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Diario di viaggio Alsazia 27/4 Venerdì – Castellanza, Hunawhir, Ribeauvillè, Riquewhir Implacabile e nel cuore della notte, come spesso capita il primo giorno di vacanza, la sveglia suona Viaggiatori: Alessandra e Massimiliano tentando di sbatterci fuori dai nostri sogni ovattati. Non è proprio così presto, sono già le 6:50, il tempo Periodo: 27 Aprile – 2 Maggio 2007 sopra Castellanza è incerto come un bambino che Mezzo: Renault Scenic 1.6 si trova a dover scegliere tra le patatine e il gelato. Ma questa non è una scusa per rimandare la partenza: siamo pronti a tutto, equipaggiati per ogni km percorsi: circa 1200 evenienza. Alle 8:15 (ma come accidenti abbiamo fatto ad impiegare così tanto??!!) abbiamo portato le ruote della Scenic sull'autostrada in direzione Milano. Grazie alla magia del ponte già iniziato, non ci ritroviamo impantanati nel solito traffico che staziona intorno a Milano, ma riusciamo in breve a guadagnare l'autostrada per Como, da lì passiamo la dogana di Chiasso e acquistiamo la vignetta. Malgrado il nome non fa molto ridere, nemmeno la doganiera, etichettata a caratteri a prova di miope come "vignette", sorride molto, ci chiede 30€ in cambio dell'adesivo (e 5 franchi) che permette la circolazione sull'autostrada svizzera per tutto l'anno... Se non fosse che in Svizzera non ci andiamo mai sarebbe pure conveniente, basta fare il confronto con quello che si spende in un giorno per andare in Liguria... Ma torniamo al viaggio: siamo in Svizzera, stiamo attraversando le Alpi e il tempo sembra tendere al peggio, ci becchiamo anche qualche goccia d'acqua. Tra gli sfilacci delle nuvole bianche si scorge qualche cima un po' innevata. Seguiamo la E35 verso nord. Passiamo dentro i 17km del traforo del S. Gottardo, arriviamo fino a Basel. Basel suona come "scalino" in milanese, ma probabilmente è la città che noi chiamiamo Basilea. Qui la viabilità si fa un po' più confusa, con continui bivi dove le due strade portano per il 66% agli stessi posti, ma anche da qui riusciamo a districarci e arrivare in Germania. Proseguiamo ancora per un po' sul suolo tedesco sempre verso nord. Finché ci decidiamo ad attraversare il Reno e arrivare in Francia. Qui le storie si fanno tese, infatti arrivati a Colmar le indicazioni stradali spariscono come certi amici al momento del conto. Ci ritroviamo nel centro storico con il dubbio di essere pure in una zona vietata. Malgrado questo intravvediamo angoli estremamente pittoreschi con colorate case a graticcio affacciate su placidi canali... un po' a malincuore troviamo l'uscita dal labirinto e la direzione verso cui dobbiamo dirigerci. Sbuchiamo nella campagna alsaziana, rigata dai regolari filari dei vigneti, verde, piana confinata a ovest da dolci colline. E finalmente raggiungiamo Hunawhir, il paese dove abbiamo prenotato. Tutto sommato non è tardi è da poco passata l'una. Solo che il Bed&Breakfast che abbiamo trovato su internet non lo troviamo. Purtroppo non abbiamo il numero civico e non ci resta che percorrere tutta la strada confrontando le case con le foto che ci ricordiamo di aver visto su internet. Facciamo un paio di "vasche" nella strada periferica dove dovrebbe trovarsi la struttura, ma proprio non riusciamo a riconoscere nulla. Alla fine ci dobbiamo arrendere e chiedere informazioni a due autoctoni. Che in effetti si rivelano non essere proprio così autoctoni visto che ci dicono che non sono di qui... cioè immaginiamo che dicano qualcosa del genere visto che non capiamo il francese. Intanto un sole caldo e luminoso scalda le messi, le Renault Scenic e i loro passeggeri che iniziano ad essere un po' accaldati. Ad un certo punto, con passo tanto goffo quanto dinocolato, una cicogna ci attraversa la strada! Ehi, ma qui... è pieno di cicogne. E fanno anche dei nidi di dimensioni ragguardevoli sui tetti delle case. Proviamo a chiedere a due che non possono non essere autoctoni visto che se ne stanno oziosamente attavolati in un giardino. Cioè provo ad abbozzare qualcosa in francese e riesco anche a 1

<strong>Diario</strong> <strong>di</strong> <strong>viaggio</strong> <strong>Alsazia</strong><br />

27/4 Venerdì – Castellanza, Hunawhir, Ribeauvillè, Riquewhir<br />

Implacabile e nel cuore della notte, come spesso<br />

capita il primo giorno <strong>di</strong> vacanza, la sveglia suona Viaggiatori: Alessandra e Massimiliano<br />

tentando <strong>di</strong> sbatterci fuori dai nostri sogni ovattati.<br />

Non è proprio così presto, sono già le 6:50, il tempo Periodo: 27 Aprile – 2 Maggio 2007<br />

sopra Castellanza è incerto come un bambino che Mezzo: Renault Scenic 1.6<br />

si trova a dover scegliere tra le patatine e il gelato.<br />

Ma questa non è una scusa per rimandare la partenza:<br />

siamo pronti a tutto, equipaggiati per ogni<br />

km percorsi: circa 1200<br />

evenienza.<br />

Alle 8:15 (ma come accidenti abbiamo fatto ad impiegare così tanto??!!) abbiamo portato le ruote<br />

della Scenic sull'autostrada in <strong>di</strong>rezione Milano.<br />

Grazie alla magia del ponte già iniziato, non ci ritroviamo impantanati nel solito traffico che staziona<br />

intorno a Milano, ma riusciamo in breve a guadagnare l'autostrada per Como, da lì passiamo<br />

la dogana <strong>di</strong> Chiasso e acquistiamo la vignetta. Malgrado il nome non fa molto ridere, nemmeno<br />

la doganiera, etichettata a caratteri a prova <strong>di</strong> miope come "vignette", sorride molto, ci chiede 30€<br />

in cambio dell'adesivo (e 5 franchi) che permette la circolazione sull'autostrada svizzera per tutto<br />

l'anno... Se non fosse che in Svizzera non ci an<strong>di</strong>amo mai sarebbe pure conveniente, basta fare il<br />

confronto con quello che si spende in un giorno per andare in Liguria...<br />

Ma torniamo al <strong>viaggio</strong>: siamo in Svizzera, stiamo attraversando le Alpi e il tempo sembra tendere<br />

al peggio, ci becchiamo anche qualche goccia d'acqua. Tra gli sfilacci delle nuvole bianche si<br />

scorge qualche cima un po' innevata. Seguiamo la E35 verso nord. Passiamo dentro i 17km del<br />

traforo del S. Gottardo, arriviamo fino a Basel. Basel suona come "scalino" in milanese, ma probabilmente<br />

è la città che noi chiamiamo Basilea. Qui la viabilità si fa un po' più confusa, con continui<br />

bivi dove le due strade portano per il 66% agli stessi posti, ma anche da qui riusciamo a <strong>di</strong>stricarci<br />

e arrivare in Germania. Proseguiamo ancora per un po' sul suolo tedesco sempre verso<br />

nord. Finché ci deci<strong>di</strong>amo ad attraversare il Reno e arrivare in Francia.<br />

Qui le storie si fanno tese, infatti arrivati a Colmar le in<strong>di</strong>cazioni stradali spariscono come certi<br />

amici al momento del conto. Ci ritroviamo nel centro storico con il dubbio <strong>di</strong> essere pure in una<br />

zona vietata. Malgrado questo intravve<strong>di</strong>amo angoli estremamente pittoreschi con colorate case<br />

a graticcio affacciate su placi<strong>di</strong> canali... un po' a malincuore troviamo l'uscita dal labirinto e la <strong>di</strong>rezione<br />

verso cui dobbiamo <strong>di</strong>rigerci.<br />

Sbuchiamo nella campagna alsaziana, rigata dai regolari filari dei vigneti, verde, piana confinata<br />

a ovest da dolci colline. E finalmente raggiungiamo Hunawhir, il paese dove abbiamo prenotato.<br />

Tutto sommato non è tar<strong>di</strong> è da poco passata l'una. Solo che il Bed&Breakfast che abbiamo trovato<br />

su internet non lo troviamo. Purtroppo non abbiamo il numero civico e non ci resta che percorrere<br />

tutta la strada confrontando le case con le foto che ci ricor<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> aver visto su internet.<br />

