newsletter n13 - Gerusalemme - Ministero degli Affari Esteri
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n.13 - Marzo/Aprile 2010
Consolato Generale d’Italia<br />
a <strong>Gerusalemme</strong><br />
COOPERAZIONE ITALIANA ALLO<br />
SVILUPPO<br />
GERUSALEMME<br />
2, Mujeer Eddin street - Sheik Jarrah<br />
Jerusalem<br />
Tel. 00972 - (0)2 - 5327447<br />
http://www.itcoop-jer.org<br />
Direttore: Gianandrea Sandri<br />
• Progetto grafico<br />
Daniele Nicoletti<br />
nicoletti@itcoop-jer.org<br />
• Raccolta dati e testi<br />
Maria Ilaria De Bonis<br />
debonis@itcoop-jer.org<br />
• Foto copertina e interne<br />
Eduardo Castaldo
Cari lettori,<br />
Con l’uscita numero tredici del nostro Magazine trimestrale torniamo nuovamente<br />
a Gaza: lo facciamo seguendo un ipotetico viaggio attraverso i progetti<br />
di Emergenza e Sanità che l’Italia incrementa e finanzia con particolare<br />
scrupolo e interesse.<br />
Parlare di ricostruzione nella Striscia suona forse eccessivo per molti operatori<br />
del settore: sappiamo bene quanto difficile sia avere a che fare con la<br />
burocrazia dei valichi, con i permessi d’ingresso per i materiali, i medicinali e<br />
le persone. Eppure la ricostruzione dell’area, a beneficio della gente di Gaza da<br />
parte dell’Italia non si è mai fermata.<br />
Non si tratta solo di ricostruire materialmente case, scuole, ristrutturare<br />
ospedali e ripristinare infrastrutture danneggiate dall’ultima guerra, quanto<br />
di offrire alla gente di Gaza programmi socio-educativi validi, progetti per i<br />
bambini delle scuole; di lavorare con le famiglie e con le comunità locali per<br />
tutelare i loro diritti, nonostante i mille ostacoli sopraggiunti con la crisi del<br />
gennaio 2009 e in seguito alla chiusura dei valichi.<br />
Il Magazine si apre con un intervento del responsabile dell’Ufficio Emergenza<br />
della Dgcs, Ministro Plenipotenziario Stefano Taliani. Il Ministro coglie un<br />
aspetto poco indagato dai mass media e dagli esperti di Cooperazione: quello<br />
dell’impegno di chi rimane dietro le quinte, ma che dietro le scrivanie di Roma<br />
o di <strong>Gerusalemme</strong> scioglie impasse burocratiche altrimenti ingestibili. Questi<br />
funzionari rendono possibile il lavoro sul campo di tutti gli altri, dalle Ong ai<br />
medici, dai funzionari agli esperti di ogni sorta.<br />
Tra i principali attori <strong>degli</strong> aiuti internazionali troviamo l’Unrwa. E proprio<br />
al nuovo Commissario Generale dell’ Agenzia Onu, l’italiano Filippo Grandi, è<br />
dedicata l’intervista successiva. Il suo intervento è critico e solleva un problema<br />
di fondo: quello del calo dei finanziamenti nazionali ai rifugiati palestinesi.<br />
SHARING NEWS<br />
Infine un focus specifico su uno dei temi che catalizzano l’interesse internazionale:<br />
energie rinnovabili e bioarchitettura. Al termine del mese di marzo<br />
la Cooperazione italiana a <strong>Gerusalemme</strong> ospita il primo Steering Committe<br />
‘green energy’ con a capo esperti, architetti, scienziati italiani e palestinesi.<br />
Da queste prime riunioni avranno origine in futuro progetti di Cooperazione<br />
sulle scuole verdi ed altre interessanti innovazioni nel campo dell’architettura<br />
ecosostenibile da replicare anche a Gaza.<br />
Buona lettura.<br />
Luciano Pezzotti<br />
Console Generale d’Italia a <strong>Gerusalemme</strong>
Emergenza Gaza e focus energia<br />
SUL WEB<br />
La Newsletter della Cooperazione Italiana<br />
a <strong>Gerusalemme</strong> è disponibile sul sito:<br />
WWW. ITCOOP-JER.ORG<br />
Per iscriversi alla Newsletter<br />
scrivere a:<br />
utl@itcoop-jer.org<br />
0<br />
COVER<br />
2<br />
EDITORIALE<br />
4<br />
SOMMARIO<br />
6EMERGENZA<br />
8<br />
INTERVENTI<br />
L’INTERVENTO DEL MINISTRO FILIPPO GRANDI<br />
STEFANO TALIANI UN ITALIANO A CAPO DELL’UNRWA<br />
4 Newsletter n.13
Siti di riferimento:<br />
<strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong> <strong>Affari</strong> <strong>Esteri</strong><br />
www. esteri.it<br />
Consolato d’Italia a <strong>Gerusalemme</strong><br />
www.consgerusalemme.esteri.it<br />
Cooperazione Italiana allo Sviluppo<br />
www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/<br />
Ilaria cooperazione<br />
www.ilariacooperazione.it<br />
Cooperazione italiana<br />
allo sviluppo<br />
UTL<br />
<strong>Gerusalemme</strong><br />
14 22<br />
ONG E PROGETTI<br />
10 12 16 20<br />
SAVE THE CHILDREN E<br />
I BAMBINI DI GAZA<br />
EVENTI<br />
BIOARCHITETTURA ED<br />
ENERGIA VERDE<br />
Newsletter n.13<br />
5
NL<br />
EMERGENZA<br />
Gaza<br />
Emergenza Gaza e focus energia<br />
Gaza: un paziente lavoro di squadra<br />
per affrontare l’emergenza<br />
di Stefano Taliani<br />
Sono lieto di presentare, in<br />
qualità di responsabile<br />
dell’Ufficio Emergenze della<br />
Direzione Generale<br />
Cooperazione allo Sviluppo,<br />
questo dossier dedicato in<br />
gran parte alle attività della<br />
Cooperazione Italiana nella<br />
Striscia di Gaza.<br />
L’Ufficio Emergenze è sempre in prima linea<br />
in attività tese a contrastare le conseguenze<br />
devastanti delle calamità naturali e<br />
delle crisi complesse sulle popolazioni civili.<br />
Gaza è una di queste emergenze e l’Italia<br />
continua a prestare particolare attenzione<br />
all'area.<br />
Posso citare, ad esempio, l’operazione che<br />
nel gennaio 2009 permise di venire incontro,<br />
con grande tempestività, ai bisogni della<br />
popolazione colpita.<br />
all'ottenimento di visti e nulla osta, all' invio<br />
e consegna di materiale e attrezzature destinati<br />
ad alleviare la crisi umanitaria in atto.<br />
Poco si dice della grande utilità di chi pazientemente<br />
e con grande coraggio lavora<br />
dietro le quinte, di chi tiene riservati i meriti<br />
di interventi ben riusciti grazie ad un sottile<br />
e paziente lavoro collettivo. Eppure, queste<br />
persone, mi riferisco in particolare alle Unità<br />
Tecniche Locali ed agli altri Uffici centrali<br />
a Roma attivi nella Cooperazione,<br />
consentono la realizzazione di operazioni di<br />
emergenza a volte molto delicate.<br />
Questo è il caso dei Territori Palestinesi,<br />
dove è stato possibile portare a conclusione<br />
centinaia di programmi promossi dall’Ufficio<br />
Emergenze della DGCS, per uno sforzo<br />
che, dal 2000 ad oggi, ammonta a 45 milioni<br />
