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Booklet Americani a Firenze - Palazzo Strozzi

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AmericanI<br />

A FIRENZE<br />

Sargent e gli impressionisti<br />

del Nuovo Mondo<br />

<strong>Firenze</strong>, <strong>Palazzo</strong> <strong>Strozzi</strong><br />

3 marzo - 15 luglio 2012<br />

2


SCOPRI FIRENZE CON LO SGUARDO<br />

DEI GIOVANI ARTISTI AMERICANI<br />

Alla fine dell’Ottocento l’America usciva da una guerra civile<br />

durissima e aveva da poco festeggiato il primo centenario<br />

dalla costituzione dello Stato nazionale. Dopo l’Unità d’Italia<br />

e i cinque anni durante i quali era stata capitale dello Stato<br />

italiano, <strong>Firenze</strong> attraversava un periodo di rinnovamento e di<br />

rinascita civile che faceva seguito ad anni di torpore: era una<br />

città dinamica e contemporanea. I giovani artisti americani<br />

accorrevano in massa a <strong>Firenze</strong> per scoprire un passato di<br />

cui fino ad allora si erano limitati a leggere nei libri, e per<br />

apprendere le ultime tendenze della pittura. Arrivavano a<br />

<strong>Firenze</strong> freschi, impetuosi e pronti ad assorbire il fascino della<br />

vecchia Europa come le tecniche pittoriche più recenti. <strong>Firenze</strong><br />

ebbe un impatto significativo sui giovani artisti americani, che<br />

per parte loro lasciarono un segno importante nella cultura<br />

cosmopolita fiorentina. Questa mostra vi invita a esplorare la<br />

città attraverso lo sguardo dei giovani artisti americani.<br />

Fatti guidare<br />

Didascalie pensate per famiglie e bambini<br />

In tutta la mostra ci sono didascalie speciali che invitano le<br />

famiglie a esplorare il mondo dei giovani artisti americani a<br />

<strong>Firenze</strong>.<br />

INTRODUZIONE DEI CURATORI<br />

La mostra illustra i rapporti che i pittori del Nuovo Continente<br />

instaurarono – dalla seconda metà dell’Ottocento alla prima<br />

guerra mondiale – con <strong>Firenze</strong> e la Toscana. Dalla fine della<br />

guerra civile il flusso di artisti americani verso l’Europa ebbe<br />

infatti un notevole incremento: essi desideravano conoscere i<br />

monumenti antichi e confrontarsi quindi con l’arte del passato,<br />

ma erano anche attratti dal fascino e dalla varietà dei paesaggi,<br />

dalla luce, dalle pittoresche fisionomie degli abitanti.<br />

Nelle sei sezioni della mostra sono presentati più di trenta<br />

artisti americani che vissero e lavorarono a <strong>Firenze</strong>: alcuni<br />

notissimi, come John Singer Sargent, altri meno conosciuti,<br />

proposti per la prima volta in Italia. Tutti, una volta tornati in<br />

patria, saranno fondamentali per la formazione delle giovani<br />

generazioni e per la nascita di una rinnovata pittura americana.<br />

Le loro opere dialogano, nel percorso della mostra, con quelle di<br />

pittori fiorentini e toscani – Signorini, Corcos, Gordigiani – che<br />

si avvicinarono maggiormente alla maniera sofisticata e densa<br />

di suggestioni letterarie di quella colonia cosmopolita.<br />

Francesca Bardazzi - Carlo Sisi<br />

La cartella del pittore<br />

Vedrai le famiglie usare questa speciale valigia, piena di attività<br />

pensate per tutte le età. Prendine una al Punto Info al primo<br />

piano, la restituirai a fine visita.<br />

Il kit disegno<br />

Durante il percorso in mostra disegna sul blocco la tua<br />

versione tutta speciale delle opere esposte. Chiedi, al Punto Info<br />

al primo piano un kit disegno (è gratis) da usare e restituire alla<br />

fine della<br />

visita.<br />

4<br />

Chiedimi<br />

Il personale con il distintivo speciale “Chiedimi” può aiutarti<br />

a saperne di più sulla mostra, anche nella tua lingua: se hai<br />

bisogno di sapere qualcosa chiedi a loro.<br />

5


I. Camera con vista<br />

<strong>Firenze</strong> esercitò una forte attrazione sugli americani: la<br />

città manteneva ancora l’atmosfera del passato anche se<br />

gli interventi urbanistici imposti dalla politica sabauda – le<br />

demolizioni del Mercato Vecchio e del Ghetto, l’abbattimento<br />

delle mura – stavano progressivamente alterando l’immagine<br />

ricercata da quei sentimental travellers. La loro prima tappa,<br />

a <strong>Firenze</strong>, era uno degli alberghi del centro, ma l’obiettivo<br />

principale era quello di stabilirsi appena fuori città, in una<br />

villa sulle colline da affittare o da acquistare, soprattutto se<br />

circondata da curati giardini. Ville che permettevano di vivere<br />

a contatto con la natura e col paesaggio, e che diverranno meta<br />

dei protagonisti della cultura e del bel mondo internazionale,<br />

soggetto esse stesse di quadri evocativi e di trasfigurazioni<br />

letterarie. Da quegli osservatori privilegiati, gli americani<br />

partivano a piedi, in calesse, in bicicletta o in automobile<br />

alla scoperta di panorami e monumenti consacrati da una<br />

tradizione che, per gli stranieri, era divenuta quasi leggenda.<br />

Fratelli Alinari<br />

Veduta del Lungarno Corsini a <strong>Firenze</strong>,<br />

con il Grand Hotel de New York<br />

1890 circa<br />

foto<br />

<strong>Firenze</strong>, Archivi Alinari<br />

John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

La camera d’albergo<br />

1904-1906 circa<br />

olio su tela<br />

Collezione privata<br />

Nonostante Sargent fosse nato a<br />

<strong>Firenze</strong>, era uno straniero cosmopolita<br />

e, tornando in città, soggiornava in<br />

albergo. Il dipinto introduce nelle<br />

dimore temporanee dei sentimental<br />

travellers americani: stanze di lavoro<br />

nelle quali note e schizzi, presi all’aperto,<br />

si trasformavano in quadri o pagine di<br />

narrazioni e diari di viaggio. La luce<br />

intensa, vibrante e calda, filtra dalle<br />

persiane che schermano il calore estivo.<br />

6<br />

7


Joseph Pennell<br />

(Philadelphia 1860-New York 1926)<br />

Lasciando Montepulciano<br />

1882<br />

in Joseph and Elizabeth Robins<br />

Pennell, An Italian Pilgrimage, London,<br />

Seeley, 1887<br />

<strong>Firenze</strong>, Kunsthistorisches Institut<br />

in Florenz, Max-Planck-Institut /<br />

<strong>Firenze</strong>, collezione privata<br />

Artista e grande patito della bicicletta,<br />

l’illustratore reporter Joseph Pennell<br />

riuscì a conciliare le sue passioni,<br />

illustrando i vagabondaggi sull’Humber<br />

Tandem, un triciclo a due posti con cui<br />

– zaino in spalla e bagaglio nel cestino –<br />

percorse nel 1884 le strade di campagna<br />

tra Toscana e Lazio insieme alla moglie<br />

Elizabeth Robins. Un’idea di viaggio<br />

coniugata a quella di avventura.<br />

Telemaco Signorini<br />

(<strong>Firenze</strong> 1835-1901)<br />

Mercato Vecchio<br />

1881-1883<br />

olio su tela<br />

Viareggio, Istituto Matteucci<br />

La zona centrale del mercato, con la<br />

colonna dell’Abbondanza e il pittoresco<br />

intrico di vicoli, è mostrata da Signorini<br />

nella sua vivacità operosa. Veniva però<br />

additata come ricettacolo di sporcizia<br />

e malattie, porgendo il fianco agli<br />

assertori delle demolizioni, progettate<br />

sin dal 1880. All’intervento si oppose<br />

l’“Associazione per la difesa di <strong>Firenze</strong><br />

Antica”, in cui militava Vernon Lee<br />

insieme ad altri residenti stranieri,<br />

che dalle colline presidiavano la<br />

conservazione della città medievale e<br />

rinascimentale.<br />

Lorenzo Gelati<br />

(<strong>Firenze</strong> 1824-1899)<br />

Il dolce far nulla sulle rive dell’Arno<br />

1869<br />

olio su tela<br />

<strong>Firenze</strong>, Collezione dell’Ente<br />

Cassa di Risparmio di <strong>Firenze</strong><br />

Silvestro Lega<br />

(Modigliana 1826-<strong>Firenze</strong> 1895)<br />

Il villino Batelli a Piagentina<br />

1863<br />

olio su tela<br />

Viareggio, Istituto Matteucci<br />

Dal 1862 Lega si trasferì con i suoi<br />

La scena illustra l’interesse di Gelati<br />

amici macchiaioli dal centro della città<br />

per il dato reale: le baracche e i panni<br />

alla zona di Piagentina, fuori Porta La<br />

stesi narrano di una vita misera, inserita<br />

Croce, fra l’Arno e Fiesole. Un sobborgo,<br />

nell’ambito della storia postunitaria, cui<br />

allora in aperta campagna, che divenne<br />

sembra alludere il brandello del tricolore.<br />

rifugio di numerosi artisti quando si<br />

La complessità sociale dell’epoca<br />

rivelò la volontà politica di mutare<br />

si riflette anche nelle mutazioni<br />

l’immagine di <strong>Firenze</strong> per trasformarla<br />

urbanistiche di <strong>Firenze</strong> divenuta capitale,<br />

in una città moderna. Per Lega il villino<br />

e l’artista aggiunge al quadro –<br />

della famiglia del tipografo Vincenzo<br />

con un intervento posteriore al 1875 –<br />

Batelli divenne un fulcro anche affettivo,<br />

la veduta del piazzale Michelangelo<br />

a motivo del suo amore per la giovane<br />

e il proseguimento dei Lungarni oltre<br />

figlia Virginia.<br />

8 Ponte San Niccolò.<br />

9


II. AMERICANI A FIRENZE<br />

Gli artisti americani soggiornarono spesso a <strong>Firenze</strong><br />

portandovi le esperienze fatte prima in patria, poi in altri centri<br />

europei e nei tours del vecchio continente. Frank Duveneck<br />

e William Merritt Chase condivisero momenti importanti<br />

sia in Germania che in Italia: Duveneck lavorò e insegnò a<br />

<strong>Firenze</strong> negli anni ottanta, accompagnato da un gruppo di<br />

pittori americani, i cosiddetti Duveneck boys, suoi seguaci<br />

già a Monaco di Baviera. Chase visse a <strong>Firenze</strong> nelle estati<br />

fra il 1907 e il 1913 quando vi trasferì le sue summer class:<br />

classi estive sul modello di quelle che lui stesso e altri pittori<br />

americani tenevano nella campagna e nelle località marine<br />

del New England. I ritratti di Henry James e Vernon Lee<br />

introducono al cuore della colonia angloamericana, composta<br />

di intellettuali, scrittori, critici d’arte; gruppi che si muovevano<br />

tra Parigi, New York e <strong>Firenze</strong> condividendo la stessa vita<br />