Facciamo un paio <strong>di</strong> "vasche" nella strada periferica dove dovrebbe trovarsi la struttura, ma proprio<br />

non riusciamo a riconoscere nulla. Alla fine ci dobbiamo arrendere e chiedere informazioni a<br />

due autoctoni. Che in effetti si rivelano non essere proprio così autoctoni visto che ci <strong>di</strong>cono che<br />

non sono <strong>di</strong> qui... cioè immaginiamo che <strong>di</strong>cano qualcosa del genere visto che non capiamo il<br />

francese.<br />

Intanto un sole caldo e luminoso scalda le messi, le Renault Scenic e i loro passeggeri che iniziano<br />

ad essere un po' accaldati.<br />

Ad un certo punto, con passo tanto goffo quanto <strong>di</strong>nocolato, una cicogna ci attraversa la strada!<br />

Ehi, ma qui... è pieno <strong>di</strong> cicogne. E fanno anche dei ni<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ragguardevoli sui tetti delle<br />

case.<br />

Proviamo a chiedere a due che non possono non essere autoctoni visto che se ne stanno oziosamente<br />

attavolati in un giar<strong>di</strong>no. Cioè provo ad abbozzare qualcosa in francese e riesco anche a<br />

1


cogliere qualcosa della risposta, ma probabilmente la mia espressione dev'essere un po' provata<br />

perché uno dei due, comprensivo, mi chiede (rigorosamente in francese) se parlo inglese. E io:<br />

yes. E così il <strong>di</strong>namico duo inizia a rispiegarmi le cose ... in francese. Boh, magari voleva semplicemente<br />

sod<strong>di</strong>sfare una curiosità oziosa. Comunque grazie alle spiegazioni raggiungiamo la nostra<br />

nuova e temporanea <strong>di</strong>mora: Meyer Rooms (che, per completezza, si trova al numero 1, praticamente<br />

proprio all'inizio della strada) e il contachilometri segna 419km. Si tratta <strong>di</strong> una casa in<br />

stile alsaziano con un'ala dove si trovano le camere in affitto. La camera è grande, con decorazioni<br />

in legno, con un tavolo tondo ed un enorme arma<strong>di</strong>o (a graticcio), un bagno decoroso e un minifrigo.<br />

Malgrado si trovi vicino alla provinciale, risulta tranquilla e silenziosa.<br />

Visto che è presto e che ci siamo scofanati qualche fetta <strong>di</strong> pizza durante il <strong>viaggio</strong>, ci sentiamo<br />

pronti a cominciare l'esplorazione dei <strong>di</strong>ntorni. Così partiamo a pie<strong>di</strong> 1 verso la vicina citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong><br />

Hunawhir.<br />

Col ritmo del turista fotografante e ammirante il paesaggio, impieghiamo una decina <strong>di</strong> minuti in<br />

leggerissima salita. Il paese non è grande, ma ci accoglie con le sue case dai colori vivaci e dai<br />

caratteristici graticci. La cosa che ci sorprende è che i graticci non sono su una o due case particolarmente<br />

ben sistemate o ristrutturate, ma sono la caratteristica <strong>di</strong> tutto il paese.<br />

Ci facciamo un giro e deci<strong>di</strong>amo che visto il caldo e il sole che brilla attraverso il cielo terso è<br />

giunta l'ora <strong>di</strong> un gelato. Entriamo in un ristorante che espone la promettente insegna “Glaces”. Il<br />

gelato è buono, decisamente buono e non solo rispetto alla me<strong>di</strong>a dei gelati che abbiamo sperimentato<br />

finora all'estero. É solo un po' caro... 2.50€ per 2 gusti...<br />

Continuiamo il giretto un po' rinfrescati e saliamo verso la chiesa fortificata, circondata da un possente<br />

muro e un piccolo cimitero.<br />

La chiesa è molto semplice e piccola, all'interno, nel transetto<br />

<strong>di</strong> sinistra troviamo la storia della città <strong>di</strong> Hunawhir.<br />

La leggenda vuole che il luogo fosse abitato da San<br />

Huno e la sua sposa (!?) Santa Hunas già nell'antichità.<br />

Intorno alla loro residenza si agglomerò pian piano un<br />

centro abitato e la casa dei santi <strong>di</strong>venne prima una chiesa<br />

e poi un palazzo. Poi il tutto <strong>di</strong>venne una chiesa che si<br />

ingrandì negli anni, fino alle <strong>di</strong>mensioni attuali.<br />

Dal momento che tutta questa storiella era scritta in francese<br />

e noi il francese non l'abbiamo mai stu<strong>di</strong>ato potrebbe<br />

anche essere stata la ricetta <strong>di</strong> un piatto tipico...<br />

Fine del giretto torniamo al B&B dove pren<strong>di</strong>amo la macchina<br />

e partiamo alla volta della citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Ribeauvillè.<br />

Il paese lo si raggiunge con pochi minuti <strong>di</strong> macchina da<br />

Hunawhir. Il centro <strong>di</strong> Ribeauvillè ci appare in un tripu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> graticci, colori, graticci, negozi, graticci, turisti e graticci.<br />

Il centro è molto caratteristico, ma anche molto turistico,<br />

bello anche se eccessivamente patinato.<br />

Approfittiamo <strong>di</strong> un piccolo market per prendere un paio<br />

<strong>di</strong> bottiglie d'acqua. Il paese è pieno <strong>di</strong> pasticcerie e fornai,<br />

che espongono ogni genere tentante <strong>di</strong> delizie dolci e<br />

salate. Ogni resistenza è vana e alla fine siamo costretti<br />

La piccola chiesa fortificata <strong>di</strong> Hunawhir<br />

a cedere. Alessandra prende un croissant, mentre io prendo una tortina alle nocciole. Scattiamo<br />

un numero sconsiderato <strong>di</strong> foto e ripren<strong>di</strong>amo metri e metri <strong>di</strong> nastro. Alla fine salutiamo Ribeauvillè<br />

e, guidati dal morbo del visitatore, an<strong>di</strong>amo a vedere anche Riquewhir.<br />

Riquewhir è un altro paese caratteristico qui vicino. Arrivando dalla provinciale tutti i parcheggi si<br />

rivelano essere a pagamento. Uno dopo l'altro ci sfilano davanti con la scritta minacciosa “Horo-<br />

1<br />

Detti anche la bicicletta <strong>di</strong> Noè il quale probabilmente, visti i tempi, avrebbe preferito un pedalò.<br />

2


dateur” (parchimetro). Riusciamo a trovare un posto in sosta non regolamentata solo dopo aver<br />

girato intorno al paese.<br />

Il centro <strong>di</strong> Riquewhir è recintato da mura. Anche questo paese ha una natura simile a quella <strong>di</strong><br />

Ribeauvillè, smaltato e turistico. Anche in questo caso però si riesce a perdonare la patinatura e<br />

ci si sente trasportati in un'atmosfera fiabesca. Le case riportano perlopiù date del 1600. Il graticcio<br />

impera ovunque e molte case hanno il primo piano in aggetto 2 . Sulle facciate protese verso la<br />

strada penzolano le insegne dei negozi, ritagli pittoreschi <strong>di</strong> fabbri con il pallino dell'arte.<br />

Ce ne sono parecchie <strong>di</strong> varie fogge e colori, alcune decisamente artistiche.<br />

Troviamo anche un negozio <strong>di</strong> addobbi e vario materiale natalizio, ma visto il caldo ci sembra decisamente<br />

fuori stagione e lo snobbiamo.<br />

Svicoliamo dalla strada principale e ci troviamo a<br />

percorrere delle stra<strong>di</strong>ne non meno caratteristiche,<br />

ma con molti meno turisti e meno attività<br />

commerciali.<br />

Inizia a farsi tar<strong>di</strong>, deci<strong>di</strong>amo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> ritornare al<br />

B&B per una doccia veloce.<br />

Non abbiamo idee precise su dove andare a cenare,<br />

così optiamo per il ristorante a<strong>di</strong>acente alla<br />

nostra stanza.<br />

Qui capiscono subito che siamo stranieri e così ci<br />

serve un ragazzo che parla un inglese passabile.<br />

Siamo un po' in panne con il menù per via della<br />

lingua. Così chie<strong>di</strong>amo al cameriere se la “Tarte<br />

Flambè” sia dolce o salata visto che la propongono<br />

con quello che cre<strong>di</strong>amo essere prosciutto,<br />

formaggio e insalata. La risposta perentoria è:<br />

“dolce”. Mah... strano.<br />

Dopo uno stu<strong>di</strong>o attento e approfon<strong>di</strong>to Alessandra opta per un piatto un po' tedesco <strong>di</strong> patate e<br />

pancetta, mentre io per un altrettanto tedesco piatto <strong>di</strong> gnocchetti al formaggio.<br />