di Euro, di cui la metà stanziati soltanto<br />
negli ultimi due anni.<br />
Di quell’operazione ricordo le difficoltà<br />
fronteggiate ma anche la soddisfazione per<br />
aver contribuito ai soccorsi, tramite la predisposizione<br />
di voli umanitari per l’invio di<br />
beni di prima necessità ed il trasporto in<br />
Italia di dieci bambini bisognosi di cure.<br />
Ricordo anche il grande impegno di un’intera<br />
squadra, che, tra Roma e <strong>Gerusalemme</strong>,<br />
era incessantemente impegnata a svolgere<br />
tutte quelle procedure necessarie al<br />
coordinamento <strong>degli</strong> aiuti, allo sdoganamento<br />
dei beni, alla stesura di rapporti,<br />
Poco si dice della grande utilità di<br />
chi pazientemente e con grande<br />
coraggio lavora dietro le quinte, di<br />
chi tiene riservati i meriti di<br />
interventi ben riusciti grazie ad un<br />
sottile e paziente lavoro collettivo.<br />
6 Newsletter n.13
Fondamentale in tal senso è stato<br />
il coinvolgimento delle comunità<br />
locali ed il coordinamento con le<br />
Utl, le Agenzie internazionali, le<br />
ONG italiane e la Cooperazione<br />
Decentrata.<br />
Sono state così realizzate attività di primissimo<br />
soccorso, come i voli umanitari e<br />
l’invio di generi di prima necessità, ma anche<br />
iniziative mirate a favorire il processo<br />
di ricostruzione tramite progetti integrati,<br />
nel rispetto delle strategie nazionali e settoriali<br />
indicate dall’Autorità Nazionale<br />
Palestinese.<br />
Fondamentale in tal senso è stato il coinvolgimento<br />
delle comunità locali ed il coordinamento<br />
con le Utl, le Agenzie internazionali,<br />
le ONG italiane e la Cooperazione<br />
Decentrata.<br />
Entrando nel merito, il programma cui<br />
questo dossier è dedicato, costituisce un ottimo<br />
esempio della buona sinergia realizzata<br />
tra Enti locali italiani, Agenzie internazionali<br />
e società civile. Quest’ultima, in<br />
particolare, presente attraverso numerose<br />
ONG, ha avuto ampio coinvolgimento ed<br />
ha sempre agito nell’esecuzione dei progetti<br />
rispettando procedure di selezione tese a<br />
garantire il rigore e la trasparenza delle iniziative<br />
promosse.<br />
Posso ricordare che sono in fase di avvio numerose<br />
attività che spaziano dal sostegno<br />
psico-sociale per i bambini di Gaza, ai sistemi<br />
di recupero delle infrastrutture danneggiate,<br />
da esperimenti pilota per il riciclaggio<br />
della plastica alle attività agricole e di allevamento,<br />
etc., tutte comunque accomunate<br />
dall’obiettivo di rispondere ai bisogni più<br />
impellenti della popolazione al fine di consentirle<br />
un normale ritorno al quotidiano.<br />
Sono dunque lieto che il mio Ufficio, in<br />
nome e per conto della DGCS, contribuisca<br />
ad affrontare l’emergenza di Gaza e colgo<br />
l’occasione di questa mia breve presentazione<br />
per ringraziare tutti gli operatori della<br />
Cooperazione Italiana che con dedizione<br />
affrontano il lavoro quotidiano.<br />
Sono in fase di avvio numerose<br />
attività che spaziano dal sostegno<br />
psico-sociale per i bambini di<br />
Gaza, ai sistemi di recupero delle<br />
infrastrutture danneggiate tutte<br />
comunque accomunate<br />
dall’obiettivo di rispondere ai<br />
bisogni più impellenti della<br />
popolazione.<br />
Newsletter n.13<br />
7
NL<br />
INTERVENTI<br />
UNRWA<br />
Emergenza Gaza e focus energia<br />
Un italiano a capo dell’Unrwa,<br />
Filippo Grandi denuncia un calo di contributi<br />
Filippo Grandi<br />
Commissario Generale UNRWA<br />
l’Agenzia ONU che assiste i rifugiati palestinesi<br />
I governi nazionali<br />
dovrebbero essere piu'<br />
''responsabili'' rispetto ai<br />
fondi stanziati per l'Unrwa e<br />
''prevedere un maggiore<br />
impegno economico''. Perche' i<br />
rifugiati palestinesi hanno<br />
“diritto ad una assistenza<br />
decorosa”, altrimenti il<br />
processo di pace non riparte.<br />
Filippo Grandi, nuovo Commissario Generale<br />
della United Nations Relief and<br />
Works Agency, non usa mezzi termini: in<br />
questa intervista tocca il tema sensibile<br />
del calo dei fondi pubblici all'Unrwa, e<br />
confida sfide e preoccupazioni dell'Agenzia<br />
Onu che da 60 anni assiste i rifugiati<br />
palestinesi nei campi di Gaza e Cisgiordania,<br />
Libano, Giordania e Siria.<br />
“Ritengo indispensabile il ruolo dell’Italia<br />
e l’apporto economico all’Unrwa, eppure<br />
negli ultimi anni il paese ha diminuito il<br />
flusso di aiuti’’, spiega Filippo Grandi,<br />
lamentando un calo generale dei contributi.<br />
L’Italia è sempre tra i primi 20 top donors<br />
ma l’Unrwa è preoccupata “per la contrazione<br />
dei fondi, soprattutto nel ‘core programme”,<br />
le attività strutturali dell’Agenzia,<br />
rispetto al settore emergenza.<br />
“L’Italia è passata dall’essere il decimo donatore<br />
su 20, con un contributo generale di<br />
13 milioni di dollari nel 2008, a ricoprire il<br />
18° posto con finanziamenti di poco superiori<br />
ai 4 milioni di dollari’’, spiega. Commissione<br />
Europea, Stati Uniti e Regno<br />
Unito sono i primi tre donatori. Arabia<br />
Saudita ed Emirati Arabi ricoprono ultimo<br />
e penultimo posto.<br />
Nonostante ritenga auspicabile “il contributo<br />
del settore privato”, perché dice, “crea<br />
legami tra le società civili’’, Grandi avverte<br />
che “ciò non deve andare in nessun modo<br />
a discapito dell’aiuto governativo. Per sostenere<br />
un bilancio come il nostro di 600<br />
mln di dollari l’anno e gestire scuole, ambulatori,<br />
infrastrutture, servizi sociali non<br />
possiamo contare solo sui privato. Il tipo<br />
di struttura si presta ad un aiuto governativo’’.<br />
I rifugiati palestinesi, spiega Grandi che<br />
negli anni passati è stato Vicedirettore<br />
dell’Agenzia, “sono 4 mln e 700.000 e rappresentano<br />
una componente essenziale<br />
della comunità palestinese: la questione è<br />
una delle più difficili e va dritta al cuore<br />
dei drammi umani”.<br />
La storia dei profughi palestinesi “ha due<br />
narrative, -spiega - una israeliana e l’altra,<br />
la narrativa araba che vede nel ‘48 una<br />
sconfitta. Difficilissimo mettere insieme<br />
due narrative così disparate. Il problema è<br />
stato sviscerato nei dettagli e molte soluzioni<br />
sono state disegnate. Eppure se ci fosse<br />
volontà politica il lavoro tecnico sarebbe<br />
