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Scuola secondaria di I grado Quaderno del 2010/2011

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FONDAZIONE DEL SACRO CUORE<br />

CESENA<br />

<strong>Scuola</strong> <strong>secondaria</strong> <strong>di</strong> I <strong>grado</strong><br />

<strong>Quaderno</strong> <strong>del</strong> <strong>2010</strong>/<strong>2011</strong>


IL CUORE DESIDERA COSE GRANDI


“Parola e realtà”<br />

Laboratorio <strong>di</strong> scrittura<br />

Classi Prime


1. LE GITE<br />

La Gita a Camaldoli<br />

L‟eremo <strong>di</strong> Camaldoli visto dalla Foresta <strong>di</strong><br />

abeti bianchi che lo circonda<br />

Le celle degli Eremiti<br />

Parla <strong>del</strong>la gita a Camaldoli <strong>di</strong>cendo cosa ti ha maggiormente colpito <strong>di</strong> essa.<br />

Pochi giorni fa la mia classe, assieme a tutta la scuola, ha organizzato una gita all‟eremo <strong>di</strong><br />

Camaldoli, in Toscana.<br />

Siamo partiti presto con un bellissimo pullman a due piani e il viaggio è stato lungo, ma <strong>di</strong>vertente<br />

perché in compagnia il tempo scorre velocissimo.<br />

Durante il tragitto la preside ci ha parlato <strong>del</strong> luogo che dopo poco avremmo visitato, per creare in<br />

noi un po‟ <strong>di</strong> curiosità. Così, dopo tanti tornanti, siamo arrivati alla nostra meta, senza quasi<br />

accorgercene.<br />

Appena scesi, abbiamo ammirato un paesaggio bellissimo: gli Appennini dominavano la citta<strong>di</strong>na e<br />

la natura sovrastava il paesaggio avvolgendolo in un silenzio magico. La giornata era meravigliosa,<br />

con un bel sole acceso che illuminava tutta la valle e il cielo era limpido, senza una nuvola.<br />

Allora è cominciata la parte più bella <strong>del</strong>la gita: assieme alla guida ci siamo avventurati nel bosco.<br />

All‟inizio mi ero spaventata un po‟ perché camminavo sempre in salita, ma poi la guida ci ha fatto<br />

sedere su un enorme tronco d‟albero e lì, davanti a noi, la vista stupenda <strong>del</strong>l‟eremo racchiuso dalle<br />

antiche mura era così bella che ci faceva rimanere sbalor<strong>di</strong>ti: quel nucleo <strong>di</strong> abitazioni sembrava un<br />

cuore dentro la natura.<br />

Poi la guida ci ha parlato <strong>del</strong>la vita quoti<strong>di</strong>ana dei monaci che nel passato abitavano nelle celle<br />

<strong>del</strong>l‟eremo. Essi vivevano in queste casette isolandosi dal mondo esterno per pregare e parlare con il<br />

Signore, senza alcuna <strong>di</strong>strazione. Non uscivano mai, neanche per prendere il cibo, perché il<br />

mangiare veniva portato loro da alcune persone che non potevano entrare, così lo lasciavano su una<br />

finestrella. Per i monaci la cosa più importante era Dio e volevano de<strong>di</strong>care la loro vita interamente<br />

a Lui.<br />

Da lassù si vedevano anche due bellissimi campanili bianchi che facevano parte <strong>di</strong> una chiesa molto<br />

suggestiva. La guida ci ha poi parlato <strong>del</strong> bosco in cui ci trovavamo: era stato coltivato dai monaci<br />

con tanta cura sia per isolarsi nella natura insieme a Dio, sia perché i tronchi <strong>del</strong>l‟abete bianco<br />

venivano venduti per costruire le abitazioni. Ad esempio sono stati trasportati attraverso il fiume<br />

Arno fino a Firenze per costruire il duomo e altre case.


Mi hanno particolarmente colpito anche le notizie che la guida ci ha dato sul bosco: l‟abete bianco<br />

riesce a raggiungere i quaranta-quarantacinque metri <strong>di</strong> altezza ed è molto longevo, tanto che può<br />

vivere anche più <strong>di</strong> un secolo e le prime rughe nel tronco spuntano verso i sessanta-settanta anni.<br />

Abbiamo poi ripreso il cammino e siamo entrati nell‟eremo, per visitare una cella dei monaci, che è<br />

molto piccola ma contiene lo stretto necessario per vivere. Nella loro chiesetta, così intima e<br />

accogliente, abbiamo ammirato dei bellissimi quadri e tante decorazioni.<br />

Infine abbiamo fatto una passeggiata molto lunga dentro ad un bosco <strong>di</strong> splen<strong>di</strong><strong>di</strong> abeti bianchi.<br />

Camminando curiosi <strong>di</strong> scoprire cose nuove, abbiamo osservato molte cose importanti: i germogli<br />

degli alberi, le pigne, i loro semi commestibili.<br />

Finita la passeggiata, abbiamo mangiato una gustosa “schiaccina”, la focaccia tipica <strong>del</strong> luogo e, per<br />

concludere la bella giornata, abbiamo fatto un gioco tutti insieme.<br />

Questa gita mi è piaciuta tantissimo perché eravamo in mezzo alla natura, insieme agli amici e agli<br />

insegnanti e ci ha arricchito non solo <strong>di</strong> storia e <strong>di</strong> cultura, ma anche <strong>di</strong> immagini meravigliose!<br />

Giulia Fae<strong>di</strong><br />

Momenti <strong>del</strong>la gita a Camaldoli<br />

La settimana scorsa sono andato in gita a Camaldoli, con i miei compagni <strong>di</strong> scuola.<br />

Camaldoli è una località che si trova nel Parco Nazionale <strong>del</strong>le Foreste Casentinesi.<br />

Ho apprezzato molto la passeggiata che abbiamo fatto nel bosco e ho trovato interessanti le notizie<br />

che ci ha dato la guida.


E' stato <strong>di</strong>vertente camminare in fila "in<strong>di</strong>ana" in un tratto <strong>di</strong> sentiero tortuoso, in <strong>di</strong>scesa e lastricato<br />

da grossi sassi a cui bisognava fare molta attenzione per evitare <strong>di</strong> cadere. Abbiamo anche<br />

attraversato un piccolo corso d' acqua, camminando su grosse pietre.<br />

Mi sono sorpreso nel sapere che i cervi, che nella zona sono numerosi, sono molto golosi <strong>di</strong> piantine<br />

giovani, perciò è necessario <strong>di</strong>fenderle con <strong>del</strong>le strutture <strong>di</strong> protezione.<br />

Inoltre nel bosco abbiamo visto gli abeti bianchi da cui si ricava un' essenza pregiata.<br />

Mi è piaciuto anche il laghetto, nel quale ho intravisto un tritone.<br />

Un' altra cosa che mi ha colpito è stato un <strong>di</strong>pinto che era nella chiesa che abbiamo visitato. Questo<br />

raffigurava dei monaci con vesti che da lontano sembravano bianche, mentre da vicino erano <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versi colori.<br />

Anche il gusto è stato accontentato, perchè l'ho <strong>del</strong>iziato con un' ottima schiaccina che non avevo<br />

mai assaggiato prima.<br />

Andrea Minotti<br />

La gita a Castell’Arquato<br />

Passeggiata per le vie <strong>del</strong>la città<br />

I ragazzi sotto la Torre<br />

Davanti alla Collegiata<br />

All‟interno <strong>del</strong>la Chiesa


La gita a Castell‟Arquato : una occasione per incontrare la realtà <strong>del</strong>la storia me<strong>di</strong>oevale in modo<br />

<strong>di</strong>verso e un po‟ insolito. Parlane mettendo in evidenza ciò che ti ha colpito maggiormente.<br />

Il motivo <strong>di</strong> questa gita, a Castell‟Arquato, viene dal fatto che in storia stiamo stu<strong>di</strong>ando un periodo<br />

storico in cui ve<strong>di</strong>amo l‟Italia devastata dalle tante conquiste <strong>di</strong> popoli stranieri: prima i popoli<br />

barbari, poi i Bizantini ed in fine l‟invasione longobarda attorno al 570 D.C.<br />

Infatti Castell‟Arquato, sorge prima all‟inizio <strong>del</strong> I secolo d.C., ma subisce le tante invasioni.<br />

In questa città me<strong>di</strong>oevale la guida che ci ha accolto ci ha catapultato attorno all‟anno 1000 d.C. nel<br />

quale la città, dopo le invasioni dei barbari è stata come ricostruita.<br />

Andando nel particolare il cuore <strong>del</strong>la città è una piazza in cui si racchiude il simbolo <strong>del</strong> governo<br />

civile con il comune, <strong>del</strong>l‟esperienza religiosa con la chiesa e <strong>del</strong>l‟impegno militare con la rocca.<br />

Noi abbiamo visitato solo la chiesa e la cosa che mi ha più colpito è stata l‟intelligenza con la quale<br />

gli architetti hanno costruito la chiesa, io questo l‟ho capito da vari aspetti: dai passaggi segreti ben<br />

nascosti, dai vari tipi <strong>di</strong> pittura, ma soprattutto dall‟immagine che raffigura <strong>di</strong> più l‟intelligenza, la<br />

perfetta architettura, è la croce con Gesù Cristo che in un particolare mese, in un particolare giorno,<br />

a una precisa ora viene illuminato da un raggio <strong>di</strong> sole che bacia il suo volto: raffigura lo sguardo<br />

<strong>del</strong>la Madonna verso suo figlio sofferente per i nostri peccati.<br />

Questa gita ha riempito un altro sacco <strong>di</strong> tanti granellini nella mia mente nella conoscenza sul<br />

me<strong>di</strong>oevo, quin<strong>di</strong> credo che mi sia stata molto utile e penso che valga forse più <strong>del</strong>l‟oro.<br />

Emanuele Bal<strong>di</strong>sserri<br />

Momenti <strong>del</strong>la visita a Castell‟Arquato<br />

La gita a Castell‟Arquato è stata un‟occasione per scoprire qualcosa sulla realtà <strong>del</strong>la civiltà<br />

me<strong>di</strong>evale ed avvicinarmi alla sua cultura che mi è ancora sconosciuta.<br />

Questa citta<strong>di</strong>na è costruita su uno sperone roccioso e predomina, come una regina, sul paesaggio<br />

circostante; infatti, per raggiungere il suo centro, ho percorso una stra<strong>di</strong>na ripida e in salita,<br />

ricoperta <strong>di</strong> ciottoli che mi ha subito “proiettato” nel Me<strong>di</strong>o Evo.<br />

Ho avuto la fortuna <strong>di</strong> visitarla in una giornata soleggiata, così ho notato ed apprezzato al meglio le<br />

antiche costruzioni <strong>del</strong> borgo.<br />

Ciò che mi ha colpito sin dall‟inizio, è stata la maestosità <strong>del</strong>la torre, che s‟innalza verso il cielo e<br />

termina con bellissimi merli.


Non avevo mai visto nulla <strong>di</strong> simile prima.<br />

La guida, un signore amante <strong>del</strong>la cultura me<strong>di</strong>evale, ha fatto <strong>del</strong>la sua passione un secondo lavoro.<br />

E‟ lui che ci ha introdotto nella storia <strong>di</strong> Castell‟Arquato, facendoci scoprire tante novità; anche se<br />

non mi è piaciuto tanto il suo modo <strong>di</strong> intervallare le spiegazioni con alcune parolacce.<br />

Abbiamo avuto il tempo <strong>di</strong> visitare solo la Collegiata, la nota chiesa che, nel corso dei secoli, è stata<br />

abbellita e mo<strong>di</strong>ficata e perciò si possono osservare in essa, stili <strong>di</strong>fferenti e risalenti ad epoche<br />

<strong>di</strong>verse.<br />

Pur essendo antica, la chiesa si è conservata stupendamente, mantenendo in sé una bellezza unica.<br />

La guida ci ha fatto notare che sulla facciata <strong>del</strong>la chiesa sono incastonate meravigliose conchiglie<br />

<strong>di</strong> forme e <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong>verse, che sembrano pietre preziose e la decorano.<br />

Ciò su cui il mio sguardo si è posato appena entrata nella chiesa, è stato il simbolo religioso <strong>del</strong><br />

crocifisso <strong>di</strong> Gesù che sovrasta l‟altare.<br />

Gli antichi abitanti <strong>del</strong> paese, l‟hanno posizionato in modo che l‟otto Dicembre, il raggio <strong>di</strong> sole che<br />

entra da una finestrella, ne illumini il volto, come la carezza <strong>di</strong> Maria sul viso <strong>di</strong> suo figlio Gesù.<br />

Ciò, mi ha fatto ricordare la tenerezza con cui la mia mamma mi sfiora il viso, accarezzandolo.<br />

Un altro simbolo religioso che mi ha colpito è il fonte battesimale, risalente al 30 d.C. e costituito<br />

da un unico blocco <strong>di</strong> tufo.<br />

Chissà che fatica a trasportarlo!<br />

Anch‟esso è decorato con conchiglie e vi sono anche incisi i nomi dei battezzati, a gruppi <strong>di</strong> tre.<br />

Castell‟Arquato è un paesino fantastico e mi ricorderò <strong>di</strong> questa gita per sempre.<br />

Questa gita mi ha fatto riflettere sul fatto che non sono d‟accordo con chi <strong>di</strong>ce che il Me<strong>di</strong>o Evo è<br />

un periodo buio, poiché, osservando i monumenti <strong>di</strong> Castell‟Arquato si possono percepire il fascino<br />

e la bellezza <strong>del</strong>la sua cultura.<br />

Vittoria Vecchiotti<br />

La Gita a Siena. Un incontro con la Bellezza e con la santità<br />

Pensieri e sentimenti dei ragazzi <strong>di</strong> Prima Me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> fronte alla Maestà<br />

“…….La cosa che mi ha colpito <strong>di</strong> più <strong>del</strong>la Maestà è stato il viso <strong>di</strong> Maria, la sua espressione così<br />

umana eppure così <strong>di</strong>vina, i suoi occhi. Ho provato ad immaginare come doveva essere quando la


pala si trovava all‟interno <strong>del</strong> Duomo e la luce <strong>del</strong> sole, attraversando il rosone, la colpiva. A questo<br />

pensiero mi sono quasi emozionata……” Lucrezia Foresti<br />

“……Appena siamo entrati in quella stanza buia, è risaltata subito ai miei occhi la gran<strong>di</strong>ssima pala<br />

che con l‟oro <strong>del</strong>lo sfondo brillava alla luce fioca <strong>di</strong> una lampada artificiale. Le immagini viste a<br />

scuola prima <strong>del</strong>la gita non rendevano bene l‟idea e non si vedevano tutti i particolari, quin<strong>di</strong>,<br />

quando l‟ho vista dal vivo è stata un‟emozione in<strong>di</strong>menticabile: ne sono rimasta sbalor<strong>di</strong>ta. Al<br />

centro <strong>del</strong>la scena la Madonna è perfetta, dà una sensazione <strong>di</strong> pace e con la testa un po‟ inclinata<br />

verso Gesù ha un‟aria <strong>di</strong> tenerezza, ma nello stesso anche un po‟ preoccupata perché lei sa il destino<br />

<strong>di</strong> suo figlio…..” Anna Tassinari<br />

“……..La mia prima impressione <strong>di</strong> fronte alla Maestà è stata <strong>di</strong> magnificenza: sia per l‟importanza<br />

<strong>di</strong> Maria, che per i vestiti sgargianti, che per il trono sontuoso; inoltre Duccio dà un or<strong>di</strong>ne a tutti i<br />

personaggi: al centro la Madonna, a destra e a sinistra i martiri, inginocchiati davanti i patroni <strong>di</strong><br />

Siena, gli angeli più in alto. Da qualsiasi posizione si osservi la Maestà, un angelo sempre ci guarda.<br />

Di questa pala mi ha molto colpito il colore: si è conservato così vivido per tantissimi anni!.........”<br />

Giovanni Giunchi<br />

“……Mentre ero davanti alla pala ho sentito che la Maestà, cioè Maria, oltre ad essere una presenza<br />

nel <strong>di</strong>pinto, sembrava viva, lì con me, sembrava che volesse mostrarmi il Figlio <strong>di</strong> Dio,<br />

l‟Onnipotente, e quin<strong>di</strong>, anche per questo sono riuscito ad immaginare il grande amore tra la<br />

Vergine e il popolo <strong>di</strong> Siena che ha speso molto denaro per realizzare un‟opera così gloriosa da far<br />

sembrare la Madonna e Gesù presenti e vivi…..” Emanuele Bal<strong>di</strong>sserri<br />

“…..Guardando la Maestà mi è venuto in mente Duccio, il pittore che l‟ha <strong>di</strong>pinta: Una cosa così<br />

bella, così realistica solo un genio l‟ha potuta realizzare. Eppure lui, dopo averla raffigurata, si<br />

affida alla Madonna, perché capisce che solo Lei e Dio possono renderlo veramente felice,<br />

veramente sod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> vivere e che neanche un capolavoro come quello che lui aveva prodotto<br />

poteva dargli la felicità che cercava……….Credo comunque che Duccio, con questa sua opera, si<br />

sia scaltramente guadagnato un posto in Para<strong>di</strong>so, perché tutti quelli che l‟hanno vista e la vedranno<br />

saranno più vicini alla Madonna e a Gesù.” Giacomo Chierici<br />

“……Entrando, nonostante l‟oscurità, ho subito notato l‟uso <strong>del</strong> colore, che arricchisce il <strong>di</strong>pinto e<br />

che mi ha richiamato imme<strong>di</strong>atamente alla figura principale <strong>del</strong>la pala: la Madonna. La Maestà è<br />

immensa, enorme e maestosa, mi ha colpito per la sua grandezza . Non me la immaginavo così…le<br />

foto non sono niente in confronto a quella meraviglia! L‟oro predomina su tutti i colori rendendo il<br />

<strong>di</strong>pinto estremamente brillante e luminoso……” Giulia Zanoli<br />

“……Sono rimasta colpita dalla grande figura <strong>del</strong>la Madonna e dal trono sulla quale è seduta. La<br />

Madonna ha l‟aspetto <strong>di</strong> una regina buona, il suo mantello è blu scuro, mentre le altre figure sono<br />

<strong>di</strong>pinte con colori cal<strong>di</strong>. Mi hanno colpito i quattro Santi protettori <strong>di</strong> Siena in ginocchio ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Maria e tutte le altre figure , gli Apostoli, i Martiri, gli Angeli, perché il loro sguardo ha qualcosa <strong>di</strong><br />

magico. Io li guardavo e loro guardavano me….” Camilla Niso<br />

“……In questa pala d‟altare c‟è una presenza viva, ovunque tu ti trovi e se ti sposti, c‟è sempre<br />

almeno uno dei personaggi che ti guarda e sembra quasi che il suo sguardo ti segua, ti scruti e ti<br />

assicuri protezione…..” Eugenia Barbieri<br />

“…….Appena mi sono trovata davanti a quest‟opera magnifica ho pensato che fosse davvero<br />

bellissima e mi sono emozionata perché è veramente significativa. La cosa che mi ha, da subito<br />

colpito è stato il colore: l‟oro che dà luce, che fa risplendere il <strong>di</strong>pinto e che rappresenta la luce e la


ealtà <strong>di</strong>vina, il rosso che rende il tutto vivace e che rappresenta l‟umanità, il blu che decora Maria e<br />

che in<strong>di</strong>ca la sua spiritualità. Di Maria mi ha colpito anche lo sguardo dolce e pacifico, ma<br />

soprattutto materno e affettuoso. Attraverso il suo sguardo ho avvertito una presenza viva, mi è<br />

sembrato che Lei fosse lì presente, davanti a me, a guardarmi, pronta ad ascoltare le mie<br />

preghiere….” Matilde Stagni<br />

“…..Quando la prof. ha detto a tutti <strong>di</strong> guardare attentamente la Maestà in silenzio per due minuti il<br />

mio stupore è aumentato sempre più fino al punto che…mi sono commosso perché pensare <strong>di</strong> avere<br />

<strong>di</strong> fronte un‟opera d‟arte che si è conservata per secoli mi ha meravigliato veramente molto….”<br />

Federico Manfre<strong>di</strong><br />

“………..La Madonna è al centro con Gesù, guarda suo figlio e i fe<strong>del</strong>i, ed è seduta su un trono<br />

preziosissimo e molto decorato. Mi ha colpito molto il suo sguardo dolce e amorevole: guardandola<br />

ho capito quanto bene lei vuole a Gesù e così mi sono ricordata <strong>del</strong>la mia famiglia, ma soprattutto<br />

<strong>del</strong>la mia mamma perché lei mi vuole un bene infinito che io non le riconosco e mi sono sentita in<br />

colpa. In pratica mi sono fatta un bell‟esame <strong>di</strong> coscienza. Il suo sguardo, però, è anche velato <strong>di</strong><br />

tristezza; ciò rivela la sua consapevolezza circa il destino <strong>del</strong> figlio. Continuando a guardarla mi<br />

sono sentita in pace con il mondo e anche più buona. Mi sembrava che Maria mi sorridesse e io<br />

sentivo il suo sguardo su <strong>di</strong> me. E allora le ho chiesto protezione per me e per la mia famiglia….”<br />

Alessia Abbondanza<br />

“……L‟immagine che mi è piaciuta <strong>di</strong> più <strong>del</strong>la raffigurazione <strong>di</strong> Maria è quella degli occhi, a cui<br />

sembra sia stata donata la vita, fieri e consapevoli <strong>di</strong> abbracciare il figlio <strong>di</strong> Dio, ma anche tristi e<br />

addolorati perché coscienti <strong>del</strong> suo futuro dolore. Sono stati sempre gli occhi a fissarmi<br />

ininterrottamente ( o almeno così mi è sembrato) fino a donarmi la sensazione <strong>di</strong> essere cercata,<br />

chiamata dalla nostra Madre, protetta. Credo che anche Duccio si sia inchinato davanti a quegli<br />

occhi, li abbia implorati <strong>di</strong> restargli vicino, <strong>di</strong> proteggerlo da altre occasioni <strong>di</strong> sofferenza in cambio<br />

<strong>del</strong> fatto <strong>di</strong> averli ritratti così meravigliosi…..” Caterina Pasi.<br />

“…….Un‟altra cosa che mi ha affascinato è stato il fatto che Duccio abbia firmato la sua opera con<br />

una frase, scritta sul gra<strong>di</strong>no <strong>del</strong> trono: “Santa Madre <strong>di</strong> Dio, sii la causa <strong>del</strong>la pace per Siena, sii<br />

vita per Duccio che ti ha <strong>di</strong>pinta così.” E‟ come se Duccio abbia chiesto protezione, come se abbia<br />

riconosciuto in Maria il significato <strong>del</strong>la sua vita…..” Vittoria Vecchiotti<br />

“…….Alla vista <strong>del</strong>la Maestà mi batteva forte il cuore perché era da molto tempo che ne<br />

parlavamo, perciò mi aspettavo qualcosa <strong>di</strong> fantastico e non sono rimasta <strong>del</strong>usa!....” Bianca Fabbri<br />

“….il volto <strong>del</strong>la Madonna mi ha avvolto in una sensazione che all‟inizio non sono riuscita ad<br />

identificare; più tar<strong>di</strong> ho capito che si trattava <strong>del</strong>la sua tristezza al pensiero <strong>del</strong> momento in cui<br />

avrebbe visto suo figlio in croce, Il volto <strong>di</strong> Cristo, invece, mi ha rallegrato perché mi ha fatto<br />

pensare alla folla che lo acclamava al suo arrivo a Gerusalemme. Questo momento è durato poco,<br />

ma, per la prima volta, ho provato il dolore, avvertito anche da Maria, davanti alla croce….Carlotta<br />

Agostini


Tutti sorridenti dopo un “lauto” pranzo al sacco…<br />

Sulle scale che portano al Duomo<br />

Guardando la chiesa <strong>di</strong> San Domenico e i<br />

luoghi <strong>di</strong> Santa Caterina


La foto ricordo sotto la splen<strong>di</strong>da facciata <strong>del</strong> Duomo <strong>di</strong> Siena


2. L‟ OPEN DAY<br />

Attività svolta nel laboratorio<br />

PAROLA E PAESAGGIO: LA BELLEZZA DI UN INCONTRO<br />

Presentazione <strong>del</strong> lavoro<br />

La gita <strong>di</strong> inizio anno, realizzata a Camaldoli, è servita per introdurre il lavoro <strong>di</strong> Poesia, ma anche<br />

per iniziare una parte <strong>del</strong> programma <strong>di</strong> Scienze. Inizialmente per Scienze abbiamo prodotto alcuni<br />

cartelloni nei quali abbiamo incollato gli elementi naturali, foglie, rami, pigne, licheni, pezzi <strong>di</strong><br />

corteccia, raccolti nel fitto bosco <strong>del</strong>la bella località <strong>del</strong> Casentini, durante la passeggiata.<br />

In seguito nell‟ora <strong>di</strong> Poesia siamo stati <strong>di</strong>visi in sette gruppi e ognuno ha realizzato dei <strong>di</strong>segni nei<br />

quali è stata rappresentata una <strong>del</strong>le poesie stu<strong>di</strong>ate. Questi <strong>di</strong>segni sono poi stati incollati su<br />

cartelloni dove era stata precedentemente applicata la scrittura <strong>del</strong>la poesia.<br />

Tutto questo lavoro è stato introdotto dalla gita a Camaldoli perché i poeti ( Giovanni Pascoli,<br />

Giacomo Leopar<strong>di</strong>, Giosuè Carducci ) nelle loro composizioni hanno descritto ambienti naturali o<br />

elementi <strong>del</strong>la natura in modo molto dettagliato, sottolineando con alcune figure retoriche la<br />

bellezza <strong>del</strong>l‟ambiente che osservavano e arricchendo la composizione con aggettivi, nomi o verbi<br />

che rispecchiavano i loro sentimenti.<br />

Inoltre la gita è stata effettuata nel periodo autunnale, e in effetti alcune descrizioni poetiche<br />

rispecchiano proprio i colori, i suoni, le luci ora vive, ora soffuse <strong>di</strong> questa stagione.<br />

Matilde Stagni<br />

particolari <strong>del</strong>l‟allestimento <strong>del</strong>l‟aula in cui si è svolto il laboratorio <strong>di</strong> poesia


Nel lavoro messo in atto nel laboratorio <strong>di</strong> poesia abbiamo cercato <strong>di</strong> conoscere le poesie <strong>di</strong> tre<br />

gran<strong>di</strong> poeti: Leopar<strong>di</strong>, Carducci e Pascoli. In questo modo abbiamo visto che le poesie hanno<br />

spesso una contrad<strong>di</strong>zione tra i sentimenti <strong>di</strong> felicità e quelli <strong>di</strong> tristezza; questi ultimi vengono<br />

posizionati subito dopo la felicità. In questo modo la tristezza nega tutto quello che è stato<br />

affermato inizialmente. Nella composizione <strong>del</strong>le poesie riusciamo a percepire gli stessi sentimenti<br />

<strong>del</strong> poeta mentre compone <strong>del</strong>le poesie. Nella maggior parte <strong>di</strong> queste ve<strong>di</strong>amo che vengono<br />

descritti dei fenomeni naturali e le stagioni tristi e buie come l‟autunno. Nelle poesie “Novembre e<br />

Sera d‟ottobre” il poeta fa come un sogno ad occhi aperti cercando <strong>di</strong> immaginare un meraviglioso<br />

autunno; poi <strong>di</strong> colpo viene riportato alla realtà e tutti i pensieri belli lasciano posto ad una brutta e<br />

terribile realtà, l‟autunno sarà sempre triste. Il poeta usa molti aggettivi e verbi per rendere meglio<br />

l‟idea dei sentimenti che prova mentre vede queste cose che lo impressionano e gli fanno vedere la<br />

grande forza <strong>del</strong>la natura.<br />

Abbiamo cercato <strong>di</strong> imitare i poeti scrivendo poesie ricche <strong>di</strong> aggettivi e verbi. Le poesie parlano<br />

<strong>del</strong> bosco e <strong>del</strong> ruscello che abbiamo visto nel bosco <strong>di</strong> Camaldoli.<br />

Questo lavoro svolto ci ha fatto capire quanto impegno ci vuole per fare una poesia.<br />

Agnese De Angelis<br />

particolari <strong>del</strong>l‟allestimento <strong>del</strong>l‟aula in cui si è svolto il laboratorio <strong>di</strong> poesia<br />

PRESENTAZIONE POESIA “IMITAZIONE” DI GIACOMO LEOPARDI<br />

In questa poesia il poeta vede una foglia vagare nel cielo, lontano dal suo ramo e le chiede dove stia<br />

andando.<br />

Il poeta definisce la foglia povera, aggettivo messo in evidenza all‟inizio <strong>del</strong> verso, e fragile, messo<br />

in evidenza alla fine <strong>del</strong> verso.<br />

La foglia racconta spiegando il motivo per il quale ora è lontana dal “suo faggio”.<br />

Dice che il vento l‟ha strappata con violenza dall‟albero che le dava la linfa vitale.<br />

Utilizza il complemento “Mi” ed il verbo “Divise”, che mettono in evidenza il fatto che la foglia<br />

subisce da parte <strong>del</strong> vento un‟azione non voluta.<br />

Esso la porta dal bosco alla campagna e dalla valle alla montagna, con sé per sempre.<br />

La foglia <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essere “pellegrina” e <strong>di</strong> ignorare tutto il resto.<br />

Tutto ciò sta a significare che ella non sa quali luoghi sorvolerà, ma sa qual è il suo destino: la<br />

morte.


Dice che la sua meta è il luogo dove vanno tutte le foglie; quella <strong>di</strong> rosa, che rappresenta la<br />

bellezza, e quella d‟alloro, che rappresenta la gloria.<br />

Il poeta utilizza, nel 2° verso, un‟allitterazione <strong>del</strong>la F (foglia- frale); vuole mettere in evidenza la<br />

fragilità <strong>del</strong>la foglia ed il suo fruscio quando è trasportata dal vento.<br />

Inoltre nel nono, decimo e do<strong>di</strong>cesimo verso, utilizza un‟anafora, ripete il verbo “Vo” due volte ed<br />

una terza volta alla terza persona singolare, per sottolineare l‟inesorabilità <strong>del</strong>l‟andare.<br />

Il poeta, in questa poesia, vuol far capire che tutti gli uomini, come la foglia, hanno la propria meta,<br />

il proprio destino: la morte.<br />

Vittoria Vecchiotti<br />

Disegno <strong>di</strong> Luca Palmegiani<br />

Disegno <strong>di</strong> Vittoria Vecchiotti<br />

Commento alle poesie “Tuono” e “Lampo”<br />

Nelle poesie Tuono e Lampo il poeta Giovanni Pascoli ha voluto comunicare la grandezza e la<br />

massima esplosione <strong>di</strong> questi due elementi (che rappresentano la tristezza <strong>di</strong> alcuni momenti <strong>del</strong>la<br />

vita), però i sentimenti tristi sono contrastati dagli elementi <strong>di</strong> positività inseriti al termine <strong>del</strong>le due<br />

poesie ( essi rappresentano l‟allegria che vince sulla tristezza).<br />

Nella poesia Tuono il poeta ha messo in evidenza i verbi con i quali ci ha descritto il rumore<br />

assordante <strong>del</strong> tuono, che poi pian piano svanisce. Il poeta conclude la poesia con un elemento<br />

contrastante la paura provocata dal tuono, cioè la dolcezza <strong>del</strong>la madre che canta la ninna nanna al<br />

figlio. Inoltre viene messo in evidenza un paragone, la notte nera come il nulla, perché la notte è<br />

scura, vuota, e vengono utilizzate moltissime parole onomatopeiche come rimbombò, rimbalzò,<br />

rotolò per farci percepire il rumore assordante <strong>del</strong> tuono.<br />

Nella poesia Lampo il poeta utilizza moltissimi aggettivi con i quali ci descrive gli effetti <strong>del</strong> lampo<br />

che fa apparire una casa bianca, il bianco infatti è un elemento <strong>di</strong> positività e chiarezza. In questa<br />

poesia il poeta utilizza un ossimoro, tacito tumulto, per farci capire che nella notte è tutto silenzioso,<br />

c‟è solo il lampo che sconvolge il cielo; inoltre paragona la casa che appare e scompare ad un<br />

occhio che si apre e si chiude, perché sparisce con la stessa velocità <strong>di</strong> un battito <strong>di</strong> palpebra.<br />

In queste due poesie il poeta comunica sentimenti contrapposti, dapprima la tristezza e a seguire<br />

l‟allegria.<br />

Giacomo Chierici


LE NOSTRE POESIE<br />

Paesaggio magico<br />

Rami protesi verso l‟alto,<br />

come in cerca <strong>di</strong> conforto<br />

da quell‟ombra che regna su tutto.<br />

Ed ecco che, come una colata<br />

<strong>di</strong> lava, l‟autunno arriva.<br />

È un abbraccio mortale<br />

ma allo stesso tempo vitale.<br />

Come una calda coperta che<br />

avvolge tutti in un sonno<br />

capace <strong>di</strong> infragilire<br />

capace <strong>di</strong> far morire<br />

anche i guar<strong>di</strong>ani <strong>del</strong> tempo.<br />

Sono fieri, sono imponenti,<br />

sono saggi, sono gli alberi.<br />

Lo scrosciare allegro <strong>di</strong> un torrente:<br />

l‟unico rumore che il<br />

vuoto silenzioso non sovrasta.<br />

È in questa stagione che si mette<br />

al lavoro il ruscelletto.<br />

Con il suo costante mormorio<br />

canta una dolce ninna nanna<br />

a cui è impossibile resistere.<br />

E mi guida attraverso questo<br />

paesaggio magico.<br />

Agnese De Angelis


Ruscello d‟autunno<br />

L‟autunno è bello<br />

come l‟acqua <strong>del</strong> ruscello<br />

che viene dal monte<br />

passando sotto il ponte,<br />

scende la collina<br />

cantando una canzoncina<br />

alle trote <strong>del</strong> ruscello<br />

che sono come foglie nel venticello.<br />

Pietro Bocchini<br />

Bosco <strong>di</strong> Camaldoli<br />

Camaldoli nel bosco<br />

è davvero un meraviglioso posto<br />

gli alberi ver<strong>di</strong> ed immacolati<br />

han reso tutti con gli occhi incantati.<br />

E' pieno <strong>di</strong> animali<br />

come cervi,daini e cinghiali.<br />

Il ruscello scorre veloce<br />

e non si sente più la tua voce.<br />

Funghi buoni e cattivi<br />

ti fan fare dei gran sospiri.<br />

La bellezza ti attira<br />

e non vuoi più andare via.<br />

Alessandra Rossi<br />

Disegno <strong>di</strong> Anna Rebecca Ceccarelli


Il Bosco e le stagioni<br />

Le stagioni influenzano il bosco:<br />

in primavera sbocciano tutti i fiori che conosco,<br />

in estate arrivano molti frutti,<br />

l‟autunno gli alberi spoglia tutti<br />

e infine l‟inverno ha un can<strong>di</strong>do vestito<br />

che tutto avvolge con la dolcezza <strong>di</strong> un can<strong>di</strong>to.<br />

Giovanni Giunchi<br />

Le emozioni <strong>del</strong> bosco<br />

Guarda che bel bosco pieno <strong>di</strong> piante,<br />

se le conti sono davvero tante.<br />

Nel verde scorre anche un ruscello,<br />

pieno <strong>di</strong> forza e molto bello.<br />

In inverno tutto si incupisce,<br />

perchè ogni foglia in terra finisce.<br />

Però in primavera tutto prende vita<br />

e ogni animale riemerge dalla sua dormita.<br />

Ora è autunno e traboccano i colori<br />

allegri, vivaci che cambiano gli umori.<br />

Andrea Minotti<br />

Il bosco nell‟estate <strong>di</strong> San Martino<br />

Un insieme <strong>di</strong> colori, <strong>di</strong> emozioni il bosco.<br />

Coi suoi alberi maestosi e imponenti,<br />

col fruscio <strong>del</strong>le foglie<br />

che sembra acqua che scorre.<br />

Il muschio,<br />

Disegno <strong>di</strong> Vittoria Vecchiotti


che ammanta le ra<strong>di</strong>ci con fare fanciullesco,<br />

è fresco, lucido,<br />

morbido e soffice.<br />

Gli alberi più alti<br />

cullano quelli piccini<br />

come fossero i loro bambini.<br />

Gli uccelli cantano allegri,<br />

in un cielo reso turchino<br />

dall‟estate <strong>di</strong> San Martino.<br />

Giacomo Chierici<br />

Disegno <strong>di</strong> Caterina Cecchetti<br />

Il ruscello<br />

Il ruscello scorre:<br />

le sue acque lucide, fredde, ver<strong>di</strong><br />

tinte dal sole<br />

corrono limpide.<br />

Gli alberi si rallegrano<br />

vedendolo passare, cantando.<br />

L‟acqua avvolge tutto il mondo<br />

<strong>di</strong> fresco.<br />

Alessandra Bu<strong>del</strong>acci


Disegno <strong>di</strong> Luca Bertozzi<br />

Il Bosco in Autunno<br />

Il bosco in autunno<br />

è un arcobaleno colorato:<br />

il rosso, il giallo, il verde, il marrone<br />

danzano e si posano in continuazione.<br />

La terra è avvolta<br />

in una coperta <strong>di</strong> foglie<br />

come un bimbo che fa la nanna.<br />

Gli ultimi coriandoli<br />

cadono dai rami,<br />

volteggiano e si posano senza rumore.<br />

Il bosco si addormenta<br />

nel silenzio profondo,<br />

cullato dal vento<br />

nella danza dei colori.<br />

Asia Segato


Disegno <strong>di</strong> Federico Manfre<strong>di</strong><br />

Alberi<br />

Gli alberi,<br />

esseri viventi grazie ai quali riusciamo a godere<br />

la bellezza <strong>del</strong>la natura,<br />

con tutte le loro strane forme e i loro colori<br />

che trasmettono emozioni <strong>di</strong>verse.<br />

Il sole e il cielo contribuiscono a questa magia<br />

e li rendono ancora più luminosi<br />

ma il vento li priva dei loro colori<br />

e li rende come povere anime perse.<br />

L‟albero quando viene abbandonato dalle sue foglie si sente come un pellegrino,<br />

come se fosse solo e spera <strong>di</strong> poter ritrovarle<br />

…un giorno...<br />

Giulia Zanoli<br />

Disegno <strong>di</strong> Eugenia Barbieri


L‟acqua<br />

Acqua che corri tra sentieri e valli,<br />

che scivoli tra rocce e sassi<br />

che non ti fermi mai<br />

che vai incontro ad ogni ostacolo<br />

tu sei la forza, tu sei la vita.<br />

Acqua che scintilli e ri<strong>di</strong><br />

Che canti e piangi<br />

Che giochi tra mari e fiumi<br />

Che abbeveri gli animali<br />

Tu sei la potenza,<br />

tu sei la fonte dei desideri.<br />

Acqua che alimenti ruscelli<br />

Che ti <strong>di</strong>verti con i pesci<br />

E con gli alberi<br />

Che scorri col sorriso<br />

Tu sei la sorgente,<br />

tu sei la gioia.<br />

Marta Santucci<br />

La parola ai protagonisti dei <strong>di</strong>versi laboratori<br />

“……………Io ho scritto la poesia “L‟acqua” ispirandomi al ruscello che abbiamo visto a<br />

Camaldoli e all‟acqua che scorre dolcemente cristallina nel bosco. Io infatti amo i fiumi, le cascate<br />

e stare in ambienti naturali. Per me l‟acqua è un elemento meraviglioso che ci permette <strong>di</strong> vivere.<br />

Inoltre essa ha un suono molto rilassante che libera la mente e mi permette <strong>di</strong> viaggiare con la<br />

fantasia. Nella mia composizione poetica mi sono basata su tutto ciò che l‟acqua per me<br />

rappresenta: la gioia, il sorriso, la potenza. L‟acqua è vita.<br />

Marta Santucci<br />

“……………Ho partecipato al laboratorio <strong>di</strong> poesia, quando è arrivato il mio turno il mio cuore<br />

batteva all‟impazzata, ero emozionata e nello stesso tempo impaurita perché io mi vergogno a<br />

parlare con il microfono davanti alle persone. Per me è stata un‟esperienza molto bella, che mi ha<br />

fatto entrare e capire la vita dei poeti, come essi vivevano e quanto impegno mettevano nello<br />

scrivere poesie……………………..”<br />

Asia Segato<br />

“……………..Io, inizialmente, ero nell‟aula <strong>di</strong> poesia, dove dovevo presentare la lirica “Sera<br />

d‟ottobre” <strong>di</strong> Giovanni Pascoli. Ero emozionantissimo anche perché nella mia vecchia scuola non si<br />

faceva questo tipo <strong>di</strong> lavoro, quin<strong>di</strong> per me era la prima volta. Dovevo parlare per terzo e, mentre i<br />

primi due esponevano la loro parte, mi sono mangiato talmente tante unghie che dopo, a casa, non<br />

ho pranzato. All‟improvviso è arrivato il mio turno e la mia faccia è <strong>di</strong>ventata così rossa che i<br />

presenti potevano scambiarmi per un semaforo. Me la sono cavata egregiamente e anche mio<br />

fratello, che era venuto a vedermi, mi ha fatto i complimenti………………………”<br />

Andrea Minotti


“……………..La nostra rappresentazione consisteva nel raccontare il lavoro svolto per apprendere<br />

la lingua spagnola attraverso un telegiornale, che in spagnolo si chiama Tele<strong>di</strong>ario. Insieme a<br />

Riccardo ho raccontato la rubrica “A<strong>di</strong>vina quien”. Con questa rubrica abbiamo giocato con i<br />

bambini a riconoscere alcuni personaggi famosi che hanno come lingua madre lo Spagnolo. Sono<br />

stati tutti molti bravi, ma noi, alla fine <strong>del</strong>la prima rappresentazione, eravamo già stanchissimi e non<br />

riuscivamo a pensare <strong>di</strong> doverla ripetere altre sei volte………………………………………………..<br />

Da questa esperienza ho imparato a non vergognarmi a parlare ad alta voce in pubblico e, avendo<br />

ripetuto la mia parte sette volte, ho capito che non dovevo più preoccuparmi <strong>di</strong> sbagliare qualcosa,<br />

perché, alla fine, ci dovevamo anche <strong>di</strong>vertire.<br />

Carlotta Gasperoni<br />

“………………Io ero nell‟aula <strong>di</strong> Scienze, qui il tema era “Sguar<strong>di</strong> verso l‟infinito”. In quest‟aula<br />

le classi terze rappresentavano alcuni pianeti e l‟universo, le seconde raccontavano i rapporti fra gli<br />

atomi, infine noi <strong>di</strong> prima esponevamo un <strong>di</strong>scorso riguardante la materiacon tutte le sue<br />

caratteristiche………………………In questo gesto mi sono molto coinvolto e mi sono messo<br />

molto in gioco, aiutando i professori e stu<strong>di</strong>ando per prepararmi bene all‟evento. L‟aula era stata<br />

allestita con vera maestria, con moltissimi mo<strong>del</strong>lini che hanno reso l‟ambiente misterioso,<br />

“infinito” e magico. Ciò che mi ha colpito <strong>di</strong> più è aver visto i ragazzi più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> me che ci<br />

mettevano tanta voglia e grinta e questo mi ha insegnato molto, mi ha fatto fare un grande passo in<br />

avanti nel campo <strong>del</strong>la responsabilità nei confronti dei più piccoli.<br />

Emanuele Bal<strong>di</strong>sserri<br />

“………………Questo momento è stato preparato in classe, Infatti la professoressa <strong>di</strong> Italiano ci ha<br />

fatto scrivere <strong>del</strong>le poesie sul bosco e sul ruscello nelle quali noi abbiamo descritto in modo poetico<br />

il paesaggio visto in gita a Camaldoli. Io ho scritto una poesia riguardante il bosco nell‟estate <strong>di</strong> San<br />

Martino, nella quale ho raccontato la bellezza <strong>del</strong> paesaggio, ma anche i sentimenti che quel bosco<br />

ha suscitato in me. A me piace molto poesia e questo lavoro mi ha coinvolto e appassionato………..<br />

…..Grazie a questa bellissima esperienza, ho imparato a guardare la natura, attraverso la quale riesci<br />

a vedere la bellezza <strong>del</strong> mondo.<br />

Giacomo Chierici<br />

“…………………..Io ho partecipato al laboratorio <strong>di</strong> Poesia e sono intervenuta due volte: la prima<br />

volta ho letto e spiegato la mia poesia “L‟Acqua”, <strong>di</strong>cendo che l‟ho scritta ispirandomi al ruscello <strong>di</strong><br />

Camaldoli e alla sua acqua che scorre dolcemente cristallina fra le rocce. Io, infatti, amo i fiumi, le<br />

cascate e stare in ambienti naturali. Poi ho parlato <strong>di</strong> quanto sia importante l‟acqua e <strong>di</strong> come riesca<br />

a farmi rilassare. La seconda volta ho presentato le poesie “Il Lampo” e “Il Tuono” <strong>del</strong> poeta<br />

Giovanni Pascoli, chiarendo ciò che esse vogliono comunicare: gli effetti <strong>del</strong> temporale nel cielo e<br />

lo stupore <strong>del</strong> poeta <strong>di</strong> fronte a questo spettacolo. ………………..Questa esperienza mi ha fatto<br />

capire ancora <strong>di</strong> più quanto è bello stu<strong>di</strong>are le poesie e capirle.”<br />

Marta Santucci<br />

“………………Io ero nel laboratorio <strong>di</strong> Scienze, intitolato “Sguar<strong>di</strong> verso l‟infinito”. Mi è stato<br />

molto utile partecipare ad esso perché ho imparato tante cose nuove: nello spazio esiste un vortice<br />

d‟aria molto più grande <strong>del</strong>la terra presente dall‟alba dei tempi, ho capito com‟è formato un atomo<br />

cosa sono gli elettroni e i positroni, come funziona il sistema solare, quali temperature raggiunge il<br />

sole perché non c‟è vita sugli altri pianeti. Noi <strong>di</strong> prima abbiamo spiegato cos‟è la materia, i suoi


vari stati e le forme sotto cui si presenta. L‟Open Day mi è stato molto utile perché ho imparato<br />

tante cose nuove, mi sono <strong>di</strong>vertito nell‟ aula <strong>di</strong> Scienze ed ho capito che c‟è sempre da imparare,<br />

anche dagli altri.<br />

Pietro Bocchini<br />

“……………..nell‟aula <strong>di</strong> Poesia, parlando davanti ai bambini <strong>di</strong> V elementare, ho capito <strong>di</strong> essere<br />

cresciuta, guardando il loro e il nostro comportamento, osservando la nostra <strong>di</strong>versità ho sentito che<br />

dentro <strong>di</strong> me si sta facendo strada una luce che mi guiderà nelle scelte più <strong>di</strong>fficili <strong>del</strong>la vita.<br />

Lucrezia Foresti<br />

“……………….Io ero nel laboratorio <strong>di</strong> Spagnolo. Mentre nell‟aula <strong>di</strong> poesia si leggevano e si<br />

esponevano i vari testi poetici, noi espanolitos abbiamo esposto ciò che abbiamo imparato nei primi<br />

mesi <strong>di</strong> scuola con un tele<strong>di</strong>ario ( telegiornale )…………..Io rivestivo il ruolo <strong>del</strong>la presentatrice,<br />

affiancata dal mio fe<strong>del</strong>issimo aiutante Razza. La trasmissione era <strong>di</strong>visa in varie rubriche, <strong>di</strong>sposte<br />

in punti <strong>di</strong>versi <strong>del</strong>l‟aula: la rubrica <strong>del</strong>l‟importanza <strong>del</strong>lo Spagnolo, quella dei luoghi dove lo si<br />

parla…Le due rubriche più <strong>di</strong>vertenti erano quella <strong>del</strong>la cucina, il nostro chef cucinava per noi<br />

<strong>del</strong>iziosi piatti tipici che poi ci faceva assaggiare, quella <strong>del</strong> gioco “Indovina Quièn” dove venivano<br />

in<strong>di</strong>cati personaggi <strong>di</strong> cartoni animati, <strong>di</strong> film, celebrità spagnole e i bambini <strong>del</strong>le elementari<br />

dovevano indovinarli. Non nascondo la mia agitazione prima <strong>di</strong> iniziare, ma è subito sparita con<br />

l‟entrata dei bambini, infatti mi è stato riferito che ero posata e sicura <strong>di</strong> me. Spero <strong>di</strong> avere<br />

insegnato e invogliato i bambini a stu<strong>di</strong>are lo Spagnolo, materia che mi sta appassionando!!!<br />

Giulia Zanoli<br />

3 IL LAVORO SULLA FIABA: UNA GRANDE OCCASIONE PER CONOSCERE SE<br />

STESSI E LA REALTA‟<br />

Il bosco, nella fiaba, rappresenta un luogo <strong>di</strong> prova, un luogo in cui il personaggio principale<br />

compie una fatica o può incontrare chi lo aiuta a superare la <strong>di</strong>fficoltà e a raggiungere la felicità.<br />

Ecco come alcuni ragazzi hanno raccontato alcune loro esperienze vissute in questo ambiente.<br />

Nelle fiabe il bosco è un luogo pieno d‟incanto


“…Tra le prove che dovevo affrontare al campo scout,<br />

una consisteva nel percorrere una stra<strong>di</strong>na sterrata in<br />

mezzo a un piccolo bosco e raccogliere una molletta<br />

alla fine <strong>del</strong> percorso, niente <strong>di</strong> pauroso se non si<br />

considera che era notte e dovevo fare quel percorso da<br />

solo! Avevo paura <strong>di</strong> addentrarmi nel bosco perché era<br />

molto buio e non sapevo cosa avrei incontrato. Avrei<br />

voluto arrendermi, ma mi sono detto che prima lo<br />

facevo, meglio era, e sono partito. Don Mauro ci aveva<br />

detto che col tempo gli occhi si sarebbero abituati a<br />

vedere nel buio, quin<strong>di</strong> sarebbe stato tutto più chiaro.<br />

Dopo essere entrato vi<strong>di</strong> che non c‟era motivo <strong>di</strong> avere<br />

paura. Bastava andare sempre dritto, come mi avevano<br />

detto alcuni compagni che si erano cimentati in quella<br />

prova prima <strong>di</strong> me. Loro mi avevano anche detto che tra<br />

i rami era anche possibile vedere le luci <strong>di</strong> un piccolo<br />

paese. Infatti lo vi<strong>di</strong>. Era come vedere un bar in quelle<br />

strade con tutte le case vecchie: esse emanano tristezza,<br />

ma quando ve<strong>di</strong> un bar in cui gli anziani giocano a carte<br />

e i giovani parlano fra loro, ecco il cuore ti si riempie <strong>di</strong><br />

gioia. Col cuore pieno <strong>di</strong> gioia non c‟era più niente <strong>di</strong><br />

cui avere paura e non avendo paura si poteva vedere<br />

quasi come fosse giorno…………””<br />

Luca Bertozzi<br />

Nella fiaba “La Sirenetta” viene descritto l‟ambiente squallido e pauroso in cui abita la strega <strong>del</strong><br />

mare. Dopo aver accennato alle caratteristiche <strong>di</strong> tale paesaggio e al motivi per cui Sirenetta vi si<br />

trova, <strong>di</strong>‟ se ti è mai capitato <strong>di</strong> trovarti in un ambiente oscuro e angosciante e per quale motivo ci<br />

sei andato.<br />

L‟antro <strong>del</strong>la strega era protetto da un torrente ribollente dove l‟acqua sembrava spinta da pompe o<br />

da mulini che le davano un aspetto sinistro.<br />

Dietro al torrente c‟era la pianura bollente dove non cresceva neanche un fiore.<br />

Il bosco dei polipi, così si pensava si chiamasse la zona tetra che proteggeva l‟antro <strong>del</strong>la strega, era<br />

formato da creature orribili e vischiose.<br />

Sirenetta si era recata lì per realizzare il suo ideale anche a costo <strong>di</strong> sacrificare tutto quello che<br />

aveva: persino la sua bellissima voce era pronta a sacrificare in cambio <strong>di</strong> due gambe e <strong>del</strong> principe<br />

dagli occhi neri.<br />

Solo una volta mi è capitato <strong>di</strong> trovarmi, per puro caso, in un luogo “oscuro” simile a quello in cui<br />

si è recata Sirenetta. Mi trovavo all‟Aquila; ci ero andata dopo il terremoto per rinnovare i ricor<strong>di</strong><br />

<strong>del</strong>la mia città.<br />

Stavo passeggiando per dei vicoli e, anche se era giorno, sembrava tutto oscuro e sinistro.<br />

La città era sommersa da calcinacci e piena <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici crollati o puntellati per evitarne un ulteriore<br />

crollo.<br />

Mi stupivo <strong>del</strong>l‟ “oscurità” nella quale la città era calata dopo il terremoto. Non c‟era angolo senza<br />

almeno un soldato a controllare che nessuno entrasse nelle aree <strong>del</strong>imitate dalle transenne, messe<br />

per in<strong>di</strong>care il pericolo <strong>di</strong> crollo <strong>di</strong> qualche e<strong>di</strong>ficio instabile.