Arriva il momento del dolce e la scelta è ancora più <strong>di</strong>fficile. Già è <strong>di</strong>fficile con un menù italiano<br />

capire cosa si nasconde <strong>di</strong>etro ai nomi spesso esotici dei dolci, figurarsi se poi i nomi sono in<br />

francese. Chie<strong>di</strong>amo quin<strong>di</strong> al cameriere se ha qualche “suggestion”, dopotutto perché non fidarsi<br />

del consiglio <strong>di</strong> chi lì ci lavora e ha sicuramente assaggiato tutte le prelibatezze della casa?<br />

Il ragazzo chiede un paio <strong>di</strong> volte un “what?” e alla fine, illuminato risponde: “Sorry, we have no<br />

suggestion”... saranno finite. Alessandra mi <strong>di</strong>rà poi che ho fatto una faccia stranissima tra l'incredulo<br />

e l'attonito. Il cameriere però è brillante, capisce che c'è qualcosa che non torna e chiama<br />

l'altra persona che serve nel locale, questa ci ascolta, ma anche lei fa un po' <strong>di</strong> fatica. Alla fine capisce<br />

che stiamo chiedendo qual'è il dessert “de la maison” e ci porta un coppone strabordante <strong>di</strong><br />

fragole e panna. Va bene così.<br />

Percorriamo i 10 metri che ci separano dalla nostra camera con il naso per aria, contemplando<br />

con una certe preoccupazione i nuvoloni cupi che ci sorvolano.<br />

28/4 Sabato – Colmar, Kaysersberg<br />

Notte tranquilla, saranno le due coperte <strong>di</strong> lana, ma, malgrado il cielo fa comunque caldo. La colazione<br />

si svolge in una piccola sala arredata con gusto e semplicità con un tavolo, una piccola<br />

credenza su cui si trova pane fresco, latte e caffè. Alle pareti quadretti e poster. Sulla tavola: marmellata<br />

<strong>di</strong> fichi, golosa torta ciambelliforme e goccioccoladotata 3 . La luce è fornita da un'insegna<br />

della birra alsaziana.<br />

La colazione è semplice, ma completa con "rifornimento" a volontà.<br />

Una casa blu a Riquewhir<br />

2<br />

Dal latino “ad jacto” che significa: “se vuoi te la costruisco anche così che sporge fuori al primo<br />

piano, ma <strong>di</strong> certo poi io, lì, non ci entro”.<br />

3<br />

Certo che questa parola esiste, l'ho usata.<br />

3


La proprietaria ci spiega orgogliosamente che a Hunawhir crescono i fichi perché d'estate arriva a<br />

fare parecchio caldo. Vista la giornata <strong>di</strong> ieri non stentiamo a crederle.<br />

Le chiedo come si pronunciano i nomi dei paesi perché sono abbastanza inconsueti per la toponomastica<br />

francese. Hunawhir si pronuncia con l'acca aspirata e la u milanese <strong>di</strong> bauscia (quella<br />

che, per la precisione, dovrebbe averci sopra i due puntini) e lo si chiude con una "o". Ribeauvillè<br />

è già più francese e lo si pronuncia con l'accento sulla finale, mentre Riquewhir <strong>di</strong>venta un po'<br />

tipo "rikvir". Comunque, lei ci tiene a precisare con una velata espressione <strong>di</strong> minaccioso orgoglio<br />

nazionale che loro sono FRANCESI (si, l'ha detto proprio così, tutto maiuscolo), hanno solo un<br />

<strong>di</strong>aletto che ... "ha dei termini tedeschi?" chiedo io, "soprattutto svizzeri" puntualizza lei. Temo<br />

che ci siamo persi lo spazio <strong>di</strong> manovra per chiedere lo sconto.<br />

A parte questo, la nostra ospite è molto gentile, ci procura la cartina turistica <strong>di</strong> Colmar, che visiteremo<br />

oggi, e, in<strong>di</strong>cando la sua fornitissima bacheca per turisti, ci <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> prendere pure quello<br />

che vogliamo. E, se lo desideriamo, possiamo anche usare la guida Routard della regione. In effetti<br />

accetteremmo, se non fosse che è in francese.<br />

Oggi la tabella <strong>di</strong> marcia del bravo turista prevede Colmar,<br />

la città dove ci eravamo persi ieri cercando <strong>di</strong> arrivare alla<br />

stanza. Entrare in città è molto più facile che uscirne. E riusciamo<br />

anche a trovare facilmente il parcheggio che ci ha<br />

in<strong>di</strong>cato la proprietaria del Bed&Breakfast, anche perché è<br />

segnalato molto bene. Inutile cercare un parcheggio gratis:<br />

non ce ne sono. Il "Mairie", dove lasciamo, la macchina ha il<br />

pregio <strong>di</strong> costare meno degli altri 4 ed essere proprio alla<br />

partenza del percorso <strong>di</strong> visita segnato sulla cartina turistica<br />

che abbiamo.<br />

Sarà anche il più economico, ma la targa all'ingresso recita<br />

1,10 euri all'ora.<br />

Il parcheggio coperto sfoggia l'architettura anonima e opprimente<br />

<strong>di</strong> tutti i parcheggi coperti. Forse anche per questo<br />

uscendo dal grande magazzino dove ci ha recapitati l'ascensore<br />

l'effetto è ancora più accentuato. Una costruzione<br />

gotica e imponentemente religiosa, all'apparenza una chiesa,<br />

delimita un lato <strong>di</strong> una piazza alberata con tanto <strong>di</strong> fontana<br />

a spruzzo. L'altro lato è chiuso da una parata <strong>di</strong> case in<br />

La casa delle teste a Colmar<br />

tinte pastello squadrettate dai graticci <strong>di</strong> legno scuro.<br />

Ed in effetti il centro <strong>di</strong> Colmar è un trionfo <strong>di</strong> graticci e <strong>di</strong><br />

colori improbabili. Spesso le travi dei graticci sono decorate con motivi celtici o floreali. A volte ci<br />

sono personaggi scolpiti nel legno posti sugli spigoli o in altri punti che probabilmente sembravano<br />

un po' troppo vuoti. Ogni negozio ha la propria insegna in ferro battuto <strong>di</strong>pinto protesa a banderuola<br />

verso la strada. Di tanto in tanto si affaccia in fondo ai vicoli la mole slanciata e non pienamente<br />

austera a causa del colore caldo tendente all'arancione, <strong>di</strong> una cattedrale.<br />

L'atmosfera è serena, passando davanti alle pasticcerie le commesse, sulla porta, offrono assaggi<br />

<strong>di</strong> biscotti o altri dolci ai passanti. Ci sono anche chiassosi turisti italiani che ravvivano le strade<br />

<strong>di</strong> Colmar con la loro caciara 5,6 .<br />

Inutile <strong>di</strong>re che il paese è da gustare con calma girando per le strade. Abbiamo visto la casa delle<br />

teste, una curiosa facciata dove quasi ogni spazio libero è occupato da una testa in rilievo. La<br />

maison Pfister che oltre al graticcio mostra dei bei <strong>di</strong>segni. Abbiamo scoperto che l'ideatore della<br />

4<br />

Almeno, questo è quanto sostiene la nostra anfitriona. Il che potrebbe anche voler <strong>di</strong>re che lei<br />

è la proprietaria del “Mairie”.<br />

5<br />

Vista la <strong>di</strong>ffusione capillare, sembra che la necessità <strong>di</strong> riempire le strade del mondo con della<br />

vociante italica caciara sia molto sentita.<br />

6<br />

Uno dei motivi <strong>di</strong> lamentela più frequenti degli italiani <strong>di</strong> ritorno dall'estero è proprio la caciara<br />

dei connazionali in vacanza. Incomincio a pensare che i casinisti siano in realtà cinesi travestiti<br />

da italiani.<br />

4


statua della Libertà <strong>di</strong> New York è nato a Colmar in una casa piuttosto anonima invero (cosa che<br />

richiede anche un certo sforzo in centro) e che si chiamava Berthol<strong>di</strong>.<br />