brillante e intellettualmente vivace. Le illustrazioni di Joseph<br />

Pennell e Maxfield Parrish documentano le ville e i giardini da<br />

loro frequentati durante i soggiorni fiorentini.<br />

John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

Autoritratto<br />

1906<br />

olio su tela<br />

<strong>Firenze</strong>, Galleria degli Uffizi,<br />

Corridoio Vasariano<br />

Il dipinto fu commissionato dalla<br />

direzione della Galleria degli Uffizi,<br />

che nel 1906 scelse Sargent assieme<br />

a William Hunt e Philip Steer per<br />

rappresentare la cultura anglosassone<br />

nella storica collezione degli autoritratti.<br />

La posa fiera, memore delle opere di<br />

Van Dyck, mostra Sargent ben conscio<br />

del ruolo e della notorietà raggiunti,<br />

consapevolezza che gli fece accettare<br />

la commissione nonostante si fosse<br />

ripromesso di abbandonare il genere del<br />

ritratto, che pure lo aveva reso celebre.<br />

Cecilia Beaux<br />

(Philadelphia 1855-Gloucester 1942)<br />

Autoritratto<br />

1925<br />

olio su tela<br />

<strong>Firenze</strong>, Galleria degli Uffizi,<br />

Corridoio Vasariano<br />

Nei primi decenni del Novecento fu<br />

richiesto l’autoritratto per la collezione<br />

degli Uffizi a tre artisti americani: Chase,<br />

Sargent e – unica presenza femminile<br />

– Cecilia Beaux. Un importante<br />

riconoscimento ufficiale per l’artista,<br />

che si dedicò alla pittura come a una<br />

professione e fu la prima docente donna<br />

alla Pennsylvania Academy of Fine Arts<br />

di Philadelphia.<br />

10 11


William Merritt Chase<br />

(Williamsburg 1849-New York 1916)<br />

Autoritratto<br />

1908<br />

olio su tela<br />

<strong>Firenze</strong>, Galleria degli Uffizi,<br />

Corridoio Vasariano<br />

Nel 1907 la Direzione della Galleria<br />

degli Uffizi richiese un autoritratto a<br />

Chase, impegnato nella prima delle<br />

tre summer class da lui organizzate a<br />

<strong>Firenze</strong>. L’artista vi pose mano tornato<br />

a New York, facendolo recapitare<br />

meno di un anno dopo. Forse per<br />

influsso della destinazione, il dipinto<br />

mostra un debito nei confronti dei<br />

maestri cinquecenteschi del nord Italia,<br />

concentrandosi sulla espressività dello<br />

sguardo.<br />

Ernestine Fabbri<br />

Sargent e Jack Bosio a cavallo<br />

nella pineta di Forte dei Marmi<br />

1913<br />

foto<br />

Drusilla Gucci Caffarelli<br />

Robert Vonnoh<br />

(Hartford 1858-Nice 1933)<br />

Ritratto di Bessie Potter Vonnoh<br />

1915<br />

olio su tela<br />

New York, National Academy<br />

Museum, dono di Bessie Potter<br />

Vonnoh e Robert William Vonnoh<br />

Il ritratto della scultrice americana<br />

Bessie Potter, vissuta a <strong>Firenze</strong> negli<br />

anni novanta, dipinto dal marito Robert<br />

Vonnoh, rimanda, per piglio e stile,<br />

all’Autoritratto di Elisabeth Vigée-Le<br />

Brun (1790) conservato agli Uffizi. La<br />

citazione di una pittrice di fama era<br />

il modo per celebrare il talento della<br />

moglie, rimarcandone la consapevolezza<br />

di essere l’erede di un’antica tradizione<br />

femminile.<br />

12 13


Frank Duveneck<br />

(Covington 1848-Cincinnati 1919)<br />

Ritratto di William Merritt Chase<br />

1876 circa<br />

olio su tela<br />

Philadelphia, Philadelphia Museum<br />

of Art, lascito di T. Edward Hanley<br />

Il quadro, che risale agli anni in cui i due<br />

giovani pittori, grandi amici, studiavano<br />

insieme all’Accademia di Monaco,<br />

si inserisce nella moda dei ritratti<br />

incrociati fra artisti. Duveneck segue gli<br />

insegnamenti della scuola tedesca: i toni<br />

scuri, i contrasti di luce, la pennellata<br />

spessa, la penetrazione psicologica e<br />

il realismo appresi da Wilhelm Leibl,<br />

che ha diffuso in Germania la pittura di<br />

Courbet e Manet.<br />

James Carroll Beckwith<br />

(Hannibal 1852-New York 1917)<br />

Ritratto di William Merritt Chase<br />

1881-1882<br />

olio su tela<br />

Indianapolis, Indianapolis<br />

Museum of Art, dono dell’artista<br />

Primo della serie dei ritratti a figura<br />

intera di amici, il dipinto fu concepito<br />

nel corso della traversata atlantica<br />

dei due artisti, che si imbarcarono<br />

sul Belgenland diretti in Europa insieme<br />

ad altri giovani colleghi nell’estate<br />

del 1881. Durante il viaggio Beckwith<br />

tracciò degli schizzi, utilizzati poi<br />

a Parigi nell’inverno successivo per<br />

questo ritratto di Chase in piedi<br />

sul ponte della nave, presentandolo<br />

come un personaggio alla moda.<br />

Thomas Eakins<br />

(Philadelphia 1844-1916)<br />

Ritratto di William Merritt Chase<br />

1899 circa<br />

olio su tela<br />

Washington, Hirshhorn Museum<br />

and Sculpture, Garden,<br />

Smithsonian Institution,<br />

dono di Joseph H. Hirshhorn<br />

John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

Ritratto di Ambrogio Raffele<br />

1911 circa<br />

olio su tela<br />

<strong>Firenze</strong>, Galleria d’arte moderna,<br />

di <strong>Palazzo</strong> Pitti<br />

All’inizio del Novecento, diminuita<br />

Nonostante la dedica, l’opera non è<br />

la pressante attività di ritrattista,<br />

testimonianza di affetto reciproco,<br />

Sargent tornò a viaggiare per l’Europa,<br />

ma dei rapporti controversi fra i due<br />

spesso diretto verso località alpine.<br />

artisti. Il cosmopolita e aggiornato<br />

Lo accompagnavano anche artisti<br />

Chase, già figura di spicco delle<br />

italiani, come il paesaggista piemontese<br />

istituzioni artistiche newyorkesi, giunse<br />

Ambrogio Raffele, conosciuto<br />

nell’appartata Philadelphia per guidare<br />

probabilmente a Roma e dal 1904<br />

la Pennsylvania Academy, da cui<br />

abituale compagno delle escursioni<br />

contemporaneamente Eakins si congedò.<br />

montane di Sargent, fra Purtud in<br />

I due artisti erano molto diversi: Eakins,<br />

Svizzera e il Sempione.<br />

di carattere ritroso, aveva uno stile ormai<br />

superato rispetto alla moderna pittura<br />

14 dagli effetti luminosi.<br />

15


John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

Ritratto di Henry James<br />

1913<br />

olio su tela<br />

Londra, National Portrait Gallery,<br />

lasciato in eredità da Henry James<br />

James e Sargent si erano conosciuti<br />

a Parigi nel 1884, ed era nato subito<br />

un grande interesse dello scrittore<br />

per l’artista, che incarnava l’ideale del<br />

personaggio cosmopolita. Entrambi<br />

avevano scelto di vivere in Europa e<br />

non fecero mai ritorno definitivo in<br />

patria. In James è costante la dialettica<br />

fra vecchio e nuovo mondo, come nella<br />

pittura di Sargent è evidente l’intento di<br />

coniugare esperienze artistiche europee<br />

e tradizione americana per dar vita a un<br />

linguaggio ricercato e originale.<br />

John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

Ritratto di Vernon Lee<br />

1881<br />

olio su tela<br />

Londra, Tate<br />

lasciato in eredità da Miss Vernon<br />

Lee tramite Miss Cooper Willis<br />

Sargent ritrasse Vernon Lee – nome<br />

d’arte di Violet Paget, saggista, scrittrice<br />

e teorica d’estetica di famiglia inglese –<br />

in tre ore di posa a Londra nel 1881. I<br />

due, coetanei e allora venticinquenni, si<br />

erano conosciuti da bambini fra la Costa<br />

Azzurra e Roma, tappe fondamentali degli<br />

anglosassoni nell’Europa del sud. Si erano<br />

poi frequentati quando nel 1873 i Paget si<br />

erano stabiliti a <strong>Firenze</strong>, dove la scrittrice<br />

è vissuta ed è morta nel 1935 nella sua<br />

villa del Palmerino nei pressi di Maiano.<br />

Joseph Pennell<br />

(Philadelphia 1860-New York 1926)<br />

Fiesole. Villa Medici<br />

1901-1902 circa<br />

matita, penna, inchiostro<br />

nero su carta avorio<br />

<strong>Firenze</strong>, Gabinetto Disegni<br />

e Stampe degli Uffizi<br />

Joseph Pennell<br />

(Philadelphia 1860-New York 1926)<br />

Fiesole. Villa Böcklin<br />

1901-1902 circa<br />

penna, inchiostro nero su carta avorio<br />

<strong>Firenze</strong>, Gabinetto Disegni<br />

e Stampe degli Uffizi<br />

Il disegno fa parte delle illustrazioni<br />

Fra Otto e Novecento Villa Medici, in cui<br />

realizzate da Pennell per il libro The Road<br />

Lorenzo il Magnifico aveva accolto pittori,<br />

in Tuscany, scritto da Maurice Hewlett<br />

filosofi e letterati, visse il suo periodo<br />

per l’editore Macmillan di Londra.<br />

angloamericano: ne furono proprietari<br />

Quando viene realizzato lo schizzo di<br />

l’artista e collezionista inglese William<br />

villa Bellagio, Arnold Böcklin vi era<br />

Blundell Spence (dal 1862 al 1897), poi<br />

morto da poco più di un anno: Pennell<br />

Lady Sybil Cutting, madre della futura<br />

lo aveva conosciuto già nel suo primo<br />

scrittrice Iris Origo, che aveva sposato in<br />

soggiorno fiorentino del 1883 attraverso<br />

seconde nozze lo scrittore Geoffrey Scott<br />

i Duveneck boys, alle cui serate in una<br />

(1909-1911); in seguito i Mac Calman<br />

trattoria di via Guelfa partecipava<br />

(1911-1959). Non sappiamo se Pennell la<br />

talvolta anche il venerato maestro<br />

16<br />

frequentasse o se l’abbia semplicemente<br />

svizzero.<br />

disegnata in lontananza.<br />

17


Arnold Böcklin (Basel 1827-<br />

San Domenico di Fiesole 1901)<br />

Autoritratto<br />

1893-1895<br />

olio su tela<br />

<strong>Firenze</strong>, Galleria degli Uffizi,<br />

Corridoio Vasariano<br />

L’autoritratto fu richiesto a Böcklin dalla<br />

Galleria degli Uffizi nel 1893, anno del<br />

ritorno dalla Svizzera e del trasferimento<br />

nella villa Bellagio a San Domenico, dove<br />

l’artista trascorse l’ultimo periodo della<br />

vita. Nel dipinto, non finito, lo studio<br />

dalle pareti scure e spoglie, per evitare<br />

riflessi impropri, è illuminato dalla fonte<br />

di luce e di aria che muove la tenda.<br />

Joseph Pennell (Philadelphia<br />

1860-New York 1926)<br />

Fiesole. Villa Palmieri<br />

1901-1902<br />

carboncino, sfumino su carta avorio<br />

(gessetto bianco)<br />

<strong>Firenze</strong>, Gabinetto Disegni e Stampe<br />

degli Uffizi<br />

Joseph Pennell soggiornò in Toscana<br />

nel 1901 e 1902 per illustrare il libro di<br />

Maurice Hewlett The Road in Tuscany.<br />

A Commentary, cui era destinato anche<br />

questo disegno. Villa Palmieri, nella quale<br />

Giovanni Boccaccio immaginò si fossero<br />

riuniti i dieci giovani del Decameron,<br />

fu acquistata nel 1873 da Alexander<br />

Lindsay, conte di Crawford che realizzò<br />

il grandioso parco romantico e vi ospitò<br />

la regina Vittoria.<br />

Maxfield Parrish<br />

(Philadelphia 1870-Plainfield 1966)<br />

Vicobello<br />

1903<br />

in Edith Wharton, Italian Villas and<br />

their Gardens, London, Bodley Head,<br />

1904<br />

<strong>Firenze</strong>, Istituto Britannico di <strong>Firenze</strong><br />

<strong>Firenze</strong>, collezione privata<br />

Nel 1903 il disegnatore americano<br />

Maxfield Parrish attraversa l’Italia per<br />

