Rapporto annuale 2007 - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario ...

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IRFMN blot di proteine specifiche neuronali o gliali e analisi di citometria di flusso (in collaborazione con il Dr. Bernasconi, Dipartimento di Oncologia, IRFMN). Queste valutazioni vengono effettuate su preparazioni purificate ottenute da midollo spinale di topo. Gli stessi parametri vengono valutati su due diversi modelli animali di degenerazione del motoneurone, il topo wobbler e il topo transgenico SOD1G93A (in collaborazione con la Dott.ssa Bendotti, Dipartimento di Neuroscienze, IRFMN), per valutare il possibile coinvolgimento in patologie neurodegenerative. I risultati ottenuti finora suggeriscono la presenza di una componente di natura neuronale che contribuisce al mantenimento dell’omeostasi del glutammato nel sistema nervoso centrale. Il confronto tra i due modelli animali di neuro degenerazione sembra indicare una diversa rilevanza di questa componente nella morte dei motoneuroni: mentre nel topo wobbler la componente eccitotossica legata a potenziali alterazioni della ricaptazione di glutammato non sembra essere coinvolta, nel topo transgenico SOD1G93A abbiamo rilevato la presenza di una significativa riduzione della capacità di ricaptazione del glutammato da parte del comparto neuronale. Questa alterazione probabilmente contribuisce ad amplificare i meccanismi che portano alla morte neuronale in questo modello. E’ attualmente in corso un progetto in collaborazione con il professor Bonanno (Università di Genova) per la caratterizzazione del rilascio di glutammato da sinaptosomi ottenuti da midollo spinale di topo wobbler, per valutare se la morte dei motoneuroni possa dipendere da alterati meccanismi di rilascio del neurotrasmettitore dai terminali nervosi. L’eccitotossicità mediata dai recettori AMPA è uno degli eventi più importanti della degenerazione dei motoneuroni nella patogenesi della SLA. Abbiamo messo a punto un nuovo modello di colture primarie caratterizzato dalla cocoltura di motoneuroni purificati su layer di astrociti. Questo modello permette di mantenere il motoneurone in vitro in condizioni più fisiologiche ed è stato utilizzato per dimostrare come agonisti del recettore AMPA siano in grado di indurre processi degenerativi apoptotici o non-apoptotici, dipendendo dalle concentrazioni utilizzate. Abbiamo studiato l’interazione tra eccitotossicità e altri fattori potenzialmente neurotossici, come i mediatori del processo infiammatorio e abbiamo dimostrato che la chemochina pro-infiammatoria IL-8 induce morte del motoneurone attraverso il recettore CXCR2. Studi preliminari sugli effetti di TNF-α, i cui livelli sono particolarmente alti nel midollo spinale dei modelli animali di neuro degenerazione, hanno evidenziato il ruolo determinante delle cellule gliali nel mediare la neurotossicità di tale citochina. Attualmente stiamo studiando le principali alterazioni biochimiche coinvolte nei meccanismi neurodegenerativi (come, ad esempio, l’influsso di calcio) e stiamo testando nuovi potenziali trattamenti in grado di interferire selettivamente con ciascuna delle vie di degenerazione. Abbiamo avviato, infine, un interessante studio sugli effetti tossici del siero di giocatori di calcio professionisti sul motoneurone, volto a identificare potenziali fattori di rischio presenti a livello sistemico che possono giustificare l’elevata incidenza della SLA in tale categoria di atleti. Sono inoltre in corso studi su colture primarie di neuroni spinali e ippocampali da topi mnd o controlli con lo scopo di determinare la loro sensibilità ad agonisti e antagonisti dei recettori AMPA, e il ruolo degli astrociti ottenuti dai topi mnd o controlli nell’influenzare la sopravvivenza dei motoneuroni. Sono in corso studi su astrociti derivati da cellule staminali neurali con lo scopo di verificare se le alterazioni biochimiche tipiche del nostro modello murino di SLA (il topo wobbler) sono già evidenti anche nelle cellule ottenute direttamente da precursori. In questo studio vengono utilizzati astrociti ottenuti da precursori neurali di topi wobbler e controlli omozigoti per valutare l’attività dei trasportatori del glutammato, mediante esperimenti di uptake, e l’effetto diretto e indiretto di questi astrociti sul motoneurone. Infine sono in corso studi sul trafficking intracellulare, in particolar modo sul ruolo svolto dalla proteina Vps54, che risulta mutata nel 165 RAPPORTO ATTIVITA’ 2007