Ci sono anche un paio <strong>di</strong> canali, <strong>di</strong>ciamo un 50m in tutto,<br />

su cui si affacciano le case con i loro immancabili graticci.<br />

Questa zona è chiamata "la piccola Venezia". Il paragone<br />

con Venezia è un po' forzato, sarebbe come <strong>di</strong>re<br />

che un monopattino è un piccolo TIR. Ignorando il paragone<br />

o facendo finta <strong>di</strong> non essere mai stati a Venezia,<br />

rimane comunque un bello spettacolo con la possibilità<br />

<strong>di</strong> percorrere tutti e 50 i metri del canale su una piccola<br />

barca a motore (attenzione però ad abbassare in tempo<br />

la testa per passare sotto le basse campate dei ponti).<br />

Ritornando verso il punto <strong>di</strong> partenza scopriamo che la<br />

costruzione gotica che avevamo visto appena usciti dal<br />

parcheggio sotterraneo è in realtà il museo dell'Unterlinden<br />

(un classico nome francese... come no!). Pranziamo<br />

al ristorante del museo 7 . Il problema principale dei pasti<br />

in Francia è costituito dalla lingua. O meglio dalla lingua<br />

francese e dalla sua profonda e perseverante <strong>di</strong>fferenza<br />

dall'italiano (o, se è per quello, anche dall'inglese). Essendo<br />

una lingua derivata dal latino, come l'italiano, potevano<br />

anche scegliere <strong>di</strong> parlare italiano anziché fare <strong>di</strong><br />

La piccola Venezia a Colmar<br />

testa loro. Ormai però il danno è fatto ed è inutile piangere<br />

sulla salsa versata. Il risultato è che noi, dei menù,<br />

non capiamo un tubo. Ci butteremmo anche se non fosse<br />

per l'azzardo con cui ci siamo bruciati qualche anno fa in Provenza: un apparentemente innocuo<br />

salsiccione s'è rivelato essere un rivoltante e <strong>di</strong>sgustoso involto <strong>di</strong> frattaglie e quella che<br />

sembrava essere una tranquilla salsina alla ricotta si è palesata come una <strong>di</strong>rompente salsa allo<br />

zenzero. Da allora cerchiamo <strong>di</strong> scegliere coraggiosamente <strong>di</strong> limitare i danni.<br />

Dopo svariato filosofeggiare sui titoli francesi nel menù abbiamo optato per un'insalata del vignaiolo<br />

e una quiche lorraine con insalata verde.<br />

Possiamo così appurare che i vignaioli nelle loro insalate ci mettono poca insalata verde, qualche<br />

oliva, qualche sottaceto e tante striscioline <strong>di</strong> prosciutto e formaggio mescolate con una versione<br />

sfumata della maionese.<br />

La quiche lorraine è invece una torta salata con una specie <strong>di</strong> frittata e pancetta (e probabilmente<br />

cipolle).<br />

Abbiamo anche preso 0.25l <strong>di</strong> birra, molto buona, dal sapore corposo, tondo e quasi dolce 8 . Totale<br />

25,30€.<br />

Nel pomeriggio visita del museo all'interno <strong>di</strong> quello che era il convento dei domenicani. L'ingresso<br />

costa 7 euri cadacranio, non poco, ma l'au<strong>di</strong>o guida (in italiano!) delle parti più interessanti è<br />

compresa. In effetti il museo contiene tante cose <strong>di</strong>verse forse un po' troppo <strong>di</strong>verse, però alcune<br />

opere sono notevoli per la <strong>di</strong>mensione della citta<strong>di</strong>na. Ci sono un paio <strong>di</strong> Picasso, un Monet. Anche<br />

se la parte più interessante riguarda la pittura religiosa intorno al 1500. Ci sono dei bei quadri<br />

e tavole d'altare che rappresentano un riuscito cocktail tra la scuola tedesca e quella fiamminga.<br />

Tra le cose meno interessanti c'è una parete <strong>di</strong> reperti dalla preistoria all'età romana. Un paio <strong>di</strong><br />

sale con armi e altri oggetti guerreschi dei secoli bui. Mobili, stufe, porcellane. Queste parti del<br />

museo, a meno <strong>di</strong> interessi particolari 9 , possono essere visitate molto rapidamente. A loro <strong>di</strong>scapito<br />

anche le descrizioni dei pezzi molto ridotte e l'assenza del commento dell'au<strong>di</strong>o guida.<br />

7<br />

Salon de the du musee, Colmar<br />

8<br />

A questo punto sarà chiaro a tutti che non sono, nemmeno lontanamente, un inten<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> birra.<br />

9<br />

Tipo interesse particolare per la noia.<br />

5


La cosa più <strong>di</strong>vertente è una tavoletta che rappresenta l'assunzione<br />

<strong>di</strong> Gesù, l'artista riprende i <strong>di</strong>scepoli in pie<strong>di</strong> a figura intera e,<br />

con notevole effetto drammatico, penzolanti dal lato superiore<br />

della cornice, i pie<strong>di</strong> del Cristo che è decollato, è il caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo,<br />

“a razzo” per il cielo.<br />

Pensavamo <strong>di</strong> riuscire a vedere qualcosa degli ambienti originali<br />

del convento, ma l'unica cosa che abbiamo trovato è il bel chiostro<br />

con gli archetti in gotico fiorito e un pozzo con eleganti colonne<br />

tortili a sezione quadrata e una piccola cantina oscura con torchio<br />

e botti giganti.<br />

Recuperiamo la macchina e, essendo ancora presto per tornare<br />

alla base, deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> andare a vedere Kaysersberg 10 .<br />

Letteralmente questo nome vuol <strong>di</strong>re "Fortezza del Kaiser" e non<br />

certo in francese... insomma <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> essere francesi, ma hanno<br />

Kaysersberg lungo il fiume<br />

i nomi dei luoghi tedeschi, i cognomi sono tedeschi, il <strong>di</strong>aletto è tedesco e i piatti tipici sono a<br />

base <strong>di</strong> wurstel, patate, crauti e speck... fate un po' voi.<br />

Il primo problema che incontra il turista "risparmioso" (categoria alla quale apparteniamo senza<br />

ombra <strong>di</strong> dubbio) a Kaysersberg è l'impossibilità <strong>di</strong> trovare un parcheggio gratuito. Per quanto<br />

possa girare dedali e viuzze troverà sempre l'infausta scritta "horodateur" che significa “<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong><br />

sosta” e non “parchimetro” come erroneamente credono i turisti spendaccioni. Non è che le zone<br />

a pagamento siano proprio ovunque, ci sono anche delle zone dove il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> sosta è in<strong>di</strong>cato<br />

con il segnale tra<strong>di</strong>zionale. Non essendo possibile fare <strong>di</strong>versamente alla fine ce<strong>di</strong>amo. La tariffa<br />

è <strong>di</strong> due euro per tutta la giornata.<br />

Non che a Kaysersberg ci sia così tanto da fare e vedere da de<strong>di</strong>carci una giornata... però è comunque<br />

una citta<strong>di</strong>na carina un po' meno tirata a lucido <strong>di</strong> Ribeauvillè e Riquewhir e quin<strong>di</strong> un po'<br />

più genuina.<br />

Facciamo poche decine <strong>di</strong> metri e, malgrado il sole ancora caldo della sera e la luce altrettanto<br />

calda del tramonto, inizia una pioggerellina leggera.<br />

C'è una chiesa (Eglise Ste Croix) con il portale<br />

antico e <strong>di</strong> valore artistico. Si tratta <strong>di</strong> un bassorilievo<br />

del 1200 in pietra locale, quin<strong>di</strong> tendente al<br />

rosso, che raffigura l'incoronazione della vergine.<br />

Il particolare più ... pittoresco è l'autoritratto dell'autore<br />

in basso a sinistra, raffigurato come un<br />

omino senza gambe, ma con i pie<strong>di</strong> attaccati <strong>di</strong>rettamente<br />

alla veste... d'altronde non è che ci<br />

fosse così tanto spazio per mettere anche le gambe.<br />

Iniziamo a cercare la salita al castello e la pioggerellina,<br />

fortunatamente cessa.<br />

Più che castello si tratta <strong>di</strong> una rocca, <strong>di</strong> cui rimane<br />

solo un'alta torre e qualche pezzo <strong>di</strong> muro.<br />

Con un minimo <strong>di</strong> preparazione atletica (e noi ci<br />

siamo preparati per tutto il giorno camminando a<br />

Colmar) è possibile salire i 114 scalini e lasciare che lo sguardo spazi nella piana <strong>Alsazia</strong>na.<br />

Kaysersberg, forse per l'ora, forse per lo strano tempo, forse per la posizione tra le colline, ti lascia<br />

dentro una pace e una tranquillità interiore sorprendente per un posto comunque turistico.<br />

Siamo così in pace con noi stessi che non pensiamo nemmeno a quanto poco dei 2€ pagati per il<br />

parcheggio abbiamo sfruttato.<br />

Rientriamo al Bed&Breakfast e dopo esserci preparati an<strong>di</strong>amo a cenare nel ristorante 11 dove ieri<br />

pomeriggio abbiamo preso il gelato. Arriviamo alle 21:00 passate, c'è un solo tavolo libero da due<br />

