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La guida in italiano - youthXchange

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y o u t h X c h a n g e 67<br />

I giovani tra i 14 e i 30 anni? Grandi divoratori di media. Questo è<br />

quanto emerge dal “Terzo Rapporto sulla Comunicazione <strong>in</strong> Italia” elaborato da<br />

Censis/Ucsi nel 2003.<br />

E da noi?<br />

<strong>La</strong> ricerca dello svago è uno degli obiettivi fondamentali, soprattutto per quanto<br />

riguarda TV e radio. Tra i difetti lamentati: la volgarità (23,3%), l’impressione che<br />

i media “vogliano imporre il loro punto di vista” (20,7%) e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, la superficialità<br />

(15,1%). Insomma, quello degli under 30 è un pubblico attento e critico, che<br />

consacra gran parte del tempo libero ai mezzi di <strong>in</strong>formazione: TV (31,7%), radio<br />

(27,9%), <strong>in</strong>ternet (15,4%). Attenzione però, dopo il piccolo schermo, è il libro a<br />

detenere il secondo posto con il 29,7%! Internet, contro ogni previsione, è <strong>in</strong> coda,<br />

soprattutto rispetto alla media europea: solo il 38,7% naviga abitualmente <strong>in</strong> rete.<br />

Se la ‘dieta mediatica’ dei giovani è cosi ricca, perché non fornir loro gli strumenti<br />

per sviluppare l’analisi critica dei messaggi e delle strategie comunicative <strong>in</strong><br />

quest’universo di ‘cronache dirette’ (pensiamo alle guerre via etere e alle logiche del<br />

reality show)? Un trend europeo, che auspica l’istituzione di figure e corsi specifici<br />

di media education nelle scuole, sta <strong>in</strong>teressando anche l’Italia: un primo <strong>in</strong>contro<br />

nazionale, “Medit@ando”, si è tenuto a Bellaria nel 2002.<br />

“<strong>La</strong> carta di Bellaria”, il documento<br />

f<strong>in</strong>ale del convegno, <strong>in</strong>tende<br />

“promuovere e sostenere la Media<br />

Education come strada maestra<br />

per la costruzione della<br />

cittad<strong>in</strong>anza e la salvaguardia dei<br />

valori umani”. [www.zaffiria.it;<br />

www.media-educ.org]<br />

Il fenomeno Telestreet Si def<strong>in</strong>iscono ‘illegali, ma costituzionali’, considerano il sistema<br />

radiotelevisivo pubblico e privato un ostacolo alla libera manifestazione del pensiero, portano<br />

avanti la propria battaglia occupando spazi liberi nell’etere e trasmettendo programmi TV<br />

nel raggio di poche cent<strong>in</strong>aia di metri. Sono le ‘televisioni di strada’, realtà emergenti<br />

del panorama radiotelevisivo <strong>italiano</strong>. Nate ufficialmente il 21 giugno 2002 con le prime<br />

trasmissioni della bolognese Orfeo TV, le televisioni di strada si sono moltiplicate e<br />

consorziate: Telestreet è il sito <strong>in</strong>ternet che oggi funge da “luogo di riconoscimento e di<br />

scambio di ogni TV di strada e domani luogo di coord<strong>in</strong>amento e di organizzazione di<br />

Telestreet, canale satellitare legale che raccoglierà le energie, la creatività e la cultura di<br />

tutte le TV di strada che vorranno gemellarsi, s<strong>in</strong>cronizzando il loro lavoro <strong>in</strong> un solo segnale<br />

nazionale/europeo”, spiegano i promotori. [www.telestreet.it]<br />

Caro diario.com Il fenomeno weblog (contrazione dei term<strong>in</strong>i “web”, rete, e “log”, traccia)<br />

ha conquistato anche l’Italia. Nato nel 1997 negli Stati Uniti su <strong>in</strong>iziativa di alcuni seguaci<br />

del sistema operativo L<strong>in</strong>ux (con l’obiettivo di provocare una rottura con i metodi tradizionali<br />

di comunicazione via Internet), presto i blog diventano un fenomeno di massa, <strong>in</strong>nanzitutto,<br />

grazie alla facilità con cui si possono creare. Basta <strong>in</strong>fatti connettersi a uno dei tanti portali che<br />

offrono questo servizio e seguire le istruzioni per diventare titolari di uno spazio virtuale dove<br />

<strong>in</strong>serire tutto ciò che si desidera e mettersi <strong>in</strong> contatto col resto del mondo. In Italia, all’<strong>in</strong>izio<br />

del 2002 erano 300, oggi se ne contano oltre 3.000. Si tratta di pag<strong>in</strong>e web autocostruite<br />

e autogestite: uno strumento nato e pensato come risorsa totalmente ‘free’ e cioè di libera<br />

fruizione, di partecipazione (anche e soprattutto <strong>in</strong> prima persona) alle tematiche e alle risorse<br />

culturali più disparate, o a quei temi globali <strong>in</strong>torno ai quali si manifesta sempre più una voglia<br />

spontanea e dis<strong>in</strong>teressata di discutere, di partecipare, di organizzare una forma democratica<br />

di pensiero. Per metterti alla prova: www.blogger.com/start.<br />

Libertà d’<strong>in</strong>formazione:<br />

dove? Più di 1/3 della<br />

popolazione mondiale vive<br />

<strong>in</strong> paesi <strong>in</strong> cui non c’è<br />

libertà di stampa.<br />

Secondo Reporters Sans<br />

Frontiéres, l’Italia è al 39°<br />

posto nella graduatoria dei<br />

paesi con maggiore libertà<br />

d’<strong>in</strong>formazione, dietro a<br />

Hong-Kong, Costa Rica,<br />

Bulgaria, Israele e Capo<br />

Verde.<br />

S<strong>in</strong>golari le posizioni di<br />

alcuni stati: nonostante la<br />

libertà di <strong>in</strong>formazione sia<br />

normalmente associata al<br />

benessere e alla ricchezza,<br />

la Gran Bretagna è<br />

28esima e gli Stati Uniti<br />

22esimi.<br />

Fonte: Third Annual<br />

Worldwide Press Freedom<br />

Index, www.rsf.org

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