte che si discostino dagli indirizzi del P.T.P. 

Parimenti, la valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) dei progetti, 

sottoposti a tale procedura e/o specificati nelle presenti norme, 

comporta, per il quadro programmatico, il confronto del progetto con le 

analisi, le valutazioni e le determinazioni del P.T.P.; in tale sede, 

possono essere operati, approfondimenti delle analisi e della 

ricognizione dello stato di fatto, idonei a motivare scelte del progetto 

che si discostino dagli indirizzi del P.T.P. 


15



ART. 1.11. - COMMISSIONE TECNICA CONSULTIVA PER LE 

AZIONI DI GOVERNO DEL TERRITORIO 

La Provincia può provvedere all’istituzione, con deliberazione di Giunta, 

di una Commissione Tecnica consultiva per le azioni di governo del 

territorio. 

Tale Commissione Tecnica può eventualmente essere articolata per 

ambiti territoriali circoscritti. 

La costituzione della Commissione Tecnica è contestuale 

all’approvazione, da parte della Giunta Provinciale, di un apposito 

regolamento delle funzioni e delle procedure operative della stessa. 

La Commissione Tecnica è organo consultivo, propositivo e di 

assistenza della Provincia per il processo di governo del territorio, 

generato dalla gestione del P.T.P. 

Sono attribuite alla Commissione Tecnica funzioni di consulenza e 

assistenza per: 

• le indicazioni e le determinazioni da proporre in sede di conferenza 

di pianificazione da parte dell’Amministrazione Provinciale; 

• la produzione di regolamenti, guide e manuali da impiegare nelle 

azioni di governo del territorio; 

• la valutazione di indirizzi da applicare alla pianificazione locale, 

soprattutto per quanto concerne la valorizzazione qualitativa delle 

azioni e degli interventi; 

• la realizzazione di processi di coordinamento, concertazione e 

assistenza, preliminare e “in itinere”, per le attività di progettazione 

pubbliche e private, di trasformazione del territorio, anche per 

iniziativa di Comuni e Comunità Montane. 


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ART. 1.12. - IL PROGRAMMA DELLA CARTOGRAFIA 

PROVINCIALE 

Obiettivi 

Il P.T.P. promuove la formazione di una cartografia provinciale unificata 

che consenta a tutti gli Enti Locali una corretta e omogenea 

pianificazione in tutti i settori della tutela e dell’uso del suolo. 

Indirizzi 

Nelle fasi attuative del P.T.P. la Provincia redige un Programma della 

Cartografia Provinciale per la formazione di un supporto informatizzato, 

sia di tipo aereofotogrammetrico che di tipo catastale. 

Il Programma contiene: 

- le procedure per la realizzazione del dettaglio della rete geodetica 

provinciale V.C.O. 05, di raffittimento della rete geodetica nazionale 

IGM 95; 

- le modalità di attivazione di una convenzione con la Regione 

Piemonte Settore Cartografico per la formazione dei nuovi fogli CTR 

a scala 1:10000, a partire dalla Provincia del V.C.O. 

- le modalità per l’acquisizione di un modello digitale del Terreno 

(DTM) mediante tecnologie innovative sia di tipo 

aerofotogrammetrico sia di tipo Laser scanning e radar; 

- le procedure e i capitolati da rispettare da parte dei Comuni e delle 

Comunità Montane nella formazione dei rilievi aerofotogrammetrici 

di maggior dettaglio o nella digitalizzazione e aggiornamento dei 

fogli catastali, in coerenza con il sistema cartografico provinciale; 

- le procedure per l’accessibilità dei dati al pubblico 

Direttive 

I Comuni e le Comunità Montane concordano con la Provincia le 

modalità di formazione dei rilievi aerofotogrammetrici di dettaglio o di 

digitalizzazione e aggiornamento dei fogli catastali, in modo da 

realizzare strumenti cartografici coerenti con le previsioni del sistema 

cartografico provinciale e da favorire una corretta e omogenea 

mosaicatura con i territori comunali limitrofi. 


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TITOLO 2. - ORGANIZZAZIONE E DISCIPLINA DEL 

TERRITORIO 


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CAPO I 

ARTICOLAZIONE DEL TERRITORIO PROVINCIALE 

ART. 2.1. - SISTEMI TERRITORIALI FUNZIONALI, DI 

PROGRAMMA, LOCALI 

Il P.T.P. assume il governo del territorio attraverso progettualità 

territoriali riferite a tre sistemi coerenti: 

a) sistemi funzionali; 

b) sistemi di programma; 

c) sistemi locali. 

ART. 2.1.1. I SISTEMI TERRITORIALI FUNZIONALI (STF) 

La Provincia, attraverso il P.T.P., specifica secondo le competenze del 

proprio livello di governo i sistemi territoriali funzionali (STF), finalizzati 

a specifici obiettivi di organizzazione, riqualificazione, valorizzazione e 

infrastrutturazione delle relazioni funzionali e della mobilità nel territorio. 

I Sistemi territoriali funzionali sono articolazioni d’inquadramento dei 

caratteri insediativi del territorio provinciale, ossia unità di suddivisione 

del territorio per i quali il P.T.P. persegue una strategia d’azione 

comune. Gli STF sono relativamente omogenei al proprio interno, 

mentre sono tra loro morfologicamente, ecologicamente e 

paesisticamente differenziati in ragione delle connessioni e della 

pervasività con la rete ecologica provinciale (REP). 

La strategia di azione comune per gli STF si esplica con “piani/progetti 

di settore” attraverso un processo e una modalità di coordinamento tra i 

diversi livelli di governo del territorio come richiamati al titolo 1 delle 

presenti norme. 

Come definito dal Documento Direttore del P.T.P., il territorio della 

provincia del V.C.O. è articolato nelle seguenti tre macro aree 

governatrici dei processi di pianificazione e programmazione settoriale: 


19



- La matrice geo-ambientale e le invarianti strutturali 

- Il territorio “aperto” 

- Il territorio urbano e le reti di infrastrutturazione. 

Per ciascuno di questi sistemi il P.T.P. individua obiettivi e prescrizioni 

per gli strumenti di pianificazione comunale e per i piani e programmi di 

settore provinciali. 

La matrice geo-ambientale e le invarianti strutturali 

Il P.T.P. individua e riconosce l’armatura persistente del territorio, al fine 

di salvaguardarne le caratteristiche, anche con riferimenti prescrittivi, in 

rapporto alle necessità di trasformazione e di uso che nascono dagli 

scenari di sviluppo. 

Sotto il profilo della gestione del patrimonio ambientale, l’attività di 

governo della Provincia, attraverso le norme del P.T.P., si articola nel 

modo seguente: 

a) salvaguardia e tutela dei valori ambientali, comprendendo con le 

stesse anche le eventuali azioni di recupero del degrado: 

b) difesa dai rischi per l’ambiente e per la popolazione: 

c) equilibrato uso e sfruttamento delle risorse; 

d) individuazione, valorizzazione e tutela degli ambiti di paesaggio. 

Dal punto di vista della salvaguardia, ed in considerazione delle 

componenti ambientali di competenza provinciale, il P.T.P. opera le 

proprie scelte in rapporto alle seguenti tematiche di carattere strategico 

per il Verbano Cusio Ossola: 

1. aree sensibili sottoposte a protezione idrogeologica: il P.T.P. 

predispone una base conoscitiva su tutto il territorio e formula una 

serie di indicazioni direttamente operative per la pianificazione 

comunale mutuandole dal PAIP; 

2. aree sensibili a carattere naturalistico, aree protette, ecc.: in linea 

con gli indirizzi della delibera consigliare n. 55 del 24/10/2005 il 

P.T.P. contiene la definizione di un quadro organico del sistema 

complessivo della salvaguardia naturalistica ed ambientale 


20



provinciale, prendendo in esame le aree individuate dalla stessa 

delibera; 

3. ambiti di paesaggio: il P.T.P. definisce la loro articolazione 

complementare alla formazione del Piano Paesaggistico Regionale, 

riferita agli “ambiti paesaggistici omogenei” (APO) e alle “unità di 

paesaggio” (UP) 

Il territorio “aperto” 

Il P.T.P. assume una strutturazione per ambiti territoriali omogenei del 

territorio interno alla Provincia. Tali ambiti omogenei sono la base per: 

• il disegno dell’organizzazione a scala territoriale vasta delle funzioni e 

delle relazioni (mobilità); 

• le politiche di distribuzione dei servizi; 

• le politiche di tutela e valorizzazione ambientale; 

• le scelte insediative; 

• l’attribuzione delle risorse e dei finanziamenti per le azioni di sviluppo 

locale. 

Il territorio urbano e le reti di infrastrutturazione 

Il P.T.P. individua il contesto delle aree urbanizzate e delle relative 

infrastrutturazioni (tecnologiche, per la mobilità, per la fornitura e la 

distribuzione dei servizi, ecc.), orientando e prefigurando, attraverso 

indirizzi e prescrizioni, le azioni della pianificazione locale, comunale e 

sovracomunale. 

Il P.T.P. individua gli interventi di valorizzazione, riqualificazione e 

trasformazione, ponendo attenzione a tre ambiti per la sostenibilità 

urbana nel breve e lungo periodo: 

• opzioni tecnologiche (risparmio energetico, incentivi edilizia 

sostenibile, ecc.); 

• opzioni territoriali (complementarietà di reti, modelli di mobilità, 

morfologia urbana, frange urbane, ecc.); 

• modelli organizzativi per i servizi. 

Concorrono all’articolazione del P.T.P. i seguenti aspetti di copianificazione 

e progetti di settore sottesi alle quattro macro aree 

tematiche: 


21



1) il progetto di Piano di Assetto Idrogeologico Provinciale (PAIP); 

2) gli Ambiti di Integrazione Territoriale (AIT) dei laghi e dell’Ossola; 

3) la Rete Ecologica Provinciale (REP) 

4) i sistemi di infrastrutturazione a rete. 


22



ART. 2.1.2. I SISTEMI TERRITORIALI DI PROGRAMMA 

I Piani afferenti materie e settori di competenza provinciale non 

direttamente derivanti dalle previsioni del P.T.P. (punto precedente), 

costituiscono elementi di immediato rapporto con gli aspetti attuativi del 

Piano, le cui previsioni hanno, in rapporto alle specifiche situazioni, 

efficacia autonoma o efficacia prevalente sul P.T.P., salvo diversa 

indicazione delle presenti norme. 

La programmazione e pianificazione provinciale di settore si esplica 

attraverso i seguenti piani: 

a. Piano delle attività estrattive (PAEP); 

b. Piano energetico (PEP); 

c. Piano provinciale di razionalizzazione e tutela delle risorse idriche; 

d. Piano d’azione per la riduzione del rischio di superamento dei valori 

limite delle soglie di allarme degli inquinanti in atmosfera; 

e. Programma triennale dei servizi di trasporto pubblico locale; 

f. Piano del traffico per la viabilità extraurbana; 

g. Piano faunistico-venatorio; 

h. Piano ittico; 

i. Progetto di Programma Provinciale per la gestione dei rifiuti; 

j. Programma provinciale di previsione e prevenzione di Protezione 

civile e Piano di emergenza. 

Relativamente alle componenti di prevalenza del P.T.P. sui programmi 

di settore costituiscono componenti essenziali e strategiche del piano: 

• le previsioni costituenti il sistema di tutela delle aree a rischio 

idrogeologico, di cui al Capo II presenti norme, aventi efficacia di 

prescrizione; 

• le previsioni costituenti il sistema di tutela delle aree di valenza 

paesistica, ambientale e storica, nonché la rete ecologica di cui al 

Capo III e IV delle presenti norme; 

• gli obiettivi dettati dal P.T.P. per il coordinamento del sistema 

insediativo del territorio, rappresentati nelle tavole P.4.1 e P.4.2 

(conurbazioni). 

Il Piano, Programma, Accordo, Atto o Strumento, ove non già di diretta 

competenza della Provincia, è in ogni caso sottoposto al parere 


23



favorevole della Provincia in merito ai connessi effetti di variante al 

P.T.P., da esprimersi con deliberazione del Consiglio Provinciale. 

Nelle aree comprese nei territori classificati ai sensi della L.394/91 e 

della L.R.12/90, il Piano Territoriale Provinciale recepisce i contenuti e 

la normativa dei Parchi con piano approvato e degli strumenti di 

programmazione e gestione approvati e, nel caso di Parchi e Riserve 

con piano adottato, si attiene alle misure di salvaguardia delle previsioni 

e della normativa secondo le disposizioni contenute nei provvedimenti 

di adozione. 

I dati e le informazioni dei Piani di Settore confluiscono all’interno del 

Sistema Informativo Territoriale Provinciale che garantisce 

l’interoperabilità tra i singoli uffici provinciali, ottimizza la gestione delle 

informazioni interne e la diffusione dell’informazione verso l’utenza 

esterna. 

In particolare per il P.T.P. la Provincia organizza l’informazione 

attraverso uno strumento di Web Gis che consenta la lettura degli 

elaborati crittografici con il dettaglio originale. 

Oltre alle componenti essenziali e strategiche sopra esposte, per i piani 

settoriali di seguito richiamati, valgono inoltre le seguenti disposizioni 

specifiche. 

Piano energetico provinciale 

Il P.T.P. riconosce il territorio del V.C.O. come particolarmente ricco di 

risorse naturali e tali da fornire un significativo contributo alle riduzioni 

delle emissioni in atmosfera, soprattutto se confrontate che il 

complessivo modesto consumo di energia di origine fossile rispetto ad 

altre Province. 

Il P.T.P. conferma pertanto gli indirizzi indicati dal Piano Energetico 

Provinciale: 

- incentivazione del risparmio energetico in tutti i settori pubblici e 

privati; 

- messa in atto di interventi e iniziative mirate a ridurre i flussi di 

traffico, a ridurre le emissioni dei veicoli e ad aumentarne l’efficienza 

energetica; 


24



- sostegno e incentivazione dell’innovazione tecnologica nei processi 

produttivi e dell’autoproduzione energetica a basso impatto 

ambientale; 

- valorizzazione di fonti energetiche alternative quali le biomasse; 

- prosecuzione delle attività di sviluppo del solare sia termico che 

fotovoltaico; 

- ottimizzazione attraverso l’ammodernamento del parco idroelettrico 

provinciale attraverso il recupero di impianti dismessi e l’aumentata 

efficienza di quelli esistenti; 

- razionalizzazione dell’uso energetico dell’acqua, con particolare 

riferimento alle nuove concessioni, garantendo il rispetto e la tutela 

delle risorse idriche e delle condizioni paesistico ambientali; 

- verifica dell’efficienza degli impianti termici; 

- realizzazione di linee guida, di strumenti programmatici per la 

pianificazione del risparmio energetico e la compatibilità ambientale 

degli interventi sugli edifici e le infrastrutture. 

Tra la stesura del PEP e quella del P.T.P. sono emerse valutazioni che 

consentono di aggiungere agli indirizzi di cui sopra anche i seguenti: 

- valutazione delle potenzialità di realizzazione di parchi eolici in 

alcune località del territorio che presentano condizioni ambientali 

favorevoli; 

- valorizzazione delle potenzialità offerte dal territorio in termini di 

sfruttamento di energia geotermica a bassa entalpia per il 

riscaldamento invernale e il raffrescamento estivo degli edifici. 

Direttive 

Nell’ambito delle previsioni e delle limitazioni quantitative indicate nel 

Piano Energetico Provinciale, le concessioni di nuove derivazioni 

d’acqua ad uso idroelettrico possono essere assentite, ove la Provincia 

non ritenga sussistere un prevalente interesse pubblico ad un diverso 

uso delle acque, tenuto conto di quanto stabilito dal P.T.P. 

In particolare il P.T.P. di seguito detta norme in materia di: 

• tutela e preminenza degli usi idropotabili sulla potenzialità d’uso della 

risorsa; 

• conservazione della funzionalità ecologica dei corsi d’acqua con 

particolare riferimento alla valenza naturalistica “molto significativa” 


25



nelle aree dove è stata avviata formalmente la procedura di istituzione 

di parchi interprovinciali e trasfrontalieri; 

• mantenimento delle portate minime in relazione agli usi plurimi e alle 

caratteristiche complessive dei subalvei; 

• riduzione dei possibili danni collegati alle criticità esistenti nei 

sottobacini con calcolo della criticità del DMV “molto elevata” ed 

“elevata” 

• applicazione di metodi e strumenti innovativi nei processi di redazione 

degli studi di impatto ambientale e procedure valutative degli stessi. 

Sulla base di rideterminazioni di rilasci definite con protocolli d’intesa, o 

a seguito della semplice applicazione delle normative, almeno una volta 

all’anno, entro il 31 marzo, vengono ridefiniti i livelli di criticità 

(elaborazione dell’ufficio “risorse idriche” – tavola A5 Qualificazione del 

reticolo idrografico in rapporto alla criticità del DMV e dei bacini sottesi 

e alla valenza naturalistica degli ambiti di prossimità) del Deflusso 

Minimo Vitale per singoli sottobacini con apposita deliberazione di 

Giunta. 

Inoltre, come già definito dal Piano Energetico Provinciale, gli impatti 

del settore idroelettrico dovranno essere considerati sia in sede di 

intervento di realizzazione e miglioramento ambientale su infrastrutture 

presenti, sia su eventuali nuove opere che dovrebbero, in linea di 

principio, essere comunque escluse all’interno dei confini dei SIC. 

Mentre in ogni caso, al fine di garantire la funzionalità ecologica 

dell’ambiente fluviale, dovranno essere applicate procedure di 

valutazione volte alla determinazione degli effetti cumulativi delle 

derivazioni a monte e a valle dei SIC. 

Progetto di Programma Provinciale per la gestione dei rifiuti: 

indirizzi di localizzazione 

Con riferimento al Progetto di Programma provinciale per la gestione 

dei rifiuti, adottato con D.C.P. n. 10 del 22.04.2005, ed in ottemperanza 

al D.Lgs. 152/06, art. 197, comma 1, lettera d) sono di seguito definite 

le Linee di indirizzo per l’individuazione delle aree idonee alla 

collocazione di impianti di trattamento di rifiuti 

A) Individuazione delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di 

recupero e smaltimento dei rifiuti 

A1) indicazioni riferite ai RSU ed ai RSAU 


26



• Zone baricentriche rispetto alla morfologia del territorio della 

Provincia (asse Nord – Sud in corrispondenza dei territori di 

fondovalle tra Domodossola e Verbania ). 

• Zone in prossimità del principale asse viario provinciale 

(superstrada SS33 del Sempione) ed in prossimità dei relativi 

svincoli (Max 5 Km). 

• Zone individuate nell’ambito degli strumenti di pianificazione 

comunali e provinciali quali “industriali” e/o “artigianali”. 

• Zone individuate dall’Associazione di Ambito Territoriale e/o dai 

Consorzi Obbligatori di Bacino quali necessarie per la 

collocazione di centri di interesse locale finalizzate al corretto ed 

idoneo svolgimento della Raccolta Differenziata dei RSU e dei 

RSAU. 

• Sito con impianti a tecnologia complessa in località “Prato 

Michelaccio” nel Comune di Mergozzo, ai sensi dell’art. 30, terzo 

comma, lettera e) del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico 

approvato dall’Autorità di Bacino del Fiume Po. 

A 2) indicazioni riferite ai rifiuti speciali 

• Zone individuate nell’ambito degli strumenti di pianificazione 

comunali e provinciali quali “industriali” e/o “artigianali”. 

B) Individuazione delle zone non idonee alla localizzazione degli 

impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti 

• Zone non compatibili con le disposizioni relative alla 

localizzazione degli impianti di trattamento dei rifiuti definite dal 

Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico approvato dall’Autorità 

di Bacino del Fiume Po (aree interne alle fasce di esondazione 

del Fiume Toce definite dai limiti A e B e dal limite C laddove a 

tergo di un limite B DI PROGETTO, fatti salvi i casi in cui il PAI 

stesso prevede il superamento del vincolo). Questo principio 

generale non si applica per il sito con impianti a tecnologia 

complessa situato in località “Prato Michelaccio” nel Comune di 

Mergozzo, in quanto (ai sensi degli artt. 30- comma 3 lettera e) - 

e 29 - comma 3 lettera l) - delle norme di PAI) il completamento 

degli impianti esistenti ovvero la loro riqualificazione o 

innovazione tecnologica finalizzata allo smaltimento e recupero 


27



dei rifiuti risulta strategica ed indispensabile al raggiungimento 

dell’autonomia dell’Autorità d’Ambito Ottimale. I relativi interventi 

sono comunque soggetti a parere di compatibilità dall’Autorità di 

Bacino. 

• Tutte le aree della Provincia non comprese tra quelle individuate 

come “idonee” ai punti precedenti. Questa limitazione non vale 

per la possibilità di conferire rifiuti organici in impianti per la 

produzione di biogas presso aziende agricole. 


28



ART. 2.1.3. I SISTEMI TERRITORIALI LOCALI 

I Comuni provvedono a dare attuazione al P.T.P. alla scala locale in 

forma singola o associata per sistemi territoriali a valenza locale (per 

unità di paesaggio, ambiti naturalistici, assetti insediativi di servizi, 

riqualificazione infrastrutturale, processi di pianificazione strategica, 

ecc.), attraverso processi integrativi del quadro conoscitivo, applicando 

le prescrizioni e gli indirizzi del P.T.P. negli atti di governo del territorio. 

Nella definizione di atti e strumenti generali di governo del territorio a 

scala sovracomunale è amessa la ridefinizione delle disposizioni 

contenute nel P.T.P. nei casi e nei limiti ammessi dalle presenti norme 

e/o sulla base di ulteriori e specifici approfondimenti del Quadro 

Conoscitivo. In tali casi dovrà essere verificato tra Amministrazioni locali 

e Provincia, attraverso lo strumento delle conferenze di pianificazione, il 

soddisfacimento degli obiettivi del presente P.T.P. e la tutela delle 

risorse essenziali del territorio. 


29



CAPO II 

ASSETTO FISICO-AMBIENTALE 

ART. 2.2.1. NORME GENERALI 


La Provincia, attraverso il P.T.P., attua le funzioni ad essa assegnate 

dalla normativa vigente in materia di tutela dell’assetto geoambientale 

del territorio. 

Più in particolare, in applicazione a tale normativa, la Provincia, 

attraverso il P.T.P.: 

- definisce “le porzioni di territorio da sottoporre a particolare 

disciplina ai fini della tutela delle risorse primarie, della difesa del 

suolo dal dissesto idrogeologico, della prevenzione e difesa 

dall’inquinamento, definendo, nel rispetto delle competenze statali, i 

criteri di salvaguardia” , ai sensi della L.R. 56/1977 e s.m.i., art. 5, c 

4, lett.a; 

- concorre, nell’ambito delle proprie competenze, ad “assicurare la 

difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la 

gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo 

economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali ad essa 

connessi”, ai sensi dell’Art.1 della L. 18 Maggio 89, n. 183; 

- concorre alla “pianificazione e alla programmazione in materia di 

tutela del reticolo idrografico e di difesa del suolo attraverso gli 

strumenti di pianificazione territoriale di cui all’Art. 57 del D.Lgs 

112/98”, ai sensi della L.R. 44/2000, Art.60, comma1; 

- assume “ il valore e gli effetti di piano di tutela nel settore […] della 

tutela dell’ambiente, delle acque e della difesa del suolo […]”, solo 

se “la definizione delle relative disposizioni avvenga nella forma 

d’Intesa tra la Provincia e le Amministrazioni, anche statali, 

competenti”, ai sensi del DLgs. 112 /1998, Art. 57 e della L.R. 