Per strada giravano poche persone che, con il loro continuo vociare, provocavano un brusio leggero,<br />

ma per me molto sgradevole.<br />

Rimasta <strong>del</strong>usa da quel paesaggio, sono tornata a casa con un brutto ricordo nei miei pensieri.<br />

Agnese De Angelis<br />

Tutto ha inizio da un semplice giro in bicicletta con il mio migliore amico “Gimmy”, nella sua casa<br />

in collina. E‟ un pomeriggio senza sole, il cielo è grigio e deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> prendere le bici non prima<br />

<strong>di</strong> procurarci il “necessario” per un giretto in campagna: pallone da calcio; corda spessa e lunga e<br />

uno spray velenoso contro qualsiasi evenienza (come le lucertole). Il tutto messo in uno zainetto<br />

sulle nostre spalle. Di solito facciamo un giro vicino alla casa, ma a metà percorso Gimmy intravede<br />

una seconda stra<strong>di</strong>na, incuriositi, dopo aver legato le nostre bici al robusto albero che in qualche<br />

modo nascondeva questa “scorciatoia”, seguiamo la scia <strong>di</strong> ghiaia lasciata evidentemente da un<br />

motorino. Questa striscia termina in un cancello chiuso dentro il quale si nota un giar<strong>di</strong>no incolto<br />

con erbacce alte e piante secche. Nel centro <strong>del</strong> giar<strong>di</strong>no vi è collocata una statua con le sembianze<br />

<strong>di</strong> un angelo. Precedentemente doveva essere stata una fontana perché dalla sua bocca esce ancora<br />

qualche goccia d‟acqua. Poco <strong>di</strong>stante dalla statua ve<strong>di</strong>amo una casetta molto malandata. Io e<br />

Gimmy subito supponiamo che la casa sia abbandonata perché mancano le finestre, i muri hanno<br />

<strong>del</strong>le crepe e il tetto è rotto. Vedendo la situazione cominciamo a fantasticare su chi, un tempo,<br />

poteva abitare in quel posto dall‟aria così sinistra e le nostre ipotesi ci preoccupano veramente .<br />

Sotto ai nostri pie<strong>di</strong> ci sono sassolini bagnati e piccoli animaletti che non ci fanno sentire a nostro<br />

agio. Poiché che si sta facendo buio, ci avviamo subito a casa riprendendo a fantasticare su quel<br />

luogo molto strano.<br />

Giovanni Gori


La strega <strong>del</strong> mare, essere cattivo e avido, abita in un ambiente squallido e pauroso, dove tutto è<br />

orrendo. La sua casa si trova <strong>di</strong>etro un torrente ribollente, intorno ad essa non crescono fiori né erba,<br />

c‟è solo sabbia grigia, nel fiumiciattolo l‟acqua gira, formando un vortice che inghiotte tutto ciò che<br />

può afferrare. Al posto degli alberi ci sono polipi, le cui braccia sembrano lunghissimi vermi. La<br />

Sirenetta è andata dalla strega malvagia perchè, attratta dal mondo degli uomini, vuole liberarsi<br />

<strong>del</strong>la sua coda <strong>di</strong> pesce e avere al suo posto due gambe per camminare e per poter conquistare il suo<br />

amato principe. Anch‟io mi sono trovata in un ambiente che mi ha messo alla prova, non era oscuro,<br />

perché era pieno <strong>di</strong> luci, ma alquanto angosciante e deprimente.<br />

Sto parlando <strong>del</strong>l‟ospedale, dove ho trascorso, a causa <strong>del</strong>la malattia <strong>di</strong> mia nonna, circa quattro<br />

mesi. Nonna aveva avuto un ictus ed era rimasta allettata, perciò aveva bisogno continuamente<br />

<strong>del</strong>l‟aiuto <strong>del</strong>la mamma, <strong>di</strong> mia sorella Gaia e mio. La stanza d‟ospedale dove si trovava la nonna<br />

era <strong>di</strong>ventata come la mia seconda casa, ero sempre lì ai pie<strong>di</strong> <strong>del</strong> suo letto per cercare <strong>di</strong> sostenerla<br />

e <strong>di</strong> aiutarla. Tutto ciò era molto angosciante e deprimente perché vedevo che la nonna, invece <strong>di</strong><br />

migliorare, peggiorava, le infermiere le me<strong>di</strong>cavano le ferite da decubito che pensavo non potessero<br />

venire mai a nessuno. Passando molto tempo in quel luogo, ho visto soffrire molte persone, sia che<br />

fossero ammalate o che fossero lì per accu<strong>di</strong>re i loro cari. Mi sono resa conto che nella vita ci sono<br />

molte persone che soffrono e che stanno tanto male. La cosa che più mi ha fatto soffrire, oltre la<br />

morte <strong>del</strong>la nonna, è stato vedere ogni giorno persone morire: se non avessi passato così tanto<br />

tempo in ospedale, non mi sarei resa conto <strong>di</strong> quanta gente muore in un giorno.<br />

Vivere in questo ambiente, per niente bello, mi ha fatto capire che la vita è il più bel dono che Dio<br />

ci ha fatto, per questo motivo la dobbiamo vivere al meglio, perché in un soffio può finire.<br />

Asia Segato


“Alla fine non resse più, raccontò tutto a una sorella, e così anche le altre ne furono subito al<br />

corrente, ma poi nessun altro fu informato, eccetto poche altre amiche che pure non lo <strong>di</strong>ssero a<br />

nessuno se non alle loro amiche più intime”. Questa sequenza <strong>del</strong>la fiaba” La Sirenetta” racconta<br />

in che modo un segreto intimo viene <strong>di</strong>vulgato e quali conseguenze abbia tale <strong>di</strong>vulgazione. Ti è<br />

mai capitato <strong>di</strong> confidarti con qualcuno e <strong>di</strong> scoprire poi che il tuo segreto è conosciuto da tutti?<br />

Come hai reagito? Racconta.<br />

Io sono da sempre piuttosto chiusa e riservata. La mamma ogni tanto racconta che per lei è stato<br />

<strong>di</strong>fficile riuscire a capirmi fin da piccola. Infatti quando qualcosa non andava mi chiudevo in un<br />

ermetico mutismo senza che nessuno, neppure lei, potesse comprendere cosa era successo.<br />

Piangevo in silenzio senza dare spiegazioni. Anche nelle situazioni più gravi il mio comportamento<br />

è lo stesso (come ad esempio quando mi sono rotta il polso cadendo dall‟altalena o quando sono<br />

caduta a scuola in prima elementare, facendo prendere un bello spavento alla maestra!). Quin<strong>di</strong><br />

essendo così introversa è <strong>di</strong>fficile che io mi confi<strong>di</strong> con qualcuno. Qualche anno fa però ho<br />

cominciato a tenere un <strong>di</strong>ario segreto. A <strong>di</strong>re il vero i <strong>di</strong>ari sono tre e li scrivo ancora adesso. Nel<br />

primo descrivo i miei viaggi, le mie avventure, le feste <strong>di</strong> compleanno …. Nel secondo, che mi ha<br />

regalato la mamma, e che ha sulla copertina una sposa con un mazzo <strong>di</strong> fiori in braccio,<br />

ovviamente racconto i miei segreti più intimi, parlo <strong>di</strong> chi mi piace … ! E in quello <strong>di</strong> Hello Kitty<br />

descrivo chi non sopporto, chi mi sta simpatico, chi o<strong>di</strong>o, chi mi ha fatto <strong>del</strong> male. Li custo<strong>di</strong>sco<br />

tutti da sempre come fossero tesori, chiusi con un lucchetto. Purtroppo un giorno Ale, mio fratello,<br />

si è impossessato <strong>del</strong> mio <strong>di</strong>ario e ha carpito il mio segreto più grande: “IO AMO FILIPPO!“.<br />

Filippo era un ragazzino <strong>del</strong>la mia classe che frequentavo spesso e con cui giocavo volentieri<br />

durante le elementari. Un giorno che era da noi, Ale gli ha detto che mi piaceva. Trage<strong>di</strong>a! Mi sono<br />

messa a urlare, a piangere, a tirargli pugni come una forsennata. Sono corsa dalla mamma<br />

piangendo come una bimba piccola. Mi sentivo umiliata ed ero molto arrabbiata. I miei genitori<br />

hanno sgridato Ale, gli hanno fatto la ramanzina e l‟hanno messo in punizione, perché non aveva<br />

rispettato la mia persona leggendo il mio <strong>di</strong>ario e oltretutto perché aveva <strong>di</strong>vulgato il mio segreto,<br />

senza preoccuparsi <strong>di</strong> ferire i miei sentimenti. E‟ stato un giorno bruttissimo e sono andata a letto<br />

piangendo per la figuraccia che avevo fatto nei confronti <strong>del</strong> mio migliore amico e perché avevo<br />

paura che non mi rivolgesse più la parola,che non mi considerasse più la sua migliore amica.<br />

Insomma avevo paura che lui non volesse stare più con me . Ma non era ancora finita, perché Ale<br />

l‟aveva raccontato anche ad altri e la notizia si era sparsa molto velocemente! La mattina dopo, a<br />

scuola, tutti sapevano il mio segreto e mi deridevano. Ero rovinata! Durante le lezioni tutto


sembrava normale, ma per la ricreazione mi nascondevo in bagno per non farmi prendere in giro.<br />

Lì piangevo in silenzio e ogni giorno che passava o<strong>di</strong>avo sempre <strong>di</strong> più mio fratello. Speravo<br />

fortemente che tutti si scordassero presto <strong>del</strong> mio segreto. Purtroppo solo le vacanze estive mi<br />

hanno dato tregua. L‟unica cosa buona era che almeno per Filippo niente sembrava essere cambiato<br />

e quando giocavamo insieme da soli, continuavamo a stare bene come se nulla fosse accaduto.<br />

Ancora oggi mio fratello mi minaccia, cercando <strong>di</strong> far saltare con i petar<strong>di</strong> i lucchetti dei miei <strong>di</strong>ari<br />

sia perché ne vuole leggere il contenuto, o solo per farmi i <strong>di</strong>spetti. Certo è che io da sempre so ben<br />

mantenere i segreti!<br />

Alessia Abbondanza<br />

La protagonista <strong>del</strong>la fiaba “La Sirenetta” sacrifica tutto <strong>di</strong> sé, la sua bella coda, la splen<strong>di</strong>da<br />

voce, il fascino <strong>del</strong> suo ambiente, l‟amore dei familiari, per realizzare il suo ideale. Dopo aver<br />

rievocato <strong>del</strong>la fiaba in cui Sirenetta compie tale sacrificio, <strong>di</strong>‟ se hai mai incontrato qualcuno<br />

che ha sacrificato tutto per realizzare il suo ideale. Cosa hai imparato? Che giu<strong>di</strong>zio hai su<br />

questo fatto? Rifletti e racconta.<br />

Nella fiaba ”La Sirenetta” la protagonista sacrifica tutto <strong>di</strong> sé, compresa la sua vita, per amore<br />

<strong>del</strong> principe, infatti nel momento in cui la strega <strong>del</strong> mare dà alle sorelle il coltello per uccidere il<br />

suo amato, lei non lo accetta e <strong>di</strong>venta schiuma <strong>del</strong> mare.<br />

Anche se non l‟ho mai conosciuta ho sentito parlare <strong>di</strong> una persona che ha sacrificato tutto per il suo<br />

ideale, la mia nonna Vincenza.<br />

Lei viveva col nonno e sei figli a Ranchio, in mezzo alla campagna, in una casa molto semplice,<br />

senza luce, acqua e gas. Di lavoro facevano i conta<strong>di</strong>ni e allevavano alcuni animali, ma la situazione<br />

era molto precaria, perché il nonno aveva problemi fisici (era stato investito e aveva gravi problemi<br />

ad una gamba) e perciò si era rifugiato nel bere, usanza tipica degli uomini <strong>di</strong> quella zona. Per<br />

questo erano molto poveri e vivevano in con<strong>di</strong>zioni molto <strong>di</strong>sagiate. La nonna Vincenza si trovava<br />

da sola a svolgere il lavoro dei campi e a seguire i suoi numerosi figli. I me<strong>di</strong>ci le avevano detto che<br />

non poteva avere più bambini, perché il suo fisico molto debilitato non avrebbe retto. Lei però<br />

rimase in cinta <strong>di</strong> due gemelli: mio babbo e mio zio. I me<strong>di</strong>ci subito le consigliarono <strong>di</strong> uccidere i<br />

due bambini per salvarsi la vita, ma lei decise <strong>di</strong> portare avanti la gravidanza, pur sapendo il rischio<br />

a cui andava incontro. Così mise al mondo i bambini e purtroppo dopo pochi mesi, per varie<br />

complicazioni, morì.<br />

Mi <strong>di</strong>spiace molto <strong>di</strong> non averla conosciuta, perché i parenti e i miei zii più vecchi raccontano che<br />

era una persona molto allegra, che cantava sempre, col sorriso sulle labbra e non si lamentava mai<br />

<strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni in cui si trovava. E questo si capisce anche dalla foto che mio babbo ha in camera<br />

sua: una signora dagli occhi gran<strong>di</strong> e brillanti, con un ra<strong>di</strong>oso sorriso.<br />

La sua storia mi commuove, perché grazie al sacrificio <strong>del</strong>la sua vita io sono nato. Infatti se avesse<br />

pensato a salvarsi mio babbo non ci sarebbe.<br />

Questo mi fa pensare anche a tutte quelle mamme che non accettano <strong>di</strong> far nascere i loro bambini e<br />

vorrei raccontare loro che il sacrificio <strong>di</strong> far nascere un figlio porta sempre un bene molto più<br />

grande. Inoltre mi fa pensare a quello che ha fatto Gesù e a una frase <strong>del</strong> Vangelo: “Non c‟è amore<br />

più grande che dare la vita per i propri amici”.<br />

Io spero <strong>di</strong> imparare dalla mia nonna a sacrificare qualcosa <strong>di</strong> me per il bene degli altri.<br />

Giacomo Chierici<br />

La sirenetta è attratta moltissimo dal mondo sopra il mare, il mondo umano a lei ignoto.<br />

Così, attirata come una calamita dal suo desiderio, sacrifica tutto ciò che ha, la sua coda, la voce<br />

soave, l‟amore dei genitori e <strong>del</strong>le sorelle e la bellezza <strong>del</strong> mondo marino in cui è vissuta e<br />

cresciuta, chiedendo aiuto alla perfida strega <strong>del</strong> mare, per realizzare il suo ideale.<br />

Anch‟io ho conosciuto un ragazzo capace <strong>di</strong> sacrificio, infatti.


Nella mia vita mi è capitato <strong>di</strong> incontrare una persona particolare, fantasiosa, creativa e determinata,<br />

che è <strong>di</strong>ventata la mia migliore amicizia.<br />

Lui si chiama Federico ed aveva un grande sogno: <strong>di</strong>ventare un campione <strong>di</strong> tennis.<br />

Quando frequentava le scuole elementari era uno studente mo<strong>del</strong>lo, ma a quell‟età la sua ambizione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare un campione <strong>di</strong> tennis non era ancora fiorita.<br />

Adesso frequenta le scuole me<strong>di</strong>e insieme a me e il suo sogno, nella sua mente, è più vivido che<br />

mai.<br />

Si allena continuamente ogni giorno e la sua passione cresce <strong>di</strong> minuto in minuto.<br />

Solo pochi mesi fa, io e Federico ci incontravamo quoti<strong>di</strong>anamente per trascorrere un pomeriggio in<br />

compagnia l‟uno <strong>del</strong>l‟altro.<br />

Ora lui non ha più tempo, nemmeno per gli amici e il nostro rapporto sta declinando perché non è<br />

nutrito dai momenti trascorsi insieme.<br />

Tuttavia sto cercando <strong>di</strong> mantenere viva la nostra amicizia, molto spesso semplicemente parlando e<br />

<strong>di</strong>scutendo dei nostri problemi e ridendo con lui.<br />

Federico sta sacrificando non solo le amicizie, ma anche il tempo da de<strong>di</strong>care alla famiglia e ai suoi<br />

genitori.<br />

Poi c‟è anche la piccola sorellina Lara, che gli richiede attenzione e tempo quando deve stare con<br />

lei.<br />

Questi sacrifici vanno aggiunti allo sforzo fisico provocato dal continuo allenamento.<br />

Infatti Federico non è quasi mai in forma fisica ottimale, ma è frequentemente alle prese con<br />

acciacchi muscolari e affaticamenti che gli impe<strong>di</strong>scono <strong>di</strong> giocare a tennis al meglio.<br />

Nonostante questo stile <strong>di</strong> vita che richiede impegno e costanza, Federico è sempre <strong>di</strong>sponibile ad<br />

aiutare gli altri ed è sempre felice, anche nei momenti <strong>di</strong>fficili.<br />

Tuttavia, pur essendo sempre allegro e ottimista non nasconde momenti <strong>di</strong> stanchezza, in cui si<br />

ferma e si rilassa, lasciando trapelare lo stress provocato dal troppo lavoro.<br />

Io lo ammiro molto e vedo in lui grande determinazione nell‟inseguire questo sogno e approvo la<br />

forza <strong>di</strong> volontà che lo mantiene.<br />

Da tutto ciò traggo un insegnamento: la vita è fatta <strong>di</strong> scelte e, una volta prese vanno portate avanti<br />

con convinzione fino a che non si raggiunge il proprio ideale.<br />

Francesco Ruscelli<br />

“La sirenetta andò dalla strega <strong>del</strong> mare per riuscire ad ottenere un‟anima immortale e l‟amore <strong>del</strong><br />

principe. La strega le <strong>di</strong>sse che avrebbe sofferto molto e che non avrebbe mai più visto il suo<br />

mondo, i suoi familiari e la sua coda; per ricompensa le chiese la sua voce. La sirenetta accettò”.<br />

Ho conosciuto una persona che, come la sirenetta, ha sacrificato tutto per il suo ideale. Questa<br />

persona si chiama Monica ed è la moglie <strong>del</strong> migliore amico <strong>di</strong> mio babbo, Stefano e la madre <strong>del</strong>la<br />

mia migliore amica, Matilda.<br />

Lei abitava a Modena, in Emilia Romagna con la sua famiglia d‟origine e tanti amici che le<br />

volevano molto bene.<br />

Aveva anche un lavoro <strong>di</strong> cui era molto sod<strong>di</strong>sfatta; infatti era <strong>di</strong>rigente in un‟importante industria<br />

<strong>del</strong> settore <strong>del</strong>la ceramica.<br />

Aveva fatto tanti sacrifici per raggiungere quel traguardo.<br />

Monica lasciò la sua casa, i suoi cari, le persone che le volevano molto bene, il suo lavoro per<br />

amore.<br />

Ella si trasferì a Milano, in Lombar<strong>di</strong>a, e si sposò con Stefano.<br />

Adesso lei non lavora più e sta in casa con le sue bambine a fare la casalinga. E‟ felice, perché vive<br />

con Stefano e le sue due Figlie molto serenamente.<br />

Monica mi ha fatto capire che a volte l‟amore ti spinge a fare <strong>del</strong>le cose che non faresti mai, come<br />

traslocare quando hai un buon lavoro e una casa (quin<strong>di</strong> lasciare tutto).<br />

Lei ha lasciato una carriera sicura per essere una brava moglie e una madre serena, come da sempre<br />

desiderava <strong>di</strong>ventare. Ho capito da lei che l‟amore ti porta dove meno te l‟aspetti.


Penso che abbia fatto bene a trasferirsi perché ora è felice, in una famiglia numerosa che la<br />

completa.<br />

Non credo proprio che se fosse restata a fare un lavoro grazie al quale percepiva uno stipen<strong>di</strong>o<br />

molto alto avrebbe avuto la stessa gioia che da una famiglia.<br />

Pasi Caterina<br />

4. LO HOBBIT: UN GRANDE LIBRO PER RAGAZZI CHE DIVENTANO GRANDI<br />

Protagonista de “Lo Hobbit” è Bilbo


Gandalf, lo stregone che aiuta Bilbo a capire se stesso e le sue capacità.<br />

Nel pensare a lui Tolkien <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> aver pensato ad un angelo.<br />

a) Descrizione dei personaggi<br />

GOLLUM<br />

Gollum era un essere viscido, piccolo. Non si sapeva né da dove veniva né chi o che cosa era.<br />

Aveva due gran<strong>di</strong> occhi roton<strong>di</strong> nel viso scarno. Era scuro e spaventoso come la notte più buia.<br />

Possedeva una piccola barca e al posto dei remi usava i suoi pie<strong>di</strong> che pur muovendosi non<br />

producevano nessuna increspatura sull‟acqua. Si nutriva <strong>di</strong> pesci che catturava con le lunghe <strong>di</strong>ta<br />

<strong>del</strong>le mani veloci come il pensiero; <strong>di</strong> tanto in tanto, quando poteva procurarsene, si cibava <strong>di</strong> orchi<br />

che assaliva da <strong>di</strong>etro e poi strangolava. Ma molto raramente gli orchi scendevano fino alla riva <strong>del</strong><br />

lago, il più <strong>del</strong>le volte per un capriccio <strong>del</strong> Grande Orco che li mandava a prendere qualche pesce<br />

<strong>del</strong> lago. Quando Gollum vide Bilbo sulla riva, incuriosito gli si avvicinò, non sapeva chi era, dato


che le uniche cose che vedeva, erano orchi o pesci e raramente altre creature bizzarre. Quando<br />

parlava Gollum si rivolgeva sempre a se stesso poiché fino ad allora non aveva avuto nessun altro<br />

con cui parlare. Quando si avvicinò al piccolo hobbit, improvvisò un piccolo <strong>di</strong>scorso perché in<br />

quel momento non aveva molta fame e forse in quel momento non era spinto dagli istinti<br />

primor<strong>di</strong>ali. Così Gollum invitò Bilbo a una sfida <strong>di</strong> indovinelli, per conoscerlo meglio e decidere<br />

se mangiarlo o meno. Se Gollum avesse vinto la sfida, avrebbe mangiato l‟avversario, al<br />

contrario se avesse vinto Bilbo, l‟avrebbe risparmiato. Gli indovinelli posti da Bilbo, fecero<br />

riaffiorare dei ricor<strong>di</strong> a Gollum. Il più <strong>del</strong>le volte, si ricordò <strong>di</strong> quando viveva con sua nonna, <strong>di</strong><br />

quando era a contatto con altre persone <strong>del</strong>la sua razza e <strong>di</strong> quando era meno meschino a <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> quei momenti. I ricor<strong>di</strong> affiorati gli fecero perdere la sfida; Gollum tuttavia non fu preso da<br />

compassione e, restando miserevole e tra<strong>di</strong>tore, non rispettando i patti cercò <strong>di</strong> uccidere Bilbo.<br />

Perciò Gollum si <strong>di</strong>mostrò sempre un essere ripugnante privo <strong>di</strong> scrupoli, <strong>di</strong> onore e <strong>di</strong> amicizia.<br />

Medri Riccardo<br />

b) Le Riflessioni sulla storia <strong>di</strong> Bilbo e dei suoi compagni<br />

Sei mai stato testimone <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o in cui la forza è stata battuta dall‟intelligenza? Racconta<br />

Personalmente non sono mai stata testimone <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> in cui la forza sia stata battuta<br />

dall‟intelligenza, ma in questi anni ho letto libri o brani in cui vengono riportati episo<strong>di</strong> che<br />

documentano la supremazia <strong>del</strong>l‟intelligenza sulla forza bruta.<br />

Fra questi “Momo” <strong>di</strong> Michael Ende; Ulisse che riesce a scappare da Polifemo, come raccontato<br />

nell‟O<strong>di</strong>ssea <strong>di</strong> Omero e Davide che sconfigge Golia nel Vecchio Testamento.<br />

Anche nel mio film preferito “Il Signore degli Anelli” tratto dal libro <strong>di</strong> Tolkien, ci sono molti<br />

episo<strong>di</strong> che sottolineano come l‟intelligenza riesca a superare la forza.<br />

Siccome questo film e le avventure dei suoi personaggi, mi hanno appassionato tantissimo, quando<br />

ho letto nel libro “Lo Hobbit” <strong>di</strong> Tolkien l‟incontro <strong>di</strong> Gandalf con gli Uomini Neri, ho pensato che<br />

esso possa esprimere ottimamente la vittoria <strong>del</strong>l‟intelletto sulla forza.<br />

Gandalf è un vecchio stregone, potente, simpatico ed abile.<br />

Potrebbe, con la magia, mettere tutti ai suoi pie<strong>di</strong> ed imporre la sua volontà, invece non ne<br />

approfitta mai.<br />

Gli Uomini Neri, invece, sono creature possenti, brutali, violente, rozze e talmente stupide che non<br />

riescono neanche ad andare d‟accordo fra loro.<br />

Sono proprio questa debolezza e questa incapacità che Gandalf sfrutta per sconfiggerli e salvare<br />

così Bilbo e i nani che fanno parte <strong>del</strong>la compagnia.<br />

Essa è formata da quattor<strong>di</strong>ci nani e uno hobbit, Bilbo Baggins, riunitisi con l‟aiuto <strong>di</strong> Gandalf, per<br />

riconquistare il tesoro dei nani. La compagnia è partita dalla Terra <strong>di</strong> Mezzo e si è inoltrata nelle<br />

Terre Solitarie, un luogo buio, lugubre e sconosciuto, dove il percorso è <strong>di</strong>ventato <strong>di</strong>fficile e quin<strong>di</strong><br />

essa decide <strong>di</strong> fermarsi per la notte.<br />

In lontananza si vede una luce rossa che attira i viaggiatori.<br />

Per primo va Bilbo Baggins e scopre che si tratta <strong>di</strong> un focolare, dove tre Uomini Neri stanno<br />

arrostendo un po‟ <strong>di</strong> agnello.<br />

Questi lo scoprono e Bilbo rischia <strong>di</strong> essere mangiato, ma con un gioco <strong>di</strong> parole crea una piccola<br />

<strong>di</strong>scussione fra i tre, che gli permette <strong>di</strong> fuggire e nascondersi.<br />

I nani invece non sono abili come Bilbo e, una volta avvicinatisi al focolare, vengono catturati dagli<br />

Uomini Neri che non sopportano la loro vista.<br />

Gli Uomini Neri, essendo stupi<strong>di</strong>, iniziano a litigare perché non riescono a decidere come cucinare i<br />

nani. Proprio quando sembra che siano arrivati a un accordo, una “voce” interviene e li fa litigare <strong>di</strong><br />

nuovo, mettendoli sempre più l‟uno contro l‟altro.


La “voce” misteriosa è quella <strong>di</strong> Gandalf che cerca <strong>di</strong> far perdere tempo agli Uomini Neri perché sa<br />

che se questi non si nascondono in una caverna, essendo stati creati dalla pietra, con la luce <strong>del</strong> sole<br />

ritorneranno per sempre roccia.<br />

E‟ bellissimo leggere come Gandalf, abilmente, facendo credere che a parlare sia uno degli Uomini<br />

Neri, si intrometta nella <strong>di</strong>scussione con una semplice frase, nel momento giusto, quando sembra<br />

che tutto si sia sistemato e che finalmente gli Uomini Neri abbiano preso una decisione.<br />

Egli potrebbe intervenire con la magia e sistemare il trio in un attimo, ma non gli piace abusare <strong>del</strong><br />

suo potere e preferisce sfruttare le sue conoscenze.<br />

Prolunga con astuzia la <strong>di</strong>scussione fino all‟alba, quando finalmente può far riconoscere la sua voce,<br />

farsi vedere e pronunciare la sentenza: “ L‟alba vi prenda e sia <strong>di</strong> pietra su <strong>di</strong> voi”.<br />

Vittoria Vecchiotti<br />

Immagine <strong>di</strong>segnata da Tolkien <strong>del</strong>la riunione degli Uomini Neri


Ti è mai capitato, come accade a Bilbo ne “Lo Hobbit”, <strong>di</strong> sorprendere nella tua personalità due<br />

aspetti (ad esempio uno più remissivo e calmo ed uno più determinato all‟azione)? In quali<br />

situazioni? Rifletti e racconta.<br />

Ne “Lo Hobbit” lo scrittore descrive Bilbo, il protagonista, con due aspetti nella sua personalità:<br />

uno calmo e tranquillo tipico <strong>del</strong>la famiglia <strong>del</strong> padre: i Baggings, mentre l‟altro molto determinato<br />

e pronto all‟azione che invece è tipico <strong>del</strong>la famiglia <strong>del</strong>la madre: i Tuc.<br />

Mi sono accorto che anche io, come Bilbo, ho due aspetti nella mia personalità: uno più pigro e<br />

dormiglione, mentre l‟altro molto attivo e determinato all‟azione. Questi due aspetti emergono<br />

soprattutto nel pomeriggio, quando i miei amici giocano a calcio e invitano anche me. Ci sono<br />

giorni in cui non voglio nemmeno alzarmi dal <strong>di</strong>vano se non per accendere la Wii e iniziare a<br />

giocare, invece in altri giorni non vedo l‟ora <strong>di</strong> finire i compiti e andare a giocare con i miei amici.<br />

Ci sono anche altre occasioni in cui emergono questi miei aspetti: infatti quando gioco a calcio,<br />

grazie al desiderio <strong>di</strong> vincere, riesco quasi a non sentire la fatica e corro fino alla fine, qui emerge il<br />

mio aspetto più attivo e determinato.<br />

Oppure un altro caso in cui emerge il mio aspetto più pigro è quando prima <strong>di</strong> partire per andare a<br />

mangiare al ristorante, mi lamento perché voglio mangiare a casa.<br />

Un altro caso in cui emerge la mia pigrizia è quando mia mamma mi chiede se le posso dare una<br />

mano, io rispondo sempre <strong>di</strong> no e accendo la TV.<br />

Quando una persona ha due aspetti nella sua personalità la cosa più importante è saperli controllare,<br />

infatti nessun aspetto deve prendere il sopravvento perché da solo avrebbe un fine negativo, mentre,<br />

combinato col suo opposto, può creare una via <strong>di</strong> mezzo positiva.<br />

Riflettendo si può capire che io e Bilbo siamo simili, entrambi abbiamo due aspetti molto simili,<br />

uno più attivo e pronto all‟azione, e uno pigro che ama le como<strong>di</strong>tà, i piaceri e che o<strong>di</strong>a le<br />

avventure.<br />

Luca Bertozzi<br />

Una tipica caverna Hobbit<br />

Sono una persona abbastanza tranquilla, e questo mio modo <strong>di</strong> essere si riconosce anche<br />

dai miei gusti:amo i silenzio, che è per me qualcosa <strong>di</strong> molto importante, e, anche se mi piace<br />

la compagnia, non sto male da sola. In questi casi preferisco non essere in una solitu<strong>di</strong>ne<br />

totale, ma quasi ( ad esempio ascoltando la musica o stando tra la natura).


Ma anche nello scegliere tra <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> musica riemerge il mio carattere “tranquillo”: ascolto<br />

la musica classica o i CD <strong>di</strong> Enya, la mia cantante preferita, perché i suoi canti sono armoniosi<br />

e dolci.<br />

Un altro mio modo <strong>di</strong> essere: libera.<br />

Non amo essere obbligata a fare qualcosa, amo scegliere cosa e quando fare ciò che gli adulti<br />

mi hanno detto e spesso mi ribello. Ma so <strong>di</strong> avere dei doveri e li eseguo.<br />

Ho un forte carattere e, talvolta, anche il “caratterino”, cosa che mi provoca on poche sgridate<br />

dai miei.<br />

Questo carattere a volte molto acceso è la mi arma migliore per <strong>di</strong>fendermi, non essendo<br />

molto forte fisicamente.<br />

Un ultimo particolare una persona tranquilla è il paragone tra me e la notte. Come essa sono<br />

misteriosa e chiusa,e non amo mostrare agli altri ciò che provo,come lei non mostra ai curiosi<br />

ciò che nasconde.<br />

Un animale che più i somiglia è il gatto:in<strong>di</strong>pendente, ribelle, tranquillo, misterioso e<br />

coraggioso.<br />

Sì, perché con il fatto che citerò <strong>di</strong>mostrerò che sono stata capace <strong>di</strong> essere coraggiosa anche<br />

nel momento in cui i più coraggiosi sembravano avere paura.<br />

“Quella sera è stata la penultima passata al mio terzo (ed ultimo)campo scout con i più piccoli:<br />

a noi più gran<strong>di</strong> i capi avevano detto che avremmo dovuto dormire fuori, all'aperto, sotto le<br />

stelle, una sorta <strong>di</strong> prova <strong>di</strong> coraggio. Un'ora sola, poi bisognava superare le VERE prove <strong>di</strong><br />

coraggio.<br />

Io, però, non riuscivo a dormire: il cielo era troppo bello per essere ignorato.<br />

Quando ci hanno svegliato, ci hanno comunicato che avremmo dovuto camminare per circa<br />

<strong>di</strong>eci metri per una strada ghiaiosa al buio, <strong>di</strong>rettamente affacciata su un pericolosissimo<br />

precipizio, soli e senza torce.<br />

Lì con me c'era un mio compagno, noto a tutti come “coraggioso”; ma poco prima che dovessi<br />

partire, mi confessò una cosa che non avrei mai immaginata <strong>di</strong> sentirmi <strong>di</strong>re da lui:<br />

FIN DA PICCOLO AVEVA AVUTO PAURA DEL BUIO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!<br />

Chi l'avrebbe mai detto????????????????????????????????????????????????????????<br />

E così ho <strong>di</strong>mostrato che anche le persone più coraggiose hanno le proprie paure.<br />

Anna Rebecca Ceccarelli<br />

Come a Bilbo, anche a me, è capitato <strong>di</strong> sentire la mancanza <strong>di</strong> casa mia e <strong>del</strong>la mia famiglia. Era<br />

un giorno felice, quando arrivò una chiamata da una mia amica. Lei mi invitò a dormire a casa sua<br />

per ben due giorni, sarebbe stata la mia prima volta.<br />

Inizialmente tutta contenta preparai le mie cose e partii subito per la casetta sul mare.<br />

Appena arrivai ci furono le mia amiche a farmi la sorpresa ed io subito mi abituai all‟accoglienza <strong>di</strong><br />

quella casa e infatti passai la notte benissimo, presa dalla como<strong>di</strong>tà <strong>del</strong> letto e dalla freschezza <strong>del</strong>la<br />

notte. Era come se i bei sogni avessero dominato la mia mente e infatti ne feci molti.<br />

Il giorno dopo la felicità scompare, era come se tutto quello che era successo il giorno prima fosse<br />

solo un sogno, iniziai a sentire la mancanza <strong>di</strong> casa mia e <strong>del</strong>la mia famiglia tanto lontana da me.<br />

Così questo dolore <strong>di</strong>venne mal <strong>di</strong> pancia, <strong>di</strong> testa….ma questi dolori erano solo immaginari.<br />

Infatti, come avevo previsto, i genitori <strong>del</strong>la mia amica chiamarono la mia mamma e le chiesero <strong>di</strong><br />

venirmi a prendere.<br />

Io così preparai le mie cose e appena arrivò mia madre ero pronta a tornare a casa: era come se<br />

avessi giocato al gioco <strong>del</strong>la ruota riguardante i mie sentimenti perché prima ero felice poi triste e<br />

alla fine nuovamente felice.<br />

Come si può notare l‟esperienza mia e quella <strong>di</strong> Bilbo sono molto simili perché comunque siamo<br />

personaggi molto educati e timorosi e anche perché non eravamo soli: avevamo i nostri amici. Ma<br />

c‟è una <strong>di</strong>fferenza che io sapevo, ero a conoscenza <strong>di</strong> ciò a cui andavo incontro, mentre lui no. E


quin<strong>di</strong> è come se mi fossi umiliata da sola mentre lui no, ma ho capito che questa non è vergogna<br />

anzi…è un bene perché vuol <strong>di</strong>re che voglio bene ai miei genitori e che li amerò sempre!!!<br />

Giulia Zanoli<br />

Nel settimo capitolo Gandalf annuncia alla compagnia la sua partenza: immagina i sentimenti<br />

<strong>di</strong> Bilbo e dei nani <strong>di</strong> fronte a questo annuncio e prova a spiegare perché avviene questa<br />

separazione.<br />

Nel settimo capitolo Gandalf annuncia la sua partenza ed i nani e lo hobbit rimangono pietrificati<br />

davanti a tale notizia, poiché credono <strong>di</strong> non poter continuare il viaggio senza lo stregone. La<br />

compagnia lo supplica <strong>di</strong> rimanere e gli offre oro <strong>di</strong> drago in quantità ma Gandalf risponde <strong>di</strong>cendo<br />

che per quello che aveva fatto sino a quel momento si era già guadagnato un bel gruzzoletto.<br />

Infatti la compagnia ritiene che Gandalf sia il più esperto nell‟ambito <strong>del</strong> viaggio in terre pericolose<br />

come bosco atro, una giungla che dovranno attraversare in seguito senza il loro guidatore. Immenso<br />

è il senso <strong>di</strong> smarrimento che pervade il gruppo: la paura <strong>di</strong> perdersi o <strong>di</strong> morire corrode i<br />

viaggiatori.<br />

Gandalf, al contrario, pensa che il suo compito sia quello <strong>di</strong> portarli sani e salvi alla Montagna<br />

Solitaria e afferma giustamente <strong>di</strong> essere riuscito a guidarli in posti sicuri, tirandoli fuori dai<br />

pericoli.<br />

Secondo me Gandalf lascia soli i nani e Bilbo perché crede nelle doti <strong>del</strong>lo hobbit e vuole la<br />

conferma <strong>del</strong>la sua teoria: solo sperimentando <strong>di</strong>rettamente si potrà ottenere una risposta concreta ai<br />

tanti dubbi.<br />

Nel romanzo Gandalf assomiglia al padre saggio <strong>del</strong> gruppo che aiuta e soccorre, ma con questo<br />

imminente ad<strong>di</strong>o lo stregone vuole veder maturare Bilbo e i nani, sottoponendoli ad una specie <strong>di</strong><br />

prova che può aiutare lo hobbit nel far sbocciare le sue abilità <strong>di</strong> scassinatore ancora a lui ignote.<br />

Tuttavia, come una vera guida, non li abbandona completamente: infatti non si limita nel dare<br />

consigli, sia quando il gruppo deve incontrare Beorn, la persona eccezionale <strong>di</strong> cui va parlando, sia<br />

quando la compagnia arriverà ai confini <strong>di</strong> bosco atro, un bosco insi<strong>di</strong>oso e pieno <strong>di</strong> pericoli.<br />

Per quel particolare momento, Gandalf si farà promettere che il gruppo resterà sul sentiero, poiché il<br />

pericolo potrebbe aspettarli <strong>di</strong>etro ogni angolo.<br />

Lo stregone è sempre ottimista mentre il gruppo è sempre più giù <strong>di</strong> morale visto il passare veloce<br />

dei giorni i quali sembrano in<strong>di</strong>fferenti al crescente <strong>di</strong>sagio dei viaggiatori.<br />

Quest‟avventura è come la vita, dove il bambino, ogni anno <strong>di</strong> più, si deve allontanare dal nucleo<br />

caloroso e affettivo <strong>del</strong>la famiglia che lo accu<strong>di</strong>sce fino al momento in cui è pronto per vivere i<br />

pericoli <strong>del</strong>la vita, ma anche le bellezze che essa riserva per lui.<br />

Francesco Ruscelli<br />

Bilbo nella sua vecchiaia


c) Testi <strong>di</strong> immedesimazione<br />

“..... Se fossi restato a casa!La mia bella caverna hobbit!Oh, perché, perché, perché mi sono<br />

lasciato coinvolgere in questa stupida avventura? Bho!!!!!!!!!!<br />

Comunque stiano le cose , sta <strong>di</strong> fatto che sono qui che giro in tondo correndo e cercando <strong>di</strong><br />

sfuggire a 'sti lupi che cercano <strong>di</strong> azzannarmi ( ma perché poi? mica ho fatto loro qualcosa <strong>di</strong><br />

male.....ho solo dato retta ai nani – cosa che mi provoca non pochi problemi-).<br />

Anche i nani, per , potevano almeno darmi una mano...ò sfruttano la loro altezza per mettersi in<br />

salvo, ma a me chi ci pensa?!?! Io sono piccolo, mica sono come loro! Se ci tengono tanto a me (e<br />

Gandalf si preoccupa così tanto), perché non mi aiutano? Mah!<br />

Aiutooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!<br />

!!!!!!!!!!<br />

Oh, ecco Dori che scende dall'albero! Per fortuna che c'è lui!<br />

Sgnaff! Altra addentata da parte <strong>di</strong> un lupo con gran<strong>di</strong> intenzioni <strong>di</strong> farmi <strong>di</strong>ventare suo spuntino <strong>di</strong><br />

mezzanotte.<br />

Ora però c'è Dori che mi fa salire.....<br />

Fiuu...che paura!!!<br />

E ora che fanno? Un'assemblea? E poi che lingua parlano? Qui siamo tutti confusi. Ah no, ecco<br />

qualcuno che ci capisce qualcosa (Gandalf), ma dalla sua faccia non sembra un <strong>di</strong>scorso<br />

promettente, anzi, c'è da preoccuparsi.<br />

E se non sbaglio... queste sono urla <strong>di</strong> ... orchi!<br />

Oh-oh. Qui si mette male.<br />

Arrivano, intonano una canzone e... incen<strong>di</strong>ano gli alberi. Noooooo! Non è possibile! Ci sono anche<br />

gli aghi <strong>di</strong> pino secchi!<br />

Aspetta, calma, ragioniamo:tornare giù,impossibile. Salire più su sugli alberi,non è la scelta<br />

migliore (ho solo cinquantacinque anni, sono troppo giovane per morire!)<br />

Santo cielo, Gandalf,hai creato il fuoco, crea l'acqua! Che ne so,fai piovere, ad esempio!<br />

Ripensandoci, per non è la scelta migliore: gli orchi potrebbero ò salire sugli alberi e catturarci,<br />

oppure abbattere gli alberi (e sarebbe la fine), oppure... lasciamo perdere.<br />

Però, però .... sembra proprio che la buona sorte ci stia venendo incontro !<br />

Sta iniziando a sbucare qualche raggio <strong>di</strong> sole... e guarda guarda improvvisamente i lupi stanno<br />

correndo a rifugiarsi nelle loro tane e gli orchi stanno tornando nelle loro gallerie.<br />

Rimane comunque il problema <strong>del</strong> fuoco, ma non per molto perché se ho previsto giusto,... ecco! Lo<br />

sapevo! Gandalf é riuscito a creare un getto d'acqua per spegnere il fuoco!<br />

Che fortuna! Ci siamo salvati, e ci siamo anche tolti il problema <strong>del</strong>l'odore: se gli orchi fossero<br />

scappati senza riuscire ad incen<strong>di</strong>are gli alberi, forse sarebbero comunque tornati a cercarci grazie al<br />

loro fiuto! Ma con il fatto <strong>del</strong> fuoco ci siamo anche “”ripuliti” (ma senza shampoo o<br />

bagnoschiuma),<br />

togliendo l'odore <strong>di</strong> caverna orchesca!<br />

Ora ci possiamo riposare, vero? NOOOO?!???! Dobbiamo continuare il viaggio?!?!<br />

Mi sto stufando. Se non torno presto a casa ESPLODO!<br />

Insomma, non abbiamo provviste, né pony o altri mezzi <strong>di</strong> trasporto, e io ho fame e sono stanco!<br />

Guardate che vi pianto in asso, amici miei. Guardate che lo faccio! Ah, adesso dobbiamo pure<br />

attraversare le montagne??? Ma neanche per sogno! Vi arrangiate, capito???<br />

Irremovibili, non riuscirò mai a convincerli a fare una pausa!<br />

E va bene, mi avete convinto (<strong>di</strong>re il vero mi avete costretto)... arrivo, arrivo!<br />

Uffa, sono stanco <strong>di</strong> queste avventure.<br />

Eppure non posso davvero farne a meno!!!!!!!....”<br />

Anna Rebecca Ceccarelli


Balin si sta gustando un bel bicchiere <strong>di</strong> birra


“Leggere e scrivere”<br />

Laboratorio Classi Seconde<br />

“ Le parole, se il libro è eloquente, dovrebbero continuare a risuonarci nelle<br />

orecchie come il fragore dei marosi e il racconto, se <strong>di</strong> racconto si tratta, riproporsi<br />

con mille immagini variopinte <strong>di</strong> fronte agli occhi”<br />

( R. L. Stevenson)


LA PAROLA CREATIVA<br />

Scrittura creativa: testi e poesie dei ragazzi <strong>di</strong> 2 A che “<strong>di</strong>cono” <strong>di</strong> un ricordo …<br />

a partire dalla lettura <strong>del</strong>la poesia “Ricordo”, <strong>di</strong> G.Caproni:<br />

Ricordo una chiesa antica,<br />

romita,<br />

nell'ora in cui l'aria s'arancia<br />

e si scheggia ogni voce<br />

sotto l'arcata <strong>del</strong> cielo.<br />

Eri stanca,<br />

e ci sedemmo sopra un gra<strong>di</strong>no<br />

come due men<strong>di</strong>canti.<br />

Invece il sangue ferveva<br />

<strong>di</strong> meraviglia, a vedere<br />

ogni uccello mutarsi in stella<br />

nel cielo.<br />

Momenti in<strong>di</strong>menticabili<br />

In una spiaggi deserta <strong>del</strong>la Grecia<br />

nell‟ora in cui le stelle brillanti e sfavillanti<br />

stanno per entrare come attrici famose<br />

nel teatro <strong>del</strong> cielo.<br />

Siamo solo io, la musica e il soave mare.<br />

Milioni <strong>di</strong> momenti allegri e felici<br />

mi travolgono ascoltando numerose note <strong>di</strong> musica<br />

che mi fanno barcollare in mezzo a conchiglie<br />

che sembrano strumenti musicali.