illustrare gli articoli di Edith Wharton<br />

destinati alla rivista «The Century», poi<br />

riuniti nella guida Italian Villas and<br />

their Gardens (1904). Scrittrice e artista<br />

ricercavano il genius loci dei giardini<br />

italiani rinascimentali e barocchi. Il<br />

libro unisce i sintetici testi della donna,<br />

che viaggiava su una pionieristica<br />

automobile, e le vedute evocative di<br />

Parrish, rielaborate in studio sulla base<br />

di schizzi e foto.<br />

Joseph Pennell (Philadelphia<br />

1860-New York 1926)<br />

Case sull’Arno a <strong>Firenze</strong><br />

1902<br />

incisione colorata, in Henry James,<br />

Italian Hours, Boston, Houghton Mifflin<br />

Co, 1909<br />

<strong>Firenze</strong>, Istituto Britannico di <strong>Firenze</strong><br />

Era stato Pennell stesso a convincere<br />

l’editore Heinemann a una collaborazione<br />

con James, che portò a questa edizione<br />

illustrata di Italian Hours. L’occhio<br />

dell’illustratore e quello di Henry James,<br />

pittore mancato, si congiungono nel<br />

volume, e dunque la serie di pastelli su<br />

fondo bruno presenta una straordinaria<br />

omogeneità di tecnica e conduzione.<br />

18 19


III. IL CIRCOLO DI EGISTO FABBRI<br />

Fabbri, pittore e collezionista di Cézanne nato a New York ma<br />

di origini italiane, intrattenne rapporti con Sargent, con Mary<br />

Cassatt, con Mabel Hooper e il marito Bancel La Farge, figlio<br />

del pittore John, e con alcuni impressionisti, tra cui Degas<br />

e Pissarro, conosciuti nei suoi soggiorni parigini. I volti, le<br />

attitudini, le eleganti figure di uomini e donne del gran mondo<br />

internazionale illustrano intense relazioni culturali e sociali.<br />

La scelta di farsi ritrarre da un pittore statunitense formatosi<br />

in Europa era diventata, fra gli esponenti delle più influenti<br />

famiglie americane, una moda e uno status symbol. Illuminante<br />

il confronto con la ritrattistica italiana – in particolare con<br />

Giovanni Boldini, il cui stile era il più affine a quello di Sargent<br />

– che anche in Toscana aveva raggiunto livelli internazionali<br />

negli ateliers di Vittorio Corcos e di Michele Gordigiani, pittori<br />

particolarmente richiesti dall’aristocrazia e dall’alta borghesia<br />

dell’Italia umbertina.<br />

Ernestine Fabbri<br />

Egisto Fabbri restaura i dipinti murali<br />

della loggia di Bagazzano<br />

1915<br />

foto<br />

Drusilla Gucci Caffarelli<br />

Egisto Fabbri<br />

(New York 1866-<strong>Firenze</strong> 1933)<br />

Autoritratto<br />

1885-1890<br />

olio su tela applicata su compensato<br />

Drusilla Gucci Caffarelli<br />

Fabbri, formatosi a New York alla scuola<br />

di Weir, dipinse il quadro poco dopo<br />

essere giunto in Europa, mentre – fra<br />

<strong>Firenze</strong> e Parigi – completava la propria<br />

educazione artistica. La pennellata<br />

spessa del colletto bianco è l’unico<br />

generico riferimento alla pittura di<br />

Cézanne, delle cui opere dal 1896 Fabbri<br />

diventerà uno dei primi e più importanti<br />

collezionisti, in un’epoca in cui pochi lo<br />

comprendevano e apprezzavano.<br />

20 21


Edmund Charles Tarbell<br />

(West Groton 1862-New Castle 1938)<br />

Autoritratto<br />

1889<br />

olio su tela<br />

New York, National Academy<br />

Museum dono della famiglia<br />

di Samuel T. Shaw<br />

Tarbell dipinse l’Autoritratto tre anni<br />

dopo il ritorno dall’Europa, quando<br />

fu chiamato a insegnare alla Museum<br />

School di Boston. Il dipinto si<br />

inserisce nella tradizione accademica<br />

americana, fondata su una solida<br />

struttura disegnativa e coloristica,<br />

mentre la cromia bruna è desunta dal<br />

maestro tedesco Otto Grundmann.<br />

La pennellata bianca del colletto apre<br />

però uno spiraglio sui nuovi modelli<br />

impressionisti conosciuti a Parigi.<br />

Egisto Fabbri<br />

(New York 1866-<strong>Firenze</strong> 1933)<br />

Ritratto di una giovane amica americana<br />

1892<br />

olio su tela<br />

Drusilla Gucci Caffarelli<br />

Ernestine Fabbri<br />

(Genova 1863-<strong>Firenze</strong> 1941)<br />

Ritratto di Maria de Piccolellis d’Aragona<br />

1889<br />

olio su tela<br />

<strong>Firenze</strong>, Grand Hotel Cavour<br />

Pittrice e fotografa non dilettante,<br />

Ernestine Fabbri fu fedele compagna<br />

fin dalla giovinezza del fratello Egisto,<br />

con cui condivise la passione per l’arte.<br />

Studiò a New York alla scuola di Weir,<br />

poi si perfezionò in Europa. In coppia<br />

con Egisto si muoveva fra <strong>Firenze</strong>, la<br />

Spagna, Parigi e la campagna francese,<br />

dove incontrò Pissarro, che considerò<br />

sempre il proprio maestro.<br />

Mary Cassatt (Allegheny City<br />

1844-Chateau de Beaufresne)<br />

1926 Ritratto di Alexander J. Cassatt<br />

e di suo figlio Robert Kelso Cassatt<br />

1884<br />

olio su tela<br />

Philadelphia, Philadelphia Museum<br />

of Art, acquistato con il W.P. Wilstach<br />

Fund e con un contributo di Mrs.<br />

William Coxe Wright<br />

Fabbri coglie nell’amica un’espressione<br />

di timidezza che contrasta con<br />

l’abbigliamento di foggia maschile, che<br />

allude al desiderio di emancipazione<br />

femminile, diffuso in quegli anni tra<br />

artiste e intellettuali quali Mary Cassatt,<br />

Edith Wharton, Vernon Lee, Gertrude<br />

Stein. La natura morta sul tavolino è<br />

ispirata a quelle di La Farge, ma in luogo<br />

dei raffinati fiori del pittore americano,<br />

nel vaso giapponese sono disposti<br />

narcisi gialli, testimoni della predilezione<br />

di Egisto per uno stile di vita semplice.<br />

La pittrice, l’artista americana più<br />

legata agli impressionisti, raffigura il<br />

fratello maggiore, potente uomo d’affari.<br />

È uno dei rari ritratti maschili della<br />

Cassatt, che preferì soggetti di donne<br />

in interni e madri con bambini in teneri<br />

atteggiamenti. Fu la capostipite di<br />

questo genere, che avrà molta fortuna<br />

fra i colleghi americani, sebbene abbia<br />

perseguito durante tutta la carriera una<br />

personale autonomia artistica, modello<br />

per molte artiste donne.<br />

22 23


John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

Ritratto di Miss Priestley<br />

1889 circa<br />

olio su tela<br />

Londra, Tate, donato da Miss Emily<br />

Sargent in memoria del fratello<br />

attraverso l’Art Fund<br />

La pittrice Flora Priestley, frequentatrice<br />

dei più esclusivi salotti del Nuovo e del<br />

Vecchio Mondo, era nata a <strong>Firenze</strong> (nel<br />

1859, dove si spense nel 1941) ed era<br />

stata educata a Parigi presso l’Académie<br />

Julien. Il ritrattista, sempre più famoso<br />

e ricercato, comunica nella posa non<br />

convenzionale la spontaneità e l’energia<br />

della donna, amica – oltre che di Sargent<br />

e dei Fabbri – anche di Vernon Lee.<br />

Vittorio Corcos<br />

(Livorno 1859-<strong>Firenze</strong> 1933)<br />

Ritratto della figlia di Jack La Bolina<br />

1888<br />

olio su tela<br />

<strong>Firenze</strong>, Galleria d’arte moderna<br />

di <strong>Palazzo</strong> Pitti<br />

La figlia di Augusto Vecchi, amico<br />

di Corcos meglio conosciuto con lo<br />

pseudonimo di Jack La Bolina col<br />

quale firmava i suoi racconti di mare, è<br />

ritratta sullo sfondo della costa presso<br />

Castiglioncello. Elegantissima nell’abito<br />

grigio ravvivato dal viola del bouquet, la<br />

giovane sorride<br />

al pittore, noto per essere un «peintre des<br />

jolies femmes».<br />

John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

Ritratto di Arthur George Maule Ramsay,<br />

conte di Dalhousie<br />

1900<br />

olio su tela<br />

The Earl of Dalhousie<br />

Rimasto orfano dei genitori a soli nove<br />

anni, Arthur – qui ventiduenne – fu<br />

insignito del titolo di quattordicesimo<br />

conte di Dalhousie. Il ritratto presenta un<br />

giovane dandy moderno: atteggiamento<br />

e abbigliamento raffinati testimoniano<br />

gusti e sensibilità che spesso, secondo<br />

Henry James, distinguono anche i<br />

viaggiatori americani approdati in<br />

Europa.<br />

Giovanni Boldini<br />

(Ferrara 1842-Paris 1931)<br />

Ritratto del pittore Lawrence<br />

Alexander “Peter” Harrison<br />

1902<br />

olio su tela<br />

Collezione privata<br />

Fu probabilmente Sargent a presentare<br />

Harrison – pittore inglese di una certa<br />

notorietà – a Boldini, impegnato in quel<br />

1902 a Londra a ritrarre personaggi<br />

dell’alta società. Boldini insiste sul fine<br />

profilo del giovane sofisticato e sulla<br />

ricercata eleganza dell’abito dai preziosi<br />

toni di madreperla.<br />

24 25


James Abbott McNeill Whistler<br />

(Lowell 1834-London 1903)<br />

Ritratto di George W. Vanderbilt<br />

1897-1903<br />

olio su tela<br />

Washington, National Gallery of Art,<br />

dono di Edith Stuyvesant Gerry<br />

George Washington Vanderbilt (1862-<br />

1914), appartenente a una delle famiglie<br />

più importanti e ricche d’America, era<br />

imparentato per matrimonio con i fratelli<br />

Fabbri. Per il ritratto l’elegante e colto<br />

committente offrì a Whistler la favolosa<br />

somma di mille ghinee in anticipo e altre<br />

mille alla consegna. Il pittore cominciò<br />

a lavorare nel giugno del 1897, ma il<br />

quadro rimase incompiuto alla morte<br />

dell’artista.<br />

Thomas Eakins<br />

(Philadelphia 1844-1916)<br />

Il violinista<br />

1904<br />

olio su tela<br />

Washington, Hirshhorn Museum<br />

and Sculpture Garden, Smithsonian<br />

Institution, dono di Joseph H. Hirshhorn<br />

Il dipinto, rimasto incompiuto, ritrae<br />

Hedda van den Beemt, violinista<br />

dell’orchestra di Philadelphia. All’epoca<br />

la musica si intrecciava spesso all’arte<br />

figurativa e alla letteratura, anche nei<br />

cenacoli internazionali degli espatriati<br />

in Europa. A villa Gattaia, abitata da<br />

Charles Loeser e dalla moglie Olga, la<br />

stanza destinata alla musica al primo<br />

piano accoglieva due pianoforti e sei dei<br />

suoi Cézanne.<br />

John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

A Torre Galli: signore in giardino<br />

1910<br />

olio su tela<br />

Londra, Royal Academy of Arts<br />

Sargent dipinse questa tela nel 1910,<br />

ospite del marchese Farinola nella villa<br />

di Torre Galli presso Scandicci, dove<br />

realizzò altri dipinti, disegni e acquerelli.<br />

L’artista fu ispirato dall’atmosfera colta<br />

e insieme serena e rarefatta del luogo,<br />

animato da eteree figure femminili<br />

vestite di bianco che sembrano far<br />

parte di una recita. Il dipinto illustra<br />

lo spirito con cui gli angloamericani di<br />

<strong>Firenze</strong> immaginavano e mitizzavano il<br />

Rinascimento.<br />

John La Farge<br />

(New York 1835-1910)<br />

Fiori su un davanzale<br />

1861 circa<br />

olio su tela<br />

Washington, Corcoran Gallery of Art,<br />

acquisto del museo, Anna E. Clark Fund<br />

La Farge, una delle personalità artistiche<br />

più influenti negli Stati Uniti della<br />

seconda metà dell’Ottocento, eseguì il<br />