44/2000, Art.60, comma 2 

- attiva a livello provinciale “gli indirizzi fissati dalla Regione in materia 

di prevenzione dei rischi naturali”, ai sensi della L.R. 44/2000,Art.64; 


30



- indica “le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica 

ed idraulico forestale ed in genere per il consolidamento del suolo e 

la regimazione delle acque”, ai sensi del D.Lgs. 267/2000, art. 20; 

Sulla base delle normative sopra indicate e attraverso l’Intesa, già 

avviata mediante la sottoscrizione di un accordo preliminare tra Autorità 

di Bacino del F.Po, Regione e Province Piemontesi, il P.T.P. intende 

quindi attivare tutte le iniziative necessarie per assumere in prospettiva 

il valore e gli effetti di Piano di Bacino ossia di strumento conoscitivo, 

normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e 

programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, 

alla difesa e alla valorizzazione del suolo e la corretta utilizzazione delle 

acque, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio 

interessato. 

A tal fine ha già avviato, conclusa e approvata la redazione da parte 

dell’Ufficio Geologico Provinciale, di un Progetto di Piano di Assetto 

Idrogeologico Provinciale, come meglio illustrato al successivo Art. 

2.2.2., con il proposito di attuare, con maggior dettaglio, gli indirizzi e le 

prescrizioni del Piano di Assetto Idrogeologico del Bacino del Fiume Po 

e di costituire il documento da proporre per l’avvio e il proseguimento 

dell’intesa e, al contempo, di costituire il riferimento tecnico per il P.T.P., 

seppure non ancora con il valore e con gli effetti previsti dal citato 

Art.57. 

Una volta disponibile l’intesa definitiva, il P.T.P. recepirà integralmente 

l’intesa stessa e di conseguenza il PAIP, così come eventualmente 

integrato e rivisto sulla base dell’intesa stessa; in questo caso la 

Regione nell’approvazione dell’intesa stessa dichiarerà che le 

disposizioni del P.T.P. assumono il valore e gli effetti di cui all’Art. 57, 

comma 1 del D.Lgs. 11/88. 

Nelle more di quanto sopra La Provincia espleta comunque tutte le 

funzioni già ora ad essa delegate nel settore dell’assetto 

geoambientale, utilizzando i criteri indicati dalla normativa vigente, 

nonché le documentazioni e i criteri di maggior dettaglio resi disponibili 

dalle attività e le ricerche avviate all’interno della Provincia stessa, 

attraverso i Piani di Settore e, in particolare, attraverso il Progetto di 

Piano di Assetto Idrogeologico Provinciale. 


31



Direttive 

Il P.T.P.: 

- individua gli indirizzi generali, la pianificazione e la programmazione 

di settore per lo svolgimento di funzioni delegate alla Provincia in 

materia di assetto geoambientale, con particolare riferimento alla 

difesa dal rischio idrogeologico, alla previsione, prevenzione, 

protezione civile e piano di emergenza, al controllo dello 

sfruttamento delle risorse estrattive e idriche, alla tutela della qualità 

dell’acqua, dell’aria e del suolo, alle modalità di smaltimento dei 

rifiuti e degli scarichi civili e industriali; 

- formula le direttive e le prescrizioni di natura geoambientale da 

seguire nell’ambito della formazione e dell’adeguamento degli 

strumenti urbanistici comunali; 

A tal fine promuove innanzitutto le attività connesse con l’iter del 

processo di intesa tra Autorità di Bacino del fiume Po, la Regione 

Piemonte e le altre Province Piemontesi, di cui al Dlgs 112/98, Art.57, 

così come più specificatamente indicato al successivo Art. 2.2.2. 

sull’assetto idrogeologico e sulla difesa del suolo, assumendo già sin 

d’ora i criteri, le metodologie e le risultanze del Progetto di Piano di 

Assetto Idrogeologico Provinciale, come strumento di consultazione e 

confronto nelle varie attività di funzioni delegate. 

Con particolare riferimento agli altri obiettivi di tutela dell’assetto 

geoambientale promuove inoltre la formazione, l’aggiornamento e 

l’attuazione dei seguenti Piani di settore: 

- Il Piano delle Attività Estrattive Provinciali (PAEP): 

- Il Piano Energetico Provinciale (PEP); 

- Il Piano Provinciale di razionalizzazione e tutela delle risorse idriche; 

- Il Programma Provinciale di previsione e prevenzione di Protezione 

Civile e Piano di Emergenza. 

Negli articoli seguenti vengono date le norme di carattere 

geoambientale riferite ai settori sopra indicati. 


32



ART. 2.2.2. L’ASSETTO IDROGEOLOGICO E LA DIFESA DEL 

SUOLO - IL PROGETTO DI PIANO DI ASSETTO 

IDROGEOLOGICO PROVINCIALE 

Obiettivi 

La Provincia, in attuazione delle funzioni ad essa assegnate dalla 

normativa di settore, recepisce nel P.T.P. le risultanze delle attività di 

approfondimento geomorfologico e idraulico eseguite sui corsi d’acqua 

e sui versanti, a scala provinciale, e confluite nel Progetto di Piano di 

Assetto Idrogeologico Provinciale (Progetto di PAIP). 

Gli approfondimenti condotti, inerenti alle problematiche di sicurezza 

idraulica e di stabilità dei versanti, hanno l’obiettivo di attuare il Piano di 

Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino del F. Po, (PAI), approvato 

con D.P.C.M. 24.05.2001 e s.m.i., specificandone e articolandone i 

contenuti, al fine di realizzare “[…] un sistema di tutela sul territorio non 

inferiore a quello del PAI medesimo, basato su analisi territoriali non 

meno aggiornate e non meno di dettaglio” - art. 1, comma 11, NTA del 

PAI. 

Con la sottoscrizione dell’accordo preliminare tra Autorità di Bacino del 

F. Po, Regione e province piemontesi ai fini dell’Intesa di cui all’art. 57 

del D.Lgs. 112/1998, la Provincia sigla l’avvio di un processo di 

copianificazione in tema di difesa del suolo finalizzato al 

raggiungimento della condivisione del quadro del dissesto; tale 

processo ha come documento di riferimento il Progetto di PAIP che 

assume quindi funzione di linea di indirizzo generale del P.T.P. nel 

settore dell’assetto idrogeologico e della difesa del suolo. 

Il PAIP e di conseguenza il P.T.P., così come il PAI, sono pertanto 

inevitabilmente piani in progress ossia prevedono procedure di 

aggiornamento nel tempo in ragione degli esiti delle condivisioni, delle 

trasformazioni del territorio e dell’evoluzione delle conoscenze 

scientifiche. 


33




La Provincia nelle fasi di attuazione del P.T.P. completa il processo di 

co-pianificazione previsto dall’accordo preliminare per l’intesa tra 

Autorità di Bacino, Regione Piemonte e Province Piemontesi per la 

effettiva realizzazione della funzione della Provincia come ente 

territoriale di coordinamento e pianificazione di settore, ai sensi 

dell’Art.57 del D.L. n.112/98 e dell’Art. 60 della L.R. 44/2000, nei settori 

della protezione dai rischi idrogeologici e della difesa del suolo. 

In particolare promuove la ulteriore messa a punto e l’aggiornamento 

del Progetto di Piano di Assetto Idrogeologico Provinciale, in coerenza 

con i principi e le finalità del Progetto di Piano Stralcio per l’assetto 

idrogeologico del bacino del Fiume Po, in modo tale che lo stesso, 

d’intesa con l’Autorità di Bacino e la Regione Piemonte, possa essere 

considerato, per quanto riguardo l’efficacia, sostitutivo delle prescrizioni 

del PAI per il territorio del V.C.O.. 

Nelle more di quanto sopra il P.T.P., per ciò che concerne gli aspetti in 

tema di assetto idrogeologico e di difesa del suolo condivisi, utilizza il 

PAIP come strumento di riferimento non cogente nelle attività di 

adeguamento dei PRGC attraverso i processi di copianificazione 

previsti dalla LR n. 1/07. 

Pertanto la Provincia promuove la verifica e l’adeguamento degli 

strumenti urbanistici comunali, intercomunali e delle Comunità Montane 

alla condizioni di pericolosità geomorfologica e di conseguente idoneità 

all’utilizzazione urbanistica, confrontandole con le indicazioni e le 

legende individuate dal Progetto di Piano di Assetto Idrogeologico 

Provinciale e in ottemperanza alle varie normative nazionali e regionali, 

sia dopo ogni evento dissestivo verificatosi nel territorio, sia in 

occasione di ciascuna Variante Strutturale degli strumenti urbanistici 

vigenti o di adozione di Nuovi Piani Regolatori proposti alle Conferenze 

di copianificazione previste dalla L.R. n. 1 del 26.01.07. 

Le risultanze condivise delle conferenze di copianificazione di cui sopra, 

sul piano dell’assetto idrogeologico comunale, costituiranno quindi 

tematiche di approfondimento ed eventuale adeguamento del Progetto 

di Piano di Assetto Idrogeologico Provinciale, nonché del Piano per 

l’Assetto Idrogeologico del Fiume Po, secondo le procedure definite 

dalla intesa di cui all’Art. 57 del D. Lgs. 112/98. 


34



Per consentire e favorire il confronto, la condivisione o l’eventuale 

controdeduzione fra la pianificazione comunale e quella provinciale la 

Provincia mette a disposizione, a seguito dell’adozione, tutta 

l’informazione scritto grafica del PAIP, già allegata al P.T.P., sia in 

forma sintetica e essenziale attraverso gli elaborati analitici e di 

progetto di cui all’Art. 1.4 e decritti nell’elaborato PE Il Progetto di Piano 

di Assetto Idrogeologico – Documento di Sintesi. 

Per le conseguenti necessità di adeguamento e condivisione fra il 

Progetto di Piano di Assetto Idrogeologico Provinciale e la 

pianificazione comunale la Provincia, di concerto con l’Autorità di 

Bacino del Fiume Po, della Regione Piemonte, dei Settori della Difesa 

del Suolo, delle Opere Pubbliche, della Pianificazione Urbanistica e 

dell’ARPA, nonché con i Comuni e le Comunità Montane promuove 

inoltre ulteriori approfondimenti e integrazioni relativamente: 

- ai criteri per la individuazione della pericolosità geomorfologica e del 

rischio connesso con l’utilizzo urbanistico (aree di classe IIIB, IIIC o 

RME) relative alle aree in dissesto o di propensione al dissesto con 

particolare riferimento ai fenomeni peculiari e specifici del territorio, 

quali le piene torrentizie e fluviali, i fenomeni di trasporto di massa nelle 

conoidi torrentizie, le frane delle coperture e del substrato, i fenomeni 

valanghivi, le deformazioni gravitative profonde di versante, gli 

allagamenti delle fasce spondali lacustri; 

- alle conseguenti classificazioni di sintesi della pericolosità 

geomorfologica e dell’idoneità all’utilizzazione urbanistica da adottarsi 

da parte dei Comuni con Strumenti Urbanistici non ancora adeguati al 

PAI e, viceversa, da assumere nel Progetto di PAIP a partire dagli 

strumenti Urbanistici adeguati al PAI; 

- ai criteri per la definizione delle fasce di rispetto degli affluenti 

principali del Fiume Toce e del reticolo minore, ai sensi dell’ultimo 

comma dell’Art. 29 della LR 56/77; 

- ai criteri per l’eventuale aggiornamento delle perimetrazioni del vincolo 

idrogeologico, di cui al R.D. 3267/1923, ai sensi dell’ Art. 30 della L.R. 

56/77; 

- alla messa a punto di una proposta di normativa geologica da 

adottarsi nelle Norme Tecniche di Attuazione dei PRGC, che consenta 

di definire analiticamente e univocamente le tipologie di trasformazione 

urbanistica compatibili con le classificazioni geologiche del territorio; 


35



- ai criteri per l’elaborazione dei progetti pubblici e privati di 

trasformazione del suolo e di sistemazione idrogeologica o idraulica, in 

aree soggette a vincolo idrogeologico, soggette o propense a dissesto 

idrogeologico o a rischio sismico; 

- ai criteri per il monitoraggio dei fenomeni di eccessivo 

sovralluvionamento e/o di erosione e per la progettazione dei 

conseguenti interventi di disalveo o mirati al ripascimento; 

- alla messa a punto di un catalogo di opere di sistemazioni 

idrogeologiche con particolare riferimento a quelle, ove compatibili, 

dell’ingegneria naturalistica e/o mirate alla rinaturalizzazione di corsi 

d’acqua eccessivamente artificializzati, al ripopolamento ittico, allo 

sviluppo di vegetazione ripariale; 

- alla definizione dei criteri e delle procedure per la realizzazione di 

cartografie tematiche di carattere geologico coordinate sul territorio 

provinciale nonché per il coordinamento e l’acquisizione in formato 

numerico dei dati geologici dei Piani Regolatori Comunali; 

Gli approfondimenti e le integrazioni, di cui sopra, sono adottati dal 

P.T.P. come stralci del Progetto di Piano di Assetto Idrogeologico, 

relativi a settori funzionali. 

Direttive 

La stesura di Varianti Strutturali degli strumenti urbanistici vigenti o di 

Nuovi Piani Regolatori avviene nel rispetto delle vigenti norme relative 

alla individuazione della pericolosità geomorfologica e della 

conseguente idoneità all’utilizzazione urbanistica, ossia con particolare 

riferimento alle norme della Circ. P.G.R. n. 7/LAP dell’8 Maggio 1996 e 

con i riferimenti alla Nota Tecnica Esplicativa della Circolare stessa 

nonché per confronto con le modalità di individuazione dei dissesti e 

delle pericolosità indicate dal Progetto di PAIP, assunte sinteticamente 

dal P.T.P. e analiticamente descritte negli elaborati grafici di analisi e di 

sintesi di tipo geologico, nonché nell’elaborato scritto PE – Il Progetto di 

Piano di Assetto Idrogeologico provinciale. 


36



Prescrizioni 

Data la complessità delle problematiche di dissesto e la conseguente 

articolata pericolosità del territorio, il P.T.P. stabilisce le seguenti 

prescrizioni per l’elaborazione delle analisi geologiche a corredo degli 

strumenti urbanistici comunali. 

- I Comuni dotati di strumento urbanistico vigente con indagini 

geologiche non redatte ai sensi della Circ. P.G.R. n. 7/LAP dell’8 

Maggio 1996 e, di conseguenza, anche non adeguati al PAI, 

provvedono ad adeguare a tali normative lo strumento urbanistico su 

tutto il territorio comunale in occasione della prima Variante Strutturale 

o della stesura di Nuovo Piano Regolatore e, comunque, non oltre due 

anni dall’approvazione del P.T.P., in coerenza con i criteri di detta 

circolare, nonché con riferimento a quelli del Progetto di Piano di 

Assetto Idrogeologico Provinciale, al fine di proporne eventuali 

integrazioni, adeguamenti e aggiornamenti, alla scala dello stesso. 

- I Comuni dotati di strumento urbanistico vigente con indagini redatte ai 

sensi della Circ. P.G.R. n. 7/LAP dell’8 Maggio 1996, ma non ancora 

adeguati al PAI, provvedono a tale adeguamento in occasione della 

prima Variante Strutturale o della stesura di Nuovo Piano Regolatore e 

comunque, non oltre due anni dall’approvazione del P.T.P., in coerenza 

con i criteri di detta circolare nonché con riferimento a quelli del 

Progetto di Piano di Assetto Idrogeologico Provinciale, al fine di 

proporne eventuali integrazioni, adeguamenti e aggiornamenti, alla 

scala dello stesso. 

- I Comuni dotati di strumento urbanistico vigente con indagini 

geologiche già adeguate al PAI, trasmettono alla Provincia gli elaborati 

di analisi e di sintesi approvati dalla Regione Piemonte per gli opportuni 

confronti ed eventuali integrazioni, adeguamenti e aggiornamenti del 

Progetto di Piano di Assetto Idrogeologico Provinciale. 

- In ogni caso i Comuni verificano periodicamente la validità degli 

allegati geologici, dopo ogni evento dissestivo, limitatamente all’area 

interessata o a seguito di interventi di riassetto idrogeologico eseguiti, 

con eventuale minimizzazione della pericolosità geomorfologica; 

qualora la verifica evidenzi la necessità di modifiche alle Cartografie di 

analisi del dissesto e di Sintesi della pericolosità geomorfologica e 

dell’idoneità all'utilizzazione urbanistica, il comune procede all’adozione 

della relativa necessaria variazione strutturale ai sensi dell’Art. 17, 

punto 4, della L.R. n.56/77 e della L.R. n..1/07 e trasmette alla 


37



Provincia gli elaborati di analisi e di sintesi approvati dalla Regione 

Piemonte per gli opportuni confronti ed eventuali integrazioni, 

adeguamenti e aggiornamenti del Progetto di Piano di Assetto 

Idrogeologico Provinciale. 

- La stesura delle varianti strutturali avviene sempre con l’obiettivo della 

condivisione e dell’adeguamento fra la pianificazione provinciale e 

quella comunale al fine di proporre eventuali integrazioni, adeguamenti 

e aggiornamenti al Progetto di Piano di Assetto Idrogeologico 

Provinciale alla scala dello stesso. 

- Gli elaborati geologici di cui ai punti precedenti sono forniti dai Comuni 

sia in forma cartacea che in formato numerico coerente con quelli 

adottati per il Piano di Assetto Provinciale, secondo i criteri illustrati 

dall’elaborato PE – Il Progetto di Piano di Assetto Idrogeologico 

Provinciale. 

- I progetti pubblici o privati di opere che riguardano sistemazioni 

idrogeologiche o idrauliche, attività estrattive, sfruttamento di risorse 

idriche, scarichi, smaltimento di rifiuti, impianti di produzione di energia, 

esaminati dalla Provincia nell’ambito delle proprie competenze 

autorizzative, nonché i Piani di previsione, prevenzione e protezione 

civile allegati ai PRGC, fanno obbligatoriamente riferimento alle 

rappresentazioni di analisi e di sintesi del PAIP, così come 

sinteticamente riportate negli allegati scritto grafici del P.T.P., 

allegandone gli estratti ed eventualmente evidenziando difformità con lo 

stato reale dei luoghi, in ragione del maggiore dettaglio o di evoluzione 

naturale o artificiale dei luoghi, delle conoscenze scientifiche o delle 

avvenute condivisioni nell’ambito dell’approvazione degli strumenti 

urbanistici, al fine di proporre eventuali integrazioni, adeguamenti e 

aggiornamenti al Piano di Assetto Idrogeologico Provinciale e alla scala 

dello stesso. 


38



ART. 2.2.3. LE ATTIVITA’ ESTRATTIVE E IL PIANO PER LE 

ATTIVITA’ ESTRATTIVE PROVINCIALI (PAEP) 


Gli obiettivi e i compiti della Provincia nel settore dell’attività estrattiva 

sono dettati dalla normativa di settore: 

- la normativa di riferimento statale specifica per l’attività estrattiva, 

risale al 1927 e si trova nel R.D. 1443/1927, che distingue i materiali 

di 1° categoria, che vengono estratti in “miniera”, in regime 

demaniale, da quelli di 2° categoria, che vengono e stratti nelle 

“cave”, in regime fondiario; 

- in ambito regionale la legge di riferimento per la coltivazione delle 

cave e torbiere è la L.R. 69/78 che, all’Art. 4, delega ai Comuni 

l’esercizio di alcune funzioni autorizzative; alla Provincia è affidata 

l’istruttoria ai sensi dell’art. 31 della L:R. 44/2000 e s.m.i.; 

- a seconda di altri vincoli pubblicistici presenti (vincolo idrogeologico 

e/o paesaggistico) le cave sono soggette alla L.R.45/89 e al D.Lgs. 

42/04, che prevedono competenze autorizzative da parte della 

Provincia. 

- Con D.G.R. n.27-1247 del 06/11/2000, inoltre, la Regione ha 

approvato il “Documento di Programmazione delle Attività Estrattive 

(DPAE) – Primo e Secondo Stralcio”, che, ai sensi della L.R. 44/00 e 

s.m.i., è il riferimento vincolante per la predisposizione, da parte 

delle Province, dei Piani delle Attività Estrattive Provinciali (PAEP); 

- preventivamente, la coltivazione di una cava deve ottenere la 

compatibilità ambientale secondo le procedure dettate dalla L.R. 

40/98; se la cava ricade in zone a conservazione speciale (SIC, 

ZPS) deve essere assoggettata anche alla valutazione di incidenza; 

in tutte queste fasi è presente la competenza e il coordinamento 

della Provincia 

- la normativa vigente non contempla invece delega a Comuni e 

Province per quanto concerne le concessioni minerarie, presenti sul 


39



territorio (alcune si sovrappongono a cave), sempre regolate dal 

R.D. 1443/1927. 

In presenza di vincolo idrogeologico di cui al R.D. n° 3267/1923, è la 

Provincia che si esprime, ai sensi della L.R. 45/1989 e s.m.i., in materia 

di compatibilità degli interventi minerari, rispetto all’equilibrio 

idrogeologico del territorio interessato. 

Sulla base dei compiti assunti dalla Provincia sulla base di dette 

normative e in particolare ai fini dell’applicazione dell’Art. 20 della L.R. 

40/1998, la Provincia intende sviluppare un processo di pianificazione 

integrato con la valutazione ambientale, secondo modalità operative e 

procedurali coerenti con le indicazioni e gli obblighi della Direttiva 

2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani 

e programmi sull’ambiente. 

Gli indirizzi della Provincia sono coerenti con quanto indicato dal 

Documento di Programmazione delle Attività Estrattive relativo alle 

Pietre Ornamentali che recita: 

“la motivazione di fondo della pianificazione dell’attività estrattiva di 

cava risiede nella necessità di conciliare le esigenza di tutela del 

territorio e dell’ambiente con quelle socioeconomiche della produzione 

delle materie prime minerarie: entrambi gli obiettivi configurano, infatti, 

un irrinunciabile interesse pubblico tale da giustificare l’intervento 

programmatorio a livello regionale e pianificatorio a livello provinciale” 

Il PTP ritiene che si debba promuovere: 

- la rivalutazione dei prodotti locali ai fini di uno sviluppo più 

qualitativo che quantitativo; 

- il percorso di riconoscibilità e di certificazione della pietra locale, 

attraverso il potenziamento del Centro di Servizi Lapideo; 

- il riconoscimento del prodotto lapideo come fondamentale nelle 

costruzioni monumentali, nonché nell’immagine dell’edilizia locale; 

- la rivalutazione degli aspetti paesaggistici delle cave come luoghi 

dell’opera umana, spesso affascinanti e utilizzabili anche per il 

turismo e lo spettacolo. 


40



Nelle more della redazione e approvazione del PAEP la Provincia 

stabilisce le seguenti direttive e prescrizioni da rispettare nelle 

procedure autorizzative all’attività estrattiva: 

Direttive 

Il primo atto necessario, da realizzarsi nelle fasi di attuazione del 

P.T.P., è costituito dalla redazione del Piano per le Attività Estrattive 

Provinciale (PAEP), nel rispetto del Documento di Programmazione 

delle Attività Estrattive (DPAE) – Primo e Secondo Stralcio, delle 

normative di compatibilità ambientale e idrogeologica, nonché di quelle 

relative alle zone di conservazione speciale (SIC, ZPS). 

Il PTP indica i seguenti criteri generali di tipo ambientale e 

paesaggistico da rispettare per l’apertura di nuove cave e che dovranno 

essere tenuti in considerazione nella redazione del PAEP: 

- presenza di materiali litoidi di interesse economico; a tal proposito si 

fa riferimento alla tavola n.GA1 - “Assetto geologico strutturale” che 

costituisce un primo strumento di analisi che mira a fornire 

indicazioni di larga massima sulla distribuzione della risorsa, 

evidenzia le relazioni fra attività estrattive e complessi litologici del 

substrato roccioso e che costituisce un primo strumento di analisi 

utile per la redazione del PAEP, che svilupperà i necessari 

approfondimenti. 