Il rumore <strong>del</strong>le onde spumeggianti va a ritmo<br />

con la musica<br />

e io nera <strong>di</strong> rabbia sembro Beetowen: <strong>di</strong>rigo la<br />

musica.<br />

Sono stanca e libera in un luogo inquieto.<br />

ogni mio pensiero svanisce e imme<strong>di</strong>atamente<br />

come un “ciak si gira” incomincia<br />

un nuovo film entusiasmante e insapettato <strong>del</strong>la mia vita.<br />

Elena<br />

Notte d‟estate<br />

Stesa sul letto <strong>del</strong> prato<br />

il grande cielo ho osservato:<br />

c‟erano milioni <strong>di</strong> stelle<br />

luminose, lontane e belle<br />

le ho osservate per un momento<br />

e il mio cuore ho sentito contento.<br />

Ricordo ancora la grande emozione<br />

che, come una canzone,<br />

ha riempito il mio cuore<br />

<strong>di</strong> felicità che mai più scomparirà<br />

perchè quella magia lucente<br />

invase la mia anima<br />

e la mia mente.<br />

Francesca<br />

Dal cielo<br />

È sera. In aereo.<br />

Dall‟alto, fra una nuvola e l‟altra,<br />

le case come luci sparse.<br />

È un mistero affascinante.<br />

Giulio<br />

Panorama<br />

Nel medesimo giorno <strong>del</strong> mio compleanno<br />

L‟emozione mi colse su un picco aguzzo.<br />

Vicino ad una roccia mi sedetti<br />

A contemplare l‟infinito panorama.<br />

Nubi leggere e funeste atterravano senza pari<br />

Sull‟erboso suolo a valle<br />

E altre ne giungevano con carri celesti.<br />

E il tramonto,


magnifica tavola <strong>di</strong> celeste pittore<br />

la cui man non sbaglia<br />

nei tratti leggeri e negli intensi color,<br />

al mio occhio parve il para<strong>di</strong>so,<br />

quel luogo dal fantastico viso.<br />

Filippo<br />

Il sentiero<br />

Ricordo un sentiero abbandonato<br />

appartato.<br />

Quando mezzogiorno appare passato.<br />

Gli animali si nascondono al timore dei passi pesanti<br />

gli occhi sono abbagliati dalle schegge d‟oro fluttuanti.<br />

Ero stremato dalle dure fatiche <strong>del</strong> viaggio e mi sedetti sul tronco <strong>di</strong> un alberetto<br />

mentre raccimolavo le forze mi accorsi <strong>di</strong> un bel vialetto.<br />

Il mio cuore batteva non alimentato dalle proprio energie, ben dalla meraviglia<br />

la natura si intona perfettamente al colore acceso<br />

mentre ripartivo con nuove energie, le energie <strong>del</strong>la meraviglia.<br />

Michele<br />

Ricordo<br />

Ricordo il 16 Maggio <strong>del</strong> <strong>2010</strong>, giorno <strong>del</strong>la mia Cresima.<br />

Già davanti alla chiesa mi sentivo emozionatissimo, sebbene mi sentivo veramente pronto.<br />

Una volta entrati, con una piccola can<strong>del</strong>a in mano, tutti la appoggiammo su un can<strong>del</strong>abro aureo<br />

(in omaggio al Signore).<br />

Poi verso la fine <strong>del</strong>la Santa Messa, venne il momento <strong>di</strong> ricevere lo Spirito Santo, dopo la<br />

Comunione.<br />

Ero emozionatissimo, ed il cuore mi palpitava all‟impazzata, come un cavallo selvaggio che<br />

“correva dentro <strong>di</strong> me”. È stata una Domenica bellissima.<br />

Mi sentivo meglio, un‟altra persona…<br />

Jacopo<br />

Ricordo il cielo…<br />

Ricordo il cielo sempre azzurro,<br />

nel momento più bello<br />

<strong>del</strong>la sua vita, un sibilio<br />

<strong>di</strong>sturbava la mia lunga passeggiata.<br />

Un uccello cinguettava<br />

ed io ero appena arrivata.<br />

Mi fermai all‟improvviso<br />

e fotografai il suo bel viso.<br />

Al fine <strong>del</strong>la sera<br />

ecco… mi <strong>di</strong>spiaceva


lasciare lui e il suo posticino.<br />

E ancora il mio sorriso ricorda<br />

la meraviglia <strong>di</strong> quel bel viso.<br />

Laura<br />

Felicità e tristezza pensando a un amico<br />

Il musical “Forza venite gente”,<br />

i pomeriggi a giocare a ping pong,<br />

le merende sotto il gazebo,<br />

le risate fatte insieme;<br />

però adesso sei in una stanza d‟ospedale e mi manchi.<br />

Vittorio<br />

Un‟amica<br />

Uno sguardo<br />

un sorriso<br />

un‟intesa profonda…<br />

Un‟offesa<br />

una lacrima<br />

un dolore infinito<br />

Luna<br />

La nostra notte<br />

Ricordo una notte piena <strong>di</strong> stelle,<br />

ed io accanto a te,<br />

ti stringevo la mano.<br />

Le stelle ci guardavno,<br />

e tu eri come un pesciolino;<br />

prendevi piccoli respiri.<br />

Mi parlavi <strong>del</strong>la vita:<br />

quando emanasti l‟ultimo respiro.<br />

Sentivo tante voci piangere;<br />

ed il mio cuore si restrinse.<br />

Martina<br />

Un attimo improvviso<br />

Ricordo, ero lì, fermo,<br />

ad aspettare, appoggiato<br />

alla ringhiera.


Mi sentivo stanco, ma<br />

io volevo aspettare.<br />

Eccola l‟ho vista,<br />

quella scia <strong>di</strong> luce<br />

che appare e scompare<br />

velocemente su questo<br />

foglio nero che mi circonda.<br />

Ricccardo<br />

Un viaggio nella natura<br />

Ricordo, quel giorno che mi trovavo su una barca,<br />

nell‟Oceano Pacifico e improvvisamente arriva un gruppo <strong>di</strong> <strong>del</strong>fini<br />

che cominciano a giocare sotto e davanti la barca, era veramente un bel giorno,<br />

avevamo visto le orche, le aquile e una balena megattera.<br />

Anche il paesaggio era fantastico; non avevo mai visto una cosa <strong>del</strong> genere.<br />

Patrizia<br />

Il cielo stellato<br />

Era una notte chiara,<br />

la luna era piena<br />

e le stelle erano luminose.<br />

Io stesa sul prato osservavo<br />

Questi puntini sul telo blu.<br />

E il mio cuore<br />

Al vedere gioiva.<br />

Beatrice<br />

Scoglio<br />

Ricordo uno scoglio sul mare, l‟aria era mattutina,<br />

la spiaggia era silenziosa.<br />

Ero stanco dalla camminata e mi sedetti sopra lo scoglio come un<br />

povero pescatore.<br />

Invece il mio cuore batteva dallo stupore, a vedere ogni pesce mutarsi<br />

in tanti altri come la sabbia infinita nel mare.<br />

Riccardo<br />

Sera <strong>di</strong> Luglio<br />

Ricordo quella sera <strong>di</strong> Luglio, io e i miei amici<br />

siamo andati in spiaggia ad ammirare il sole<br />

che tramontava, io mi sentivo felice a vedere quella scena<br />

era tutto bellissimo e il sole rifletteva sul mare,<br />

ero sbalor<strong>di</strong>ta perché non avevo ancora mai visto


una cosa simile non pensavo a niente,<br />

forse perché l‟emozione che provavo era talmente forte<br />

che mi faceva pensare solo a quel meraviglioso tramonto.<br />

Laura<br />

Gita con la mia famiglia<br />

Quest‟estate con la mia famiglia siamo partiti per una gita in una boscaglia.<br />

Dopo tre ore <strong>di</strong> cammino, sono rimasta estasiata:<br />

avevamo raggiunto una bella cascata.<br />

Poi con mio babbo ho sfidato la paura<br />

e ci siamo sporti da un‟altura.<br />

Che panorama fantastico<br />

abbiamo visto in quel attimo !<br />

Poi siamo ritornati alla cascata<br />

e la mano mi sono bagnata.<br />

L‟acqua era fredda…<br />

Poi al ritorno ho ripensato<br />

a quel bel posto che avevamo visitato.<br />

Franceca<br />

Amico<br />

Ricordo un bambino,<br />

ma non lo conoscevo: era strano.<br />

Mi colpì il suo grande cuore,<br />

e da quel momento mi feci tante domande.<br />

Chi era ? Forse era lui, il mio grande Amico.<br />

Micaela<br />

Ricordo che quando ero bambino…<br />

Ricordo che quando ero bambino, ero in vacanza in montagna e una sera siamo andati a vedere le<br />

stelle.<br />

Uno stupore immenso mi ha colpito, davanti all‟immensità <strong>del</strong> cielo.<br />

Faceva molto freddo, ma lo stupore era così grande che ero contento <strong>di</strong> essere lì.<br />

Luca


Giunti al termine <strong>del</strong> nostro lavoro <strong>di</strong> poesia, ritieni che ci siano ancora oggi poesie capaci <strong>di</strong><br />

parlare al cuore <strong>del</strong>l‟uomo?<br />

Saper immaginare, creare e trasmettere emozioni tramite parole….ecco la poesia. Anche al giorno<br />

d‟oggi le poesie trasmettono emozioni e messaggi importanti che toccano il cuore….<br />

La poesia è una piccola stella fra tutte quelle che abbiamo nel nostro firmamento <strong>di</strong> sapienza…<br />

Aurora A<br />

Secondo me ci sono ancora poesie che possono commuovere profondamente, perché i poeti sanno<br />

cogliere, anche nella semplicità <strong>del</strong>la vita quoti<strong>di</strong>ana, aspetti profon<strong>di</strong> e sensazioni particolari che<br />

sfuggono all‟uomo comune. Davide F<br />

Io ritengo che ancora oggi ci siano poesie capaci <strong>di</strong> parlare al cuore <strong>del</strong>l‟uomo, infatti poeti come<br />

Pascoli riescono a descrivere in modo dettagliato ed espressivo ciò che il loro cuore sente. Essi<br />

riescono a trasformare fatti semplici e naturali come l‟aratura, una quercia caduta, un temporale in<br />

un capolavoro <strong>del</strong>la letteratura. Filippo M


Secondo me la poesia può ancora parlare al cuore <strong>del</strong>l‟uomo perché esprime sentimenti che toccano<br />

ed emozionano qualsiasi persona. L‟uomo, infatti, nel corso dei secoli cambia esteriormente, ad<br />

esempio nella tecnologia, ma il suo cuore, come sentimenti ed emozioni, non cambia mai. Per<br />

questo poeti come Pascoli o Omero ancora oggi ci colpiscono per la loro capacità <strong>di</strong> cogliere i<br />

particolari e descrivere i sentimenti. Agostino G<br />

….Anche se Pascoli è vissuto tra l‟Ottocento e il Novecento e usa un linguaggio arcaico, cioè<br />

<strong>di</strong>verso da quello <strong>di</strong> oggi, nei suoi versi esprime dei sentimenti eterni, cioè veri per ogni uomo in<br />

ogni tempo e io stessa, anche se sono una ragazzina <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci anni, mi sento vicina a lui….Chiara


Scegli tra le poesie analizzate in classe quella che ti è piaciuta maggiormente, presentane le<br />

caratteristiche e in<strong>di</strong>ca il motivo <strong>del</strong>la tua preferenza.<br />

Secondo me le poesie riescono ancora a parlare al cuore <strong>del</strong>l‟uomo. Mi sono convinto <strong>di</strong> questo<br />

leggendo e stu<strong>di</strong>ando le poesie <strong>di</strong> Giovanni Pascoli. Alcune <strong>di</strong> queste liriche mi hanno emozionato o<br />

commosso, come mi è accaduto leggendo “X agosto” in cui il poeta parla <strong>del</strong>la morte <strong>del</strong> padre.<br />

Altri testi mi hanno fatto apprezzare il paesaggio o alcuni eventi naturali <strong>di</strong> cui spesso non cogliamo<br />

la bellezza o il significato. In “Temporale” ho colto bene il messaggio che il poeta ci ha voluto<br />

trasmettere. La lirica, composta da sei versi, descrive il paesaggio con varie pennellate <strong>di</strong> colore.<br />

Nel primo verso, con l‟onomatopea “bubbolio”, Pascoli ci fa capire che è in arrivo un temporale,<br />

mentre nei due versi seguenti presenta il mare al tramonto, rosso come fuoco. Poi, come se ci<br />

girassimo, dando le spalle al mare, vengono descritti i monti neri simili a pece, oscurati dalle nuvole<br />

<strong>del</strong> temporale. Qua e là ci sono ancora nubi chiare e in mezzo ai due paesaggi si intravede una casa<br />

bianca che assomiglia ad un‟ala <strong>di</strong> gabbiano. L‟ala <strong>di</strong> gabbiano rappresenta una protezione, un<br />

rifugio per i piccoli, così come il casolare è un riparo per le persone in mezzo alla tempesta. Con<br />

questa analogia il poeta ci vuol <strong>di</strong>re che nelle avversità <strong>del</strong>la vita c‟è sempre un rifugio, una<br />

sicurezza, in questo caso il casolare. Quest‟ultimo rappresenta la speranza, la pace che ognuno <strong>di</strong><br />

noi può trovare nelle <strong>di</strong>fficoltà <strong>del</strong>la vita quoti<strong>di</strong>ana; qui ricorre ancora una volta l‟immagine <strong>del</strong><br />

nido, spesso presente nelle poesie <strong>di</strong> Pascoli.<br />

Questa lirica mi è piaciuta particolarmente per la ricchezza <strong>del</strong>la descrizione: con pochi tocchi<br />

l‟autore ci fa vedere colori, ci fa ascoltare suoni e ci apre vasti orizzonti come quelli <strong>del</strong> mare o<br />

<strong>del</strong>le montagne. La poesia mi insegna ad essere più attento a quello che accade attorno a me.<br />

Questa, inoltre colpisce anche per il suo messaggio: ogni giorno infatti anch‟io incontro qualche<br />

<strong>di</strong>fficoltà a scuola, con i miei amici, con i miei genitori o coi miei fratelli, ma so che comunque la<br />

mia famiglia è sempre un rifugio a cui ricorrere per trovare serenità e consolazione. A volte, però,<br />

può capitare che la famiglia non sia presente, ma ci sono sempre i miei migliori amici, i professori,<br />

oppure un sacerdote con cui mi posso confidare. Una cosa è certa: questa speranza è sempre<br />

presente, dà forza nell‟affrontare le avversità e conforto nei momenti <strong>di</strong> pace. Giovanni Zanotti


Dopo l‟uscita a Camaldoli e prendendo spunto dal lavoro svolto in classe sull‟avventura, scrivi<br />

l‟incipit <strong>di</strong> un racconto d‟avventura che si svolga in un bosco, focalizzando l‟attenzione sulla<br />

sua ambientazione.<br />

Tremal Naik nel bosco misterioso<br />

In un bosco intricato, tetro e ombroso, Tremal Naik affrontava una nuova avventura. L‟eroe<br />

camminava su un letto <strong>di</strong> aghi <strong>di</strong> pino, i suoi passi non producevano nessun rumore e il silenzio <strong>del</strong><br />

bosco dava maggior risalto ai maestosi abeti <strong>di</strong> forme spettrali, colorati da qualche macchia <strong>di</strong><br />

muffa.<br />

I piccoli sprazzi <strong>di</strong> luce che vi filtravano lasciavano intravedere qua e là funghi velenosi cresciuti<br />

sul terreno morbido, interrotto ogni tanto da impronte <strong>di</strong> animali e da piccoli ruscelli che portavano<br />

ad un laghetto ricoperto <strong>di</strong> ninfee.<br />

Il sentiero sassoso e fangoso a tratti era interrotto da tronchi spezzati che ostacolavano il percorso.<br />

Tutto era tranquillo nel bosco silenzioso, troppo tranquillo, infatti ad un tratto…..Aurora A.<br />

Bufera notturna a Camaldoli<br />

In una notte invernale, una forte bufera colorava <strong>di</strong> grigio il cielo <strong>di</strong> Camaldoli. Nel bosco intricato,<br />

insolitamente silenzioso, tutti gli animali erano nascosti. Si intravedevano solo le loro impronte<br />

ormai sommerse dall‟acqua e dal fango.<br />

Il cielo scuro incuteva paura, le gocce <strong>di</strong> pioggia cadevano sui sassi <strong>del</strong> sentiero ormai nascosto dai<br />

tronchi degli alberi maestosi. Il terreno era morbido, fangoso e ricoperto dagli aghi <strong>di</strong> pino che il<br />

vento aveva fatto cadere. L‟aria era fredda come l‟acqua dei ruscelli che traboccavano da ogni<br />

parte, il forte vento spezzava i rami degli alberi e faceva cadere le foglie secche sull‟acqua <strong>di</strong> un<br />

laghetto misterioso. Chi poteva aggirarsi a quell‟ora in quel bosco misterioso?..... Agnese M.


Alla ricerca dei bracconieri<br />

Il bosco sembrava infinito. Gli abeti secolari, con gli scheletrici tronchi posti ad intervalli regolari<br />

bucavano il cielo come lance. La luce biancastra e il silenzio opprimente rendevano quel luogo<br />

spettrale.<br />

Andrea procedeva spe<strong>di</strong>to sul terreno morbido, umido, a tratti ricoperto da un letto <strong>di</strong> aghi <strong>di</strong> abete<br />

marciti. Il sentiero non era tracciato, ma il soffice muschio cresciuto ai pie<strong>di</strong> dei tronchi gli<br />

segnalava il Nord.<br />

A mano a mano che avanzava, però, il cammino <strong>di</strong>ventava sempre più <strong>di</strong>fficoltoso, gli abeti intricati<br />

e i rami spezzati o spioventi sul terreno ostacolavano il percorso.<br />

Il bosco era <strong>di</strong>ventato fitto, cupo, ovunque regnava un silenzio tombale lacerato a volte da versi <strong>di</strong><br />

lupi o cinghiali. Ovunque si <strong>di</strong>ffondevano odori inebrianti <strong>di</strong> resina e <strong>di</strong> funghi….Ilaria I.<br />

Tremal Naik nel bosco <strong>di</strong> Camaldoli<br />

Tremal Naik in un‟altra <strong>del</strong>le sue avvincenti avventure si trovava nel bosco intricato, silenzioso e<br />

ombroso <strong>di</strong> Camaldoli. Il sentiero, a tratti sassoso e fangoso, rendeva <strong>di</strong>fficile il percorso.<br />

Avanzando lentamente il nostro eroe vide strane impronte <strong>di</strong> animale, ma non si scoraggiò.<br />

Guardandosi intorno ovunque si estendevano alberi maestosi e fitti, spettrali coi loro rami spioventi,<br />

lungo il sentiero scorrevano qua e là piccoli ruscelli gorgoglianti.<br />

Tremal Naik, insospettito dai rami spezzati sul sentiero, pensò che i rapitori <strong>del</strong>la sua amata fossero<br />

passati da lì. Il nostro eroe infatti, dopo pochi passi, vide in lontananza una capanna…Lorenzo R.


Chuk Norris nel bosco camaldolese<br />

La notte era scura e tenebrosa e la luna emetteva una luce fioca mentre Chuk Norris, il ranger, si<br />

trovava in mezzo al bosco <strong>di</strong> Camaldoli. Il sentiero era sassoso e gli alberi fitti agitavano al vento i<br />

loro rami come fantasmi spaventosi. Chuk si stava avventurando nel bosco alla ricerca <strong>di</strong> un<br />

terribile ban<strong>di</strong>to. Il nostro eroe in mezzo ai rami intricati scorse uno spiraglio <strong>di</strong> luce e vi si avvicinò<br />

con cautela. Ormai era buio pesto, tranne per alcuni sprazzi <strong>di</strong> luce fioca emessa dalla luna. Ad un<br />

tratto alla debole luce lunare egli vide…. Filippo M.<br />

“I RAGAZZI Di VIA PAL”<br />

Dopo aver letto alcuni capitoli <strong>del</strong> romanzo “I ragazzi <strong>di</strong> via Pal ”,<strong>del</strong>inea le caratteristiche<br />

<strong>del</strong> protagonista, poi racconta brevemente l‟episo<strong>di</strong>o che ti è piaciuto maggiormente<br />

in<strong>di</strong>cando i motivi <strong>del</strong>la tua preferenza.<br />

Il protagonista dei primi capitoli <strong>del</strong> romanzo”I ragazzi <strong>di</strong> via Pal”è sicuramente Giovanni Boka.<br />

Egli è un ragazzo molto saggio e sembra talmente maturo da assomigliare ad un adulto. Sa sempre<br />

se intervenire nelle liti tra coetanei oppure no, si assume le proprie responsabilità e si autocondanna<br />

se ha commesso uno sbaglio, come nell‟episo<strong>di</strong>o <strong>del</strong> cancello lasciato aperto proprio da lui.<br />

Boka capisce i sentimenti <strong>del</strong>le persone, infatti quando Nemecsek piange perché è l‟unico soldato<br />

semplice <strong>del</strong> gruppo, lui non lo deride come fanno gli altri ragazzi, ma gli promette che, se si<br />

comporterà adeguatamente, a maggio otterrà una promozione. Boka è umile, ciò si nota quando non<br />

vota per se stesso durante le elezioni per il ruolo <strong>di</strong> presidente <strong>del</strong> gruppo, ma vota Desiderio Gereb.<br />

Tuttavia anche lui ha qualche piccola debolezza: se paga per uno sbaglio, vuole far pagare anche chi<br />

l‟ha messo in evidenza, come nell‟episo<strong>di</strong>o in cui Kolnay riferisce che la porta <strong>di</strong> accesso al campo<br />

è rimasta aperta. Boka ammette <strong>di</strong> essere colpevole, ma chiede che anche Kolnay venga segnato sul<br />

libro nero in quanto ha fatto la spia. Robero Leone C.


Boka è il mio personaggio preferito; il suo atteggiamento fermo e mascolino piaceva molto ai<br />

ragazzi <strong>del</strong>la via Pal e piace anche a me. Mi piace perché ha personalità, non parla a vanvera e<br />

quando parla <strong>di</strong>ce sempre cose che io trovo giustissime.. L‟episo<strong>di</strong>o che mi ha colpito<br />

maggiormente è l‟elezione <strong>del</strong> presidente <strong>del</strong> gruppo, che, pur banale, per la quasi scontata vittoria<br />

<strong>di</strong> Boka, lascia qualcosa <strong>di</strong> misterioso sulla vicenda. Infatti anche Gereb riceve tre voti, pochi, ma<br />

che incuriosiscono il neocapitano su chi siano stati i due ragazzi che hanno votato Desiderio Gereb,<br />

dato che uno dei tre l‟aveva dato proprio Boka, in quanto autoeleggersi sarebbe stato poco<br />

cavalleresco.<br />

In più, dopo la veloce conversazione tra Boka e Gereb, si capisce che tra i due in futuro potrebbe<br />

esserci un po‟<strong>di</strong> competizione.<br />

Questo alone <strong>di</strong> mistero mi incuriosisce e mi spinge a proseguire la lettura <strong>del</strong> romanzo.<br />

Un‟altra cosa che mi ha impressionato è stata la descrizione <strong>del</strong> campo, ma soprattutto <strong>di</strong> ciò che<br />

significava per un ragazzo <strong>di</strong> Budapest avere uno spazio libero, un terreno dove giocare.<br />

Probabilmente mi ha colpito perché io non ho mai provato la sensazione che il narratore descrive,<br />

cioè quella <strong>di</strong> libertà e infinito, forse perché si tratta <strong>di</strong> tempi <strong>di</strong>versi e <strong>di</strong> città <strong>di</strong>verse. Matteo G.<br />

Fra gli episo<strong>di</strong> narrati nei capitoli letti finora, quello che mi è piaciuto <strong>di</strong> più è quello che accade a<br />

Nemecsek, il piccolo e biondo soldato semplice <strong>di</strong> via Pal. I ragazzi si danno appuntamento per il<br />

pomeriggio al grund, lo spazio dove giocano e dove dovrebbero eleggere il loro presidente. Il<br />

ragazzino apre la porta alle 14,30, quando ancora dentro vi sono solo Jano, il custode, e il suo cane<br />

Ettore, quin<strong>di</strong> si siede e inizia a mangiucchiare alcuni pezzettini <strong>del</strong> panino che ha tra le mani.<br />

Dopo pochi minuti il cane si mette ad abbaiare e inizia a correre verso le cataste sulle quali si<br />

trovano le fortezze costruite dai ragazzi; ad un certo punto il cane si ferma sotto una catasta e abbaia<br />

con forza raddoppiata. Nemecsek decide allora <strong>di</strong> salirvi sopra per vedere se vi è qualche intruso. Il


agazzo comincia ad arrampicarsi e per farsi coraggio ripete più volte tra sè: “Non avere paura<br />

Nemecsek”, finchè, alzando gli occhi, vede in pie<strong>di</strong> sulla fortezza il loro grande nemico: Franco<br />

Ats.<br />

Ats è il capo dei ragazzi <strong>del</strong>la banda rivale, veste una larga camicia rossa, simbolo <strong>del</strong> gruppo e ha<br />

nelle mani la ban<strong>di</strong>era rosso- verde dei ragazzi <strong>di</strong> via Pal, che sta cercando <strong>di</strong> rubare.<br />

Per farsi beffe <strong>di</strong> Nemecsek gli grida <strong>di</strong> non avere paura, ma il bion<strong>di</strong>no, spaventato, se la dà a<br />

gambe e torna dove si trovava inizialmente ad aspettare i compagni.<br />

Questo episo<strong>di</strong>o mi è piaciuto perché qui Nemecsek mostra che, anche se è un soldato semplice e<br />

ha paura, si fa coraggio e cerca <strong>di</strong> salire sulla fortezza per vedere chi ci possa essere; in fondo anche<br />

lui voleva <strong>di</strong>ventare un ufficiale e in questo episo<strong>di</strong>o ci mostra quanto tenesse a mostrarsi degno <strong>di</strong><br />

questo ruolo e al grund. Andrea P<br />

Quali domande o pensieri ha suscitato in te la conclusione <strong>del</strong> romanzo?<br />

Anche a te è capitato <strong>di</strong> farti domande <strong>di</strong> fronte a fatti o a situazioni particolari,<br />

„incomprensibili‟, più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> te?<br />

Prova a scriverle:<br />

Boka ha pianto per la morte <strong>del</strong> suo amico Ernesto. Anche a me è capitato <strong>di</strong> piangere per<br />

qualcuno <strong>di</strong> molto importante <strong>del</strong>la mia vita: mio nonno. Sia Nemecsek che mio nonno Giulio sono<br />

morti ma ciò che mi chiedo è: perché una persona devemorire quando qualcun‟altra ha bisogno <strong>di</strong><br />

lei? Boka aveva bisogno <strong>del</strong> suo amico come io ho bisogno <strong>di</strong> mio nonno.<br />

I Pàsztor e Franco Ats hanno commesso gravi errori. Uno <strong>di</strong> questi è stato quello <strong>di</strong> contribuire<br />

alla morte <strong>di</strong> Nemecsek. Nonostante ciò alla fine <strong>del</strong> romanzo si sono <strong>di</strong>mostrati pentiti. Anche io<br />

come loro commetto errori come, ad esempio, comportarmi non sempre bene con i miei genitori.<br />

Dopo capisco <strong>di</strong> essermi sbagliata e <strong>di</strong> aver <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>t,o ma non si può più tornare in<strong>di</strong>etro. I miei<br />

genitori mi mettono in punizione e le Camicie Rosse vengono punite attraverso il rimorso <strong>del</strong>la<br />

morte <strong>di</strong> Nemecsek. Perché ci accorgiamo sempre troppo tar<strong>di</strong> dei nostri errori e dei nostri sbagli?<br />

Alla fine <strong>del</strong> romanzo mi sono chiesta se anche a me, come a Boka, è successo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare più<br />

matura, più grande.<br />

Mi son fatta molte domande sulla morte, perché io ho sofferto molto per mio nonno perché non l‟ho<br />

mai potuto conoscere (l‟ho visto solo in foto) ed allora mi sono chiesta il perché <strong>del</strong>la morte <strong>di</strong> mio<br />

nonno, perché non l‟ho potuto conoscere e vedere.<br />

Perché nel mondo ci sono <strong>del</strong>le persone che soffrono (avendo dei problemi, <strong>di</strong>sabili,ecc...)? Visto<br />

che Dio ci vuole bene perché le persone soffrono anche? Come si fa ad essere felici?<br />

Mi ha molto colpita e rattristata il fatto che il romanzo finisca, per i ragazzi <strong>di</strong> Via Pàl, con la<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>del</strong> campo. Avevano fatto tanto per conquistarlo e Nemecsek ad<strong>di</strong>rittura è morto e su quel<br />

campo sarà costruito un palazzo. Perché è andata così?<br />

Il finale <strong>del</strong> romanzo ha suscitato in me la stima per Nemecsek che ha dato la vita per tutti i suoi<br />

amici e per il suo amato „grun‟d. Mi è capitato <strong>di</strong> farmi domande quando mia nonna è morta, sei<br />

anni fa, ero molto piccolo e non sapevo ancora cosa volesse <strong>di</strong>re separarsi da una persona molto<br />

cara e, ahimè, quel triste giorno lo imparai e mi feci <strong>del</strong>le domande sul perché proprio mia nonna<br />

doveva andarsene mentre io mi trovavo in un‟età in cui i nonni sono un punto <strong>di</strong> riferimento; mi<br />

chiedevo anche come mai si deve morire se Dio ci ama tanto. Fortunatamente ho trovato le risposte<br />

a queste domande, ma la ferita che si è aperta per il dolore non scomparirà mai.


Io mi sono posto queste domande:<br />

-Perché si lotta tanto per un posto che non è tuo?<br />

-Perché la vita vale la pena <strong>di</strong> viverla sapendo che i tuoi amici e il tuo posto preferito è solo un<br />

gioco?<br />

No, non mi è capitato <strong>di</strong> farmi domande in situazioni particolari.<br />

La conclusione <strong>del</strong> romanzo mi ha suscitato numerose domande fra cui: “Perché alcune persone<br />

muoiono anziane e alcune in età prematura?”- o anche - “Perché noi essere viventi prima o poi<br />

dobbiamo morire?”.<br />

Io mi sono fatto numerose domande quando, da piccolo, sono venuto a sapere che il mio povero<br />

nonno Osvaldo era morto, <strong>di</strong> cancro all‟intestino, nel 1997, ed io, essendo nato nel 1998, non ho<br />

mai potuto conoscerlo.<br />

Una domanda che mi pongo ancora oggi è “Perché non ho mai potuto conoscere il mio caro<br />

nonno?”. Tuttavia lui è sempre nei miei pensieri e so che lui dall‟alto non mi abbandona e non mi<br />

abbandonerà mai.<br />

Durante la lettura <strong>del</strong>la conclusione <strong>del</strong> romanzo mi sono fatta alcune domande. Che cosa ci chiede<br />

la vita? Cosa dobbiamo fare quando un amico sta male? Come dobbiamo affrontare ogni pericolo<br />

<strong>del</strong>la vita? Come facciamo a capire quando qualcuno si trova in <strong>di</strong>fficoltà?<br />

Anche a me è capitato <strong>di</strong> farmi tante domande <strong>di</strong> fronte al cimitero e chiedermi: cosa si penserà un<br />

giorno quando anche io mi troverò li? Come stanno quelle persone già presenti? Vorrei entrare<br />

solo un momento dentro una persona morta per capire come si sente e cosa fa. Riguardo al<br />

romanzo pongo un‟osservazione: l‟amicizia è come il cemento che tiene insieme il mondo. Questa<br />

frase riassume che l‟amicizia non si potrà mai spezzare. Boka capisce che Nemecsek è come una<br />

lucerna, spenta dal vento <strong>del</strong>la superbia.<br />

La conclusione <strong>del</strong> romanzo è piuttosto triste ed è la prima volta che leggo un romanzo che finisce<br />

con la morte <strong>di</strong> un amico e la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un oggetto caro. Questo romanzo perciò ha suscitato in me<br />

alcune riflessioni riguardanti la fragilità <strong>del</strong>la vita. In coincidenza, proprio in questo periodo, un<br />

mio compagno <strong>del</strong>le elementari è stato ricoverato per una grave malattia: la leucemia. In seguito a<br />

questo avvenimento mi sono posto alcune domande sulla vita e sul dolore: “Perché esistono<br />

malattie così brutte?E perché questo ragazzo così giovane soffre così tanto?”. A me <strong>di</strong>spiace molto<br />

pensare a lui chiuso in una stanza d‟ospedale e ai suoi genitori <strong>di</strong>strutti dal dolore. Noi, ragazzi <strong>del</strong><br />

catechismo, dopo aver parlato tanto <strong>di</strong> amicizia abbiamo deciso <strong>di</strong> viverla rimanendo in contatto<br />

via Internet e via posta con il nostro amico in isolamento in una stanza d‟ospedale.<br />

Alla fine <strong>del</strong> romanzo ho provato un senso <strong>di</strong> angoscia e <strong>di</strong> stupore nei confronti <strong>del</strong> “piccolo” ma<br />

“gran<strong>di</strong>ssimo” Nemecsek e avrei voluto che il romanzo finisse con un‟altra conclusione.<br />

Già da qualche anno io non so spiegare il perché possano avvenire certi fatti come questo. Dopo la<br />

nascita <strong>di</strong> mia mamma, la nonna avrebbe voluto altri figli ma per ben cinque volte non è riuscita a<br />

portare a termine la maternità. Questa cosa inspiegabile ancora oggi mi <strong>di</strong>sturba.<br />

Alla fine <strong>del</strong> libro “I ragazzi <strong>del</strong>la Via Pàl”, Boka si pone <strong>del</strong>le domande sulla morte e sulla vita. Io<br />

quando ho letto le sue riflessioni sono rimasta sorpresa dal fatto che un ragazzino possa capire il<br />

senso <strong>del</strong>la vita. Allora ho provato anche io a pormi <strong>del</strong>le domande sulla morte <strong>di</strong> mio nonno, ma<br />

non sono riuscita a piangere come Boka o come mio padre, a <strong>di</strong>spiacermi tanto per questa persona,<br />

ma poi ho capito: io sono ancora troppo piccola per capire ciò che la vita è. Se qualcuno mi<br />

facesse una domanda su questo argomento io <strong>di</strong>rei solo cose stupide mentre invece una persona<br />

grande o una persona che sta iniziando a crescere sa come rispondere e farebbe capire a noi<br />

bambini questo grande mistero.


Cosa farò da grande? Anch‟io dovrò fare la stessa fine? Come passerò i miei prossimi anni <strong>di</strong><br />

vita? Cosa farò quando uno dei miei migliori amici morirà e soprattutto come reagirò? Come si fa<br />

a passare da bambini a ragazzi e da ragazzi ad adulti? Da grande riuscirò a fare ciò che da<br />

ragazzo mi ero promesso <strong>di</strong> fare?<br />

Soprattutto quando ero piccola, ad esempio, mi chiedevo: perché si invecchia? Perchè ci sono le<br />

guerre? Spesso mi facevo domande più strane come: perché i <strong>di</strong>nosauri si sono estinti? E perché<br />

c‟è il surriscaldamento globale? Ero piuttosto seria e le domande che mi facevo erano queste. So la<br />

risposta <strong>di</strong> alcune, ma <strong>di</strong> tante altre, spesso, non riuscivo bene a capire le risposte.. Ora che sono<br />

più grande ho più o meno imparato quello che volevo sapere prima. Ora non mi faccio molte<br />

domande , non so il perché.<br />

Perché mi sta più simpatica lei invece che lei? Io fortunatamente non ho perso mai parenti e così<br />

non ho molte domande però mi chiedo: quando verrà l‟ora <strong>del</strong>la mia morte?<br />

Perché devo morire?<br />

Durante la lettura <strong>del</strong> capitolo decimo mi sono fatto due domande e mi sono anche molto<br />

commosso. La prima domanda che mi sono chiesto è stata: “Ma Nemecsek per i ragazzi <strong>di</strong> Via Pàl<br />

e per il „grund‟ come ha fatto a dare la vita?”.<br />

La seconda invece era: “Ma Boka, dopo tutto lo sforzo che aveva fatto per il „grund‟, come si deve<br />

essere sentito quando ha saputo la notizia che nel campo dovrà essere costruito un palazzo a tre<br />

piani?”.<br />

Al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong> romanzo nella vita reale l‟unica domanda che mi sono posto è da grande come farò<br />

senza i miei genitori a crescere e a proseguire nel mio cammino <strong>di</strong> adulto.<br />

La fine <strong>di</strong> questo romanzo per me è un po‟ particolare. Boka si trova in situazioni <strong>di</strong>fficili e<br />

complicate da superare perché non avrà più un posto dove giocare e <strong>di</strong>vertirsi ma anche perché è<br />

morto Nemecsek e Boka prova un grande <strong>di</strong>spiacere per questa morte.<br />

Per me questo libro vuole farci capire che nel corso <strong>del</strong>la vita troveremo tanti ostacoli e ci saranno<br />

momenti <strong>di</strong> tristezza ma nonostante questo bisogna andare avanti perché molte volte le cose non<br />

possiamo cambiarle noi e dobbiamo adeguarci alle situazioni.<br />

Certe volte mi pongo <strong>del</strong>le domande: per esempio <strong>di</strong> come sarà la mia vita <strong>di</strong>ventata adulta oppure<br />

quando andrò all‟università e stare lontano dalla mia famiglia. Quando penso a queste cose mi<br />

preoccupo un po‟ perché significa <strong>di</strong>ventare gran<strong>di</strong> e rinunciare a <strong>del</strong>le cose che adesso ci possono<br />

rendere felici come un abbraccio <strong>del</strong>la nostra mamma o una risata insieme alla nostra amica.<br />

Molte domande sulla guerra e sulla morte mi frullano in testa. Alcune sulla guerra e, in<br />

particolare, sulla II° guerra mon<strong>di</strong>ale sono queste:come può l‟uomo voler sterminare un‟ intera<br />

razza solo per l‟egoismo <strong>di</strong> un altro? Come può un uomo volere la morte <strong>di</strong> tante persone<br />

innocenti? E <strong>di</strong> conseguenza: cos‟è in realtà la morte? Non <strong>di</strong>co che voglio vivere per sempre, ma<br />

perché una persona muore? Le domande sulla morte mi sono venute in mente quando è morta la<br />

mia bisnonna nel 2007 e quando è morta pochi giorni fa la mia prozia e quando, leggendo il<br />

romanzo, si è parlato <strong>del</strong>la morte <strong>di</strong> Nemecsek. Quelle sulla guerra, invece, quando ho visto<br />

ricordo <strong>di</strong> Anna Frank.<br />

A volte mi è capitato <strong>di</strong> pormi <strong>del</strong>le domande sulla vita <strong>di</strong> tutti i giorni come:<br />

-Come è nata la Terra?<br />

-Chi è Gesù?<br />

-Come è nata la vita?<br />

-Che cosa è la fede?


Cosa c‟è dopo la morte?<br />

-Come bisogna comportarsi davanti a Dio?<br />

La conclusione <strong>del</strong> romanzo ha suscitato in me <strong>del</strong>le domande: cosa vuol <strong>di</strong>re <strong>di</strong>ventare grande?<br />

Cosa vuol <strong>di</strong>re „ideale‟? Ma per <strong>di</strong>ventare gran<strong>di</strong> cosa serve? A me è capitato <strong>di</strong> farmi domande<br />

sulla vita e capita molto spesso. In particolare mi è successo quando in un incidente un amico <strong>di</strong><br />

mio fratello e anche mio amico è morto. E mi succede spesso <strong>di</strong> pensare al mistero <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>la<br />

morte. Mi succede anche perché io ho solo una nonna e l‟ultimo mio nonno è morto quando ero<br />

piccolo. Io mi chiedo: ma perché non ho potuto conoscerlo?<br />

Riflessioni conclusive<br />

Ho scoperto che per credere veramente in qualcosa bisogna dare tutto. Ho imparato dalle<br />

riflessioni <strong>di</strong> Boka che nella vita prima o poi si <strong>di</strong>venta gran<strong>di</strong> anche se non si vuole. Crescere è<br />

molto <strong>di</strong>fficile e per crescere ci vogliono fatti o persone che ti aiutano. Non si cresce da soli.<br />

(Zanotti)<br />

Il romanzo mi ha fatto capire che una persona deve “combattere” e mettersi in gioco per una cosa<br />

che vuole ottenere.<br />

(Benedetti)<br />

In questo romanzo ho capito ancora <strong>di</strong> più cos‟è l‟amicizia e come ciò che mi capita non è solo una<br />

cosa personale, ma che capita a tutti.<br />

(Guiducci)<br />

Da questo libro ho scoperto e ho imparato che la vita non è fatta solo <strong>di</strong> cose belle, ma anche <strong>di</strong><br />

cose brutte e dolorose che prima o poi bisogna affrontare e bisogna essere pronti.<br />

(Dulja)<br />

Questo libro mi è piaciuto molto perché è riuscito a farmi commuovere. Mi ha insegnato a lottare<br />

per quello in cui si crede e a non fermarsi perché cre<strong>di</strong> <strong>di</strong> aver fatto abbastanza, ma a continuare a<br />

provarci senza fermarsi.<br />

(Minissale)<br />

Questo libro mi è piaciuto e mi ha insegnato una cosa importante: Boka si è accorto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

grande, cosa a cui io non penso mai.