dipinto a Middletown, in Rhode Island.<br />

Insieme ai fratelli Henry e William<br />

James fu allievo di William Morris<br />

Hunt, da cui deriva sia l’attenzione<br />

al passaggio fra luce e atmosfera<br />

dell’interno e quella esterna, sia l’utilizzo<br />

di toni monocromatici per la tenda. La<br />

composizione e la pennellata espressiva<br />

sono da confrontare con le opere del<br />

maestro francese Thomas Couture.<br />

26 27


Mabel Hooper La Farge<br />

(Cambridge 1875-Mount Carmel 1944)<br />

Natura morta con melograno<br />

1930<br />

acquerello<br />

New York, Benjamin La Farge<br />

La pittrice e scrittrice Mabel Hooper<br />

sposò Bancel, figlio di John La Farge,<br />

anch’egli pittore. All’inizio del Novecento,<br />

durante un soggiorno a Parigi conobbe<br />

Egisto Fabbri di cui divenne amica.<br />

Si dedicò quasi esclusivamente<br />

all’acquerello e a nature morte floreali,<br />

seguendo l’esempio del suocero, dal<br />

quale trasse, oltre a tecnica e soggetti,<br />

l’eleganza della composizione, i delicati<br />

accostamenti cromatici, l’unione<br />

di elementi tratti dalla natura con<br />

suppellettili orientali.<br />

Julian Alden Weir<br />

(West Point 1852-New York 1919)<br />

Natura morta<br />

1902-1905<br />

olio su tela<br />

Indianapolis,<br />

Indianapolis Museum of Art,<br />

James E. Roberts Fund<br />

Il percorso artistico e umano di Weir<br />

è comune a quello di altri artisti<br />

americani della sua generazione: dalla<br />

pittura accademica, alla ricezione del<br />

più moderno linguaggio del momento,<br />

l’impressionismo, fino all’elaborazione<br />

di una pittura originale, propriamente<br />

americana. In questa Natura morta il<br />

pittore si cimenta con la tradizione dei<br />

maestri spagnoli, da lui molto ammirati.<br />

Julian Alden Weir<br />

(West Point 1852-New York 1919)<br />

Rose<br />

1880-1890<br />

olio su tela<br />

Andover, Addison Gallery of<br />

American Art, Phillips Academy, dono<br />

di un donatore anonimo<br />

Rose documenta il periodo<br />

antecedente all’entusiasmo di Weir<br />

per l’impressionismo e la sua adesione<br />

al gruppo di pittori aperti alle mode<br />

europee: i “Ten American Painters”,<br />

fondati nel gennaio 1898. Le coppe<br />

orientali inseriscono il quadro e il suo<br />

autore nel solco della passione per l’arte<br />

giapponese, introdotta in America da<br />

John La Farge. L’artista fu maestro di<br />

Egisto ed Ernestine Fabbri, cui consigliò<br />

di recarsi in Spagna a copiare le opere<br />

dei grandi maestri.<br />

Julian Alden Weir<br />

(West Point 1852-New York 1919)<br />

Casa di campagna<br />

1910 circa<br />

acquerello<br />

Londra, Bank of America Merrill<br />

Lynch Collection<br />

Weir, che grazie al sostegno di una<br />

benefattrice aveva soggiornato in<br />

Francia a partire dagli anni settanta<br />

dell’Ottocento, propone una veduta della<br />

campagna americana realizzata con<br />

una pennellata impressionista memore<br />

delle opere di Pissarro, ma condivide la<br />

cromia chiara di artisti statunitensi quali<br />

Metcalf e Vonnoh.<br />

28 29


Egisto Fabbri<br />

(New York 1866-<strong>Firenze</strong> 1933)<br />

Paesaggio della Marne<br />

1890-1895<br />

olio su tela<br />

Drusilla Gucci Caffarelli<br />

La Veduta della Marne è uno dei rari<br />

paesaggi di Fabbri. Allievo di Pissarro,<br />

Egisto si recò negli anni novanta a<br />

dipingere nella campagna presso<br />

Eragny-sur-Epte dove l’artista francese<br />

viveva dal 1884. Per la presenza delle<br />

case tipiche del nord della Francia e<br />

per la struttura compositiva la Veduta<br />

richiama i dipinti di Pissarro e alcuni<br />

paesaggi di Cézanne degli anni settanta.<br />

IV. L’immagine di <strong>Firenze</strong> e della Toscana<br />

La visione si allarga dai panorami cittadini alla campagna<br />

dei dintorni, fino ai luoghi della regione più amati dagli artisti<br />

americani, come le cave di Carrara e i giardini delle ville<br />

lucchesi. Ciascun pittore elabora una personale interpretazione<br />

delle città visitate e del paesaggio toscano collegando<br />

la formazione ricevuta in patria allo stile maturato nel corso<br />

delle esperienze vissute nei diversi centri artistici europei,<br />

in particolare la Francia degli impressionisti. La campagna<br />

fu il soggetto prediletto dai pittori americani, felici di poter<br />

lavorare outdoor: idealizzato oltreoceano per le sue ascendenze<br />

classiche, il paesaggio toscano era avvolto da un’aura<br />

alimentata soprattutto dall’immaginazione poetica che vi<br />

ricercava quel genius loci costantemente evocato nei romanzi di<br />

Edith Wharton, di Henry James, di Elisabeth Pennell.<br />

Con eguale sentimento della natura, i pittori toscani succeduti<br />

ai macchiaioli colgono i caratteri salienti della loro terra<br />

fornendo un suggestivo contrappunto alle analisi cromatiche<br />

dei loro colleghi americani.<br />

30 31


Ernestine Fabbri<br />

Vernon Lee nel giardino del Palmerino<br />

estate 1914<br />

foto<br />

Drusilla Gucci Caffarelli<br />

Frank Duveneck<br />

(Covington 1848-1919)<br />

I ponti: <strong>Firenze</strong><br />

1880 circa<br />

olio su tela applicata<br />

su cartone laminato<br />

Saint Louis, Saint Louis Art Museum,<br />

acquisto del museo<br />

I ponti dipinti da Duveneck e da Hassam<br />

interpretano l’atmosfera di una <strong>Firenze</strong><br />

osservata secondo canoni stilistici<br />

diversi: il primo più legato alla tradizione<br />

ottocentesca, il secondo contraddistinto<br />

da una pennellata frammentata di origine<br />

impressionista, attenta alle variazioni<br />

della luce. Il quadro risale ai primi anni<br />

fiorentini dell’artista quando – fra il 1879<br />

e il 1881 – in compagnia dei Duveneck<br />

boys trascorreva gli inverni in Toscana<br />

e le estati a Venezia.<br />

Frederick Childe Hassam<br />

(Dorcester 1859-East Hampton 1935)<br />

Ponte Santa Trinita<br />

1897<br />

olio su tela<br />

Washington, Smithsonian American<br />

Art Museum, dono di John Gellatly<br />

Realizzato durante il soggiorno fiorentino<br />

del 1897, alla vigilia dell’adesione<br />

di Hassam al gruppo dei Ten<br />

American Painters, il dipinto rielabora<br />

l’insegnamento impressionista appreso<br />

a Parigi. Per tutta la carriera l’artista si<br />

è dedicato a ricerche sul colore e sulla<br />

luce: nel quadro ricrea un’atmosfera<br />

invernale, stagione della sua sosta a<br />

<strong>Firenze</strong>.<br />

Joseph Pennell<br />

(Philadelphia 1857-1926)<br />

Ponte Vecchio e le case sull’Arno dalla<br />

parte di San Jacopo<br />

1901-1902 circa<br />

carboncino, traccia di biacca<br />

su carta bianca ingiallita<br />

<strong>Firenze</strong>, Gabinetto Disegni<br />

e Stampe degli Uffizi<br />

Joseph Pennell è stato un importante<br />

illustratore di libri di viaggio rivolti<br />

a ricchi e raffinati cosmopoliti. Il<br />

carboncino era destinato ad affiancare<br />

i testi di Maurice Hewlett nel volume<br />

The Road in Tuscany (1904), ma i due<br />

autori non erano in sintonia: ad esempio,<br />

per lo scrittore Ponte Vecchio era<br />

testimonianza di un illustre passato,<br />

mentre per Pennell – come per James – i<br />

segni lasciati dal tempo permettevano di<br />

entrare nello spirito del luogo.<br />

32 33


John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

Studio di architetture, <strong>Firenze</strong><br />

1910 circa<br />

olio su tela<br />

San Francisco, Fine Arts Museums<br />

of San Francisco, acquisto del museo,<br />

dono della M.H. de Young Museum<br />

Society, con i fondi donati<br />

dal Charles E. Merrill Trust<br />

Lo straordinario “capriccio” moderno<br />

unisce l’angolo del loggiato degli Uffizi<br />

che guarda all’Arno al giardino di Boboli:<br />

una visione che annulla la distanza<br />

tra i due luoghi. Sargent si appropria<br />

degli spazi, li trasforma e rende propri e<br />

intimi, avvolgendoli nella luce dorata di<br />

un’estate mediterranea.<br />

Thomas Hotchkiss<br />

(Hudson 1834 ca.-Taormina 1869)<br />

Cipressi e convento di San Miniato<br />

1864<br />

olio su tela<br />

Rockland, Collection of Farnsworth<br />

Art Museum dono<br />

di Mrs. Dorothy Hayes<br />

Hotchkiss, giunto in Italia nel 1860<br />

passando da Londra e Parigi, vi è<br />

vissuto a lungo, tanto da poter essere<br />

considerato un vero e proprio espatriato,<br />

al pari di Elihu Vedder, di cui fu grande<br />

amico. Il pittore faceva parte del gruppo<br />

di artisti americani che prediligeva<br />

atmosfere ricche di mistero e ambiguità,<br />

di cui si trovano riscontri letterari in<br />

romanzi di Nathaniel Hawthorne come il<br />

Fauno di marmo.<br />

Arthur Bowen Davies Utica<br />

1863-<strong>Firenze</strong> 1928<br />

Fiesole vista da Monte Ceceri<br />

1927<br />

gouache e matita su carta<br />

Andover, Addison Gallery of<br />

American Art, Phillips Academy,<br />

dono di un benefattore anonimo<br />

Nel 1927, alla fine della vita e della<br />

carriera artistica, Davies aveva trascorso<br />

alcuni mesi in Italia dipingendo<br />

soprattutto paesaggi ad acquerello.<br />

La veduta di Fiesole restituisce, con<br />

delicatezza e armonia cromatica,<br />

l’immagine di uno dei luoghi più amati<br />

dai viaggiatori stranieri. Davies fa<br />

emergere i profili della collina, mentre la<br />

luce definisce i volumi degli edifici – tra<br />

i quali si distingue la villa di Maiano –<br />

appena segnati dal tratto della matita.<br />

Joseph Pennell<br />

(Philadelphia 1857-1926)<br />

Veduta di <strong>Firenze</strong> dalle colline<br />

di San Miniato<br />

Veduta di Fiesole con il teatro<br />

1901-1902 circa<br />

matita nera, tempere policrome<br />

su carta bianca ingiallita<br />

<strong>Firenze</strong>, Gabinetto Disegni e Stampe<br />

degli Uffizi<br />

Nelle due vedute, destinate a illustrare<br />

The Road in Tuscany, Joseph Pennell<br />

dimostra uno stile sempre più fluido e<br />

pittorico, influenzato da Whistler che<br />

riteneva, pur senza esserne mai stato<br />

allievo, proprio maestro. Dopo aver usato<br />

a lungo inchiostro e penna per delineare<br />

minuziosi scenari, Pennell si avvicina<br />

al carboncino e le sue opere acquistano<br />

34 intensità chiaroscurale.<br />

35


Willard Leroy Metcalf<br />

(Lowell 1858-New York 1925)<br />

Fiesole<br />

1913<br />

olio su tavola<br />

Old Lyme, Florence Griswold<br />

Museum, dono di Mrs. Henriette<br />

Metcalf<br />

Il dipinto è conservato a Old Lyme dove,<br />

alla fine dell’Ottocento, si era formata<br />

una colonia di artisti detta “American<br />

Giverny”, in riferimento alla località<br />

francese celebre per la presenza di<br />

Claude Monet. A Old Lyme i pittori<br />

americani, affascinati dal paesaggio del<br />

Connecticut, dipingevano en plein air<br />

avvicinandosi sempre più alla pittura<br />

impressionista. Tra questi Metcalf, che<br />

aveva a lungo viaggiato in cerca di nuovi<br />

spunti per i suoi dipinti di paesaggio.<br />

Elihu Vedder<br />