già fatto. Bisogna solo che ci sia volontà.<br />
8 Newsletter n.13
I rifugiati sono 4 mln e 700.000 e<br />
rappresentano una componente<br />
essenziale della comunità<br />
palestinese.<br />
Noi crediamo che senza questa componente<br />
fondamentale il processo di pace non possa<br />
essere completo”. Anche l'Europa appare<br />
politicamente debole: “bisognerebbe che la<br />
sua voce politica fosse pari a quella economica”.<br />
A proposito di Gaza, Grandi spiega che la<br />
Striscia “è pronta alla ricostruzione” ma che<br />
“la comunità internazionale non lo è”, nonostante<br />
gli impegni assunti a Sharm El<br />
Sheik.<br />
“Purtroppo Israele non ha fatto la sua partepuntualizza<br />
il commissario - Capiamo le<br />
preoccupazioni di sicurezza dello Stato di<br />
Israele, ma bloccare una ricostruzione programmata<br />
e voluta non è sostenibile neanche<br />
dal punto di vista della sicurezzà’.<br />
Quello di Gaza, argomenta Grandi, “e’ un<br />
falso blocco perché i materiali entrano conunque<br />
dai tunnel. Ma non possono continuare<br />
ad arrivare illegalmente. Si potrebbe<br />
partire quasi subito per ricostruire, se fosse<br />
possibile aprire i valichi. Noi abbiamo fatto<br />
pressione e anche gli Stati Uniti ma purtroppo…’’.<br />
Newsletter n.13<br />
A Gaza in questo momento l'Unrwa sta<br />
sperimentando edifici costruiti con mattoni<br />
di argilla, ma rispetto a questa tecnica<br />
indispensabile nelle emergenze Filippo<br />
Grandi rimane critico: "quando ci sono difficoltà<br />
di questo genere e' sempre meglio trovare<br />
soluzioni pragmatiche, ma non bisogna<br />
in nessun modo abbandonare la battaglia<br />
per avere il permesso di far entrare i materiali<br />
da costruzione. Il diritto di base e' quello<br />
ad avere case vere in muratura - conclude<br />
- Non bisogna razionalizzare delle scelte di<br />
serie b solo perché non si possono fare scelte<br />
di serie À'.<br />
UNRWA – UN Relief and Works Agency per i profughi palestinesi del Vicino Oriente – nasce<br />
nel 1949 con il mandato di fornire assistenza umanitaria ai profughi palestinesi (*)<br />
UNRWA opera in Gaza e Cisgiordania, Libano, Giordania e Siria con programmi di educazione,<br />
assistenza sanitaria, microfinanza, sviluppo di infrastrutture e servizi sociali.<br />
Oggi UNRWA assiste 4,7 milioni di profughi palestinesi.<br />
Di seguito qualche numero relative alle attività operative dell’UNRWA:<br />
689 scuole gestite nelle cinque aree di intervento<br />
480.000 bambini introdotti all’educazione primaria, di cui il 50% bambine<br />
5.400 pazienti visitati in un anno nelle strutture UNRWA da uno staff di oltre 4.000<br />
specialisti<br />
58 campi profughi organizzati e gestiti grazie alla collaborazione del personale internazionale<br />
e locale<br />
15.800 progetti di microcredito finanziati con uno stanziamento di 200 milioni di dollari<br />
in prestito per attività di microimpresa<br />
30.000 unità di personale impiegato, la maggior parte del quale composto di rifugiati<br />
palestinesi<br />
(*) Le persone e i loro discendenti (il cui normale luogo di residenza é previsto dal “Mandato della Palestina”) che tra il<br />
giugno 1946 e il maggio 1948 hanno perso sia l’abitazione che i mezzi di sussistenza a causa della guerra arabo-israeliana<br />
del 1948.<br />
9
NL<br />
ONG E PROGETTI<br />
Gaza<br />
Emergenza Gaza e focus energia<br />
Partiti i 13 progetti delle Ong a Gaza<br />
Il settore Emergenza finanzia attività per oltre 4 mln di Euro<br />
Con l’avvio del Programma di<br />
Emergenza per Gaza, il<br />
<strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong> <strong>Esteri</strong>, tramite<br />
l’Ufficio di Cooperazione di<br />
<strong>Gerusalemme</strong>, per il 2010 ha<br />
messo sul tavolo 4 milioni e<br />
250.000 Euro, principalmente<br />
per progetti affidati ad Ong.<br />
Iniziative per la tutela dei diritti di bambini e<br />
adolescenti, programmi socio-educativi e<br />
potenziamento dei servizi sanitari negli ospedali.<br />
Riabilitazione <strong>degli</strong> orti domestici, progetti<br />
pilota per il riciclaggio della plastica e<br />
attività a sostegno <strong>degli</strong> allevatori locali.<br />
Sono alcuni dei tredici progetti di ricostruzione<br />
selezionati attentamente tra le decine di<br />
proposte presentate dalle Organizzazioni<br />
Non Governative italiane. Alcune di queste,<br />
come Cric, Educaid e Coopi sono già da<br />
tempo impegnate a Gaza, altre come Ucodep<br />
intervengono per la prima volta nella sottile<br />
striscia di terra che ancora porta i segni dei<br />
recenti bombardamenti dell’ operazione<br />
Piombo Fuso.<br />
Il <strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong> <strong>Esteri</strong> ha stanziato per<br />
Gaza una consistente fetta del budget<br />
dell’Emergenza già prima della crisi di gennaio<br />
2009: nel biennio precedente aveva<br />
deliberato aiuti per 24,5 milioni di euro a<br />
Gaza. Nei soli due mesi successivi alle operazioni<br />
militari israeliane l’importo totale<br />
ha raggiunto i 13 milioni di euro, cui ora si<br />
aggiungono i fondi destinati ad una ricostruzione<br />
in un contesto di emergenza cronica.<br />
“Si è tornati ad una sorta di normalità a<br />
Gaza ma è una normalità viziata dalla<br />
chiusura umana e commerciale che blocca<br />
il flusso delle merci e delle persone...’’, racconta<br />
Valerio Baldissara, cooperante di<br />
Educaid.<br />
Questa Ong, che si occupa di iniziative socio-educative<br />
nei Territori Palestinesi, sta<br />
per avviare un interessante progetto negli<br />
asili di Gaza. Si tratta di migliorare la qualità<br />
dei servizi in 33 scuole materne del<br />
Nord della Striscia e introdurre metodi di<br />
insegnamento piu’ innovativi, portando il<br />
Teatro negli asili.<br />
“Nel precedente progetto abbiamo coinvolto<br />
le famiglie: era bello vedere la partecipazione<br />
delle mamme. La fisicità e le attività<br />
ludiche di gruppo sono cose che mancano<br />
agli adulti”, racconta Lorenza Sebastiani.<br />
Tra le attività Educaid più apprezzate dai<br />
10 Newsletter n.13
ambini c’ è il Ludobus: un pulmino colorato<br />
con a bordo clown, animatori, giochi<br />
di abilità ed attività sportive. Il Ludobus<br />
non si e’ fermato neanche dopo le operazioni<br />
militari del gennaio 2009: qualche<br />