- assenza di condizioni di propensione al dissesto incompatibili con 

l’attività estrattiva, valutabili per poli estrattivi o singole aree di cava 

anche con riferimento ai modelli esistenti e/o messi a punto dalla 

provincia (vedi ad esempio: “GIS Application in the extractive 

activities’ planning in the Verbano Cusio Ossola Province: A MODEL 

FOR PRELIMINARY ROCK SLOPE STABILITY assessment”); la 

tavola GP2 “Carta di sintesi della pericolosità e zonazione 

normativa” nonché la tavola GA2 “Affioramenti rocciosi e depositi 

quaternari” che contengono anche i perimetri delle attività estrattive, 

forniscono pertanto una prima indicazione, di larga massima, sulle 

porzioni di territorio su cui il PAEP dovrà condurre approfondimenti 

per individuare le aree potenzialmente estraibili dal punto di vista 

delle propensioni al dissesto e della potenza della copertura. 

- assenza di vincoli di natura ambientale o paesaggistica incompatibili 

con l’attività estrattiva: Parchi, Riserve, ZPS, SIC, con riferimento 

alla carta GP1 “Aree estrattive e sistema vincolistico. 

- Assenza di altre attività o destinazioni d’uso non sovrapponibili per 

motivi logistici, di sicurezza o di altro tipo di incompatibilità, con 


41



l’attività estrattiva, come ad esempio zone residenziali o destinate a 

servizi di pubblica utilità; 

- Individuazione di eventuali fasce di rispetto a tutela delle 

destinazioni urbanistiche adiacenti; 

- di privilegiare la procedura di valutazione di impatto ambientale, 

laddove vi possano essere termini discrezionali nella scelta delle 

procedure di compatibilità ambientale, ciò anche in considerazione 

della notevole valenza ambientale e della vocazione turistica del 

territorio 

Il PTP indica inoltre la necessità che il PAEP consideri l’opportunità: 

- di concentrare le eventuali nuove attività in aree già utilizzate per 

l’attività estrattiva; 

- di valutare il rapporto costi – benefici per l’apertura di nuove cave 

per le quali siano necessari consistenti sbancamenti di materiale di 

copertura; 

- di stabilire degli standard per la progettazione delle opere di 

sostegno delle strade o delle discariche secondo criteri costruttivi 

ordinati e ripetitivi, evitando i caratteri di sporadicità, disordine, 

degrado e irregolarità; 

- di individuare modalità specifiche per il recupero e il riuso delle 

discariche, degli sfridi e dei fanghi di lavorazione; 

- di ribadire il controllo rigoroso delle condizioni di sicurezza e di 

igiene del lavoro. 

Ulteriori direttive potranno essere definite in sede di elaborazione degli 

studi di settore riguardanti il traffico, lo sviluppo turistico e a seguito 

della definizione del Piano Paesistico Regionale. 

Prescrizioni 

Parco Nazionale della Val Grande, Parco naturale regionale Veglia- 

Devero, Riserva naturale del Fondo Toce, Riserve Naturali Speciali 

del Sacro Monte Calvario di Domodossola e della Trinità di Ghiffa 

– Nelle zone a parco e riserva non è consentita l’attività estrattiva, 

all’interno degli attuali limiti. 

SIC e ZPS – Nelle zone a protezione speciale sono consentite le attività 

di cui al Decreto del 17 ottobre 2007. Tenuto conto della potenzialità dei 

giacimenti oggi interessati dalle coltivazioni, è consentita la 

continuazione e l’ampliamento delle cave ivi operanti per le volumetrie e 


42



per le durate indicate nella tabella allegata al presente articolo. Ogni 

intervento deve essere comunque sottoposto a valutazione di 

incidenza. 

Poli estrattivi – In attesa della definizione dei poli estrattivi individuati 

dal PAEP i piani attuativi dei poli estrattivi individuati dal DPAE, da 

sottoporre a VIA, devono essere presentati alla autorità competente a 

cura dei proprietari o dei coltivatori delle cave inserite nel polo estrattivo 

e devono essere depositati in Provincia entro 24 (ventiquattro) mesi 

dalla adozione del PTP. 

Nel caso in cui il termine sopra detto non sia rispettato, il Comune (o i 

Comuni) competente per territorio, purché non proprietario del terreno 

interessato dalla cava, può provvedere alla redazione del Piano, 

addebitandone le spese ai coltivatori o proprietari, e lo deposita entro 

12 (dodici) mesi in Provincia. 

Trascorso inutilmente anche questo termine, la coltivazione delle cave 

del polo può continuare fino alla scadenza naturale di ognuna e non 

oltre e senza apportare alcuna variante. 


43



CODICE DI 

ARCHIVIO 

PROVINCI 

ALE 

LOCALITA’ 

CODICE 

CAVA 

REGIONALE 

COMUNE 

MATERIAL 

E 

ESTRATTO 

STATO 

POTENZIALE ESTRATTIVO 

MC 

ANNI DI 

COLTIVAZ.** 

10 RIVASCO G-0364-O PREMIA SERIZZO IN ATTIVITA' 90.000 10 

30 LE CASSE G-0363-O FORMAZZA SERIZZO IN ATTIVITA' 250.000 15 

31 SCIUENA G-0428-O FORMAZZA SERIZZO IN ATTIVITA' 150.000 10 

41 

SAN 

ROCCO 

G-0405-O PREMIA SERIZZO IN ATTIVITA' 10.000.000 40 

44 BRUGGI G-0243-O FORMAZZA SERIZZO IN ATTIVITA' 150.000 10 

55 

SAN 

ROCCO 

G-294-O PREMIA SERIZZO IN ATTIVITA' 150.000 10 


59 

PRESA 

PIODA 

G-0436-O PREMIA SERIZZO IN ATTIVITA' 150.000 10 

63 PASSO G-18-O PREMIA SERIZZO IN ATTIVITA' 4.000.000 30 

75 CRAMEC G-0198-O PREMIA SERIZZO IN ATTIVITA' 150.000 10 


101 FOPPIANO G-0249-O FORMAZZA SERIZZO IN ATTIVITA' 1.000.000 20 

102 GARAU G-0374-O FORMAZZA SERIZZO IN ATTIVITA' 300.000 15 

103 -- G-246-O FORMAZZA SERIZZO IN ATTIVITA' 100.000 10 

113 

PONTE 

ROMANO 

G-050-O FORMAZZA SERIZZO IN ATTIVITA' 1.000.000 20 

(**)Il termine della coltivazione avviene trascorsi gli anni previsti, con 

decorrenza dalla data del primo rinnovo della concessione. 


44



ART. 2.2.4. IL PIANO DI RAZIONALIZZAZIONE E TUTELA DELLE 

RISORSE IDRICHE 

Obiettivi 

La Provincia persegue la protezione e la valorizzazione del sistema 

idrico superficiale e sotterraneo del V.C.O., nell’ottica del Piano di 

Tutela delle Acque (PTA), approvato con DGR n. 117- 10731 del 13 

Marzo 2007. 

Il piano territoriale, attraverso le proprie norme, concorre affinché l’uso 

delle risorse idriche, sia superficiali che sotterranee, nonché lo 

svolgimento delle attività che si ripercuotono, direttamente o 

indirettamente, sulle acque avvengano con la garanzia che non sia 

pregiudicato un equilibrato rapporto tra il regime qualitativo e quello 

quantitativo delle risorse idriche. 

In particolare il P.T.P. individua i seguenti obiettivi: 

- tutela delle risorse idriche al fine di impedire ogni forma impropria di 

utilizzo e trasformazione; 

- prevenzione e riduzione dell’inquinamento dei corpi idrici; 

- valorizzazione e salvaguardia nel tempo della qualità e quantità del 

patrimonio idrico per usi sostenibili; 

- ripristino e mantenimento delle capacità naturali di auto depurazione 

dei corpi idrici. 


Il piano di settore, in coerenza con il PTA regionale, è diretto a 

programmare l’utilizzazione delle acque per i diversi usi e contiene le 

linee fondamentali per una sistematica regolazione dei corsi d’acqua, 

con particolare riguardo alle esigenze di difesa del suolo, e per la tutela 

delle risorse idriche e la funzionalità ecologica degli stessi corsi 

d’acqua. 


45



In attesa della definizione e approvazione del piano di settore la 

Provincia dispone i seguenti indirizzi per le fasi conoscitive da utilizzarsi 

per le funzioni autorizzative di competenza provinciale: 

- valutazione della vulnerabilità intrinseca degli acquiferi; 

- raccolta sistematica delle caratteristiche di qualità delle acque 

sotterranee, attraverso il censimento delle caratteristiche chimico 

batteriologiche dei pozzi pubblici e privati, nonché delle sorgenti 

captate; 

- individuazione dei corpi idrici sotterranei attraverso il censimento dei 

pozzi pubblici e privati, delle manifestazioni sorgive captate e non 

captate, contestualmente alla stesura delle varianti strutturali dei 

PRGC; 

- perimetrazione delle aree di ricarica delle falde; 

- individuazione dei siti inquinati e dei loro effetti sulla qualità dell’acqua 

superficiale e sotterranea, nonché programmazione delle operazioni di 

bonifica o confinamento; 

- individuazione di una normativa specifica relativa alle perforazioni per 

emungimenti idrici, nonché per posa di sonde geotermiche e per i 

prelievi e le restituzioni di acque superficiali o sotterranee utilizzate per 

scambio termico; 

- valutazione degli effetti sulla qualità delle acque dei prelievi per usi 

idroelettrici laddove ciò comporta diminuita diluizione degli inquinanti e 

la riduzione della capacità di autodepurazione del corso d’acqua; 

Direttive 

Nelle more di stesura definitiva del Piano di Settore il P.T.P. individua le 

seguenti direttive specifiche per i Comuni: 

- gli scarichi idrici dovranno sempre possedere requisiti di qualità 

compatibili con l’effettivo stato del recettore; 

- deve essere favorita l’immissione delle acque pluviali sul suolo e nei 

primi strati del sottosuolo, evitando comunque condizioni di 

inquinamento e fenomeni di instabilizzazione dei versanti; 


46



- nella realizzazione dei nuovi interventi di urbanizzazione e di 

infrastrutturazione vanno previste ove possibile le opere per la 

separazione delle acque meteoriche da quelle di scarico nonché di 

quelle prima pioggia da avviare agli impianti di depurazione; 

- le immissioni dirette delle acque meteoriche negli alvei torrentizi 

devono essere ridotte, favorendo opportune soluzioni progettuali e 

individuando aree in grado di invasare temporaneamente le acque nei 

colmi di precipitazione e di regolarne il deflusso al termine degli stessi; 

- per gli impianti di depurazione di futura realizzazione o per 

l’ampliamento degli stessi deve essere prevista ove possibile l’adozione 

del trattamento terziario e di processi di fitodepurazione o di 

lagunaggio; 

- deve essere inoltre incentivato il riuso delle acque depurate; 

- nei nuovi insediamenti ove possibile sono da promuovere la 

distinzione delle reti di distribuzione in acque di alto e basso livello 

qualitativo e interventi di riciclo e riutilizzo delle acque meteoriche. 

Prescrizioni 

I comuni, in sede di revisione dello strumento urbanistico e in coerenza 

con quanto prescritto dalla Circ. PGR n. 7 LAP/96, al punto 4.4.3. 

“Carta geoidrologica” devono predisporre uno studio geoidrologico a 

supporto della pianificazione comunale che conterrà in via indicativa e 

anche sulla base dei dati forniti dalla Provincia e delle indicazioni dello 

specifico settore di cui ai commi precedenti, i necessari 

approfondimenti, sulle falde, sotterranee, laddove esistenti, riportando 

in tale carta tutti i pozzi attivi e non, le sorgenti captate e non, le 

risorgive. 


47



ART. 2.2.5. LA PROVINCIA E L’INQUINAMENTO DEI SUOLI. 


Gli indirizzi del P.T.P. da realizzare nei riguardi del controllo e della 

minimizzazione dell’inquinamento dei suoli, sono finalizzati a: 

- eliminare la contaminazione dei suoli e delle acque e/o il rischio 

relativo alla propagazione degli inquinanti; 

- evitare nuovi eventi di contaminazione. 

- limitare l’indiscriminato utilizzo dei suoli 

Direttive 

La Provincia esercita le proprie funzioni definite dalla L.R. 7 Aprile 

2000, n.42 e dal D.M. 25 Ottobre 99, n.471, con particolare riferimento 

ai controlli da effettuare sulla conformità degli interventi di bonifica ai 

progetti approvati, nonché sull’efficacia delle misure di sicurezza. 

Ai fini di prevenzione e di contenimento di suolo promuove il recupero 

delle aree industriali dimesse e collabora con la Regione per 

l’individuazione dei siti inquinati ai fini della predisposizione 

dell’Anagrafe Regionale dei siti inquinati. 

A tal fine aggiorna il proprio Censimento delle Aree Industriali Dismesse 

anche con la collaborazione dei Comuni. 

Prescrizioni 

I Comuni, in sede di adeguamento del proprio strumento urbanistico al 

P.T.P.: 

- redigono un censimento delle aree industriali inattive e/o dismesse 

sul proprio territorio e provvedono al loro aggiornamento; 

- individuano, attraverso la relazione geologica allegata al P.R.G.C., 

ai sensi della Circ. PGR 7LAP/96, le situazioni di degrado 

ambientale e territoriale in atto. 

- preservano i suoli come meglio specificato all’art. 2.3.12 


48



ART. 2.2.6. IL PROGRAMMA PROVINCIALE DI PREVISIONE 

PREVENZIONE DI PROTEZIONE CIVILE E PIANO DI 

EMERGENZA 


Il ruolo della Provincia nell'ambito delle funzioni di protezione civile, si 

colloca in un quadro normativo i cui riferimenti essenziali possono 

essere così schematizzati: 

1. fase precedente all'avvio del processo di decentramento 

amministrativo (L. 225/92 sul Servizio Nazionale di Protezione 

Civile); 

2. avvio del processo di decentramento amministrativo (D.Lgs. 112/98 

sul conferimento di funzioni e compiti amministrativi alle Regioni e 

agli Enti locali; D.Lgs. 267/00 sull'ordinamento degli enti locali; L.R. 

44/00 e L.R. 5/01 sull'attuazione del decentramento amministrativo; 

L. 401/01 che riconduce al Dipartimento della Protezione Civile le 

funzioni che erano state precedentemente attribuite all'Agenzia di 

Protezione Civile); 

3. fase successiva alla decorrenza dell'esercizio delle nuove funzioni 

attribuite alla Provincia: protocolli di intesa tra le Prefetture e le 

Province per la gestione della fase transitoria connessa 

all’attuazione del conferimento delle funzioni in materia di 

protezione civile. 

In questo contesto di decentramento amministrativo, gli indirizzi della 

Provincia riguardano la gestione delle funzioni delegate, con particolare 

riferimento alle seguenti specifiche leggi e regolamenti: 

LEGGE REGIONALE N. 44 DEL 26 APRILE 2000, “Disposizioni normative per 

l'attuazione del D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112”, (successivamente 

modificata dalla Legge Regionale n. 5 del 15 marzo 2001) la Regione 

Piemonte ha conferito alle Province e agli Enti locali ulteriori funzioni, 

nell'osservanza di una serie di principi elencati all'art. 4 della Legge n. 

59/97. 

LEGGE REGIONALE 14 APRILE 2003, N.7 “DISPOSIZIONI IN MATERIA DI 

PROTEZIONE CIVILE” (B.U. 17/04/2003 N. 16) 


49



Le disposizioni della legge sono finalizzate, in attuazione del decreto 

legislativo 31 marzo 1998, n. 112, all’indirizzo, alla gestione e al 

controllo del sistema regionale di protezione civile. 

DPGR 18/10/2004, N. 7/R 

“Regolamento regionale di programmazione e pianificazione delle 

attività di protezione civile” 

DPGR 18/10/2004, N. 8/R 

“Regolamento regionale di disciplina degli organi e delle strutture di 

protezione civile” 

DPGR 18/10/2004, N. 9/R 

“Regolamento regionale del volontariato di protezione civile” 

DPGR 18/10/2004, N. 10/R 

“Regolamento regionale della scuola di protezione civile” 

DPGR 18/10/2004, N. 11/R 

“Regolamento regionale recante : utilizzo del fondo regionale di 

protezione civile” 

Direttive 

La Provincia, aggiorna il Programma Provinciale di Previsione e 

Prevenzione e il Piano di Protezione Civile (congiuntamente all’UTG- 

Prefettura), tenendo conto delle normative sopra indicate. 

Prescrizioni 

I Comuni in forma singola o associata o le Comunità Montane redigono 

i propri Piani di Protezione civile, in coerenza con gli indirizzi regionali e 

in modo coordinato con il Piano Provinciale. 

La Provincia esercita il potere sostitutivo, nei confronti del comune 

qualora inadempiente, predisponendo il piano comunale di protezione 

civile speditivo. 


50



CAPO III 

CARATTERI AMBIENTALI E GESTIONE DELLE RISORSE 

ART. 2.3.1 SISTEMA TERRITORIALE FUNZIONALE AMBIENTE E 

RIPRODUCIBILITÀ DELLE RISORSE NATURALI 

Il P.T.P. considera il Sistema Territoriale Funzionale Ambiente con 

l'insieme delle funzioni ecosistemiche che connotano i diversi contesti 

territoriali e ne qualificano le relative connessioni. 

Esso individua una matrice geo-ambientale che si articola attraverso 

uno schema di Rete Ecologica Provinciale (REP) che sottende 

omogeneamente ed in modo complementare l’assetto pianificatorio e 

programmatico della tutela naturalistica. 

Le disposizioni del P.T.P. costituiscono riferimento per la formazione e 

l'adeguamento degli strumenti di programmazione settoriale e di 

pianificazione locale in rapporto all’uso razionale delle risorse, 

all’approfondimento dello stato delle pubbliche disponibilità, nonché 

attraverso l’adozione del principio comunitario della precauzione 

laddove non sia chiaro l'effetto delle trasformazioni proposte sulle 

risorse stesse. 


51



ART. 2.3.2 IL SISTEMA TERRITORIALE FUNZIONALE 

"AMBIENTE" 

Il Sistema Territoriale Funzionale Ambiente riguarda l'intero territorio 

provinciale, assegnando alle sue diverse parti una gerarchia di funzioni 

ecologiche e di tutela dell'ambiente naturale, in riferimento al quadro 

istituzionale di tutela, fruizione e valorizzazione delle aree di rilevante 

interesse naturalistico-ambientale, della rete ecologica europea Natura 

2000 e del sistema delle aree protette. Le funzioni individuate 

contemplano la conservazione degli elementi di biodiversità presenti, la 

tutela e fruizione degli elementi di naturalità, la salvaguardia o ripristino 

delle connessioni ecologiche, e sono integrate tramite la ricerca e la 

conservazione degli elementi che possono garantire prestazioni di 

connettività diffusa, quali la gestione ambientalmente sostenibile delle 

pratiche agricole e la mitigazione delle pressioni ambientali degli 

insediamenti. 

Il quadro istituzionale di tutela, fruizione e valorizzazione delle aree di 

rilevante interesse naturalistico-ambientale è costituito dall'insieme delle 

aree protette ex LR 12/90, dai Siti di importanza regionale e dai Siti 

della Rete ecologica europea Natura 2000, e rappresenta riferimento 

fondamentale del Sistema. 

Le presenti norme sono in ogni caso subordinate al rispetto dei disposti 

della normativa regionale ai fini dell'attuazione del programma regionale 

per le aree protette e della rete ecologica Natura 2000, e pertanto si 

conformano ai relativi atti normativi, di indirizzo e di disciplina compresa 

la disciplina del Parco Nazionale Val Grande. 

Gli elementi areali costituenti il sistema (aree protette istituite, SIC e 

pSIC, SIR, parchi di progetto, ecc.) sono integrati da una serie di fasce 

con funzione di connessione ecologico-ambientale e paesistica di 

progetto, finalizzate ad aumentare le valenze ambientali complessive 

del territorio provinciale, interessando parti del territorio ove le 

connessioni risultano maggiormente compromesse e valorizzando il 

ruolo di alcuni ambiti fluviali individuati come rilevanti per la 

conservazione della biodiversità. 

Alla piena funzionalità del sistema, per la valenza di connettività diffusa, 

concorrono alcune prestazioni assegnate alle aree rurali ed urbane, per 

le quali si rimanda alle singole aree funzionali costituite dagli ambiti di 

integrazione territoriale dei laghi e dell’Ossola. 


52



ART. 2.3.3 

SCHEMA DI RETE ECOLOGICA PROVINCIALE E 

LINEE D’AZIONE PER LA SUA ATTUAZIONE 

Il P.T.P. nel recepire la Convenzione di Berna 82/72/CEE sulla 

“Protezione della natura e della biodiversità” e la direttiva “Habitat” 

92/43/CEE sulla “Configurazione degli habitat e seminaturali e della 

flora e della fauna selvatica”, individua quale azione strategica di livello 

sovralocale per lo sviluppo degli ecosistemi, il progetto della Rete 

Ecologica Provinciale (REP). 

Nel Sistema Territoriale Funzionale Ambiente lo schema di 

articolazione territoriale della Rete ecologica provinciale (REP) 

rappresenta lo scenario ecosistemico polivalente, a supporto della 

politica ambientale del P.T.P., in relazione ed in coerenza con lo 

schema di rete ecologica regionale (RER). 

Sotto il profilo delle valenze territoriali e normative la rete si configura 

come: 

a) sistema interconnesso di habitat, con l’obiettivo prioritario di 

salvaguardia della biodiversità; 

b) sistema di parchi e riserve, pianificati e da pianificare aventi lo scopo 

di generare un’azione coordinata di gestione, tesa alla 

conservazione e/o all'ottimizzazione della fruizione interna/esterna 

dei parchi stessi; 

c) sistema di unità di paesaggio, con l’obiettivo di integrità paesistica e 

di fruizione percettiva e ricreativa. 

La REP sopra indicata, e come meglio definita nelle Tavole P 1.1 e P 

1.2 del P.T.P., è oggetto di specifico Piano di Settore come previsto 

dall’art. 2.3.7. 

Il Piano di settore per la REP definisce uno scenario ecosistemico 

polivalente a supporto di uno sviluppo sostenibile, in modo che si 

riducano, per quanto possibile, le criticità esistenti suscettibili di 

compromettere gli equilibri ecologici, e si sviluppino invece le 

opportunità positive del rapporto uomo-natura. 

I criteri e le modalità di intervento saranno volti alla valorizzazione e alla 

riqualificazione dell’ambiente di vita per le popolazioni residenti e 


53



all’offerta di opportunità di fruizione della qualità ambientale esistente e 

futura e al miglioramento della qualità paesistica. 


54



ART. 2.3.4 CONTENUTI, FINALITÀ E ARTICOLAZIONE DEL 

SISTEMA POLIVALENTE DELLA REP 

La rete ecologica, riportata alla tavola P 1.1, è un sistema polivalente di 

collegamento tra ambienti naturali e ambienti agricoli, zone periurbane 

e verde urbano intercluso, sottesi a matrici a diversa configurazione 

naturale primaria e secondaria; essa è finalizzata alla difesa della 

biodiversità, alla valorizzazione e alla ricostruzione delle relazioni tra 

ambiti di valore ambientale di diverso ordine e grado e al miglioramento 

qualitativo delle trasformazioni. 

Nello schema di progetto la REP assume una articolazione tripartita 

sotto il profilo dei suoi contenuti e delle diverse finalità alla scala 

territoriale. 

Quale sistema interconnesso di habitat la rete ecologica ha innanzitutto 

obiettivi primari legati alla conservazione della natura, ma non 

necessariamente coincidenti con le aree protette istituzionalmente 

riconosciute nel territorio provinciale. Essa interessa l’intero territorio 

provinciale recependo il principale indirizzo della direttiva “Habitat”: 

proteggere luoghi inseriti in un sistema continentale coordinato di 

biotopi tutelati in funzione di conservazione di specie minacciate (“liste 

rosse” della Direttiva). 

Il riferimento teorico disciplinare fondamentale è quello dato dal 

rapporto tra sistema di habitat e metapopolazioni di specie interessanti 

ai fini del mantenimento e del miglioramento della biodiversità. 

Nello schema di rete vi è un’assunzione, all’interno del sistema 

territoriale complessivo, dell’assetto della tutela naturalistica vigente. 