10<br />

http://www.ville-kaysersberg.fr/<br />

11<br />

Wistub suzel, 2 Rue de l'èglise, Hunawihr<br />

L'assunzione... a razzo, museo Unterlinden<br />

6


(!) e la cameriera ci <strong>di</strong>ce che la cucina sta per chiudere e quin<strong>di</strong> non ci sarà tutta la scelta possibile<br />

prevista dal menù. L'ambiente è rustico: ai muri rifiniti grezzamente sono appesi attrezzi agricoli<br />

e altri oggetti della vita e del lavoro in campagna.<br />

Facendoci strada nel menù ri<strong>di</strong>mensionato or<strong>di</strong>niamo una omelette ai funghi Champignons per<br />

l'Ale e un Rouland per me. I funghi sono molto gustosi, mentre il Rouland è una specie <strong>di</strong> rotolo <strong>di</strong><br />

pasta ripieno <strong>di</strong> carne e tanta cipolla.<br />

Chiu<strong>di</strong>amo con l'unico dolce <strong>di</strong> produzione propria rimasta: una torta al Rabarbaro 12 . Dunque, <strong>di</strong><br />

rabarbaro mi ricordo le caramelle che mio nonno aveva in grande quantità quand'ero piccolo, dal<br />

sapore amaro. Forse un trucco dei nonni per insegnare ai nipoti a non chiedere troppe caramelle...<br />

non so. Comunque la torta al rabarbaro, per fortuna, è un po' meglio. Si tratta <strong>di</strong> una specie<br />

<strong>di</strong> crostata alla frutta ripiena da pezzi che sembrano <strong>di</strong> verdura... e che <strong>di</strong> fatto sono l'unico ostacolo<br />

tra questa torta e il termine “squisito”.<br />

Vagamente questo dolce ci riporta a molti anni fa, al <strong>viaggio</strong> in Irlanda quando, in un Bed&Breakfast,<br />

la simpatica proprietaria ci offrì una fetta <strong>di</strong> torta alle verdure che mise a dura prova le nostre<br />

capacità <strong>di</strong>plomatiche.<br />

Il conto <strong>di</strong> 31€ ci riporta invece al presente.<br />

Rientriamo in camera facendo il giro largo, cercando <strong>di</strong> fotografare le case e la chiesa illuminata.<br />

29/4 Domenica – Strasburgo, Obernai<br />

La giornata della tanto attesa visita a Strasburgo si preannuncia con un sole trionfale e una totale<br />

assenza <strong>di</strong> nuvole in cielo.<br />

Colazioniamo con un gruppo <strong>di</strong> attempati amici belgi per niente intimi<strong>di</strong>ti dall'abuso del burro a<br />

colazione e che comunque stanno abbastanza sulle loro. Be' non che noi siamo dei<br />

compagnoni...<br />

La proprietaria del Bed & Breakfast ci consiglia dove lasciare la macchina per poi arrivare in centro<br />

con il tram e ci presta la guida... in francese della città.<br />

Quando partiamo non è più prestissimo. Seguendo il consiglio cerchiamo <strong>di</strong> lasciare la macchina<br />

a La Vigie e da lì prendere il tram. Purtroppo la cosa si rivela un po' meno imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> così. La<br />

Vigie è un nucleo <strong>di</strong> centri commerciali, ben fornito <strong>di</strong> parcheggi, ma, per quanto lo cerchiamo,<br />

completamente sprovvisto <strong>di</strong> tram. Chie<strong>di</strong>amo in un bar e ci <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> andare avanti a Illkirch<br />

dove si trova la più vicina fermata del tram. Seguiamo le in<strong>di</strong>cazioni, ma appena entriamo in città<br />

dei lavori in corso ci deviano via dalle istruzioni ricevute. Cerchiamo <strong>di</strong> riallacciare il percorso, ma<br />

non c'è nulla da fare, dobbiamo ancora chiedere informazioni. Questa volta ci <strong>di</strong>cono che c'è la<br />

fermata del tram, ma che non ci sono parcheggi. Un po' sconsolati ritorniamo sull'autostrada decisi<br />

a mettere l'auto in un parcheggio <strong>di</strong> Strasburgo per quello che ci può costare, quando ve<strong>di</strong>amo<br />

un cartello che in<strong>di</strong>ca parcheggio più tram. Lo seguiamo e finiamo in un parcheggio gratuito 13 proprio<br />

<strong>di</strong> fianco alla fermata del tram <strong>di</strong> Buggersee. Per fare i biglietti c'è un <strong>di</strong>stributore automatico<br />

ad ogni fermata che dà pure il resto. Ci facciamo spiegare come si fa e pren<strong>di</strong>amo due biglietti<br />

andata e ritorno per il centro.<br />

Il tram <strong>di</strong> Strasburgo è simile agli “Eurotram” <strong>di</strong> Milano, nel senso che ha un design da treno ad<br />

alta velocità ed è <strong>di</strong> colore verde. L'interno è spazioso e comodo, un cartello elettronico in<strong>di</strong>ca la<br />

fermata successiva. Cerco <strong>di</strong> capire un po' meglio a quale fermata dobbiamo scendere stu<strong>di</strong>ando<br />

la cartina quando la signora che ci aveva già aiutato al <strong>di</strong>stributore automatico tenta <strong>di</strong> rendersi<br />

nuovamente utile spiegandoci qual è la fermata per noi più opportuna.<br />

Non so se il rumore <strong>di</strong> sottofondo del tram <strong>di</strong>sturbi la comunicazione o se la signora abbia un <strong>di</strong>aletto<br />

o un'inflessione particolare, per certo è che ho più <strong>di</strong> qualche dubbio <strong>di</strong> aver capito correttamente.<br />

A rimuovere i dubbi arriva una provvidenziale guglia gotica svettante sopra le case più o<br />

meno or<strong>di</strong>narie. Scen<strong>di</strong>amo dal tram e come attratti magneticamente da questo polo ci affrettiamo<br />

verso la sua base.<br />

12<br />

http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/wiki/Rabarbaro<br />

13<br />

Be' gratuito oggi perché è domenica. Negli altri giorni è a pagamento.<br />

7


uno scorcio della cattedrale <strong>di</strong> Strasburgo<br />

(è impossibile ritrarla tutta con la nostra<br />

macchina fotografica)<br />

Arriviamo in breve alla mole imponente della cattedrale. E'<br />

come una Notre Dame <strong>di</strong> Parigi; un tripu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> decorazioni,<br />

statuette, guglie, gargolle, e tutti gli elementi architettonici dai<br />

nomi troppo facilmente <strong>di</strong>menticabili 14 . Come tutti gli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong><br />

questo stile, ma forse anche più degli altri, ogni elemento fornisce<br />

un richiamo all'alto, al cielo, è impossibile guardare questo<br />

e<strong>di</strong>ficio senza sentirsi attratti dall'alto.<br />

Tra l'altro questa cattedrale fu la costruzione più alta del mondo<br />

tra il 1600 e quasi il 1850 15 . Mica noccioline!<br />

Tentiamo <strong>di</strong> entrare, ma c'è una funzione in corso e deci<strong>di</strong>amo<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> ripassare più tar<strong>di</strong>. Passiamo dall'ufficio del turismo<br />

e compriamo una cartina della città al conveniente prezzo<br />

<strong>di</strong> un euro.<br />

La mattina (e qui adesso è tarda mattinata) la facciata della<br />

cattedrale è in controluce sparata. Torneremo comunque nel<br />

pomeriggio.<br />

Abbozziamo qualche mini-giretto, ma vogliamo essere in zona<br />

per vedere l'orologio astronomico alle 12:30. In<strong>di</strong>viduiamo subito<br />

l'orologio astronomico, sul lato sinistro... peccato che<br />

quando ben ci avviciniamo, intorno alla fati<strong>di</strong>ca ora, ci ren<strong>di</strong>amo<br />

conto che... non è quello all'esterno, ma si trova all'interno.<br />

La doccia fredda arriva però quando scopriamo che, per<br />

poter vedere il carosello degli automi, è necessario acquistare un biglietto per entrare in chiesa e<br />

ormai è troppo tar<strong>di</strong>, sono le 12:25. Argh!<br />

Insomma... finora Strasburgo ci ha dato una sensazione vagamente fantozziana. Peccato perché<br />

è comunque una bella città. Iniziamo ad avventurarci tra i graticci e le insegne proiettate 16 sulla<br />

strada che, anche qui, non si fanno desiderare. Giriamo i vicoli più o meno seguendo la mappa<br />

turistica, finché arriviamo al museo dei costumi alsaziani. Tre piani affacciati su un cortile interno<br />

con delle balconate ci accompagnano attraverso la storia dei costumi e delle tra<strong>di</strong>zioni alsaziane.<br />