mese dopo la guerra era già in strada e arrivava<br />
nelle tendopoli e nei campi per far<br />
ridere bambini e adulti. Una delle idee più<br />
innovative sul versante delle attività generatrici<br />
di reddito arriva invece da Coopi: presente<br />
da anni a Gaza, questa Ong ha pensato<br />
ad un sistema pilota per riciclare la plastica e<br />
rivenderla alle fabbriche locali che producono<br />
tubi per l’irrigazione.<br />
Newsletter n.13<br />
Il <strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong> <strong>Esteri</strong> ha<br />
stanziato per Gaza una<br />
consistente fetta del budget<br />
dell’Emergenza.<br />
mento un centinaio di persone tra le più<br />
povere – per poi introdurre l’idea di un<br />
meccanismo sostenibile generatore di reddito”,<br />
spiega Angela Rotella, responsabile<br />
del progetto Coopi.<br />
A Gaza anche l’allevamento ha risentito<br />
molto della distruzione della guerra: tra le<br />
12 Ong italiane ritroviamo Ucodep, una<br />
delle più impegnate nel settore agricolo in<br />
Cisgiordania. Ucodep gestirà un progetto<br />
di pastorizia per il recupero delle produ-<br />
“In realtà i rigattieri della plastica sono già<br />
attivi nella zona di Gaza City. Esiste un sistema<br />
informale del riciclaggio che non ha<br />
regole. Noi vorremmo dare un salario dignitoso<br />
a chi raccoglie la plastica- al mozioni<br />
locali di formaggio.<br />
A Tubas, a nord della West Bank, Ucodep<br />
lavora dal 2006 ad un grande mangimificio<br />
gestito in cooperativa dagli allevatori di capre<br />
. Qui si producono ricotta e mozzarelle.<br />
L’idea, nel lungo periodo e’ quella di portare<br />
la mozzarella anche a Gaza: “ma ci vorrà del<br />
tempo – confida Matteo Crosetti - Siamo<br />
in una fase molto arretrata, a Gaza bisogna<br />
ricominciare quasi da zero’’.<br />
Chiusura e silenzio: le parole piu’ ricorrenti<br />
usate da chi descrive Gaza ad un anno e<br />
mezzo dai bombardamenti. Pochissime<br />
auto in giro, niente da fare la sera, nessun<br />
divertimento, ancora macerie. Come in una<br />
collettiva rielaborazione del lutto i ‘gazawi’<br />
si ritirano in silenzio nel dolore ma sembrano<br />
condividere con gli stranieri una fittizia<br />
normalità.<br />
Sara Valerio coordina il nuovo progetto di<br />
Save the Children che tutela i diritti di circa<br />
1000 adolescenti tra i 15 e i 18 anni e fornisce<br />
sostegno psicologico.<br />
“Tendiamo a promuovere e sensibilizzare la<br />
comunità locale sui rischi di violazione dei<br />
diritti dei bambini”, racconta. “L’ obiettivo è<br />
quello di potenziare i servizi nei due centri<br />
di protezione dell’infanzia attivi a Khozàa e<br />
Qarara”, spiega Sara.<br />
Ognuna di queste iniziative è un piccolo tassello<br />
sulla via della ricostruzione. Se è vero<br />
che Gaza soffre ancora molto per la chiusura<br />
e le limitazioni imposte al movimento, è anche<br />
vero che la sua popolazione possiede un<br />
incredibile spirito di rinascita e di adattamento.<br />
Forza, fantasia e dignità rivolte al futuro<br />
che vanno sostenute in ogni modo anche<br />
grazie ad un approccio di cooperazione<br />
partecipativo.<br />
11
NL<br />
ONG E PROGETTI<br />
Gaza<br />
Emergenza Gaza e focus energia<br />
Schede progetti emergenza affidati alle ONG italiane<br />
ENTE ESECUTORE TITOLO PROGETTO LOCALITÀ CONTRIBUTO DGCS IN €<br />
COOPI<br />
Realizzazione di un sistema pilota di riciclaggio della<br />
plastica a Gaza City, Territori Autonomi Palestinesi<br />
Gaza City 337.000<br />
CISS<br />
AISPO<br />
Iniziativa di rafforzamento delle capacità locali nella tutela<br />
dei diritti di bambini e adolescenti nella Striscia di<br />
Gaza<br />
Miglioramento dei servizi sanitari di base attraverso il<br />
potenziamento dell’Unità di Ingegneria Clinica <strong>degli</strong><br />
ospedali della Striscia di Gaza<br />
Governatorato Nord-<br />
Gaza<br />
260.000<br />
Intera Striscia di Gaza 326.000<br />
Save the Children Sostegno educativo e protezione dei minori a rischio fondata sul coinvolgimento<br />
Rafah e Khan Younis - Qarara e Khozàa<br />
delle comunità<br />
locali nella Striscia di<br />
Gaza<br />
CRIC<br />
Intervento a sostegno della comunità beduina di Maslakh<br />
Gaza City 233.000<br />
nella Striscia di Gaza<br />
UCODEP Sostegno agli allevatori della Striscia di Gaza Khan Younis 354.000<br />
OVERSEAS<br />
Riabilitazione del capitale agricolo e sviluppo di un agricoltura<br />
integrata nel Nord della Striscia di Gaza.<br />
GVC<br />
Ripristino delle infrastrutture irrigue distrutte dall’incursione<br />
Israeliana a favore della ripresa delle attività<br />
agricole <strong>degli</strong> abitanti di Gaza<br />
Governatorato Nord 380.000<br />
Governatorato Nord 190.000<br />
EDUCAID<br />
TDH<br />
Governatorato Nord-<br />
Gaza<br />
ACS<br />
Intervento socio-educativo di supporto all’infanzia vittima<br />
della guerra nel Governatorato del Nord della Striscia<br />
di Gaza<br />
Sostegno alla situazione sanitaria, e nutrizionale in particolare,<br />
dei bambini/e vulnerabili del governorato di<br />
Gaza Nord – Fase II<br />
368.000<br />
Intervento di riabilitazione di orti domestici (homegardens)<br />
a favore di nuclei familiari vulnerabili<br />
Jabalia, Beit Lahia e<br />
Beit Hanoun<br />
Gaza city e Deir al-<br />
Balah<br />
252.000<br />
222.000<br />
ACS Recupero e riabilitazione di spazi verdi pubblici Gaza City, Rafah 161.000<br />
COSPE<br />
Doing Gender: un Centro Risorse di Genere per l’Empowerment<br />
delle Donne a Gaza.<br />
Gaza City 186.100<br />
12 Newsletter n.13
Coopi dispone di 337.000 euro,<br />
con i quali vuole metter su un<br />
sistema formale di generazione di<br />
reddito tramite la raccolta della<br />
plastica riciclata da rivendere alle<br />
fabbriche di tubi per l’irrigazione.<br />
Il riciclo della plastica a Gaza City,<br />
un sistema pilota<br />
Frugano di notte tra i cumuli<br />
delle immondizie o nei<br />
cassonetti dei centri abitati. Li<br />
trovi ad aprire sacchetti e a<br />
selezionare attentamente gli<br />
scarti: i rifiuti organici. A<br />
metter da parte i pezzi buoni:<br />
contenitori vecchi, tubi rotti,<br />
teloni laceri, buste inservibili.<br />
La plastica per loro è quasi oro:<br />
anche se per un chilo<br />
racimolano poco più di uno<br />
shekel. Venti centesimi d’euro.<br />
E’ il nuovo business dei rigattieri dell’ultima<br />
ora, gazawi anche molto giovani, tra cui<br />