(New York 1836-Roma 1923)<br />

Letto del torrente Mugnone<br />

vicino a <strong>Firenze</strong><br />

1864<br />

olio su faesite<br />

San Francisco, Fine Arts Museums<br />

of San Francisco,<br />

dono di Mr. and Mrs. John D.<br />

Rockefeller III<br />

Vedder, che abitava nei pressi del<br />

Mugnone, amava il torrente, vicino<br />

al quale poteva trovare quei luoghi<br />

appartati cari anche ai macchiaioli.<br />

Tuttavia il paesaggio del dipinto,<br />

disabitato e brullo, fa ipotizzare possa<br />

trattarsi di uno scorcio della Val Nerina,<br />

dove l’artista lavorò insieme all’amico<br />

Hotchkiss. Dei macchiaioli Vedder<br />

adotta il formato orizzontale e la pittura<br />

sintetica.<br />

Elihu Vedder<br />

(New York 1836-Roma 1923)<br />

Domenicani. Un convento vicino<br />

a <strong>Firenze</strong> (Tre monaci a Fiesole)<br />

1859 circa<br />

olio su tela<br />

San Francisco, Fine Arts Museums<br />

of San Francisco, dono<br />

di Mr. e Mrs. John D. Rockefeller III<br />

Tra il 1857 e il 1860 Vedder visse a<br />

<strong>Firenze</strong>, dove conobbe i macchiaioli,<br />

prese parte alle discussioni del gruppo<br />

e dipinse con loro nei dintorni delle<br />

città. Questo quadro fu forse presentato,<br />

insieme ad altri, all’esposizione della<br />

Società Promotrice di Belle Arti tenutasi<br />

nel 1860: la partecipazione del pittore<br />

americano all’annuale appuntamento<br />

fiorentino ne conferma la piena adesione<br />

36 all’ambiente artistico locale.<br />

37


Ernestine Fabbri<br />

Cortile di villa Gamberaia<br />

1900<br />

foto<br />

Drusilla Gucci Caffarelli<br />

Elizabeth Lyman Boott<br />

Duveneck<br />

(Cambridge 1846-Paris 1888)<br />

Villa Castellani a Bellosguardo<br />

1886<br />

acquerello<br />

Washington, National Museum of<br />

Women in the Arts, dono di Frank<br />

Duveneck<br />

Villa Castellani, dove Elizabeth Boott<br />

visse col padre fin dall’infanzia e col<br />

marito Frank Duveneck negli anni<br />

ottanta, rappresentò per lei la vera casa,<br />

in cui l’amico Henry James ambientò<br />

parte di Ritratto di signora, iniziato a<br />

scrivere a <strong>Firenze</strong>. Il raffinato paesaggio<br />

rievoca un momento felice, quando<br />

Elizabeth dipingeva insieme al marito<br />

sulle colline intorno alla città.<br />

Frank Duveneck<br />

(Covington 1848-Cincinnati 1919)<br />

Villa Castellani a Bellosguardo<br />

1887<br />

olio su tela<br />

New York, Brooklyn Museum,<br />

acquisizione Healy - Fund B<br />

La pittura di Duveneck era divenuta<br />

più morbida e luminosa dopo lo<br />

spostamento da Polling – presso<br />

Monaco in Alta Baviera – a <strong>Firenze</strong><br />

dove, dal 1879, trasferì i corsi di pittura<br />

in seguito all’inizio della relazione con<br />

Elizabeth Boott, sposata poi nel marzo<br />

1886 a Parigi.<br />

William Merritt Chase<br />

(Williamsburg 1849-New York 1916)<br />

Un giardino italiano<br />

1909 circa<br />

olio su tela<br />

Norfolk, Chrysler Museum of Art,<br />

dono di Edward J. Brickhouse<br />

Il quadro raffigura il giardino di villa<br />

Silli, detta anche la Meridiana, in via<br />

Cosimo il Vecchio, fra Careggi e Fiesole.<br />

Chase prese in affitto la villa nel 1907,<br />

l’acquistò nel ’10 e vi trascorse le estati<br />

fino al ’13. Nell’atmosfera dell’estate<br />

toscana il pittore trovò soggetti ideali<br />

per sperimentare le variazioni della luce<br />

nel mutare delle ore, secondo una pratica<br />

comune ad altri pittori americani, in<br />

particolare Hassam.<br />

38 39


Adolfo Tommasi<br />

(Livorno 1851-<strong>Firenze</strong> 1933)<br />

Il giardino della Villa Reale di Marlia<br />

post 1912<br />

olio su tela<br />

<strong>Firenze</strong>, Galleria d’arte moderna<br />

di <strong>Palazzo</strong> Pitti<br />

Dopo essersi dedicato a raffigurare<br />

scene di vita rurale, dal 1912 Tommasi<br />

dipinge ville e giardini della Lucchesia:<br />

un soggetto, la villa, che diventa in quegli<br />

anni simbolo letterario di confortevole<br />

e privilegiato osservatorio sul lavoro<br />

campestre che vi si svolge attorno.<br />

William Merritt Chase<br />

(Williamsburg 1849-New York 1916)<br />

L’Orangerie<br />

1909<br />

olio su carta applicata su tela,<br />

montata su pannello<br />

Houston, collezione privata<br />

Chase passò numerose estati a villa Silli,<br />

una delle tante abitazioni dei dintorni di<br />

<strong>Firenze</strong>, circondate da giardini e ricche<br />

di passato, offerte in affitto o in vendita<br />

agli stranieri a prezzi per loro favorevoli.<br />

Come scrive Henry James, simili ville<br />

erano «fuori dalla posizione obbligata<br />

all’interno della città medievale», e per<br />

questo «ancora più degne d’ammirazione».<br />

Elizabeth Lyman Boott<br />

Duveneck<br />

(Cambridge 1846-Paris 1888)<br />

Foglie d’autunno<br />

1880-1885<br />

olio su tela<br />

Newport, William Vareika<br />

Fine Arts Ltd<br />

Lizzie – come veniva chiamata – grazie<br />

al padre Francis Boott aveva ricevuto<br />

un’educazione completa, non solo in<br />

pittura, nelle più prestigiose scuole<br />

europee e americane, e con i migliori<br />

maestri. Il quadro rivela la volontà<br />

dell’artista di sperimentare nuove strade,<br />

perfezionando costantemente la propria<br />

arte, come altri colleghi americani che<br />

soggiornarono in Europa.<br />

Henry Roderick Newman<br />

(Easton 1843-<strong>Firenze</strong> 1917)<br />

Anemoni selvatici fiorentini<br />

1881<br />

acquerello su carta<br />

Sheffield, Museums Sheffield,<br />

Collezione della Guild of St. George<br />

Newman aveva eletto <strong>Firenze</strong> propria<br />

patria adottiva, risiedendovi dal 1870<br />

fino alla morte e trovando fonte di<br />

ispirazione nelle architetture della città<br />

e nelle campagne. In sintonia con le<br />

indicazioni di John Ruskin, che aveva<br />

invitato gli artisti a studiare direttamente<br />

la natura e a scoprirvi la bellezza delle<br />

piante selvatiche, Newman non isola i<br />

fiori in una composizione ma li descrive<br />

nel loro ambiente.<br />

40 41


William Merritt Chase<br />

(Williamsburg 1849-New York 1916)<br />

Oliveto<br />

1910 circa<br />

olio su tela appplicata su tavola<br />

Chicago, Terra Foundation for<br />

American Art, Daniel J. Terra<br />

Collection<br />

A <strong>Firenze</strong> Chase era venuto nella doppia<br />

veste di pittore e maestro. Fra il 1907 e il<br />

’13 vi tenne infatti le sue summer class:<br />

lezioni, riservate a studenti americani,<br />

organizzate sul modello di quelle nate<br />

negli anni novanta a Shinnecock, presso<br />

Long Island, dove l’artista aveva una<br />

casa di vacanza. Uno degli scopi era<br />

insegnare agli allievi a dipingere en plein<br />

air, applicando i colori direttamente sulla<br />

tela senza disegno preliminare.<br />

Telemaco Signorini<br />

(<strong>Firenze</strong> 1835-1901)<br />

Contadina con gerla e cane<br />

1895<br />

olio su tela<br />

Livorno, E. Angiolini Bottega d’Arte<br />

Dagli anni ottanta Signorini applica<br />

alla pittura di paesaggio una nuova<br />

libertà, sperimentando scorci insoliti<br />

e forti contrasti luminosi in modo da<br />

raggiungere una relazione fra dato reale<br />

e “sensazioni”. Si assiste così a una<br />

svolta nella maniera di rappresentare<br />

il paesaggio, che assume implicazioni<br />

sentimentali e simboliche.<br />

Elihu Vedder<br />

(New York 1836-Roma 1923)<br />

Contadina che fila<br />

1867 circa<br />

olio su tela<br />

Chestnut Hill, McMullen Museum of<br />

Art, Boston College<br />

Il soggetto della donna che fila, spesso<br />

affrontato da Vedder, è frequente nella<br />

pittura naturalista di secondo Ottocento,<br />

al pari di altri temi sul lavoro contadino.<br />

Anche gli artisti italiani mostrano le<br />

attività nei campi con la stessa vena<br />

elegiaca che Vedder pone in quest’opera,<br />

con l’inserimento della filatrice in un<br />

vasto paesaggio, forse toscano, studiato<br />

dal vero.<br />

42 43


Ernestine Fabbri<br />

Piero degli Antinori in bicicletta<br />

1901 circa<br />

foto<br />

Drusilla Gucci Caffarelli<br />

John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

La pigiatura dell’uva: cantina fiorentina<br />

1882 circa<br />

olio su tela<br />

Fredericton, Canada, The<br />

Beaverbrook Art Gallery<br />

Frank Duveneck<br />

(Covington 1848-1919)<br />

Cortile italiano<br />

1886<br />

olio su tela<br />

Cincinnati, Cincinnati Art Museum,<br />

dono dell’artista<br />

In seguito alle nozze con Elizabeth Boott,<br />

Duveneck si stabilisce a <strong>Firenze</strong> nella<br />

villa che il padre di lei prendeva in affitto<br />

da anni. La tavolozza del pittore ha ormai<br />

assorbito tutta la luminosità estiva della<br />

Toscana, violenta e contrastata dalle<br />

ombre: forse il culmine espressivo per<br />

un artista poi segnato dalla prematura<br />

scomparsa della moglie e dal rientro<br />

definitivo in America.<br />

In una cantina, che l’artista aveva<br />

probabilmente visto a <strong>Firenze</strong>, due<br />

uomini e una donna fanno girare l’asse<br />

verticale di uno strettoio, il grande<br />

torchio utilizzato per spremere le<br />

vinacce. Un’altra donna li aiuta, quasi<br />

appesa al braccio orizzontale. La luce<br />

che scende da una finestrella sul fondo<br />

rischiara la volta, mentre la luminosità<br />

proveniente dall’ingresso mette in risalto<br />

bigonce, botticelle e un grande tino,<br />

che assumono la valenza di una natura<br />

morta.<br />

Telemaco Signorini<br />

(<strong>Firenze</strong> 1835-1901)<br />

Il Ghetto di <strong>Firenze</strong><br />

1882<br />

olio su tela<br />

Roma, Galleria Nazionale d’Arte<br />

Moderna e Contemporanea<br />

La veduta del Ghetto documenta la<br />

precaria situazione del quartiere che<br />

dal 1893 sarebbe stato cancellato dal<br />

“piccone risanatore”, sulla base di un<br />

progetto urbanistico deprecato dalla<br />

comunità anglosassone. Il vicolo,<br />

umido e fatiscente, contrasta con gli<br />

intonaci candidi delle case rinnovate,<br />

segnando il contrasto fra città moderna e<br />

medievale. Signorini ripeté varie volte il<br />

soggetto, che ebbe fortuna commerciale<br />

soprattutto presso il collezionismo<br />

44 straniero.<br />

45


John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

Buoi al riposo<br />

1910 circa<br />

olio su tela<br />

New York, courtesy of Adelson<br />

Galleries<br />

Quando trovava motivi d’ispirazione<br />

Sargent non temeva le intemperie: i buoi<br />

maremmani furono dipinti nella calura<br />

estiva, fuori da una stazione in attesa di<br />

un treno in ritardo, mentre i compagni si<br />

erano rifugiati all’ombra. Questi animali<br />

attraevano Sargent, che ne ha schizzati,<br />

disegnati e dipinti in gran numero.<br />

Edmund Charles Tarbell<br />

(West Groton 1862-New Castle 1938)<br />

Testa di modella italiana<br />

1884-1885<br />

olio su tela<br />

Newburyport, Lepore Fine Arts<br />

Tra la fine del 1884 e l’inizio del 1885<br />

