Rapporto annuale 2007 - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario ...
Rapporto annuale 2007 - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario ... Rapporto annuale 2007 - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario ...
IRFMN I criteri di inclusione dei casi sono stati una prima diagnosi di psoriasi effettuata da un dermatologo corrispondente a una storia di manifestazioni cutanee di non più di 2 anni dopo l’esordio riferito della malattia. I controlli sono stati selezionati casualmente nello stesso giorno, negli stessi centri, con patologie non associate né alla psoriasi né ai fattori di rischio analizzati. Sono stati reclutati in totale 560 casi e 690 controlli. L’OR di psoriasi è stato stimato 0,8 per i soggetti ipertesi, 1,1 per i diabetici e 1,1 per i soggetti con iperlipidemia. L’assunzione di antagonisti dei recettori dell’istamina è stata associata negativamente alla psoriasi (OR=0,3). Questo studio esclude una forte associazione della psoriasi alla prima diagnosi con condizioni croniche comuni. Le associazioni riscontrate in passato tra psoriasi e alcune condizioni relativamente comuni come il diabete mellito, l’ipertensione e l’iperlipidemia possono rappresentare un ritardato effetto di ben noti fattori di rischio per la psoriasi, come il fumo e il sovrappeso, o riflettere fattori legati ai casi per i quali la diagnosi di psoriasi risalga a ben più di due anni. Impatto dell’indice di massa corporea e dell’obesità sulla risposta clinica al trattamento sistemico per la psoriasi. Evidenze dal progetto PSOCARE Allo scopo di valutare il ruolo del BMI sulla risposta clinica al trattamento sistemico per la psoriasi, sono stati analizzati i dati di un registro nazionale seguito da uno studio di coorte. Lo studio ha coinvolto pazienti che ricevevano per la prima volta nella loro vita un nuovo trattamento sistemico per la psoriasi, afferenti a centri di riferimento per la patologia in Italia. Le informazioni sono state raccolte direttamente dai dermatologi che seguivano i casi con l’ausilio di una scheda-web. I pazienti inclusi erano soggetti con una diagnosi clinica di psoriasi a placche cronica, e 8 e 16 settimane di follow-up completato entro il mese di marzo 2007. E’ stata valutata, quale indice di miglioramento della patologia, una riduzione di almeno il 75% dell’area interessata dalla psoriasi valutata con l’indice PASI (Psoriasis Area Severity Index) al follow-up, rispetto al basale (PASI-75). Un totale di 2368 pazienti sono stati analizzati a 8 settimane e 2042 a 16 settimane. Il PASI-75 è stato raggiunto da 819 (34,5%) pazienti a 8 settimane e 1034 (50,6%) pazienti a 16 settimane. La proporzione di miglioramento diminuiva all’aumentare dei valori di BMI, dal 41,7% nei pazienti con BMI
IRFMN arti superiori, in particolare della zona laterale degli arti superiori, è un pratico e idoneo strumento per la previsione del numero totale di nevi nei bambini. Fattori di rischio per tipi istologici e sedi anatomiche di carcinoma cutaneo baso-cellulare Poiché i diversi sottotipi clinico-patologici e sedi anatomiche di carcinoma baso-cellulare (BCC) possono avere caratteristiche e meccanismi di sviluppo differenti, abbiamo analizzato i dati di uno studio caso-controllo italiano che includeva 528 soggetti con BCC, e 512 controlli. Il rischio di BCC nodulare (OR=1,53), ma non superficiale (OR=0,71), era aumentato per i soggetti con esposizione occupazionale al sole. Per quanto riguarda la sede anatomica del BCC, i rischi corrispondenti erano 1,46 per testa/collo e 0,74 per il tronco. Sono emerse associazioni dirette con esposizione solare nel tempo libero, colore degli occhi, capelli rossi, numero di ustioni solari e giovane età al loro primo episodio, con alcune differenze nei rischi tra diversi istotipi e sedi anatomiche. Di conseguenza, questo studio ha confermato il ruolo delle esposizioni solari (intermittenti) e delle caratteristiche fenotipiche come fattori di rischio per il BCC, e ha suggerito alcune differenze eziologiche tra gli istotipi nodulare e superficiale e tra sedi anatomiche testa/collo e tronco. Fattori antropometrici e melanoma maligno Parecchi studi hanno analizzato l’effetto di vari fattori antropometrici sul rischio di melanoma maligno. Poiché i risultati sono controversi, abbiamo analizzato uno studio caso-controllo condotto in Italia fra il 1992 e il 1994 su 542 pazienti con melanoma e 538 controlli. Gli OR per il quartile più alto verso il più basso erano 2,06 per il peso, 1,16 per l’altezza, 1,90 per il BMI e 1,87 per la superficie corporea. Aggiustando mutuamente per BMI e superficie corporea nel modello, gli OR erano 1,55 per BMI e 1,41 per superficie corporea. I risultati confermano che l’obesità aumenta il rischio di melanoma. Inoltre, la superficie corporea è associata con il rischio di melanoma. In termini di rischio attribuibile della popolazione, il sovrappeso e l’obesità spiegherebbero il 31% dei casi di melanoma in questa popolazione italiana. Numero di nevi e melanoma maligno Nello stesso studio caso-controllo, abbiamo analizzato l’associazione fra il numero di nevi in una specifica sede anatomica e il rischio