Le singole aree protette devono essere inquadrate in un’azione di 

governo territoriale coerente, che le doti delle necessarie infrastrutture 

di supporto e dei servizi offerti (accoglienza turistica, musei didattici 

ecc.), che devono essere inseriti in reti coerenti per generare sinergie 

ed evitare sovrapposizioni. 

Gli obiettivi di tale assetto sono primariamente di tipo territoriale, e sono 

perseguiti dalle istituzioni che si occupano specificamente della 

conservazione della natura. 

Il P.T.P. ne recepisce il livello di pianificazione e salvaguardia. 

La geometria della rete è fondata sulle aree protette istituzionalmente 

riconosciute, inserite in un sistema di valenza nazionale e regionale, 


55



nonché sulle aree a parco di interesse sovralocale e di carattere 

provinciale espresse, nello schema di piano, su aree individuate sulla 

base di un indirizzo di programmazione espresso con delibera del 

Consiglio Provinciale (DCP n° 55 del 24.10.2005). 

Il terzo livello della rete è finalizzato alla costituzione di unità di 

paesaggio fruibili sul piano estetico e culturale, quindi non 

necessariamente rivolte al mantenimento di specie minacciate. Le unità 

di paesaggio orientate, attraverso la landscape ecology, alla 

interpretazione delle relazioni entro le quali collocare l’azione di 

miglioramento dell’ambiente urbano ed extraurbano effettivamente 

fruibile dalle popolazioni locali, aumentando e riqualificando le 

componenti naturali e degli agroecosistemi, del verde urbano, dei 

parchi, delle ville storiche, dei sistemi lacuali e fluviali in aree 

urbanizzate, ecc. intese come elemento essenziale di qualità. 

In particolare il PTP riconosce nel greto del fiume Toce compreso tra i 

Comuni di Domodossola e Crevoladossola un’area potenzialmente 

idonea alla realizzazione di un parco fluviale a carattere periurbano. 

Un parco fluviale di dimensione sovracomunale che unisca alle normali 

caratteristiche di fruibilità delle aree verdi cittadine una forte 

connotazione di ricostruzione ambientale attraverso il risanamento delle 

zone degradate, la valorizzazione delle risorse ambientali esistenti, la 

composizione di un quadro paesaggistico unitario e coerente con i 

caratteri tipici delle zone fluviali e la formazione di spazi di verde 

attrezzati per la sosta non prolungata. 


56



ART. 2.3.5 

REP E SISTEMA DEI PARCHI E DELLE AREE 

PROTETTE DEL TERRITORIO PROVINCIALE 

Le unità sensibili con livelli diversi di tutela concorrono alla definizione 

della matrice naturale primaria della REP. Esse risultano 

completamente incluse negli ambiti territoriali compresi e governati dai 

diversi sistemi di tutela naturalistica vigenti e da quelli di progetto alla 

scala provinciale e locale. 

Sono parte fondativa di tali unità sensibili: 

A. Ambiti della Rete europea Natura 2000: 

SIC e ZPS: 

ZPS: 

a. SIC e ZPS, Fondo Toce - IT1140001 

b. SIC e ZPS, Campello Monti - IT1140003 

c. SIC e ZPS, Rifugio M. Luisa (VAL FORMAZZA) - 

IT1140004 

d. SIC e ZPS, Greto Torrente Toce tra Domodossola e 

Villadossola - IT1140006 

e. SIC, Boleto - Monte Avigno - IT1140007 

f. SIC e ZPS, Val Grande - IT1140011 

g. SIC e ZPS, Alpi Veglia E Devero - Monte Giove - 

IT1140016 

h. IT1140013 Lago di Mergozzo e Mont’orfano 

i. IT1140017 Fiume Toce 

j. IT1140018 Alte Valli Anzasca, Antrona e Bognanco 

k. IT1140019 Monte Rosa 

l. IT1140020 Alta Val Strona e Val Segnara 

m. IT1140021 Val Formazza 

B. Aree di rilievo nazionale: 

n. Parco Nazionale della Val Grande 

o. Oasi faunistica di Macugnaga 

C. Parchi e Riserve Regionali: 

p. Parco Naturale Veglia Devero 

q. Riserva Naturale del Fondo Toce 


57



r. Riserva naturale della Trinità di Griffa 

s. Riserva Speciale del Sacro Monte di Domodossola 

D. Aree di interesse naturalistico 

AIR 

t. IT1140013, Lago di Mergozzo 

u. IT1140014, Lago di Antillone (V. Formazza) 

v. IT1140015, Valle Onsernone 

E. Oasi faunistiche 

F. Biotopi e aree di interesse naturalistico Provinciale 

Il P.T.P., sulla base delle linee di indirizzo del Consiglio Provinciale, 

individua inoltre alcuni ambiti di particolare significato naturalistico, 

ambientale e paesistico di dimensione sovracomunale e con caratteri di 

interesse provinciale per i quali viene ritenuta opportuna l’istituzione di 

aree di tutela a carattere provinciale (LR, 12/1990 art. 5), al fine di 

garantire la valorizzazione del patrimonio naturale e paesistico e la 

progettazione degli interventi, sia sotto il profilo delle opportunità di 

utilizzo delle risorse a fini di miglioramento della qualità dell’offerta 

ambientale e paesistica, sia sotto il profilo della gestione per la 

salvaguardia e la valorizzazione dei luoghi e delle loro peculiarità. 

Fino all’istituzione di Parchi provinciali relativi ai suddetti ambiti, essi 

sono soggetti alla disciplina dell’art. 3 e seguenti della LR 12/1990, in 

rapporto alla classificazione delle aree in essi comprese, come 

individuata nella tavola AP1: 

a) Valle Antrona 

b) Mottarone 

c) Acque e santuari 

d) Area paesistico monumentale di San Martino di Vignone. 

L’ambito di interesse comunitario rappresentato dal SIC IT 1140004 

“Campello Monti” concorre, per l’intero areale, alla integrazione e 

all’ampliamento del Parco naturale Regionale dell’Alta Valsesia. 


58



ART. 2.3.6 

ELEMENTI DELLA RETE ECOLOGICA 

Il sistema di relazioni funzionali della rete ecologica sarà definito dal 

relativo Piano di Settore con valore di piano attuativo del P.T.P. e in 

riferimento al seguente impianto strutturale: 

a) macro-sistemi ambientali: essi sono individuati dalla tavola A3; 

b) articolazione della rete ecologica, delineandone la struttura primaria 

(attribuendo funzioni e finalità alle aree di elevata naturalità), 

mettendone in evidenza ambiti di degrado generalizzati (accanto a 

situazioni critiche più specifiche), individuando aree che 

costituiscono elementi di connessione tra i differenti ecosistemi 

naturali e seminaturali e le aree verdi urbane, il sistema del verde 

storico e quello agricolo. 

La Tav. P 1.1 individua i contenuti di inquadramento dell’articolazione 

della rete ecologica sopra richiamati, definendone lo schema di 

attuazione secondo i seguenti elementi costitutivi: 

- Matrice naturale primaria. Sono ambiti di elevata biopermeabilità, alto 

valore naturalistico e ampie dimensioni. Sorgente di diffusione per gli 

elementi di interesse per la biodiversità. Solo localmente interrotta da 

elementi di discontinuità a bassa occlusività. Comprende: 

• Unità sensibili di tipo naturalistico ed ecosistemico desunte dalla 

carta dell’ecomosaico (Tavola A6) 

• Unità sensibili con livelli diversi di tutela (aree protette, SIC, ZPS, 

riserve, oasi, etc.) 

- Corridoi ecologici fluviali. 

Comprendono: 

• Corridoi ecologici fluviali primari. Aree spondali e di alveo che 

avendo una forma lineare, assumono il ruolo di corridoi di primaria 

importanza, dato il loro spessore e l’evidente continuità. Sono 

fasce che includono il corso d’acqua propriamente detto che 

presentano elevati valori di connettività e sono funzionali al 

collegamento, anche potenziale, tra diverse matrici ed aree di 

elevata biopermeabilità. 

• Corridoi ecologici fluviali secondari. Sono fasce spondali e di alveo 

che includono il corso d’acqua propriamente detto che presentano 


59



funzioni di connettività, anche potenziale, tra diverse matrici ed 

aree di elevata biopermeabilità 

• Acque 

• Greti, vegetazione delle rive 

- Matrici naturali interconnesse 

• Aree naturali a scarso valore vegetazionale di connesione alla 

matrice naturale primaria 

- Ambiti di origine e/o destinazione agro-pastorale a diversa 

connotazione e potenzialità ecologica 

• Aree agricole ad alta potenzialità ecologica 

• Aree agro-pastorali 

- Aree principali di appoggio della rete in ambito urbano. Sono aree 

contigue all’insediamento sulle quali si esercitano funzioni 

potenzialmente positive della rete ecologica. 

- Principali barriere infrastrutturali ed insediative. Sono individuate le 

principali componenti di frammentazione della continuità ambientale. 

Comprendono: 

• Aree insediate 

• Autostrade 

• Strade provinciali 

• Strade regionali 

• Strade statali 

• Ferrovia 

• Cave 

• Depositi temporanei, cantieri e discariche connesse ad attività 

estrattiva e/o mineraria. 

- Direttrici di permeabilità terrestri. Comprendenti: 

• Corridoi terrestri. Si tratta di corridoi di connessione degli ambiti 

fluviali, dei versanti, di crinale, ecc. ossia delle principali core 

areas della rete ecologica. 

• Direttrici di permeabilità verso territori esterni. Il tema delle 

direttrici di permeabilità verso territori esterni assume interesse 

per una rete che senza soluzione di continuità si rapporta con 

scale sovraprovinciali e transfrontaliere di tutela e connettività 

ambientale. 


60



- Ambiti di criticità/sensibilità della rete. Comprendono: 

• Principali punti interazione negativa delle rete ecologica con le 

principali barriere infrastrutturali. Si tratta di focus point sui quali 

prevedere interventi di riduzione degli impatti e mitigazione degli 

effetti negativi. 

• Ambiti urbani e peri-urbani della ricostruzione ecologica diffusa. 

Sono aree contigue all’insediamento sulle quali si possono 

svolgere funzioni potenzialmente positive della rete ecologica 

attraverso azioni progetto di connettività. 

• Ambiti di interconnessione matrice/corridoio da creare e 

potenziare a fini polivalenti. Aree con funzioni di ricostruzione e/o 

mantenimento delle funzioni ecologiche anche con interventi 

antropici da determinare alla scala di dettaglio. 

• Aree di collegamento in ambito montano-collinare 

- Isole di biodiversità: 

• Biotopi 

Il P.T.P. si pone l’obiettivo di individuare alla scala territoriale – e 

promuovere alla scala locale – la realizzazione di un sistema di aree e 

ambiti di “continuità del verde”, anche nella pianura e nelle zone di più 

modesto pregio, con particolare attenzione agli elementi di continuità 

delle preesistenze e delle fasce già in formazione, sempre con 

attenzione alla varietà e alla diversità biologica. 

Tale schema è rappresentato per il corridoio fluviale del Toce e dello 

Strona nella tavole di dettaglio P 1.2; che riprendono i contenuti della 

legenda P1.1, con un ulteriore elemento di dettaglio: 

- Principali infrastrutture con elementi di permeabilità: 

• Tratti in galleria; 

• Tratti sopraelevati. 


61



ART. 2.3.7 

PIANO DI SETTORE DELLA RETE ECOLOGICA 

L’attuazione e l’articolazione alla scala di dettaglio dello Schema di REP 

di cui alla tav. P.1.1, è demandata a uno specifico piano di settore da 

predisporre da parte della Provincia, operando secondo i principi di 

valorizzazione e riqualificazione, in particolare, perseguendo i seguenti 

obiettivi operativi: 

a) il riequilibrio ecologico di area vasta e locale, attraverso la 

realizzazione di un sistema funzionale interconnesso di unità 

naturali di diverso tipo, in particolar modo dei sistemi di versante con 

quelli dei fondovalle principali urbanizzati; 

b) la riduzione del degrado attuale e il controllo delle pressioni 

antropiche future nelle aree di fondovalle attraverso il miglioramento 

delle capacità di assorbimento degli impatti da parte del sistema 

complessivo; 

c) lo sfruttamento ecosostenibile delle risorse rinnovabili. 

I progetti di opere e insediamenti che possono potenzialmente produrre 

ulteriore frammentazione della rete ecologica, dovranno prevedere 

opere di mitigazione e di inserimento ambientale, in grado di garantire 

sufficienti livelli di continuità ecologica. 

Le compensazioni ambientali dovranno favorire la realizzazione di 

nuove unità ecosistemiche, coerenti con le finalità della rete ecologica 

provinciale. 

I Comuni, in caso di variante generale dello strumento di pianificazione 

locale o di formazione di nuovo strumento, recepiscono gli indirizzi della 

Tav. P.1.1 del P.T.P. e individuano eventuali specifici interventi di 

salvaguardia, in coerenza con il Piano di Settore di cui ai precedenti 

commi e ai contenuti degli elaborati del P.T.P. relativi alla rete 

ecologica, fatte salve le risultanze di specifici approfondimenti per la 

verifica delle trasformazioni antropiche intervenute e le proposte 

motivate di possibili interventi di trasformazione, da assoggettare a 

valutazione preventiva della sostenibilità degli effetti ambientali. 


62



ART. 2.3.8 

MISURE TRANSITORIE DI SALVAGUARDIA 

Fino ad approvazione del Piano di settore della REP, da elaborare 

secondo una scala di rappresentazione di dettaglio e di norme attuative 

specifiche, il P.T.P. individua nei punti seguenti i contenuti e le misure 

di salvaguardia da prendere in considerazione e recepire nella 

formazione degli strumenti urbanistici locali, e nella pianificazione di 

settore: 

1) per l’asta principale del fiume Toce (corridoio ecologico fluviale 

primario), esterno a parchi e riserve regionali, si assumono le fasce 

A e B individuate dal P.S.F.F. (approvato con D.P.C.M. 24/07/98) e 

dal P.A.I. (approvato con D.P.C.M. del 24/05/01) dell’Autorità di 

Bacino del fiume Po, come elementi territoriali entro i quali andranno 

definiti gli spazi necessari alla formazione dei corridoi ecologici ai 

sensi delle norme contenute negli stessi P.S.F.F. e P.A.I., nonchè 

delle presenti NTA; 

2) per le altre aste dei corsi d’acqua (corridoi ecologici fluviali primari e 

secondari), esterni a parchi e riserve regionali, si assumono come 

elementi entro i quali definire gli spazi necessari alla formazione dei 

corridoi ecologici le fasce di rispetto previste dall’art. 142 del 

D.L.42/2004 

3) i varchi e gli ambiti territoriali di continuità andranno verificati ed 

eventualmente individuati sulla base dell’elaborazione delle 

indicazioni riportate nella tav. P.1.1 del P.T.P., provvedendo al 

mantenimento ed al rafforzamento di adeguati spazi verdi tali da 

garantire la continuità dei corridoi 

4) allo scopo di garantire adeguata funzionalità agli ambiti fluviali di 

interesse ecologico, fino all’approvazione del Piano di settore della 

REP, nei corridoi ecologici fluviali primari e secondari individuati 

nella tavola A5, “Qualificazione del reticolo idrografico in rapporto 

alla criticità del DMV dei sottobacini sottesi e alla valenza 

naturalistica degli ambienti di prossimità”, sono escluse nuove opere 

di derivazione a fini idroelettrici, nonché aumenti delle portate 

prelevate per le concessioni esistenti, nelle seguenti situazioni: 

a) corsi d’acqua in sottobacini con criticità del DMV “molto elevata”; 

b) corsi d’acqua rappresentati nella tavola con criticità “elevata” del 


63



DMV e contemporaneamente con valenza naturalistica degli 

ambienti di prossimità “molto significativa”. 

c) corsi d’acqua con valenza naturalistica degli ambienti di 

prossimità “molto significativa” insistenti su aree dove è stata 

formalmente avviata dagli organi competenti la procedura di 

istituzione di parchi interprovinciali o transfrontalieri. 

5) Inoltre, il rilascio di nuove concessioni per derivazioni a fini 

idroelettrici, nonché aumenti delle portate prelevate per le 

concessioni esistenti, va subordinato al rispetto delle seguenti 

prescrizioni: 

a) Nei corsi d’acqua con valenza degli ambienti di prossimità “molto 

significativa” nel calcolo del DMV di base previsto dal Piano 

Regionale di Tutela delle Acque e dal Regolamento di 

attuazione, il fattore correttivo naturalistico N è da assumersi 

almeno pari a 1,5 

b) Nei corsi d’acqua con valenza degli ambienti di prossimità 

“significativa” e contemporaneamente in sottobacini con criticità 

del DMV “elevata” nel calcolo del DMV di base previsto dal Piano 

Regionale di Tutela delle Acque e dal Regolamento di 

attuazione, il fattore correttivo naturalistico N è da assumersi 

almeno pari a 1,5. 

c) Nei corsi d’acqua che sviluppano un limite di permeabilità 

superiore a 5x10-3m/sec, così come individuati nella tavola GA. 

6 Permeabilità, nel calcolo del DMV di base previsto dal Piano di 

Tutela delle Acque, il fattore A da applicarsi, relativo alla 

interazione delle acque superficiali con quelle sotterranee, è 

almeno 1.20 (1.50 per le conoidi alluvionali allo sbocco in 

pianura delle principali vallate, così come da elaborato 

cartografico “A5”. Tale norma può essere derogata solo se a 

seguito di indagini di dettaglio sia dimostrato che la permeabilità 

nel tratto interessato sia inferiore al limite sopra indicato. 

d) Nei corsi d’acqua con flusso che si disperde in ampi letti fluviali, 

di carattere pluricursale, come il Toce dalla confluenza con il T. 

Diveria sino alla foce, nel calcolo del DMV di base previsto dal 

Piano di Tutela delle Acque, il fattore morfologico M da 

applicarsi è di almeno 1.10. 


64



6) La definizione delle situazioni di criticità del DMV e la relativa 

rappresentazione nella Tav. A5 “Qualificazione del reticolo 

idrografico in rapporto alla criticità del DMV dei sottobacini sottesi e 

alla valenza naturalistica degli ambienti di prossimità” sarà 

aggiornata e ulteriormente dettagliata periodicamente in relazione 

alle variazioni delle situazioni autorizzative. La metodologia di 

aggiornamento delle situazioni di criticità del DMV sarà in ogni caso 

in armonia con le direttive del PTA regionale e mirerà ad evidenziare 

in modo omogeneo sul reticolo idrografico gli effetti delle derivazioni 

esistenti sui deflussi minimi, nei tratti compresi tra derivazioni e 

restituzioni o a valle di tali tratti, nel caso di derivazioni all’esterno 

dei bacini imbriferi, tenuto conto anche delle differenze fra criticità 

delle aste principali e di quelle relative agli affluenti e, di 

conseguenza, i livelli di criticità da tenere in conto per il rilascio o il 

diniego di eventuali nuove derivazioni in tali tratti. 

7) Per quanto concerne gli ambiti fluviali di interesse per le loro 

funzioni di corridoi ecologici primari e/o secondari andranno inoltre 

rispettate le seguenti direttive da applicarsi nelle fasi istruttorie e 

valutative della procedura di impatto ambientale: 

a) applicazione, insieme alla determinazione del DMV, delle 

valutazioni degli effetti cumulativi (CEA, Cumulative 

Environmental Assessment) delle derivazioni in essere e di 

quelle previste, al fine di determinare il deflusso minimo da 

garantire (DMG) per la pluralità d’uso della risorsa idrica; 

b) applicazione di metodi di valutazione dello stato di salute 

ecologica degli ambienti fluviali, basati sull'analisi dei parametri 

morfologici, strutturali e biotici dell'ecosistema preso in 

considerazione (Indici di funzionalità fluviale, IFF); 

c) valutazione di incidenza ai sensi del Decreto del Presidente 

della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 “Regolamento 

recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla 

conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché 

della flora e della fauna selvatiche”, e s.m.i. anche per opere 

non ricadenti direttamente nei confini del SIC, ma che possono 

avere ripercussioni sul bilancio idrico e sulle portate di corsi 

d’acqua di interesse dei SIC medesimi. 


65



7bis) il PTP fa propria l’individuazione del limite di 35 MW di potenza 

massima istallata fino al 2010, contemplata nel Piano Energetico 

Regionale per le definizioni di massima ed estrapolato in tale valore, 

con le deroghe previste, dal Piano Energetico Provinciale, approvato 

con DCP n. 3 del 13 febbraio 2006. Pertanto l’inizio dei conteggi 

inerenti le potenze istallate, è da intendersi riferito alla data di 

entrata in vigore del Piano Energetico Regionale, approvato con 

DCR n. 351 – 3642 del 3 febbraio 2004. 

8) Le norme di salvaguardia, oltre a tutte le nuove istanze di 

concessione o di modifica della concessione, vengono applicate 

anche alle istruttorie in corso alla data di adozione del P.T.P.; non 

vengono applicate per gli impianti per i quali, alla stessa data, è già 

stata formalmente rilasciata l’autorizzazione. 

I Comuni e le Comunità montane, fatte salve le fasce come definite ai 

precedenti punti 1 e 2, in sede di adeguamento degli strumenti 

urbanistici generali: 

a) sono tenuti a prescrivere la inedificabilità, salvo esigenze di 

infrastrutturazione e servizi di pubblica utilità, degli spazi 

individuati come matrice naturale primaria per la formazione 

della rete ecologica del P.T.P; 

b) nel caso di dimostrata impossibilità di riservare le aree 

individuate, il Comune può proporre una diversa collocazione 

della fascia indicata dal P.T.P., purché ne sia garantita la 

continuità. 

c) gli strumenti urbanistici comunali individuano inoltre gli elementi 

o spazi di connessione tra i sistemi di verde urbano e la rete 

generale; 

d) Per quanto concerne le aree boscate che concorrono a definire 

le “unità sensibili di tipo naturalistico ed ecosistemico” della 

matrice naturale primaria, i Comuni e le Comunità Montane 

potranno aggiornare tali areali con analisi specifiche di dettaglio 

propedeutiche al piano locale (ex art. 30 LR 56/77). 


66



ART. 2.3.8 bis – RAPPORTO DELLA REP CON GLI STRUMENTI 

URBANISTICI VIGENTI 

Il quadro ambientale definito dallo schema della REP non assume 

carattere di cogenza rispetto gli strumenti urbanistici vigenti, bensì di 

quadro di riferimento e di indirizzo per la gestione delle trasformazioni 

urbanistiche. 


67



ART. 2.3.9 

USI DELLE RISORSE E DEL CAPITALE NATURALE 

Provincia, Comuni e Comunità Montane, attraverso i loro strumenti di 

programmazione e pianificazione assumono l’impegno di verificare 

l'effetto delle proprie previsioni sullo stato delle diverse risorse naturali 

presenti sul territorio di loro competenza, al fine di garantire la 

riproducibilità delle stesse per le generazioni presenti e future. 


68



ART. 2.3.10 LA RISORSA ARIA 

Concorrono a tutelare la riproducibilità della risorsa aria le azioni di: 

• tutela della qualità dell'aria in senso stretto, ovvero il contenimento 

entro limiti accettabili dell'inquinamento atmosferico; 

• tutela dai cambiamenti climatici. 

Prescrizioni 

I provvedimenti stabiliti nel Piano d’azione ex art. 7 d.lgs. 351/99 per la 

riduzione del rischio di superamento dei valori limite e delle soglie di 

allarme sono principalmente finalizzati a contenere le emissioni di 

particolato atmosferico PM10, di biossido di azoto NO 2 , di benzene e di 

monossido di carbonio CO 2 generate al traffico veicolare 

Relativamente alla tutela della qualità dell'aria, i Comuni, nel redigere la 

relazione sugli effetti ambientali delle proprie previsioni urbanistiche, 

verificano in particolare che: 

• le diverse scelte localizzative sul territorio controllino l'incremento 

della mobilità di persone e merci e comunque non inducano livelli di 

inquinamento atmosferico superiori ai limiti di norma. 