Tarbell è a Venezia, affascinato da<br />

Tiziano come i suoi colleghi americani,<br />

fra cui Whistler e Sargent, e impegnato<br />

a scoprire scorci poco noti. Era<br />

conquistato anche dalle fisionomie dei<br />

modelli locali: questa ragazza fa parte<br />

della schiera di contadine e popolane<br />

dipinte dai veneziani contemporanei o<br />

dai macchiaioli, ma anche dal giovane<br />

Sargent e dai suoi connazionali.<br />

Silvestro Lega<br />

(Modigliana 1826-<strong>Firenze</strong> 1895)<br />

Nastro rosso<br />

1885<br />

olio su tavola<br />

Courtesy Marco Bertoli<br />

Lega concentra sui volti la propria<br />

ricerca, dimostrando di appartenere a<br />

quella cultura della realtà che imponeva<br />

agli artisti il confronto con il vero.<br />

L’indagine sui temperamenti trasforma<br />

però il ritratto nella descrizione di una<br />

complessità esistenziale, mentre gli<br />

stranieri di passaggio in Italia sono<br />

attirati dalle caratteristiche somatiche<br />

dei loro modelli, simbolo di un mondo<br />

idealizzato da una tradizione letteraria<br />

secolare.<br />

Frank Duveneck<br />

(Covington 1848-1919)<br />

Fioraia fiorentina<br />

1886 circa<br />

olio su tela<br />

Cincinnati, Cincinnati Art Museum,<br />

dono dell’artista<br />

Il soggetto italiano è trattato secondo<br />

modelli internazionali, nonostante il<br />

quadro sia stato dipinto nei pressi<br />

di villa Castellani a Bellosguardo: la<br />

giovane, che di locale ha solo capelli<br />

e occhi scuri, indossa un costume<br />

ideato dal pittore stesso, simile a quelli<br />

delle donne dei quadri di Duveneck di<br />

ambientazione veneziana.<br />

46 47


Frank Duveneck<br />

(Covington 1848-1919)<br />

Ragazzo italiano<br />

1880 circa<br />

olio su tela<br />

Davenport, Collection of the Figge Art<br />

Museum, dono del Dr. C. T. Lindley<br />

Nel 1879 Elizabeth Boott, che aveva<br />

seguito le lezioni di Duveneck a Monaco,<br />

lo incoraggiò a lasciare la Germania con<br />

i suoi allievi e colleghi, i Duveneck boys,<br />

per trascorrere almeno un inverno a<br />

<strong>Firenze</strong>. Nel quadro, dipinto poco dopo<br />

l’arrivo in Italia, pare che l’artista abbia<br />

sentore delle ricerche di Lega e Fattori,<br />

nonostante facesse parte del circolo dei<br />

Boott, uno di quei cenacoli<br />

internazionali raramente partecipi della<br />

vita culturale cittadina.<br />

Willard Leroy Metcalf<br />

(Lowell 1858-New York 1925)<br />

Pelago in Toscana<br />

1913<br />

olio su tela<br />

Buffalo, Collection Albright-Knox Art<br />

Gallery, Sherman S. Jewett Fund<br />

Metcalf ha dipinto il borgo toscano<br />

di Pelago, non lontano da <strong>Firenze</strong>, nel<br />

corso del viaggio in Europa del 1913,<br />

quando sostò anche in Toscana. Il<br />

paese arroccato sul colle aveva attratto<br />

il pittore americano, affascinato dalla<br />

campagna e dal sapore della storia che<br />

vi si respirava. Con pittura rapida viene<br />

restituito il borgo immerso nella bruma<br />

invernale.<br />

Elihu Vedder<br />

(New York 1836-Roma 1923)<br />

Le balze di Volterra<br />

1860<br />

olio su tavola<br />

Youngstown, The Butler Institute<br />

of American Art, dono della American<br />

Academy of Arts and Letters<br />

Nell’agosto del 1860 Elihu Vedder<br />

trascorse tre settimane a Volterra,<br />

dipingendo dal vero insieme con<br />

alcuni connazionali, tra cui Hotchkiss,<br />

suo grande amico. Nel quadro,<br />

dall’accentuato taglio orizzontale, la<br />

veduta dal basso esalta la maestosità del<br />

paesaggio, e l’inserimento della figura<br />

umana nella natura desolata ne accresce<br />

la valenza simbolica. La pittura è quella<br />

densa e per ampie macchie di colore<br />

elaborata da Vedder a contatto con i<br />

toscani.<br />

John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

Buoi di Carrara<br />

1911-1913<br />

matita e acquerello su carta<br />

Londra, Tate, donato da Lord Duveen<br />

Nel 1911 Sargent si recò a dipingere<br />

nei pressi di Carrara. Alle cave, al duro<br />

e pericoloso lavoro della lizzatura e alle<br />

fatiche dei buoi, l’artista ha dedicato<br />

una serie di acquerelli e dipinti. I grandi<br />

animali sono fissati in un momento di<br />

riposo, legati a coppia e distribuiti senza<br />

rispettare prospettiva proporzioni. Non<br />

sappiamo se si tratti dell’unione di vari<br />

schizzi dal vero o se vi sia un’influenza<br />

della fotografia stereoscopica, che<br />

l’artista esercitò proprio a Carrara.<br />

48 49


Telemaco Signorini<br />

(<strong>Firenze</strong> 1835-1901)<br />

Mattino a Pietramala<br />

1889-1890<br />

olio su tela<br />

Collezione privata, courtesy Enrico<br />

Gallerie d’Arte, Milano-Genova<br />

Restano numerose versioni di vedute<br />

montane realizzate da Signorini – a<br />

partire dal 1880 – nei pressi di<br />

Pietramala, un’impervia zona di pascolo<br />

del Mugello, a nordest di <strong>Firenze</strong>. Fra i<br />

contemporanei non ebbe molta fortuna<br />

questa pittura rapida, di un Signorini che<br />

guarda al postimpressionismo e, forse,<br />

alla coeva produzione divisionista di<br />

Giovanni Segantini.<br />

John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

Dafne (Fantasia in un giardino)<br />

1910<br />

aquerello su carta<br />

New York, courtesy of Adelson<br />

Galleries<br />

Ospite del marchese Farinola a<br />

Varramista, in provincia di Pisa, Sargent<br />

visitò anche villa Garzoni a Collodi:<br />

l’artista apparteneva a una generazione<br />

particolarmente attratta dagli scenari<br />

dei giardini italiani rinascimentali e<br />

barocchi. La villa era famosa per il parco<br />

ricco di statue, tra cui la Dafne, desunta<br />

dal celebre marmo di Bernini.<br />

Elihu Vedder<br />

(New York 1836-Roma 1923)<br />

Cipressi e papaveri<br />

1880-1890<br />

olio su tela<br />

New York, The Metropolitan<br />

Museum of Art, dono di Iola Stetson<br />

Haverstick<br />

L’opera si colloca al tempo del lungo<br />

soggiorno a Roma di Vedder, segnato<br />

dalla frequentazione del Caffè Greco e<br />

dall’adesione alla società di pittori “In<br />

Arte Libertas”. Per il gruppo, guidato<br />

da Nino Costa, l’attento studio dal vero<br />

doveva essere completato dal rilievo<br />

concesso all’immaginazione, come in<br />

questo scorcio di parco romano, con il<br />

muro che impedisce la vista ma offre<br />

spazio alla fantasia.<br />

George Inness (Newburgh<br />

1825-Bridge of Allan 1894)<br />

Il monaco<br />

1873<br />

olio su tela<br />

Andover, Addison Gallery<br />

of American Art, Phillips Academy<br />

dono di Stephen C. Clark in occasione<br />

del 25esimo anniversario<br />

della Addison Gallery<br />

Inness eseguì il dipinto durante il suo<br />

secondo soggiorno in Italia, in un angolo<br />

del parco, allora aperto al pubblico,<br />

di villa Barberini a Castel Gandolfo,<br />

residenza estiva del papa. Il luogo viene<br />

trasfigurato divenendo espressione<br />

dello stato d’animo dell’artista, intento a<br />

cogliere e restituire l’essenza misteriosa<br />

della natura.<br />

50 51


V. Il culto del Rinascimento<br />

Il culto del Rinascimento era evocato e celebrato dalla<br />

colonia anglosassone: lo attestano lo studio della Notte di<br />

Michelangelo del giovane Sargent, prova della fortuna di<br />

quel soggetto nella cultura letteraria e artistica americana, e<br />

altre opere che ribadiscono la passione per gli old masters.<br />

Il mito del Rinascimento, incentivato dagli studi di William<br />

Roscoe, dalle inchieste di John Ruskin e dalla fortuna dei<br />

romanzi di Walter Scott, aveva identificato in <strong>Firenze</strong> la<br />

meta di avventure estetiche e letterarie per chi proveniva<br />

d’oltreoceano. I sentimentals travellers potevano incontrare nei<br />

musei le più insigni testimonianze della civiltà rinascimentale,<br />

apprezzare negli edifici l’essenziale solennità evocata dalle<br />

glorie trascorse, cogliere nel più semplice manufatto un perfetto<br />

esempio di funzionalità mista a bellezza. Dal 1896 si avrà<br />

poi a disposizione un testo fondamentale per la riscoperta<br />

del Rinascimento: The Florentine Painters of the Renaissance<br />

dell’americano Bernard Berenson.<br />

John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

Studio da “La Notte” di Michelangelo<br />

1870<br />

grafite su carta<br />

New York, The Metropolitan Museum<br />

of Art, dono di Mrs. Francis Ormond<br />

Si deve a un Sargent appena<br />

quattordicenne questo disegno della<br />

Notte della tomba di Giuliano de’ Medici<br />

nella Sagrestia Nuova di San Lorenzo.<br />

Sargent era stato educato in casa fino<br />

ai dodici anni, ma la mancanza di<br />

istruzione istituzionale fu compensata<br />

da quella ricevuta girando per l’Europa,<br />

dove la famiglia aveva scelto di vivere.<br />

Il giovane si esercitò frequentemente nel<br />

disegno di celebri sculture, sia a Roma<br />

che a <strong>Firenze</strong>.<br />

John Singer Sargent<br />

(<strong>Firenze</strong> 1856-London 1925)<br />

Modello italiano<br />

post 1900<br />

acquerello e grafite su carta<br />

New York, The Metropolitan Museum<br />

of Art, dono di Mrs. Francis Ormond<br />

Molti degli studi di nudo maschili di<br />

Sargent sono collegati all’elaborazione,<br />

prolungatasi dal 1890 al 1919, dei<br />

dipinti murali destinati alla Public<br />

Library di Boston. Sargent scelse spesso<br />

modelli italiani: dal 1892 cominciò<br />

a ritrarre (forse anche per questo<br />

acquerello) il pugile dilettante Nicola<br />

D’Inverno, rimasto al suo servizio per<br />

più di ventisei anni come cameriere e<br />

fedele assistente.<br />

52 53


George de Forest Brush<br />

(Tennessee 1855-Hanover 1941)<br />

In giardino<br />

1906<br />

olio su tela applicata su lastra di<br />

zinco<br />

New York, The Metropolitan Museum<br />

of Art, dono di George A. Hearn<br />

Nel 1903 l’artista si trasferì con la<br />

famiglia a <strong>Firenze</strong>, dove visse per<br />

qualche anno in una villa di via San<br />

Leonardo. Vi dipinse In giardino, in cui<br />

ritrasse la moglie con l’ultimogenita Thea<br />

in braccio e la piccola Mary al fianco. Un<br />

dipinto dal sapore preraffaellita, di gusto<br />

botticelliano, che la raffinata cornice<br />

neorinascimentale, esempio del revival<br />

artigianale toscano di fine Ottocento,<br />

trasforma in elegante tabernacolo.<br />

Elizabeth Lyman Boott<br />

Duveneck<br />

(Cambridge 1846-Paris 1888)<br />

Natura morta con rose e lira<br />

1878<br />

olio su tela<br />

Newport, William Vareika Fine Arts<br />

Ltd<br />

VI. L’AMERICA AL FILTRO DELLA<br />

PITTURA E DEL ROMANZO<br />

Si compie infine il percorso inverso, tornando al di là<br />

dell’Atlantico al seguito degli artisti americani che, dopo aver<br />

viaggiato in Europa, rientrano a casa con un bagaglio ricco di<br />

esperienze. I quadri sono stati quasi tutti realizzati da artisti<br />

che hanno dipinto <strong>Firenze</strong> e la Toscana e che, una volta tornati<br />