Qui abbiamo la conferma che, anticamente, i graticci <strong>di</strong> legno venivano riempiti con fango ed erba<br />

secca per formare le pareti esterne della casa; che le alsaziane si addobbavano i capelli con un<br />

enorme fiocco rosso e tante altre cose. Senza contare che l'ingresso è gratuito.<br />

Ritorniamo un po' verso la parte più storica e pranziamo con due coppe <strong>di</strong> gelato <strong>di</strong> poco meno<br />

imponenti della cattedrale appena vista.<br />

Siamo all'interno del quartiere chiamato “Piccola Francia”, si tratta <strong>di</strong> case a graticcio con alcuni<br />

canali, c'è anche un ponte mobile che si apre per far passare un barcone turistico.<br />

Proseguiamo verso il ponte coperto. Cerchiamo sul fiume questo ponte coperto <strong>di</strong> legno senza<br />

troppa fortuna, ve<strong>di</strong>amo invece lo “sbarramento”, cioè un ponte coperto (ma non IL ponte coperto<br />

che stavamo cercando) che aveva principalmente funzioni militari <strong>di</strong> regolazione delle acque. Tramite<br />

un sistema <strong>di</strong> chiuse era possibile allagare le campagne a sud della città rendendo estremamente<br />

<strong>di</strong>fficoltoso un attacco da quella <strong>di</strong>rezione. Percorriamo lo sbarramento cercando <strong>di</strong> ignorare<br />

il lezzo <strong>di</strong> urina che si leva pungente dalla penombra. Al termine dello sbarramento troviamo<br />

una placca che in<strong>di</strong>ca nelle tre torri che si parano <strong>di</strong>nnanzi a noi sul fiume l'antico ponte coperto.<br />

Leggendo la storia appren<strong>di</strong>amo che lì c'era un ponte coperto, ma dopo essere stato <strong>di</strong>strutto dall'ennesimo<br />

incen<strong>di</strong>o non è stato più ricostruito... incre<strong>di</strong>bile come in certi posti riescano a rendere<br />

un'attrattiva turistica anche quello che non c'è 17 ...<br />

14<br />

In effetti qualcuno me lo ricordo, ma non saprei <strong>di</strong>re a cosa corrisponde.<br />

15<br />

Wikipe<strong>di</strong>a <strong>di</strong>ce 1625-1847.<br />

16<br />

Dal Latino “pro jacto” che significa: “se sei troppo alto, occhio che ci sbatti la testa”.<br />

17<br />

Questo non può non ricordare il castello <strong>di</strong> Le Beaux che avevamo visitato qualche anno fa<br />

nel corso <strong>di</strong> un <strong>viaggio</strong> in Provenza. Anche in quel caso del castello rimanevano ben poche<br />

pietre, ma l'au<strong>di</strong>o guida aiutava ad immaginarlo nel suo aspetto originale “Immaginate ora, qui,<br />

<strong>di</strong> trovarvi <strong>di</strong> fronte al portale...”.<br />

8


Ritorniamo verso la cattedrale. Adesso la luce è ottima per la<br />

facciata ed infatti riscattiamo e ri-ripren<strong>di</strong>amo tutte le foto e le<br />

inquadrature della mattina.<br />

Riusciamo anche ad entrare. L'interno è non meno imponente<br />

dell'esterno anche se più raccolto, con le colonne longilinee<br />

e slanciate, i lampadari a ruota appesi ad un filo la cui<br />

altra estremità si perde nelle altezze smisurate delle volte<br />

acute.<br />

Arriviamo nel transetto <strong>di</strong> destra e qui ci si presenta l'orologio<br />

astronomico nel pieno del suo fulgore. Così ad occhio sarà<br />

una macchina alta non meno <strong>di</strong> 6-8m, tipo un arma<strong>di</strong>o a 6<br />

ante e quattro stagioni. Sopra il quadrante alcuni automi sfilano<br />

muovendosi. Purtroppo dobbiamo accontentarci <strong>di</strong> leggere<br />

le descrizioni, perché lo fanno solo alle 12:30 e noi ci<br />

siamo persi lo spettacolo. Altri quadranti in<strong>di</strong>cano il sorgere e<br />

il tramontare del sole, le date delle varie ricorrenze religiose,<br />

le date delle eclissi, le posizioni delle stelle, le fasi della<br />

luna... insomma un trionfo del calcolo meccanico non programmabile,<br />

soprattutto considerando che la prima versione<br />

La piccola Francia a Strasburgo<br />

funzionante fu completata nel 1352. La versione attuale (che<br />

comprende sicuramente più funzioni) risale al 1838.<br />

Finita la contemplazione del “mostro meccanico”, deci<strong>di</strong>amo che non è il caso <strong>di</strong> andare a vedere<br />

il quartiere con le istituzioni europee, dopotutto è un quartiere moderno, è abbastanza fuori e non<br />

ha un significato così particolare da indurci al pellegrinaggio.<br />

Ritorniamo alla fermata del tram e cerchiamo <strong>di</strong> capire se dobbiamo prendere la linea “A” o “D”<br />

per tornare alla macchina. Il primo tram che passa non ha una targa riconoscibile, così appena ci<br />

si apre una porta davanti proviamo a chiedere “A o D?”, dopo aver insistito non poco, un ragazzo<br />

ci risponde “A”... è il nostro, ma è troppo tar<strong>di</strong> le porte ci si richiudono in faccia.<br />

Il tram successivo arriva dopo pochi minuti e va bene per noi.<br />

Non è ancora così tar<strong>di</strong> e passiamo da Obernai.<br />

Si tratta <strong>di</strong> una bella citta<strong>di</strong>na con il tipico centro con le case a graticcio ed una chiesona purtroppo<br />

fake, perché costruita all'inizio del secolo in stile gotico.<br />

Ripartiamo per il Bed&Breakfast con consecutiva cena al “Caveau du Vignaironne” 18 . Questo ristorante<br />

l'avevamo scartato ieri perché ci sembrava un po' caro, ma abbiamo deciso <strong>di</strong> passare<br />

sopra il nostro “braccino corto” quando la proprietaria del Bed&Breakfast ce l'ha consigliato. In effetti<br />

ci aveva anche consigliato <strong>di</strong> andare a cena presto, perché qui cenano tutti intorno alle 19:30<br />

– 20:00, e non, come avviene al sud, molto più tar<strong>di</strong>. Così ci prepariamo e <strong>di</strong> tutto punto pronti arriviamo<br />

al ristorante poco prima delle 20:00 un po' preoccupati <strong>di</strong> non trovare posto per l'ora.<br />

Entrati nel cortile e scesa una rampa <strong>di</strong> scale scopriamo che il nome non è casuale, è proprio un<br />

caveau (cantina) e scopriamo anche che, entrando in una sala vuota, siamo i primi.<br />

L'ambiente è rustico-elegante, sovrastati da travi a vista su un pavimento <strong>di</strong> cotto sfilano i tavoli<br />

ben apparecchiati con tovaglie beige.<br />

La qualità dei piatti è decisamente elevata, Alessandra prende degli asparagi in pasta sfoglia,<br />

mentre io scelgo un salmone con verdure. Deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> buttarci e prendere una piccola brocca <strong>di</strong><br />

vino. Circa a caso scegliamo un “Muscat d'Alsace”, confidando che si tratti <strong>di</strong> un vino tipico.<br />

Per dolce un gelato alla vaniglia con uvette sottospirito spolverato <strong>di</strong> cacao a forma <strong>di</strong> torta flambee<br />

affacciato su un laghetto <strong>di</strong> cremina alla vaniglia. Buono e leggero.<br />

Torniamo satolli, contenti e più leggeri <strong>di</strong> 42,30€ al nostro Bed&Breakfast.<br />

18<br />

Caveau du Vigneron, 5 Grand' Rue, Hunawihr<br />

9


30/4 Lunedì – Friburgo<br />

Colazione non proprio rapida, ma frugale, sempre con la comitiva belga <strong>di</strong> ieri. Una signora <strong>di</strong><br />

questo gruppo appena seduta, espone sulla tavola le sue provviste: un salamino e i formaggini.<br />

Non riesce a nascondere il suo <strong>di</strong>sappunto quando si accorge che questa mattina, a <strong>di</strong>fferenza<br />

dei giorni precedenti, il petit-dejuner del B&B include una specie <strong>di</strong> prosciutto crudo al posto della<br />

torta.<br />

Verso le 10:00 partiamo per Friburgo che si trova a 50km da qui, passato il Reno ed entrati in<br />