bambini, ma soprattutto uomini e padri che<br />
in passato erano operai muratori. A Gaza,<br />
da un anno a questa parte, oltre ai raccoglitori<br />
di detriti, alla ricerca di scarti per farne<br />
mattoni, tra le macerie si aggirano riciclatori<br />
di ogni sorta. Un centinaio di persone per la<br />
plastica nella sola zona di Gaza City.<br />
Newsletter n.13<br />
Proprio qui la Ong italiana Coopi ha individuato<br />
target e obiettivo del suo nuovo progetto:<br />
consorziare i rigattieri poveri della plastica<br />
e dar loro un salario. Fino a 200 euro al mese.<br />
L'attività è parte di una delle 13 iniziative finanziate<br />
dalla Cooperazione Italiana: Coopi<br />
dispone di 337.000 euro, con i quali vuole<br />
metter su un sistema formale di generazione<br />
di reddito tramite la raccolta dignitosa della<br />
plastica riciclata da rivendere alle fabbriche<br />
di tubi per l’irrigazione.<br />
La Ong ha una certa esperienza nel settore:<br />
da qualche anno e' attiva nella raccolta delle<br />
immondizie con progetti finanziati dalla<br />
Commissione Europea (Echo) e dalle Nazioni<br />
Unite (Ocha).<br />
“Stamattina siamo usciti alle 5 per renderci<br />
conto di come funziona il sistema<br />
informale”, racconta Angela Rotella, cooperante<br />
Coopi, a Gaza da febbraio di<br />
quest’anno.<br />
Il sistema e' quasi capillare: pur essendo<br />
un’attività sommersa ha una struttura organizzatissima<br />
composta di tre attori: il rigattiere,<br />
che raccoglie la plastica per le<br />
strade e la rivende ad un intermediario, il<br />
quale si rivolge alle fabbriche della plastica.<br />
Spesso poi c’è un quarto passaggio: le<br />
fabbriche più grandi frantumano la plastica<br />
e la rivendono alle più piccole.<br />
Il progetto prevede nei prossimi mesi la costituzione<br />
di associazioni di rigattieri in<br />
forma cooperativa, suddivisi per quartieri.<br />
“Iniziamo a vedere come va con i primi 80<br />
beneficiari – spiega - Proponiamo una retribuzione<br />
un po’ più alta di quella attuale:<br />
non vogliamo drogare il mercato ma allo<br />
stesso tempo riteniamo che si possa arrivare<br />
a pagarli uno shekel e 50 per ogni chilo di<br />
plastica raccolta”.<br />
Il materiale riciclato viene poi rivenduto alle<br />
fabbriche specializzate di Gaza: qui la plastica<br />
viene sminuzzata, lavorata e riutilizzata<br />
per farne tubi o sacchetti.<br />
Presto i primi 100 beneficiari riceveranno<br />
uno stipendio sicuro per almeno 8 mesi:<br />
Coopi fornirà guanti, mascherine, altri<br />
strumenti per lavorare in tutta sicurezza, nel<br />
rispetto delle norme igieniche.<br />
13
NL<br />
ONG E PROGETTI<br />
Gaza<br />
Emergenza Gaza e focus energia<br />
Save the Children e i bambini di Gaza<br />
Storia di un progetto e della sua comunità locale<br />
L’ingresso a Gaza è una trafila<br />
lunga e spesso snervante: dopo<br />
i controlli al valico di Eretz, al<br />
confine con Israele, inizia un<br />
lungo percorso di 750 metri a<br />
piedi e al termine le ispezioni<br />
di Hamas.<br />
Solo dopo aver superato entrambi gli sbarramenti<br />
si può finalmente accedere alla Striscia.<br />
Un mondo a parte. Una seconda Palestina.<br />
Chiusa rispetto all’esterno da<br />
limitazioni ancora molto restrittive e limitata<br />
al suo interno da regole rigide, mancanza<br />
di libertà e scarsità di beni.<br />
‘’Gaza è silenziosa. Il contrasto più forte che<br />
si sente appena arrivati è quello con il rumore<br />
delle grandi città.. Stai più da solo con te<br />
stesso, rifletti, leggi, ascolti…”.<br />
Sara Valerio, 30 anni, studi orientali, ottima<br />
conoscenza dell’arabo, racconta la sua esperienza<br />
con Save the Children Italia a Gaza.<br />
Fino a dicembre del 2009, per nove mesi, ha<br />
fatto la spola tra <strong>Gerusalemme</strong> e Gaza City.<br />
Nell’area a sud est della Striscia gestiva un<br />
progetto di protezione dei minori a rischio,<br />
finanziato dalla Cooperazione Italiana.<br />
Da gennaio di quest’anno Sara segue un<br />
nuovo progetto rivolto ad oltre 1000 adolescenti<br />
per la tutela dei diritti fondamentali,<br />
mediante campagne di advocacy mirate a<br />
coinvolgere i loro coetanei. La Ong interviene<br />
a Khozàa e Qarara, nella buffer zone, al<br />
confine con Israele, dove vivono 30.000 persone<br />
di cui oltre il 60% bambini con meno<br />
di 18 anni. Save the Children ha voluto avviare<br />
il progetto in quest' area dopo aver valutato<br />
che quelle erano tra le zone piu' colpite<br />
dall'operazione militare Piombo Fuso.<br />
''Dalla ricerca è emerso, e non a caso, che i<br />
bambini dei due villaggi presentavano diversi<br />
disturbi del comportamento: problemi<br />
di attenzione e di espressione verbale, pipì a<br />
letto, ipercinetismo – spiega Sara - In gran<br />
parte i disturbi sono frutto del senso di abbandono<br />
e della paura. Molti di loro hanno<br />
visto morire i coetanei o i famigliari, altri<br />
hanno subito violenze domestiche...’’.<br />
Quattro bambini di Qarara e cinque di<br />
Khozàa sono morti durante le operazioni<br />
militari del gennaio 2009 e quasi 50 sono<br />
rimasti feriti. 600 bambini non vivono più<br />
nelle loro case distrutte dai bombardamenti<br />
e nove famiglie hanno perso le tracce dei figli:<br />
la paura e i segni del trauma sono visibili<br />
sulla popolazione più vulnerabile.<br />
“La prima cosa che la Ong ha fatto- racconta<br />
la capo progetto- è stato creare e potenziare<br />
i due Comitati Locali per la Protezione<br />
dell’Infanzia di Khozàa e Qarara per dar<br />
loro modo di intervenire a favore dei bimbi<br />
esposti a violenza, abuso, abbandono e<br />
sfruttamento”.<br />
Poi Save the Children e la controparte locale<br />
palestinese hanno creato dei sottocomitati,<br />
tra i quali quello dei bambini, dei padri,<br />
delle emergenze.<br />
Nell’area a sud est della Striscia di<br />
Gaza, Sara Valerio con Save the<br />
Children ha gestito nel 2009 un<br />
progetto di protezione dei minori<br />
a rischio, finanziato dalla<br />
Cooperazione Italiana.<br />
14 Newsletter n.13
Le donne di Khozàa e Qarara avevano proposto<br />
di coinvolgere i capi religiosi e quelli<br />
delle famiglie allargate per via del ruolo di<br />
mediatori che ricoprono, e di elaborare sessioni<br />
mirate con i padri. Le loro indicazioni<br />
sono state raccolte. Nei sottocomitati c’erano<br />