in America, hanno fatto rapida carriera grazie alle esperienze<br />

avute nel vecchio continente. Whistler, Mary Cassatt e Sargent<br />

elessero invece a nuova patria l’Europa, sebbene si sentissero<br />

sempre degli esiliati. Scene di intimità sono ambientate negli<br />

interni domestici: i protagonisti sono spesso mogli e figli colti<br />

in atteggiamenti affettuosi, presentati con un’intensità e una<br />

naturalezza sconosciute alla pittura europea. Il bianco delle<br />

vesti delle donne si trasforma nel simbolo della purezza e della<br />

giovinezza (l’«età dell’innocenza»), ma anche del dinamismo e<br />

dell’ottimismo della classe media statunitense e della stessa<br />

America; metafora della consapevolezza di appartenere a un<br />

Nuovo Mondo in cui si afferma un moderno ideale femminile,<br />

del quale si fecero interpreti soprattutto Henry James<br />

ed Edith Wharton.<br />

La pittrice – memore dei modelli di John<br />

La Farge – dedica all’amica Alice Bartlett<br />

questo raffinato<br />

e tenero omaggio, per ricordare il<br />

periodo felice in cui studiava a Roma,<br />

frequentando anche Henry James.<br />

Elizabeth era stata a Boston una delle<br />

Huntites, come venivano chiamate le<br />

allieve di William Morris Hunt.<br />

54 55


Edmund Charles Tarbell<br />

(West Groton 1862-New Castle 1938)<br />

La stanza della colazione<br />

1902-1903<br />

olio su tela<br />

Philadelphia, Pennsylvania<br />

Academy of the Fine Arts,<br />

dono di Clement B. Newbold<br />

La stanza della colazione appartiene<br />

al genere Interior with figures di cui<br />

Tarbell fu maestro. L’atmosfera di<br />

intimità casalinga è sottolineata<br />

dall’ambientazione ricca di particolari:<br />

il quadro di Tiziano, il busto<br />

rinascimentale, le stampe giapponesi, ma<br />

anche la cucina in cui è affaccendata una<br />

domestica. Il dipinto fu molto ammirato<br />

da critica e pubblico americani perché<br />

conservava spirito e semplicità degli<br />

antichi maestri olandesi.<br />

Thomas Wilmer Dewing (Newton<br />

Lower Falls 1851-New York 1938)<br />

Il gossip<br />

1907 circa<br />

olio su tavola<br />

Minneapolis, Minneapolis Institute<br />

of Arts, dono di Mrs. Margaret<br />

Weyerhaeuser Harmon<br />

Dall’inizio del Novecento, dopo il ritorno<br />

da Londra dove aveva lavorato nello<br />

studio di Whistler, Dewing cominciò<br />

a ritrarre, con gusto narrativo, simili<br />

gruppi di sofisticate ed eteree signore<br />

vestite di bianco, sedute in interni<br />

disadorni e con le pareti monocrome.<br />

Spesso le cornici neorinascimentali<br />

dei quadri del pittore furono disegnate<br />

dall’architetto Stanford White.<br />

Michele Gordigiani<br />

(<strong>Firenze</strong> 1835-1909)<br />

I figli nello studio (bozzetto)<br />

1880 circa<br />

olio su tela<br />

<strong>Firenze</strong>, Fondazione Carlo Marchi<br />

La scena familiare è ambientata nello<br />

studio di Gordigiani, al primo piano<br />

della sua abitazione da poco edificata<br />

nella zona di Porta a Pinti. I quattro<br />

figli sono sorpresi in atteggiamenti<br />

diversi, nell’atelier arredato secondo il<br />

gusto dei moderni studi d’artista: mobili<br />

antichi e moderni, tappeti e oggetti utili<br />

per allestire uno scenario destinato ad<br />

accogliere ricchi committenti anche<br />

stranieri.<br />

Frederick Childe Hassam<br />

(Dorcester 1859-East Hampton 1935)<br />

La finestra a Est<br />

1913<br />

olio su tela<br />

Washington, Hirshhorn Museum<br />

and Sculpture Garden,<br />

Smithsonian Institution,<br />

dono di Joseph H. Hirshhorn<br />

La stanza in cui la donna è ritratta<br />

presenta elementi tipici degli interni<br />

borghesi americani dell’epoca: la natura<br />

morta sul tavolo e l’elegante paravento<br />

che, come i disegni dell’abito, rimanda<br />

al gusto per l’arte orientale. Il pittore<br />

sviluppa una dialettica simbolica<br />

fra casa e città che – solo percepita<br />

attraverso le tende leggere – resta<br />

distante dalla figura femminile e dal suo<br />

mondo.<br />

56 57


Joseph DeCamp<br />

(Cincinnati 1858-Boca Grande 1923)<br />

La cucitrice<br />

1916<br />

olio su tela<br />

Washington, Corcoran Gallery of Art<br />

acquisizione del museo, Gallery Fund<br />

La quotidianità del gesto della donna<br />

che cuce in un interno casalingo,<br />

disinteressata alla vita che si intravede<br />

al di là della finestra, richiama analoghi<br />

soggetti di Tarbell, Benson e Hassam.<br />

DeCamp aveva stretto amicizia con i<br />

primi due già dagli anni ottanta quando,<br />

tutti insieme, insegnavano alla Boston<br />

Museum School: un gruppo molto unito,<br />

che venne detto “The Tarbellites”.<br />

Michele Gordigiani<br />

(<strong>Firenze</strong> 1835-1909)<br />

Ritratto della marchesa<br />

Maria Luisa Ginori Lisci<br />

1884<br />

olio su tela<br />

Collezione privata<br />

Gordigiani si era dedicato sin da giovane<br />

al ritratto, passando rapidamente da uno<br />

stile disegnativo ancora in auge fra i<br />

giovani macchiaioli, alla grande maniera<br />

internazionale, conosciuta nei viaggi in<br />

Francia e ammirata nello studio parigino<br />

di Boldini. Fra i protagonisti del bel<br />

mondo fiorentino la marchesa Maria<br />

Luisa Ginori Lisci, che sarebbe morta<br />

ancor giovane di lì a due anni, era nota<br />

per la sua raffinata eleganza.<br />

William Morris Hunt (Brattleboro<br />

1824-Isles of Shoals 1879)<br />

Ritratto di signora col ventaglio<br />

1860-1870 circa<br />

olio su tela<br />

Washington, Hirshhorn Museum,<br />

and Sculpture Garden, Smithsonian<br />

Institution, acquisto del Museo<br />

Hunt ritrae, a figura intera, un’elegante<br />

signora della buona società americana in<br />

un tradizionale interno del New England,<br />

con mobili scuri e libri appoggiati sul<br />

tavolo e sul pavimento. L’abito azzurro<br />

pallido, l’incarnato del volto, le rose sul<br />

corpetto, creano un contrasto con il<br />

secondo piano in ombra.<br />

58 59


Ernestine Fabbri<br />

Teresa Fabbri<br />

1913-1914 circa<br />

foto<br />

Drusilla Gucci Caffarelli<br />

Bessie Potter Vonnoh<br />

(St. Louis 1872-New York 1955)<br />

Ritratto di Jessie Wilson<br />

(Mrs. Francis B. Sayre)<br />

1912-1913<br />

bronzo<br />

Old Lyme, Florence Griswold<br />

Museum<br />

La statuetta raffigura Jessie Wilson,<br />

seconda figlia del presidente degli Stati<br />

Uniti Woodrow Wilson. La scultrice<br />

Bessie Potter, sposata al pittore Robert<br />

Vonnoh, aveva sempre sognato <strong>Firenze</strong><br />

e l’Italia, dove volle venire a imparare a<br />

cavare il marmo e a studiare i maestri<br />

antichi per affermarsi in una professione<br />

che, anche nella liberale America, era<br />

principalmente riservata agli uomini.<br />

Bessie Potter Vonnoh<br />

(St. Louis 1872-New York 1955)<br />

Il ventaglio<br />

1910<br />

bronzo argentato<br />

Washington, National Museum of<br />

Women in the Arts, dono di Wallace e<br />

Wilhelmina Holladay<br />

Bessie Potter realizzò questo bronzetto<br />

argentato con una tecnica allora diffusa<br />

in Francia, ma non ancora in America.<br />

Per sperimentare le sottili variazioni<br />

di luce e colore, si rifece a modelli<br />

impressionisti di Rodin, incontrato<br />

a Parigi, e di Paul Troubetzkoy, dalle<br />

cui opere, viste a Chicago durante<br />

l’Esposizione Universale del 1893,<br />

trasse ispirazione per le sue eleganti<br />

figure femminili.<br />

Lilla Cabot Perry<br />

(Boston 1848-Hancock 1933)<br />

Signora con ciotola di viole<br />

1910 circa<br />

olio su tela<br />

Washington, National Museum<br />

of Women in the Arts dono di Wallace<br />

e Wilhelmina Holladay<br />

Il mazzetto di viole sulla mensola<br />

del camino – fiore cui l’artista aveva<br />

dedicato anche una poesia –aveva dato<br />

il titolo originario al dipinto, Pansies.<br />

Lilla Cabot, vissuta a Tokyo col marito<br />

Thomas Perry, docente di letteratura<br />

inglese, armonizza l’interesse per l’arte<br />

giapponese con i colori intrisi di luce e la<br />

libertà di pennellata degli impressionisti.<br />

60 61


Giovanni Boldini<br />

(Ferrara 1842-Parigi 1931)<br />

Ritratto di Miss Bell<br />

1903<br />

olio su tela<br />

Genova, Raccolte Frugone<br />

Il ritratto dell’elegante signora fu<br />

dipinto da Boldini in un anno che<br />

lo vide particolarmente impegnato<br />

a soddisfare le richieste della buona<br />

società internazionale. Per Boldini, che<br />

a Parigi aveva frequentato Sargent nel<br />

1884, il pittore americano rappresentava<br />

un concorrente: i due artisti, pur nelle<br />

differenze della loro pittura, avevano<br />

infatti un ideale di bellezza femminile<br />

affine.<br />

John White Alexander<br />

(Allegheny 1856-Pittsburgh 1915)<br />

Ritratto di Miss Helen Manice<br />

(poi Mrs. Henry M. Alexander)<br />

1895<br />

olio su tela<br />

New York, Brooklyn Museum, dono<br />

di Mrs. Helen G. Rhinelander and Mr.<br />

DeForest M. Alexander<br />

Michele Gordigiani<br />

(<strong>Firenze</strong> 1835-1909)<br />

Ritratto di Giulietta giovinetta<br />

1887 circa<br />

olio su tela<br />

<strong>Firenze</strong>, Galleria d’arte moderna<br />

di <strong>Palazzo</strong> Pitti<br />

Gordigiani, per il quale hanno posato<br />

sovrani e aristocratici di tutta Europa, è<br />

qui impegnato a ritrarre la figlia Giulietta,<br />

probabilmente sedicenne, con una libertà<br />

formale che ne sottolinea il carattere<br />

vivace e l’indole inquieta. Fra il 1871 e<br />

il 1878, in occasione dei Salon e delle<br />

Esposizioni Universali, il pittore era<br />

stato più volte a Parigi, dove incontrò<br />

l’ormai celebre Boldini, già amico nei<br />

primi anni fiorentini.<br />

Lilla Cabot Perry<br />

(Boston 1848-Hancock 1933)<br />

Il cappello verde<br />

1913<br />

olio su tela<br />

Chicago, Terra Foundation for<br />

American Art, Daniel J. Terra<br />

Collection<br />

Helen Manice siede in una stanza<br />

arredata con mobili tipici delle case del<br />

New England, gli stessi interni descritti<br />

nel romanzo Roderick Hudson di Henry<br />

James. Sebbene avesse soggiornato a<br />

Parigi, Alexander, uno tra i più fedeli<br />

Duveneck boys, non si unì ai Ten<br />

American Painters, aderendo invece alla<br />

più tradizionalista Academy of Design di<br />

New York. Il pittore non idealizza il<br />

soggetto, ma sottolinea la dimensione<br />

domestica della scena, come avviene<br />

spesso nei quadri americani.<br />

Lilla Cabot Perry ritrae la secondogenita<br />

Edith con il volto in parte ombreggiato<br />

da un grande cappello. Si avverte la forte<br />

partecipazione emotiva nei confronti<br />

