La guida in italiano - youthXchange
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y o u t h X c h a n g e<br />
14<br />
Un confronto tra<br />
‘priorità’ ben diverse…<br />
Per esempio, quanto<br />
costerebbe assicurare a<br />
tutti sul pianeta... e quanto<br />
<strong>in</strong>vece spendiamo per...<br />
F istruzione elementare<br />
($6 miliardi) g cosmetici<br />
negli USA ($8 miliardi)<br />
Facqua e misure<br />
igieniche ($9 miliardi)<br />
g gelati <strong>in</strong> Europa ($11<br />
miliardi)<br />
F assistenza sanitaria e<br />
provvigioni alimentari<br />
di base ($13 miliardi)<br />
g cibo per animali<br />
domestici <strong>in</strong> Europa e<br />
USA ($17 miliardi)<br />
F parto sicuro e<br />
assistito per tutte le<br />
donne ($12 miliardi) g<br />
profumi <strong>in</strong> Europa e USA<br />
($12 miliardi)<br />
Fonte: Human Development<br />
Report 1998, “Consumption for<br />
human development”<br />
[www.undp.org/hdro/1998/<br />
98.htm]<br />
Senza considerare le cause<br />
di tale squilibrio.<br />
Fonte: www.utne.com/web_<br />
special/web_special/archives<br />
/articles /693-1.html<br />
Fonte: Davide Paol<strong>in</strong>i, “Il cibo<br />
rifiutato? Una risorsa per chi ha<br />
fame”, Il Sole 24 Ore, 16 febbraio<br />
2003.<br />
Lo spreco utile, ovvero come “trasformare lo spreco <strong>in</strong> risorsa con i last m<strong>in</strong>ute market<br />
- food & book”. Questo libro racconta di come un professore universitario (Andrea Segrè,<br />
docente di Economia agroalimentare all’Università dì Bologna) e un gruppo di laureati,<br />
analizzando lo spreco nei suoi aspetti economici, sociali e ambientali, siano riusciti ad attivare<br />
un sistema virtuoso che recupera gli ‘scarti’ facendoli arrivare direttamente sulla tavola dei<br />
più bisognosi.<br />
Le imprese alimentari, dagli ipermercati ai bar, risparmiano sui costi dello smaltimento, gli<br />
enti assistenziali ricevono cibo gratuitamente mentre tutti noi viviamo <strong>in</strong> un ambiente più<br />
sano. Su queste basi nasce il ‘cibo della solidarietà’, un progetto davvero <strong>in</strong>novativo sia per<br />
l’Italia che per l’estero. Per saperne di più, leggi: Andrea Segrè, Lo spreco utile, Edizioni<br />
Pendragon, 2004.<br />
1/4 del nostro pianeta può essere considerato produttivo: dunque ogni abitante della Terra<br />
può contare su 1,8 ha di territorio bioproduttivo e su questo dobbiamo fare i conti. Invece<br />
il tenore dei consumi è molto più alto. Abbiamo bisogno di un anno e tre mesi per<br />
rigenerare quello che abbiamo consumato <strong>in</strong> un anno. Se usassimo solo le produzioni ‘<strong>in</strong><br />
eccesso’ (<strong>in</strong> pratica, l’<strong>in</strong>teresse) potremmo parlare di sviluppo sostenibile, <strong>in</strong>vece, con la<br />
pesca <strong>in</strong>tensiva, l’aumento delle emissioni, il taglio delle foreste, noi <strong>in</strong>tacchiamo il capitale<br />
naturale. È come se riscaldassimo la nostra casa bruciando i mobili!<br />
Nel mondo, il 20% della popolazione più ricca consuma circa il 75% delle risorse naturali<br />
del pianeta. Rifletti: gli Stati Uniti rappresentano il 6% della popolazione del pianeta, ma<br />
consumano ben il 30% delle sue risorse.<br />
Il patrimonio dei 225 <strong>in</strong>dividui più ricchi del mondo equivale al reddito annuo<br />
della fascia più bassa, rappresentata dal 47% della popolazione mondiale, ovvero oltre 2,5<br />
miliardi di persone.<br />
A proposito di distribuzione, molte persone pensano che il pianeta non stia producendo<br />
abbastanza per sfamare tutta la sua popolazione. Sbagliato. Una distribuzione<br />
<strong>in</strong>iqua è la ragione pr<strong>in</strong>cipale per cui oggi al mondo esistono ancora 800 milioni di<br />
persone sottoalimentate.<br />
In crudele contrasto con questo dato, uno studio recente del governo statunitense ha rilevato<br />
che oltre 1⁄4 del cibo prodotto <strong>in</strong> America non viene mangiato. E <strong>in</strong> Europa le cose<br />
non vanno molto meglio: <strong>in</strong> Italia, per esempio, 80.600 tonnellate di cibo ancora<br />
commestibile (per un valore di circa 240 milioni di euro) viene scartato ogni anno dai circa<br />
520 ipermercati sparsi per il territorio. Un altro dato sorprendente: il 63% dei rifiuti di<br />
questo cibo è ancora utilizzabile per l’alimentazione umana, il 32% per quella animale; solo<br />
il 5% è rifiuto vero e proprio.<br />
I fatti sottol<strong>in</strong>eano, dunque, come il CS non riguardi solo la salvaguardia dell’ambiente, ma<br />
sia un concetto volto a promuovere una qualità di vita dignitosa per ciascuno di noi.