(Merca<strong>di</strong>ni)<br />

Da questo romanzo ho imparato che non bisogna affezionarsi troppo alle cose che non ci<br />

appartengono perché prima o poi te le toglieranno.<br />

(Fae<strong>di</strong>)<br />

Questo libro mi è piaciuto molto perché mi ha fatto capire alcune <strong>del</strong>le cose importanti come il<br />

fatto che non bisogna giu<strong>di</strong>care una persona la prima volta che la ve<strong>di</strong>, prima bisogna conoscerla.<br />

A me Nemecsek mi sembrava una persona non coraggiosa, anche un po‟ “inutile” , ma in realtà lui<br />

anche se è il più piccolo <strong>del</strong> gruppo, ha fatto vincere i ragazzi <strong>di</strong> Via Pàl contro le Camicie Rosse.<br />

Poi ho scoperto che prima o poi tutti <strong>di</strong>ventiamo gran<strong>di</strong> e dobbiamo rinunciare a <strong>del</strong>le cose che<br />

adesso ci rendono felici. Come Boka: alla fine <strong>del</strong> romanzo deve rinunciare a due cose in<br />

particolare, al suo amico Nemecsek che dopo la battaglia è morto per la febbre altissima e l‟altra<br />

cosa a cui deve rinunciare è il campo, il loro posto dove poter giocare che non avranno più perché<br />

costruiranno un palazzo. Per me questo vuol far capire a Boka che il tempo <strong>del</strong>l‟infanzia è<br />

terminato.<br />

(Righi)


“DIECI PICCOLI INDIAN”I<br />

Alcune considerazioni a conclusione <strong>del</strong>la lettura <strong>del</strong> romanzo giallo “Dieci piccoli in<strong>di</strong>ani “ <strong>di</strong><br />

Agatha Christie<br />

A me questo libro è piaciuto veramente molto perché mi ha catturato e mano a mano che mi<br />

addentravo nella lettura ero sempre più curioso <strong>di</strong> sapere chi sarebbe stata la prossima vittima e in<br />

che modo sarebbe stata uccisa, anche se dalla filastrocca si poteva già in qualche modo intuire.<br />

Quello che mi è piaciuto <strong>di</strong> più è il fatto che, visto che manca l‟investigatore, lo <strong>di</strong>venta il lettore,<br />

per questo io mi sono sentito molto più protagonista <strong>di</strong> questo giallo rispetto a tutti gli altri letti in<br />

classe. La parte che mi ha colpito maggiormente è stata quella finale, quando si scopre tutto per<br />

mezzo <strong>del</strong>la lettera <strong>del</strong> giu<strong>di</strong>ce Wargrave. Mi ha colpito la particolare stranezza <strong>di</strong> questo<br />

poliziesco, dato che l‟assassino è un giu<strong>di</strong>ce che ha voluto uccidere <strong>del</strong>le persone per i loro omici<strong>di</strong><br />

rimasti impuniti dalla legge. Alla fine <strong>del</strong>la lettura mi sono chiesto come abbia fatto Agatha Christie<br />

a scrivere un giallo così bello. E. Ricci<br />

…….. Mi sono resa conto che la storia è geniale. E‟ un giallo, ma non c‟è il detective che risolve il<br />

caso, allora dobbiamo provare a farlo noi lettori.<br />

Io ero insospettita fin dall‟inizio dalla strana signorina Brent, perchè era una donna molto dura, ma<br />

quando è stata uccisa mi sono dovuta ricredere. La cosa che mi ha colpito <strong>di</strong> più è stata la scoperta<br />

che l‟assassino fosse proprio un giu<strong>di</strong>ce, cioè un uomo che punisce i colpevoli. Mi sono fatta l‟idea<br />

che Wargrave fosse pazzo, avendo ideato la messa in scena <strong>del</strong>la casa nell‟isola, <strong>del</strong>la filastrocca,<br />

<strong>del</strong> grammofono, <strong>del</strong>le statuette <strong>di</strong> porcellana che sparivano. Mi sono però chiesta una cosa: perché<br />

il giu<strong>di</strong>ce congegna questo piano incre<strong>di</strong>bile per non far capire a nessuno che è lui l‟assassino e poi<br />

invece decide <strong>di</strong> confessare tutto in una lettera? C. Alessandrini<br />

Questo romanzo mi è piaciuto molto, innanzitutto perché adoro questo genere letterario, ma<br />

soprattutto perché non è come tutti gli altri gialli, qui gli omici<strong>di</strong> sono così misteriosi e lo spazio in<br />

cui avvengono così ristretto, da risultare quasi claustrofobico. Ciò che mi ha colpito <strong>di</strong> più è stata la<br />

scoperta che il colpevole fosse il giu<strong>di</strong>ce, perché questo era il personaggio che aveva destato in me<br />

meno sospetti grazie alla sua capacità <strong>di</strong> riflessione; prima <strong>del</strong>la sua morte credevo ad<strong>di</strong>rittura che<br />

l‟autrice volesse fargli assumere il ruolo <strong>di</strong> investigatore. A. Faggiotto


Il libro mi è piaciuto molto in quanto, non essendoci l‟investigatore, il lettore <strong>di</strong>venta uno dei<br />

protagonisti <strong>del</strong> romanzo e si sente tirato dentro quella misteriosa storia. Mi sono appassionato alla<br />

lettura anche perché, nonostante mi sia sforzato più che potevo, non sono riuscito trovare una<br />

soluzione al caso, pur avendo tutti gli in<strong>di</strong>zi sotto gli occhi. La cosa che mi ha più colpito è stato<br />

l‟ingegno con cui l‟assassino ha portato avanti il suo piano confondendosi tra le sue vittime, che<br />

non hanno mai dubitato <strong>di</strong> lui. Questo è stato il giallo più bello e coinvolgente che abbia mai letto!<br />

L. Bisulli<br />

Dopo il primo capitolo molto descrittivo e un po‟ noioso, mi sono lasciata conquistare<br />

dall‟atmosfera <strong>di</strong> suspance e ho letto il libro tutto d‟un fiato. Mi è piaciuto molto tentare <strong>di</strong> scoprire<br />

il colpevole facendo varie ipotesi che però venivano via via accantonate perché il “mio“ colpevole<br />

moriva. Ad un certo punto ho pensato molto a Wargrve perché mi sembrava troppo sicuro <strong>di</strong> sé, ma<br />

quando si è finto morto ho perso ogni speranza <strong>di</strong> risolvere il mistero. Ciò che mi ha veramente<br />

colpito è stata la misteriosa filastrocca che ho ad<strong>di</strong>rittura imparato a memoria e mi sono trovata a<br />

ripetere in questi giorni. I. Imperiale<br />

“ILIADE”<br />

Presenta il personaggio <strong>di</strong> Dolone esponendo il motivo per cui Omero lo presenta come vile e<br />

spregevole. Dai poi un tuo giu<strong>di</strong>zio sul personaggio<br />

Nel bellissimo poema omerico, accanto ad eroi che si <strong>di</strong>stinguono per il loro valore, incontriamo<br />

anche personaggi spregevoli come Tersite e Dolone. L‟episo<strong>di</strong>o in cui troviamo Dolone si trova nel<br />

libro decimo, quando i Troiani arrivano fino all‟accampamento acheo. Quella notte, il grande Ettore<br />

decide <strong>di</strong> mandare una spia a controllare i Greci, promettendo una ricompensa. Dolone, spinto dalla<br />

cupi<strong>di</strong>gia, si propone per l‟impresa e chiede ad<strong>di</strong>rittura come premio i <strong>di</strong>vini cavalli <strong>di</strong> Achille,<br />

Balio e Xanto.<br />

Dolone, per mimetizzarsi, si veste con una grigia pelle <strong>di</strong> lupo e un elmo coperto <strong>di</strong> ispida faina e si<br />

avvia pieno <strong>di</strong> paura, dato che non ha certo un cuore <strong>di</strong> leone. Dopo poco, infatti, viene sorpreso alla<br />

spalle da Ulisse e Diomede che, inizialmente, egli crede Troiani venuti a <strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> tornare in<strong>di</strong>etro.<br />

Quando, però, si accorge <strong>di</strong> essere inseguito da due nemici, è preso dal terrore e scappa perché è<br />

molto veloce. Dopo una lunga corsa i due eroi greci lo catturano e qui emerge tutta la viltà <strong>di</strong><br />

Dolone. Egli, in lacrime, promette che, se avrà salva la vita, <strong>di</strong>rà tutto sul campo troiano: è pronto a<br />

barattare la sua vita con quella dei compagni. E non solo <strong>di</strong>ce ciò che gli viene chiesto, ma aggiunge


<strong>di</strong> sua iniziativa notizie importanti che arrecheranno un grande danno alla sua patria, come le<br />

informazioni sugli alleati Traci, che poi verranno attaccati a sorpresa.<br />

Naturalmente la vita non gli viene risparmiata: questa è la punizione che Omero stabilisce per il<br />

tra<strong>di</strong>tore, senza mostrare alcuna pietà, dato che chi tra<strong>di</strong>sce non ne merita.<br />

In un poema in cui si esalta l‟eroismo, questo personaggio, caratterizzato dall‟avi<strong>di</strong>tà e dalla<br />

vigliaccheria, appare veramente spregevole.<br />

Io vivo in un mondo in cui l‟eroismo è <strong>di</strong>mostrato in modo <strong>di</strong>verso, in cui non si ricercano virtù<br />

guerriere, però anch‟io apprezzo molto la lealtà e provo <strong>di</strong>sprezzo per chi tra<strong>di</strong>sce.<br />

Anche per me, quin<strong>di</strong>, Dolone è un vile tra<strong>di</strong>tore e con<strong>di</strong>vido il giu<strong>di</strong>zio che ne dà Omero, anche se<br />

provo pietà per la sua misera fine. Agostino G.<br />

Nel X libro <strong>del</strong>l‟Iliade incontriamo un nuovo personaggio: un soldato troiano <strong>di</strong> nome Dolone, che è<br />

la tipica figura <strong>del</strong>l‟antieroe, in quanto non combatte per la gloria, ma per fini personali; è avido,<br />

sleale e non certamente bello. L‟eroe omerico invece è bello e combatte valorosamente per ottenere<br />

la “ bella morte” che gli assicura la gloria. Dolone viene descritto come un uomo rozzo, avvolto in<br />

un ruvido mantello <strong>di</strong> lupo, con l‟elmo ricoperto <strong>di</strong> ispida faina, l‟animale che rappresenta la<br />

vigliaccheria e l‟astuzia. Egli, pur <strong>di</strong> salvarsi la vita, arriva a tra<strong>di</strong>re i compagni, comportamento<br />

assolutamente contrario all‟ideale <strong>di</strong> eroe omerico. Si nota la stupi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> questo personaggio<br />

durante la spe<strong>di</strong>zione notturna all‟accampamento acheo, quando batte i pie<strong>di</strong> per farsi coraggio<br />

senza pensare che i nemici lo potrebbero sentire. E‟veramente spregevole quando, pur <strong>di</strong> salvarsi,<br />

rivela a Ulisse e Diomede che erano arrivati i Traci, alleati dei Troiani, <strong>di</strong>cendo ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> più <strong>di</strong><br />

quello che Ulisse gli aveva chiesto e mettendo in serio pericolo le sorti <strong>del</strong>la battaglia. Secondo me<br />

è anche un illuso perché crede che Ettore gli <strong>di</strong>a i cavalli <strong>di</strong> Achille, Balio e Xanto, un dono davvero<br />

impossibile per un uomo come lui. Davide F.<br />

Patroclo fa un nobile e generoso tentativo per risollevare le sorti dei compagni in battaglia,<br />

ma eccede nell‟entusiasmo a scapito <strong>del</strong>la sua stessa vita. Presenta questo giovane personaggio<br />

mettendone in luce le caratteristiche emerse dalla lettura <strong>del</strong>l‟Iliade.


Patroclo è figlio <strong>di</strong> Menezio, re <strong>di</strong> Opunte: una città situata nella Grecia centrale. Da ragazzo l‟eroe<br />

uccide per errore un compagno <strong>di</strong> giochi e suo padre, temendo una possibile vendetta da parte dei<br />

genitori <strong>del</strong>la vittima, lo manda a vivere da Peleo, padre <strong>di</strong> Achille. I due adolescenti crescono<br />

insieme educati dal centauro Chirone e <strong>di</strong>ventano amici inseparabili. Patroclo è più anziano <strong>di</strong><br />

Achille, ma il Pelide vanta una forza superiore e origini più nobili: sua madre Teti è una ninfa <strong>del</strong><br />

mare. Quando il Pelide si reca a Troia per la guerra, l‟altro lo segue ed è pronto a combattere al suo<br />

fianco per onorarlo. Nel momento in cui Achille, a<strong>di</strong>rato con Agamennone, si ritira dai<br />

combattimenti, Patroclo accetta la sua decisione senza <strong>di</strong>scutere e anche lui depone le armi,<br />

<strong>di</strong>mostrando la sua grande amicizia nei confronti <strong>del</strong> compagno, inoltre esegue gli or<strong>di</strong>ni <strong>del</strong> Pelide<br />

senza esitare e ha sempre un atteggiamento protettivo verso <strong>di</strong> lui. L‟amicizia fra i due eroi non è un<br />

unione come, per esempio, quella tra Diomede ed Ulisse, che combattendo insieme fanno gran<strong>di</strong><br />

cose, ma il legame che c‟è tra i due giovani è speciale. In un certo senso i due si completano:<br />

Achille è invincibile ed irremovibile; il compagno è altruista, generoso e docile.<br />

Patroclo è senza dubbio uno degli eroi pre<strong>di</strong>letti da Omero per la sua giovinezza e per la sua<br />

generosità. Lo scrittore, infatti, esalta la morte <strong>di</strong> questo guerriero facendo intervenire tre<br />

personaggi, tra i quali Apollo ed Ettore per sconfiggerlo. Il coraggio <strong>del</strong> figlio <strong>di</strong> Menezio lo porterà<br />

ad un fatale scontro prima con il <strong>di</strong>o, poi col principe troiano. Durante la terza battaglia i Troiani<br />

arrivano ad incen<strong>di</strong>are le navi achee e i Greci sono <strong>di</strong>sperati. A questo punto Patroclo supplica<br />

Achille <strong>di</strong> tornare a combattere, ma il Pelide è irremovibile, anche se concede all‟amico la sua<br />

armatura, per recarsi nel campo <strong>di</strong> battaglia e spaventare i Troiani. Prima <strong>di</strong> congedarlo, gli fa una<br />

raccomandazione: deve tornare alle navi appena dopo aver respinto i nemici e non si dovrà spingere<br />

fino alle mura <strong>del</strong>la città. Patroclo parte alla testa dei Mirmidoni, e, pronto ad onorare l‟amico,<br />

respinge gli assalitori, <strong>di</strong>mostrando ancora una volta il suo senso <strong>di</strong> devozione verso Achille.<br />

Inebriato da un grande desiderio <strong>di</strong> uccidere si spinge, però, troppo vicino alle mura troiane, così<br />

Apollo dà inizio al suo “assassinio” a tre. Il <strong>di</strong>o rende molto vulnerabile il coraggioso Acheo<br />

spogliandolo <strong>del</strong>l‟armatura, poichè rivestito <strong>di</strong> quelle mitiche armi sarebbe stato invincibile.<br />

Euforbo lo colpisce con la lancia tra le spalle, ma poi, spaventato da un Patroclo senza armi e già<br />

ferito, fugge tra i suoi compagni. A questo punto arriva Ettore, che pone fine alla vita <strong>del</strong>l‟eroe con<br />

il colpo mortale. Dopo avergli scagliato la lancia nel basso ventre, mentre Patroclo è morente,<br />

Ettore lo deride e non fa caso alle parole che gli rivolge il vinto: anche lui morirà presto, per mano<br />

<strong>di</strong> Achille. Il Troiano in questo caso è cru<strong>del</strong>e, perché non vuole dare sepoltura al cadavere<br />

<strong>del</strong>l‟Acheo, ma desidera che sia pasto <strong>di</strong> cani ed avvoltoi e compie anche un gesto che non avrebbe<br />

dovuto fare: indossa subito le armi <strong>di</strong> Achille, senza portarle al tempio <strong>di</strong> Minerva. Questo è l‟unico<br />

momento <strong>del</strong>l‟Iliade in cui le gesta <strong>di</strong> Ettore non possono essere definite gran<strong>di</strong>, qui però hanno<br />

uno scopo preciso: dare risalto a Patroclo. Con lui muore un eroe che aveva <strong>di</strong>mostrato coraggio,<br />

lealtà, generosità, sconfinata amicizia e devozione. Egli è stato una grande eroe che ha saputo dare<br />

la sua vita per salvare il suo popolo ed è per questo che la sua gloria rimarrà nei secoli.<br />

Diego Forlivesi


LA PAROLA RACCONTA E GIUDICA L’ESPERIENZA<br />

Giu<strong>di</strong>care l‟esperienza: crescere accorgendosi <strong>di</strong> crescere<br />

E‟ trascorso un altro anno nella scuola me<strong>di</strong>a: hai affrontato lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> nuovi argomenti,<br />

hai vissuto con i compagni e con gli insegnanti nuove esperienze, momenti lieti, ma anche<br />

faticosi. Cosa ricor<strong>di</strong> in modo particolare? Ti senti cambiato rispetto all‟inizio <strong>di</strong> questo<br />

anno scolastico? Hai scoperto o imparato qualcosa <strong>di</strong> importante?<br />

( Puoi utilizzare anche la forma <strong>del</strong> <strong>di</strong>ario o <strong>del</strong>la lettera)<br />

Cesena 12/ 4/ <strong>2011</strong><br />

Caro <strong>di</strong>ario, quest‟anno scolastico sta ormai volgendo al termine, quin<strong>di</strong> vorrei parlartene un po‟.<br />

La seconda me<strong>di</strong>a è stato un anno più <strong>di</strong>fficoltoso rispetto alla prima, sia per gli argomenti trattati,<br />

sia perché noi ragazzi abbiamo un‟età in cui incominciamo ad interessarci maggiormente a ciò che<br />

accade al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>la scuola. Tuttavia gli argomenti affrontati quest‟anno sono stati molto<br />

interessanti e a me sono piaciuti tanto, sicuramente <strong>di</strong> più rispetto a quelli <strong>del</strong>l‟anno passato. Ho<br />

vissuto momenti belli ed emozionanti, tra i quali le varie gite e i <strong>di</strong>versi laboratori ( il Circolo<br />

Letterario, le esposizioni dei cartelloni con le nostre ricerche, gli approfon<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> scienze…). Ci<br />

sono stati momenti lieti, come la riuscita in una prova impegnativa o ancor più, una nuova,<br />

accresciuta amicizia con alcuni compagni. Nonostante questo, ci sono stati anche momenti <strong>di</strong>fficili,<br />

ad esempio lo stu<strong>di</strong>o per le varie verifiche e interrogazioni, molto frequenti o alcuni litigi con<br />

qualche amico con cui mi ero sempre trovato a mio agio, però, fortunatamente, alla fine ci siamo<br />

sempre rappacificati. Rispetto all‟anno passato ho imparato a farmi rispettare dai miei compagni e<br />

ad aiutarli nei momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, così ora non vengo più preso in giro e, al contrario, molti che<br />

l‟anno scorso mi stuzzicavano <strong>di</strong> continuo sono <strong>di</strong>ventati miei amici.<br />

In questo anno scolastico mi hanno colpito molti argomenti e, in particolare, le varie esposizioni dei<br />

cartelloni, infatti è una grande sod<strong>di</strong>sfazione, quando, dopo giorni <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, insieme ad<br />

alcuni amici, con un po‟ <strong>di</strong> normale paura, esponi la tua ricerca. Grazie a queste frequenti iniziative<br />

ho anche potuto conoscere più a fondo alcuni miei compagni, sia nei lati positivi che in quelli<br />

negativi. Penso <strong>di</strong> essere molto maturato rispetto all‟inizio <strong>di</strong> questo anno scolastico, infatti ho<br />

scoperto che a scuola non si imparano solo gli argomenti trattati dai prof. ma anche qualcosa <strong>di</strong> più<br />

importante; ho appreso che le persone non si devono giu<strong>di</strong>care a prima vista, ma bisogna prima<br />

conoscerle, frequentarle. In questi ultimi mesi ho commesso anche degli errori, sia chiaro non parlo<br />

<strong>di</strong> errori nelle prove, ma con alcuni compagni. Uno dei miei migliori amici ed io eravamo <strong>di</strong>ventati<br />

competitivi e ora so che questa può essere la cosa peggiore per <strong>di</strong>struggere un‟amicizia. I fatti


confermano quello che ho detto, infatti io e lui avevamo iniziato persino ad evitarci. In seguito<br />

abbiamo capito <strong>di</strong> aver sbagliato e abbiamo deciso <strong>di</strong> rapportarci in un modo <strong>di</strong>verso. Io ritengo che<br />

questa sia stata una <strong>del</strong>le “lezioni”migliori fra tutte quelle che ho appreso quest‟anno.<br />

Diversamente da altri, in questi ultimi mesi <strong>di</strong> scuola, ho scoperto <strong>di</strong> non voler imparare le cose solo<br />

per andare bene, ma anche perché sono molto importanti nella vita, che è dura e questa è stata una<br />

sorpresa persino per me stesso.<br />

In conclusione ho passato un anno splen<strong>di</strong>do che mi ha fatto maturare, scoprire cose nuove,<br />

stringere nuove amicizie, perciò sono grato alla scuola per tutto quello che mi ha insegnato.<br />

Ora ti saluto caro <strong>di</strong>ario, devo andare , altrimenti faccio tar<strong>di</strong>! Ci ve<strong>di</strong>amo domani.<br />

Baci, Diego<br />

D. Forlivesi<br />

Sono ormai giunto alla fine <strong>del</strong> secondo anno <strong>del</strong>la scuola me<strong>di</strong>a e un po‟ mi <strong>di</strong>spiace.<br />

Quest‟anno si è rivelato migliore <strong>di</strong> quello che mi aspettavo, anche se ci sono stati lati positivi e<br />

negativi. Sicuramente lo stu<strong>di</strong>o è aumentato e gli argomenti sono tutti più <strong>di</strong>fficili. I compiti in<br />

classe sono cresciuti <strong>di</strong> numero e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà e a volte faccio fatica a stu<strong>di</strong>are tutto bene, quin<strong>di</strong><br />

prima o poi quello che ho stu<strong>di</strong>ato superficialmente lo devo riprendere. Però alcuni argomenti sono<br />

belli, mi sono piaciuti e li ho imparati volentieri.<br />

Spostandosi dallo stu<strong>di</strong>o, arriva il lato migliore, come le nuove esperienze con insegnanti e amici.<br />

Sicuramente ho conosciuto ragazzi <strong>del</strong>le altre classi, ma ho anche approfon<strong>di</strong>to il legame con i miei<br />

compagni.<br />

All‟inizio <strong>del</strong>l‟anno sono stato messo nel banco con un ragazzo che ritenevo antipatico. Ci<br />

conoscevamo dalle elementari, ma non eravamo amici, quin<strong>di</strong> inizialmente ho pensato che quella<br />

fosse una sfortuna, eppure è stato lui che mi ha dato la spinta per crescere. Grazie a lui sono<br />

maturato e la conferma <strong>di</strong> questo l‟ho avuta poi dall‟esperienza : ora siamo amici e lo trovo molto<br />

simpatico.<br />

Un‟altra esperienza che mi ha cambiato è stato il <strong>di</strong>battito sul terremoto in Giappone che si è svolto<br />

durante le ore <strong>del</strong>la prof. Molari: mi ha aperto gli occhi e mi ha insegnato a guardarmi intorno. Ho


imparato a riflettere e a essere serio anche <strong>di</strong> fronte a cose lontane, ma molto gravi, inoltre ho avuto<br />

l‟occasione <strong>di</strong> esporre le mie idee sulle centrali nucleari e <strong>di</strong> ascoltarne altre.<br />

Un‟altra iniziativa che ricordo molto bene è il Circolo Letterario svolto con la prof. Dra<strong>di</strong>. Il lavoro<br />

comprendeva la lettura <strong>di</strong> un libro, <strong>del</strong>le domande a cui rispondere, dei cartelloni da realizzare a<br />

gruppi e poi da esporre alla classe. Sicuramente è stato un lavoro lungo e impegnativo, inoltre avevo<br />

già letto mesi prima il romanzo “L‟isola <strong>del</strong> tesoro” e consideravo una sfortuna doverlo rileggere.<br />

E invece non è stato così, perché ho capito tantissime cose in più su quel romanzo, anche valori<br />

importanti per la vita, ad esempio cha fidandosi <strong>del</strong>l‟apparenza ci si sbaglia nel giu<strong>di</strong>care le<br />

persone, proprio come era successo a me con il mio compagno, o che ogni avventura ci lascia più<br />

ricchi, da essa si riceve qualcosa, come per il protagonista Jim Hawkins la maturazione,<br />

rappresentata dal tesoro.<br />

E anche questo mi è accaduto! Infatti quest‟anno scolastico è stato un‟avventura, con alcuni<br />

imprevisti e qualche <strong>di</strong>fficoltà, ma con un tesoro alla fine: una maturazione avvenuta grazie ad<br />

amicizie, iniziative e fatti particolari, <strong>di</strong>fficoltà vissute e affrontate.<br />

G. Zanotti


“…adesso so che bisogna alzare le vele”<br />

Laboratorio <strong>di</strong> lettura e scrittura<br />

Classi Terze


PAROLE CHE ORIENTANO<br />

Ce l’avrò anch’io una nota?<br />

da “Castelli <strong>di</strong> rabbia”, <strong>di</strong> A.Baricco<br />

“ […] Ogni venerdì sera, Peckish suonava l'umanofono. Era uno strano strumento. Lo aveva<br />

inventato lui. In pratica era una sorta <strong>di</strong> organo in cui però al posto <strong>del</strong>le canne c'erano <strong>del</strong>le<br />

persone. Ogni persona emetteva una nota e una sola: la sua personale. Peckish manovrava il tutto da<br />

una ru<strong>di</strong>mentale tastiera (...) attraverso un complesso sistema <strong>di</strong> corde, che faceva pervenire al polso<br />

<strong>del</strong> cantore uno strattone quando occorreva cantare la nota corrispondente. Elementare. A detta <strong>del</strong><br />

suo inventore, l'umanofono presentava un vantaggio fondamentale: permetteva anche alle persone<br />

più stonate <strong>di</strong> cantare in un coro. Effettivamente, se c'è molta gente che non è in <strong>grado</strong> <strong>di</strong> mettere in<br />

fila tre note senza stonare, è invece molto raro trovare qualcuno incapace <strong>di</strong> emettere una sola nota<br />

con perfetta intonazione e buon timbro. L'umanofono faceva perno su questa capacità pressocché<br />

universale. Ogni esecutore non aveva che da badare alla sua nota personale: al resto ci pensava<br />

Peckish.<br />

[...] "Voi non venite qui a cantare una nota qualunque. Voi venite qui a cantare la vostra nota. Non<br />

è cosa da niente: è una cosa bellissima. Avere una nota,<strong>di</strong>co: una nota tutta per sé. Riconoscerla, fra<br />

mille, e portarsela <strong>di</strong>etro, dentro e addosso. Potete anche non crederci, ma io vi <strong>di</strong>co che lei respira<br />

quando voi respirate, vi aspetta quando dormite, vi segue dovunque an<strong>di</strong>ate e giuro non vi mollerà<br />

fino a che non vi deciderete a crepare, e allora creperà con voi. Potete anche far finta <strong>di</strong> niente,<br />

potete venire qui e <strong>di</strong>rmi, caro Peckish, mi spiace ma non credo <strong>di</strong> avere proprio nessuna nota<br />

dentro, e andarvene, semplicemente andarvene...ma la verità è che quella nota c'è...c'è ma voi non la<br />

volete ascoltare. E questo è i<strong>di</strong>ota, è un capolavoro <strong>di</strong> i<strong>di</strong>ozia, davvero, un'i<strong>di</strong>ozia da rimanere <strong>di</strong><br />

stucco. Uno ha una nota, che è sua, e se la lascia marcire dentro...no...statemi a sentire...anche se la<br />

vita fa un rumore d'inferno, affilatevi le orecchie fino a quando arriverete a sentirla e allora<br />

tenetevela stretta, non lasciatela scappare più. Portatela con voi, ripetetevela quando lavorate,<br />

cantatevela nella testa, lasciate che vi suoni nelle orecchie, e sotto la lingua e nella punta <strong>del</strong>le<br />

<strong>di</strong>ta. E magari anche nei pie<strong>di</strong>...così alla lunga, <strong>di</strong>venterete quella nota."<br />

DOMANDE: Quali riflessioni ha suscitato in te questa lettura?<br />

Hai già trovato la tua nota? La stai cercando o hai paura <strong>di</strong> non trovarla?<br />

La nota è la “personificazione” <strong>del</strong> dono che ognuno <strong>di</strong> noi ha e che cerca; lo cerca e finchè non lo<br />

trova non si sente completo, ma quando lo trova, allora raggiunge “l‟integrità” e da lì con questo<br />

dono ognuno vivrà, lo userà ed esso non ci abbandonerà mai.


L‟emozione che questa lettura mi ha suscitato è stata una stretta al cuore: è cresciuta in me la<br />

consapevolezza <strong>di</strong> dover cercare ancora <strong>di</strong> più la mia “nota”, più <strong>di</strong> quanto ho fatto finora.<br />

Più volte ho pensato <strong>di</strong> aver trovato il mio dono, e allora ho esultato…,ma poi per un motivo o per<br />

un altro il dono cambiava, <strong>di</strong>ventava un altro e poi un altro; anche adesso penso <strong>di</strong> averlo trovato,<br />

ma non lo so…, perciò lo sto ancora cercando. No, non ho paura <strong>di</strong> non trovarlo, voglio trovarlo<br />

dentro <strong>di</strong> me questo dono, voglio essere “integra”.<br />

(Maria Vittoria)<br />

Questa lettura mi ha suscitato più voglia <strong>di</strong> credere in me stesso, perché mi ha dato forza <strong>di</strong> volontà<br />

per riuscire in qualcosa, per realizzare un sogno.<br />

Io la mia “nota” l‟ho già trovata: è la passione per il giornalismo, specialmente quello sportivo; mi<br />

piace fare interviste o scrivere articoli, e sono sicuro che piano piano arriverò al mio traguardo.<br />

(Giuseppe)<br />

A me questa lettura ha fatto riflettere perché ognuno <strong>di</strong> noi è importante, ma avolte noi non<br />

riconosciamo i nostri pregi che nell‟umanofono sono le “note”. Io la mia “nota” non l‟ho ancora<br />

trovata, perché forse penso sempre a quella che hanno gli altri e che vorrei avere io, ma non l‟ho.<br />

(Elena)<br />

Questa lettura mi è piaciuta perché mi ha molto colpito e incuriosito. Io penso che tutti possano<br />

avere una “nota”, purchè siano <strong>di</strong>sposti a cercarla e accettarla. Credo che nel testo la parola “nota”<br />

sia usata per in<strong>di</strong>care un talento, una passione, una personalità… propri solo <strong>di</strong> una persona, e ogni<br />

persona può e deve cercarla.<br />

Ogni nota (e quin<strong>di</strong> ogni persona)è importante ed unica ed ha qualcosa che le altre non hanno; ma<br />

non per questo le altre sono meno importanti. Ognuno ha i suoi mo<strong>di</strong> ed i suoi tempi per cercare la<br />

propria “nota”,e, anche se a volte può essere faticoso per alcune persone continuare a cercare, è<br />

necessario andare avanti, perché la “nota” c‟è <strong>di</strong> sicuro ed è da scoprire. Ho provato ad<br />

immedesimarmi con quanto la lettura propone e sono giunta alla conclusione che mi piacerebbe<br />

molto far parte <strong>del</strong>l‟umanofono e poter far conoscere a tutti la mia “nota”, unica e speciale.<br />

Io penso <strong>di</strong> non aver ancora trovato la mia “nota”, anche se forse possiedo già qualche elemento per<br />

riconoscerla. La sto cercando perché credo, come Pekisch, che sia un‟i<strong>di</strong>ozia lasciarsela marcire<br />

dentro. Nonostante l‟entusiasmo e la voglia <strong>di</strong> trovarla, davanti alle <strong>di</strong>fficoltà e ai piccoli insuccessi,<br />

spesso mi scoraggio. Ho capito, però, che proprio gli ostacoli, possono aiutarci a scoprire noi stessi<br />

e quin<strong>di</strong> a trovare la nostra particolare “nota”.<br />

(Teresa)<br />

Questa lettura mi ha fatto pensare che ognuno <strong>di</strong> noi ha una “nota”, cioè un talento importante che<br />

bisogna coltivare. C‟è chi l‟ha già trovato e chi ancora no, ma tutti hanno il proprio talento e tutti<br />

sono importanti. Se in un brano musicale mancasse una nota, il brano sarebbe incompleto, perciò<br />

ogni “nota” ha il suo compito ed è importante per poter comporre quel brano che è la vita.<br />

Io la mia “nota” la sto ancora cercando, e anche se a volte la paura <strong>di</strong> non riuscire a trovarla può<br />

prendere il sopravvento, io la cercherò finchè non sarò sicura <strong>di</strong> aver trovato quella giusta. Per il<br />

momento so <strong>di</strong> essere brava a scrivere e mi piacciono le lingue; amo anche la musica però ho come<br />

l‟impressione che manchi qualcosa, ovvero la mia “nota”.<br />

(Elisa)<br />

Le riflessioni che ha suscitato in me questa lettura sono queste: ogni “nota” è la protagonista nel<br />

brano e quin<strong>di</strong> ogni persona è importante ed anche essenziale in un gruppo, come in questo caso<br />

nell‟umanofono.<br />

Io non sono ancora riuscito a trovare la mia “nota”, ma continuerò a cercarla finchè non riuscirò<br />

nell‟intento.<br />

(Matteo)


Questa lettura mi ha fatto venire in mente un <strong>di</strong>scorso che aveva fatto il mio prete durante un<br />

incontro <strong>di</strong> catechismo. Don Andrea aveva detto che bisognava incominciare ad assumere un ruolo<br />

nella vita parrocchiale, incominciare a <strong>di</strong>ventare i protagonisti <strong>del</strong>la parrocchia. Questo <strong>di</strong>scorso,<br />

secondo me, non vale solo per la parrocchia, ma anche per la nostra vita. Trovare un ruolo è quello<br />

che Baricco chiama “trovare la nota”. Io non ho ancora trovato la mia nota ma non ho paura <strong>di</strong><br />

trovarla.<br />

(Giacomo)<br />

Questo brano mi ha fatto capire che ognuno <strong>di</strong> noi ha qualcosa <strong>di</strong> speciale dentro <strong>di</strong> sé e che bisogna<br />

sfruttarlo al meglio. Io non ho ancora trovato la mia “nota” e spero <strong>di</strong> trovarla presto.<br />

(Marco)<br />

La lettura <strong>di</strong> questo testo mi ha fatto riflettere, mi ha fatto soffermare a pensare a quanto fossero<br />

vere quelle semplici parole. Rileggendo il brano mi sono resa conto che anche una storia come<br />

questa, quasi una “storiella” per bambini, ci può insegnare tanto! Infatti leggendolo mi sono sentita<br />

più importante, speciale, consapevole che al mondo non c‟è nessun altro che sia come me, nessuno<br />

che abbia la mia “nota”! Nel testo, infatti, viene detto con una metafora, che ognuno <strong>di</strong> noi è unico<br />

e, soprattutto, è insostituibile, perché al mondo non ci sono due persone uguali, non ci sono due<br />

persone con la stessa “nota”… Per questo mi sono sentita anch‟io una persona insostituibile, perché<br />

al mondo non si troverà mai una come me, con le mie stesse passioni, le mie ambizioni, la mia<br />

“nota”! Perché io, come tutti noi, sono unica al mondo!<br />

Durante questi anni sono venuta a contatto con tante esperienze e ho imparato <strong>di</strong>verse cose… fino<br />

ad oggi non ho mai dato molta importanza a questa “nota” da cercare, perciò ancora non ce l‟ho, ma<br />

ho <strong>di</strong>verse passioni. Alcune volte, però, mi sono trovata insicura, timorosa,… avevo paura: paura <strong>di</strong><br />

non emergere, paura <strong>di</strong> rimanere nell‟ombra, paura <strong>di</strong> essere me<strong>di</strong>ocre invece che “Eccezionale” in<br />

tutto quello che dovevo fare…<br />

Ma poi mi sono trovata davanti questo brano che mi ha fatto aprire gli occhi: mi ha <strong>di</strong>mostrato che i<br />

timori che mi balenavano nella mente erano schiocchezze, perché ognuno <strong>di</strong> noi è importante così<br />

com‟è stato fatto.<br />

Nella parte finale <strong>del</strong>la lettura si deve preparare un concerto con l‟umanofano, ma manca una<br />

persona che non si può sostituire, perché non si possono trovare due persone uguali, perciò penso<br />

che anch‟io sono così in<strong>di</strong>spensabile e penso anche che se sono nata e vivo ancora, forse un motivo<br />

c‟è!<br />

(Francesca)<br />

Questa lettura mi ha fatto riflettere sul fatto che ognuno è fatto a modo suo e ha un suo ruolo nella<br />

vita, che appartiene esclusivamente a lui. Però questo ruolo non si scopre subito, prima bisogna<br />

crescere e capire come si è. Ogni ruolo è importante, unico, personale e irripetibile. Ognuno ha un<br />

ruolo che non si può scegliere e lui non può cercare <strong>di</strong> imitarne uno perché non gli appartiene.<br />

Io sto ancora cercando la mia nota. Forse non l‟ho ancora trovata, perché è troppo presto. Ho molti<br />

interessi, però in nessuno <strong>di</strong> questi vedo la mia “nota”. Poi, col tempo, le note cambiano, almeno<br />

sono cambiate per me. Quando ero piccola volevo fare la principessa, quando sono cresciuta volevo<br />

essere la medaglia d‟oro olimpica e adesso il me<strong>di</strong>co oppure la scrittrice. Sto aspettando ancora che<br />

la mia “nota” cambi e, se non cambierà, la inseguirò fino a raggiungere e realizzare il mio sogno.<br />

(Luigia)<br />

Questa lettura mi ha suscitato molta curiosità per lo strano strumento che è l‟umanofono. E‟<br />

un‟invenzione molto strana… non pensavo che ognuno avesse una sua personale “nota”.


La “nota” corrisponde alla nostra personalità o al nostro talento, ad una nostra passione e ognuno<br />

deve trovare la sua “nota”, perché tutti ce l‟hanno ed anche se io non l‟ho ancora trovata,<br />

sicuramente la troverò, perché ce l‟ho.<br />

(Manuel)


Hai assistito a scuola alla proiezione <strong>del</strong> film“ Cielo d’ottobre”<strong>di</strong> Joe Johnson: presentane<br />

brevemente la trama, spiega quali fatti e rapporti vissuti dal protagonista ti sono parsi importanti<br />

o significativi per la sua vita ed esprimi quali aspetti <strong>del</strong>l’esperienza raccontata attraverso le<br />

immagini <strong>del</strong> film ti hanno colpito <strong>di</strong> più.<br />

Qualche settimana fa, a scuola, io e i miei compagni abbiamo avuto l‟occasione <strong>di</strong> assistere alla<br />

proiezione <strong>del</strong> magnifico film “Cielo d‟Ottobre” <strong>di</strong> Joe Johnston.<br />

Questa interessante pellicola narra la storia <strong>del</strong> giovane Homer Hickman, abitante <strong>del</strong>la piccola<br />

Coalwood, citta<strong>di</strong>na mineraria <strong>del</strong>la Virginia degli anni Cinquanta.<br />

In questo periodo i cieli notturni <strong>del</strong>la citta<strong>di</strong>na vengono solcati dal suggestivo e misterioso satellite<br />

sovietico Sputnik. La scia luminosa <strong>del</strong> corpo celeste è una vera e propria folgorazione per il<br />

<strong>di</strong>ciassettenne Homer Hickman, annoiato dalla vita <strong>del</strong>la citta<strong>di</strong>na, nella quale le alternative sono<br />

due: cercare <strong>di</strong> ottenere una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per “evadere” dal quel luogo o <strong>di</strong>ventare un minatore.<br />

La vita <strong>di</strong> Coalwood ruota infatti attorno alla miniera locale, dove lavora la grande maggioranza<br />

degli abitanti, anche John Hickam, padre <strong>di</strong> Homer, che vi è stato operaio ed ora è il sovrintendente,<br />

non vede altra prospettiva per il figlio.<br />

Homer è così impressionato dallo spazio e dalle stelle che decide <strong>di</strong> costruire, con l‟aiuto <strong>di</strong> tre<br />

amici, un razzo, con il quale raggiungere lo spazio. L'esperimento però fallisce, procurando anche<br />

qualche guaio e attirando su John furiose reazioni. Il padre comincia così a scoraggiare in tutte le<br />

maniere l‟interesse <strong>del</strong> figlio. Il risultato è uno scontro sempre più duro e aspro, che per un certo<br />

periodo crea un‟atmosfera <strong>di</strong> tensione tra padre e figlio. Finchè un giorno Homer, soffocato dalle<br />

continue pressioni <strong>del</strong> padre e costretto dalle necessità familiari si convince ed entra in miniera, ma<br />

<strong>di</strong> nascosto non rinuncia agli esperimenti.<br />

Homer sogna infatti <strong>di</strong> partecipare al concorso scientifico nazionale e la sua insegnante <strong>di</strong> chimica,<br />

la signorina Riley, che ha molta fiducia in lui, lo incoraggia, e riesce a farlo iscrivere alle selezioni<br />

per il concorso. Homer arriva alla finale nazionale, ottiene il primo premio e torna a Coalwood<br />

trionfante. Quando si appresta a mettere in orbita un nuovo razzo, il padre è accanto a lui e lo<br />

incoraggia.<br />

Questo film mi ha colpito molto, soprattutto per il tema che affronta: la realizzazione dei sogni e il<br />

cammino che ognuno <strong>di</strong> noi è destinato a percorrere per raggiungere i propri desideri. E‟<br />

interessante e intrigante seguire il viaggio <strong>di</strong> Homer, che sogna le stelle ed il cielo, ma è costretto al<br />

futuro designato <strong>di</strong> minatore, incatenato alle viscere oscure <strong>del</strong>la terra.<br />

Probabilmente i rapporti che dettano e articolano più degli altri la storia sono quelli che il<br />

protagonista vive con il padre e con la signorina Riley, personaggi che il regista <strong>del</strong>inea come<br />

opposti.


Il padre, John, è un uomo severo e all‟antica, convinto che il futuro migliore per il figlio sia il<br />

lavoro in miniera. John trova inutili le attività <strong>del</strong> figlio, e in più <strong>di</strong> un‟occasione cerca <strong>di</strong><br />

ostacolarlo. Fortunatamente per Homer un‟altra figura compare nella storia, una figura che lo<br />

motiva, lo incentiva e lo aiuta a inseguire il suo sogno: la signorina Riley, insegnante <strong>di</strong> scienze. La<br />

professoressa supporta e incoraggia Homer e i compagni dall‟inizio dei loro esperimenti, e, cosa più<br />

importante, crede seriamente nelle loro capacità, tanto da rivelarsi <strong>di</strong>spiaciuta e <strong>del</strong>usa nel momento<br />

in cui Homer si conforma alla massa dei minatori.<br />

Uno degli aspetti che più mi ha meravigliato <strong>del</strong>la pellicola è inoltre il cambiamento <strong>del</strong> padre, che<br />

da scettico oppositore, si coinvolge con i sogni <strong>del</strong> figlio, e nonostante la passione non con<strong>di</strong>visa<br />

per lo spazio si sforza <strong>di</strong> capire il ragazzo fino a concedergli la propria approvazione.<br />

La scena che più mi è sembrata profonda e ricca <strong>di</strong> significato, è il momento in cui Homer, ormai<br />

deciso a lavorare in miniera, sale sull‟ascensore che porta sottoterra, e nel momento in cui questo<br />

inizia a scendere, il ragazzo, abbattuto e scoraggiato, osserva il cielo stellato. Nonostante la<br />

malinconia <strong>di</strong> questa scena, secondo me il regista riesce a comunicarci il messaggio <strong>del</strong> film:<br />

l‟importanza dei sogni e l‟infelicità che procura ignorarli. Se dovessi dare un secondo titolo al film<br />

lo intitolerei: “Il ragazzo che sognava il cielo ma che era incatenato alla terra”.<br />

A mio parere, questo film è la più grande <strong>di</strong>mostrazione <strong>del</strong>la frase: “Il cuore desidera cose gran<strong>di</strong>”.<br />

Sogni, desideri, ostacoli, voglia <strong>di</strong> emergere e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguersi, o<strong>di</strong>o verso la me<strong>di</strong>ocrità e amore<br />

verso il grande ed il bello, questi sono i temi con cui “Cielo d‟ottobre” mi ha rapito.<br />

Carlo Scotto <strong>di</strong> Clemente<br />

L‟aspetto che più mi ha colpito <strong>del</strong> film è stata la grande determinazione che conduce i giovani<br />

protagonisti alla meta tanto ambita. Infatti la possibilità <strong>di</strong> percorrere strade <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong><br />

originalità offerta anche a chi pare non ne abbia l‟opportunità, in un paesino piccolo e chiuso come<br />

Coalwood, sembra significare che in ogni luogo e in ogni tempo vi è la speranza <strong>di</strong> realizzare un<br />

sogno, anche quando pare troppo grande.<br />

Cecilia Pelle


IL PARAGONE CON I GRANDI CLASSICI: L‟ODISSEA<br />

Tema: Immagina <strong>di</strong> essere uno dei compagni <strong>di</strong> Ulisse e <strong>di</strong> scrivergli una lettera<br />

prima <strong>del</strong>l‟ultimo viaggio per mare … Facendo riferimento alle esperienze<br />

vissute insieme, ai pericoli incontrati, ai momenti <strong>di</strong> allegria o <strong>di</strong> tristezza, scrivi<br />

i pensieri, le riflessioni, i sentimenti che provi nei confronti <strong>del</strong> tuo “capitano”<br />

che hai seguito tutti questi anni.<br />

Caro capitano,<br />

tu che ci <strong>di</strong>ci che quest‟isola viene calpestata dai bellissimi buoi sacri al <strong>di</strong>o Sole. Io ti ho sempre<br />

creduto, ti ho sempre seguito e anche ora faccio ciò, ma da quando abbiamo finito le provviste e<br />

abbiamo visto che il vento per gonfiare le vele <strong>del</strong>la nave non si alza, siamo tutti tentati, ogni<br />

giorno sempre più, <strong>di</strong> uccidere i buoi che tu, Ulisse, <strong>di</strong>ci sacri al <strong>di</strong>o Sole.<br />

Dentro <strong>di</strong> noi c‟è una continua lotta fra le tue parole e la nostra fame, la nostra volontà, e sembra<br />

che ciò ci faccia consumare più energie, ci indebolisce ogni giorno sempre più e i buoi sembrano<br />

ogni giorno più grassi.<br />

Ci hai insegnato, Ulisse, nell‟ isola dei Lotofagi, l‟amor <strong>di</strong> patria: noi ci eravamo cibati <strong>di</strong> loto e ci<br />

eravamo <strong>di</strong>menticati <strong>del</strong>le nostre famiglie, ma poi ce ne siamo ricordati, grazie alla tua<br />

determinazione e alla tua azione (hai voluto legarci sulle navi e portarci via), ci siamo ricordati <strong>del</strong><br />

suolo nativo che ci aspettava e che ancora ci aspetta.<br />

Abbiamo imparato, nell‟isola <strong>di</strong> Polifemo, che l‟astuzia, la speranza e la pazienza vincono sepre<br />

contro la forza e la prepotenza: Ulisse, potevi uccidere con la spada subito Polifemo, ma hai<br />

osservato il masso che bloccava l‟uscita e hai aspettato, hai atteso, hai escogitato un piano e lo hai<br />

accecato <strong>di</strong>cendogli, con molta astuzia, un nome che ha più significati: “Nessuno”.<br />

Tu ci hai insegnato, inoltre, nel viaggio <strong>di</strong> ritorno da Eolo verso Itaca, a non <strong>di</strong>ffidare sempre e a<br />

non essere troppo curiosi perché si finisce per far <strong>del</strong> male a se stessi: nel viaggio <strong>di</strong> ritorno,<br />

quando ti addormentasti noi <strong>di</strong>ffidammo <strong>di</strong> te e aprimmo l‟otre dei venti che pensavamo essere<br />

pieno <strong>di</strong> ricchezze che volevi tenere per te una volta tornati in patria.<br />

Abbiamo imparato, nell‟isola <strong>di</strong> Circe, che non dobbiamo lasciarci attirare sempre dalle cose più<br />

belle, perché <strong>di</strong> solito sono quelle più pericolose: quando arrivammo alla casa <strong>del</strong>la maga<br />

sentimmo il canto soave, entrammo e sedemmo banchettando: non avremmo mai immaginato che<br />

<strong>di</strong>etro a cose così belle si nascondesse la magia che ci trasformò in porci.<br />

Tu ci hai insegnato, poi, nel passaggio davanti all‟isola <strong>del</strong>le Sirene, che se vuoi fare una cosa per<br />

te importante puoi sempre farla se usi un po‟ d‟intelligenza: tu volevi ascoltare il canto <strong>del</strong>le Sirene<br />

e quin<strong>di</strong> hai pensato <strong>di</strong> non metterti la cera nelle orecchie, ma <strong>di</strong> farti legare ben saldo all‟albero<br />

<strong>del</strong>la nave.<br />

Abbiamo imparato, anche, nell‟episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Scilla e Carid<strong>di</strong>, che contro le forze <strong>del</strong>la natura non si<br />

può fare niente, al massimo si può scegliere il male minore: capitano, hai dovuto fare ciò, scegliere<br />

il male minore e penso che non sia stato semplice per te.<br />

Tu che ci hai insegnato tante cose, capitano che hai lottato per salvare le nostre vite,; penso che<br />

questa volta non ci potrai insegnare la pazienza e la volontà <strong>di</strong> non mangiare quelle bestie e penso<br />

che ti tra<strong>di</strong>remo uccidendo le bestie e <strong>di</strong> conseguenza noi che vorremmo come te tornare in patria a<br />

riabbracciare i nostri familiari.<br />

Se almeno tu li rivedrai, salutameli e consegna loro questa lettera.<br />

Tuo fe<strong>del</strong>e marinaio<br />

Giovanni


Capitano,<br />

mentre leggi questa lettera forse io sono già morto e il mio corpo galleggia verso li<strong>di</strong> sconosciuti,<br />

sperando ancora <strong>di</strong> tornare ad Itaca.<br />

La speranza <strong>di</strong> tornare a casa mi ha tenuto in vita per tutti questi anni. Lì è il mio passato, lì ci sono<br />

i miei figli e mia moglie, lì c‟è il mio presente, ma non è lì che trascorrerò il mio futuro. Magari<br />

mentre leggi questa lettera sto semplicemente remando seduto vicino agli altri, ma ormai non ci<br />

spero più; tu hai affrontato e affronti il tuo nobile destino e noi con te. Siamo partiti da Troia dopo<br />

tante battaglie, dopo aver visto tanti amici morire e tanta guerra e dopo così tanto orrore, speravamo<br />

in un viaggio tranquillo <strong>di</strong> ritorno, ma il cru<strong>del</strong>e destino ci riservò ben altro: abbiamo dovuto far<br />

fronte ai Ciconi per poi finire tra le mani dei Lotofagi, un popolo che si nutriva <strong>del</strong> fiore <strong>di</strong> loto, un<br />

fiore dolcissimo che dona l‟oblìo.<br />

Te li ricor<strong>di</strong> Ulisse, te li ricor<strong>di</strong> quei due <strong>di</strong>sgraziati che mandasti in avanscoperta e che poi<br />

dovemmo legare per costringerli a tornare a casa e nonostante noi parlassimo loro <strong>del</strong>la patria, <strong>del</strong>la<br />

nostra Itaca, essi piangevano e non volevano seguirci?<br />

Io me lo ricordo, per non parlare poi <strong>del</strong>l‟avventura con il ciclope Polifemo, che egli sia maledetto;<br />

io ero tra quelli che con te si avventurarono nella sua grotta. Ne uscimmo vivi in sei.<br />

Egli si cibò <strong>di</strong> carne umana, <strong>del</strong>la carne dei nostri amici, ma la tua vendetta fu più cru<strong>del</strong>e: lo<br />

accecammo dopo averlo ubriacato e riuscimmo a salvarci, ma tu e il tuo cuore, troppo fiero per<br />

scivolare via nell‟anonimato, gridasti al ciclope che Ulisse, re <strong>di</strong> Itaca, <strong>di</strong>struttore <strong>di</strong> città, lo aveva<br />

accecato e che era quello che si meritava per non aver rispettato le regole <strong>del</strong>l‟ospitalità, e che<br />

nessuno, nemmeno suo padre Nettuno avrebbe potuto ridargli la vista. Non lo avessi mai fatto…<br />

Capitano, il tuo fiero gesto ci condannò tutti: Polifemo pregò il padre Nettuno <strong>di</strong> non fare tornare<br />

Ulisse, re <strong>di</strong> Itaca, <strong>di</strong>struttore <strong>di</strong> città, in patria, e se proprio doveva tornare, che tornasse solo, con<br />

una nave altrui e il più tar<strong>di</strong> possibile; purtroppo la preghiera fu accolta!