• le aree interessate da nuove localizzazioni siano facilmente 

raggiungibili con il trasporto pubblico, le piste ciclabili e i percorsi 

pedonali; 

• le trasformazioni urbanistiche (cambiamento degli indici fondiari e 

delle destinazioni d'uso) delle aree già edificate non aumentino 

ulteriormente la concentrazione delle sorgenti di emissione (processi 

di combustione); 

• la dotazione di parcheggi pubblici, in particolare per i servizi e il 

commercio, sia adeguata ai fini di non generare traffico indotto dalla 

ricerca di sosta. 

Relativamente alla tutela dai cambiamenti climatici, i Comuni, nel 

redigere la relazione sugli effetti ambientali delle proprie previsioni 

urbanistiche ed insediative, ai sensi dell'art. 20 LR 40/98, verificano in 

particolare gli effetti delle nuove edificazioni e urbanizzazioni previste 

sul microclima locale, individuando le eventuali misure di 

compensazione e mitigazione necessarie a tal fine. 


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ART. 2.3.11 LA RISORSA ACQUA 

Obiettivi 

Le Norme di attuazione del P.T.P. in relazione alla risorsa acqua hanno 

l’ obbiettivo di armonizzare il ciclo artificiale con il ciclo naturale delle 

acque, di contemperare le disponibilità e l’uso delle risorse idriche con 

la qualità ecologica e paesaggistica degli ambienti acquatici, di 

potenziare la difesa del suolo, la funzionalità idrologica e la sicurezza 

idraulica del territorio e di rispondere alle nuove esigenze economiche e 

di qualità della vita delle popolazioni locali nell’ottica e secondo i principi 

dello sviluppo sostenibile. 

Il P.T.P. tutela quindi le condizioni che garantiscono la riproducibilità di 

questa risorsa per le generazioni attuali e future, nella sua duplice 

articolazione di acque sotterranee e acque superficiali, anche attraverso 

le specifiche previsioni di Piani di settore. 


La Provincia promuove i principi dell'equità e della solidarietà nell'uso e 

nella tutela delle risorse idriche presenti nel suo territorio, ed esercita le 

proprie competenze di gestione del demanio idrico ponendo cura a: 

a) predisporre il bilancio idrico provinciale e dare seguito 

all’aggiornamento della valutazione di criticità del DMV per ciascun 

ambito idrografico omogeneo. 

b) dare avvio a forme di controllo e monitoraggio pubblico del sistema 

di approvvigionamento idrico sul proprio territorio, dei relativi bilanci 

quantitativi, qualitativi ed economico-finanziari; divulgandone i 

risultati; 

c) promuovere la differenziazione delle fonti idriche e dei relativi livelli 

qualitativi in relazione alle diverse esigenze d'uso, prevenendo e 

riducendo (ove già in atto) l'uso improprio di risorse idriche pregiate 

(falde superficiali e profonde); 

d) salvaguardare la pluralità degli usi dei corpi idrici superficiali, in 

particolare quelli idropotabili, garantendo il mantenimento di un 

deflusso minimo vitale rispetto alle diverse funzioni svolte dal corpo 

d'acqua; 

e) migliorare la qualità ecologica delle acque superficiali in coerenza 

con il piano regionale 


70



f) promuovere gli obiettivi di tutela della risorsa idrica nelle diverse 

politiche settoriali dell'ente. 

Nella redazione di piani e programmi locali i Comuni e le Comunità 

Montane specificano, dettagliano e completano, con riferimento al 

proprio territorio, il bilancio delle disponibilità, dei prelievi e dei consumi 

idrici anche con riferimento alle conseguenze indotte dalle 

trasformazioni previste sulla qualità e quantità della risorse idriche 

sotterranee e superficiali. 

I Comuni e le Comunità Montane, nella predisposizione dei propri 

strumenti urbanistici, gestionali ed attuativi che hanno stretta 

interazione con il ciclo dell’acqua daranno indicazioni specifiche per la 

tutela della risorsa acqua e per il risparmio idrico, attraverso le azioni di 

seguito richiamate: 

• predisposizione di doppie reti di approvvigionamento idrico nelle 

nuove urbanizzazioni, e serbatoi per la raccolta delle acque 

meteoriche da immettervi per gli usi meno esigenti dal punto di vista 

qualitativo (irrigui, antincendio, di igiene domestica, ecc.); 

• impianti di fitodepurazione per gli insediamenti sparsi e i piccoli 

nuclei; 

• fasce di vegetazione arbustiva o ripariale a valle dei sistemi di scolo 

delle acque dai terreni agricoli, in grado di trattenere le sostanze 

chimiche e organiche veicolate dalle acque prima che queste 

raggiungano i corpi idrici; 

• localizzazioni specificamente attrezzate per le industrie idroesigenti, 

finalizzate al massimo riuso della risorsa idrica. 

Prescrizioni 

Le richieste di utilizzazione di acque per innevamento programmato 

devono valutare contestualmente l’intera area sciabile e la disponibilità 

di risorsa idrica dei bacini idrografici coinvolti, individuando l’insieme dei 

punti di prelievo, che solo in casi eccezionali possono derivare acque 

sotterranee. Va inoltre privilegiato l’accumulo dei prelievi nei periodi di 

morbida al fine contenere gli stress idrici invernali. 

Il piano d’ambito dell’ATO deve prevedere gli interventi necessari per 

abbattere di almeno il 75% il fosforo e l’azoto derivanti dagli scarichi 

complessivi situati nel territorio provinciale, secondo i disposti 

dell’articolo n. 20 delle norme del PTA regionale. 


71



ART. 2.3.12 LA RISORSA SUOLO 

Obiettivi 

Il P.T.P. preserva il suolo, in quanto risorsa limitata che si distrugge 

facilmente, come risorsa strategica del territorio e ne favorisce il 

recupero laddove compromesso da usi impropri e/o di abbandono. 


Nella pianificazione locale lo sviluppo insediativo deve essere 

concentrato e organizzato in maniera tale da evitare il più possibile 

l'occupazione dei suoli di buona qualità e la degradazione o 

l'inquinamento dei suoli nelle aree agricole e forestali, nelle aree 

naturali e nelle zone ricreative. 

Prescrizioni 

Suoli non urbanizzati 

Il P.T.P. riconosce il suolo nei suoi aspetti di carattere multifunzionale 

(produzione di biomassa, capacità di fissare il carbonio, ruolo di filtro e 

tampone), e di specifica matrice naturale connotata da determinati 

caratteri pedologici. Le azioni finalizzate a tutelare la riproducibilità della 

risorsa suolo sono quindi dirette a tutelare l'insieme di queste funzioni. 

Gli strumenti di pianificazione dei Comuni, dettagliano, per i diversi 

sistemi territoriali che costituiscono il territorio comunale, il rapporto tra 

superfici urbanizzate e superfici naturali. 

Aree dismesse ed aree di bonifica 

Gli indirizzi del P.T.P. sono finalizzati a promuovere il recupero delle 

aree dismesse e di quelle da bonificare ai fini del contenimento di 

consumo del uso del suolo, di eliminare la contaminazione dei suoli e 

delle acque, di prevenire nuove contaminazioni. 

La Provincia e i Comuni promuovono tale recupero. 

Si definiscono aree di bonifica quelle per le quali siano state attivate le 

procedure previste dal D. Lgs. 152/06 (Parte Quarta, Titolo Quinto artt. 


72



da 239 a 253) a causa di potenziale pericolo di contaminazione del 

suolo, del sottosuolo e delle acque superficiali e sotterranee. 

Gli interventi di trasformazione del suolo dovranno essere realizzati 

prioritariamente in corrispondenza delle aree dismesse disponibili, 

previa verifica della compatibilità ambientale e nel rispetto dei limiti di 

accettabilità della contaminazione dei suoli, delle acque superficiali e 

delle acque sotterranee in relazione alla specifica destinazione d'uso 

dei siti. 

In riferimento a quanto definito dal relativo procedimento di bonifica ed 

a seguito della certificazione di avvenuta bonifica rilasciata dalla 

Provincia, i cambi di destinazione d’uso e l’attribuzione di nuove 

funzioni su aree interessate possono essere ammessi dagli strumenti di 

pianificazione locale, solo nel rispetto dei limiti di accettabilità della 

contaminazione dei suoli, delle acque superficiali e delle acque 

sotterranee in relazione alla specifica destinazione d'uso dei siti, così 

come definiti dalla normativa in materia (Parte Quarta Titolo Quinto artt. 

da 239 a 253 del D. Lgs. 152/06). 


73



ART. 2.3.13 EMISSIONI ACUSTICHE, LUMINOSE, 

ELETTROMAGNETICHE 

Obiettivi 

Il PTP, ponendosi la finalità di uno sviluppo sostenibile definisce le 

modalità per una corretta gestione delle emissioni acustiche, luminose 

ed elettromagnetiche. 

Prescrizioni 

Emissioni derivanti da inquinamento acustico 

In ottemperanza alla legge 26 ottobre 1995 n. 447 ed alla LR n. 52 del 

25 ottobre 2000, i Comuni, attraverso i propri strumenti urbanistici e 

con la valutazione ambientale del piano (art. 20 LR 40/98), verificano 

l’applicazione della zonizzazione acustica, ed in particolare che per 

mezzo di essa: 

• le zone residenziali siano protette da misure di mitigazione e 

controllo degli effetti prodotti dal traffico di attraversamento; 

• le zone destinate ad attività produttive, attività commerciali non di 

vicinato e attività ricreative non occasionali abbiano realizzato, prima 

dell'entrata in funzione, gli opportuni interventi di mitigazione 

acustica; 

• la classificazione acustica comunale recepisca gli obiettivi definiti 

dalle presenti norme per le diverse parti del territorio con verifica di 

quelle delle aree omogenee dei comuni limitrofi. 

Emissioni luminose 

In ottemperanza della LR n. 31 del 24 marzo 2000, i Comuni, 

recepiscono nei propri strumenti urbanistici le linee guida definite dalla 


Nel redigere la relazione sugli effetti ambientali delle proprie previsioni 

ai sensi dell’art. 20 L.R. 40/98 i Comuni verificano che, per nuovi 

impianti, le tipologie, le densità e la potenza delle illuminazioni esterne 

ammesse siano tali da limitare gli effetti di inquinamento luminoso, il 

disturbo per la fauna selvatica e per la vegetazione, e mitigare l'impatto 

sul paesaggio. 


74



Ai fini del raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell’inquinamento 

luminoso i comuni provvedono a: 

a) predisporre piani comunali di intervento per la riduzione 

dell'inquinamento luminoso; 

b) adeguare il regolamento edilizio, con particolare riguardo alle 

modalità di installazione degli impianti luminosi; 

c) effettuare il censimento dei siti e delle sorgenti di rilevante 

inquinamento luminoso. 

I comuni dovranno adeguarsi ai seguenti criteri: 

d) l'illuminazione stradale e di arredo urbano è effettuata mediante fonti 

luminose rivolte verso il basso e/o con orientamento tale da non 

comportare alterazioni ingiustificate della visione del paesaggio; 

e) nell'illuminazione stradale i livelli di luminanza sono conformi 

all'indice illuminotecnico della tipologia di strada, nei limiti dei valori 

previsti dalle norme vigenti; 

f) negli impianti di illuminazione pubblica esterna sono utilizzate 

lampade ad alta efficienza; 

g) l'illuminazione di strutture pubbliche o di interesse pubblico è limitata 

temporalmente e quantitativamente all'effettiva necessità; 

h) nelle norme e regolamenti edilizi e per le attività pubblicitarie si deve 

applicare il divieto di utilizzare fari o fasci luminosi, fissi o semoventi, 

rivolti verso l'alto, fatti salvi i motivi di interesse pubblico o i casi 

previsti da norme vigenti. 

Emissioni elettromagnetiche 

Relativamente alla tutela dai campi elettromagnetici, le nuove linee 

elettriche, sia di alta che media tensione, dovranno essere realizzate, di 

norma, lungo le strade, le testate dei campi, a margine dei boschi e 

comunque in modo da recare il minor pregiudizio possibile sia ai luoghi 

di permanenza antropica che all'ambiente naturale. 


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CAPO IV 

PAESAGGIO 

ART. 2.4.1 RELAZIONI TRA P.T.P. E STRUMENTI DELLA 

PIANIFICAZIONE PAESAGGISTICA REGIONALE 

Obiettivi 

In sintonia con quanto sancito dalla Convenzione Europea del 

Paesaggio (artt. 2 e 3), ed in conformità al DL 22 gennaio 2004, n. 42, il 

P.T.P. si pone come obiettivi la salvaguardia, la gestione e la 

pianificazione dei paesaggi che caratterizzano il territorio urbano ed 

extraurbano, anche se degradati. 


Gli ambiti di rilevanza paesaggistica, rappresentati sulla tavola A.P. 2, 

assumono efficacia di indirizzo e prescrizione nell’articolato seguente. 

La valenza paesistica, ambientale ed ecologica degli elementi e degli 

ambiti individuati sulla tavola A.P.2 costituisce, in attesa 

dell’approvazione del PPR, il quadro di riferimento per la redazione e la 

valutazione dei piani, dei progetti e delle politiche che interessano il 

territorio provinciale. 

Gli ambiti di paesaggio possono comprendere territori di più Comuni; in 

tal caso l’Amministrazione Provinciale verificherà durante l’iter di 

copianificazione che sia garantita un’adeguata coerenza degli indirizzi 

paesistici da assumere all’interno della pianificazione locale, in rapporto 

ai criteri definiti dalle presenti norme. 

Direttive 

Il P.T.P. individua nella tavola A3 i vincoli paesistici ed ambientali 

preordinati sul territorio. L’adeguamento degli strumenti di pianificazione 

locale al Piano Territoriale Provinciale è accompagnato dalla 

formazione dei "repertori" dei vincoli presenti sul territorio comunale e 

dalla loro rappresentazione di dettaglio in particolare per quanto 

concerne le aree sottoposte ad uso civico (ex art. 142, lett. h, DL 

42/2004) che non trovano compiuta rappresentazione nella citata tavola 

A3. Tale repertorio, a seguito dell’approvazione dello strumento di 


76



pianificazione locale, costituisce adeguamento del P.T.P., senza che 

occorra una specifica procedura di variante. 

Fino a ulteriori determinazioni del PPR ogni intervento sui beni elencati 

dal sopraccitato repertorio è sottoposto alla preventiva acquisizione dei 

pareri, delle strutture regionali competenti in materia di tutela del 

paesaggio e di tutela dei beni culturali. 

La Provincia ed i Comuni possono implementare piani di azione 

specifici finalizzati al miglioramento della qualità paesistica dei siti 

degradati. 


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ART. 2.4.2 AMBITI PAESAGGISTICI OMOGENEI (APO) 

PROVINCIALI 

Obiettivi 

Nella tavola A.P.2 sono individuati sei Ambiti Paesaggistici Omogenei 

(APO), intesi come insiemi geo-ambientali che, per salienti analogie di 

forme, coperture e altri elementi costitutivi, identificano, i fondamentali e 

più significativi scenari dell’ambito paesistico provinciale. 

Tali ambiti comprendono sottosistemi definiti Unità di Paesaggio (UP), 

intesi come settori spaziali differenziati, all'interno dei rispettivi sistemi di 

appartenenza (APO); tale differenziazione è determinata da condizioni 

dettate dall'ambiente naturale o dalla diversa azione antropica sul 

territorio, che conferiscono globalmente all'assetto ambientale aspetti 

paesistici con caratteri propri. 


In coerenza con l’art. 135 del Codice dei Beni Culturali ed Ambientali, la 

preliminare definizione delle prescrizioni e previsioni riferite agli APO 

e/o alle UP che li compongono, concorrono alla definizione: 

- del mantenimento delle caratteristiche strutturali e identitarie dei 

beni tutelati; 

- dell’individuazione della compatibilità delle linee di sviluppo 

urbanistico ed edilizio; 

- dei criteri per il corretto inserimento degli interventi di trasformazione 

del territorio nel contesto paesaggistico; 

- dell’individuazione delle misure per il recupero e la riqualificazione 

delle aree degradate 

Gli ambiti di rilevanza paesaggistica si strutturano in sei Ambiti 

Paesistici Omogenei (APO) a loro volta specificate da Unitá di 

Paesaggio (UP), così declinate per l’intero territorio provinciale e 

rappresentate nella tavola A.P.2: 

Paesaggi dei laghi insubrici (APO 1) 

Il paesaggio dei laghi insubrici costituisce una peculiarità della fascia 

prealpina e uno dei paesaggi storicamente più celebrati del Piemonte e 

dell’Italia. 


78



Insieme alle peculiarità geoambientali e geomorfologiche la presenza 

dei laghi condiziona il clima e la copertura vegetale delle rive e dei 

versanti che oltre alla specificità (detta insubrica) della flora spontanea, 

ha determinato numerosi altri elementi di tipicità riguardanti 

l’organizzazione degli spazi (tipo di insediamenti spondali, colture 

terrazzate, interrelazioni per le vie d’acqua, ville e giardini con essenze 

esotiche, ecc.), le persistenze storiche, la percezione stessa del 

paesaggio. Lungo i versanti, su una maglia insediativa storica 

principalmente attestata sulle vie di mezza costa, si manifesta una lenta 

espansione edilizia che, seppur connotata da relativamente basse 

densità volumetriche, determina un alto consumo di suolo 

paesaggisticamente connotato. 

L’APO così individuato comprende le seguenti unità di paesaggio: 

• Fasce urbanizzate litoranee (UP 1.1) 

• Nuclei storicamente consolidati e/o interessati da trasformazioni 

(UP1.2) 

• Aree con ville e parchi storici, campi da golf (UP 1.3) 

• Aree di medi e bassi versanti e pianure alluvionali a strutturazione 

agricola (UP 1.4) 

• Versanti boschivi di latifoglie delle dorsali montane caratterizzati 

dalla presenza di selve castanili (UP 1.5) 

• Aree estrattive; discariche connesse ad attività mineraria (UP 1.6) 

• Alvei greti e fasce naturali relitte (UP 1.7) 

• laghi prealpini (UP 1.8) 

• Aree lacustri (U.P. 1.9) 


All’importanza che riveste questo paesaggio nel formare l’immagine 

della Provincia, devono corrispondere i livelli di tutela della 

pianificazione locale secondo i seguenti indirizzi: 

- difesa dell’ambiente naturale, laddove mantiene ancora funzioni 

connettive e di equilibrio: difesa della residua naturalità delle 

sponde, dei corsi d’acqua affluenti al lago, delle emergenze 

geomorfologiche (terrazzi, belvedere, forre, ecc.); 

- salvaguardia della massima percezione dello specchio lacustre e dei 

circostanti scenari montuosi; 

- difesa della specificità floristica insubrica, comprese le associazioni 

arboree esotiche (quali le colture delle acidofile); 


79



- difesa e valorizzazione delle testimonianze del paesaggio 

antropizzato, in particolare borghi di riva e di versante, porti, 

percorsi, lungolaghi, ville e parchi storici, e frammenti di paesaggio 

agrario tradizionale; 

- salvaguardia delle connotazioni di panoramicità e integrità dei 

versanti prospicienti i laghi nel loro sviluppo altidudinale e di 

rapporto con la catena alpina. 

Paesaggi del grande asse vallivo alpino del fiume Toce (APO 2) 

Il sistema paesistico è costituito dal corso d’acqua naturale e dal 

relativo contesto paesistico, caratterizzato da elementi morfologici, 

naturalistici, storico-architettonici e culturali. 

Entro il segno geomorfologico dell’asse vallivo, l’ambito di paesaggio si 

caratterizza per un insieme di aree composite, poste lungo il grande 

solco glaciale del fiume Toce, che presentano condizioni alterne di forte 

urbanizzazione e artificialità, e di naturalità o preservata struttura 

agricola. Alle prime appartengono aree che necessitano azioni di 

riqualificazione dal punto di vista paesistico. 


• Foci, zone umide e aree a campeggio litoranee (UP 2.1) 

• Alveo, greti e fasce naturali relitte (UP 2.2) 

• Aree pianeggianti a preservata strutturazione agricola (UP 2.3) 

• Aree urbanizzate di fondovalle e conoide (UP 2.4) 

• Aree agricole interessate da pressioni urbanizzative e/o 

infrastrutturali (UP 2.5) 

• Alveo montano (UP 2.6) 

• Aree estrattive; cantieri e depositi temporanei (UP 2.7) 


Il P.T.P. persegue l’integrazione, la riqualificazione e la valorizzazione 

delle Unità di Paesaggio sopra elencati, anche a fini ricreativi e culturali, 

purché non in contrasto con le esigenze della tutela ambientale e nel 

pieno rispetto della funzionalità ecologica di tali ambiti. 

In particolare per le aree fluviali gli indirizzi del P.T.P. mirano alla 

valorizzazione e salvaguardia nel tempo della qualità del patrimonio 


80



idrico superficiale e del suo contesto, nonché allo sviluppo degli 

ecosistemi in funzione del potenziamento del corridoio ecologico 

naturale principale. 

Gli indirizzi del P.T.P. mirano a sostenere e conservare il ruolo di 

presidio ambientale del territorio rurale, salvaguardando i fattori 

produttivi del suolo, la valenza economica e diversificazione delle 

attività agricole. 

Prescrizioni 

In ragione della connotazione paesistica delle unità individuate, nella 

predisposizione degli strumenti di pianificazione locale si applicano le 

seguenti disposizioni: 

a) vanno salvaguardati gli elementi orografici e geomorfologici legati 

all’azione delle acque fluviali; 

b) nelle aree agricole comprese all’interno dell’APO 2 l’insediamento di 

complessi rurali e floricoli attrezzati dovrà essere integrato in sede di 

progetto dalla definizione dell’inserimento paesistico; 

c) gli interventi di espansione edilizia dovranno evitare la 

frammentazione del territorio e la compromissione della funzionalità 

ecologica delle Unità di Paesaggio, nonché preservare l’attività 

agricola come importante risorsa ambientale. 

Le espansioni e trasformazioni urbane dovranno prioritariamente 

essere orientate, anche in coerenza con le indicazioni delle AIT e dello 

schema della REP, alla riqualificazione e alla ricomposizione delle zone 

di frangia degli insediamenti. 

La progettazione degli insediamenti dovrà essere rivolta ad un 

adeguato inserimento paesistico ed ambientale, da ottenersi anche 

mediante previsione di impianti arborei ed arbustivi nelle parti esterne, 

adiacenti e confinanti con il territorio agricolo. 

Le previsioni degli strumenti di pianificazione locale dovranno 

considerare, in coerenza con lo schema di formazione della rete 

ecologica e di collegamento con le aree a verde esistenti sul territorio, 

la valenza paesistico-ambientale delle stesse. 


81



Paesaggi della montagna e delle dorsali prealpine (APO 3) 

Sono ambiti che rivestono il carattere delle aree sensibili in quanto 

elementi fortemente percepibili nel sistema di relazione tra il paesaggio 

insubrico, quello alpino e quello della pianura. Si tratta di una ambito 

paesaggistico dove emerge un sistema integrato di valenze 

naturalistiche (corsi d’acqua, zone umide, superfici boscate, ecc.), 

agrarie ed insediative, quest’ultime connotate, oltre che per l’impianto 

storico dei nuclei abitati preservato, sui versanti prospicienti il lago 

Maggiore ed il lago d’Orta, con la presenza di ville e giardini storici. 

L’APO 3 comprende le seguenti unità di paesaggio: 

• Ambito del Mottarone (UP 3.1) 

• Ambito del Vergante (UP 3.2) 

• Aree estrattive, discariche connesse ad attività estrattiva o mineraria 

(UP 3.3) 

• Nuclei insediativi di versante storicamente consolidati (UP 3.4) 


- difesa dell’ambiente naturale, laddove svolge funzioni connettive e 

di equilibrio ecologico: difesa della naturalità dei corsi d’acqua, delle 

emergenze geomorfologiche connesse ai graniti dei laghi e alla 

morfologia glaciale (terrazzi, belvedere, forre, ecc.); 

- salvaguardia della massima percezione dello specchio lacustre e dei 

circostanti scenari montuosi. 

