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Discorso Sindaco Giuseppe Pezzoni - Comune di Treviglio

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Commemorazione Ufficiale <br />

<strong>Treviglio</strong>, 4 novembre 2011 <br />

Alle autorità civili, militari, religiose, ai colleghi sindaci <strong>di</strong> Arzago d’Adda, Canonica d’Adda e al <br />

delegato della sindaco <strong>di</strong> Casirate d’Adda, ai rappresentanti delle associazioni combattentistiche e <br />

d’arma, ai rappresentanti <strong>di</strong> gruppi, enti ed associazioni che operano a <strong>Treviglio</strong> e per i trevigliesi, a <br />

tutti coloro che qui oggi partecipano alla commemorazione, innanzitutto un ringraziamento <br />

sincero. <br />

«Caro soldato, <br />

la nostra signorina maestra ci ha detto, al principio dell’anno scolastico, che non dobbiamo <br />

soltanto sentire il dovere <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are e <strong>di</strong> essere buone, ma che dobbiamo anche amare la <br />

Patria e fare qualche sacrificio per i bravi soldati che patiscono tanto freddo nelle trincee e <br />

che danno la loro vita per la gloria d’Italia. E noi abbiamo pensato, invece <strong>di</strong> comprare le <br />

ghiottonerie, <strong>di</strong> portare i nostri risparmi alla signora maestra, la quale, alla fine del mese, <br />

ha comprato della lana che poi noi lavorammo. <br />

È piccolo, è vero, il nostro dono, ma sono così piccine anche le nostre borse! <br />

Di grande non abbiamo che il cuore, e noi promettiamo <strong>di</strong> pregare tanto per lei e per tutti i <br />

soldati italiani perché possano ritornare vincitori alle loro case, dopo aver resa grande <br />

l’Italia». <br />

Scrivono queste parole le alunne della terza elementare, sezione D, nell’anno scolastico 1915-­‐<br />

1916. Su iniziativa della loro maestra, Carlotta Della Torre, acquistarono la lana e confezionarono <br />

degli indumenti da destinare ai soldati al fronte. Ho recuperato questa testimonianza all’interno <br />

del volume <strong>di</strong> prossima pubblicazione che Carmen Taborelli Rovati ha de<strong>di</strong>cato a La solidarietà dei <br />

Trevigliesi durante la prima guerra mon<strong>di</strong>ale. <br />

In questa testimonianza si parla <strong>di</strong> un legame con il fronte, <strong>di</strong> una relazione con la vita quoti<strong>di</strong>ana, <br />

della consapevolezza dei piccoli gesti e della volontà <strong>di</strong> credere in un ideale, la Patria, che può <br />

portare alla richiesta dell’estremo sacrificio. <br />

L’ho trovata una testimonianza attuale, capace <strong>di</strong> suscitare in ciascuno <strong>di</strong> noi un ricordo non <br />

formale ma “caldo” –oserei <strong>di</strong>re-­‐ <strong>di</strong> che cosa può significare la guerra nei suoi riflessi quoti<strong>di</strong>ani; è <br />

anche, credo, una testimonianza imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> un senso forte della comunità, costruito sulla <br />

consapevolezza della appartenenza a un ambiente comune all’interno della quale i gran<strong>di</strong> gesti (la <br />

campagna militare) e i piccoli gesti (i sacrifici e le rinunce <strong>di</strong> queste 51 alunne iscritte alla terza <br />

elementare) si fondono nella volontà <strong>di</strong> essere, insieme, artefici <strong>di</strong> un grande destino <strong>di</strong> gloria. <br />

Il volume della signora Carmen Taborelli Rovati ci aiuta ad entrare in quella <strong>Treviglio</strong> che, tra il <br />

1915 ed il 1918, visse il dramma della guerra provando a reagire con opere <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a, <br />

sostegno e solidarietà che seppero mettere in luce una comunità viva e vitale pur nelle nebbie <br />

della guerra; ci racconta le storie <strong>di</strong> uomini, come noi, alle prese con una grande situazione <strong>di</strong> crisi <br />

che comportò il cambio ra<strong>di</strong>cale e violento del vivere quoti<strong>di</strong>ano per molte famiglie, alle prese con <br />

l’incontro-­‐scontro con la guerra. <br />

Il nostro ricordo, oggi, deve essere pertanto un incontro non solo con testimonianze storiche, <br />

lontane nel tempo se non nello spazio, <strong>di</strong> eventi che ci sembrano ininfluenti. Siamo, invece, figli <br />

delle scelte che allora si posero in atto, della solidarietà ricercata tra trevigliesi e attuata con il <br />

concorso unanime ed imme<strong>di</strong>ato dell’intera popolazione non impegnata al fronte. Siamo, in un


certo qual modo, figli <strong>di</strong> quel “piccolo dono” che le alunne <strong>di</strong> una maestra <strong>di</strong> scuola elementare <br />

seppero produrre, sacrificandosi per un bene più grande <strong>di</strong> quello proprio ed imme<strong>di</strong>ato. <br />

Ci aiuti la giornata o<strong>di</strong>erna a riscoprire, proprio grazie a questa testimonianza, al valore che s’è <br />

consolidato nel tempo, ai segni ed ai monumenti con cui chi ci ha preceduto ha voluto eternare <br />

quelle vicende, ci aiuti –<strong>di</strong>cevo– a riscoprire le ragioni della pace e della non-­‐violenza, il calore <br />

della famiglia e degli affetti, la <strong>di</strong>sponibilità al sacrificio per la Patria, la volontà <strong>di</strong> essere una <br />

comunità unita e coesa, capace <strong>di</strong> aiutare chi è in situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, attenta ai bisogni dei <br />

meno fortunati e capace, sempre, <strong>di</strong> fare il bene. <br />

Ripren<strong>di</strong>amo la citazione iniziale e pensiamo, cambiando prospettiva, alla gratitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quei <br />

trevigliesi che, impegnati al fronte, ebbero la fortuna <strong>di</strong> ricevere quei piccoli lavoretti in lana; <br />

erano segni <strong>di</strong> affetto, vicinanza, sostegno e, soprattutto, erano accompagnati da quelle <br />

commoventi parole. <br />

Tocca a noi oggi tenere vivo un gesto <strong>di</strong> affetto, vicinanza e gratitu<strong>di</strong>ne per quegli stessi militari <br />

che morirono nell’adempimento dei loro compiti. Il loro sacrificio, che oggi ricor<strong>di</strong>amo commossi, <br />

sia vivo in ciascuno <strong>di</strong> noi quale segno concreto della <strong>di</strong>sponibilità a spendersi per gli altri. <br />

Nel 150° anniversario dell’unità d’Italia, frutto <strong>di</strong> sacrifici e <strong>di</strong> sangue, in un contesto economico <strong>di</strong> <br />

crisi che torna a chiederci il coraggio delle gran<strong>di</strong> scelte e del superamento della mera <br />

contingenza, ai caduti <strong>di</strong> allora, ai caduti <strong>di</strong> sempre, <strong>Treviglio</strong> con gratitu<strong>di</strong>ne e riconoscenza, <br />

ispirandosi a loro come esempi concreti <strong>di</strong> costruzione del bene per tutti, ha riconosciuto, <br />

riconosce e continui a riconoscere onore e gloria. <br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Pezzoni</strong> <br />

<strong>Sindaco</strong> <strong>di</strong> <strong>Treviglio</strong>

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