Con la morte nell‟animo, sconfiggemmo i Lestrigoni e facemmo vela verso l‟isola <strong>del</strong>la maga<br />

Circe: questa avventura, tra le tante avventure, si è conclusa bene, sebbene all‟inizio io e altri<br />

compagni, venimmo trasformati in porci e chiusi in una stalla.<br />

Li, capitano, mi <strong>di</strong>sperai terribilmente, pensai che avrei preferito morire, piuttosto che passare la<br />

vita così; ma tu arrivasti e costringesti la maga a ridarci la forma umana; non ricordo <strong>di</strong> aver mai<br />

pianto così tanto per la riconoscenza che avevo verso <strong>di</strong> te.<br />

Trascorremmo un anno <strong>di</strong> pace in quella bella isola, ma era giunto per noi il momento <strong>di</strong> tornare.<br />

Prima però, tu dovesti scendere nell‟Ade a parlare con l‟indovino Tiresia; quando tornasti eri<br />

straziato da quelle visioni e non ne parlavi mai volentieri.<br />

Partiti da Circe passammo vicino all‟isola <strong>del</strong>le Sirene, creature mostruose dalla splen<strong>di</strong>da voce:io<br />

non sentivo il loro canto perché tu ci avevi fatto mettere nelle orecchie dei tappi <strong>di</strong> cera, ma dentro<br />

<strong>di</strong> me inorri<strong>di</strong>vo nel vedere gli scogli <strong>di</strong> quell‟isola infernale „ornati‟ da tantissime ossa umane, e<br />

mentre tu, legato all‟albero <strong>del</strong>la nave, urlavi <strong>di</strong> liberarti, noi ti legammo ancora più stretto, per<br />

tenerti con noi.<br />

Capitano, nessuno ti avrebbe mai abbandonato!<br />

Così ci avviammo verso lo stretto <strong>di</strong> Scilla e Carid<strong>di</strong>, due mostri : lì tu fosti costretto a lasciare che<br />

Scilla <strong>di</strong>vorasse sei dei nostri compagni. Non so quale <strong>del</strong>le due immagini che mi si posero davanti<br />

agli occhi mi sconcertò <strong>di</strong> più: la prima, quella dei miei compagni che mi tendevano le mani per<br />

chiedermi aiuto o il tuo sguardo straziato per la tua impotenza <strong>di</strong> salvare o ven<strong>di</strong>care i nostri<br />

compagni.<br />

Purtroppo i guai non erano finiti per noi, che dopo un mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>giuno sull‟isola <strong>del</strong> Sole ci<br />

cibammo <strong>del</strong>la carne <strong>di</strong> alcuni buoi sacri al <strong>di</strong>o Sole; all‟inizio io non volevo mangiarli: tu ce lo<br />

avevi proibito, ma lo spettro <strong>del</strong>la fame ebbe il sopravvento, e quella, l‟ho capito poi, sarebbe stata<br />

la nostra fine.<br />

Capitano, mentre leggi questa lettera il mio corpo è trasportato dall‟acqua verso li<strong>di</strong> sconosciuti, ora<br />

ne sono certo.<br />

Capitano, vorrei essere ancora al tuo fianco a remare seduto sul banco <strong>del</strong>la nave; la mia Itaca io<br />

amo e ho amato sempre, ma se potessi tornare in<strong>di</strong>etro ti seguirei ancora..<br />

Euriloco<br />

Caro Ulisse,<br />

sono ormai vent‟anni che ti conosco, sono ormai vent‟anni che viviamo insieme ogni avventura. Mi<br />

ricordo ancora quando siamo partiti per la guerra <strong>di</strong> Troia: eravamo tutti tristi perché avremmo<br />

dovuto lasciare Itaca, ma anche pronti a combattere.<br />

Per <strong>di</strong>eci anni abbiamo lottato fianco a fianco, pronti a tutto, e siamo riusciti a uscirne vivi; poi,<br />

quando siamo partiti per il mare, ero sicuro che poco tempo dopo avrei rivisto Itaca, e con esso i<br />

miei familiari.<br />

Però non fu così: per altri <strong>di</strong>eci anni abbiamo viaggiato, e stiamo continuando a viaggiare; abbiamo<br />

incontrato popoli e isole, e su ogni isola tu hai voluto approdare spinto dalla tua curiosità e<br />

implacabile voglia <strong>di</strong> conoscere.


Tu sei il mio capitano, non ho mai dubitato <strong>di</strong> questo, e nemmeno gli altri compagni: me lo hai<br />

<strong>di</strong>mostrato varie volte che tieni a me e agli altri come quando ci hai portato via dall‟isola dei<br />

Lotofagi.<br />

A causa <strong>del</strong>la tua curiosità, però, per più volte ci hai spinti nel pericolo: quando siamo arrivati<br />

nell‟isola dei Ciclopi e Polifemo ci ha chiuso dentro alla sua miserabile grotta. Ho provato rancore<br />

nei tuoi confronti, perché a causa tua quel mostro ha ucciso sei dei nostri compagni.<br />

Sono certo che anche per te non sarà stato facile resistere al rimorso e al dolore per questa per<strong>di</strong>ta,<br />

ma neanche per me.<br />

Nonostante questo, grazie alla tua astuzia e al tuo ingegno ci hai portato in salvo e te ne sarò grato<br />

per sempre. Nei tuoi confronti provo sentimenti strani, <strong>di</strong>fficili da spiegare: a volte mi sembra che tu<br />

pensi solo a te stesso, che pensi assai raramente al marinaio che è sulla nave con te, in preda allo<br />

sconforto a causa <strong>del</strong>la mancanza <strong>di</strong> tutto ciò a cui tiene <strong>di</strong> più.<br />

Forse non riesco a rendermi conto che anche tu hai nostalgia <strong>di</strong> casa, ma io ne provo tanta.<br />

A Itaca c‟è mia moglie che mi aspetta e io da lei voglio tornare; tu invece, su molte isole su cui sei<br />

approdato, hai trovato donne bellissime che subito si sono interessate a te. Siamo stati per lungo<br />

tempo dalla maga Circe, <strong>di</strong> te subito innamorata: ancora fatico a credere al tuo racconto, <strong>di</strong> quando<br />

ella ci ha trasformato in su<strong>di</strong>ci porci, ma quando ne parli riesco a leggere la sincerità nei tuoi occhi e<br />

questo mi fa ricredere.<br />

Sia io, sia gli altri marinai, abbiamo dubitato <strong>di</strong> te, come quando abbiamo aperto l‟otre dei venti,<br />

donato a te dal <strong>di</strong>o Eolo, pensando che contenesse ricchezze inestimabili che tu non avresti voluto<br />

con<strong>di</strong>videre con noi.<br />

Siamo stati sciocchi a dubitare <strong>di</strong> te, ma devi capire come possa cambiare il modo <strong>di</strong> pensare dopo<br />

così tante avventure.<br />

Capitano, ogni avventura l‟hai voluta vivere al massimo: sei arrivato al punto <strong>di</strong> farti legare al palo<br />

<strong>del</strong>la nave per sentire il canto ammaliante <strong>del</strong>le malefiche Sirene: ho sofferto a vederti agonizzante<br />

e piangente, mentre ti <strong>di</strong>menavi e io remavo con tutta la mia forza con la cera nelle orecchie. Subito<br />

dopo, però, nostro mal<strong>grado</strong>, ci siamo imbattuti nei due orribili mostri: Scilla e Carid<strong>di</strong>. Anche lì<br />

hai dovuto prendere una triste decisone, scegliendo il male minore. Dopo aver ripensato a tutte le<br />

avventure e <strong>di</strong>savventure che ci hanno accompagnato per questi lunghi anni, <strong>di</strong> una sola cosa sono<br />

sicuro: tu sei il mio capitano, ed io ne sono fiero.<br />

Chernestale<br />

Caro Ulisse,<br />

<strong>di</strong> tutti i tuoi compagni sono il più giovane e per me sei sempre stato un padre, oltre che un<br />

capitano. Ti ricor<strong>di</strong> tutte le nostre avventure? All‟inizio <strong>del</strong> nostro viaggio io ero ancora un ragazzo<br />

e tu mi hai sempre aiutato. Tu sei un capitano perfetto: responsabile, coraggioso, curioso,<br />

intelligente…e sai trasmettere a tutti noi la forza <strong>di</strong> andare avanti, <strong>di</strong> fare in modo che il nostro<br />

destino si compia. L‟avventura che mi sta più a cuore è quella vissuta nella terra dei Ciclopi con<br />

Polifemo, poiché lì ho perso mio fratello maggiore. Ho avuto molta paura e ho sperato con tutto il<br />

mio cuore <strong>di</strong> salvarmi… e tu con quel tuo inganno nascosto in una sola parola, “nessuno”, hai<br />

accecato Polifemo e hai riven<strong>di</strong>cato i nostri sei amici e compagni. Sei sempre stato testardo e fiero e<br />

così alla fine hai anche rivelato al ciclope il tuo vero nome. Io ti ho sempre ammirato!Ho sempre<br />

desiderato <strong>di</strong> essere come te!<br />

Abbiamo poi vissuto una strana avventura nell‟isola <strong>del</strong>la maga Circe. Siamo stati trasformati in<br />

maiali, ma tu ci hai salvati. Quando ti ho visto entrare nella casa <strong>di</strong> Circe il mio cuore ha gioito<br />

perché sapevo che ci avresti salvati. Siamo stati davvero imprudenti e stupi<strong>di</strong> ad entrare nel palazzo<br />

e bere il filtro magico <strong>del</strong>la maga. E quando ci siamo ritrasformati in uomini, non riuscivamo a<br />

smettere <strong>di</strong> ringraziarti. Qualche volta abbiamo anche dubitato <strong>di</strong> te, nonostante sapessimo <strong>di</strong><br />

poterci fidare. Fu la volta che andammo nell‟isola <strong>di</strong> Eolo, <strong>di</strong>o <strong>del</strong> vento, e lui ti regalò un otre pieno<br />

<strong>di</strong> dei venti contrari che ci impe<strong>di</strong>vano il ritorno. Noi pensavamo che tu ci avessi ingannato, poiché<br />

non conoscevamo il contenuto <strong>del</strong>l‟otre. Ci avevi detto <strong>di</strong> non aprirlo, ma noi eravamo convinti che


fosse pieno <strong>di</strong> doni e ricchezze e lo aprimmo. Tu ti arrabbiasti molto e io avevo paura <strong>di</strong> aver perso<br />

la tua fiducia e stima per sempre. E ti ricor<strong>di</strong> invece l‟episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Scilla e Carid<strong>di</strong>? Tu eri davvero<br />

<strong>di</strong>sperato, hai dovuto scegliere in quella situazione il male minore. Di tutte le nostre avventure<br />

questa è stata la più drammatica e triste. Ho pianto a lungo per la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> altri sei dei nostri amici.<br />

Già, erano amici, poiché tutti con<strong>di</strong>videvano la fatica <strong>di</strong> viaggiare in mare, il desiderio <strong>di</strong> tornare.<br />

E com‟era invece il canto <strong>del</strong>le Sirene? Quella volta ero davvero arrabbiato. Desideravo ascoltare il<br />

loro canto, ma tu ci avevi riempito le orecchie <strong>di</strong> cera e no potevamo sentire nulla.<br />

Tu, invece, legato all‟albero <strong>del</strong>la nave, lo sentivi e volevi raggiungere quelle strane creature che ti<br />

chiamavano.<br />

Ma noi, come tu ci avevi comandato, non ti abbiamo slegato, anzi abbiamo stretto ancora <strong>di</strong> più le<br />

funi. In quel momento non ti interessava <strong>del</strong> tuo destino, <strong>di</strong> Itaca, ma noi sapevamo cosa era giusto<br />

per te.<br />

Anche tu avevi fatto così con noi nella terra dei Lotofagi. Dopo aver mangiato il loto, che ci aveva<br />

fatto <strong>di</strong>menticare <strong>del</strong> nostro ritorno in patria, non volevano saperne <strong>di</strong> tornare sulla nave.<br />

Ma tu ci hai obbligato e io te ne sono grato. Senza il tuo aiuto non ce l‟avremmo fatta.<br />

Per me è stato spesso così: senza <strong>di</strong> te non sarei riuscito a proseguire il viaggio.<br />

Tu mi dai coraggio e hai saputo trasmettermi la tua curiosità, il tuo desiderio <strong>di</strong> conoscere e <strong>di</strong><br />

scoprire.<br />

E quando parlavi <strong>del</strong> nostro destino, ci sentivamo tutti uomini veri ed eravamo pronti ad affrontare i<br />

pericoli.<br />

Nella nostra ultima sosta all‟isola <strong>di</strong> Trinacria , però, ti abbiamo <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>to, ci siamo cibati dei<br />

buoi sacri al <strong>di</strong>o Sole.<br />

Tu ci avevi avvertiti, ma noi non ti abbiamo ascoltato e forse il <strong>di</strong>o Sole si arrabbierà con noi.<br />

Ma non mi importa: sono felice <strong>di</strong> averti seguito!<br />

Non mi resta che ringraziarti e <strong>di</strong>rti che questo viaggio mi ha fatto crescere e tu sei stato un esempio<br />

per me.<br />

E se mi proponessi <strong>di</strong> rifare il viaggio da capo, non esiterei a <strong>di</strong>rti <strong>di</strong> sì, perché tu, capitano, sei un<br />

uomo vero!<br />

Con fe<strong>del</strong>tà e amicizia, un tuo compagno.


Itaca (Lucio Dalla)<br />

Capitano che hai negli occhi<br />

il tuo nobile destino<br />

pensi mai al marinaio<br />

a cui manca pane e vino<br />

capitano che hai trovato<br />

principesse in ogni porto<br />

pensi mai al rematore<br />

che sua moglie crede morto<br />

Itaca, Itaca, Itaca<br />

la mia casa ce l'ho solo la'<br />

Itaca, Itaca, Itaca<br />

ed a casa io voglio tornare<br />

dal mare, dal mare, dal mare<br />

Capitano le tue colpe<br />

pago anch'io coi giorni miei<br />

mentre il mio piu' gran peccato<br />

fa sorridere gli dei<br />

e se muori e' un re che muore<br />

la tua casa avra' un erede<br />

quando io non torno a casa<br />

entran dentro fame e sete<br />

Itaca, Itaca, Itaca<br />

la mia casa ce l'ho solo la'<br />

Itaca, Itaca, Itaca<br />

ed a casa io voglio tornare


dal mare, dal mare, dal mare<br />

Capitano che risolvi<br />

con l'astuzia ogni avventura<br />

ti ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> un soldato<br />

che ogni volta ha piu' paura<br />

ma anche la paura in fondo<br />

mi da' sempre un gusto strano<br />

se ci fosse ancora mondo<br />

sono pronto dove an<strong>di</strong>amo<br />

Itaca, Itaca, Itaca<br />

la mia casa ce l'ho solo la'<br />

Itaca, Itaca, Itaca<br />

ed a casa io voglio tornare<br />

dal mare, dal mare, dal mare<br />

Itaca Itaca Itaca<br />

la mia casa ce l'ho solo la'<br />

Itaca, Itaca, Itaca<br />

ed a casa io voglio tornare...


“…..poesia<br />

è il mondo l‟umanità<br />

la propria vita<br />

fioriti dalla parola<br />

la limpida meraviglia<br />

<strong>di</strong> un <strong>del</strong>irante fermento “ G. Ungaretti<br />

IL CONFRONTO CON LA POESIA<br />

Dopo aver brevemente presentato le immagini <strong>del</strong>la poesia stu<strong>di</strong>ata che ti è piaciuta<br />

maggiormente, descrivi un luogo che hai visitato negli ultimi tempi, o un paesaggio che ti ha<br />

profondamente colpito per la sua bellezza o che per te è stato particolarmente significativo ed<br />

esprimi le osservazioni, i sentimenti, le emozioni che ti ha suscitato.<br />

In questi primi mesi <strong>di</strong> scuola la poesia stu<strong>di</strong>ata che mi ha maggiormente colpito è stata “Nebbia” <strong>di</strong><br />

Giovanni Pascoli, tratta dalla raccolta “Canti <strong>di</strong> Castelvecchio”, pubblicata nel 1903.<br />

Leggendola più volte sono rimasto affascinato soprattutto dal ritmo lento e cantilenante che rende<br />

perfettamente l‟immagine <strong>del</strong> paesaggio avvolto dalla nebbia, una nebbia che sembra nascondere le<br />

cose lontane, ma in realtà il poeta vuole che essa nasconda il suo passato, un passato troppo triste e<br />

doloroso.<br />

Molto bella è l‟immagine dei due peschi e dei due meli con cui Pascoli cerca <strong>di</strong> trovare nelle poche<br />

dolcezze <strong>del</strong> presente un sollievo al dolore <strong>del</strong>la sua esistenza tormentata.<br />

La nebbia svolge in questa poesia un ruolo protettivo grazie alla sua capacità <strong>di</strong> nascondere le cose,<br />

dando una visione suggestiva al paesaggio.<br />

Anche a me, come al poeta, è capitato proprio negli ultimi tempi <strong>di</strong> rimanere profondamente colpito<br />

dalla bellezza <strong>di</strong> un paesaggio.<br />

A settembre, infatti, sono andato in gita scolastica a Salisburgo e, nel secondo giorno <strong>di</strong><br />

permanenza, ci siamo recati al “Nido <strong>del</strong>l‟Aquila”, ovvero il rifugio in cui Hitler teneva i suoi<br />

incontri più importanti.


La cosa che mi ha tolto il fiato è stato il panorama che ho visto da lassù, a 1800 m sopra il livello<br />

<strong>del</strong> mare. Sono rimasto talmente sbalor<strong>di</strong>to che per qualche secondo mi è mancato il fiato, mi<br />

sembrava <strong>di</strong> essere il padrone <strong>del</strong> mondo e <strong>di</strong> poter stringere tutto tra le mani.<br />

Ho potuto ammirare boschi, montagne, laghi, paesi e solo a guardarli mi sembrava <strong>di</strong> non essere più<br />

sulla terra, ma in cielo ed ammirare da lì quel paesaggio spettacolare.<br />

Guardando quell‟immensità mi sentivo piccolo come quelle minuscole case che, viste dall‟alto,<br />

sembravano tanti sassolini posti l‟uno accanto all‟altro.<br />

Il mio sguardo poi si è fermato sul lago, che si trovava proprio ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> due alte montagne.<br />

Questa immagine mi ha riportato alla mente una bellissima giornata trascorsa con la mia famiglia<br />

sulle rive <strong>di</strong> un lago <strong>di</strong> montagna. Ho provato nostalgia per quei tempi passati…Avevo solo sei<br />

anni, ma ricordo ancora il bellissimo spettacolo <strong>del</strong> riflesso <strong>del</strong>le cime dei monti sull‟acqua. Che<br />

meraviglia!<br />

Ammirando nuovamente quel paesaggio nella sua immensità, ricordo <strong>di</strong> aver anche pensato alla<br />

grandezza <strong>di</strong> Dio, a quanto è bello il mondo che ci ha donato e ho provato un forte bisogno <strong>di</strong><br />

affetto e <strong>di</strong> protezione <strong>di</strong> fronte a quell‟immensità, a quell‟infinito. Gianmarco A.<br />

Quest‟anno abbiamo letto <strong>di</strong>verse poesie,<br />

ma quella che mi ha maggiormente colpito è “Lavandare” <strong>di</strong> Giovanni Pascoli. Ad una prima lettura


questa poesia può apparire un semplice quadro autunnale, ma poi si scopre che ogni oggetto si<br />

carica <strong>di</strong> significati simbolici. Il poeta ci presenta due immagini: la prima è quella <strong>di</strong> un aratro<br />

abbandonato in mezzo al campo grigio, vuoto e ricoperto dalla nebbia, mentre nella seconda<br />

immagine descrive le lavandaie che lavano i panni cantando una triste cantilena. Infine è presente<br />

l‟immagine <strong>di</strong> una donna sola, abbandonata e desolata, che viene paragonata all‟aratro.<br />

Qualche domenica fa, ho avuto l‟occasione <strong>di</strong> fare una gita in collina con la mia famiglia e sono<br />

riuscita a immedesimarmi con il paesaggio che mi circondava. Mentre i miei genitori facevano un<br />

giro in paese, mi sono stesa nel giar<strong>di</strong>no, ho acceso la musica e mi sono isolata da tutti. Era<br />

fantastico osservare tutto ciò che mi circondava. Il cielo era <strong>di</strong> un azzurro vivace, ricoperto da<br />

nuvole soffici come zucchero filato, sembrava quasi che riuscissi a toccarle. Il sole, piano piano,<br />

stava tramontando e il cielo si colorava sempre più <strong>di</strong> rosso. In lontananza riuscivo a vedere a<br />

malapena il mare. In quel momento ho iniziato a pensare alla bellissima estate trascorsa con persone<br />

fantastiche, nel frattempo osservavo le colline davanti a me, con i piccoli paesini e i campi coi fiori<br />

colorati che si muovevano al soffio <strong>del</strong> vento. Era tutto così meraviglioso, sembrava quasi un sogno,<br />

il vento fresco mi sfiorava la pelle, facendomi venire brivi<strong>di</strong> <strong>di</strong> freddo. Il giar<strong>di</strong>no era ricoperto <strong>di</strong><br />

foglie secche che il vento aveva fatto cadere dagli alberi come una pioggia <strong>di</strong> colori, così per terra si<br />

era formato un tappeto colorato. Il paesaggio mi suscitava quiete, pace, mi sentivo isolata dal<br />

mondo. Mi sono venuti in mente tutti i bei momenti passati, le nuove amicizie, anche le <strong>di</strong>fficoltà e<br />

le illusioni che ho vissuto e sono riuscita ad aprire la mia mente. E‟così che ho deciso <strong>di</strong> togliermi le<br />

cuffie dalle orecchie e in lontananza ho sentito il <strong>del</strong>icato sgorgare <strong>di</strong> un fossato. Questo mi faceva<br />

pensare al trascorrere <strong>del</strong> tempo, così veloce, con una certa malinconia. Poi sono arrivati i miei<br />

genitori ed era già ora <strong>di</strong> tornare a casa. Quel giorno sono riuscita a rivivere i vari momenti <strong>del</strong>la<br />

mia vita, belli e meno positivi e sono riuscita a liberarmi la mente da tutti i problemi: insomma è<br />

stata una giornata bellissima.<br />

Carlotta Foschi


A scuola ho stu<strong>di</strong>ato <strong>di</strong>verse poesie ed alcune mi hanno particolarmente colpito, sia per le immagini<br />

proposte, che per i contenuti e i messaggi che mi hanno trasmesso.<br />

Il programma <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, in terza me<strong>di</strong>a , è molto impegnativo e richiede un impegno costante; ma<br />

non mancano le sod<strong>di</strong>sfazioni quando lo stu<strong>di</strong>o ci regala degli spunti che ci aiutano a riflettere sulla<br />

nostra vita, sulle persone e sul mondo che ci circonda.<br />

La materia che più mi stimola a fare queste riflessioni è italiano. Come ho già detto, ultimamente<br />

leggiamo molte poesie: “Lavandare”, “La mia sera” e “Nebbia” <strong>di</strong> G. Pascoli, “George Gray” <strong>di</strong><br />

Edgar Lee Masters. Proprio <strong>di</strong> quest‟ultima voglio parlare. Questa poesia narra <strong>di</strong> una persona che<br />

paragona la sua vita ad una barca che è ormeggiata in un porto. Questa barca, non si sa se è nel<br />

porto perché ha terminato il suo viaggio oppure se deve ancora partire. L‟immagine <strong>del</strong>la vita come<br />

una barca che viaggia nel mare mi è piaciuta molto e mi ha proprio ricordato un viaggio che ho fatto<br />

questa estate in Sardegna durante le vacanze.<br />

Alla fine <strong>del</strong> mese <strong>di</strong> agosto, infatti, ho avuto la fortuna <strong>di</strong> andare insieme alla mia famiglia in<br />

Sardegna. E‟ stata la prima volta, non ero ancora mai andato in quella bellissima isola e per me è<br />

stata una grande gioia. Ci siamo imbarcati al porto <strong>di</strong> Livorno. Appena partiti ci siamo trovati in<br />

mare aperto, lontani dalla costa e circondati in ogni lato dal mare; non nascondo che ho avuto anche<br />

paura. Avevamo lasciato la terra ferma, che mi dava sicurezza e tranquillità, non avevo chiaro che<br />

cosa mi avrebbe aspettato e ciò che avrei trovato. Anche questo sentimento mi ha ricordato la<br />

poesia <strong>di</strong> Edgar Lee Masters. Anch‟io a volte mi sento come in viaggio in mezzo al mare e non so<br />

in quale “porto” andrò a finire.


Per fortuna la destinazione <strong>del</strong> viaggio <strong>di</strong> questa estate era chiara: il porto <strong>di</strong> Olbia e poi la città <strong>di</strong><br />

Arbatax. In questa vacanza ho avuto la fortuna <strong>di</strong> visitare tanti luoghi molto belli: spiagge<br />

incontaminate, calette sperdute in mezzo alla natura, montagne abbandonate dagli uomini e abitate<br />

solo da mucche e pecore, una vegetazione selvaggia e abbandonata...<br />

Fra i tanti stupen<strong>di</strong> luoghi visti, quello che mi ha colpito più è stato senza dubbio Cala Golorizè, una<br />

caletta <strong>di</strong> sabbia bianca con un mare <strong>di</strong> colore verde e turchese. La sua bellezza è stata riconosciuta<br />

da tutto il mondo, infatti è stata proclamato patrimonio <strong>del</strong>l‟umanità. E‟ una piccola caletta nascosta<br />

in mezzo ad alte montagne, raggiungibile solo dopo circa tre ore <strong>di</strong> faticoso cammino sotto il sole;<br />

la vegetazione infatti è rada e bassa e non ripara dai raggi <strong>del</strong> sole.<br />

Ricordo perfettamente il colore <strong>del</strong>l‟acqua: era un acqua azzurra con tante sfumature <strong>di</strong> mille<br />

tonalità <strong>di</strong> colore, limpi<strong>di</strong>ssima, così bella non l‟avevo mai vista, sembrava un paesaggio fiabesco.<br />

La spiaggia, bianca, farinosa, morbida ti impastava i pie<strong>di</strong>, che affondavano nel terreno friabile, le<br />

rocce, levigate dal moto <strong>del</strong>l‟acqua, avevano strane forme. Proprio da esse, dopo essermi<br />

arrampicato ad un‟altezza <strong>di</strong> circa cinque metri mi lanciavo in tuffi <strong>di</strong> testa o <strong>di</strong> piede, in<br />

quell‟acqua magica e misteriosa che mi attirava a tal punto da non perdere neanche un secondo tra<br />

un tuffo o una immersione ed una altra. .<br />

Sono rimasto in quella caletta sino a sera. Nella piccola spiaggia eravamo rimasti solo io e la mia<br />

famiglia, Intorno solo il mare, la natura e tanto silenzio.<br />

Mio babbo scherzando e vedendomi sempre nell‟acqua mi ha detto che fra me e il mare esisteva una<br />

vera simbiosi e che forse potevo rinascere pesce!!<br />

E‟ vero! Stare nell‟acqua e tuffarmici dentro mi faceva felice, quasi che l‟acqua fosse il mio vero<br />

ambiente naturale… Tommaso A.<br />

Un luogo che mi è sempre piaciuto e che mi piacerà per sempre è il ciliegio <strong>del</strong>la casa <strong>di</strong> mio<br />

nonno. Di solito vi salgo fino in cima e da lassù guardo il meraviglioso paesaggio che mi si presenta<br />

davanti. Là mi <strong>di</strong>mentico <strong>di</strong> tutti i problemi e penso solo a me, alla mia vita, alle scuole superiori e<br />

al mio futuro. Penso sempre al mio futuro, anche se io ritengo che tutto verrà da sé …<br />

Ma a volte preferisco il silenzio, quel magico silenzio che mi fa sentire tutti i suoni che mi<br />

circondano, che a volte sono migliori <strong>del</strong>le parole <strong>del</strong>l‟uomo.<br />

Lassù passo molti dei miei giorni, sia tristi che felici, quel posto mi fa star bene…


In quel luogo ho preso le decisioni più importanti e più <strong>di</strong>fficili <strong>del</strong>la mia vita, ma sono sempre state<br />

quelle giuste: è come se lì qualcuno mi suggerisse le risposte alle mie domande, le domande che mi<br />

faccio sempre, le domande a cui non ho ancora trovato una risposta…<br />

Insomma quello è una specie <strong>di</strong> luogo segreto nel quale mi rifugio quando ne ho bisogno e quando<br />

torno a casa è come se mi fossi tolta un peso dallo stomaco…è il mio posto magico che ogni volta<br />

mi lascia senza fiato. Chiara M.<br />

UN ROMANZO DI “FORMAZIONE”:<br />

IL BUIO OLTRE LA SIEPE<br />

Dopo aver letto il secondo capitolo <strong>del</strong> romanzo”Il buio oltre la siepe”, parla <strong>del</strong> primo giorno<br />

<strong>di</strong> scuola <strong>di</strong> Scout descrivendo il suo incontro con la maestra, poi racconta come hai vissuto tu<br />

il primo giorno <strong>di</strong> scuola<br />

Nel romanzo “Il buio oltre la siepe”, uno degli episo<strong>di</strong> più significativi dei primi capitoli è quello<br />

<strong>del</strong> primo giorno <strong>di</strong> scuola <strong>di</strong> Scout. La bambina aspetta con impazienza quel giorno, anche se, solo<br />

dopo una mattina, è <strong>del</strong>l‟idea che la scuola sia inutile e noiosa. La protagonista è in una classe<br />

composta prevalentemente da ripetenti: la maggior parte dei bambini frequenta <strong>di</strong> rado la scuola,<br />

perché deve aiutare i genitori nel lavoro. Anche per questo le favole fantasiose che la maestra<br />

propone non sono apprezzate e confondono i bambini: la loro realtà è quella dura degli adulti.<br />

L‟incontro con la maestra non è dei migliori: miss Caroline Fischer è giovane, non conosce<br />

Maycomb e Scout gliene fa una colpa. Il loro primo scontro riguarda il fatto che la protagonista sa<br />

già leggere e scrivere e ciò va contro il metodo <strong>di</strong> insegnamento che la maestra vuole applicare ai<br />

ragazzi. Scout ha imparato da sola e non ne ha colpa; ma evidentemente miss Caroline non la pensa<br />

così. Il loro secondo litigio avviene invece a proposito <strong>di</strong> un compagno <strong>di</strong> classe, Walter<br />

Kunningham. La maestra non sa <strong>del</strong>la povertà che grava sulla sua famiglia e senza volerlo lo<br />

offende. Scout si sente in dovere <strong>di</strong> <strong>di</strong>fenderlo e spiega la situazione a miss Caroline senza troppo<br />

tatto, prendendosi così varie bacchettate sulle mani.<br />

Io ho un ricordo piuttosto sfocato <strong>di</strong> quanto è accaduto il mio primo giorno <strong>di</strong> scuola. Mi riferisce<br />

la mamma <strong>di</strong> quanto fossi piccolina rispetto agli altri e <strong>del</strong>la mia vocina che si <strong>di</strong>stinse nel dare una<br />

risposta alla maestra Carla, che <strong>di</strong>rigeva le operazioni <strong>di</strong> “lancio” <strong>del</strong>la nostra prima elementare.<br />

Ricordo <strong>di</strong> una bimba che piangeva a <strong>di</strong>rotto e che mi turbò rischiando <strong>di</strong> provocare un effetto<br />

domino. Con il passare <strong>del</strong> tempo mi sarei resa conto che la bimba avrebbe continuato i pianti sino<br />

alla quinta elementare. Ricordo Jacopo che chiese a mia madre, all‟uscita <strong>di</strong> scuola, se potevo


andare a casa sua poiché, a suo <strong>di</strong>re, ero già la sua fidanzata. In realtà l‟unico motivo che ci aveva<br />

accomunati era che avevamo i genitori che svolgevano le stesse professioni e lo avevamo scoperto<br />

poco prima. Ricordo poi una maestra bella e dolce, che pareva più mamma <strong>del</strong>le nostre stesse<br />

mamme. Ricordo un bimbo <strong>del</strong> quale intendevo conoscere il nome e che insisteva nell‟ostinato<br />

silenzio, si trattava <strong>di</strong> Alessandro, che in realtà nel corso <strong>del</strong> tempo è <strong>di</strong>ventato piuttosto<br />

chiacchierone. L‟emozione mi aveva talmente colpita che tutto rimbalzava nella mente in modo<br />

confuso senza poterne comprendere il significato. Io poi non ero stata abituata a frequentare<br />

regolarmente la scuola <strong>del</strong>l‟infanzia, sia per motivi <strong>di</strong> organizzazione familiare, sia perché<br />

particolarmente cagionevole <strong>di</strong> salute. Le regole <strong>del</strong>la scuola mi apparirono subito un tantino<br />

strette ed il fatto che tutte e tre le maestre <strong>di</strong> prima si fossero sforzate <strong>di</strong> presentare l‟avventura <strong>del</strong><br />

“trenino Carduino” come favolosa, mi spingeva a pensare che tutto volgesse al peggio. Che bisogno<br />

c‟era <strong>di</strong> inventarsi la storia <strong>del</strong> vagone per ogni bimbo per invogliarci a scoprire le lettere? Doveva<br />

essere davvero terribile quell‟alfabeto se era necessario indorare la pillola. I tempi <strong>del</strong>la scuola mi<br />

sembravano <strong>di</strong>latati, io sentivo una gran voglia <strong>di</strong> addormentarmi sul banco: non capivo perché<br />

fosse necessario tutto quel tempo. Qualche giorno dopo il primo, afferrai il concetto che ai miei<br />

genitori la scuola appariva assolutamente necessaria, così come a chiunque, ai nonni, alle maestre,<br />

ai gran<strong>di</strong> in generale. Questo significava che tutti i giorni (salvo problemi <strong>di</strong> salute) mi sarebbe<br />

toccato andarci.<br />

In realtà, oggi posso <strong>di</strong>re che è stato meno terribile <strong>di</strong> quanto mi aspettassi.<br />

Cecilia Pelle<br />

Attraverso la lettura <strong>del</strong> romanzo “ Il buio oltre la siepe “ ci accorgiamo <strong>di</strong> quanto sia importante<br />

per Scout, la protagonista, il rapporto col fratello Jem, con l’amico Dill ed in particolare col<br />

padre Atticus. Dopo aver fatto qualche cenno alle vicende narrate, parla <strong>di</strong> una persona che<br />

ritieni importante nella tua vita, anche attraverso il racconto <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> che sono rimasti niti<strong>di</strong> nel<br />

tuo ricordo e che sono per te significativi.


Nei primi un<strong>di</strong>ci capitoli <strong>del</strong> romanzo “ Il buio oltre la siepe”<strong>di</strong> Harper Lee Scout, la protagonista,<br />

vive un rapporto importante sia col fratello Jem che con l‟amico Dill. I tre bambini spesso giocano a<br />

recitare e questi sono momenti molto felici per loro che si impegnano ad interpretare le parti<br />

comiche e drammatiche dei romanzi che leggono. Poi ancora cercano <strong>di</strong> far uscire <strong>di</strong> casa il<br />

misterioso Boo Radley, ma vengono sempre interrotti dai rimproveri <strong>del</strong> padre Atticus o da qualche<br />

imprevisto. Altri momenti in cui Scout si <strong>di</strong>verte col fratello sono quelli che passa a costruire un<br />

pupazzo <strong>di</strong> neve. Sono attimi significativi per tutti e due che assistono per la prima volta a<br />

quell‟evento meteorologico. Un altro rapporto importante per la protagonista è quello con Atticus,<br />

suo padre.<br />

Fra le pagine per me più rappresentative <strong>del</strong> romanzo vi sono quelle in cui Atticus, dopo aver<br />

ascoltato la figlia raccontare <strong>del</strong>le incomprensioni nate con la maestra il primo giorno <strong>di</strong> scuola, le<br />

insegna che, se si vuole capire una persona, bisogna cercare <strong>di</strong> guardare la realtà dal suo punto <strong>di</strong><br />

vista, oppure quando le spiega il motivo per cui <strong>di</strong>fende il nero Tom Robinson facendole capire che<br />

prima che ai giu<strong>di</strong>zi <strong>del</strong>la gente si deve rispondere alla propria coscienza.<br />

Anch‟io, come Scout, vivo un rapporto molto significativo coi miei genitori che ci sono sempre nel<br />

momento <strong>del</strong> bisogno. In questi ultimi mesi, però, ho stretto un rapporto altrettanto importante con<br />

un famoso attore e regista <strong>di</strong> teatro <strong>di</strong> Cesena, Franco Mescolini.<br />

Poco tempo fa ho svolto uno spettacolo insieme a lui in cui io ero il protagonista. Per me sono stati<br />

giorni fantastici perché sono potuto entrare appieno in quel mondo bellissimo che è il teatro. Dopo<br />

questa esperienza la cosa che mi ha più stupito è che l‟amicizia che è nata in quelle due faticose<br />

settimane <strong>di</strong> prove con gli altri ragazzi- attori e soprattutto con Franco è ancora viva fra noi.<br />

Ancora oggi vado due volte a settimana alla “Bottega <strong>del</strong> teatro”, il luogo dove svolgevamo le<br />

prove o a casa <strong>di</strong> Mescolini per trascorrere qualche ora con lui.<br />

Insieme parliamo <strong>di</strong> quello che abbiamo fatto durante la settimana e soprattutto dei nostri argomenti<br />

preferiti, il teatro e il cinema. Ci raccontiamo dei film che abbiamo visto e poi ci <strong>di</strong>vertiamo a<br />

commentarli. Altre volte Mescolini mi parla <strong>del</strong>la sua vita, <strong>di</strong> quando era bambino, <strong>del</strong>l‟affetto <strong>di</strong><br />

sua mamma e <strong>di</strong> quando nel cortile <strong>di</strong> casa interpretava con voce roboante Otello o l‟Amleto <strong>di</strong><br />

Shakespeare. E ancora <strong>di</strong> quando era in collegio e, insieme a un compagno, per gioco aveva evocato<br />

uno spirito e questi gli aveva risposto e poi tante altre storie che secondo me <strong>di</strong>mostrano che sotto il<br />

suo aspetto adulto vi sono ancora un‟anima e un cuore da bambino.<br />

Se dovessi descrivere Franco <strong>di</strong>rei che è una persona che sa assumersi le proprie responsabilità, che<br />

è autorevole senza essere autoritario e che le cose che ama maggiormente sono l‟amicizia, il


apporto con gli altri e, naturalmente, il teatro. In lui vedo la figura saggia <strong>di</strong> un nonno, sempre<br />

pronto a dare consigli grazie alla sua ricca esperienza.<br />

Tommaso Fae<strong>di</strong><br />

A CONFRONTO CON LA STORIA<br />

In occasione <strong>del</strong>la giornata <strong>del</strong>la memoria ti è stato proposto un momento <strong>di</strong> riflessione in Aula<br />

Multime<strong>di</strong>ale. Racconta l’esperienza vissuta quel giorno esplicitando le finalità e i motivi per cui<br />

ti è stata proposta, i soggetti coinvolti, la durata, i luoghi e le modalità <strong>di</strong> svolgimento; in<strong>di</strong>ca<br />

infine gli aspetti che ti hanno maggiormente interessato ed esprimi una tua valutazione.<br />

In occasione <strong>del</strong>la giornata <strong>del</strong>la memoria il 27 gennaio <strong>2011</strong> è stato proposto alle classi terze<br />

me<strong>di</strong>e, accompagnate da alcuni professori, un momento <strong>di</strong> riflessione in Aula Multime<strong>di</strong>ale, guidato<br />

dal prof. Bragagni e dal prof. Mariani.<br />

Siamo entrati nell‟aula verso le 8.20 e ci è stato subito spiegato il motivo per cui ci trovavamo lì,<br />

attraverso una bellissima frase <strong>di</strong> un chimico italiano sopravvissuto alla Shoah: “Se comprendere è<br />

impossibile, conoscere è necessario!”.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> queste due ore circa <strong>di</strong> incontro era, infatti, quello <strong>di</strong> imparare qualcosa in più sulla<br />

Shoah e sul nazismo, per non <strong>di</strong>menticare quello che è accaduto e, nel nostro piccolo, fare <strong>di</strong> tutto<br />

perché il male che è stato fatto non si ripeta.<br />

Dopo una breve introduzione fatta dal prof. Bragagni sul periodo storico e su quello che si stava<br />

vivendo in Europa tra il 1938 e il 1945, siamo passati a conoscere le tappe <strong>del</strong>l‟Olocausto, ovvero<br />

<strong>del</strong>lo sterminio degli Ebrei e <strong>di</strong> molti altri perseguitati: <strong>di</strong>scriminazione ed emigrazione,<br />

ghettizzazione, deportazione e soluzione finale.<br />

Il prof. Bragagni ci ha spiegato una per una queste fasi.<br />

La <strong>di</strong>scriminazione ed emigrazione e la ghettizzazione ci sono state illustrate attraverso alcune foto<br />

e qualche scena tratta dal film “Il pianista”, <strong>di</strong> Roman Polanski grazie alle quali abbiamo potuto<br />

renderci conto meglio <strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita degli Ebrei in Germania all‟inizio <strong>del</strong> periodo nazista.<br />

Abbiamo conosciuto inoltre i vari <strong>di</strong>vieti e obblighi che erano imposti loro e anche cosa<br />

concretamente significava il razzismo.


Abbiamo anche potuto osservare, grazie ad alcune immagini <strong>del</strong> film, a volte molto forti, la vita<br />

all‟interno <strong>del</strong> ghetto, ovvero uno spazio interno alla città riservato agli Ebrei e dal quale essi non<br />

potevano uscire, e ci siamo resi conto veramente <strong>del</strong>la cru<strong>del</strong>tà dei nazisti.<br />

Poi il prof. Bragagni ci ha spiegato brevemente la struttura dei vari tipi <strong>di</strong> campi <strong>di</strong><br />

concentramento in cui gli Ebrei venivano deportati e obbligati a lavorare o uccisi, per<br />

poi collegarsi al terzo e al quarto punto, la deportazione e la soluzione finale, che ci<br />

sono stati spiegati attraverso qualche immagine e lettura <strong>di</strong> alcune parti <strong>del</strong> libro “Quaranta zero<br />

quarantuno”, <strong>di</strong> Tiziano Mariani, che raccoglie le testimonianze <strong>del</strong>la vita <strong>di</strong> suo nonno anche<br />

all‟interno <strong>di</strong> un campo <strong>di</strong> lavoro.<br />

Il nonno <strong>del</strong> prof. Mariani era un soldato italiano, quin<strong>di</strong> considerato un tra<strong>di</strong>tore, e restò in un<br />

campo <strong>di</strong> concentramento per venti mesi, in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>sumane, obbligato a lavorare.<br />

Credo che poter leggere una testimonianza sia stato molto <strong>di</strong> aiuto, perché ci ha permesso <strong>di</strong><br />

comprendere un po‟ <strong>di</strong> più gli stati d‟animo, le paure, le speranze <strong>di</strong> una persona che ha vissuto<br />

quello che a noi oggi sembra così lontano.<br />

Verso le 9.10 il prof. Mariani ha smesso <strong>di</strong> leggere e, dopo avere ringraziato lui e Bragagni, siamo<br />

tornati nelle rispettive classi.<br />

Gli aspetti che mi hanno maggiormente interessato <strong>di</strong> questo momento <strong>di</strong> riflessione sono stati la<br />

visione <strong>del</strong>le immagini <strong>del</strong> film, perché, sebbene qualche volta dure, mi sono state d‟aiuto per<br />

comprendere meglio ciò che veniva spiegato, e la lettura <strong>del</strong>le pagine <strong>del</strong> libro <strong>del</strong> prof. Mariani,<br />

perché è stato molto interessante ascoltare una storia così <strong>di</strong>fficile e drammatica raccontata da un<br />

uomo che, quando l‟ha vissuta, aveva solo vent‟anni ed era un ragazzo, e questo aspetto anche<br />

Mariani ce l‟ha fatto notare.<br />

In conclusione posso <strong>di</strong>re che questo momento è stato per me molto utile perché ho capito che è<br />

necessario conoscere la storia passata per non rifare gli stessi errori nel presente e ho anche<br />

approfon<strong>di</strong>to le mie conoscenze sulla Shoah.<br />

Teresa Angeli<br />

La scorsa settimana ti è stato proposto per il Circolo letterario l’incontro con Tiziano Mariani,<br />

l’autore <strong>del</strong> libro “ Quaranta zero quarantuno Storie <strong>di</strong> un salvato”. Racconta l’esperienza<br />

vissuta quel giorno esplicitando le finalità e i motivi per cui ti è stata proposta, i soggetti coinvolti,<br />

la durata, i luoghi e la modalità <strong>di</strong> svolgimento; in<strong>di</strong>ca infine gli aspetti che ti hanno<br />

maggiormente interessato ed esprimi una tua valutazione.<br />

Il 23 marzo <strong>del</strong> <strong>2011</strong>, durante la seconda ora è venuto nella nostra classe il professore <strong>di</strong> latino <strong>del</strong><br />

Liceo <strong>del</strong> Sacro Cuore <strong>di</strong> Cesena, Tiziano Mariani, per fare il Circolo letterario con noi ragazzi <strong>di</strong><br />

3A.