- difesa e valorizzazione delle testimonianze del paesaggio 

antropizzato, in particolare borghi di medio versante, percorsi, ville e 

parchi storici, e frammenti di paesaggio agrario tradizionale. 

- salvaguardia delle connotazioni di panoramicità e integrità dei 

versanti prospicienti i laghi nel loro sviluppo altidudinale e di 

rapporto con la catena alpina. 

Prescrizioni 

Gli interventi di espansione edilizia dovranno evitare la frammentazione 

del territorio e la compromissione della funzionalità ecologica delle 

Unità di Paesaggio, nonché preservare l’attività agricola come 

importante risorsa ambientale. 


82



Le espansioni e trasformazioni urbane dovranno prioritariamente 

essere orientate, anche in coerenza con le indicazioni delle AIT e dello 

schema della REP, alla riqualificazione e alla ricomposizione delle zone 

di frangia degli insediamenti. 

Paesaggi antropizzati delle vallate alpine (APO 4) 

L’ambito 4 è costituito da estese aree e nuclei di rilevante valore sia 

economico che paesistico. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di 

sistemi insediativi storici a carattere rurale situati nei fondovalle 

principali, ed anche di aree a mezza costa, in contiguità con la rete 

stradale principale. L’ambito comprende aree attualmente non utilizzate 

a scopo agricolo ma potenzialmente riconvertibili a tale uso. 

L’ambito riconosce nel mosaico di superfici agrarie diverse e di 

superfici prative ( prati falciati) e pascolive (maggenghi ed alpeggi), 

nonché nella presenza di antichi nuclei edilizi e di edifici isolati, elementi 

di varietà e di valore del paesaggio di versante. 

L’APO individuato comprende le seguenti unità di paesaggio: 

• Versanti solivi prevalentemente coltivati a vite e frutteti (UP 4.1) 

• Coltivi, prati e pascoli (UP 4.2) 

• Nuclei insediativi storicamente consolidati (UP 4.3) 

• Nuclei insediativi storicamente consolidati (walser) (UP 4.4) 

• Aree estrattive; depositi temporanei (UP 4.5) 

• Aree boschive ricolonizzazione (UP 4.6) 


Gli strumenti di pianificazione locale sono indirizzati al recupero e alla 

valorizzazione del patrimonio insediativo storico e del relativo contesto 

agricolo, per usi residenziali e produttivi e per attività agroforestali e 

inerenti alla conduzione degli alpeggi. 

Gli strumenti di pianificazione locale individuano e assumono come 

riferimento progettuale i nuclei e gli insediamenti caratterizzati da un 

impianto planimetrico e da un tessuto edilizio relativamente integri, 

costituiti da edifici e nuclei produttivi agricoli comprendenti strutture 

edilizie, organismi ed elementi architettonici di interesse storico e 


83



paesaggistico, legati a originarie funzioni abitative, produttive agricole e 

zootecniche. 

Detta individuazione può essere approfondita, integrata o corretta con 

adeguate ricognizioni ai fini della loro classificazione negli strumenti 

urbanistici comunali. 

Prescrizioni 

Permanenza delle aree d’uso agricolo (o loro utilizzo per interventi di 

rinaturalizzazione) fatti salvi la conservazione, il riuso e il 

completamento degli insediamenti preesistenti. 

Nella predisposizione degli strumenti di pianificazione locale sarà 

necessario pervenire ad un repertorio del patrimonio che riguarda 

architetture, arti decorative, morfologia urbana, ecc. Gli strumenti di 

pianificazione locale dovranno prevedere conseguentemente la 

disciplina atta a garantire la conservazione, la valorizzazione e la 

trasmissione di tale patrimonio. 

Nell’intorno dei nuclei storicamente consolidati dovranno essere evitati i 

processi di alterazione dei terrazzamenti e delle aree agricole, tramite 

un adeguato controllo delle scelte insediative degli strumenti di 

pianificazione locale. 

Le parti terrazzate dei versanti, ove ancora coltivate, dovranno essere 

conservate secondo l’impianto originario; eventuali modifiche potranno 

essere definite dagli strumenti di pianificazione locale fatta salva la 

verifica delle conseguenze di eventuali alterazioni indotte negli equilibri 

idrogeologici del versante. 

Gli strumenti di pianificazione locale dovranno contenere indicazioni per 

il recupero del sistema di percorsi esistenti, e per la progettazione di 

infrastrutture, impianti e servizi tecnologici e per la riqualificazione delle 

attrezzature esistenti che si pongono in contrasto con i caratteri 

ambientali dei siti. 

Paesaggi montagna alpina, dei rilievi e delle testate alpine (APO 5) 


84



Il P.T.P. individua nei paesaggi sommitali caratterizzati dai profili 

superiori delle montagne, la peculiarità paesistica del paesaggio alpino, 

e ne persegue la tutela. 

L’APO 5 comprende ambiti non interessati, se non marginalmente, da 

utilizzazioni antropiche che possano interferire significativamente nei 

processi naturali. 

L’APO 5 comprende le seguenti unità di paesaggio: 

• Ghiacciai e nevai (UP 5.1) 

• Sistemi cacuminali, cime, creste crinali rocciosi e macereti (UP 5.2) 

• Praterie e pascoli d’alta quota (UP 5.3) 

• Arbusteti subalpini (UP 5.4) 

• Laghi d’alta quota (UP 5.5) 

Prescrizioni 

All’interno dell’APO 5 vanno protetti i crinali e gli skyline, inibendo le 

costruzioni e gli impianti che interferiscano con la vista non ravvicinata 

del profilo sommitale. 

Vanno preservati le praterie ed i pascoli d’alta quota che rappresentano 

la porzione del paesaggio agrario di montagna più delicata e passibile 

di scomparsa in ragione di dinamiche di abbandono. 

“trasformazioni del territorio finalizzate all’attività di conduzione agro – silvo – 

pastorale. 

All’interno dell’APO 5 potranno essere ammessi interventi che 

prevedano trasformazioni del territorio finalizzati alle attività di 

conduzione agro-silvo-pastorale o ad attività turistiche a ridotto impatto 

ambientale e paesaggistico riconosciute dai Piani di settore o da Piani 

Particolareggiati di iniziativa comunale o di Comunità Montana, 

predisposti di concerto con la Provincia. 

Paesaggi della naturalitá (APO 6) 

Il paesaggio della naturalità comprende ambiti caratterizzati 

prevalentemente, anche se non esclusivamente, boschi e foreste, 

nonché dalle attività ad essi collegate; sono incluse le aree non coperte 

da boschi, ma funzionalmente, ecologicamente o paesisticamente 


85



connesse con i boschi stessi, quali radure, macereti, rocce, fasce di 

rinaturalizzazione ed aree di rimboschimento, arbusteti, aree insediate 

intercluse, oltre che laghi d’alta quota, zone umide e torbiere. 

Nell’ambito omogeneo sono inoltre ricomprese aree boschive relitte a 

forte naturalità di tipo planiziale e/o comunque presenti lungo fasce 

fluviali di fondovalle particolarmente integre. 


• Aree boschive di conifere (UP 6.1) 

• Aree boschive di latifoglie (UP 6.2) 

• Aree boschive collocate lungo i fondovalle fluviali (UP 6.3) 

• Cespuglieti di forra, corsi d’acqua, torbiere alte, ecc. (UP 6.4) 

• Enclave insediative a struttura rurale (U.P. 6.5) 

• Enclave di attività estrattiva; depositi temporanei, discariche 

connesse ad attività estrattiva (U.P. 6.6). 


Gli strumenti di pianificazione locale procedono alla individuazione e 

alla conservazione delle risorse naturali per la duplice valenza che 

assumono le aree boscate sotto il profilo della valenza paesistica e 

dell’assetto idrogeologico. 

Nel sistema boschivo l’indirizzo caratterizzante è costituito dal 

mantenimento del patrimonio forestale e del territorio per usi ed attività 

inerenti alla conduzione agricoli, zootecnici o forestali con le tradizionali 

forme di sfruttamento delle risorse proprie delle comunità locali 

Prescrizioni 

Gli strumenti di pianificazione locale dettagliano, sulla base di analisi 

specifiche, l’estensione e la caratterizzazione degli areali boscati in 

ragione del vincolo paesaggistico di cui al DL 42/2004. 

Per l’alto valore naturalistico, le UP 6.4 e 6.5, individuate vanno tutelate 

e preservate da qualsiasi intervento antropico interferente l’assetto 

ecosistemico e paesaggistico. 


86



ART. 2.4.3 NUCLEI ANTICHI DI INTERESSE STORICO, 

ARTISTICO, DOCUMENTARIO O AMBIENTALE E 

DOCUMENTI DELLA CULTURA 

Obiettivi 

Il P.T.P. riconosce come “Documenti della cultura materiale”, i nuclei di 

antico insediamento, dotati di interesse storico, artistico, documentario 

o ambientale, la viabilità storica, gli edifici e i manufatti isolati e/o 

aggregati che costituiscono testimonianze della cultura materiale, 

considerati di valore per l’identità del territorio e per la conformazione 

dei paesaggi culturali della Provincia. 


Ai fini del P.T.P., costituiscono nuclei antichi di interesse storico, 

artistico, documentario o ambientale, tutte le strutture insediative 

aggregate, di varia complessità e antichità, che presentano un interesse 

culturale legato ai processi storici che le hanno generate o alla qualità 

intrinseca dei manufatti e delle forme strutturali o al loro significato 

testimoniale e documentario o al loro ruolo paesistico e ambientale: 

esse sono individuate e classificate, in prima approssimazione 

nell’elaborato A10 “Repertorio delle risorse identitarie storico-culturali”. 

Direttive 

Le individuazioni di cui all’elaborato A10 devono essere verificate e 

specificate, ed eventualmente integrate, in sede di pianificazione locale. 

La delimitazione degli agglomerati territoriali tiene conto di tutti gli 

elementi rilevanti per il loro interesse culturale (storico, archeologico, 

architettonico, urbanistico, paesaggistico, ecc.) ed include, oltre agli 

elementi di specifico interesse, anche quelli complementari o integrativi, 

legati ad aspetti funzionali, fisici, geoambientali, paesaggistici, ai fini 

della tutela e della valorizzazione, quali: 

a) gli edifici, i manufatti e le aree incluse o collocate al margine, anche 

di recente sistemazione o impianto, facenti parte integrante delle 

strutture insediative aggregate; 


87



b) gli spazi a giardino, terrazzati e/o cintati, le strade e i percorsi 

pedonali, le piazze, e gli altri spazi liberi di stretta pertinenza dei 

nuclei insediativi; 

c) i manufatti antichi, i terreni sistemati con muri di sostegno o 

terrazzamenti e le altre opere a vario titolo concorrenti alla 

configurazione complessiva dei nuclei insediativi delle componenti di 

caratterizzazione paesaggistica; 

d) gli elementi naturali inglobati o di bordo, che formano parte 

integrante della struttura fisica o dell’immagine dei nuclei stessi. 

La determinazione e la valutazione qualitativa delle strutture insediative 

aggregate andranno definite sulla base dei seguenti elementi: 

a) peculiarità della giacitura orografica che ne determina la 

caratterizzazione nel quadro paesaggistico; 

b) originalità, chiarezza, antichità, complessità e rappresentatività 

(storica e/o tipologica) dell’impianto; 

c) omogeneità, coerenza, unitarietà dell’insediamento (in termini di 

struttura, di tipologie edilizie, di caratteri stilistici e di materiali); 

d) presenza di edifici e manufatti di intrinseco valore storico, artistico, 

documentario o di tradizione (torri, castelli, caseforti, chiese, 

cappelle, oratori, vie crucis, alberghi storici, edifici storici con 

funzioni rurali, artigianali, industriali, canali, ecc.); 

e) presenza di edifici e manufatti tipologicamente coerenti e 

rappresentativi di un’epoca, di un contesto territoriale o di un evento 

storico; 

f) interesse, significatività e rappresentatività degli spazi pubblici 

(strade, piazze, luoghi d’incontro e d’attività collettive); 

g) stato di conservazione, di “leggibilità” e di fruibilità dei nuclei in 

complesso e di singole parti caratterizzate; 

h) assenza o scarsa incidenza di elementi alteranti, fattori di degrado o 

di detrazione visiva. 


88



La disciplina degli interventi, relativi agli ambiti di cui al presente 

articolo, è definita dagli strumenti di pianificazione locale, con 

riferimento ai tipi e ai caratteri delle singole unità edilizie costitutive delle 

strutture insediative secondo il processo di co-pianificazione di cui 

all’art. 1.8 delle presenti norme. 

Prescrizioni 

La disciplina degli interventi, definita dagli strumenti di pianificazione 

locale, segue gli indirizzi delle presenti norme, in particolare per quanto 

riguarda: 

a) gli elementi costitutivi dell’impianto storico (connotati geomorfologici 

e elementi naturali singolari, percorsi storici, vie di transito e assi 

rettori dell’assetto urbano, orientamenti dominanti, fulcri e polarità 

naturali o progettate, assetto agricolo-produttivo del contesto, ecc.); 

b) gli elementi costitutivi degli insediamenti, con l’individuazione delle 

unità edilizie elementari e della parcellizzazione del suolo, la 

definizione dei tipi ricorrenti e degli edifici singolari e l’individuazione 

dei ruderi, con i relativi attributi; 

c) gli elementi costitutivi delle interazioni paesaggistiche e degli spazi 

collettivi o d’uso comune (servizi, attività centrali e luoghi d’incontro, 

strade, piazze e slarghi, aree verdi pubbliche, fontane, luoghi di 

attività collettive, pavimentazioni, arredo urbano); 

d) gli elementi integrativi dell’assetto insediativo; 

e) gli elementi di margine e di raccordo col contesto (aree coltivate 

limitrofe, elementi naturali delimitanti, strade e percorsi di 

connessione con gli insediamenti produttivi o abitativi legati al 

nucleo, linee e punti di accesso, punti panoramici, aree di pertinenza 

visiva). 

La pianificazione locale deve assicurare la tutela e la compatibilità degli 

interventi per tutti gli elementi riconosciuti di specifico intrinseco valore 

ed evitare ogni alterazione degli elementi contestuali che ne possano 

pregiudicare la leggibilità o il significato. 


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L’individuazione degli elementi di intrinseco valore da operarsi in sede 

di pianificazione locale ai sensi dei commi 2 e 3, tiene conto dei vincoli 

stabiliti ai sensi del DL 42/2004 (articoli 10 e 12) e concorre alla 

formazione degli elenchi di beni tutelati. 


90



ART. 2.4.4 

STRADE ED I SENTIERI STORICI 

Il P.T.P. persegue la conservazione delle strade storiche e dei sentieri 

storici; a tal fine i Comuni, negli strumenti di pianificazione locale e nelle 

loro varianti, provvedono ad individuare su apposita cartografia le 

strade ed i sentieri rilevabili dalle mappe e cartografie storiche o della 

cui esistenza vi è testimonianza, ed a dettare norme che ne tutelino la 

conservazione e/o la valorizzazione. 


91



ART. 2.4.5 GIARDINI STORICI ED EPISODI ARBOREI DI VALORE 

MONUMENTALE 

Il P.T.P. persegue la tutela, e la valorizzazione, il recupero ed il restauro 

dei giardini e degli episodi arborei di valore monumentale e/o di 

rilevanza paesaggistica; a tal fine i Comuni negli strumenti di 

pianificazione locale e nelle loro varianti, provvedono ad individuare i 

giardini e gli impianti arborei di rilevanza storica e/o particolare 

interesse e gli alberi monumentali secondo le norme vigenti in materia. 


92



TITOLO 3. - INDIRIZZI DI GOVERNO DEL TERRITORIO 


93



ART. 3.1. - AREE DI INTERESSE SOVRACOMUNALE PER GLI 

INSEDIAMENTI PRODUTTIVI DA RIORGANIZZARE E 

RIQUALIFICARE 

Obiettivi 

Il P.T.P. individua le aree di interesse sovracomunale dove confermare 

la funzione per attività di produzione di beni e di servizi. 

La conferma delle funzioni produttive è indirizzata alla riqualificazione 

funzionale degli insediamenti e alla realizzazione di interventi che si 

indirizzano alla predisposizione di “aree ecologicamente attrezzate” 

(secondo quanto indicato da D.Lgs. 112/1998 art. 26 e L.R. 44/2000 art. 

18). 


All’interno delle aree di interesse sovracomunale per gli insediamenti 

produttivi, individuate dal P.T.P., la Provincia promuove la formazione di 

progetti di riqualificazione relativi a: 

• definizione del perimetro delle aree destinate a insediamenti 

produttivi e delle aree destinate ad altre funzioni; 

• definizione delle condizioni funzionali delle infrastrutture per la 

mobilità (con particolare riferimento alle condizioni di sostenibilità del 

traffico operativo, alla sicurezza del traffico, ai collegamenti con la 

rete primaria, allo sviluppo di modalità sostenibili a servizio degli 

addetti); 

• controllo delle emissioni; 

• applicazione di tecnologie per l’utilizzazione di fonti energetiche 

rinnovabili; 

• aggregazione di servizi alle imprese e alle persone; 

• riordino e riqualificazione degli insediamenti, degli impianti e delle 

infrastrutture a rete. 

Le aree di interesse sovracomunale per gli insediamenti produttivi 

possono essere destinate a funzioni connesse con la produzione di 

beni e di servizi nell’ambito delle attività economiche di impresa. 

Il dimensionamento delle aree di interesse sovracomunale per gli 

insediamenti produttivi indicate dal P.T.P. e i parametri insediativi di 


94



riferimento (da inserire negli strumenti di pianificazione comunale ) sono 

oggetto di definizione attraverso la condivisione di un accordo di 

pianificazione da parte di Provincia, Comuni interessati dalla presenza 

delle aree, Comunità Montane ed eventuali organismi di pianificazione 

e programmazione istituiti. 

L’accordo di pianificazione prevede la consultazione formale delle 

organizzazioni dell’economia e del lavoro presenti sul territorio 

provinciale. 

Direttive 

I contenuti dell’accordo di pianificazione si realizzano con la 

predisposizione di strumenti urbanistici esecutivi di iniziativa pubblica, 

preferibilmente configurati quali programmi integrati di riqualificazione 

urbanistica e ambientale (L.R. 18/1996). 

L’accordo di pianificazione può prevedere la predisposizione di 

strumenti urbanistici esecutivi per comparti programmati, definendo le 

relative priorità, con particolare privilegio per gli interventi di 

ristrutturazione urbanistica e completamento. 

Gli strumenti di pianificazione degli interventi di riorganizzazione e 

riqualificazione degli insediamenti produttivi nelle aree di interesse 

sovracomunale sono inseriti nei programmi territoriali promossi dalla 

Regione per l’accesso ai fondi dell’Unione Europea. 

Nella predisposizione degli strumenti di pianificazione dovranno essere 

previsti in particolare: 

• percorsi per il traffico operativo con limitazione degli effetti negativi 

sulla viabilità aperta a tutte le categorie di veicoli; 

• provvedimenti per limitare la visibilità degli insediamenti dai 

principali punti di percezione; 

• parametri per la concentrazione insediativa, con limitazione di 

consumo del territorio e di permeabilizzazione delle aree; 

• indicazioni per la caratterizzazione morfologica delle costruzioni ai 

fini del loro ordinato inserimento sul territorio; 

• norme e indirizzi, eventualmente a carattere “premiale” per 

incentivare il contenimento di consumi energetici e/o per il ricorso a 

energia prodotta da fonti rinnovabili; 


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• strumenti di valutazione degli effetti ambientali secondo le 

disposizioni legislative e normative vigenti. 

Prescrizioni 

L’adozione di strumenti di pianificazione dei Comuni interessati dalle 

aree di interesse sovracomunale per gli insediamenti produttivi, che: 

• comportano nuove previsioni insediative in estensione degli attuali 

perimetri; 

• attuano l’incremento dei parametri attualmente contenuti nei piani 

vigenti; 

• prevedono il riuso di aree per localizzare insediamenti sostitutivi su 

superfici territoriali superiori a 25.000 m², 

deve essere preceduta dalla conferenza di pianificazione. 

Tale conferenza è convocata di norma dalla Provincia, anche su 

richiesta del Comune interessato. 

In caso di inerzia dell’Amministrazione Provinciale la conferenza di 

pianificazione può essere convocata direttamente dal Comune 

interessato. 


96



ART. 3.2. - AREE DI CONCENTRAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI 

CONNESSI CON IL POLO DELLA LOGISTICA 

Obiettivi 

Il P.T.P. indica le aree destinate o da destinare ad attività produttive 

direttamente connesse con il polo logistico. 

Tali aree sono da destinare alle attività di produzione di beni e di servizi 

ad integrazione del polo di servizi logistici localizzato presso Domo 2. 


All’interno delle aree indicate dal P.T.P. per la concentrazione degli 

insediamenti connessi con il polo della logistica, dovranno essere 

individuati, dagli strumenti di pianificazione comunale, i perimetri degli 

spazi destinati ad attività di tipo produttivo. 

Le aree individuate potranno utilizzare parametri indirizzati alla 

concentrazione insediativa, ai fini di contenere il consumo ulteriore di 

suolo. 

Gli strumenti di pianificazione comunale dovranno individuare i percorsi 

dove privilegiare il traffico operativo nelle connessioni con la SS 33 

(superstrada) e con l’area ferroviaria del polo logistico. 

Le aree individuate all’interno del perimetro indicato dal P.T.P. 

dovranno essere attrezzate e riqualificate in modo da risultare 

compatibili con obiettivi di sostenibilità ambientale. 

Direttive 

Le aree destinate alla concentrazione degli insediamenti connessi con il 

polo della logistica sono sottoposte a strumenti urbanistici esecutivi di 

iniziativa pubblica. 

In fase di predisposizione degli strumenti urbanistici esecutivi viene 

promossa la consultazione preliminare dei soggetti aventi titolo 


97



all’esecuzione degli interventi, allo scopo di concertare le modalità e i 

tempi di attuazione. 

La Provincia promuove attività di coordinamento degli strumenti 

urbanistici esecutivi attraverso la partecipazione e/o la convocazione di 

apposite conferenze di pianificazione. 

E’ facoltà della Provincia definire un proprio documento di indirizzi per il 

coordinamento della pianificazione locale delle aree di concentrazione 

degli interventi connessi con il polo della logistica. 

L’approvazione di tale documento da parte del Consiglio Provinciale 

determina gli indirizzi per l’espressione dei pareri di competenza e per 

l’esercizio delle attività di coordinamento da parte dell’Assessorato 

provinciale alla pianificazione. 

Prescrizioni 

La definizione degli strumenti urbanistici esecutivi è preceduta 

dall’individuazione all’interno dello strumento di pianificazione generale 

comunale, del perimetro definitivo delle aree di concentrazione degli 

insediamenti connessi con il polo della logistica. 

Sulla base delle analisi territoriali, ambientali ed economiche, 

preliminari allo studio dello strumento di pianificazione generale 

comunale, il perimetro definitivo può essere esteso ad aree compatibili 

anche esterne alle aree omogenee indicate sulle tavole di P.T.P. 


98



ART. 3.3. - 

POLO DELLA LOGISTICA 

Obiettivi 

Il P.T.P. individua il polo della logistica nelle aree di Domo 1 e Domo 2, 

dove è previsto lo sviluppo delle attività connesse alla movimentazione 

delle merci, ai servizi logistici, all’interscambio dei vettori gomma-ferro. 

Il polo della logistica del V.C.O. fa parte del sistema regionale, con 

particolare riferimento al “corridoio” Genova-Basilea-Rotterdam”. 


Le aree classificate quale “polo della logistica” sono oggetto di accordo 

di programma tra Provincia del V.C.O. e R.F.I. (con l’eventuale 

partecipazione di operatori della logistica e organizzazioni territoriali). 