anche poliziotti, insegnanti, avvocati, assistenti<br />
sociali. E naturalmente i padri.<br />
‘’Le riunioni avvenivano nelle abitazioni dei<br />
membri della comunità. In qualche caso si<br />
trattava di capanne con la sabbia per terra…<br />
ma quello che mi ha stupito veramente è stato<br />
il coinvolgimento <strong>degli</strong> adulti che si sono<br />
dedicati al progetto’’, spiega la cooperante.<br />
L’ obiettivo era sensibilizzare gli adulti ai<br />
problemi dei piccoli e trovare insieme delle<br />
soluzioni. E’ stato rilevato che oltre 600<br />
bambini sui 4000 coinvolti presentavano<br />
vari disturbi psicologici. Tramite il disegno<br />
ed altre attività ricreative i bimbi hanno tirato<br />
fuori molti dei loro fantasmi. Gli psicologi<br />
intervenivano in questa fase.<br />
Il progetto prevedeva infine la creazione di<br />
un piano d’intervento per le Emergenze da<br />
utilizzare nei villaggi in caso di pericolo di<br />
attacco o di nuovo conflitto: il piano consente<br />
di mettere in pratica misure di risposta<br />
ad una eventuale nuova emergenza e include<br />
l’acquisto di coperte, vestiti, kit igienici,<br />
pannolini per i bambini ecc….<br />
Save the Children è riuscita a creare un clima<br />
di fiducia e di condivisione dentro la comunità:<br />
“gli adulti hanno perfettamente<br />
compreso l’importanza di auto tutelare i<br />
loro figli – spiega Sara - Sono i bambini ad<br />
individuare i loro stessi bisogni e tutta la comunità<br />
li segue e li sostiene”. Il progetto ora<br />
va avanti: nel 2010 il target sarà quello <strong>degli</strong><br />
adolescenti.<br />
Questa e molte altre Ong che incidono sulle<br />
fasce più vulnerabili, hanno capito che soltanto<br />
intervenendo sulla popolazione giovane<br />
della Palestina si potrà evitare in seguito<br />
il trauma collettivo di un intero popolo, sottoposto<br />
a continue violazioni dei diritti.<br />
Newsletter n.13<br />
15
NL<br />
SANITÀ<br />
Gaza<br />
Emergenza Gaza e focus energia<br />
La Sanità a Gaza: a che punto siamo<br />
Ostacoli, difficoltà e successi della Cooperazione Italiana<br />
Raggiungere un livello di salute<br />
accettabile distribuito<br />
equamente, garantire le cure a<br />
chi si ammala e mirare a<br />
raggiungere la soddisfazione<br />
piu' alta per gli utenti del<br />
servizio: questi i principali<br />
obiettivi di un sistema pubblico<br />
efficiente e funzionale.<br />
Per renderlo efficace e' necessario agire con<br />
saggezza in quattro ambiti, a partire dal sistema<br />
di finanziamento.<br />
Seguono la gestione delle risorse umane e<br />
materiali, la regolamentazione del sistema<br />
stesso e la fornitura dei servizi.<br />
Nella striscia di Gaza le risorse utilizzate per<br />
i servizi sanitari provengono prevalentemente<br />
dagli aiuti stranieri, sia in forma di<br />
contributi dell'Agenzia per i rifugiati sia direttamente<br />
provenienti dai paesi donatori.<br />
Infine un'altra percentuale viene dalle tasche<br />
dei cittadini.<br />
Farmaci e poco altro materiale sanitario di<br />
consumo vengono trasportati attraverso i<br />
valichi controllati dalle autorità Israeliane<br />
che consentono l'approvvigionamento delle<br />
scorte di base.<br />
Pochi medici hanno la possibilità di aggiornarsi<br />
e di formarsi confrontandosi con la<br />
comunità internazionale minando la qualità<br />
della cura a Gaza di cui una determinante<br />
importante e' il costante aggiornamento del<br />
personale sanitario.<br />
I servizi sanitari di conseguenza hanno delle<br />
performance che risentono della mancanza<br />
di attrezzature, personale qualificato, strutture<br />
adeguate, finanziamento non costante<br />
ed insostenibile.<br />
I casi piu' gravi e quelli piu' complicati devono<br />
essere curati al di fuori della Striscia e<br />
necessitano del permesso dell'Autorità Israeliana<br />
per lasciare gli ospedali.<br />
La situazione nella Striscia di Gaza si e’ deteriorata<br />
ulteriormente a seguito della crisi<br />
del Gennaio 2009 ed attualmente restano<br />
da risolvere problematiche strutturali.<br />
La scarsa disponibilità di materiale edile ha<br />
impedito la conclusione della costruzione<br />
della nuova ala chirurgica dell'ospedale di<br />
Shifa ed alcune strutture sanitarie non hanno<br />
ancora potuto essere ricostruite.<br />
Il tasso di disoccupazione del 41,5% avrà<br />
con ogni probabilità un impatto negativo<br />
sulla salute psicofisica della popolazione.<br />
L'acqua estratta dal terreno contiene livelli<br />
di salinità e di nitrati superiori ai limiti indicati<br />
dall'Organizzazione Mondiale della<br />
Sanità a causa dello ipersruttamento della<br />
falda e delle infiltrazioni di acqua marina.<br />
Questo contribuisce ulteriormente ai rischi<br />
sanitari per la popolazione, specialmente<br />
per quanto riguardo i bambini.<br />
La Cooperazione Italiana é impegnata attualmente<br />
nella Striscia con interventi nel<br />
settore della riabilitazione del piu’ grande<br />
Nella striscia di Gaza le risorse<br />
utilizzate per i servizi sanitari<br />
provengono prevalentemente<br />
dagli aiuti stranieri, sia in forma<br />
di contributi dell'Agenzia per i<br />
rifugiati sia direttamente<br />
provenienti dai paesi donatori.<br />
16 Newsletter n.13
ospedale di Gaza, lo Shifa Hospital e cliniche<br />
di salute primaria per migliorare i livelli<br />
di qualità dei servizi e di accoglienza delle<br />
strutture.<br />
Inoltre fornisce know how ed attrezzature<br />
per la creazione di un sistema informativo<br />
sanitario che garantisca la raccolta dei dati<br />
utili alla programmazione e all'analisi delle<br />
attività sanitarie.<br />
Il nostro paese e' attivo anche sul fronte della<br />
lotta alle malattie non trasmittibili,<br />
come i tumori, e con un progetto di salute<br />
ambientale. Di recente sono state donate attrezzature<br />
per lo screening del tumore al<br />
seno e si e' contribuito alla creazione di un<br />
database per la registrazione e la casistica,<br />
strumento base per la creazione di un'efficace<br />
strategia di prevenzione. Sta inoltre per<br />
iniziare uno studio sull'incidenza e specifica<br />
localizzazione geografica dei tumori nella<br />
popolazione di Gaza allo scopo di esplorare<br />
la presenza di fattori di rischio ambientali.<br />
Saranno presto fornite attrezzature di laboratorio<br />