IRFMN topo wobbler. Vengono utilizzate per questo scopo, colture primarie di astrociti ottenute da midollo spinale di topo (wobbler e controllo omozigote) adulto. Il Laboratorio di Farmacologia Recettoriale collabora da diversi anni con laboratori di chimica farmaceutica per caratterizzare affinità e selettività di nuove molecole sui recettori per i neurotrasmettitori, utilizzando metodiche di “binding” in vitro. I risultati ottenuti sono poi utilizzati per studi di "molecular modeling" (QSAR) e le molecole più interessanti sono oggetto di approfondimento in studi di farmacologia. Abbiamo in corso una collaborazione con il prof. De Micheli (Università di Milano) e la Prof. Grasso (Università di Messina) per lo studio e lo sviluppo di nuovi antagonisti non-competitivi per il recettore AMPA. Un' utile applicazione della metodica di “binding” è anche la possibilità di valutare l' attività agonista/antagonista di composti con affinità per i recettori accoppiati alle proteine G (GPCR), misurando il loro effetto sul binding del 35S-GTP-γ-S. Attualmente sono in fase di caratterizzazione anche metodi non radioattivi, basati sulla misurazione della “ fluorescenza in tempo risolto”, per determinare l' attivazione dei GPCR in membrane cellulari. Recentemente abbiamo verificato l'effetto del dimetil sulfossido, (DMSO) un solvente comunemente utilizzato per gli esperimenti in vitro per sciogliere i composti idrofobici, con differenti metodiche che prevedono l'utilizzo di cellule eucariotiche HEK293 transfettate con il recettore serotoninergico 5-HT6 di ratto. I risultati ottenuti indicano che il DMSO interferisce con l'attività degli agonisti sul recettore 5-HT6 quando si usa la metodica di " scintillation proximity assay (SPA)" associata al 35S-GTP-g-S binding. Contrariamente il DMSO non interferisce con l'attività agonista su questo recettore se viene usata la metodica che prevede l'utilizzo della "fluorescenza in tempo risolto" associata al binding del GTP marcato con europio. Il laboratorio può inoltre, mediante tecniche di “binding” in autoradiografia, valutare ex vivo l'occupazione recettoriale dopo trattamento acuto o cronico con farmaci. Infine sono in corso studi in collaborazione con il Dott. Gobbi (Lab. di biochimica e chimica delle proteine, IRFMN) per caratterizzare il ruolo del sito allosterico al trasportatore della serotonina nel meccanismo d’azione di antidepressivi inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), quali l’escitalopram. Laboratorio di Neuroimmunologia Regolazione redox Lo studio del cosiddetto stress ossidativo ha portato all’identificazione di fenomeni biochimici che vengono modificati da molecole antiossidanti anche in assenza di stress ossidativo inteso come produzione eccessiva di metaboliti tossici dell’ossigeno (radicali liberi). Si parla perciò di regolazione redox per definire l’insieme delle funzioni cellulari (espressione di geni, attività di enzimi e fattori trascrizionali etc.) che sono in qualche modo modificate dallo stato di redox della cellula, inteso come il rapporto tra specie ossidanti e riducenti (in genere: il rapporto tra glutatione ossidato e ridotto). Il nostro lavoro si focalizza sui meccanismi molecolari con cui piccole variazioni nello stato di redox possono influenzare proteine di vario genere, e in particolare su modificazioni transitorie di cisteine all’interno di proteine a formare ponti disulfuro con altre catene proteiche o con piccole molecole tioliche come il glutatione. Recentemente abbiamo inoltre rivolto la nostra attenzione all'identificazione dello stato di redox delle proteine poste sulla superficie della membrana cellulare in quanto queste hanno spesso funzioni importanti (es: trasportatori, recettori) e sono il primo bersaglio di ossidanti extracellulari. Inoltre, applichiamo tecniche di proteomica e di profiling dell'espressione genica mediante microarrays all'identificazione dei pathways di regolazione redox. 166 RAPPORTO ATTIVITA’ 2007

IRFMN<br />

topo wobbler. Vengono utilizzate per questo scopo, colture primarie <strong>di</strong> astrociti ottenute da<br />

midollo spinale <strong>di</strong> topo (wobbler e controllo omozigote) adulto.<br />

Il Laboratorio <strong>di</strong> Farmacologia Recettoriale collabora da <strong>di</strong>versi anni con laboratori <strong>di</strong> chimica<br />

farmaceutica per caratterizzare affinità e selettività <strong>di</strong> nuove molecole sui recettori per i<br />

neurotrasmettitori, utilizzando meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong> “bin<strong>di</strong>ng” in vitro. I risultati ottenuti sono poi<br />

utilizzati per stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> "molecular modeling" (QSAR) e le molecole più interessanti sono oggetto<br />

<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento in stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> farmacologia. Abbiamo in corso una collaborazione con il prof.<br />