L’attuazione dell’accordo di programma è demandata alla formazione di 

un programma integrato di riqualificazione territoriale, coordinato dalla 

Provincia, approvato dai Comuni competenti territorialmente e provvisto 

di una convenzione sottoscritta tra gli enti pubblici e i soggetti aventi 

titolo per l’attuazione degli interventi. 

Direttive 

Le aree individuate dal P.T.P. sono oggetto esclusivamente di 

insediamenti e infrastrutture destinati ad attività di logistica. 

La definizione delle funzioni logistiche deve comportare 

contestualmente: 

• l’organizzazione dell’assetto della viabilità di accesso e di relazione 

con il collegamento alla superstrada SS33 e all’autostrada A26; 

• la definizione dei provvedimenti di mitigazione degli impatti del polo 

della logistica sul territorio, lungo le linee ferroviarie e lungo la rete 

stradale; 

• la connessione con le aree di concentrazione degli insediamenti 

connessi con il polo della logistica; 


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• la definizione delle funzioni ammesse all’interno delle aree del polo 

della logistica con la relativa localizzazione e il dimensionamento di 

ciascuna funzione; 

• la definizione delle reti infrastrutturali. 


100



ART. 3.4. - AREE DI LOCALIZZAZIONE COORDINATA 

DELL’INSEDIAMENTO DI FUNZIONI PER LA 

PRODUZIONE DI BENI E DI SERVIZI 

Obiettivi 

Il P.T.P. persegue l’obiettivo di privilegiare la riqualificazione delle aree 

esistenti per le funzioni produttive e il coordinamento del loro eventuale 

ampliamento. 


Le scelte localizzative degli strumenti di pianificazione locale sono 

coordinate all’interno di ambiti territoriali integrati, con l’esclusione di 

previsioni relative a superfici territoriali di nuovo insediamento inferiori a 

30.000 m². 

Ai fini dell’attuazione dell’attività di coordinamento il P.T.P. individua 

due ambiti territoriali integrati: 

a) ambito “bassa Ossola”: Comuni di Ornavasso, Premosello 

Chiovenda, Vigogna; 

b) ambito “alta Ossola”: Comuni di Crevoladossola e Masera. 

Direttive 

L’individuazione di superfici in ampliamento di aree per gli insediamenti 

produttivi esistenti e di nuove aree da destinare ad insediamenti 

produttivi, se superiori a 30.000 m² di superficie territoriale, è preceduta 

da una conferenza di pianificazione, convocata dalla Provincia o dal 

Comune interessato, con la partecipazione dei Comuni e delle 

Comunità Montane competenti per territorio. 

La conferenza di pianificazione, sulla base della valutazione dei 

fabbisogni insediativi e delle caratteristiche ambientali e territoriali delle 

aree interessate, definisce i perimetri delle aree destinate 

all’insediamento di funzioni per la produzione di beni e di servizi. 

La scelta delle aree deve essere riferita ai seguenti elementi di 

valutazione: 


101



• esclusione di aree ad elevato valore produttivo per le attività 

agricole; 

• esclusione di aree interessate da condizioni di rischio di origine 

idrogeologica; 

• considerazione delle caratteristiche di accessibilità in condizioni di 

sicurezza del traffico; 

• preferenza per aree di conformazione regolare, idonee alla 

realizzazione di insediamenti modulari; 

• definizione delle funzioni ammesse; 

• disponibilità e/o accessibilità di infrastrutture a rete; 

• effetti di inserimento nel contesto paesaggistico; 

• disponibilità di aree di riuso e riqualificazione da utilizzare in via 

preferenziale per le nuove opportunità insediative. 

Le aree di nuovo insediamento (reinsediamento) di funzioni per la 

produzione di beni e di servizi, risultanti dal trasferimento di 

insediamenti presenti all’interno di aree di riqualificazione urbana, sono 

individuate dagli strumenti di pianificazione locale senza ricorso alla 

preventiva convocazione di conferenza di pianificazione. 

Le aree di nuovo insediamento di funzioni per la produzione di beni e di 

servizi sono sottoposte alla preventiva formazione di strumento 

urbanistico esecutivo. 

Tale strumento urbanistico deve contenere specifiche previsioni per la 

compatibilità ambientale e per la caratterizzazione qualitativa degli 


Prescrizioni 

All’esterno dei perimetri di localizzazione coordinata di aree per 

l’insediamento di funzioni per la produzione di beni e di servizi gli 

strumenti di pianificazione locale possono individuare aree di 

ampliamento e nuovo insediamento di superficie inferiore a m² 30.000 a 

seguito di preventiva segnalazione alla Provincia, preliminare 

all’attivazione di varianti strutturali e/o di nuovi P.R.G. 

La Provincia esprime parere preventivo sull’opportunità di confermare 

tale previsione all’interno degli strumenti di pianificazione locale. 


102



ART. 3.5. - AREE URBANE DI RIQUALIFICAZIONE 

Obiettivi 

Il P.T.P. individua le aree urbane dove realizzare processi coordinati e 

concertati di riqualificazione e riuso. 


All’interno delle aree individuate, gli strumenti di pianificazione locale 

individuano gli spazi da sottoporre a strumenti di programmazione / 

pianificazione integrata. 

I processi di programmazione / pianificazione integrata sono coordinati 

dall’Amministrazione Comunale e attuati mediante strumenti urbanistici 

esecutivi, dove è da privilegiare il ricorso ai programmi integrati di 

riqualificazione (L.R. 18/1996) concertati pubblico-privato. 

Nel caso di aree urbane di riqualificazione estese al territorio di più 

Comuni l’attivazione dei processi di programmazione / pianificazione 

integrata è preceduto da un accordo operativo sovracomunale, con 

ricorso a accordi di pianificazione definiti attraverso conferenze di 

pianificazione congiunte. 

La Provincia svolge un ruolo di coordinamento e garanzia dei processi 

intercomunali. 

Nel caso di accordi di pianificazione intercomuanale potranno essere 

inserite negli strumenti urbanistici previsioni relative a infrastrutture e 

attrezzature pubbliche e/o di uso pubblico (standard) secondo una 

ripartizione funzionale, indipendente dai confini amministrativi. 

E’ prevista la possibilità di definire criteri di compensazione e di 

perequazione territoriale tra gli enti locali partecipanti agli accordi di 

pianificazione. 


103



Direttive 

Nel processo di formazione degli strumenti di pianificazione locale deve 

essere effettuato il censimento delle aree dismesse, sottoutilizzate o 

incompatibili con il contesto, situate all’interno del territorio urbano, da 

assoggettare a interventi di riqualificazione. 

Tali aree saranno da privilegiare ai fini insediativi rispetto 

all’utilizzazione di aree libere esterne al perimetro del territorio urbano. 

Le aree da assoggettare a interventi di riqualificazione seguiranno i 

seguenti criteri: 

• ricomposizione del disegno urbano (anche in relazione al contesto 

esterno alle aree); 

• connessione con le reti, i percorsi, gli spazi pubblici e i servizi 

urbani; 

• individuazione di requisiti e pratiche di valorizzazione ambientale e 

di indirizzo ecologico. 

Nel caso di strumenti di pianificazione locale contenenti previsioni 

insediative in aree di riuso e riqualificazione, possono essere derogati i 

criteri generali di dimensionamento dei piani. 

Gli strumenti urbanistici di tipo generale e di dettaglio dovranno 

contenere previsioni per: 

• la riorganizzazione / riqualificazione della mobilità in riferimento alla 

gerarchia funzionale, alla sicurezza del traffico, alla tutela delle 

categorie di “utenze deboli”; 

• la valorizzazione del paesaggio urbano (edificazioni e spazi liberi 

pubblici / privati); 

• la valutazione prestazionale delle aree e degli spazi per i servizi; 

• il ricorso a criteri compensativi / perequativi (anche di carattere 

finanziario) rispetto alle aree marginali (urbane, suburbane ed 

extraurbane); 

• la valutazione di sostenibilità degli interventi. 


104



ART. 3.6. - 

AREE SUBURBANE DI RIQUALIFICAZIONE 

Obiettivi 

Il P.T.P. individua le parti di territorio suburbano, in particolare 

interessato da sviluppo insediativo della seconda metà del novecento, 

dove si rende necessaria la riqualificazione di servizi, infrastrutture e 

relazioni con le funzioni urbane. 


Gli strumenti di pianificazione locale definiscono gli elementi della 

struttura territoriale necessari per la riqualificazione funzionale degli 


La previsione di interventi di completamento degli insediamenti è 

subordinato alla valutazione di: 

• programmazione dello sviluppo / adeguamento delle reti 

infrastrutturali per assicurare adeguati livelli di servizio; 

• adeguamento delle caratteristiche funzionali della rete viaria; 

• lettura e valutazione degli effetti sul paesaggio di insediamenti e 

infrastrutture e delle relative condizioni di compatibilità e/o dei 

provvedimenti di mitigazione / compensazione. 

Direttive 

La previsione degli strumenti di pianificazione locale di sviluppo 

insediativo nelle aree suburbane di riqualificazione sono corredate da 

specifica verifica di: 

• dimensionamento della domanda e soglia dell’offerta di servizi a 

rete; 

• analisi di percezione e inserimento paesaggistico degli interventi 

previsti. 

L’esito di tali verifiche è preordinato al dimensionamento e alla 

caratterizzazione delle previsioni insediative. 


105



ART. 3.7. - 

AREE DI CONCENTRAZIONE DI ATTIVITA’ TERZIARIE 

DI SERVIZIO, DIREZIONALI E DELLA RETE 

COMMERCIALE DIFFUSA 

Obiettivi 

Individuare i centri di polarizzazione dell’effetto urbano di 

concentrazione dell’offerta di servizi alla popolazione alle persone e alle 

imprese. 


Il P.T.P. indica le aree di concentrazione, affidando agli strumenti di 

pianificazione locale l’individuazione di dettaglio delle aree e degli edifici 

dove privilegiare funzioni terziarie di carattere diffuso. 

Gli strumenti di pianificazione locale individuano sistemi insediativi dove 

sostenere e privilegiare, con apposite azioni e previsioni, le funzioni 

terziarie secondo i seguenti assetti: 

• aree urbane centrali 

• direttrici e strutture lineari 

• sequenze di aree e isolati interconnessi. 

Direttive 

Le indicazioni grafiche riportate sul P.T.P. hanno lo scopo di indicare gli 

ambiti di “polarizzazione” dei servizi urbani, demandando agli strumenti 

di pianificazione locale la definizione dei settori urbani destinati ad 

ospitare tali funzioni in modo esclusivo e/o integrato con la residenza. 

Le previsioni degli strumenti di pianificazione locale devono essere 

supportate da valutazione della domanda di servizi del contesto 

territoriale di riferimento (eventualmente riguardante anche territori 

extraprovinciali). 

I principali contesti territoriali di riferimento per la valutazione della 

domanda di servizi sono rappresentati dall’area urbana dei laghi e 

dall’area urbana dell’Ossola (comprensiva delle valli laterali). 


106



Prescrizioni 

L’individuazione delle aree è integrata dai seguenti elementi di analisi e 

previsione: 

• sistema dell’accessibilità (stradale, ferroviaria e di trasporto 

pubblico); 

• indicazioni di assetto delle aree libere e dell’arredo urbano; 

• valutazioni delle pressioni determinate sulle infrastrutture a rete e 

sui servizi; 

• valutazione di criteri di perequazione territoriale rispetto alle aree 

marginali montane. 


107



ART. 3.8. - AREE DI CONCENTRAZIONE DI SERVIZI PUBBLICI DI 

LIVELLO PROVINCIALE 

Obiettivi 

Individuare la localizzazione dei servizi di livello provinciale secondo 

modelli di aggregazione territoriale. 


La localizzazione dei servizi di livello provinciale (con parziali effetti 

attrattivi nei confronti di territori extraprovinciali) avviene nel contesto 

dei due ambiti integrati territoriali (A.I.T.) individuati dal P.T.P. 

La loro localizzazione si basa sui seguenti criteri: 

• privilegiare il pieno utilizzo, la riqualificazione e il completamento di 

strutture esistenti; 

• individuare nuove localizzazioni privilegiando logiche di 

aggregazione secondo “sistemi dei servizi” interconnessi al territorio 

urbano. 

I servizi di livello provinciale riguardano: 

• strutture sanitarie; 

• sedi dell’istruzione superiore e universitaria; 

• strutture sportive e aree attrezzate; 

• strutture polifunzionali, culturali, fieristiche, ricreative, per spettacoli 

e manifestazioni. 

Direttive 

L’ampliamento e/o la localizzazione dei servizi pubblici di livello 

provinciale sono oggetto di conferenza di pianificazione preordinata alla 

formazione di strumenti urbanistici locali. 

La conferenza di pianificazione è indetta dal Comune interessato con la 

partecipazione di Provincia, Comunità Montana ed enti locali sede di 

analoghe strutture. 

Gli strumenti di pianificazione devono prevedere idonee soluzioni per: 


108



• l’accessibilità ai servizi di livello provinciale con mezzi di trasporto 

pubblico e privato; 

• l’inserimento nel contesto territoriale; 

• le prescrizioni relative alla qualità degli interventi sia sulle costruzioni 

e che sulle aree libere. 


109



ART. 3.9. - AREE DI CONCENTRAZIONE DI SERVIZI PUBBLICI DI 

LIVELLO SOVRACOMUNALE 

Obiettivi 

Localizzare i servizi pubblici come elementi di sostegno dell’armatura 

territoriale, secondo la diffusione insediativa esistente. 


La conferma o la previsione degli insediamenti di servizi di livello 

sovracomunale, all’interno degli strumenti di pianificazione locale, è 

determinata da: 

• preesistenza di servizi; 

• esigenze di decentramento territoriale dovute alle difficoltà di 

accesso alle aree urbane; 

• opportunità di utilizzazione di patrimoni immobiliari pubblici; 

• possibilità di accordi pubblico/privato per gli aspetti gestionali. 

Direttive 

Le proposte di inserimento negli strumenti di pianificazione locale di 

servizi pubblici di livello sovracomunale sono sottoposte 

all’approvazione di una conferenza di pianificazione, promossa dal 

Comune e con la partecipazione di Provincia e Comunità Montana. 

La previsione di servizi pubblici di livello sovracomunale implica la 

pianificazione contestuale di: 

• sistema di accessibilità; 

• organizzazione / riqualificazione complessiva del sistema di spazi 

pubblici. 

Le localizzazioni di aree di concentrazione di servizi pubblici di livello 

sovracomunale riguardano i seguenti territori: 

• Comune di Stresa 

• Comune di Baveno 

• Comune di Cannobio 

• Comune di Ornavasso 

• Comune di Vogogna 


110



• Comune di Premosello Chiovenda 

• C.M. Antigorio Divedro Formazza. 


111



ART. 3.10. - AREE DI CONSOLIDAMENTO URBANO DELLA 

RESIDENZA (E DIMENSIONAMENTO DEGLI 

STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE LOCALE) 

Obiettivi 

Individuare le aree urbane destinate a incrementare le funzioni 

residenziali e i relativi servizi. 

Definire i criteri per il dimensionamento delle previsioni insediative degli 

strumenti di pianificazione locale. 


Il P.T.P. individua le parti di territorio dove consolidare l’effetto urbano. 

Tale indirizzo si sviluppa attraverso il riuso di aree dismesse e 

sottoutilizzate, l’adeguamento dei parametri in funzione della 

caratterizzazione di area urbana e l’attenzione al disegno delle parti 

urbane. 

Direttive 

Gli strumenti di pianificazione locale relativi a territori comprendenti 

aree di consolidamento urbano sono definiti sulla base di una 

preventiva conferenza di pianificazione con la partecipazione dei 

Comuni appartenenti al perimetro di “consolidamento urbano”, della 

Provincia, della Comunità Montana. 

La conferenza di pianificazione definisce: 

• il dimensionamento complessivo dell’area omogenea di 

“consolidamento”; 

• le linee di indirizzo nella attribuzione delle principali funzioni di 

servizio all’interno dell’area omogenea; 

• le aree su cui privilegiare la concentrazione delle funzioni 

residenziali; 

• lo schema generale di relazione tra funzioni residenziali, servizi e 

organizzazione degli spazi pubblici urbani; 

• i limiti di densità edilizia nelle aree prescelte per il “consolidamento”; 

• i riferimenti al progetto della morfologia urbana. 


112



Per gli immobili di riuso inseriti negli strumenti di pianificazione locale 

come aree di consolidamento urbano è da prevedere il ricorso a 

strumenti urbanistici esecutivi, privilegiando programmi integrati di 

riqualificazione. 

Attraverso tali programmi sono previste forme di perequazione 

territoriale relative alle aree marginali esterne connesse da legami di 

dipendenza funzionale con le aree di consolidamento urbano. 

Per i Comuni esterni alle aree di consolidamento urbano, il 

dimensionamento della capacità insediativa di progetto (per la 

residenza e per le attività economiche) degli strumenti di pianificazione 

locale è definito sulla base dei seguenti criteri: 

• orizzonte temporale di riferimento; 

• analisi della tendenza insediativa e della sua probabile evoluzione, 

riferita al contesto territoriale integrato di cui da parte il Comune; 

• valutazione delle prospettive di attuazione delle previsioni 

insediative (tempi, soggetti attuatori, esistenza di vincoli procedurali) 

• analisi della struttura economica e sociale e delle tendenze 

evolutive; 

• valutazione dei fenomeni di utilizzazione parziale e temporanea del 

patrimonio edilizio; 

• valutazione delle dinamiche edilizie rilevate sul territorio e degli 

orientamenti di governo dei processi; 

• analisi dello stato di attuazione delle previsioni dello strumento 

urbanistico previgente; 

• opportunità insediative offerte dal patrimonio edilizio esistente e 

disponibile. 


113



ART. 3.11. - PERIMETRI DI LOCALIZZAZIONE DI AREE 

ATTREZZATE PER IL FLOROVIVAISMO 

Obiettivi 

Realizzare un sistema del florovivaismo con la formazione di aree 

attrezzate dedicate alle colture e alle attività produttive connesse. 


L’individuazione delle aree attrezzate per il florovivaismo e le colture 

specializzate è finalizzata a localizzare nuovi insediamenti, ampliamenti 

e trasferimenti dalle aree urbane di attività preesistenti. 

Le aree attrezzate sono individuate compatibilmente con le 

caratteristiche idrogeologiche del territorio e con gli interventi previsti 

per il controllo del regime idraulico dei corsi d’acqua. 

Le aree attrezzate sono individuate tenendo conto delle condizioni di 

accessibilità e delle dotazioni infrastrutturali. 

Le aree attrezzate vengono realizzate con la indispensabile attenzione 

al fattore suolo, alla conservazione della qualità del terreno come 

fattore strategico, nonché in coerenza con i principi della Carta Europea 

del suolo, approvata dal Consiglio d’Europa del 1972. 

La realizzazione di aree attrezzate deve essere contestuale alla 

individuazione delle opportunità di uso sociale delle aree fluviali e della 

valorizzazione del paesaggio. 

Direttive 

All’interno dei perimetri indicati dal P.T.P., la Provincia predispone un 

piano di settore attraverso un processo di pianificazione/ 

programmazione concertata con i Comuni e le Comunità Montane 

interessate, l’Autorità di Bacino, i settori regionali competenti, le 

organizzazioni di categoria rappresentative delle attività agricole. 

Il piano di settore individua: 


114



• le aree idonee all’insediamento di attività florovivaistiche e di colture 

specializzate, distinguendo tra coltivazioni a pieno campo e 

coltivazioni in strutture protette; 

• il dimensionamento delle aree e la programmazione di comparti 

attuativi; 

• le reti di accessibilità e di connessione con le infrastrutture e i 

sottoservizi; 

• le condizioni e i provvedimenti per la compatibilità paesaggistica 

degli interventi; 

• gli interventi di controllo del regime idraulico, privilegiando modalità 

compatibili con i caratteri naturalistici e paesaggistici; 

• i soggetti aventi titolo all’uso dei suoli; 

• criteri di difesa del valore pedologico ed agronomico dei suoli; 

• le modalità per il riconoscimento di caratteristiche ecologicamente 

sostenibili degli insediamenti (uso di energia da fonti rinnovabili, 

controllo dell’uso della risorsa idrica, controllo di emissioni nell’aria, 

sul suolo e nel sottosuolo, effetti sul paesaggio). 

L’approvazione del piano di settore da parte della Provincia avviene a 

seguito della conclusione di un’apposita conferenza di pianificazione 

con la partecipazione degli enti locali, dell’Autorità di Bacino e della 

Regione Piemonte. 


115



ART. 3.12. - AREE DI CONSOLIDAMENTO DI INSEDIAMENTI 

TURISTICO-RICETTIVI E DI SERVIZI TURISTICI 

Obiettivi 

Valorizzare le risorse territoriali in funzione dello sviluppo dell’economia 

turistica in un contesto di compatibilità ambientale. 


Il P.T.P. individua le aree interessate dalla presenza di insediamenti 

turistici, distinguendo: 

a) aree di insediamento di strutture turistico-ricettive di tipo alberghiero 

ed extralberghiero in sede fissa e mobile; 

b) aree di insediamento diffuso di residenza temporanea. 

Il P.T.P. è indirizzato alla realizzazione di sistemi turistico-ricettivi nelle 

aree di consolidata presenza di strutture organizzate. 

Contemporaneamente il P.T.P. privilegia le attività di recuperovalorizzazione 

del patrimonio edilizio esistente per l’insediamento di 

residenze temporanee. 

Direttive 

Nelle aree di insediamento di strutture turistico-ricettive di tipo 

alberghiero, extralberghiero in sede fissa e mobile gli strumenti di 

pianificazione locale definiscono i sistemi turistico-ricettivi secondo i 

seguenti contenuti: 

• relazioni tra le aree per le strutture ricettive e il sistema dei servizi e 

delle attrezzature per il tempo libero; 

• provvedimenti relativi alla valorizzazione dell’attrattività turistica 

(valorizzazione di edifici e aree di interesse storico-naturale, 

provvedimenti per il controllo degli effetti indotti dal traffico, tutela 

delle componenti di valore paesaggistico); 

• dimensionamento e caratterizzazione tipologica degli insediamenti 

turistico-ricettivi. 


116



Sulla base della definizione dei sistemi turistico-ricettivi gli strumenti di 

pianificazione locale determinano le previsioni insediative delle strutture 

turistico-ricettive. 

La Provincia può richiedere la convocazione di una conferenza di 

pianificazione con la partecipazione degli enti locali (Comuni e 

Comunità Montane) appartenenti all’area omogenea di insediamento di 

strutture turistico-ricettive organizzate. 

Tale conferenza si esprime con una valutazione delle proposte di 

configurazione del sistema, contenute nello strumento di pianificazione 

del Comune proponente ai fini del parere di compatibilità con il P.T.P. 

emesso dalla Provincia. 

In tale sede possono essere individuate parti di territorio interessate 

dalle previsioni dello strumento di pianificazione locale da sottoporre 

alla formazione di strumento urbanistico esecutivo. 

Nelle aree di insediamento diffuso di residenza temporanea gli 

strumenti di pianificazione locale (e i relativi strumenti attuativi) 

individuano modalità per indirizzare in via preferenziale la domanda 

insediativa verso il recupero del patrimonio edilizio di antica formazione 

(urbano ed extraurbano). 

Nei territori esclusi dall’individuazione di “aree di consolidamento di 

insediamenti turistico-riettivi e di servizi turistici” gli strumenti di 

pianificazione locale definiscono le scelte di riqualificazione e sviluppo 

degli insediamenti turistici privilegiando il recupero del patrimonio 

edilizio esistente e sottoponendo eventuali nuove previsioni insediative 

a procedura di V.A.S., contestuale alla formazione dello strumento di 

pianificazione stesso. 

Gli strumenti di pianificazione locale contengono specifiche prescrizioni 

e norme per la valorizzazione dei caratteri originari e storici del 

patrimonio edilizio e dei manufatti e per garantire la disponibilità di 

servizi e urbanizzazioni a rete. 