Avevamo allestito la classe in un modo spettacolare, tanto che quasi non si riconosceva: sulla<br />

cattedra c‟erano bibite e varie cose da mangiare, per il rinfresco alla fine <strong>del</strong> momento; tra la<br />

lavagna e l‟arma<strong>di</strong>etto invece c‟era un leggio che la prof. Golinucci aveva decorato con un bel<br />

drappo rosso e oro.<br />

Al suo arrivo eravamo tutti un po‟ imbarazzati ed è calato subito il silenzio.<br />

Sapevamo bene perché era lì. Infatti, la prof. Golinucci l‟aveva invitato per parlare <strong>del</strong> libro<br />

“Quaranta zero quarantuno Storie <strong>di</strong> un salvato” che lui aveva scritto, anche se la storia non era la<br />

sua.<br />

Questo libro racconta la storia <strong>del</strong> nonno <strong>di</strong> Mariani, Nello Monti, durante il periodo <strong>del</strong>la Seconda<br />

Guerra Mon<strong>di</strong>ale. La prof. l‟aveva invitato anche perché noi, che avevamo letto il suo libro,<br />

avevamo tante domande e la persona più adatta a cui porle era proprio lui.<br />

Dopo essere entrato ci ha salutato, noi ci siamo seduti e Alessandra Crociati, che aveva raccolto<br />

tutte le domande <strong>del</strong>le femmine, e Nevio Merca<strong>di</strong>ni, che aveva raccolto tutte quelle dei maschi,<br />

hanno iniziato a leggerle e Mariani rispondeva tranquillamente.<br />

Ogni volta che lui rispondeva a una domanda io rimanevo sempre più a bocca aperta: ero stupita.<br />

Stupita perché Mariani rispondeva sempre in un modo strano, che non so descrivere, ma che ti<br />

attirava, ti coinvolgeva e ti lasciava con gli occhi sgranati e la bocca aperta. Ogni tanto per aiutarsi a<br />

rispondere alle domande, ci leggeva un pezzettino <strong>del</strong> libro. Le domande erano tante ed il momento<br />

è durato circa un‟ora e, finito <strong>di</strong> parlare, abbiamo mangiato e bevuto insieme.<br />

Poi però, Mariani se ne è andato, perché (essendo un professore) aveva lezione, mentre noi abbiamo<br />

continuato a “banchettare”.<br />

Ci sono state varie risposte che Mariani ha dato alle domande che mi hanno colpita, in particolare<br />

due.<br />

La prima risposta riguarda una domanda che chiedeva cosa voleva comunicare (Mariani) scrivendo<br />

questo libro.<br />

A questa domanda, Mariani ha risposto che lui non voleva comunicare niente, voleva solamente<br />

scrivere questa storia per evitare che un giorno andasse persa, o che morisse con suo nonno.<br />

Mi ha colpito perché non mi aspettavo una risposta <strong>del</strong> genere, pensavo lui volesse comunicare<br />

qualcosa <strong>di</strong> particolare ai lettori, invece voleva solamente salvare un racconto e un ricordo che<br />

sarebbe scomparso con il tempo.


La seconda risposta che mi ha colpita riguarda una domanda che chiedeva spiegazioni <strong>di</strong> una<br />

similitu<strong>di</strong>ne fatta da Mariani, in cui paragonava la vita <strong>del</strong>le foglie a quella dei soldati.<br />

La domanda chiedeva se Mariani avesse scritto questo paragone per puro caso o seguendo quello<br />

che <strong>di</strong>ce Omero nell‟episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Glauco e Diomede nell‟Iliade.<br />

Mariani ha risposto che certamente sapeva e aveva preso esempio da Omero, e che quin<strong>di</strong> quel<br />

paragone non era originale, ma l‟aveva scelto perché sentiva che in qualche modo quella<br />

similitu<strong>di</strong>ne rispecchiava lo stato d‟animo <strong>di</strong> suo nonno e che quin<strong>di</strong> gli apparteneva.<br />

Anche questa risposta mi ha molto colpita. Mi ha colpita e mi è rimasta impressa soprattutto perché<br />

era la mia domanda e ho ottenuto una bella risposta, che mi ha fatto capire molte cose.<br />

Questo momento mi è piaciuto molto penso che il prof. Tiziano Mariani abbia saputo rispondere in<br />

modo ampio, preciso e molto chiaro alle nostre domande. Infine ringrazio il prof. Tiziano Mariani<br />

per aver partecipato con noi al Circolo letterario e la prof. Golinucci per averlo invitato.<br />

Elisa Del Testa


Relazione sul film: “Mi ricordo Anna Frank”<br />

Nella mattinata <strong>di</strong> venerdì 18 marzo, noi ragazzi <strong>di</strong> terza che stu<strong>di</strong>amo tedesco come seconda lingua<br />

straniera, insieme al professor Bragagni, ci siamo ritrovati nell‟aula multime<strong>di</strong>ale per vedere un film<br />

a sfondo storico al fine <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re le tematiche sul nazismo che stiamo trattando. Il film in<br />

questione si intitola “Mi ricordo <strong>di</strong> Anna Frank”ed è tratto dal libro <strong>del</strong>la scrittrice americana Alison<br />

Leslie Gold che ha trascritto la testimonianza <strong>di</strong> Hanneli Goslar, la migliore amica <strong>di</strong> Anna Frank.<br />

M.G. Placucci<br />

La Gold racconta, così come è riportato nel film, <strong>di</strong> un‟amicizia salda e duratura, tanto forte da<br />

sopravvivere anche alla morte, giungendo infine a noi.<br />

Il film percorre gli ultimi anni <strong>del</strong>la vita dei Frank, dall‟arresto, alla deportazione ad Auschwitz,<br />

sino alla morte nei vari campi <strong>di</strong> concentramento in cui vengono smistati i personaggi.<br />

Il tutto è raccontato attraverso gli occhi <strong>di</strong> Otto Frank, il padre <strong>di</strong> Anna, che parla ad una scolaresca.<br />

Una prima parte <strong>del</strong> film descrive la vita precedente la deportazione dove sono sottolineati alcuni<br />

elementi, quali l‟amicizia tra Hanneli ed Anna, la passione per la scrittura <strong>di</strong> quest‟ultima e lo<br />

smarrimento provato dalle ragazze <strong>di</strong> fronte all‟ introduzione <strong>del</strong>le prime leggi razziali.<br />

Per il resto, l‟ambiente in cui si svolge la storia è quello dei campi <strong>di</strong> concentramento, tra<br />

Auschwitz e Bergen Belsen. Lì le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita sono <strong>di</strong>sumane, ma Anna non sembra<br />

preoccuparsene; pare invece demoralizzata dal fatto che nel lager non si possa scrivere, tanto che<br />

giunge a voler barattare il suo cibo con dei pezzetti <strong>di</strong> carta ed una matita. Significativa è la scena in<br />

cui Anna parla con dei bambini in procinto <strong>di</strong> trovare la morte nelle camere a gas, e quella dove, a


Bergen Belsen, Hanneli ed Anna si riconoscono attraverso la voce, pur non potendosi vedere. Il film<br />

termina con la morte <strong>di</strong> tutti i membri <strong>del</strong>la famiglia Frank tranne il padre; infine, si ritorna alla<br />

scolaresca, che si domanda come mai possano essere accaduti fatti tanto orribili e per quale motivo.<br />

I personaggi principali sono naturalmente Anna, che colpisce per il fatto <strong>di</strong> credere fino all‟ultimo<br />

all‟intima bontà degli uomini; Hanneli, che non smetterà mai <strong>di</strong> chiedersi perché la sorte toccata ad<br />

Anna, non sia toccata anche a lei; Otto e Peter, che si fanno forza vicendevolmente, anche se<br />

quest‟ultimo non sopravviverà. Commovente è il personaggio <strong>del</strong> rabbino, un professore<br />

universitario <strong>di</strong> filosofia che non si dà pace perchè i “suoi” bambini, cioè quelli a cui faceva da<br />

tutore, erano morti nelle camere a gas. Alla fine li trova “spiritualmente”, andando incontro alla<br />

morte per salvare la vita <strong>di</strong> Peter.<br />

Le tematiche emergenti sono varie e molto significative: in parte vengono affrontate <strong>di</strong>rettamente,<br />

in parte si rivelano con il passare <strong>del</strong> tempo. Molti <strong>di</strong> questi temi sono affrontati realisticamente dal<br />

rabbino che prepara per un esame <strong>di</strong> filosofia un giovane soldato tedesco. Il rabbino gli fa capire il<br />

valore <strong>del</strong>la legge morale, cioè “una bussola segreta nell‟anima <strong>di</strong> ogni uomo che in<strong>di</strong>ca il giusto e<br />

lo sbagliato”. Inoltre quando tra gli ebrei deportati rimane poca fede in Dio il rabbino spiega con<br />

una metafora il motivo per cui devono rimanere sal<strong>di</strong> nella loro fede: “Tu cre<strong>di</strong> nel sole anche<br />

quando non lo ve<strong>di</strong>? Cre<strong>di</strong> nell‟amore anche se non è visibile? Per lo stesso motivo io credo in Dio<br />

anche se non lo vedo”. Ritengo che questo film tratti il tema <strong>del</strong>lo sterminio razziale ad opera dei<br />

nazisti con molto tatto, senza perdere tuttavia una visione realistica <strong>di</strong> tali eventi. Esso trasmette<br />

vari messaggi, tra cui quello più pregnante legato alla speranza che accompagna l‟uomo anche nelle<br />

circostanze più tragiche.<br />

Cecilia Pelle<br />

“Mi ricordo Anna Frank” è il risultato <strong>di</strong> una lunga e accurata ricerca e tutto ciò che viene<br />

raccontato è realmente accaduto. A forza <strong>di</strong> raccontare, a forza <strong>di</strong> tramandare <strong>di</strong> padre in figlio la<br />

memoria <strong>di</strong> quel terribile evento il Male Assoluto <strong>di</strong>verrà forse impossibile e si potrà dare una<br />

risposta alla domanda <strong>di</strong> tutti i sopravvissuti e <strong>di</strong> tutti coloro che hanno una coscienza” Perché è<br />

stato possibile? Perché Dio non ha fatto nulla? “.<br />

A questa domanda è dentro <strong>di</strong> sé che l‟uomo deve cercare la risposta, come il giovane capoblocco la<br />

cercava chiedendo al rabbino che gli spiegasse il significato <strong>del</strong>la frase” la legge morale dentro <strong>di</strong><br />

me e il cielo stellato sopra <strong>di</strong> me”, spiegazione che riesce a toccare la sua coscienza.<br />

Ludovico Foresti


Relazione tematica sulle <strong>di</strong>scriminazioni razziali e sulla segregazione razziale negli Stati Uniti<br />

con riferimenti a questa pratica così come emerge nei capitoli letti <strong>del</strong> romanzo “ Il buio oltre<br />

la siepe”<br />

La <strong>di</strong>scriminazione razziale si fonda sulla convinzione che la specie umana sia sud<strong>di</strong>visa in razze<br />

caratterizzate da <strong>di</strong>versi tratti somatici e <strong>di</strong>verse capacità intellettive. Queste <strong>di</strong>versità portano<br />

all‟idea <strong>di</strong> una gerarchia <strong>di</strong> valore secondo la quale una razza può essere considerata superiore o<br />

inferiore ad un‟altra. Tali motivi conducono alla pratica <strong>del</strong>la segregazione razziale, che consiste<br />

nella separazione <strong>del</strong>le persone nella vita quoti<strong>di</strong>ana. Essa può essere stabilita per legge o derivare<br />

da abitu<strong>di</strong>ni sociali in un clima ostile, e può sfociare anche in atti <strong>di</strong> estrema violenza, come ad<br />

esempio il linciaggio, cioè l‟esecuzione, senza processo, <strong>del</strong>l‟in<strong>di</strong>viduo sospettato, da parte <strong>di</strong> una<br />

folla.<br />

Nella storia <strong>del</strong>l‟uomo molte sono le testimonianze <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione e segregazione razziale.<br />

Negli Stati Uniti, dopo l‟abolizione <strong>del</strong>la schiavitù, la <strong>di</strong>scriminazione razziale fu resa regolare<br />

dalle leggi Jim Crow (1876-1965) che prevedevano una vera e propria <strong>di</strong>visione <strong>del</strong>le razze,<br />

istituendo uno status definito <strong>di</strong>”separati ma uguali”per i neri americani e per i membri <strong>di</strong> altri<br />

gruppi razziali <strong>di</strong>versi dai bianchi. Vi fu così la separazione nelle scuole pubbliche, nei luoghi<br />

pubblici e nei mezzi <strong>di</strong> trasporto e la <strong>di</strong>fferenziazione dei bagni e dei ristoranti tra quelli per<br />

bianchi e quelli per neri, a questi ultimi era poi vietato andare al cinema o ad<strong>di</strong>rittura bere dalle<br />

fontane, la segregazione razziale venne applicata persino all‟interno <strong>del</strong>l‟esercito.


Questa segregazione legalizzata durò fino al 1960, anche a causa <strong>del</strong> fatto che il potere era<br />

concentrato nelle mani dei democratici su<strong>di</strong>sti, favorevoli alla schiavitù e alla <strong>di</strong>scriminazione.<br />

Essa terminò come pratica ufficiale grazie all‟impegno <strong>di</strong> persone come Rosa Parks e Martin<br />

Luther King.<br />

Molti dei loro sforzi si concentrarono in atti <strong>di</strong> <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza civile non violenti volti ad<br />

ostacolare l‟applicazione <strong>di</strong> regolamenti e leggi <strong>di</strong> isolamento, ad esempio il coraggioso rifiuto <strong>di</strong><br />

Rosa Parks <strong>di</strong> cedere ad un bianco il posto a sedere su un autobus nella parte riservata ai neri,<br />

oppure il sit-in, (forma <strong>di</strong> protesta basata sull‟occupazione <strong>di</strong> un‟area, allo scopo <strong>di</strong> attirare<br />

l‟attenzione <strong>di</strong> tutti sui contestatori), <strong>di</strong> fronte a ristoranti riservati ai bianchi, o il boicottaggio<br />

pacifico <strong>del</strong>le autolinee. Martin Luther King lottò con tutte le sue forze fino ad ottenere leggi<br />

contro le <strong>di</strong>scriminazioni razziali come il Civil Rights Act, che garantisce ai citta<strong>di</strong>ni uguale<br />

accesso ai servizi e alle strutture pubbliche. Dal 1967, con una sentenza <strong>del</strong>la Corte Suprema che<br />

consentì il matrimonio tra una donna <strong>di</strong> colore e un uomo bianco, si poterono eliminare in ogni<br />

stato le leggi contro i matrimoni misti. Ed entro l‟anno successivo la <strong>di</strong>scriminazione razziale<br />

<strong>di</strong>venne illegale nelle scuole, sul lavoro, nell‟esercito, nella pubblica amministrazione … Da allora<br />

gli afro-americani hanno fatto molta strada, hanno avuto un ruolo determinante come sindaci,<br />

governatori, magistrati, infine nel 2008 i citta<strong>di</strong>ni degli Stati Uniti d‟America hanno eletto il loro<br />

primo presidente <strong>di</strong> colore, Barack Obama.<br />

Il grave problema <strong>del</strong>la <strong>di</strong>scriminazione emerge anche dalle pagine de “Il buio oltre la siepe” e in<br />

particolare nel do<strong>di</strong>cesimo capitolo, dove dal racconto si intuisce la realtà <strong>del</strong>la segregazione<br />

razziale. Jem e Scout, due fratelli bianchi, a causa <strong>del</strong>l‟imme<strong>di</strong>ata partenza <strong>di</strong> Atticus, il padre<br />

avvocato che si batte contro il pregiu<strong>di</strong>zio e la <strong>di</strong>scriminazione nei confronti <strong>del</strong> nero Tom<br />

Robinson, sono costretti a rimanere a casa con Calpurnia, la governante <strong>di</strong> colore. La domenica,<br />

Calpurnia decide <strong>di</strong> portarli a messa con sé, nella piccola chiesa <strong>del</strong> quartiere <strong>di</strong> Maycomb, abitato<br />

da soli neri.(Ciò mette in luce una forma <strong>di</strong> segregazione razziale, nota come “apartheid<br />

americano”, sviluppatasi negli Stati Uniti.) Qui emerge l‟o<strong>di</strong>o reciproco fra i bianchi e i neri,<br />

infatti Lula, una donna <strong>di</strong> colore irritabile e asociale, ostacola l‟ingresso dei ragazzi nella chiesa<br />

per assistere alla funzione dei neri. Per fortuna la tensione svanisce quando l‟intera comunità<br />

riconosce con affetto i figli bianchi <strong>del</strong>l‟avvocato <strong>di</strong>fensore <strong>di</strong> un loro compagno, accusato<br />

ingiustamente da un in<strong>di</strong>viduo poco raccomandabile, se pur bianco.<br />

Secondo me l‟onta vergognosa <strong>del</strong>la <strong>di</strong>scriminazione razziale è stata causata talvolta dalla<br />

“presunzione” <strong>del</strong>l‟uomo <strong>di</strong> essere migliore o superiore ad un altro, o forse dalla paura dettata dalle<br />

certezze <strong>del</strong>l‟altro. Certo è che il rispetto reciproco potrebbe migliorare la convivenza e<br />

sicuramente non dovrebbe esserci la necessità <strong>di</strong> stabilire l‟uguaglianza con leggi quando questa<br />

dovrebbe scaturire dal cuore <strong>del</strong>l‟uomo, caratterizzato dalle stesse esigenze e dagli stessi desideri.<br />

A. Abbondanza


Secondo me il razzismo non va combattuto solamente attraverso leggi e istituzioni, ma anche<br />

attraverso la formazione ed educazione <strong>del</strong>le persone ai principi <strong>di</strong> uguaglianza. Questa mentalità è<br />

comunque destinata a crollare a causa <strong>del</strong> continuo e inarrestabile fenomeno <strong>del</strong>la globalizzazione<br />

che porta a una conoscenza sempre più approfon<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> etnie <strong>di</strong>verse e alla ribellione da parte dei<br />

sottomessi e <strong>di</strong>scriminati. F. Fae<strong>di</strong><br />

Personalmente ritengo che l‟ignoranza e la povertà portino a forme <strong>di</strong> razzismo e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scriminazione. Combattere la <strong>di</strong>scriminazione vuol <strong>di</strong>re migliorare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita <strong>del</strong>la<br />

gente e far crescere l‟idea <strong>del</strong> confronto tra persone. A. Sgrignani


Secondo me la <strong>di</strong>scriminazione razziale è ingiusta, perché significa <strong>di</strong>videre la gente col muro <strong>del</strong><br />

pregiu<strong>di</strong>zio che non permette <strong>di</strong> andare al <strong>di</strong> là <strong>del</strong>le apparenze per scoprire che tutti gli uomini<br />

hanno gli stessi desideri. Anche se ai giorni nostri ogni forma <strong>di</strong> segregazione razziale è stata<br />

abolita credo che esistano tra la gente forme <strong>di</strong> razzismo, rimangono ancora pregiu<strong>di</strong>zi e paura verso<br />

chi viene giu<strong>di</strong>cato”<strong>di</strong>verso”. Secondo me, in generale, le persone <strong>di</strong> oggi rappresentano un po‟ la<br />

contea <strong>di</strong> Maycomb: pigra, perché non vuole portare avanti rapporti con chi pensa sia <strong>di</strong>verso e<br />

poco <strong>di</strong>sposta a superare i pregiu<strong>di</strong>zi andando oltre le apparenze. M. Baldari<br />

Io, come Atticus, non con<strong>di</strong>vido le idee razziste, infatti Dio ha creato tutti gli uomini con la capacità<br />

<strong>di</strong> pensare e <strong>di</strong> amare. E‟ chiaro che le <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> cultura, <strong>di</strong> religione, <strong>di</strong> lingua ci <strong>di</strong>fferenziano e a<br />

volte possono creare <strong>di</strong>visioni, tuttavia, se superate, queste possono <strong>di</strong>ventare motivo <strong>di</strong> crescita per<br />

tutti. Sara Griffi<br />

Dopo aver presentato le caratteristiche dei protagonisti <strong>del</strong> romanzo da te letto per il Circolo<br />

Letterario, parla dei rapporti che vivono, anche attraverso qualche episo<strong>di</strong>o narrato nel libro,<br />

esprimi infine le tue considerazioni sul romanzo mettendo in evidenza ciò che hai imparato dalla<br />

lettura e ciò che ti ha maggiormente colpito.<br />

I due protagonisti <strong>del</strong> romanzo autobiografico <strong>di</strong> Fred Uhlman “L‟amico ritrovato ”sono Hans<br />

Schwarz e Konra<strong>di</strong>n conte <strong>di</strong> Hohenfels. Hans è un ragazzo <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci anni, figlio <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co ebreo<br />

e frequenta il Karl Alexander Gymnasium <strong>di</strong> Stoccarda. Ama molto la poesia, la letteratura, il<br />

teatro, la storia <strong>del</strong>la Germania, e colleziona monete antiche.<br />

Hans è un po‟goffo e impacciato e considera l‟amicizia sopra ad ogni cosa, ma non ha mai avuto un<br />

vero amico.<br />

Konra<strong>di</strong>n appartiene a una <strong>del</strong>le famiglie aristocratiche più importanti <strong>del</strong>la Germania, gli<br />

Hohenfels. Anche lui è un ragazzo che, come Hans, ama la poesia, la letteratura i bei paesaggi <strong>del</strong>la<br />

Svevia e anche lui colleziona monete antiche. Konra<strong>di</strong>n però è un ragazzo che si <strong>di</strong>stingue per<br />

l‟eleganza e che <strong>di</strong>mostra grande raffinatezza nei tratti e nei gesti.


Quando Konra<strong>di</strong>n, nel febbraio <strong>del</strong> 1932, comincia a frequentare il Karl Alekander Gymnasium i<br />

due giovani si incontrano per la prima volta.<br />

Tutti e due sono molto timi<strong>di</strong> e per questo, inizialmente, hanno timore a farsi avanti, ma in cuor loro<br />

sanno che è destino che <strong>di</strong>ventino amici.<br />

La maggior parte degli episo<strong>di</strong> raccontati da Hans in prima persona sono episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> un‟amicizia<br />

molto vicina al grande sentimento <strong>del</strong>l‟amore.<br />

Un giorno Hans porta a scuola alcune <strong>del</strong>le sue monete antiche e Konra<strong>di</strong>n incomincia ad<br />

osservarle, così tra i due avviene una breve conversazione che segna l‟inizio <strong>del</strong>la loro amicizia.<br />

Da quel giorno i due, alla fine <strong>del</strong>la scuola, vanno a casa insieme, durante il tragitto a volte si<br />

siedono sulla panchina <strong>di</strong> un parco e parlano <strong>di</strong> poesia, <strong>di</strong> musica, <strong>del</strong>le loro passioni e<br />

<strong>del</strong>l‟esistenza <strong>di</strong> Dio. Insieme vanno a teatro e frequentano gli affollati caffè <strong>di</strong> Stoccarda, nei fine<br />

settimana fanno gite nei boschi <strong>del</strong>la Foresta Nera o visitano le località più pittoresche <strong>del</strong><br />

Wurttemberg; tra loro vi è una profonda sintonia.<br />

Un pomeriggio Hans invita l‟amico a casa sua e gli presenta i suoi genitori. Successivamente<br />

l‟invito viene ricambiato da Konra<strong>di</strong>n, che però accoglie l‟amico solo quando non sono presenti i<br />

suoi genitori. Questo comportamento <strong>di</strong> Konra<strong>di</strong>n mi ha colpito molto e anche Hans ne rimane<br />

terribilmente <strong>del</strong>uso, soprattutto quando scopre il motivo <strong>di</strong> quella scelta: la madre <strong>di</strong> Konra<strong>di</strong>n, una<br />

principessa polacca, o<strong>di</strong>a gli ebrei e li teme, per lei sono inferiori ai servi, li considera la feccia <strong>del</strong>la<br />

terra. L‟episo<strong>di</strong>o segnerà poi l‟inizio <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong>l‟amicizia tra i due ragazzi.<br />

Questo romanzo mi è piaciuto molto perché parla <strong>di</strong> due ragazzi poco più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> me, legati da<br />

un‟amicizia molto forte e <strong>di</strong>fficile da trovare, inoltre mi hanno colpito gli argomenti <strong>di</strong> cui i due<br />

ragazzi parlano, ad esempio in un episo<strong>di</strong>o Hans racconta a Konra<strong>di</strong>n che i figli dei vicini erano<br />

morti in un incen<strong>di</strong>o mentre i loro genitori non erano in casa e i due ragazzi, a partire dall‟episo<strong>di</strong>o,<br />

riflettono sulla vita e sulla morte, sul significato <strong>del</strong> dolore innocente, sull‟esistenza o meno <strong>di</strong> Dio,<br />

come è accaduto anche a me durante la lettura. Un altro episo<strong>di</strong>o che mi ha colpito e mi ha fatto<br />

pensare è stato il suici<strong>di</strong>o dei genitori <strong>di</strong> Hans che hanno preferito morire in casa piuttosto che<br />

subire la deportazione. Infine devo aggiungere che il capitolo più stupefacente, quello che fa balzare<br />

dalla se<strong>di</strong>a è l‟ultimo. Qui Hans scopre che Konra<strong>di</strong>n è stato “implicato nel complotto per uccidere<br />

Hitler. Giustiziato”. Questa è la frase che ci riporta al titolo, infatti Hans capisce <strong>di</strong> aver ritrovato il<br />

suo amico Konra<strong>di</strong>n che trenta anni prima, a causa <strong>del</strong>l‟ideologia nazista, aveva perduto e in<br />

qualche modo si riconcilia col suo passato.<br />

Questo è un romanzo dalle piccole <strong>di</strong>mensioni, però dai gran<strong>di</strong> contenuti. E‟ un libro che si legge in<br />

poche ore, ma che non si <strong>di</strong>mentica per tutta la vita.<br />

Tommaso Fae<strong>di</strong>


I protagonisti <strong>del</strong>l‟opera sono Hans Schwarz, figlio <strong>di</strong> un noto me<strong>di</strong>co ebreo e Konra<strong>di</strong>n von<br />

Hohenfels, nobile conte <strong>di</strong>scendente da una <strong>di</strong>nastia <strong>di</strong> gloriosi tedeschi che portano sulle spalle ben<br />

novecento anni <strong>di</strong> storia. Si tratta infatti <strong>di</strong> un casato illustre, reso noto dalle eroiche gesta dei suoi<br />

coraggiosi membri, alcuni dei quali erano persino in confidenza con i gran<strong>di</strong> Hohenstaufen. L‟anno<br />

in cui si svolge la narrazione è il 1932, entrambi i ragazzi vivono a Stoccarda, frequentano il liceo<br />

classico Karl Alexander e sono appassionati <strong>di</strong> storia, poesia, letteratura e teatro. Amano la cultura<br />

<strong>del</strong> loro paese e le sue tra<strong>di</strong>zioni, i suoi paesaggi e i suoi poeti. Discorrono <strong>di</strong> Goethe e <strong>di</strong> Schiller, e<br />

amano confrontare le proprie collezioni <strong>di</strong> oggetti antichi. Hans è un ragazzo sincero, intelligente,<br />

spontaneo, e al tempo stesso determinato. Appartiene a una famiglia <strong>di</strong> ebrei non praticanti e si pone<br />

continuamente profon<strong>di</strong> interrogativi sull‟esistenza <strong>di</strong> Dio, ai quali non riesce tuttavia a trovare<br />

risposta. Ciò che più emerge dalla narrazione è la sua natura sensibile e suscettibile. A sua volta il<br />

conte mostra un carattere pacato e cor<strong>di</strong>alità genuina ed è spesso ricordato per il portamento e<br />

l‟eleganza, caratteristiche che “rapiscono” Hans. I due ragazzi sono accomunati da grande<br />

innocenza e da un legame d‟amicizia raro poiché forte ed incon<strong>di</strong>zionato.……I due ragazzi insieme<br />

visitano le località <strong>del</strong> loro paese: la selvaggia e odorosa Foresta Nera, la splen<strong>di</strong>da valle <strong>del</strong> Neckar<br />

e le magnifiche colline che coronano Stoccarda. Insieme recitano le poesie dei loro poeti preferiti,<br />

primo fra tutti Holderlin e parlano <strong>di</strong> cultura e tra<strong>di</strong>zione tedesca. Si recano l‟uno a casa <strong>del</strong>l‟altro e<br />

spesso <strong>di</strong>scutono sull‟esistenza <strong>di</strong> una forza superiore, Dio, argomento sul quale hanno opinioni<br />

molto <strong>di</strong>verse.<br />

Ciò che più mi<br />

ha colpito <strong>di</strong> questa amicizia è senza dubbio la <strong>di</strong>fferenza rispetto a quelle moderne. Molte <strong>del</strong>le<br />

amicizie <strong>di</strong> oggi sembrano infatti un modo per non rimanere soli, un tentativo <strong>di</strong> fuggire dalla<br />

solitu<strong>di</strong>ne per non calarsi nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> “coloro che non hanno amici”, dei cosiddetti “sfigati”.<br />

Hans e Konra<strong>di</strong>n, invece, non temono la solitu<strong>di</strong>ne, non necessitano <strong>di</strong> una folla <strong>di</strong> amiconi per<br />

essere felici, non accettano compromessi, ma trovano l‟uno nell‟altro la persona più adatta per<br />

con<strong>di</strong>videre gioie e vivere emozioni forti e belle, e ciò emerge soprattutto dall‟incontro dei due, fra<br />

cui scocca una sorta <strong>di</strong> “amicizia a prima vista”, un vero legame. Un altro aspetto che mi colpisce<br />

<strong>del</strong> rapporto fra i due ragazzi è la magia con la quale sanno sempre come comportarsi, riescono a<br />

non urtare le proprie sensibilità a vicenda. Questa caratteristica mi torna in mente ripensando alla<br />

prima volta in cui Konra<strong>di</strong>n visita Hans, e il signor Schwarz improvvisa una scena ri<strong>di</strong>cola per<br />

cercare <strong>di</strong> attirare l‟attenzione <strong>del</strong> nobile…..<br />

La drammaticità <strong>del</strong> romanzo sta, a mio parere, nella <strong>di</strong>struzione improvvisa <strong>di</strong> questo legame, che<br />

si conclude con l‟appoggio e l‟ammirazione <strong>di</strong> Konra<strong>di</strong>n verso Hitler ed il nazismo.<br />

Ciò che più questo romanzo è riuscito ad insegnarmi è la forza e la bellezza <strong>di</strong> un‟amicizia quando è<br />

vera, inoltre quando una persona intelligente aderisce a un‟ideologia aberrante, prima o poi si rende<br />

conto <strong>del</strong> suo errore, proprio come emerge dalle ultime righe, nelle quali Hans viene a sapere che<br />

Konra<strong>di</strong>n ha dato la vita per tentare <strong>di</strong> assassinare Hitler.<br />

Ciò che più mi ha colpito <strong>del</strong>lo stile narrativo <strong>di</strong> Uhlman sono senza dubbio le descrizioni, precise e<br />

ricche, che riescono a comunicare l‟incanto dei paesaggi tedeschi e danno la sensazione <strong>di</strong> trovarsi<br />

nei luoghi <strong>di</strong> cui si parla. Ciò che invece mi ha più toccato nella trama è il finale, coinvolgente,<br />

inaspettato, un vero e proprio colpo <strong>di</strong> scena degno <strong>di</strong> un artista come Uhlman. Carlo Scotto <strong>di</strong><br />

Clemente


Il romanzo”Heike riprende a respirare” <strong>di</strong> Helga Schneider narra le vicende <strong>di</strong> una bambina <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>eci anni, Heike, che vive nella Berlino <strong>del</strong> 1945, in mezzo alle numerose <strong>di</strong>fficoltà e ai gravi<br />

problemi <strong>del</strong> dopoguerra.<br />

Ella ha gli occhi blu che riflettono come uno specchio il colore <strong>del</strong> cielo: grigi quando il cielo è<br />

nuvoloso, azzurri splendenti quando vi è il sole. E‟una <strong>del</strong>le superstiti <strong>del</strong>la guerra e, assieme alla<br />

madre, vive in un alloggio <strong>di</strong> fortuna: la cantina, rimasta agibile, <strong>del</strong>la loro casa <strong>di</strong>strutta da una<br />

bomba, dove aspetta pazientemente il ritorno <strong>del</strong> padre che ha combattuto in guerra.<br />

La bambina ha anche una caratteristica che sicuramente la <strong>di</strong>fferenzia da tutte le sue coetanee: parla<br />

con gli alberi, soprattutto con lo splen<strong>di</strong>do melo <strong>del</strong> suo giar<strong>di</strong>no che ama molto e a cui spesso<br />

rivolge le domande che le stanno più a cuore, tra cui quelle riguardanti il ritorno <strong>del</strong> padre.<br />

Un giorno però la madre ha uno shock che la riporta alla violenza subita tempo prima da parte dei<br />

russi, così dopo pochi giorni si suicida, mentre la bambina, sconvolta, scappa senza una meta.<br />

Dopo qualche giorno ritorna a casa, dove ad aspettarla trova il padre molto cambiato dalla guerra<br />

nella personalità.<br />

Heike vive molti rapporti con i suoi coetanei, tra cui emerge quello con Clara Faun, sua compagna<br />

<strong>di</strong> classe e migliore amica, con cui gioca spesso. Anche lei, come la protagonista, ha il padre<br />

tornato dal fronte col quale vive un rapporto problematico. Clara perciò e molto simile ad Heike,<br />

per questo le due bambine si capiscono, si consolano a vicenda e spesso si uniscono al solito gruppo<br />

<strong>di</strong> bambini che gioca tra le rovine degli e<strong>di</strong>fici, finchè Clara muore <strong>di</strong> tubercolosi lasciando Heike in<br />

uno stato <strong>di</strong> profonda tristezza.<br />

Oltre ai rapporti coi coetanei, Heike vive anche molti rapporti con gli adulti, tra cui quello più<br />

importante col padre che è tornato dopo la fine <strong>del</strong>la guerra, ma che si rivela <strong>di</strong>verso da quello che<br />

la bambina si aspettava. Ciò si nota soprattutto dopo la fuga da casa <strong>di</strong> Heike, quando il padre parla<br />

alla figlia con tono freddo e <strong>di</strong>staccato, tanto da <strong>del</strong>udere le sue aspettative. Ella vorrebbe che il<br />

padre la consolasse per la morte <strong>del</strong>la madre, che cercasse <strong>di</strong> renderla felice col suo affetto e le sue<br />

attenzioni, invece è lui a piangere e a <strong>di</strong>sperarsi, proprio come un bambino, lasciando un profondo<br />

turbamento nella figlia che si sente annichilita come se avesse <strong>di</strong> fronte uno sconosciuto.<br />

Un altro rapporto <strong>di</strong>fficile per Heike è quello con Dora, la giovane fidanzata <strong>del</strong> padre, che la<br />

bambina o<strong>di</strong>a perché le dà continuamente degli or<strong>di</strong>ni e perché <strong>di</strong>fferisce troppo da sua madre.<br />

Fortunatamente per Heike vi è la presenza positiva e rassicurante <strong>di</strong> Frau Anna, cara amica <strong>del</strong>la<br />

mamma, che la ama teneramente, la capisce e la rincuora in ogni occasione e che alla fine si sposerà<br />

con il padre <strong>del</strong>la bambina ricostituendo una vera famiglia.<br />

Secondo me questo libro è la <strong>di</strong>mostrazione che dopo una guerra non si devono solo ricostruire le<br />

case e gli e<strong>di</strong>fici, ma anche la mente e il cuore <strong>del</strong>le persone. La cosa più importante,<br />

probabilmente, non è sopravvivere, ma cercare <strong>di</strong> vivere senza rimanere ancorati al passato


continuando a tener desta la speranza, come ha fatto Heike, che ha sempre creduto <strong>di</strong> poter avere<br />

nuovamente una famiglia. Per questo penso che gli alberi con cui la bambina comunica,<br />

rappresentino proprio la speranza.<br />

Da questo romanzo ho imparato che anche in un clima <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> miseria, come quello <strong>del</strong><br />

dopoguerra in Germania, bisogna tener viva la speranza; è vero che, come <strong>di</strong>ce il padre <strong>del</strong>la<br />

protagonista “la guerra cambia le persone”, tuttavia bisogna guardare al futuro, ricordandosi <strong>del</strong><br />

passato per non commettere gli stessi errori nel presente.<br />

Ciò che mi ha colpito <strong>di</strong> più dalla lettura <strong>del</strong> romanzo è il fatto che Heike, facendosi coraggio e<br />

guardando con fiducia al futuro sia riuscita a ricostruirsi una vita con suo padre e Frau Anna.<br />

Michele Baldari<br />

A CONFRONTO CON SE‟ STESSI<br />

Alcune riflessioni dei ragazzi sui cambiamenti fisici e psicologici dall‟infanzia all‟adolescenza<br />

(progetto inter<strong>di</strong>sciplinare italiano-scienze)<br />

Ultimamente ho notato vari cambiamenti in me legati al passaggio dall‟infanzia all‟adolescenza.<br />

Mia madre sostiene che io sono entrata nell‟ ”adolescemenza” per attribuirmi atteggiamenti poco<br />

maturi, certamente io sono cambiata fisicamente, mi sono alzata e visibilmente irrobustita, inoltre<br />

talvolta mi scopro ad essere intimamente <strong>di</strong>versa: mal sopporto i suggerimenti dei familiari e cerco<br />

sempre più spesso spazi che siano solo miei e ai quali io sola possa accedere. Ho notato in me un<br />

vago arrotondamento <strong>del</strong>le forme, e una crescita (decisamente inopportuna) <strong>di</strong> peli sotto le ascelle e<br />

nel pube, la forma <strong>del</strong> mio volto si è indurita, le guance sono meno evidenti ed il naso è<br />

decisamente più “importante”. Il ciclo mestruale mi crea abbastanza <strong>di</strong>sagi, non solo per qualche<br />

malessere <strong>di</strong> troppo, ma specie per il pensiero <strong>di</strong> dovermi preoccupare che nessuno se ne accorga.<br />

Ora la con<strong>di</strong>visione <strong>del</strong>le mie emozioni avviene con le mie amiche, non con i miei familiari: con<br />

loro posso confidarmi tranquillamente senza timore <strong>di</strong> non essere compresa, mi sento <strong>di</strong> appartenere<br />

al gruppo <strong>di</strong> amici che frequento ed ogni giorno non vedo l‟ora <strong>di</strong> incontrarli. Il desiderio <strong>di</strong><br />

apparire si contrappone con un razionale senso <strong>del</strong>la misura ed allora valuto con molta cura come<br />

dovrò vestirmi e pettinarmi, scelgo accuratamente gli orecchini da indossare, stu<strong>di</strong>o le onde dei miei<br />

capelli in modo quasi ossessivo. Un senso <strong>di</strong> insofferenza nei confronti <strong>del</strong>le regole familiari e <strong>del</strong>le<br />

convenzioni sociali spesso fa sì che io abbia reazioni spropositate rispetto alle situazioni. Ritengo<br />

comunque <strong>di</strong> non poter essere compresa dagli adulti e mi infasti<strong>di</strong>sce molto il loro sguardo<br />

inquisitore e critico. Spesso le mie risposte alle richieste dei miei genitori sono aggressive o<br />

monosillabicche. Ho smesso <strong>di</strong> frequentare il corso <strong>di</strong> danza classica, tortura a cui mi sono


sottoposta per anni e ho ad<strong>di</strong>rittura frequentato un corso <strong>di</strong> hip-hop, per pura ribellione alle<br />

imposizioni familiari. Ultimamente ho scoperto nuovi interessi quali la pallavolo, il tennis e la<br />

musica. Più che altro ho notato un gusto e uno stile tutto mio che però tende ad omologarsi a quello<br />

dei miei coetanei. Inoltre l‟interesse maggiore è l‟apparire: la mia permanenza davanti ad uno<br />

specchio sta raggiungendo tempi insospettabili. In quelle ore stu<strong>di</strong>o ogni particolare <strong>del</strong> mio volto,<br />

raggiungo con le pinzette dei peli neri che si sono inse<strong>di</strong>ati a tra<strong>di</strong>mento sul mio naso, calcolo i<br />

tempi <strong>di</strong> eruzione <strong>di</strong> ogni mio brufolo, cerco <strong>di</strong> capire se davvero le mie orecchie ricordano quelle<br />

degli elfi –come sostengono gli amici-.<br />

In questo ultimo anno si sono evidenziati in me numerosi cambiamenti non solo fisici, ma anche<br />

psicologici. Sono nella fase <strong>del</strong>la pubertà. Il mio viso è cambiato, non ho più l‟espressione da<br />

bambino. La mia pelle è segnata dalla comparsa <strong>del</strong>l‟acne soprattutto sul naso e nella fronte, così<br />

cerco <strong>di</strong> coprire coi capelli la zona più segnata. Sul labbro superiore è comparsa la traccia dei baffi.<br />

L‟acne si sta estendendo anche sulla parte superiore <strong>del</strong> torace ma ciò non mi crea problema.<br />

Nell‟ultimo anno sono cresciuto <strong>di</strong> un<strong>di</strong>ci centimetri in altezza e la misura <strong>del</strong> mio piede è passata<br />

da trentotto a quaranta in poco tempo. I miei muscoli si sono irrobustiti e le spalle sono più larghe,<br />

quin<strong>di</strong> il giro vita è più evidente. Anche se il mio fisico è rimasto longilineo, il mio peso è<br />

aumentato <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi chili in pochi mesi. Il timbro <strong>del</strong>la mia voce è cambiato, ma io non me ne sono<br />

reso conto. Ora è più basso e cupo rispetto al timbro squillante <strong>di</strong> prima. Una situazione che mi<br />

mette a <strong>di</strong>sagio riguarda la sudorazione, dovuta alla maggiore secrezione <strong>del</strong>le ghiandole ascellari,<br />

che provoca spesso cattivo odore. Sento quin<strong>di</strong> la necessità <strong>di</strong> lavarmi spesso. Nella zona <strong>del</strong> pube e<br />

<strong>del</strong>le gambe sono comparsi i peli.<br />

Il mio atteggiamento con gli adulti è <strong>di</strong>verso rispetto a quello che ho con i miei coetanei. Sono più<br />

in conflitto con i miei genitori e quin<strong>di</strong> le <strong>di</strong>scussioni sono più frequenti. La famiglia non mi basta<br />

più: sento molto la necessità <strong>di</strong> stare con gli amici. Anche il rapporto con i compagni <strong>di</strong> scuola è<br />

cambiato, le <strong>di</strong>fferenze caratteriali fanno sì che io abbia più affinità con qualcuno piuttosto che con<br />

altri. Per questo motivo sono più selettivo anche nella scelta degli amici coi quali trascorrere il<br />

tempo libero. Il mio carattere sta cambiando: sono più irascibile soprattutto nei confronti dei miei<br />

genitori verso i quali talvolta provo rancore. Ci sono momenti nei quali vorrei essere più<br />

in<strong>di</strong>pendente ma mi accorgo <strong>di</strong> non essere pronto. Sono <strong>di</strong>ventato più riservato per ciò che riguarda<br />

la mia sfera personale. Da un po‟ <strong>di</strong> tempo sono attento alla cura <strong>del</strong> mio aspetto, a come mi vesto e<br />

a come sistemo i capelli. Spesso però non mi sento a mio agio.


In questo periodo <strong>del</strong>la nostra crescita, avvengono alcuni cambiamenti in noi ragazzi che cerchiamo<br />

un <strong>di</strong>stacco dagli adulti poiché iniziano i primi contrasti con il loro mondo e compare in noi un<br />

maggiore senso <strong>del</strong> pudore, ovvero <strong>di</strong>ventiamo più riservati. Tra i tanti interessi <strong>di</strong> ognuno in questa<br />

fase, alcuni tra i più rilevanti sono la ricerca <strong>del</strong>la trasgressione e una forte attrazione verso le<br />

proprie passioni. Il rapporto con i genitori risente con più evidenza <strong>del</strong>la fase adolescenziale, nella<br />

quale noi ragazzi non accettiamo l‟intromissione degli adulti e o<strong>di</strong>amo il fatto <strong>di</strong> essere<br />

continuamente giu<strong>di</strong>cati e messi alla prova. In questo periodo entriamo sempre in contrasto con gli<br />

adulti per una incompatibilità tra le nostre aspettative e quelle che sostengono <strong>di</strong> avere avuto essi al<br />

loro tempo. Il rapporto con i nostri coetanei <strong>di</strong>venta più intimo e circoscritto dal momento che<br />

scegliamo accuratamente i nostri amici. Iniziamo anche a essere attratti dal sesso opposto e ad avere<br />

le prime relazioni affettive, perciò <strong>di</strong>amo maggiore importanza all‟aspetto fisico e<br />

all‟abbigliamento. Anche nel nostro corpo avvengono dei cambiamenti. I più evidenti sono la<br />

crescita <strong>del</strong>la statura e la comparsa <strong>di</strong> peli ascellari e pubici. Altri cambiamenti fisici sono la<br />

comparsa <strong>del</strong> pomo d‟Adamo e il rafforzamento <strong>del</strong>la muscolatura.<br />

Confronti fra la propria esperienza <strong>di</strong> adolescenti e quella <strong>di</strong> alcuni autori<br />

Mi sento molto vicina all‟esperienza raccontata da Simone de Beauvoir, tanto che la descrizione<br />

<strong>del</strong>l‟adolescenza <strong>del</strong>l‟autrice potrebbe in vari punti essere la descrizione <strong>del</strong>la mia. Mal<strong>grado</strong> ci<br />

<strong>di</strong>vida un secolo, con<strong>di</strong>vido pienamente la consapevolezza <strong>di</strong> un corpo e <strong>di</strong> una persona che<br />

cambiano o il <strong>di</strong>stacco crescente dalla famiglia. Simone vede il proprio passato allontanarsi<br />

considerevolmente ed ha paura <strong>di</strong> trovarsi improvvisamente in un mondo adulto a lei estraneo, in<br />

un futuro che non sente proprio. Così io spesso mi trovo ad osservare la realtà che mi circonda e<br />

noto con paura che l‟infanzia mi sta progressivamente abbandonando, mentre vengo introdotta a<br />

forza come un burattino nelle comme<strong>di</strong>e degli adulti. Con<strong>di</strong>vido anche la paura <strong>di</strong> una vita inutile e<br />

priva <strong>di</strong> alcuno scopo; la necessità <strong>di</strong> vivere anche dopo la morte o soltanto <strong>di</strong> perseguire un<br />

qualsiasi ideale ragionevole, mi porta a progettare gran<strong>di</strong> cose. Un altro aspetto toccato dalla<br />

scrittrice francese è quello <strong>del</strong>l‟allontanamento dai genitori, anch‟esso decisamente vicino a me.<br />

Simone trova che sua madre e suo padre siano scesi dal loro empireo; così anch‟io non li vedo più<br />

sul quel pie<strong>di</strong>stallo che dona l‟infallibilità più assoluta, anzi inizio a guardarli in tutti i loro limiti e i<br />

loro errori.


Nella descrizione che l'autrice fa <strong>del</strong>la sua adolescenza noto <strong>di</strong> aver in comune con lei <strong>di</strong>versi<br />

atteggiamenti e pensieri. Come lei infatti temo la crescita, l'abbandono <strong>del</strong>la sicurezza e <strong>del</strong>la<br />

tranquillità <strong>del</strong>l'infanzia. Solo poco prima che cominciassi a cambiare mi sono accorta <strong>di</strong> cosa stava<br />

succedendo, <strong>del</strong>le cose che non avrei più potuto fare una volta cresciuta, <strong>del</strong>le amicizie che si<br />

perdevano e dei cambiamenti fisici che si stavano iniziando a evidenziare. Avevo sempre temuto i<br />

cambiamenti, li vedevo come qualcosa <strong>di</strong> brutto, <strong>di</strong> triste, così per me si è rivelato un problema<br />

cambiare la monotonia <strong>del</strong>le cose che si succedevano con regolarità.<br />

Con i cambiamenti fisici hanno iniziato a <strong>di</strong>fferenziarsi anche i rapporti con gli altri: maggiore<br />

<strong>di</strong>sinteresse nei confronti <strong>del</strong>le altre persone, minore sicurezza e minor regolarità nei miei<br />

atteggiamenti. Avevo sempre visto male i cambiamenti, e ora sono io il soggetto <strong>del</strong>la situazione.<br />

Come l'autrice, ho iniziato ad aver molte più <strong>di</strong>scussioni con mia mamma, non la vedo più come<br />

l‟apice <strong>del</strong>la mia esistenza, non vedo più in lei tutta la sicurezza che un bambino può riporre nel<br />

genitore, ma ho iniziato a vederla alla pari, solo con più autorità. È stato <strong>di</strong>fficile, quasi<br />

impossibile, continuare ad accettare le risposte per mettermi a tacere.<br />

All‟inizio pensavo che in questo cambiamento avrei potuto essere io la persona che decideva come<br />

doveva avvenire, ma mi sbagliavo <strong>di</strong> grosso. I cambiamenti infatti sono molto spesso con<strong>di</strong>zionati<br />

da persone altrui, da amici. …..<br />

Simone de Beauvoir in questo brano autobiografico parla <strong>del</strong>la sua adolescenza <strong>di</strong>cendo ciò che è<br />

cambiato in lei.<br />

Molti <strong>di</strong> questi cambiamenti riguardano anche me.<br />

Il mio rapporto con i miei genitori è molto <strong>di</strong>verso rispetto a com‟era prima, infatti con loro ho<br />

molte <strong>di</strong>scussioni e perfino litigi, anche per argomenti <strong>di</strong> poca importanza, per esempio, come per<br />

Simone, l‟acquisto <strong>di</strong> un oggetto più costoso anzichè <strong>di</strong> un altro più economico.<br />

Mi ritrovo nell‟autrice quando <strong>di</strong>ce che ha perduto la sicurezza <strong>del</strong>l‟infanzia, al posto <strong>del</strong>la quale<br />

adesso ci sono infinite domande e dubbi sulla vita, che portano a vedere l‟immagine <strong>del</strong>l‟adulto più<br />

come un punto interrogativo che <strong>di</strong> riferimento.<br />

Inoltre anch‟io mi pongo molte domande sul mio futuro e rifletto su cosa mi piacerebbe <strong>di</strong>ventare<br />

da grande e su come sarà la mia vita un giorno, più <strong>di</strong>fficile o più semplice.<br />

Altre volte mi chiedo se le amicizie <strong>di</strong> oggi potranno continuare; ovviamente spero <strong>di</strong> sì, non voglio<br />

pensare a cosa sarebbe la vita senza i miei amici: un totale <strong>di</strong>sastro.<br />

Infine noto che la mia famiglia mi guarda in modo <strong>di</strong>verso rispetto a prima, quasi pensasse “Ma da<br />

dov‟è spuntato fuori questo? Chi è lui?”. Credo che tutto questo sia dovuto ai cambiamenti che si<br />

vivono durante il periodo <strong>del</strong>l‟adolescenza, soprattutto allo scontro frequente con i genitori.