della figlia, sofferente di disturbi mentali,<br />

ritratta con espressione malinconica. Le<br />

mani sono, insieme al copricapo, il fulcro<br />

della composizione: su di esse converge<br />

la luce, resa con pennellate dinamiche<br />

che attestano l’adesione dell’artista<br />

all’impressionismo.<br />

62 63


Theodore Robinson<br />

(Irasburg 1852-New York 1896)<br />

Angelus<br />

1879 circa<br />

olio su tela<br />

Waterville, Colby College Museum of<br />

Art, legato di Mr. and Mrs. Nevil Ford<br />

Una bambina della Francia del nord è<br />

ritratta in preghiera presso uno stagno,<br />

con una pittura libera ma robusta che fa<br />

emergere i volumi, mentre la luminosità<br />

mattutina esalta il colore della veste. Il<br />

titolo richiama le celebri opere di Millet,<br />

che Robinson ammirava profondamente.<br />

Analoghe figure femminili immerse<br />

nel paesaggio saranno ricorrenti nel<br />

percorso artistico del pittore.<br />

William Morris Hunt (Brattleboro<br />

1824-Isles of Shoals 1879)<br />

Pascolo nei pressi di uno stagno<br />

1860-1870 circa<br />

olio su tela<br />

Londra, Bank of America Merrill<br />

Lynch Collection<br />

Quando dipinge questo quadro Hunt<br />

è l’artista più celebre di Boston, oltre<br />

che l’insegnante più avanzato, non solo<br />

per lo stile, ma anche per avere aperto<br />

alle donne, nel 1868, la prima classe<br />

di pittura. Dedito prevalentemente<br />

al paesaggio, è figura trainante<br />

nell’ambiente culturale della città e la sua<br />

passione per l’arte francese crea nuove<br />

mode tra i ricchi e colti collezionisti<br />

bostoniani.<br />

Frederick Childe Hassam<br />

(Dorcester 1859-East Hampton 1935)<br />

Ritratto di Miss Weir all’aperto<br />

1909<br />

olio su tela<br />

Sacramento, Crocker Art Museum,<br />

acquistato con fondi donati<br />

da Mr. and Mrs. Vern C. Jones<br />

e altri donatori<br />

Hassam si dedicò soprattutto a dipingere<br />

vedute e ambienti urbani, e questo è<br />

uno dei suoi rari ritratti. I lineamenti<br />

della figlia dell’amico pittore Julian<br />

Alden Weir, delineati con precisione,<br />

contrastano con il paesaggio, restituito<br />

con tocco impressionista, in linea con<br />

la rielaborazione dei modelli francesi<br />

da parte dei pittori americani, che non<br />

recisero mai il legame con la tradizione<br />

accademica del loro paese.<br />

Joseph DeCamp<br />

(Cincinnati 1858-Boca Grande 1923)<br />

L’amaca<br />

1895 circa<br />

olio su tela<br />

Chicago, Terra Foundation<br />

for American Art,<br />

Daniel J. Terra Collection<br />

Intorno alla metà degli anni novanta<br />

DeCamp ritrae spesso moglie e figli<br />

nel giardino della casa di campagna<br />

del Massachusetts. L’artista, come altri<br />

connazionali, contrappone le figure<br />

disegnate accuratamente al paesaggio<br />

caratterizzato dal colore e dalla tache<br />

degli impressionisti conosciuti durante i<br />

soggiorni in Francia.<br />

64 65


Giuseppe Graziosi (Savignano sul<br />

Panaro 1879-<strong>Firenze</strong> 1942)<br />

Mio figlio<br />

1909<br />

olio su tela<br />

<strong>Firenze</strong>, Eredi Graziosi<br />

Il pittore ritrae il figlio Paolo e la<br />

moglie Bianca Coduri, artista svizzera<br />

venuta a <strong>Firenze</strong> nel 1896 per<br />

studiare all’Accademia con Giovanni<br />

Fattori, che per primo aveva aperto<br />

in Italia le classi alle donne. Graziosi<br />

raffigura un momento di intimità,<br />

tratteggiandolo nei minimi particolari:<br />

un’atmosfera domestica che richiama le<br />

contemporanee esperienze internazionali,<br />

e in particolare iconografie e temi cari a<br />

Mary Cassatt.<br />

Ernestine Fabbri<br />

Edith Shepard Fabbri<br />

con la figlia Teresa e la nipote<br />

Tecla Ludolf a Bar Harbor<br />

1899-1900<br />

foto<br />

Drusilla Gucci Caffarelli<br />

Ernestine Fabbri<br />

Signora e bambina a Viareggio<br />

1903 circa<br />

foto<br />

Drusilla Gucci Caffarelli<br />

66 67


William Merritt Chase<br />

(Williamsburg 1849-New York 1916)<br />

Mattino sul frangiflutti, Shinnecock<br />

1897 circa<br />

olio su tela<br />

Chicago, Terra Foundation<br />

for American Art,<br />

Daniel J. Terra Collection<br />

Frank Weston Benson<br />

(Salem 1862-1951)<br />

Estate<br />

1909<br />

olio su tela<br />

Providence, Museum of Art, Rhode<br />

Island School of Design,<br />

legato di Isaac C. Bates<br />

La spiaggia di Shinnecock Bay a Long<br />

Island si trovava vicino alla casa dove,<br />

fra il 1891 e il 1902, Chase trascorse<br />

le estati con la famiglia, gli amici pittori<br />

e gli studenti delle summer class. Per<br />

quanto pennellata frantumata e macchie<br />

di colore rivelino una conoscenza<br />

dell’impressionismo, il dipinto<br />

rappresenta un emblema della nuova<br />

pittura americana per la luce chiara e<br />

avvolgente e per l’ampiezza dell’orizzonte,<br />

che contrasta con le piccole figure.<br />

Frank Weston Benson<br />

(Salem 1862-1951)<br />

Le sorelle<br />

1899<br />

olio su tela<br />

Chicago, Terra Foundation<br />

for American Art,<br />

Daniel J. Terra Collection<br />

Benson ritrae le figlie, che dieci anni più<br />

tardi saranno le protagoniste di Estate,<br />

nel paesaggio del New Hampshire.<br />

L’artista – che aveva aderito ai Ten<br />

American Painters, distaccatisi dai<br />

colleghi più conservatori della Society<br />

of American Artists per diffondere un<br />

linguaggio artistico moderno – riadatta<br />

alle tradizioni americane la pennellata<br />

frammentata, il taglio fotografico e<br />

l’uso di dipingere all’aria aperta degli<br />

impressionisti.<br />

Estate illustra uno dei temi principali<br />

della mostra: la rappresentazione della<br />

donna americana a confronto con quella<br />

europea. Le figlie e la nipote del pittore,<br />

con le loro vesti bianche, incarnano il<br />

dinamismo e l’ottimismo della giovane<br />

nazione americana, rivelando una nuova<br />

figura femminile intraprendente ed<br />

emancipata.<br />

Vittorio Corcos<br />

(Livorno 1859-<strong>Firenze</strong> 1933)<br />

In lettura sul mare<br />

1910 circa<br />

olio su tela<br />

Collezione privata<br />

Corcos ambienta la scena sul terrazzo<br />

della propria casa di Castiglioncello,<br />

su cui siede la figliastra Ada insieme<br />

a due giovani dandy. In lontananza si<br />

scorgono Vada e la sua costa, con i primi<br />

insediamenti industriali. L’atmosfera del<br />

quadro rispecchia una Castiglioncello<br />

frequentata sia da facoltosi stranieri che<br />

da un circolo di artisti e letterati.<br />

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Il Vieusseux a <strong>Palazzo</strong> Feroni<br />

Il Vieusseux a <strong>Palazzo</strong> Feroni Al Gabinetto di lettura fondato<br />

nel 1820 a <strong>Palazzo</strong> Buondelmonti (Piazza Santa Trinita)<br />

dal mercante ginevrino Giovan Pietro Vieusseux, si sono<br />

abbonati, pagando una quota di associazione, tutti i forestieri<br />

di passaggio o residenti a <strong>Firenze</strong> tra Otto e Novecento. Dal<br />

1873 al 1898 il Vieusseux occupa i locali a piano terreno<br />

di <strong>Palazzo</strong> Feroni, con ingresso da Via Tornabuoni 2. Per la<br />

lettura in sede, le Reading rooms sono aperte dalle 8 alle 22;<br />

i giornali sono distribuiti in tre sale per aree linguistiche:<br />

italiani, francesi e russi, inglesi e tedeschi. La Circulating library,<br />

destinata al prestito a domicilio, è aperta dalle 9 alle 17. I locali<br />

della circolante sono tappezzati di libri alle pareti: nella sala<br />

più grande, carrelli carichi di libri, tutti rilegati in pergamena<br />

e carta marmorizzata, con un cartiglio che indica orari e<br />

modalità del prestito. In queste sale, negli ultimi venticinque<br />

anni dell’Ottocento, sono passati circa 50.000 lettori, in larga<br />

maggioranza britannici e americani. Per gli stranieri è una tappa<br />

d’obbligo, e non solo per la lettura: «un luogo dove prima o poi<br />

si incontrano tutti quelli che conosci tra gli stranieri residenti<br />

a <strong>Firenze</strong>» dice il protagonista di Indian Summer, romanzo<br />

dell’americano William D. Howells. Dal Libro dei soci,<br />

dove ciascuno registra anche il proprio recapito in città,<br />

si scopre che John S. Sargent alloggiava all’Hotel d’Angleterre<br />

e che Henry James nel 1880 è all’Hotel Royal de l’Arno,<br />

dove inizia a scrivere Ritratto di signora.<br />

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Testi<br />

Ludovica Sebregondi<br />

Traduzioni<br />

Stephen Tobin (italiano-inglese)<br />

Mila Alieva (inglese-russo)<br />

Xue Cheng (italiano-cinese)<br />

Coordinamento editoriale<br />

Elena Bottinelli<br />

Ludovica Sebregondi<br />

Progetto grafico<br />

RovaiWeber Design<br />

La pubblicazione è stata pensata<br />

per accompagnare la mostra<br />

<strong>Americani</strong> a <strong>Firenze</strong><br />

Sargent e gli impressionisti<br />

del Nuovo Mondo<br />

<strong>Firenze</strong>, <strong>Palazzo</strong> <strong>Strozzi</strong><br />

3 marzo-15 luglio 2012<br />

A cura di<br />

Francesca Bardazzi<br />

Carlo Sisi<br />

Promossa e organizzata da<br />

Fondazione <strong>Palazzo</strong> <strong>Strozzi</strong><br />

Ministero per i Beni e le Attività Culturali<br />

Soprintendenza PSAE<br />

e per il Polo Museale della città di <strong>Firenze</strong><br />

con<br />

Comune di <strong>Firenze</strong><br />

Provincia di <strong>Firenze</strong><br />

Camera di Commercio di <strong>Firenze</strong><br />

Associazione Partners <strong>Palazzo</strong> <strong>Strozzi</strong><br />

e<br />

Regione Toscana<br />

Con il patrocinio di<br />

Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a <strong>Firenze</strong><br />

Ministero degli Affari Esteri<br />

Ministero per i Beni e le Attività Culturali<br />

Con il contributo di<br />

Ente Cassa di Risparmio di <strong>Firenze</strong><br />

Con il supporto di<br />

Bank of America Merrill Lynch<br />

Terra Foundation for American Art<br />

Jan Shrem and Maria Manetti Farrow<br />

Paulson Family Foundation<br />

Ferrovie dello Stato Italiane<br />

Aeroporto di <strong>Firenze</strong><br />

Società Aeroporto Toscano<br />

ATAF<br />

Unicoop <strong>Firenze</strong><br />

<strong>Firenze</strong> Parcheggi<br />

Fondazione Corriere della Sera<br />

Realizzazione della mostra<br />

Fondazione <strong>Palazzo</strong> <strong>Strozzi</strong><br />

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Fondazione <strong>Palazzo</strong> <strong>Strozzi</strong><br />

Piazza <strong>Strozzi</strong>, 50123 <strong>Firenze</strong><br />

76<br />

www.palazzostrozzi.org

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