Le Comunità Montane, i consorzi di Comuni e la Provincia promuovono 

la formazione di regolamenti e repertori per la disciplina e l’indirizzo 

degli interventi su edifici e manufatti di antica formazione ai fini della 

caratterizzazione e valorizzazione degli elementi identitari storico- 


117



culturali; tali regolamenti e repertori sono sottoposti al parere vincolante 

dei Comuni interessati. 

I regolamenti e i repertori di cui al punto precedente sono assunti dai 

regolamenti edilizi comunali. 


118



ART. 3.13. - NORME GENERALI PER LA PROMOZIONE DELLA 

SOSTENIBILITA’ DELL’EDILIZIA 

Obiettivi 

Promuovere la realizzazione di interventi di trasformazione del territorio 

con caratteri di sostenibilità. 


Nelle procedure delle conferenze di pianificazione la Provincia 

promuove il ricorso a forme di attività edilizia caratterizzate da: 

• utilizzazione di tecnologie certificate, il cui ciclo di produzione e di 

utilizzazione consenta il recupero e il riciclaggio dei materiali; 

• impiego di tecnologie per il contenimento del consumo di energia; 

• impiego di energia prodotta da fonti rinnovabili. 

Direttive 

Per incentivare il ricorso a forme sostenibili di produzione edilizia la 

Provincia potrà prevedere modalità di attuazione del P.T.P. con ricorso 

a: 

• emissione di direttive e norme premiali per l’impiego di prodotti di 

“bioedilizia”; 

• procedure di certificazione dei livelli di classificazione degli edifici 

secondo le caratteristiche di sostenibilità; 

• forme di assistenza per la realizzazione di interventi con ricorso 

all’utilizzazione di energia prodotta da fonti rinnovabili. 

L’incentivazione delle forme sostenibili di produzione edilizia potrà 

essere attuata dalla Provincia in sede di conferenza di pianificazione 

come forma di compensazione dei prevedibili impatti ambientali 

analizzati. 


119



ART. 3.14. - NORME GENERALI PER L’INSEDIAMENTO DI 

ATTIVITA’ COMMERCIALI 

Obiettivi 

Determinare effetti perequativi a favore delle aree marginali rispetto agli 

insediamenti di concentrazione delle attività commerciali (grandi 

strutture). 

Favorire il consolidamento delle attività commerciali nel contesto delle 

aree urbane centrali e dei “centri storici”. 


I processi di valutazione preliminare delle iniziative per la localizzazione 

di insediamenti commerciali di media e grande superficie definiscono 

modalità perequative e compensative per il raggiungimento degli 

obiettivi sopra indicati. 

La Provincia interviene nei processi di valutazione di compatibilità degli 

interventi. 

Direttive 

Ferme restando le competenze regionali a stabilire le norme di 

riferimento e a coordinare i processi conseguenti di autorizzazione degli 

insediamenti commerciali, la Provincia esplica le seguenti funzioni: 

• partecipazione a conferenze dei servizi e a conferenze di 

pianificazione con l’obiettivo di definire forme di perequazione 

territoriale degli effetti generati dagli insediamenti commerciali; 

• coordinamento, attraverso conferenze di pianificazione con la 

partecipazione del Comune interessato, dei Comuni limitrofi e della 

Comunità Montana competente, delle scelte degli strumenti di 

pianificazione locale per l’insediamento di attività commerciali; 

• definizione di un piano di settore per la qualificazione delle aree 

urbane con presenza di attività commerciali diffuse e per il sostegno 

ai servizi commerciali in aree marginali (con ricorso a risorse 


120



provenienti da forme perequative messe in atto all’interno delle 

conferenze di pianificazione). 

Prescrizioni 

Gli strumenti di pianificazione locale che comprendono previsioni di 

nuove aree di localizzazione di tipo L1 e L2 sono soggetti a valutazione 

preliminare di ammissibilità da parte della Provincia. 

La Provincia opera secondo gli obiettivi e gli indirizzi indicati sopra. 


121



ART. 3.15. - NORME GENERALI PER LE ATTIVITA’ AGRICOLE 

Obiettivi 

Il P.T.P. indica la necessità di tutela e valorizzazione delle attività agrozootecniche 

per le prerogative di carattere socio-economico e per il 

contributo alla qualità ambientale e paesaggistica e alla salvaguardia 

del suolo. 


Il P.T.P. assegna agli strumenti di pianificazione locale il compito di 

classificare in dettaglio i suoli, con particolare riferimento alla loro 

valenza produttiva ai fini agricoli e zootecnici. 

Ai fini del riconoscimento del valore del territorio agricolo e forestale per 

la qualità ambientale e paesaggistica, il P.T.P. individua la 

classificazione dei suoli e delle componenti vegetali e ne prescrive le 

specifiche normative. 

Direttive 

Gli strumenti di pianificazione locale devono contenere una specifica 

analisi dei suoli agricoli, con particolare riferimento alle relative classi di 

produttività. 

I suoli appartenenti alle classi di produttività più elevata devono essere 

prioritariamente preservati per le attività agricole. 

In caso di loro utilizzazione per usi non agricoli deve essere dimostrata 

la mancanza di possibilità alternative per la localizzazione delle funzioni 

previste ritenute indispensabili nei processi di governo del territorio. 

Gli strumenti di pianificazione locale dovranno porre particolare 

attenzione nel disciplinare le attività agricole ricadenti nelle fasce A e B 

del PAI, prescrivendo l’utilizzo di modalità colturali a “pieno campo”. 


122



In ogni caso gli strumenti di pianificazione locale dovranno preservare 

all’uso agricolo una quantità di suoli idonei per garantire la permanenza 

delle attività agro-zootecniche. 

Per quanto riguarda i vincoli determinati dalla presenza di allevamenti 

zootecnici, gli strumenti di pianificazione locale dovranno esplicitare le 

norme di carattere igienico-sanitario vigenti, da applicare secondo il 

criterio della reciproticità tra insediamenti umani e insediamenti 

zootecnici preesistenti. 

Gli strumenti di gestione delle aree protette e delle aree classificate 

ZPS (in particolare la ZPS del fiume Toce) devono considerare le 

caratteristiche di compatibilità delle attività agricole e florovivaistiche. 

Nelle aree di bosco e di pascolo gli strumenti di pianificazione locale e i 

piani di settore devono considerare la possibilità di realizzazione di 

piste agro-forestali per l’accesso in quota. 


123



TITOLO 4. - RETI E INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITA’ 


124



ART. 4.1. - RETE FERROVIARIA: COLLEGAMENTI DI INTERESSE 

INTERNAZIONALE E LOCALE E VARIANTI DI 

TRACCIATO 

Obiettivi 

Adeguare la rete in funzione della definizione del “corridoio” TEN24 e 

della realizzazione del “polo della logistica”. 


Il P.T.P. indica le linee ferroviarie esistenti per le quali è possibile 

operare adeguamenti funzionali e tecnici per potenziarne l’esercizio, in 

presenza di adeguate opere di mitigazione degli effetti prodotti 

sull’ambiente dal transito dei convogli. 

Direttive 

I piani di settore e i programmi di adeguamento delle linee predisposti 

dagli enti competenti possono prevedere nuovi tracciati, anche se non 

specificamente indicati dal P.T.P. senza che ciò costituisca variante al 

P.T.P. stesso. 

I tracciati di variante della linea Milano-Sempione indicati sulle tavole di 

P.T.P. sono desunti dalle indicazioni del Piano Provinciale dei Trasporti. 

Fino alla predisposizione di specifici progetti indicati sono soggette a 

vincolo di immodificabilità per una fascia di 100 metri di larghezza. 

Sono ammessi esclusivamente opere per l’eliminazione di rischi e per 

la messa in sicurezza del territorio, oltre alla realizzazione di opere e 

infrastrutture di interesse pubblico non diversamente localizzabili. 

I progetti di intervento a modificazione delle linee esistenti e/o per la 

costruzione di nuove tratte sono assoggettati alla procedura di 

valutazione di impatto ambientale così come previste dalle norme 

vigenti. 

La Provincia convoca una conferenza di pianificazione con la 

partecipazione dei Comuni e degli Enti interessati per la definizione di 

interventi sulle linee ferroviarie volti a: 


125



• modifiche di tracciato 

• definizione degli interventi e delle opere di mitigazione degli impatti 

prodotti dai convogli in transito; 

• progettazione di chiusura, rifacimento, spostamento di passaggi a 

livello. 


126



ART. 4.2. - TRACCIATO FERROVIARIO CON PREVISIONE DI 

INCREMENTO DEL TRAFFICO MERCI CON EFFETTI 

SUL TERRITORIO URBANO 

Obiettivi 

Il P.T.P. individua i segmenti di tracciati ferroviari con previsione di 

incremento del traffico merci (in particolare in riferimento al 

potenziamento del traforo del Lötschberg e allo sviluppo del TEN24), 

con l’obiettivo di mitigare l’impatto prodotto sul territorio urbano. 


La Provincia attiva procedure di concertazione con gli enti gestori delle 

linee e con le Amministrazioni Pubbliche al fine di individuare e attuare 

gli interventi necessari alla mitigazione dell’impatto ambientale prodotto 

dall’aumento del traffico ferroviario, con particolare riferimento 

all’impatto acustico. 

Direttive 

La Provincia utilizza lo strumento dell’accordo di programma per 

concordare e coordinare gli interventi necessari alla mitigazione degli 

impatti. 

In particolare l’accordo di programma è indirizzato a definire la tipologia 

e il cronoprogramma degli interventi necessari per: 

• realizzare la protezione degli insediamenti interessati dalle emissioni 

acustiche prodotte dal traffico ferroviario; 

• eliminare e/o ridurre gli effetti sulla circolazione dei veicoli nelle aree 

urbane e lungo la viabilità primaria determinata dall’interruzione dei 

flussi di traffico prodotta dall’esercizio dei passaggi a livello; 

• individuare interventi di protezione delle emissioni acustiche 

compatibili con la valorizzazione e la tutela del paesaggio. 


127



Prescrizioni 

Gli interventi di nuova edificazione, previsti dagli strumenti di 

pianificazione locale, ricadenti entro la fascia di 100 metri dalla linea 

ferroviaria dovranno essere dotati di tecnologie costruttive in grado di 

mitigare l’impatto acustico entro le soglie previste dalla normativa in 

vigore per le funzioni con presenza continuativa di persone. 


128



ART. 4.3. - STAZIONI FERROVIARIE E LACUALI DA INDIRIZZARE 

ALLO SVILUPPO DELL’INTERSCAMBIO MODALE DEL 

TRASPORTO PASSEGGERI 

Obiettivi 

Sviluppare e qualificare le funzioni di intersecambio ferro / gomma / 

acqua per il trasporto delle persone con la finalità di incrementare 

l’utilizzazione del trasporto pubblico, in particolare per le relazioni 

residenza – luogo di lavoro. 


Il P.T.P. individua le localizzazioni delle aree dove prevedere lo 

sviluppo dell’interscambio tra le modalità di trasporto. 

Direttive 

Gli strumenti di pianificazione locale individuano nell’intorno della 

stazione ferroviaria e/o lacuale le aree dove prevedere le seguenti 

funzioni: 

• aree riservate ai servizi di trasporto pubblico su gomma; 

• aree destinate a parcheggio pubblico di veicoli privati di trasporto su 

gomma dove privilegiare la sosta in connessione con l’utilizzazione 

del trasporto pubblico (su ferro e su gomma); 

• aree con destinazioni d’uso proprie e compatibili per la realizzazione 

di servizi destinati agli utenti del trasporto pubblico (su ferro e su 

gomma). 

Gli strumenti di pianificazione locale determinano le funzioni (pubbliche 

e private) ammesse all’interno delle aree e degli edifici delle stazioni 

ferroviarie e lacuali. 


129



ART. 4.4. - MOVICENTRO 

Obiettivi 

Realizzare strutture di servizio (denominate “Movicentro) per agevolare 

l’intermodalità di trasporto con la finalità di promuovere il trasferimento 

di utenti dal mezzo privato ai mezzi pubblici. 

Indirizzi e direttive 

Il P.T.P. conferma la localizzazione delle strutture del “Movicentro” di 

Domodossola e Verbania Fondotoce. 

Tali strutture sono destinate a: 

• aree attrezzate e protette per il trasporto pubblico su gomma; 

• parcheggi e impianti per il rimessaggio dei veicoli di trasporto privato 

su gomma; 

• servizi destinati agli utenti del trasporto pubblico; 

• connessioni funzionali dirette con le stazioni ferroviarie. 


130



ART. 4.5. - CLASSIFICAZIONE DELLA RETE STRADALE 

Obiettivi 

Il P.T.P. classifica la viabilità secondo la gerarchia funzionale attribuita 

alle strade in funzione delle relazioni con i territori esterni e della 

mobilità interna connessa alla struttura insediativa. 


In base alla classificazione gerarchica, il P.T.P. indica le caratteristiche 

funzionali attraverso le direttive esposte al presente articolo. 

Gli indirizzi devono essere applicati attraverso l’approvazione di 

specifici piani di settore e la predisposizione dei programmi di 

intervento, di competenza dei gestori delle diverse tratte della rete. 

Direttive 

In base alla gerarchia funzionale prevista sono da applicare le seguenti 

direttive nella formazione di piani di settore e di programmi di 

intervento: 

• autostrade: 

- a completamento dello svincolo di Baveno è prevista la 

realizzazione dell’accesso in direzione nord 

• strada di scorrimento veloce Ornavasso – Confine di Stato 

(superstrada): 

- gli strumenti di pianificazione di settore devono prevedere 

interventi di completamento degli svincoli (in particolare a 

Domodossola Nosere e Premosello Chiovenda); 

- è possibile prevedere la realizzazione di raccordi diretti degli 

svincoli della superstrada alle aree destinate alle attività di 

logistica attraverso la formazione di piani di settore; tali previsioni 

dovranno essere oggetto di accordo di pianificazione tra 

Provincia e Comuni interessati dal tracciato in progetto; 


131



- gli strumenti di pianificazione locale possono prevedere vincoli e 

fasce di rispetto preordinati alla realizzazione di opere di 

completamento dell’infrastruttura; 

• strade di collegamento internazionale e interregionale (SS 34, SS 

337 e SP 229): 

- le strade indicate sono oggetto di interventi di adeguamento per: 

a) miglioramento delle condizioni di sicurezza del traffico; 

b) miglioramento delle tratte di attraversamento urbano (con 

opere di “fluidificazione” dei flussi di traffico e priorità alle 

intersezioni ai percorsi di attraversamento); 

c) mitigazione degli effetti ambientali; 

d) miglioramento dei tracciati con interventi di rettifica dei tratti in 

curva e di adeguamento delle sezioni stradali (classe minima 

C ai sensi del nuovo codice della strada); 

• SS della Val Formazza: 

- la classificazione di strada statale, specificamente per il tratto di 

accesso al passo S. Giacomo, potrà essere oggetto di interventi 

di adeguamento in presenza di previsioni di collegamento alla 

rete transfrontaliera, mediante accurata valutazione preliminare 

degli effetti sull’ambiente e sul paesaggio; 

- lungo l’intero tracciato sono da prevedere: provvedimenti per la 

sicurezza e la moderazione del traffico (in particolare nelle tratte 

di attraversamento urbano), opere di mitigazione degli effetti 

sull’ambiente e sul paesaggio, miglioramenti della geometria 

della sede stradale (rettifiche, adeguamento di sezioni, ecc.); 

• varianti agli attraversamenti urbani: 

- il P.T.P. indica i percorsi di variante degli attraversamenti urbani; 

l’autorizzazione alla realizzazione di accessi privati da tali strade 

dovrà essere limitata ai casi definiti dagli strumenti di 

pianificazione locale; 

- per i tratti da realizzare ex novo il tracciato riportato sulle tavole 

di P.T.P. è indicativo, salvo nei casi in cui sia già definito dagli 

strumenti di pianificazione locale; 

- i progetti riguardanti nuovi tratti sono assoggettati a procedura di 

valutazione di impatto ambientale in base alle norme vigenti; 

• rete delle strade primarie (di rilievo provinciale): 

- la categoria del nuovo codice della strada per le strade primarie 

è stabilità dai piani di settore provinciali; 


132



- gli strumenti di pianificazione locale che comprendono tratti di 

strade classificate primarie definiscono tracciato e caratteristiche 

tecniche in accordo con la Provincia; la Provincia può convocare 

apposite conferenze di pianificazione con la partecipazione di 

Comuni, Comunità Montane e enti gestori della rete per definire 

tracciati e caratteristiche delle strade primarie che interessino il 

territorio di più Comuni. 


133



ART. 4.6. - PERCORSI DI CONNESSIONE DI AREE URBANE E 

PRODUTTIVE ALLA RETE AUTOSTRADALE E 

STRADALE PRIMARIA 

Obiettivi 

Realizzare percorsi destinati prioritariamente ai flussi di traffico 

autostradale e della rete stradale primaria con origine / destinazione 

nelle aree urbane e nelle aree per gli insediamenti produttivi. 


I tracciati indicati sulle tavole di P.T.P. sono oggetto di specifico 

approfondimento degli strumenti di pianificazione locale per la 

canalizzazione preferenziale dei flussi di traffico principali. 

Nell’ambito dell’approfondimento operato dagli strumenti di 

pianificazione locale potranno essere individuati tracciati diversi da 

quelli indicati nelle tavole di P.T.P., purché ne sia dimostrata l’efficienza 

funzionale. 

Direttive 

Gli strumenti di pianificazione locale, con particolare riferimento a Piani 

Generali del Traffico Urbano (P.G.T.U.) e Piani Urbani del Traffico 

(P.U.T.) definiscono i tracciati, le sezioni stradali, le caratteristiche 

funzionali, la disciplina delle intersezioni, i provvedimenti di mitigazione 

degli impatti per la viabilità destinata al traffico di connessione tra gli 

accessi alla rete autostradale e della rete stradale primaria e: 

• le aree urbane di riqualificazione; 

• le aree di concentrazione di servizi pubblici di livello provinciale e 

sovracomunale; 

• le aree di concentrazione di attività terziarie di servizio, direzionali e 

della rete commerciale diffusa; 

• le aree in interesse sovracomunale per gli insediamenti produttivi; 

• il polo della logistica; 

• le aree di concentrazione degli insediamenti connessi con il polo 

della logistica. 


134



La determinazione delle caratteristiche dei percorsi di connessione 

negli strumenti di pianificazione locale è basata sull’analisi e sulla 

previsione dei flussi di traffico. 

Eventuali previsioni insediative degli strumenti urbanistici vigenti in 

corrispondenza dei percorsi di connessione individuati sulle tavole di 

P.T.P. devono essere provviste di idonea pianificazione delle 

intersezioni, evitando in tutti i casi possibili accessi diretti. 

Lungo il tracciato individuato dalle tavole di P.T.P., fino alla 

predisposizione dei progetti di pianificazione locale conformi a quanto 

indicato sopra, è istituita una fascia di rispetto di 30 metri per lato, 

misurata dal ciglio stradale. 

All’interno di tale fascia sono consentite esclusivamente opere relative 

all’adeguamento della sede stradale o alla realizzazione di infrastrutture 

ed impianti per servizi pubblici e/o di interesse pubblico, nonché quanto 

previsto all’art. 27 della L.R. 56/1977. 


135



ART. 4.7. - AREE DA ATTREZZARE PER LO SVILUPPO 

DELL’INTERSCAMBIO DEL TRASPORTO PUBBLICO 

SU GOMMA 

Obiettivi 

Migliorare il livello di servizio offerto ad utenti del trasporto pubblico su 

gomma. 


Il P.T.P. individua le localizzazioni dei punti significativi di utilizzazione 

del trasporto pubblico su gomma non classificati come appartenenti alle 

categorie degli articoli 4.3. e 54.4. precedenti. 

In tali aree la Provincia e i soggetti gestori delle autolinee di trasporto 

pubblico predispongono strutture idonee ad ospitare funzioni di servizio 

agli utenti. 

Attraverso la conferenza di pianificazione vengono determinare le 

previsioni degli strumenti di pianificazione locale idonei a realizzare le 

strutture previste. 


136



ART. 4.8. - RETE DELLE PISTE CICLABILI 

Obiettivi 

Estendere la rete dei percorsi ciclabili in sede propria. 


Il P.T.P. assume le previsioni dello specifico piano provinciale di 

settore. 

I percorsi individuati rappresentano la struttura principale della rete. 

L’estensione e l’integrazione della rete può essere realizzata con 

varianti al piano di settore e/o con le previsioni degli strumenti di 

pianificazione locale. 

Direttive 

Gli strumenti di pianificazione locale vincolano le aree interessate dai 

tracciati previsti dal piano di settore. 

In sede di formazione degli strumenti di pianificazione locale potrà 

essere prevista l’estensione della rete, secondo i criteri e gli obiettivi del 

piano di settore, ovvero potranno essere proposti tracciati alternativi al 

piano di settore che dovranno essere definiti concordemente con la 


Gli strumenti di pianificazione locale individuano all’interno delle aree 

urbane i tracciati dei percorsi ciclabili, con particolare riferimento al 

collegamento di aree pedonali, centri storici, aree verdi e sportive, 

insediamenti scolastici, attrezzature pubbliche di interesse comune. 

Possono essere classificati come piste ciclabili i tracciati di strade rurali 

esistenti a condizione che siano regolamentati secondo le norme 

vigenti. 


137



ART. 4.9. - STRADE DI PERCEZIONE PAESAGGISTICA 

Obiettivi 

Individuare le tratte stradali dove esistono condizioni favorevoli alla 

percezione del paesaggio per tutelarne le condizioni di fruizione. 


Il P.T.P. individua i percorsi stradali da cui si determina la percezione 

visiva privilegiata del paesaggio. 

In generale il P.T.P. indica la necessità di garantire il mantenimento 

delle visuali esistenti, evitando la realizzazione di interventi che 

interferiscano con i punti di visibilità significativi. 

Direttive 

Gli strumenti di pianificazione locale definiscono in dettaglio i punti e i 

tratti della viabilità indicata dal P.T.P. che presentano condizioni 

significative di visibilità di scenari paesaggistici. 

Gli strumenti di pianificazione prevedono specifiche norme per: 

• conservare le condizioni di percezione esistenti; 

• compensare interventi che limitano la visione del paesaggio e non 

diversamente localizzabili con provvedimenti di miglioramento della 

percezione visiva in altri punti; 

• la manutenzione delle aree limitrofe ai tracciati stradali in modo da 

consentire la permanenza delle condizioni di visibilità del paesaggio. 

Gli strumenti di pianificazione locale, attraverso l’analisi paesaggistica 

elaborata attraverso la procedura di V.A.S., possono individuare 

tracciati aggiuntivi e/o alternativi di percezione del paesaggio. 


138



ART. 4.10. - AVIOSUPERFICIE 

Obiettivi 

Potenziare la struttura localizzata nel Comune di Masera. 

Indirizzi e direttive 

Il P.T.P. conferma l’attuale localizzazione dell’aviosupericie di Masera. 

Tale struttura è destinata a: 

• ospitare strutture per il ricovero e la manutenzione dei mezzi; 

• potenziamento e/o riqualificazione delle strutture di volo e dei relativi 

impianti; 

• base operativa funzionale alle manovre di decollo e atterraggio di 

elicotteri antincendio. 

Prescrizioni 

Considerata l’attuale localizzazione dell’aviosuperficie nel quadro dei 

processi di instabilità fluvio-torrentizia del suolo idraulico di Masera, 

valutate in via preliminare le complesse problematiche di carattere 

idraulico e geomorfologico gravanti sull’area, la Provincia, sentita 

l’Autorità di Bacino del fiume Po ritiene indispensabile e necessario 

acquisire, preliminarmente ad ogni studio o progetto per la 

realizzazione e/o potenziamento delle infrastrutture di terra di servizio al 

volo, approfondite indagini e analisi di natura idraulica, geomorfologica 

e geologico-tecnica sull’area oggetto di intervento, mediante la 

formazione di uno specifico piano di settore. 


139

Norme tecniche di attuazione - Provincia del Verbano Cusio Ossola

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