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Rapporto annuale 2007 - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario ...

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IRFMN<br />

e gliali murine. Questo modello presenta le caratteristiche delle BBB: presenza <strong>di</strong> giunzioni<br />

stette (tight junctions), alti valori <strong>di</strong> resistenza elettrica transendoteliale, valori tipici <strong>di</strong><br />

permeabilità paracellulare e transcellulare. Lo stu<strong>di</strong>o prevede <strong>di</strong>: i) stu<strong>di</strong>are le mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

delle caratteristiche della BBB e dell’espressione proteica in seguito ad IPC ex-vivo; ii)<br />

identificare me<strong>di</strong>atori e pathway dell’IPC a livello della BBB.<br />

Stu<strong>di</strong>o dei meccanismi patogenetici nel danno da contusione cerebrale<br />

Il danno da trauma cranico è il risultato <strong>di</strong> un insulto primario (irreversibile e dovuto alle<br />

conseguenze biomeccaniche dell’impatto) e <strong>di</strong> eventi cellulari e molecolari che sono attivati<br />

dopo pochi minuti dall’evento e che interagiscono in modo complesso determinando la morte o<br />

la sopravvivenza dei neuroni. A questi processi si possono sovrapporre insulti secondari che<br />

peggiorano il danno finale anatomico e funzionale. La lesione evolve nel corso <strong>di</strong> giorni<br />

rendendo possibile, almeno in teoria, un intervento terapeutico. Abbiamo recentemente messo a<br />

punto un modello murino <strong>di</strong> contusione corticale controllata (CCI) che induce un danno<br />

riproducibile e che riassume <strong>di</strong>versi aspetti della contusione cerebrale nell’uomo tra cui<br />

l’aumento della pressione endocranica, le mo<strong>di</strong>ficazioni della reattività cerebrovascolare<br />

(ipoperfusione regionale), l’edema cerebrale, il danno corticale e ippocampale responsabili dei<br />

deficit neurologici e del deterioramento cognitivo. Dato che il trauma cranico è una delle<br />

principali cause <strong>di</strong> morte e <strong>di</strong> invali<strong>di</strong>tà permanente nei paesi industrializzati, ed a tutt'oggi non<br />

esistono terapie efficaci nella maggior parte dei pazienti affetti da questa patologia, la<br />

comprensione dei meccanismi che portano alla morte dei neuroni o alla loro sopravvivenza è un<br />

obiettivo primario della ricerca.<br />

Questa linea <strong>di</strong> ricerca si propone <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are: 1) la risposta infiammatoria indotta da TBI in topi<br />

geneticamente mo<strong>di</strong>ficati al fine <strong>di</strong> comprendere il ruolo <strong>di</strong> geni specifici; 2) i meccanismi<br />

cellulari e molecolari alla base della vulnerabilità post-traumatica all’insulto secondario; 3)<br />

l’attivazione <strong>di</strong> possibili risposte protettive e <strong>di</strong> precon<strong>di</strong>tioning; 4) nell’ambito <strong>di</strong> una ricerca<br />

translazionale, i meccanismi molecolari <strong>di</strong> danno e recupero nel modello animale e in campioni<br />

<strong>di</strong> tessuto cerebrale umano ottenuto da pazienti nel corso della rimozione della contusione<br />

cerebrale<br />

Laboratorio <strong>di</strong> Neurobiologia Molecolare<br />

Stu<strong>di</strong>o dei meccanismi patogenici della Sclerosi Laterale Amiotrofica<br />

Ruolo dell’aggregazione proteica<br />

Una delle caratteristiche patologiche della SLA è l’accumulo <strong>di</strong> aggregati proteici nei corpi<br />

cellulari e negli assoni dei motoneuroni. La nostra ipotesi è che l’alterazione del sistema<br />

ubiquitina/proteasoma sia responsabile <strong>di</strong> tale fenomeno, stiamo quin<strong>di</strong> cercando <strong>di</strong> capire se a<br />

livello cellulare sono rilevabili alterazioni dell’attività del proteasoma. A tale scopo abbiamo<br />

utilizzato dei topi transgenici UbG76V-GFP che esprimono una proteina <strong>di</strong> fusione che<br />

funziona come reporter per l’attività del proteasoma (gentilmente avuti dal Dr. Nico Dantuma of<br />

the Karolinska Institute), incrociati con i topi SOD1G93A, un modello <strong>di</strong> SLA familiare. Il<br />

progetto si è recentemente concluso con i seguenti risultati: nei topi doppi transgenici allo sta<strong>di</strong>o<br />

sintomatico, alcuni motoneuroni con caratteristiche neuropatologiche quali la vacuolizzazione e<br />

l’accumulo <strong>di</strong> neurofilamenti fosforilati mostrano un aumento dell’immunoreatività <strong>di</strong> GFP<br />

in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sfunzione del proteasoma. L’accumulo <strong>di</strong> GFP nei motoneuroni, tuttavia, non si<br />

evidenzia nei topi prima dell’esor<strong>di</strong>o dei sintomi in<strong>di</strong>cando che questo fenomeno<br />

probabilmente non gioca un ruolo importante nella patogenesi delle malattia ma può contribuire<br />

alla sua rapida progressione. I risultati sono raccolti nella tesi <strong>di</strong> laurea in CTF della Dr.ssa<br />

Marino, nella tesi <strong>di</strong> PhD della Dr.ssa Cheroni e in un manoscritto in fase <strong>di</strong> sottomissione alla<br />

rivista J. Neuroscience.<br />

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RAPPORTO ATTIVITA’ <strong>2007</strong>

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