Germania.<br />

E sono 50km davvero piacevoli attraverso una rigogliosa campagna verde, <strong>di</strong> quel bel verde vivo<br />

e sano, <strong>di</strong> quelli che rinfrancano lo spirito e riposano la vista. Complice è sicuramente il tempo<br />

stupendo: nemmeno una nuvola, manco a pagarla. Siamo nella foresta nera, ma <strong>di</strong> nero c'è ben<br />

poco.<br />

A Friburgo seguiamo le in<strong>di</strong>cazioni per Statdmitte,<br />

come ci aveva consigliato la proprietaria del<br />

Bed&Breakfast, in<strong>di</strong>cazioni non particolarmente<br />

assidue, tanto che ad un certo punto ve<strong>di</strong>amo sulla<br />

destra una guglia <strong>di</strong> una chiesa e giriamo decisi<br />

cercando un posto dove parcheggiare. Purtroppo<br />

la situazione sembra anche peggio <strong>di</strong> Kaysersberg.<br />

Ogni zona è contrassegnata dai segnali <strong>di</strong><br />

sosta regolamentata. Alla fine ci rassegnamo e sistemiamo<br />

la macchina vicino ad un parchimetro.<br />

Non avendo monete entro in un bar a chiedere se<br />

mi cambiano un po' <strong>di</strong> spiccioli e intanto chiedo<br />

quanto ci tocca sborsare per lasciare l'auto tutta la<br />

Una casa rossa davanti alla cattedrale <strong>di</strong> Friburgo<br />

giornata. La cassiera risponde che non è possibile<br />

lasciarla per più <strong>di</strong> 2h. Chiedo allora se c'è un parcheggio<br />

coperto e lei mi <strong>di</strong>ce che i parcheggi coperti<br />

sono dall'altra parte del fiume... in centro. Uops! Nella fretta siamo finiti in periferia anziché in<br />

centro.<br />

Ecco, se arrivate a Friburgo da ovest, magari proprio da Colmar tenete presente che il centro rimane<br />

sulla vostra sinistra al <strong>di</strong> là del fiume. Noi abbiamo lasciato la macchina al parcheggio<br />

Schlossberg. Arrivando da Colmar, girate a sinistra passando il fiume, tenete circa la destra e<br />

avrete alla vostra destra una collina, l'ingresso al parcheggio è ancora sulla destra con una rampa<br />

che torna in<strong>di</strong>etro e attraversa la strada da cui arrivate. Non ho delle azioni <strong>di</strong> questo parcheggio,<br />

ma la posizione è buona per iniziare la visita del centro storico.<br />

Dal parcheggio <strong>di</strong>parte una stra<strong>di</strong>na stretta tra case antiche e guidata da due bassi canaletti laterali.<br />

Ho letto da qualche parte che questi canaletti che scorrono per tutta la città, in passato, servivano<br />

per domare gli incen<strong>di</strong>. Vista la quantità d'acqua probabilmente gli incen<strong>di</strong> erano molto piccoli.<br />

Ci affacciamo sulla piazza della cattedrale dal lato destro. Ecco un'altra cattedrale gotica con tutte<br />

le carte in regola. Forse un po' meno decorata <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Strasburgo, è comunque un e<strong>di</strong>ficio<br />

notevole.<br />

Intorno alla cattedrale si <strong>di</strong>pana il mercato, in cui si vende un po' <strong>di</strong> tutto da frutta e verdura alle<br />

carabattole per i turisti. Acce<strong>di</strong>amo all'interno della cattedrale. Una delle cose che più ci colpisce<br />

è una foto aerea scattata alla chiesa al termine della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale che mostra una<br />

Friburgo completamente rasa al suolo tranne questa chiesa. Infatti questo è uno dei pochi e<strong>di</strong>fici<br />

ad essere scampato indenne ai bombardamenti.<br />

La parte <strong>di</strong> chiesa che corre attorno al coro dell'altare maggiore è visitabile <strong>di</strong>etro offerta obbligatoria<br />

<strong>di</strong> 1€. Al conferimento del quale ci viene anche prestato un pieghevole in italiano che descrive<br />

le varie opere contenute nelle cappelle.<br />

Friburgo è una citta<strong>di</strong>na vivace e viva, probabilmente complice il fatto <strong>di</strong> essere una sede universitaria.<br />

Il centro non ha molte case a graticcio, anzi, ne ha proprio poche, ci sono però delle case<br />

10


particolari per colori e decorazioni. E' piacevole gironzolare per le stra<strong>di</strong>ne. Pranziamo con un<br />

cono gelato nella piazza del municipio.<br />

Percorriamo ancora un po' le strade affollate e, nel primo pomeriggio, facciamo ritorno alla macchina.<br />

Ritorniamo verso Colmar, ma deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> fermarci ancora un po' in Germania e più precisamente<br />

a Breisach: un paesino minuto sulla riva Tedesca del Reno. Come paese non è niente <strong>di</strong> spettacolare,<br />

la chiesa è stata ricostruita dopo i bombardamenti dell'ultima guerra e non ci sono monumenti<br />

degni <strong>di</strong> particolare rilevanza, è tuttavia grazioso e la campagna intorno è un richiamo<br />

potente al relax. Deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> fare quattro passi sul Reno... cioè non nel senso <strong>di</strong> camminare sulle<br />

acque, ma sul lungo fiume. C'è anche una chiusa per il passaggio delle barche tra due <strong>di</strong>versi<br />

livelli del fiume. Il fiume è abbastanza affollato <strong>di</strong> barche a vela, ma nessuna passa dalla chiusa,<br />

peccato: ero curioso <strong>di</strong> vedere una <strong>di</strong> queste macchine in funzione.<br />

Torniamo verso l'auto, ma prima <strong>di</strong> tornare a “casa” deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> mettere la ciliegina sulla torta <strong>di</strong><br />

questa giornata teutonica mettendo una ... torta dentro la nostra pancia e una coppa <strong>di</strong> frutta e<br />

panna e gelato. La torta ovviamente non poteva che essere una ... Selva Nera.<br />

Arriviamo al Bed&Breakfast <strong>di</strong> Hunawhir e ci prepariamo per andare a Colmar. Infatti abbiamo letto<br />

che, la sera, il centro viene illuminato da giochi <strong>di</strong> luce e ci aspettiamo una visita suggestiva.<br />

La prima cosa che ci colpisce della seconda visita a Colmar è l'assenza della gente. Tanto era<br />

piena <strong>di</strong> gente la città due giorni prima, tanto ne è vuota ora... eppure non è tar<strong>di</strong>, è ancora chiaro<br />

e non fa freddo. Ve<strong>di</strong>amo in giro pochi e sparuti turisti. Be' non c'è che <strong>di</strong>re, così ce la gustiamo<br />

ancora <strong>di</strong> più. Rifacciamo circa lo stesso giro fino a che deci<strong>di</strong>amo che è arrivata l'ora <strong>di</strong> cena.<br />

Scegliamo lo “Streusel” 19 vicino all'antica dogana. Visto che le spiegazioni <strong>di</strong> due giorni fa non ci<br />

avevano convinto proviamo la torta flambee forti del fatto che, se viene servita con l'insalata, poi<br />

così dolce non può essere.<br />

E infatti la torta flambee salata è una specie <strong>di</strong> pia<strong>di</strong>na molto sottile, su cui viene messo vario<br />

con<strong>di</strong>mento, tipo patate e formaggio, oppure asparagi. Il contorno è tipicamente un'insalatina.<br />

Sod<strong>di</strong>sfatti della cena, paghiamo 25,20€ <strong>di</strong> conto e ripartiamo all'esplorazione notturna <strong>di</strong> Colmar.<br />

Non c'è che <strong>di</strong>re, Colmar <strong>di</strong> sera è veramente suggestiva. Le case e i monumenti sono illuminati<br />

da proiettori colorati che creano curiosi effetti <strong>di</strong> luce. Case ed e<strong>di</strong>fici fantasma che si affacciano<br />

sui canali. Riusciamo anche a fare qualche foto, sebbene un fotografo professionista italiano,<br />

pensando probabilmente che eravamo francesi o tedeschi, sbotti sottovoce alla sua compagna su<br />

dove pensavamo <strong>di</strong> andare con una macchinetta così, in attesa che gli liberassimo il posto.<br />

Invece, alla faccia sua, le foto vengono piuttosto bene... anche con una macchinetta così.<br />

Concluso il giro torniamo al parcheggio che è deserto, per fortuna non completamente: la nostra<br />

auto c'è ancora. Paghiamo e torniamo alla base.<br />

1/5 Martedì – Kaysersberg, Eguisheim.<br />

Primo maggio festa dei lavoratori <strong>di</strong> tutto il mondo, compresi i <strong>di</strong>pendenti che lavorano al castello<br />