per esaminare gli indicatori di rischio<br />
ambientale per la salute che derivano<br />
dalla mancanza di una efficace rete fognaria,<br />
dalla sovrappopolazione della Striscia e dalle<br />
devastazioni causate dal recente conflitto.<br />
Infine verrà organizzato un corso di formazione<br />
per la prevenzione delle infezioni<br />
ospedaliere spesso causa di complicazioni e<br />
prolungamenti di ricoveri con un conseguente<br />
aumento dei costi per le strutture<br />
ospedaliere.<br />
La nostra strategia e' quindi rivolta al rafforzamento<br />
delle capacità locali a fornire servizi<br />
sanitari di qualità accettabile, con alcune<br />
componenti di salute pubblica e prevenzione.<br />
Il dipartimento sanitario dell'UTL di<br />
<strong>Gerusalemme</strong> darà inoltre il suo contributo,<br />
in collaborazione con l'ufficio emergenza,<br />
al monitoraggio e alla valutazione dei<br />
progetti sanitari affidati alle ONG.<br />
(Staff del Programma Sanità PAST<br />
UTL <strong>Gerusalemme</strong>)<br />
Newsletter n.13<br />
17
NL<br />
LA STORIA<br />
Gaza<br />
Emergenza Gaza e focus energia<br />
Malak e il pane che non si trova<br />
Storia di una bambina di Gaza e della sua malattia genetica<br />
Il pane di Malak è introvabile a<br />
Gaza. Se vivesse in Italia<br />
Malak sarebbe una bimba<br />
sana. A Gaza invece è a rischio.<br />
Malak, in italiano Angelina, ha<br />
sei anni ed è nata con una<br />
malattia genetica rara che le<br />
altera il metabolismo e la<br />
obbliga ad una dieta ferrea<br />
a-proteica, essenzialmente a<br />
base di pane e pasta senza<br />
glutine.<br />
Le medicine di Malak e i suoi alimenti<br />
salvavita- pane speciale, carnitina e massicce<br />
dosi di bicarbonato di sodio- non<br />
entrano con facilità dai valichi della Striscia<br />
di Gaza. A gennaio del 2009 la bambina<br />
è stata trasferita in Italia al Policlinico<br />
‘Le Scotte’ di Siena, grazie al<br />
programma Saving Children (Abbiamo<br />
parlato di lei anche nel numero 11 della<br />
Newsletter di Maggio ndr.). Qui, dopo<br />
due mesi di analisi, terapia a base di calcio,<br />
vitamina B12 e una dieta rigorosa, la<br />
sua salute è nettamente migliorata. Oggi<br />
Malak è di nuovo a casa.<br />
A raccontare la sua storia è il professore<br />
Yehia Abed, responsabile palestinese<br />
della Cooperazione Italiana a Gaza, pediatra,<br />
laureato in Egitto nel 1972 e poi<br />
appordato negli Usa. Dal 2000 vive e lavora<br />
ininterrottamente a Gaza.<br />
“Tra le complicazioni della malattia di<br />
Malak c’è il rischio di insufficienza renale.<br />
Quando la bambina è stata dimessa<br />
dal Policlinico di Siena alla famiglia è<br />
stata consegnata una dieta ferrea da farle<br />
seguire ed un kit con delle scorte di pane<br />
senza glutine ed altri alimenti adatti a<br />
lei”, spiega il medico.<br />
Il problema è che le scorte non sono infinite<br />
e che dai valichi di Gaza beni, materiali<br />
e medicinali vengono centellinati.<br />
‘’Un fratellino di Malak è morto ad una<br />
settimana di vita appena per via della<br />
stessa malattià’ – ricorda- ‘’Noi chiaramente<br />
seguiamo con molto scrupolo il<br />
caso di Malak da quando è ritornata qui.<br />
Ora la bambina conduce una vita normale,<br />
sta bene, va all’asilo, gioca con i coetanei<br />
e mostra miglioramenti rispetto a<br />
quando è partita per l’Italià.<br />
Eppure la preoccupazione rimane: “Fortunatamente<br />
ora conosciamo bene cause<br />
e conseguenze della malattia, ma per via<br />
della chiusura dei valichi alcuni alimenti<br />
specifici qui non si trovano”.<br />
Abed conta i giorni dell’embargo di Gaza:<br />
“sono 1000 giorni esatti che l’accesso<br />
alla Striscia di Gaza è limitato. Questo<br />
influisce negativamente su tutto il settore<br />
sanitario, sia direttamente per scarsità di<br />
medicinali e attrezzature, sia indirettamente,<br />
pensiamo alla quantità e qualità<br />
di acqua potabile e all’alimentazione<br />
poco variegata e non di ottima qualità<br />
che peggiora le condizioni di chi già soffre<br />
di qualche malattia, come Malak”.<br />
Per i malati di cancro, ad esempio, non<br />
c’è possibilità di ricevere cure di radioterapia<br />
a Gaza e bisogna chiedere permessi<br />
speciali per uscire dal paese: “durante<br />
questi 1000 giorni di chiusura sono morte<br />
più di 500 persone a causa del ritardi<br />
nel trattamento sanitario dei tumori”.<br />
Eppure, nonostante le difficoltà e la vita<br />
non facile che conduce a Gaza, questo<br />
medico che ha studiato negli Stati Uniti e<br />
che avrebbe ottime opportunità di lavorare<br />
altrove, non ha alcuna intenzione di<br />
abbandonare il suo paese: “non ho proprio<br />
mai pensato di lasciare Gaza e lavorare<br />
fuori- afferma con molta convinzione<br />
- Penso che la vita in generale sia dura<br />
per tutti ed io lo accetto. Anche la mia<br />
famiglia e i miei figli… io voglio che vivano<br />
qui’’.<br />
"Fortunatamente ora conosciamo<br />
bene cause e conseguenze della<br />
sua malattia ma a causa della<br />
chiusura alcuni alimenti specifici<br />
non si trovano con facilità’"<br />
18 Newsletter n.13
Newsletter n.13<br />
19
NL<br />
Emergenza Gaza e focus energia<br />
FOCUS AMBIENTE<br />
Cisgiordania<br />
Bioarchitettura ed energia verde<br />
Al via primo tavolo tecnico italo-palestinese<br />
ne giovane della Cisgiordania, ma è anche<br />
un primo esperimento verso un nuovo<br />
modo di concepire la Cooperazione. Settore<br />
privato, fondi pubblici ed expertise<br />
Onu potrebbero fondersi insieme per dar<br />
vita ad un terzo soggetto.<br />
Terra, pietra, legno e vetro<br />
per costruirla, tecnologie<br />
solari e geotermia per<br />
scaldarla. Mini turbine<br />
eoliche per catturare l’energia<br />
del vento. Infine, luce di<br />
Palestina per illuminarla di<br />
giorno e semplici candele per<br />
la notte. Una scuola, una casa<br />
di tutti, un centro di ritrovo<br />
radicato nella tradizione del<br />
passato quando si costruiva<br />
senza tecnologia.<br />
Questo sogno ad occhi aperti, sul quale<br />
proviamo a fantasticare con Mario Cucinella,<br />
l’architetto delle intuizioni verdi, tra<br />
qualche giorno potrebbe diventare un progetto<br />
di Cooperazione su carta lucida o un<br />
modellino in cartongesso.<br />
''Con gli studenti di architettura delle università<br />
palestinesi abbiamo intenzione di<br />