De Micheli (Università <strong>di</strong> Milano) e la Prof. Grasso (Università <strong>di</strong> Messina) per lo stu<strong>di</strong>o e lo<br />

sviluppo <strong>di</strong> nuovi antagonisti non-competitivi per il recettore AMPA. Un' utile applicazione<br />

della meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> “bin<strong>di</strong>ng” è anche la possibilità <strong>di</strong> valutare l' attività agonista/antagonista <strong>di</strong><br />

composti con affinità per i recettori accoppiati alle proteine G (GPCR), misurando il loro effetto<br />

sul bin<strong>di</strong>ng del 35S-GTP-γ-S. Attualmente sono in fase <strong>di</strong> caratterizzazione anche meto<strong>di</strong> non<br />

ra<strong>di</strong>oattivi, basati sulla misurazione della “ fluorescenza in tempo risolto”, per determinare l'<br />

attivazione dei GPCR in membrane cellulari.<br />

Recentemente abbiamo verificato l'effetto del <strong>di</strong>metil sulfossido, (DMSO) un solvente<br />

comunemente utilizzato per gli esperimenti in vitro per sciogliere i composti idrofobici, con<br />

<strong>di</strong>fferenti meto<strong>di</strong>che che prevedono l'utilizzo <strong>di</strong> cellule eucariotiche HEK293 transfettate con il<br />

recettore serotoninergico 5-HT6 <strong>di</strong> ratto. I risultati ottenuti in<strong>di</strong>cano che il DMSO interferisce<br />

con l'attività degli agonisti sul recettore 5-HT6 quando si usa la meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> " scintillation<br />

proximity assay (SPA)" associata al 35S-GTP-g-S bin<strong>di</strong>ng. Contrariamente il DMSO non<br />

interferisce con l'attività agonista su questo recettore se viene usata la meto<strong>di</strong>ca che prevede<br />

l'utilizzo della "fluorescenza in tempo risolto" associata al bin<strong>di</strong>ng del GTP marcato con<br />

europio. Il laboratorio può inoltre, me<strong>di</strong>ante tecniche <strong>di</strong> “bin<strong>di</strong>ng” in autora<strong>di</strong>ografia, valutare ex<br />

vivo l'occupazione recettoriale dopo trattamento acuto o cronico con farmaci.<br />

Infine sono in corso stu<strong>di</strong> in collaborazione con il Dott. Gobbi (Lab. <strong>di</strong> biochimica e chimica<br />

delle proteine, IRFMN) per caratterizzare il ruolo del sito allosterico al trasportatore della<br />

serotonina nel meccanismo d’azione <strong>di</strong> antidepressivi inibitori selettivi della ricaptazione della<br />

serotonina (SSRI), quali l’escitalopram.<br />

Laboratorio <strong>di</strong> Neuroimmunologia<br />

Regolazione redox<br />

Lo stu<strong>di</strong>o del cosiddetto stress ossidativo ha portato all’identificazione <strong>di</strong> fenomeni biochimici<br />

che vengono mo<strong>di</strong>ficati da molecole antiossidanti anche in assenza <strong>di</strong> stress ossidativo inteso<br />

come produzione eccessiva <strong>di</strong> metaboliti tossici dell’ossigeno (ra<strong>di</strong>cali liberi). Si parla perciò <strong>di</strong><br />

regolazione redox per definire l’insieme delle funzioni cellulari (espressione <strong>di</strong> geni, attività <strong>di</strong><br />

enzimi e fattori trascrizionali etc.) che sono in qualche modo mo<strong>di</strong>ficate dallo stato <strong>di</strong> redox<br />

della cellula, inteso come il rapporto tra specie ossidanti e riducenti (in genere: il rapporto tra<br />

glutatione ossidato e ridotto). Il nostro lavoro si focalizza sui meccanismi molecolari con cui<br />

piccole variazioni nello stato <strong>di</strong> redox possono influenzare proteine <strong>di</strong> vario genere, e in<br />

particolare su mo<strong>di</strong>ficazioni transitorie <strong>di</strong> cisteine all’interno <strong>di</strong> proteine a formare ponti<br />

<strong>di</strong>sulfuro con altre catene proteiche o con piccole molecole tioliche come il glutatione.<br />

Recentemente abbiamo inoltre rivolto la nostra attenzione all'identificazione dello stato <strong>di</strong> redox<br />

delle proteine poste sulla superficie della membrana cellulare in quanto queste hanno spesso<br />

funzioni importanti (es: trasportatori, recettori) e sono il primo bersaglio <strong>di</strong> ossidanti<br />

extracellulari. Inoltre, applichiamo tecniche <strong>di</strong> proteomica e <strong>di</strong> profiling dell'espressione genica<br />

me<strong>di</strong>ante microarrays all'identificazione dei pathways <strong>di</strong> regolazione redox.<br />

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