di melanoma nella stessa sede. I casi ed i controlli sono stati esaminati da dermatologi addestrati che hanno contato il numero di nevi melanocitici. Gli OR di melanoma per il terzile più alto rispetto al più basso del numero di nevi nella corrispondente sede era 1,4 per la faccia e il collo, 2,3 per il tronco anteriore, 4,9 per il tronco posteriore, 2,9 per gli arti superiori e 5,0 per gli arti inferiori. In un’analisi “caso-caso”, confrontando i casi di melanoma in una specifica sede e i casi di melanoma in tutte le altre sedi, un eccesso di rischio è stato trovato solo per il tronco posteriore, con un RR di 2,1 per il terzile più alto di numero di nevi rispetto al più basso. I nostri dati non sostengono l’ipotesi di un effetto specifico dei nevi in ogni singola sede anatomica. Sviluppo del sito web BPCO.CARE, Questo indice è stato realizzato dal Laboratorio di Informatica Medica per raccogliere, classificare e commentare i migliori siti web disponibili sulla rete sulla broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Oltre a indicare le specifiche peculiarità in termini di contenuti offerti, per ciascun sito web è segnalato l’eventuale uso di strumenti web 2.0 come i podcast, i feed RSS, i blog, i webcats, i webinar. Una sezione del sito è dedicata poi alla segnalazione (e alla possibile attivazione) di servizi di podcasting tra quelli disponibili in rete nell’area della BPCO e della pneumologia. Lo sviluppo del sito web (disponibile all’indirizzo http://www.bpcocare.it) ha visto la collaborazione del Dipartimento di Ricerca Cardiovascolare dell’Istituto Mario Negri. 198 RAPPORTO ATTIVITA’ 2007
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IRFMN<br />
I criteri <strong>di</strong> inclusione dei casi sono stati una prima <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> psoriasi effettuata da un<br />
dermatologo corrispondente a una storia <strong>di</strong> manifestazioni cutanee <strong>di</strong> non più <strong>di</strong> 2 anni dopo<br />
l’esor<strong>di</strong>o riferito della malattia. I controlli sono stati selezionati casualmente nello stesso giorno,<br />
negli stessi centri, con patologie non associate né alla psoriasi né ai fattori <strong>di</strong> rischio analizzati.<br />
Sono stati reclutati in totale 560 casi e 690 controlli. L’OR <strong>di</strong> psoriasi è stato stimato 0,8 per i<br />
soggetti ipertesi, 1,1 per i <strong>di</strong>abetici e 1,1 per i soggetti con iperlipidemia. L’assunzione <strong>di</strong><br />
antagonisti dei recettori dell’istamina è stata associata negativamente alla psoriasi (OR=0,3).<br />
Questo stu<strong>di</strong>o esclude una forte associazione della psoriasi alla prima <strong>di</strong>agnosi con con<strong>di</strong>zioni<br />
croniche comuni. Le associazioni riscontrate in passato tra psoriasi e alcune con<strong>di</strong>zioni<br />
relativamente comuni come il <strong>di</strong>abete mellito, l’ipertensione e l’iperlipidemia possono<br />
rappresentare un ritardato effetto <strong>di</strong> ben noti fattori <strong>di</strong> rischio per la psoriasi, come il fumo e il<br />
sovrappeso, o riflettere fattori legati ai casi per i quali la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> psoriasi risalga a ben più <strong>di</strong><br />
due anni.<br />
Impatto dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> massa corporea e dell’obesità sulla risposta clinica<br />
al trattamento sistemico per la psoriasi. Evidenze dal progetto PSOCARE<br />
Allo scopo <strong>di</strong> valutare il ruolo del BMI sulla risposta clinica al trattamento sistemico per la<br />
psoriasi, sono stati analizzati i dati <strong>di</strong> un registro nazionale seguito da uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> coorte. Lo<br />
stu<strong>di</strong>o ha coinvolto pazienti che ricevevano per la prima volta nella loro vita un nuovo<br />
trattamento sistemico per la psoriasi, afferenti a centri <strong>di</strong> riferimento per la patologia in Italia.<br />
Le informazioni sono state raccolte <strong>di</strong>rettamente dai dermatologi che seguivano i casi con<br />
l’ausilio <strong>di</strong> una scheda-web. I pazienti inclusi erano soggetti con una <strong>di</strong>agnosi clinica <strong>di</strong> psoriasi<br />
a placche cronica, e 8 e 16 settimane <strong>di</strong> follow-up completato entro il mese <strong>di</strong> marzo <strong>2007</strong>. E’<br />
stata valutata, quale in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> miglioramento della patologia, una riduzione <strong>di</strong> almeno il 75%<br />
dell’area interessata dalla psoriasi valutata con l’in<strong>di</strong>ce PASI (Psoriasis Area Severity Index) al<br />
follow-up, rispetto al basale (PASI-75). Un totale <strong>di</strong> 2368 pazienti sono stati analizzati a 8<br />
settimane e 2042 a 16 settimane. Il PASI-75 è stato raggiunto da 819 (34,5%) pazienti a 8<br />
settimane e 1034 (50,6%) pazienti a 16 settimane. La proporzione <strong>di</strong> miglioramento <strong>di</strong>minuiva<br />
all’aumentare dei valori <strong>di</strong> BMI, dal 41,7% nei pazienti con BMI