realizzare un edificio pubblico nei Territori<br />
Palestinesi che sia una sorta di manifesto<br />
dell’energia pulita e della bioarchitettura”,<br />
spiega l’architetto bolognese, padre d’idee<br />
innovative come la casa a zero emissioni di<br />
anidride carbonica.<br />
L’uso intensivo dell’energia rinnovabile in<br />
Palestina è un veicolo verso l’indipendenza<br />
energetica dell’intera regione. La bioarchitettura,<br />
invece, nasce come necessità nelle<br />
emergenze- per via della scarsità dei materiali<br />
- come nel caso di Gaza - o della precarietà<br />
delle costruzioni in muratura nelle<br />
zone area C della Cisgiordania - e poi si<br />
trasforma scelta di principio e modello di<br />
sviluppo.<br />
A partire dal 27 marzo e fino al 3 aprile<br />
Cucinella ed altri tre esperti italiani di<br />
energie rinnovabili e bio-architettura sono<br />
ospiti dell’ufficio di Cooperazione allo<br />
Sviluppo di <strong>Gerusalemme</strong>. Con loro, ad<br />
elaborare futuri verdi, per la prima volta<br />
sotto lo stesso tetto, gli scienziati palestinesi<br />
del Perc, centro di ricerca per l’energia<br />
rinnovabile, i tecnici di Unhabitat, l’Agenzia<br />
Onu per l’Ambiente e dell’Unrwa,<br />
quella per i rifugiati palestinesi. Ma anche i<br />
rappresentanti dei Ministeri dell’Energia e<br />
del Planning dell’Autorità Nazionale Palestinese.<br />
Insomma un gruppo eterogeneo di persone<br />
creative e professionali che potrebbero<br />
presto segnare il passo di un nuovo modo<br />
di far cooperazione allo sviluppo. La scuola-centro<br />
sociale è solo un primo tassello e<br />
con tutta probabilità verrà realizzata in uno<br />
dei campi profughi che circondano Ramallah<br />
e <strong>Gerusalemme</strong>. Sarà il frutto di<br />
una coprogettazione con gli studenti palestinesi<br />
di architettura.<br />
Gli esperti spiegano che l’idea non è soltanto<br />
interessante per il messaggio che veicola<br />
e le conseguenze che avrà sulla popolazio-<br />
“Ci sono due temi sui quali è utile concentrarsi:<br />
– precisa Cucinella - uno riguarda la<br />
nascita di regole, norme e indicazioni su<br />
come costruire nei Territori edifici a basso<br />
consumo energetico per ridurre la crescente<br />
domanda energetica. L'altro tema riguarda<br />
la progettazione di un edificio pubblico<br />
per farlo diventare un caso di studio''.<br />
Nel panel di esperti dall’Italia, assieme a<br />
Mario Cucinella troviamo il professor<br />
Bruno D’Aguanno, scienziato del Polo Teconologico<br />
di Pula esperto in solare termodinamico<br />
in Sardegna, e Diego Torriani e<br />
Claudia Romano, due giovani architetti di<br />
Arcò, la cooperativa di bioarchitetti legati<br />
alla Onlus Vento di Terra e inventori della<br />
scuola di gomma, un edificio costruito solo<br />
con pneumatici, terra del deserto, acqua e<br />
legno. L’idea dopotutto è che in questa regione<br />
del Medio Oriente contesa tra due<br />
popoli, l’energia pulita possa rappresentare<br />
una risorsa non negoziabile. Una ricchezza<br />
naturale che appartiene ai palestinesi come<br />
la terra sulla quale vivono.<br />
"Con gli studenti di architettura<br />
delle università palestinesi<br />
abbiamo intenzione di realizzare<br />
un edificio pubblico nei Territori<br />
Palestinesi che sia una sorta di<br />
manifesto dell’energia pulita".<br />
20 Newsletter n.13
Newsletter n.13<br />
21
NL<br />
RICERCA<br />
Jerico<br />
Emergenza Gaza e focus energia<br />
Dal Mar Rosso<br />
al Mar Morto<br />
L’Italia partecipa ad un progetto della Banca Mondiale<br />
22 Newsletter n.13
Le acque del Mar Morto si<br />
ritirano di circa un metro<br />
ogni anno: nell’arco di 50<br />
anni sono passate da 394 a<br />
420 metri sotto il livello del<br />
mare, soprattutto per via<br />
della deviazione delle acque<br />
del fiume Giordano da parte<br />
di Israele<br />
Per rallentare lo svuotamento di questa<br />
sorta di lago salato dalla composizione<br />
chimica unica al mondo, la Cooperazione<br />
Italiana partecipa ad un ambizioso progetto<br />
della Banca Mondiale.<br />
Si tratta di trasferire, tramite un canale<br />
lungo 180 km, parte delle acque del Golfo<br />
di Aqaba/Eilat, nel Mar Rosso, al Mar<br />
Morto. L’opera, per ora ancora in fase<br />
di studio di fattibilità, prevede la costruzione<br />
di una lunga condotta che si snoderà<br />
nel deserto, seguendo il confine tra<br />
Giordania e Israele portando acqua al<br />
Mar Morto.<br />
di Cooperazione a <strong>Gerusalemme</strong>, Gianandrea<br />
Sandri – sono sostanzialmente<br />
differenti, sarà dunque necessario, prima<br />
di procedere al progetto di costruzione di<br />
un canale di superficie che collega le due<br />
realtà, mettere a punto una serie di studi<br />
di fattibilità.<br />
Dopodichè saremo pronti per offrire una<br />
soluzione al problema del graduale essiccamento<br />
del Mar Morto che avrà ricadute<br />
sociali ed economiche enormi in<br />
quest’area del Medio Oriente”.<br />
Il progetto prevede tra l’altro di rendere<br />
disponibile localmente acqua dolce attraverso<br />
un impianto di dissalazione che richiede<br />
ridotti consumi energetici.<br />
La Thetis ha vinto fra diciotto competitor<br />
internazionali in gara ed opererà come<br />
team leader nei prossimi diciotto mesi in<br />
collaborazione con istituti che da anni<br />
sono impegnati nello studio del Golfo di<br />
Aqaba.<br />
Il programma al momento comprende diversi<br />
studi di fattibilità e di valutazione<br />
ambientale che costeranno in totale alla<br />
Banca Mondiale circa 14 milioni di dollari.<br />
L’Italia, tramite il <strong>Ministero</strong> <strong>degli</strong><br />
<strong>Esteri</strong>, finanzia un ulteriore studio di valutazione<br />
ambientale del valore di 1,3 milioni<br />
di dollari.<br />
Di recente la società ingegneristica italiana<br />
Thetis (Lotti Associati) con sede presso<br />
l’arsenale di Venezia, si è aggiudicata l’appalto<br />
per questo studio addizionale, riguardante<br />
la collocazione della condotta<br />
nel golfo di Aqaba.<br />
“Le caratteristiche fisiche e chimiche delle<br />
acque dei due mari, Mar Rosso e Mar<br />
Morto – ha spiegato il direttore dell’ufficio<br />
Si tratta di trasferire, tramite un<br />
canale lungo 180 km, parte delle<br />
acque del Golfo di Aqaba/Eilat,<br />
nel Mar Rosso, al Mar Morto.<br />
Newsletter n.13<br />
23