IMPARARE DALL‟ESPERIENZA<br />

Presenta un‟attività svolta a scuola che ti è sembrata particolarmente interessante, illustra le<br />

tappe <strong>del</strong> lavoro, le <strong>di</strong>fficoltà incontrate, i concetti e le abilità appresi.<br />

L‟attività scolastica che presento in questo tema è il laboratorio pomeri<strong>di</strong>ano-opzionale proposto<br />

dalla mia scuola: canto corale.<br />

Si svolge tutti i martedì dalle ore 13,45 alle ore 15.<br />

Vi partecipano circa cinquanta ragazzi <strong>del</strong>la scuola me<strong>di</strong>a, per la maggior parte ragazze. In questo<br />

periodo pre natalizio abbiamo intensificato le prove perché ci stiamo avvicinando a gran<strong>di</strong> passi al<br />

l‟ evento <strong>del</strong> Presepe Vivente e dobbiamo ancora definire gli ultimi dettagli. Tutte le canzoni che<br />

canteremo sono già state decise, sono <strong>di</strong>eci e tutte <strong>di</strong> grande effetto. Sono contento <strong>di</strong> fare parte <strong>del</strong><br />

laboratorio <strong>di</strong> coro, perché è un momento, seppur <strong>di</strong> dopo scuola, interessante, oltre che istruttivo e<br />

che permette <strong>di</strong> stare insieme agli altri compagni per esercitarsi a cantare. Per me partecipare a<br />

questo laboratorio è una emozione particolare, perché, anche se frequento la terza me<strong>di</strong>a, questo<br />

sarà il primo anno che canterò nel coro F.S.C. durante il Presepe Vivente. Alle elementari ho<br />

sempre partecipato, ma mai nel coro, invece nel primo e secondo anno <strong>del</strong>la scuola me<strong>di</strong>a durante<br />

questo periodo sono stato assente a causa dei viaggi organizzati dalla mia famiglia, però,<br />

quest‟anno, la data <strong>del</strong>la partenza per il consueto viaggio natalizio all‟estero è stata posticipata,<br />

permettendomi con grande piacere <strong>di</strong> cantare assieme ai miei compagni. Per me il Presepe Vivente<br />

è un appuntamento molto importante che si svolge a Cesena per le festività natalizie e credo che sia<br />

atteso un po‟ da tutti.<br />

La maggiore <strong>di</strong>fficoltà incontrata in questa occasione è stata quella <strong>di</strong> esercitarmi a casa i giorni<br />

prima <strong>del</strong>le prove. Ho riascoltato più volte il Cd con la registrazione <strong>del</strong>le canzoni che canteremo,<br />

ma nonostante l‟impegno, mi risulta veramente <strong>di</strong>fficile ricordare a memoria tutte le parole e<br />

inserirle nel ritmo giusto; fortunatamente nel momento <strong>del</strong> bisogno potremo contare sul nostro<br />

raccoglitore per leggere i brani. Una tappa <strong>del</strong>la preparazione <strong>del</strong> coro che mi è particolarmente<br />

piaciuta è stata quando la prof. Roccoli è riuscita a coinvolgere tutti, anche in modo <strong>di</strong>vertente nello<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong> brano “Bianco Natale” in quattro lingue <strong>di</strong>verse. Tutto il coro si è <strong>di</strong>vertito a cantare<br />

questa stravagante versione <strong>del</strong>l‟omonimo brano.<br />

Una cosa che penso <strong>di</strong> avere appreso bene durante questo percorso nel laboratorio <strong>di</strong> canto corale è<br />

imparare a cantare in un insieme <strong>di</strong> voci dando la tonalità giusta alla mia.<br />

Ho imparato inoltre ad ascoltare meglio gli altri (cosa, <strong>di</strong> cui mi <strong>di</strong>cono, abbia bisogno) e<br />

ovviamente sono riuscito a migliorare l‟intonazione <strong>del</strong>la mia voce. Alessandro Sgrignani


“Il grido e la domanda”<br />

Recital <strong>di</strong> Pasqua<br />

(sviluppo <strong>di</strong> un percorso <strong>del</strong>la classe Terza)


Dalle domande dei ragazzi al Recital…<br />

<strong>Scuola</strong> Me<strong>di</strong>a “Fondazione <strong>del</strong> Sacro Cuore”<br />

Pasqua <strong>2011</strong><br />

“Il grido e la domanda”<br />

Chiesa <strong>di</strong> Sant’Agostino<br />

16 aprile <strong>2011</strong>


Le domande<br />

Ognuno <strong>di</strong> noi ha quello che la Bibbia definisce il “cuore”. In esso risuonano e continuano<br />

ad essere poste le domande fondamentali sulla vita, sul destino, sul futuro, sugli affetti <strong>del</strong>la<br />

famiglia e degli amici, sul bene e sul male. È molto importante lasciarle parlare ed ascoltare<br />

il nostro cuore, perché è dalla possibilità <strong>di</strong> una risposta a queste domande che <strong>di</strong>pende la<br />

nostra felicità. Dalle domande, allora, vogliamo partire per capire cos‟è la Pasqua.<br />

Tutto quello che faccio e che a me sembra così importante a cosa serve, che significato ha?<br />

Riuscirò, quando sarò grande, a dare un senso alla mia vita, ad essere felice? Nella vita vale la pena<br />

rischiare, pur sapendo <strong>di</strong> poter sbagliare?<br />

Beh, io mi chiedo perché siamo nati. Cosa ci facciamo qui? Siamo nati per il dovere o per il<br />

piacere? Perché ci si innamora e si perde la testa per una ragazzina? Perché il mondo esiste? Io chi<br />

sono? Siamo in un sogno o nella realtà?<br />

Sarò in <strong>grado</strong> <strong>di</strong> allontanarmi dai miei genitori un giorno? Perché Dio ha scelto me in questa<br />

famiglia e non un altro?<br />

Perché nel mondo c‟è chi nasce povero e soffre la fame e vive in <strong>di</strong>fficoltà la breve vita che lo<br />

aspetta? Ho una casa, un tetto, una famiglia, perché molta gente in questo mondo, con molte<br />

tecnologie, non ce l‟ha? La vita è… la vita è… la vita è… ma che cos‟è la vera VITA?<br />

Canto: Alas de paloma<br />

A cosa servo e a cosa servirò nel mondo? Quale sarà il mio futuro? Per quale motivo i miei genitori<br />

si sono separati?<br />

Questa potrebbe sembrare una domanda un po‟ stupida però è sempre una bella domanda:”La vita<br />

non potrebbe esistere su un altro pianeta?”. Sinceramente mi sembra strano che non ci sia, perché<br />

se noi siamo su una galassia e nello spazio ci sono miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> galassie, allora almeno su un‟ altra <strong>di</strong><br />

queste ci sarà una vita.<br />

Troverò mai il ragazzo che mi corrisponderà e che sappia accettarmi così come sono?<br />

Le domande che mi pongo sono: “Cosa c‟è dopo la morte? Quanto può durare la vita? Ma i miei<br />

fratelli mi vogliono davvero bene?Quali saranno i momenti più <strong>di</strong>fficili <strong>del</strong>la vita che dovrò<br />

affrontare?<br />

Qual è il motivo per cui io ho conosciuto le persone che mi circondano? Per quale motivo sono state<br />

poste sul mio cammino, proprio nel mio? Le conosco perché mi possono insegnare qualcosa anche<br />

loro?<br />

Tutto ciò che ci circonda è nato dal Big Bang o l‟ha creato Dio? Dio esiste sì o no? Perché al mondo<br />

ci sono le persone ricche e quelle povere, le colte e quelle no, le libere e le sottomesse?<br />

Perché il ragazzo che mi piace non è innamorato <strong>di</strong> me? Com‟è stato creato il mondo? Perché una<br />

persona cara muore all‟improvviso? Perché le persone sono cattive e fanno cose cattive? Perché io<br />

esisto? Se non ci fossi cosa cambierebbe? Perché bisogna morire? Cosa ci sarà in Para<strong>di</strong>so? Com‟è<br />

la morte, cosa si prova?


Io ho una domanda alla quale non trovo una risposta: “Perché venendo al mondo devo rispettare le<br />

regole degli altri?”. Io non riesco a capire perchè non ho il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> fare ciò che voglio: perché devo<br />

accettare che ci sia qualcuno più importante <strong>di</strong> me e che decida lui per me, in quanto tutti noi<br />

umani siamo uguali uno all‟altro?<br />

Certe volte quando sono da solo in camera penso a come è nato l‟universo e mi chiedo chi ha dato<br />

vita a tutto questo. Non riesco mai a darmi <strong>del</strong>le risposte, i miei genitori <strong>di</strong>cono che è stato Dio, ma<br />

la scienza <strong>di</strong>ce che è nato tutto grazie al Big Bang. Vorrei tanto sapere chi <strong>di</strong>ce la verità.<br />

Io molte volte mi chiedo cosa <strong>di</strong>venterò da grande, provo a vedere le mie capacità ed a<br />

rispecchiarmi in base ad esse in alcuni lavori. Mi chiedo sempre anche cosa ci faccio in questo<br />

mondo: io, un puntino in un „mare‟ <strong>di</strong> puntini, anche se solo un puntino è unico, SPECIALE.<br />

Il genio<br />

È tanto vero che ogni uomo ha un cuore che continua a porsi le domande fondamentali,<br />

che queste risuonano nelle opere artistiche dei più gran<strong>di</strong> geni <strong>del</strong>l‟umanità. Anzi, a<br />

guardare la storia <strong>del</strong> progresso <strong>del</strong>l‟uomo, si scopre che la genialità consiste proprio<br />

nell‟ascoltare quelle domande. Così è accaduto per il grande musicista Haydn, come per<br />

Giacomo Leopar<strong>di</strong> che su quelle domande ha costruito i suoi capolavori<br />

F. J. HAYDN – Sonata in Fa maggiore Hob. XVI/23 II tempo – Adagio<br />

G. Leopar<strong>di</strong>, da “Canto notturno <strong>di</strong> un pastore errante <strong>del</strong>l’Asia” e “Il passero solitario”<br />

Il dolore<br />

Un grande mistero, una realtà che ci fa porre gli interrogativi più drammatici è quella <strong>del</strong>la<br />

sofferenza e <strong>del</strong>la morte. Sono le esperienze dolorose che sembrano andar più contro al<br />

nostro desiderio <strong>di</strong> felicità. Il racconto <strong>del</strong>la Pasqua <strong>di</strong> Gesù, soprattutto <strong>del</strong>la sua Passione e<br />

<strong>del</strong>la Croce, ha a che fare proprio con la realtà <strong>del</strong> dolore, Dio stesso non si è sottratto alla<br />

drammaticità <strong>del</strong>le nostre domande sul male e sulla morte.<br />

Canto: All my trials<br />

I miei errori e problemi, che mi sembrano insormontabili, cosa sono <strong>di</strong> fronte a tutte le cose brutte<br />

che accadono? Perché soffriamo?<br />

Due o tre volte ho pensato: “Ma se mio nonno muore, io come faccio, chi mi insegna tutte quelle<br />

cose che sapeva solo lui?”. A volte provo ad andare avanti ma non ci riesco e devo cambiare<br />

argomento.<br />

Cosa c‟è dopo la morte? Come può arrivare a uccidere una persona che è come me? Perché siamo<br />

qui sulla Terra? Perché spesso il dolore e la devastazione colpiscono alcune persone e non me?<br />

Io, ogni sera, mi chiedo perché sia morto Michael Jackson invece <strong>di</strong> qualcun altro che se lo<br />

meritava <strong>di</strong> più. Perché siamo qui sulla Terra? Se veniamo al mondo per un motivo, lo troverò?<br />

Perché nel mondo c‟è così tanto dolore, povertà? Perché il mondo gira quasi sempre attorno ai<br />

sol<strong>di</strong>? E molte volte solo all‟apparenza?


Perché esistono la povertà e la ricchezza? Perché l‟uomo è portato alla vendetta e gli è <strong>di</strong>fficile<br />

perdonare? Perché io ho avuto la fortuna <strong>di</strong> avere una casa, una famiglia, e invece altri ragazzi non<br />

hanno nulla <strong>di</strong> tutto ciò?<br />

Perché quasi tutte le volte che mi succede qualcosa <strong>di</strong> bello (o sta per succedere) accade qualcosa e<br />

non succede più? Perché è tutto <strong>di</strong>fficile? Perché per ottenere qualcosa che desidero devo fare più<br />

fatica <strong>di</strong> altri? Perché l‟amore finisce?<br />

Canto: Padre <strong>del</strong>la notte<br />

Qualche volta penso a come gli eventi <strong>del</strong> passato influiscono sulla nostra vita. Ad esempio, una<br />

sera, sentendo al telegiornale che quel giorno era de<strong>di</strong>cato al ricordo <strong>del</strong>le Foibe, mio babbo, la cui<br />

famiglia è originaria <strong>di</strong> Trieste, ci ha detto che se suo nonno non fosse sopravvissuto alle Foibe a<br />

quest‟ora noi non esisteremmo.<br />

Riuscirò ad accettare la morte <strong>di</strong> mia nonna? Perché la mia migliore amica sta cambiando e non è<br />

più come prima? Che cosa serve nella vita faticare, impegnarsi, arrivare ad una meta, se poi si è<br />

predestinati a morire?<br />

Perché il terremoto <strong>di</strong> Haiti è avvenuto solo nella parte più povera <strong>del</strong>l‟isola e nella parte ricca non è<br />

successo niente?<br />

A volte mi chiedo: “Perché la gente sente l‟impulso <strong>di</strong> combattere imme<strong>di</strong>atamente senza neanche<br />

provare a parlarsi?<br />

Perché quando è il momento <strong>di</strong> lavorare non mi viene voglia e non mi impegno?”<br />

Perché l‟uomo è così cieco e irragionevole da far scoppiare una guerra? Perché a causa <strong>di</strong> malattie o<br />

incidenti si perdono persone care?<br />

Perché nel mondo ci sono persone che fanno <strong>del</strong> male per il gusto <strong>di</strong> farlo?<br />

F. LISZT – Rapso<strong>di</strong>a Ungherese n° 5, Héroïde - Élégiaque<br />

Donna <strong>del</strong> Para<strong>di</strong>so<br />

Un altro grande genio <strong>del</strong>la letteratura, ha raccontato uno dei dolori più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> cui si<br />

possa far esperienza, quello <strong>di</strong> una madre per la morte <strong>del</strong> figlio. Si tratta <strong>di</strong> un poeta<br />

me<strong>di</strong>evale, Jacopone da To<strong>di</strong>, che ha messo in scena la sofferenza umanissima <strong>di</strong> Maria e <strong>di</strong><br />

suo Figlio, Gesù, che ha voluto così tanto immedesimarsi con la nostra vita da non<br />

risparmiarsi neppure il sacrificio <strong>di</strong> essere condannato, torturato e ucciso.<br />

Iacopone da To<strong>di</strong>, Il pianto <strong>del</strong>la Madonna (adattamento <strong>di</strong> G. Lauretano), 1-47<br />

Canto: Dove vai, Madonna mia?<br />

Iacopone da To<strong>di</strong>, Il pianto <strong>del</strong>la Madonna (adattamento <strong>di</strong> G. Lauretano), 48-88<br />

Aria: Cujus animam<br />

dallo Stabat Mater <strong>di</strong> Gioacchino Rossini


“Donna perché piangi?”<br />

Ma l‟urlo <strong>del</strong>la Madonna non è rimasto senza risposta, perché il Figlio che aveva amato<br />

fino allo strazio <strong>del</strong>la morte ha squarciato le tenebre, ritornando vittorioso nel mattino <strong>di</strong><br />

Pasqua.<br />

Dal Vangelo <strong>di</strong> Giovanni, 20, 1-18<br />

La venuta <strong>di</strong> Gesù non ha asciugato solo le lacrime <strong>di</strong> Maria Maddalena, degli apostoli e<br />

<strong>del</strong>la Madonna, trapassata dalla sofferenza per la per<strong>di</strong>ta <strong>del</strong> Figlio, ma ha permesso che<br />

tutta la sua esistenza terrena fino alla sua morte e risurrezione si proponessero come la<br />

risposta al nostro cuore, alle domande sulla felicità e sul dolore. Gesù <strong>di</strong>viene il ponte fra la<br />

terra e il cielo, la luna che illumina la notte<br />

Da Luigi Giussani, Riconoscere Cristo<br />

Canto: Se non ci fosse la luna<br />

Per questo, quando ci sentiamo spezzati, quando ci sembra che le stelle cadano dal cielo e il<br />

nostro pianto non si placa, Santa Madre, ti chie<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> accoglierci al sicuro tra le tue<br />

braccia e donarci la tua certezza nella Risurrezione <strong>di</strong> Tuo Figlio, via, verità e vita, che si<br />

fa incontro a noi oggi come allora a Maddalena, nel mattino dopo il sabato.<br />

Canto: Holy Mother (Eric Clapton)


Laboratorio <strong>di</strong> Arte


Laboratorio <strong>di</strong> Arte<br />

Classi Prime<br />

Linea<br />

Esercizi sulla linea: andamenti <strong>di</strong>versi<br />

Emanuele Bal<strong>di</strong>sserri<br />

Giulia Zanoli


Continuando le linee...<br />

Carlotta Gasperoni


Emanuele Bal<strong>di</strong>sserri<br />

Kevin Spinelli


Anna Tassinari<br />

Pietro Bocchini


Natura<br />

Copia dal vero <strong>del</strong>la foglia


Emanuele Bal<strong>di</strong>sserri<br />

Giulia Zanoli<br />

Anna Tassinari


Camilla Niso<br />

Carlotta Gasperoni


Giulia Fae<strong>di</strong><br />

Caterina Pasi<br />

Luca Bertozzi


Natura<br />

Inventa composizioni con la foglia<br />

Emanuele Bal<strong>di</strong>sserri<br />

Marta Santucci


Pietro Bocchini<br />

Lucrezia Foresti


Giulia Fae<strong>di</strong><br />

Vittoria Vecchiotti


Alberto Dal Monte<br />

Eugenia Barbieri


Carlotta Agostini<br />

Luca Bertozzi


Natura<br />

Copia <strong>di</strong> immagine<br />

Agnese De Angelis<br />

Emanuele Bal<strong>di</strong>sserri


Carlotta Gasperoni


Luca Bertozzi<br />

Gianmarco Foschi<br />

Matilde Stagni<br />

Giulia Fae<strong>di</strong>


Pietro Bocchini<br />

Giulia Fae<strong>di</strong>


Carlotta Agostini<br />

Carlotta Gasperoni


Vittoria Vecchiotti


Natura<br />

Copia dal vero <strong>del</strong>la mano<br />

Anna Tassinari<br />

Agnese De Angelis<br />

Paolo Santucci


Decorare un vaso greco<br />

Riccardo Medri<br />

Emanuele Bal<strong>di</strong>sserri


Carlotta Gasperoni<br />

Vittoria Vecchiotti


Caterina Pasi<br />

Alessia Abbondanza


Giulia Fae<strong>di</strong>


“Lo Hobbit”<br />

Copia <strong>di</strong> immagine: Bilbo<br />

Stagni Matilde<br />

Bianca Fabbri


Luca Bertozzi


Copia <strong>di</strong> immagine: Gandalf<br />

Vittoria Vecchiotti<br />

Giulia Amadori


Andrea Manuzzi


Copia <strong>di</strong> immagine: Thorin<br />

Carlotta Agostini


Laboratorio <strong>di</strong> Arte<br />

Classi Terze<br />

A Rimini in visita alla mostra:<br />

“Parigi. Gli anni meravigliosi. Impressionismo contro Salon.”


Dalla TRADIZIONE alla NOVITA’<br />

TRADIZIONE Copie <strong>di</strong> immagine<br />

Lucia Medri


Dal Monte Sara<br />

Federica Babbi


Giacomo Amadori<br />

Rachele Stagni


Margherita Mazzotti


Dalla TRADIZIONE alla NOVITA’<br />

NOVITA’<br />

Copie <strong>di</strong> immagine da opere <strong>di</strong> artisti impressionisti<br />

Silvia Pistocchi<br />

Anna Gori<br />

Lucia Medri


Rachele Stagni<br />

Carlotta Foschi


Maria Vittoria Borgini<br />

Cecilia Pelle


Teresa Angeli<br />

Giacomo Amadori


Elisa Del Testa<br />

Margherita Mazzotti


Maria Vittoria Borgini<br />

Jacopo Fabbri


Tommaso Fae<strong>di</strong><br />

Rachele Stagni


Disegno dal vero <strong>del</strong>la mano


Lucia Medri<br />

Giacomo Amadori<br />

Cecilia Pelle<br />

Carlotta Foschi


Van Gogh e il <strong>di</strong>segno<br />

Copie d’autore<br />

Anna Gori<br />

Lucia Medri


Anna Gori<br />

Maria Vittoria Borgini


Luigia Bianchi<br />

Teresa Angeli


Teresa Angeli<br />

Cecilia Pelle


Van Gogh e il colore<br />

Copie d’autore


Dal Monte Sara<br />

Pianese Francesca<br />

Lucia Medri


Maria Vittoria Borgini<br />

Giacomo Rossi


Giulia Tassinari<br />

Teresa Angeli


Puntinismo<br />

Federica Babbi<br />

Giacomo Amadori


Margherita Mazzotti<br />

Silvia Pistocchi


Cezanne Copie d’autore<br />

Cecila Pelle<br />

Giulia Babbi


Margherita Mazzotti<br />

Matteo Giovanni Placucci


Tommaso Fae<strong>di</strong><br />

Alessandra Stramiglio


La prospettiva<br />

Lucia Medri<br />

Margherita Mazzotti<br />

Silvia Pistocchi


Laboratorio <strong>di</strong> Storia-Geografia<br />

(Classi Seconde)


Laboratorio Europa (Storia e Geografia)<br />

Le classi IIA e IIB sono state coinvolte in un percorso <strong>di</strong> conoscenza e <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> alcuni<br />

fondamentali eventi storici <strong>del</strong>l‟Europa moderna, e dei principali aspetti geografici <strong>del</strong>l‟Europa<br />

contemporanea, secondo tre modalità <strong>di</strong>dattiche integrate: attività <strong>di</strong> laboratorio in classe;<br />

attività <strong>di</strong> ricerca a casa; gita scolastica.<br />

I laboratori hanno privilegiato due macro-argomenti <strong>del</strong> programma <strong>di</strong> storia [Martin Lutero e il<br />

Protestantesimo (foto 1); l‟Assolutismo e il Re Sole (foto 2)], con vari scopi <strong>di</strong>dattici e formativi:<br />

approfon<strong>di</strong>re le conoscenze; imparare a fare sintesi e a in<strong>di</strong>viduare i nuclei essenziali <strong>del</strong>la storia<br />

e <strong>del</strong>le storie degli uomini che ci hanno preceduti; rafforzare il senso <strong>di</strong> collaborazione fra i ragazzi,<br />

che, stimolati a produrre un cartellone “bello” e “chiaro” per la classe, hanno messo in atto <strong>di</strong>namiche<br />

<strong>di</strong> confronto e consultazione per dare il meglio.<br />

Foto 1 – Riccardo P. e Luca Z. (2^A) intenti a spiegare alla classe e all‟insegnante il cartellone sul<br />

Martin Lutero


Foto 2 – Giovanni Z., Aurora A. e Agnese M. (2^B) mostrano sod<strong>di</strong>sfatti ai compagni il cartellone<br />

sull‟Assolutismo in Europa<br />

I ragazzi, <strong>di</strong>visi in piccoli gruppi, con interesse e grande impegno hanno fatto ricerche, cartelloni<br />

ed esposizioni <strong>di</strong> geografia su alcuni stati d‟Europa [Francia (foto 3), Germania (foto 4),<br />

Inghilterra, Grecia], completando il lavoro con la preparazione e la degustazione <strong>di</strong> alcuni prodotti<br />

tipici <strong>di</strong> ogni paese preparati da loro. Anche in questo caso, hanno imparato grazie alla<br />

collaborazione e a un forte senso <strong>di</strong> responsabilità, raggiungendo ottimi risultati.


Foto 3 – La classe 2^A mostra all‟insegnante i cartelloni <strong>di</strong> geografia sulla Francia<br />

Foto 4 – La classe 2^B mostra all‟insegnante i cartelloni <strong>di</strong> geografia sulla Germania


L‟Europa è apparsa <strong>di</strong>namica e varia: talvolta teatro <strong>di</strong> sanguinose guerre, in molti casi<br />

laboratorio <strong>di</strong> pace, integrazione e collaborazione. Con la caduta <strong>del</strong>l‟Impero Romano d‟Oriente nel<br />

1453, il crocevia dei commerci fra l‟Asia e l‟Europa non è più Bisanzio (Istanbul), ma Venezia.<br />

Questa feconda circostanza storica l‟ha resa una città multietnica e ricca. La gita scolastica a Venezia<br />

(foto 5, 6, 7) si è svolta il 13 maggio, seguendo l‟itinerario guidato “San Marco, il cuore<br />

<strong>di</strong> Venezia”, che comprendeva il Palazzo Ducale, la Basilica e la Piazza San Marco,<br />

la Torre <strong>del</strong>l‟Orologio e una piacevole passeggiata attraverso le calli e piccole corti private.<br />

I ragazzi hanno avuto la possibilità <strong>di</strong> ripassare argomenti stu<strong>di</strong>ati nel programma <strong>di</strong> storia<br />

<strong>di</strong> prima e <strong>di</strong> seconda (le crociate; i comuni e le repubbliche marinare; il rapporto<br />

europei-musulmani; l‟illuminismo; il commercio e la tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> bere il caffè).<br />

Nello stesso tempo, hanno sentito parlare <strong>di</strong> alcuni eventi storici che stu<strong>di</strong>eranno nel<br />

programma <strong>di</strong> terza: Napoleone in Italia, il Congresso <strong>di</strong> Vienna, la sottomissione<br />

all‟Impero asburgico, il Risorgimento, l‟Unità d‟Italia.


Foto 5 – Ai pie<strong>di</strong> <strong>del</strong> famoso ponte Rialto<br />

Foto 6 – In piazza San Marco ci facciamo fotografare con una coppia <strong>di</strong> novelli sposi in maschera…<br />

mentre Agostino G. (2^B) immortala l‟evento


Foto 7 – Tutti insieme in attesa <strong>del</strong> vaporetto che ci riporterà<br />

al pullman per il rientro<br />

La gita è stata per i ragazzi un momento <strong>di</strong> conoscenza e socializzazione, in cui hanno <strong>di</strong>mostrato<br />

maturità e senso <strong>di</strong> rispetto verso gli altri. Sicuramente, rimarrà non solo come un singolo ricordo<br />

<strong>del</strong>la loro vita, ma come una esperienza formativa importante.


Laboratorio <strong>di</strong> Matematica


Laboratorio <strong>di</strong> Matematica: le classi seconde si preparano al Kangourou<br />

Quest'anno, in data 22 marzo, si è <strong>di</strong>sputata, presso i locali <strong>del</strong>la scuola, la semifinale in<strong>di</strong>viduale<br />

<strong>del</strong>la competizione matematica <strong>del</strong> Kangourou. Si tratta <strong>di</strong> una gara matematica attiva in Australia<br />

già dal 1981 ed introdotta in Europa nel 1991. La competizione ha solitamente luogo annualmente<br />

nel mese <strong>di</strong> marzo e vede impegnati studenti che vanno dalla quarta elementare alla quinta<br />

superiore. Essa insiste sull'obiettivo educativo e <strong>di</strong>vulgativo piuttosto che su quello competitivo:<br />

<strong>di</strong>ffondere una cultura matematica <strong>di</strong> base, costruire un atten<strong>di</strong>bile strumento <strong>di</strong> confronto su scala<br />

mon<strong>di</strong>ale e, nel contempo, sfruttare appieno la ricchezza sociale che l'apporto <strong>di</strong> idee da tanti paesi<br />

<strong>di</strong>versi può fornire, sono i motivi primari e illuminanti <strong>del</strong>la sua azione. Nel 2005 Kangourou ha<br />

interessato 3.000.000 <strong>di</strong> partecipanti <strong>di</strong> oltre 30 paesi. Sessantaquattro ragazzi <strong>del</strong>la scuola hanno<br />

abbracciato la proposta sostenendo la prova nella categoria corrispondente alla rispettiva classe <strong>di</strong><br />

appartenenza:<br />

categoria Benjamin - ragazzi <strong>di</strong> prima e seconda me<strong>di</strong>a ;<br />

categoria Cadet<br />

-ragazzi <strong>di</strong> terza me<strong>di</strong>a.<br />

La prova consiteva <strong>di</strong> 30 quesiti a risposta chiusa (cinque opzioni <strong>di</strong> risposta per domanda) entro un<br />

tempo massimo <strong>di</strong> 75 minuti. I ragazzi hanno accolto la proposta con grande interesse e<br />

partecipazione affrontando una tipologia <strong>di</strong> lavoro per loro assolutamente nuova che li ha aiutati ad<br />

ampliare gli orizzonti nel campo <strong>del</strong>la logica e <strong>del</strong>l'intuizione matematica. I partecipanti <strong>del</strong>le classi<br />

seconde hanno svolto laboratori pomeri<strong>di</strong>ani in preparazione alla prova mostrando <strong>di</strong> cogliere il lato<br />

Esercitazioni <strong>di</strong> preparazione alla gara<br />

lu<strong>di</strong>co che la prova intendeva mostrare loro.


Le mie impressioni sull'esperienza <strong>del</strong> Kangourou...<br />

Io penso che che il Kangourou per me sia stata una bella esperienza perchè è stato <strong>di</strong>vertente<br />

impegnarsi per risolvere i quiz, perchè ogni quiz che non riuscivo a risolvere sentivo come il<br />

bisogno <strong>di</strong> non lasciarlo in sospeso e non guardarci più, ma <strong>di</strong> risolverlo a tutti i costi, parlandone<br />

anche con i miei genitori. Mi è anche piaciuto il modo in cui abbiamo affrontato questa esperienza<br />

in classe, cercando <strong>di</strong> prepararci nel miglior modo possibile, a volte restando a scuola più a lungo,<br />

fino alle 14,30, mangiando con il pranzo al sacco e rimanendo <strong>di</strong> più con i miei amici. Inoltre non<br />

mi sarei mai aspettato <strong>di</strong> raggiungere un punteggio così elevato, ovvero <strong>di</strong> classificarmi quarto nel<br />

livello Benjamin, classi prime e seconde <strong>del</strong>la scuola, e <strong>di</strong> classificarmi 1735°nazionale,su oltre<br />

25000 partecipanti.<br />

Emanuele IIB<br />

Più o meno un mese fa abbiamo partecipato alla <strong>di</strong>fficile prova <strong>del</strong> Kangorou. Essa consisteva nel<br />

dare una risposta a 30 quesiti <strong>di</strong> logica scegliendo fra cinque possibili opzioni. A me questa prova è<br />

molto piaciuta perché era molto emozionante anche se <strong>di</strong>fficile. Con essa ho appreso che con la<br />

logica si può rispondere a domande mai sentite prima. Quei momenti <strong>di</strong> tensione sono stati<br />

bellissimi per me e immagino anche per i miei amici. Spero <strong>di</strong> farne altre perché è stata un<br />

esperienza fantastica.<br />

Roberto Leone IIB<br />

Esercitazioni pomeri<strong>di</strong>ane<br />

Quest'anno ho avuto il piacere <strong>di</strong> partecipare con la mia scuola alla gara <strong>del</strong> Kangourou. E' stato un<br />

lavoro <strong>di</strong>vertente ma allo stesso tempo strano. Anche se all'inizio ho avuto non poche indecisioni,<br />

questo lavoro mi è piaciuto dal punto <strong>di</strong> vista scolastico: mi ha <strong>di</strong>vertito quel pizzico <strong>di</strong> rivalità che


si è acceso fra noi alunni e, nonostante la grande emozione il giorno <strong>del</strong>la gara, sono riuscito a fare<br />

un risultato per me sod<strong>di</strong>sfacente e ne sono stato contento.<br />

Filippo IIA<br />

Penso che l'esperienza <strong>del</strong> Kangourou mi abbia aiutato, non solo nel campo <strong>del</strong>la logica, ma in un<br />

senso molto più generale perchè ho capito che a volte bisogna ragionare con la propria testa e dare<br />

<strong>del</strong> proprio meglio. Vorrei ripetere questo lavoro per esercitare la mia memoria. A parte qualche<br />

errore, che capita, penso sia andata bene e penso che ognuno, come me, abbia dato <strong>del</strong> proprio<br />

meglio al <strong>di</strong> là <strong>del</strong>la posizione raggiunta in classifica. Ritengo, infatti, che sia importante misurare la<br />

prova non solo in base al risultato ma soprattutto in base a ciò che essa ci ha insegnato perchè se<br />

nella vita ci misurassimo solo in base al tempo, allora potremo arrivare anche primi, ma non<br />

necessariamente arricchiti, giacchè la vera ricchezza sta in quello che si fa e che si impara. Penso <strong>di</strong><br />

aver ricevuto più qualità anche dagli errori commessi.[...]. Ritengo sia stata una esperienza molto<br />

positiva.<br />

Laura G. IIA<br />

La nuova esperienza <strong>del</strong> kangarou, svolta nelle ultime settimane, mi è sembrata molto utile. Anche<br />

se, nonostante tutti i miei sforzi, non ho ottenuto i risultati che potevo raggiungere, questa gara la<br />

ripeterei ancora e vorrei partecipare anche il prossimo anno. Ero molto nervosa e forse questo non<br />

mi ha aiutato a svolgere positivamente la prova. Molto interessanti e utili sono state le lezioni<br />

pomeri<strong>di</strong>ane che si sono svolte all'interno <strong>del</strong>la scuola. Il kangarou mi ha molto colpito ed è stata<br />

una esperienza che rifarei il prossimo anno.<br />

Elena IIA<br />

Secondo me si dovrebbero fare più concorsi intanto perchè io mi sono <strong>di</strong>vertito molto e poi anche<br />

perchè nella preparazione fatta in classe si imparano molte nuove cose,nuovi argomenti. Le<br />

domande erano abbastanza <strong>di</strong>fficili però a me non interessa molto il risultato,ma soprattutto essere<br />

migliorato e magari se ci riprovassi anche il prossimo anno può anche darsi che vada meglio <strong>di</strong><br />

come sono andato quest'anno;è stata un'esperienza bella e la ripeterei volentieri anche il prossimo<br />

anno e ripeto e richiedo se magari il prossimo anno si possa anche fare un solo altro concorso in più<br />

oltre a questo.<br />

Riccardo Pa. IIA


Mi è piaciuto fare questa gara e la rifarei anche il prossimo anno utilizzando strategie logiche che<br />

ho scoperto essere efficaci facendo la prima prova quest‟anno. Sono anche sod<strong>di</strong>sfatta <strong>del</strong> risultato,<br />

superiore alle mie aspettative.<br />

Beatrice IIA<br />

Per me il kangarou è stato utile per lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la matematica. E' stata anche una bella esperienza<br />

da vivere. Oltre tutto sono molto sod<strong>di</strong>sfatto <strong>del</strong> risultato da me raggiunto e anche dal resto <strong>del</strong>la<br />

scuola.<br />

Filippo IIB<br />

L‟esperienza <strong>del</strong> Kangarou è stata per me <strong>del</strong> tutto nuova. Appena la professoressa ha proposto il<br />

progetto alla classe io mi sono offerto perché pensavo <strong>di</strong> potermi mettere alla prova. Infatti così è<br />

stato e il lavoro è stato molto utile. Lo sviluppo <strong>del</strong>la logica e l‟approccio che abbiamo imparato ad<br />

usare in ogni problema matematico mi è servito. Era sicuramente una cosa <strong>di</strong>fficile, una prova<br />

nuova e forse un po‟ <strong>di</strong> paura ce l‟avevo anch‟io. Non <strong>di</strong> certo mi aspettavo <strong>di</strong> passare, lo speravo,<br />

ma purtroppo non è stato così. E‟ da ricordare però che è stato utilissimo e adesso riesco a svolgere<br />

molte cose in più a livello matematico grazie alle cose apprese durante la preparazione al Kangarou!<br />

Questa prova mi ha insegnato ad usare la logica sempre e credo che per questo sia stato un lavoro<br />

da rifare e da riproporre il prossimo anno.<br />

Giovanni IIB<br />

L'esperienza <strong>del</strong> Kangourou è stata molto utile e coinvolgente. Ho imparato argomenti nuovi e<br />

interessanti nei quali ho dovuto usare molto la logica e mi sono messa alla prova. Ritengo che<br />

questo momento mi sia servito molto e rimarrà sempre nell'archivio dei miei ricor<strong>di</strong>.<br />

Chiara IIB


Per me il kangourou è stata una bella esperienza perché mi ha fatto capire il mio livello <strong>di</strong><br />

preparazione in matematica rispetto agli altri ragazzi che hanno partecipato alla gara. Mi è piaciuto<br />

molto partecipare a questa competizione perché la matematica è una <strong>del</strong>le mie materie preferite. Io<br />

sono abbastanza sod<strong>di</strong>sfatto <strong>del</strong> risultato che ho ottenuto perché quel giorno ero veramente preso<br />

dalla tensione poiché mi sembrava che il tempo passasse velocemente e dopo poco tempo mi sono<br />

reso conto che su otto quesiti non ero riuscito a farne due. Sono stato veramente sod<strong>di</strong>sfatto dei<br />

lavori e degli esercizi fatti in classe. A casa mi sono esercitato svolgendo alcuni quesiti sul sito <strong>del</strong><br />

kangourou ma gli esercizi fatti durante la gara mi sono sembrati ancora più <strong>di</strong>fficili, inoltre per me il<br />

tempo non è stato sufficiente. Mi auguro <strong>di</strong> andare meglio la prossima volta.<br />

Vittorio IIA<br />

Secondo me l'esperienza <strong>del</strong> Kangourou è stata molto interessante perchè mi ha stimolato <strong>di</strong> più<br />

nell'ambito <strong>del</strong>la matematica. Io sinceramente ripeterei l'esperienza perchè credo che mi potrebbe<br />

insegnare molto <strong>di</strong> più e sono sicura che anche se questa volta il risultato non è stato eclatante,la<br />

prossima volta sarà migliore.<br />

Micaela IIA<br />

Quest‟anno la mia scuola ha partecipato alla competizione nazionale <strong>del</strong> Kangourou <strong>di</strong> matematica.<br />

Io ho avuto la fortuna <strong>di</strong> aderire e questa iniziativa mi è piaciuta molto. Ho vissuto questo test come<br />

una sfida con me stessa per vedere se riuscivo a dare il meglio <strong>di</strong> me e sono rimasta sod<strong>di</strong>sfatta <strong>del</strong><br />

risultato. Il lavoro <strong>di</strong> preparazione è stato faticoso perché io e i miei compagni abbiamo dovuto<br />

approcciarci a nuove tipologie <strong>di</strong> problemi, tuttavia la sfida è stata stimolante e costruttiva. Il<br />

Kangarou per me, e penso anche per i miei compagni, è stata un‟occasione <strong>di</strong> crescita e <strong>di</strong><br />

consolidamento <strong>del</strong>le nostre conoscenze e possibilità.<br />

Aurora IIB<br />

Il lavoro sul Kangourou per me è stato molto bello e interessante anche perchè non avevo mai<br />

partecipato a una cosa simile, ma anche molto <strong>di</strong>fficile ed impegnativo. Mi è piaciuto come ci siamo<br />

preparati per il Kangourou perché in classe facevamo dei quiz e mi sono <strong>di</strong>vertita a cercare <strong>di</strong><br />

risolverli.<br />

Laura R IIA


I PRIMI CLASSIFICATI DI OGNI CATEGORIA<br />

Categoria Benjamin<br />

Da sinistra: Giulio IIA, Diego IIB, Alberto IIB, Luca IIA<br />

Nome Punti Pos. naz. (su 25266)<br />

Zanotti Luca 76,25 187<br />

Forlivesi Diego 54,25 1232<br />

Dulja Giulio 52,25 1461<br />

EXTRAGARA: Alberto Renzi , PUNTI 58,50<br />

Secondo me questa esperienza è stata positiva. E' stata molto <strong>di</strong>vertente e anche molto impegnativa:<br />

gli esercizi in classe li ho trovati molto più <strong>di</strong>fficili <strong>di</strong> quelli <strong>del</strong>la gara, e mi aspettavo <strong>di</strong> essere un<br />

po' più teso. Per me questa esperienza si dovrebbe rifare il prossimo anno coinvolgendo più persone<br />

<strong>del</strong>la scuola.<br />

Luca IIA<br />

A me il kangarou è piaciuto molto, mi sono piaciute le preparazioni che abbiamo fatto in classe ed il<br />

prossimo anno vorrei rifarlo impegnandomi ancora <strong>di</strong> più perchè questi esercizi sono stati molto<br />

utili e belli.<br />

Giulio IIA


Secondo me, il Kangourou è stata un‟esperienza molto bella e utile per la vita. Penso che mi abbia<br />

aiutato ad imparare ad usare la logica. Inoltre è stata un' iniziativa molto <strong>di</strong>vertente, svolta con gli<br />

amici in compagnia. Io lo rifarei certamente. Una <strong>del</strong>le cose che mi ha stupito è che, nonostante tutti<br />

gli esercizi svolti in classe, che non sembravano poi <strong>di</strong>fficilissimi, la vera prova mi è sembrata<br />

molto più complicata. So comunque che ora, dopo averla svolta, sarei avantaggiato se dovessi<br />

rifarla, e questa è la conferma <strong>di</strong> una cosa che ho sentito <strong>di</strong>re molto spesso: alcune volte nella vita,<br />

certe cose si imparano solo da sé, e non da esercizi o pratica. Lo so, anche perché mi è già capitato<br />

alcune volte con tornei <strong>di</strong> tennis o saggi <strong>di</strong> pianoforte. Io non mi sarei mai aspettato che il<br />

kangourou fosse un esperienza così bella e neppure <strong>di</strong> essere riuscito ad arrivare tra i primi 1500<br />

classificati su oltre 25000. Sono molto contento <strong>di</strong> aver fatto questa esperienza.<br />

Diego IIB<br />

I “ Benjamin ” <strong>del</strong>la IIA<br />

I “ Benjamin ” <strong>del</strong>la IIB


Laboratorio <strong>di</strong> Scienze


Approfon<strong>di</strong>mento sul terremoto<br />

CLASSI PRIME<br />

I ragazzi <strong>del</strong>le prime hanno chiesto <strong>di</strong> fare degli approfon<strong>di</strong>menti sull‟origine dei terremoti, in<br />

seguito al violento sisma che lo scorso 11 Marzo ha provocato migliaia <strong>di</strong> vittime in Giappone.<br />

Si sono documentati attraverso Internet e i mezzi <strong>di</strong> informazione e hanno svolto accurate ricerche<br />

che hanno esposto in classe.<br />

Al termine <strong>del</strong> lavoro, sono state raccolte le considerazioni che alcuni <strong>di</strong> loro hanno scritto riguardo<br />

ai terribili danni che questo terremoto ha provocato.<br />

“Lo scorso 11 marzo in Giappone si è verificato un terremoto <strong>di</strong> intensità superiore all‟ottavo<br />

<strong>grado</strong> <strong>del</strong>la scala Richter, che ha originato un violentissimo tsunami: onde anomale oltre i <strong>di</strong>eci<br />

metri <strong>di</strong> altezza hanno spazzato via intere città e hanno provocato moltissimi morti, feriti e danni<br />

alla natura. Inoltre, una centrale nucleare è stata gravemente danneggiata e <strong>del</strong> materiale<br />

ra<strong>di</strong>oattivo si è sparso nell‟aria.


Questo evento mi ha molto colpito e spaventato perché ho capito che alcuni fenomeni naturali<br />

possono raggiungere una violenza tale da <strong>di</strong>struggere la natura stessa in tutte le sue parti.”<br />

Eugenia, I B<br />

“Il terremoto che ha colpito il Giappone lo scorso 11 marzo è stato, secondo noi, una vera e<br />

propria catastrofe…in pochi minuti sono crollati e<strong>di</strong>fici, ponti, strade, e intere citta<strong>di</strong>ne sono state<br />

<strong>di</strong>strutte.<br />

Noi abbiamo potuto vedere questi <strong>di</strong>sastrosi eventi attraverso i servizi trasmessi al telegiornale e<br />

anche dalle notizie riportate su Internet. Siamo rimasti molto colpiti dalle immagini… la forza <strong>del</strong><br />

terremoto e <strong>del</strong>lo tsunami è stata devastante: la vita <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> persone è cambiata ed è stata<br />

completamente sconvolta. È‟ <strong>di</strong>fficile capire fino in fondo che cosa possono aver provato queste<br />

persone…<strong>di</strong> certo noi al loro posto saremmo <strong>di</strong>strutti dal dolore e spaventati per il futuro. Anche il<br />

fatto <strong>di</strong> aver perso persone care come i genitori o gli amici deve essere molto <strong>di</strong>fficile da affrontare.<br />

Ci spaventa l‟idea <strong>di</strong> poter rimanere da soli, senza le persone che amiamo e che ci fanno<br />

compagnia.”<br />

Edoardo, Bianca e Giulia, I B<br />

“Secondo me un avvenimento così catastrofico ha lasciato un grande segno nel cuore <strong>di</strong> tutta la<br />

popolazione giapponese, che nonostante il forte dolore è sempre unita e pronta a ricostruire nuove<br />

città al più presto”<br />

Matilde, I B<br />

“Quando guardavo al telegiornale le immagini <strong>del</strong> terremoto, pensavo a quelle povere persone e a<br />

che cosa avrebbero fatto dopo la strage. Pensavo alle famiglie e se ognuna avrebbe ritrovato tutti i<br />

suoi componenti… se mamma, babbo, figlio, figlia, nonno e nonna avrebbero avuto ancora un<br />

momento per stare insieme. Spero che non accada mai più una cosa <strong>del</strong> genere.”<br />

Carlotta, I B<br />

“Il recente terremoto in Giappone ha provocato migliaia <strong>di</strong> vittime e ha creato fortissimi <strong>di</strong>sagi e<br />

un clima <strong>di</strong> sconforto e <strong>di</strong> paura per le persone sopravvissute…


Molti, a causa <strong>di</strong> questo terremoto, hanno perso tutto…i loro cari, la loro casa e i loro ricor<strong>di</strong>.<br />

Guardando al telegiornale queste persone a cui non è rimasto niente, mi commuovo e mi chiedo<br />

perché sia successo.”<br />

Marta, Giulia, I A<br />

“Quando ho visto alla TV gli effetti <strong>del</strong> terremoto e <strong>del</strong>lo tsunami che in Giappone hanno <strong>di</strong>strutto<br />

intere città, penso a tutte quelle persone che hanno perso la vita e mi <strong>di</strong>spiace molto.. se una<br />

catastrofe tale fosse capitata a noi sarebbe stato orribile viverla in prima persona.<br />

…Ho visto un paese completamente <strong>di</strong>strutto e in ginocchio…penso che ci vogliano aiuti da tutto il<br />

mondo per risollevarlo”<br />

due studenti <strong>di</strong> I A<br />

“Nelle molte e<strong>di</strong>zioni dei <strong>di</strong>versi telegiornali che riguardavano la situazione in Giappone, mi ha<br />

colpito profondamente la reazione <strong>del</strong>le persone <strong>di</strong> fronte alla <strong>di</strong>struzione <strong>del</strong>le loro abitazioni..<br />

Trovare la propria casa rasa al suolo è come perdere il proprio punto <strong>di</strong> riferimento; non si sa<br />

dove andare e che cosa fare. Ho provato a immaginare la solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quelle povere persone.”<br />

Riccardo e Carlotta, I A<br />

“Ho letto un‟intervista <strong>di</strong> una ragazza <strong>di</strong> Sendai, che raccontava che le case e le strade sembravano<br />

giochi gonfiabili…mi sono immedesimato e ho provato una grande paura.”<br />

Matteo, I A<br />

“Penso ai giapponesi e prego per loro”<br />

Alberto, I B<br />

CLASSI SECONDE E TERZE<br />

La calamità che si è abbattuta sul popolo Giapponese il giorno 11 Marzo <strong>2011</strong>, ha fatto scaturire<br />

la necessità <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogo costruttivo su un tale catastrofico fatto <strong>di</strong> cronaca. Al fine <strong>di</strong> avvicinare e<br />

sensibilizzare i ragazzi ad un tema complesso e <strong>del</strong>icato quale è la questione <strong>del</strong> nucleare, abbiamo<br />

affrontato un <strong>di</strong>battito informativo sul tema. A conclusione <strong>del</strong> lavoro svolto in classe i ragazzi sono<br />

stati chiamati a rispondere ad un questionario <strong>di</strong> riflessione personale e critica circa le modalità<br />

con le quali la questione è stata trattata dai me<strong>di</strong>a e l'eventuale pensiero maturato in merito alla<br />

questione nucleare.