<strong>di</strong> Haut Koenigsburg, come appren<strong>di</strong>amo con un po' <strong>di</strong> rammarico. Non tanto perché loro sono in<br />

vacanza, come è giusto che sia, ma perché avevamo programmato <strong>di</strong> andare oggi a visitare questo<br />

castello.<br />

Chie<strong>di</strong>amo alla proprietaria quali alternative ci consiglia. Lei ci suggerisce <strong>di</strong> visitare l'eco-museo.<br />

Ma con una giornata come questa non ce la sentiamo proprio <strong>di</strong> rinchiuderci in un museo per<br />

quanto interessante e accattivante possa essere. Anche oggi il cielo <strong>di</strong> un blu intenso non ha<br />

nemmeno una nuvola e il tepore si sente già <strong>di</strong> primo mattino.<br />

Controlliamo per l'ennesima volta la stanza e finalmente, dopo aver pagato e salutato tutti, partiamo.<br />

19<br />

Le Streusel, 4 passage de l'ancienne douane, Colmar<br />

11


La rocca <strong>di</strong> Kaysersberg<br />

Deci<strong>di</strong>amo che se Haut Koenigsburg ci fa il gesto dell'ombrello,<br />

noi andremo a farci un giro per la campagna. Puntiamo su<br />

Kaysersberg dove avevamo visto il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> un<br />

paio <strong>di</strong> passeggiate tranquille. Arriviamo così, fino a tarda mattinata,<br />

camminando tra le dolci salite e <strong>di</strong>scese nei vigneti. Ci<br />

sono sicuramente passeggiate più impegnative, ma noi ci accontentiamo<br />

<strong>di</strong> un giro non eccessivamente faticoso. Anche<br />

così si riesce ad apprezzare la tranquillità <strong>di</strong> questi luoghi ameni.<br />

Dolci colline <strong>di</strong>ligentemente rigate dai filari, solitarie stra<strong>di</strong>ne<br />

sterrate che le costeggiano, piccoli borghi assiepati attorno al<br />

loro campanile.<br />

Torniamo sod<strong>di</strong>sfatti alla macchina e partiamo alla volta <strong>di</strong><br />

Eguisheim. Avevamo letto <strong>di</strong> questa città su un <strong>di</strong>ario su internet<br />

e l'entusiasmo della descrizione ci aveva colpito. Purtroppo<br />

però, la nostra cartina non riporta questa località e l'unica in<strong>di</strong>cazione<br />

che abbiamo è quella <strong>di</strong> andare verso Turkheim.<br />

Il sole è al centro <strong>di</strong> un cielo uniformemente blu, mentre noi vaghiamo<br />

per la campagna alsaziana scrutando i cartelli in<strong>di</strong>catori.<br />

La segnaletica non è proprio il punto forte della regione.<br />

Dopo una buona mezz'ora <strong>di</strong> strada, dopo aver chiesto informazioni<br />

a più riprese facendo finta <strong>di</strong> parlare, ma soprattutto <strong>di</strong> capire, il francese, riusciamo ad<br />

arrivare a questo paesino.<br />

Iniziamo la visita <strong>di</strong> Eguisheim lungo una strada curva piena <strong>di</strong> case a graticcio. Qui troviamo sicuramente<br />

le case a graticcio più caratteristiche, tutte addossate tra loro a delimitare il perimetro<br />

del paese. Presto ci ren<strong>di</strong>amo conto che in questo paese l'urbanistica si è sviluppata a cerchi<br />

concentrici attorno ad un castello. In effetti non si tratta esattamente <strong>di</strong> un castello, ma <strong>di</strong> una piccola<br />

rocca, tra l'altro privata e non visitabile. Vicino-vicino per tenere compagnia a quello che resta<br />

della rocca c'è una piccola chiesetta.<br />

Mentre riprendo il nido <strong>di</strong> cicogna sul campanile della chiesa, dove è appena atterrato un cicognone,<br />

ecco che riparte la sua compagna, proprio davanti all'obbiettivo della telecamera... che<br />

fondo!<br />

Dopo aver percorso i vicoli non ci resta che con<strong>di</strong>videre<br />

pienamente l'entusiasmo dei viaggiatori <strong>di</strong> cui avevamo letto<br />

su internet. Eguisheim è veramente uno dei paesini più<br />

belli tra quelli che abbiamo visto in <strong>Alsazia</strong>, sarebbe stato<br />

un peccato perderselo. Su molte case, <strong>di</strong>screti cartelli annunciano<br />

la possibilità <strong>di</strong> affittarle. I prezzi esposti in qualche<br />

caso però sono piuttosto inavvicinabili.<br />

Già che ci siamo pranziamo velocemente in una crêperia.<br />

Non che si mangi male, ma probabilmente le crêpe sono tipiche<br />

<strong>di</strong> qualche altra zona della Francia, qui sarebbe stato<br />

meglio optare per piatti <strong>di</strong>versi.<br />

Prima <strong>di</strong> partire compriamo da un banchetto due Pretzel, i<br />

tipici biscotti salati “a fiocco” tedeschi francesi.<br />

Mentre entravamo in Eguisheim avevamo visto le in<strong>di</strong>cazioni<br />

per Trois Chateaux (i tre castelli) e deci<strong>di</strong>amo che<br />

possiamo andare a dare un'occhiata.<br />

La strada si inerpica prima tra le viti, poi tra i boschi. I cartelli<br />

non sono proprio ad ogni incrocio, ma alla fine in<strong>di</strong>viduiamo<br />

il parcheggio. Stiamo per fermare la macchina<br />

quando un omino... be', <strong>di</strong>ciamo un omotto, ci fa dei gesti,<br />

ci <strong>di</strong>ce delle cose in francese e in ... comprensibili. Alla fine<br />

una stra<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Eguisheim<br />

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seguiamo la <strong>di</strong>rezione dei suoi sbracciamenti 20 e ve<strong>di</strong>amo che da un'auto parcheggiata, circa<br />

esattamente dove volevamo mettere la nostra Scenic, esce, in maniera molto poco rassicurante,<br />

del fumo. Cerchiamo <strong>di</strong> capire un po' meglio la situazione, ma abbiamo visto troppi film <strong>di</strong> Hollywood<br />

per lasciare la nostra auto <strong>di</strong> fianco ad un'auto fumante e così parcheggiamo nel posto più<br />

lontano possibile (con varie auto in mezzo).<br />

I Trois Chateaux si raggiungono tramite un sentierino a pochi minuti dal parcheggio. Sono tre ruderi<br />

<strong>di</strong> torri, con tanto <strong>di</strong> targa che descrive <strong>di</strong> come “La Società per il Recupero e La Conservazione<br />

<strong>di</strong> Queste Macerie <strong>di</strong> un Possibile Passato Glorioso” si sia presa la briga <strong>di</strong> conservarli e,<br />

prima o poi, restaurarli. Per il momento la visita è deludente assai: non si può nemmeno entrare!<br />

Un po' scornati per questa trappola turistica, torniamo al parcheggio in tempo per vedere camion<br />

e camionetta dei pompieri accompagnati da un'auto della Gendarmerie allontanarsi dalla macchina<br />

fumante <strong>di</strong> prima. Intorno c'è una gran pozza <strong>di</strong> bagnato e ci sono pure i due proprietari che la<br />

stanno aprendo. Tutto è bene quel che finisce bene.<br />

E, a proposito <strong>di</strong> finire, anche il tempo delle nostre vacanze volge al termine, è l'ora del ritorno anche<br />

se piange il cuore lasciare un tempo così splen<strong>di</strong>do e dei luoghi decisamente piacevoli (ruderi<br />

a parte).<br />

Riavvolgiamo il nastro d'asfalto che ci ha portato fin qui: Basilea, il traforo del S. Gottardo, il brutto<br />

tempo delle Alpi Svizzere con qualche goccia <strong>di</strong> pioggia. Tutta la strada scorre senza intoppi fino<br />

a un chilometro prima del confine <strong>di</strong> Como, dove ... inizia la coda. Si tratta solo <strong>di</strong> 800m <strong>di</strong> coda<br />

che si trasforma in traffico intenso e rallentato una volta passato il confine, ma a parte questo tutto<br />

bene e sicuramente infinitamente meglio <strong>di</strong> chi sta tornando in questo momento dal mare o<br />

dall'Italia centro-meri<strong>di</strong>onale.<br />

Il tempo è cupo, il verde malsano dei campi è più grigio del cielo... le vacanze sono proprio<br />

finite... per il momento, ma ci portiamo dentro degli stupen<strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> ... a graticcio.<br />

20<br />

Quando il saggio in<strong>di</strong>ca la luna, lo stolto guarda il <strong>di</strong>to.<br />

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