Penso che i me<strong>di</strong>a abbiano dato un po' per scontato che tutti conoscessero la struttura ed il<br />

funzionamento <strong>di</strong> una centrale nucleare. Comunque, nello specifico, ritengo che le informazioni<br />

fornite siano numerose. Sono sod<strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> come si sia cercato costantemente <strong>di</strong> non creare il<br />

panico fra la popolazione. Ancora non mi sono fatta una vera e propria idea circa la tematica <strong>del</strong><br />

nucleare, tuttavia la cronaca <strong>di</strong> questi giorni e soprattutto il lavoro svolto in classe mi hanno<br />

avvicinato all'argomento. Mi sono ritrovata a pensarci anche a casa e <strong>di</strong> questo sono molto contenta<br />

perchè prima <strong>del</strong> nostro <strong>di</strong>battito non me ne ero mai interessata. Ciò nonostante non sono giunta<br />

ancora ad una vera e propria conclusione.<br />

Teresa IIIA<br />

Sono sod<strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> come è stata trattata la questione dai Me<strong>di</strong>a, tuttavia avrei gra<strong>di</strong>to che il<br />

problema nucleare fosse stato sollevato in maniera più tempestiva.<br />

Secondo me i me<strong>di</strong>a avrebbero dovuto approfon<strong>di</strong>re maggiormente la questione, spiegando meglio<br />

la questione <strong>del</strong> nucleare perchè ragazzini come noi non avrebbero potuto comprendere la<br />

situazione senza un lavoro <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento scolastico.<br />

I Me<strong>di</strong>a hanno trattato in maniera esauriente la questione Giappone. La fonte che mi ha<br />

maggiormente sod<strong>di</strong>sfatto è stata il <strong>di</strong>battito in classe e le schede che la professoressa ci ha fornito<br />

circa le sorti dei cinquanta operai che hanno volontariamente deciso <strong>di</strong> entrare nella centrale <strong>di</strong><br />

Fukushima per salvare il mondo.<br />

Matteo IIIA<br />

I Me<strong>di</strong>a hanno messo in evidenza la grande compostezza <strong>del</strong> popolo giapponese, un popolo pieno <strong>di</strong><br />

controllo. Non sarebbe stato bello leggere nei giornali il <strong>di</strong>lagarsi <strong>del</strong> panico fra la popolazione.<br />

Il lavoro svolto in classe mi ha aiutato ad avvicinarmi alla questione <strong>del</strong> nucleare e a comprendere<br />

che la questione è seria e non va trattata con leggerezza.<br />

Nevio IIIA<br />

Non sono <strong>del</strong> tutto certo <strong>di</strong> avere maturato una mia opinione: inizialmente pensavo che, dal<br />

momento che esse sono già presenti in Francia, non sarebbe cambiato molto averne qualcuna in più<br />

in Italia, ma ripensandoci non posso <strong>di</strong>re che una in più o una in meno non cambino la situazione<br />

perchè pensarla in questi termini significherebbe prendere una scelta superficiale e poco me<strong>di</strong>tata.<br />

Josè IIIA<br />

Avrei gra<strong>di</strong>to ricevere informazioni più specifiche dai telegiornali perchè penso che la televisione<br />

sia lo strumento più utilizzato dalle famiglie. Ritengo che la centrale <strong>di</strong> Fukushima avrebbe dovuto


chiudere venti anni prima, in ogni caso ora tutti gli stati dovrebbero impegnarsi per fornire materiale<br />

<strong>di</strong> raffreddamento.<br />

Giacomo Casadei IIIA<br />

Personalmente ritengo che la questione Giappone sia stata trattata bene dai me<strong>di</strong>a, anche se<br />

certamente non è facile descrivere il dolore <strong>di</strong> un popolo che, seppur straziato dalla trage<strong>di</strong>a, sembra<br />

certo <strong>di</strong> potercela fare anche questa volta. Il lavoro svolto in classe mi ha aiutato moltissimo ad<br />

avvicinarmi alla trage<strong>di</strong>a avvenuta.<br />

Maria Vittoria IIIA<br />

Aurora ed Ilaria illustrano un lavoro <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

La fonte che mi ha sod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> più è stata internet, però il lavoro svolto in classe mi ha aiutato ad<br />

approfon<strong>di</strong>re le mie conoscenze. Prima che accadesse una simile catastrofe non sapevo neppure<br />

<strong>del</strong>l'esistenza <strong>di</strong> una centrale nucleare, ora grazie alle informazioni raccolte, ho iniziato ad<strong>di</strong>rittura a<br />

nutrire una mia idea a riguardo.<br />

Ilaria IIB<br />

Non sono sod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> come sia stata trattata dai me<strong>di</strong>a la questione <strong>del</strong> nucleare: anche se capivo<br />

cosa fosse successo, non potevo capire cosa fosse il nucleare. Poi in classe ho approfon<strong>di</strong>to e<br />

successivamente ne ho parlato in famiglia. Una volta compresa la questione nucleare ho iniziato a<br />

maturare una mia idea: secondo me ci sono molti vantaggi nella costruzione <strong>di</strong> una centrale, ma ci<br />

sono anche molti svantaggi. La cosa che ora non mi permette <strong>di</strong> <strong>di</strong>re con certezza “sì” o “no” è la<br />

paura generata da quanto accaduto in Giappone.<br />

Giovanni IIB<br />

Secondo me non è possibile farsi una vera e propria idea circa la questione nucleare utilizzando le<br />

sole informazioni <strong>del</strong>la televisione: c'è bisogno <strong>di</strong> maggiori aiuti che approfon<strong>di</strong>scano l'argomento<br />

rendendo la situazione più chiara e comprensibile per tutti.


Di tutta la questione Giappone mi ha molto colpito la forza <strong>di</strong> quei cinquanta operai <strong>del</strong>la centrale <strong>di</strong><br />

Fukushima che sono entrati sapendo <strong>di</strong> poter morire.<br />

Luna IIA<br />

Ho cercato <strong>di</strong> reperire informazioni dal maggior numero <strong>di</strong> fonti: a scuola durante i <strong>di</strong>battiti, sui<br />

giornali, su internet, Wikipe<strong>di</strong>a, Youtube...ho cercato filmati e testimonianze <strong>di</strong> superstiti per<br />

cercare <strong>di</strong> farmi una mia idea, anche sul nucleare. Non posso ancora votare a causa <strong>del</strong>la mia età,<br />

ma questo non vuol <strong>di</strong>re che la cosa non mi interessi o che non possa comprenderla, anzi con l'aiuto<br />

dei miei genitori e <strong>del</strong>la scuola ho scoperto che anche noi, nel nostro piccolo, possiamo contribuire.<br />

Patrizia IIA<br />

Non sono stata totalmente sod<strong>di</strong>sfatta dei mezzi <strong>di</strong> comunicazione perchè certamente è stato<br />

riportato il racconto <strong>del</strong>la catastrofe, ma alcuni aspetti sono stati lasciati in secondo piano, come per<br />

esempio la questione dei cinquanta operai rientrati volontariamente a lavorare nella centrale. Di essi<br />

ho trovato articoli solo in alcuni giornali, non in tutti. Grazie alle informazioni reperite, al <strong>di</strong>battito<br />

in classe e al <strong>di</strong>alogo coi compagni ho iniziato a elaborare anche un mio pensiero circa la questione<br />

nucleare.<br />

Elena IIA<br />

Personalmente sono stato sod<strong>di</strong>sfatto solo <strong>di</strong> come è stata trattata la questione terremoto, non<br />

certamente quella nucleare. Per reperire informazioni su quanto accaduto ho dovuto, infatti,<br />

ricorrere a più fonti: al telegiornale ho trovato solo notizie sul terremoto, per il nucleare ho dovuto<br />

cercare altrove (in classe, in famiglia, nelle schede <strong>di</strong> esperti sul tema ). Inoltre non sono sod<strong>di</strong>sfatto<br />

<strong>di</strong> come la questione sia stata trattata più dal punto <strong>di</strong> vista politico che da quello scientifico.<br />

Luca IIA


Lavoro <strong>di</strong> Approfon<strong>di</strong>mento<br />

Laura Guiducci in un lavoro <strong>di</strong><br />

approfon<strong>di</strong>mento.<br />

Ho riflettuto molto sulla questione <strong>del</strong>le centrali nucleari, e nonostante abbia cercato <strong>di</strong> non farmi<br />

con<strong>di</strong>zionare dalla emotività <strong>del</strong> momento dovuta a ciò che sta accadendo in Giappone, le mie<br />

considerazioni risultano comunque critiche. Il dubbio nasce dal fatto che le centrali nucleari (<br />

certamente necessarie nella nostra vita moderna in cui l‟energia elettrica richiesta è molto alta)<br />

sod<strong>di</strong>sfano il fabbisogno energetico <strong>del</strong> paese, tuttavia si rivelano pericolose durante la fase <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>smissione per lo stoccaggio <strong>di</strong> barre impregnate <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azioni e, certamente, nel caso <strong>di</strong> eventi<br />

naturali catastrofici.<br />

Laura G. IIA<br />

CONSEGUENZE<br />

Al momento si registrano più <strong>di</strong> 200.000 persone evacuate dalle zone a rischio, 5.000.000 senza<br />

elettricità e la stagione è pienamente invernale per cui aggiungiamo anche il rischio freddo e gelo.<br />

L‟asse terrestre si è spostato <strong>di</strong> 10cm. A causa <strong>di</strong> questo spostamento, la velocità rotazione terrestre<br />

è aumentata, causando una <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong>la durata <strong>del</strong> giorno <strong>di</strong> 1.6 microsecon<strong>di</strong>. Il terremoto e il


successivo tsunami hanno minato la stabilità dei 55 reattori giapponesi. L‟impianto nucleare <strong>di</strong><br />

Fukushima risulta danneggiato con per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> materiale ra<strong>di</strong>oattivo.<br />

I reattori <strong>di</strong> questa centrale sono <strong>del</strong> tipo “ad acqua bollente”, uno dei progetti <strong>di</strong> più larga<br />

<strong>di</strong>ffusione. La reazione nucleare <strong>del</strong> nocciolo produce calore, che a sua volta provoca l‟ebollizione<br />

<strong>del</strong>l‟acqua e quin<strong>di</strong> vapore: questo aziona <strong>di</strong>rettamente una turbina per generare elettricità, poi è<br />

raffreddato da un condensatore e l‟acqua viene pompata <strong>di</strong> nuovo nel reattore, completando così il<br />

ciclo. Il problema è che anche quando il reattore viene spento, e l‟azione nucleare cessa, all‟interno<br />

rimane un calore elevato che dev‟essere <strong>di</strong>ssipato da un adeguato sistema <strong>di</strong> raffreddamento: tale<br />

sistema è quello che non è entrato automaticamente in funzione appena il reattore si è chiuso a<br />

causa <strong>del</strong>la scossa sismica.<br />

COLLABORAZIONE<br />

Imme<strong>di</strong>ati sono stati i soccorsi grazie alla tecnologia me<strong>di</strong>atica <strong>di</strong> cui il Giappone <strong>di</strong>spone. La<br />

notizia in pochi minuti è arrivata alla popolazione e questo ha potuto salvare, nel breve tempo, tante<br />

persone. Il governo ha mobilitato 50.000 persone, tra militari e personale <strong>di</strong> soccorso, avviando così<br />

un gigantesco piano <strong>di</strong> salvataggio e <strong>di</strong> recupero. Le forze <strong>del</strong>la Difesa hanno messo in campo<br />

centinaia <strong>di</strong> navi, aeromobili e veicoli <strong>di</strong>retti verso la zona colpita. Anche dal resto <strong>del</strong> mondo è<br />

partita imme<strong>di</strong>atamente la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> aiuto al Giappone con mezzi e personale preparato per<br />

interventi <strong>di</strong> aiuto e sostegno alla popolazione colpita. La popolazione ha reagito in modo corretto<br />

ed equilibrato con capacità <strong>di</strong> riprendere la vita quoti<strong>di</strong>ana ricostruendo la propria speranza.<br />

Laura G. IIA


Maria Curie<br />

CLASSI SECONDE<br />

[...] Carneade, carneade...chi era costui? ( Don Abbon<strong>di</strong>o. “Promessi Sposi”)<br />

Maria Skłodowska, meglio nota come Marie Curie (Varsavia, 7 novembre 1867 – Passy, 4 luglio<br />

1934), è stata una chimica e fisica polacca, naturalizzata francese. Nel 1903 fu insignita <strong>del</strong><br />

premio Nobel per la fisica (assieme al marito Pierre Curie e ad Antoine Henri Becquerel) e, nel<br />

1911, <strong>del</strong> premio Nobel per la chimica per i suoi lavori sul ra<strong>di</strong>o.<br />

Nonostante i notevoli successi conseguiti in campo scientifico, nessuno <strong>di</strong> noi ricordava il suo<br />

nome. A seguito <strong>del</strong> lavoro svolto in classe, quale idea ti sei costruito a riguardo?<br />

Quando Penso a Marie Curie provo una grande sensazione <strong>di</strong> stima ma allo stesso tempo <strong>di</strong><br />

tristezza. Provo tristezza perchè non ha ricevuto tutta la fama e fortuna che meritava. E' vero che ha<br />

ricevuto il premio Nobel, ma non è rimasta particolarmente nella storia, infatti nessuno <strong>di</strong> noi<br />

ragazzi la conosceva prima <strong>del</strong>la descrizione <strong>del</strong>la professoressa. Provo invece stima perchè è solo<br />

grazie a lei e al suo stu<strong>di</strong>o sulla ra<strong>di</strong>oattività se oggi sappiamo molto <strong>di</strong> più sulle ra<strong>di</strong>azioni e, se non<br />

avesse scoperto nulla, potremmo, forse, essere ancora inconsci <strong>di</strong> ciò che sta accadendo in<br />

Giappone.<br />

Matteo IIB


Io penso che la fisica Marie Curie sia stata una grande donna, perché grazie alle sue scoperte oggi<br />

conosciamo l'utilità e la pericolosità al tempo stesso, <strong>del</strong> ra<strong>di</strong>o e <strong>del</strong>le ra<strong>di</strong>azioni.<br />

Andrea IIB<br />

I Curie hanno de<strong>di</strong>cato tutta la loro nobile vita alla scienza e al bene <strong>del</strong>l'umanità, questo mi ha<br />

colpito molto. Si rifiutarono <strong>di</strong> depositare il brevetto internazionale per il processo <strong>di</strong> isolamento <strong>del</strong><br />

ra<strong>di</strong>o, preferendo lasciarlo libero affinché la comunità scientifica potesse effettuare ricerche in<br />

questo campo senza ostacoli, in maniera tale da favorire il progresso in questo settore scientifico.<br />

Chiara IIB<br />

Secondo me Marie Curie è una persona speciale, che ha de<strong>di</strong>cato la propria vita alla scienza. oggi<br />

giorno le persone più famose e conosciute sono cantanti o attori, mentre quelle che io ritengo le vere<br />

persone importanti, quelle che hanno fatto cose straor<strong>di</strong>narie come in questo caso, non vengono<br />

ricordate <strong>di</strong> frequente. Marie Curie, come molti altri ricercatori, è stata una persona senza la quale<br />

molti uomini sarebbero morti (ricerche condote sul ra<strong>di</strong>o), una vera e propria eroina.<br />

Diego IIB<br />

Marie doveva essere una donna dal carattere forte, da un grande senso <strong>di</strong> altruismo e da una<br />

generosità immaginabile. Questo lo posso capire dalle poche informazioni che ho <strong>del</strong>la sua vita, che<br />

però sono sufficienti a farsi un idea <strong>del</strong>la sua persona.<br />

Aurora IIB<br />

Io penso che Marie Curie sia stata una persona che abbia rivoluzionato il mondo <strong>del</strong>la scienza e<br />

penso che se anche avesse saputo che stava andando incontro la morte lei avrebbe continuato le sue<br />

ricerche per migliorare il mondo e la scienza. Mi ha dato fasti<strong>di</strong>o l'idea <strong>del</strong> maschilismo <strong>di</strong> quei<br />

tempi; io penso che se avessero potuto dare il loro contributo alla ricerca anche le donne, ci<br />

sarebbero state molte più scoperte. Mi ha inoltre colpito la tenacia con cui si è inpegnata nel suo<br />

lavoro. Mi ha stupefatto che in ogni scoperta che faceva non vi metteva brevetto, per cui se alcuni<br />

scienziati volevano stu<strong>di</strong>are le sue ricerche erano liberi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>arle, mentre adesso la gente pensa<br />

solo ad arrichirsi. Marie Curie ha pensato al campo <strong>del</strong>la ricerca e <strong>del</strong> sapere.<br />

Davide IIB


Genetica: il tema <strong>del</strong>l' affettività<br />

CLASSI TERZE<br />

L' adolescenza è quel tratto <strong>del</strong>l'età evolutiva umana caratterizzato dalla transizione dallo stato<br />

infantile a quello adulto <strong>del</strong>l'in<strong>di</strong>viduo. In seguito al <strong>di</strong>battito svolto in classe sui cambiamenti<br />

fisici e psicologici che caratterizzano questa fase, svolgi una relazione che documenti il confronto<br />

svolto.<br />

In scienze abbiamo iniziato da qualche settimana lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>l' Apparato Riproduttore con<br />

particolare riferimento alle caratteristiche fisiche e psicologiche tipiche <strong>del</strong>la pubertà. Essendo una<br />

ragazzina <strong>di</strong> tre<strong>di</strong>ci anni sto entrando anche io nell' età <strong>del</strong>l' adolescenza e noto in me alcuni<br />

cambiamenti significativi. Fisicamente ho iniziato ad avere il ciclo mestruale e in quella settimana<br />

sono sempre lunatica, a volte angosciata ma specialmente stanca, ho sbalzi <strong>di</strong> umore intensi e<br />

spesso ho mal <strong>di</strong> pancia; insomma <strong>di</strong>ciamo che è una settimana un po' stressante. Noto che i miei i<br />

fianchi si sono leggermente allargati ed è aumentato il seno. Ho più fame <strong>di</strong> quando ero bambina,<br />

sudo <strong>di</strong> più e sono maggiormente emotiva. Ci sono e continueranno ad esserci cambiamenti nei<br />

rapporti umani, in particolare quelli con i genitori: ho voglia <strong>di</strong> più responsabilità e non sono <strong>del</strong><br />

tutto consapevole <strong>di</strong> ciò che sbaglio. Con loro voglio sempre aver ragione, a volte richiedo più<br />

privacy e ammetto che principalmente la ottengo. La libertà e "i miei spazi" sono enti fondamentali<br />

in questo periodo. Affermo <strong>di</strong> avere più interesse nei maschi e a volte vorrei essere meno<br />

superficiale con loro. Il tasso <strong>di</strong> attrazione fisica è assai elevato e ancor <strong>di</strong> più quello <strong>di</strong> maturità nei<br />

ragazzi. Magari con alcuni ho più legame, essendo legami più veloci e facili. La timidezza è<br />

davvero molta nei loro confronti. Con le mie amiche, soprattutto con quelle a cui sono più legata, ho<br />

maggiore confidenza. Spesso quando ho qualche necessità <strong>di</strong> sfogarmi, mi "scarico" con loro perchè<br />

so che mi capiscono in quanto stanno vivendo anche loro questa età e sono pronte a darmi ragioni<br />

su ciò che sbaglio, o su ciò che approccio negativamente. Ho inoltre una particolare irritabilità e<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> controllo <strong>del</strong>la situazione; le <strong>di</strong>strazioni sono frequenti e devo <strong>di</strong>re che noi ragazze ci<br />

facciamo dei viaggi mentali inimmaginabili!


Noi ragazzi <strong>di</strong> terza abbiamo usato le ore <strong>di</strong> scienze <strong>del</strong>l‟ultimo periodo <strong>del</strong>l‟anno scolastico per<br />

confrontarci sui cambiamenti che notiamo sul nostro corpo e nei rapporti con amici e genitori. Ci è<br />

stata molto d‟aiuto la professoressa <strong>di</strong> scienze che ci ha aiutato a spiegare con termini scientifici ciò<br />

che <strong>di</strong>cevamo e ci ha aiutato soprattutto nell‟affrontare con serietà l‟argomento, cosa che non tutti<br />

riuscivano a fare. La prima lezione è stata de<strong>di</strong>cata all‟analisi dei cambiamenti. Ci siamo organizzati<br />

in due gruppi, <strong>di</strong>visi per sesso. Qui ci siamo confrontati ed io mi sono stupito molto quando ho<br />

sentito che parlavano con serietà i miei compagni che sembravano averne meno, erano proprio loro<br />

a notare la maggior parte dei cambiamenti. Nelle lezioni successive ci siamo confrontati con tutta la<br />

classe su ciò che era emerso nei gruppi. Nel nostro gruppo, quello dei maschi, era emerso questo: il<br />

cambiamento <strong>del</strong>la voce, la crescita <strong>del</strong>la muscolatura e dei peli, aumento <strong>del</strong>la fame e <strong>del</strong>la<br />

sudorazione. Abbiamo constatato anche che questa età è molto complicata poiché non si è trattati né<br />

da bambini né da adulti, si è più vagabon<strong>di</strong> e si tende a fare atti <strong>di</strong> bullismo per farsi notare. Come si<br />

può verificare continuamente questa fase <strong>del</strong>la vita è molto complicata ed io ho la certezza che<br />

questo confronto con miei coetanei sia stato molto <strong>di</strong> aiuto a me e penso anche ai miei compagni.<br />

Da ormai 5 mesi ho compiuto 13 anni e da poche settimane, abbiamo cominciato la riproduzione e<br />

la genetica come argomento <strong>di</strong> scienze a scuola. Come ho già detto ho già compiuto 13 anni e come<br />

molti, sono già entrato nell‟ età <strong>del</strong>la pubertà. Come abbiamo detto in classe questo passaggio da<br />

infanzia ad adolescenza comporta in ciascuno determinati cambiamenti fisici e mentali. I<br />

cambiamenti fisici che noto in me sono vari:la muscolatura si è rinforzata, la mia statura è<br />

aumentata, le mie spalle si sono allargate, mi sono cresciuti peli in varie parti <strong>del</strong> corpo, mi sono<br />

cresciuti i baffi e in faccia si può notare una leggera acne. Infine noto che la voglia <strong>di</strong> mangiare è<br />

sempre frequente ed è raro che almeno una minima traccia <strong>di</strong> sudore non sia presente. Riguardo ai<br />

miei cambiamenti mentali posso <strong>di</strong>re sicuramente molte cose: ora non vorrei essere trattato come un<br />

bambino anche se guardandomi questa affermazione dovrebbe essere smentita poiché la voglia <strong>di</strong><br />

fare confusione in me è veramente tanta; il livello <strong>di</strong> attrazione al sesso opposto è sicuramente alto<br />

e spesso i <strong>di</strong>scorsi con gli amici prevedono maggiore interessamento per il mio aspetto fisico.<br />

Spesso ho un forte senso <strong>di</strong> vagabondaggine ma poi l‟altro senso <strong>di</strong> responsabilità mi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

lavorare. Ora che sono più grande ho rimpiazzato l‟andare a giocare a calcio con il fare qualche<br />

cavolata in giro o uscire il sabato sera, magari per festeggiare qualche evento. Inoltre ora non ho un<br />

forte rapporto con mia mamma come lo avevo da piccolo infatti piuttosto che rimanere in sala con<br />

lei preferisco, sicuramente chiudermi in camera mia utilizzando qualche scusa. Chiaramente un po‟<br />

mi <strong>di</strong>spiace ma è sempre meglio che rimanere con lei e litigare dopo pochi minuti per un fatto che<br />

può essere definito una sciocchezza.


In questo periodo ho notato in me e nei miei amici alcuni cambiamenti sia dal punto <strong>di</strong> vista fisico,<br />

che psicologico. Dal punto <strong>di</strong> vista fisico, durante questa età sono avvenuti in me cambiamenti<br />

importanti: innanzi tutto sono cresciuta in altezza e mi si sono allargati i fianchi, mi si è sviluppato<br />

il seno e mi è iniziato il ciclo mestruale. Ho notato poi un aumento <strong>del</strong>la sudorazione e <strong>del</strong>la fame.<br />

Per quanto riguarda invece i rapporti con gli altri mi sono accorta <strong>del</strong> mio atteggiamento <strong>di</strong>verso.<br />

Ad esempio io e i miei genitori parliamo molto, però sento il bisogno <strong>di</strong> avere più libertà e privacy e<br />

a volte <strong>di</strong> essere più compresa e qualche volta ci scontriamo. Con le mie amiche c‟è un rapporto più<br />

affettuoso e profondo rispetto a prima e da parte mia, ma credo anche degli altri, c‟è una<br />

“selezione” <strong>del</strong>la compagnia con cui stare. Desidero passare molto tempo con loro e <strong>di</strong> raccontare<br />

loro tutto ciò che mi accade. Con i maschi c‟è uno strano rapporto: c‟è attrazione fisica, interesse e<br />

voglia <strong>di</strong> stringere rapporti <strong>di</strong> amicizia con loro, però in certi casi sono più timida e faccio fatica ad<br />

essere spontanea con loro. Inoltre mi innamoro facilmente, ma sono sempre cotte veloci e poco<br />

durature. Nonostante questo anche con loro ho stretto legami più profon<strong>di</strong>. Psicologicamente credo<br />

<strong>di</strong> essere molto cambiata: questo periodo è caratterizzato da sbalzi <strong>di</strong> umore frequenti e da una forte<br />

voglia <strong>di</strong> stare con i miei amici e coetanei e <strong>di</strong> confrontarmi con loro. In altri momenti invece<br />

preferisco stare da sola a pensare. I miei interessi, come giocare a pallavolo e ascoltare la musica,<br />

non sono molto cambiati, ma si sono adattati alla mia età. Infine mi sono sorpresa a farmi alcune<br />

domande sulla vita, sull‟amore, sul dolore, che non mi ero mai fatta prima e dalle quali ho capito<br />

che sto crescendo.<br />

In questi ultimi anni ho notato che sono molto cambiata fisicamente e anche psicologicamente.<br />

Fisicamente sono <strong>di</strong>ventata un po‟ più alta e mi si sono allargati i fianchi. Ho avuto un leggero<br />

cambiamento <strong>del</strong>la voce che non è più bianca e da bambina, il seno ha incominciato a crescermi e in<br />

faccia noto la presenza <strong>di</strong> alcune impurità <strong>del</strong>la pelle. Ho già da due anni il ciclo mestruale e inoltre<br />

noto che sudo <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quando ero una bambina e ci sono perio<strong>di</strong> in cui ho sempre fame. Oltre a<br />

questi cambiamenti che riguardano più il mio fisico, anche il mio carattere e il mio rapportarmi con<br />

gli altri è cambiato. Con i miei genitori in particolare ho voglia <strong>di</strong> avere più libertà e privacy. Mi<br />

piacerebbe sempre avere ragione e sono più <strong>di</strong>staccata da loro rispetto a quando ero piccola. Inizio<br />

ad avere più attrazione verso il sesso opposto e cerco <strong>di</strong> avere rapporti meno superficiali, anche se è<br />

a volte è <strong>di</strong>fficile perché la timidezza vince. Noto che le cotte per i ragazzi sono facili ma anche<br />

veloci, e a volte desidero ragazzi più maturi. Nel rapporto con le mie amiche noto che c‟è più affetto<br />

e alcuni legami sono più profon<strong>di</strong>. Le amicizie sono più ristrette perché tendo a cercare persone che<br />

mi corrispondano. C‟è più confidenza e più intesa. Alcuni miei cambiamenti psicologici sono la<br />

facile per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> controllo e gli sbalzi <strong>di</strong> umore. Infine quando sono innamorata mi è più facile<br />

<strong>di</strong>strarmi e spesso faccio molti viaggi mentali.


In questo periodo io, come tutti i miei amici, sto attraversando la fase <strong>del</strong>l‟ adolescenza e sto<br />

cambiando non solo nell‟ fisico, ma anche nel carattere. Ultimamente mi sono alzato, anche se non<br />

<strong>di</strong> molto e mi si sono allargate notevolmente le spalle. Il mio piede che fino all‟ anno scorso era un<br />

38 ora è un 40 e i muscoli <strong>del</strong>le mie gambe sono più resistenti. La mia voce è cambiata e si è molto<br />

abbassata e sul mio viso, seppure pochi, i segni <strong>del</strong>l‟acne giovanile. Un altro particolare che ho<br />

notato è la sudorazione costante <strong>del</strong> mio corpo, che mi costringe a fare la doccia ogni giorno. Nel<br />

rapportarmi con gli altri è cambiato notevolmente il rapporto con mia mamma, che prima vedevo<br />

come un‟ importantissima figura quasi da adorare, e che ora vedo come una rompiscatole con la<br />

quale litigo o per motivi futili o perché lei mi vede ancora come il “suo” bambino e non vuole<br />

accettare il fatto che ho 14 anni e che voglio comportarmi come tale, per esempio uscendo con gli<br />

amici o andando al cinema. Con i miei coetanei il rapporto è <strong>di</strong>ventato piuttosto confidenziale, tanto<br />

da farmi sentire <strong>di</strong> appartenere a un “gruppo” <strong>di</strong> amici con il quale parlo ed esco. Anche l‟<br />

attrazione verso le donne è maggiore, come in ogni mio coetaneo. Nonostante ciò anche i miei<br />

interessi sono cambiati, per esempio la scelta degli sport e dei passatempo, che prima praticavo solo<br />

perché costretto da mia mamma.


“The sound of music”<br />

Laboratorio teatrale<br />

Classi Terze


Dopo lo spettacolo il regista Franco Mescolini ha scritto ai ragazzi:<br />

La terza A e la terza B, insieme per allestire lo<br />

spettacolo <strong>di</strong> fine anno, nell’ambito <strong>del</strong>la lingua inglese e<br />

sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong>la bravissima Martina Olley.<br />

Uno spettacolo personalmente <strong>del</strong>izioso liberamente<br />

tratto dalla comme<strong>di</strong>a musicale “Tutti insieme<br />

appassionatamente”, una rappresentazione che ha messo<br />

in evidenza l’impegno dei ragazzi sia dal versante<br />

<strong>del</strong>l’appren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>la lingua che da quello più<br />

strettamente espressivo teatrale.<br />

Complimenti dunque alle insegnanti <strong>di</strong> inglese, complimenti<br />

a Martina Olley che insegna teatro, ai maestri <strong>di</strong> musica e<br />

canto e all’istituto Sacro Cuore promotore <strong>di</strong> tale<br />

lodevole iniziativa.<br />

Per i ragazzi tanti applausi assieme all’augurio <strong>di</strong> un<br />

futuro “appassionatamente” ricco <strong>di</strong> conoscenze e <strong>di</strong><br />

tutto ciò che servirà a farli <strong>di</strong>ventare brave persone…<br />

Franco Mescolini


Alla scoperta <strong>del</strong>la civiltà<br />

germanica


VIAGGIO TRA AUSTRIA, GERMANIA E ALTO-ADIGE<br />

Il tra<strong>di</strong>zionale viaggio attraverso le terre <strong>di</strong> lingua tedesca si è svolto nell‟estate <strong>2010</strong> nelle giornate<br />

<strong>del</strong> 6-7-8-9 settembre e ha visto la partecipazione degli alunni <strong>del</strong>la sezione <strong>di</strong> tedesco (1B, 2B e<br />

3B) accompagnati dal prof. Paolo Bragagni, dalla prof.ssa Li<strong>di</strong>a Dra<strong>di</strong> e dalla nostra madrelingua<br />

tedesca Ingrid Montag. Gli alunni hanno frequentato lezioni in lingua tedesca presso l‟Istituto<br />

Volkshochschule <strong>di</strong> Salisburgo dove hanno respirato un‟atmosfera decisamente austriaca a contatto<br />

con insegnanti madrelingua <strong>del</strong>la splen<strong>di</strong>da citta<strong>di</strong>na mozartiana. La visita al tempio <strong>del</strong>la musica<br />

classica incorniciato da magnifici monumenti barocchi e da un incantevole scenario naturale,<br />

l‟attraversamento dei malinconici laghi austriaci <strong>del</strong>la Carinzia (Ossiachersee), la <strong>di</strong>vertente<br />

esperienza <strong>del</strong>la miniera <strong>di</strong> sale <strong>di</strong> Hallein a bordo dei tipici trenini e lungo i ripi<strong>di</strong>ssimi scivoli in<br />

legno un tempo usati dai minatori, la scalata tra paesaggi mozzafiato e altezze vertiginose al<br />

celeberrimo Nido <strong>del</strong>l‟Aquila in cui Hitler soleva rifugiarsi, il fiabesco castello <strong>di</strong> Hellbrunn<br />

impreziosito dagli spettacolari giochi d‟acqua, la sosta nella vivace città <strong>di</strong> Linz sulle sponde <strong>del</strong><br />

Danubio per gustare la golosissima Linzer Torte, la toccante visita guidata al famigerato Campo <strong>di</strong><br />

concentramento <strong>di</strong> Mauthausen, la romantica chiesetta <strong>di</strong> Oberndorf famosa per aver dato i natali al<br />

notissimo canto natalizio Stille Nacht (Astro <strong>del</strong> ciel), lo scintillante mondo Swarovski con le sue<br />

lucenti emozioni cristalline, e dulcis in fundo la sosta alla fabbrica <strong>di</strong> yogurt altoatesina nella<br />

citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Sterzing-Vipiteno per una gustosa esperienza dai sapori densi e genuini, sono state le<br />

principali mete turistiche toccate durante questo memorabile viaggio vissuto dagli alunni nel segno<br />

<strong>del</strong> bel tempo, <strong>del</strong> buonumore e <strong>del</strong>lo stupore.<br />

È con grande piacere che vi invitiamo a sfogliare il nostro “album” <strong>di</strong> viaggio attraverso le<br />

istantanee più significative:


Vista panoramica <strong>del</strong>la città <strong>di</strong> Salisburgo tra le guglie svettanti <strong>del</strong>le chiese e la fortezza<br />

A passeggio nel magnifico parco <strong>del</strong> Castello <strong>di</strong> Mirabell:


Foto <strong>di</strong> gruppo nel Parco <strong>di</strong> Mirabell<br />

Il ponte <strong>di</strong> Mozart che scavalca il fiume Salzach


Le invitanti vetrine <strong>del</strong>le pasticcerie: un trionfo <strong>di</strong> goloserie irresistibili<br />

L‟atmosfera dei celebri caffè salisburghesi


Anche le insegnanti si concedono la meritata sosta<br />

A spasso in carrozza


I Laghi carinziani: l‟Ossiachersee<br />

Pausa pranzo sulle rive <strong>del</strong> lago ….


….. e momenti <strong>di</strong> sereno relax all‟aria aperta<br />

Le placide atmosfere <strong>del</strong> lago


Momenti spensierati alla scoperta <strong>del</strong> lago<br />

Le miniere <strong>di</strong> sale <strong>di</strong> Hallein tra Austria e Germania: superamento <strong>del</strong> confine nelle<br />

viscere <strong>del</strong>la terra


I caratteristici scivoli in legno che collegano i cunicoli <strong>del</strong>la miniera…………<br />

.…<br />

sono oggi <strong>di</strong>venuti palcoscenico <strong>di</strong> gare <strong>di</strong> velocità per la gioia <strong>di</strong> piccoli e gran<strong>di</strong>!


L‟ingresso alle miniere è consentito solo in tenuta rigorosamente bianca<br />

E tanti “cappuccetti bianchi” si preparano a scendere nelle profon<strong>di</strong>tà <strong>del</strong>la terra


In viaggio verso il Nido <strong>del</strong>l‟Aquila: il paesaggio <strong>del</strong> Berchtesgaden con vista <strong>del</strong><br />

lago <strong>di</strong> König<br />

La definitiva ascesa al rifugio alpino <strong>di</strong> Hitler dentro l‟ascensore <strong>di</strong> ottone a specchi<br />

scavato tra la roccia


Finalmente in cima con vista spettacolare<br />

Davanti al camino in marmo rosso, dono <strong>di</strong> Mussolini a Hitler


Momenti conviviali nella residenza-rifuglio convertita oggi in ristorante<br />

Accanto alle bevande internazionali le immancabili specialità bavaresi


Colpo d‟occhio sulla residenza asse<strong>di</strong>ata dai turisti<br />

Il castello <strong>di</strong> Hellbrunn e i giochi d‟acqua


Le spiegazioni <strong>del</strong>la guida: come sopravvivere a spruzzi e getti d‟acqua<br />

Prime vittime tra i commensali: neanche a tavola si è tranquilli!


Fuggi-fuggi generale: si salvi chi può!<br />

Bagnati oltre ogni <strong>di</strong>re!


Gallerie d‟acqua per effetti da mille e una notte!<br />

Geniali coreografie con la forza <strong>del</strong>l‟acqua


Scorcio panoramico <strong>del</strong> parco <strong>del</strong> castello<br />

L‟ingresso <strong>del</strong> famigerato campo <strong>di</strong> Mauthausen


All‟interno dei locali <strong>del</strong>le docce gli alunni seguono attenti le spiegazioni <strong>del</strong>la guida<br />

La scala <strong>del</strong>la morte: percorsa dai deportati nelle cave <strong>di</strong> pietra <strong>del</strong> campo


Gli alunni scendono i 186 gra<strong>di</strong>ni <strong>del</strong>la scala<br />

Scorcio <strong>del</strong> centro <strong>del</strong>la città <strong>di</strong> Linz


Foto <strong>di</strong> gruppo sotto la Colonna <strong>del</strong>la Trinità<br />

La Chiesetta <strong>di</strong> Stille Nacht (Astro <strong>del</strong> Ciel)


L‟ingresso alla fabbrica <strong>di</strong> Swarovski<br />

Nel mondo dei cristalli tante lucenti tentazioni


La voglia <strong>di</strong> un fast-food ma rispettando la pittoresca tra<strong>di</strong>zione tirolese<br />

Difficile resistere ai regali copricapi alla Burger King!


La facciata <strong>del</strong>la Latteria Sterzing-Vipiteno produttrice degli omonimi yogurt<br />

Nella sala conferenze gli alunni seguono il filmato introduttivo sull‟azienda Sterzing-<br />

Vipiteno


E dopo il giro <strong>del</strong>la fabbrica l‟agognata degustazione dei cremosi yogurt


VIAGGIO AI MERCATINI DELL‟AVVENTO DI BRIXEN<br />

(BRESSANONE)<br />

E anche nel <strong>di</strong>cembre scorso, come ogni anno nel periodo <strong>del</strong>l‟Avvento, la nostra<br />

bussola punta immancabilmente verso il Nor<strong>di</strong>talia, l‟Alto-A<strong>di</strong>ge: la tra<strong>di</strong>zionale gita<br />

<strong>di</strong>cembrina è <strong>di</strong>ventata ormai un classico per gli alunni <strong>di</strong> tedesco, un rito che non si<br />

può non rinnovare.<br />

Oltre ai prof Bragagni e Alessandri, non nuovi alle avventure altoatesine, abbiamo<br />

avuto il piacere <strong>di</strong> annoverare tra le nostre fila la presenza <strong>di</strong> un gruppetto <strong>di</strong><br />

insegnanti <strong>del</strong>la scuola materna ed elementare (Alberto Braschi, Elisa Alessandri,<br />

Emanuela Casali e marito), che hanno portato una ventata <strong>di</strong> novità e <strong>di</strong> energia.<br />

Il 19 <strong>di</strong>cembre <strong>2010</strong> è <strong>di</strong> scena, dopo la visita a Bolzano e a Merano negli anni<br />

precedenti, la città vescovile <strong>di</strong> Bressanone, capoluogo <strong>del</strong>la Val d'Isarco e luogo <strong>di</strong><br />

vacanza <strong>del</strong> nostro Papa Benedetto XVI: per oltre un mese la citta<strong>di</strong>na si avvolge<br />

<strong>di</strong> luci e le sue strade me<strong>di</strong>evali, i magnifici monumenti ed i tesori artistici e culturali<br />

<strong>del</strong> centro storico <strong>di</strong>ventano ancor più suggestivi.<br />

Si parte con la Piazza Duomo, animata dai tanti chioschi natalizi, dove il tempo<br />

come per magia pare arrestarsi: le finestre <strong>di</strong> Palazzo Balzano si trasformano in un<br />

grande calendario <strong>del</strong>l‟Avvento e il Duomo, vestito a festa, richiama al suo interno<br />

gran<strong>di</strong> e piccoli pronti ad ammirare gli sfavillanti addobbi tirolesi ed ascoltare le<br />

funzioni nell‟esotico tedesco sudtirolese.<br />

Sulla piazza i <strong>di</strong>versi espositori offrono articoli tra<strong>di</strong>zionali e all'insegna <strong>del</strong>la storia<br />

locale: stelle <strong>di</strong> natale <strong>di</strong> paglia, can<strong>del</strong>e, presepi intarsiati nel legno, ceramiche,<br />

tipiche pantofole tirolesi, oggetti in legno intagliato, corone <strong>del</strong>l'Avvento, antichi<br />

strumenti musicali locali, che non mancano <strong>di</strong> catturare la fantasia dei nostri alunni,<br />

immersi in un‟atmosfera incantata fatta <strong>di</strong> luci, suoni e profumi.<br />

Imper<strong>di</strong>bili le numerose specialità gastronomiche come speck, canederli, brezen<br />

(pane intrecciato <strong>di</strong> color ambrato) krapfen (bomboloni) ripieni <strong>di</strong> marmellata, stru<strong>del</strong><br />

ed altre <strong>del</strong>izie, alcune <strong>del</strong>le quali abbiamo avuto tutti noi la fortuna <strong>di</strong> assaggiare<br />

durante il pranzo nel pittoresco Ristorante Cavallino d‟Oro (Goldenes Rössl).<br />

Oltre alla messa, al mercatino e al ristorante, non è mancato l‟appuntamento<br />

culturale: la visita al Museo Diocesano, presso il quale è collocata un‟ampia rassegna<br />

<strong>di</strong> presepi davvero eccezionale per l‟alto valore artistico <strong>del</strong>le statue e figurine <strong>di</strong>pinte<br />

o intagliate nel legno, nella cera, nell‟avorio ed altri materiali.<br />

Insomma una giornata che, nonostante il freddo pungente e poco illuminata dal sole,<br />

è stata rallegrata dai colori scintillanti dei mercatini e rischiarata da ampi sprazzi <strong>di</strong><br />

allegria, e vissuta in uno spirito <strong>di</strong> particolare cor<strong>di</strong>alità e con<strong>di</strong>visione.


La Piazza <strong>del</strong> Duomo dove abbiamo seguito la messa in tedesco<br />

Palazzo Balzano trasformato in calendario <strong>del</strong>l‟Avvento


Particolare <strong>del</strong> calendario che segna la giornata <strong>del</strong> nostro arrivo<br />

Le prime luci accendono le finestre per un effetto molto suggestivo


Un simpatico tour <strong>del</strong>la città in calesse per i più “vecchietti”<br />

Alberto ed Elisa


Il tipico pane intrecciato per uno spuntino a metà mattinata<br />

Magie natalizie: cascate <strong>di</strong> palle decorate a mano


Le tipiche can<strong>del</strong>e colorate dalle mille fragranze<br />

Il prezioso legno altoatesino lavorato in tante fogge


Caratteristico presepe in legno intagliato<br />

Vasi in vetro <strong>di</strong>pinti con tra<strong>di</strong>zionali motivi natalizi


Casette natalizie con le tipiche travi a vista<br />

Angeli e angioletti regali


Le immancabili corone <strong>del</strong>l‟Avvento a forma <strong>di</strong> cuore<br />

Scintillanti articoli in vetro


E i tra<strong>di</strong>zionali cappellini, altro fiore all‟occhiello made in Tirol<br />

Silvia, Giulia e Alessia a caccia <strong>di</strong> regali!


E nella mattinata a -12 Ludovico si sente al caldo con la sua nuova borsa <strong>del</strong>l‟acqua<br />

calda!<br />

Maria si sente a casa tra le stoffe variopinte molto simili alle tonalità russe


Irresistibili tentazioni dolciarie<br />

La casetta <strong>di</strong> Hänsel e Gretel in versione natalizia


L‟immancabile Sachertorte<br />

Gli squisiti Krapfen, bomboloni ripieni <strong>di</strong> marmellata e spolverati con zucchero a velo


Nel Museo Diocesano è ospitata una ricca collezione <strong>di</strong> presepi<br />

Tante rappresentazioni <strong>di</strong> scene bibliche


Matteo e Alberto in cammino verso il ristorante


Dopo un‟intera mattinata al freddo e al gelo la meritata sosta al ristorante<br />

Tipica credenza <strong>di</strong>pinta in stile tirolese all‟ingresso <strong>del</strong> ristorante


A tavola: Bianca, Agnese, Giulia, Vittoria ed Eugenia<br />

Maria, Paolo e Alberto


Leone, Emanuele, Lorenzo e Giovanni<br />

Enrico, Alberto, Tommaso e Jacopo


Matteo, Kevin, Giacomo e Pietro<br />

Luca ed Emanuele


Filippo e Alessandro<br />

Giulia e Alessia


Silvia e Lucrezia<br />

Agostino e Andrea


Matteo e Michele<br />

Le maestre Manuela ed Elisa


Il gelato ai lamponi cal<strong>di</strong> ….il bis per Michele<br />

E dopo il pranzo pronti per rituffarsi nell‟atmosfera natalizia


La Piazza <strong>del</strong> mercatino e i cavalli in attesa <strong>di</strong> turisti<br />

Il suonatore <strong>di</strong> organetto dalla cui manovella escono melo<strong>di</strong>e natalizie


La banda natalizia composta da giovani talenti allieta la piazza<br />

E dopo tanta musica si brinda a suon <strong>di</strong> vin brulé per una degna conclusione


Un Arrivederci a Bressanone alle prossime e<strong>di</strong>zioni!

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